Sei sulla pagina 1di 617

.

---

__
DELL'ISTITUTO

p U B B L I C A Z I O N 1 __
DI SCIENZE GI URIDICHE, ECONOMICHE, POLITICHE DELLA UNIVERSIT DI MESSINA

------,
E SOCIALI

N. 1061

GUIDO

LANDI

ISTITUZIONI DI DIRITTO PUBBLIUO DEL REGNO DELLE DUE SIUILIE


(1815-1861)

Tomo I

MILANO

- DOTT.

A.

GIUFFR

EDITORE

- 1977

PUBBLICAZIONI
DELL'ISTITUTO DI SCIENZE GIURIDICHE, DELL'UNIVERSIT ECONOMICHE, DI MESSINA POLITICHE E SOC'IALI

l. 2. 3. 4.

5.
6. 7.

S. 9.
lO. 11. 12. 13. 14. 15. 1'6. 17. 19. 20. 211'. 22. 23. 24. 25.

is.

26.
27. 28. 29. 30. 3l. 3,2. 33. 34. 35. 36. 37. 3S. 39. 40. 41'. 42>. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. &2.

5~.
54. 55. 56. 57.

MONACCIANI LUIGI, La tutela del credito navale, So, p. 32. PELLICANO PAOLO, Gli organi di collegamento nell'ordinamento corporativo italiano, So, p. 112. BODDA PIETRO, Lo Stato di diritto (a proposito di alcune recenti opinioni), SP, p. 416 (esaurito). ARENA ANDREA, La cessione della c.d. provvista cambiaria, So, p. 135 (esaurito}. ALBERTI ALBERTO, Ricerche su alcune gl08se alle Istituzioni e sulla Summa Inatitutionum pseudoirneriana, SO, p. 152 (esaurito}. VOCI PASQUALE, Risarcimento del danno e processo formulare nel diritto romano, SP, p. VI-lOl. LANDI GUIDO, La requisizione civile, So, p. IX-139. SCISCA Rocco, I contratti per persona da dichiarare, So, p. 59 (esaurito). PENSO GIROLAMO, La difesa legittima, 8, p. 261 (esaurito). FALZEA ANGELO, Il soggetto nel sistema dei fenomeni giuridici, So, p. 204 (esaurito). BACCARI RENATO, L'efj!cacia civile nel matrimonio canonico, So, p. XII-1S7 (esaurito). TRIMARCHI V. MICHELE, Atto giuridico e negozio giuridico, So, p. 141 (esaurito). FALZEA ANGELO, Le condizioni e gli elementi dell'atto giuridico, 8, p. 3.33 (esaurito). SILVESTRI ENZO, Le gestioni coattive, So, p. 149. LANDI GUIDO, La concessione amministrativa con clausola di esclusiva, 8, p. 172 (esaurito ). BACCARI RENATO, La volont dei sacramenti, SP, p. lS8 (esaurito). D'EUFEMIA GIUSEPPE, L'autonomia privata e i suoi li1"iti nel diritto corporativo, So, p. VII-S5. FALZEA ANGELO, La separazione personale, 8, p. VII-217 (esaurito}. N ATOLI UGO, Il diritto soggettivo, So, p. 138 (esaurito). LANDI GUIDO, Ooncessioni di terre incolte ai contadini, So, p. 96. FALZEA ANGELO, L'offerta reale e la liberazione coattiva del credito re, 8p, p. XII-408 (esaurito). DE .sTEFANO GIUSEPPE, Il notorio nel proce880 civile, So, p. BS (esaurito l. NATOLI UGO. Il confiitto dei diritti e l'art. 1380 del cod. civ., SP, p. 192. SILVESTRI ENZO, L'attivit interna della pubblica amministrazione, SO, p. 274 (esaurito). DD STEFANO GIUSEPPE, Oollisione di prove civili, So, p. IS2. MONACCIANI LUIGI. Azione e legittimazione, SO, p. X-408. LANDI GUIDO, Profili e problemi della giustizia amministrativa in Sicilia, So, p. 156. DE STEFANO RODOLFO, Per un'etica sociale della cultura. VoI. I. Le basi fil080fiche dell'umanesimo moderno, So. p. IV-349. ID., VoI. n, La cultura e l'uomo, 8, p. IV-516. ID., Legge etica e legge giuridica. SO, p. IV-124. TRIMARCHI V. MICHELD, La clausola penale, So, p. IV-16B. FDRRARI GIUSEPPE. Gli organi ausiliari, 8, p. XXIV-4'54. TRIMARCHI V. MICHET~E, L'eredit giacente, Bo, p. 96. GRAZIANI ERMANNO. Volont attuale e volont p1'ecettiva del negozio matrimoniale canonico, So, p. IV-20S. TRTMARCHI V. MICHELE, La legittimazione dei figli naturali, So, p. 12S,. NATOLI UGO, Limiti costituzionali dell'autonomia privata nel rapporto di lavoro, SO, p. 1&2. SILVESTRI ENZO, Il riscatto delle concessioni amministrative, SO, p. IV-31'G. PANUCCIO VINCENZO, La ces8ione volontaria dei crediti nella teoria del trasferimento, So, p. IV-230. DD STEFANO RODOLFO, Il problema del Diritto non naturale, So, p. IV-272. GAZZARA GIACOMO, Oontributo ad una teoria generale dell'accrescimento. SP. p. 234. MONACCIANI LUIGI, Il problema del processo in frode alla legge (in preparazione). DD STEFANO GIUSEPPD, La revocazione, SP, p. 269. MARTINES TEMISTOCLE, Oontributo ad una 'teoria giuridica delle forze politiche, So, p. IV-336. GAZZARA GIACOMO, La vendita Obbligatoria, So, p. IV-244. VILLARI SALVATORE, Il proce8SO costituzionale - Nozioni preliminari, SP, p. 160. BUCCISANO ORAZIO, La surrogazione per pagamento, 1, So, p. IV-H6. BDNTIVOGLIO M. LUDOVICO, La funzione interpretativa nell'ordinamento internazionale, So, p. IV-152. TRIMARCHI V. MICHDLE!, Appunti in tema di responsabilit precontrattuale (In preparazione ). CAMPAGNA LORENZO, I negozi di attuazione e la manifestazione dell'intento negoziale, So, p. VIII-264. DD STEFANO GIUSEPPD, Studi sugli accordi proces8uali, So, p. IV-I68. DD STEFANO GIUSEPPE, Oontributo alla dottrina del componimento proceBBuale, So, p. IV-212. Russo ENNIO, Evizione e garanzia (in preparazione). PANUCCIO VINCENZO, L e dichiarazioni non negoziali di volont, So, p. VII-3S4. PANUCCIO VINCDNZO, La confessione stragiudiziale, So, p. IV-1212. DD STEFANO RODOLFO. Il problema del potere, SP, p. IV-ISO. NIGRO MARIO, L'appello nel processo ammini8trativo, I, So, p. XXII-56S. Non pubblicato. (Segue a pag. 3 dI oopertina)

r--DELL"ISTITUTO

PUBBLICAZIONI
DI SCIENZE GIURIDICHE, ECONOMICHE, POLITICHE

~
E SOCIALI

DELLA UNIVERSIT DI MESSINA

N. 1061

GUIDO

LANDI

ISTITUZIONI DI DIRITTO PUBBLICO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE


(1815-1861)

Tomo I

MILANO

DOTT.

A.

GIUFFR

EDITORE

1977

ABBREVIAZIONI
(Non sono indicate le abbreviazioni d'uso comune o intuitive)

Aff. ASN. Casso C.contr. cfp. circo CN Comm. Conco Costo CP CPGCC CR CSG CSi CStN

Affari.

= =

Archivio di Stato di Napoli. Corte suprema di cassazione (italiana). conforme parere.

= Consiglio delle contribuzioni.


(

= circolare.
Consulta de' reali domini di qua del Faro (di Napoli).

= = = =

Commessione (commissione). Concordato. Costituzione. Consiglio provinciale. Commessione de' presidenti della Gran Corte de' conti. Consulta generale del Regno. Corte suprema di giustizia.

Consulta de' reali domini di l del Faro (di Sicilia). reali domini di qua del Faro, tra il 17 febbraio 1848 ed il 9 dicembre 1852, e dopo il 13 luglio 1860).

= Consiglio di Stato di Napoli (denominazione della Consulta de'

d. d.P.R. GCCN GCCP istr. l., 11. ll.cc. ll.comm. Il.p.c. ll.pp. ll.p.p.

= =

ducato, ducati (moneta). decreto del presidente della repubblica italiana.

Gran Corte de' conti di Napoli.

=
=

Gran Corte de' conti di Palermo. istruzioni. legge, leggi.

= leggi civili. = leggi di eccezione per gli affari di commercio = leggi della procedura ne' giudizi civili. = leggi penali. = leggi della procedura ne' giudizi penali.

)
J

Codice per lo Regno delle Due Si. cilie

IV

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

Luog.gen. min. r. r.d. reg. SCC st.a.m. st.f.c. st.p.mil. st.pr.c. st.p.san. t.u,

Luogotenente generale ne' reali domini di l del Faro. ministeriale rescritto. real decreto talia). regolamento. Supremo Consiglio di cancelleria. (regno delle Due Sicilte) ; regio decreto (regno d'I(atto normativo o interpretativo).

= Statuto penale per l'armata di mare (1. 30 giugno 1819 e r.d. 2


luglio 1819). Statuto penale pe' reati commessi da' forzati e loro custodi (1. 30 giugno 1819 e r.d. 2 luglio 1819). Statuto penale militare per lo regno delle Due Sicilie (l. 30 gennaio 1819 e r.d. 5 marzo 1819).

= Statuto penale pe' reati de' presidiari e loro custodi (1. 29 maggio
1826). Statuto penale per le infrazioni delle leggi e de' regolamenti sanitari (1. 13 marzo 1820).

= testo unico.

PRESENTAZIONE

Questo libro espone le linee fondamentali del diritto pubblico vigente nel Regno delle Due Sicilie, dal 20 maggio 1815 al 14 febbraio 1861. La prima data quella dell'atto sovrano di Messina, con cui, essendo venuto a fine il governo di Gioacchino Murat, il re Ferdinando IV riassumeva l'effettiva sovranit sui domini continentali. La seconda, quella dell' ordine del giorno indirizzato dal re Francesco II all'Armata di Gaeta, nel momento in cui egli lasciava definitivamente il territorio del regno. vero che, nella tradizione giuridica del regno d'Italia, gli atti del governo borbonico di Napoli furono riconosciuti efficaci soltanto fino al 7 settembre 1860, cio fino al d della partenza da Napoli del re e del governo, per raggiungere l'esercito operante tra Gaeta e il Volturno. Ma non ci pare che l'estinzione per debellatio dell'antico reame possa considerarsi consumata, finch l'autorit sovrana continuava ad esercitarsi, riconosciuta dalle straniere potenze, su un lembo pur minimo di territorio, ci che, del resto, implicitamente riconoscevano le stesse autorit del regno di Sardegna, che mai rifiutarono ai combattenti di Gaeta e di Messina la qualifica di legittimi belligeranti. Il che significa, malgrado i plebisciti dell'ottobre 1860, essere molto dubbio se, fino alla proclamazione del regno d'Italia (legge 17 marzo 1861, n. 4671), le autorit garibaldine o piemontesi operanti nel regno possano qualificarsi legittime , o non debbano considerarsi piuttosto autorit di fatto insurrezionali,

VI

I stituzioni

del Regno delle Due Sicilie

oppure organi d'occupazione militare i cui atti furono convalidati ex post dallo Stato unitario, pur con non poche riserve e limitazioni. Definiti cos i limiti cronologici della trattazione, opportuno considerare che di nessun ordinamento giuridico si potrebbe dire, come si esprime l'Apostolo a proposito di Mel chisedec re di Salem, sine patre, sine matre, sine genealogia, neque initium dierum neque finem vitae habens . Ogni ordinamento, al contrario, affonda le sue radici nel passato, e contiene la premonizione d'un avvenire. Si comprende, quindi, che pi volte vengano ricordate norme ed istituzioni anteriori al 1815 - particolarmente, dei governi di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, tanto benemeriti del rinnovamento amministrativo del regno - oppure si proietti innanzi lo sguardo, verso l'ordinamento unitario italiano. Chi scrive queste pagine ritiene opera di giustizia rimettere in luce quel monumento di sapienza giuridica - qual che sia poi l'apprezzamento politico - che fu l'ordinamento del regno delle Due Sicilie, obliato e dispregiato per faziosit d'indigeni e boria di forestieri. Tuttavia, in questo tempo ove son di moda le dissacrazioni , l'aurore non si proposto di scrivere un libro dissacrante : del resto, altri lo hanno fatto, ed discutibile se ne abbiano tratto vantaggio la verit e la giustizia. Unit nazionale e libert costituzionali erano, alla met del secolo XIX, ineluttabili necessit storiche; e se esse si realizzarono nella forma della monarchia unitaria di Savoia, e non nella struttura federalista neo-guelfo, o in quella repubblicana unitaria mazziniana, o in quella federalista repubblicana propugnata da Carlo Cattaneo, dipese dalla circostanza che solo la prima era in grado di coagulare attorno a s la maggioranza dei consensi, ed era quindi la sola veramente democratica. Chi si

Prefazione

VII

duole della mancata interpellanza delle masse popolah, ignora che, nel 1860, interpellate le medesime, la maggioranza sarebbe andata (se scorrette manovre non avessero, come fu per i plebisciti unitari; alterata la sincerit de ,l voto) alla Santa Fede. Ed in conclusione, i pi sinistri dei nostri odierni sinistri debbono rallegrarsi che la monarchia di Savoia abbia schiuso la via per raggiungere, attraverso il suo placido (tranne che per pochi popolani di Napoli) tramonto , la via ad altre concezioni politico-sociali. Questo significa, inoltre, che l'autore deve, per parte sua, dare atto dello stato di necessit in cui il governo unitario ag per la repressione d'un brigantaggio, degenerato da moto partigiano legittimista in anarchia delinquenziale, e rendere incondizionato omaggio al valore delle forze militari (in parte rilevante, tratte dallo stesso Meridione) che gli furono opposte, anche se devesi deplorare (dopo pi d'un secolo) che il problema del mezzogiorno sia tuttora non risolto, nemmeno sotto il profilo della crescente delinquenza. Questo libro, perci, non dissacrante , bens riconsacrante . Non mio proposito velare errori e colpe del governo borbonico (ma qual governo pu esserne immune?); o riprendere gli scontati temi della polemica municipalista ed anti-piemontese; o negare che accanto ai faziosi ed ai profittatori, delle cui opere nefaste abbiamo tuttora tanto vive e rinnovate esperienze, vi fossero, tra i nemici della Real Casa di Borbone ed i fautori d'unit e libert, uomini di gran cuore e d'alto ingegno, degni d'incondizionato rispetto. Vuolsi invece dimostrare che, se il regno doveva perire, ci accadeva perch esso rappresentava un elemento storicamente e politicamente superato; e non perch fosse un congregato barbaro, degno d'essere assorbito e colonizzato da quei beoti d'Italia, che, come i

VIII

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

beoti dell'antica Tebe, erano per portatori d'alte virt civili e militari. Il libro costituito soltanto su fonti stampate, cio sulle leggi e decreti pubblicati in raccolte ufficiali, sui reali rescritti e gli altri atti di governo contenuti nelle compilazioni del tempo, e sui testi giuridici prodotti da giureconsulti, il cui nome, immeritatamente, fu oscurato dal tempo, ma che dimostrano il grado di civilt (europea, non municipale) del paese in cui nacquero, studiarono, scrissero, ed operarono. L'autore non ha potuto, soprattutto perch impegnato da doveri pubblici, integrare le fonti con ricerche d'archivio; ma si augura che tali ricerche, sui documenti fin oggi sfuggiti ai cataclismi tellurici ed alle vicende dell' ultima guerra, possano essere da altri intraprese: il che consentirebbe di trasformare molti paragrafi in monografie. Devesi infine chiedere venia delle lacune e delle disuguaglianze inevitabili in cos vasto e complesso disegno, e, soprattutto, di quelle che sono effetto di preferenze soggettive dell'autore per l'uno piuttosto che per l'altro argomento. L'autore, d'altra parte, ha curato di collegare la storia giuridica con la storia politica, come si avvertir soprattutto dalle note, in modo da rendere (gli sia perdonata la presunzione) un utile servizio ai cultori dell'una come a quelli dell' altra.

INDICE-SOMMARIO
pago III
v

Abbreviazioni. Presentazione .

INTRODUZIONE FORMAZIONE E DISGREGAZIONE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE L Il territorio. 1. Origine e formazione del Regno delle Due Sicilie 2. Le frontiere 3. L'estensione, e le caratteristiche geofisiche II. La popolazione. 4. 5. 6. 7. 8. 9. II!. Consistenza, sviluppo e distribuzione della popolazione I caratteri regionali La nobilt . li clero . li ceto medio Il proletariato del regno 12 14 18 24 28 31
1

4 8

Il governo. lO. Dal regime vicereale al congresso di Vienna del 1815 11. La forma istituzionale dello Stato . 36 42

IV. La disgregazione. 12. I fattori della disgregazione del regno 13l L'assorbimento del regno delle Due Sicilie nel regno d'Italia '48 57

CAPITOLO I IL POTERE SUPREMO DI GOVERNO I. Premessa. 14. Le norme fondamentali nelle monarchie assolute

65

Istituzioni del Regno delle Due Sicili e


pago
15.

Norme fondamentali dell'ordinamento del regno delle Due Si. cilie .

7l

II.

Le fonti del diritto.

16. Il Codice per lo regno delle Due Sicilie .


17.

18. 19. 20. 21. 22.

L'unificazione della legislazione amministrativa dopo il 1815 La gerarchia delle fonti . L'efficacia delle norme. I regolamenti delle autorit amministrative La consuetudine L'interpretazione

80 92 98 1()3 108 110 112

111. Il re. 23. La persona del re . 24. La successione al trono 25. I poteri del re come capo dello Stato 26. La nohilt e gli ordini equestri .

116
125

130
142

IV. Il Consiglio di Stato ordinario ed il Consiglio de' ministri.


Consiglio di Stato ordinario e Consiglio de' ministri Ordinamento e funzioni del Consiglio di Stato . 29. Ordinamento e funzioni del Consiglio de' ministri .
27. 28. V.

151
159
170

La cittadinanza e i diritti fondamentali. 30. La cittadinanza 31. Persone fisiche e persone giuridiche 32. Le rimostranze de' Corpi giudiziari ed amministrativi 33. La lihert personale e la circolazione delle persone 34. La religione 35. La stampa e gli spettacoli . 36. L'espropriazione per pubhlica utilit 37. Le contribuzioni generali di beni e di servizi
173

176
182 186

192

195
204 226

CAPITOLO

II

L'AMMINISTRAZIONE CENTRALE E GLI UFFICI DIPENDENTI I. Principi e norme generali dell'organizzazione amministrativa. 38. L'organizzazione amministrativa 39. I ministeri e la consulenza giuridico-amministrativa del Go verno 229 23~

Indice-Sommario

XI

pago 40. Il personale amministrativo 41. Il rapporto d'impiego statale 42. Il trattamento di ritiro II. l Ministeri
e gli uffici

237 243 257

dipendenti. 263 267 270 272 281 289


297

43. La Cancelleria generale del regno ti la Presidenza del Consiglio de' ministri 44. Il Ministero degli affari esteri 45. Il Ministero di grazia e giustizia 46. Il Ministero degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione: a) gli affari ecclesiastici 47. Segue: b) la pubblica istruzione 48. Segue: c) il protomedicato 49. Il Ministero delle finanze: a) l'ordinamento 50. Segue: b) l'Amministrazione delle contribuzioni dirette. 51. Segue: c) l'Amministrazione del registro e bollo 52. Segue: d) l'Amministrazione de' dazi indiretti 53. Segue: e) la Tesoreria generale 54. Segue: f) il Banco delle Due Sicilie ed il Banco de' reali domini oltre il Faro . 55. Segue: g) l'Amministrazione delle monete 56. Segue: h} il Gran libro del debito pubblico e la Cassa d'ammortizzazione 57. Segue: i) il Tavoliere di Puglia 58. Segue: j} altre dipendenze del Ministero delle finanze 59. Il Ministero degli affari interni: a) Ordinamento ed attribuzioni 60. Segue: b) l'Amministrazione sanitaria 61. Il Ministero della polizia generale 62. Il Ministero della guerra e marina 63. Il Ministero della Real Casa, e l'Amministrazione della Real

300 318 330 340 347 353 357 364


372

376 381
387

396

~~
64. Il Ministero de' lavori pubblici 65. Il Ministero presso la luogotenenza generale di l del Faro, ed il Ministero per gli affari di Sicilia. IIL Il Supremo Consiglio di cancelleria, e le Consulte.

~
414 429

66. Gli organi consultivi dell'antico regime e dell'occupazione militare 67. Il Supremo Consiglio di cancelleria: a) Ordinamento e funzionamento 68. Segue: b) AUribuzioni . 69. La Consulta generale del regno, e le Consulte de' reali domini di qua e di l del Faro: a) istituzione 70. Segue: b) ordinamento e personale

435 439 444 448 453

XII

Isti'tuzioni del Regno delle

Due Sicilie
pago

71. Segue: c) le riforme del 18481849 72. Segue: d) funzionamento ed attribuzioni

458 462

CAPITOLO

III

IL REALE ESERCITO E LA REAL MARINA I. L'ordinamento. 73. Dalla conquista di Carlo di Borbone all'invasione francese del 1799. 74. Dal ritorno di Ferdinando IV all'invasione francese del 1806 75. L'esercito regio di Sicilia dal 1806 al 1815 76. L'esercito e la marina di Giuseppe Bonaparte e di Gioachino Murat 77. Esercito e marina dal 1815 al 1820 78. Lo scioglimento dell'esercito e della marina nel 1821, e la ristrutturazione fino al 1827 . 79. Il comando generale del duca di Calabria, e l'ordinamento dell'esercito sotto Ferdinando Il . 80. Altri provvedimenti del regno di Ferdinando II: le compagnie d'armi in Sicilia, le guardie d'onore, la riserva del real esercito 81. Provvedimenti del regno di Francesco II 82. La real marina sotto Ferdinando II e Francesco II Il. Stato ed avanzamento degli ufficiali e de' souufficioli, 83. Dalla conquista di Carlo di Borhone alla restaurazione borbonica del 1815 84. La fusione degli ufficiali di Sicilia e di Napoli, e lo scrutinio del 1821 85. Ristrutturazione dei ruoli e delle carriere dal 1823 86. Trattamento economico d'attivit 87. Trattamento di ritiro III. Il reclutamento de' Corpi nazionali dell'annata zione marittima. di terra, e l'ascri 535 538 543 550 553

.469 477 485 488 494 503 510

520 527 533

88. Dalla conquista di Carlo di Borbone allo scioglimento dell'esercito e della marina nel 1821 . 89. L'ordinamento del 1823 90. L'ordinamento del 1834: a) organi del servizio di reclutamento, ferme, soggetti obbligati 91. Segue: b) operazioni di leva .

558 562 568 57~

Indice-Sommario

XIII

92. 93. 94. 95.

Segue: c) eccezioni dal marciare Segue: d) cambio . L'ascrizione marittima: a) ordinamento Segue: b) operazioni, eccezioni, cambi

pago 578 586 594 597

CAPITOLO

IV

L'AMMINISTRAZIONE CIVILE E LA BENEFICENZA I. L'Amministrazione provinciale. 96. Oggetto e metodo del capitolo 97. Le circoscrizioni provinciali 98. Le intendenze e gli archivi provinciali 99. Intendente, segretario generale, Consiglio d'intendenza 100. I rapporti d'impiego del personale d'intendenza 101. Il Consiglio provinciale . 102. Attribuzioni de' Consigli provinciali 103. Le spese provinciali . 104. Le opere pubbliche regie e provinciali: a) organi amministrativi e tecnici . 105. Segue: b) progettazione ed esecuzione delle opere pubbliche 106. La Guardia urbana Il. L'Amministrazione distrettuale. 107. Le circoscrizioni distrettuali 108. Le sottintendenze ed i sottintendenti 109. Il Consiglio distrettuale III. L'Amministrazione comunale. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. Il Comune Le liste degli eleggibili Gli organi dell'amministrazione comunale Il sindaco e gli eletti . Il cancelliere archivario e i dipendenti del Comune Il cassiere . Il decurionato Disposizioni particolari per i comuni di Napoli, Palermo, Messina e Catania Le rendite del Comune: a) rendite patrimoniali Segue: b) proventi giurisdizionali Segue: c) dazi comunali . Segue: d) sovraimposizioni; e) privative Spese comunali 693 699 706 718 726 732 734 742 745 750 753 761 766 684 686 691 603 606 613 617 623 632 638 640 654 659 669

XIV

lstueioni del Regno delle Due Sicilie


pago 770 779 785 787 788 797

123. 124. 125. 126. 127. 128.

Opere pubblicbe comunali Contratti comunali Riscossione delle rendite ed erogazione delle spese Lo stato discusso . La polizia urbana e rurale I Consigli edilizi . di beneficenza e luoghi pii laicali.

IV!. Gli stabilimenti

129. La beneficenza pubblica dall'antico regime alla restaurazione borbonica . 130. Stabilimenti di beneficenza e luoghi pii laicali . 131. I Consigli degli ospizi 132. Le Commessioni amministrative comunali 133. I monti frumentari

804 813 819 826 834

CAPITOLO

LA GIUSTIZIA I. La giurisdizione ordinaria. 841 844 850 852 855 861 862 865 868 874 876 878 888 890 895 897 899 902

134. Le leggi organiche dell'Ordine giudiziario 135. Le Corti supreme di giustizia 136. Le Gran Corti civili . 137. Le Gran Corti criminali 138. Le Gran Corti speciali 139. I giudici d'istruzione . 140. I Tribunali civili . 141. I Tribunali di commercio 142. I giudici di circondario 143. I conciliatori 144. I regi procuratori ed i regi procuratori generali 145. Lo stato giuridico dei magistrati 146. Doveri e garente dei magistrati . 147. L'esercizio della funzione giurisdizionale 148. Lo stato giuridico de' cancellieri 149. Gli uscieri . 150. Patrocinatori, avvocati e notai . 151. La giustizia nel regno delle Due Sicilie, in raffronto con l'organizzazione attuale II. La giustizia militare.

152. La competenza de' tribunali miltar 153. I Consigli di guerra .

905 909

Indice-Sommario

xv
pago

154. 155. 156. 157. 158.

L'Alta Corte militare . Il procedimento innanzi a' Consigli di guerra Il procedimento innanzi all'Alta Corte militare La Corte marziale marittima. Commessioni militari straordinarie

915 917 923 925 928

111. Il contenzioso amministrativo. 159'. La tutela de' diritti ne' confronti della pubblica amministrazione 160. La tutela ne' confronti degli atti amministrativi discrezionali 161. I reclami amministrativi . 162. Le leggi sul contenzioso amministrativo . 163. I giudici del contenzioso amministrativo 164. La Gran Corte de' conti nel sistema del contenzioso amministrativo 165. La Gran Corte de' conti di Napoli 166. La Gran Corte de' Conti di Palermo 167. Le attribuzioni de' giudici del contenzioso amministrativo 168. Oggetti di pubblica amministrazione: a) strade, acque e propriet del demanio pubblico . 169. Segue: b) i beni dello Stato e degli enti pubblici, ed i contratti della pubblica amministrazione 170. Segue: c) opere e lavori pubblici. pubbliche contribuzioni, contenzioso militare, prede marittime, contabilit pubblica, diritti civici 171. Segue: d) Le autorizzazioni per stare in giudizio 172. Segue: e) tentativo di conciliazione tra privati ed amministrazioni pubbliche 173. Il contensioso di repressione 174. Il procedimento dinanzi a' Consigli d'intendenza ed alle Gran Corti de' conti 175. Il ricorso al Supremo Consiglio di cancelleria, o alle Consulte 176. Revisione d'ufficio di decisioni delle Gran Corti de' conti. 177. Esecuzione delle decisioni de' giudici del contenzioso 178. Ripartizione de' demani comunali: a) ne' domini di qua del Faro 179. Segue: b) ne' domini di l del Faro . 180. Il contenzioso del Tavoliere di Puglia 181. Il contenzioso della Sila . 182. Procedimento ne' ricorsi in tema di contribuzioni dirette. 183. I giudizi contabili: a) i conti morali 184. Segue: b) conti materiali de' comuni, province e pubblici stabilimenti 938

945
947

955
961 967 971 979 984 988

997

1013 1019 1024 1027 1033 1043 1047 1052 1059 1066 1070 1074 1076 1084 1089

XVI

Isticuxioni del Regno delle Due Sicilie


pago 1095 1100

185. Segue: c) conti materiali dello Stato 186. L'agente del contenzioso e la difesa delle Amministrazioni IV. I conflitti tra autorit giudiziarie ed amministrative. 187. Principi in tema di conflitti d'attribuzioni 188. Legislazione sui conflitti . 189. Procedimento per la soluzione de' conflitti V. La garenta de' funzionari. 190. Legislazione sulla garenta 191. I funzionari garentiti, ed i reati in officio 192. TI procedimento d'autorizzazione a procedere

1104 1107 1113

1117 1120 1126

CAPITOLO

VI

GLI ESPERIMENTI COSTITUZIONALI I. Influssi francesi e britannici agli inizi del secolo XIX. 193. 194. 195. 196. Premessa Il progetto di costituzione della Repubblica napoletana Lo statuto di Baiona e la costituzione di Gioachino Murat La costituzione siciliana del 1812 1129 1130 1134 1137

Il. La costituzione del 1820. 197. Costituzione di Spagna e costituzione di Napoli. 198. Caratteri della costituzione del 1820 199. n parlamento ed il potere legislativo 200. Il re, ed il potere esecutivo e giurisdizionale 1142 1144 1147 1150

In.

Le carte costituzionali del 1848. 201. Caratteri della costituzione del regno del 1848 . 202. La Costituzione del regno del 1848: a) il parlamento ed il potere legislativo 203.Segue: b) il re ed il potere esecutivo e giurisdizionale . 204. Lo statuto siciliano del 1848, e l'atto costituzionale di Gaeta tdel 1849 1153 1156 1161 1163 1167 1170 1195

Cronologia dei Sovrani regnanti nelle Due Sicilie Indice alfabetico degli scritti citati . Indice analitico aljobetico

INTRODUZIONE FORMAZIQNE E DISGREGAZIONE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

l. 1.

IL TERRITORIO

Origine e formazione del Regno delle Due Sicilie. -

La parte meridionale della penisola italiana, chiusa, tra il mare Tirreno ed il mare Adriatico, dalla selva di Terracina, dalle PaludiPontine, tano degli Abruzzi, dal fiume Liri, e dal robusto saliente monfino al fiume Tronto che lo separa dalle

Marche; le minori isole adiacenti; la Sicilia, non abbastanza unita con la terra ferma, n abbastanza da essa divisa dallo stretto di Messina; ne d'Italia, talch design a lungo, denominava principato avevano raggiunto l'unit il nome di regno nell'uso comune, di politica nel se colo XII, sotto la monarchia normanna, prime tra ogni regio-

, senz'altro

attribuito, si e del ma-

quel che ufficialmente Puglia regno

regno

Sicilia, del ducato di estinzione

di Capua , e, pi brevemente, rapida

di Sici-

lia (l). La troppo

della discendenza

schile nella casa d'Altavilla trasfer il regno ad un'altra forte stirpe di governanti, gli Svevi della. casa di Hohenstaufen (1194); ma quando, con I'assolutismo illuminato di Federi-

(1) Dei

Il titolo

completo

del

re di Sicilia, ducatus

al tempo Apuliae

di Carlo I ac principatus

d'Angi,

era

:gratia

rex Ierusalem,

SiciIlae,

Capuae:

AMARI, pp.

525, 561, 563, 564.


1.

1.

LANDI

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

co II, il regno si poneva tra gli Stati pi progrediti d'Europa, nasceva la radice delle sue sventure, coinvolto, come fu, nella lotta tra Chiesa ed Impero. Al re Manfredi, (1266) la dinastia degli Angioini di Napoli. Avrebbe potuto tuttavia il regno avviarsi verso nuovi destini, che l'ambizione di Carlo ravvisava in una vasta espansione verso l'Oriente, se errori psicologici, forse pi che politici, non avessero ravvivato, nosa rivolta, l'opposizione e poi fatto esplodere in sanguiforte in aliniziata per sostituire filo-sveva, particolarmente ultimo degli Svevi, la Santa Sede oppose Carlo d'Angi: aveva inizio cos

Sicilia. La guerra del Vespro -

l'angioino l'erede aragonese degli Svevi -

si concluse dopo che sanostili,

venti anni (1282-1302) con la pace di Caltabellotta, e l'altro Stato, dominati da dinastie irriducibilmente dovevano poi fronteggiarsi in lunghe guerre, nati i germi d'una discordia che ancora nel duceva amari frutti, nare (2). e che solo l'unit

zion la divisione politica della Sicilia dal continente. L'uno e furono semisecolo XIX pro-

d'Italia pot elimi-

I due regni di Sicilia - poich identica era la denominazione ufficiale, una volta che la dinastia aragonese ripudiava il titolo regio di Trinacria

, e che la casa angioina non mu-

tava il titolo glorioso dei re normanni con quello, consuetudinario, di re di Napoli (3) - imbarbariti ed impoveriti
(2) AMARI,p. 7, vuole appunto prefigurare nella guerra del Vespro il conflitto tra Sicilia e monarchia horhonica, come risulta dalla sincera dichiarazione: Il lihro che mi fo a ristampare, nacque dalle passioni che ferveano in Sicilia innanzi il 1848 s , (3) Il titolo di re di Sicilia, in luogo di quello di re di Trinacria , riconosciuto gli con la pace di Caltahellotta (1302) e con la conseguente costituzione (12 maggio 1303) del papa Bonifacio VIII, fu riassunto da Federico II d'Aragona il 9 agosto 1314 (AMARI,p. 445), e perci, nel medio evo, c rex Siciliae viene detto tanto l'Aragonese di Palermo, quanto l'Angioino di Na poli. Alfonso d'Aragona, allorch riun le due corone (1434) si disse c rex

Introduzione

dalle guerre esterne e dalle discordie intestine, caddero infine sotto dominio straniero. La Sicilia per prima, attratta nella sfera d'influenza aragonese, fu riunita alla corona iberica (1412); il reame di Napoli, conteso tra Francia e Spagna, rimase a sua volta in possesso della Spagna vincitrice (1504). l'inDell'antico regno di Ruggero e di Federico, si fecero due vicereami spagnuoli: l'isola ed il continente perdettero dipendenza, ma rimasero politicamente divisi.

N l'unit politica fu ristabilita quando la morte di Carlo II (1700) apr la crisi della successione di Spagna, e segn il definitivo declino della potenza spagnuola. Dopo il breve regno di Vittorio Amedeo II di Savoia in Sicilia (1714-1718), l'unione dell'isola con Napoli, assegnata dal 1714 all'imperatore Carlo VI, fu una semplice unione dinastica, che cos rimase quando l'una e l'altro riebbero finalmente un re proprio, Carlo di Borbone (1734), il fondatore dell'ultima dinastia regnante nelle Due Sicilie. La crisi europea provocata dalla rivoluzione francese accentu il distacco ed il conflitto. Nel 1799, Napoli si proclam repubblica (4), mentre la Sicilia fu rifugio di Ferdinando IV

utriusque Siciltae s, e cos i sovrani di Spagna, allorch, dopo la e dehellatio s del ramo aragonese illegittimo di Napoli (1504), riunirono un'altra volta le due corone. La singolare duplicazione di titoli nuovamente si verific tra il 1806 ed il 1815, allorch Ferdinando IV di Borbone nell'isola, e Giuseppe Bonaparte, e poi Gioacchino Murat, nel continente, si intitolarono parimenti re delle Due Sicilie (ma i re francesi omisero tanto il richiamo alla e grazia di Dio , quanto i titoli di pretensione borbonici). Le espressioni re di Napoli e regno (o e reame ) di Napoli, sono (CROCE, a), p. 92) denominazione spontanea e popolare, se anche non diplomaticamente giustificata s , ma non estranea all'uso ufficiale, se, per esempio, nel decennio francese si pubblica il Bullettino delle leggi del regno di Napoli. Rimase a lungo (e forse ancora rimane presso i ceti meno colti) nell'Italia settentrionale, la consuetudine di chiamare napoletani tutti gli italiani del sud. Nell'uso delle cancellerie diplomatiche, rimase invece, fino al 1861, l'espressione Sua Maest siciliana . (4) n nome ufficiale, secondo i documenti del tempo ed il progetto di

lstuzioni

del Regno delle Due Sicilie

2 felicemente

e della Real Famiglia,

e base della riconquista

conclusa dal cardinale Fabrizio Ruffo. Magistrati siciliani, destinati a tribunali d'eccezione, fecero mostra di spietato rigore verso i ribelli. Il 23 gennaio 1806, Ferdinando ancora una volta in Sicilia, mentre il continente IV ripar accoglieva i

re francesi, Giuseppe Bonaparte (1806-1808), e poi Gioacchino Murat (1808-1815): i due regni , attratti l'uno nella sfera britannica, l'altro in quella napoleonica, furono di nuovo in guerra tra loro. E questo secondo, decennale soggiorno dei reali di Napoli in Sicilia, fu nefasto ai destini della monarchia meridionale, dando causa ad un groviglio d'incomche, esasperati dalle inframmettenze inprensioni e d'errori,

glesi, e non certo addebitabili ad una sola delle parti, scavarono tra la Sicilia e la dinastia, tra la Sicilia e Napoli, un abisso in cui il regno fin per precipitare in rovina. Perci, la fusione dei due regni in uno solo, con il riconoscimento, nel congresso di Vienna (1815), del titolo di Ferdinando I, re del Regno delle Due Sicilie (1. 8 dicembre 1816) non riusc a porre fine alla secolare divisione. Unione completa non vi fu mai sul piano giuridico-amministrativo. Sul piano politico, vi furono poi ininterrotti, aggregazione di territori rimasti estranei ed ostili. 2. Le frontiere. separati dal mare, e spesso drame reciprocamente matici, dissidi e contrasti, sicch il regno apparve una forzata

Nel 1815, la frontiera

terrestre

del

Regno era sempre quella, antichissima,

segnata, da occidente

ad oriente, dalla selva di Terracina, dalle Paludi Pontine, dal Liri, dall'Appennino, e dal Tronto. Unico Stato confinante,
costituzione
COLLETTA, a), (AQUARONE, D'ADDIO,
IEGRI,

pp.

270 88.)

era Repubblica

napolein

tana s , La denominazione

Repubblica

partenopea

s letteraria

(CORTESE,

II, 1957, p. 4).

Introduzione

lo Stato pontificio. Era, questo, potenza non militare, porti di buon vicinato; per di pi, le ripetute,

con cui

il Regno, salvo episodici contrasti, manteneva tradizionali rapcontrarie espedi una rienze, non avevano scosso la fiducia nell'improbabilit

aggressione minacciante Napoli attraverso i territori della Santa Sede. La difesa di tale confine non soleva perci destare apprensione. Ma, in verit, si trattava di linea tutt'altro che invulnerabile: si poteva penetrare nel Regno varcando il Tronto, oppure dalla strada di Rieti, le invasioni tentate per quest'ultima o da quella di Ceprano; via erano spesso riuscite, dal Tronto i piemonte-

fin dal tempo di Carlo d'Angi; da Rieti per il passo d'Antrodoco entrarono gli austriaci nel 1820; si nel 1860 (5). La frontiera si appoggiava ad oriente alla fortezza, piuttosto modesta (piazza di 2 classe, r.d. 21 giugno 1833), di CiR

vitella del Tronto; ad occidente a quella di Gaeta, ed a quella, pi arretrata, di Capua; dell'una e dell'altra, tuttavia, malgrado la fiducia che vi si riponeva (erano piazze di 1" classe) le esperienze del 1799, del 1806, del 1815, dimostravano come potessero essere sorpassate da una ardito invasore (6). Il
(5) COLLETTA, (in particolare, sulle dieci invasioni dal 1261 al 1806, b) pp. 453-454); ed in O'AYALA, 60 ss., la nota del maresciallo di campo Franpp. cesco Costanzo al re Ferdinando I (luglio 1815)_ I confini con lo Stato pontificio furono definiti con trattato 26 settembre 1840 (pubblicato con r.d. 5 aprile 1852), integrato da una convenzione addizionale o regolamento legislativo> del 14 maggio 1852, resa esecutiva con legge l luglio 1852. I conseguenti scambi di territori furono resi esecutivi con r .d. 7 agosto 1852. (6) Nel l ?99, la fortezza di Gaeta si arrese ai francesi. Invece, Capua, che opponeva una buona resistenza, fu aggirata dagli invasori, che poi se ne impadronirono per patto d'armistizio (COLLETTA, I, pp. 379, 381 88., 395 a), ss.). Ugual sorle ebbe Capua nel 1806, mentre Civitella del Tronto, sotto il comando del maggiore Matteo Wade, resist tre mesi, e cedette per fame quando i francesi erano per gi padroni del regno; Gaeta, sotto il comando del principe Luigi d'Assia Philipstahl resistette fino al 18 luglio 1806, quando Giuseppe Bonaparte aveva gi assunto la dignit regia, e si arrese con l'onore c1elfe armi (CQLtETTA, ), II, pp. 215 55., 239). Nel 1815, ~li auetrae entraa

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

2 ed e

maSSICCIO montuoso dell'Abruzzo,

offriva bens numerosi

ardui elementi di naturale difesa, ma rendeva difficili le comunicazioni tra i settori occidentale ed orientale di frontiera, pressoch impossibile, se il nemico lo avesse occupato, la difesa del settore occidentale, che ne veniva minacciato di fianco. Anche di ci si era fatta esperienza nel 1799, quando le cinque colonne parallele avviate dal gen. Mack ad invadere gli Stati romani avevano perduto il collegamento, Guglielmo Pepe al passo d'Antrodoco ed erano state battute ad una ad una; e nel 1821, quando la sconfitta del gen. aveva provocato la quasi immediata caduta delle difese del Garigliano e del Liri, affidate al gen. Michele Carrascosa. Dietro questa linea, erano state ricostituite, col trattato di Vienna, le antichissime enclaves pontificie di Pontecorvo e Benevento perduti (7). Con esso, invece, andarono della Toscana Porto S. Stefano, Port'Ercole, definitivamente Talamone, Porto Longoi Presidi (Orbetello,

Monte Argentario,

ne), che avevano seguito le sorti del Regno dal 1557 (8), e
rono in Napoli il 23 maggio (COLLETTA, II, p. 479), mentre la fortezza di a), Gaeta, sotto il comando del gen. Alessandro Begani, resistette ancora fino al1'8 agosto, e capitol con l'onore delle armi (COLLETTA, III, pp. 15 ss.). a) evidente che, anche quando i difensori delle fortezze si comportarono da prodi, la loro azione fu priva di risultati decisivi per le sorti della guerra. Il che avvenne pure nel 186061, per le memorabili difese di Gaeta, Messina e Civitella del Tronto. (7) Pontecorvo, dopo varie vicende feudali, era divenuta dominio pontificio nel 1463; nel 1806 l'imperatore Napoleone ne aveva fatto un feudo imperiale, dandone l'investitura, col titolo di principe, al maresciallo Bernadotte. Benevento aveva riconosciuto la sovranit della Santa Sede dal 1501; anch'essa, nel 1806, era stata costituita in feudo, col titolo di principe, a Iavore del signor de Talleyrand. Nel territorio napoletano, l'imperatore Napoleone aveva altres infeudato Reggio, col titolo di duca, al maresciallo Oudnot (1808), e, con lo stesso titolo, nel 1809, Taranto al maresciallo Mac Donald, Otranto al ministro della polizia Fouch, e Gaeta al ministro delle finanze Gaudin. (8) I Presidi della Toscana erano stati ceduti alla Francia nel 1801, con

Introduzione

ne erano basi avanzate, di non trascurabile interesse militare: se ne era avuta prova nel 1799, quando la colonna del gen. Roger de Damas, sfuggita arditamente all'accerchiamento cese, aveva riparato in Orbetello, mare nel Regno (9). donde era rientrata franper

Tutte le altre frontiere erano marittime. Si trattava d'una immensa distesa di coste, la cui efficiente difesa navale avrebbe imposto un onere sproporzionato alle forze del Regno, dal rilievo pur se i pericoli di sbarchi ostili erano attenuati ficili vie tra marina e retroterra.

impervio o dalla natura malarica in molti tratti, e dalle difPorti di commercio internazionale erano Napoli e Messina; sotto i re france si, aveva acquistato importanza anche Bari; gli altri porti erano piuttosto modesti, sebbene la difficolt delle vie terrestri facesse spesso accordare preferenza ai trasporti marittimi di persone e di cose, e desse quindi una certa vita a porti, o semplicemente ad approdi ed ancoraggi, che attualmente languono, o pi non esistono. La difesa della Sicilia, ed il suo collegamento con la terra ferma, erano principalmente concentrati nella cittadella di (risaliva al 1647), e preMessina, e nel sistema di forti, marittimi e collinari, intorno alla citt: opera potente, ma antiquata ordinata, pi che a difesa esterna, a reprimere velleit insurrezionali degli isolani. Il trattato di Vienna priv inoltre il regno delle Due Sicilie della sovranit nominale sull'isola di Malta, concessa in feudo, nel 1530, da Carlo V ai cavalieri gerosolimitani. Vi si

la pace di Firenze, ma erano stati restituiti dagli stessi abitanti al re Gioac chino Murat, quando nel 1814 i francesi si erano ritirati, e quindi consegnati agli austriaci per un colpevole errore del gen. Giuseppe Lechi, bresciano al servizio di Murat (PIGNATELLI DI STRONGOLI, pp. 149150). (9) COI,Lt:TI'A, a), I, pp. 371372.

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

costituiva la temibile base che assicurava alla Gran Bretagna la preponderanza nel Mediterraneo c entrale, rifugio e centro d'attivit di esuli siciliani. e che fu spesso

In conclusione, il Regno delle Due Sicilie, per quanto chiuso, secondo una pittoresca espressione di Ferdinando II, tra l'acqua santa e l'acqua salata , era, militarmente, uno
degli Stati meno difendihili d'Europa.

3. L'estensione, e le caratteristiche geofisiche. sto territorio d'Abruzzo, comprendeva, in terraferma,

Que-

le attuali regioni

Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria,

salvo le rettifiche determinate dalla istituzione delle provincie di Frosinone (1926), Rieti (1927) e Latina (1934), che di centri, la cui storia tutta legata al regno di Napoli, come Cassino (S. Germano, fino al 1871), Gaeta o Cittaducale, hanno a circa centomila la Sicilia. fatto comuni del Lazio (lO). La superficie del Regno, ammontava chilometri quadrati, di cui 25.707 rappresentano

Le comunicazioni terrestri erano, nella maggior parte del paese, difficili, per il prevalere dei territori montuosi, e per la scarsezza e la mediocre manutenzione delle strade, donde il pratico isolamento di centri, anche d'una certa importanza. Tipica (anche perch ha pi o meno persistito fino ai nostri giorni) la situazione della Calabria, la cui configurazione geografica rendeva quasi impossibile, nel senso della latitudine, il collegamento per terra tra versante tirrenico e versante io(lO) Le regioni erano entit storiche o geografiche, e non circoscrizioni od enti amministrativi, salvo il Molise e la Basilicata, che costituivano, ciao scuna, una provincia. La Costituzione della Repubblica italiana (art. 131) in. dividu le regioni dell'Italia meridionale, come del resto quelle d'ogni altra parte d'Italia, sulla base dei compartimenti statistici , utilizzati per la classificazione dei dati dei censimenti della popolazione (FERRARI, p. 5 e 48 ss.), dal che derivava anche una sola regione Abruzzi e Molise s, che fu poi scissa. (I, eost, 27 dicembre 1963, D. 3).

Introduzione

nico, ed interponeva, in senso longitudinale, distanze fino a tempi a noi prossimi ingenti fra i tre capiluoghi di provincia. La- rete ferroviaria - che costituiva un primato italiano del Regno, poich il primo tronco era stato aperto al traffico nel 1839 - era di circa 100 chilometri (11), ed univa la capitale con Capua, Castellammare, Nocera e Sarno (il prolungamento fino a S. Severino fu completato nel 1861; quello sino a S. Germano, o Cassino, nel 1862) (12). Perci si preferivano spesso i trasporti da cabotaggio, marittimi, od talora affidati a modeste unit bandiera estera, sebil e del Regno, a Napoli nel

li navi battenti

bene, per un altro dei singolari primati primo piroscafo italiano fosse stato costruito 1818 (13). Di ci soffriva ovviamente

il servizio postale,

v'erano comuni dove la posta giungeva appena una volta per settimana. Migliori le comunicazioni telegrafiche: trica, iniziata nel 1852, collegava tutte 1858 era stato inaugurato il cavo sottomarino la rete elete nel tra Reggio e le provincie,

(Ll) CANDELORO,p. 36. I dati non sono uniformi in tutti gli scrittori, proV, babilmente perch riferiti ad anni diversi. (2) DE CESARE, I, pp. 263 55., e 111, pp. 81 55., d varie notizie sulla a), concessione, accordata nel 1855 all'ing. Emanuele Melisurgo, per la costruzione della ferrovia Napoli-Brndisi, ma non attuata, e' pubblica anche il testo del capitolato di concessione. Non diversa sorte ebbe la concessione della ferrovia dell'Abruzzo, accordata lo stesso anno al barone Panfilo de Riseis. Un programma di nuove costruzioni ferroviarie nel continente ed in Sicilia, approcato con r.d, 28 aprile 1860, non fu attuato per la sopravvenuta unificazione (DE SIVO,a), II, pp. 50-51). Vedi anche inira, 36. (13) Specie dal 1823, la marina mercantile era stata oggetto di panicolari misure di protezione da parte del Governo, con risultati positivi per l'incremento delle costruzioni navali, ed anche con l'accrescimento numerico della gente di mare (nel 1834, v'erano 26.853 addetti alla pesca ed al cabotaggio, e 9.414 addetti al commercio marittimo con l'estero), ma anche con qualche inconveniente per gli esportatori, dato che I'ndustra della navigazione faceva capo prevalentemente a Napoli, dove i produttori delle provincie dovevano solitamente rivolgersi per ottenere I'mharco della merce sulle navi nazionali, Il godere le riduzioni dei dazi d'esportasone (CINGARI,lf' 161 88.),_ l

lO

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie

Messina (14). Lo stato delle comunicazioni deve essere tenuto presente per comprendere perch, se dovunque era sentito il rapporto, per dir cos verticale, con l'autorit centrale, assai meno intensi erano i rapporti tra le provincie, ta addirittura tra i centri d'una e qualche volcon la constessa provincia,

seguente difficolt di formazione d'una comune coscienza politica, ma anche con la singolare persistenza di vere e proprie isole di cospirazione o d'agitazione antigovernativa, come nelle Calabrie o nel Cilento. Ma non bisogna nemmeno supporre che di tali deficienze fosse solo responsabile il cosiddetto malgoverno borbonico: ministrativa, anche se vi furono carenze d'azione amriconoscere che, tenuti inoltre nel si deve pure

debito conto i mezzi tecnici del tempo, ben altra cosa era aprire strade e ferrovie nella pianura del Po, che condurle per gli anfratti dell'Appennino; e non vi riusc nemmeno presto e erano, ancor pi d'ora, molto facilmente il governo italiano. Le caratteristiche naturali varie. Il forestiero,

che, di solito, si recava a Napoli o a Pae della Conca d'Oro, ed era facilla povert d'altre zone, che per del governo (il che in parte era (il che era in gran

lermo, e di poco se ne allontanava, ammirava le campagne feraci della Terra di Lavoro mente indotto ad attribuire avventura visitava, all'incuria vero) ed alla neghittosit

degli abitanti

parte errato). ben noto quanto il pregiudizio della ricchezza inesplorata delle terre meridionali dopo l'unificazione. Ma di boschi (ingentissimi sia stato a lungo nefasto i tagli disordinati per esigenze nella montagna,

sotto Gioacchino Murat,

della Marina militare francese) avevano sconvolto il regime idrogeologico, in modo del quale non sono ancora eliminate le conseguenze (15). Qua<si dovunque, il difetto d'importanti
(14) DE CESARE, a), I, p. 271. (15) Tuttavia, lo stesso re Gioacchino,

CQU

l, ?Q ~en~i~

1811, tent d,\

3 corsi d'acqua perenni ,

Introduzione

11

il regime torrentizio

della maggior

parte degli altri, la difficolt della ricerca d'acque sotterranee, che avrebbe richiesto, come tuttora richiede, impegni ingenti di capitali e d'attrezzature, impedivano lo sviluppo di un'aeragricoltura razionale e progredita. La vite, l'olivo, il grano,

no le colture pi diffuse. La Sicilia, tranne le provincie, o

valli , orientali, e la Conca d'Oro, era coperta dal latifondo,


cos come rimase fino al 1950. PIaghe malariche erano le Paludi Pontine, la Piana di Sibari, parte della Piana di Catania. Gli stabilimenti industriali cantieri navali, la rinomaerano ta fabbrica d'armi di Torre Annunziata, e pochi altri -

concentrati quasi esclusivamente attorno a Napoli. Altre attivit, come le filande calabresi, erano a livello artigianale, Queste industrie, protette dal Governo, dovevano naturalmente, con l'unificazione, subire duramente gli effetti dellaconcorrenza settentrionale (16). Le miniere siciliane furono a lungo in testa della produzione dello zolfo, ma, coltivate con tecniche arretrate, non resistettero pi tardi alla concorrenza estera, ed il duro sfruttamento dei lavoratori le rendeva, nell'isola, causa di miseria pi che di benessere. La ferriera della Mongiana, presso Stilo in Calabria, produceva prevalentemente Forze armate (17). per i bisogni delle

mettere riparo allo scempio, ma non sembra con buoni risultati (COLLETTA, a), II, p. 364); e la materia fu riordinata dal re Ferdinando I con l. 19 ottobre 1819, e quindi sotto il regno di Francesco I, con la legge forestale 21 agosto 1826, estesa alla Sicilia col r.d. 24 marzo 1827 (in/ra, 64). (16) Sulla struttura industriale del Regno delle Due Sicilie, v. CARACCIOLO, pp. 572 55.; ed in particolare per l'economia della Sicilia, ROMEo, a), pp. 203 58. (17) Sulle ferri ere della Mongiana, v. CALDORA, 276 55., il quale ripp. corda l'opera svoltavi, come direttore, dal ten. col. Niccol Landi tra il 1814 ed il 1816 (v. anche D'AYALA, 232), e ne cita le varie memorie sull'argomento, p. una delle quali pubblicata in Antologia militare, 1837, pp. 76 58. Pi tardi (r.d, 6 dicembre 1852), il .re Ferdinando II, con altri provvedimenti intesi

12

Isttuzioni

d el Regno delle Due Sicilie

Il paese, che una superficiale retorica dipingeva come un paradiso abbandonato, era, per la maggior parte, una terra aspra, faticosa ed ingrata, in cui, pi che porre rimedio passato abbandono, gli ostacoli d'una era necessario aggredire, natura ostile e sconvolta. ad un con una qualit

ed entit di mezzi che, del resto, il tempo scarsamente offriva,

II.

LA POPOLAZIONE

4. Consistenza, sviluppo e distribuzione della popolazione del regno. - La popolazione, negli ultimi due secoli, era
continuamente aumentata. Le provincie continentali, spagnuola), contavano nel 1669 (sotto la dominazione tanti. Nel 1734 (agli ne avevano 3.044.562. 2.718.330 abiera salita a

inizi del regno di Carlo di Borbone) Nel 1775, la popolazione

a 4.300:000 abitanti; nel 1815, a 5.060.000; nel 1836, 6.081.933; ma diminu per la strage del colera (18). La Sicilia non consente dati altrettanto variabili ed irrazionali mero

sicuri, per i criteri fiscali. Il

usati nei censimenti, e per il gran nuda Vittorio Amedeo II dava

di

denuncie false provocate da preoccupazioni ordinato nel 1714

censimento

983.136 abitanti, ma era probabilmente errato, perch nel 1681 erano stati calcolati 1.011.072 abitanti, esclusi gli ecclesiastici e la citt di Palermo, e non basterebbero a spiega-

a dare in~ntivo allo stabilimento alquanto decaduto (DE CESARE, a) I, pp. 32 56.) diede al villaggio di Mongiana, distaccato dal comune di Fabrizia, un singolare ordinamento di colonia militare: il direttore della ferri era (ufficiale superiore, capo della S' direzione d'artiglieria) esercitava le funzioni di sindaco, nonch di supplente del giudice di circondario; l'ufficiale di dettaglio, le funzioni d'ufficiale dello stato eivile ; due ufficiali della direzione, quelle di l e 2 eletto; il Consiglio d'amministrazione dello stabilimento, q.ueUQ del decurlonato ; ed il parroco ~i M~lwiana quelle di conciliatore .. (la) PE SlV(l, (Il, I. p. 66, .

Introduxione

13

re tale ingente diminuzione le 56.800 vittime del terremoto del 1693. Un altro censimento, ordinato nel 1748 e concluso nel 1770, dava 1.176.004 abitanti (19). Infine, nel 1846 fu possibile numerare di 6.177.859 abitanti nel continente, una popolazione abitanti alquanto e di 2.245.727 territorio,

nell'isola, col totale di 8.423.316, che nel 1856 era aumentato a 9.177.050 (20). Oggi, sul medesimo ridotto per le recenti aggregazioni di comuni a provincie del Lazio, vivono, secondo il censimento 1971 (d.P.R. 5 marzo 1973, n. 45), 16.398.765 abitanti, di cui 11.719.751 nelle, provincie continentali, e 4.679.014 in Sicilia: .la popolazione, cio, in poco pi. di un secolo, poco meno che raddoppiata, malgrado i vuoti provocati, tra la fine del secolo scorso e gli inizi del presente, dalla grande emigrazione transoceanica, ed oggi, inoltre, dagli ingenti trasferimenti so le citt industriali del settentrione La popolazione era ripartita abitanti nazionali, e circa di mano d'opera ver-

(21).

in modo molto disuguale.

Napoli, secondo un censimento del 1742, contava 305.000

100.000 stranieri residenti, senza contare le truppe del presidio (22). Nel 1860, numerava 447.065 abitanti, ed era la pi grande citt d'Italia (23).' Nei
suoi dintorni era la maggior densit di popolazione. continente, nessun capoluogo di provincia superava Ma, nel

50 mila

PONTIERI, ), pp. 35 ss. a DE SIVO,a), loe. cit. (21) Nel confronto con i dati del censimento 1961 (d.P.R. 31 gennaio 1963" 'n. 18) la popolazione delle provincie continentali segna un' lieve aumento (da 11.535.638 a 11.719.751), mentre quella siciliana in lieve diminuzione (da 4.719.841 a 4.679.014). In Calabria, per, la popolazione segna un regresso di 57 mila abitanti. (22) BOUVIER LAFFARGUE, 33, et p. (23) DORIA, . 233. La, popolazione di Napoli al 24 ottobre 1971 ,'era, di p 1.226.59'4 abitanti, e cio la citt prende il terzo posto, dopo Roma e Milano.
(20)

(l9)

------abitanti,

14

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie non raggiungeva i 20 mila (24). Alcu-

e qualcuno

ne zone erano addirittura spopolate. Eccezion fatta per la Puglia (25), naturalmente pianeggiante, e per alcuni centri marittimi, come la stessa Napoli, Salerno e Reggio, la popolazione, dai primi secoli del medioevo, per ragioni di sicurezza, o per sfuggire la malaria, aveva abbandonato le coste e le terre basse, e si era stabilita sulle alture. In Calabria, per esempio, specie lungo la riviera ionica, quasi tutti gli abitati marittimi sono sorti dopo il 1860, e debbono la loro origine alla ferrovia, che ha determinato anche il trasferimento sedi dei pubblici uffici verso la zona meglio collegata. In Sicilia, Palermo, centro storico e politico, e come pretendeva di chiamarsi, capitale dell'isola, contava 194.463 abitanti. Seguivano Messina - secondo centro marittimo e commerciale del Regno, dopo Napoli (ma la ricorrente con 203.324 abitanti fino a quello del calamit dei terremoti, delle

1783, li aveva pi volte falciati); e Catania, con 68.841 abitanti. Nessun altro centro raggiungeva 50 mila abitanti; sebbene nelle zone occidentali, dominate dal latifondo, la popolazione stabile si addensasse in grossi borghi rustici, di parecchie migliaia d'abitanti (26). 5. 1 caratteri regionali. Se dovessimo applicare alla

popolazione del Regno delle due Sicilie il concetto di nazionalit , di comunanza, cio, d'origine, di lingua, di cultura e di storia, ignorando che essa apparteneva so preponderante tutta alla nazione italiana, dovremmo affermare che quel popolo, per l'influsdei fattori storici su quelli etnici, linguisti-

(24) CANDELORO, V, pp. 5253. (25) Dove anzi Bari aveva avuto il pi intenso sviluppo demografico, da 18.000 abitanti nel 1800 a 41.000 nel 1861: CANDELORO, V, p. 53. (26) PONTIERI, a), pp. 44 S5.

Introduzione (questi ultimi, ben poco differenti nelle parti

15

ci e culturali

continentale e insulare, e semplici specificazioni della stirpe, della lingua e della cultura italica), andava distinto in due nazioni: la nazione napoletana (un certo nazionalismo con intento poleminapoletano appare negli ultimi atti ufficiali del governo borbonico, e negli scrittori della stessa parte, co verso il movimento unitario) (27), e la nazione siciliana , cui si rif il separatismo insulare, quello politico estintosi solo dopo il 1860 (ed effimeramente rivissuto tra il 1943 ed il 1950), e quello letterario, di cui fu esempio, nel secolo XVIII, lo sforzo dell'abate Meli per l'affermazione della ciliana (28).

lingua si-

certo, che la fusione di napoletani e siciliani nello Stato unitario, pi rapida nelle classi colte, pi lenta - come di solito avviene rate certe particolarit nelle altre, dimostrano che non di nain cui si erano esaspedella Sicilia e noi zioni si trattava, ma di settori etnici, fosse la distinta coscienza nazionale

regionali. Ma, bene o male fondata che

(27) N on era certo assente la coscienza nazionale italiana, nei limiti di quella tradizione culturale che risaliva al Petrarca; e se ne veda un esempio nella circo Min. Affari interni, 6 dicembre 1838, cit., in/ra, capo IV, nota (357), dove testualmente si afferma l'italianit della Sicilia. Ma, dopo gli eventi del 1848, queste manifestazioni venivano evitate, per l'equivoco politico cui potevano dare luogo. E cos, nella gala per l'avvento al trono di Francesco II (26 luglio 1859) una tarantella del maestro Giaquinto fu presentata come danza nazionale , eseguita nei costumi delle provincie del regno, dalle quali era rappresentata la nazione (DE CESARE, ), II, p. 38). Si veda, ancora, a nel proclama di Francesco II ai popoli delle Due Sicilie (Gaeta, 8 dicembre 1860: in QUANDEL, pp. 108 ss.) l'insistenza: ... il mio cuore napolitano batte indignato... lo sono napolitano... i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua .. . Ad una nazionalit napoletana si rtferiscono ancora gli scritti di DE SIVO, b); di CAVA;e vedi anche la professione di fede antiunitaria dello stesso DE SIVO, a), I, pp. 26 8S., e pi tardi quella federali sta di INSOGNA, 315 S8. pp. (28) Il e regionaliemo s imposto dal governo repubblicano dopo il 1970 non ha nessuna affinit con le aspirazioni ad una restaurazione borbonica, in

16

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

: 5

riteniamo fosse in maggior parte male fondata, e retriva, ed illiberale, anche se la storiografia del risorgimento ne ha fatto spesso I'apologia, per ci solo che si opponeva al governo horbonicoessa fu un dato di fatto, politicamente d'estrema cidella non vitalit - del nel 1814, era levanza, e forse la causa principale Regno.

A ben vedere, anche il Regno di Sardegna,

stato ricomposto con tre parti eterogenee: gli antichi domini sabaudo-piemontesi (anch'essi tanto vari, dalla Savoia al Novarese), i territori dell'estinta repubblica di Genova, e la

forma separati sta o federali sta (neo-guelfa), rimaste in vita dopo il 1860 (TESSITORE) molti decenni, se, fin verso il 1925, un periodico dal titolo Il neoper guelfo, con testata intrecciata di gigli, pubblicava si in Napoli (la stampa meridionale ignota a SPRIANO: edi per CROCE, ) II, p. 400). Il legittimismo v b borbonico non potrebbe tendere che a ricostituire l'unit super-regionale dell'Italia meridionale, al pi distinguendo i due -domini , peninsulare ed insulare, come soggetti d'autonomia. Si pu ricordare, a titolo di. semplice curiosit, l'opuscolo di MAZZIOTTA, proponeva un movimento di azione cattolica Ieche gittimista , per riorganizzare l'Italia in impero federale (sic), nel cui quadro i discendenti della reai Casa di Borbone (vivevano allora Alfonso conte di -Caserta e suo figlio Ferdinando duca di Calabria) avrebbero regnato _ Napoli e su Sicilia, l'una e l'altra reciprocamente autonome. Per contro, il regionalismo oderno nasce dalla disgregazione dello Stato unitario del 1861, e lo sgretola in minori entit, che nell'Italia del sud o non hanno tradizione politico-amministrativa, oppure hanno soltanto una tradizione provinciale (Basilicata e Molise). In sostanza, il regionalismo un fenomeno di dissoluzione municipalistica, che si riporta a situazioni bene antertori al 1861. li regionalismo siciliano ha invece un'origine, tutta propria, nei movimenti -indipendentisti d autonomisti svio luppatisi dalla fine del 1943, in concidenza con la occupazione angl.o-amerieana e con la fine del regime fascista, e nei primi tempi rassomigli molto al separatismo del secolo XIX (anche nel legame con elementi torbidi e retrivi), pur se, -dopo il 1950, fu riassorbito dal regime repubblicano italiano. - documentata nell'epigrafe marmorea apposta sulla facciata del palazzo reale di 'Palermo, ribattezzato dalla bigotteria repubblicana palazzo dei- Normanni s ,: la pretesa- dell'assemblea regionale; d'essere l'erede del parlamento del regno di Sicilia, e gran parte della pubblicistica indipendenti sta e autonomista delle origini si richiama allo inganno dell'annessione. Vedi, per esempio, RAFFAELE, pp. 395 5S.; i documenti pubblicati da COSENTINO ROND;nonch- LA LOGGIA, DI p. 84, antico autonornista s , ma, dichiaratamente, antisparatista ed e antifederalista .

Introduzione

17

Sardegna, che, per quanto unita alla monarchia sabauda dal 1718, conserv fino al 1848 una propria individualit politica, e quasi nazionale. Ma le superstiti velleit repubblicane di Genova, ed il particolarismo sardo, rappresentavano ben poco, per. superficie e per popolazione, rispetto alla compatta organizzazione aristocratica e militare del vecchio Piemonte. La Sicilia rappresentava, invece, un quarto del territorio, ed un terzo della popolazione del Regno, chiusi dentro un confine naturale, che dava una realt fisica alle secolari contrapposidello Stato, rimasta esclusa dai rivolzioni. Parte s ingente

gimenti politici e sociali provocati dalla rivoluzione francese e dall'impero napoleonico, era ancora, nel 1815, un relitto del secolo XVIII, con la conseguenza che spett al governo borbonico continente scuotere interessi, erano privilegi, preconcetti, che nel dei gi superati, attirandosi l'avversione

conservatori per quel che in tale azione v'era di rivoluzionario, e quella dei progressisti per quel che aveva d'autoritario. E poich il governo era in Napoli, e le nuove strutture tico-amministrative erano quelle introdotte nelle provincie continentali, La separazione polidai re francesi

i siciliani furono indotti a creil risultato di fattori

dersi vittime d'una estranea dominazione. era essenzialmente psicologici, anche se non era perci meno grave ed effettiva. Non v'era differenza di diritto politico tra i due gruppi, ed anzi le leggi amministrative di Napoli furono il pi delle volte estese alla Sicilia con adattamenti; mento amministrativo; pri privilegi, si attu un certo decentrasi tennero separati, tranne che in certi dal servizio militare obbliga-

periodi, gli impieghi civili; si conservarono all'isola veri e procome l'esenzione torio (29), e dalla quasi totalit dei monopoli fiscali

(inlra,

(29) Il r.d. 19 marzo 1834 (in/ra, 90 ss.) stabiliva (art. 8) che la leva si far sulla popolazione dei due reali domini di qua e di l del Faro , ma
2.
LANDI

I.

18

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

52). N si pu dire che i benefici del governo si riversassero a preferenza sulle provincie continentali, o che vi fosse un disegno preordinato d'opprimere l'isola. Ci si aggirava, piuttosto, in un circolo vizioso, per cui i siciliani consideravano con diffidenza e con insofferenza facesse, mentre il governo, tutto quanto a Napoli si messo a sua volta in sospetto ed

m dispetto, reagiva spesso con maldestra durezza. Mancava quindi, nel Regno, una comune coscienza di popolo. Le forze che, dall'una e dall'altra parte, avrebbero potuto cooperare in vista d'un bene comune, si isterilivano in perpetui conflitti; si riproponeva in coincidenza d'ogni crisi politica il pericolo d'una scissione; e poich, in pieno secolo XIX, lo Stato peninsulare non poteva rinunciare alla Sicilia, n la Sicilia poteva vivere avulsa dalla penisola, il contrasto fin soltanto con l'assorbimento nell'unit italiana. di tutti i territori del Regno

6. La nobilt. -

La struttura sociale presentava, nel connelle provincie continentali, gli

tinente ed in Sicilia, certi caratteri differenziati. Nel 1815, erano spariti, ultimi residui politici della feudalit, ed aveva pieno vigore

nessun contingente di leva fu mai chiesto alla Sicilia, dove il tentativo di procedere al reclutamento obbligatorio, negli anni 18181820, era stato causa non minore dei moti di quest'ultimo anno (Relazione dell'Arcivescovo di Palermo sui casi dal 15 al 22 settembre 1866, Firenze, 1866, p. 21, cito da NICOTRI, 131; p. DE STEFANO ODDO, . 231). Di questa disabitudine fu effetto l'insuccesso del e p decreto 14 maggio 1860 del dittatore Carrbaldi (BRANCATO, 139 ss.). N mepp. no deludente fu all'inizio, ed anzi fu non ultima causa della ricordata sommossa palermitana del 1866, il d.lgt. 17 febbraio 1861, n. 31, che, secondo NI COTRI, . 127, produsse una vera epidemia brigantesca. A Palermo si arriv p ad avere in un anno 4.000 renitenti di leva . Su tale fenomeno, vedi anche DE STEFANO ODDO, p. 231.233, i quali ridimensionano le cifre, e rilevano e p gli errori, psicologici, politici ed amministrativi, del governo italiano.

6 il principio d'eguaglianza

Introduzione

19 affermatosi

civile,

completamente

nelle leggi del decennio napoleonico. tuttavia, l'importanza Questa nobilt, cui, per tradizione, pariva singolarmente numerosa.

Non era venuta meno, che, tra l'altro, ap-

sociale della nobilt,

per, non era del tutto omogenea (30). erano riservati gli alti uffici di Corte (di-

V'erano, al vertice, gli eredi della grande feudalit del Regno, venuti privi di contenuto politico), della diplomazia, e che avevano base economica in propriet fondiarie ancora consistenti, malgrado le leggi eversive dei feudi.
..
. ... -:----:--.

erano della maggior parte dei casi relativamente

__ __ __ ._-----------

I suoi titoli, peraltro,


recenti, per-

ch concessi, dal secolo XVI in poi, dal governo spagnuolo, per il quale queste concessioni erano abituale strumento di p~Iiti~i:'~d ~-~~h;-dTfi;anza.-Sotto- il governo borbonico, erano state ancora acqusite insigni verso la dinastia, alla maggiore nobilt per meriti famiglie nuove, come gli Acton, in-

(30) Sulla nobilt del regno al tempo di Carlo di Borbone, SCHIPA, II, pp. 172 8S.; ed agli inizi del secolo XIX, BLANCH, pp. 31 ss, La nobilt di cui a), si parla nel testo quella ereditaria, o di prima classe, secondo la 1. 25 gennaio 1756 dichiarativa dei vari gradi di nobilt . Essa consisteva C nella nobilt che chiamano generosa; e si verifica allorquando nella continuata serie dei secoli una famiglia giunta a possedere qualche feudo nobile, o che per legittime pruove consti ritrovarsi la medesima ammessa tra le famiglie nobili di una citt regia, nella quale sia una vera separazione dalle civili, e molto pi dalle famiglie popolari, o pure sempre che abbia l'origine da qualche ascendente, il quale per la gloriosa carriera delle armi, della toga, della chiesa o della corte avesse ottenuto qualche distinto e superiore impiego, o dignit, e che li suoi discedenti per corso di lunghissimo tempo si fossero mantenuti nobilmente facendo onorati parentadi senza mai discendere ad uffici civili, e popolari, n di arti meccaniche ed ignobili. La stessa legge definiva la nobilt di privilegio , che era personale, e connessa all'esercizio di determinati uffici o professioni, e quella di terza classe, ossia civile. Secondo CAL ULLOA, 253, Ferdinando II ebbe poca cura per la nobilt, povera e nup. merosa, che perci spoglia di speranze, inclin a nuove forme di stato s ,

20

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

glesi d'origine (31), ed i Nunziante (32). Vi era poi una numerosa nobilt minore, specie nelle provincie, con mezzi economici spesso modesti, e che quindi si indirizzava non di rado alla magistratura, o alla professione legale, tenute in gran conin cui aveva cercato d'attrarla Carlo un'into, o serviva nell'esercito,

di Borbone (33), o nelle carriere civili pi distinte. Essa quindi aveva una funzione di ceto medio, pur manifestando vincibile ripugnanza alle attivit mercantili, parte i quadri dell'organizzazione no alla dinastia, e forniva in gran

civile e militare del Regno.

Tuttavia, la nobilt meridionale non riusc a creare, attoruna forza ed un sostegno, pari a quelli che diede alla casa di Savoia l'aristocrazia piemontese. Il che non significa che la nobilt non ne fosse capace, o che la dinastia non lo meritasse. Non bisogna dimenticare di Borbone pretese cessione, parte della nobilt aveva riconosciuto Nel che la casa legittime le regnava solo dal 1734. Durante le guerre di suc1799, non pochi di essa

della causa d'Austria.

avevano aderito alla repubblica, ed erano stati colpiti da una reazione improvvida e sanguinosa. Altri ancora, specie della nobilt minore che viveva d'uffici civili e militari, avevano servito i re francesi, e nel 1820 si erano compromessi nel moto carbonaro, ed avevano soggiaciuto, a loro volta ad una repressione, se non sanguinosa, certo vessatoria. Si perpetuava in sostanza nella nobilt del regno di Napoli un'irrequietezza
(31) Sir John Edward Acton (nei documenti italiani, il cavaliere Oiovanni Acton), dei baroni di Shropshire (ACTON,a), pp. 199 ss., ed in/ra, cap. III, nota 18). In questo caso, il re aveva dovuto superare la resistenza dei e sedili (DORIA, p. 230). (32) Vito Nunziante, di Campagna, ammesso nell'esercito col grado di colonnello di fanteria, dopo aver comandato il reggimento di fanteria e Montefusco nell'armata del cardinale Fabrizio Ruffo, fu tenente generale, ministro di Stato, e fu nominato marchese di San Ferdinando nel 1817 (o'AYALA. pp. 4.73 ss.). (33) Sui reggimenti di fanteria nazionale, injra, 73.

Introduzione

21

caratteristica fin dal medioevo, che, del resto, era effetto dei ripetuti mutamenti delle dinastie regnanti, determinati da forze esterne. Centoventisette vano essere sufficienti per rapporti, anni di regno fortunoso, stabilire -una tanto non potesolida rete di

come quella che, tra la monarchia

e la nobilt pie-

montesi, affondava le sue radici in secoli remoti, specie in tempi nei quali andava svalutandosi l'importanza politica delle aristocrazie. E perci, ancora una volta nel 1860, parte della nobilt ader ben presto al regno d'Italia, che altra parte continu a dimostrare Borbone, fu soprattutto sentimentale rilievo politico quasi nullo (34). Se il contributo piuttosto, della nobilt continentale non valse molto per il consolidamento della dinastia, la nobilt siciliana fu, e l'attaccamento, ma di a lungo per la casa di e cavalleresco,

fonte di non lievi difficolt (35). Gi nella secon-

(34) La caratterizzazione politica del legittimismo, a Napoli come in altre parti d'Italia, fu del resto vietata dal /10/1 expedit, alla cui obbedienza i legittimisti, come cattolici osservanti, non erano in grado di sottrarsi. Nella stampa liberale, ed anche nei documenti ufficiali dei primi tempi dell'unit, sono il pi delle volte nominati congiuntamente clericali e e borhonici >. Da ci gli sforzi di movimenti clericali c integrali , come quello della e Societ cattolica italiana per la libert della Chiesa in Italia (186566) per distinguersi dal legittimismo, e specialmente in Napoli dal borbonismo (SPADO. !,INI, pp. 50 55.). Il movimento clericale and poi democratizzandosi sempre pi (fino alla costituzione, nel 1919, del partito popolare italiano; e non qui il caso di ricordare sviluppi pi recenti), rompendo ogni legame col legittimismo, Vedi anche CROCE, ), II, pp. 309 55.; 393 55. b (35) DE SIVO,a), I, p. 99, dice che in Sicilia la nobilt ... scende quasi tutta dai conquistatori normanni, ed ricca e potente per sangue e territorio. V'han 117 principi, 61 duchi, 217 marchesi, pi che mille baroni, ed innumerevoli nobili senza titolo. Secondo PONTI ERI, b), pp. 92 55., alla lne del secolo XVIII si contavano 142 principi, 95 duchi, 788 marchesi, 95 conti, 1274 baroni, oltre un numero imprecisato di persone che si fregiavano di titoli abusivamente : ma la maggior parte dei titoli pi alti era stata accordata dal governo spagnolo, dimodocch accadeva che titoli meno elevati (i re normanni non avevano conferito che quello di conte) fossero pi pregiati, perch pi antichi. Tuttavia, ben poche famiglie potevano provare discendenza nor-

22

Istituzioni del Regno delle

Due Sicilie

da met del secolo XVIII, il governo borbonico aveva dovuto impegnarsi a raffrenare stocrazia feudale certe insofferenze medievali che l'ari(36). per IV aveva dovuto ritirarsi dell'isola manifestava verso la Corona

Quando, nel 1806, Ferdinando

la seconda volta in Sicilia, i rapporti tra la dinastia e la nobilt, che era ancora la classe incondizionatamente furono guastati da un groviglio d'incomprensioni. manifestando tatto il governo, dominante, Manc di

maggior fiducia, e largendo che avevano seguito il re di considerare provincie la

pi spesso benefici, ai fedelissimi

da Napoli, e dimostrando troppo palesemente continentali. Ma difett di generosit

la Sicilia non pi d'una base per il recupero delle stocrazia siciliana, danno l'aveva quando giudic favori resi arbitraria

e di senso politico l'aria stranieri e con

doverosa protezione accordata

dal re a chi con rischio

accompagnato (37), ed

distrazione

delle risorse dell'isola lo sforzo militare cipazione alla coalizione antinapoleonica viva l'agitazione per mantenere

imposto dalla parte. (38), ed i tentativi

legittimi sta nei domini di qua

manna; gine. della pure

molte I dati nobilt

provenivano aveva

dalla Spagna pi d'una (come sono e per

o dall'Italia

peninsulare; personaggi perch all'estero. stranieri al

per di pi d'oscura v'erano orino-

il governo

spagnolo numerici, di pi

volta nobilitato osserva feudi

peraltro titoli,

ScHIPA, II, significativi, residenti

p. 172, a proposito a citt, op-

continentale),

scarsamente contro o a famiglie


a), pp.

bili insigniti (36) (37) al servizio de Bourcard, tria patria pieghevole (38) Settimo,

che appartenevano

ad enti laicali

o ecclesiastici, 213 ss.; donde siciliano brigadiere loro?

PONTIERI, b), pp. Il Parlamento regio dell'allora nell'isola;

74 ss, i napoletani generale una pae il non la bio lettera, comandante la fede siccome

nel la

1812 considerava nobile

Vito Nunziante: essi a maledire Napoletano dal nel

E non avranno
l'onest,

i miei figliuoli .. ed avranno animo del padre mia, e qual forestiero Sull'ostruzionismo disastrosa ministro di guerra

io, tienmi alla

emigrato dei

la Sicilia! opposto e marina delle

(D'AYALA,p. 484). parlamento forze armate, votazione denunciata da Ruggero

lanci, e sulla 64-65, 68-69.

situazione

1812-13, v. AVARNADI GUALTIERI,pp.

Introduzione

23

del Faro. L'inserzione della politica inglese in un ambiente consumato da suscettibilit e da malcontenti ebbe poi per effetto l'umiliazione vrano a concedere della ca sa regnante (39), e forz il sol'effimera costituzione del 1812, la
CUI

rivendicazione, dopo il 1816, consent ad una parte della nobilt siciliana d'atteggiarsi a tutrice della libert dell'isola, mentre si era trattato piuttosto d'uno strumento per consolidare, sotto un pi o meno scoperto protettorato inglese, il predominio della classe privilegiata (40). La partecipazione che ebbero, nel secolo XIX, al governo borbonico alcune notevoli personalit dell'aristocrazia siciliana (41), non vale a contestare che, nel complesso, l'apporto che essa diede alla vita del regno fu prevalentemente focolaio d'opposizione negativo, in quanto si trasform in un separatista, alla fine assorbito dal momunicipale, manifestantesi

vimento unitario e democratico. Ci non toglie, che in essa non manc un certo patriottismo ancora (42).
(39) Sulle ingerenze inglesi nell'introduzione del governo costituzionale, del resto notorie, e sul successivo abbandono della costituzione siciliana al suo inglorioso destino, v. anche ACToN, a), pp. 649 55., 701 ss., 708 55. (40) PONTI ERI, b), p. 375, osserva che nella costituzione siciliana del 1812 i napoletani della restaurazione non vedevano ci che di moderno e di buono vi si conteneva e che derivava da fonti inglesi; la giudicavano, al contrario, un prodotto feudale, avente lo scopo di perpetuare anacronistiche prerogative di caste, ed un particolarismo regionalistico di stampo affatto medievale, ma per nulla rispondente agli effettivi bisogni del paese . Ma la verit che quanto vi era di inglese era il prodotto d'astrazioni dottrinarie (cfr. POINTIERI, pp. 372-373), di dubbia vitalit, se, come afferma lo stesso PON b), TIERI,b), p. 373, la condotta dei fautori del regime costituzionale fu inetta, faziosa, turbolenta, e spesso, costituzionalmente, anche illegale . (41) Per esempio, i due principi Statella del Cassero, Francesco, capi. tano generale e ministro di Stato sotto il regno di Ferdinando I, ed Anto nio, ministro degli affari esteri dal 1830 al 1840, e presidente del Consiglio dei ministri nel 1860; il marchese Giovanni Battista Fardella di Torrearsa, tenente generale, e ministro della guerra nel 1821, e di nuovo dal 1830 al 1837. ("42) PONTIERI, b), p. 99.

in opere di civile munificenza, molte delle quali rimangono

24

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

7. -- Il clero. -

Il popolo delle Due Sicilie era tutto catil Cattolico fin dal 1493; la di fronte all'invalicabile
l

tolico: gli ebrei, abbastanza numerosi un tempo in Sicilia, erano stati espulsi da Ferdinando riforma protestante si era arrestata

muro oppostovi dal governo spagnuolo (43); dimodoch cattolici erano soltanto stranieri residenti

non

nel regno, dove,

beninteso, non era consentita nessuna attivit di culto pubblico o di proselitismo. Sopravviveva il rito greco, con il pro prio clero, nelle colonie albanesi (44).

(43) Carlo di Borbone, con editto 3 febbraio 1740, autorizz gli ebrei a stabilirsi nel regno, ma l'ostilit del ceto dei negozianti, del basso popolo, e del clero, lo indussero poi (18 settembre 1746) a ristabilire il divieto (SCA. DUTO,I, p. 400; SCHIPA,II, pp. 104 ss.). Il tribunale del Santo Uffizio, cio: l'inquisizione di Spagna, fu introdotto in Sicilia nel 1487 (DE STEFANO, 126; p. PITR,p. 1), o comunque nei principi del secolo XVI (SCADUTO, p. 320). Ce. I, lebr l'ultimo autodaf nel 1732 (PONTIERI, ), p. 123)' e non, come erroneaa mente ritiene COLLETTA, I, pp. 83 ss., nel 1724; ma questa data ha avuto a), maggior risonanza per l'opera del MONGITORE. soppresso con decreto del re Fu Ferdinando IV, 16 marzo 1782, essendo vicer di Sicilia il marchese Caracciolo, che vi diede esecuzione con solennit, e ne inform l'amico d'Alembert, il quale vi dedic un articolo entusiasta sul- Mercure de France (sulla soppressione del Santo Uffizio in Sicilia, PONTIERI, a), pp. 122 ss.), Invece, nel continente il tribunale del Santo Uffizio al modo di Spagna non fu mai introdotto, per l'opposizione dei napoletani, che pi volte esplose in tumulti popolari; funzionava bens l'inquisizione ordinaria sufficiente ai bisogni d'D paese in cui l'eresia non attecch mai profondamente, e le cui sporadiche manifestazioni venivano con eguale rapidit e severit represse (DORIA, p. 150 p e 152). Secondo SCADUTO, p. 309, i napoletani si opponevano non tanto I, perch si credesse un organo superfluo o perch fosse dipendente da stranieri, da Roma o da Spagna; quanto principalmente perch non adoperava la procedura ordinaria canonica, ma un'altra sommaria che privava d'ogni guarentigia e mezzo di difesa il giudicabile s, L'ultimo di tali conati fu compiuto verso il 1740, tentando l'autorit ecclesiastica di far presa sull'educazione spagnola del re Carlo di Borbone, ma suscit la reazione delle autorit civili, specialmente manifestatasi con una coraggiosa consulta della real Camera di S. Chiara (ScHIPA,II, pp_ 138 66.). (44) La chiesa di rito greco era in parte un residuo della dominazione bizantina, sopravvissuto dopo la conquista mussulmana (sulla sua consistente presenza in Messina, ancora nel secolo XVII, SAMPERI, p. 181 88.), ed in p

Introduzione

25

Nel regno esistevano, 'verso il 1860, ventisei sedi arcrvescovili, settantotto sedi vescovili, dieci prelature nullius dioeceseos (45). Molte sedi erano di remota antichit; ma alcune erano state istituite sotto il regno di Ferdinando fidava nel contributo II, il quale dei vescovi per la conservazione della

moralit pubblica (46). Nei confronti di questo numeroso episcopato, e del clero, parimenti numeroso, che ne dipendeva, la tradizione amministrativa del regno non aveva del tuttoabbandonato i concetti giurisdizionalisti del tempo di Bernardo II furono accolte Tanucci, pur attenuati dal concordato del 1819; tuttavia, negli ultimi tempi del regno di Ferdinando alcune istanze, per una diminuzione delle ingerenze dell'autorit civile nelle materie ecclesiastiche (libert di convocazione dei sino di provinciali, e di pubblicazione r.d. 18 maggio 1857) che, presentate dei relativi atti: in una conferenza epi-

parte guenti, rebbe Napoli,

(come - ancor Il culto grottesco

oggi)

raccoglieva altra non Dittatore

le

popolazioni del regno,

albanesi,

immigrate

in se

Sicilia, "in Calabria,

ed in qualche comunit del XIV

parte soffr nullo

nel 1448, ed anni persecuzione, (GaribaldD, alla bolla chiesa

di tali

mai alcuna il regio

e -par-

il decreto Benedetto

dell'Italia la

meridionale)

26 ottobre

1860, che dichiara veniva i la

exequatur
della

Etsi

Pastoralis 'di
scopato l'isola esercizio da Crispi, rava certo di attrarre

(concernente

disciplina contro i quali

cattolica dell'epnel-

di rito greco, la latino), in tutte del

cui esistenza e proclama: le lotte

garantita tirannide,

gli empitements si sono ogni libert albanese, di rito il tentativo

greco-albanesi,

distinti

contro

godranno

pel pieno non gnogreco) (fallii~) es e

culto

ortodosso-orientale come siciliano,

s , Ma poich erano

il decreto cattolici il

controfirmato

il quale, che

e per di pi d'origine

i greco-albanesi allo

di Sicilia

non e greco-ortodoes sere pubblicamente tolinea il' ridicolo poich la dittatura era implicitamente spiega bile cattolica. (45) (46) solo

s (SCADUTO, , pp. 700 ss.) evidente I scisma orientale praticato professava (GILlBERTI, p. 1). Il DE la libert allo le di coscienza,

le dette comunit

cui rito

non poteva infatti,

SIVO, a), II, p. 213, sotla perfidia: culto il greco-ortodosso

di quel decreto, autorizzato,

ma non ne ha compreso

e non era necessario scisma prelature e Siracusa

un provvedimento di politica

ad hoe,
anti-

come istigazione

cio come atto allora esistenti.

COMERCI, p. 36, elenca Diocesi di Noto,

Trapani

(DE SIVO, a), I, p. 73).

26

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie e fu introdotta

scopale del 1850, erano state respinte (47),

l'autorizzazione degli ordinari diocesani per la stampa e pubblicazione dei libri (r.d. 27 maggio 1857). Era questa una conseguenza dell'isolamento politico del governo, il quale era indotto, contemporaneamente, ed a prevenire cause d'attrito a rafforzare nella gerarchia eccon la Santa Sede, con cui si era pi numeroso di quanto infatti un'elevaclesiastica del Regno sentimenti di gratitudine e di devozione, trovava sempre pi legato da comuni interessi. Il clero, secolare e regolare, ne. L'accesso agli ordini non fosse necessario per l'assistenza spirituale della popolaziosacri determinava zione sociale, che si estendeva, nella pubblica estimazione, alla famiglia dell'ecclesiastico; altre volte, i cadetti della nobilt, o del ceto possidente, semplici considerazioni re le religiose, erano avviati a tale carriera per pusembrava il pi decoroso perci geneeconomiche (48). Abbondavano

poich tale stato

per le donne che non contraevano matrimonio. e di costumi non esemplari, talvolta, si macchiavano
(47)
(48) storico

ralmente notata la frequenza di ecclesiastici privi di vocazione, i quali finivano per partecipare pure rilievo comuin/ra, 46.
l'apprezzamento d'uno
a),

alle passioni ed ai disordini dell'ambiente in cui vivevano, e, di reati (49).

DE SIVO, a), I, pp. 368 s.; 440. Vedi anche


Tale per il periodo non era stata
55.

di

cui

ci occupiamo in passato: aveva

contemporaneo

certo ancor

sospetto peggiore

d'anticlericalismo: vedi, anni curato, del e per i primi numerica di tutta

DE SIVO,
del nei secolo

I,
di

p. 73. La situazione Carlo di Borbone, BLANcH, a), I, pp. d'ottenere ricchezza fu colpita tistici, (pp. norme (calcolata dalla

per il regno

ScHIPA, II~ p. 156 ss.;

XIX,
cui

36

Il Governo, per una del re

peraltro, riduzione

concordati, la del regno)

opportune al tempo legge eversiva

clero;

Carlo un terzo

quella

(2 luglio
difficolt rendita ci presenta in lire

pi ricostituita

nell'antica

misura. la alla

SCADUTO, II, pp.

1806) di Giuseppe Bonaparte, e mai 107, riporta alcuni dati stadi soddisfacenti, ed arcivescovati nonch d:lle gema

sottolineando del regno,

tuttavia espressi

di reperirne dei vescovati del non pochi

114 58.) i dati relativi


(49) La storia

due parti

italiane

1865 (lire
campioni

4.25

l ducato),

meridionale

di tale

Introduzione

27

ne il modesto livello d'istruzione, che, nel contatto con i laici, li portava ad essere piuttosto veicoli di superstizioni e di pregiudizi, anzich di vera religione e di rigore morale. Il governo fidava nel supporto del clero, e non facilmente resisteva alla tentazione di utilizzarlo come instrumentum re-

gni (49 bis) ma non sempre tale fiducia era bene riposta. In
tutti i moti che si erano succeduti, fin dal 1799, vi erano stati sacerdoti compromessi col partito rivoluzionario. Il clero siciliano (50) partecipava largamente dello spirito separatista dell'isola, ed alcuni suoi membri, nel 1860, si schierarono morosamente clacon Garibaldi (51). Alla fine del regno, fu in-

d'ecclesiastici. Si veda per esempio la non edificante vita d'uno dei protagonisti del moto del 1820', il sacerdote Luigi Minichini, narrata da MANFREDI, parin ticolare p_ 27. (49 bis) Vedi, per esempio, le disposizioni che facevano obbligo agli studenti di frequentare le congregazioni di spirito (in/ra, 33), e quelle che ponevano a carico del comune le spese per il predicatore quaresimale e le feste religiose (in/ra, 114 e 122). : (50) Il clero siciliano dipendeva sostanzialmente dal Governo, attraverso il tri-bunale della monarchia (SCADUTO, pp. 156 ss.; ed in/ra, 46) fondato I, sulla legazione apostolica conferita dal papa Urbano II al re Ruggero I (1098), ed interpretata estensivamente dai sovrani spagnuoli, talch essi venivano a ritrovarsi in possesso di una superiorit, che non tiene alcun altro principe cristiano cattolico (DE STEFANO, 193). Il DE SIVO, ), I, p. 73, esprime un giup. a dizio negativo sull'opera del detto tribunale. Il prodittatore Mordini (decreto 19 ottobre 1860) ristabil i poteri del tribunale della monarchia quali erano prima del breve Peculiaribus di Pio IX (26 gennaio 1856) che ne aveva limitato alquanto i poteri; il papa Pio IX lo soppresse con lettere apostoliche 23 luglio 1868 (]EMOLO, p. 262); ed infine il Governo italiano (art. 15 l. 13 mago a), gio 1871, n. 214: cosiddetta legge delle guarentigie s) dichiar di fare rinuncia al diritto di legazia apostolica in Sicilia, il che era puntuale adempimento del proclamato principio di separazione tra Stato e Chiesa (MILANO). (51) Di tali sacerdoti e garibaldlni , il pi noto fra Giovanni Pantaleo, il cosdetto cappellano dei Mille (Castelvetrano 1832 - Roma 1879), poi apostata, ed esponente del cosidetto anticoncilio convocato a -Napoli nel 1869 dalle sette anticristiane, morto fuori della Chiesa; il pi illustre il canonico Gregorio Ugdulena (Termini Imerese 1815 - Roma 1872), ministro del Governo dittatoriale, poi deputato al Parlamento italiano, cultore del greco e dell'ebraico. Opportunista fu il comportamento dell'arcivescovo di Palermo,

28

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

vece prevalentemente tinentali:

legittimista il clero delle

provincie con-

ma il suo contributo

fu di livello proporzionato Altri,

alla modesta qualit della maggior parte dei suoi componenti. Il clero rurale pi istruiti, maldicenze, diede spesso appoggio al brigantaggio. largamente parteciparono a quella campagna di

di sospetti, di calunnie, in cui si disgreg la clas-

se dirigente del regno, e che rese impossibile qualsiasi efficace iniziativa diretta a salvarlo (52). Con tutto ci, non mancavano elementi d'alta dignit per cultura e per costumi; n bisogna dimenticare che il clero partecipava ampiamente sia al pubblico insegnamento, sia alla beneficienza pubblica. L'eversione della cosiddetta manomorta ecclesiastica, col trasferimento n un- miglioramento delle propriet immobiliari delle degli enti ecclesiastici alla borghesia, dell'agricoltura, (53). .condizioni di vita dei lavoratori non gener, di solito, n un'elevazione

Condivideva con la nobilt la funZIOne di classe dirigente un ceto medio, o, come si diceva,

8.

Il ceto medio. -

civile , .costituito da proprietari,


so ben preparati

e da professionisti

tra i

quali, per antica tradizione, erano numerosi, autorevoli, e spesgli esercenti le professioni legali (54). Non

Giambattista Naselli, il quale, probahilmente, dati gli umori del clero (DE SI"O, a), II, p. 134) non ritenne di potere assumere l'atteggiamento che sarebbe certo stato pi conforme al suo alto ufficio; come opportuniste furono, coro relativamente, le ipocrisie religlose di Garibaldi (DE SIVO,a), II, pp. 135 ss.), (52) Di questi ecclesiastici Iegittimisti, e della loro produzione Ietteraria, l'opera pi degna di menzione quella del cappellano del 9 battaglione cacciatori, BUTT,narrazione in gran parte autobiografica, non priva di spontanea vivacit. (53) CANDELORO, p. 28. V, (54) Sul ceto civile al tempo di Carlo di Borbone, SCHIPA,II, pp. 190 5S.; per i primi anni del secolo XIX, BLANcH,a), pp. 42 ss, (questi lo denemina, al modo di Francia, c:terzo stato ossia classe media >, e lo contrappone alle c:classi inferiori >, formate di piccoli industrianti, fiUaioli, coltiva0

8 era, propriamente,

Introduzione

29

una classe politica, perch la struttura copersonale di Ferdinando i novatori del 1820; liberali

stituzionale del Regno (irrigidita si, per di pi, tra il 1849 e il 1859, in una specie di dittatura II) non consentiva l'aperta ( giacobini dialettica dei partiti:

del 1799; carbonari

del 1848) erano stati ogni volta eliminati dalla vita pubblica dalle successive reazioni, o vi erano rientrati a patto di una abiura, pi o meno sincera. Si trattava, piuttosto, d'una classe di tecnici, che forniva alla magistratura, all'amministrazione ed alle forze armate elementi spesso pregevoli, ma la cui posizione verso il potere sovrano lasciava un ben ridotto margine d'iniziativa. Non si pu dire tuttavia che in questa classe mancassero del tutto le idee politiche. Nel decennio francese, era stata profondamente permeata d'idee nuove, ed aveva fornito, con la nobilt minore, i quadri della nuova organiz-

tori

a giornata,
4: terza

domestici classe

ed operai). legale,

La la

l. 25 gennaio nobilt

1756

(supra,

nota

30) c di

diceva tutti

di nobilt chiamata costare e popolari uomini doveva ai civili

(dopo

generosa nel qual e che

, e quella

privilegio) quelli vissuto l'idea versi

quella

ossia civile, e comodit, sono stati e da bene (per

rango

si reputano .ed avo cari. neldi.

che facciano civilmente bassi per

avere cos quelli

come il di loro padre gli uni . Chi, cadetto

sempre del dai

con decore onorati

senza esercitare e gli altri peraltro, citt

che n impieghi ad un ufficio e regie, mento tate bilt della baroni strofe escluse pi

stimati

pubblico

aspirava deritaniali

consentito

esempio, che

in reggimenti

4: nazionali)

giustificare proprie (perch generosa,

in una

delle

le baronali, del ceto

sia vissuto civile

cos il pretendente,

come il suo padre che costituivano legali erano l'accesso alla

ed avo, con mantenersi distinto anche da elementi

di rendite di nobilt da Carlo parte dei

. I giuristi,
le professioni e schiudevano all'opera

I'elenolO ss.), ai nel

eserci-

di privilegio), monarchia

diedero

un apporto

positivo

di modernizzazione asserviti

intrapresa la maggior

di Borbone siciliani,

(GHISALBERTI, a), pp. ed avvocati,

tolta, tuttavia, ceto forense rivolta

magistrati

(PONTIERI, b), pp. 37 ss.), Ma anche ogni sorta di canaglia:

nel continente,

si era infiltrata pp.

v. COLLETTA, a),

I,

218 ss., e rapo. che provoca. voi meritate

da SETTEMBRINI, a), p. 196, ai legulei del 15 maggio 1848: O avvocati,

inconcludenti anzi pagleui,

rono la sommossa la servit .

30

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

zazrone dello Stato (55); passata al servizio borbonico con la restaurazione, aveva per dato un largo contributo al movimento costituzionale stati allontanati nuovamente del 1820; molti di coloro che erano per tale motivo, furono II; e la loro formazione dalla vita pubblica

utilizzati da Ferdinando

influiva su certi atteggiamenti,

che non erano, in realt, se

non espressioni, come oggi si direbbe, moderate rispetto all'estremismo ultraconservatore e clericale, ma che erano sufficienti a farli qualificare di settarismo dirittura di tradimento. di governo, di tale clasper

, e pi tardi ad-

Un eccesso di rigidezza e diffidenza nell'azione determin tuttavia da una parte I'invecchiamento se dirigente, i cui elementi erano mantenuti tardissima et, e dall'altra

in ufficio fino a

il suo scadimento qualitativo,

il distacco dei giovani dalle massime politiche tradizionali. La parte' pi colta ed ambiziosa della classe media si apr facilmente alle idee liberali ed unitarie. Altra parte, che, nelle provincie, costituiva i quadri delle amministrazioni neva il governo pi per consuetudine consapevole fedelt locali, sostee per interesse che per

(in/ra, 111).

Quella parte del ceto medio che non esercitava le professioni intellettuali, o che non seguiva le carriere dello Stato, era quasi interamente una classe di proprietari fondiari, per lo pi d'origine recente, poich la formazione ne era stata agevolata, dopo il 1806, dall'abolizione dei feudi. Le attivit commerciali erano praticate soltanto nelle maggiori citt marittime: Napoli, Bari, Messina; ma, in generale, la borghesia del regno mancava d'iniziativa economica, e preferiva gli investimenti immobiliari (senza tuttavia dimostrare un vero interes-

(55) CROCE, a), pp. 234 ss., e sulla parte di primo piano assunta dalla borghesia, VILLANI, pp. 249 S6.

Introduzione e la tesaurizzazione .

31 Il

samento al progresso dell'agricoltura)

ceto medio siciliano condivideva i generali sentimenti avversi all'unione con Napoli, e da esso sorsero i pi accesi sostenitori dell'unit nazionale, nelle due tendenze, mazziniana con Francesco Crispi, sabauda con Giuseppe La Farina. Esso era di regola pi retrivo ed incolto di quello continentale, ad eccezione di Messina, dove, per la pratica del commercio internazionale, la vita locale assumeva un tono assai pi vivace che nel rimanente dell'isola, e si stabilivano abbastanza spesso parentele con famiglie straniere (56).

9.

Il proletariato. -

Alla base dell'edificio sociale si troalla vita

va un numeroso proletariato , la cui partecipazione -

pubblica era pressocch nulla, anche se in qualche momento nella reazione del 1799, nei moti siciliani del 1848 e del le sue agitazioni ebbero gran peso. La sua presenza e la plebe rurale, confluendo nel movimento di guerriglia parda1860 -

nella storia del regno si manifesta con esplosioni intermittenti, velleitarie ed irrazionali, cosiddetto brigantaggio

tigiana rapidamente degenerato in criminale anarchia -

r vita ad uno dei problemi pi gravi del nuovo Stato italiano. Un carattere particolare aveva la plebe urbana di Napoli, afflitta da uno stato di disoccupazione e di sottoccupazione endemica, pronta all'osanna ed al crucifige, ieri manifestante la sua fede al re, oggi acclamante Garibaldi, sempre incapace d'esprimere null'altro che l'animo suo passionale e volubile, anche se generoso. Diverso era il carattere della plebe palermitana, che un residuo dell'antica organizzazione corporativa per maestranze

, e l'orgoglio di popolo della capitale

(56) Sulla vita sociale e politica della classe media nei domini di qua e di l del Faro, conservano interesse, anche se non hanno il rigore delle odierne indagini sociologiche, le notizie di DE CESARE, a), Il, pp. 103 88.

32

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

insulare,

rendeva

politicamente

suscettibile,

specie quando

sembravano in giuoco i privilegi dell'isola, pi compatto e cosciente nelle determinazioni, ed in definitiva pi temihile.: Nelle citt, il popolo minuto era costituito da modesti artigiani, piccoli commercianti, cavano i centri industriali, operai giornalieri; o erano di limitato poich mansviluppo, non

esistevano aggregati rilevanti di proletariato operaio. superfluo aggiungere che l'istruzione scarsamente diffusa, e le rigorose limitazioni della libert d'associazione, determinavano l'inesistenza d'organizzazioni sindacali; il socialismo era praticamente ignoto (57); e quando in qualche scritto contemporaneo si parla di comunismo si vuole di solito intendere l'anarchismo o il nihilismo, e non gi il movimento lanciato dal Marx col manifesto del 1848 (58). Nelle citt marittime e

(57) di Carlo ottenere poli: chine 1848, dei da

Circa di

il basso

popolo

della pp. e

caj.Itale 197
85

e delle e per scioperi e dei contro delle

province, i primi della

sotto il regno anni del d'Italia, secolo per in Namac-

Borbone,

SCHIPA, Il, di mercede 1848, in

XIX, BLANCH, a), pp. 46 ss. Tuttavia, accrescimento nel febbraio tipografi stampa, che l'uno,

i primi

storia l'altro, nazionale

diminuzione anche operai

di Iavoro s , furono sarti; l'introduzione fabbriche peraltro, trionfali mai delle

dei muratori conflitto degli pane

il 25 aprile (CORTESE, a Sarno e sociache il 1851),

protestavano ancora grido il

e vennero col anni,

con la e lavoro!

Guardia ~: con

I, pp. LXIII I, p. listi 177, si

ss.), ed altri suscitava pi

di tela di moti con

ed a Cava dei Tirreni, persistette

che, dice DE SIVO, a), cui l'articolo ( impl icita, 1852), nella ope-

socialismo

. Il timore, i toni 5 gennaio forse

e ne sono prova Napoli, per stesso n. 1 del di Stato giornale del

editoriale socialismo non

de L'Omnibus,

1852, proclama pi del 2 dicembre 26 maggio Sulle

stato
con che

abbattuto cui lo

non risorgere (n.

espressa,

l'allusione ormai

al colpo la societ

bonapartista 42 del

e l'insistenza convinzione mostruosi raie (58) in vari serva d'una

rassicurata
219220. comunisti

, chiede:

e Ove sono i sogni agitazioni

e le abbominevoli anche

dottrine LEPRE, pp.

socialismo?.

del 1848, vedi comuni, LEPRE, pp. spinta dei

DE SIVO, a), I, p. 176, dice per ottenere in tale 229 anno accenna

i moti

scoppiati

nel 1848 oso s,

la ripartizione si trattava

di terre di

demaniali;

ed a bagliori

di comunismo

anche

ROSSELLI, p. 171. Ma, come comunismo ed alla scientifico delle ripartizione terre

ss., non

, bens

contadini

all'occupazione

Introduzione

33

lungo le coste, buona parte della popolazione viveva della marineria e della pesca, e, sebbene la marina mercantile, costituita in prevalenza da legni modesti, praticasse sopratutto la navigazione mediterranea, Le plebi rurali alcune attivit, come la pesca del vivevano coralli- e delle spugne, erano fonti d'un certo benessere. contadini, pastori, boscaioli il ,pi delle volte in quasi completo isolamento, ed erano prive d'istruzione. Il servizio militare obbligatorio tivamente su troppo poca parte della giovent, venne poi sotto il regno d'Italia, p~rtare alla terra d'origine, le rafferme, la formazione dall'ambiente incideva effete su questa av-

troppo a lungo; dimodocch, piuttosto che costituire, come

un'occasione per fare acqui-

sire ai giovani esperienza d'altri paesi e d'altre genti, da rideterminava, per la frequenza deldi militari di mestiere, sradicati delle zolfare ebbero,

civile. I siciliani, poi, erano esenti da obblighi

militari. In Sicilia, inoltre, i minatori

ancora per molti .anni dopo il 1860, condizioni di vita e di lavoro tra le. pi dure e le pi basse d'Europa (59).

Le condizioni

economiche tuttavia,

(indipendentemente

da tali podopo

punte minime) erano generalmente modeste, vere. Si pu ritenere, gli Stati d'oltremare,

o addirittura

che nei paesi donde,

l'unificazione, si manifest il vastissimo flusso migratorio verso le condizioni fossero, prima del 1860,

Si tratta, mentalizzate
88.,

cio, d'una

di quelle

ricorrenti colore. del

manifestazioni Infatti, Blanc il

di

fame

di terre sempre b), pp. stru-

che esploderanno parla

nel Mezzogiorno di vario delle dottrine verso 42 58.

fino ai d nostri,

e che furono
BIANCHINI,

da agitatori ampiamente

127

dottrine

e d'altri della

socialisti

francesi, socialismo sono

ma del Marx non fusione marxista posteriori (59)


3. LANDI -

ricorda
in Italia

nemmeno il

il nome, pur accennando 1870, e gl studi


d'Antonio

(p. 140) alla dif-

di perverse appare al

in alcuni luoghi

Germania.

Labriola

1890.

COLAJANNI, pp.

1.

34

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

migliori che sotto il nuovo regno. Un regime fiscale mite (60) ed il protezionismo economico, da una parte contenevano i prezzi, dall'altra rendevano lucrative certe attivit travolte pi tardi dalla concorrenza dell'Italia settentrionale, e da quella estera cui gli impegni politici del nuovo regime dischiusero le porte. Non sembra dubbio che, in certe provincie meridionali, l'unit nazionale ebbe l'effetto di ridurre in una squallida miseria un popolo che viveva in una sopportabile e dignitosa povert. Sorprende, bens, il gran numero di mendicanti. Una statistica del 1832 ne indica, per le sole provincie continentali, 237.825, di cui 109.374 maschi, e 128.451 femmine, in continuo aumento dal 1824, sebbene circa 300.000 ducati (lireoro 1.275.000 dell'epoca) fossero erogati per la pubblica bea tenerne alto il numero neficienza (61). Ma contribuivano

la difficolt delle comunicazioni, che impediva i trasferimenti dalle aree di maggior depressione verso quelle dove esistevano pi ampie possibilit di lavoro, nonch le mediocri condizioni della sicurezza pubblica, che consentivano ad individui di bassa moralit la scelta d'uno stato, dove era consentito al-

ternare il parassitismo al delitto. Il popolo minuto conosceva poco o nulla il maestro di scuola, ed identificava la pubblica autorit nel giudice e nel gendarme. Per ogni altro bisogno, esso incontrava il diaframma dei possidenti, r da ascrivere che esercitavano le cariche d'amministratra popolo e Governo. peall'abilit politica del Governo borbonico, identificazione col ceto dei possizione locale, e si interponevano avere rifiutato la propria

(60) Sugli effetti della finanza del regno d'Italia sulle condizioni delle classi rurali nel Mezzogiorno, CARANO DONVITO, pp. 145 S5. (61) CARANO DONVITO, pp. 53 S8. el 1854, secondo l'Almanacco reale del Regno delle Due Sicilie (cit, da ALIANELLO, a), p. 122) v'erano 761 stabilimenti di beneficenza, e 1131 monti frumentari.

Introduzione

35 in menti

denti (62), ed essere invece riuscito ad inculcare

semplici il concetto del Sovrano come difensore del popolo contro gli abusi di costoro, e la configurazione d'ogni tentativo di ridurre l'autorit regia come attentato alla giustizia ed ai diritti del popolo. Da qui, brigantaggio del governo unitario, le reazioni del 1799, ed il al tempo dei re francesi, e nei primi anni

cio quando ne permaneva l'ispirazione

legittimista; ma anche il conflitto che oppose la borghesia liberale , o cos reputata, al basso popolo, con l'adesione della prima al nuovo regime, e l'abbandono del secondo alla repressione (63)_ Diversa fu invece la vicenda della Sicilia, dove i proprietari terrieri, ex-feudatari o loro successori, eccitarono la plebe contro il Governo borbonico, anche quando questo rappresentava losi feudale. Perci, il movimento novatore contro I'anchii moti popolari, come quello di Bronte

nel 1860, non furono provocati dai reazionari, bens da ele(62) ALuNELLO, a), p. di re come re dei una quelli ai ladri. Francesco, adottato da 123, dice galantuomo che, nell'opinione al re del popolo meridio-

nale, il soprannome lo identificava sembra tificato giunge: quelle piuttosto Tutti provincie

attribuito

Vittorio

Emanuele

II,

galantuomini
una e da guerra

cio dei possidenti. contro

Ma questa , agin fa-

boutade
come

del MONNIE!l, p. 87, il quale, dei poveri una con un po' ci risultava Vittorio di decenza

dopo avere ideni ricchi si chiamano d'idee

il brigantaggio

che sono vestiti

galantuomini:

confusione Dunque d'un

vorevolissime ben vestite: probabilit che l'agire

Il galantuomo,

Emanuele, che poteva sovrano

era il re delle classi

il re de' proletari stesso re, come

e degli indigenti. sincera

Viva Franogni programnel senso contristrumento ai libe1848 il

cesco Il, e si rubava


ma di lealt politica, buiva alla propaganda della rivoluzione. (63) principe

senza scrupolo s , La verit dallo era per infelice, che rappresentava del terrore per naturale li saccheggio, in quanto quel fisico

l'epiteto,

secondo

espressione eccezionale come

intendersi uno

galantuomo

fosse per un re cosa

e quindi

Una reminiscenza di Montemiletto,

che il popolo che d'animo,

incuteva

rali, in SETTElIIBRINI,a), p. 195, il quale servire di rinfreschi: e mentre sorbivamo,

ricorda

il 15 maggio

gentilezza il grido

o per altro, ci fece grido sottolineato attenzioni,

udimmo per

viv'o rre, terribile


certe paterne

della plebe che faceva il come- quella ricordata

del '99 . Va pure

come tale plebe non ne volesse al regio governo

injra, cap. II, nota (244).

36

Istituzioni del Regno d elle Due Sicilie

lO

menti ultra democratici, e furono per egualmente repressi nel sangue dalle forze garibaldine (64).

111.

IL

GOVERNO

lO. Dal regime uicereale al congresso di Vienna del 1815. Nel 1815, il Regno delle Due Sicilie, restituito alla dinastia borbonica dal congresso di Vienna, derivava, come abbiamo visto, dalla fusione dei due regni, di Napoli e di Sicilia (o di Sicilia di qua del Faro , citra Pharum, e di Sicilia di l del Faro , ultra Pharum: Regnum utriusque Siciliae), le cui corone, rimanendo per come da secoli divise,eransi concentrate, nel 1734, in capo a Carlo di Borbone, ed ai suoi successori (65). La novit politica e giuridica, era consistita
(64) I moti di Bronte sono definiti reazione borbonica e brigantesca ~ da ORIANI,I1I, p. 159, presumihlrnente derivando da GUERZONI, 215 S8., e pp. questi dalla viva voce dell'amico Bixio. Il che dimostra la superficiale conoscenza che degli eventi del sud avevano i politici del settentrione. Si trattava, in realt, d'un conflitto agrario tra parte della popolazione capeggiata da un anziano demagogo, l'avv. Niccol Lombardo, e l'amministrazione dei beni exfeudali del duca di Bronte (Nelson), che, nel momento in cui le truppe borboniche si erano ritirate verso Messina, e i liberatori non erano ancora giunti, esplose in un massacro atroce (descritto in una celebre novella del VERGA). Bixio, a sua volta, sopraggiunto con la sua brigata, diede prova della solita smodata violenza (di questo solo vorrei fargli addebito: circa l'ingiustizia di recenti giudizi, ha ragione MIL.~NI,pp. 138139). Della immediata repressione fu vittima anche il Lombardo, il quale pare avesse fatto il possibile per impedire gli eccessi provocati dalla sua propaganda scriteriata (RADICE). certo che il Lombardo era un liberale del 1848, ed apparteneva al Comitato che nei giorni di maggio 1860 aveva issato la bandiera tricolore sul c circolo dei civili: borbonici erano, piuttosto, gli avversari, che furono trucidati nella sommossa, tra gli evviva a Garibaldi (ABBA, . 205), e non esiste quindi analogia tra questo p episodio, e le reazioni ~ borboniche del continente. (65) Il titolo di rex utriusque Siciliae era stato adottato per la prima volta da Alfonso d'Aragona, in cui si erano concentrate (1442) la corona della Sicilia di l del Faro (unita, dal 1412, a quella d'Aragona) e quella di Napoli, ossia Sicilia di qua del Faro, lasciata gli per testamento da Giovanna II d'Ano gi-Durazao, Le due corone furono nuovamente scisse alla morte d'Alfonso

lO
nella trasformazione

Introduzione

37

m un solo Stato unitario

di due Stati,

collegati solo dal legame dinastico (L 8 dicembre 1816). A torto quindi si disse che conteneva un pleonasma il nuovo titolo di re

del Regno delle Due Sicilie (e non, come fin allora, di re delle Due Sicilie) (66), che, del resto, t1"Oking of United Kingdom of

vava riscontro nel titolo ufficiale d'altri sovrani europei (per esempio, del re britannico, Great Britain and Ireland ), ed era giustificato, come apertura- d'una nuova serie di regnanti, il mutamento dell'attributo numerale che accompagnava il nome del sovrano: pi Ferdinando III in Sicilia, e Ferdinando ma Ferdinando I nell'unico regno (67). L'unione, stabilita col trattato di Vienna del non IV in Napoli,

1738, tra

Sicilia e Napoli, era una unione dinastica, del medesimo genere di quella realizzata, tra il secolo XV ed i primi anni del secolo XVIII, tra le corone di Spagna, col trattato di Rastadt del di Napoli e di Sicilia; e

1714, tra la corona imperiale

quella regia di Napoli, e tra la corona ducale di Savoia e quella regia di Sicilia; col trattato di Londra del 1718 tra la corona imperiale e quelle regie di Napoli e di Sicilia. Nei limiti in cui gli schemi del diritto pubblico attuale possono essere utilizzati per chiarire rapporti d'anteriore origine,

oppor-o

(14-58),che lasci il regno insulare al fratello, Giovanni Il, e Napoli al figlio illegittimo, Ferdinando (o Ferrante) I; finch furon riunite nel 1504 in capo a Ferdinando II d'Aragona, ed ai suoi successori spagnoli fino al 1714. (66) PALMIERI, . XL (la citazione tratta dalla Introduzione, anonima, p che per risulta di Michele Amari: DE STEFANO, 375). p. (67) I re che in Sicilia avevano portato il nome di Ferdinando erano Ferdinando I (14121416) e Ferdinando II (1479.1516), della casa d'Aragona. Lo stesso nome avevano portato, in Napoli, Ferdinando I, o Ferrante (1458 1494); Ferdinando II, detto Ferrandino (14951496), l'uno e l'altro del ramo aragonese di Napoli, e Ferdinando 111 d'Aragona, che il medesimo regnante in Sicilia col nome di Ferdinando 11. Perci, Ferdinando di Borbone assumeva l'ordinale In in Sicilia, e IV nel continente,

38

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

lO

tuno osservare, per , che, sebbene ancor dopo il 1738 esistessero per la Sicilia bandiera, armi araldiche, cittadinanza, distinte dalle napoletane, l'unione non era meramente personale , cio fondata sulla accidentale identit persona del monarca (Inghilterra e Hannover fisica della dal 1714 al

1837; Paesi Bassi e Lussemburgo dal 1815 al 1890) bens del tipo cosiddetto reale (Svezia e Norvegia dal 1814 al 1905, Austria-Ungheria dal 1867 al 1908; Italia ed Albania dal 1939 al 1943), che presuppone l'unit giuridica della corona, e l'esistenza di organi comuni (68). Nel periodo spagnuolo ed in quello austriaco, Napoli e la Sicilia, pur decorate del titolo di regni, non erano nemmeno membri a parit di diritto d'una commomoealth; ma semplici dipendenze d'una corona lontana e straniera. Al sovrano, ed ai ministri presso di lui residenti, spettavano le supreme determinazioni, con l'assistenza del Consiglio d'Italia, costituito da tre consiglieri, rispettivamente per Napoli, la Sicilia,

ed il ducato di Milano (69). Il sovrano era rappresentato a Napoli ed a Palermo da un vicer, alto funzionario nominato e revocato discrezionalmente dal monarca, da cui dipendeva gerarchicamente, e che fu quasi sempre straniero. Non esisteva quindi un governo napoletano o siciliano, e tanto meno una politica, o, semplicemente, una rappresentanza internazionale propria di tali domini. N fu diversa la situazione durante il

(68) Nella letteratura politica del tempo, l'unione per cui Vittorio Emanuele 111aveva assunto il titolo di re d'Italia e d'Albania, Imperatore d'Etiopia (L 16 aprile 1939, n. 580). spesso detta personale s, o per errore. o piuttosto per mnager la suscettibilit degli albane si, assoggettati di fatto all'Italia: ma erano state fuse le Forze armate (1. .13 luglio 1939, n. 115), ed accentrate le relazioni internazionali nel Ministero degli affari esteri del regno diltalia (l. 16 maggio 1940, n. 636), ci che tipico di una unione reale. (69) La Sardegna era invece rappresentata nel Supremo Consglio d'AnI' gona (SOLMI, . (166), p

lO

Introduzione

39 illusasi

breve regno di Vittorio Amedeo II, quando la Sicilia,

per un momento di tornare ad avere un re proprio, si era ritrovata dipendenza non d'una potente monarchia, ma d'un povero ducato. L'individualit dei due regni persisteva tuttavia con la

sopravvivenza d'antiche istituzioni, alcune delle quali, come il Parlamento di Sicilia, pur profondamente esautorato, avevano natura costituzionale, nonch di ordinamenti amministrativi e giurisdizionali propri. poi da aggiungere che, malgrado le non rare durezze o negligenze della lontana autorit sovrana, e la tanto deplorata rapacit fiscale delle dominazioni straniere, sarebbe in errore chi supponesse che Napoli e situazione analoga Sicilia fossero rispetto alla corona, in una

a quella dei domini coloniali rispetto alle potenze dominanti fino a giorni a noi vicini (70). Il personale giudiziario ed amministrativo era quasi tutto locale, ed un sistema in cui il vincolo politico era dato dalla fedelt al monarca, e non dalla nazionalit, permetteva, almeno in linea giuridica, ai sudditi italiani l'ascesa a qualunque ufficio anche fuori della regione natale: del che, infatti, non mancano esempi. Nel 1734, Napoli e Sicilia ebbero di nuovo un proprio re, nella persona di Carlo di Borbone; ma, mentre il continente cos recuperava la propria sovrana indipendenza, si apriva, per la Sicilia, una pagina, in cui certi problemi divenivano anzi pi acuti. Palermo era stata, sotto i re normanni e svevi, capitale dell'unico regno di Sicilia e di Puglia

Carlo d'Angi, nel breve periodo in cui regn di qua e di

(70) Il giudizio durissimo espresso di solito dagli storici italiani sul governo spagnolo, rettificato da CROCE, a), pp. 139 ss., il quale osserva che c la Spagna governava il regno di Napoli come governava s stessa, con la medesima sapienza o la medesima insipienza , e col massimo riguardo verso gli italiani.

40

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

lO

l del Faro, si stabil in Napoli, citt a lui ben pi devota, e meglio adatta ai suoi disegni, perch facilmente collegata per mare ai domini angioini di Provenza, e prossima a Roma (71). Carlo di Borbone pose la sua sede in Napoli; divenuta ormai la citt pi popolosa e ricca dell'Italia meridionale, e la Sicilia continu ad avere un di Napoli. Si riproduceva cos, pi o meno, l'ordinamento che la Sicilia aveva avuto prima del 1734. Il Governo (il Consiglio di Stato , come si diceva) risiedeva presso il. sovrano, ed era comune all'uno ed all'altro regno. Il sovrano era rappresentato in Sicilia dal vicer, residente in Palermo. La Sicilia conservava il parlamento, ed amministrative; sentanza diplomatica, e le proprie istituzioni giudiziarie erano invece comuni la Corte, la rapprel'esercito, la marina militare. si voleva salvaguardare vicer, nominato dal re

da notare che giuridicamente

la parit dei due regni, e perci non esisteva un atto sovrano che attribuisse a Napoli la qualifica di capitale: il re poteva risiedere nell'uno o nell'altro regno, ed ivi dovevano accompagnarlo la Corte ed il Consiglio di Stato. Ma, in fatto, il re si trasfer in Sicilia solo nei. tempi in cui vi fu, costretto (1799, e 1806-1815), e la dipendenza dell'isola da Napoli risult pi rigorosa di quella dalla Spagna o dall'Austria. Ad un monarca lontano, e distratto da pi vasti interessi politici, erasi sostituito un re vicino, con interessi esclusivamente italiani; un re, per di pi, come Carlo di Borbone, che partecipava attivamente alle aspirazioni riformatrici tendeva realizzarle Queste tendenze innovatrici, del suo tempo, ed inin entrambo i suoi regni. nelle provincie continentali,

avevano trovato, in larga misura, favorevole apprezzamento:

(71)

CROCE,

a), p. 87.

lO
esse corrispondevano

Introduzione

4-1 abbastanza diffusi tra

ad orientamenti

la nobilt ed il ceto medio, di cui una parte fin anzi per sospingersi su posizioni tanto estreme, da restare trav.olta nella tragedia della repubblica partenopea. Ma in Sicilia era impossibile costruire uno Stato moderno, senza infrangere la prepo<tente feudalit. L'attacc energicamente il vicer, marchese Domenico Caracciolo (1781-1786), malgrado gli ostacoli che tentava di creargli presso il governo il marchese della Samo. buca, ministro per gli affari di Sicilia in Napoli, e portavoce dei risentimenti delle famiglie siciliane. L'opera fu continuata (1786-1795) dal principe di Caramanico, mentre il marchese Caracciolo subentrava nel ministero di Sicilia (72). L'azione riformatrice fu poi interrotta dalle sopravvenute preoccupazioni per gli eventi di Francia, rafforzate dalle congiure velleitarie di Emanuele de Deo (Napoli, cesco Paolo di Blasi (Palermo, morte dello stesso Caramanico che se limitata: ma, probabilmente, prescindendo

1794) e di Fran-

1795), in coincidenza con la (1795). F!1 utile I'operavanla presunzione rese illuminiragione

stica, di volere risolvere ogni problema secondo dai fattori storici ed ambientali, te il metodo dei riformatori.

.irritan-

La nobilt siciliana; sfruttando insulare, riusc a mascherare-

l'orgoglio ed il tradizionalismo

interessi non sempre commendevoli con quella veste di patriottismo, o di rivendicazione delle libert locali, che tuttora inganna certi superficiali narratori. Le singolari speranze, accesesi in Sicilia quando, nel stati costretti a rifugiarvisi, non potevano

1799

e nel 1806, il re, la real famiglia, la corte ed il governo erano essere condivise. dalla dinastia, da cui era ben temerario pretendere la rinuncia ai due terzi dei propri domini, per consolidarsi nel regno in:

(7~)

PONTIERI,

a)

b),

42

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

11

sulare. Mentre, nelle provincie continentali, guerra ed usurpazione si accompagnavano tuttavia ad un vento fertile d'idee nuove, destinate a non pi estinguersi, in Sicilia si esasperava il particolarismo, che trionfava nella Costituzione del 1812. Era frutto condannato alla sterilit, perch non potevasi fondare un patto tra re e popolo (ed il popolo era ben poca cosa difronte agli intere ssi dei magnati) sull'umiliazione del sovrano e sulle armi straniere. N meritano davvero compianto i siciliani, abbandonati dalla Gran Bretagna, che, non avendo pi interesse, debellato Napoleone, ad ingerirsi negli affari interni del regno delle Due Sicilie, si era data a professare una politica di non intervento (73). Ma lo Stato unitario, fondato nel 1816, portava perci in s stesso il germe della dissoluzione. 11. La forma istituzionale dello Stato. - Il regno delle Due Sicilie fu costituito, con L 8 dicembre 1816, in Stato
(73) n Governo borbonico aveva avuto successo nell'ottenere mano libera dal governo britannico per rendere inoperante la Costituzione del 1812, pei soliti contrasti fra le parti orientale ed occidentale dell'isola, che erano documentati da una petizione dei messinesi, contrari alla Costituzione, e perci COLLETTA, III, p. 75, chiama la Gran Bretagna ingannata ed ingannatrice >. a), In verit, il governo inglese si era riservato d'intervenire nel caso che quegli individui, che agirono colle autorit britanniche nel corso degli ultimi difficili tempi in Sicilia, fossero esposti a cattivo trattamento o persecuzione, o che si facesse alcun tentativo per restringere i privilegi della nazione siciliana in . modo tale, da esporre il governo britannico al rimprovero d'avere contribuito ad un cangiamento di sistema in Sicilia>; ma il ministro plenipotenziario in Napoli, A' Court, non ritenne che nei provvedimenti del governo borbonico fosse da ravvisare tale ipotesi (PALMIERI, 290 56.). certo, comunque, che pp. nel 1820 la Sicilia, tranne le provincie di Palermo e Girgenti (Agrigento), preferiva la costituzione di Spagna a quella siciliana, e che le due parti dell'isola furono in conflitto armato e sanguinoso (per le stragi organizzate da Palermo. contro le citt che non aderivano al moto, SPELLANZON, pp. 819 58.). Oggi I, (dopo il 1947) il fulcro del regionalismo eelano localizzato, con una sensibile accentuazione di centralismo palermi\l\lI.Q, pella Sicilia occidentale..

11

Introduzione

43

unitario, nella forma di monarchia assoluta, e tale carattere conserv fin quasi al giorno della sua estinzione. Nessun influsso diretto ebbero, sullo svolgimento delle sue istituzioni, le due parentesi costituzionali, del 1820-21, e del 1848-49. Il moto costituzionale del 1820 fu travolto dalle armi austriache, e seguito da una rigorosa epurazione, prattutto gli elementi, militari e civili, d'energie che colp soche avevano servito -

sotto i due re francesi, e perci ebbe a privare il regno d'un cospicuo apporto e d'esperienze

(73-bis), solo in

parte recuperato dieci anni dopo, cio nei primi anni del regno di Ferdinando II. Il moto del 1848 termin, praticamente, con l'assurda giornata del 15 maggio, anche se per breve tempo sopravvisse una larva di regime costituzionale, presto estinto per desuetudine, e sostituito, fino al 1860, da un regime assoluto, cui legittimit era per lo meno opinabile, in presenza d'una Costituzione mai formalmente revocata o sospesa, ma di fatto disapplicata. I liberali del 1848 pagarono in prigione e nell'esilio la loro impreparazione dimostrare le loro attitudini regno d'Italia. re dello statuto costituzionale e la loro leggerezza (74); e quei pochi tra loro che avevano capacit e merito poterono sol dopo il 1860, al servizio del la

Non vale la pena di ricordare il tardivo richiamo in vigodel 1848 (25 giugno 1860),

(73 bis) Le conseguenze di tale epurazione sull'organizzazione e sul funzionamento delle istituzioni del regno sono esaminate da CINGARI, pp. 103 ss, (74) Questo. giudizio concerne complessivamente gli uomini che tentarono d'imprimere un nuovo corso alla vita politica del regno nel 1848, non gi le singole persone, tra cui furono taluni individui di grande cultura e di retto e generoso temperamento, sprecati nella massa di agitatori mediocri, e costretti alla compagnia malvagia e scempia di non pochi loschi avventurieri.

44

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

cui non segu nemmeno la convocazione

del parlamento,

che fu un semplice episodio della finale dissoluzione del regno. La verit che queste costituzioni rispondevano di minoranze: nenziale, nel 1820, degli ufficiali e funzionari tiani, che avevano trovato nella setta carbonara per i favori che la dinastia borbonica restaurata ai voti ex-murat-

l'ente esposembrava rr-

come oggi qualcuno direbbe, del loro malcontento

servare ai propri fedeli (75); nel 1848, degli intellettuali liberali, neo-guelf spostatisi poi su posizioni unitarie, mazziniane o sabaude; nel 1860, degli esuli cui Ferdinando po fiducioso, aveva consentito l'opportunit II, tropin di riprendere

piena sicurezza le loro attivit eversive, e che erano rientrati nel regno, tracotanti ed aggressivi, per consumare la loro vendetta contro il buon Francesco II (76). Quelle costituzioni, formalmente octroyes dal monarca al popolo, erano in un 'irriversibile state moto imposte, nel 1820 dal pronunciamiento, volgimento che sembrava inquadrarsi nel 1848 da un ri-

europeo cui non sfuggiva nemmeno il Sommo Pontefice, nel 1860 dal maturarsi del tempo dell'unit d'Italia. Per di pi, le fasi costituzionali pre a rivolgimenti
(75) Diciamo
55.,

si accompagnarono

sem-

separatisti della Scilia, nei quali i novatori


perch dal un un apprezzato scrittore militare, di egli vista di

sembrava), ed allontanato in

stesso ex-murattiano,

servizio giudizio

per i fatti del 1820, il favorevole, per 84. II il 27 ed ma, dal punto poca cura unificare

BLANCH,

b), pp. 55
tecnico, Sicilia morali, (76) 1858 avrebbero l'abile sportati tezione valsero

esprime di

sostanza

sui procedimenti con quello di tra Come cui dovuto cui si ignor noto, Carlo essere

e provvedimenti pur rilevando Vedi graziati nella come della l'importanza. i liberali Poerio, sbarcati acclamati Luigi

adottati injra,

l'esercito

Napoli,

che si ebbe da Ferdinando Silvio

dei fattori dicembre altri grazie furono altraFransi a,~~

Settembrini, Repubblica

Spaventa,

Argentina, Settembrini, eroi, e presi godettero, il rimpatrio, pp. 109 59.,

dirottamento in Inghilterra, del per governo

organizzato piemontese, nella la

dal capitano cui

Raffaele ed ospitalit

martiri

sotto finch di cui

la pro-

cesco II concesse

loro,

crisi finale

del regno,

accelerarne

rovina.

Y(H

1,l.!CIf

m.).

11

Introduzione

45

delle due parti del regno si trovarono contrapposti, oppure, quelli delle provincie continentali dovettero subire, o condividere, indecorosamente le velleit separatiste degli isolani; nel qual contrasto, almeno per le prime due volte (nella terza, I'intervento esterno era divenuto prevalente) la volont regia trov agevolata la via per imporsi. Monarchia assoluta fu dunque, dal 1815 al 1861, quella delle Due Sicilie; e la maggior parte delle leggi, emanate nei primi anni della restaurazione, erano vigenti quarantacinsono quasi del tutto que anni dopo: per di pi, dopo il 1848,

assenti le nuove leggi, ridotte a qualche modesta integrazione delle leggi civili, come la 1. 13 febbraio 1856 sulla successione dei militari morti in servizio, ed alle leggi d'esecuzione di trattati internazionali. La produzione normativa si svolge per decreti reali, il cui contenuto quasi esclusivamente

tecnico-amministrativo. Nel re per grazia di Dio, ereditario nella dinastia di Brbone, si accentravano tutti i poteri, to dello Stato (infra, al vertice dell'ordinamencon l'assistenza

23 ss.). Il re esercitava personalmennominati e revocabili, e di Stato ordinario o

te il potere legislativo ed il potere esecutivo, di ministri da lui discrezionalmente rilievo, si riunivano nel Consiglio (infra,

responsabili solo verso di lui, i quali per gli atti di maggior nel Consiglio dei ministri dizionale era normalmente

27). Il potere giurise circondati

esercitato nella forma di giusti-

zia delegata , cio da giudici nominati dal re,

da certe garanzie; ma, delle materie del contenzioso amministrativo, era in parte conservato il sistema di giustizia ritenuta , cio le controversie erano decise dal re, previo parere d'appositi corpi consultivi (infra, cap. V). Il re era comandante in capo dell'esercito, di mare (infra, cap. I1I). e dell'armata

46

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie Dal re discendeva la g erarchia amministrativa

11

civile, co-

stituita al centro dai ministeri, ed in periferia da uffici cap. II), dei quali i pi importanti, ed amministrative, per attribuzioni

(in/ra,

politiche

erano le intendenze delle provincie (delle

valli in Sicilia). Spettavano agli intendenti poteri d'amministrazione diretta, di vigilanza sugli enti locali, di polizia, ed anche di giurisdizione amministrativa. Nell'amministrazione locale, l'autonomia e l'autarchia degli enti erano gravemente infrenate dal rigore dei controlli governativi, e gli uffici elettivi si possono dire inesistenti

(in/ra, cap. IV).


amministrativo,

In Sicilia, una specie di decentramento

residuo dell'antica indipendenza dell'isola, si attuava con la esistenza in Palermo del luogotenente del re, che si frapponeva fra le autorit periferiche ed il governo centrale; ma era fonte di complicazioni e di conflitti l'esistenza in Napoli d'un per due volte abolito, ma ministero per gli affati di Sicilia,

infine ricostituito nel 1849, e conservato fino al 1860

(in/ra,
il co-

65).
La legislazione era in parte comune (specialmente, dice per lo regno delle Due Sicilie , che conteneva le leggi civili, commerciali, penali e processuali), in parte (specialmente nelle materie amministrative) distinta per le due parti del regno (in/ra, 16 ss.). Vi furono dal 1849 due Consulte (in/ra,

71) per la consulenza giuridico-amministrati(v'era

va del Governo, l'una in Napoli, l'altra in Palermo leria, e dal 1824 al 1849 ambo le Consulte Napoli, e riunivansi

stato dal 1816 al 1821 un solo Supremo Consiglio di cancelsedevano in in Consulta generale del regno:

in/ra;

66 ss.), e due Gran Corti de' conti, in Napoli ed in Palermo (in/ra, 164 ss.). Questi consessi esercitavano altres la giurisdizione amministrativa, rispettivamente mini di qua e di l del Faro. per i do-

11

Introduzione

47

L'ordinamento giudiziario conservava parimenti traccia dell'antica divisione politica, con l'esistenza di due Corti supreme di giustizia (di cassasione), in Napoli ed in Palermo (in/ra, 135). Si detto qualche volta che la monarchia borbonica fosse una proiezione settecentesca nel secolo XIX. In verit, i residui settecenteschi stanno nell'ostinata ricusazione della dinastia alla transazione costituzionale (77), nella pretesa che il bene del popolo possa essere realizzato dal sovrano soltanto, governando per il popolo, ma senza il popolo (78), e nei riguardi che si continuarono, malgrado tutto, ad usare alle suscettibilit indipendentiste della Sicilia. Peraltro, dopo il 1815, nelle provincie di qua del Faro, nulla, si pu dire, rimane delle istituzioni e delle leggi anteriori al 1806, ed in Sicilia il Governo d opera alla progressiva eliminazione delle istituzioni e delle leggi anteriori al 1815. Istituzioni e leggi della monarchia borbonica, tra il 1815 ed il 1860, sono nient'altro che la rielaborazione di quelle introdotte da Giuseppe Bonaparte e da Gioacchino Murat, in quel periodo (1805-1815) che gli storici meridionali chiamano il decennio , e che nei testi ufficiali borbonici detto l'occupazione militare . Si deve a quel periodo l'introduzione del codice Napoleone, principale fonte del codice per lo regno delle Due Sicilie, I'eversione della feudalit, l'organizzazione delle intendenze e delle amministrazioni locali, l'istituzione del contenzioso amministrativo, l'ordinamento giudiziario. propria di quel sistema la rigorosa osservanza del principio della divisione dei poteri,
(77) Transazione ~ appunto la definizione del BLANCH,b), p. 356, a proposito del regime costituzionale del 1848. (78) Re Ferdinando dicea con frequenza, se vogliono il bene, il far io. I Borboni avean sempre voluto il ben del popolo, ma egli nol volea per mezzo del popolo ~ (C.~L'" ULLOA, ), p. 255). a

48

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

12

finch non si riuniscano al vertic e nel capo dello Stato. Ed ha non diversa origine una concezione dei rapporti viduo e lo Stato, che si mantiene costantemente principio d'eguaglianza, tra I'indifedele al

ma cura ben poco il principio di li.

bert (79).
Il regno delle Due Sicilie dopo il 1815, potrebbe quindi definirai, piuttosto, una proiezione della Francia napoleonica, che anzi l'assenza d'ogni istituzione elettiva rendeva forse pi prossima al modello, di quanto contemporaneamente la vera Francia. lo fosse

IV. 12.

LA

DISGREGAZIONE

I fattori della disgregazione del regno. -

Il regno

delle Due Sicilie fu considerato, sino alla vigilia della sua rapi. da dissoluzione, una forte costruzione politica: Il Governo, rigorosamente accentrato, era pari, almeno, in grado di l regno di Sardegna, superiore a tutti gli altri Stati italiani. trasmettere e d'imporre la sua volont, attraverso la gerarchia cos come poteva

degli uffici, in tutte le parti del territorio,

essere" consentito dai collegamenti del tempo. La legislazione, non sovrabbondante, e di solito tecnicamente e formalmente Francia napoleonica, accurata, si ispirava al modello della uno dei pi progrediti del secolo, anche

se poco o nulla vivificata da spiriti di libert. Il pareggio del bilancio era preoccupazione costante del Governo, ed il disavanzo era di regola tenue; il debito pubblico lieve, il regime tributario
(79) Il disegno
Canosa nel "1821, non l'interpretazione sonale giudiziario d'abrogare ebbe tale delle

non perfetto ma
legislazione, anche leggi, caldeggiato

sopportabile,
dal principe di sul-

seguito;

se il Governo attraverso"

tent

d'operare

e l'applicazione ed amministrativo:

il mutamento

del per.

BUNCH. b); pp. "238 S8.; ClNGARI,pp. 3258.

--1-2-- -- --- ....

Introduzione

49

come'apparve n.elconfronto con quello pi tardi introdotto dal regno d'Italia' (80); la produzione agricola ed industriale pro-

(80) V'era per, nella politica finanziaria del regno, l'aspetto negativo, costituito dalle limitazioni, che la preoccupazione del disavanzo, e la volont di non aumentare, n il' debito pubblico, n la pressione fiscale, frapponeva alle iniziative del Governo. Le dimensioni dei preventivi di spesa, o stati discussi , sono perci relativamente modeste (ducati 30 milioni, in media, negli anni dal 1857 al 1860), e le spese produttive, come quelle per le opere pubbliche, sono abbastanza ridotte. Negli anni in questione, gli stati discussi pubblicati nella Collezione (r.d, 9 luglio 1857, 27 aprile 1858, 24 maggio 1859, 22 giugno 1860) espongono i seguenti dati:

1857

1858
32.138,877

1859

1860

ENTRATA~ SPESA: Preso Cons. min. Affari esteri Grazia e giusto Aff. eccl., p. istr. Finanze interno Lavori pubbI. Guerra Marina Polizia DISAVANZO:

. . d.
'

31.822.463

32.333.041

30.135.432

66.026 297.600 796.441 356.005 14.310.593 1.383.873 2.046.679 11.496.686 2.000.000 216.249 -1.l47.690

66.268 297.600 740.664 371.710 14.312.738 1.384.383 2.433.270 11.646.214 2.315.000 207.369 -1.680.050

66.278 297.600 . 784.008 368.320 14.850.557 1.384.083 2.496.608 11.657.493 2.303.721 209.841 -2.085.496

66.638 298.800 793.708 385.993 14.642.500 1.426.424 3.405.186 11.307.220 3.000.000 209.941 - 5.400.969

Sul metodo di formazione degli stati discussi, CINGARI,p. 180, e bblografia ivi citata. Il detto indirizzo di politica finanziaria era stato dottato da Luigi de' Medici, quando dopo il 1821 era necessario restaurare l'erario devastato dai disordini del moto costituzionale e dalle spese dell'occupazione austriaca (CINGARI,pp. 149 S8.; ROME pp. 7778), ma divenne poi permaO, nente Tvedine ancora una tarda apologia in INSOGNA, pp. 271ss.) e' fu argomento della celebre polemica tra SCIALOJA MAGLIANI. priva di fondamento e l'affermazione di 'DORIA,p. 237, che gli stati discussi pubblicati fossero e artefatti secondo il buon costume dei governi assolutistici e tirannici .
4, LANDI L

50

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

12

tetta contro la concorrenza esterna, e gli approvvigionamenti dei generi di largo consumo curati rialzi dei prezzi (81). L'organizzazione amministrativa era semplice e funzionaadeguato ai comavevano spesso e tecnica di notele; il personale impiegatizio numericamente piti da svolgere; i dirigenti, poco numerosi, una preparazione vole livello. La magistratura giureconsulti, verno. giuridica, amministrativa
s da evitare gli eccessivi

aveva radice in una tradizione illustre di dal Go-

era onorata dal pubblico e rispettata

L'esercito, costituito da personale di leva con lunga ferma, ed in parte con volontari nazionali ed esteri, aveva un armamento buono, ed abbastanza moderno (82), ed una scuola militare che forniva ai Ferdinando

corpi facoltativi (artiglieria e geprofessionale e tecnica. di

nio) ufficiali con ottima preparazione Murat, rimettendo

II vi aveva richiamato i veterani dell'esercito cos in onore la tradizione napoleonica.

L'armata di mare era la prima d'Italia, per il numero e la qualit delle navi, e per il valore degli ufficiali e degli equipaggi. Malgrado ci, furono sufficienti poco pi di 15 mesi, che si possono computare tra il d della morte di Ferdinando II

(81) CANDELORO, IV, pp. 214.215, riferendo una dichiarazione di Diego Tajani, emigrato in Piemonte, del .1858, dice che esisteva un generico seno timento di paura, per i fenomeni che si temeva avrebbero potuto verificarsi quando tale equilibrio si fosse rotto, ma che non esisteva alcun programma politico per ovviarvi. In tale carenza dei liberali del 1860 sta la radice della questione meridionale. (82) Tuttavia l'esercito, nel 1860, era in ritardo nell'adozione dei cannoni rigati (MANGONE, pp. 51.52) il che ebbe risultati negativi nella difesa di Gaeta (QUANDEL, pp. 324 ss.), malgrado l'iniziativa del colonnello Vincenzo Afan de Rivera, il quale riusc, con mezzi di fortuna, ad organizzare nella fortezza un'officina per la rigatura dei pezzi (QUANDEL, p. 168).

12

Introduzione

51

(22 maggio 1859) e quello della partenza da Napoli per Gaeta di Francesco II (6 settembre 1860), perch questo massiccio edificio si disgregasse. La storiografia politica e militare hanno tanto studiato il detto periodo, che sarebbe qui superflua una narrazione, ed impossibile un giudizio approfondito. Ci sia per consentita qualche breve riflessione. Dopo la disgraziata insurrezione del 15 maggio 1848, in cui i rappresentanti del popolo avevano dato piena misura della loro irresponsabilit la Costituzione, (83), Ferdinando II non aveva revocato anche se, tra la fine del 1849 ed i primi mesi

del 1850, una petizione popolare con tale oggetto aveva raccolto migliaia di firme. Mutato il governo, fu sciolta, con r.d. 17 maggio 1848, la Camera, che, dopo nuove elezioni, si riun nuovamente il 10 luglio. Una breve e tumultuosa si svolsero frattanto le elezioni sessione fu stesso, e una nuoprorogata dal 10 settembre al 30 novembre dell'anno luogo ad altre stravaganze e disordini, determinarono

suppletive, che, avendo dato

va proroga (r.d. 23 novembre 1848) sino al I" febbraio 1849. Riapertasi la sessione tra clamori ed intemperanze, narono in un voto di sfiducia al Governo, che culmiquesto propose lo

scioglimento della Camera, ed il re provvide con r.d. 12 marzo 1849, riservandosi la convocazione dei collegi elettorali, che per pi non avvenne (84). Esattamente perci, dopo il 25 giu-

(83) liberale,

questa

l'impressione molti anni

che dopo,

si ricava quegli

leggendo avvenimenti

gli

scrittori

di parte

che narrano,

cui parteciparono: 1848 tra le bar-

SETTEMBRINI, i, pp. 195196; Nrsco, pp. 155 S8.; L. CEClLlA, pp. 455 ss. (quello a stesso che il Nrsco, p. 169, ricorda ricate giubilante preso l'iniziativa le premier (84) appareil di gioia d'erigere des quelle d'aver visto il 15 maggio che tutti che, come la libert: il menzionato satanica); funrailles fu proprio
8S.;

e si noti de

ignorano

chi avesse

barricate,

dice PEPE, p. 122 furent secondo La 289 DE SIVO, a), I,


S8.

p. 187, uno degli animatori dello Statuto fu eliminata,

Cecilia. La menzione funzionari:

DE SIVO, a), I, pp. 207, 252 nel

256; 281; 286.287;

1850, dal giuramento

dei pubblici

CALULLOA,a), p. 238.

52

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie del Consiglio dei ministri Antonio

12

gno 1860, il presidente

Spinelli, che aveva avuto incarico dal re Francesco II di predisporre il testo della costituzione, poteva rispondere non ahbisognar nuovo statuto, dove quello del 1848 non mai abroga.io stava nel pubblico diritto del regno (85). Lo statuto dellO febbraio 1848 non era stato abolito , ma abbandonato pu anche essere giustificato politicamente l'abbandono, scinato il regno nell'anarchia, I'integrit. Sta di fatto, per,

, e
in un

momento in cui i fautori del regime costituzionale avevano trae ne avevano messo in pericolo che l'art. 64 dello statuto dava

facolt al re di sciogliere la camera dei deputati ma convocandone un'altra per nuove elezioni fra lo spazio improrogahile di tre mesi . Questa disposizione non fu osservata dal re Ferdinando; che dimodoch uno storico, che pur caldamente lo difende dall'accusa liberalesca di spergiuro

, deve ammettere

fu grave fallo, ch tenne deste le speranze settarie, die'


. E,

presa alle calunnie, mise faccia d'illegalit al governo, e tenne il regno in un provvisorio lungo, che mise capo al 1860 quando pure si respinga, con Benedetto Croce, il metodo di fare la storia col se , non davvero certo che la monarchia borbonica con la costituzione sara caduta prima

, e che

invece un'azione riformatrice, condotta con metodo cauto ad un tempo e fermo, non l'avrebbe meglio conservata (86). Il governo di Napoli fu dunque, dal 1848 al 1859, una specie di dittatura personale del re Ferdinando II, e non ebbe il tempo di trasformarsi quando all'esperto pilota subentr un dell'unit italiana. Ecore di minore autorit ed esperienza, nel momento stesso in cui si sviluppava la crisi determinante

(85) fu SIVO, a), Il, pp. 103104. (86) Le opinioni qui ricordate sono di

DI': SIVO, a),

I, pp. 366

55.

12
S,

Introduzione Ferdinando II fu una delle personalit pi immeritatamente

53

vituperate nella storia d'Italia (87). V'era nel re Ferdinando un altissimo concetto dell'ufficio regio; senso del dovere sorretto da sincera e ferma fede cristiana; volont e capacit di lavoro; costumi morali e familiari d'universalmente prensione riconosciuta integrit; affetto e combene o male intesi verso il proprio popolo,

cui tanti sentimenti ed abitudini l'accomunavano. Egli fu forse, con l'imperatore ni che amarono Francesco Giuseppe, uno degli ultimi sovraprofondamente il mestiere di re . Ed II (che di Ferdinando

penoso leggere della ignoranza

non aveva attrazione verso la cultura umanistca, ma un sincero interesse per i progressi della tecnica), o dedurne la trivialit dall'uso del dialetto (in un tempo in cui l'italiano era soltanto lingua scritta ed aulica), specie nel raffronto con un sovrano, tanto esaltato quanto Vittorio Emanuele II, del quale non si ricorda un solo anedotto che dimostri un qualsiasi interesse di cultura, ed certo che normalmente meva in dialetto piemontese o in lingua francese (88). si espri-

(87) Limiti e difetti dell'azione politica di Ferdinando II non sfuggono agli storici pur devoti alla causa borbonica, quali il DE SIVO,a), I, pp. 474-475, e II, p. 4; CALULLOA,a), pp. 253 ss. e 312 ss., ai quali si rif MOSCATI, a), pp. 129 ss. Il giudizio di CROCE,a), pp. 250 ss., riecheggia la polemica antibor '. bonica degli anni del risorgimento, ripresa, per di pi, con goffa boria intellettuale (. .. crassa religiosit ... ossequi ente al pi rozzo pretume ...): tipico il rilievo che Ferdinando avrebbe rappresentato il paese ... nelle sue cattive ten-. denze e specificamente il peggior paese . Qui, invece si manifesta il peggior Croce. Una rivalutazione della personalit di Ferdinando II in ambiente non borbonico ebbe inizio dopo la prima guerra mondiale: ricordiamo, per esempio, uno studio di AMANTE, ecensito favorevolmente dal FILARETI. 'amr L mirazione dei legittimisti francesi per la sua condotta nel 1848-49 risulta dal raro libro di n'HERVEYSAINT DENIS e MONTELIETO. (88) Non una scoperta del MAcKSMITH, a), p. 23, che gli studi di questo sovrano fossero stati e scarsissimi e quasi esclusivamente di carattere militare. Ma non aveva nemmeno seguito forti studi, una generazione pi tardi, Um-

54

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

12

La sventura di Ferdinando II, fu d'essere solo. Mentre Vittorio Emanuele II fu affiancato, o piuttosto dominato, da una personalit eccezionale Ferdinando come quella del conte di Cavour, non trov, nella sua et e nel suo regno, nessun

nomo che avesse effettive qualit politiche (89). E non a dire che lo avrebbe potuto trovare tra i liberali: perch gli Spaventa, gli Scialoja, i Pisanelli, negativi nel 1848, nemmeno sotto il regno d'Italia rispettabili (in cui la sola personalit altro che fuor del comune era Cavour) si dimostrarono tudine, il suo temperamento al sospetto, specie dignitosi e

(90) personaggi di secondo piano. In questa solisi chiuse, si inaspr, si dispose l'attentato d'Agesegno; ed dopo che, nel 1856,

sila o Milano gli diede la misura dell'odio cui era

il suo temperamento autoritario ed accentratore l'indusse a trascurare la formazione d'una classe di collaboratori dotati d'iniziativa e di senso di responsabilit, essere da lui stesso ricercati, scoperti che avrebbero dovuto e valorizzati, ed asce-

berto

I (ALFASSIO GRIMALDI, pp. 22


che tanta influenza ed ebbe d'ortografia

S5.;

CASA LEGNO,p. llO), e la stessa del una preparazione Emanuele affrettata

regina seri. fu

Margherita, ciale)

sulla vita intellettuale tra i sovrani

suo tempo,

veva con errori uomo colto ss.), anche gran parte, scaneggianti n apprezzava Sull'istruzione (89) (90)

aveva

e superfi-

(CASALEGNO,pp. 106 ss.). li primo, (e di vasta e varia cultura) per merito opera della madre. di pedanti

di casa Savoia, che

fu Vittorio Ma i giudizi

III (VOLPE, pp. 33 su Ferdinando II sono, in


s e (. toricambiato. non comprendeva

e di legulei, intelligente

per di pi e piemontestzzati ma presuntuoso, quali veniva parimenti

s , che Ferdinando, da lui ricevuta, Conforti

(MOSCATI, a), p. 106), e

dai

MOSCATI,a), pp. 98 ss. e Scialoja si ebbe non avevano dello ducati nel essere, resistito stipendio rinunciarono complesso, dal spirito alla tentazione 65 mila

MOSCATI, a), pp. 107 ss. Purtroppo dal Tesoro come Carlo della napoletano Poerio destra specie alla gli arretrati 72 mila e Silvio di ministro, a qualsiasi il giudizio di vista

di percepire ducati; su questi della di taluni altri,

da 1848 al 1860, e cos il primo risarcimento

ed il secondo

Spaventa, pu

(DE SIVO, a), II, pp. 308309). Tuttavia, personaggi mazziniani storica s in confronto monarchia positivo,

punto

correttezza,

con lo di Savoia.

(. avventuroso)

rattachs

12

Introduzione

55

gliere dei semplici esecutori d'ordini . Per di pi, li mutava di rado, e la mancanza di un'opportuna rotazione determin quella singolare gerontocrazia, costituita in gran parte di superstiti dei tempi napoleonici, che ci appare caratteristica degli ultimi anni del regno. perci da sottolineare tra le cause della rovina la mancanza d'una classe politica, o, quanto meno, gente, abbastanza giovane per nutrire d'una classe diriambizioni e speranze,

che contasse di realizzare nel regno e col regno, e che avesse quindi uno specifico interesse a sostenere il regime e la dinastia. Accadde invece che, anche dopo Ferdinando

II, il regime

continuasse ad isolarsi, ed ambizioni e speranze apparIssero attuabili solo nel quadro unitario. Cos, l'impossibilit di un'opposizione costruttiva costituzionale

continu a sospingere i novatori verso le attivit


unitari

illegali, ed infine anche coloro che non avevano partecipato alle cospirazioni mazziniane o sabaude, si ritrovarono e liberali. Se qualcuno avrebbe forse potuto salvare il regno e rinnovarlo, costui era ignoto, e, se noto, sarebbe stato agli uni ed agli altri sospetto (91).
(91) DE SIVO, a), II, pp. 4-5, definisce traditori i vecchi liberali del 1799, del 1820 e del 1848, che occupavano pubblici uffici, e facevano alzare a tutti gli uffici, come lor veniva fatto, loro cagnotti , ma si pu dubitare se almeno i migliori tra costoro fossero in mala fede, e se non avrebbero potuto meglio collaborare se fossero stati pi liberi nel seguire ed attuare le proprie opinioni, MOSCATI, a), p. 107, osserva che il personale dirigente che circond re Ferdinando meriterebbe tutto d'essere studiato, come mai si fatto finora a, Se, d'altro canto, tale personale fosse stato tutto tanto scadente e malfido, non si spiegherebbe che Silvio Spaventa (fieramente antiborbonico, ma senza dubbio uno dei migliori uomini dell'unit, che provenissero dal Iiheralismo napoletano) considerasse c:un grave danno che non si fosse potuto recuperare per l'amministrazione delle provincie napoletane il meglio della classe tecnica borbonica, e che egli ebbe sempre il rimpianto che a Napoli, come in altre parti d'Italia, gli elementi fedeli al ricordo degli antichi Stati fossero rimasti estranei alla vita pubblica, lasciando cos scoperta una funzione conservatrice che era pesantemente ricaduta sui liberali (CROCE E., pp. 158-159).

56

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

12

Il Governo borbonico era, inoltre, tanto sospettoso della. stampa, che non volle. nemmeno utilizzarla per i propri fini; e poco. o nulla d'efficace seppe opporre alla durissima, oltraggiosa polemica, che, contribuendovi politici del sud, presentava ampiamente gli emigrati il regno, pi ancora che come

roccaforte della reazione, come un relitto di medievale barbarie. Del che dovettero poi ben dolersi gli esuli rientrati, quando tribuito si avvidero quanto la loro propaganda avesse cona rafforzare alterigia e sprezzo nei piemontesij 92). avversione della Sicilia verso

E v'era, infine, l'inguaribile

il Governo di Napoli, che rendeva inutile ogni privilegio o beneficio. conservato o concesso, dacch il siciliano timebat
(92) Ferdinando II, a quanto pare, aveva la stampa in cos scarsa considerazione che il Magliani non ottenne, per la sua risposta allo Scialoja (forse sollecitata dal re stesso) nemmeno l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine di Francesco I (DE CESARE, I, pp. 278 e 285\. eccezionale ne L'Omnibus, n. 64; a), del 9 agosto 1856, un breve articolo, dove tra l'altro detto: La Gazzetta piemontese non pu rassegnarsi a credere, che nel Regno di apoli v' un re che regge le sorti del suo Reame, mentre nello Stato modello fa tutto sono i Cavour, i Rattazzi e Socj; la Gazzetta non pu credere che il Re delle Due Sicilia ha saputo sottrarre il suo popolo agli artigli della rivoluzione, e s che il 15 maggio del 1848 nolo a tutto il mondo, come ben noto che i Napoletani non sono iti a farsi forare in Crimea per la lusinga di papparsi un giorno il Lombardo Veneto al cui dominio il Re di Napoli non ambisce. Finalmente la Gazzetta non pu credere alla prosperit dei popoli delle Due Sicilie, eppure ne sembra che il benessere materiale col vada di pari passo col credito pubblico. A Torino i fondi pubblici S% sono al 92, e a Napoli al 108 per cento. La differenza non poca l' .. Tale lacuna della politica Ierdnandea rilevata anche da scrittori dell'epoca: per esempio, CALULLOA, ), a p. 243, dice che antica colpa de' Borboni fu lo sprezzo della stampa s , e .ri .. corda quanto furono infelici le risposte di scrittori borbonici alle famigerate , lettere di Gladstone; DE SIVO,a), I, p. 375, dice: V'era il giornale Il Tempo, propugnatore del trono, e 'l tolse, parendo gli miglior consiglio dissimulare le offes~ che combatterle... Sdegn di far difesa contro la guerra continua, implacabile, malvagia, che da' giornali Sardi, Elvetici, Francesi e Inglesi gli veniva; oppose il silenzio, n gran fatto permise si rispondesse s , Tale disabi: tudine rese la polemica filoborbonica, riaccesasi dopo la caduta della dinastia, e protratta si sino alla fine del secolo (per esempio, INSOGNA), monotona e poco efficace nei temi, e priva di solide basi culturali.

13

Introduzione

57

Danaos et dona [erentes ; di quella Sicilia che in ebollizione


rivoluzionaria, nel 1860, fu il tallone d'Achille del regno (93), e che, tanto gelosa della sua indipendenza, prefer tuttavia perderla fondendosi incondizionatamente nel regno d'Italia, anzich continuare l'unione Pochi colpi d'ariete, diroccarlo. 13. L'assorbimento del regno delle Due Sicilie nel regno d'Italia. - La scomparsa dell'antico regno, come individualit politica ed amministrativa, di Garibaldi, subentrarono, per le provincie napoletane (quella di Napoli, fu celere. Alla dittatura le luogotenenze dopo i plebisciti, con Napoli (94).

assestati su un edificio dietro la cui

fronte imponente erasi ormai formato il vuoto, bastarono per

e per la Sicilia, ben presto abolite 1861, quella di Sicilia, ogni e non ancora . con che fu cancellata E nacque,

con r.d. 9 ottobre

con r.d. 5 gennaio 1862 n. 91), parvenza o .speranza d'autonomia. risolto, il problema

del Mezzogiorno . come oggi si dice, reazione al ' di certi storici sulle' in .cui

.Noi non amiamo quella storiografa,

dissacrante , che, sia pure per giustificabile


metodo agiografico ed alle antitesi manichee un tempo gli scrittori la polemica reazionaria cosiddetti patriottici

settari, riversa sul moto unitario livore pari a quello. con cui infierivano memorie borboniche. Il bel risultato di simili trattazioni, politiche, ma non accettabile oggi senza un'obiettiva

(spiegabile nel ribollire delle passionie seria re-

visione critica) si fonde con la moderna demagogia populista, che nella generale ignonomia, tra borbonici .inetti, opportunisti e traditori, e piemontesi altezzosi, ignoranti e crudeli, (93) (94)
FANO, pp.

LANDI,

a), pp.

Sulla rapida
387 65.;

186 86. fine delle aspirazioni


pp. 364
S6.

autonomistiche

nel 1860. DE STE

ROMF.O, a),

58

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

13

si salva soltanto, eroe e martire, il brigante. Ed in definitiva, con simile storia, non resterebbe che vergognarsi d'essere nati italiani (95). Ora, per quanto riguarda d'Alessandro la parte borbonica, bisogna concome quella ch non siderare che certe clamorose diffalte, individuali

Nunziante (96), o collettive come quella della

marina reale (97), non si spiegano con l'oro piemontese, per quanto bassa stima possa aversi della natura umana, la carriera,

davvero facile che taluno abbia posto a repentaglio l'onore, ed anche la vita, per un guadagno che sarebbe stato comunque limitato e meschino (98). Il fatto che certi

(95) GRECO. (96) ispettore e senatore d'indurre esclude catastrofe (97) negoziata, Persano, acquisirono nici, 55.; rono berto bordo

Tra i prodotti II maresciallo dei battaglioni del regno l'esercito la venalit, inevitabile, L'adesione per incarico regia largheggiando alla effetti e

pi caratteristici di campo prese ad che il dalla

di questa

letteratura,

ALIANELLO,a); di Mignano, italiano, e tent 26 ss.

Alessandro (poi tenente contatto Nunziante nomea causa solo

Nunziante, generale governo li col

duca

cacciatori

dell'esercito piemontese,

d'Italia), ritiene portando della in

borbonico e soprattutto

ammutinarsi.

BATTAGLlNI, ), I, pp. a stato mosso da d'essere monarchia travolto

sia

ambizione in una fu di se anni fu. Rocon a (QUAN. 1860. d'esdel conBrocchetti battaglia noi, che abbattere

ed opportunismo,

preoccupazione della

seco una alla

di reazionario. piemontese Carlo mantenute, degli ufficiali armata II Pellion che, negli a Gaeta

marina

del conte marina

di Cavour,

dall'ammiraglio parzialmente totalit della del 1866 forza

promesse, italiana sulla

la quasi

borbo-

ebbero

negativi

compagine la guerra s

successivi,

e specialmente a vela e tre

durante e Partenope dei

(IACHINO, pp. 58 ss.; 102 Francesco il capitano di fregata

no

65.). Le sole navi da guerra piroscafi armati,

che seguirono (comandante, Delfino),

la fregata Pasca),

Saetta)

e Messaggero), Criscuolo, settembre erano di lettere d'equipaggio

al comando

del maggiore complessiva

cannonieri furono di

marinar i Raffaele con r.d. napoletani certi di estratti vascello Il

una forza certo,

di 15 ufficiali e 398 uomini promossi marina

DEL, pp. 2()21). I comandanti (98) sere benemeriti trammiraglio (l'uno di Lissa: abbiamo Qui fatto e l'altro dell'unit Giovanni Persano una provenienti

che gli ufficiali d'Italia. Vacca al dalla

convinti di della che per

Si vedano capitano marina

Enrico

borbonica) in tutto, la

alla vigilia ed singolare nostra testa

la fa da desposta

rivoluzione

e compromessa

13

Introduzione

59

concetti, di patria , di unit nazionale , di libert , di costituzione , erano diventati, ad un certo livello, patrimonio comune di tutti (e male aveva fatto il governo borbonico a non rendersene ben conto), talch da una parte chi pure era mosso da opportunismo poteva a s stesso per primo dare una giustificazione ideale, e, d'altra parte, chi servava fede al giuramento doveva imporsi la rinuncia a sentimenti che gli potevano essere cari. Tali idee e tali sentimenti valevano a rendere degno d'approvazione chi a rigore assai poco l'avrebbe dovuta meritare, ed oggetto di biasimo chi piuttosto avrebbe meritato onore (99). Ma bisogna pure riconoscere che la psicosi del tradimento fu diffusa proprio da parte borbonica, in un maldestro e tardivo sforzo propagandistico, che avrebbe voluto rievocare la reazione del 1799: fenomeno non riprodotto si nemmeno nel 1806 (100), e che, subito dopo il 1860, perdette rapidamenil despostismo d'un il sovrano, caso del ora dobbiamo tollerare Marina adesioni fondata quello d'un coglione!... il Persano, a tutte le ima gi Stato

>

< .. qui non


in luogo

'60, quando
nemici, 152-153).

nella trov

napoletana e concorso la

di avere a Non

combattere

sue operazioni

(lACHINO, pp.

(99)
maginata permeato forte,

< storica s , ma

storicamente
55.,

conversazione riuniti uno d'essi,

da ALIANELLo, b), pp. dell'entrata nuove, d'idee spiega:

76

tra alcuni

ufficiali horbonici dove l'un gran un paese, potente

mensa alla vigilia

di Garibaldi

in Palermo,

... e cos faremo


la Prussia ... e un

come l'Austria,

la Francia,

esercito

(p_

77).

La componente nello spiegare militari cito sardo

nazionalista le adesioni in una che

(tanto importante, come Francesco alla causa unitaria stagnante, ed forse era di pura di potere ora, perch irriproducibili. navale di circa situazione

pi tardi, nell'azione Crispi) mentre trascurata (si pensi

d'un uomo dei de-

della sinistra risorgimentale, confinati

pi del giusto dell'eser-

all'insoddisfazione la componente miracolo del

i loro colleghi

conquistavano L'illusione la

allori), spesso

sopravvalutata facciata. rinnovare il

mocratica-liberale,

(100)

borbonica 601a fede erano

1799
che per-

(non sorta proprio in Corte lodavan ch quegli

all'ultima

c.u. ULLOA, a), p. 253, asserisce dannosa, Nel -

delle pleb s ) fu eminentemente inglese

avvenimenti

1799, le masse
(il contributo

del cardel con-

dinale Ruffo, appoggiate tingente terrestre

dalla squadra

russo-turco,

1000 uomini

COLLETIA,a), II, p. 76 -

60

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

13

te ogni contenuto politico, per tra sformarsi in un'esplosione anarchica di criminalit collettiva, il cui risultato fu di spingere il nuovo governo al rigore, e di determinare l'adesione al governo unitario dei possidenti minacciati nella vita e nei beni, quando pure fossero animati tuttaltro che da simpatie novatrici (101). Non negheremo certo alle popolazioni rurali, da cui fu alimentato il brigantaggio, nella forma iniziale di guerriglia partigiana, od in quella degenerata di banditismo, la compassione che meritano. Genti che per una lunga serie di generazioni erano vissute isolate, in un quadro di tradizioni mai mutate a memoria d'uomo, videro crollare le antiche autorit, e sostituirsene delle nuove, nazionali o forestiere, troppo spesso prive d'ogni essenziale riguardo per sentimenti profondi per la loro fede religiosa, bene spesso che venivano irrisi stato d'animo, e calpestati dalla stolta superficialit del settario, o dalla grossolana sufficienza del forestiero. Un complesso

si _pu considerare non decisivo), combatterono il governo della Repubblica napoletana, che era praticamente privo d'autorit nelle provincie, aveva forze militari insignificanti, e nessun appoggio dall'esercito francese. Nel 1806 Giu seppe Bonaparte venne con un forte esercito, e cominci subito ad organizzare truppe nazionali (in/ra, 76) mentre gli inglesi, malgrado qualche successo (Maida, l luglio 1806) non diedero agli insorti tutto l'appoggio che sarebbe stato necessario ad integrare quello, forzosamente modesto, del governo borbonico in Sicilia. Nel 1860, ed anni seguenti, infine, la dissoluzione delle forze regolari, ed il completo isolamento internazionale del governo borhonico, determin che le formazioni partigiane rimasero abbandonate a s stesse, e si trasformar.ono in bande di -briganti. Rimane cos confermata la massima (PIE!!I, p. 115) secondo cui l'azione insurrezionale ha successo quando a sostegno di forze regolari, o da esse sostenuta. (101) Il brigantaggio politico si pu considerare finito nel 1863, cio dopo l'ultimo tentativo di guerriglia organizzata, affidato dal governo borbonico in esilio al generale spagnuolo Rafael Tristany. Il fenomeno criminale si protrasse invece per pi anni, fin verso il 1870, con regressi e recrudescenze (e, dal 1865, collabor alla repressione anche il governo pontificio), perdendo perfino il carattere di rivolta sociale, perch in pi casi le bande infierirono su contadini (MoLFKsE, p. 207, 313, 386 ss.). p

13

Introduzione

61

in cui si fondevano misoneismo, xenofobia, ed infine un sentimento di rivolta sociale verso i benestanti, sempre protetti dall'antica o dalla nuova autorit, dall'antica o dalla nuova bandiera, condusse tanta parte della plebe agreste al delitto, alla morte, alle galere. Crollava ad un tempo la protezione doganale, sopravvenivano inusitati rigori fiscali, ed infine, fuggendo un paes e immiserito, queste genti presero a diecine di migliaia la via dolorosa dell'emigrazione. Pari sorte ebbe il basso popolo della Sicilia, spinto dai latifondisti a combattere il governo borbonico; sanguinosamente represso dagli stessi garihaldini, quando credette in una sopraggiunta ra di giustizia sociale (102); ed avvedutosi, infine, d'avere perduto fino i pochi, anacronistici privilegi (quale l'esenzione dal servizio militare) che tuttavia l'antico-regime gli conservava. Ma neanche i

piemontesi meritano incondizionata concome la loro entrata nel successione d'eventi

danna. Non qui il caso di ricordare regno fu il risultato non previsti, che determinarono quando la sua fine immatura

d'una tumultuosa

il conte di Cavour ad improvne rimise la - continuazione ai

visare quasi giorno per giorno un'azione, non ancor compiuta

(l (2) MACK SMITH, bl, p. 593, trova che Garibaldi in pratica non prese mai nei confronti dei latifondi ex-baronali, una posizione cos precisa come era stata quella dei Borboni , con che attrasse alla causa unitaria certi proprietari, prima neutrali od ostili, del cui appoggio aveva bisogno. In realt (per seguire l'illustre autore: Britannia docet), Garibaldi, non anarchico , era un riformatore sociale a parole; ignorava la realt siciliana, e poco si curava di comprenderla, anche se demagogicamente accarrezzava certi sentimenti popolari, con i blasfemi suoi omaggi alla fede cattolica; e, avendo mentalit di piccolo borghese settentrionale, non aveva compreso, nei moti di Bronte ed altri, se -non l'attacco criminoso al diritto di propriet, che gli stava molto a cuore (vedi anche supra, nota 64). E questo fu ancora per molti decenni l'atteggiamento del governo italiano,

62

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

13

suoi modesti epigoni. I piemontesi varcarono il Tronto, senza sapere nulla del paese dove si introducevano. Peggio, erano stati informati dalla propaganda di fuorusciti astiosi, che Redipingevano il regno come un abisso di feroce barbarie.

stavano sorpresi dalla diffidenza e dall'ostilit di popolazioni che vedevano in loro degli invasori stranieri, e non dei liberatori, e quando il contegno della popolazione si volse, o parve volgersi, ad atti di effettiva inimicizia, si comportarono come, cinquanta e pi anni prima, gli uomini di Giuseppe Bonache parte. Niun soccorso ebbe il popolo dagli esuli rientrati,

troppo dovevano allo straniero per avere innanzi ad esso autorit e prestigio. Pi, come le memorie del 1799 avevano influito sulle speranze dei reazionari, cos queste medesime paura ed odio vere li spinIl regno fu desciagurate memorie svegliarono nei liberali

so il basso popolo, sostegno del trono e dell'altare, sero ad eccitare la pi rigorosa repressione.

bitore dei suoi mali ben pi agli unitari indigeni, troppo spesso vili e faziosi, che non ai cosiddetti conquistatori piemontesi. Al Governo italiano si pu addebitare d'avere, all'inizio, identificato il problema del Mezzogiorno con quello del hrigantaggio, cio con un affare di grande polizia, e d'essersi disinteressato di molte altre e gravi questioni -- in parte tuttora insolute quando il brigantaggio fu estinto. Ma non possiamo rimproverare sistenti o malnoti, agli uomini di quel tempo la mancanza di e non soltanto in Italia: il torto ricade

sensibilit verso certi problemi sociali, che erano allora o inesu generazioni pi recenti, e certamente va diviso in parti eguali tra le classi politiche del Mezzogiorno e del Settentrione, niuna delle quali fu inferiore N possiamo giudicare stri giorni l'azione stroncare all'altra nel profittantismo. dei nosi impieg per con la mollezza permissiva

in cui il Governo italiano

il flagello del brigantaggio,

senza di che non vi

13

Introduzione

63 ma semplicemente il

sarebbe stata ne unit n restaurazione, criminale (103). Al punto in cui si era, solo da rimpiangere

precipizio d'un terzo della penisola in un vortice d'anarchia nel 1860, non v'era altra via da

percorrere sino in fondo, se non quella della unificazione. V' che quel regno, il quale solo in Italia aveva, fin dal remoto medioevo, saputo superare il municipalismo dovunque imperante (104) non abbia saputo poi sviluppare da s stesso l'energia unificatrice; e che, in definitiva, la classe politica dominante nell'Italia unita non sia stata nemmeno quella del Piemonte aristocratico, militare e burocratico, ma sia stata fornita da quelle province del nord, in cui frazionamento comunale e dominazione straniera avevano reso impossibile la formazione del sentimento dello Stato (105). Ora, che il trascorrere d'oltre un secolo, e la scomparsa di tutti gli attori del dramma, ha raffreddato gli odi e gli amori; ora, che pi pacate ricerche hanno consentito di respinge(103) era la nova Thaon Ministero sembra dionale, Le perplessit di del Governo aveva (fino volont di Torino, esercitato al suo di e della luogotenenza del di direttore in agosto dell'elemento riconoscere mentalit e cose di ricordare abruzzese in analoghe borbonico nel che ne gen. Ge del 1861) meri-

longa manus della animato e specie guerra

in Napoli, in Napoli sincera

risultano

chiaramente

dal libro

REVEL: l'A., che da una di quello

le funzioni scioglimento, pi

comprensione

ex-borbonico,

di cui mostra d'una certa

volte d'apprezzare a BIANCO dell'Italia come che la Giu. cir(MOLcolonialista,

la collaborazione. alla cui base

Gli stessi lodevoli

intenti

giocoforza

DI SAINT.JOROZ: il quale meridionale, quelle e perci

per l'esponente
sprezzante certe recenti

una totale,
giustifica

ignoranza tuttavia il nome

d'uomini la pena dal

contestazioni deputato adottati,

dell'Unit,

d'ALIANELLo, a), e di GUECO. Vale 15 agosto 1863, prende per i fatti gi condannato e ricalca del

legge repressiva, seppe Piea, dinando costanze, (104) (105) II;

del 1848, e graziato e dal Governo

1859 da Fer-

puntualmente decennio

provvedimenti francese, pp. 323-324).

dal governo

FESE, pp. 314 ss., ed in particolare CROCE, a), pp. 44 ss.

LANDI, b), pp. 556557; c), p. 159.

64

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

13

re In soffitta i volumi, dove parole come tirannide nano ad ogni pagina, considerato, una componente

, perfidia , ferocia , rivolta , eroismo , martirio , ritoril Regno delle Due Sicilie pu' essere reazionaria nazionale. non come una forza dialettica dell'unit

, ma come
Un grande da quanto

popolo non deve rinnegare nulla della sua storia, ma deve tutto conoscere e meditare, per trarre insegnamento di bene accaduto, ed evitare di ricadere in gi commessi errori. Oggi, il popolo francese (da cui tanto, in un certo tempo, apprendemmo: e non sempre di quanto eravi di migliore) tributa pari riverenza ai suoi re che costruirono anno per anno la grandezza della Francia; agli uomini della Rivoluzione che posero le basi d'un nuovo Stato e d'una nuova societ; alI'imperatore naZIOne. . Perci, l'esposizione, che abbiamo intrapreso, delle istituzioni del Regno delle Due Sicilie tra il 1815 ed il 1861, non vorrebbe essere un'arida rassegna di antiquitates, oppure un nella sussidio di notizie che' di solito non sono sviluppate Napoleone che quei principi rese comuni all'Eudella storia, il cemento .della ropa. In questa continuit

storia generale, bens un contributo alla migliore conoscenza dei molteplici fattori, dalla cui fusione sorta l'Italia d'oggi.

CAPITOLO

IL POTERE SUPREMO DI GOVERNO I.

PREMESSA

14. Le norme fondamentali nelle monarchie as~Qlute.


In questo capitolo, vengono esaminate le norme concernenti l'organizzazione ed il funzionamento degli organi supremi dei cittadini. questo capitolo dovrebdello Stato, la ripartizione e i modi d'esercizio dei poteri del-

lo Stato stesso, ed i diritti fondamentali dizione politica e giuridica hisecolare,

Se non temessimo, perci, l'equivoco derivante da una trabe essere intitolato al diritto costituzionale del regno delle Due Sicilie, perch non altro l'oggetto della disciplina che oggi vien detta diritto costituzionale

(l).
si intende la legge fondasono contenute (2); per

Tuttavia, se per costituzione

mentale scritta in cui le dette norme

Stato costituzionale quello fondato sulla divisione dei poteri, intesa come strumento di garanzia delle libert individuali (3);
(1)
ROMANO, a), p. 9.

(2) Le costituzioni scritte si iniziano solo alla fine del secolo XVIII (Stati Uniti d'America, 1787; Francia, 1791). Vedi GHISALBERTI, b), pp. 137 ss. (3) Dclaration des droits de l'homme et du citoyen, 26 agosto 1789, art. 16: e Toute socit dans laquelle la garantie des droits n'est pas assure, ni la sparation des pouvoirs dtermine, n'a point de constitution . questa, come noto,' la codificazione d'un celebre passo del MONTESQUIEU, I, p. 164: e Tout serait perdu si le meme homme, on le mme corps des principaux, ou des nobles, ou du peuble, exeraient ces trois pouvoirs: celui de faire des lois, celui d'excuter les rsolutions publiques, et celui de juger les crimes ou les diffrends des particuliers .
5. LANDI

I.

66 per diritto

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

14

costituzionale

la SCIenza giuridica della costi pacifico che il Regno del-

tuzione come sopra intesa (4),

le Due Sicilie, salvo nelle brevi parentesi del 1820-21 e del 1848-49, e nei suoi ultimi giorni (dal 25 giugno 1860), non fu una monarchia costituzionale, bens una monarchia zerebbe a trattare d'un diritto costituzionale chia assoluta di Napoli, assoluta (5). E perci, sebbene la dottrina odierna ben ci autorizdella monarpreferiamo evitare l'anacronismo,

ed intitolare questo capitolo cos come l'avrebbe intitolato un

(4) E quindi, con la variabile estensione che deriva dall'ampiezza della materia compresa nell'una o nell'altra costituzione: BALLADORE PALLIERI, 134. p. (5) Si ha la monarchia assoluta quando il supremo governo statale concentrato nel monarca (ROMANO,b), p. 146). Fu usata l'espressione c:monarchia amministrativa (per primo dal BUNCH, b), p. 22) per indicare il metodo di governo di Luigi de' Medici (in particolare, tra il 1815 ed il 1820, ma anche tra il 1821 ed il 1830), fautore di un'autorit rigorosamente accentrata, che perseguisse il bene pubblico osservando una perfetta imparzialit nei confronti dei partiti politici (c:il difetto del sistema , osserva il BUNCH, sta nell'isolamento in cui lascia il governo, privo di ogni appoggio morale :1. Dopo la repressione del moto costituzionale del 1820.1821, il Metternich tent di orientare la politica del regno verso una forma di c:monarchia consultiva s, in cui certi corpi consultivi avrebbero dovuto parzialmente soddisfare l'istanza diffusa verso la creazione di istituzioni rappresentative, ma - come si vedr a proposito della Consulta (in/ra, 69) - questo programma rimase sostanzialmente inattuato (LANDI,d), p. 299; GHISALBERTI, pp. 145 ss.). c), Negli autori del tempo precisa la distinzione tra monarchia assoluta e monarchia costituzionale; cos Rocco, I, pp. 38-39: La diversa distribuzione dei poteri dello Stato determina la forma politica del Governo. Nella monarchia assoluta tutti i poteri sono collocati nella persona del re, e per il potere legislativo e il potere esecutivo in lui sono riuniti. Nelle monarchie costituzionali, il potere legislativo siede nel re e nel parlamento nazionale, e l'esecutivo nel solo Consiglio di Stato (cio, nel Governo). Tuttavia, il Drxs, a), II, p. 94, dice che la forma del Governo si conservata quale il fondatore della monarchia Ruggieri la stabil colla celebre costituzione scire volumus, pubblicata nel 1140; vale a dire monarchia moderata ereditaria . Qui, monarchia moderata (o come altri dice, temperata) non equivale a c:monarchia costituzionale (come in ROMACNOSI, pp. 188 ss.), bens temperata da traa), dizioni o da consigli (cfr. MAcAREL, 57 8S.; PALMA, , p. 317), o comunpp. I que e autolmtata , in contrapposto al principato dispotico.

14

Il potere supremo di Governo

67

cultore di diritto pubblico della prima met del secolo scorso, al potere supremo di governo (6). Resta fermo, comunque, che, indipendentemente ma di Governo, e dall'apprezzamento dalla for-

politico su di essa, non

pu esistere uno Stato privo di costituzione, e che la costituzione non pu non essere giuridica, perch si identifica con l'ordinamento: uno Stato

non costituito, non avrebbe nem-

meno un principio d'esistenza (7). dunque possibile, in qualunque formazione politica, identificare le strutture fondamentali ed essenziali, su cui poggiano tutte le altre, e qualificarle come costituzionali in senso materiale o sostanziale. La differenza tra il diritto costituzionale d'uno Stato assoluto, e quello d'uno Stato costituzionale , non di natura, ma d'estensione: quando pure si ipotizzasse una monarchia che praticasse il pi sfrenato dispotismo, e la cui unica norma fosse quod principi placuit legis hobet vigorem, questa massima avrebbe natura costituzionale (8). Ma le monarchie assolute dell'Europa occidentale, dal medio evo ai nostri giorni, sono ben lungi dall'avere tanta illimitata autorit, ed il sovrano condizionato da una rete di privilegi, civili ed ecclesiastici, di ceti, di corporazioni, di istituzioni, tra i quali si sviluppa un sottile e complicato giuoco (sol di tanto in tanto punteggiato da colpi di forza), in cui l'autorit regia si accresce appoggiandosi all'uno o all'altro gruppo, e questi si pongono in concorrenza tra loro per contendersi la posizione preminente (9). La pi complessa e com-

(6) DIAs, a), II, pp. 75 ss.: CDel potere supremo del Governo del Regno delle Due Sicle , Questa parte del diritto pubblico viene detta anche di. ritto politico s : MACAREL, pp. 13. (7) ROMANO, p. 3. b), (8) ROMANO, pp. 34. b), (9) GHISALBERTI, p. 15: C Lo Stato assoluto tendeva alla eliminazione a),

68

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

14

pleta storia d'una monarchia assoluta, quella del regno di Francia, dimostra appunto, da Filippo Angusto, a Luigi XI, a Luigi XIV, l'azione del potere regio volta a ridurre le esorbitanze dei ceti e corpi privilegiati, elevando nel contempo a propri collaboratori i roturiers, finch Luigi XIV giunge ad identificare l'autorit sovrana con lo Stato, cio con l'interesse generale (rEtaI c'est nwi) (lO). Ma tale identificazione, lungi dal rendere effettivamente illimitato il potere regio, lo grava di altre obbligazioni: dimodocch la monarchia francese cade allorch non pi in grado di proseguire secondo la sua logica plurisecolare, che consisteva nell'abbassare od eliminare le pretese surannes dei ceti privilegiati, e nel legalizzare gradualmente le aspirazione del terzo stato all'ascesa sociale e politica (Il). La monarchia borhonica, nel 1734, aveva trovato nel regno le istituzioni pi volte centenarie, tramandatesi attraverso le molte dominazioni, ed anche una feudalit, priva di mordente politico, ma ancora ricca di beni e di privilegi. La monarchia, forestiera in quel momento, ma volenterosa di divenire naziodi tutte le infrastrutture che si frapponevano tra la volont sovrana del monarca e la generalit dei sudditi ~... (IO) di Luigi XIV la dichiarazione: Le roi reprsente la nation toute entre.; l>, e di Leopoldo II d'Austria quella: le crois que le souverain, mme hrditaire, n'est qu'un dlgu et employ du peuple ... ~ (JELLINEK, pp. 218 219). (Il) ben noto che alla vigilia della rivoluzione Luigi XVI non riusc a superare l'opposizione sollevata dai Parlamenti, in nome delle costituzioni del regno l>, a riforme finanziarie reclamate dall'opinione pubblica; che nel 1781, quando i privilegi della nobilt erano ampiamente discussi, I'aristocrazia ottenne il ristabilimento delle prove di nobilt per l'ammissione nelle scuole militari e per la nomina diretta a sottotenente (GoDECHOT, pp. 117 ss.); etc. Manc nel momento critico alla monarchia francese la collaborazione del ceti privilegiati (la famosa notte del 4 agosto 1789, in cui l'assemblea nazionaIe, col voto unanime della nobilt, abol il regime feudale, sembra un movimento irrazionale di folla, per quanto folla aristocratica e parlamentare), e l'energia per pretenderla.

14

Il potere supremo di Governo

69

nale, era portatrice

della pi moderna concezione politica, Nacque, perci, libera da

quella del riformiamo illuminato.

precostituiti legami con i baroni del regno, e protesa ad attuare, nell'eguaglianza, l'interesse di tutti (12). Questo spiega al tres come nel 1815 la restaurazione borbonica abbia potuto facilmente assimilare la legislazione del decennio, in cui tanta parte della tradizione della Francia monarchica era stata utilizzata. Le norme fondamentali dell'ordinamento del Regno delle ma nemmeno

Due Sicilie non realizzano, dunque,

uno Stato fondato sulla

sovranit popolare e sulle garanzie di libert,

configurano una forma di dispotismo orientale, o un rigurgito di medio evo. Esse sono moderne rispetto al loro tempo, nel senso che esprimono uno degli indirizzi politici emersi dal congresso di Vienna del 1815, quello rimasto prevalente e in Europa fino al 1848, e non del tutto scomparso nel 1860(13). Esse hanno acquisito il principio della divisione dei poteri,

(12) CROCE, ), p. 138, rileva che la parte della nobilt pi gelosa dei a privilegi feudali segu, all'estinguersi del ramo spagnolo della casa d'Austria, il partito austriaco; e che nel 1741!'imperatrice Maria Teresa tent di procurarsi il favore dei baroni contro il re Carlo di Borbone, promettendo la conferma o l'estensione di privilegi feudali. Naturalmente, come rileva anche SCHIPA, (nella premessa), un'indagine approfondita sulle origini della moI narchia borbonica porta a sfrondarne la storia da molti elementi, tradizionali e sentimentali, che vi aggiunsero i napoletani orgogliosi della restituita mdipendenza (CROCE, p. 188). Ma un tale ridimensionamento a), della storia apologetica non significa che Carlo di Borbone ed i suoi ministri non abbiano seguito, pur con ritorni ed esitazioni, e tra notevoli difficolt, una via di progresso. Vedi anche BLUCHE,pp. 212221. (13) Nel 1815, avevano un regime costituzionale la Gran Bretagna, la Francia, i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia e la Svizzera. Seguirono il Baden (1818), la Baviera (1818), il Wiirtemberg (1819), il Belgio (1830), la Spagna (1834), il Portogallo (1834), la Grecia (1844). Gli Stati italiani si diedero tutti una costituzione nel 1848, ma la conserv solo il regno di Sardegna, divenuto regno d'Italia nel 1861. La Danimarca adott il regime costituzionale nel 1849. la Prussia nel 1850. I'Auetrta-Ungberia nel 1867. la Russia nel 19Q5.

70

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

14

quello dell'eguaglianza

dei cittadini davanti alla legge; non non prevedono organi politici od all'esercizio dei pubblici

sono aperte al concetto di libert, ma tutelano la propriet e certi diritti individuali; amministrativi elettivi, ma non oppongono privilegi di nasci-

ta a chi sia chiamato a partecipare

poteri, e consentono entro certi limiti l'autogoverno degli enti locali (in/ra, cap. IV). Di questo ordinamento, e della sua attuazione per il bene del popolo,

custode ed artefice il re.

Occorre aggiungere che la classe colta, tanto nelle provino cie di qua del Faro, quanto in Sicilia, conosceva non soltanto l'opera del Montesquieu, ma anche, attraverso le frequentissime traduzioni di opere giuridiche francesi, di pratico interesse data la derivazione napoleonica della legislazione vigente nel regno dopo il 1815, il diritto costituzionale francese, quale risultava dalla Carta del 4 giugno 1814, e da quella del 14 agosto 1830 (14). Si formava quindi una dottrina, che, sebbene non potesse chiamarsi di

diritto costituzionale , e seb-

bene normalmente fosse svolta in opere di diritto amministra-

, (14) Vedi in PONTIERIa). p. 231, il rapporto, 25 aprile 1838, del procuratore generale di Trapani, Pietro Cal Ulloa, al Ministro di grazia e giusti. zia: I giovani perci si istruiscono con tutti i libri che loro cadono nelle mani, e per lo pi di pessime versioni francesi. Da ci la mancanza di principi, ed i germi delle false e pericolose dottrine. Perciocch V.E. vorr considerare che le opere di diritto francese han per fondamento l'ordine politico di quel regno, sicch le prime pagine di tutte le opere che vengono di Francia instillano principi non consentanei alla tranquillit di questa sola s. Supero ficiale e velleitaria sembra invece essere stata, in Sicilia, la conoscenza della costituzione britannica, malgrado i ripetuti richiami stranamente inseriti nelle basi della Costituzione del 1812 (art. IV, art. X) e nello stesso testo costi. tuzionale (capo XVII, n. 6; atto d'abolizione de' fedecommessi, n. 15; atto per il giudizio de' giur, n. 6). Praticamente ignorata nel 1820 la Costituzione di Spagna, la sola che prescriva (art. 355) che in tutte le universit e stabili. menti di pubblica istruzione, dove s'insegnano le scienze politiche ed ecclesiastiche, si dar il primo luogo allo spiegamento della costituzione polttica a, Vedi inira, 196 e 197.

15

Il potere supremo di Gov erno

7l

tivo, accoglieva ed applicava principi veri e propri di diritto costituzionale (15).

15. N orme fondamentali dell' ordinamento del regno delle Due Sicilie. - La mancanza d'una carta costituzionale rende
evidentemente difficile stabilire quali principi o quali norme dovessero dirsi [ondamentoli (16), nel senso che esse adempivano la funzione stessa delle norme costituzionali negli Stati cos denominati, ed in altri termini erano elementi costitutivi d'una

costituzione in senso materiale (17).


sta-

Sarebbe erroneo il metodo di chi volesse ricercare, nella legislazione del Regno, quali tra le norme positivamente bilite, o tra i principi pacificamente ammessi, corrispondessero a norme o principi propri delle contemporanee costituzioni di altri paesi (o, peggio, di costituzioni d'epoca pi moderna), ed in tal modo pretendesse di ricostruire l'ordinamento
(15)
abbastanza diritto oggetto forma quelle per tempo posto (p. La sola opera post-unitaria anche che contenga un'esposizione

fondagenerale del

completa Per

ed obiettiva,

se breve

e meramente quelle societ che

descrittiva,

pubblico

del regno tra il COMERCI, p. 122, civile>; e regolano la

1815 ed il 1860, quella di SCHUPFER.


sono leggi poteri fondamentali politici nella p. 34, quelle al Regno>; d'uno Stato, che e han per da cui nasce la dello determinano

(16)

la distribuzione del Governo norme

de' diversi

il suo ordinamento Stato, come a dire

per Rocco,

I,

ogni altra cosa riguardante dei Principi la forma politica formulate parti della diretti ve dello

lo stabilimento Stato e essere non

successione tardi

per MANNA, p. 34 >, le quali e per (il che, non lungo in come presupscritte).

generali

che disegnano pratiche

4041) sono

e raramente le altre

ed espresse, legislazione> possono illusorio... della loro

rimangono necessario significa Sembra delle

come norme e base di tutte

sostanza,

che tali norme eccessivo di natura fondamentali dire, norme

fondamentali> fosse

(17)
tenuto alcuna Certo, tavano tenne,

con GHISALBERTI, b), pp. a garanzia

137.138, che il conessendovi essere politici abroosservanza>. Iimi-

cosiddette

fondamentali della

procedura le norme 'sovente nel il

costituzionale

monarchia altra la leggerezza la legge civili.

assoluta

potevano

gate o riformate

dal re come qualsiasi sovrano arbitrio: modificare di guerre

legge. Ma i vincoli di successione

con cui Ferdinando al trono,

VII rtdiede

1830, di potere
quarant'anni

alla Spagna

72

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

15

mentale. n contenuto d'una carta costituzionale sempre il risultato di scelte discrezionali d'un principe octroyant, o di un'assemblea costituente, dimodocch, tolto un minimo di disposizioni, senza delle quali sarebbe impossibile parlare d'un ordinamento politico, la normazione ivi contenuta da tempo a tempo e da luogo a luogo pi o meno estesa, con una correlativa estensione o contrazione del settore dei rapporti disciplinati dal diritto costituzionale.

n metodo

che ci si propone di seguire consiste piuttosto

nell'identificare i principi e le norme senza di cui il regno delle Due Sicilie non sarebbe esistito, o sarebbe stato un ente politico e giuridico del tutto diverso da quello che fu.

regno delle Due Sicilie era, come dice il nome, una

monarchia, il cui capo aveva titolo di re. Sarebbe per vano cercare una disposizione (quale si trova in tutte le costituzioni monarchiche del secolo scorso) che dichiari espressamente il re capo dello Stato . un disegno provvidenziale,

n re

del re-

gno delle Due Sicilie sovrano per grazia di Dio , cio per che il popolo deve accettare senza discutere. Poich il fondamento del potere regio di diritto divino, e non si collega in modo alcuno alla volont popolare, l'ordinamento giuridico del regno esso stesso una derivazione di quel potere, lo presuppone e non lo fonda, anche se ne regola le singole manifestazioni. E poich l'investitura regia discende direttamente da Dio, il re, teoricamente, riunisce possa dividerne in s ogni potere, anche se, spontaneamente, o limitarne l'esercizio.

re del regno delle Due . Sicilie era un re legittimo nel senso professato dal Congresso di Vienna del 1815, cio un sovrano la cui potest era sanzionata dal diritto pubblico europeo, da tempo anteriore al 1792, anche se era stato temporaneamente spogliato dei suoi Stati dalla violenza della

ri..

15

Il potere supremo di Governo

73

voluzione e della guerra. Appunto, il preambolo della legge organica. del regno delle Due Sicilie, 8 dicembre 1816, ricorda: Il Congresso di Vienna, nell'atto solenne a cui dee l'Europa il ristabilimento della giustizia e della pace, confermando la legittimit de' dritti della nostra Corona, ha riconosciuto noi ed i nostri eredi e successori Re del Regno delle Due Sicilie , In questo modo, il regno si inserisce nel sistema continentale europeo, congegnato dal principe di Metternich, e vi si mantiene fedele, salvo i brevi intervalli costituzionali del 1820 e del 1848, fino alla fine. Ma fu questa, in ultima analisi, una causa d'immobilismo nella politica interna, e d'isolamento nella politica estera, perch il sistema del congresso di Vienna entr in crisi fin dal 1830, ed era praticamente finito nel 1859. La monarchia napoletana era ereditaria nella real casa di Borbone, secondo la l. 6 ottobre 1759, confermata con l'art. 5 l. .8 dicembre 1816, sostanzialmente ispirata alla cosiddetta legge salica , considerata statuto di famiglia della detta casa.ta legge del 1759 stabiliva, inoltre, la separazione perpetua della monarchia di :Spagna dalla sovranit e domini italiani; .ed il re raggiungeva la maggiore et al compimento del sedicesimo anno (in/ra, 24). Nel re si riunivano i poteri dello Stato, cio il potere legislativo, il potere .esecutivo, ed il potere giurisdizionale. V'era in dottrina qualche autorevole scrittore, che distingueva soltanto due poteri, il legislativo e l'esecutivo, e considerava il potere giudiziario una branca dell'esecutivo (18). Ma l'opinione
(18) Secondo il Rocco, I, pp. 3031, i poteri del Governo in due specie possono andare partiti, in potere legislativo ed in potere esecutivo. li primo comprende la potest di far nuove leggi, di correggere quelle gi esistenti, e di abrogarle. Il secondo diretto a porre in esecuzione le leggi gi fatte applicandole ai casi singolari. Or procedendo all'esame dell'indole vera del potere esecutivo, agevolmente si scorge andar esso div.is~ in tre branche div~r~e,

74

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

15

parrebbe errata, anche rispetto all'ordinamento al caso concreto,

dell'epoca, per. al contra-

ch il potere giudiziario era semplice applicazione della legge cio esercizio d'attivit vincolata, rio delle altre due branche norme di diritto internazionale, dell'esecutivo (esecuzione delle e delle norme di diritto pub-

blico interno) che implicavano l'esercizio di potest discrezionale. Ed era tanto vivamente percepita la natura della discrezionalit, che in essa ravvisavasi quasi un esercizio di legislazione inferiore
La prima riguardano e per diritto strativo tima hanno poi in pubbliche quella la parte sicurezza

cio di legislazione del caso concreto (19).


concernente esterna del potere in uno le cose regolate si versa diritto dal diritto con delle genti, delle che leggi il dello Stato e le relazioni in atto cio e i gli altri Stati,

questa pubblico che

governativo Stato, quel

nell'esecuzione detto

internazionali. interno tende

La seconda

si fa a porre tra

e ad applicare anche di governati. leggi le persone,

amminiL'nllche quali

a regolare

i rapporti

il Governo tra

limitata mira il diritto

a provvedere privato tre per

all'esecuzione il Rocco ma invece come dirette

di quell'ordine le singole questi

le relazioni

che intercedono . Aggiunge distinti, reputarsi leggi il potere allorch alterata questa ad essere gli obbiettivi delle giudizi

costituiscono nel Governo st inoltre nella privati. vilite un la natura

(I, p. 33): Non


poteri

gi che

in ogni Stato esistano unicamente di giudicare dirsi

poteri non pu

si distinguono essendo tra i nci-

su dei quali distinta

si manifesta .. La potedall'esecutiva, le le pu relazioni nazioni presso non

semplice N pu

applicazione nei cose suoi abbia

a regolare

che essendo

giudiziario esercita

indipendente speciale, delle del delle vera

il suo ufficio,

costituisca far che la

potere formula

avvegnacch

sua indipendenza . Secondo e

il COMERCI, p. 132, la promulgazione, amministrativo; L'autorit tesi reale, dal ... e soI'esicome al giudiziario accolta

comandiamo ed ordiniamo, che accompagna


funzioni dell'ordine della legge, giudiziario poteri si dirige dell'ordine onde emanano i rispettivi s , La d'esecuzione. nel tempo dei poteri

l'origine prescrivendo ed all'ordine

ivi il punto

l'esecuzione amministrativo

stesso

bipartizione

DIAS, a), I, p. 124, e II, p. 212, ed ancor pi Stato non vi sono tre poteri tre istituzioni MANNA, p. potere come falsamente ben distinte, 32, parla invece vi sono per la giustizia). vranit stenza del

esplicitamente ha voluto

b), p. 349 (e ... nello


Montesquieu la

sostenere

il Governo, cio, l'amministrazione di tre poteri, solo da distinguendo francese antichi,

giudicatrice da quella
terzo

esecutrice. Si noti che nel diritto


contestata da moderni: ... quello e non scrittori vedi, per esempio, che dicesi potere

MACAREL,pp. 3237, ma anche ss., che ritiene (19) porta una Drxs, errata

BENOIT, pp. 285

la corrente puramente

interpretazione strettamente

del Montesquieu.

a), I, p .. 367:

esecutivo non mfiuttosto un~

esecuzione

ll.V:lt<t:i.ale, a m

15

Il potere supremo di Governo

75

Del resto, come tra breve si vedr, differiva profondamente l'esercizio dei poteri classificati nelle prime due branche dell'esecutivo, da quello del potere giudiziario. Il re esercitava personalmente, direttamente e responsabilmente, il potere legislativo ed il potere esecutivo, con l'ausilio di corpi consultivi, cio del Consiglio di Stato ordinario e del

(in/ra, 27-29), nonch del Supremo Consiglio di cancelleria (in/ra, 66.68), e poi delle Consulte (in/ra, 69.72), organi giuridico-amminiConsiglio dei ministri, organi politici strativi, e per mezzo dei ministri segretari di Stato negli affari di competenza dei rispettivi dicasteri. I ministri erano scelti e revocati discrezionalmente dal sovrano, esercitavano quali le loro funzioni quali membri del Consiglio di Stato ordinario, e del Consiglio dei ministri, oppure individualmente capi delle singole amministrazioni; dipendevano dal re ed era-

no responsabili verso di lui (art. 15 reg. 4 giugno 1822). facile comprendere quanto fosse delicata e difficile la posisione d'un capo di Stato, che era contemporaneamente sabilit ministeriale, dei ministri (20). capo del proprio Governo, e che, lungi dall'essere protetto dalla responcopriva, con la propria, la responsabilit

Il potere giurisdizionale, nei giudizi civili e punitivi (21), era esercitato dal re, per mezzo di giudici da lui nominati;
serie d'interpretazioni ... Or chi dice interpretazione dice lavoro d'intelligenza ... per modo che l'amministratore assuma talvolta un tal quale esercizio di Iegislatura inferiore ... ~. (20) Gli artt, 120 ss. Il.pp, prevedevano i reati di lesa Maest, dei quali il pi grave era l'attentato contro la sacra persona del re. La sacert della regia persona era, come noto, un riflesso del diritto divino, espresso nella formula re ... per grazia di Dio (PUMA, Il, pp. 374 58.). L'art. 63 Costo lO febbraio 1848, definiva la persona del re sacra ed inviolabile , secondo la formula derivata dai testi francesi, e riprodotta in tutte le costituzioni di quel. l'anno. (21) L'art. 1 l. organica dell'ordine giudiziario, 29 maggio 1817, chiamava la giustizia penale giu.tizill punitiva (idem, l'art. 1 l. 7 giugno 1819).

76

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

15

cui riteneva si conferita una delegazione perpetua ed irrevocabile ( giustizia delegata ) (22). I giudici collegiali, dopo tre anni di lodevole esercizio, acquistavano l'inamovibilit dalle funzioni, ma non anche dalla sede (in/m, 145). Purtroppo, la torbida siutazione dell'ordine pubblico, trovata dalla restaurazione borbonica nel 1815 (23), e poi gli avvenimenti politici del 1820-1821, indussero il governo ad avvalersi, per lunghi periodi, di Commessioni militari investite d'una competenza penale d'eccezione; e se Ferdinando II restitu la giurisdizione ai giudici ordinari (l. I" luglio 1846), talch i processi politici peri tumulti del 1848-1849furono celebrati innanzi alle Gran Corti speciali, questo stesso re, con r.d. 27 dicembre 1858, ristabil la competenza dei Consigli di guerra per i reati contro la sicurezza dello Stato, abrogata solo col r.d. 30 giugno 1860 (in/ra, 138 e 158). Il contenzioso amministrativo , cio la giurisdizione sugli oggetti dell'amministrazione pubblica (artt. 3 e 4 l. 21 marzo 1817), era affidato ad organi suoi propri (in/ra, 163 ss.],' ed in esso permaneva parzialmente il sistema di giustizia ritenuta (24). Il regno delle Due Sicilie era uno Stato unitario. La distinzione tra i reali domini di qua e di l del Faro (art. l l. 8 dicembre 1816) era puramente amministrativa, nel senso che unico era il governo, e che il suo potere supremo parimenti si esercitava su ambo le parti del regno. La l. 11 dicembre 1816

(22) MANNA, p. 39, il quale ulteriormente precisa (p. 344), che, al contrario della delegazione amministrativa, che per sua natura precaria e revocabile dal monarca, la delegazione giudiziale, a considerarla da vicino, impropriamente chiamata con questo nome, e rappresenta piuttosto l,lP.I!. 4.~~\i~ zione fondamentale di uffici nascente ~,a,l'indole della sovranit s-, (23) Per tale periodo, CHURCH. (24) MANNi\, p, 344. '

15

Il potere supremo di Governo

77

non stabiliva un ordinamento speciale per la 'Sicilia, ma dettava norme teoricamente applicabili tanto-nel continente quanto .nell'isola, allorch prevedeva che, residendo il re in una delle due parti del regno, di qua o di l del Faro, fosse il governo locale dell'altra parte affidato ad un luogotenente generale. In fatto, il re, dal 1815 al 1860, ebbe sempre la propria residenza in Napoli, e quindi la luogotenenza fu sempre in Palermo, con che fu attuato, per i reali domini di l del Faro, un certo decentramento. Ma non esistevano in materia principi inderogabili, dimodocch l'ordinamento della luogotenenza, come pur quello del Ministero e real segreteria di Stato per gli affari di Sicilia, furono pi volte mutati (in/ra, 65); ed anche il principio di separazione degli impieghi (1. 11 .dicembre 1816) non ebbe sempre vigore (in/ra, 40). Dipendevano parimenti da valutazioni discrezionali le differenze tra la legislazione delle due parti del regno, specie nelle materie amministrative (25). La legislazione del regno si svolse entro il quadro orga(25) . La diversit delle leggi trovava una certa radice nell'art. 12 l. 11 di. cembre 1816, il quale stabiliva che c finch il sistema generale delltamminstrazione civile e giudiziaria del nostro regno delle Due Sicilie non sar pro mulgato, continueranno in Sicilia tutti gli affari giudiziari ed amministrativi ad avere quello stesso corso ed andamento che hanno avuto finora s , In seguito, il governo borbonico cerc progressivamente d'assimilare le istituzioni, talch il PALMIERI, 306, protestava: Non si lasciato in Sicilia neppure il vestp. gio delle antiche istituzioni s , SCHUPFER, pp. 11291130,considera: c Raro fu il caso di una legge o di un decreto o di un re scritto emanati contemporaneamente per ambedue i domini; pi di frequente avveniva che leggi e decreti e rescritti, limitati dapprima ai domini continentali, fossero dopo una prova pi o meno lunga estesi alla Sicilia; meno frequente l'ipotesi contraria. E d dipendeva, a nostro avviso, dal fatto che per quanto si riferiva all'isola .le riforme trovavano per lo pi un ostacolo nelle forme tradizionali radicate fortemente nelle abitudini e nella natura degli abitanti, ed abbisognavano quindi di uno studio pi ponderato e di un lavoro pi lungo, che frattanto le faceva precorrere da altre riforme' nel continente . Perci, esattamente Cass., 30 Ciu. gno 1934, n. 2384, in Mass. giuro it., 1934, col. 525, voce c Usi civici , afferma

78

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

15

nizzativo che abbiamo ora delineato, e che pu considerarsi perci una normativa costituzionale in senso materiale. Pi difficile individuare situazioni giuridiche soggettive, riconosciuti dalle carte cola cui tutela fosse considerata necessaria, in modo da poterle assimilare ai diritti fondamentali stituzionali.

ovvio che un regime nel quale si riteneva che solo il re (o il suo governo) fosse giudice dell'interesse generale, non potesse riconoscere quelli che noi chiamiamo diritti di libert , cio l'esistenza all'autonomia una libert di settori incondizionatamente e cinti da barriere attribuiti invalicabili dell'individuo,

da qualsiasi pubblico potere. Vale in sostanza il COncetto che non sottoposta a vigilanza o ingerenza governativa, sia licenza bert d'insegnamento

, biasimevole, corruttrice e dannosa (26).


nelle materie che hanno attinenza alla

La cosiddetta libert di coscienza, la libert di culto, la lireligione, erano escluse dal carattere rigorosamente confessionale dello Stato , positivamente riaffermato dal concordato tra il regno e la Santa Sede, reso esecutivo con 1. 21 marzo 1818, i cui artt. l e 2 stabilivano che unica religione dello Stato era la cattolica, e che l'insegnamento armoma con essa. Tale orientamento, del resto, era tanto radicato nella coscienza comune, da venire riprodotto in tutte le effimere carte costituzionali, del regno (27).
che reali rescriui contenenti disposizioni di massima non possono presumersi applicabili in Sicilia, se non risulti da specifici elementi. (26) Dus, a), II, p. 289, ha per cura di precisare che l'azione della polizia < si ferma e cessa, laddove pretenderebbe di giudicare delle segrete opi. nioni >. (27) Art. 1 < basi Costo Sicilia >, 1812 (AQU.\RONE, D'ADDIO, NEGRI, . 403); p art. 12 Costo 1820; art. 3 Cost., 1848.

doveva essere impartito

In

che ebbero vigore nell'una

o nell'altra

parte

15

Il potere supremo

di Governo

79

Tutte le altre libert

, come quelle atttinenti alla stam-

pa ed alla diffusione di libri, periodici, disegni, fogli volanti, etc.; agli spettacoli teatrali; alla circolazione delle persone, etc., erano subordinate leggi e regolamenti, alla vigilanza del governo, s econdo assolutamente non e quindi libert

erano. Non per da credere che nell'ordinamento ridurre i cittadini al livello di

del regno si

riconoscesse al re, o al governo, un potere tanto illimitato, da schiavi governabili per mero arbitrio delle autorit. Il regno si era sviluppato nel quadro della civilt romana e cristiana, aveva una grande tradizione di studi giuridici, e si era ampiamente guaglianza civile e politica provenienti se considerato dovere dell'ordinamento, aperto alle idee d'edalla Francia. Perci, anche se non erano

pu dirsi certo che la tutela di taluni interessi individuali fosrigorosamente stabiliti l'estensione ed i limiti della tutela stessa. Nell'atto sovrano promulgato dal re Ferdinando IV il 20 maggio 1815, da Messina, viene assicurata la libert individuale e civile , si dichiarano le propriet inviolabili e sacre ; si dice che le imposizioni saranno decretate secondo le forme che saranno prescritte dalle leggi , che il debito sar am(28). In sostanza, parpubblico sar garantito , e che ogni napoletano missibile agli impieghi civili e militari

(28) La 1. 24 marzo 1817, da cui (come si dir in/ra, 18) si desume la gerarchia delle fonti, non fa menzione degli atti sovrani , dei quali, oltre quello citato nel testo, ed altri della stessa data, molti altri si possono ricordare: 18 gennaio 1848, che estende le attribuzioni della Consulta e dei Consigli provinciali; altro del 18 gennaio 1848, che ristabilisce la divisione degli impieghi tra i domini di qua e di l del Faro; 29 gennaio 1848, che preannuncia la concessione della Costituzione; 28 febbraio 1849, che preannuncia lo statuto speciale per la Sicilia; 25 giugno 1860, che preannuncia il ristabilimento del regime costituzionale. Il nome di atto sovrano era attribuito a manifestazioni solenni di volont regia, pubblicate nella Collezione, qualche volta di contenuto programmatico, e qualche volta (come i due atti del 18

80

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

16

rebbe che siano assunte, come a quel tempo si diceva, quali basi o massime di governo, la tutela della libert personale (la specificazione individuale e civile tende certamente ad escludere le libert collettive, come quella di riunione ed associazione, e le libert politiche); della propriet ed in genere dei diritti patrimoniali anche nei rapporto con lo Stato, (il che si desume dal riferimento al debito pubblico e dalla riserva di legge per le imposizioni , cio per le contribuzioni); infine dell'eguaglianza nell'ammissione stituzione, si pu riconoscere genere. E, sebbene il detto atto sovrano non sia certo una che la legislazione ed
00-

ai pubblici uffici d'ogni successiva, civile e

se ebbe sempre un concetto piuttosto restrittivo di ogni specie di libert, non derog mai dai principi d'eguaglianza politica, e fu sempre profondamente e degli interessi patrimoniali dei cittadini. rispettosa della propriet

II.

LE FONTI DEL DIRITTO

16.

Il codice per lo regno delle Due Sicilie. lungo i secoli .succedutesi nell'Italia

Le dimeri-

verse dominazioni,

dionale ed in Sicilia, avevano determinato

la sedimentazione

d'un immenso ed eterogeneo materiale legislativo: leggi romane, costituzioni, capitoli, prammatiche, reali dispacci, consuetudini generali e locali, ed in Sicilia inoltre artt. 1 e 3 L 21 maggio 1819,che

sicule sanzioni
negli

e lettere circolari , secondo le enumerazioni contenute

tolgono loro forza di legge

gennaio 1848) di contenuto precettivo, in materie che investivano, come allora si diceva, le basi del governo, cio gli indirizzi fondamentali polirico-legislativi. L'atto sovrano 20 maggio 1815, citato nel testo, il primo documento inserito nell'unico volume della Collezione, concernente l'anno 1815. Esso diede luogo, nel 1820, all'equivoco di chi ritenne, pi o meno in buona fede, che Ferdinando IV, nel 1815, avesse promesso una Costituzione:' CORTESE, COL in' LETTA, a), III, p. 9 e p. 220.

16

Il potere supremo di Governo

81

m coincidenza con l'entrata in vigore del codice per lo regno delle Due Sicilie (29). In questa selva di norme , spesso viete ed oscure tanto da rendere talora discutibile se l'una o l'altra fosse in vigore, e la cui applicazione era resa ancor pi ardua dal fenomeno, comune nei secoli di mezzo, della molteplicit delle giurisdizioni, si erano destreggiate generazioni di giureconsulti, i quali, malgrado l'irrazionalit della certezza del diritto, d'un sistema che era la negazione avevano saputo mantenere, specie

in Napoli, una fiorente tradizione giuridica (30).

(29) avuto niano, re

Secondo

il Dtas,

a), II, pp.

478

S8.,

le leggi nella

romane eompflazione erano

che avevano di Giusti le leggi dei atti sia agli volta Corte aragotutte citt conIn del

vigore

nel regno nonch svevi;

erano

quelle

comprese

cio il codice, e

il di gesto, le istituzioni, i libri [eudorum, capitoli solenni borbonici, le leggi (DIAs, a), II, fino all'anno speciali

dei

le 98 novelle re angioini.

dell'Authenticum c: Prammatiche
aragonesi, erano

(SOLMI, p. 455), normanni le leggi casa dai erano della norme atti emanati detti

c Costituzioni
p. 482) dei re i quali caso, era

c: pi

dei re

d'Austria, sovrani tardi

e dei re borbonici, sia decisioni reali rescritti) dell'antico al Regno, del regno, di Bari; Aversa, circolari

fino al 1806. I 1806, (nel qual

dispacci per

contenevano indagare, Gran sovrani che della le

giuridiche, pi quale

corrispondevano

dimodocch (Rocco, diritto o alla avevano

necessario i riti della

per volta,

ne fosse l'efficacia gli arresti

I, p. 56). Il DIAs, a), II, p. 482, rinazionale, Camera citt della dai Sommaria, quasi quelle i capitoli,

corda inoltre, della Vicaria, privilegi le citt, e non scritte di Napoli, suetudini

come parti i riti e di Iargiti

della regia

e grazie

di Napoli,

nesi e da quelli

casa d'Austria.

Aggiunge

il DIA s, come le loro erano

fino i villaggi e poi quelle di Monopoli, e lettere

particolari

consuetudini,

ma tradizionarie:

tra queste, erano Caiazzo,

le pi note state pure Capua, Gaeta,

pubblicate Amalfi, confermava Una senza stata

a stampa

Catanzaro. i deliberati opera del sotto il di

Sicilia, dicevansi Parlamento, (<< Codice

sanzioni

gli alti

con cui il re i reali dispacci.

codificazone successo Giunta

privata

Filippino Vedi

, dal nome ed altre Carlo Carolino

del re Filippo

111) era

regre-

gente Carlo Tappia, gno di Filippo compilazione, consulti pp. 131 ss.), affidata

ne erano d'Austria
s ),

state tentate di Borbone mai

(SCHIPA, I, pp. ebbe la regia

49 ss.). Una ad una sanzione

imponente giure(SCHIPA,I1,

nel 1742 da Carlo non

(c: Codice

(30) Vedi, per esempio, in CENNI, l'appendice: Sulla importanza delle allegazioni degli avvocati napoletani massime del secolo XVIII. 6.
LANDI

I.

82

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

16

Fino agli ultimi anni del secolo XVIII, il problema centrale del diritto pubblico interno concerneva i rapporti tra potere regio e feudalit. Diverso era stato per, rispetto ad esso, l'atteggiamento antifeudale; del pensiero giuridico napoletano e siciliano. dei giuristi era stato decisamente che i diritti feudali fossero In Napoli, l'orientamento

non si dubitava

derivazione dell'autorit sovrana, n che essi incontrassero un limite in certi diritti delle comunit; dimodocch la Corona aveva trovato efficaci sussidi nella dottrina giuridica tutte le volte che aveva intrapreso la riduzione o soppressione di antichi privilegi, e l'azione riformatrice di Carlo di Borbone, continuata da Ferdinando IV agli inizi del suo regno, ne aveva ottenuto l'autorevole plauso (31). Si tratta d'un pensiero che ravvisa nello Stato il motore del progresso civile, e che si distaccher dalla monarchia borbonica quando gli apparir troppo timida e legata al passato: sosterr cos dapprima l'azione dei re francesi del decennio, ne continuer gli sviluppi sotto la restaurazione, incliner poi alle riforme costituzionali, e converger infine nello Stato liberale unitario , la cui pi alta espressione dottrinale sar manifestata dall'abruzzese Silvio Spaventa. Il foro di Sicilia propugnava, invece, le ragioni dei fendatari contro il governo, ed aveva escogitato la teoria della originariet dei feudi siciliani, frutto, secondo tale dottrina, non di concessione sovrana, ma d'una divisione inter pares tra Ruggero d'Altavilla ed i signori normanni, suoi soci nella la conquista dell'isola (32). In una tal posizione, peraltro, smo insulare, e sar una, e non l'ultima,

difesa del privilegio finisce per confondersi con il particolaridelle componenti

(31)
(32)

ROMEO,

b), pp. 40

88.

PONTIERI, a), p.

19 e pp. 42 88.

16

Il potere supremo di Governo

83

del costituzionalismo

del 1812. Perci, il pensiero giuridico indipen-

siciliano persister in una posizione antigovernativa,

dentista od autonomista, ma pi o meno retriva, finch prevarr il filone democratico, appena manifesto nel 1812 e nel 1820, confuso e mal definito nel smo unitario. Gli avvenimenti nel

1848.49, rapidamente

trionfante

nel 186061, convogliandolo, quasi senza residui, nel liberali-

1806, che avevano determinato

la

divisione politica del regno di Napoli dalla Sicilia, impressero all'uno ed all'altra una diversa evoluzione giuridica. Nel continente, Giuseppe Bonaparte aboliva la feudalit (r.d. (L 2 agosto 1806), introduceva il codice Napoleone

21

maggio 1808), e, sul modello della Francia napoleonica, stabiliva l'organizzazione giudiziaria del regno (1. 20 maggio

1808), istituiva il Consiglio di Stato (r.d. 15 maggio 1806) e la Corte de' Conti (r.d. 19 dicembre 1807), ordinava l'amo ministrazione civile (1. 8 agosto 1806), con un fervore che
trovava consenziente la parte pi colta lazione del regno. In Sicilia, la feudalit fu abolita con l'art. XI delle basi della Costituzione del 1812 ( confermato dall'art. 9 1. ed evoluta della popo-

11 dicembre

1816) ma il governo costituzionale,

asservito

alle autorit inglesi d'occupazione, non fe' che aggravare, con abusi, arbitri e disordini, la situazione preesistente, Pertanto, nel momento in cui la Sicilia di qua e di l del regno delle Due Sicilie, la parte Faro si riuniva nell'unico

continentale aveva istituzioni ispirate a schemi tanto moderni ed efficienti quanto quelli della Francia napoleonica, mentre le istituzioni insulari erano pi o meno cristallizzate negli schemi del secolo XVIII. E non mancavano certo i nostalgici , che, come accadeva nel medesimo tempo negli Stati sardi, avrebbero ben volentieri fatto

tobula rasa delle novi-

84

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

16

t (33). Ma prevalse il consiglio di ministri illuminati, quali Luigi de' Medici e Donato Tommasi, e perci allorch nel 1815 l'immortale Ferdinando riacquist il suo regno, conoscendo che le rivoluzioni e le guerre apportatrici d'indicibili mali spesso sono causa di qualche utile istituzione, si determin di ritenere quelle che per l'esperienza di dieci anni eransi riconosciute utili ai suoi popoli. S'indusse anche il Sovrano a ci persuaso che la maggior parte delle istituzioni medesime traevano origine dall'ordinanza di uno dei suoi pi illustri antenati, Luigi il grande, o erano il risulta mento di quei progetti ch'egli medesimo avea ordinati ed accolti, e che avrebbe realizzato, se non sopravvenivano i disordini che afflissero l'Europa pel corso di venticinque anni e pi (34). Con ci, tuttavia, nasceva un altro ed opposto problema. Non si trattava di risospingere i domini di qua del Faro a ritroso degli anni e dei fati , ma, al contrario, di scrollare il sonno feudale della Sicilia, mal travestita in panni britannici dall'infelice costituzione del 1812, facendole seguire il cammino medesimo tanto rapidamente percorso dai domini di qua del Faro sotto il governo dei re francesi: ed in altri termini, doveva il Governo borbonico assumersi il compito riformatore, divenendo esso stesso veicolo di quelle idee, da cui la Sicilia era rimasta quasi integralmente preservata. Rimase quindi provvisoriamente in vigore, nei domini di qua del Faro, il codice Napoleone, pur con alcune parziali

(33) ROMEO, b) pp. 59 ss. (34) Dtxs, a), I, p. 6. Queste espressioni rispecchiano l'opinione c colta ~ consolidatasi dopo quasi quarant'anni (1854) dalla restaurazione; ma non r'ispondevano ad unanime convincimento nel 1815: tanto sono astiose le disposizioni del 9 giugno 1815 (CORTESE N., in COLLETTA, a), In, p. 11) con cui si stabiliva che c i tempi disgraziatissimi dell'invasione francese si designassero con il termine: durante l'occupazione militare dei generali Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat s.

16

Il potere supremo di Governo

85

modificazioni, prima delle quali fu l'abolizione del divorzio (r.d. 13 giugno 1815), istituto particolarmente ripugnante al costume nazionale (35), e -del matrimonio civile, al quale fu sostituito il matrimonio secondo i canoni del concilio di Trento, ferma la precedenza degli atti legali davanti all'ufficiale dello stato civile (r.d. 16 giugno 1815). E per, con tutta sollecitudine (r.d. 2 agosto 1815) fu costituita la Commissione per la redazione dei nuovi codici (36), e poco dopo (settembre 1815) quella per la redazione del codice penale militare (37). Il mandato conferito ai .commissari concerneva la compilazione di un completo corpo di diritto patrio, che fosse adattato all'indole dei nostri popoli, all'odierno stato della civilizzazione e che racchiudesse il grande oggetto della sicurezza delle persone e della propriet, prima base del sistema sociale , perch l'ultima spondenti alle abitudini, occupazione militare aveva sottoposto i nostri popoli a leggi straniere non sempre corrialle idee religiose, alle passioni, ai bisogni della nazione (38). In fatto, l'ambizioso proposito di creare un corpus iuris originale non ebbe seguito, ed i commissari seguirono abbastanza da presso il modello napoleonico, il quale, del resto, aveva formato oggetto d'una esperienza

(35) (36) Tommaso Domenico Vittorio

ASTUTI, p. 192. La

I sezione

(leggi

civili Sarno; (leggi

e di procedura Giacinto la

civile) Troyse, (leggi dal

era penali

composta e di Nicolini, Nicola

da

Caravita Criteni Englen;

principe

di Sirignano, de Giorgio, Vincenzo che militare.

Francesco Niccola

Magliano, proceGian Vi.

e Domenico la 111 sezione

Il sezione

dura penale}

da Raffaele

Giuseppe

Raffaeli,

commerciali) Lotti e Raffaele per

marchese parte

venzio e da G. B. Vecchione, COLLETTA, II, p. 30, rileva I del tempo dell'occupazione

Tramaglia.

CORTESEN., in di magistrati

si tratta Su G.

la maggior

V. Englen,

LOBSTEIN, a), pp. 217223.

(37) La relazione sul Progetto di un Codice penale militare a S.A.R. il Principe D. Leopoldo, presidente del Supremo Consiglio di guerra, 18 agosto 1816, opera del COLLETTA,b), I, pp. 367 ss, (38) Cos il preambolo del r.d. 2 agosto 1815.

86

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

16

decennale, che consentiva di farne, con modesti adattamenti, un vero corpo di diritto patrio

.
e del il

Il Codice per lo Regno delle Due Sicilie , comunque, il pi insigne monumento pensiero giuridico della legislazione borbonica La Commissione meridionale. esplet

lavoro in circa due anni; il progetto fu quindi sottoposto al parere della prima camera del Supremo Consiglio di Cancelleria (39); la 1. 26 marzo 1819 dispose l'abrogazione delle leggi della occupazione gore, a decorrere militare

, provvisoriamente

in vi-

dal l o settembre dello stesso anno, ed in

coincidenza con l'entrata in vigore del Codice; infine la l. vere vigore tutte le norme anteriori le unificazione legislativa del regno.

21

maggio 1819 dispose che dalla medesima data cessassero d'aal Codice, nelle materie da esso regolate, con che era si perfezionata la fondamentaIl Codice era diviso in cinque parti, ciascuna con una numerazione separata degli articoli in essa contenuti: leggi civili, leggi penali, leggi della procedura nei giudizi civili, leggi della procedura nei giudizi penali, leggi d'eccezione negli affari di commercio. Le leggi civili comprendevano sposizioni preliminari dell'applicazione persone; priet;

2187 articoli, divisi in didegli effetti e

(della pubblicazione,

delle leggi in generale) ed in tre libri (delle

de' beni e delle differenti modificazioni della prode' differenti modi co' quali si acquista la propriet). reazionarie, del prevalse dopo la redei maio-

effetto delle tendenze

pressione del moto costituzionale raschi, regolati dagli artt.

1820-21, la successiva

1. 17 ottobre 1822, intesa ad agevolare l'istituzione merose norme modificative e integrative,

946 ss. Delle successive, non nusi pu ricordare la

(39)

ASTUTI, p.

194.

16

Il potere supremo di Governo

87

l. 31 gennaio 1843, che, integrando gli artt. 2075 ss., stabil l'ordine di precedenza tra pi compratori del medesimo bene, secondo la data della trascrizione; e la l. 13 febbraio 1856, riguardane la successione de' militari morti in serVIZIOsenza eredi legittimi. Le leggi penali comprendevano libri: 470 articoli, divisi in tre delle pene e delle regole generali per la loro applica-

zione ed esecuzione; de' misfatti e de' delitti, e della loro punizione; delle contravvenzioni e della loro punizione. Furono modificate ed integrate dalle Il. 4 giugno 1828, che modifica l'art. 412 dichiarando dell'abitato aggravati i furti commessi fuori 9 marzo 1835, per e nelle case in campagna;

reati commessi negli ergastoli; 6 dicembre 1835, che, modi. ficando l'art. 407, aggrava le pene per talune ipotesi di furto qualificato; 21 luglio 1838, sui duelli, che, non previsti come specifica ipotesi di reato nelle leggi penali, erano prima perseguibili soltanto se davan luogo a lesioni od omicidio; 17 agosto 1838, e 14 ottobre 1839, per l'abolizione e la repressione della tratta dei negri. Le leggi della procedura ne' giudizi civili comprendevano 1117 articoli, divisi in nove libri: de' conciliatori, de' giudici di circondario, de' tribunali civili, de' tribunali d'appello e d'impugnare delle Gran Corti civili, de' modi straordinari i giudicati e del ricorso per annullamento di giustizia, dell'esecuzione procedere, procedure relative all'apertura rali

alla Suprema Corte d'una successione,

delle sentenze, diversi modi di

de' compromessi; ai quali seguivano alcune disposizioni gene-

. I titoli XII, XIII, e XIV del libro VI furono poi soforza-

stituiti dalla l. 29 dicembre 1828, sull'espropriazione

ta; l'art. 215, sulle forme delle testimonianze e dei giuramenti, fu modificato dalla 1. 20 agosto 1829; e l'art. 177 dalla 1.

dicembre 1859, che prescrisse la comunicazione al

88

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

16

pubblico ministero delle cause della dote, ancorch fossero autorizzate, ed il matrimonio fosse contratto in regime dotale. Le leggi della procedura no 645 articoli, tre libri: della istruzione ne' giudizi penali comprendevapreliminari particolari, divisi in disposizione di alcune procedure

, ed in
e degli

delle pruove ne' processi penali;

de' giudizi ordinari;

oggetti comuni a tutti i giudizi penali. Le norme (artt. 553-

554) sui giuramenti e le testimonianze furono modificate dlla citata L 20 agosto 1829; alcuni altri articoli furono modificati con r.d. 21 giugno 1838; ed altri ancora relativi ai giudizi innanzi le Gran Corti criminali e speciali furono modificati ed integrati con r.d. 12 dicembre 1850. Le leggi d'eccezione per gli affari di commercio comprendel commercio in e delle handa Erano integrate de' fallimenti devano 711 articoli, divisi in quattro libri: generale, del commercio marittimo, cherotte, della giurisdizione disposizioni d'eccezione commerciale.

per la citt di Messina (1. 17 giugno

1819, in relazione
certi casi non

all'art.

656, comma 2), dove le sentencommerciale alla Corte erano in di di ricorso suprema

ze della Gran Corte civile in materia suscettibili giustizia. Le disposizioni Lo Statuto penale

sulle societ furono modificate con

r.d. 26 ottobre 1827, e 12 novembre militare vato con l. 30 gennaio

1831 (in/ra, 141).


l'esercito) fuappro-

(per

1819, ed entr in vigore dal JO giugno dello stesso anno (r.d. 5 marzo 1819). Comprendeva 515
articoli, divisi in tre libri: procedura militare, Fu modificato della giurisdizione militare, della de' reati militari e delle loro punizioni.

1836, che sostitu alla pe367) quella dei lavori forzati a tempo da 26 a 30 anni; e dal r.d. 25 gennaio 1842, che,
na dei lavori forzati a vita (art. nel caso di vie di fatto contro il superiore seguite da morte

col r.d. 25 febbraio

16

Il potere supremo di Governo

89

(art. 399), comminava la pena di morte da eseguire col laccio sulle forche, o' con fucilazione alle spalle come infame. Il corpus del diritto penale militare fu completato con l'approvazione (L 30 giugno 1819) dello Statuto penale per l'armata di mare (di 97 articoli) e dello Statuto penale pe' 1819 (r.d. 2 luglio 1819); pi tardi, con reati commessi da' forzati e loro custodi (di 59 articoli), in vigore dal I" settembre L 29 maggio 1826, fu approvato lo Statuto penale pe' reati de' presidiari e loro custodi. Infine, un'importante penale per le infrazioni legge penale speciale lo Statuto delle ieggi e de' regolamenti sanitari,

.approvato con L 13 marzo 1820, ed entrato in vigore dal I" maggio dello' stesso anno. Naturalmente, un'opera di tali dimensioni, e tanto rapi-

damente condotta a termine, non va esente' da mende. Ma, nel criticarla, occorre considerare il tempo e l'ambiente ove fu realizzata, e non pretendere di trovarvi concetti ed orientamentiche .maturarono solo ben pi tardi nella coscienza comune. Maggiore interesse pu avere un veloce sguardo di cui troviamo reco nelle alle critiche dei contemporanei,

opere del Blanch (40) e del Colletta (41). Il Blanch, ammiratore della politica del Medici, muove solo blandi e marginali rilievi: per cui, ovviamente, ogni difetto rimane superato ed assorbito dal giudizio di sintesi, che

(40) BLANCH, ), pp. 47 ss. b (41) COLLETTA, I1I, pp. 102 ss. Con r. 18 novembre 1837 fu costituita a), una Commissione per la riforma del codice e della procedura penale militare, presieduta dal presidente dell'Alta Corte militare, ten. gen. Ferdinando Macry, e composta dall'avvocato generale della Corte suprema di giustizia, Nicola Nicolini; del cav. Michele Agresti ; dei marescialli di campo Giovanni Statella c Roberto de Sauget; del brigadiere Giuseppe Ruffo; del colonnello La Spina, 'e del cav. Ravell'i (D'AYALA, pp. 382383). Questa riforma non ebbe .mai ata), tuazione.

90

Istituzioni del R egno delle Due Sicilie

16

l'adottare come base il codice Napoleone, salvo parziali modifiche, era riconoscere lo stato della societ, rinunciare all'antico regime, rendere indispensabile ed inevitabile lo sviluppo ed il movimento sociale nella nuova direzione, cambiare il diritto pubblico gi fondato sulle classificazioni sociali, stabilire il trono sulla base pi larga e pi solida dell'interesse sociale, sostituire un re nazionale, generali, a un re feudale . La mentalit illuministica del Colletta lo induce, invece, a formulare varie critiche: la ristabilita rappresentante gl'interessi

indissolubilit del ma-

trimonio, che apporta nelle famiglie disonesti costumi e disperazione ; l'eccessivo accrescimento della paterna potest; la conservazione dell'arresto personale per debiti; le aspre pene per i reati di sacrilegio; la pena di morte distinta in quattro gradi di pubblico esempio; la mancata istituzione del giur , e le ridotte garanzie del procedimento penale; la mancata distinzione tra il diritto penale ra, e la conservazione delle del prolungamento militare di pace e di guere pene militari delle bacchette del divorzio ed al rafforza-

del servizio. Ma, di tali rilievi, alcuni, co-

me quelli relativi all'abolizione

mento della patria potest, esprimono una opinione certamente non conforme al sentimento prevalente (42); l'arresto per debiti sopravvisse, sia pure unitaria, sino all'entrata le (43); le norme teoricamente, nella legislazione codice civiin vigore dell'odierno

penali sui delitti contro la religione espri-

(42) Si trattava, come notorio, d'un sentimento non specificamente meridionale, bens diffuso in ogni parte d'Italia; e ne sono prova gli insuccessi dei progetti di legge sul divorzio, presentati dopo il 1848 nel regno di Sardegna, e dopo il 1861 nel regno d'Italia, in regime di separazione tra Stato e Chiesa (MARONGIU, pp. 499 ss.; JEMOLO, b), pp. 507 ss.), nonch le vicende della l. I" dicembre 1970, n. 898, sulla disciplina dei csai di scioglimento del matrimonio ). (43) L'arresto per debiti, contemplato dagli artt. 20932104 c.c. (r.d. 25 giugno 1865, n. 2358), fu conservato, dalla l. 6 dicembre 1877, n. 4166, Iimita-

16

Il potere supremo di Governo

91

mevano un certo stato d'animo ultra cattolico che si manifester ancora clamorosamente, nella Francia tanto pi incisa dal razionalismo, con la l . 15 aprile 1825 sul sacrilegio; la concezione dell'esemplarit messa, e, ripugnando della pena era largamente amormai la coscienza popolare ai raffinainattuabile penale itala distin-

menti di crudelt, il supplizio circondava si di lugubri pompe; la giuria popolare sarebbe stata presumibilmente in situazioni sociali quali si presentavano del regno, fu introdotta marzo 1931, n. 31, non col codice di procedura nella maggior parte

liano del 1865, diede prova infelice, e soppressa col r.d. 23 stata mai pi ristabilita; zione tra i codici penali militari di pace e di guerra stata introdotta solo nel 1941; la pena delle battiure si trovava in gran parte degli eserciti europei, e fu conservata nell'esercito britannico sino alla fine del secolo XIX. In sostanza, i rilievi del Colletta esprimono concetti progressivi, ma difficile considerarli attuabili, quando, come si vede, precorrevano talora il proprio tempo d'un secolo e pi, e poco tenevano conto della realt sociale. Del resto egli stesso riconosce che il codice civile fu peggiorato, ma che tut-

quasi basta alla felicit sociale , e che il codice penale era di gran lunga migliore dell'antico ,
tavia Il regno delle Due Sicilie fu, in conclusione, il primo in Italia che siasi dato una codificazione completa e moderna. Il Codice per lo regno delle Due Sicilie rimase in vigore fino al 1865; salvo le leggi penali, che, con talune modificazioni, furono sostituite dal codice penale sardo nel 1861 (r.d. 17

tamente ai debiti per risarcimento di danni e riparazioni derivanti da fatti puniti dalla legge penale, ed ebbe una singolare reviviscenza, proprio alla vigilia dell'entrata in vigore del nuovo c.c. (r.d, 16 marzo 1942, n. 262) per opera della giurisprudenza in tema di danni da circolazione automobilistica.

92

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie 1861 per le provincie napoletane;

17

febbraio

r.d. 30 giugno

1861 per la Sicilia).

17. L'unificazione della legislazione amministrativa dopo il 1815. Parallela all'opera di codificazione, ma in gran parte cronologicamente ra unificatrice in anticipo su di essa, si svolse l'opedello Stato furono poste tra il dopo il fallimento non vi apportarono

delle altre parti della legislazione. In partico-

lare, le basi dell'ordinamento del moto costituzionale che secondarie variazioni.

1815 ed il 1820, e le modifiche introdotte di quell'anno,

La legge organica del regno delle Due Sicilie , 8 dicembre 1816, sanzionava l'avvenuta unificazione del regno, e la l. 11 dicembre 1816 dettava, correlativamente, da istituire le disposizioni sulla luogotenenza nella parte del regno

ove il re con risiedesse, e sulla separazione degli impieghi civili. Il r.d. 17 luglio 1815 sopprimeva il Consiglio di Stato, i~tituito d~ GiuseI!pe Bonaparte ad instar di quello francese, e la l. 6 gennaio 1817 ricostituiva il vecchio Consiglio di Stato borbonico, prima dignit del regno , con funzioni di consulenza politica del Sovrano. La l. 20 dicembre 1816 stabiliva le attrihuzioni del ministro cancelliere del regno delle Due Siilie, e la 1. t O gennaio 1817 istituiva otto segreterie e ministeri di Stato, ivi compresa la real segreteria e ministero di Stato della Cancelleria generale del regno. Le attrihusoni consultive giuridico-amministrative del soppresso Consiglio di Stato erano trasferite, con l. 22 dicembre 1816, al Supremo Consiglio di cancelleria. regola uniforme La l. 24 marzo 1817 stabil la degli affari appartenenti giuridico, delnello andamento

alle reali segreterie e ministeri di Stato . Il solo: effetto duraturo, nell'ordinamento la parentesi costituzionale del 1820-1821,

fu l'abolizione del-

17

Il potere supremo

di Governo

93 Consiglio

la Cancelleria

generale

del regno,

e del Supremo.

di cancelleria [r.d. 22 luglio. 1820): tale abolizione fu reiterata dal re Ferdinando. I con r.d. 29 marzo. 1821, dimodocch essa non fu coinvolta nell'annullamento. di quanto. si era fatto. Q stabilito. dal 5 luglio. 1820 al 23 marzo. 1821 , cio di tutti gli atti del go.verno. costituzionale Pi rilevanti (r.d. 6 aprile 1821). ancor ascese furono invece gli effetti della reazione assoluti-

stica. Quelli propriamente repressivi, che non erano. venuti meno. del tutto. dieci anni dopo, cio quando. al trono Ferdinando. vamente qui non interessano. I'adosione II, e che continuarono del regno. pretesero. Va invece ricordato sulla vita politica

a gravare negatiche le potenze riu-

anche ben pi tardi, dal re Ferdinando. soddisfaI

nite a congresso in Lubiana di provvedimenti,

che dando. ragionevole

zione a talune civili esigenze, servissero. a prevenire nuovi disordini. Volevasi, cio, orientare il regno. verso. quel tipo. di mo.narchia Metternich, consultiva che, nel pensiero. avrebbe dovuto rappresentare del principe di l'equo. compromesso

tra I'assolutismo tradizionale, e le aspirazioni ad un regime rappresentativo. Torneremo in seguito. su questo. argomento (infra 69). Diciamo. qui soltanto che dalla detta azione internazionale trae origine il r.d. 26 maggio. 1821, co.n cui vengono stabilite le nuove basi del Go.verno. . In verit, com abbiamo. avvertito. so.pra, queste in alcune disposizioni, la cui attuazione tando Provvidenza

novit erano. abbastanza


che

modeste ; ed il citato. decreto, per di pi, non consisteva come oggi si dice, programmatiche completa, de' popoli interessi non fu nemmeno.

Il re, coneuldalla divina del [nostro]

i veri e permanenti

affidatigli, e volendo dar loro uno. stabile governo di probi, saggi ed Illuminati- soggetti

atto. a garantire per sempre il riposo e la prosperit regno ; inteso. il parere per dottrina e per esperienza

, stabil che gli affari sui quali

94

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

17

dovevasi pronunciare di Stato ordinario, timento (art.

il sovrano fossero riferiti in Consiglio dai segretari di Stato, con l'intervento

di non meno di sei consiglieri ministri di Stato senza diparl r.d. cit.); che il Consiglio di Stato fosse presieduto da lui stesso, ed in sua assenza dal duca di Calabria, o da un ministro a ci designato (art. 2); conferm la separazione della Sicilia, con l'istituzione d'un ministro segretario di Stato per gli affari dell'isola, residente in Napoli (art. 3); previde la formazione di due Consulte di Stato, l'una in Napoli, l'altra in Palermo (artt.

4-14); e promise l'emanazio-

ne d'un regolamento per le nomine dei membri dei Consigli provinciali e comunali (artt. 14-16). Dal r.d. 26 maggio 1821 traggono quindi orrgme il reg.

4 giugno 1822, che ordin il Consiglio di Stato ordinario ed il Consiglio de' ministri, ed istitu (art. 14) la carica di
presidente del Consiglio de' ministri con le attribuzioni dell'abolito ministro cancelliere, ed il r.d. 15 ottobre 1822, istitutivo della real segreteria e ministero di Stato della Presidenza del Consiglio de' ministri. Peraltro, come si vedr a suo luogo (infra 69), le Consulte istituite con 1. 14 giugno 1824, residenti in Napoli, pi che dar vita alle Consulte previste dal r.d. 26 maggio 1821, furono una replica del soppresso Supremo Consiglio di cancelleria, e solo col r.d. 27 settembre 1849 furono divise nelle Consulte di Napoli e di Palermo. Con l'art. fra,

29 1. cito fu soppresso il Ministero per gli


(in-

affari di Sicilia, delle cui alterne vicende diremo altrove nomine dei consiglieri provinciali e comunali.

65). Nessuna innovazione, infine, fu realizzata per le


In questo quadro si collocano le principali leggi costituti-

ve del diritto pubblico del regno, in parte anteriori, in parte posteriori all'anno 1821. E tra le prime, sopravvissero fino al 1860, con modeste integrazioni e modificazioni (il che, pe-

17

Il potere supremo di Governo

95

raltro, fin per dare alla vita amministrativa un ecces so d'immobilismo) la l. 12 dicembre 1816, sull'amministrazione civile; la l. 21 marzo 1817 sul contenzioso amministrativo, con la relativa legge di procedura, 25 marzo 1817; le Il. 29 maggio 1817 e 7 gennaio 1818, istitutive delle Gran Corti de' conti di Napoli e di Palermo; le leggi organiche dell'ordine giudiziario, 29 maggio 1817, per i domini di qua del Faro, e 7 giugno 1819, per la Sicilia; la legge sulla contribuzione fondiaria (r.d. lO giugno 1817); la l. 30 gennaio 1817 sulla tassa di bollo; la l. 21 giugno 1819, sulla tassa del registro; ed altre ancora. La produzione legislativa riprende abbastanza fluente qualche anno dopo il 1821; ma tende ad inaridirsi dopo la nuova crisi del 1848-1849 Deve essere, infine, riconosciuta governo borbonico ca liberale -

(supra, Il).
come benemerenza del che ne ottenpubbli-

malgrado l'impopolarit

ne in Sicilia, e la rozza incomprensione dell'opinione

essersi accinto a costruire un moderno Stato uni-

tario, con la fusione d'un territorio che alle riforme era stato trascinato dalla conquista militare straniera, e d'un altro, che appariva diffidente e refrattario ad ogni novit. In Sicilia, si incontravano ostacoli in ogni sorta d'interessi e di privilegi. Per quanto, contro ogni logica, si fossero istituite due Corti supreme di giustizia, l'una in Napoli, l'altra in Palermo (44),

(44) Osservava giustamente il BLANCH,b), p. 52, che c:l'avere stabilito una Cassazione anche in Sicilia prova cbe non si cap la forza dell'istituzione >. Infatti, scopo istituzionale di tale organo l'unit della giurisprudenza (SUTA, p. 801) e la pluralit si afferma solo per considerazioni politiche: cos, con l'unit d'Italia furono mantenute le Corti di Torino, Firenze, Napoli e Palermo, ed aggiunte le sezioni di Roma, fino al r.d. 24 marzo 1923, n. 601, che attu l'unificazione; ma la tendenza pluralistica era riapparsa, tra il 1945 ed il 1947, durante i lavori dell'assemblea costituente (GUNNATI'ASIO, 195), e p. fu accolta (anche se rimase inattuata) nell'art. 23 dello Statuto della Regione siciliana (r.d.Lvo 15 maggio 1946, n .455). Vedi anche in/m, 134 e 135.

96

Lstitusioni del Regno delle Due , Sicilie

17

la capitale' insulare mal' tollerava la perdita del monopolio dei tribunali, per cui veniva equiparata agli altri capiluoghi di valle (45). In particolare, zionecivile l'estensione delle leggi amministrative avvenne con molte cautele. La legge sull'amministra-

12 dicembre 1816, e quelle sul contenzioso amministrativo del 21 e 25 marzo 1817, furono estese integralmente alla Sicilia soltanto col r.d. 7 maggio 1838, con cui venivano abrogate le disposizioni transitorie del r.d. Il ottobre Faro

1817, ed altre leggi speciali anteriori .. In altri casi, vennero


adottate leggi diverse per i domini di qua e di l del(anche se sostanzialmente analoghe, come quelle ricordate,

sulle due Grandi Corti de' conti e sull'ordine giudiziario). Il fenomeno pi singolare quello verificato si per la leva militare (in/ra,

88 ss.): il tentativo fatto nel 1819, di darvi at-

tuazione secondo il r.d. 6 maggio 1818, cre un'ondata di pericoloso malcontento (46); la leva fu abolita nelle due parti del regno col r.d.

26 maggio 1821; ristabilita col r.d. 28 febbraio 1823, n queste disposizioni, n quelle del r.d. 19 marzo 1834, ebbero mai applicazione in Sicilia, la cui popolazione rimase sottratta al servizio militare obbligatorio (47).
Di conseguenza, nelle materie di legislazione amministrativa, occorre avere presente che non vi fu completa uniformit tra le due parti del regno, e bisogna accertare, caso per caso, se e quando una determinata legge sia stata estesa alla speciali per i reali regionale. Sicilia, o se non vi fossero disposizioni giorni, con l'introduzione

domini di l del Faro: fenomeno che si riprodotto ai nostri dell'ordinamento

162. 12; supra, Introduzione .nota (29). (47) COMERCI, p. 96. Dopo l'unificazione, il fenomeno della renitenza se per molti anni diffuso (COLAJANNI, p. 119).
ROMEO, a), p.

(45)

(46)

ROMEO, a), p.

rma-

17

Il potere. supremo

di Governo

----------~----~
e varende gi si

91

Questa particolarit,

insieme con la

frammentariet

riabilit propria di tutte le legislazioni amministrative, meno agevole la consultazione delle leggi del regno. E

poneva a quel tempo il problema della codifcazione del diritto amministrativo, ma lo si risolveva in senso negativo, con un'argomentazione che tuttora si suole ripetere: ... poich i bisogni della societ sono assai .molto svariati e mutabili, cos spesse volte debbonsi modificare le disposizioni delle leggi amministrative destinate a regolarli; e perci mal si potrebbe il diritto amministrativo manifestarlo . Trattavasi, comunque, d'uno Stato recare d'un a tale unit da sotto forma di codice (48).

corpus insigne di Iegislazio-

ne,' che and' arricchendosi verno borbonico,

negli anni successivi, con buona e contro le intenzioni'

tecnica, anche se 'con eccessive cautele e diffidenze. Ed il gooltre le intenzioni

(sic vos non vobis ...), rec un efficace contributo alla futura
unificazione italiana. Il popolo di qua e di l del Faro conosceva ed applicava un medesimo sistema di diritto, cio quel diritto amministrativo di radice franco-napoleonica, che rappresentava il sistema pi evoluto del continente europeo, e che era noto e diffuso in tutta la penisola unitaria

(49). La legislazione
piemontese del ed era perfettapolitica.

del 1865 non era che la variante

medesimo sistema, liberalizzata dopo il 1848, siero giuridico era si formata,

mente comprensibile dai giuristi meridionali. L'unit del penben prima dell'unit illuministico Vero per che, concorrendo la presunzione con la faziosit e l'astrattismo Meridione, la legislazione amministrativa dei piemontesi dei liberali del' delle Due Sicilie

(48) Rocco, I, p. 38. La difficolt di ridurre ad ordine logico le diverse parti della legislazione amministrativa rilevata anche dal MANNA, p. 55. (49) GHISALBERTI. a), pp. 41 S8.; LANDI, b), p. 564. .
7.
LANDI

I.

98

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie -------

18

fu solo in minima parte utilizzata dal legislatore italiano, e cadde rapidamente in oblio. La gerarchia delle fonti dalla 1. 24 marzo

18.

La gerarchia delle fonti. sostanzialmente

del diritto risulta affari appartenenti data, portante

1817,
degli

che prescrive una regola uniforme

nello andamento

alle reali segreterie e ministeri di Stato disposizioni a regolare le forme de' reali intesa a disciplina-

sebbene tale legge (integrata da un regolamento della stessa rescritti, degli ordini del luogotenente generale e delle lettere di officio de' ministri ), sia direttamente re l'uso delle forme , gi stabilite per le leggi e decreti dalla 1. 20 dicembre 1816 relativa alle attribuzioni del ministro cancelliere , e ad integrare la normativa per gli atti da tale legge non previsti. La forma della legge era prescritta in tutti quei casi, ne' quali le disposizioni che noi emaneremo, riguarderanno oggetto qualunque generale (art. un

l, 1. 24 marzo

1817).

Ma, poich l'art. 2 stabiliva la forma del decreto in tutti quei casi, ne' quali determineranno leggi, l'applicazione il modo di esecuzione delle fissati nelle e lo sviluppo de' principi

medesime , pare evidente che la forma di legge era necessaria nel concorso di due presupposti: la generalit e la no-

vit della disposizione. Le leggi costituiscono il massimo grado


nella gerarchia delle fonti, in quanto stabiliscono fondamentali senziali (50). La dottrina ve costitutive le regole su ciascuna materia, e determinano le forme esdistingueva le leggi organiche amministratidell'autorit , dalle leggi la cui esecuzione contrapponeva alle leggi Ion-

era affidata all'amministrazione;

(SO)

DlAs, b), p. 418.

18

Il potere supremo

di Governo

99

damentali, cio invariabili

ed il cui potere di tutti i tem-

pi , quali i codici, da una parte le leggi regolamentarie , cio di esecuzione, variabili secondo i tempi e le circostanze, e dall'altra le leggi locali, e quelle temporanee, valide per un ancora, certo luogo o per un certo tempo. Si distinguevano e l'esercizio dei diritti politici; le leggi amministrative

secondo l'oggetto; le leggi politiche , regolanti il Governo

, che

ne sono lo sviluppo e la necessaria conseguenza; le leggi civili, le leggi penali; e poi le leggi rurali, finanziere, militari, marittime (51). Beninteso, si tratta di classificazioni didattiche, non implicanti alcun rapporto di gerarchia tra una classe e l'altra di leggi, il cui solo interesse sta oggi nella constatazione della ricchezza della produzione La forma del decreto prescritta (art. 2, comma sovrani che determinano l'applicazione (art. normativa.

8 1. 20 dicembre 1816) era 1, l. 24 marzo 1817) per gli atti


il modo d'esecuzione delle leggi, generali

e lo sviluppo dei principi fissati nelle medesi-

me ; e fu in seguito utilizzata per i regolamenti

approvati dal re nel Consiglio di Stato, secondo l'art. 3 reg. 4 giugno 1822, relativo all'istituzione del Consiglio ordinario di Stato e del Consiglio d' minisri di fonti: l'una, legislativa;

(52).
regolamentare, che teori-

A ben vedere, la forma del decreto copriva due categorie l'altra, camente era bene individuata.

1, erano certamente atti legislativi, ed anzi ben poche sono, dal 1815 in poi, le
I decreti previsti dall'art. 2, comma leggi, e la massima parte della legislazione del regno contenuta in reali decreti. A rigore, la formula dell'art. 2, comma configura tali decreti come fonti subordinate,

1,

anche se certa-

(51) Dus, b), pp. 417 ss. (52) Dus, a), II, p. 489.

100

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

18

me~te la possibilit che esse contengano lo sviluppo dei principi fissati nelle leggi non consente di circoscriverne il consentito contenuto a mere norme d'esecuzione e d'attuazione. Ma in un ordinamento nel quale si diceva non esservi altra suprema autorit legislativa che quella del Monarca; essa as soluta, ed in qualunque volont debbono modo faccia egli conoscere la sua (53) non poteva esidelle forme adibite. In i sudditi obbedirvi

stere un controllo sulla legittimit

fatto, i decreti contengono spesso disposizioni che non facilmente si pos sono ricondurre a semplici sviluppi di principi stabiliti in leggi formali, e regolano la materia in modo quasi interamente autonomo, dimodocch si deve concludere che la tra le norme che dovevansi introdurre nella discriminazione

legge, e quelle che potevano formare oggetto di successivi decreti, non rispondeva indicativi. I regolamenti invece, pur promananti dal re, erano manifestazioni del potere esecutivo, e non del potere legislativo. Il Governo, si diceva (54), non deve togliersi la facolt di rimediare ai bisogni impreveduti, e di facilitare l'esecuzione delle leggi, senza rischio di compromettere l'ordine e la sicua criteri rigorosi, bens semplicemente

rezza pubblica; quindi i decreti sono atti d'autorit, e le leggi sono l'espressione della volont pubblica. Ed ulteriormente veniva precisato che i regolamenti di amministrazione pubblica in generale non sono atti del potere legislativo, non po tendo stabilire norme nuove e diverse da quelle contenute nelle leggi, ma sono atti del potere esecutivo, e solo applica. no ai singoli casi le disposizioni generali e le intenzioni soverchiamente oscure delle leggi (55).
(53) Dus, a), II, p. 489. (54) Dus, b), p. 418. (55) Rocco, I, p. 299.

18

Il potere supremo di Governo

101

Era dunque affermato in dottrina che la legge

era fonte ad essa si trovaed all'alcertamente francese, che

primaria di diritto, ed il regolamento fonte secondaria, creti legislativi ed i regolamenti generali, in cui talora no frammiste norme che potrebbero riferirsi all'una l'affermazione sembra permanere teorica, ed ed amministrativo

subordinata (56). Ma non ben chiara la distinzione tra i de-

tra fonte, E, d'altra parte, per le stesse ragioni sopra rilevate, riflesso del diritto costituzionale

tanto ben noto ai giuristi napoletani, amministrativo,

perch non risulta

mai, dinanzi alle autorit giudiziarie o a quelle del contenzioso sasi fatta questione della legittimit di nore lo stesso con della norma regolamentare me regolamentari approvate con real decreto, cetto di disapplicazione ignoto.

La citata 1. 24 marzo 1817 regola anche le forme di altri atti del sovrano, che non hanno contenuto normativo. L'art. 2, comma 2, prescrive la forma del decreto per l'elezione '(nomina) dei funzionari pubblici scelti dal re, per le sia dispense di legge, per la concessione di grazie qualunque da farsi per oggetti non (bilanci preventivi) degli stabilimenti verno, riservati espressi nei rispettivi

la di loro specie e natura, per le autorizzazioni di pagamenti stati discussi delle reali segreterie e ministeri di Sta-

to, o per inversione di fondi degli stessi stati discussi a tenore della real tesoreria. Si tratta di atti di goalla competenza esclusiva del sovrano (57). leggi e

L'art. 3 disponeva ancora che tutte le altre nostre sovrane decisioni, che non apparterranno de' decreti, saranno annunziate alla classe delle nel nostro real nome da'

(56) In tema d'usi civici, la Cass., 11 novembre 1954, n. 4213, in Mass.


giuro it., 1954, col. 951, ha rilevato che la legge non poteva essere modificata da

un regolamento, tanto durante il decennio francese, quanto razione borbonica. (57) Per le dispense, injra, 29 e nota (92).

durante la restau-

102

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

18

nostri segretari di Stato , ed assumeranno il nome di reali rescritti . Questi rescritti, la cui forma minuziosamente regolata, fin nell'uso d'un certo tipo di carta, dal regolamento 24 marzo 1817, erano in sostanza dei messaggi, indirizzati ad un'autorit del regno, cui la volont sovrana veniva comunicata nel real nome dal ministro competente (58). Essi, adottati previa discussione in Consiglio di Stato, e spesso preceduti dal parere dei supremi organi consultivi, avevano il pi vario contenuto come atti di governo o atti amministrativi; o anche di atti di giurisdizione in sede di giustizia ritenuta, cio di contenzioso amministrativo. Non di rado avevano interesse generale, in quanto contenevano istruzioni e chiarimenti circa l'applicazione a quesiti, risoluzione risdizione e l'esecuzione di leggi e decreti, risposte di conflitti di attribuzioni o di giua stampa, amministra-

etc. Perci, venivano spesso pubblicati

e costituivano una vera e propria giurisprudenza tiva (59). Va infine ricordato

che il diritto canonico era legge del

regno nei casi In cui vi facesse rinvio il concordato reso esecutivo con l. 21 marzo 1818, oppure altra legge dello Stato (per esempio, l'art. 67 Il. cc., secondo cui il matrimonio nel regno delle Due Sicilie non si pu legittimamente celebrare, che in faccia della Chiesa, secondo le forme prescritte dal Concilio di Trento) (60), e che pacificamente il regno,

(58) La formula conclusiva non - uniforme. La pru comune pare: Nel real nome partecipo a V.E. (o le partecipo ) questa Sovrana risoluzione perch si serva farne l'uso conveniente , ma ve ne sono che contengono prescrizioni varie (per esempio, di restituire gli atti a chi di dovere, etc.), (59) Moltissimi rescritti sono pubblicati da PETITII e da DIAs, a) e cl, nonch da altri autori. In COMEReI, p. 413689, inserito un Florilegio, che p in sostanza un repertorio alfabetico di materie amministrative, contenente numerose massime di resczitti. Vedi anche SABINI;e GHISALBERTI, p, 112. c), (60) Il DIAs, a), Il, p. 487, avverte che vi sono leggi canoniche, le quali Don han mai potuto essere in uso nel nostro regno .

19

Il potere supremo di Governo


SI

103 considerava

come elemento della comunit internazionale, obbligato dai principi del diritto delle genti pio, gli artt. 9 ss, n.cc.) (61).

(vedi, per esem-

19.

L'efficacia delle norme. -

La forma delle leggi e

dei decreti era stabilita dalla citata l. 20 dicembre 1816, relativa alle attribuzioni del ministro cancelliere. Tanto alle leggi, quanto ai decreti reali, era premesso il nome ed il titolo del re, cos come stabilito dall'art. 2 l. 8 dicembre 1816. Nelle leggi (artt. 1-4 Stato , ed eventualmente,

1. 20 dicembre 1816) al titolo reudito il nostro Consiglio di quando il progetto era proposto

gio seguivano le indicazioni:

da un ministro: sulla proposizione del nostro segretario di Stato ministro di...; quindi la formula della sanzione ( abbiamo risoluto di sanzionare e sanzioniamo la seguente legge ); il testo della legge, spesso preceduto da un breve (62), sudpreambolo per chiarire le intenzioni del legislatore

diviso in articoli contrassegnati con numeri arabi, e, nelle leggi pi complesse, anche in libri, titoli, capi e sezioni, con l'indicazione del relativo argomento; infine si apponeva la segretario di Stato formula della promulgazione: Vogliamo e comandiamo, che

questa nostra legge, riconosciuta dal nostro

ministro di grazia e giustizia, munita del nostro gran sigillo

(61) Dns, a), II, pp. 100 88. (62) Tali preamboli (premessi anche a decreti) sono, qualche volta, di mera forma (per esempio, nella l. lO gennaio 1817, sull'ordinamento dei mini. steri, considerando quanto interessi al pubblico bene l'ordine e la giusta distribuzione degli affari e delle incombenze delle nostre reali segreterie e ministeri di Stato s}; ma altre volte suppliscono all'assenza di pubblicit dei la. vori preparatori. Si veda per esempio il diffuso preambolo del r.d, 11 gennaio 1831 portante una nuova ritenuta sui soldi, e sulle pensioni, e la diminuzione di met del dazio sul macino (in/Ta, 41).

104

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

19

e contrassegnata dal nostro segretario di Stato ministroeancelliere e registrata e depositata nella cancelleria generale del regno delle Due Sicilie si pubblichi con le ordinarie solennit per tutto il regno per mezzo delle corrispondenti autorit, le quali dovranno prenderne particolare registro ed assicurarne I'adempimento.: Il nostro ministro cancelliere del regno delle Due Sicilie particolarmente incaricato di vegliare alla sua pubblicazione . Dopo l'entrata in vigore del r.d.)5 ottobre 1822, la menzione del ministro cancelliere e della cancelleria generale del regno sostituita da nostro Consigliegliere Ministro di Stato presidente del Consiglio de' Ministri , e da real segreteria e ministero di Stato della Presidenza del Consiglio de' ministri . La sanzione rappresentava la manifestazione della volont accordarla o ricusovrana, ed il re poteva discrezionalmente

sarla ai progetti di legge sottopostigli nel Consiglio di Stato ordinario. La promulgazione era necessaria perch la legge divenisse obbligatoria, le attribuiva la forma esteriore, e le .conferiva autenticit (63). Alla formula della promulgazione, seguivano .la firma del sovrano, quella del ministro di grazia e giustizia, presidente del Consiglio de' ministri),

che rico.il

nosceva la legge e quella del ministro cancelliere (poi, del che vi apponeva gran sigillo (portante lo stemma dello Stato, circondato dal nome e dal titolo del sovrano regnante), e conservava nel proprio ufficio l'originale (artt. 7-8,

1. 8 dicembre 1816;

(63) COMERCI, p. 129: .... a sanzione . un atto sovrano libero dell'autol rit reale, che ben pu rifiutarla o accordarla come lo crede ... Non lo .stesso della promulgazione, la quale necessaria perch divenga obbligatoria. La .promulgazione la forma esteriore della legge. Non la crea, n le aggiunge cosa alcuna, .ma le d il suggello dell'autenticit. La promulgazione alla legge quel che il segno alla cosa, la parola al pensiero).

J9

Il potere supremo di Governo

105 non

artt. 4-7, 1 . 20 dicembre erano le controfirme

1816). Le firme ministeriali

con cui i ministri dei regimi costitu-

,zionali assumono la responsabilit degli atti sottoposti alla firma del capo dello Stato irresponsabile (64), bens semplici certificazioni, con cui il ministro di grazia e giustizia acquisiva la legge nell'ordinamento giuridico dello Stato, ed il presidente del Consiglio de' ministri, esercitando le funzioni del nostro guarda sigilli (65), attestava l'avvenuta manifestazione della volont sovrana, e l'autenticit del testo. La responsabilit della legge era interamente
,

del sovrano, tanto vero che


,

la proposta ministeriale non era considerata necessaria (art. 2 l. 20 dicembre 1816). L'art. 8 1. 20 dicembre

1816 prescriveva, per i decreti,


abbiamo

dopo il nome ed il titolo del re, la formula sulla proposizione del nostro segretario di Stato ministro di risoluto di decretare e decretiamo quanto segue: '. premessa al testo del decreto, seguito a sua volta, dalla clausola: Il nostro segretario di Stato ministro di... incaricato della esecuzione .del presente decreto . In realt, i decreti con contenuto normativo hanno una forma un po' pi complessa, perch, prima della proposta ministeri ale, vengono. talora citate norme legislative, come oggi si dice, di giustificazione (66) oppure viene menzionata l'audizione del parere della Consulta quando inteso; alla proposta si fa seguire udi(64) La sottoscrizione del presidente del Consiglio dei ministri sugli atti sovrani detta dal COMERCI controfirma (p. 4) e c: contrassegno (p. 129). c: (65) Beninteso, la controfirma del presidente del Consiglio dei minist~i verifica, anche quando l'atto sovrano non abbia contenuto legislativo (COMERCI, p. 4), la mera forma esteriore, e non si estende mai al c: tenore , ci.o.al contenuto dell'atto, come invece previsto, per i decreti, nel nostro attuale ordinamento (art. 6 r.d. 24 settembre 1931, n. 1256: v. FERRARI, 800)... p. (66) Terminologia di GIANNINI,I, p. 566, il quale contrappone alla C: motivazione , che esternazione dei motivi, la c:giustificazione , come estero naaione dei presupposti e (lei fatti di legittimazione. -. .

106

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

19

to il nostro Consiglio di Stato , quando l'esame In Consiglio prescritto dall'art. 3 reg. 4 giugno 1822. I testi dei decreti normativi sono anch'essi preceduti da preamboli , come quelli delle leggi (67). Anche nei decreti di seguito all'ordine d'esecuzione venivano apposte la firma del re, e poi quelle del ministro proponente, e del ministro cancelliere, o presidente del Consiglio dei ministri, che vi apponeva il gran sigillo, e conservava l'originale. La pubblicazione regolare delle leggi aveva avuto inizio, nel 1806, nel Bullettino delle leggi del regno di Napoli, edito dalla Stamperia Reale (68), continuato, fino al 1860, sotto il titolo di Collezione delle leggi e de' decreti reali del regno delle Due Sicilie, a cura prima della Cancelleria generale del Regno, e dal 1822 della Presidenza del Consiglio dei ministri. I numeri della collezione venivano spediti immediatamente dopo la pubblicazione ai ministri, agli intendenti, alle Corti, ai tribunali, ed a tutte le altre autorit costituite (artt. Il.ss. L 20 dicembre 1816). Leggi e decreti venivano pubblicati, inoltre, nella parte officiale del Giornale delle Due Sicilie, e spesso con affissia stampa, o con fogli volanti (69). La vacatio legis (art. l, ll.cc.) era regolata, come nel codice Napoleone, col sistema cosiddetto successivo. La legge obbligava in forza della promulgazione, dal momento in cui questa era legalmente a conoscenza di ciasohedun comune , e cio:
(67) Supra, nota (62). (68) La Stamperia reale, secondo il r.d. 7 aprile 1833, provvedeva a1 lavori tipografici occorrenti per le accademie e la Societ reale borbonica, nonch per i ministeri, la Consulta e le amministrazioni regie, salvo il ministero di guerra e marina (CoMERel,p. 5). Vedi anche in/ra, 43. '( 69) Du s, a), II, p. 491, rileva la mancanza d'una regola generale sulla maniera d'eseguire la pubblicazione delle leggi. Alcune volte, si pra1i.cava la pubblicazione per mezzo del banditore (Q~~1.l.l.p. 4).

19

Il potere supremo di Governo

107

del comune

lD CUI

stata fatta la promulgazione, altrettanti gior-

il d seguente; - dei comuni della stessa provincia, ni, dopo il d seguente alla promulgazione,

quante sono le

20 miglia (70) di distanza dal comune della promulgazione; -.- de' capiluoghi delle provincie al di qua, e delle valli al di l del Faro, il d seguente alla promulgazione, colla giunta di altrettanti giorni, per quante 20 miglia sono distanti dal comune della promulgazione; e finalmente degli altri comuni delle provincie e delgiorni, per quante venti le valli, colla giunta di altrettanti miglia sono distanti da' capiluoghi. Questo complicato sistema tendeva a fare coincidere la conoscenza legale con la conoscenza reale, ma molto dubbio che vi riuscisse (71): certo che esso non ha sopravvissuto in Francia (decreto 5 novembre 1870) (72), ed ancor meno in Italia (art. l c.c. 1865; art. lO disp. prel. c.c. 1942) (73). Esso aveva l'in discutibile inconveniente di complicare i problemi di diritto transitorio, perch per pi giorni (e si tengano presenti le grandi distanze tra comune e comune, determinate dalla configurazione L'art. 2 Il.cc. stabiliva: l'avvenire: geografica del regno) la legge, La legge non dispone che per efficace in alcuni comuni, non lo era in altri. essa non pu avere effetto retroattivo

. ovvio

(70) Miglia da 7.000 palmi (l palmo = m. 0,26455), cio da m. 1851,85 (art. 2 r.d, 6 aprile 1840). (71) DIAs, b), p. 369. (72) e Les lois et les dcrets seront obligatoires, Paris, un jour frane aprs la promulgation, et partout ailleurs, dans l'tendue de chaque arrondissement, un jour franc aprs que le Journal ofJiciel qui les contient sera parvenu au chef lieu de cet arrondissement . (73) Il sistema del codice delle Due Sicilie detto successivo; quello vigente in Italia, e sincronstco s o C istantaneo (DE RUGGIERO., I, p. 85). R

108

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

20

che tale disposizione non vietava che una legge fosse dichiarata espressamente retroattiva. Peraltro, l'art. 60, primo comma, Il. pp. stabiliva ancora: Niun reato pu essere punito con pene che non erano pronunciate dalla legge prima che fosse commesso (74). Le disposizioni preliminari delle leggi civili stabilivano ancora, in tema d'efficacia della legge, che esse obbligavano .tutti coloro che dimoravano nel regno, siano cittadini, sieno stranieri domiciliati o di passaggio (art. 5); e che i nazionali del regno, ancorch residenti in paese straniero, erano soggetti alle leggi riguardanti lo stato e la capacit delle persone (art. 6). 20. l regolamenti delle autorit amministrative. - Erano elementi costitutivi dell'ordinamento giuridico del regno anche norme emanate da autorit amministrative dipendenti dall'autorit sovrana (ministri, intendenti, decurionati, perso~e morali), il cui fondamento si ravvisava in una delegazione di legge (75). Alcuni regolamenti ministeriali risalivano ai tempi dell'occupazione militare, come quelli del ministro delle finanze, 25 febbraio 1810 e 5 giugno 1811, sull'ordine delle percezioni delle contribuzioni dirette (76); altri erano successivi, come quello del Ministero degli affari interni, l o marzo 1833, per le prescrizioni medicinali alla classe indigente (77), o del Ministero della polizia generale, 20 novembre 1825, per i prestiti sopra pegni (78). Erano anch'essi, sostan(74) Drss, b), pp. 367 55., considera la non retroattivit s (insieme con. l'equit ed il diritto naturale) un elemento delle leggi amministrative , (7S) Dus, a), I, p. 30. (76) PETITII, II, pp. 250 e 277. . (77) PETITTI, I, p. 269. (78) PETITII, 111, p. 250.

20

Il potere supremo di Governo

109

zialmente, regolamenti i testi che prendevano il nome di istruzioni ministeri ali , tra cui si possono ricordare quelle, importantissime, del Ministero degli affari interni, 20 maggio 1820, per l'amministrazione degli stabilimenti di beneficenza e dei luoghi pii laicali del regno (in/ra, 128 ss.); altre; anch'esse importanti, del Ministero delle finanze, 27 ottobre 1818, per la rettifica dei catasti (79) e 22 luglio 1846, sul metodo pratico come eseguirsi le mutazioni di quota (in/ra, 50); del Ministero della polizia generale, 2 febbraio 1828 per reprimere gli oziosi e i vagabondi nella citt di Napoli (80), e 12 febbraio 1836, sulle carte di soggiorno e di passaggio (in/ra, 33), etc. V'erano anche regolamenti emanati dagli intendenti, specie in materie di polizia, quali il riposo festivo e gli spettacoli teatrali; e poteri regolamentari, nelle materie stesse, esercitava il prefetto di polizia di Napoli (81). I Comuni potevano emanare regolamenti di polizia urbana e rurale, deliberati in decurionato, ed approvati dall'intendente (artt. 277 ss. L 12 dicembre 1816: injra; 126). Altri atti normativi dei comuni concernevano i rapporti d'impiego dei dipendenti (art. 147 L 12 dicembre 1816), le ta-

(79) Injra, cap. II, nota (102). (80) Pl:TITTl, 111,p. 262. (81) PETITII, III, pp. 251 e 266, riproduce un'ordinanza dell'intendente del la provincia di Molise, l aprile 1826, sulla c:osservanza delle sante feste >, che un vero e proprio atto normativo, contenente prescrizioni per la chiusura festiva degli esercizi commerciali, e per il riposo dei lavoratori; nonch un regolamento dello stesso intendente (autorizzato dal Ministro della polizia generale il 7 gennaio 1832), col titolo c: regolamento di polizia pe' teatri >. Un r. Il novembre 1852 (PETITTI, V, p. 227), su voto della congregazione de' vescovi della Sicilia, prescrive agli intendenti di regolare con ordinanza la chiusura delle botteghe, nei comuni dell'isola, nei giorni festivi, e di stabilire le multe per i trasgressori, per c: miti, e che s'impieghino a vantaggio delle beneficenze comunali >.

HO

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

21

riffe de' dazi di consumo (art. 197 L cit.), le privative (art. 207 L cit.: injra, 114 e 118 ss.). Regolamenti propri avevano, infine, per il proprio perfunzionamento, i corpi morali (vedi sonale ed il proprio

per gli stahilimenti di heneficenza e luoghi pii laicali, 128 ss.),

injra,

21.

La consuetudine. -

Non v'era nelle leggi civili

una disposizione generale che qualificasse la consuetudine come fonte di diritto (82); n, del resto, ve ne fu poi una nel codice civile italiano del 1865. Poich, peraltro, l'art. 2 l. 21 maggio 1819 toglieva valore alle consuetudini generali e locali nelle materie che formano oggetto delle disposizioni contenute ne' codici , pacifico che essa conservava, sia pure marginalmente, un valore normativo, nelle materie che il codice non regolava. Ed infatti viene richiamata in -alcune disposizioni delle leggi civili, come l'art. 533 concernente le ohhligazioni dell'usufruttuario; redihitoria nella compravendita; l'art. 1494 relativo all'azione gli artt. 1582, 1591, 1600, della consuetudine abrogatisotto il profilo che nelle

1604, 1605, in tema di locazione di cose. Il prohlema dell'ammissihilit va si trova risolto negativamente la consuetudine

due Sicilie risiedendo il potere legislativo nella persona del Re, non potrehhe alterar le leggi senza usurpare i dritti del sovrano, scuotere il trono, e produr l'anarchia. Oltre a ci, essendo la legge ohhligatoria per tutti mediante la promulgazione, la consuetudine non essendo n potendo
(82) In dottrina, Drxs, a), II, p. 468, definisce consuetudini le regole del diritto naturale umano ... i patti comuni e taciti, gli usi e le abitudini, le opinioni, tradizioni ed affezioni morali, la cui violazione reputata osti. lit o ingiuria, attentato allo stato di pace e di concordia , talch tutte le: regole pratiche del diritto sono nelle consuetudini o usanze, e nelle leggi o statuti . Fonte di diritto la considera anche MANNA, pp. 42 ss.

21

Il potere supremo di Governo

III

essere promulgata,

non potrebbe tollerarsi

se non da pochi,

cui il resto dei cittadini si opporrebbe la legge erroneamente

chiamando in vigore

creduta in disuso (83).

da supporre, tuttavia, che tali considerazioni concernessero l'ipotesi parallela a quella di abrogazione tacita della legge per effetto di nuova legge che contiene disposizioni contrarie all'antica , cio della formazione d'una consuetudine

contra legem, per effetto della quale si sostenesse la avvenuta


abrogazione d'una norma scritta. Vi sono, per contro, testi positivi dai quali risulta, implicitamente, che si riteneva ammissibile la desuetudine, cio la formazione d'una consuetudine per effetto della quale una certa norma scritta non veniva pi applicata, pur senza venire sostituita da altra norma, scritta o consuetudinaria. Infatti, l'art. 4, n. 2, l. 24 marzo 1817, prescriveva che dovevano essere necessariamente sottoposti ordinedi la alla sovrana decisione gli atti dei ministri, allorch

ranno l'osservanza delle leggi cadute in desuetudine , e l'art. 6 l. 12 dicembre 1816 stabiliva che quando si trattasse golamento caduto in desuetudine, l'intendente richieder richiamare in osservanza una disposizione legislativa, o un resuperiore autorizzazione per mezzo del ministro competente . Veniva a tal proposito spiegato che una legge caduta in desuetudine ha perduto l'autorit di legge, ed il richiamarla in vigore pertiene unicamente al potere legislativo (84). La qualificazione legislativa dell'atto di richiamo in vigore della legge desueta, implicava che la sovrana decisione fosse presa in Consiglio di Stato ordinario, ma non anche la forma solenne della legge o del decreto. Ad esempio, il rescritto 18 dicembre 1840 diretto al Luogotenente generale ne' domini oltre il Faro, richiamava in vigore le disposizioni della
(83) COMERCI, p. 131. (84) Rocco, J, p. 112.

112

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

22-

l. 7 gennaio 1818, circa l'intervento di tutti i componenti della Gran Corte de' conti di Palermo all'estrazione del lotto (85). Ma dubbio se si tratti del richiamo di norma desueta, o di semplice rettifica d'interpretazione, e non agevole trovare un esempio pacifico dell'esercizio del potere di richiamare in vita una norma abrogata per desuetudine. Per esempio, l'atto sovrano 18 gennaio 1848, che richiama nel loro pieno vigore le 11. 8 dicembre 1816 ed 11 dicembre 1816, esso stesso una vera e propria legge, con cui si dispone, non la reviviscenza di norme desuete, bens di norme che erano state abrogate o modificate da leggi successive, e principalmente dalla l. 31 ottobre 1837 per la promiscuit degli impieghi nelle due. parti.del regno, che infatti l'atto sovrano medesimo espressamente abroga.

22. L'interpretazione. -L'art.


proibito ai giudici di pronunziare

3 ll.ec. stabiliva che in via di disposizione ge-

(85) Corte al

PETITTI, I, p. 447. L'art. per i reali oltre domini ai consiglieri, al soldo della estrazione lotteria ciascuna

33 1.

7 gennaio

1818, istitutiva attribuiva generale ed

della

Gran

de" conti

di l del Faro, al procuratore previsto lotteria non dall'art. ordinaria pi

al presidente, al cancelliere, perso-: per che Gran e il conto legge legge alla met

vice presidente, in ciascuna della a

una gratificazione, nale le estrazioni intervenissero C~rte de' e conferm procuratore delle conti

32, c: per l'assistenza

, ridotta

straordinaria. estrazione

Il r. 18 agosto di quattro una seconda

1831 prescrisse magistrati camera dei erasi soldi della

a turno. (art. lO),

Il r.d. 20 marzo

1832, istituendo

in Palermo

(in/ra, 166) oper una notevole riduzione


secondo il detto turno fissare i il .rtchiamo osservarono e proposero che nel perci I'intervento soldi

le gratificazioni generale

(art. 12). Il presidente tenuto della in osservanza

gratificazioni,

che;. a loro avviso, prescriveva alle estrazioni. del 1818 per l'intervento In verit, la presenza mente,

di tutti i componenti in osservanza suddetto parte disposizione del in questa

la Gran Corte l'anzidetta collegio nell'estradomini-i. propria.

Il re dispose c: che sia richiamata di tutti i magistrati si pratica

zione del Lotto, nel modo come la legge citata non di tutti i magistrati,

dei reali

conteneva 1831,

nessuna

che prescrivesse il turno.

ed il r. 18 dicembre

1840 sembra,

la revoca

del r. 18 agosto

che aveva introdotto

22 ..
nerale

. Il potere supremo

. di ' Cooerno

113

diregolamerito gli artt.

nelle cause di loro competenza

Parimenti

197 e 230 Il. 29 maggio 1817 e7

giugno 1819, disponevano che i giudici non potranno pronunziare per via di disposizioni generali, o di regolamento . Inoltre, l'art. 4 ll.cc. statuiva che se un giudice ricuser

di giudicare sotto pretesto di silenzio, oscurit o difetto della


legge, si potr agire contro di lui come colpevole di denegata giustizia; e gli artt. 200 e 231 rispettivamente delle' leggi dell'ordine giudiziario confermavano che i giudici non potranno ricusarsi di giudicare nelle materie civili sotto pretesto" di silenzio, di oscurit o insufficienza della legge , Per denegatagiustiza poteva si esperire contro i giudici la (artt. 569 ss. Il.p.c.). azione civile, ossia presa a parte

Queste disposizioni, derivate dal codice Napoleone, direttamente vietavano ai giudici di legiferare, e, nel contem-

po,: imponevano loro di colmare le lacune della legge per


via d'interpretazione. Se ne desumeva, per, ulteriormente, che era al giudice vietata l'interpretazione legislativa , o (autentica , riservata soltanto al legislatore (del che, nelcodice, mancava un'espressa carattere trinale. Si gi osservato che molte volte l'interpretazione norme giuridiche atti obbligavano era contenuta in virt dell'autorit sovrana di nei reali re scritti. Questi i soggetti nei e propria interpretarestavano sia pure particoterpretazione consentita menzione), ed avente essa stessa di legge (86), con efficacia retro attiva (87). L'inal giudice era soltanto quella dot-

cui erano destinati, ma non erano vera' ZIOne autentica, limiti dell'interpretazione

non essendo atti legislativi: giurisprudenziale,

(86) (87)
8. LANDI

COMERCI, COMERCI,

pp. 768 ss. pp. 772 S5.

J.

114

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie autorevole, perch promanante direttamente

22
dal

larmente sovrano.

Sempre in tema d'interpretazione,

l'art. 8 Il.cc. prescrive-

va: Le leggi che restringono il libero esercizio de' diritti del cittadino, e che formano eccezione alle regole generali o ad altre leggi, non si estendono al di l de' casi e de' tempi in esse espressi . Nella dottrina giuridica del tempo, si rinvengono ampie trattazioni dedicate al metodo d'interpretazione delle leggi, nelle quali vengono largamente utilizzati il diritto romano,

la dottrina del diritto naturale, ed i moderni scrittori francesi (88). Meritano peraltro una speciale menzione, perch trattano delle leggi amministrative, ministrative alcune pagine del Dias (89). Questo scrittore precisa che nello studio delle leggi amnon vanno confuse le due categorie di rapporti cio, i rapporti pubblici amministracivili amministrativi. sociale cio come che esse concernono: tivi, ed i rapporti loro situazione ti

I primi sono quelli,


contribuenti, militari,

pei quali le persone appartengono guardie sedentarie, sotto l'impero personalmente dare rapporti

allo Stato per effetto della

votanti nei consigli diversi, e magistracome individuo, cio

. I secondi sono quelli che constituiscono l'amministrato


dell'amministrazione lo riguardano, regolano ci che riguarma in

allorch le leggi e l'azione amministrativa

astrazion fatta dalle sue rela-

zioni sociali . Possono inoltre le leggi amministrative derivanti dai beni dell'amministrato;

tal caso i beni non sono riguardati come possessioni, ma come interessanti l'ordine e la ricchezza pubblica, per l'uso che pu farsene .

(88, (89)

COMERCl, pp. DlAs,

710 b), pp. 361

88. 88.

22 Studiare

Il potere supremo di Governo

115
I

la legge, vuoI dire approfondirne

motrvr:

per

il che, il mezzo pi idoneo l'esposizione dei motivi fatta dal Governo. D'altronde, i decreti, i pareri del Consiglio di Stato, le istruzioni e le decisioni ministeriali ministrazione spiegazione una spiegazione naturale ha inoltre carattere temente un mezzo certo per facilitarne sono per l'am Questa della legge, e seguenl'esecuzione. ed ufficiale, che,

pubblico

senza aggiunger nulla alle leggi, le rischiara, ne d la pratica conoscenza del pari che il loro testo ne fa conoscere lo spirito, conoscenza zione che diviene pi facile mediante questa spiega-

(90).

Quel che davvero singolare come il Dias - giurista tuttaltro che privo di pregi - consigli all'interprete di risalire direttamente menti dottrinali. il testo: alla spiegazione ufficiale, rigettando i comE vale la pena di riportare integralmente

Ma chi diriger tutti questi studi? La persona propria . Questo precetto di tanta importanza che, una volta mancato, nulla vi pi di sicuro. Fuori commentari: essi sono sempre o superficiali o minuziosi, poich i loro autori, incapaci di approfondire qualunque cosa con la forza del raziocinio, o col metodo e l'analisi, ed altronde non avendo mai in veduta i progressi della ragione, si aggirano sempre nel circolo molto limitato delle piccole sottigliezze e delle piccole definizioni; emettono quasi d'ordinario falsi giudizi, e struggonsi a rintracciare l'immenso numero di casi particolari e rari che possono presentarsi in tale o tale altra specie. I commentari producono il grave inconveniente di comunicare lo spirito de' loro autori, e non gi quello delle leggi. Che mai potrehhesi apprendere nella folla di scritti e commentari, che sono comparsi alla luce su la nostra legislazione? Pi atti a stancar lo spirito e ad opprimerlo coi duhhi, anzi che arischiararlo e guidarlo, rendono pi tosto oscure quelle leggi che non

(90)

DlAs, b), p. 423.

116

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

possono spiegare. La loro sterile ed indigesta abbondanza ammazza il giudizio, distrugge lo spirito naturale, snerva le sue forze, nello stesso modo che una tavola soverchiamente imbandita di vivande toglie all'appetito il suo stimolo, e sopraccarica lo stomaco di alimenti nuocevoli. Se una stimabile qualit la temperanza del corpo e necessaria alla salute, quella dello spirito anche una qualit utile alla conservazione della sua forza e della sua sagacit. Il buon senso, il discernimento, lo spirito naturale sempre preferihile ad ogni altro sapere improntato, ed a tutti quei mezzi superficiali, che non altro producono se non la presunzione, il falso sapere, e l'errore .

In conclusione, il Dias riteneva che due sole opere potessero essere realmente utili allo studio delle leggi: un codice de' principi generali del diritto naturale e dell'equit, dizionario di legislazione, cio della lingua delle leggi Gelosia d'autore? Avversione di funzionario (91) per l giureconsulti teorici? Diffidenza politica? Certo che il' Dias non rinunci ad esporre e commentare le leggi del tuttora si possono consultare suo paese e che e del suo tempo, in opere che ebbero non poca fortuna, ed un

con interesse e con profitto.

III.

IL

RE

23.

La persona del re. di Borbone,

Con l'art.

1. 8 dicembre

~816, Ferdinando

IV in Napoli e III in Sicilia,

aveva assunto il titolo, riconosciutogli dal congresso di Vienna, di Ferdinando I, per la grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme ec. Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza, Castro eco eco gran Principe ereditario di Toscana eco eco eco . Sarebbe vano cercare cosa si nascondesse
(91) Il Dias era nel 1840 uffiziale nel Ministero e real segreteria di Stato delle Finanze; nel 1854 uffiziale di carico nello stesso ministero.

23

Il potere supremo di Governo

sotto la singolare progressione degli titolatura in uso (diversamente

eccetera, perch l'unica


e non essi

usata dal sovrano quella surriferita,

dal regno di Sardegna) un titolo solen-

ne, dove gli eccetera siano colmati (92). Probabilmente ,

hanno il senso d'un richiamo ad ogni altro titolo o possesso, che sia derivante da quelli menzionati, o connesso con i medesimi. Il titolo era il medesimo assunto da Carlo di Borbone (93)

(92) Il re di Sardegna si qualificava, ordinariamente re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, ecc. ecc. ecc. . II titolo completo, quale risulta in taluni atti di maggiore solennit, era: re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme; duca di Savoia, di Genova, di Monferrato, d'Aosta, del Chiahlese, del Genevese e di Piacenza; principe di Piemonte e di Oneglia; marchese d'Italia, di Saluzzo, d'Ivrea, di Susa, di Ceva, del Maro, di Oristano e di Cesana; conte di Moriana, di Ginevra, di Nizza, di Tenda, di Asti, di Alessandria, di Goceano, di Romont, di Novara, di Tortona, di Vigevano e di Bobbio; barone di Vaud e di Faucigny; signore di Vercelli, di Pinerolo, di Tarantasia, della Lomellina e della Valsesia; principe e vicario perpetuo del Sacro Romano Impero in Italia . Questi titoli rispecchiano il processo storico di formazione della monarchia sabauda come graduale aggregato di signorie feudali, e cio una base politica completamente diversa da quella della monarchia borbonica. (93) Carlo di Borbone non us mai il numerale. Il suo predecessore, Carlo d'Austria, fu chiamato Carlo VI in Napoli, con lo stesso numerale usato come imperatore; ed era VI come re di Napoli, se si numeravano i tre re di questo nome della casa d'Angi, ed i due di casa d'Austria, ma sarebbe stato il VII se fosse stato considerato legittimo Carlo VIII di Francia, che aveva assunto il titolo di re di Napoli nel 1495. In Sicilia, Carlo d'Austria detto III, perch preceduto da Carlo I (Carlo V imperatore) e Carlo II di casa d'Austria spagnola; in Spagna si intitol Carlo 111. Di conseguenza, Carlo di Borbone sarebbe stato VII in Napoli (e cos fu detto nella bolla di investitura del pontefice Clemente XII, 12 maggio 1738), o forse VIII computando Carlo di Francia (CORTESE in COLLETTA, I, p. 80, nota 63, e p. 130, nota 231), N., a), e.IV in Sicilia. Non chiaro se non usasse il numero per politica o vaghezza (COLLETTA, I, p. 130), ma ci parrebbe plausibile che non abbia voluto ria), conoscere la legittimit del predecessore austriaco, cos come, asceso al trono di Spagna, us anch'egli il nome di Carlo 111, con cui , per lo pi, erroneamente menzionato nella storia d'Italia, dalla quale per contro egli esce nel momento stesso in cui lo assume.

118

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

23

col regio dispaccio 21 settembre 1734, salvo la sostituzione di re delle Due Sicilie con re del Regno delle Due Sicilie , e la conseguente variazione del numerale. Il titolo di re di Gerusalemme era stato portato dai re di Sicilia, a partire da Carlo I d'Angi, cui era stato ceduto, nel 1277, da Maria d'Antiochia, pretendente Gerusalemme (94). Il titolo di infante al regno di

di Spagna , proprio di tutti i figli

legittimi dei sovrani spagnoli, spettava al sovrano di Napoli come discendente, attraverso Carlo di Borbone, del re di Spagna Filippo V (95). I titoli ducali di Parma, Piacenza e Castro, derivavano sposa di Fi-

dalla famiglia Farnese, di cui Elisabetta Farnese,

lippo V, e madre di Carlo, era stata l'ultima erede. In particolare, il ducato di Parma e Piacenza, creato dal papa Paolo III nel 1545 a favore del proprio figlio Pier Luigi Farnese, era pervenuto a Carlo di Borbone nel 1731, alla morte dell'ultimo discendente dei Farnese, il duca Antonio; ma aveva dovuto rinunciarvi (trattato di Vienna, 1738) in cambio del riconoscimento della corona delle Due Sicilie, alla quale era assurto nel 1734 (96). Il ducato di Castro, nel Lazio, era stato costituito nel 1537 da Paolo III a favore di Pier Luigi Farnese, ma, do-

(94) LEONARD, 129. Maria era nipote ex filia del re Amalrico I di Cep. rusalemme, ma i baroni d'oltremare le preferirono il re di Cipro, Ugo 111 di Lusignano. La figlia dell'ultimo re di Cipro e di Gerusalemme, Janus, cio la principessa Anna, spos nel 1433 il duca Ludovico di Savoia, donde il titolo regio, tramandato si nella casa di Savoia (HAYWARD, 181.182). pp. (95) Nel tempo stesso, il Granduca di Toscana si intitolava Principe imperiale d'Austria, Principe reale d'Ungheria e di Boemia, Arciduca d'Austria~. Ma il legame dinastico, che pes tanto sulla politica di Leopoldo II, si sciolse ben presto tra i sovrani napoletani e spagnoli, e si pu considerare finito nel momento stesso in cui Bernardo Tanucci fu, da Ferdinando IV, dispensato dall'ufficio di ministro (I776). (96) Il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla fu assegnato all'infante D. Filippo, fratello minore di Carlo, capo stipite dei Borboni di Parma.

23

Il potere supremo di Governo

119

po una lunga guerra mossa dalla Santa Sede al duca di Parma (1641-1649), era stato incamerato nello Stato pontificio, la piccola citt era stata rasa al suolo (97). Il titolo di gran principe ereditario di Toscana era anch'esso pervenuto a Carlo di Borhone attraverso la casa Farnese, e precisamente per il matrimonio di Margherita de' Medici, figlia del granduca Cosimo II, con Odo ardo Farnese, aveva ottenuto duca di Parma e Piacenza. Ma alla morte dell'ultimo granduca mediceo, Gian Gastone (1737), l'Austria na, 1738). Lo stemma era quello adottato da Carlo di Borhone nel 1734, il quale aveva disegnato le armi, annestando alle nazionali delle due Sicilie tre gigli d'oro per la casa di Spagna, sei di azzurro per la Farnese, e sei palle rosse per quella de' Medici (98). In verit,
(97) Il titolo di duca di

la rinuncia a favore di Francesco di Lorena (trattato di Vien-

non erano armi nazionali


Castro

, ma diMaria

stato usato dal prmcipe


Ferdinando araldica Sicilie.

Ranieri

(l883.1973), (98) Ordine

ed ora dal di lui figlio, principe casa di Borbone-Due Sicilie, quale

Maria dell'arma del

(1926, viv.), della real Par. posti partito di

capi della real

COLLETTA, ), I, p. 107. La descrizione a risulta costantiniano di S. Giorgio (Napoli,

casa di Borhone-Due

da una

stampa

Sacro militare

1973, f.c.), la seguente: 4" di oro a 6 gigli d'azzurro

tito di quattro linee. Nel l": partito nel l" e

1-2-21 (Farnese),
di Borgogna scudetti

nel 2 e 3 di rosso alla fascia d'argento che : bandato scudetto di oro e di azzurro, di Portogallo,

(Asburgo),

antica

con la bordatura

rosso. Su tutto il 1": lo d'azzurro

che : di argento

con cinque

caricati ciascuno da un hisante d'argento con la bordura di due: di oro, posti: della punta. tre nel capo, due ai lati, Nel 2: spaccato di tre pezzi dello di oro; innestato

segnati da un punto di rosso caricata ade ed ago e 4 di rosso aperto di rosso, coalla grae due inclinati nel l al leone di argento

nero, nel centro, posti in croce di S. Andrea, di sette castelli stra ed a sinistra giornato

al castello di oro torricellato di azzurro ronato, lampassato nata di rosso ed armato

stesso, finestrato, in punta

(Castiglia);

nel 2 e 3 di argento, di verde

(Granata). Nel secondo, di rosso alla fascia di argento (Asburgo). Nel terzo spaccato: a) trinciato in grembo, nel l centrato al triangolo bandato di oro e di azzurro bordate di rosso iBorgogna
stellata e fogliata antica); nel 2 di oro al leone di nero armato, Iampassato e coronato dello

,/

120

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

23

nastiche, i nove gigli d'oro d'Angi che rappresentavano nello scudo la Sicilia citra Farum, e le sbarre d'Aragona inquartate in croce di S. Andrea con l'aquila sveva, che rappresentavano la Sicilia ultra Farum. I simboli del cavallo ercolanese per Napoli, e della Trinacria per la Sicilia, non furono mai ufficialmente adottati nell'araldica borhonica (99). La bandiera, bianca, era caricata al centro dallo stemma dello Stato (100). La coccarda era rossa.
stesso (Fiandra); b) di azzurro a nove gigli d'oro posti 333,al capo un Iambello di rosso di cinque pezzi (Angi). Nel 3: spaccato in due nel l?: partito, a destra di oro a quattro pali di rosso (Aragona); a sinistra, inquartato in pila, nel capo e in punta di oro a quattro pali di rosso, ~i lati di argento all'aquila ner.a, spiegata, in volo, coronata delle stesso (AragonaSicilia). Nel secondo di azzurro a otto fiordalisi di oro posti 323alla bordura spaccata di argento e di rosso' (Borgogna moderno). Nel terzo spaccato: sopra tagliato in grembo, nel I" di nero al leone passante di oro (Brabante); nel secondo di argento all'aquila di.' rosso, coronata' in rosso, spiegata in volo (Anversa); sotto di argento, alla croce di oro scorciata e potenziata, accantonata da quattro crocette semplici dello stesso (Gerusalemme). Nel 4 di oro, a sei palle, poste 12.2.1,la prima azzurra caricata di tre gigli di oro posti 2.1, le altre di rosso (Medici). Sul tutto: di 'azzurro a tre gigli di oro, posti 2.1, alla bordura di rosso tBorboneDue SiciIie)~. Dopo il 1815, lo scudo era di solito di forma ovale e -circondato dai collari del Toson d'oro e degli ordini equestri del regno. Ma si trovano, nelle monete e negli atti ufficiali, raffigurazioni semplificate, nelle quali Io scudo ' di solito quadrato. L'inno ufficiale, adottato nel 1787, era di Giovanni Paisiello ; ve n' un disco (f.c.) a cura dell'Ordine Costantinano. (99) perci in errore lo SCAMACCIA LuvAR,quando nell'Introduzione all'INsOGNA, XXVIII, identifica nel cavallo ~ e nella e Tr inacria s le, c:armi p. nazionali' delle 'Due Sicifie s menzionate dal COLLETTA, loc. ult, cito Il cavallo e la Trinacria furono posti, con gli stemmi delle provincie del regno e l'aquila imperiale 'di Francia, nello stemma usato dai re francesi (1. 1" dicembre 1806: vedine la riproduzione in SPELLANZON, p. 409), ed entrarono a comporre, I, con i tre gigli borbonici, la vignetta centrale dei francbolli della posta napoletana emessi nel 1858 che per non rappresenta stemma dello Stato (in/ra, cap. II, nota 235). (100) Era una bella bandiera. Victor RUGo, Cnaris, cos' la descrive: Le pavillon de Naples. est clatant dans l'air, / et quand il se deploie / on croit voir ondoyer de la poupe la mer / un flot d'or et de soie s , La bandiera mercantile era identica a quella militare (r.d, 15 maggio 1816, con cui furono unificate le bandiere di Napoli e di Sicilia, in .conseguenza. dei
0 :

23

Il potere supremo di Governo

121

Il re era capo della famiglia reale, ed esercitava la vrgilanzasugli atti concernenti i rapporti familiari e patrimoniali delle persone che vi appartenevano. Il r.d. 7 aprile 1829 subordinava al regio assenso i matrimoni dei principi della famiglia reale, anche se avessero raggiunto la maggiore et, e sanciva che in difetto il matrimonio non avesse effetti civili (lO l) ; prescriveva altres la sovrana autorizzazione per la vendita e la sottoposizione ad ipoteca dei loro beni immobili. L'atto sovrano 4 gennaio 1817 aveva stabilito che al primogenito del re, erede immediato della Corona, spettasse il titolo di duca di Calabria, ed al primogenito di quest'ultimo il titolo di duca di Noto. Il secondogenito del re aveva avuto talora titolo di principe (102), e gli altri principi della famiglia reale titolo di conte, l'uno e gli altri col predicato d'una citt del regno. Al re si dava l'appellativo di maest , ai principi quello di altezza reale . La Corte, dopo il 1815, era sempre diminuita d'importanza politica, e l'aveva completamente perduta sotto il regno
trattati con le reggenze barbaresche) .. Per un breve periodo, dopo il 3 aprile 1848, la bandiera bianca fu circondata d'una bordura verde e rossa, per cui sembrava a LA CECILIA, 472, una bandiera cinese o indiana). p. Con l'atto sovrano 25 giugno 1860 fu adottato il tricolore italiano, caricato al centro dallo stemma borbonico, usato dai presdi di Gaeta e di Messina, fino alla fine del regno. (lOl) In forza di tale regia prerogativa, Ferdinando II rifiut l'assenso al matrimonio del fratello, d. Carlo di Borbone, principe di Capua, con Penelope Smyth (AcToN, b), pp. 115 55.). Vedi, tra gli ultimi provvedimenti del re Francesco Il, due r.d. 7 aprile 1860, autorizzativi del matrimonio del principe d. Luigi Maria conte di Trani con S.A.R. la principessa d. Matilde Ludovica di Baviera, figlia di S.A.R. il serenissimo principe Mas5imiliano, duca di Baviera, con dispensa dagli adempimenti previsti dagli artt. 68 e 176 Il.cc. (102) il caso di d. Leopoido, principe di Saler~o (secondogenite di Ferdinando I) e di d, Carlo, principe di Capua (secondogenito di Francesco I). Il secondogenito di Ferdinando II, d. Luigi, ebbe per il titolo di conte di Trani. Per il titolo del conte d'Aquila, inira, cap. III, nota (194).

122 di Ferdinando

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

23

II, ma era brillante e fastosa , e composta della un somigliere del corpo, gentiluo-

migliore aristocrazia del regno: era diretta da un maggiordomo maggiore, un cavallerizzo maggiore, ed un cappellano maggiore, che erano i quattro capi di Corte , e ne facevano parte cavalieri di compagnia, mini di camera e di entrata, maggiordomi di settimana (103). La Casa militare del Re era composta di aiutanti generali e di aiutanti di campo, scelti tra gli ufficiali dell'esercito e della marina; essa era assai vicina a Ferdinando meno nei migliori anni, nutriva un particolare interesse per i problemi delle forze armate. Il Ministero della real casa, che, istituito al tempo di Carlo di Borbone, e riordinato (r.d. 20 giugno 1821) col nome di Ministero e real segreteria di Stato della real casa relative alla amministraed Ordini cavallereschi , presentava una singolare ed anacronistica commistione di attribuzioni zione della casa e famiglia reale con altre propriamente politico-amministrative, vide attenuarsi progressivamente le seconde II, che, ale personale

(in/ra,

63); ed infine (r.d. 9 settembre

1832) fu della real

soppresso (104), e sostituito dall'Amministrazione

casa. Ne era capo, col titolo di soprintendente, il maggiordomo maggiore, era ordinata in tre ripartimenti, ed aveva un archivio centrale, teramente una vedora e contadora, una tesoreria, una cos inl'amministrazione della real casa da tappezzeria ed una biblioteca privata (105). Veniva segregata

quella dello Stato, e per confermare la separazione veniva vie(03) (04) Ferdinando
DE CESARE, a), I, pp. 248

ss, nelle rigorose economie


a), pp. 33

Il provvedimento II appena

si inquadra

disposte
58.; DE

da
SIVO,

assurto al trono della casa reale,

(CAL ULLOA,

a), I, pp. 53 58.; NISCO, pp. 14 S5.), per mettere dini nell'amministrazione cesco I.

fine agli sprechi

ed ai disorda Fran-

troppo bonariamente

tollerati

(05)

DE CESARE, a),

I, p. 250.

23

Il potere supremo di Governo

123

tato il passaggio dagli impieghi di casa reale a quelli di Stato e viceversa, nonch il cumulo dei detti impieghi, tranne che per i militari, ed il cumulo di pensione e stipendio dell'una e del. l'altra amministrazione, salvo il diritto al cumulo delle anzianit per nuova liquidazione disciplina della pensione con 1. (r.d. 8 novembre

1832). In seguito fu stabilita,

3 ottobre

1836, la
ed infine

delle reali riserve di caccia e pesca;

(r.d. 17 gennaio 1852) furono restituiti della real casa il Museo borbonico,

alla Soprintendenza

la reale biblioteca hor-

bonica, l'officina dei papiri, e gli scavi archeologici (106). Era invece un vero e proprio ufficio dello Stato (r.d. gennaio

11

1831) la real

segreteria

particolare , costituita

da un segretario particolare

con soldo, onori e prerogative

di direttore di ministero, e da alcuni ufficiali , nel numero stabilito dal re secondo il bisogno, scelti tra i funzionari dei diversi ministeri, appartenere. alle cui rispettive carriere continuavano ad Il segretario particolare esercitava le funzioni gli ordini dal

di .segretario del Consiglio di Stato, prendeva re, ed era in corrispondenza Le spese relative gravavano sullo stato

con i ministri segretari di Stato. discusso

, o bi-

lancio, della Presidenza del Consiglio dei ministri. In sostanza, il segretario particolare del re aveva funzioni che si possono paragonare a quelle dei

capi di gabinetto delle autorit

(l06) Il diritto del regno distingueva il demanio della corona , che era parte del demanio dello Stato, ed i beni della real casa, che costituivano il patrimonio privato del re, o patrimonio borbonico (DIAs, a), I, pp. 64 !\S.; injra, capo V, nota 257}. Gli uni e gli altri furono dichiarati beni nazionali con decreto 12 settembre 1860 del dittatore Garibaldi; il quale, con altro decreto, 23 ottobre 1860, prelev, sui medesimi, d. 6 milioni, da rtpartire tra martiri , a risarcimento di danni sofferti per ragioni politiche dal 15 maggio 1848 in poi (DE SIVO,a), II, pp. 308309; supra, Introduzione, nota 90). Parimenti confiscato, dopo il 20 settembre 1870, fu il palazzo Farnese .in Roma, appartenente al re Francesco II, che vi' soggiorn dal novembre 1862 al 25 maggio 1870 (DE CESARE, Il, pp. 197 e 393). Sui vani tenb), tativi della casa di Borbone per recuperare i beni privati, INSOGNA, 228 68. pp.

12,4

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

23

politiche, e l'istituzione della carica era giustificata dalla CIrcostanza che il re era effettivamente il capo del proprio governo (107). Sebbene -la base della monarchia si ravvisasse nel diritto divino, l'assunzione del re al trono non era celebrata con la cerimonia religiosa dell'incoronazione. Carlo di Borbone aveva ricevuto bens la corona di Sicilia il 3 giugno 1735 nella cattedrale di Palermo (108), ma quando era entrato in Napoli, i110 maggio 1734, si era limitato a partecipare ad un rito religioso nel Duomo, dove aveva ricevuto la benedizione dell'arcivescovo (109). La cerimonia religiosa per l'assunzione al trono di Ferdinando IV (18 ottobre 1759) non aveva avuto il carattere d'incoronazione (110), e nessuna cerimonia solenne accompagn la sua uscita di minorit (1767) (111). N diversamente accadde per tutti i sovrani succedutisi dopo la morte, di Ferdinando I (112). Probabilmente, influirono i
(107) La carica di segretario particolare del re fu affidata dapprima all'abate, Giuseppe Caprioli, dispensato dal servizio nel 1841, e nominato poi vice presidente della Consulta, carica che tenne fino al 1848 (CALULLOA, ), a p. 89; DE CESARE, I, p. Bl), Gli successe Leopoldo Corsi, che rimase in sera}, vizio fino al 1852, fu poi nominato consultore, e collocato a riposo nel luglio 1860 (DE CESARE, ), I, p. 81 e II, p. 299}. Con la dispensa dal servizio del ~ Corsi, nel 1852, le cariche di segretario del Consiglio di Stato e di segretario particolare del re furono divise, ed affidate la prima al colonnello d'artiglieria (nel 1855 brigadiere; nel 1860 maresciallo di campo) Francesco d'Agostino, e la seconda al maggiore d'artiglieria (nel 1857 tenente colonnello) Agostino Severino (DE, CESARE, I, p. 81). Segretario particolare del re Francesco II fu. il a), cav. Ruiz de Ballesteros, che segu il re a Gaeta (QUANDEL, 16). p. .o08} LA SPINA. (109) COLLETTA, I, p. 106. a}, (HO) COLLETTA, I, pp. 177178. Fu cantato un solenne Te Deum in a}, Duomo. COLLETTA, I, p. 191. a), (1l2) Per le pompe che accompagnarono l'assunzione al trono di Francesco I, CALULLOA, }, pp. 1516. Ferdinando II accentu il carattere militare b delle cerimonie (NISCO,p. lO). Per Francesco II si celebr un Te Deum (DE CESARE, II, pp. 35 55.}. a),

um

Il potere supremo di Governo

~25

dissensi con la Santa Sede circa il preteso vassallaggio del regno (113), l'opportunit di non rinfocolare con una ceri. di capitale della monia, che avrebbe sottolineato l'importanza

citt dove si sarebbe celebrata, il contrasto tra i domini di qua e di l del Faro, ed infine lo spirito dei tempi, che poteva consentire la continuit terrotta tradizione, del mistico rito dove ne fosse mma crearlo dove ma non era favorevole

tale tradizione non esistesse o si fo sse perduta 24. . La successione al trono. -

(1l4).

La legge sulla successio-

ne al trono, 6 ottobre 1759, era stata emanata da Carlo di Borbone nel momento in cui lasciava il trono di Napoli per quello di Spagna, e fu confermata da Ferdinando dicembre 1816 (art. La legge I nella l. 8 5) con cui assumeva il titolo di re del spiega nel preambolo dai trattati di tenere

Regno delle Due Sicilie per s e per i propri eredi e successori. non divisa in articoli derivante che, in vista dell'esigenza

separate la potenza spagnola ed italiana, il re Carlo III chiamato ad assumere la corona delle Spagne e delle Indie per morte del re cattolico Ferdinando VI, era costretto, a causa della notoria imbecillit di mente del figlio primogenito (principe Filippo) a decidere qual dei

(suoi) figli (fosse) prestamente

quel secondogenito atto al governo de' popoli nel quale ricadano gli Stati italiani senza l'unione della Spagna e delle Indie (i diritti del primogenito si trasferivano, ovviamente,

(113) Vedi, circa la cautela adottata da Ferdinando II affinch il nunzio apostolico non inserisse, nell'allocuzione per il ricevimento del corpo dplomatico. alcun accenno alla pretesa pontificia d'abolizione della Legazia apostolica di Sicilia (come era accaduto al tempo dell'avvento di Francesco I), NISCO, p. 12. . (114) Si ricordino le polemiche suscitate in Francia, e nella stampa Iiberale europea, dalla determinazione di Carlo X, di ristabilire la solennit del sacre du roi (Reims, 29 maggio 1825).

126

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

24

al secondogenito, principe

Carlo Antonio, il quale regner

infatti in Spagna col nome di Carlo IV). La legge disponeva quindi: l'interdizione perpetua, per infermit di mente, del primogenito; ne, presieduta come era stato giudicato da una commissiodallo stesso re, e composta dei consiglieri

di Stato, d'un camerista di Castiglia, della Camera di Santa Chiara, del luogotenente della Sommaria, e di tutta la Giunta di Sicilia, ed assistita da sei medici; ministrare il trasferimento l'emancipazione del diritto e della capacit di sedello stesso D. Ferdinando, ai fini condogenito all'infante D. Ferdinando, terzogenito per natura; di ricevere dal re Carlo III la cessione degli Stati italiani; la costituzione del Consiglio di reggenza, per amla sovranit ed il dominio durante la minore et

del re, secondo una ordinazione dello stesso giorno, che doveva intendersi richiamata nella legge, ed avente la medesima forza; la determinazione della et maggiore dei sovrani e padroni degli Stati e beni italiani, fissata al decimosesto anno compiuto. Seguivano le norme sulla successione al trono, che si sarebbe dovuta svolgere nell'ordine nella linea dell'infante di primogenitura seguente: D. Ferdinando, a forma nella discen-

col diritto di rappresentazione

denza mascolina di maschio in maschio, ed in mancanza al parente maschio pi prossimo della stessa linea; o di quella pi vicina alla discendenza di Ferdinando, gnante; nel caso d'estinzione successione si sarebbe trasferita o dell'ultimo re-

della detta linea maschile, la con la stessa regola alla li-

24

Il potere supremo di Governo

127

nea del quartogenito,

D. Gabriele; estinta anche questa alla

linea del quintogenito, D. Antonio; e in mancanza anche di questo alla linea del sestogenito, D. Saverio; ed infine nello stesso ordine alle linee degli eventuali nasci turi; estinta tutta la discendenza maschile di Carlo 111, femmina del sangue e la corona doveva passare a quella

dell'agnazione che al tempo della mancanza sia vivente, o sia di altro principe maschio di maschio della mia (cio, di Carlo 111) discendenza, la quale sia pi prossima all'ultimo re, e all'ultimo maschio dell'agnazione che manca o di altro principe che sia prima mancato , sempre con diritto di rappresentazione; - in mancanza di questa, avrebbe dovuto subentrare la linea di D. Filippo, duca di Parma e Piacenza, fratello di Carlo I1I, nella primogenitura maschile, ed in difetto nella discendenza femminile; ed in ulteriore difetto la linea del terzo fratello, D. Luigi, sempre con le medesime regole. L'ordine di successione non doveva portare mai all'unione della monarchia di Spagna con la sovranit ed i domini italiani; e perci non potevano succedere nei domini italiani i principi che fossero o stessero per essere re di Spagna o principi della Asturie (cio eredi al trono di Spagna), quando vi fosse altro maschio che potesse succedere secondo il detto ordine nei domini italiani, e non essendovi dovr il re di Spagna, subito che Dio lo provvegga di un altro maschio figlio o nipote o pronipote, a questo trasferire gli Stati e beni italiani . Queste prescrizioni, la cui

minuziosit

si doveva proba-

bilmente ai ricordi della guerra per la successione di Spagna, e forse anche a quelli remoti dei disordini che avevano seguito la morte di Giovanna II d'Angi, si pu dire che non lasciassero nulla d'imprevisto per molti secoli a venire; ed in-

Istituzioni del 'Regno delle Due Sicilie fatti il regno" fin prima che si estinguesse "la linea dell'infante D: Ferdinando , che anzi tuttora ben lungi dall'essere estinta (115). Non esisteva, invece, nessuna disposizione che regolasse la reggenza durante la minore et, o l'incapacit del sovrano. Il solo caso, verificato si nella storia della monarchia borboriica, era quello del Consiglio di reggenza, costituito da Carlo 111nel 1759, con alcune eminenti personalit del regno (116). Ma questo provvedimento sarebbe stato difficilmente utilizzabile" come precedente, perch" era stato adottato in una situazione del tutto peculiare, in cui non v'era un principe della real. casa che potesse assumere la reggenza (117).

(115) Da Ferdinando di Borbone discesero in linea retta Francesco I, Ferdinando II, Francesco II. Morto quest'ultimo senza discendenti. la dignit di capo della real casa di Borbone-Due Sicilie pass al secondogenito di Ferdinando II, Alfonso Maria conte di Caserta, e quindi in linea retta a Ferdinando "Pio duca di Calabria (lNSOGNA, 345 ss.), a Ranieri Maria duca di pp. Castro, a Ferdinando Maria duca di Castro (vivente), del quale vive parimenti il' figlio Carlo, d~ca di Calabria (n. 1963). " (1l6) Facevan parte del Consiglio di reggenza Domenico Cattaneo principe di San Nicandro, Giuseppe Pappa coda principe di Cntola, Pietro Bologna principe di Camporeale, il marchese Giovanni Fogliani d'Aragona, il bal dell'Ordine di Malta Michele Reggio, Giacomo Francesco Milano principe d'Ardore e marchese di S. Giorgio, il capitano generale Domenico di Sangro, Stefano Reggio principe di Campofiorito, ed il marchese Bernardo Tanucci ('CORTESE ., in COLLETTA, I, p. 176). N a), (1I7) Il precedente meno remoto, nella casa di Borbone, risaliva alla morte di Luigi XIV (1715), allorch Filippo d'Orlans, quale parente maschio legittimo pi prossimo del re minore, Luigi XV, aveva assunto la reggenza. In tale occasione, erano state respinte le pretese del duca del Maine, fondate sul testamento di Luigi XIV, e quelle del re di Spagna, Filippo V, che erano parenti pi prossimi; per il primo era figlio bens del re defunto, ma c legittimato ~ perch nato dalla relazione adulterina con la marchesa de Mon tespan, ed il secondo aveva rinunziato ai diritti al trono di Francia, ascendendo a quello di Spagna. All'epoca del passaggio di Carlo III al trono di Spagna, erano viventi due suoi fratelli: ma di questi, l'uno, Filippo, era duca regnante di Parma e Piacenza; l'altro, Luigi, allora trentenne, pare fosse com-

24

Il potere supremo di Governo

129

In contingenze eccezionali, durante il lungo e fortunoso regno del primo Ferdinando, si era invece per due volte verificata la delega dei poteri regi ad un vicario

, che fu

in. ambo i casi Francesco duca di Calabria (poi Francesco I): dal 16 gennaio 1812 al 5 luglio 1814, durante il secondo soggiorno del re in Sicilia; e con r.d. 6 luglio 1820, durante il regime costituzionale, fino al 15 marzo 1821. Nel primo caso, il vicariato era stato un espediente per salvare la coronad.el re Ferdinando, cui lord Bentinck aveva brutalmente posto il dilemma dell'accettazione non fu sconfessata dal di talune pretese o della deposiziodi lord Bentinck Anche governo britannico (119).

ne (118), e perdur fin quando la politica

il secondo vicariato, i cui motivi ufficiali furono le non buone condizioni di salute del re, fu un espediente politico, non troppo chiaro negli intenti, ma che fu interpretato (specie alla luce delle successive vicende) come rivolto ad assicurare al sovrano maggiore libert d'azione rispetto all'impostogli regime costituzionale. Il vicario era investito dei pieni poteri regi, ossia, come diceva si, dell'alter ego; I'investitura vicariato, il re non fu del tutto era revocabile ad nutum del sovrano (120); ed anzi, durante il secondo escluso dall'esercizio dei suoi

pletamente tent anche cedenti della

alieno

da

ogni interesse

politico

(CONIGLIO,pp. Gli

231232), e non si
Borboni viventi di preche aveva dell'istituto

nemmeno

di distoglierlo francesi. per

dai suoi ozi spagnoli. d'essere nazionale

altri

erano principi

Donde la soluzione il regno, certamente

del Consiglio la sommaria

di reggenza, normativa

il vantaggio, utilizzabili reggenza esperienze

. La mancanza

determin

69 della Costituzione del 1848 (in/ra, 203); mentre XVII stanno a base della minuta regolamentazione contenuta negli artt. 1217 del coevo statuto del regno di Sardegna. (H8) PALMIERI, pp. 110111. (119) PALMIERI, pp .. 234235. (120) Ferdinando revoc il vicariato con r.d. 9 marzo 1813, ma di fronte all'opposizione di lord Bentinck lo rinnov il 29 marzo 1813: PALMIERI, pp. 144 e 157.
nell'art. le infelici del secolo
9. LANDI 1.

130

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

25

poteri (121). Questi vicariati sono pi o meno analoghi alle

luogotenenze

pi volte verificate si nella prassi costituziosu ter-

nale del regno d'Italia (122). Avevano invece i poteri di commissari straordinari,

ritori che per vicende di guerra restavano sottratti alla normale autorit di governo, i vicari nominati rispettivamente il 21 dicembre 1799 (capitano generale Francesco Pignatelli di Strongoli) ed il 23 gennaio 1806 (Francesco, duca di Calabria), quando le invasioni francesi avevano costretto il re ad abbandonare Napoli per ritirarsi in Sicilia (123). Nel re, corecepita dai ben note

25.

I poteri del re come capo dello Stato. -

me si detto, si riunivano tutti i poteri dello Stato, ma poich la dottrina del Montesquieu era sostanzialmente giuristi del tempo, era possibile identificare volta per volta la natura del potere esercitato, e classificarla nelle partizioni. I.

Potere legislativo. -

Il potere

legislativo

spettava

esclusivamente

al re. Non dato ritrovare

una norma che

(121) Si pretese per esempio dal re un'espressa conferma della Costituzione largita dal vicario e che personalmente la giurasse (COLLETrA, a), IlI, pp. 144145 e 158159); il re inaugur personalmente la sessione parlamentare (COLLETTA, 111, pp. 194 ss.); e lui stesso si rec, su invito delle potenze a), della Santa Alleanza, al congresso di Lubiana (COLLETrA,al, 111, pp. 215 88.). (122) Si: tratta ovviamente delle luogotenenze affidate, durante le guerre del 1848, del 1859 e del 1866, da Carlo Alberto e da Vittorio Emanuele II al principe Eugenio di Savoia Carignano, e durante la guerra del 191518 da Vitto rio Emanuele III al principe Tomaso di Savoia duca di Genova, implicanti, cio, una temporanea delega o divisione di poteri regi (ROMANO,a), p. 183). Le luogotenenze temporanemente istituite in Toscana e nelle provincie napoletane e siciliane (186061) nonch in Roma (1870) erano organi di decentra. mento territoriale. La e luogotenensa del regno assunta da Umberto di Sa. voia, principe di Piemonte (r.d, 5 giugno 1944, n. 150) era invece preordinata ad un'eventuale trasformazione del regime costituzionale dello Stato. (123) COLLETTA, I, p. 387 e II, p. 202. a),

25

Il potere supremo di Governo

131

espressamente lo affermi, ma si tratta d'un principio pacifico nell'ordinamento del regno. Le leggi (in particolare, quella del 20 dicembre 1816 sulle attribuzioni del ministro cancelliere, ed il reg. 4 giugno 1822) disciplinano soltanto i modi e le solennit che accompagnano la formazione della legge, cio l'esercizio del potere (124). Il potere legislativo era esercitato di Stato ordinario dal re nel Consiglio

(art. 3 reg. 4 giugno 1822), di solito su

proposta del ministro competente (125), e previo esame nel Consiglio dei mini stri; spettava parimenti al re chiedere il parere delle Consulte. Beninteso, era esclusa ogni compartecipazione del Consiglio di Stato nella titolarit del potere legislativo: il Consiglio esprimeva

pareri (art. 6 reg. cit.), ed era in

arbitrio del sovrano la decisione (artt. 3 e 6 reg. cit.). Il Consiglio di Stato, come organo collaterale del sovrano, esprimeva un parere politico, anche se mai vincolante, mentre le Consulte (fino al 1821, il Supremo Consiglio di cancelleria) esprimevano un parere giuridico-amministrativo. II.

Potere esecutivo. -

Era considerata

manifestazione

di potere ese.cutivo, come abbiamo gi ricordato, la potest regolamentare, esercitata dal re in Consiglio di Stato ai sensi dell'art. 3 reg. cit., con forme che poco differivano da quelle proprie dell'esercizio del potere legislativo (art. 8 1. 20 dicembre 1816; art. 2 l. 24 marzo 1817). La definizione del potere esecutivo

, piuttosto

vaga

nella originaria formulazione

del Montesquieu (126), veniva

(124) Drxs, a), II, p. 489. (125) Art. 2 l. 20 dicembre 1816: Allorch il progetto della legge ci sar presentato da alcuno de' nostri segretari di stato ministri, si aggiunger dopo l'enunciazione de' nostri titoli: Sulla proposizione del nostro segretario di Stato ministro di ... s , Vi sono infatti alcune leggi dove detta formula non figura, e che perci dovrebbero intendersi emanate di motu proprio del re. (126) MONTESQUIEU, livre XI, ch. VI: n y a dans chaque Etat trois

132

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

25

precisata, distinguendosi la autorit di governo dalla autorit amministrativa

. Si insegnava, perci, che l'autocivile. La civile e tutal-

rit del governo

distinta dall'amministrazione

prima riguarda ad un tempo l'amministrazione te le altre giurisdizioni

o tutti i poteri che concorrono

la esecuzione delle leggi; esercita la sua podest nella sfera della politica estera ed interna, e non bada che agli interessi generali su la sicurezza dello Stato e sul mantenimento delle istituzioni fondamentali della societ; comprende inoltre e le relazioni dello Stato con gli altri Stati, cipali ordini tra loro. L'amministrazione e le relazioni de' prinpoi propriamente det-

ta, nell'atto che una parte del Governo, non per tanto da esso distinta e vi rimane sottoposta, essendo deputata a servire alle sue vedute, a prestargli il suo ministero (127). Al re in Consiglio di Stato riservata la alta amministrazione , che, per mezzo dei ministri, viene a collegarsi all'amministrazione delegata , commessa ad ufficiali sottoposti (128); ma

sortes

de pouvoirs: du droit

la puissance

lgislative,

la puissance le prince envoie

excutrice

des choses

qui dpendent pendent pour tablit un temps la

du droit ou pour

des gens, et la puissance toujours, et corr

excutrice

de celles qui

d-

civil. Par la premire,

ou le magistrat ou reoit des

fait des lois ambassades, les crimes la

ige ou abroge

celles qui sont faites. il punit

Par la seconde,

il fait la paix ou la guerre, prvient

sret,
et I'autre

Ies invasions.

Par la troisime,
excutrice de

ou juge les de juger, che, quando comunit cazione, verno potere quieu nota

diffrends si parla

des particuliers. di potest sembra

On appelera

cette dernire

puissanee
du droit nella gocol esemplifi. di

simplement

la puissance esecutiva concernere

I'Etat s-, Pare chiaro


si svolgono le attivit

c: des choses
i rapporti rafforzata poi,

qui dpendent che dalla successiva

des gens >, il riferimento delle talch d'eseguire mantiene (18). genti, e la pu

supposizione interne. qui

ben dubitarsi

di dove vadano Identificare, natura ad un du droit

collocate il potere civil

e d'amministrazione le cose ferma

giudiziario

dpendent

>, mentre
provoca scrittori

in Montes citati

la diversa

dei due poteri, solo, come negli

la riduzione

dei poteri

esecutivo

e giudiziario

supra,

(127) Dus,
(128)

a), II, p.

151.

Rocco, l, p. 46.

25

Il potere supremo di Governo

133

bisogna anche avvertire che vi sono affari sottoposti direttamente al re dai ministri in conferenza , cio fuori del Consiglio di Stato, o per il loro carattere riservato (art. lO reg. 4 giugno 1822) o per la loro minore importanza (art. 3, comma 3, reg. lO maggio 1826), ed altri che i ministri erano autorizzati a risolvere direttamente nel real nome

Sembra che, secondo il concetto del tempo, debbano considerarsi attribuzioni di governo del re:

a) il comando supremo delle forze di terra e di mare per la sicurezza interna ed esterna dello Stato (129);

b) la nomina dei consiglieri di Stato, del presidente


del Consiglio dei ministri, dei ministri, del luogotenente generale dei reali domini di l del Faro, e dei presidenti delle Consulte: queste nomine erano riservate al sovrano arbitrio, senza precedente discussione nel Consiglio di Stato , che ne veniva semplicemente informato per la dovuta intelligene real segreteria za (reg. lO maggio 1826, tab. Ministero c) gli affari concernenti

di Stato della Presidenza del Consiglio de' ministri

);

la politica e la corrispondenza

diplomatica, nonch la negoziazionc, stipulazione ed osservanza dei trattati e le nomine degli agenti diplomatici e consolari (art. lO reg. 4 giugno 1822, e reg. lO maggio 1826, tab. Ministero e real segreteria di Stato degli affari esteri quali il ministro riferiva al re in conferenza li) le materie, di competenza che per la loro qualit riservata maggio 1826, tab. Ministero (130). di polizia, (reg. del ministro

, per i

e meritevole d'alto segreto

dovevano essere riferite al sovrano particolarmente

lO

e real segreteria di Stato della

(l29) DlAS, a), II, loc. cito (}30) Dus, a), II, loc, cit,

134

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

25

polizia generale ), cio quelli per i quali era necessario conservare il segreto con gli stessi ministri, salvo la prescrizione che il detto ministro dovesse avere

dirette relazioni col presi-

dente del Consiglio de' ministri segretari di Stato per tutto ci che riguarda il ramo dell'alta polizia (art. lO reg. 4 giugno 1822); e) la risoluzione dei conflitti d'attribuzioni tra le au(r.d. 6 torit del contenzioso giudiziario ed amministrativo

settembre 1810), previo parere del Supremo Consiglio di cancelleria (art. 21 1. 22 dicembre 1816), e poi della Consulta (art. 15, n. 3, 1. 14 giugno 1824; art. 2, n. 3, atto sovrano 27 settembre zioni (131);

1849), espressamente definita come atto


la medesima natura devesi ri-

di governo che deve rendersi dal re fonte di tutte le giurisdiprobabilmente conoscere alla risoluzione dei conflitti di competenza tra le autorit giudiziarie dei domini di qua e di l del Faro

(in/ra,

134);
f) infine, sebbene niun testo legislativo il dicesse, al
re soltanto spettava definire l'indirizzo generale, politico ed amministrativo, del Governo (132): il Consiglio di Stato non aveva che voto consultivo, ed il presidente del Consiglio de' ministri, ed i ministri, non erano che collaboratori subordinati, responsabili verso il re per la gestione ed amministrazione rispettivi loro dipartimenti Le attribuzioni (art. de'

15 reg. 4 giugno 1822).


del sovrano erano tanto

amministrative

numerose, da renderne praticamente impossibile I'enumerasione. Il fenomeno, del resto,

comunque a tutte le monarchie

(131) Rocco, I, p. 90; COMERCI, p. 341. (132) DIAs, a), II, pp. 9798: n re intesa la discussione dell'affare ponderer nella sua saviezza tutte le addotte ragioni, e con la pienezza del &UO potere, regolato solo dalla sua prudenza e dalla sua giustizia e religione, ri solve, sia confermando sia rigettando il parere del Consiglio di Stato s ,

2S

Il potere supremo di Governo

135 come in

del tempo, e persistette nelle monarchie costituzionali,

quella sarda, divenuta italiana, in cui le attribuzioni amministrative del capo dello Stato, pur divenute meramente formali, furono sfoltite solo dal 1954, cio quando da pi di un lustro era stata proclamata la repubblica (133). Quasi tutti i provvedimenti concernenti il personale dello Stato - nomine, promozioni, trasferimenti di sede, atti di scioglimento dei rapporti livelli abbastanza d'impiego o di erano riservati servizio fino a modesti, alla risoluzione

sovrana. I ministri, in materia di pubblico impiego, potevano provvedere nel real nome soltanto in casi di minima importanza, per esempio per le nomine dei portieri ed uscieri, eccezion fatta per i portieri ed uscieri maggiori, nominati dal re su proposta del ministro competente in conferenza; o per la assoluzione di abusi di congedo agli impiegati di qualunque grado (del Ministero delle finanze e di quello della polizia) quando non eccedono i quindici giorni (reg. lO i sottinmaggio 1826). Erano di nomina regia gli intendenti,

tendenti, i segretari generali d'intendenza, i consiglieri d'intendenza (art. 89, comma l, l. 12 dicembre 1816); i presidenti ed i consiglieri dei Consigli provinciali e distrettuali (art. 89, commi 2 e 3, l. cit.); i sindaci, eletti, aggiunti e decurioni dei comuni di prima classe, e di quelli di seconda classe (134) che fossero residenza del sottintendente o d'un tribunale (art. 90 l. cit.}; ed erano sottoposte all'approvazione regia le nomi-

ne del cancelliere e del cassiere dei comum di Napoli, Palermo, Messina e Catania (art. 86 l. cit.; r.d. 7 maggio 1838).

(133) D.P.R. emanati in base alle Il. di delega Il marzo 1953, n. 130, e 18 giugno 1954, n. 343. (134) Per la classificazione dei comuni, in/m, HO.

136

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

25

Erano necessariamente ne ri, sia per l'esecuzione

sottoposti alla

sovrana decisio-

gli atti dei ministri, che prescrivevano i dettagli necessadelle leggi e decreti, sia per regolare che or-

il servizio interno delle amministrazioni dipendenti; dinavano l'osservanza di leggi cadute in desuetudine

(supra,

21); che approvavano od annullavano atti di Corpi amministrativi nei casi e modi prescritti dalla legge; che spiegavano i principi, i motivi ed il vero spirito delle sovrane risoluzioni; che contenevano la decisione di quei dubbi che potevano presentarsi nel disbrigo degli affari particolari appartenenti alla pubblica amministrazione, i quali, quantunque non preveduti letteralmente dalle leggi, pure rientrassero ne' principi e nelle teorie dalle medesime fissate (art. 4, l. 24 marzo 1817). Il re provvedeva sulle rimostranze giudiziari ed amministrativi l. cit.), nonch sulle rimostranze decisioni definitive dei ministri,

(infra, 32) dei Corpi


stessi avverso le

avverso i reali re scritti (artt. 7-8 dei Corpi quando gli stessi, non inten-

dendo accoglierle, ne riferivano in Consiglio di Stato (artt. 9-

lO l. cit.).
L'espropriazione di beni per causa d'utilit pubblica

(in-

fra, 36) era ordinata di solito per decreto reale, su proposta


del ministro competente. Erano del pari riservati al sovrano vari provvedimenti, pubblica degli interessi (art. 256 Il.cc.}; dispen(art. 161 ll.cc.); autoche oggi si dicono d'amministrazione privati: legittimazione di figli naturali sa dagli impedimenti civili matrimoniali rizzazione per la costituzione zioni dei relativi atti costitutivi

di societ anonime ed approva(art. 52 ll.comm.). Per dedegli stranieri (art. 826 ll.cc.).

creto reale veniva concessa la naturalizzazione

(1. 17 dicembre

1817; r.d. 18 maggio 1818), e l'autorizza-

zione ai corpi morali per l'acquisto di beni

25

Il potere supremo di Governo

137

Erano infine numerosi gli affar , ecclesiastici, in cui, malgrado la relativa larghezza verso le pretese della Santa Sede che si credette di notare nel concordato reso esecutivo con l. 21 marzoLdl.S, la tradizione giurisdizionalista ne' monasteri del regno concome (135) servava ingerenze regie frequenti i - permessi di vestizioni che dovevano essere accordati 1826, tab, Ministero ecclesiastici ), e perfin minuziose, mendicanti (reg.

dal re in Consiglio di Stato

previa discussione in Consiglio dei ministri

lO maggio

e real segreteria di Stato degli affari

II!.

Potere giurisdizionale.
dottrina

Abbiamo

avvertito

che,

sebbene la prevalente

dal tempo qualificasse il P.odei poteri. E, comunque, , che ben possia-

tere giudiziario come branca dell'esecutivo, dalla stessa dottrina si desume la differente natura se non si vogliono distinguere distinte, soggettivamente, oggi prevalente (136). Le Il. sull'ordine giudiziario, 29 maggio 1817 (art. 217) che la giustizia nel e 7 giugno 1819, (art. 241) disponevano i poteri, tanto bene vengono

le due autorit

mo, in questa sintesi dei poteri regi, adottare la tripartizione

civile e la giustizia punitiva sarebbero state amministrate real nome, da giudici nominati tutti dal re su proposta Ministro di grazia e giustizia. questa la giurisdizione

(1;1
de-

legata in cui il giudice investito d'una potest perpetua ed irrevocabile, che esclude, nell'esercizio della funzione giurisdizionale, non soltanto l'ingerenza delle autorit amministrative, ma financo quella del sovrano (137).

(135) (136)
(37)

Injra,

nota

COMERCI, p. COMERel,

(188). 132; Das, a), I, pp. 151.152. p. 512; MANNA, pp. 343 SS.

138

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie Si insegnava per che la giurisdizione

25

delegata ritornava o disap-

al sovrano (138): a) quando la sentenza fosse stata annullata,

provata nei motivi, con decisione della Corte suprema di giustizia, in accoglimento del ricorso proposto dal procuratore generale nell'interesse della legge, di propria iniziativa o a richiesta del ministro di grazia e giustizia (artt. 125 e 126 l. 29 maggio 1817); b) quando il re provvedeva in Consiglio di Stato sulle osservazioni che la Corte suprema di giustizia aveva fatto nel corso dell'anno pel miglioramento della legislazione; osservazioni che dovevano essere rimesse nel mese di gennaio di ciascun anno al ministro di grazia e giustizia (art. c) quando (art. 131 l. cit.).

141 l. cit.); si dava luogo ad interpretazione di legge


La l. cito 1. 7

Questa terza ipotesi merita qualche chiarimento. sull' ordine giudiziario (artt. giugno 1819 per i domini di l del Faro, ss.ll. p.c., da cui era congiuntamente nullamento cassazione, non contenevano vio d'uniformarsi alla Corte suprema di giustizia,

108 ss.), e la correlativa

nonch gli artt. 581 cio il ricorso per (come quella di rin-

regolato il ricorso per an-

una disposizione

del vigente art. 384 c.p.c.) che imponesse al giudice al principio di diritto quindi te suprema (139). Poteva di rinvio si ribellasse accadere

enunciato dalla Corche il giudice

(come si disse poi vigente il c.p.c.

(138) La teoria dell'assolutezza ed irrevocabilit della delega regia di giurisdizione si era affermata in Francia durante il regno di Luigi XVIII (PAL. MA, II, p. 594). (139) Il c.p.c. 1865 aveva risolto il problema attribuendo il ricorso avo verso la sentenza del giudice di primo rinvio alle sezioni riunite della Corte di cassazione, e vincolando il giudice del secondo rinvio alla decisione delle sezioni riunite sul punto di diritto esaminato (art, ~~7). La legge borbonic.~. attribuiva la massima autonomia di giudisio ~ giudice ~i x.nerito.,

25 italiano

Il potere supremo di Governo

139 e che la

del 1865) alla decisione d'annullamento,

nuova sentenza, conforme a quella annullata, fosse impugnata dinanzi alla Corte suprema, per i medesimi motivi gi accolti. In tal caso, era facolt della Corte suprema, prima di emettere la nuova decisione, di domandare, con un deliberato a camere riunite, l'interpretazione sovrana; altrimenti, doveva procedere, sempre a camere riunite, alla decisione: nel qual caso era facolt del ministro di grazia e giustizia di assumere la presidenza del collegio. Ma neanche questa volta la decisione era vincolante per il giudice di rinvio. Se ci non ostante una terza decisione, o sentenza in ultima istanza uniforme alle due annullate fosse impugnata con ricorso presso la Corte suprema, l'interpretazione della legge sar di pieno diritto. esservi luogo La Corte suprema a camere riunite dichiarer ad interpretazione, segretario di Stato ministro di grazia e giustizia

e ne far un l'apporto ragionato al nostro

. Su tale rap-

porto veniva inteso il parere del Supremo Consiglio di cancelleria (art. 12, L 22 dicembre 1816) sostituito poi da quello della Consulta (art. 15, n. 2, L .14 giugno 1824), e la decisione veniva adottata dal re nella forma prescritta dall'art. 2.1. 24 marzo 1817 (art. 131, comma 2, L 29 maggio 1817). cio con regio decreto, previa discussione nel Consiglio dei ministri e quindi in Consiglio di Stato (art. 3 reg. 4 giugno 1822; reg. lO maggio 1826, tab. Ministero di Stato. di grazia e giustizia). e real Segreteria In Sicilia, dove la Corte suuna terza, la Corte

prema aveva una sola Camera, se, dopo due sentenze annullate per gli stessi motivi, ne sopravveniva promoveva l'interpretazione, (art. 131 L 7 giugno 1819). Di tali soluzioni di dubbi di legge se ne trovano varie pubblicate nella Collezione. Per esempio, col r.d. lO maggio 1849, il re dichiara che l'istanza privata voluta dalprevia sospensione del giudizio

140

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

25

l'art. 38 Il.p.p. per isperimentare

l'azione penale ne' delitti

non sia necessaria per la punizione dei colpevoli di que' reati che contengono di loro natura un misfatto, ma che, per circostanzo minoranti o scusanti, o per l'et o per lo stato del colpevole, deggiono o possono essere puniti con pena correzionale o minore; col r.d. 8 agosto 1859, il re interpretando l'art. 145 l. 21 agosto 1826 dichiara che in materia di reati forestaJi l'Amministrazione delle acque e delle foreste pu ricorrere avverso le sentenze d'assoluzione, indipendentemente dall'nione del pubblico ministero, ma solo per gli interessi civili e patrimoniali. In questi casi, sollevati dalla Corte suleggi viera stato chiesto l'avviso d'ambo le prema di giustizia di Palermo, ma che riguardavano genti in tutto il regno, Consulte. In sostanza, il cosidetto ritorno della delega giurisdzionale, al sovrano non consisteva nella sostituzione del re al giudice per la decisione della singola vertenza; ma piuttosto nello esercizio del potere legislativo, che influiva sulla decisione autentica, e quindella vertenza solo in quanto interpretazione

di retro attiva. difficile per intendere perch si ravvisasse un'ipotesi di ritorno della delega nell'annullamento di sentenze nell'interesse della legge , che non aveva nessun effetto tra le parti (art. 127 1. 29 maggio 1817), e che, pronunciato .lalla Corte suprema nell'esercizio della sua ordinaria potest, aveva formalmente denziale (140). efficacia di mero precedente giurispru-

(140) La sentenza civile, se annullata su ricorso nell'interesse della legge , era considerata, nei rapporti tra le parti, c: una tacita transazione ~ (art. 127 l. cit.). L'annullamento della sentenza penale, invece, giovava al condannato se erasi erroneamente applicata una pena maggiore, e non gli nuoceva nel caso inverso (art. 128 l. cit.). Se la sentenza era annullata per violazione di forme essenziali di rito, era facolt del condannato scegliere tra la rinnovazione del giudizio, e l'esecuzione di qu H~ tI.llDullato(art. 129 l. cit.)

25

Il potere supremo di Governo

141

La regia clemenza si manifestava:

a) con le amnistie complessive di pi reati, o indulti generali (artt. 635-637 ll.p.p.), con cui in sostanza si indicavano sia l'amnistia che noi diciamo propria (art. 637: le
amnistie non comprendono to le condanne passate in giudica-

...), sia i condoni di pene (141). Le amnistie e gli indulti

erano accordati con regio decreto (art. 635 cit.), da adottarsi in Consiglio di Stato previa di scussione in Consiglio dei ministri (reg. lO maggio 1826, tab. Ministero e real Segreteria di Stato di grazia e giustizia); b) con rescritti particolari di abolizione (artt. 638-639

ll.p.p.), consistenti in una grazia accordata dal re a domanda dell'incolpato e col consenso dell'offeso, pe' soli delitti e contravvenzioni, esclusi i misfatti: la grazia impediva l'azione penale, ma poteva essere subordinata servanza la ravvivava, dal reato abolito; danti le condanne passate in giudicato cordata a domanda del condannato, sere piena, condonando interamente pero delle spese di giustizia, a condizioni la cui inose lasciava in vita l'azione per il recunonch l'azione civile nascente

c) con decreti di grazia (artt. 640-645 11. . p.), riguarp (142). La grazia era aco del difensore; poteva esla pena, o di minorazio-

ne del grado o della durata della pena, o dell'uno e dell'altra assieme; e poteva essere subordinata a condizioni, per la trasgressione delle quali potevasi stabilire una pena, non maggiore di quella graziata. Il decreto era adottato in Consiglio di Stato, su proposta del ministro di grazia e giustizia

(reg, e

(141) COMERCI, pp. 420, 520. Amnistie e condoni venivano concessi di regola in occasione di fausti eventi nella real famiglia: cos, con r.d. 16 gennaio 1836, in occasione della nascita del principe Francesco, duca di Calabria; con r.d. 15 settembre 1852, in occasione della nascita del principe Pasquale, conte di Bari, etc. (142) COMERCI, p. 516.

142

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

26

tab. cit.), e poteva essere preceduto

dal parere delle Com-

messioni speciali della Consulta, istituite in Napoli con r.d. 23 agosto 1824 ed in Palermo con r.d. 25 gennaio 1850. Erano anche considerati, in sostanza, provvedimenti di grazia [artt. 623 ss.Il.p.p.) i decreti di riabilitazione dei condannati

a pene criminali, che il re adottava su proposta del detto ministro, dopo che la Gran corte criminale del domicilio del c 'ono dannato aveva espresso parere favorevole sull'ammissibilit dell'istanza. Parzialmente ritenuta era la giustizia amministrativa. Le decisioni, invece, della Erano, infatti, esecutive le decisioni dei giudici di primo grado, cio dei Consigli d'intendenza. Gran Corte de' conti potevano eseguirsi soltanto previa approvazione del re (art. 17 1. 29 maggio 1817), ed in Sicilia del Luogotenente generale (art. 13 1. 7 gennaio 1818), e col parere della Consulta quando sorgessero dubbi circa l'approvazione (art. 15, n. 4,

1. 14 giugno 1824; r.d. 13 marzo


erano esaminati in

1820); ed i relativi affari, su proposta del ministro competente secondo l'oggetto della vertenza, reg. lO maggio 1826). Le numerose attribuzioni concernenti l'organizzazione e la e degli ausiliari lo stato civile, le degli uffici giudiziari, lo stato giuridico, la carriera Consiglio de' ministri, e poi in Consiglio di Stato (art. 9, n. 5,

disciplina del personale della magistratura dell'ordine giudiziario, e quelle riguardanti strativa (art. 3 r.d, 2 maggio 1817).

professioni legali, etc., erano considerate di natura ammini-

26.

La nobilt e gli ordini equestri. di regia prerogativa

Nel diritto pubi poteri dal so-

blico delle monarchie costituzionali, come manifestazioni vrano esercitati (specie se di

sono sovente qualificati

motu proprio) in materia di

26

Il potere supremo di Governo

143

stato della nobilt e di ordini equestri, cio, come pur si suol dire, nella qualit di [ons honorum. In verit, il concetto di regia prerogativa non univoco (143); ed altri (144) ha qualificato l'esercizio di detti poteri come una manifestazione di autarchia, in un dei sensi in cui a sua volta tal vocabolo dal controverso significato si adopera, cio come poteri esercitati nell'interesse personale del sovrano, pur non essendo ad essi estraneo l'interesse dello Stato. La tesi potrebbe essere forse sostenuta per i provvedimenti di grazia , nei quali l'interesse del re, di legare a s stesso ed alla dinastia determinate persone attraverso manifestazioni d'augusta benevolenza, poteva concorrere con l'interesse dello Stato, cui tali provvedimenti contribuivano sia rafforzando le basi del regime, sia dando incentivo ai sudditi (o ad altri) per bene operare a pro' del regno (145).

(143) Vedi, per esempio, PALMA,II, p. 525 ss., che passa in rassegna varie opinioni prospettate nella dottrina italiana e straniera del secolo scorso (si tratterebbe di poteri propriamente conferiti al re come vero diritto maesttico personale s , di cui i ministri non sono responsabili); ma per ROMANO, a), pp. 174 ss. e per CROSA, p. 241 ss., le prerogative ~ non sono altro che le p guarentigie, donde specificamente protetta la persona del re. Per PALMA, l, I p. 405, conferire titoli di nobilt ed ordini cavallereschi diritto esclusivo ~ del re. (144) ROMANO, p. 177, nel momento in cui scriveva era d'avviso che a), solo in passato potessero dirsi manifestazioni d'autarchia le attivit esercitate dal re quale [ons honorum, Ma ancora alcuni anni dopo, il Consiglio di Stato CIV sez., 2 febbraio 1937, n. 62, in CONSIGLIO STATO, I, pp. 603-(04) dDI I chiarava inammissibile il ricorso giurisdizionale contro il decreto di revoca di un'onorificenza dell'Ordine della Corona d'Italia, perch adottato dal re c:non come organo dello Stato, ma in nome proprio per prerogativa della Corona, come avviene in materia di titoli nobiliari... e per la quale fuori di. seussione che i relativi provvedimenti, non costituendo atti amministrativi, sfuggano al sindacato giurisdisionele s. (145) certo, per contro, che nell'attuale regime repubblicano le onorificenze sono della Repubblica, ed il presidente le conferisce come capo della medesimo, il che ben risulta dall'art. 87, ult. comma, Cost., anche se gli consentito d'accordarne di motu proprio, cio senza proposta ministeriale. Tal-

144

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilia

26

Ma diviene molto opinabile applicazione

a proposito

dei provvedimenti

di giustizia , meramente ricognitivi di qualit o di diritti, in


di norme obiettive. Forse, lo status nobiliare e gli ordini equestri potrebbero considerarsi minori ordinamenti istituzionali, di cui era capo il re, pi o meno strettamente collegati all'ordinamento generale dello Stato da rapporti di rinvio. Ma non si vuole. qui

ricostruire il sistema vigente nel regno utilizzando teorie formulate molto tempo dopo la sua scomparsa, il che non darebbe che risultati fittizi (146). Questo discorso serve soltanto a spiegare perch dei poteri regi in materia di stato della nobilt e di ordini equestri si tratti separatamente dagli altri poteri sovrani, anche se, come si vedr in seguito, la dottrina del tempo non sembra ne individuasse una particolare e distinta natura, e le stesse forme d'esercizio coincidessero con quelle concernenti le altre materie di legislazione, di governo e d'amministrazione

(147). La nobilt (supra, 6), esisteva nell'una e nell'altra parte


tradizione, che ri-

del regno per antichissima ed ininterrotta

saliva quanto meno ai primordi della monarchia normanna. Carlo di Borhone, ristabilita l'indipendenza del regno, le aveva dato un ordinamento, sia pure parziale, con la 1;25 gennaio

1756, dichiarativa dei vari gradi di nobilt . Dopo l'occupazione militare del 1806, la nobilt aveva cessato, prima in continente, poi in Sicilia, d'essere ceto politicamente privilegiato,

eh Il! relativa funzione da classificare, sic et simpliciter, eome amministra. tiva (LANDIe POTENZA, 332), p. (146) evidente che qui intendiamo riferirei. alla teoria istituzionalistica, come formulata dal ROMANO, e come se ne fa applicazione, per esempio, in c) LANDI,e). (147) COMEReI, p. 99 S8., tratta della Real Commessione de' titoli di )10 p bilt, e degli Ordini cavallereschi, nei 130 S8. della pt. I, intitolata alla. c tessitura delDoverno. delle Sieilie .

26

Il potere supremo di Governo

145

ma era stata mantenuta, come condizione sociale onorifica, giuridicamente riconosciuta, in forza di vari atti legislativi: a) l'art. 3 1. 2 agosto 1806 (di Giuseppe Bonaparte), sull'abolizione della feudalit, disponeva: La nobilt ereditaria conservata. I titoli di principe, di duca, di conte, e di marchese legittimamente conceduti rimangono agli attuali con ordipossessori, trasmissibili ne di -primogenitura, grado (148); a' discendenti in perpetuo,

e nella linea collaterale sino al quarto parlamentari

b) il capitolo I, n. 7, delle disposizioni siciliane del 1812 sull'abolizione sponeva: Conserver

dei diritti e pesi feudali, di-

ognuno i titoli, ed onori, che sinora

sono stati connessi agli in avanti feudi, e de' quali ha goduto, trasferibili questi ai suoi successori (149); c) l'atto sovrano di Messina, neva la conservazione no cio confermati della antica

20 maggio 1815, dispoe nuova nobilt: era-

i titoli conferiti da Giuseppe Bonaparte

e Gioacchino Murat; li) l'art. 9 1. Il dicembre 1816 conferm le leggi aholitive della feudalit, del Faro; sent l'istituzione
(148) feudalit, i titoli Vedi anche

intervenute

nei domini di qua e di l

e) l'art. 948 Il.cc. (vedi anche 1. 17 ottobre 1822) condi majoraschi


l'art. 4, tit. XI, altro

a domanda di quegli
dello statuto costituzionale istituzioni sono

in-

di Bajona della salvo onose-

(in/ra, 195): Le leggi del 2 agosto 1806,


e che non conservano che rammentano Si noti, per, inglese, ereditario di votare illimitato; i per le famiglie, che delle

che portano antiche la

la soppressione di nobilt altrettante

servi gi resi allo Stato, e che avranno de' loro intera siciliana Pari, e loro la costituzione tutti

revoli ricordanze (149) travano altri quello IO. condo il modello per titolo

esecuzione. in cui enche attualla a

del 1812 prevedeva, successori... siciliana

una Camera

ossia de' Signori,

quei baroni,

mente hanno diritto in numero caratteristica

in parlamento dimodocch come 196). tale

s, con facolt per il re di crearne


l'aristocrazia trasferendosi conservava feudale dal regime

di ceto politico,

parlamentare
-

(in/ra,

LANDI

J.

146

Istituzioni del Regno' delle Due Sicilie

26

dividui, i di cui nomi trovansi iscritti,

sia nel libro d'oro, sia

negli altri registri di nobilt; da tutti coloro che sono nell'attuale legittimo possesso di titoli per concessione in qualunque tempo avvenuta, e finalmente da quelle persone che appartengono a famiglie di conosciuta nobilt del regno delle Due Sicilie; salve tutte le altre disposizioni che potranno in seguito esser date relativamente alla nobilt . La costituzione di majorasco (150) era probabilmente l'unico caso in cui lo status nobiliare fosse rilevante per le leggi civili. Essa doveva essere approvata dal re, su proposta del ministro di grazia e giustizia, sentito il parere sulta (art. 15, n. 9, 1. 14 giugno 1824). 'L'appartenenza epoca recente, alla nobilt era richiesta della Con-

(come, fino ad

in tutte le monarchie) per la nomina a cari-

che 'di Corte; nonch per l'ammissione nella carriera diplomatica (r.d. 31 maggio 1819, 14 febbraio 1820, 26 luglio 1820, 7 settembre 1820, etc.: injra; 44) e nella compagnia delle reali guardie del corpo a cavallo (r.d.

P agosto 1815: in/ra,

77).
Presso il Ministero della Real Casa ed Ordini cavallereschi esisteva la Real Commessione de' la soppressione del detto Ministero titoli di nobilt, che, con (r.d.

9 settembre 1832),

pass alle dipendenze del Ministero di grazia e giustizia, e poi (r.d. 26 aprile 1848) della Presidenza del Consiglio de' ministri (in/ra, 43 e 63). Era organo comune per i domini di qua e di l del Faro, ordinato col r.d. 23 marzo

1833, modificato con r.d. 26 agosto 1833, e con regolamento 21 maggio 1833. La Commessione aveva sostituito gli organi preesistenti, e, in particolare, era competente in materia di passaggio, trasmissione e legittimo uso dei titoli (151). Era
(150) TRIFONE, pp. 52 88. (151) Con r. 24 settembre 1827 (in

PETITTI,

IV, p. 181) il re aveva vie.

26

Il potere supremo di Governo

147

composta di un presidente, un vice presidente, 7 consiglieri effettivi e quattro supplenti, dei quali il meno anziano in ordine di nomina esercitava le funzioni di segretario; il procuratore generale della Corte suprema di giustizia di Napoli esercitava le funzioni d el pubblico ministero; e quello della Corte suprema di Palermo quando il re risiedesse oltre il Faro. Le deliberazioni erano esecutive solo con la sovrana approvazione (152). I diplomi originali di nobilt erano conservati dapprima presso la Cancelleria del Regno (art. 211. 20 dicembre 1816), e poi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (art. 14 reg. 4 giugno 1822). Gli ordini equestri della monarchia, dei quali il re era gran maestro, erano dapprima amministrati dal Ministero dalla Casa reale e degli Ordini cavallereschi, e dopo la sua
tato che, senza sovrana approvazione, potessero pi titoli cumulati del capo d'una famiglia intestarsi ad individui della medesima, o distrarsi a collaterali, quando non fosse consuetudine che il capo famiglia consentisse l'uso d'uno dei suoi titoli al primogenito o a chi ne teneva luogo; e che gli acquirenti, prima o dopo l'abolizione della feudalit, di fondi cui fossero annessi titoli, potessero senza il sovrano assenso appropriarsene; ed aveva dichiarato arbitrario ed abusivo l'uso di titoli assunti o appropriatisi negli indicati modi. (152) Con r. 29 settembre 1834 (PETITTI,I, p. 557) fu chiarito che la Commessione doveva dar parere sull'interpretazione del diploma di concessione del titolo, quando vi fosse contrasto, tra pi membri della stessa famiglia concessionaria, sulla spettanza d'esso, e ci in quanto l'interpretazione de' .benefici del principe appartiensi di regola alla suprema potest che li concesse. Quando, per contrario, trattava si degli effetti civili d'un atto civile, da cui taluno presumesse d'avere acquistato diritto a dimandare l'intestazione del titolo, la Commessione doveva lasciare alle parti lo sperimento delle loro ragioni innanzi al giudice competente. Sugli abusi di titoli nobiliari dovevano vigilare gli intendenti, informando ne gli organi di polizia ed il pubblico ~i. nistero (r. 8 febbraio 1828, in PE1'ITTI,IV, p. 188). Un riassunto delle disposizioni riguardanti la nobilt di Napoli e Sicilia, dai tempi di Federico n al 1855, e l'elenco dei titoli nobiliari concessi o riconosciuti nel regno di Napoli dal I" gennaio 1811 al 21 aprile 1860, sono in CANDIDAONZAGA, pp. 5 88., G IV, .e V, pp. 9 ss, La Commessione fu abolita con d. 19t. 17 febbraio 1861, e gli atti versati all'ASN.

148

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

26

soppressione dal Ministero della Presidenza del Consiglio dei ministri (r.d. 9 settembre 1832), senza distinzione tra ordini dinastici ed ordini di corona o di Stato (153). Gli ordini che venivano conferiti dal re del regno delle Due Sicilie erano: a) l'Insigne (154) Reale Ordine di San Gennaro, istituito da Carlo di Borbone con r.d. 7 luglio 1738, modificato con due r.d. 28 luglio 1827 (155). Era costituito da una sola classe di cavalieri, in numero di 60 (art. IV del decreto istitutivo), per i quali era prescritta la prova dei quattro quarti di nobilt (art. V r.d. cit.). Nei rapporti internazionali, l'Ordine si considerava pari agli ordini di collana , come quelli del Toson d'oro, o della Santissima Annunziata (156). Ne facevano parte i capi delle maggiori famiglie del Regno, e talune personalit del patriziato, illustri per benemerenze verso lo Stato; ed alcuni sovrani stranieri (157). b) il reale Ordine di S. Ferdinando e del merito, istituito con r.d. I" aprile 1800, per ricompensare coloro che avessero reso qualche importantissimo servizio, e data qualche
(153) Sulla distinzione tra ordini dinastici e statuali, PEZZANA, a); BASCA P, pp. 8 ss. Carlo di Borbone aveva istituito, con dispaccio 22 ottobre 1738 (in GlLIBERTl, . 178) il Reale Ordine militare di S. Carlo c per decorare li sogp getti li quali servono con fedelt, valore e zelo negli eserciti cos di terra come di mare s , ma tale istituzione non ebbe alcun seguito, n se ne concessero mai onorificenze (COLLETTA, J, p. 126; LANDI,f). al, (154) Il titolo di c Insigne >, premesso a C Reale >, si trova per la prima volta nei r.d. 28 luglio 1827, ma era in uso da prima. (155) COLLETTA, I, pp. 125126; SCHIPA,I, pp. 286 ss.; BASCAP, a), pp. 481 S8. Gli statuti e gli elenchi dei cavalieri sono pubblicati nel volume: L'In signe Real Ordine di San Gennaro. (156) L'Insigne Real Ordine di S. Gennaro, p. 6. (157) La Real Casa di Borbone considera l'Ordine di S. Gennaro un Ordine dinastico (L'Insigne Real Ordine di S. Gennaro, p. lO), ed ha continuato a conferirlo fino ai nostri giorni, senza tuttavia venire meno all'originaria par. simonia. Gran maestro se ne intitola attualmente il principe Ferdinando Ma ria, duca di Castro. L'uso pubblico dell'onorificenza, nella Repubblica italiana, non autorizzato.

26
straordinaria

Il potere supremo di Governo

149

prova di fedelt alla regal Persona ed alla monare

chia: in sostanza, per solennizzare la riconquista del regno, premiare coloro che avevano avuto parte pi meritoria nell'impresa (158). Comprendeva 24 cavalieri

gran-croci, ed un nudi ca(classe

mero illimitato (ma, in fatto, sempre assai ridotto) valieri-commendatori, e di cavalieri della piccola croce

aggiunta con real dispaccio 25 luglio 1810). Vi erano, inoltre, medaglie d'oro, con cui si ricompensavano i distinti servizi degli aiutanti, portabandiere e portastendardi dell'esercito, e dei piloti graduati e primi nocchieri di marina (pi o meno corrispondenti ai nostri sottufficiali marescialli dell'esercito, e capi della marina militare), e medaglie d'argento per i bassi uffiziali e comuni. Era questo l'Ordine pi pregiato, e ramente concesso (159); c) il Sacro Reale militare Ordine costantiniano di San Giorgio (160). Quest'ordine si diceva derivare dalla compagnia di guardie cui l'imperatore peratore ereditario Isacco IV Comneno, Costantino il grande aveva il gran magistero era rimasto Gioconfidato la custodia del Labaro; riordinato nel 1190 dall'imnella sua famiglia, finch l'ultimo Comneno, pi ra-

vanni Andrea Angelo Flavio, nel 1697, ne aveva ceduto la titolarit al duca di Parma e Piacenza, Francesco Farnese. Tale dignit si era quindi trasmessa per eredit a Carlo di Borbone, che l'esercit anche dopo essere pervenuto alla corona delle due Sicilie (161), e che, nel trasferirsi al trono di Spagna, trasmise i suoi diritti al re Ferdinando IV. I gradi dell'Ordine erano quelli di cavaliere gran croce di giustizia, e cavaliere
(158) COLLETTA, II, p. 146; COMERCI,p. 100. a), (159) DE CESARE, a), I, p. 287; SCHWARZENBERG. (160) Gli statuti e gli elenchi dei cavalieri sono pubblicati nei volumi Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. Storia e bibliografia in BASCAP, p. 459 85.; PEZZo\NA,b), c). p (161) Sulle ulteriori vicende dell'Ordine in Parma (dove tuttora esiste come ente benefico), VENTURA; PEZZANA,b), pp. 304 88.

150

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

26

di giustizia, per cui dovevasi dare la prova dei quattro quarti di nobilt; di cavaliere donatore, che nel tempo dell'ammissione donava all'Ordine una parte dei propri beni; cavaliere di grazia, pel quale la prova di nobilt era supplita dal merito; cavaliere cappellano onorario, e cavaliere scudiere (162); li) il Reale Ordine militare di San Giorgio della Riunione istituito con r.d. I" gennaio 1819, modificato dal r.d. lO maggio 1850, era particolarmente destinato a premiare il valore, il merito ed i servizi militari, ed a celebrare la riunione dei reali domini di qua e di l del Faro in un solo regno. Perci fu accordato ai militari provenienti dall'esercito del re Gioacchino, in commutazione dell'Ordine delle Due Sicilie, creato da Giuseppe Bonaparte col r.d. 24 febbraio 1808 (~ fra, 84). Comprendeva cavalieri di gran croce (la classe suprema, dei gran bandierati o gran collane , fu abolita con r.d. 28 settembre 1829), grandi ufficiali, commendatori, ufficiali e cavalieri di diritto (gradi considerati distintivi di valore), e cavalieri di grazia (distintivo di merito, che si otteneva per fatti di guerra, o per 40 anni di servizio, dei quali due- di campagna). I sottufficiali e soldati potevano ottenere la medaglia d'oro (distintivo di valore) o la medaglia d'argento (distintivo di merito).
(162) L'Ordine costantiniano, come ordine dinastico della Real Casa di Borbone-Due Sicilie, viene tuttora conferito dal Gran Maestro (oggi, il ricordato principe Ferdinando Maria, duca di Castro), L'uso pubblico delle decorazioni dell'Ordine, nella Repubblica italiana, fu autorizzato, nel 1963, ai sensi dell'art. 7 L 3 marzo 1951, n. 178, cio come di Ordine non naaionale s-. Con d.P.R. 30 marzo 1973, n. 337, stata conferita la personalit giuridica alla Associazione nazionale italiana dei cavalieri del Sacro militare Ordine costantiniano di S. Giorgio, con sede in Napoli. Lo statuto dell'Ordine stato riformato il 17 giugno 1965, e comprende, oltre i bal gran croce, i cavalieri di gran croce, commendatori e cavalieri, divisi in tre classi: di giustizia (he debbono provare i quattro quarti di nobilt), di grazia (che debbono appartenere alla nobilt generosa) e di merito. Vedi anche PEZZANA, ). Per le comc mende costantiniane, in/ra, 46.

27

Il potere supremo di Governo

151

e) il Reale Ordine di Francesco I (r.d. 28 settembre 1829) era destinato a compensare il merito civile, sia nel distinto esercizio delle civili cariche d'ogni ramo, sia nella segnata coltura delle scienze, delle arti e del commercio, e poteva anche essere conferito ai militari, nei quali concorressero meriti civili dell'indicata specie. L'istituzione era apparsa opportuna, dacch, con la soppressione dell'Ordine delle Due Sicilie, non v'erano pi onorificienze destinate a compensare le benemerenze civili. Comprendeva i gradi di gran croce, commendatore, cavaliere, medaglia d'oro, e medaglia d'argento, e fu conferito con maggior larghezza di tutti gli altri ordini, ma in prevalenza a pubblici funzionari (163). Dopo l'istituzione dell'Ordine di Francesco I, non risulta che siano state pi conferite le medaglie per i servizi d'utilit pubblica, ed al merito civile, istituite col r.d. 22 dicembre 1825, e col r.d. 17 dicembre 1827.

IV.

IL CONSIGLIO DI STAT ORDINARIO ED IL CONSIGLIO DE' MINISTRI

27. Consiglio di Stato ordinario e Consiglio de' muustri. - Nella tradizione della monarchia borbonica, fin dai tempi del re Carlo (164), il Consiglio di Stato era un organo ben diverso da quello che, sul modello napoleonico, era stato introdotto nel regno da Giuseppe Bonaparte (r.d. 15 maggio 1806) (165). Il Consiglio di Stato borbonico era un su(163) (164) (165) blico siglio CAL ULLOA, b), p. 67; COMERCI, p. 103; DE CESARE, a), I, pp. 288 COLLETTA, a), I, p. 120; SCHIPA, I, pp. 314 ss . ARMANNI, p. 764, rileva nella sua storia nel che nessun valevoli altro per istituto di diritto come pubs profonda precipui variet di caratteri il Conla natura
55.

presenta

di Stato...

I due caratteri
carattere

a stabilirne e nell'indole

essenziale

consistono

collegiale dell'ente

consultiva

152

Istituzioni

del R egno delle Due Sicilie

_27

premo corpo politico, che assisteva il sovrano nell'esercizio delle attribuzioni legislative e di governo, e che perci potrebbe piuttosto configurarsi come un Consiglio dei ministri allargato (per la presenza di ministri senza portafogli ) e presieduto dal re, se tale identificazione non trovasse ostacolo nella circostanza Consiglio era riferita che la volont formata e manifestata in esclusivamente al re (166), mentre il non vinco-

Consiglio esprimeva soltanto un voto consultivo,

lante (167). Il Consiglio di Stato del tipo franco-napoleonico (cio come organo di consulenza giuridico-amministrativa, e del contenzioso amministrativo) Consiglio di cancelleria Consulte (L 14 giugno 1824), si continu nel Supremo poi nelle quanto alle attribu(L 29 maggio fu sopcon r.d. (l. 22 dicembre 1816), e nonch,

zioni contenziose, nelle Grandi Corti de' conti 1817, L 7 gennaio 1818: injra, 162 ss.).

Il Consiglio di Stato della occupazione militare presso, al momento della restaurazione borbonica, 17 luglio 1815 .. Vari motivi sono stati addotti,

a proposito

di tal provvedimento, che era in evidente contrasto con l'indirizzo politico, di conservare le istituzioni del decennio fran-

delle attribuzioni che sono affidate all'ente medesimo s , Sul Consiglio di Stato istituito da Giuseppe Bonaparte, in/ra, 66. (166) DIAS, a), Il, pp. 97-98. (167) Nel regno di Sardegna, era stato parimenti istituito con r.d. Il marzo 1817 il Consiglio di conferenza s , in cui si riunivano, con i ministri, alcuni alti funzionari, ed eccezionalmente i cavalieri della 55. Annunziata o altre personalit, e che veniva spesso presieduto dal re (SALATA). Quest'organo si estinse con l'avvento del regime costituzionale (4 marzo 1848). Il nome di Consiglio di Stato fu dato, ai tempi di Emanuele Filiberto (1559), ad un organo collegiale, di consulenza politico-amministrativa, che ebbe vita stentata, e sparve nel 1749 (ARMANNI, pp. 786 ss.), e poi fu definitivamente attribuito, col regio editto 18 agosto 1831, al consesso di consulenza giuridico-amministrativa, voluto dal re Carlo Alberto, che oggi -il Consiglio di Stato _ della Repubblica italiana.

27

Il potere supremo di Governo

153

cese (168). Forse si diffidava d'un consesso In CUIerano rIUnite le personalit pi distinte del decennio, e che poteva costituire un centro d'opposizione liberale (169); forse i miniconstri erano gelosi d'un organo che sollevava opposizioni

tro i ministri, e non contro il sovrano (170). Ma poich pi tardi altri consessi, pur diversamente denominati, ne continuarono in gran parte le funzioni, non sembra secondario, e fu anzi forse assorbente, che il nome gli fu cagione di morte (171). Il Consiglio d Stato borbonico aveva seguito il re in Sicilia nel 1806, aveva continuato ad esercitarvi le proprie funzioni (172), col re era ritornato in Napoli nel 1815, n quindi era possibile conservare due organi col medesimo nome, e con diverse attribuzioni.
(168)
chiarazione

Quando nelle prime leggi


e non v' dunque una

Il r.d, 17 luglio
ufficiale

1815 non ha preambolo,

di-

dei motivi.

(169) GHISALBERTI?c), p. 153. (17(}) BLANCH, b), pp. 6768. (171) COLLETT.4, ), 111, pp. 2829. Si noti che la monarchia borbonica a la sola, in Italia, in cui, nel 1815, si conservava un organo, denominato
siglio nato baudo, di Stato, come si con attribuzioni napoleonica detto era diverse aveva da quelle reso noto. del consesso che l'espansione
.

era

Consa-

cos denomidi Stato

Il Consiglio
meno d'un dal

(supm, nota 167), era venuto


che in realt abolito nel avevano

1749; quello
per

del Granducato gli affari di Modena esisteva tempo della interni,

di Toscana, stato

aveva le funzioni titolo di consigliere

ministero

1789 (SCHUPFER, p. 1165); nel ducato


di Stato, ma non al di Par(SCHUPFER, p.

e- Reggio

i ministri

organicamente

il Consiglio il nome

di Stato

1243). Perci,

restaurazione,

di Consiglio

di Stato s (Dueato

6 agosto 1814; Regno di Sardegna, 18 agosto 1831; Granducato 5 marzo 1848; Stato Pontificio, lO settembre 1850) design sempre in Italia un istituto di modello francese (LANDI, c), pp. 161 55.).' Sul ritorno del nome Consiglio di Stato per designare la Consulta , nel 1848 e nel 1860, in/m, 33 e 203. (172) La Costituzione siciliana del 1812, tit. II, capo I, 36 (in AQuARONE, D'ADDIO,NEGRI, p. 435), prevedeva un consesso, detto con uno dei soliti anglicismi c:privato Coneiglo s Iprivy Council), composto di segretari di Stato
ma e Piacenza, di Toscana, e di consiglieri, che i consiglieri che il re era tenuto quindi assumevano c: di consultare Consiglio in tutti gli affari pi gravi s-, salvo e che corrispondeva al tradizionale di Stato borbonico,

la responsabilit

del governo

(in/m,

196).

154

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

27

della restaurazione

(art. 9 1 . 8 dicembre 1816; art. 2, l. 11 il Consiglio di Stato, il riferimento

dicembre 1816; artt. l e 3, 1. 20 dicembre 1816) viene menzionato incidentalmente concerne sempre il consesso del tipo borbonico, e non quello del decennio francese. L'ordinamento del Consiglio di Stato ordinario

(173)

era collegato, come meglio si vedr, a quello del Consiglio dei ministri, e delle reali segreterie e ministeri di Stato. Legge fondamentale del Consiglio di Stato quella del 6 gennaio

1817. Le reali segreterie e ministeri di Stato furono istituiti, in numero di otto, con 1. lO gennaio 1817, che stabiliva anche le norme comuni d'ordinamento (in/ra, 39). Il sistema fu perfezionato col r.d. 26 maggio 1821 con cui vengono stabilite le nuove basi di Governo (supra, 17), col quale era prevista la partecipazione, nel Consiglio di Stato ordinario, di non meno di sei consiglieri ministri di Stato senza dipartimento (art.

l), con la presidenza del re, o in

sua vece del duca di Calabria, ed in mancanza d'entrambe d'un ministro a ci designato (art. 2). I rapporti tra tale consesso, ed il .Consiglio dei ministri, e le rispettive compe-

1822, pi volte da noi ricordato, e dal reg. lO maggio 1826, da osservarsi da


tenze, furono definiti dal reg. 4 giugno tutti i ministri segretari di Stato nel prendere le risoluzioni sovrane sopra gli affari de' rispettivi ministeri

, integrato

(173) Nessuna disposizione prevedeva il Consiglio di Stato c straordinario a, ma era consentito al re, consuetudinaria mente, d'integrare il Consiglio di Stato con principi reali, o altre eminenti personalit. Per esempio, il 21 giugno 1860, il Consiglio di Stato convocato dal re in Portici, dove fu deliberato il ritorno al regime costituzionale, era integrato dagli zii del re, Francesco conte di Trapani e Luigi conte d'Aquila, e dal fratello Luigi conte di Trani (DE SIVO,a), II, p. 96\. Il DE CESARE, II, pp. 275 ss., 287 88., ricorda a), pi adunanze, con l'intervento dei medesimi personaggi, tra il 30 maggio ed il 21 .:iugno 1860, e li denomina c Consigli straordinari di Stato e di famiglia >.

27

Il potere supremo di Governo

155

da tante tabelle di classificazioni degli affari, a seconda del procedimento prescritto per la risoluzione, quanti erano i ministeri a tal epoca esistenti. Queste ultime, minuziose prescrizioni, non creavano problemi nel caso d'istituzione di nuovi ministeri, con correlativo trasferimento o di creazione di nuove attribuzioni, note apposte a ciascuna tabella, previsti si procedeva di competenze,

poich, come risulta da il

per gli affari in esse non sottoponeva dai ciil Condal re, e

per analogia, ed, in caso di dubbio,

ministro, previo avviso del Consiglio dei ministri.: la questione al re in conferenza

Il concetto informatore

si deduce principalmente

tati reg. 4 giugno 1822, e lO maggio 1826 (174). Esso si fondava su due alti consessi comunicanti: siglio ordinario di Stato, presieduto normalmente

composto dai consiglieri di Stato ministri di Stato, e dai ministri segretari di Stato, che potevano essere anche consiglieri di Stato, ed il Consiglio de' ministri segretari di Stato, composto solo da questi ultimi, fossero o non anche consiglieri di Stato. Il Consiglio dei ministri te preparatorie aveva funzioni meramendegli affari bisognevoli della sovrana risolu-

zione (art. 9 reg. 4 giugno 1822), che secondo gli artt .. ma classe , cio a quella degli affari che proposti nel... Consiglio di Stato ordinario, me ed avviso del Consiglio de' ministri

l,

comma 2, e 9 reg. lO maggio 1826, erano assegnati alla pridebbono essere precedente esa-

. Peraltro, non tutti

(174) CINGARI, 90, rileva che, restando salva l'esistenza del Consiglio p. dei ministri, e l'unit dell'amministrazione, l'aumentato numero dei consglieri di Stato era freno all'eventualedispotismo del Consiglio dei ministri. Si .distinguevano, inoltre, i grandi temi dell'amministrazione, da discutere sempre in Consiglio di Stato, dagli affari correnti da decidere tra il sovrano ed i ministri nelle previste periodiche udienze, e si concentrava il potere in c un organo collegiale, privo di volont politica dinanzi al sovrano, ma di fatto dotato di forza e prestigio di fronte al paese >.

156

Il potere supremo

di Governo

27

. gli affari bisognevoli di sovrana risoluzione erano sottoposti al successivo esame del Consiglio dei ministri e del Consiglio di Stato. V'erano infatti affari che venivano proposti in Consiglio di Stato col solo parere del Ministro (art. l, comma 3, ed art. lO reg. lO maggio 1826), ed affari che venivano soltoposti al sovrano in conferenza , cio in udienza particolare fuori consiglio (art.

l, comma 4 ed art. 11, reg. lO mag-

gio 1826); ed infine affari per i quali era accordata al ministro la facolt di risolverli nel real nome , cio come delegato permanente del re (art. l, ultimo comma, reg. lO maggio 1826). Comunque, n il Consiglio di Stato, n il Consiglio Il primo, dei ministri, adottavano decisioni o provvedimenti. meva, come oggi si direbbe, un preavviso

esprimeva al re un parere non vincolante. Il secondo, espri(175), da soltoporre all'esame del Consiglio di Stato (art. 2 reg. lO maggio 1826). Il potere decisorio era del re soltanto; il ministro, pure nei casi in cui aveva, sostanzialmente, d'amministrazione Il fulcro del veva garantire di legislazione fidi ed eminenti nome , cio per sovrana delegazione. sistema avrebbe dovuto risiedere, nell'esercizio teoricamente, nel Consiglio di Stato. Questo altissimo consesso doal re, delle sovrane funzioni e di governo, la continua assistenza dei pi suoi sudditi. Inoltre, il Consiglio di Stato proprie attribuzioni nel real attiva, era censito provvedere

doveva essere freno al potere dei ministri, o, come spesso dicevasi, al dispotismo ministeriale (176), perch gli affa-

(175) il termine oggi usato dagli artt, 47 e 48 r.d, 21 aprile 1942, n. 444 (regolamento per l'esecuzione della legge sul Consiglio di Stato) per indicare le proposte di pareri, sottoposte dalle sezioni, o dalle commissioni speciali, all'adunanza generale del Consiglio di Stato. (176) PIGNATELLI STRONGOLI, 68; a proposito del Consiglio di Stato DI p. di Giuseppe Bonaparte, dice che c tendeva esso... non meno ad illuminare il

27
ri pi importanti,

Il potere supremo di Governo

157

che i ministri segretari di Stato sottoponedel Consiglio de' ministri, col con-

vano alla sovrana risoluzione, dovean essere discussi in un'assemblea pi numerosa tributo di pi varie opinioni ed esperienze. vero che i consiglieri di Stato, non meno dei ministri, erano chiamati al loro ufficio dal re, nella sua piena discrezionalit proporzione col r.d. 19 gennaio 1833, e ristabilita (salva la tra i sudditi delle due parti del regno, abolita con l'atto sovrano 18

gennaio 1848). Ma poich il numero dei consiglieri era indefinito (art. 3, 1. 6 gennaio 1817, ed art. l r.d. 26 maggio 1821) il sovrano avrebbe potuto realizzare, amministrative, d'interessi. nell'ambito del Consiglio, non solo una selezione di competenze ma anche una certa rappresentanza poteva avere talune prospettive L'istituto politicodi ceti e di svi-

luppo, non certo in senso liberale, ma quanto meno sulla linea della monarchia consultiva auspicata dal Metternich, e come struttura di raccordo tra la nazione ed il governo del re. La realt fu diversa. I consiglieri di Stato ministri di Stato furono sempre poco numerosi. La scelta cadde di regola su personalit dell'alta aristocrazia, che avevano bens esercitato in precedenza uffici importanti, ma che si distinguevano ed piuttosto per fedelt al trono che per superiori attitudini, il cui spirito conservatore,

onesto il pi delle volte, ma limita-

to e routinier, dava ben poco sussidio nella soluzione dei sempre pi complessi problemi del regno. Ed eran poi i consiglieri di solito in tanto avanzata et, che quel Consiglio parea un senato di vegliardi. Ne era poi ulteriormente affievolita I'autorit per la consuetudine invalsa di lasciare talora per pi anni vacanti i posti di ministro segretario di Stato, affidando la
principe, che a frenare il dispotismo ministeriale . L'espressione conferma come in una monarchia assoluta l'autorit regia poteva essere freno insuffciente ai ministri, che potevano divenire i veri detentori del potere.

158

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie come si solea dire, con

27

reggenza dei ministeri a direttori, referenda

e firma , cio ad alti funzionari

che, pUT esercial Consiglio

tando tutte le funzioni del ministro, compresa la partecipazione, per gli affari del proprio dipartimento, n il trattamento dei ministri ed al Consiglio di Stato, non ne avevano il rango, economico (177). Per di pi, non tutti gli passavano per il Conaffari politici e d'alta amministrazione

siglio di Stato, ch anzi le questioni di maggior rilievo, di competenza dei ministeri degli affari esteri e della polizia generale, erano sottratte tanto al Consiglio di Stato, quanto al Consiglio dei ministri, e riferite direttamente dal capo del dicastero in conferenza particolare 4 giugno 1822, e tab, Ministero degli affari esteri e Ministero al sovrano (art. lO reg. e real segreteria di Stato e real segreteria di Stato lO maggio 1826).

della polizia generale , allegate al reg.

La conseguenza che un conse's'so,il quale avrebbe dovuto essere, come altri disse del Consiglio di Stato dell'imperatore Napoleone, la ruota principale nel meccanismo della monarchia (178), fu, come centro di vita politica, una istituzione sbiadita, tanto che, con ben poche eccezioni, i nomi dei suoi componenti sono, per la maggior parte, noti appena agli spe'cialisti (179). Quando poi, al tempo di Ferdinando II, il trono
'r-""~~~~~-!:~.~;.~~"_:;:.,.;'--;:':

z: .-::~ -~. -~_.-

-'~4-~-:;Y"-~~~~

(177) Ci si verific pi spesso durante il regno di Ferdinando Il (DE CESARE, I, p. 83). a), (178) ~DEL[N, p. 147. (179) Tra i consiglieri di Stato pi noti, dopo il 1815, possiamo ricordare Luigi de' Medici d'Ouaiano, che ebbe una parte preminente nella politica napoletana, tra il 1815 ed il 1830; il marchese Donato Tommasi, cui si deve la codificazione del 1819; Antonio Capece Minutolo principe di Canosa, che rappresenta la tendenza ultra-reazionarta, e che rivest tale dignit per pochi mesi, fino. alla sua defiuitiva eliminazione dalla vita politica nel 1822; Carlo Filangieri, principe di Satriano, luogotenente del re in Sicilia; Nicola Maresca Donnorso, duca di Serracapriola, che fu presidente del Consiglio dei ministri nel 1848, e poi presidente della Consulta.

28

Il potere supremo di Governo

159

fu occupato da una forte personalit, il ruolo del Consiglio di Stato si scolor ancor di pi, fino al livello d'un gruppo di collaboratori subordinati, il che, accrescendo oltre misura la responsabilit personale del sovrano di fronte all'opinione pubblica, non giov certo alla monarchia borhonica (180). 28. Ordinamento e funzioni del Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato ordinario (supra, 27) era formato dai consiglieri di Stato ministri di Stato, nonch dai ministri segretari di Stato (artt. l l. 6 gennaio 1817; art. l reg. 4 giugno 1822), Pi tardi (atto sovrano 16 agosto 1841) il re si attribu la facolt di fare intervenire nel Consiglio ordinario consiglieri che non fossero ministri. I ministri potevano essere insigniti della dignit di consigliere di Stato; ed allora precedevano in rango gli altri ministri; altrimenti prendevano rango secondo la rispettiva anzianit (art .. 3 l. 20 dicembre 1816; art. 4 l. lO gennaio 1817). Potevano partecipare ai lavori del Consiglio anche i direttori delle reali segreterie (funzionari dipendenti direttamente dai ministri, i quali potevano loro conferire la delega di firma: artt. 5 e 6 l. lO gennaio 1817), quando con decreto reale fossero investiti della reggenza d'un ministero, e cio della referenda e firma (181).

(180) dal ministro questione Statella, (181) nistri, quelli esteri

Dice CAL ULLOA, a), p. 89, a proposito per gli affari esteri, zolfi di Sicilia, e ne deriv la rimozione infatti principe Antonio degli che era il primo la disgrazia del segretario II, i direttori ministeri (Ludovico

del voto contrario Statella esempio di Cassero, di ministro a Foggia di Stato, numero politico, degli

espresso nella che al dello Caprioli dei micome affari

re si opponesse, nonch

ed il confino

del Consiglio solidale. erano

(supra, nota 107), che gli si era dimostrato


Sotto Ferdinando loro ed erano (Luigi affidati anche

in maggior rilievo

di grande Bianchini)

degli interni

e della polizia

e quello significava

Cara fa di Traetto),

Il che praticamente anche

che 11 vero

ministro

era lo stesso re (vedi

in/ra, nota 190).

]60

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

28

La dignit di consigliere di Stato era la prima dignit civile del regno (art. 2 1. 6 gennaio 1817). Ai consiglieri di Stato, ed ai ministri segretari di Stato, era dovuto il trattamento di eccellenza (art. 9 reg. 24 marzo 1817). La nomina dei membri del Consiglio di Stato era riservata al sovrano cemente informato arbitrio , ed il Consiglio ne era (reg. sempliper la dovuta intelligenza

lO mag-

gio 1826, tab. Ministero e real segreteria di Stato della Presidenza del Consiglio dei ministri ). L'art. 2 l. 11 dicembre

1816, confermato espressamente dall'art.

l l. 6 gennaio 1817,

aveva per stabilito che il Consiglio fosse composto per una quarta parte di siciliani, e per le altre tre parti di sudditi degli altri nostri reali domini , e la l. lO gennaio 1817 riservava ai siciliani due delle otto reali segreterie e ministeri di

injro; 39 e 40) furono abrogate da Ferdinando II (art. l r.d. 19 gennaio 1833, ed art. 2 1. 31 ottobre 1837) (182); ma egli stesso, con l'atto sovrano 18 gennaio 1848, richiam nel pieno vigore la 1. 11 dicembre 1816, ed abrog quella del 31 ottobre 1837 (183), con che il criterio proporzionale
Stato (art. 2). Queste disposizioni (vedi anche della scelta fu ristabilito, sino alla crisi finale del Regno (in-

Ira,

40).
Soltanto dodici consiglieri di Stato, cio nove continentali il soldo di annui

e tre siciliani, godevano loro vita durante,

(182) Nel preambolo del r.d. 19 gennaio 1833, Ferdinando II dichiarava di volersi lasciare tutta la latitudine nella difficile scelta de' migliori personaggi per covrire convenientemente le principali cariche governative s-, Per il preamholo della l. 31 ottobre 1337, in/ra, cap. II, nota (16). (183) Il preambolo dell'atto sovrano 18 gennaio 1848 richiama la l. 11 dicembre 1816, con cui dopo la riunione delle Due Sicilie in un sol regno, confermata e riconosciuta da tutte le potenze nel congresso di Vienna, 4: i privilegi anticamente conceduti ai siciliani furono messi di accordo con la verit delle istituzioni politiche che in forza dei trattati di Vienna costituir dovevano il diritto politico del regno delle Due Sicilre .

28

Il potere supremo di .Governo

161

ducati tremila annesso a tale dignit , e potevano ritenerlo unitamente a' soldi di altre cariche che indossino (art. 3 legge 6 gennaio 1817). Dal che pu desumersi che l'ufficio di consigliere di Stato non era un impiego, ma una dignit , e che il detto soldo non era uno stipendio (nel qual senso l'espressione di solito usata nelle leggi napoletane del tempo) ma piuttosto un'indennit di carica, cumulabile con altri assegni corrisposti dall'erario (184). I consiglieri di Stato erano esenti dagli uffici tutelari, salvo che sui propri figli e discendenti (art. 364 Il.cc.). Se dovevano prestare giuramento o rendere testimonianza in giudizi civili o penali, godevano di particolari riguardi, stabiliti dall'art. 215 Il.p.c., e dagli artt. 553-554 ll.p.p., l'uno e gli altri modificati dalla l. 20 agosto 1829. Dinanzi ai Consigli di guerra, i consiglieri di Stato erano tenuti a rispondere solo a quesiti scritti del commessario del re (art. 172 st.p.m.), S' detto che presiedeva il Consiglio di Stato il re, supplito, nell'ordine, del duca di Calabria, e dal consigliere di Stato presidente del Consiglio dei ministri (art. l l. 6 gennaio 1817; art...2 r.d. 26 maggio 1821; artt. 7 e 9 reg. 4 giugno 1822). Per comprendere il metodo di funzionamento del Consiglio di Stato, quale stabilito dal reg. 4 giugno 1822, bisogna tenere presente che non si trattava d'un collegio omogeneo, nel quale il presidente, primus inter pares, pur dirigendo l'adunanza, dispone infine d'un voto, alla stessa stregua degli altri componenti, e la deliberazione del collegio risponde al
(184) n soldo dei ministri era stato fissato, col r.d. I" agosto 1815, in ano nui d. 10.000, pi d. 7.200 d'indennit di tavola, per il Ministro degli affari esteri; in d. 9.000 per i ministri delle finanze e di grazia e giustizia, ed in d. 8.000 per tutti gli altri. n che renderebbe plausibile l'affermazione di DE CESARE, a), I, p. 83, secondo cui il frequente affidamento delle reggenze dei ministeri ai direttori (con soldo di d. 160 mensili) era anche determinato da ragioni d'economia.
11. LANDI I.

162

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

28

voto della maggioranza ; hens d'un consesso in cui il presidente, nella normalit dei casi, cio quando la funzione era esercitata personalmente mente durante dal re (come avvenne quasi ininterrottaII) riuniva la cui il pain il lungo regno di Ferdinando

duplice qualit, di capo del collegio, e d'autorit provvedere, senza essere vincolato

rere dei consiglieri si rivolgeva, e cui spettava esclusivamente dai voti manifestati Consiglio. Perci il re convocava l'adunanza, mente lihero d'esprimere immediatamente proponeva i quela risoluzione, che (art. 3 di di.

siti, dirigeva la discussione, raccoglieva i voti; ma era interaveniva inserita in verhale (art. 6 reg. cit.), o di ordinare che gli atti fossero mandati per il parere alla Consulta un pi approfondito reg. cit.) o che, previo rinvio della discussione, gli atti, per studio, fossero sottoposti all'esame tutti i memhri del Consiglio (art. 5 reg. cit.), o di riservarsi la risoluzione (185). E poich doveva il sovrano valutare screzionalmente quanto era stato considerato e suggerito in

Consiglio, si spiega che ai voti dei singoli consiglieri si attrihuisse tanto rilievo, quanto a quello della maggioranza del Consiglio. Ogni componente il Consiglio di Stato ordinario - diceva l'art. 4 reg. cito - manifester liheramente la sua opinione, e nel caso di diversit di pareri sar ohhligato di fare inserire il suo nel protocollo del Consiglio di Stato, e di firmarlo . Era ci prescritto anche quando la difformit dei pareri persistesse pur dopo il rinvio a nuova e pi matura discussione previo diretto esame degli atti da parte di tut-

(185) Dai verhali del Consiglio di Stato del regno di Sardegna, preseduto dal re secondo il regio editto 18 agosto 1831, risulta che, nei pochi casi in cui il re Carlo Alberto intervenne di persona, non esprimeva voto, ma si riservava la decisione. impossibile attrihuire credito a quanto, del funsonamento del Consiglio di Stato al tempo di Ferdinando Il, si dice dal SuTEMBRINI,

b), p. 40.

28

Il potere supremo di Governo

163 raro,

ti i consiglieri

(art. 5 cit.). questo un caso, abbastanza

in cui il regolamento

d'un organo collegiale consultivo pre-

scrive come obbligatoria la documentazione del parere, o dei pareri, di minoranza, che di solito meramente facoltativa (186). Il motivo ne va ricercato nel rapporto tra i voti del Consiglio e la volont sovrana, nonch nel contenuto politico dei voti e delle sovrane risoluzioni. Quando il Consiglio non era stato presieduto personalmente dal re, questi doveva essere subito informato di quanto si era discusso e concluso, ed il consigliere di Stato incaricato della direzione del protocollo dei ministri: collo dell'adunanza. immediatamente (cio il presidente del Consiglio art. 7 reg. cit.) sottoponeva al sovrano il protoIl re comunicava al Consiglio le proprie che doveva farle fossero esenel protocollo perch

risoluzioni per mezzo del detto presidente, registrare guite (art. 8 reg. cit.).

Gli affari, che il re disponeva fossero discussi nel Consiglio di Stato, vi pervenivano dei ministri, competente. oppure L'art. o previo esame del Consiglio del ministro alcune direttamente col parere.

9 reg. lO maggio 1826 stabiliva

categorie d'affari, che dovevano in tutti i casi essere preventivamente esaminati nel Consiglio dei ministri; no proporsi nel Consiglio ordinario altri risultavasolo voto no dalle tabelle che elencavano anche gli affari che dovrandi Stato col

(186)
minoranza

Nell'attuale

ordinamento

italiano,

la

manifestazione

del parere

di

prescritta per il Consiglio superiore delle Forze armate (art. 15, comma 6, I. 9 gennaio 1951, n. 167) e per il comitato dei capi di Stato mago giore (art. 5 d.P.R. 13 ottobre 1972, n. 781\. Nel regolamento del Consiglio di Stato (art. 43 r.d. 21 aprile 1942, n. 444, derivante dall'art. 19 r.d. 26 giugno 1924, n. 1(}55, e da testi ancor pi antichi). stabilito che quando la sezione consultiva si sia divisa si esprime a parit di voti, e quindi della debba prevalere. il anche l'opinione minoranza
(LANDI, g),

voto del presidente, p. 208).

164

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

28

del ministro rispettivo ... non potendosi pei medesimi stabilire regola generale (art. l O reg. cit.). Era poi nella discrezionale facolt del re disporre che qualsiasi affare, proposto dal ministro competente in conferenza , fosse deferito al Consiglio di Stato (art. 9, n. 12, reg. cit.). Erano affari che secondo l'art. 9 cito dovevano sempre proporsi nel Consiglio di Stato, previo esame nel Consiglio dei ministri: l) le nuove leggi, e le modificazioni di quelle esistenti; 2) le abrogazioni di antiche leggi; 3) i nuovi regolamenti generali, o le modificazioni di quelli esistenti, quando contenessero nuove disposizioni legislative, e non gi mera esecuzione delle leggi esistenti; 4) i nuovi sistemi, o la riforma di quelli in vigore; 5) gli avvisi della Gran Corte de' conti, quando vi fosse ricorso delle parti, ed il ministro (del ramo cui l'affare apparteneva: art. l reg. 13 marzo 1820) credesse potesse accordarsi il gravame straordinario, ne' termini del r.d. 13 marzo 1820 (in/ra, 175); 6) l'aumento e la comulazione de' crediti oltre il dodicesimo mensuale; . 7) l'inversione de' fondi da un capitolo all'altro della stessa classe; 8) il ravvivamento dei fondi ammortizzati per non essere stati pagati gli ordinativi nel corso de' due esercizi; 9) le transazioni in generale riguardanti l'erario dello Stato, allorch oltrepassassero i ducati tremila; lO) le gratificazioni straordinarie per una sola volta, allorch oltrepassassero i ducati cinquecento; 11) la nomina degli ufficiali di ripartimento de' ministeri, la destituzione de' medesimi, e la loro reintegrazione nell'impiego.

28

Il potere supremo di Governo

165

Gli affari di cui ai numeri 6, 7 ed 8, concernenti la gestione del bilancio, erano sottoposti al Consigliodi Stato solo quando in Consiglio dei ministri fossero stati difformi i pareri del ministro delle finanze, e del ministro competente per materia; altrimenti, venivano da quest'ultimo sottoposti direttamente al re in conferenza (art. 9, comma 3, reg. cit.). Tra gli affari dei diversi ministeri (esistenti all'epoca: infra, 39) che, secondo le tab. alI. al reg. lO maggio 1826, dovevano essere discussi in Consiglio di Stato previo esame in Consiglio de' ministri, si possono a mo' d'esempio ricordare: a) Presidenza del Consiglio dei ministri: la nomina dei VIce presidenti, dei consultori, del segretario generale e dei segretari delle Consulte; b) Ministero degli affari esteri: la negoziazione, la stipulazione e l'osservanza de' trattati di commercio e di navigazione (187); c) Ministero di grazia e giustizia: le nomine, de stituzrom e reintegre dei magistrati delle supreme Corti di giusti-

zia (compresi i cancellieri) e delle Grandi Corti civili; le concessioni d'amnistie e di indulti generali; d) Ministero degli affari ecclesiastici: la nomma agli arcivescovati, vescovati ed abhadie vacanti; le controversie giurisdizionali dietro ricorso per abuso; i permessi di vestizione ne' monasteri mendicanti (188);
(187) Erano oggetto di conferenza particolare ~ del ministro col sovrano le nomine del personale diplomatico, dagli ambasciatori agli aggiunti di legazione, e quelle dei consoli. Era inoltre materia di conferenza la negoziazione dei trattati di pace e d'alleanza, nonch la corrispondenza cogli anzidetti nostri rappresentanti ed impiegati nell'estero, e con quelli de' governi esteri, che riseggono presso di noi, quando si tratter di affari di alta politica ~: il che significa che il Consiglio di Stato non aveva voce in materia di politica estera, se non nei limiti in cui piacesse al sovrano di consultarlo. (188) Il voto di povert s , professato dai religiosi degli ordini mendi-

166

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

28

e) Ministero na, destituzione

delle finanze:

i contratti per rege in ge-

nerale o per affitti in massa de' dazi di conto regio; la nomie reintegra dei componenti delle Gran Corti de' conti; nonch dei direttori generali, amministratori generali, ispettori generali delle diverse amministrazioni finanziarie; del reggente del Banco delle Due Sicilie; dei capi d'uffizio, ispettori generali e segretari generali delle tesorerie generali di qua e di l del Faro; l'approvazione
SCUSSI

degli stati di-

(stati di previsione

dell' entrata e della spesa) dei mininomine, destituzioni, segretari gene-

steri;

f) Ministero
reintegrazioni rali e sottintendenti; tore di Palermo,

degli affari interni:

e traslocazioni

degli intendenti,

nomine del sindaco di Napoli, del predel magistrato di salute pe' della di l del faro, del presidente del presidente

del presidente

domini tanto di qua che tendente dell'archivio

pubblica istruzione parimenti per gli uni e gli altri; del sopringenerale, della Giunta l'affitto o la dei teatri, dei presidenti dei Consigli provinciali; rega del teatro di S. Carlo;

g) Ministero della guerra e marina: le piante organiche dei corpi militari e civili, le proposte d'impieghi al di l delle la determipiante organiche per misure straordinarie, le destinazioni degli ufficiali superiori e generali e de' civili equiparati, nazione del contingente la costruzione di nuove fortezze e reintegrazioni del prefetto di leva, i progetti di strade militari,

o l'abolizione delle esistenti; h) Ministero della polizia generale: nomine, destituzioni di polizia, del direttore di polizia

canti, aveva effetti civili, determinando (secondo la giurisprudenza citata da COMERe!, 665) l'incapacit di succedere, in conformit del diritto canonico p. (efr. ora il can. 582 c.i.c.), considerato obbligatorio nel regno quando concernesse ~ il temporale delle Chiese e de' chierici (DIAs, a), II, pp. 486487),

28

Il potere supremo di Governo

167

in Sicilia, del suo segretario generale, de' commissari di polizia di qua e di l del faro; misure economiche (cio amministrative) per vedute d'alta polizia, per esiliati dal regno, o per rilegazioni o carcerazioni nelle isole. Ancor pi numerosi erano gli affari da proporsi in Consiglio di Stato col solo parere del ministro: ne dei direttori ricordiamo le nomi(art. 6 1 . lO gennaio 1817) e le spiega-

zioni dei dubbi di legge la cui soluzione richiedesse un atto legislativo, che il reg. lO maggio 1826 prescriveva per tutti i ministeri; le traslocazioni dei giudici delle Grandi corti civili, e le nomine, destituzioni e reintegre degli altri magistrati; le concessioni di grazie; i piani e progetti di opere pubbliche e di bonifica; le nomine dei presidenti dei Consigli distrettuali e dei consiglieri provinciali e distrettuali mo; le nomine dei professori universitari di Napoli e Palerper effetto di con-

corso; le nomine degli ufficiali dell'esercito e della marina (ed impiegati civili del ministero di guerra e marina equiparati), dal grado di maggiore inclusivamente in su; le nomine di funzionari di polizia; l'adozione di nuove ordinanze o l'abrogazione di quelle esistenti, le risoluzioni nione, il risultamento d'istruzioni concernenti gli esiliati e relegati per misure g&~-ernative o espatriati per causa d'opiin materia d'alta polizia, per le quali occorresse di prendere gli oracoli sovrani . . ovvio che, nel valutare queste elencazioni, non si pu procedere con la mentalit odierna, e si deve tenere presente il grado d'importanza che singole categorie d'affari avevano in relazione al tempo, ed alle condizioni politiche, amministrative ed economiche del tempo, e per di pi in uno Stato le cui dimensioni erano ben minori di quello in cui oggi viviamo. Bisogna pure riconoscere che in certi casi la prescrizione 'che certi affari fossero deliberati in Consiglio di Stato costi-

168

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

28

tuiva, in linea di principio, una garanzia, poich il re in Consiglio si concepiva come suprema autorit imparziale: ci si dica, per esempio, per i - provvedimenti concernenti la nomina e lo stato giuridico del personale dell'Ordine giudiziario, delle Consulte e delle Gran Corti de' conti. Tuttavia, le enumerazioni di cui si voluto dar saggio danno innegabilmente l'impressione che un consesso altissimo, dove avrebbe dovuto istituzionalmente concretarsi l'indirizzo politico del regno, si sprecasse in affari d'interesse modesto, mentre altri di gran momento, come quelli attinenti alla politica internazionale, potevano completamente sfuggirgli. Se poi si esaminano,nelle tab. alI. al reg. lO maggio 1826, gli affari che i ministri dovean sottoporre al re in conferenza, si scende a livelli che anche in quel tempo parrebbero minimi, quali, ad esempio, i congedi degli impiegati (r.d. 22 gennaio 1832). Talch ben si pu ritenere che quando pure fosse il re animato da incessante volont di lavoro, scrupolosit e diligenza estreme, rigida giustizia, il suo compito, qualora avesse voluto davvero risolvere tutto personalmente ex informata conscientia, come la legge supponeva, sarebbe stato superiore -alle umane forze. Dovea dunque il re assumere una responsabilit personale teorica, ben pi vasta e profonda della sua effettiva azione, anche rispetto ad affari che per la loro qualit non avrebbero dovuto esigere un eccelso intervento; caricarsi spesso d'errori ed ingiustizie altrui, ed incorrere sovente in errori ed ingiustizie da lui non avvertiti e non voluti. Il procedimento per la trattazione degli affari nel Consiglio di Stato era stabilito dai citati reg. 4 giugno 1822 e lO maggio 1826. Gli affari che erano preceduti da discussione nel Consiglio dei ministri, venivano proposti in Consiglio di Stato con l'avviso del Consiglio dei ministri. Per gli affari di maggiore

28

Il potere supremo di Governo

169

complessit, si distribuivano preventivamente ai consiglieri ministri di Stato senza portafoglio (che non partecipavano al Consiglio de' ministri) memorie segrete (art. 2 reg. 10maggio 1826). Le discussioni, i pareri manifestati, e le sovrane risolusiom adottate nelle adunanze del Consiglio di Stato, vemvano annotati nel protocollo , ossia verbale, compilato dal segretario, o protocollista , sotto la direzione del presidente del Consiglio dei ministri (artt. 6 e 7 reg. 4 giugno 1822), nella forma stabilita dall'art. 3 reg. lO maggio 1826. Il protocollo veniva letto e firmato, nell'adunanza successiva, da tutti componenti del Consiglio (art. 6 cit.). Nella stessa adunanza, veniva presentato il notamento dei provvedimenti con cui i ministri avevano dato esecuzione alle risoluzioni adottate dal re nell'adunanza precedente (art. 4 reg. lO maggio 1826) (189).

(189) NISCO, p. 29, riferisce che, in data 15 luglio 1833, Ferdinando Il emanava il regolamento organico del Consiglio di Stato, che il duca di Gualtieri comunicava, per l'esatta esecuzione, a tutti i ministr i s , Tale regola. mento vietava di proporre affari c fuori Consiglio e fuori di protocollo ~ se il ministro non avesse prima ottenuto, esponendo i motivi della richiesta, la reale autorizzazione; disponeva il modo di proporre in Consiglio i provvedimenti concernenti persone; prescriveva che le suppliche pervenute ai ministri <: dalle sacre mani ~ (cio trasmesse dal re al ministro competente per l'istruttoria e le conseguenti proposte) dovessero essere esaminate in Consiglio entro quindici giorni dalla rimessione, restando vietato ai ministri di proporne altre salvo che il contenuto non meritasse qualche sovrano provvedimento ~; vietava l'intervento di consiglieri e ministri di Stato senza portafogli nel Consiglio de' ministri; stabiliva la responsabilit del segretario per la collazione dei documenti da sottoporre alla firma sovrana. Un'altra ordinanza del re, in data 18 luglio 1833, sempre secondo il citato autore, c disponeva che il bilancio annuale fosse formato da una Commissione de' ministri da lui nominata, alla quale ciascun ministro isolatamente uno per volta doveva riferire lo stato discusso del proprio dicastero, e doveano essere comunicati a lei gli avvisi della Consulta e dei ministri di Stato senza portafogli~. I qui riferiti provvedimenti, peraltro, non sono inseriti, come decreti

170

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

29

29.

Ordinamento funzioni del Consiglio de' ministri.


tutti gli affa(art. 9 reg.

Il Consiglio de' ministri segretari di Stato era costituito aflinch in esso si conferissero e preparassero ri che avevano bisogno della sovrana risoluzione 4 giugno 1822). In realt, passavano nistri, obbligatoriamente,

dal Consiglio de' miquegli altri,

solo gli affari che dovevano presen-

tarsi in Consiglio di Stato, e, facoltativamente, o direttamente

da riferire in Consiglio di Stato col solo parere del ministro, al re in conferenza, che il ministro competente riteneva opportuno discutere preventivamente con i colleghi. Malgrado la natura meramente preparatoria delle attribuzioni del detto consesso, era si configurato in tal modo un abbozzo, per dir cos, di respon sabilit mente limitata dall'art. sponeva: Esentiamo dal dovere di conferire nel mentovato Consiglio de' ministri segretari di Stato il ministro segretario di Stato degli affari esteri per quanto riguarda la politica e la corrispondenza diplomatica, ed il ministro segretario di Stato della polizia per que' soli casi ne' quali necessario conservarsi il segreto cogli stessi ministri segretari di Stato; ma ordiniamo, che questo ministro debba avere dirette relazioni col presidente del Consiglio de' ministri segretari di Stato per tutto ci che riguarda il ramo dell'alta polizia . La conseguenza era che venivano trattate za particolare del ministro in conferencollegiale. Essa per era gravedi-

lO reg. cit., il quale letteralmente

col re, tutte le materie riguar-

reali, nella Collezione, e non se ne d notrzra in alcuno dei testi di diritto puhhlico del regno, puhhlicati dopo il 1833, fino al 1860. Non v', comunque, motivo alcuno di duhitare dell'esattezza dell'informazione che, probabilmente, l'autore desumeva dai protocolli dei diversi -ministert che si conservano nel grande archivio di Napoli , citati a p. 30. In sostanza, i detti provvedimenti dovevano essere, come noi diremmo, regolamenti interni o istruzioni, emanati dal re piuttosto nella sua qualit di presidente cJd Coneiglio dt ~~,to~ che come sovrano legislatore, e perci di carattere {\~e.t;V~~,O., .

29

Il potere supremo di Governo

171

danti la negoziazione, stipulazione ed osservanza dei trattati di pace e di alleanza colle potenze estere; la nomina degli ambasciatori, degli inviati straordinari e ministri plenipotenziari, de' residenti, degli incaricati di affari, de' segretari di ambasciata e di legazione, e de' consoli all'estero; la corrispondenza cogli anzidetti ... rappresentanti (del re) quando si tratter Parimenti, ed impiegati nell'estero, e con quelli de' governi esteri, che risieggono presso di noi di affari di alta politica ... etc. venivano trattati in conferenza dal ministro di po-

lizia tutti quegli affari... che. per la loro qualit riservata e meritevole di alto segreto, debbono essere riferiti a noi (al re) particolarmente (reg. lO maggio 1826, tab. Ministero esteri e real segreteria di Stato degli affari

, e Ministero

e real segreteria di Stato della polizia generale ). Questi affari, cio tutto ci che concerneva la politica estera, e le pi importanti materie di politica interna, erano to al Consiglio de' ministri; i primi, erano, esposti a sfugper dir cos, oggire, come gi si avvertito, tanto al Consiglio di Stato, quangetto d'un segreto a due tra il re ed il ministro degli affari esteri (190); gli altri d'un segreto a tre, tra il re, il ministro della polizia generale, nistri. ed il presidente del Consiglio de' miera presieduto dal Consigliere

Il Consiglio dei ministri

di Stato, ministro di Stato, presidente del Consiglio dei ministri, la cui carica era stata istituita col reg. 4 giugno 1822 (art. 9). Il detto presidente, inoltre, aveva assunto le attri-

(190) li Ministero degli affari esteri fu affidato, con r.d, 15 febbraio 1852, al direttore Luigi Carafa di Traetto, uomo retto, non privo di tatto, senza l'ombra d'iniziativa: esecutore puro e semplice della volont sovrana (DE CESARE, I, p. 79), il quale vi rimase durante tutto il regno di Ferdinando II, a), ed anche oltre; dimodocch l'intera responsabilit della politica estera d'isolamento, tanto nefasta per le sorti del regno, deve essere attribuita a Ferdinando II.

172

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

29

huzioni del ministro cancelliere (art. 14 reg. cit.), previste dalla l. 8 dicembre 1816, dopo la soppressione di tale ufficio (r.d. 22 luglio 1820 e 29 marzo 1821), ed era preposto al ministero e real segreteria di Stato della Presidenza del Consiglio de' ministri (r.d. 15 ottobre 1822). Il presidente regolava' le discussioni del Consiglio dei ministri, determinava se gli affari discussi avessero bisogno di maggiori schiarimenti prima di riferirsi nel Consiglio di Stato, e domandava le sovrane risoluzioni su qualsivoglia dubbio che potesse impedire la discussione degli affari nel Consiglio dei ministri (art. 13 reg. cit.). Egli era l'organo , cio il canale di trasmissione, di tutti gli ordini che il re giudicasse di dare cos al Consiglio, come a' ministri componenti (art. 14 reg. cit.). Componenti del Consiglio dei ministri erano i ministri segretari di Stato, fossero o non consiglieri di Stato, nonch i direttori con referenda e firma , cio reggenti di ministeri (191). Il Consiglio dei ministri esprimeva, sugli affari che dovevano essere trasmessi al Consiglio di Stato, pareri motivati. Stabiliva appunto l'art. 3 reg. lO maggio 1826 che il parere del Consiglio de' ministri, o del ministro, dovr essere chiaro ed esplicitamente diretto alla stretta esecuzione delle vigenti leggi e regolamenti, colle ragioni che forse vi potrebbero essere per dispensarvi, o per doversi altrimenti determinar l'affare che si propone; restando al nostro ( del re) arbitrio di uniformarci a tal parere, di accordare quelle grazie che crederemo, o risolvere diversamente, quando sar necessario , Il parere doveva dunque contenere un avviso, sia di legittimit (stretta esecuzione delle vigenti leggi e regolamenti), sia di merito. Che poi si dica che il Consiglio pu segnalare le ra(191) Il numero e la competenza cati: inira, 38-39 e 43-65. dei minister

pi~

volte ~urono I.!l.od.iq.

30 gioni per

Il potere supremo di Governo

173

dispensarvi. .. , etc., non deve essere inteso nel al sovrano la violastesso in cui ne concreta, i mininell'atto

senso che il Consiglio potesse suggerire zione delle leggi e dei regolamenti, faceva richiamo. In rapporto stri potevano provocare ed unico titolare

alla fattispecie

dal sovrano, fonte di tutti i poteri,

del potere legislativo, l'esercizio della potestas dispensandi, cio del potere di derogare alla legge, con un atto che nel diritto osservanza della monarchia assoluta, come nel 1816, diritto canonico, si classifica di legislazione, delle forme stabilite (192). e quindi con la

dalle Il. 20 dicembre

e 24 marzo 1817. Ma non sembra che casi del genere siansi verificati con frequenza

v.

LA CITTADINANZA E I DIRITTI FONDAMENTALI

30. La cittadinanza. -

La persona

fisica, appartenen-

te. secondo legge, al popolo del regno delle Due Sicilie, e perci titolare di capacit di diritto secondo l'ordinamento giuridico del regno, detta (artt. 9 ss. Il.cc.) nazionale, e ad essa compete il godimento dei diritti civili e politici. Il termine cittadino si trova usato in dottrina con un significato pi ristretto, cio per indicare i soggetti che godevano i diritti

(92) COMERCI, 479, definisce la dispensa come una concessione con la p. quale si deroga alla legge, fatta da colui che ne ha il potere legittimo, e non cita altri esempi, fuor di quelli, ben noti, in materia di matrimonio (artt. 160 ss, Il.cc.), Per ius singulare fu, con r.d. 24 ottobre 1815 e r.d. 14 febbraio 1816, accordata la legittimazione di figli adulterini di personalit benemerite della dinastia (COLLETTA, 111, p. 32, e nota di CORTESE), a), del che non si ricordano altri esempi. Altri casi che il COLLETTA, 111, pp. 33 ss., cita come a), esempi di deroga alla legge, sono rettificati nelle note del CORTESE Circa la N. natura giuridica dell'atto, esso tuttora considerato legislativo nel diritto canonico, che costituisce l'unico superstite ordinamento di monarchia assoluta (FEDELE), mentre per il diritto vigente in Italia atto amministrativo, che pu essere emanato sol quando la legge lo consente (LANDIe POTENZA, 223). p.

174

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

30

politici in un determinato

comune, e perci potevano essere (193).

iscritti nella lista comunale degli eleggibili

Erano nazionali del regno i figli di padre nazionale, anche se nati all'estero (art. 12 Il.cc.) (194), e le donne straniere maritate con un nazionale (art. 14 ll.cc.). Avevano diritto ad acquistare la nazionalit gli individui nati nel regno da uno straniero, purch la reclamassero entro della maggiore et (arti-

l'anno susseguente al compimento

colo Il, n.cc.), nonch, sempre, i figli nati in paese straniero da un nazionale, che l'avessero perduta (art. 13 ll.cc.). Gli uni e gli altri, se residenti nel regno dovevano dichiarare la intenzione di fissarvi il loro domicilio, e, se abitanti all'estero, dovevano promettere formalmente di stabilire il domicilio nel regno, e stabilirvelo dentro un anno dalla promessa. Potevano acquistare la nazionalit per naturalizzazione (L 17 dicembre 1817 e r.d. 18 maggio 1818), purch fossero domiciliati nel regno importanti da un anno almeno, ininterrotto:

a) gli stranieri che avessero reso o potessero rendere


servigi allo Stato; o che avessero por-

b) quelli dotati di talenti distinti, tato invenzioni o industrie utili;


gravati da un'imposta fondiaria

c) quelli che avessero acquistato nel regno beni stabili, non minore di ducati 100 per anno. Potevano inoltre ottenerla gli stranieri che avessero avuto la residenza nel regno per dieci anni consecutivi, e provassero d'avere onesti mezzi di sussistenza, o che, avendovi avuta residenza per cinque anni consecutivi, avessero sposato una nazionale, semprecch avessero raggiunto la maggiore et, e dichiarato di volere fissare il domicilio nel regno.
(193) Dus, a), I, p. 18; ed in/ra, 111. (194) Min. Affari interni, 25 settembre 1846, in

PETIITI,

111, p. 145.

30

Il potere supremo di Governo

175
con

Le domande di naturalizzazione all'intendente, e questi, col proprio

dovean presentarsi,

i documenti, al sindaco del comune di residenza, che le inviava parere, le trasmetteva al ministro di grazia e giustizia. La legge non faceva cenno della religione dell'istante; ma con r. 11 setto 1824 (195) fu stabilito che, essendo la religione cattolica la sola professata nel regno, gli stranieri, che dimandavano essere naturalizzati, dovessero essere cattolici. Veniva inteso il parere del Supremo Consiglio di cancelleria (art. 13

1. 22 dicembre

1816), sostituito poi da quello della Consulta (art. 15, n. 6, 1. 14 giugno 1824). La naturalizzazione era accordata con real decreto, su proposta del ministro di grazia e giustizia (196), ed il naturalizzato nanzi all'intendente doveva prestare giuramento di fedelt didella provincia o valle di residenza. La

concessione era strettamente personale, e non si estendeva ai figli, qualunque fosse il loro stato civile, cio d'et minore, d'emancipati, o d'et maggiore (197). acquistata m paese straniero La nazionalit si perdeva:

a) per naturalizzazione (art. 20, n. l, ll.cc.};

b) per l'accettazione, non autorizzata dal Governo, di pubblici impieghi conferiti da un Governo straniero (art. 20 cit., n. 2); c) per qualunque stabilimento eretto in paese straniero gli stabilimenti di commercio, con animo di non pi ritornare:

per, non potevano giammai considerarsi come formati senza animo di ritornare (art. 20, cit., n. 3 ed ultimo comma);
(195) PETITII, IV, p. 116. (196) La spedizione del decreto di naturalizzazione nel regno era su.' bordi nata ad un diritto s, cio tassa, di d. 50 (Tariffa de' diritti sulle spedizioni del Supremo Consiglio di cancelleria, l aprile 1820, e r. 15 febbraio 1845, in PETITII, IV, pp. 118 e 486). (197) R. 3 settembre 1842, in PETITII, III, p. 128.

176

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

31

cl) per matrimonio Lontratto dalla donna nazionale con uno straniero (art. 22, ll.cc.); e) per l'assunzione, non autorizzata dal Governo, di servizio militare presso una potenza straniera, o per aggregazione ad una corporazione militare straniera (art.

25, comma

l, Il.cc.) (198).
La nazionalit poteva essere riacquistata: a) nei casi previsti dall'art.

20 cit., quando il nazionale,

che l'avesse perduta, rientrasse nel regno con l'approvazione del Governo, e dichiarasse di volervisi rrstahilire, e di rinunziare a qualsiasi distinzione contraria alla legge del regno (art. 21 ll.cc.);

b) nel caso previsto dall'art.

22 cit., quando la donna,


con la

rimasta vedova, abitasse nel regno, o vi rientrasse domicilio (art. 23 Il.cc.);

approvazione del Governo, e dichiarasse di volervi fissare il

c) nei casi previsti dall'art.

25, comma l, cit.: l'ex-

nazionale non poteva rientrare nel regno senza la permissione del Governo, e non poteva riacquistare la qualit di nazionale se non dopo avere adempiuto le condizioni prescritte allo straniero, restando per in vigore le pene stabilite dalle leggi criminali contro i nazionali i quali avessero portato le armi contro la patria (art.

25, comma 2, Il.cc.).


Erano sog-

31.

Persone fisiche e persone giuridiche. -

getti di diritto, secondo l'ordinamento

del regno, le

persone

fisiche, e le persone giuridiche, o morali.


Alle persone fisiche, quando fossero nazionali del regno, era attribuita, in via generale, la capacit di diritto civile e

{l98} L'aggregazione ad una corporazione militare straniera si verificava nell'ipotesi di servizio in forze insurrezionali, o in forze armate di Stati. non riconosciuti dal Regno delle Due Sicilie.

31

Il potere supremo di Governo

177

politico (art. 911.cc.). Il principio d'uguaglianza era acquisito, sia nella legislazione napoletana del decennio, sia in quella siciliana con la costituzione del 1812, ma comunque trovava sostanziale conferma nell'atto sovrano 20 maggio 1815, dove il re assicurava la libert individuale e civile, e dichiarava che ogni napoletano sar ammessibile agli impieghi civili e militari . Spariti i privilegi di nascita, la nobilt permaneva soltanto come condizione onorifica, e come requisito per la nomina a taluni uffici pi vicini alla persona . del sovrano

(supra, 26).
In dottrina, si intendevano rapporti degli individui per

diritti civili i diritti


come persone

tra loro considerati

private, ed astrazion fatta dalla relazione tra i governanti ed i governati . Si dicevano diritti politici, ed anche diritti ci-

vici, quelli che nascono dalle leggi fondamentali dello Stato , e nell'ordinamento del regno quelli che il re ha concesso ai sudditi nella politica associazione della quale egli il solo capo e moderatore. Tali sono quelli di votare, eleggere ed essere eletto, concorrere alle distinzioni, ed agli onori che da tale politica associazione derivano (199). bene ricordare, per, che il diritto elettorale, cos affermato, aveva modestissimo sviluppo per la pratica assenza di cariche elettive, salvo nelle parentesi costituzionali, e che le liste di elegibili alle cariche civiche, ed a' consigli comunali, distrettuali e provinciali , erano elenchi di persone in possesso dei

(199) Drxs, a), I, p. 18. La bipartizione dei diritti in c: civili '1> e c:politici '1> si trova ancora nell'art. 2 della vigente l. 20 marzo 1865, n. 2248, alI. E. Si sa quanto faticosamente la giurisprudenza giudiziaria del regno d'Italia sia giunta ad ammettere nella categoria dei diritti politici rapporti di diritto pubblico diversi da quelli regolati dalle leggi elettorali. Ancora RANELLETTI, p. 181, dice che diritto politico c:propriamente, il diritto del cittadino di partecipare al governo dello Stato mediante l'elettorato o, sul fondamento di una elezione, in uffici pubblici elettv ,
12. LANDI - I.

178

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

31

requism di legge, tra le quali le nomine avvenivano per decreti delle competenti autorit dello Stato, preceduti al massimo da proposte per terna dei decurionati dizione di reciprocit, plomatiche e in conformit

(in/ra, 111).
di transazioni di-

Agli stranieri competeva l'esercizio dei diritti civili a con-

, cio accordi internazionali,

ed inoltre per tut-

ta la durata della loro residenza nel regno, quando fossero dal Governo autorizzati a stabilirvi il domicilio (art. 9 ll.cc.). Essi erano incapaci del godimento di benefizi ecclesiastici e d'impieghi civili nel regno (art. 19 Il.cc.). Non vigeva ugual divieto per gli impieghi militari, e vi furono infatti reparti esteri nell'esercito pitolo 111). La maggiore et si raggiungeva al compimento degli anni ventuno (art. 311 Il.cc.); tuttavia, il figlio restava soggetto alla patria potest fino al compimento degli anni venticinque (salvo non fosse emancipato, o avesse contratto matrimonio, e vivesse con casa ed economia separata determinati dalla legge (art. ), per gli effetti non 288 Il.cc.). In particolare, regio, fino alla sua estinzione

(in/ra, ca-

poteva abbandonare senza consenso paterno, o senza sentenza del giudice di circondario, la casa paterna (art. 290 Il.cc.); e doveva essere autorizzato dal genitore per la conclusione dei diritti civili, si e ss.) di certi negozi (art. 295 Il.cc.). La capacit d'agire, cio l'esercizio perdeva, o veniva limitata, e dalle leggi commerciali

oltre che nei casi d'interdizione (art. 434), per effetto di condanne

d'in abilitazione (200) previsti dalle leggi civili (artt. 412

penali (art. 26 ss. 1I.cc.). Il caso pi grave, era quello conseguente ipso iure alla condanna all'ergastolo (art. 1611.pp.), che
(200) l'assistenza quando confronti La inabilitazione, d'un consulente gli (artt, cio il divieto nominato estremi 436 dal Il.cc.), di compiere tribunale, determinati poteva atti senza disposta ne' essere

non vi fossero del prodigo

per l'interdizione
88.

(art. 422 Il.cc.), nonch

31

Il potere supremo di Governo

179

viene detto tradizionalmente <. morte civile . Il condannato perdeva la propriet di tutti i suoi beni, che si trasmetteva agli eredi, come per successione ab intestato; n poteva disporne per atto tra vivi o per testamento; non poteva acquistare per atti tra vivi, o mortis causa; non poteva essere attore o convenuto in giudizio civile, se non a mezzo di curatore nominato dal tribunale. L'incapacit da cui il condannato era colpito non vietava, tuttavia, bentrare nei suoi diritti ai discendenti civile di sudi conpoteva successori, e di beneficiare qualche

dizioni verificatesi a suo favore. Il tribunale obbligare gli eredi a somministrargli

sovvenzione a

titolo di alimenti, i quali debbono limitarsi ad un picciolo sollievo , Beninteso, la morte civile non era causa di scioglimento del matrimonio. patrimonio, Effetti minori aveva l'interdizione il proprio interdette

patrimoniale, che portava il divieto d'amministrare


nel qual caso l'amministrazione secondo le norme delle leggi civili per le persone (art. 15 Il.pp.): essa colpiva i condannati

veniva regolata ai ferri ed alla

reclusione, durante la pena (art. 17 Il.pp.) (201). L'art. lO ll.cc. disponeva: La Chiesa, i comuni, le corporazioni e tutte le societ autorizzate dal Governo, si considerano moralmente come altrettante persone. Godono dell'esercizio de' diritti civili, secondo le leggi veglianti . Da ci divenire persona, desumevasi che per potere un corpo morale

cio soggetto di diritto, era necessaria l'autorizzazione ed approvazione regia (202). Le leggi commerciali (art. 52) prevede(201) IJ sequestro dei beni degli esuli politici, considerati individui c:pericolosi per la societ s , fu praticato come misura cautelare. L'amministrazione era affidata alle autorit di polizia, che l'esercitavano con criteri alquanto vessatori verso le famiglie rimaste nel regno, e non sfuggivano a sospetti di malversazione (DE CESARE, I, p. 37; TRIPODI, p. 86 ss.). A detti individui a), p furono poi concessi gli indennizzi di cui supra, nota (106). (202) Cos testualmente COMERCI, . 426; il quale precisa, inoltre, che p

180

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie (art.

31: del cio

vano per le societ anonime Governo, e l'approvazione

48) l'autorizzazione

dell'atto

costitutivo, nella forma

stabilita per i regolamenti di pubblica amministrazione,

con decreto reale, udito il Consiglio di Stato, previo esame m Consiglio dei ministri (art. 3 reg. 4 giugno 1822; art. 9, n. 3, reg. lO maggio 1826). Il r. d. 26 ottobre 1827 prescrisse temporaneamente la stessa procedura per le societ in nome collettivo (art. 29 Il. comm.) e per le societ in commandita , cio in accomandita (art. 38 Il.comm.) quando avessero pi di cinque soci, e la misura fu prorogata a tempo indeterminato concernenti con r. d. 12 novembre

1831. I provvedimenti
de' corpi

il regio beneplacito nello stabilimento

e societ religiose e civili, qualunque fosse l'oggetto della loro istituzione, e l'approvazione nistrative degli stabilimenti delle regole costitutive ed amminovelli come di quelli legittima-

mente esistenti, erano sottoposti al parere della Consulta (art.

15, n. 15, 1. 14 giugno 1824) che aveva sostituito quello dell'abolito Supremo Consiglio di cancelleria (art. 15 1. 22 dicembre 1816). Le societ anonime straniere potevano istituire
agenzie nel regno, purch risultasse dall'art. il deposito del quarto del capitale sociale, come prescritto per le societ nazionali

53, comma 2, Il.comm., producessero i loro statuti,


assicurare i propri edifici contro gli

e, quando intendessero

l'assenso a poter tempo


S8.).

regio frodare

non

si pu scorrer della

supplire di tempo,

n presumere; giacch non

la sua mancanza vi prescrizione principi trovansi

non bastante affermati dal pp. 190

sanata da qualunque

i dritti

sovranit s , Questi Domenico

di qua del Faro dagli inizi del regno di Carlo di Borbone, (1781) del vicer chiedere marchese Caraccolo Per le confraternite, fu stabilito, nel 1776, che dovessero, sprovviste, relative formare

ed in Sicilia entro

(SCADUTO,I, ed altrimenti soltanto

un certo erano di resistenza

termine, chiuse dei nota

il regio assenso se ne fossero corporazioni potevano

(ScADUTO,I, p. 196). Le contestazioni ed altre suprema del Governo

alla legittima oggetto

Comuni 20).

corso all'autorit

(Rocco,

II, p. 27, ed

inira, cap. V,

31

Il potere supremo di Governo

181

incendi, prestassero le garanzie previste dall'art. 60 r. d. 13 novembre 1833, sulla compagnia dei pompieri (203). Conseguenza della riconosciuta soggettivit giuridica era la capacit delle persone morali d'essere proprietarie di beni mobili e immobili. Disponeva infatti l'art. 439 Il.cc. che tutte le cose che possono essere l'oggetto di propriet privata sono mobili o immobili. Stato, o alla Chiesa, o a' comuni, pubblica o o allo Esse appartengono

o agli stabilimenti pubblici,

o a' particolari . V'erano per disposizioni che sottoponevano alla vigilanza del Governo l'accrescimento dei patrimoni delle persone morali (204). L'art. 826 ll.cc. prescriveva: Le disposizioni tra vivi e per testamento in vantaggio degli dali, de' poveri di un comune, degli stabilimenti spedi puhhli-

(203) Per le societ anonime straniere, r. 18 febbraio 1850, in PETITII, V, p. 99. Nel diritto italiano, l'autorizzazione per decreto reale della costituzione di societ anonime (c per azioni ~) persistette fino all'entrata in vigore 0 gennaio 1883) del nuovo codice di commercio (r.d. 31 ottobre 1882, n. 1062), come fondamentale garanzia di c seriet dell'impresa ~ (Relazione cil Re sul codice di commercio del 1865, del guarda sigilli VACCA,n AQUARONE, 427). i p. Giuseppe Vacca (Napoli, 18081876) aveva iniziato la carriera, prima del 1848, nella magistratura napoletana. (204) La vigilanza si giustificava come una forma di protezione accordata dal Governo ai Comuni ed ai pubblici stabilimenti, assimiglrati a minori sottoposti a tutela perpetua (Drxs, al, I, pp. 304, e 349350), pi che con la preoccupazione dell'accrescimento della manomorta, che si riconosceva tuttavia dannosa c:ove la propriet di siffatte corporazioni divenisse s grande da nuocere alla libera circolazione ~ (BIANCHINI, p. 81). Non occorreva autortsb) zazione ai corpi morali ecclesiastici per acquistare immobili a titolo oneroso, anche concorrendo all'asta pubblica, purch l'operazione fosse stata deliberata dal corpo capitolare dell'ente, ed assentita dal vescovo (r. 2 marzo 1849 su cfp, CStN in PETITTI, IV, p. 54ll. Gli effetti della domanda d'autorizzazione per accettare donazioni o disposizioni testamentarie retroagivano alla data della presentazione della domanda notificata ai donanti o agli eredi del te statore, ed in pendenza del sovrano beneplacito gli amministratori potevano agire presso i giudici competenti per gli atti conservativi (r. 14 maggio 1851, su cfp. CN e CSi, in PETITII, V, p. 156). Sui doveri dei notai, d'informare le puhbliche autorit delle disposizioni, per atti tra vivi o di ultima volont, aventi fine di pubblica beneficenza, vedi DIAs, a), I, p. 309.

182 ca utilit

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

o di altri corpi morali autorizzati

dal Governo Le dona-

non avranno effetto se non in quanto saranno autorizzate da un decreto reale . L'art. 861 Il.cc. aggiungeva: zioni fatte a favore degli spedali, de' poveri di un comune, o degli stabilimenti d'utilit pubblica, o di qualunque altro corpo morale, saranno accettate dagli amministratori rispettivi dopo che ne siano stati debitamente autorizzati sizioni invece riguardavano

. Altre dispocos,

speciali categorie di enti:

l'art. 298 L 12 dicembre 1816 vietava ai Comuni l'acquisto di beni immobili senza sovrana autorizzazione, in mancanza della quale l'atto era affetto di nullit insanabile (art. 301 I.cit.); gli stabilimenti di beneficenza ed i luoghi pii laicali dovevano essere parimenti autorizzati per gli acquisti d'annue rendite, o fondi rustici, e per le iscrizioni sul Gran libro del debito pubblico (art. 62 istr, 20 maggio 1820), nonch per l'accettazione d'eredit e legati (art. 68 istr. cit.). Sulle doper accettazioni di donazioni, eredit mande d'autorizzazione

e legati a favore dei corpi morali ecclesiastici era sentito il parere della Consulta (art. 15, n. 7, l. 14 giugno 1824; gi del Supremo Consiglio di cancelleria, degli affari interni, art. 20, n. lO, l. 22 dicembre 1816). Le autorizzazioni erano accordate dal ministro per i comuni e gli stabilimenti di benenel real nome; ma se la domanda al re in e real e real ficenza, e dal ministro di grazia e giustizia per gli altri enti ecclesiastici o laicali, doveva respingersi, conferenza (reg. il ministro doveva riferirne

lO maggio 1826, tab. Ministero


e Ministero

segreteria di Stato di grazia e giustizia segreteria di Stato degli affari interni). 32.

Le rimostranze de' corpi giudiziari ed ammuustraI rapporti giuridici tra i singoli soggetti di diritto nel modo che pi

tivi.

e lo Stato erano ben lungi dall'atteggiarsi

32

Il potere supremo di Governo

183

tardi si disse tipico dello Stato di diritto tando del contenzioso amministrativo (in/ra, la tutela giurisdizionale, innanzi all'autorit

. Vedremo, trat 159 ss.), come


giudiziaria, o a

quelle del contenzioso, si svolgesse solo in rapporti disciplinati da norme del tipo che oggi parte della dottrina chiama di relazione (205); intese, del resto, in modo abbastanza restrittivo, talch non v'era nemmeno un diritto soggettivo, tutelato in sede contenziosa, all'iscrizione nella lista degli eleggibili che costituiva tuttavia il presupposto per la partecipazione attiva alla vita pubblica, sia pure a livello locale

(in/ra,

Il I). Partecipava

alla vita pubblica (206).

solo chi era

chiamato dalla fiducia dell'autorit

Mancava quindi una rappresentanza attenuata della monarchia consultiva

nazionale, che il Gonella forma

verno borbonico fu ostile perfino ad introdurre

(in/ra,

69), e la

rappresentativt,

mantenuta in linea di principio nelle ammiAnche i voti dei Consigli procentrale, era-

nistrazioni locali, era fortemente attenuata dalla discrezionalit della scelta dall'alto. vinciali, che costituivano la forma pi immediata e frequente di collegamento tra la periferia e l'autorit

(205) Norme che disciplinano i rapporti tra l'amministrazione pubblica e gli altri soggetti, intese a dirimere conflitti d'interesse stabilendo i limiti delle rispettive pretese e dei rispettivi doveri (e dalle quali possono dunque derivare rapporti di diritto soggettivo); in contrapposto alle norme d'azione s, che regolano l'attivit dell'amministrazione imponendo a quest'ultima dati comportamenti per assicurare la conformit dell'azione all'interesse pubblico obiettivamente considerato (GUICCIARDI, pp. 33 ss.). (206) ... nelle questioni di elezioni e di nomine a qualsivoglia ufficio ... siccome in ci l'amministrazione si vale di quella cotale interpretazione larga che piuttosto una nuova espressione di volont; cos non pu essere permesso all'amministrato farne materia di giudizio, e potr soltanto rimostrare, ossia richiedere all'amministratore medesimo, o a quello di grado superiore, che ritorni se possibile sulla prima risoluzione per ritirarla o mutarla s (DIAs, a), I, p. 368).

184 no
VOCI

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

32 tra il

di fiduciari del Governo, che si frapponevano

sovrano e gli amministrati

(in/ra, 101 e 102).

Un'altra specie di collegamento tra la fonte del potere ed i suoi destinatari si pens di introdurre, non per costituendo appositi corpi rappresentativi, bens concedendo 05 ad loquendum ai corpi giudiziari ed amministrativi, o altre autorit; e non nella forma positiva della deliberazione o della proposta, ma in quella, meramente critica, della rimostranza 7 1. 24 marzo 1817 disponeva: Niuna

. L'art.

cosa interessando

pi il nostro real animo, quanto l'esatta esecuzione delle leggi, e la felicit dei nostri dilettissimi sudditi, noi permettiamo a' corpi giudisiari ed amministrativi di poter esporre, per sulle disposigenerale per mezzo di osservazioni, le di loro rimostranze simi, e sulle decisioni del nostro luogotenente e per quegli oggetti chesaran zioni

zioni contenute ne' reali rescritti, che si spediranno a' medequella parte de' nostri reali domini nella quale sar stabilito, compresi nelle di lui attrihuin oltre a tutte

. L'art. 9 aggiungeva: Permettiamo

le autorit di poter esporre egualmente, per mezzo di osservazioni, le di loro rimostranze, direttamente nistri . Sulle rimostranze contro i re scritti reali riferiva in Conse accolte, si provvese respinte, la sovrana risoluzione siglio di Stato il ministro competente: deva con altro rescritto; sulle decisioni definitive delle segretari di Stato milettere di ufficio de' ministri, o di altri ordini che emaneranno dagli anzi detti nostri

contenuta nel rescritto era convertita in decreto reale; il luogotenente nelle materie di sua competenza poteva accogliere o respingere le rimostranze, ma se le respingeva doveva informarne il re (art. 8 1. cit.). I ministri potevano accogliere le rimostranze; ma, se intendevano respingerle, dovevano rife-

32

Il potere supremo di Governo

185
.

rime in Consiglio di Stato, e si provvedeva con reale re scritto (art. lO l. cit.). E'chiaro che queste rimostranze non erano .ricorsi, perch mancava, nei corpi giudiziari ed amministrativi, e nelle altre autorit cui era consentito produrle, un interesse soggettivo, diverso da quello, obiettivo, della esatta esecuzione delle leggi e della felicit dei sudditi: in altri termini, si trattava di rimostranze nell'interesse del servizio . Spiega appunto uno scrittore del tempo (207): Queste disposizionidel diritto pubblico del nostro regno eminentemente contribuiscono a regolare gli atti dell'amministrazione in modo da seguire il corso delle cose, modificandosi a seconda delle diverse esigenze pubbliche che si presentano, ed assicurano benanche la migliore e pi certa discussione degli affari, senza alterare l'unit delle vedute e la necessaria gerarchia negli atti governativi , In conclusione, del potere di rimostranza dei corpi giudziari ed amministrativi e delle autorit si voluto qui parlare, perch le relative norme furono inserite in una legge da considerarsi fondamentale

, in quanto concerne la forma di

esercizio di poteri sovrani; dal che dovrebbe ulteriormente desumersi che a tale istituto intendeva si dare un particolare rilievo strutturale. In linea di fatto, esso non ebbe nessuna importanza politica, e la scarsa attenzione che gli dedica la dottrina del tempo parrebbe identificarlo con uno di quegli istituti, non rari nemmeno nell'attuale legislazione, che sopravvivono quasi ignorati, ai margini
(207)
(208) denza
D

dell'ordinamento

(208).

Ro.CCo., I, p. 58. significativo. non che, nel minutissimo. e Florlego s alfabetico. del di legislazio.ne, erimostransa GHISALBERTI, do.ttrina e giuzispru-

Co.MERCl, -pp. 413689, che un repertorio amministrativa, esiste la voce rilievo. re scritti (cfr. tuto non aveva forse altro. l'irrevo.cahilit dei regi

. Praticamente,
c), p.

I'isti-

giuridico,

che d'escludere

I'noppugnablt 123). In Francia

186

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

33

33. La libert personale e la circolazione delle persone. La libert personale avrebbe dovuto trovare garanzia in alcune norme delle leggi della procedura nei giudizi penali, attraverso la supremazia attribuita alle autorit giudiziarie su quelle di polizia. L'art. 12 Il.p.p. disponeva, appunto, che il primo agente della polizia giudiziaria nella provincia o valle il pro curatore generale presso la Gran Corte criminale, qualunque sia la giurisdizione sotto la quale cada il reato; e che la sua vigilanza su tutti gli ufziali di polizia giudiziaria sar sempre esercitata senza pregiudizio della subordinazione che ciascun di essi deve ai propri superiori nelle rispettive amministrazioni . Una norma analoga (art. 155 L 29 maggio 1817; art. 165 L 7 giugno 1819) era contenuta nelle leggi dell'ordine giudiziario. Gli artt. 8 ss. Il.p.p. determinavano le categorie degli uffiziali di polizia giudiziaria, e la loro competenza. La polizia, secondo le istruzioni 22 gennaio 1817 (209) si distingueva in polizia giudiziaria (che faceva parte della giustizia penale ); polizia ordinaria, o di vigilanza, che aveva per oggetto la prevenzione de' reati, ed era sotto questo aspetto la coadiutrice della .giustizia penale, e prendeva il nome di alta polizia quando si proponeva la prevenzione di reati che turbavano la sicurezza interna o esterna dello Stato; e polizia amministrativa, che aveva per oggetto la prevenzione delle calamit pubbliche, accorreva, quando fossero avvenute, per impedirne gli ulteriori progressi, e comprendeva altres gli oggetti di polizia urbana e rurale, considerati nella legge sull'amministrazione civile, 12 dicembre 1816 (inlra 126). La polizia ordinaria ed amministrativa non poteva procedere
sotto l'antico regime dicevansi remontrances le osservazioni che i Parlamenti potevano fare in sede di enregistrement delle regie ordinanze, senza tuttavia che il re avesse obbligo di provvedere. Un caso di rimostranza accolta citato inlra, cap. V, nota (103). (209) PETITTI, III, p. 233.

33

Il potere supremo di Governo

187

ad arresti, salvo nel caso di flagranza o quasi flagranza di reato punibile con pena detentiva, ed in altri tassativamente elencati (art. 7 istr. cit.); e non poteva, salvo eccezioni pari. menti tassative, ritenere gli arrestati a propria disposizione per pi di 24 ore, dovendo in questo termine rimetterli all'autorit giudiziaria (artt. 8 e 9 Istr. cit.), salvo non si trattasse di casi d'alta polizia (artt.

lO ss. istr. cit.).

Peraltro, in un regime nel quale la diffidenza dell'autorit verso i sudditi era andata sempre aggravandosi, la polizia di vigilanza tendeva ad ingerirsi in ogni sorta d'affari: tipico

il reg. 9 novembre 1849, per gli studenti che dimorano nella capitale , che affidava l'incarico di vegliare.... alla
condotta e disciplina dei giovani studenti, s pel lato scientifico, quanto religioso , ad una Commessione composta di quattro sacerdoti nominati dall'arcivescovo e dal presidente del Consiglio generale di pubblica istruzione, uno dei quali con funzioni di presidente, e da un commessario di polizia nominato dal direttore della polizia generale; altre Commessioni, composte di sacerdoti nominati dal vescovo, e dal commessario di polizia competente per territorio, potevano stabilirsi nelle citt dove fossero studenti (210). E, d'altro lato, le
(210) Il r. 15 marzo 1822 (PETITTI, IV, p. 87) comminava la sospensione del soldo ai maestri che non vigilassero la frequenza degli allievi alle c: congregazioni di spirito , l'indegnit d'ottenere qualunque carica pubblica c: a quei trascurati genitori i quali non manderanno i propri figliuoli alle congregazioni accennate s , ed infine stabiliva che que' fanciulli o adolescenti i quali non porteranno documenti d'avere assistito alle congregazioni suddette non potranno aspirare a veruna piazza franca, n a carica, n a qualunque altra grazia . Il reg. 9 novembre 1849 obbligava ogni studente ad iscriversi ad una congregazione di spirito, che doveva inviare mensilmente alla Commessione di vigilanza il certificato di frequenza; nessuno poteva presentarsi agli esami per gradi accademici se non avesse frequentato la congregazione per almeno otto mesi. L'emanazione di consimili disposizioni per le province era prevista da circo Consiglio generale di pubblica istruzione, lO novembre 1849 (PETITTI, IV, p. 552). Tutte le dette prescrizioni furono integrate e parzialmente modificate con r. 12 marzo 1856 (PETITTI, VI, p. 585). Un tocco finale di diffidenza

188

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

33

istruzioni che venivano talvolta diramate dal Ministero della polizia generale erano tali, indubbiamente, da incoraggiare certe esorbitanze, cui , del resto, erano allora pi o meno propense tutte le polizie del continente europeo (211). Dal che derivarono anche, in certi casi, attriti tra polizia e magistratura, che i rispettivi ministri dovevano intervenire a comporre, o con patetici appelli a quell'armonia che deve regnare tra (212), o con autorit chiamate a reciprocamente coadiuvarsi

veri e propri richiami all'osservanza della legge, come nella circo 31 luglio 1829, del Ministero della polizia generale, dove si ricorda che i funzionari di Napoli e provincia: di polizia (ad eccezione di quelli art. 14 istr. 22 gennaio 1817) non

avevano facolt di compiere istruttorie per reati comuni (213). Non bisogna, naturalmente, prendere per buone tutte le declamazioni tragicomiche della pubblicistica liberale: certi
verso l'elemento studentesco rappresentato dal r.d. 2 aprile 1857 (vedi anche in/ra, 4.7),il quale consentiva solo ai naturali di Napoli e Terra di Lavoro di seguire gli studi in Napoli; gli altri dovevano conseguire la licenza nei licei delle rispettive provincie, e potevano recarsi a Napoli solo per gli esami universitari. A queste disposizioni si faceva talora eccezioni per casi particolari: cos per gli studenti di belle arti (circ. Min. affari ecclesiastici e pubbl. Istr., 11 maggio 1852), ed in altri casi considerati dal r. 19 maggio 1852 (PETlITI, VI, p. 358). (211) Nelle istruzioni impartite dal Min. polizia gen. agli intendenti il 18 giugno 1823 (PETITTI,III, pp. 243.244) si dice: ... nelle materie di alta Polizia non soltanto il reato commesso, ma il conato, la semplice esternazione, il discorso intemperante, la riunione bastantemente sospetta, la imprudenza dolosa od abituale, meritano pronte misure di refrenazione, e di esempio. La conflagrazione avvenuta una volta nei Regno, il veleno rivoluzionario rimastovi, ed il proselitismo speculativo d'avventurieri, e banditori settari, impongono abbastanza la necessit di nulla tra sandare, anzi di dare il pi grande interesse a delle circostanze, che in altra epoca sarebbero state di poca attendblt s. Senonch, la circostanza che siffatte istruzioni siano ancora pubblicate nel 1856, dimostra che lungi dall'essere, come vorrebbero apparire, contingenti, non furono mai revocate. Circa le cosiddette liste degli auendbl s, vedi in/ra, capo IV, nota (205). (212) Min. polizia gen., circo l maggio 1829, in PETITTI,111,p. 264. (213) PETITTI,111, p. 265.

33

Il potere supremo di Governo

189

eccessi polizieschi, nella loro rozzezza, erano ben Iungi dal raggiungere i vertici squisiti, cui sono pervenuti i servizi di sicurezza di talune moderne democrazie (214). Il carattere vessatorio di certi interventi aveva sempre radice nel sospetto politico (215), talch le persone che non suscitavano tale diffidenza erano esenti da fastidi, e potevano anzi contare sulla protezione, tanto pi efficiente quanto pi si trovassero in alto nella scala sociale, delle persone e dei beni (216). Ma certo che le garanzie erano sostanzialmente il quale della discrezionalit fu quasi della libert personale sempre propenso a fare rimesse alla discrezione del Governo,

pi largo uso quando si trattava d'imporre restrizioni, che nel caso inverso. Uno dei casi, in cui il potere del Governo si rivolse ad attenuare i vincoli, rappresentato dal regolamento 12 febdopo che braio 1836, sulle carte di passaggio , adottato

(214) CINGARI, 115, riferisce una lettera di Ferdinando I al duca di Cap. labria (Vienna, 29 marzo 1823) in cui il re definisce la polizia c: mal composta e mal diretta s, In verit, la polizia del regno ei dimostr, in varie occasioni, pi fastidiosa che efficiente. (215) I massacri e linciaggi d'agenti di pobzia, verificati si in Sicilia nel 1820 (COLLETTA, 111, p. 176), nel 1848 (nE SIVO, ), I, 119; e vedine la c:cea), a lebrazione poetica s in UCCEI.LO, 91 8S.), nel 1860 (DE SIVO, ), II, p. 77, e pp. a testimonianza oculare di ABBA, p. 125) furono esplosioni di criminalit, verificatesi nel vuoto dei pubblici poteri, e sempre con larga partecipazione di delinquenti comuni evasi dai luoghi di pena; anche se la pubblicistica Iiherale non ebbe abbastanza coraggio di sconfessarli, e pietosamente cerc di giustificarli come manifestazioni dello sdegno d'un popolo oppresso. Peraltro, aro bitri di polizia verso individui di bassa classe erano talora legalizzati come espedienti per conservare l'ordine pubblico: inira, cap. Il, nota (244). (216) Il risultato di tale metodo, fu che molti della classe dei cosiddetti c:galantuomini , cio dei possidenti di provincia, si disinteressarono di poli. tica, pretendendo, come implicita contropartita, la protezione delle autorit; il che permise loro, senza eccessive crisi di coscienza, d'abbandonare il regime borbonico, quando non fu pi in grado d'assicurare tale protezione, e d'accettare quello sabaudo, che l'offriva, nonch di mutarsi in c:liberali> senza smettere d'essere profondamente c:reazionari >.

19Q S.M.

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

33

il Re N.S. (Ferdinando

II) ne' suoi viaggi per gli

Abruzzi e Puglie, ebbe occasione di osservare che il regolamento de' 30 novembre 1821 (217) intorno alle carte di sicurezza, e passaporti ceppante comunicazioni per girare nel regno, suoi sudditi, era troppo inil traffico dei e ritardava le interne

, e perci nell'ascolto del suo cuore ordin

al Ministro della polizia generale di provvedervi. Il reg. 12 febbraio 1836 era tuttavia anch'esso non poco vessatorio (218). Gli stranieri (salvo le persone d'alto grado, note al Governo, e gli appartenenti al Corpo diplomatico, o al Corpo consolare), ed .i regnicoli (salvo i funzionari ed impiegati di

nomina regia) che giungevano in Napoli e provincia, dovevano provvedersi entro due giorni della carta di soggiorno, esibendo i primi alla prefettura di polizia l'attestato di ricognizione della sudditanza rilasciato dalla rispettiva legazione, e gli altri la carta di passaggio o il passaporto, giustificando il motivo della venuta, la durata della dimora, e dimostrando il possesso dei mezzi di sussistenza. Le carte di soggiorno venivano rilasciate in Napoli dai commessari di quartiere, col visto del prefetto di polizia, e negli altri comuni dall'autorit polizia, col visto dell'intendente, mesi (artt. 6-12 reg. cit.). La carta di passaggio era necessaria per viaggiare fuori della provincia di residenza (219). Veniva rilasciata a Napoli dal prefetto di polizia; nei capiluoghi di provincia o distretto
(217) PETIITI, I1I, p. 237. (218) PETITTI, III, p. 270. (219) Questa misura, decisamente fastidiosa, era ben poco efficace. Il TRI' PODI, pp. 5, 8, 9, parla dei frequenti viaggi compiuti dai fratelli Plutino, e da .altri liberali, con regolari autorizzazioni motivate per affari di leva >, o per affari giudiziari, et similia, tra il 1844 ed il 1847, che servivano, viceversa, per stabilire legami di cospirazione politica.

locale di

ed avevano la durata di due

Il potere supremo di Governo

191 dai

dagli intendenti

o sottointendenti ; negli altri comuni

sindaci, col visto del regio giudice (220), al quale poi fu prescritto aggiungere quello del capo urbano del comune di residenza (~21). Il rilascio della carta era subordinato al pagamento di un diritto, che per i nobili, proprietari, negozianti e persone di civile condizione era di grana 52 in Napoli e provincia, e grana 40 (ridotto a grana 30 dal 23 aprile 1842) nelle altre provincie; per i contadini, vetturali, artigiani ed altri della bassa classe di grana 20; erano esenti i pastori, bracciali ed indigenti (222). La carta doveva farsi vistare dall'autorit di polizia nel giungere al luogo per cui era accorindicando il comune dove il latore si data; nel ripartirne,

dirigeva; e nel corso del viaggio, dimorando per pi di 24: ore in un comune intermedio. La durata della carta, fissata originariamente in tre mesi ( fu prorogata a quattro, e quindi a sei mesi. Ma l'esperienza avendo dimostrato che, valendo tali carte per un lungo periodo, possono favorire colpevoli mire, e sottrarre alla giustizia coloro che in tal frattempo incorressero nei rigori della legge , la durata ne fu ridotta infine a due mesi (artt. 13-17 reg. cit.) (223).

(220) D'intesa tra il Min. polizia gen. ed il Min. grazia e giustizia (cire. 28 settemhre 1836, in PETITII, 111, p. 274) era prescritto che i procuratori generali presso le Gran Corti criminali, qualora un individuo fosse accusato di reato commesso fuori del circondario di domicilio, ne rendessero subito consapevole il giudice del circondario stesso, e gli facessero noto essersi spedito mandato d'arresto o di deposito. (221) Circo Min. polizia gen., 22 settemhre 1838, in PETITII, 111, p. 275. n capo urhano interveniva per attestare lo stato e la professione dell'indi. viduo, essendosi riscontrati errori nelle carte concernenti individui residenti in comuni che non erano sede del giudice di circondario. (222) Art. 16 reg. 12 fehhraio 1836, e circo Min. polizia gen., 23 aprile 1842 e 23 giugno 1847, in PETITII, 111, pp. 272, 278, 280. (223) Circo Min. PoI. gen., 25 marzo 1837 e 23 aprile 1842; circo Min. Int., ramo PoI., io novembre 1849, in PETITTI,III, pp. 275, 278, 280. Altra circo Min. Int., ramo PoI., 30 marzo 1850, i11i, p. 280, precisava che anche le carte gratuite

192.

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie Vi era infine l'obbligo, per chiunque desse alloggio ad un

forestiero, di farne 'denuncia entro 24 ore all'autorit lizia (art. 5 reg .. cit.). I contravventori

di po-

alle disposizioni del detto regolamento

erano puniti con la prigionia da uno a lO giorni, cui, in caso di recidiva, si aggiungeva l'ammenda da 5 a 15 carlini nelle provincie, e da lO a 30 carlini in Napoli (art. 18 reg. cit.). I passaporti per l'estero erano rilasciati dagli intendenti, previa autorizzazione del ministro della polizia generale, che poteva essere omessa, salva comunicazione successiva' al ministro, solo nei casi urgenti: il passaporto doveva indicare l'oggetto della partenza, ed il tempo dell'assenza. I bracciali ed i pastori di Terra di Lavoro e degli Abruzzi non avevano bisogno di passaporto per trasferirsi all'estero, cio per recarsi come erano soliti per motivi di lavoro nello Stato Pontificio (artt. 9 ss, reg. 30 novembre 1821).

34.

La religione. -

Il regno delle Due Sicilie era, come

si detto, uno Stato rigorosamente confessionale. Gli artt. l e 2 del concordato reso esecutivo con l. 21 marzo 1818 stabilivano che la religione cattolica era la sola dello Stato, e che l'insegnamento doveva essere impartito in armonia con di qualsiasi grado, dall'elementare 47). Il Governo s'era anche impeessa; il che conferiva agli ordinari diocesani una funzione di vigilanza sull'istruzione all'universitaria (in/ra,

gnato (art. 24) a non permettere la divulgazione di libri, stampati o introdotti nel regno, quando gli ordinari avessero segnalato esservi in essi alcunch contrario alla dottrina della Chiesa ed ai buoni costumi; ed in seguito consent all'autoavevano la durata di due mesi, perch

< siffatta restrizione

essendo

stata pro-

mossa da vedute di prevenzioni variar di condizione

di polizia, non debba mancarne

lo scopo per

nelle persone dei viaggiatori,

sieno o no poveri

>_

34 rit ecclesiastica

Il potere supremo di Governo

193 nella censura

un'ingerenza

permanente

sulla stampa (in/ra, 35). Da tali premesse di scendeva che non poteva si parlare di libert religiosa, se non nei limiti in cui i lumi del secolo vietavano d'inquisire nel segreto delle coscienze (224); ed certo, perci, che nella classe dirigente molti entrati nella vita pubblica al tempo dell'occupazione la restaurazione, sonica, anche se nell'esteriorit militare, e rimastivi con intinti di pece maserano abbondantemente

comportavansi col conformi-

smo che la loro situazione esigeva. Bisogna per rilevare che, oltre alle pene gravissime comminate per varie ipotesi di reati sacrileghi (artt. 92 ss. 11. p.), ed a quelle concernenti p le adunanze illecite (artt. 303 ss. Il.pp.) e varie ipotesi di reati di stampa (artt.

313 ss. Il.pp.), era prevista dall'art.

100

Il.pp. una ipotesi, estremamente pericolosa, di reato d'opinione religiosa: Chiunque insegnando, predicando, o in qualunque modo aringando in luoghi pubblici, profferisca, ne cattolica, sar punito della pubblica riprensione,

senza

empio fine o dolo alcuno, proposizioni contrarie alla religioe della interdizione temporanea di uno a due anni dalla carica o professione della quale ha abusato. - Se poi vi concorre l'empio fine di distruggere o alterare i dogmi della religione, sar punito con l'esilio perpetuo dal regno . In altri termini, non solo la religione cattolica era rigorosamente protetta contro ogni criminale aggressione; non solo le leggi penali im(224) dell'intimit, manifesta torit sertive Drss, a), II, p. 289: e la sue opinioni,

... tutto ci che rimane


sua coscienza, l'uomo

chiuso al

nel

segreto

e fra l'uomo

come attenente l'ordine, di

suo modo di che non lo

vedere ed alle

riguarda

in s stesso, fintanto

in modo nocevole o da poter disturbare di penetrare alla propria coscienza,

giacch nessuna auda lui di fare asci che egli giudiziari ed Comm. gen. polizia,

ha il diritto contrarie

ne' suoi segreti, ed esigere forzandolo tutti con tali principi la circo festivi.

comparire

non . Non era certo in armonia 13 aprile amministrativi


13. LANDI I.

1822 (CoMERe!, p. 516) che obbligava ad intervenire

gli impiegati

alla messa nei giorni

194

-------

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

34

pedivano qualunque congregazione di non cattolici e qual. siasi propaganda con la stampa, gli scritti, ecc., per le confessioni non cattoliche; ma poteva perfino essere punito chi dalla cattedra o dal pulpito enunciasse una proposizione anticattolica, pur senza pravo fine, ma per semplice errore o ignoranza. In verit, non sembra che questa norma abbia mai avuto ap plicazione: diversamente, ne avremmo avuto notizia, ch I'oistrupinione liberale non avrebbe omesso di levarne fiera cagnara. Altra conseguenza era che in pratica la pubblica Napoli per ragioni di studio dovevano produrre di buona condotta dell'ordinario si vide (supra, zione veniva riservata ai cattolici. I giovani che si recavano a il certificato di diocesano (225), e, come gi delle congregazioni per ottenere i gradi accaa tali disposi. e maestri

33), la frequenza

spirito era requisito indispensabile

demici. Gli studenti che non si uniformavano

zioni venivano rimpatriati dalla polizia, ed i direttori incorrevano nella chiusura della scuola od istituto. erano represse temporanea

di istituti vigilati dal Consiglio generale di pubblica istruzione Il riposo festivo era prescritto e disciplinato con ordinanze degli intendenti, amministrative, e le trasgressioni quale la chiusura con pene della botte-

ga (226). Beninteso, tali disposizioni non avevano, come quelle odierne sul riposo settimanale (art. 36, comma 3, Cost.), una finalit sociale, bens esclusivamente religiosa (227), dimodoc-

(225) Min. polizia gen., 20 novembre 1843, in PETITII, 111, p. 279. (226) PETITII, 111, p. 251 (supra, nota 81); SCADUTO, pp. 380 ss. I, (227) Allo stesso modo, nel 1850, la legge del regno di Sardegna (una delle tre leggi Siccardi s , delle quali le altre erano quella per la soppressione del foro ecclesiastico, e quella, del 5 giugno 1850, n. 1037, tuttora vigente, per la disciplina degli acquisti dei corpi morali) che riduceva il numero dei giorni di riposo festivo, non aveva alcuna finalit e produtrvistica s , e veniva invece presentata come una conquista degli spiriti laici cui si informava il regime costituzionale.

35

Il potere supremo di Governo

195

ch le deroghe venivano consentite in modo da non impedire


l'assistenza dei lavoratori alle funzioni religiose. Non si pu omettere di ricordare certe lugubri istruzioni relative a' suicidi ed a coloro che muoiono da pubblici impenitenti (Min. polizia generale, lizia locale, ricevuto appena l o giugno 1827), emanate di pod'avere in esecuzione del r. d. lO ottobre 1826. Il funzionario l'avviso del parroco, negato la sepoltura ecclesiastica

ad un suicida o ad un pub-

blico impenitente, doveva disporre perch il sindaco collocasse il cadavere in temporaneo deposito, con certe cautele, finch fosse certo che non era stato proposto dai congiunti del defunto, entro 15 giorni, alcun reclamo avverso le determinazioni del parroco, o finch l'eventuale so dall'ordinario reclamo fosse decidiocesano. Dopo di che, si provvedeva alla deanticipate dal Comune, con diritto

finitiva sepoltura, in chiesa se il reclamo era accolto, o in luogo profano. Le spese erano di regresso verso gli eredi (228). Pi tardi dei campisanti, (Min. affari interni, fuori del recinto

20 gennaio 1841) fu disposta la costruzione, lici, gli impenitenti,

d'un apposito luogo per inumarvi i non cattoed i bambini non battezzati (229). La stampa era noto-

35.

La stampa e gli spettacoli. -

riamente considerata con diffidenza (230); rigorosamente obiettiva, del resto, perch propenso il Governo era tanto propenso a limidi dissenso, quanto poco oggi si direbbe, di 24 maggio tarla in pur minime manifestazioni propaganda.
(228) (229)

ad avvalersene come strumento, V' tuttavia

una curiosa circolare,

PETITTI, 111, p. 257. PETITTI, 111, p. 146.

(230) DIAs, a), I, p. 336, precisa che nella legislazione sulla stampa ~ considerazioni politiche si uniscono all'interesse dei buoni costumi ed a quello dei lumi . Per i rapporti tra censura civile ed ecclesiastica, SCADUTO, I, pp. 351 ss. Vedi anche supra, Introduzione, nota (92).

196

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

35

1823, del Ministero della polizia generale (231) che raccomanda agli intendenti d 'avvalersi del giornale ufficiale (art. 7 l. 12 dicembre 1816) per la rapida diffusione di tutte le notizie che possono interessare la gloria e la prosperit del regno, ed il miglior servizio di S.M. , e di dedicarsi a ci personalmente, come ad un ramo d'amministrazione ordinaria, o delegarvi un consigliere d'intendenza, e riferirne al Ministero almeno ogni due settimane. Sull'efficacia di questa specie di giornalismo ufficioso, praticato con fogli di ben modesta diffusione (anche se si trattava, in ciascuna provincia, del solo giornale d'informazione), c' da fare le pi ampie riserve. Ed certo che il governo borbonico si trov sempre indifeso innanzi alle virulenze della stampa liberale, italiana ed europea (supra, 12). In materia d'autorizzazioni per la stampa di libri, opuscoli etc., un r.d. 8 novembre 1816, modificato da altro del 4 dicembre 1821, prevedeva l'autorizzazione del Ministero della polizia generale per i fogli volanti e le brochures (opuscoli di non pi di lO fogli di stampa); quella dei procuratori generali e regi delle rispettive Corti e tribunali per le allegazioni in giurisprudenza; e della Giunta di pubblica istruzione per le opere maggiori di dieci fogli di stampa. L'esercizio della stamperia e della litografia era disciplinato da un regolamento del Ministero di polizia generale, 11 giugno 1840. In seguito, un tentativo di liberalizzazione (1. 19 gennaio 1848) fu travolto dal crollo del regime costituzionale, ed infine la materia fu definitivamente riordinata con la legge sulla stampa, 17 agosto 1850, e relativo regolamento d'esecuzione, 7 aprile 1851. La legge, che aveva vigore tanto di qua che di l del Faro, prescriveva che, senza preventiva autorizzazione, era
(231)
PETITTI,

111, p. 243.

35

Il potere supremo di Governo

197

vietata la stampa e la pubblicazione

delle opere, degli scritti,

degli opuscoli, giornali, fogli volanti, effemeridi e simili, nonch la formazione e diffusione di rami, incisioni, litografie, sculture, ed oggetti di plastica (art.

l). In niun caso potevasi

accordare l'autorizzazione alle stampe, scritti, etc., offensivi per la religione cattolica ed i suoi ministri, la morale pubblica, il re ed i prncipi della real famiglia, il Governo ed il suo andamento nei rapporti tanto interni quanto esteri

, i

pubblici funzionari, la dignit e le persone de' regnanti stranieri, le loro famiglie, i loro :rappresentanti, l'onore e la stima dei privati le produzioni coli. Le autorizzazioni erano di regola di competenza del Consiglio generale della pubblica istruzione, nei domini di qua del Faro, e della Commessione di pubblica istruzione nei domini di l del Faro (art. 3 l . cit.; injra; 47); ed a tal fine erano nominati, con decreto reale, 24 revisori presso il Consiglio (su proposta del Ministro della: pubblica istruzione. previo avviso del Consiglio), aumentati a 30 col r.d, 8 giugno 1860; e 12 presso la Commessione (su proposta del Ministro per gli affari di Sicilia, previo avviso della Commessione, e rapporto del Ministro presso il luogotenente) scelti tra persone riputate per lettere e per conosciuta probit (art. 4 l. cit.; art. 11 reg. cit.). L'autorizzazione era accordata dal presidente, previo parere d'uno e pi revisori delegati, Se il preche potevano anche proporre che fosse concessa previa emendazione di sentenze, frasi o parole censurabili. sidente riteneva che l'autorizzazione non potesse essere ac(art. 2). Queste norme non concernevano (art. 8), per cui vigevano altre dispositeatrali

zioni, di cui diremo a proposito della disciplina degli spetta-

cordata, riferiva al Consiglio o alla Commessione, che decideva a pluralit di suffragi; contro la deliberazione era consentito

198

Istituzioni

del Regno dell e Due Sicilie

35

reclamo al Ministro degli affari

ecclesiastici e dell'istruzione

pubblica, ed in Sicilia al ministro presso il luogotenente (art. 5 l. cit.; artt. 12-13 reg. cit.). L'art. 25 reg. cito prescriveva che i messali, rituali, dall'ordinario diocesano. Pi tardi breviari, ed altri libri liturgici dovessero essere approvati anche (r.d. 27 maggio 1857) fu anche stabilito che in tutti i casi occorresse l'autorizzazione

dell'ordinario dio cesano per la stampa e pubblicazione di libri; in caso di divergenza tra l'autorit civile e quella ecclesiastica se ne doveva fare rapporto al re, per la decisione definitiva (vedi anche supra, la Commessione: - per la stampa

34).

Si derogava alla competenza ordinaria del Consiglio e dele pubblicazione degli scritti, opuscoli,

giornali, fogli volanti, effemeridi e simili che non oltrepassassero fogli lO di stampa (232), nonch per la formazione e diffusione de' rami, incisioni, litografie, sculture ed oggetti di plastica: l'autorizzazione dal ministro
(232)
primo anno, In base

era accordata in Napoli dal diretramo polizia, ed in Palermo (alle dipendenze


pretese d'essere

tore del ministero dell'interno, presso


a tali

il luogotenente
disposizioni, la polizia di Ges, destinati

di

competente

per censurare opposero rizzazione che,

la rivista per

della

Compagnia fu pubblicato

quaderno in volume per la

quindicinale essere con pagine fu respinto, Giustino il parere

La Civilt cattolica, il cui in Napoli il 6 aprile 1850. I padri


ad essere generale riuniti, fino a anno per istru-

tali quaderni numerate

progressivamente avviso

720, I'autodel

stampa doveva darsi dal Consiglio per concorde di monsignor nel 1854, proib sorto a motivo della Fortunato, e del direttore d'Apuzzo,

di pubblica

zione. Il ricorso glio dei ministri

del presidente di polizia presidente della d'un

ConsiGaetano PecConsiglio nel real-

cheneda
generale

(contro

del

della pubblica

istruzione).

La Civilt cattolica nel 1851 si trasfer a


l'introduzione della pretesa Compagnia rivista ed anche groviglio,

Roma. Infine, il Governo, gno, a causa di articoli quanto letano, grottesco, d'ottenere una d'equivoci

cbe non erano piaciuti, dichiarazione

del Governo

napo-

di Ges nel

senso ehe

essa aveva in pregio e 399400;


CAL ULLOA,

la sola monarchia

assoluta

(DE SIVO, a), I, pp. 371-372

a), pp. 266 e 268).

35

Il potere supremo di Governo

199

ciascuno dei quali, e su cui proposta, venivano nominati per decreto reale due revisori), e nelle provincie dall'intendent e (art. 6 l. cit., art. 11 reg. cit.); per la stampa e pubblicazione di allegazioni cio di scritti giudiziari quando non concernessero cause gi decise e non soggette a gravame e ricorso; nel qual caso, si applicavano le disposizioni comuni (233): l'autorizzazione cordata dal pubblico ministero rio o amministrativo era acpresso il collegio giudizia-

innanzi al quale pendeva la lite, e, per

le vertenze in corso innanzi ai Consigli d'intendenza, o alle Consulte, rispettivamente dall'intendente o da un consigliere da lui delegato, o dal presidente lui delegato (art. 7 l. o da un consultore da cit.). La polizia, prima di permettere nella

la stampa e pubblicazione di opere di pubblico insegnamento o di devozione, che per numero dei fogli rientrassero sua competenza, poteva chiedere il parere degli organi della pubblica istruzione (art. 24 reg. cit.). Le lodi in versi o in prosa non erano permesse che col consentimento di quelli che ne erano il soggetto (art. 12, comma 3. reg. cit.) (234). L'autorizzazione non era richiesta per la stampa delle encicliche pastorali e istruzioni ecclesiastiche degli ordinari

diocesani (art. 9 l. cit.), e per la pubblicazione a stampa, ordinata dai medesimi, degli atti dei sino di provinciali e diocesani (r.d. 18 maggio 1857), nonch per le pubblicazioni della Stamperia reale (art. 21 reg. cit.). Gli atti e le circolari dei ministeri, delle pubbliche amministrazioni, nonch delle Corti e tribunali potevano stamparsi previo permesso scritto del

(233) Min. polizia generale, 25 agosto 1837, in PETlTTl, I1I, p. 275. (234) Min. polizia gen., 23 maggio 1827, in PETITTI, I1I, p. 257. La motivazione consisteva nell'opportunit di tutelare, come oggi si direbbe, la privacy della persona elogiata; ma non escluso che si volesse esercitare una vigilanza sulle persone che, con l'assentire alla pubblicazione delle proprie lodi, si palesavano desiderose di popolarit.

200

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

35

ministro, capo d'amministrazione,

o pubblico ministero pres-

so la Corte o il tribunale (art. 23 reg. cit.). Compiuta la stampa, un esemplare dell'opera doveva essere esibito al revisore che aveva esaminato l'originale, il quale stesdoveva attestarne la conformit, e provocare, dall'autorit (artt. 16-17 reg. cit.) (235). Lo stampatore gli esemplari d'obbligo alle biblioteche maggio 1824. Il citato reg. 7 aprile 1851 conteneva sizioni sull'esercizio dell'arte tipografica

sa che aveva permesso la stampa, la licenza di pubblicazione doveva consegnare elencate nel r.d. 4

altres le dispoe litografica, e sul

commercio dei libri. Le tipografie e litografie dovevano essere autorizzate dal prefetto di polizia in Napoli e Palermo, e dagli intendenti nelle provincie, previo accertamento delle condizioni di capacit e di moralit dei richiedenti, e prestazione in titoli di debito pubblico, immobili o fideiussione surrogabile con ipoteca di una cauzione, progressiva secondo il numero dei torchi (236), su beni (artt. 13 reg. cit.); dovevano essere

ugualmente denunciate le cessioni e vendite di tipografie o litografie, che non potevano essere esercitate, se i cessionari od acquirenti
(235) formula

non avessero adempiuto


era stampato in uno, fondo a ad

alle dette condizioni


ogni volume,
4:

Il permesso costante. Ne

secondo la

una

trascriviamo Sautto, del con sig.

titolo

d'esempio: 1856 .. di porre

CONSIGLIO GE. domanda il 3 a stampa

NERALE DI PUBBLICA ISTRUZIONE . Napoli, del Tipografo e 4 volume Revisore terzo messo, di aver naIe Gaetano dell'opera la quale Barone

7 maggio

Vista

ha chiesto

torio A mminislrativo signor D. Alessandro


e quarto che non si stampino, si dar nel

D. Pompilio Petitti, intitolata Reperdel Regno delle Due Sicilie; Visto il parere del Regio
Gualtieri; per confronto non lo stesso essere Si permette si pubblichino, Regio la che senza gl'indicati un non avr volumi perattestato all'origsecondo

se prima

Revisore

riconosciuto

impressione

uniforme

approvato. (236) Per

Il Consultore ogni ogni torchio torchio a

di Stato Presidente
d. l fino

Provvisorio
di 5;

CAPOMAZZA d. 5 da 6 a a vapore.

Il Segretario Generale GIUSEPPE PIETROCOLA~.


mano, al numero per ogni lO; d. lO per oltre i lO; il doppio torchio

35

Il potere supremo

di Governo

201

(art. 4 reg. cit.). Lo stabilimento doveva essere sito a piano terreno, eccezion fatta per quelli che avessero utensili di valore superiore a seimila ducati, ed i lavori si dovevano fare a porte aperte (art. 5 reg. cit.). I tipografi e litografi dovevano tenere un registro con fogli numerati e vidimati da un commissario di polizia, con la nota dei lavori e gli estremi delle autorizzazioni di stampa e pubblicazione (art. 7 reg. cit.). di libri (art. 27 Circa il commercio dei libri, occorreva il visto della polizia sul catalogo delle vendite giudiziarie reg. cit.); il permesso della polizia per l'affissione di qualsiasi stampa e lo spaccio di libri per mezzo di venditori ambulanti o a posti fissi (art. 28, comma l, reg. cit.); una speciale autorizzazione del Ministero dell'interno, ramo polizia (poi, del ricostituito Ministero della polizia generale) o del ministro presso il luogotenente, per i commessi librai viaggianti nelle province per vendere libri o procurare comma 2, reg. cit.). Questa disciplina, tanto associazioni (art. 28,

tracassire che, se applicata (coera integrata

in realt non fu) con inflessibile rigore, avrebbe potuto spegnere in breve tempo ogni lume di cultura, zionali le violazioni di regolamenti all'introduzione da norme penali. Le leggi penali punivano con pene correrelativi alla stampa ed di scritti stampati fuori del regno (art. 313),

aggravando la pena, ed estendendola agli stampatori, distributori e venditori anche al minuto se trattavasi di scritti contro la religione, la forma del governo, il governo nell'esercizio dei suoi poteri, o i buoni costumi (art. 314), nonch le mostre e distribuzioni di canzoni, libelli, figure o immagini contrarie alla religione, al Governo o al costume (art. 315), e la proclamazione o affissione di scritti, disegni o immagini senza autorizzazione di polizia (art. 316). Ma, pi ancora, l'art. 9 di reclusione r.d. 7 maggio 1821 commin pena criminale,

202

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

35 agli autori,

da l a lO anni e di multa da 50 a 2000 ducati, venditori, compratori sero ex professo ed i governi, d'argomenti

e detentori di tutti i libri che trattascontro la religione, la morale

dei fogli il cui oggetto fosse di promuovere la

insubordinazione e l'anarchia, di tutte le pitture oscene, e di tutti gli altri oggetti che conducano all'immoralit , salvo i capi d'opera decenza . Per la vigilanza
SUl

dell'arte,

quando intendessero

alla per-

fezione di essa, purch fossero tenuti aperti con la dovuta teatri, era rimasto in vigore il r.d. Murat). Le opere teatrali o repertori di ciascun (r.d. assui

7 novembre 1811 (di Gioacchino

dovevano essere comprese in archivi so il quale era nominato, 8 ottobre

teatro, ed approvate dal Ministero della polizia generale, presper decreto reale, un revisore non potevano di vigilanza avesse La vigilanza 1816). Le rappresentazioni andare

in iscena se non dopo che l'autorit sistito all'ultima

prova, e rilasciato un permesso, era affidata prima

che doveva (r. 2 aprile

essere rinnovato per ogni rappresentazione. teatri di Napoli e di Palermo 1820) ad una deputazione da un soprintendente, provincie nisteriale 7 gennaio

dei teatri e spettacoli , sostituita

poi (r.d. 5 aprile 1827) da una soprantendenza due deputati, 1832)

(sic), formata
Nelle

ed un segretario. spettava

(reg. 7 gennaio 1818, richiamato in vigore con mila vigilanza all'inten-

dente, e potevano rappresentarsi solo le opere comprese nel repertorio della compagnia approvato dall'intendenza, ma ove dovesse comparire per la prima volta qualche dramma di del nuova composizione, doveva sottomettersi all'approvazione Ministero di polizia generale coli o altri trattenimenti che

(art. 9 reg. cit.). Per gli spettadovevano svolgersi in case priquando l'acIlQU

vate, quali le accademie di poesia estemporanea, cesso era accordato con biglietti.

Q~~~I1.~mlil nome del-

35 l'invitato, ~ell'interno

Il potere supremo di Governo

203

occorreva sempre il permesso dei due ministeri, e della polizia generale (circ. min. 16 marzo tragedie in occasione

1842) (237). Era vietato rappresentare

di gale di Corte (circ. min. 20 giugno 1844) (238). I testi citati contenevano poi minute disposizioni di polizia di sicurezza e d'ordine pubblico, che giungevano fino a comminare pene pecuniarie agli attori e sonatori che commettessero difetti notabili d'esecuzione (art. 14 reg. 7 novemal proscenio bre 1811), o che si rifiutassero nario di polizia d'ispezione etc.) (239). I soprintendenti dei teatri di Napoli e Palermo decidevano economicamente di comparire

per accettare gli applausi, salvo il previo assenso del funzio(art. 17 reg. 7 gennaio 1818,

, cio in via amministrativa, tutte le

controversie tra gli impresari e gli individui che avessero rapporto con i teatri (240). Inoltre, il r. 21 agosto 1829, interpretando gli artt. 7 e 8 r.d. 7 novembre 1811, stabil che gli impresari dovessero ottenere anno per anno

il consenso

degli autori di opere drammatiche o musicali per poterne fare uso; e che, quando mancasse una convenzione tra autore ed impresario circa la propriet della composizione, il premio dovuto .all'autore dovesse, in caso di disaccordo, essere deter-

(237) (238) (239) (240) delle tori manda nali

PETITTI, 111, p. 277. PETITTI, III, p. 279. Un'ordinanza di fumare del prefetto ne' teatri 1817, di polizia, di Napoli. su conforme parere 1811) della CPGCC, attribuita teatrali fu stabe gli atdella dei doagli intendenti 14 maggio 1855 (PETITII,

VI,

p. 469) viet

Con r. 26 agosto per decidere alle

lito che la competenza provincie non si estendeva mutato

(art. 22 reg. 7 novembre le controversie vertenze attrici) relative d'appalto che

tra gli impresari all'appalto del teatro di

(fattispecie di Salerno, competenza

di risoluzione

del contratto alcune

per avere tribu-

I'impresario ordinari

rimanevano

(PETITII, I, p.

464).

204

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

36

minato m via amministrativa al ministro dell'interno,

dall'intendente,

salvo reclamo

che decideva definitivamente

(241).

L'espropriazione per pubblica utilit. L'art. 2 dell'atto sovrano 20 maggio 1815 dichiarava: Le propriet saranno inviolabili e sacre ... (242). L'art. 470 ll.cc., derivato
pressocch Nessuno letteralmente dal codice Napoleone, stabiliva: pu essere costretto a cedere una sua propriet se

36.

non per causa di utilit pubblica, e mediante una giusta e preventiva indennit . L'art. 11 1. 21 marzo 1817, sul contenzioso amministrativo, disponeva: Quanto alle azioni de' privati per essere indennizzati del prezzo delle loro propriet occupate o danneggiate per motivi di pubblici lavori, vi sar da noi provveduto con altra legge particolare durante

, Questa legmilitare,

ge non era stata emanata

l'occupazione

e non fu mai emanata dal Governo borbonico. Il fatto non insolito, poich una legge sull'espropriazione aveva una pregevole tradizione amministrativa per pubblica che pure utilit mancava del pari nel granducato di Toscana,

(243). Quale

sia il motivo di tale carenza, tanto pi sorprendente in quanto non cessavasi di riaffermare in atti ufficiali che la propriet sacra e deve essere rispettata

(244), difficile dire. Certo


finanziario del ri-

una tale situazione consentiva l'espediente

tardo nel pagamento delle indennit, cui l'amministrazione pare si fosse dimostrata s propensa da provocare un severo ri(241) DIAs, a), I, pp. 341342. Le disposizioni sulla propriet letteraria erano contenute nei r.d. 5 febbraio 1828 e 20 marzo 1829. (242) Cfr. Dclaration des droits de l'homme e du citoyen (26 aout 1789), art. 17: La proprit tant un droit inviolable et sacr, nul ne peut en tre priv, si ce n'est lorsque la ncssit publique, lgalement constate, l'exige evidemment, et sous la condition d'une juste et pralable indemnit >. (243) ScHUPFER, p. 1185. (244,) Rapporto dell'agente del contenzioso della Real Tesoreria generale al Min. finanze, Napoli, 14 ottobre 1837, in Pt;T!TTI, III, p. 561.

36

Il potere supremo di Governo

205

chiamo del re Ferdinando II(245). Forse fu ritenuta preferibile una disciplina nella quale gli abusi potevano essere, comunque, caso per caso repressi, alla promulgazione d'una legge che sarebbe apparsa antipatica, come potenziale aggressione alla propriet privata, a quelle classi possidenti cui il regime evitava di offrire motivi di malcontento economico, onde farsi perdonare l'intransigente autoritarismo politico (246). Ma provvedimenti normativi, pur limitati, istruzioni, rescritti, etc., avevano formato una prassi che, negli ultimi anni del regno, avrebbe potuto essere tradotta in legge senza difficolt, e che qui appunto tenteremo di ricostruire seguendo, pi o meno, l'ordine della legge italiana 25 giugno 1865, n.2359. Le norme di legge formale erano, come si detto, due sole. L'una (art. 470 Il.cc.) vincolava l'espropriazione al presupposto della causa di pubblica utilit , e stabiliva la regola della giusta e preventiva indennit (247). Nessuno
(245) DE SlVO, a), II, p. IO: e Talora s'occupavano fondi privati, s!abat. tevano case, e di compensamenti si parlava poi. Quando tali cose il re conobbe, ordin severamente non s'occupasse per pubblica utilit nulla se non pagato prima s. Trattasi, a quanto pare, della circo Min. Interno, 16 dicembre 1854 (PETIITl, V, p. 641) relativa alle opere pubbliche comunali Unlra, capo IV, nota 359). Il r. 6 novembre 1852 (PETITTl, V, p. 367) disponeva inoltre che, quando i fondi fossero insufficienti, avessero precedenza i pi poveri tra i proprietari da indennizzare. (246) Drss, al, I, p. 375: e Il legislatore, animato da utili e saggie vedute, si riservato di provvedervi con una disposizione particolare; intanto l'art. 470 delle leggi civili pu servir di regola s , Le parole di COMERCl, p. 326 (e nulla v'ha di pi giusto, di pi provvido e di pi cautelato delle disposizioni delle nostre leggi civili, le quali contemperano con la maggior provvidenza, e giustizia, tutto ci che interessar pu la pubblica amministrazione, coi riguardi dovuti alla propriet e alla garanzia giudiziaria del cittadino sono trascrizione letterale da ROMACNOSl, b), p. 110, che parla delle leggi del regno d'Italia (art. 545 cod. Napoleone, e r.d, 11 luglio 1813). (247) Il carattere preventivo dell'indennit, affermato nell'art. 17, cit., della dichiarazione dei diritti dell'uomo, risulta di solito negl! statuti costi-

206 dubitava

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

36

(anche se la norma, collocata tra le premesse al

tit. II del libro II, della propriet

, espressamente non lo

diceva) che si trattava soltanto d'espropriazione d'immobili per l'esecuzione di lavori pubblici. Non risultano infatti espropriazioni espropriazioni di cose mobili o diritti mobiliari (248), n a favore di privati, salvo che dei concessionari

di grandi opere pubbliche, come quelle ferroviarie. L'altra norma legislativa era l'art. 11 L 21 marzo 1817, che, in quanto conteneva una riserva di legge futura, era disposizione programmatica: ma vi si ravvisava altres un contenuto precettivo, nel senso che, non essendo pubblicata d'espropriazione, la legge, le questioni relative all'indennit

quando fossero proponibili in sede giurisdizionale, si ritenevano normalmente di competenza de' tribunali ordinari, e non de' giudici del contenzioso amministrativo, legge (249). Numerosi decreti reali, la cui giustificazione, esplicita o implicita, era data dall'art. 470 Il.cc., cit., regolavano espropriazioni che, caso :per caso, eransi palesate necessarie. Tali decreti dovrebbero considerarsi di contenuto normativo (art. 2, comma l, L 24 marzo 1817: supra, 18), perch, pur contuzionali del secolo scorso (come nell'art. 26, Costo Due Sicilie, lO febbraio 1848), ma non nell'art. 29 Statuto Sardegna, e nemmeno nell'art. 42 Costo Repubblica italiana. (248) Si ritenevano per espropriabili i diritti reali: per esempio, il r. 15 dicembre 1819 (PETlTII, I, p. 707) dichiara che al titolare del diritto d'uso di acqua, per muovere un mulino, cui l'acqua stessa veniva sottratta per il rifornimento d'un comune, era applicabile il disposto dell'art. 470 del codice civile, merc il quale ogni privato per motivi di pubblica utilit pu soffrir la perdita della sua propriet ricevendone per un compensamento s , e, respingendo l'opposizione del detto utente, disponeva gli si accordasse dal comune una corrispondente indennit, dimostrato prima da lui legittima. mente il diritto che ha al godimento delle acque necessarie al suo -molino. (249) R. 31 maggio 1826, in PETITTI, I, p. 531.

considerati

giudici d?eccezione, competenti solo per espresso disposto di

36 cernendo talora

Il potere supremo

di Governo

207

un singolo rapporto,

e mancando

quindi

del carattere di generalit, stabilivano, me del procedimento vario: certe volte concernevano

quasi sempre, le for-

(250). Il loro contenuto, comunque, era


una singola opera di pubi beni da espropriare

blica utilit, specificando direttamente

ed i soggetti espropriandi ; altre volte concernevano una pluralit di opere, ed allora regolavano il modo d'individuazione dei beni e dei soggetti. Le istruzioni emanavano dai ministeri, e quindi concernevano materie di rispettiva competenza. Alcuni rescritti erano utilizzati come disposizioni di massima, e vi si faceva anche espresso rinvio in fonti propriamente normative. Se si vuoI considerare partitamente la disciplina della espropriazione nelle sue varie fasi, devesi anzitutto notare l'assenza d'una fase procedimentale, preordinata a quella che noi oggi chiamiamo dichiarazione di pubblica utilit (artt.

1-16 1. 25 giugno 1865, n. 2359). Risulta, per, che I'espropriazione viene disposta per l'esecuzione di opere approvasi esprimono te con determinazioni nel r.d. 7 marzo sovrane, quali appunto

1825 (per la conservazione de' tempi di Pesto), 5 gennaio 1826 (per la conservazione dell'anfiteatro campano), 25 maggio 1826 (ampliamento dei lavori di recinzione della basilica e de' tempi di Pesto), 2 dicembre 1829 (creazione di zona di rispetto attorno ai detti tempi), 29 settembre 1832 (fortificazioni di Gaeta) (251), 14 febbraio 1839
(250) Non contiene norme procedimentali il r.d. 30 luglio 1857, per la espropriazione dei mulini vecchi e nuovi in Torre Annunziata, il quale rinvia alle leggi e regolamenti in vigore , ammettendo, in sostanza, che 'pur mancando una legge generale, si era formato un sistema normativo pacifico. (251) Il r.d. 29 settembre 1832 concerne la casamatta della batteria S. Antonio (che era propriamente una cortina a denti di sega: QUANDEL, pp. 6 ss.) nel fronte a mare della piazza di Gaeta. Si tratta di quella polveriera che il fuoco piemontese fece esplodere il 5 febbraio 1861, uccidendo

208

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

36

(batteria Plateau in Capri), 6 maggio 1839 (batteria Torre Cavallo inReggio), 6 novembre 1840 (ampliamento dell'Opificio militare di Pietrarsa), 2 settembre 1851 (lavori dell'acquedotto da Aci Catena ad Acireale) (252), 30 luglio 1857 (espropriazione dei mulini vecchi e nuovi nel comune di Torre Annunziata) (253) etc. Nel r.d. 28 febbraio 1856 (regolamento per la valutazione ed il pagamento ai proprietari dei fondi che verranno occupati per la costruzione della ferrovia delle Puglie) la pubblica utilit dell'opera andava desunta dal r.d. 16 aprile 1855, che accordava la concessione della ferrovia (254), e parimenti dal real decreto di concessione avrebbe dovuto essere desunta per le procedure eventualmente promosse secondo il r.d. 30 aprile 1856, che estendeva il citato r.d. 28 febbraio 1856 a tutte le espropriazioni a farsi dai concessionari di altre strade ferrate (255). Ancora, il r.d. 15 febbraio 1860 (regolamento per l'espropriazione a
oltre duecento tinaio di civili (252) del tenente premesse gante ranei, ministri dell'acqua militari, (254) (255) dinando di tre Catania; dell'esame in fino militari tra cui il tenente pp. 258 ss.). di Acireale inoltre si deve alla luogotenenza nelle sgorcomune sotterdai uso Con r. 2 settembre 1851 (richiamato dell'acqua del per detto condotti promossa agli generale Francesco Traversa, ed un ceno

(QUANDEL,

L'iniziativa generale del

dell'acquedotto Carlo Filangieri. e che e delle

r.d. cit.) il re disponeva mulini terre dei

che venti penne nell'acquedotto fosse Torre era derivata

Aci Catena,

si immetteva irrrgue, di

per uso dei (253)

ad Aci Reale. L'espropriazione pubblica, molini Annunziata, utile e della della di nuove guerra, zona nota preordinata motrice, ad un miglior

degli affari interni e per l'irrigazione

per la produzione Introduzione,

di forza agricola. (12).

stabilimenti

Supra,

n programma
II nell'involuzione ferroviarie

costruzioni dei

ferroviarie, suoi ultimi

abbandonato anni di regno, la,

da Ferfu riNapoli(Palermo-

misoneista continente

preso da Francesco linee Basilicata-Reggio;

II, che, con r.d. 28 aprile nel Napoli-Abruzzi,

1860, programm

costruzione

(Napoli-Foggia-Brindisi-Lecce; e tre in Sicilia che oggi delle Commissioni si

fino al Tronto), alla nomina

Palermo-Messina; delle domande di

Palermo-Girgenti-Terranova, e provvide concessione.

direbbe

Palermo-Agrigento-Gela),

incaricate

36

Il potere supremo

di Governo

209

causa di pubblica utilit degli stabili che si hanno ad occupare per 1;1 nuova strada Maria Teresa nella citt di Napoli e per la decenza dei suoli ed edifici adiacenti) si riferisce ad una pianta sovranamente approvata e depositata nella segreteria del Consiglio edilizio (infra, 127); ed ovvio che un documento analogo sarebbe occorso quando, in virt del r.d. 26 marzo 1860, il r.d. 15 febbraio 1860 fosse me previsto, indistintamente faranno nella citt di Napoli stato applicato, coa tutte le espropriazioni che si a causa di pubblica utilit, per

l'esecuzione delle sue opere pubbliche comunali e per la decenza de' suoli ed edifici adiacenti a tutte le sue pubbliche strade (256). La necessit d'una previa determinazione cedere all'espropriazione 15 novembre 1847 da de' servire di norma sovrana per proalle dipendenze implicita nell'art. 1 delle istruzioni

della Guerra e Marina per lo apprezzo, e pel possesso de' fondi rustici ed urbani la spropriazione privati spropriati per causa di utilit pubblica , ove detto: Quando S.M. (D.G.) avr ordinato

a causa di pubblica utilit di alcun fondo

rustico o urbano, da aggiudicarsi all'amministrazione della guerra e della marina, si proceder alla estimazione degli indennizzamenti dovuti al proprietario per effetto della spropriazione (257). Infine, un r. lO dicembre 1859 aveva statuito che l'espropriazione per pubblica utilit si dovesse sempre ordinare per atto sovrano (258).
(256) La strada Maria Teresa II, (oggi corso Vittorio 1852 ed proseguita nel testo Emanuele) il 28 maggio una dal 15 governo ss.), In fu eseguita, 1853 (Do. prima inicon italiano passato, da Carlo per iniziativa ziativa di di Ferdinando tra il 6 aprile ricordati sollecitandola fiaccamente

RIA, p. 235). I provvedimenti

costituiscono del colera

c rtsanamento

, che,
-

dopo il 1860, fu ripresa

la strage

del 1884 -

1. 15 gennaio
erano state di Borbone (257) (258)
14.

1885, n. 2892 rilievo

(CAMERA DEI DEPUTATI, pp. le espropriazioni dell'Albergo promosse dei poveri

di notevole

in Napoli

per la costruzione Citato

(GHIRELLI. p" 1231-

PETITTI, I1I, p. 603. da DE SIVO, a), II, p. 30.

LANDI. J.

210

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

36

La designazione dei beni da espropriare (cfr. artt. 16-23 l. 25 giugno 1865, n. 2359) qualche volta contenuta direttamente nel decreto reale, che li indica precisandone interessata: le estensioni ed i nomi dei proprietari, a perizie disposte dall'amministrazione 2 dicembre 1829, 29 settembre talora con riferimento cos, nei 1839,

citati r.d. 7 marzo 1825, 5 gennaio 1826, 25 maggio 1826, 1832, 14 febbraio 6 maggio 1839, 6 novembre 1840, 30 luglio 1857. Per le costruzioni di campisanti, potevano essere occupate (art. 4 r.d. 11 marzo 1817) le aree prescelte con deliberazione del decurionato approvata dall'intendente (art. 4 r.d. 12 dicembre 1828, e reg. 21 marzo 1817). Il r.d. 2 settembre 1851, per la costruzione dell'acquedotto Aci Catena-Acireale, dispoforzata ne invece (art. l) che sar luogo ad espropriazione

per causa di pubblica utilit di tutte le porzioni di terreno dei poderi, pe' quali necessario che l'acqua anzidetta passi in sotterranei condotti per giungere al comune di Acireale; e che (art. 2) a questo effetto da due architetti eligendi dai due comuni interessati di Aci Catena ed Acireale e nel caso di divergenza da un terzo che sar nominato dall'intendente della provincia di Catania, sar eseguito un piano d'arte per determinare le porzioni di terreno di ciscun podere, per il quale dovr passare l'acqua anzidetta e stabilire lo indennizzamento dovuto a ciascun proprietario. Nelle espropriazioni ferroviarie (r.d. 28 febbraio 1856 e 30 aprile 1856) l'elenco dei beni e dei proprietari espropriandi era formato dal concessionario, che lo trasmetteva all'intendente, il quale provvedeva alla notificazione individuale, nonch alla pubblicazione dell'elenco nel Giornale ufficiale del Regno, ed all'affissione nei comuni dove i beni erano siti. Nelle espropriazioni per la citt di Napoli (r.d. 15 febbraio 1860, e 26 marzo 1860) i beni espropriandi erano quelli compresi nella pianta sovrana-

36

Il potere supremo

di Governo

211

mente approvata, e la citt di Napoli poteva occupare le propriet rustiche tificazione dieci giorni dopo la notificazione da farsi al proprietario d'apposito ed all'inquiin corso 1839, stabilita avviso, e quelle urbane il 4 maggio dell'avviso, successivo (259) alla no-

lino separatamente quattro mesi prima. I contratti erano sciolti di pieno diritto. L'indennit d'espropriazione, 6 maggio 1839, e 6 novembre 1840, direttamente

nei r.d. 14 febbraio

nei decreti stessi, salvo per il diritto dei possessori delle aree di proporre opposizione (senza effetto sospensivo) chiedendone la determinazione con perizia giudiziaria. 1811, Tali casi, per, per sono singolari. Norma generale era l'art. 2 dell'istruzione

li ponti e strade, del 22 ottobre

il quale disponeva:

L'apprezzo de' fondi privati da occuparsi per lavori di ponti e strade dovr essere fatto da tre periti, cio uno per parte del proprietario, il secondo sar destinato dall'intendente, del dipartimento redattore sopra ricordati ed

Il terzo sar l'ingegnere

del pro(r.d. 7

getto (260). Alcuni per dei decreti

marzo 1825, 5 gennaio 1826, 25 maggio 1826, 2 dicembre 1829, 29 settembre 1832) affidano l'apprezzo to, nominato dall'Amministrazione; ad un sol perisettembre ed il r.d. 2

1851, come si visto, prevede due periti di nomina dei comuni interessati, ed uno nominato dall'intendente, senza che in tal collegio siavi rappresentante alcuno dell'espropriato. Pi

(259) Detto termine, sopravvissuto consuetudinariamente alla codificazione (vedi anche l'art. 64 r.d, lO giugno 1817, sulla contribuzione fondiaria) era stato introdotto, alla fine del secolo XVI, dal vicer conte di Miranda (GHIRELLI, p. 35). (260) PETITTI, I, p. 66. Tali disposizioni furono estese, con r.d. 13 agosto 1839, alle opere di bonificamento delle terre paludose, per la cui esecuzione (Min. Aff. interni, 12 ottobre 1839, in PETITTI, 111, p. 567) bisognava rmuovere il grande ostacolo, che all'imprendimento di tali opere opponeva il dritto di propriet, non meno de' terreni bonfcabl, che di quelli circostanti >.

212

Istituzioni

del Regno dell e Due Sicilie

36

tardi, per (30 aprile 1844) il Ministero delle finanze, da cui dipendevano allora le opere pubbliche di conto regio (infra, 49 e 58) ritenne che lo spirito della disposizione del 1811 fosse quello d'aversi un terzo perito al solo fine di dirimere le divergenze che potessero insorgere fra gli altri due, e perci dispose che le valutazioni far si dovessero col concorso solo di due periti, risparmiandosi cos le indennit e le vacazioni che pagavansi al perito nominato dall'intendente, e che solo in caso di discrepanza fra questi due l'intendente della provincia nominar dovesse d'ufficio il terzo come arbitro fra i due primi (261). Il Ministero de' lavori pubblici, cui la competenza fu poi trasferita (infra,

64) estese il siste-

ma alle opere provinciali, ed infine la disposizione fu trasfusa in un real re scritto del 24 ottobre 1849 (262). Ma in verit, nei diversi provvedimenti si continuano spesso ad adottare procedure diverse. Nelle espropriazioni per opere dell'Amministrazione della guerra e marina, la stima era eseguita da tre periti, uno dei quali era un ufficiale del Genio nominato dal capo della Direzione del Genio, l'altro era nominato dal proprietario, il terzo dall'intendente; se il proprietario ricusava di nominare un perito, la nomina ne era fatta in sua vece dall'intendente (art. 2 istr. 15 novembre 1847). Nelle espropriazioni ferroviarie, il concessionario indicava, nell'elenco dei beni, il proprio perito (art. l r.d. 28 febbraio 1856); il proprietario, entro otto giorni dalla notificazione d'apposito poteva designarne uno proprio (artt. invito dell'intendente,

2 e 3 r.d. cit.), ma se non vi provvedeva, la stima veniva

(261) PETITTI, 111, p. 593. (262) PETITTI, 111, p. 605. In seguito, con circo Min. Lavori pubblici 18 ottobre 1856 (PETITTI, VI, p. 648) fu disposto che nei verbali d'apprezzo dei danni derivanti da opere di pubblica utilit non era richiesto l'intervento delle deputazioni provinciali e comunali (in!ra, 104 e 123).

36

Il potere supremo di Governo

213

ugualmente compiuta dal perito del concessionario (art. 3 r.d. cit.). Se i periti non erano concordi, la stima veniva compilata da un terzo perito designato dall'intendente (art. 6 r.d. cit.), tra quelli iscritti in apposito elenco, formato da lui ed approvato dal ministro dei lavori pubblici (art. 2 r.d. cit.). Nelle espropriazioni per la citt di Napoli, la stima doveva farsi da due periti, l'uno designato dall'espropriato, e l'altro dalla Citt, ed in caso di disaccordo da un terzo perito dirimente nominato dall'intendente (art. 7 r.d. 15 febbraio 1860). infine da ricordare un r. 24 aprile 1850, il quale prescrive che, nelle espropriazioni di fondi enfteutici, debba intervenire nella valutazione tanto il padrone diretto quanto il padrone utile , ciascuno nel rispettivo particolare interesse: con che , SI accresceva il numero dei periti di parte (263). pacifico che per giusta indennit (art. 470 Il.cc.) si intese sempre il pieno valore venale dell'immobile espropriato: n v' traccia di quelle indennit differenziate, di cui proprio in Napoli il regno d'Italia avrebbe fatt~ la prima esperienza con la legge del risanamento 15 gennaio 1885, n. 2892 (264). Ci risulta particolarmente dall'art. 2, com(263) PETITII,III, p. 609. (264) DIAs, a), I, p. 67: Se l'occupazione della propriet per utile pubblico cader dovesse sul solo proprietario sarebbe somma ingiustizia, poich egli concorrer deve al pubblico bene, dunque debb'essere ripartito sia tra i suoi comprovinciali, sia tra i cittadini distrettuali o comunali, secondo che l'utile riguarda o la provincia e valle o il distretto, o il Comune. Indennizzato essendo il proprietario dall'erario pubblico, egli non viene a contribuire pel rinfranco del medesimo, se non quella parte che gli spetta a tenore della sua possdenza s. Ed il MANNA, 276: Lo Stato adunque si rivolger a costoro p. non mica spogliandoli del frutto del legittimo lavoro, ma comprandolo: solamente la vendita sar forzata e non libera, perocch il diritto del proprietario si restringe a non essere spogliato del valore, non a far posporre un vero e dimostrato interesse sociale al desiderio di possedere un fondo piuttosto che un altro. Ma si avverta che questi son contrasti in cui la pi severa giu-

214

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

36

ma 2 e 3, delle istr. 15 novembre 1847, ove si dice che i periti:


... procederanno ad estimare il prezzo del fondo da occuparsi,
o desumendolo dal capitalizzare alla ragione corrente nel luogo ove quello sito la rendita netta degli affitti attuali disaminati e riconosciuti veri, o desumendolo da contratti di compravendita del fondo recenti e disaminati e riconosciuti veri; o simiglianti contratti d'affitto, e di compravendita de' fondi vicini della medesima natura e della medesima qualit. Allora soltanto che i periti non abbiano potuto aver presente alcuno de' suddetti elementi, procederanno essi alla estimazione del valore del fondo da occuparsi, merc la valutazione dell'annuo prodotto, e la deduzione delle annue spese necessarie per la manutenzione, per la cultura, per la soddisfazione de' pesi reali (265).

strzra

deve

intervenire

a pronunziare

Si potrebbe 1817: I di propriet Se il fondo

citare pubblica apparterr il

da qualcuno, potranno o privata, allo Stato,

in stache o

contrario, bilire

I'art.

4, comma atto e verun

l, r .d. 11 marzo fondo

comuni

i campisanti

in qualunque stabilimenti un

sia riconosciuto a corporazioni senza zione accordare sembra ne pagher cupazioni indennizzo, pubblico settembre zioni cezioni rivolta storia di

a tale destinazione. pubblici se canone pi d'una compenso; confermare parte, il risultato poi

indistintamente, corrispondente dell'art. che risolversi scelta fra pi pi tardi perch ragioni

Comune privata,

l'occuper il Comune disposile ocsenza 22

sia di propriet

al proprietario piuttosto sembrano di cui alla prima

. Ma questa
470 ll.cc., in destinazioni perch espropriazioni

la regola

d'interesse le occupacon-

d'uno cappelle

stesso bene; e luoghi

ed appunto pii laicali, pi da

(circ. Min. Aff. interni, indennizza bili de' che

1841, in

PETITTI, 111, p. 448) si dissero forse

patrimonio finanziarie pi tardi,

poveri . Le di esse della Iondarela1806) netta stio Il r. lO criterio recato

tesi restrittive, la

motivate

da mutate

polttico-sociali, vivace

cominciarono

a farsi strada

e contro le

e dotta polemica s). reali

di CENNI ( questo

il libro

che, secondo latebre

CR~CE, a), p. l, fu di prima dell'Italia meridionale pesi (265) tive all'anno del fondo, mato, marzo perch Fra tali

guida a' lui stesso nel penetrare deducibili febbraio erano comprese (l.

l'imposta dirette rendita 8 novembre

ria ed, in genere la contribuzione oppure

(art. 11 r.d. 15 fondiaria

1860) le contribuzioni Poich dedurre il quinto imponibile della

in cui aveva luogo era sorto il dubbio la quota CR

la valutazione. eccedere all'attuale con vera se si dovesse

non doveva

il quinto

del valore

corrispondente (PETITII, III, si compensa

effettivo. il secondo loro

1847, su cfp. -in tal modo

p. 602), stabilisce esattezza

il danno

36

Il potere supremo di Governo

215

Estimeranno in sieme le altre indennit dovute al proprietario o a causa della diminuzione di valore della parte rimanente del fondo spropriato, se ne sia il caso; o a causa di altri danni patiti dalla parte rimanente del fondo, i quali sieno una conseguenza diretta o della occupazione della parte spropriata, o delle opere da costruirsi . L'indennit, secondo l'art. 470 Il.cc., avrebbe dovuto es-

sere preventiva , cio essere corrisposta prima dell'occupazione: in fatto, accadeva che per l'impero delle circostanze l'occupazione precedesse talvolta il pagamento; ed anzi le istr. 15 novembre 1847 per le espropriazioni dell'Amministrazione militare (art. 3) ed il r.d. 15 febbraio 1860 per quelle della citt di Napoli (artt. 13 e 14) prevedevano la occupazione subito dopo la perizia di l'interesse del 5% stima (266). Perci, il ossia r. 5 gennaio 1828 dispone che si liquidasse al proprietario a contare dal d dell'occupazione, dal giorno in cui il proprietario r. 18 febbraio proprietari aveva cessato di percepire non

il frutto fino a quello dell'effettivo pagamento (267), ed il 1821 precisava che tale prescrizione, consistendo in altro che nella dichiarazione d'un diritto dei

nascente dal citato art. 470 ll.cc., doveva essere

applicata anche ai danni ed alle occupazioni anteriori all'anno


(266) Mancavano disposizioni sulla occupazione d'urgenza (cfr. art. 7l S8. l. 25 giugno 1865, n. 2359), e la giurisprudenza dei reali re scritti di. mostra come fossero abbastanza frequenti i danneggiamenti e le occupazioni senza titolo, tanto pi che spesso i limiti delle espropriazioni consentite non erano definiti da un atto formale, come le dicbiarazioni di pubblica utilrt s previste dalla legge citata. Queste ipotesi corrispondevano a quelle che nel diritto amministrativo francese si dicono di emprise sur la propriet (non di voie de [ait; perch si trattava di operazioni amministrative irregolari, ma non illecite, essendo l'espropriazione prevista dalle leggi civili), ed era ammesso, come si vedr, che !'indennizzo fosse definito dal giudice civile, secondo una certa logica del regime di e doppia giurisdizione che persiste nel diritto francese (BENOIT, p. 439). (267) PETITTl, IlI, p. 521.

216

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

36

1828 (268). Infine, il r. 4 febbraio 1837, su conforme parere della Consulta de' reali domini di qua del Faro, estendeva la prescrizione stessa alle opere pubbliche comunali, sotto la responsabilit degli amministratori (269). Peraltro, il Ministero delle finanze rilev che ritardi pregiudizievoli alla Reale Tesoreria per il rilevante aggravio d'interessi venivano a verificarsi, tra il momento dell'occupazione e quello della valutazioche indugiavano a ne, per negligenza degli stessi proprietari,

nominare il perito previsto dall'art. 2 istr. 22 ottobre 1811, o non curavano la compilazione del verbale, o frapponevano in qualunque tesoreria modo ostacoli alla sollecita liquidazione dei danni; ed in conseguenza dispose (18 febbraio 1844) che la

non avrebbe corrisposto interessi per pi di sei

mesi dal d dell'occupazione o del danno, salva ogni altra ragione alle parti, ove il ritardo non sia dipeso da loro colpa, contro chi e come di diritto (270). Tuttavia, 15 febbraio 1860 accord gli interessi 5% l'art. 15 r.d. dal giorno della

tradizione, cio della trasmissione


pagamento, senza limite di tempo.

del possesso, a quello del

Non ebbe fortuna una tesi fiscale, proposta dall'agente del contenzioso di Napoli (271), il quale sosteneva che, essendo ogni espropriazione forzata, tutte per pubblica utilit una compravendita le questioni dovevansi regolare co' medesimi

principi del contratto di compravendita (272), e quindi gli interessi dovevansi corrispondere nei soli casi in cui il compratore li doveva al venditore secondo l'art. 1497 ll.cc.,
(268) (269) (270) (271) (272)
CAMMEO, PETITTI, PETITTI, PETITTI, PETITTI,

cio

111, p. 111, p. 111, p. 111, p.

530. 560. 593. 597.


(nota

la teoria p. 615 (dove

cupazione

e locazione

264), che trov ancora sostenitori m detta alienazione forzata >, e I'oeIorsata v) ; ORLANDO, p. 297; CHIOVENDA.
tradizionale l'espropriazione

36

Il potere supremo

di Governo

217

se fosse convenuto nel contratto, o se la cosa venduta o consegnata producesse frutti o altri proventi, o se il compratore fosse stato interpellato a pagare. Perci, l'agente riteneva che, in una certa specie, non fossero dovuti interessi sull'indennit per la perdita dei frutti, in quanto frutti non producono frutti, n sul valore d'un muro di cinta, ro non produceva frutti. Saggiamente perch anche quel murispondeva il ministro pat-

delle finanze (19 aprile 1845) che non pu l'espropriato che gli si corrispondano infruttifera, gli interessi

tuire, come pu il venditore nel contratto di compravendita, sul prezzo d'una cosa la sua vodell'inperch nel rapporto d'espropriazione la determinazione

lont assente; n pu mettere in mora l'Amministrazione, dovendo attendere amministrativa dennizzo, talch non potrebbe senza offendersi la giustizia imputarsi al proprietario medesimo la mancanza di una interpellazione che non in grado di praticare (273); e perci il ministro pregava l'agente perch senza farsi luogo ad alcuna distinzione accordi diritto agli interessi de' quali si fatta parola . L'indennit era, come oggi si dice, unica: cio veniva liquidata a favore del proprietario, salvi i diritti dei terzi, da farsi valere sull'indennit (274). Occorrevano perci certe cautele per i pagamenti, ed erano state disposte con r. 2 settembre 1826 (275), che era di generale applicazione, e trova si espressamente richiamato nell'art. nell'art. 2 r.d. 28 febbraio 1856, 5 istr, 15 novembre 1847, e nell'art. 15 r.d. 15 feh-

(273) L'interesse della risposta consiste nell'intuizione dell'artificiosit dell'equiparazione dottrinale tra espropriazione e vendita. Peraltro, la teoria puhhIicistica delI'espropriazione non semhra enunciata formalmente prima dello studio del LABAND; in Italia hisogna giungere a Santi ROMANO, p. 536, ed d), e tra i civilisti a PUGLIATTI. (274) Cfr. art. 52 1. 25 giugno 1865, n. 2359. (275) PETITTI,111, p. 520.

218

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

36

braio 1860. A misura che venivano approvati i pagamenti per compensi di fondi occupati o danneggiati, l'Amministrazione provvedeva ad inserire nel giornale del Regno delle Due Sicilie l'elenco dei proprietari, con l'indicazione della somma del compenso, del fondo cui si riferiva, e del comune dove il fondo era sito (276); parimenti l'intendente provvedeva all'affissione nel detto comune (art. l). Nel corso d'un mese dalla data del giornale, che a qualunque i creditori ipotecari, e tutti coloro altro titolo vantassero diritti sui fondi, do-

vevano comparire innanzi all'intendente della provincia ove era sito il fondo (art. 2); e questi se non riusciva a conciliare le parti, versava la somma nella Cassa d'ammortizzazione, perch vi rimanesse in deposito fino alla decisione dei tribunali (art. 3). Trascorso il mese senza opposizione, l'indennit era pagata al proprietario (art. 4). Nelle espropriazioni in contraddittorio ferroviarie (art. 8 r.d. 28 febbraio 1856) era facolt dell'intendente, sentito il Consiglio d'intendenza, prietario ed il concessionario, opposizioni, se l'importo bliche casse, o restare tra il prodecidere, ove fossero proposte con idonea

doveva essere depositato nelle pubpresso il concessionario di rendita iscritta

garanzia, od essere impiegato nell'acquisto nel Gran libro del debito pubblico, nazione, il concessionario altro procedimento. Aci Catena-Acireale, Nelle

ed eseguita la determiper l'acquedotto

entrava in possesso del fondo, senza espropriazioni comune d'Acireale

era previsto che il

depositasse le indennit,

prima di ciascun lavoro, presso una

delle due Casse di Corte del Banco regio di Sicilia istituite


(276)
SINI, II,

La

circo dell'agente annunzi

del

contenzioso, potere cui

23 ottobre

1844 (in proporre o altri, avrebbe

TOMMA

p. 119) raccomanda tali dei d'eventuali gravissimi

alle pubbliche

amministrazioni tempestivamente l'omissione

di seguire

attenopposi. avvero dar

tamente tendole luogo.

ed affissi, per diritti

zioni a tutela

dell'amministrazione,

ipotecari

inconvenienti

potuto

36

Il potere supremo di Governo

219

in Palermo e Messina, o nella Cassa provinciale di Catania: l'intendente provvedeva alla conciliazione delle parti, 'salva la successiva azione innanzi ai tribunali tembre 1851). Si visto che, per communis opinio, l'espropriazione nava il trasferimento per pubblica utilit aveva l'effetto di compravendita, cio determicoattivo della propriet. In nessuno dei provvedimenti normativi ricordati troviamo per direttamente ed espressamente individuato un atto amministrativo che fissi il momento traslativo del diritto, cos come nell'art. 50 l. 25 giugno 1865, n. 2359, dove detto che la propriet passa nell'espropriante la propriet dalla data del decreto del prefetto che (277). da ritenere, tuttavia, che trasferita con l'occupazione, pronuncia l'espropriazione ordinari, ed i reclami non avevano effetto sospensivo dei lavori (artt. 3-6 r.d. 2 set-

dovesse intendersi

comprovata dal verbale d'immissione in possesso (vedi, per esempio, art. I r.d. 5 gennaio 1826; art. 2 r.d. 25 maggio ] 826; art. 2 r.d. 2 dicembre 1829; art. 2 r. d. 29 settembre 1832; art. 3, comma 2, istr. 15 novembre 13 e 14 r.d. 15 febbraio 1860) e, se l'indennit ta preventivamente corrisposta, il trasferimento nava con la sua determinazione. reSSI sull'indennit espropriazioni prattutto 1847; artt. non era stasi perfeziogli inte-

Ci non solo perch, come decorrevano come effetto

si detto, dalla data dell'occupazione

(il che potrebbe intendersi

della semplice perdita del possesso, come oggi avviene nelle precedute da occupazione d'urgenza), ma soperch l'art. 3, comma 2, istr, cit., esonerava il pro-

(277) Dagli artt. 2075 S8. Il.cc. la trascrizione era prevista solo per i contratti traslativi della propriet d'immobili, o di diritti reali considerati come immobili, cbe il terzo possessore volesse liberare da privilegi ed ipoteche. Pi tardi (l. 31 gennaio 1843) fu stabilito che tra pi compratori l'anteriorit dell'acquisto si desumesse dall'ordine delle trascrizioni.

220

Istituzioni del Regno delle Due

Sicilie

36

prietario dall'obbligo della contribuzion ~fondiaria dallo stesso giorno della presa di possesso,facendogli obbligo di presentare all'autorit competente la domanda di mutazione di quota, o voltura, a' termini dell'art. 124 r.d. lO giugno 1817, entro un mese, e precisando che il titolo legale della mutazione era costituito dal proce sso verbale di possesso e dal processo verbale d'apprezzo. Ricordiamo poi che anticipando il dettato dell'art. 23 L 25 giugno 1865, n. 2359, il r.d. 15 febbraio 1860 faceva obbligo alla Citt di Napoli d'occupare anche le parti di case ed edifici non pi utilizzabili (art. 3), e dava facolt al proprietario di chiedere l'espropriazione dell'intera propriet, quando la met ne fosse stata occupata (art. 6) (278). Nel difetto d'una legge generale, i principi relativi alla tutela delle ragioni degli espropriati nei confronti della pubblica amministrazione venivano di solito dedotti dal r. 30 luglio 1823 (279), le cui massime furono confermate anche pei reali domini di l del Faro col successivo r. 21 luglio 1834 (280). Tale sovrana risoluzione era intervenuta in sede di conflitto d'attribuzioni tra il tribunale civile ed il Consiglio d'intendenza di Napoli, nella causa tra D. Nicola Scarpa e la Direzione generale di ponti e strade: lo Scarpa aveva convenuto in giudizio, davanti al tribunale di Napoli, la detta Direzione, chiedendo la demolizione d'un muro di sostegno della strada del Campo di Marte, costruito lungo un fondo di sua propriet, nonch il risarcimento dei danni. L'autorit
(278) Gli acquisti d'immobili fatti dai Comuni per espropriazione s causa di pubblica utilit dovevano, secondo il Rocco, I, pp. 309 S8., essere autorizzati con decreto reale, ai sensi dell'art. 826 Il.cc., in quanto mancava una norma (vedi oggi art. lO comma 2 l. 25 giugno 1865, n. 2359) che facesse eco cezione alla regola generale. (279) Dus, a), I, p. 67; II, p. 262; PETITTI, I, p. 525. (280) PETITTI, I, p. 553.

36

Il potere supremo di Governo

221

sovrana escluse che vi fosse conflitto, negando, contemporaneamente, tanto la giurisdizione del giudice ordinario, quanto quella del giudice amministrativo: non possono i giudici del contenzioso giudiziario, e quelli del contenzioso ammini-

tiva autorizzazione

strativo, conoscere ad istanza dei privati e senza una prevensuperiore, della regolarit delle operazioni

disposte dalle pubbliche amministrazioni, o dei danni per esse ai medesimi cagionati . Dovevano invece gli interessati per la via del ricorso avanzare i loro richiami al real trono, ed ai ministri segretari di Stato, e.v. dietro questi richiami, presa cognizione dell'affare,

(poteva) disporsi superiormente,


dell'abuso, del danno

qua-

lora vi (fosse) luogo, la repressione

la rettifica-

zione dell'eccesso, e in fine la liquidazione e contestualmente

. E

perci, si convertiva in ricorso al re la domanda giudiziale, si disponeva che il tribunale giudicasse della verit ed entit del danno. In questo rescritto, in qualche modo adombrata la distinzione tra l'interesse, concernente la regolarit delle operazioni , a cui tutela potr invocarsi dall'autorit regia o ministeri aIe la repressione dell'abuso o la rettifcaeione dell'eccesso , ed il diritto, concernente la liquidazione no, tutelabile dall'autorit giudiziaria. del danMa bisogna guardar-

si dal credere che si fosse con ci stabilito un sistema analogo a quello poi vigente nel regno d'Italia tra l'entrata in vigore della 1 . 20 marzo 1865, n. 2248, alI. E, abolitiva del contenzioso amministrativo, e l'entrata in vigore della l.

31

marzo 1889, n. 5982, istitutiva della IV sezione del Consiglio di Stato per la giustizia amministrativa; cio, nel quale l'interesse un sistema, col ricorfosse sempre tutelabile

so al re od al ministro, ed il diritto sempre del pari tutelabile con istanza al giudice civile. Vero per contro che, dove non esisteva una norma che consentisse l'azione civile,

222-

Istituzioni

d el Regno delle Due Sicilie,

36

la parte doveva sempre portare le proprie doglianze al ministro competente od al real trono, e l'autorit adita disponeva discrezionalmente se dovevasi autorizzare il giudizio, o se dovevasi altrimenti provvedere (281). E perci, l'azione fu accordata, per esempio, nel ricordato caso Scarpa, noncol redel ch, su conforme avviso della Gran Corte de' conti, dere dinanzi al tribunale demolite per l'ampliamento autorizzazione l'istruttiva di Catanzaro e nei confronti

scritto 31 maggio 1826, che autorizzava certe persone a chieComune stesso l'indennit per l'espropriazione fosse discrezionale, risulta di tre botteghe, dal-

d'una piazza (282). Ma che tale chiaramente

vicenda del giudizio promosso dal principe di Ca-

ramanico nei ~onfronti della Direzione generale de' ponti e strade, a proposito della canalizzazione delle sorgenti del Mofito in Terra di Lavoro. Sollevato anche qui, come nel caso Scarpa, il conflitto d'attribuzioni Consiglio d'intendenza, fra il tribunale civile ed il il sovrano, con r. Il giugno 1834, su

conforme parere della Consulta, aveva convertito l'istanza del principe in ricorso al real trono, ed autorizzata l'azione civile (283). Intervenne per il Ministro delle finanze, gnalare l'opportunit che si procedesse alla stima col dei tre periti, secondo l'art. 2 istr. 22 ottobre 181I, per sesistema ed il re

(281)
dell'ordine l'art. zioni nelle

secondo giudiziario che

DIAs,

a), I, p. 388, applicazione di non qua del Faro Faro potranno di l del n citare alle

pe' domini i giudici

230 di quella pe' domini


stabiliscono funzioni amministrative, e le

dell'art. 199 L organica (29 maggio 1817), e del. (7 giugno 1819). Tali disposi. in alcun n caso immischiarsi gli amo tra i conflitti una ed avanti a loro conoscere perci pp.

direttamente

ministratori le autorit delegazione i giudici (282)

per oggetti relativi giudiziarie sovrana di potere

loro funzioni, (cfr.

amministrative giudiziario

. Occorreva

speciale

MANNA,

potessero Supra,
PETIITI,

conoscere

di tali azioni. Sul r.

30 luglio

343 ss.) perch 1823, vedi anche

GHISALBERTI, c), p.

123.
nota

(283)

(249). I, p. 551.

36

Il potere supremo

di Governo

223

dispose (r. 20 agosto 1834) che per ora non si faccia novit alla regola fissata fin dall'anno 1811 (284). In conclusione, all'apprezzo parrebbe che, quando si fosse proceduto le quali, come secondo le ricordate istruzioni,

si visto, consentivano l'intervento del perito designato dal proprietario, gli interessi di costui si considerassero sufficientemente garantiti, cessivo dell'autorit tanto da evitare, di regola, l'intervento giudiziaria. Ed infatti, suci reali decreti che

consentono l'impugnativa giudiziaria della stima talora stabiliscono direttamente l'ammontare dell'indennit (r.d. 14 febbraio 1839, 6 maggio 1839, 6 novembre l'affidano ad un sol perito nominato 1840); altre volte dall'Amministrazione non consen(r.d. 2 Nelle

(r.d. 7 marzo 1825, 5 gennaio 1826, 25 maggio 1826, 2 dicembre 1829, 29 settembre tono la partecipazione settembre 1851). Qualche volta sono previsti rimedi amministrativi. occupazioni per la costruzione era definitivamente tendenza priazioni ferroviarie, dente la revisione quest'ultimo risolta dall'intendente il proprietario di campo santi, ogni questione in Consiglio d'in1832); e comunque d'un perito dell'espropriato

(art. 4, comma 2, r.d. 11 marzo 1817). Nelle espropoteva chiedere all'intennominato da deldella stima fatta dal perito,

perch v'era disaccordo tra i due periti di parte della guerra e marina (art. 4 istr. 15 noquanto il propriede' presierano

(artt. 6 e 7 r.d. 28 febbraio 1856). Nelle espropriazioni l'Amministrazione vembre 1847), tanto l'Amministrazione,

tario, potevano, entro due mesi dalla consegna della perizia alle parti, chiederne la revisione alla Commissione e la revisione avea luogo di diritto denti della Gran Corte de' conti (art. 50 1. 29 maggio 1817), se i periti non

(284)

PETITTI,

111, p. 551.

224

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

36

stati unanimi:

la deliberazione

definitiva della Commissione (285).

aveva forza di cosa giudicata

Sembra invece pacifico (vedi, soprattutto, art. 3 r. 2 settembre 1826) che non incontrasse limiti la competenza dell'autorit giudiziaria nelle vertenze altri titolari di diritti sull'indennit. pubblica amministrazione zioni di conciliatore tra il proprietario e gli In questi casi infatti la e le funo altre dispo-

era estranea alla vertenza, che il citato rescritto,

sizioni (art. 4 r.d. 2 settembre

1851), affidano all'intendencol pagamento im-

te non pare abbiano scopo diverso da quello d'una sollecita definizione della procedura amministrativa mediato e diretto delle somme su cui si raggiungeva raccordo, salvo le definitive pronuncie dei giudici competenti. infine da ricordare dicavano di tutti i danni loro intraprese che per l'art. lO l. 21 marzo 1817

(inlra, 170) le autorit del contenzioso amministrativo giucommessi verso i privati dagli appalpubblici nell'eseguimento delle tatori di opere e di lavori

(286). Le relative azioni potevano perci essere

esperite senza necessit di sovrana autorizzazione. Ed anzi, quando il ministro delle finanze, evidentemente subornato da appaltatori che si dolevano di pretesi ostacoli loro frapchiese il parere dell'agente del contenposti dai proprietari,

(285) la natura (peraltro,

Ci sembra di atti investita di

ozioso discutere giurisdizione fossero

se forza speciale per pareri, dei

di cosa giudicata deliberati della ministro della

implicasse guerra e

Commissione 16. Certo

di tale attribuzione semplici

atto del

marina l), o se questi

come ritiene

SEPE, p.

per che si volesse dichiararne l'inoppugnabilit. (286) Dus, a), I, p. 66 e 387, precisa che spettano all'autorit giudiziaria ordinaria, dato il carattere eccezionale della legge sul contenzioso, e la conseguente necessit di seguire interpretazioni alla pubblica c. de Majo). restrittive, le e controversie cita in per 1824 danni recati (comune di dagli appaltatori Massalubrense amministrazione, la decisione confor-

mit il r. 28 febbraio

1824, che conferma

GCCN, 9 gennaio

36

Il potere supremo di Governo

225

zioso di Napoli circa provvedimenti

da invocarsi dal digl'incon-

rettor generale (dei ponti e strade) per allontanare

venienti, qualora le leggi in vigore non siano a ci sufficienti , l'agente del contenzioso rispose (14 ottobre 1837), senza accogliere la suggestione:
Senza dubbio, qualora trattasi di disposizione amministrativa in linea di governo, non lecito ai privati di dolersene innanzi alle autorit giudizi arie, se non dopo il sovrano permesso, giusta il sovrano rescritto dei 30 luglio 1823. Ma gli arbitri, gli abusi e i danni che a capriccio si rendono alla propriet particolare da un appaltatore o da un ingegnere ripartimentale, non possono allogarsi nella classe delle opere, che l'amministrazione pubblica ha giudicato indispensabili nell'interesse generale dello Stato, e per sarebbe cosa impropria trattare il caso proposto in tesi generale, e sarebbe penicoloso, e sovversivo dei principii di alta amministrazione adottare una nuova disposizione governativa, sembrandomi bastevoli le, leggi, e le altre disposizioni esistenti (287).

Quando poi non fosse questione d'indennit, privata si dolesse delle operazioni amministrative,

e la parte cio, secon-

do le espressioni del r. 30 luglio 1823, di abusi o di eccessi , non dubbio che il ricorso al re o al ministro competente fosse consentito in ogni caso. Il r.d. 2 settembre 1851 (artt. 4 e 5) attribuiva espressamente alle parti interessate intorno ai poderi per la facolt di reclamare all'intendente

cui l'acqua dovr passare a giudizio degli architetti

, cio a

proposito del tracciato dell'opera (288), e, qualora non accettassero la conciliazione da lui proposta, di reclamare quanto alla designazione de' luoghi innanzi alle autorit amministra-

(287) PETITTI, 111, p. 561. (288) L'art. 6 r.d. cito dichiara che < i reclami avverso la designazione e valutazione... non sospenderanno l'attuazione dei lavori necessari alla costruaione dei condotti sotterranei, ed al passaggio dell'acqua >.
15. UNDI 1.

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie 226 37 --~------------------~----------------------~----

tive (in/ra, 161), cio in via gerarchica al minstro presso il luogotenente generale ne' reali domini oltre il Faro.

37.

Le contribuzioni generali di beni e di servizi. -

Un cenno finalmente dovuto al regime delle contribuzioni generali di beni e di servizi. L'art. 3 dell'atto sovrano

20 maggio

1815

stabiliva:

Le imposizioni saranno decretate secondo le forme che saranno prescritte dalle leggi . In sostanza, si dava ai contribuenti la garanzia, che non vi sarebbero state contribuzioni imposte in forma diversa, da quella prevista per legge; per il resto, la discrezionalit zioni del Settembrini sovrana non incontrava, teoricadel regno, mente, alcun limite. Tuttavia, malgrado le tragiche declama-

(289), il sistema tributario

pur non essendo quel modello di saggezza che qualche scrittore di ferma fede borbonica volle dimostrare la preoccupazione

(290), pecca-

va, come gi si disse, piuttosto per difetto che per eccesso, e di aggravare la pressione fiscale distolse fondiaria, preesistenti che per spesso il Governo da interventi di sicura utilit. Imposta diretta era la contribuzione 1. 8 agosto 1806 in continente, e 1. in Sicilia, avea sostituito tutti i tributi

28 settembre

1810 (in/ra,

50), talch gli unici ad essere gravati erano i proprietari.


Imposte indirette erano le tasse di registro, di hollo, ed ipoteca(289) (290) in raffrnto Si potrebbe tasse: retta era
SETTEMBRINI,

b), p. 60.
l'elogio del sistema della meridionali tributario del regno sulla tenuit le province semplicit di registro perch mentre che non i redditi contribuzione, indiscutibile di certe di.

INSOGNA,p. 271. In verit, accentrato I'estrema di quella ai pesi che gravarono aggiungere

quasi interamente

dopo l'annessione. giuridica

della disciplina (in/ra, la rontribuzione di ricchezza degli

principalmente sperequata immuni,

51). Ma l'imposizione mobile

e manchevole, a meno

fondi aria colpiva erano pradegli (in/m, mpie 41).

solo la ricchezza ticamente gati, sottoposti

immobiliare,

si trattasse

stipendi

in certe occasioni ad un sistema spietato

di ritenute

37 ne:

Il potere supremo di Governo

227

la Sicilia non era stata assoggettata alla tassa di bollo

dal 1821 al 1849 (in/ra, 51). Il regime doganale era comune alle due parti del regno, ed ispirato ad un criterio protezionistico, che, se riduceva il tenore di vita medio, permetteva tuttavia la conservazione di certe forme di produzione agricola ed industriale

(in/ra,

52). Solo ne' domini di l


il dazio fiscale sul mcino, e straordinario

del Faro era imposta ordinaria

che di qua del Faro fu temporaneo

(in/ra,

52 e 120). Le privative concernevano il sale ed il tabacco


(solo di qua del Faro), le carte da gioco, la neve (solo in Napoli e casali), la polvere da sparo, il gioco del lotto

(in-

[ra, 52).
Le controversie in tema d'imposte dirette erano di competenza dei giudici del contenzioso amministrativo quelle in tema d'imposte indirette dell'autorit

(in/ra, 182),
giudiziaria,

oppure dei giudici speciali, costituiti nella medesima, per le cause di contrabbando e contravvenzioni ai dazi indiretti

(in/ra, 142).
Il servizio militare principio dai cittadini qualche tentativo obbligatorio era dovuto, in linea di ne' reali domini d'ambo le parti del regno; ma dopo

poco felice d'introdurlo

di l del Faro, i siciliani ne rimasero esenti. Era organizzato con criteri contributivi, e perci consentiva la surroga a pagamento, che, insieme alle moltissime eccezioni, finiva per fari o gravare soltanto sui meno abbienti

(in/ra,

88-95).

I reclami contro le operazioni dei Consigli di leva erano decisi dal re su proposta del ministro degli affari interni o del ministro per gli affari di Sicilia arbitrale

(in/ra,

91 e 95); e
in via

le liti tra reclute e cambi dai Consigli d'intendenza

(in/ra, 93, 95, 170).

CAPITOLO

II

L'AMMINISTRAZIONE CENTRALE E GLI UFFICI DIPENDENTI

I.

PRINCIPI

E NQRME GENERALI AMMINISTRATIVA

DELL'ORGANIZZAZIONE

38. L'organizzazione amministrativa. - Abbiamo detto (supra, 15) che tutti i poteri dello Stato si concentravano, al vertice dell'ordinamento del regno, nel re, assistito dal suo Consiglio di Stato, rispetto al quale un consesso con funzioni meramente preparatorie era il Consiglio de' ministri, composto dai ministri segretari di Stato, e dai direttori che interinalmente ne facean le veci. Tali ministri erano, ne' rapporti col re, semplici consiglieri, senza facolt d'esprimere pareri vincolanti per la real maest, cui rimaneva il potere di decisione, e la responsabilit correlativa. Ma il loro voto politico poteva essere assistito, negli oggetti importanti di pubblica amministrazione , da un parere giuridico-amministrativo, espresso da organi ad Me, quali il Supremo Consiglio di cancelleria (1. 22 dicembre 1816), e poi le Consulte (L 14 giugno 1824). Tali ministri, o i loro supplenti, erano, poi, capi gerarchici d'amministrazioni costituite d'uffici centrali, e dipendenti uffici periferici, ripartite, di regola, secondo un criterio di competenza per materia , e solo eccezionalmente (Ministero per gli affari di Sicilia, nei tempi in cui esistette) secondo la competenza territoriale.

230

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

38 del con-

Sono quindi perfettamente

applicabili all'ordinamento attivi ed organi

regno le nostre categorie, di organi

sultivi (l), salvo gli spostamenti che ora rileveremo. Il Consiglio di Stato ordinario, ed il Con siglio de' ministri, vanno infatti formalmente direttori, strazioni collocati tra gli organi consultivi, in quanto assistevano il re col loro parere, mai vincolante. I ministri e quando agivano come capi delle rispettive ammini(e parimenti i capi degli uffici centrali e periferici

da loro dipendenti), erano, per, organi attivi, in quanto formavano e manifestavano la volont dello Stato per competenza propria, oppure, come sovente accadeva per i ministri, nel real nome . Organi consultivi erano, inoltre, il Supremo Consiglio di cancelleria e le Consulte, che davano il loro parere (a richiesta del re, o dei ministri nel real nome) su affari d'amministrazione attiva, o di contenzioso amministrativo. nell'ordinamento del Non ha invece specifica rispondenza

regno la .nostra categoria degli organi di controllo , di quelli, cio, che, assistiti da speciali garanzie d'indipendenza dal potere politico, intervengono quando un atto amministrativo gi formato, allo scopo d'accertarne la regolarit, sia dal punto di vista meramente giuridico (controllo di legittimit) sia dal punto di vista dell'opportunit funzione di controllo interorganico e della tecnica (controllo od intersubiettivo (3). Le di merito)(2). Non esistevano organi con esclusiva o prevalente

(1) Sono organi attivi quelli che formano e manifestano la volont dell'ente, o la portano ad esecuzione; organi consultivi quelli che prestano ai primi un'assistenza tecnica coi loro pareri (LANDI e POTENZA, p. 76).
(2)
LANDI

e POTENZA,

p. 77.

(3) Il coiItrollo interorganico esercitato da un organo su un altro organo della stessa persona giuridica: per esempio, nel nostro ordinamento, dalla Corte dei conti sugli atti del Governo; il controllo intersubiettivoda un organo d'una persona giuridica su un'altra persona giuridica: per esem-

38

L'Amministrazione

centrale

231 erano auto-

Gran Corti de' conti di Napoli e di Palermo rit del contenzioso amministrativo, consultive intendenza, ed esercitavano sussidiariamente

al pari dei Consigli di alcune funzioni

(in/ra,

99 e 163 ss.). Funzioni di controllo


dal Ministero delle

erano bens esercitate da uffici dipendenti

finanze (in/ra, 53), ma senza godere di indipendenza rispetto all'autorit amministrativa. E questa era, in sostanza, un'eredit del sistema franco-napoleonico, ed una conseguenza del regime di monarchia assoluta, in cui non poteva aver posto un consesso, come la nostra .Corte dei conti (1. 14 agosto 1862, n. 800), che fosse Longa manus del Parlamento nel controllare la gestione della spesa pubblica da parte del Governo (4). Di conseguenza, il quadro che nel presente capitolo viene e gli ortracciato concerne i ministeri e gli uffici dipendenti,

gani supremi di consulenza giuridico-amministrativa. Delle intendenze, per, che erano il principale ufficio dell'amministrazione governativa periferica, dipendente dal ministro dell'interno, ma corrispondente con tutti i ministri, e delle sottintendenze nei che ne dipendevano gerarchicamente, tratteremo

98 e 108; e nei 101-105, 109, 110 ss., anche di

quelle amministrazioni in cui si attuavano certe forme d'autonomia locale, cio delle amministrazioni provinciali, distrettuali e comunali, che una tradizione nonch degli stabilimenti non interrotta di beneficenza, fino ai d nostri associa

alle prime. La materia del contenzioso amministrativo invece contenuta nei 159-186. Pertanto, del Consiglio di intendenza, che riuniva funzioni consultive e contenziose, le

pio, dai Comitati regionali di controllo sugli atti dei comuni e delle provincie (LANDIe POTENZA, 250). p. (4) Nel sistema napoleonico, la Corte dei conti verificava i conti, ma non anche la legalit delle spese, perch si riteneva che, nell'affermativa, si sarebbe resa giudice del Governo (GODECHOT, pp. 642643).

232

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

39

prime saranno esposte nei

99 ss., e le altre nei 163

ss.. Delle Gran Corti de' conti, consessi esclusivamente contenziosi, verr detto nei 164-166. Il Supremo Consiglio di cancelleria e le Consulte univano alla funzione consultiva talune attribuzioni sede (infra, 175-176. 39. del contenzioso ammini strativo: perci del loro ordinamento e della funzione consultiva si dir in questa

66-72); delle attribuzioni contenziose

infra,

I ministeri e la consulenza giuridico-amministrativa L'organizzazione centrale dei ministeri, o

del Governo. -

reali segreterie di Stato , risaliva al regno di Carlo di Borbone. Dopo vari esperimenti, esse furono stabilite, con dispaccio 30 luglio 1737, in numero di quattro: a) segreteria di Stato, guerra, marina, casa reale ed affari esteri ; b) giustizia ; c) azienda e commercio; d) affari ecclesiastici (5). Questo sistema basato pi sul grado di fiducia ispirato dalle persone preposte alle singole segreterie, che su una razionale ripartizione di competenze, generava la preminenza del primo segretario di Stato sui colleghi, e termin quando con dispaccio lO giugno 1755 la segreteria di Stato fu soppressa, e ne furono ripartite le competenze tra le altre tre, che furono:

a) giustizia, affari esteri e casa reale;

b) guerra, marina,

commercio e finanze ; c) affari ecclesiastici e teatri (6). Con l'avvento al trono del re Ferdinando IV, le segreterie tornarono ad essere quattro (dispaccio 6 ottobre 1759):
a)

casa reale, affari esteri, siti reali e regie poste ;

b) azienda e

commercio; c) guerra e marina; d) grazia, giustizia ed affari ecclesiastici (7). Il titolare della segreteria di casa reale, affari

(5) (6) (7)

I, pp. 314 880; CORTESE No, in COLLETTA, a), I, p. 121. II, p. 58 880; CORTESE No, in COLLETTA, a), I, p. 134. :CoRTESE N., in COLLETTA, a), I, p. 176.
SCHIPA, ScHIPA,

39

L'Amministrazione centrale

233

esteri, etc., ebbe, per real dispaccio 20 novemhre 1767, il titolo di primo segretario di Stato (8). Nei tempi dell'occupazione militare, le segreteriedi Stato, istituite da Giuseppe Bonaparte con r.d . 22 fehhraio 1806, salirono a sette: Grazia e giustizia, Finanze, Guerra, Marina, Affari ecclesiastici, Casa e siti reali, Polizia, e con r.d. 31 marzo 1806 vi si aggiunse quella dell'interno (9). Il Ministero della Casa reale fu poi soppresso, con r.d. 19 aprile 1807, ed in certi periodi furono riuniti i ministeri di guerra e marina. Il Ministero degli affari esteri, inutile finch durano i moti della conquista (10), fu istituito con r.d. 3, giugno 1806. Questa organizzazione, la cui modernit evidente (deriva, infatti, dal coevo ordinamento napoleonico) rimase in vita, nei domini di qua del Faro, fino alla restaurazione. Nella Sicilia, dove regnava il re Ferdinando, si perpetuavano invece 'le segreterie di Stato esistenti nel 1806, anche quando ehhe vigore la Costituzione del 1812 (11). Ritornato il re in Napoli, dopo un hreve periodo transitorio in cui tre ministri soli furono preposti, come titolari o interini, a tutti i dipartimenti (12), e la guerra e marina fu affidata ad un Consiglio supremo di guerra (in/ra, 62), la legge lO gennaio 1817 stahiliva in otto le segreterie e misteri di Stato del regno delle due Sicilie, e cio: a) affari esteri ; b) grazia e giustizia; c) affari ecclesiastici; cI) fnanze.; e) affari interni; f) guerra e marina; .g) ministero presso il luogotenente de' reali domini di qua o di l del Faro dove il re non risiedesse (artt. 5 e 6 1. 11 dicemhre .l81~); h) can-

(8) (9) (lO) (11)


(2)

CORTESE N., in CORTESE N., in COLLETTA, a), Cost., tit.

COLLETH,

a),

COLLETTA, a),

I, p. 191. II, pp. 220

230. 435.

COLLETIA,

II, p. 230. II, cap. I, 6, a), III, p. lO,

in AQUARONE, D'ADDIO, NEGRI, p.

234

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

39

celleria generale del regno. Era abolito stero della polizia generale: meglio si vedranno altrove uno dei testi fondamentali introdussero. In particolare,

(art. 11) il Mini-

ma le vicende di tal dicastero

(in/ra, 61). Questa legge rimase


del diritto pubblico del regno

(supra, 17), malgrado le modificazioni che col tempo vi si


la Cancelleria generale del regno divenne Ministero della Presidenza del Consiglio de' ministri (r.d. 15 ottobre 1822:

injra, 43); il Ministero del-

la real casa, gi escluso dal novero dei ministeri di Stato dall'art. 3 l . lO gennaio 1817, fu abolito con r.d. 9 settembre 1832

(in/ra,

63); alcuni ministeri furono scissi per

istituirne altri, ed alcuni furono riuniti, come si vedr in seguito; infine le disposizioni dell'art. 2 l. 11 dicembre 1816, e dell'art. 2 l. lO gennaio 1817, secondo cui i ministri segretari di Stato dovevano essere scelti per tre quarti tra i sudditi continentali, e per un quarto tra quelli della Sicilia oltre il Faro, furono abolite con l'art. l r.d. 19 gennaio 1833, confermato dall'art. 2 l. 31 ottobre 1837, ma furono ristabilite con l'atto sovrano 18 gennaio 1848, che richiama in vigore le leggi degli 8 ed 11 dicembre 1816, ed abroga quella del 31 ottobre 1837 I ministeri

(supra, 28).
organi com-

erano, come oggi si direbbe,

plessi , costituiti, cio, da una pluralit di organi:, di solito meramente interni, con proprie attribuzioni, ordinati gerarchicamente fino al vertice rappresentato dal ministro (13). Si trattava, per, di organismi abbastanza snelli, sia nelle strutture, sia nel numero del personale addettovi. Non v'era nulla di simile al nostro gabinetto essere istituiti del ministro

. Dove, per il
di segreteria

numero e la qualit degli affari, fosse necessario, potevano dal re uno o pi direttori

(3)

LANDI

POTENZA,

p. 75.

39
dipendenti

L'Amministrazione

centrale

235
agli

direttamente

dal ministro,

che attendevano

affari da costui affidatigli, e che potevano firmare, nel caso d'impedimento del ministro, gli atti per i quali avessero avuto speciale autorizzazione (artt. 5 e 6 1 . lO gennaio 1817). Nella prassi, tali direttori venivano talvolta investiti con decreto reale, per tempi pi o meno lunghi, delle funzioni di ministro ( direttori con referenda e firma ) se non volevasi nominare pi ripartimenti il titolare. Ogni ministero era articolato in tali articostabilita nor-

, e questi in pi carichi:

lazioni avevano una competenza per materia,

malmente per decreto reale, ma non avevano niuna rilevanza esterna. V'erano preposti funzionari che noi diremmo tivi , ordinati gerarchicamente ripartimento, e soprannumerari uffiziali di carico, uffiziali di I", 2a

diret-

nelle qualifiche di uffiziali di e 3' classe,

(artt. 7 e lO 1. cit.). Qualche volta, i r ipar-

timenti erano raggruppati in rami: cos, in certi periodi vi furono nel ministero della guerra e . marina il ramo guerra ed il ramo. marina ; in quello degli interni il ramo interni ed il ramo polizia , etc. costituiti secondo le materie. A ciascun ramo era di solito preposto un direttore. Presso alcuni ministeri v'erano organi collegiali, con funzioni consultive, e qualche volta deliberative, denominati Consigli (esempio: Consiglio generale di pubblica istruzione, presso il Ministero della pubblica istruzione), Giunta per i contratti generali, Giunte (esempio: della presso il Ministero

guerra) o Commessioni (esempio: real Commessione de' titoli di nobilt, presso il Ministero di grazia e giustizia, poi presso l-;-Presidenza del Consiglio de' ministri). Non tutti i minsteri disponevano di propri uffici periferici. Quelli che non ne avevano, si avvalevano di regola delle intendenze.

236

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

39

Presso alcuni ministeri erano costituiti organismi complessi, spesso con rilevanza esterna nelle attribuzioni tecnico-amministrative loro confidate, detti amministrazioni generali o direzioni generali (per esempio, presso il Ministero delle finanze, l'Amministrazione generale dei dazi indiretti, la Direzione generale del Gran libro del debito pubblico, etc.; presso lo stesso Ministero la Direzione generale di ponti, strade, acque, foreste e caccia, che poi fu trasferita al Ministero dei lavori pubblici). A questi organismi era di solito preposto un direttore generale, alla diretta dipendenza ( immediazione ) del ministro. Dal direttore generale dipendevano uffici, centrali e periferici, variamente denominati, e presso la direzione erano talvolta costituiti appositi organi collegiali. In pi casi, la competenza dei ministeri sedenti in Napoli trovava limite nel decentramento territoriale attuato ne' reali domini di l del Faro, e cio alla loro azione si sostituivano il luogotenente generale, ed il Ministero presso il medesimo, residenti in Palermo, nonch gli uffici dipendenti dal suddetto Ministero. Vi furono per sempre in Napoli organi di collegamento e coordinamento tra l'amministrazione continentale e quella insulare: in certi periodi, il Ministero per gli affari di Sicilia, ed in altri apposite sezioni presso i diversi ministeri interessati (in/ra, 65). Gli organi di consulenza giuridico-amministrativa, che avevano preso il posto del Consiglio di Stato dell'occupazione militare (Supremo Consiglio di cancelleria, Consulte), ne conservavano la struttura collegiale, in conformit dell'assioma napoleonico che l'amministrare il fatto di un solo, il giudicare il fatto di molti (14), e deliberavano con la presenza di tutti i loro membri, oppure in collegi minori (camere, commessioni). Solo il Supremo ConsigliQ ebb~ ompetenza.
(14)
ROMAGNOSI,

b), p. 16.

39

L'Amministrazione centrale

237

generale per tutto il regno; mentre le Consulte ebbero competenza separata per il continente e per l'isola, e finirono addirittura per essere smembrate, sparendo l'una in Napoli, e l'altra in Palermo, contemporaneamente la loro assemblea

comune, cio la Consulta generale. La collegialit era osservata di solito in tutti gli organi consultivi, ma non mancavano casi di pareri espressi da organi individuali, come i procuratori generali delle Gran Corti de' conti, o gli agenti del contenzioso (in/ra,

164166 e 186). All'apparato ammi-

40.

Il personale amministrativo. ordinato gerarchicamente

nistrativo, sommariamente impiegatizio,

descritto, era addetto un personale in gradi o classi" e esecutive

distinto in varie carriere, per l'esercizio delle diverse funzioni e mansioni, amministrative, tecniche, o meramente ed ausiliarie. Non esisteva, per, una legge generale sul pubblico impiego, e le relative disposizioni vanno ricercate nelle leggi d'ordinamento oppure delle varie amministrazioni quali il trattamento o istituzioni, a economico, i in leggi di carattere generale bens, ma limitate

taluni profili del rapporto ,

congedi, il diritto a pensione, etc. Il che non deve sorprendere, dappoich in Italia la prima legge generale sull'impiego pubblico fu poi quella del 25 giugno 1908, n. 290. La normativa sul pubblico impiego era inoltre abbastanza scheletrica. V'erano disposizioni per l'ammissione a certi impieghi, dalle quali desumevasi il favore verso forme di reclutamento basate su concorsi per esame, dalla qualifica inferiore della carriera; ma esse concernevano di solito le carriere che noi diremmo direttive discrezionalit; competenti

, e non escludevano mai la regia

gli impieghi esecutivi ed ausiliari erano quasi regole disciplinari, si commi-

sempre conferiti secondo le scelte discrezionali delle autorit per la nomina. Non v'erano anche se spesso in atti normativi o amministrativi

238

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

40 o

nano, per infrazioni

pi o meno

gravi, la sospensione

la destituzione, Non v'erano garanzie di stabilit nell'impiego, salvo per i magistrati ordinari godenti dell'inamovibilit contro le azioni penali e civili per fatti commessi dagli impiegati di certe categorie nell'esercizio tanto dell'impiegato, poteri (in/ra, dell'ufficio era disciplinata dal legislatore con una certa larghezza, come istituto posto a tutela non

(in/ra, 146); in compenso, la garenta

quanto dell'efficace esercizio dei pubblici giungendo alla totalit del

190 ss), Il trattamento di quiescenza era pi

favorevole di quello oggi praticato, giorno di servizio

soldo per gli impiegati collocati a riposo con 40 anni e un

(in/ra, 42); ma non v'erano limiti d'et

per l permanenza in servizio, e gli impiegati restavano spesso in carica fino a tardissima et, con diminuito rendimento, e ritardo delle carriere. Queste, a loro volta, regolate, anche che tuttavia quando non v'erano esplicite norme, secondo il turno d'anzianit, temperato da sovrane scelte discrezionali sembrano essere state tutt'altro che frequenti, si svolgevano di solito con eccessiva lentezza, donde le ambizioni deluse, che non giovavano alla fedelt (15).

(15) stesso

DIAS,

b), p. 635. L'autore,


del Ministero delle

che essendo finanze,

a quel abbastanza (da

tempo

(1840) egli un malconl'ava-

uffiziale

esprime

certamente

tento diffuso nella categoria rizia del spesa essersi governo nelle pubblica); appropriato e trascrive d'oltre

impiegati zia, critica (ammontanti lettera la curiosa

vivacemente

retribuzioni

a suo avviso al 3 o 4% della Saint-Cloud, fuggito di senza perch silenzio, nelle 27 dicembre dopo della con La buoni soldo, in Francia

1828) che un ex-dipendente cassa di servizio, indirizz che a tal delitto la prospettiva lettera, creder promesse, c:Laddove formalmente l'E.V. conveniente l'individuo di dovere stimer

della Tesoreria 16.000 d. mediante al ministro servire utile per avere ancora di preferire alla a persone

generale,

la falsificazione de' Medici, anni prima al dieci anni

delle finanze servito quattro la

per informarlo d'ottenerlo.

era si indotto riguardosa, di far si affidano

, nella sostanza, ricattatoria, pubblicit e Francia subito

conelude : laddove che gli pi sacre etc., ed in

conoscere

ed all'Inghilterra tradite in Oriente ...

affari del Tesoro

non pagate,

in discorso

si porter

40

L'Amministrazione

centrale

239

Malgrado una tale normativa, certo incompleta ed imperfetta, almeno secondo l'odierno apprezzamento, la qualit professionale del per sonale addetto a funzioni giuridico amministrative, quale pu desumersi dagli atti (istruzioni, circolari, re scritti, etc.) che vanno riferiti desimi nell'ambiente e paternalistici. cultura giuridica umanistica alla sua opera, appare di il lettore si immepositivo livello, semprecch, naturalmente,

e nella linea politica donde tali atti deridotati d'una buona da studi ad indirizzo

vano, e non sia urtato da certi toni eccessivamente autoritari Trattavasi di funzionari derivante ed economica, con una certa colorazione

ed illuministica,

classico, e da una pratica abbastanza larga di testi provenienti dalla Francia. Appartenevano di solito al ceto medio (famiglie di nobilt minore, oppure civili ), ed avevano quasi sempre propriet nelle province d'origine, il che spiega il loro conservatorismo, anche quando furono o divennero liberali. Che vi siano stati fra loro dei prevaricatori, non pu essere escluso, perch fatti del genere sempre accaddero ed accadranno; ma nelle generiche declamazioni oltraggiose contro la burocrazia del regno non sono numerose le citazioni d'episodi specifici ed attendibili, ed vero, piuttosto, che un'esplosione di profttantismo e di corruzione a tutti i livelli coincise con l'avcirca il personale ammivento della dittatura garibaldina e dei regimi luogotenenziali. Poco o nulla pu documentarsi ceto, la cui opera si svolgeva, senza lasciare tracce durature. nistrativo inferiore, tratto dalla piccola borghesia o dal basso come oggi, au jour le jour, La modestia dei trattamenti,

altri termini, il ministro diffidato a non chiedere l'estradizione del reo, per il discredito che questi avrebbe fatto cadere sull'amministrazione del regno. Ricordiamo pure che il r.d. 13 settembre 1815 (COMERCI, p. 516) raccomandava di preferire negli impieghi gli emigrati del tempo dell'occupazione militare, quelli che ne erano rimasti esclusi durante la medsima, o che avessero sofferto persecuzioni per la causa del re, o fossero di merito straordinario.

240

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

40

ed i gravi carichi di famiglia , potrebbero per spiegare certi comportamenti, di cui talora si parla, meno dignitosi o meno delicati. Nel successivo paragrafo tratteremo di quella parte della legislazione, in tema di pubblico impiego, che si pu considerare di pi larga applicazione, cio delle norme comuni riguardanti il personale direttivo (uffiziali) dei ministeri, e delle disposizioni di carattere generale applicabili a tutte le categorie d'impiegati. Per alcune categorie, cenni pi o meno ampi si troveranno in altre sedi: cos, per esempio, per il personale diplomatico e consolare (in/ra, 44), per il personale del Supremo Consiglio di cancelleria e delle Consulte (in/ra, 67 e 70); per quello militare (in/ra, 83 ss.); per gli impiegati delle intendenze e sottointendenze (in/ra, 100); per i magistrati ordinari, cancellieri ed uscieri (infra, 145, 146, 148, 149); per il personale delle Gran Corti de' conti di Napoli e di Palermo (in/ra, 165 e 166). Dobbiamo infine ricordare ancora una volta (supra, 15, 28, ~9), che la l. Il dicembre 1816 (art. l) aveva stabilito la regola della separazione degli impieghi , nel senso che tutte le cariche ed uffici della Sicilia al di l del Faro saranno conferiti privativamente a' siciliani a tenore de' capitoli de' sovrani nostri predecessori, senza che potranno aspirarvi mai gli altri nostri sudditi de' nostri reali domini al di qua del Faro, nello stesso modo che i siciliani non potranno aspirare alle cariche ed agli uffici civili ed ecclesiastici de' suddetti altri nostri reali domini. Erano eccettuati soltanto gli impieghi dell'armata di terra e di mare, quelli di casa reale, quelli dei direttori del Ministero presso il Luogotenente (artt. 4 e 7), e, sebbene la legge espressamente non li menzioni, gli impieghi diplomatici e consolari, che la legislazione dell'epoca (vedi l'art. l n. 4, r.d. 2 maggio 1817) conside-

40

L'Amministrazione

centrale

241

rava della real Corte . La successiva l. 31 ottobre 1837 relativa alla promuiscuit degli impieghi nelle due parti del regno fu concepita dal re Ferdinando II come uno strumento d'unificazione e d'incivilimento (16), ed anche quale espediente per distruggere la soggezione all'aristocrazia (17) ed abbassare le prepotenze mafiose (18). Essa stabiliva (art. 1) che le cariche ed impieghi civili parti del regno, potessero essere miscuamente ed ecclesiastici, nelle due indistintamente e pro(salvo gli

conferiti ai sudditi di ambo le parti

impieghi della Consulta, per cui restavano in vigore le norme anteriori: art. 5), e che i siciliani avrebbero occupato in continente lo stesso numero d'impieghi dei napoletani Questa legge spiacque profondamente
(16) Il preambolo possa della L 31 ottobre dannevole riuscire

in Sicilia. che nel doil divieto di

ai siciliani,
che real

1837 considera nostro

siffatta promiscuit per l'opposto stemi zione verno, amministrativi

si renda

al bene del

servizio,

e che de' siintorno goe in

la medesima ed

utile influendo di volere di reciproca vie

alla diffusione pi stringere

e di pubblica dei

economia, dalla II e

non che alla esatta Provvidenza seppellire in Napoli,

amministra-

della giustizia; e ravvivare

il re dichiara popoli sentimenti

al trono

la gran famiglia

affidata al nostro l'ubbie e I'astio

in essi i

amorevolezsa

s , Secondo nazionali, s, Cal Ulloa, Non in molti

DE SIVO, a), I, p. 101, Ferdinando unificare Sicilia, (18) procurator le due genti; con parentele
CAL ULLOA,

sperava

ch la dimora e amicizie

di siciliani negozi d'un

di napolitani

ammorzerebbe rapporto dove

(17)

al, p. 75.
parte Corte di Pietro tra l'altro criminale Parisio, di Trapani, in data 3 agosto detto:

NISCO, p. generale

34, trascrive della Gran

1838, al ministro v' impiegato... paesi delle ora ora

di grazia e giustizia che non sia prostrato specie di un funzionario, imprigionato, dei mediatori Molti come altro

al cenno d'un ora di ora alti

prepotente ... V'ha sovviene ora un

fratellanze, un

sette ... Una cassa comune sostenerlo, di incolpare magistrati giudice Non n

ai bisogni Come

di fare esonerare di proteggere furti, degli oggetti come pieno d'essere I. escono

di conquistarlo, per queste il recuperafratellanze Corte pe' civile le reati non indurre

innocente...

accadono mento di di un'egida

ad offrire

transazioni coprono della

rubati. il Siracusa

impenetrabile,

lo Scarlata le strade;

Gran

Palermo, in

magistrato ... persistente

possibile testimoni

guardie commessi ha
16.

cittadine

a perlustrare sottolineata.

di trovare

giorno s . L'attualit

di queste

notazioni

bisogno
LANDI -

242

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

40

vere obbedire ai funzionari continentali ravvisavano un'umiliazione, ed un attentato alla loro tradizionale autonomia (19). Pertanto, allorch si lev a rivolta la citt di Palermo (12 gennaio 1848), una delle regie concessioni, con cui speravasi di stornare la tempesta, fu l'abolizione, con l'atto sovrano 18 gennaio 1848, della citata legge della promuiscuit

. Tutti gli

impieghi e tutte le cariche in Sicilia sarebbero state da quel momento occupate dai soli siciliani, come nella parte conti. nentale del regno dai soli napoletani; la disposizione doveva trovare attuazione nel termine massimo di quattro mesi 5). Veniva cos formalmente richiamata in vigore (art. (art.

l)

la 1. 11 dicembre 1816. noto che tale concessione fu considerata tardiva dagli estremisti che in quel momento menavano il giuoco in Sicilia (20), dimodocch le manc, come ad altri provvedimenti che il Governo contestualmente adottati, l'effetto distensivo se ne riprometteva. L'atto sovrano citato,

peraltro, rimase in vigore dopo che la Sicilia fu ricondotta sotto la legittima autorit, e fino alla crisi conclusiva. Di conseguenza, nale giudiziario,
(19)

salvo la breve

parentesi

1837-1848, il e, dopo

personale civile dell'isola e del continente (compreso il persoquello delle Gran Corti de' conti,

CAL ULLOA, a), pp. 75-76. RAFFAELE,p. 27, asserisce della Sicilia fu distrutta di mala fede: quarto avendo ingegni col decreto Sicilia n'ebbe

che l'autonodella per re inuomini al pareva erano dei

mia amministrativa
a), I, p.

del 1837, detto ch'avendo meno ma lor facesse l'antipatia

promiscuit, e che fu la vera origine ... della rivoluzione


101, accusa i siciliani a tenere ed un a rabbonirla; (?), riceveva (?) ... Non s-. Queste per ragion di numero d'uffiziali,

del 1848~. Ma DE SIVO, guadagn, pi che del terzo il non

tendendo di scienza continente servit siciliani (20) scontenti

inoltre,

essa in proporzione maggiori in terraferma, Che che si che 112; dimostrano

al governo

ne mandava

si spiacevano parole, scritte era

a comandare nel 1868, ultimi

ubbidire

in Sicilia

a magistrato da questi

napolitano...

i napoletani

contraccambiata. RAFFAELE, p. 70; Settimo, respinse 1812. alla Costo da Ruggero

CAL ULLOA, a), p. 126; generale, perch giungevano

DE SIVO, a), I, p. presieduto troppo

NISCO, p. 101. Il Comitato le concessioni,

tardi s , e si appell

40

L'Amministrazione

centrale

243

l'atto sovrano 27 settembre 1849, quello delle Consulte) fu iscritto in ruoli diversi, percorse carriere diverse, e poteva essere soggetto a trasferimenti del regno cui apparteneva. di sede soltanto in quella parte Peraltro, i principi regolatori dei di quiescenza

rispettivi rapporti d'impiego e dei trattamenti

erano comuni. Il trattamento economico, in certi periodi, fu pi favorevole per i siciliani, pur tendendo ovviamente a livellarsi.

41. Il rapporto d'impiego statale. - Abbiamo detto (supra, 39) che la 1. io gennaio 1817, relativa alla istituzione delle varie segreterie e ministeri di Stato , aveva stabilito le denominazioni e l'ordinamento gerarchico degli uffiziali addetti ai ministeri , Restavano abolite le anteriori denominazioni (art. 7), pur restando salvi i diritti onorifici e patrimoniali di coloro che erano investiti dell'impiego di uffiziali maggiori (art. 8). L'art. 9 L cito stabiliva che tutti gli uffiziali delle reali sieno di carico, o

segreterie di Stato, sieno di ripartimento, proposizione

semplici uffiziali, saranno eletti (nominati) da noi (dal re) sulla de' rispettivi segretari di Stato ministri (art. 5 r.d. 21 marzo 1825);

. Pi

precisamente, gli alunni tera ministeriale

erano ammessi in servizio con letgli uffiziali,

fino al grado d'uffiziale di carico compreso, erano nominati o promossi dal re su proposta del ministro in conferenza (art. 11, to, previo reg. cit.). Le norme per l'ammissione erano e promozione degli uffiziali stabilite dal r.d. 21 marzo 1825 (21). Gli aspiranti
dice: Essendo sovrana vo11.

l, reg. lO maggio 1826), e gli uffiziali di ripar(art. 9, n.

timento dal re, su proposta del ministro, in Consiglio di Staesame in Consiglio de' ministri

Il,

(21) Il preambolo del r.d. 21 marzo 1825

24-4

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

41

all'ammissione come domanda al ministro

alunni
(art.

in un ministero dovevano farne

l), il quale, allorch vi fossero

posti vacanti, prendeva informazioni sulla moralit degli aspiranti, e li sottoponeva ad un esame per riconoscerne l'abilit corrispondente al servizio (art. 2), stabilendo le relative modalit, e commettendo l'incarico a riputate e probe persone di sua scelta (art. 4). Non era d'obbligo alcun titolo di studio, e l'esame era, a quanto parrebbe (art. 3), di ben modesto livello, dovendo provare l'abilit nello scrivere, s per la calligrafia che per l'ortografia , ed un sufficiente grado d'ingegno per intendere il senso di qualche pagina, o di una scrittura o di un libro . Gli aspiranti che superavano l'esame erano destinati a quella specie di lavoro che il ministro avrebbe creduto opportuno (art. 5), ed erano nominati uffiziali soprannumerari, in ordine d'anzianit soprannumerari
lont che' i soggetti

secondo le vacanze formatesi (art. 6). I

erano promossi uffiziali di 3a classe previo esachiamati a comporre le reali requisiti segreterie sieno forniti il decoro servizio alla e ministeri di prodi

Stato, indipendentemente bit e di attaccamento talenti, bene; giusta guente bre rapporti Dtxs, non le gelose funzioni e volendo pruova 'e delle cognizioni

dagli indispensabili alla real persona necessarie

di buona morale

del re,

di convenevoli e del pubblico sistema la carriera varie godeva, quando che lo dice che o etico, e deglimpiefissati, a lui di il sec: omnei nem-

a sostenere

ed a disimpegnarne

per l'esatto di

adempimento coloro che

del real aspirano

la Maest Sua a tal fine assicurare dell'abilit reali . Ma segreterie


DIAS,

con un generaI luminosa in rilievo non

ilffi~iali delle della

dette luminosa

e ministeri

di Stato, ha sanzionato

regolamento

b), pp. 634635, mette d'alcuna dello tutela

carriera.

Si aggiunga

che !'impiegato

con la pubblica ai giudici

amministrazione, del contenzioso di intesa senso in un a obbligazioni civilistico. stabilisce

ginrisdizionale, dimodocch coloro politico quando stipendi lo

meno innanzi servono

amministrativo: senso puramente Allo del stesso

a), I, p. 243, parla

Stato verso modo, gli

l'obbligazione proprio

gi nel

l'amministrazione ghi amministrativi quegli

superiore in ragione

suo talento

della natura sua entrata

servigio, a reclamare

ma una volta stipendio

che ha esercitato

l'impiego diritto

ha diritto non risulta

dovuto a contar dal giorno della di essa , tale asserito clamo , semplicemente,

in funzione, suscettibile

e per tutto il tempo d'azione, ed il e re-

il ricorso

amministrativo

(in/m, 159).

41

L'Amministrazione centrale

245

me che doveva dimostrare l'abilit, degli obblighi inerenti al grado


a

sufficiente al disimpegno

(art. 7). Le promozioni ad

uffiziale di 2 e l a classe erano conferite senza esame colla sola norma dell'antichit e dell'assiduit del servizio (art. 8). erano Infine, le nomine ad uffiziale di carico e di ripartimento

pienamente discrezionali, in quanto i ministri proponenti erano autorizzati a sceglierli da qualunque classe inferiore ed anche fuori delle segreterie l'amministrazione (art. 9), cio tra gli estranei al(22). L'uffiziale destinato alla redazione del lO).

protocollo poteva essere scelto in ogni classe, ed aveva una gratificazione di 30 ducati mensili durante l'incarico (art. praticamente zrone, Il r.d. 22 marzo 1823, esteso alla Sicilia col r.d. 18 settembre 1826, stabiliva che gli impiegati civili, i quali, per imputazione di reati comuni o commessi in ufficio, venissero sottoposti a giudizio penale, rimanevano sospesi di soldo e di funzioni (art. l). Essi ricevevano, a titolo di soccorso, un terzo del soldo se stavano in carcere con mandato d'arresto, e la met negli altri casi; mentre il ministro poteva corrispondere una gratificazione a coloro che li rimpiazzavano, senza per che l'importo del soccorso e della gratificazione eccedesse il soldo (artt. 3 e 4). Queste disposizioni non erano applicabili dal momento in cui l'impiegato sospeso fosse stato ammini(22) Dus, b), p. 377, sostiene peraltro: Sopra tutto per il sistema di promuovere per gradi gli impiegati amministrativi il principio dal quale dipende la sicurezza e la bont dell'amministrazione ... Una semplice funzione dovendo servir di scalino, per pervenire a funzioni superiori e da queste alle primarie cariche, cos le principali autorit sarebbero necessariamente affidate ad uomini adorni, non solo di tutte le conoscenze necessarie per esservi chiamati, ma che godono ancora la stima e la con1denza pubblica ... ~.

Le garanzie disciplinari, come abbiamo accennato, erano nulle. Le misure previste erano la sospensione cautelare, la sospensione disciplinare o punitiva, e la destitu-

246 strativamente

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

41

destituito. L'impiegato prosciolto con la formula

consta che non (formula piena : art. 277 e 278 ll.p.p.) era rimesso nello stato in cui trovava si prima del giudizio, rimanendo per il Governo nel pieno suo diritto d'avvalersi oppur no dei suoi servizi, mentre l'impiegato poteva ottenere, se ne avesse diritto, la pensione secondo legge (23). Altro caso era quello dell'impiegato prosciolto con la formula non consta (formula dubitativa : artt. 277, e 280 ss, ll.p.p.), e collocato in libert provvisoria , situazione che poteva protrarsi per un biennio, durante il quale poteva farsi luogo, previ nuovi accertamenti istruttori, ad un nuovo giudizio. Questi restava sospeso durante il biennio col godimento di met del soldo e quando conseguiva la libert assoluta si considerava nell'identica posizione degli assolti per consta che non (24). Infine, gli impiegati in carcere pi di due detenuti per causa di debiti (r.d. 7 febgodevano, nel primo mese, del soldo intero, ma se rimanevano mesi venivano destituiti braio 1825, esteso alla Sicilia con r.d. 4 agosto 1825). La sospensione disciplinare era espressamente prevista nell'art. 89 1. 12 dicembre 1816 sull'amministrazione civile per gli intendenti, siglieri d'intendenza, sottintendenti, segretari generali e cone dal successivo art. 91 per i capi e

vice capi ufficio delle segreterie delle intendenze, e per i segretari delle sottintendenze: l'art. 89 riservava la competenza al re, e l'art. 91 rispettivamente all'intendente o sottintendente. Nessuna di tali disposizioni stabilisce la durata massi-

27 dicembre 1841, su cfp, CR (PETITTI, IV, p. 438). Min. Finanze, su cfp. CPGCC 3 novembre 1839 (PETITTI, IV, p. 415), e r. 29 ottobre 1842 (ivi, p. 448). Inoltre, il r. 2 marzo 1854, previo cfp, CN (PETITTI, IV, p. 409), stabil che, qualunque fosse l'esito del giudizio penale, non si dessero arretrati del soldo non percepito durante la sospensione, perch il soldo rimerito dell'opera: l'assoluzione cio non dava diritto a restitutio in integrum. (23) (24) R.

41

L'A mministrazione

centrale

247

ma della sospensione. Mancano, parimenti, norme generali su tale sanzione, che sembra tuttavia in uso per punire mancanze disciplinari di una certa gravit: per esempio, una circolare del Ministero delle finanze, 18 settembre 1841 (25), minacciava la sospensione dall'impiego ai controlori delle contribuzioni dirette che asportassero i registri del catasto conservati nelle cancellerie comunali, per farne pi comoda revisione in casa propria. qualche mancanza Gli impiegati sospesi d'impiego de' propri sia per nell'adempimento doveri, sia

per misura disciplinare , non avevano diritto a soldo, n ad alcuna prestazione invece dello stesso, durante il tempo della sospensione, eccetto che in veduta degli addotti discarichi trovi non meritata la sospensione, il sospeso di un qualche risarcial Gover(26). alcun Peconvenienti all'impiegato il capo dell'amministrazione e degno conseguentemente no pe' provvedimenti agevole rilevare sua accertata diritto

mento, nel qual caso si deve proporre l'occorrente che si giudicheranno non attribuisse

come la revoca della sospensione per la patrimoniale, ma poteva

ingiustizia

alla restitutio in integrum

soltanto consentire un atto discrezionale raltro, la sospensione temporanea, tinio (il riferimento

di benevolenza.

sia per ragione di scru-

allo scrutinio epurativo

, stabilito
sia per

dopo gli avvenimenti del 1820-21 con i r.d. 12, 16 e 24 aprile 1821), sia per misura amministrativa qualunque di servizio nella liquidazione disciplinare, altra causa, non era considerata interrompimento della pensione di ritiro (27).

Le norme e gli atti del tempo usano il termine zione , di solito, per indicare un provvedimento

destiturisolutivo

del rapporto d'impiego con finalit punitiva, come per esempio


(25) PETITTI, II, p. 96. (26) Min. Polizia gen., 4 maggio 1829, in PETITTI, IV, p. 212. (27) R. 3 ottobre 1825, in PETITTI, II, p. 604.

248

I stituzioni del Regno delle Due Sicilie

41 penale dai ma in

quello che dipendeva ope

legis dall'interdizione

pubblici uffici, o da gravi addebiti penali o disciplinari;

verit i rapporti d'impiego, salvo quelli dei magistrati inamovibili, sembrano sempre risoluhili ad nutum dell'amministrazione, salvo il diritto a pensione quando fosse stato conseguito a termini di legge (28). Si parla, perci, alquanto promiscuamente, d'amozione, rimozione, revoca, etc.; e pi per ribadire il potere discrezionale della superiore autorit, che per attribuire intendenti, e segretari dell'interno, qualche garanzia al dipendente. Cos, l'art. 89 lega volont del re gli sottintendenti, segretari generali ( consiglieri d'indei capi, vice capi ufficio' al Ministro per gli che essi essere rnne sottintendenze essi possono sempre (ma le ge 12 dicembre 1816 dichiara amovibili tendenza; l'art. 91 riserva I'amozione delle intendenze

previo rapporto motivato dell'intendente; o sottintendente

altri impiegati l'art. 92 dice che piazzati dall'intendente

dieno giusto motivo a questa misura

doglianze degli

interessati non avevano altra tutela che i ricorsi amministrativi: ilnifra, 160 e 161); l'art. 39 r.d. 16 giugno 1824, sulla polizia generale de' reali domini di qua del Faro, stabilisce che gli ispettori soprannumerari, i cancellieri e vice can-

cellieri, nominati dal Ministro della polizia generale, potranno essere rimossi a di lui pia cimento , etc.

(28) Drxs, b), p. 374, d'avviso che appartenendo, e dovendo appartenere al Principe la nomina de' suoi agenti, ne segue che essi sono revocabili a sua volont; dappoich, se il Principe deve scegliere coloro che meritano la sua confidenza questa facolt mena seco quella di ringraziare, o destituire, quello che, o per negligenza, o per la sua condotta, ha perduto la confidenza accordatagli s-, Ma non ha nessuna base nelle leggi del regno quanto lo stesso DIAs, b), pp. 375-376,dice a proposito di commessioni costituite nel Consiglio di Stato per esprimere parere su responsabilit disciplinari dei funzionari: l'autore con tutta probabilit traduce da un testo francese, e non cura di nazionalizzarlo >.

41

L'Amministrazione

centrale

249

Non possibile ravvisare veri e propri diritti soggetnvi non patrimoniali degli impiegati. Non era tale, certamente, il congedo (licenza), disciplinato da un complesso di norme, che difficile non definire alquanto vessatorie. Anche in questo caso, le prime disposizioni si trovano nella 1. 12 dicembre 1816, che all'art. al Ministro 96 riserva al re accordare congedi agli intendenti, dell'interno accordarli ai sottintendenti, segreaced agli intendenti

tari generali e consiglieri d'intendenza; cordarli agli impiegati dipendenti: denti non potevano l'autorizzazione zialmente, concederne con r.d. superiore.

ma il ministro e gli inten-

pi lunghi d'un mese, senza

Queste disposizioni furono, sostan-

confermate

6 novembre

1821, col quale


per congedo

fu stabilito per che i funzionari,

allontanatisi

dalla loro residenza, non dovessero godere di soldo (art. ministro, secondo la competenza ad ac~~dare malattia od altre circostanze particolari zionario denza per pi di quindici (artt.

11),

salvo non gli fosse concesso, in tutto o in parte, dal re o dal

"n

coi.gedo~p;r fuori resi-

12 e 13). Il fun-

che abusasse del congedo, trattenendosi

giorni dalla scadenza, non poteva sovrana (art.

essere riammesso in ufficio senza autorizzazione sizioni legislative e regolamentari sciplina uniforme ziari essere poggiate impiegati ed amministrativi. anteriori,

14). Pi tardi, il r.d. 22 gennaio 1832 revoc tutte le dispoe stabil una dicivili, giudiper i congedi degli impiegati Le domande sopra ragionevoli

di congedo dovevano

motivi ben giustificati dai ministri

I congedi fino ad un mese erano accordati che da loro direttamente di grado inferiore

agli

dipendevano ; e dai capi I minicongedi fino a due

ai ministri, ai rispettivi dipendenti. a tali dipendenti

stri potevano accordare

mesi. Il re accordava le proroghe ed i congedi oltre un mese per i dipendenti diretti dei ministri, ed oltre due mesi per gli altri, ed i congedi di qualunque durata ai diplomatici. Il congedo

250

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

41

produceva sempre la perdita

del soldo e degli averi connessi

alla carica, tranne il caso di ben giustificata infermit, da curarsi in residenza: in tale ipotesi, il ministro poteva accordare la met del soldo, ed il re, su proposta del ministro e per gravi motivi, il soldo intero, dedotta la spesa per il supplente dell'impiegato in congedo. Queste disposizioni, per di pi, sembrerebbe fossero applicate secondo criteri abbastanza restrittivi (29). Non esisteva una classificazione unica dei soldi (come quella, cio, che fu poi introdotta in Italia con i r.d. 11 novembre 1923, n. 2395, e 30 dicembre 1923, n. 2960, ora abrogati), e gli stipendi erano autonomamente stabiliti, sia pure con una certa uniformit di criteri, nelle norme concernenti le varie categorie di personale. Erano ignoti gli aumenti periodici per anzianit e gli assegni per carichi di famiglia. Gli stipendi degli uffiziali delle reali erano stabiliti, dall'art. misura annua:
L 2. 3. 4. 5. 6. Uffiziale di ripartimento, d. 1.440. Uffiziale di carico, d. 1.080 o d. 960. Uffiziale di 1R classe, d. 600 o d. 540. Uffiziali di 2R classe, d. 480 o d. 420. Uffiziali di 3n classe, d. 300 o d. 240. Soprannumerari, d. 180.

segreterie di Stato

lO l. lO gennaio 1817, nella seguente

Nessuna regola concerneva l'attribuzione stipendio superiore,

dello scaglione di

nelle qualifiche dove era previsto. Gli

(29) Per esempio, il congedo ai percettori delle contribuzioni dirette doveva essere accordato dagli intendenti previa autorizzazione del controloro generale, sentito il parere del ricevitore distrettuale (Min. finanze, circo 3 aprile 1833 ed 11 maggio 1833, in PETITTI,II, pp. 364 e 365); il congedo non utilizzato entro quindici giorni dal ricevimento della partecipazione doveva essere nuovamente richiesto (Min. Affari interni, 29 giugno 1830, in PETITTI, IV, p. 234); altre ministeri ali in COMERCI, 461-462. pp.

41

L'Amministrazione

centrale

251

uffiziali del Ministero degli affari esteri godevano d'un soprassoldo pari al 10 % del soldo. Gli alunni servivano i' capi delle amministrazioni che gratificazione. In linea comparativa, si pu rilevare che il soldo d'un uffiziale di ripartimento corrispondeva nell'esercito a quello di brigadiere potevano accordare

gratis, ma
loro qual-

(in/ra, 86), ed era pari a quello del segretario generale della Gran corte de' conti di Napoli (in/ra, 165),
civile era di

mentre rispetto ai soldi della amministrazione za di Napoli (d. 1300: la magistratura presidenti ordinaria,

poco superiore a quello del segretario generale della intenden-

injra, 100); e rispetto a quelli deldi poco superiore ai soldi dei vice generali delle Gran Corti di stabilire trattamenti

e sostituti procuratori

criminali (d. 1384:

injra, 145). Ci conferma, in sostanza,

come non esistesse la preoccupazione

rigorosamente paritari previa identificazione di pari livelli di funzione, il che diviene ancor pi visibile nel raffronto fra gradi minori; ma dimostra pure come il personale dei ministeri non fosse particolarmente favorito rispetto ad altre cateil personale diplogorie, quali, per esempio, gli intendenti, Questi trattamenti,

matico, e gli ufficiali dell'esercito e della marina. piuttosto buoni rispetto ai valori correnti dell'epoca, fecero in parte rilevante le spese del risanamento della finanza pubblica, cui si provvide dagli inizi del regno di Francesco I onde porre riparo alle conseguenze dei disordini del 1820-21. Del che non deve essere sorpresa, perch, in un sistema nel quale era pressocch inesistente l'imposizione tributaria della ricchezza mobile , e quindi ignoti i la misura fiscale pi facile era relativi metodi d'accertamento, zo procedimento ancora.

quella di colpire gli esiti della regia tesoreria generale, col rozdella ritenuta. Tanto rozzo, da sopravvivere

252

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

41

Il primo provvedimento, adottato come misura straordinaria (r.d. 5 dicembre 1825), ma subito trasformato in regola costante onde servire permanente domini di qua del Faro liva una ritenuta del 10% reria generale dei domini di risorsa ordinaria per lo pareggio de' reali stabi(art. 1 r.d. 28 maggio 1826), suddetti, la ritenuta della parte attiva e passiva dell'erario

sui pagamenti a carico della Tesodei primi sei

mesi di soldo de' nuovi impiegati e dei promossi, ed una riduzione dei diritti di percezione de' conservatori delle ipoteche, con che si realizzava un'economia di circa ducati 900.000 (30). Il criterio economico, che presiedeva alla scelta di tale fonte d'imposta, era indicato, nel preambolo del r.d. 28 maggio 1826, come quello che piegati indirettamente i soldi e gli averi de' pubblici im-

ed i profitti che si ritraggono dall'eserper quanto che

cizio delle professioni ed altri mestieri lucrativi direttamente costituiscono delle rendite vie pi imponibili, meno gravitano su capitali produttivi (31).

(30) La ritenuta progressiva sui soldi degli impiegati era stata istituita da Gioacchino Murat come parte della contribuzione personale 0,50% sui soldi da lO a 500 lire mensili; 2,50% da lire 501 a 1000 mensili; 4% da lire 1001 in pi), ed era stata accresciuta nel 1815 da un' offerta volontaria di guerra s , sui trattamenti civili e militari e sulle pensioni (DIAs, b), pp. 630 631). Le istruzioni per il modo d'eseguire la ritenuta 10% furono impartite con r. 11 febbraio 1825 (PUITTI, IV, p. 124), e per quella del primo semestre con r. 19 luglio 1826 (PETITTI, IV, p. 148). La ritenuta semestrale non fu pi praticata dal 1848 (TOMMASINI, Il, p. 172). (31) Il r.d. 28 maggio 1826 avrebbe voluto, secondo detto nel preamholo, ripartire i nuovi pesi nel modo il pi equo e tollerabile per i nostri sudditi,. tenendo lontani i vizi di ripartizione nocivi a' contribuenti ed all'erario, ed in modo da non arrecare il minimo pregiudizio alla prosperit delle industrie, delle manifatture, e delle altre sorgenti della ricchezza pubhlica s , Ma quanto mai dubbio che le disposizioni ivi dettate fossero idonee rispetto a tali propositi. Oltre alle suddette ritenute sui soldi, si colpivano con un dazio di consumo i coloniali, ed i pesci salati, secchi ed in salamoia di estera produzione, consumati nella citt di Napoli; con una imposizione di

41

---------------------------------------------------

L'Amministrazione

centrale

253

Tali misure non furono per sufficienti, ed uno dei primi atti del regno di Ferdinando II fu il r.d. 11 gennaio I83I. Questo decreto, cui premessa, come si esprime uno scrittore non certo favorevole alla casa di Borbone (32), una

chia-

ra precisa esposizione finanziaria, che pare rendiconto di un principe costituzionale alla nazione , mentre conferma i precedenti provvedimenti, ritenuta ulteriore ed altri ne aggiunge (33), stabiliva una sui soldi e le pensioni di giustizia, con le

seguenti, non trascurabili aliquote progressive sulle rate mensili: da d. 25.01 a d. 50, 2.50ro; da d. 50.01 a d. 100, 5%; da d. 100.01 a d. 150, 7.50%; da d. 150.01 a d. 200, lOro; da d. 200.01 a d. 300, 15%; da d. 300.01 a d. 400, 20ro; da d. 400.01 a d. 500, 25%; da d. 500.01 a d. 700, 30%; da d. 700.01,e innanzi, 40%. I trattamenti ritenuta inferiori a 25 ducati mensili erano esenti da

(art. 2). Venivano inoltre abolite le cumulazioni tutte

di soldi con soprassoldi e pensioni ed altri averi (eccettuati

grana 6 a tomolo la macinazione del grano e granone ne' domini di qua del Faro (in/ra, 120) e con altra imposizione (la formazione della cui tariffa era delegata al Ministro delle finanze, secondo certi criteri, e con certe esenzioni) e i lucri dei capitalisti ~ ed < i profitti che si ritraggono dall'eserczio d'un impiego, di una professione, e di quelle arti o mestieri che non sono diretti a far prosperare il commercio e le interne produzioni, ma che sono principalmente rivolti allo spaccio degli oggetti di lusso o superflui ~ (art. 18). Quest'ultima imposizione fu abolita col r.d. l settembre 1828. (32) NISCO, p. 16. (33) Le ritenute sulle pensioni di grazia, e quelle sulle spese di materiale, venivano raddoppiate (artt, 3 e 4); veniva per dimezzato il dazio sul macino (art. 6}.

254

lstituzioni del Regno delle Due Sicilie

41

i soprassoldi ed indennit

d'alloggio e mobilio ai militari, e

le indennit di scrittoio) quando la somma riunita oltrepassasse 25 ducati mensili (art. l). Ai soggetti colpiti dal provvedimento, il re rivolgeva un patriottico appello, affermando che non avrebbe fatto alla loro classe il torto di crederla poco impegnata al pubblico bene (34); ma sta di fatto che le aliquote costituito prevalentemente mi mezzi di sostentamento; dipendenti, erano oppressive, anche se le pi forti gravavano sul personale degli alti gradi, da proprietari che avevano autonoe che il Governo indulgeva ancora del trattamento dei propri e fonte di non pochi

una volta alla tendenza riduttiva inconvenienti (35).

prevalsa dal 1815 in poi,

(34) nuova antichi lorch

Nel preambolo parr

del r.d, 11 gennaio grave per gli impiegati loro rimane della

1831, si non

dice pure che

che trovansi

se la alle agli ed al pru-

ritenuta

e pensionisti

sommit, in risultato

la somma che pensioni

sar certo inferiore delle due utilmente Sicilie; rivivere, attuale. I

soldi, alle antiche

monarchia possono nella nostra

le vecchie costumanze

di uno Stato

dente cosa il farlo, ed indispensabile e le pensioni dell'antica ottenuto stente lare nella monarchia aumento prosperit

posizione

soldi

sono quelli

anteriori oltre

al 1806, i quali; delle fatali della ritenuta cura di

avendo vicende gi esisoldi

di cui lo Stato godeva prima , potevano non

del 1820 un considerevole soffrirne se fosse (35) Bonaparte e pensioni alle misure rimasto Secondo
DIA S,

una nuova . da notare come il di 25 anni prima, invariato Murat gente il costo della vita.

Governo, nel riportare

si dia alcuna durante con

di controlGiuseppe il le diminu-

b), p. 634, i salari erano ligia pagandola

il governo allora denaro;

e Gioacchino d'avere

aumentati,

perch molto

si aveva

proponimento regno, da dei mestieri verno, della canti tavia sicch pubblica

zioni dal 1815 in poi e delle l'uno spesa

si erano tempo professioni c l'altro dovesse ed il disoccupata,

verificate in ogni Stato d'Europa. tra noi la mancanza spingeva servire governo, a il popolo tempo tenere a chiedere credettero molti dovere inutile, di

Senonch, nel delle arti, uffizi al Goche una cittadini licenziare parte mangente tut-

immemorabil

dell'industria,

per moltissimo

salariati

d'occupazione; rimasta le retribuzioni.

preoccupato personale

che sarebbe

tratteneva persiste.

diminuendone

Il fenomeno

41 La ritenuta

L'Amministrazione

centrale

255

straordinaria

fu abolita col r.d. 16 gennaio

1836, solenizzandosi la nascita del duca di Calabria, poi Francesco II. Rimase invece in vigore sempre la ritenuta ordinaria del 10%. Queste disposizioni non si applicavano in Sicilia, dove soldi e pensioni a carico della Tesoreria de' reali domini di l del Faro erano esenti da ritenuta (36). Il soldo cominciava a decorrere dal giorno della presa di possesso dell'ufficio, previo giuramento; non alterasse le sue funzioni, mento (37). I soldi erano insequestrabili (r.d. 9 febbraio 1824), salvo che, in forza di giudicato, per alimenti dovuti dagli ascendenti ai discendenti e viceversa, come da un coniuge all'altro 17 settembre 1829). Una questione che dava visibilmente era quella concernente primo caso, dopo l'entrata (r.d. ma l'aumento degli averi d'un impiegato per passaggio da una classe all'altra, che non esigeva un nuovo giura-

luogo a difficolt,

il cumulo di soldi e di impieghi. Il in vigore del r.d. 11 gennaio

1831, era risoluto nel senso che non fosse vietato agli impiegati dello Stato percepire soldi, averi, pensioni, gratificazioni, etc., per servizi resi alla Casa reale (38). Le cumulazioni d'impieghi dello Stato si verificavano, a quanto pare, con una certa frequenza. Un r. 28 novembre 1845, confermato da altro del 28 settembre 1846 (39), stabilisce che verranno tollerati solo due impieghi, semprecch i soldi riuniti, a carico del Teso(36) Luog. gen., lO marzo 1353, in PETITTI, V, p. 429. (37) R. 29 dicembre 1333, su cfp. CR (PETITTI, IV, p. 307 ). (33) R. 13 febbraio 1331, in PETITTI, IV, p. 219 (concerne tre medici militari, che avevano prestato assistenza ad individui della real famiglia, ed estende espressamente la regola ai militari incaricati dell'insegnamento ai reali principi). (39) PETITTI, IV, pp. 503 e 517.

2S6

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

41

ro, non oltrepassino ducati 30 mensili,

e non si riconosca inl'impie-

compatibilit per l'esatto servizio che si deve prestare;

gato che, trovandosi in tali condizioni, fosse promosso, doveva rinunziare entro cinque giorni alla promozione, ed altrimenti era considerato dimissionario qualunque volontario dal diverso impiego, che esse ne fossero gli averi. Ne' domini di l del Faro,

queste disposizioni furono estese col temperamento

si applicavano solo quando per effetto di promozioni il soldo avesse superato l'importo del cumulo quale era al 28 novembre 1845 (40), e con qualche eccezione (41). Un rudimento di credito a favore dei dipendenti civili e militari dello Stato fu istituito con r. 26 febbraio e lO dicembre1833 (42), che consentirono agli impiegati d'ottenere dalla Cassa di sconto (r.d. 23 giugno 1818), o da altre pubbliche Casse, l'anticipazione di due mesi di soldo, con interesse annuo 3.50%, purch il soldo non fosse gravato da ritenute diverse da quelle per causa d'assegni alimentari.

(40) (41)

R. 19 ottobre

1849, in PETITTI, IV, p. 55!. gli impiegati dell'Amo di ori1850, di Monreale il regime s : injra, Real (<< amministrazione della pubblica 46); r. 21 agosto

R. 13 giugno 1850, in PETITTI, IV, p. 580, per della mensa arcivescovile rientrata di poi delle sotto

ministrazione

gine ecclesiastica, ivi, p. 592, per Maggione (42) anticipare pensioni

amministraSagana,

sione s , cio amministrazione gli impiegati e Ficuzza,

docesana

Amministrazioni alla banche, Casa.

di Boccadifalco,

gi appartenenti alle

PETITTI, IV, p. 304. Conseguentemente agl'impiegati Per societ divieto dalle coloro oltre soldi, i quali pensioni, avessero o altri

con r. 15 febbraio societ anonime assegnamenti

1834 (BIANcorpi

CHINI, c), p. 550) rest proibito regio erario. favor delle che questo cio rari delle pretesi

ed altri

di
dal

provenienti le ritenute

preso pi di

sei mesi di que'

soldi, in

e assegna menti, fu

proibito

ai ragionieri di sei mesi. da ragioni

di continuare politiche derivante pi

le somme

ZANELLINI,p. 206 ss., ritiene che economiche, interessi usua provveduto dagli

fosse determinato d'eliminare societ; ma

dall'intenzione

il malcontento non rileva

che il re aveva anche aprile

garantire

agli impiegati

piccoli mutui

ad oneste condizioni.

Per la

concessione 1834, in PE.

anticipazioni,

fu emanato

un reg. del Min. finanze, 5

TITTI, IV, p. 314.

41

----------------------------------------------------(r.d. 23 luglio 1857) istituite in Palermo e Messina.

L'Amministrazione

centrale

257

Due Casse di prestito tardi

per gli impiegati civili furono pru

42.

Il trattamento di ritiro. -- Il trattamento

di ritiro

degli impiegati dello Stato, e quello relativo alle pensioni e sussidi per le loro vedove ed orfani, formava oggetto di norme fondamentali uniformi per il personale civile e militare, che esporremo adesso; mentre verranno le disposizioni esaminate speciali per il personale militare

in/ra, 87.

La materia, durante l'occupazione militare, era stata disciplinata, di qua del Faro, con l. 19 novembre 1808, e r.d. 4 gennaio 1810, 20 dicembre 1810 e 4 agosto 1812. Tali del re Ferdinando, disposizioni e le altre emanate in Napoli prima dell'occupa. zione, ed in Sicilia durante furono abrogate la permanenza dal r.d. 3 maggio 1816, che, sciolte le pre

cedenti amministrazioni, istitu il nuovo Monte delle vedove e dei ritirati (per il personale dei domini di qua del Faro), alimentato con una ritenuta del 2.50% sui soldi mensili di tutto il personale civile e militare (artt. l, 2, 12, r.d. cit.), ed amministrato dalla Cassa d'ammortizzazione (art. 13). Col nuovo ordinamento della Cassa (r.d. I" gennaio 1817), l'amministrazione del Monte fu, per, affidata alla Tesoreria generale, che somministrava direttamente alla Direzione generale del Gran libro del debito pubblico

(in/ra, 56) i fondi

occorrenti ai pagamenti. L'obbligo della ritenuta 2.50% fu esteso agli impiegati civili de' domini di l del Faro con r.d. 27 novembre 1819, ed una completa normativa per questi ultimi, sostanzialmente conforme a quella in vigore per il continente, fu poi dettata dal r.d. 25 gennaio 1823, che istitu il Monte di vedove e ritirati per i detti domini, e ne af-

fid l'amministrazione l e 2).


17. LANDI I.

alla Tesoreria generale in Sicilia (artt.

258

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

42

Avevano diritto a pen sione tutti gli impiegati civili e militari (compresi i soldati e bassi uffiziali retribuiti con prest giornaliero anzicch con soldo mensile) che ricevevano soldi di regio conto, dalla Tesoreria generale o da altre amministrazioni (art. 2 r.d. 3 maggio 1816, art. 3 r.d. 25 gennaio 1823). Secondo tali decreti, la pensione di giustizia spettava, dopo il compimento d'un periodo minimo di servizio, qualunque fosse l'et dell'impiegato. Ma, con r.d. I" giugno 1842, fu stabilito che non si accogliessero domande di ritiro di 65 anni, n di militari con per mali cronici fossero nella dipendeva poteva decidere di d'impiegati civili d'et minore meno di 60 anni, salvo che Ministero da cui l'impiegato destinarlo ad altro lavoro. Alcune

assoluta incapacit di servizio attivo, nel qual caso, per, il servizio che richiedesse minore attivit e la ritenuta (impiegati

categorie di personale, per cui erano sorte dell'amministrazione delle prigioni

difficolt circa il metodo di praticare dei reali licei e collegi,

delle capitali, dell'archivio generale, della soprintendenza generale di salute, nonch giudici di circondario) ebbero riconosciuto espressamente il diritto alla pensione, con r.d. 8 marzo 1824, ed un regolamento della stessa data stabil le norme sul modo d'effettuare e versare le ritenute nei vari casi. Altra categoria ammessa a pensione con apposito provvedimento furono i corrieri postali, i cui compensi, essendo eventuali, furono assoggettati a ritenuta fino all'importo di 20 ducati mensili (r.d. 30 marzo 1818), calcolato per ogni anno di servizio, considerando i disagi e pericoli cui van soggetti , pari a quindici mesi (r.d. 20 ottobre 1823). La pensione era liquidata in proporzione agli anni di servizio continuato e non interrotto per dimissioni e riammessioni, e cio (art. 3 r.d. 3 maggio 1816; art. 3 r.d. 25 gennaio 1823):

42
dopo dopo dopo dopo dopo 20 25 30 35 40

L'Amministrazione anm anni anni anni anni ed ed ed ed ed l l l l l giorno, giorno, giorno, giorno, giorno,

centrale 1/3 del soldo; la met; due terzi; cinque sesti; il soldo intero (43).

259

Gli anni di servizio erano calcolati dal primo giorno di percezione del soldo, o prest, su cui era stata corrisposta, o avrebbe dovuto essere corrisposta se prima del 1806, la ritenuta (44), salve le disposizioni per i militari e per i marinai

(in/ra, 87).
Il soldo che si prendeva a base per la liquidazione della pensione era l'ultimo goduto, purch percepito per due anni continui, ed altrimenti il soldo precedente (art. 9 r.d. 3 maggio 1816; art. 4 r.d. 25 gennaio 1823). Ma se, per riduzioni dei soldi, il penultimo fosse pi elevato dell'ultimo, la liquidazione si faceva sull'ultimo, anche se non goduto per

(43) Nel caso di militari (r.d, 8 ottobre 1825) o d'impiegati civili (r.d, 17 novembre 1825) ritirati dal servizio, e poi riammessi, erano utili soltanto i due periodi d'effettivo servizio, sui quali complessivamente si liquidava la nuova pensione, ed era escluso il periodo intermedio (v. anche r. 19 giugno 1826 in PETITTI, II, p. 605). Erano ricongiungibili i servizi prestati allo Stato da impiegati poi passati alla Real Casa, e viceversa (r. 18 ottobre 1826, ivi, p. 607). Non potevano invece congiungersi gli anni di servizio militare prestati da un individuo che aveva ottenuto il congedo a domanda prima d'avere conseguito il diritto a pensione, con quelli di servizio civile iniziata dopo alcun tempo (r. P ottobre lR40, su cfp. CR, ivi, p. 648). Il servizio prestato dai civili e dai militari continentali in Sicilia tra l'Il febbraio 1806 ed il 23 maggio 1815 (periodo della cosidetta occupazione militare dei domini di qua del Faro) era computato contando ogni anno per due, tanto per le peno sioni di ritiro, quanto per quelle vedovili (art. 5 r.d. 3 maggio 1816), anche se l'impiegato trasferito si in Sicilia non aveva prestato servizio attivo, per mancanza del corrispondente posto d'impiego (r. 17 gennaio 1822, ivi, p. 590). (44) La ritenuta di sei mesi di soldo per l'ascenso a nuovo impiego (supra, 41) non era d'ostacolo alla liquidazione, perch denaro che il Tesoro riteneva nel momento stesso in cui l'esitava (Min. Guerra e marina, 24 ottobre 1829, in PETiTTI, II, p. 609).

260

I stiuizioni. del Regno delle Due Sicilie

42

il biennio: cio, veniva adottata la soluzione meno favorevole all'impiegato (45). Le pensioni di ritiro degli ambasciatori, ministri plenipotenziari, inviati straordinari, residenti ed incaricati d'affari all'estero erano calcolate su un terzo del soldo, considerandosi le altre due terze parti come una specie di indennit di rappresentanza

, n venivano computate le gra-

tificazioni, rappresentanze, indennit, etc. (art. lO r.d. 3 maggio 1816; art. 15 r.d. 25 gennaio 1823). La pensione, nel ca so di cumulo di soldi, era liquidata sul soldo maggiore (art. lO, comma 3, r.d. 3 maggio 1816; art. 15, comma 2, r.d. 25 gennaio 1823), con qualche eccezione (46). Le pensioni si perdevano dai condannati per causa criminale, nei casi previsti dal r.d. 18 agosto 1817, e dal r.d. 4 aprile 1831, ma potevano essere riacquistate dopo l'espiazione della pena e col beneficio della riabilitazione; ed in nessun caso, compreso quello di condanna a morte, la famiglia
(45) R. 17 maggio 1819, richiamato nella circo Min. Aff. interni 30 aprfle 1831, in PETITTI,Il, pp. 586 e 614. Ma, per gli emigrati e per le loro vedove (supra, nota 43), l'art. 9, comma 2, r.d. 3 maggio 1816 stabiliva che dovevasi avere riguardo all'ultimo soldo, anche se non goduto per due anni; ed il r. cito prescriveva che si tenesse conto del penultimo soldo, se pi elevato dell'ultimo. Le riduzioni di trattamento derivanti dalla trattenuta di cui al r.d. 11 gennaio 1831 (supra, 41) furono considerate, dalla citata circolare, rilevanti ai fini della pensione, da liquidarsi sempre sul soldo minore. L'impiegato il cui soldo era diminuito per causa di riforma, pur conservando la differenza a titolo di gratificazione ed indennit personale, doveva pagare su questa la ritenuta 2,50%, e la gratificazione gli era tenuta in conto per la lquidazione (r. 9 maggio 1833, in PETlTTI, Il, p. 624). Non davano invece diritto a pensione le gratificazioni corrisposte in luogo di soldo (r. 6 maggio 1835 su efp. CR, ivi, p. 627). (46) La liquidazione di due pensioni, previa ritenuta su due diversi trattamenti, era consentita semprecch i trattamenti non fossero entrambi a carico della reale Tesoreria (r. 4 marzo 1831, per i cattedratci, professori letterari e maestri d'arti liberali, in PETITTI,Il, p. 613; r. 18 giugno 1845, su efp. CR, a proposito d'un individuo che cumulava un impiego del comune di Palermo con altro della Soprintendenza di sanit, vi.: p. 653).

42

L'Amministrazione

centrale

261

del condannato perdeva il diritto alla rata spettantele secondo le disposizioni ordinarie. Le pensioni vedovili erano pari ad un sesto di quella del marito, quando questi avesse il numero prescritto d'anni di servizio, o fosse morto dopo averla ottenuta, ed era corrisposta durante lo stato vedovile, e col peso di mantenere i figli (art. 7 r.d. 3 maggio 1816; art. 6 r.d. 25 gennaio 1823), con decorrenza dal giorno della morte dell'impiegato (47). Se la vedova passava a seconde nozze, o cessava di vivere, la pensione veniva distribuita in parti uguali ai 'figli maschi fino all'et di 18 anni, ed alle femmine durante lo stato nubile; a queste ultime, maritandosi, veniva pagata oltre le rate maturate un'annata di pensione; e lo stesso trattamento si faceva ai figli degli impiegati, se la loro madre fosse premorta

(art. 8 r.d. 3 maggio 1816; artt.

lO ed 11 r.d. 25 gennaio

1823). Se l'impiegato lasciava superstite la seconda moglie, e figli tanto di primo quanto di secondo letto, me-t della pensione spettava alla vedova, e l'altra met era divisa

in

capita tra i figli del primo e secondo letto (r.d. 27 giugno


1817; art. 13 r.d. 25 gennaio 1823). Questa disposizione si applicava anche quando la vedova ed i figli di primo letto non dimorassero insieme (r.d. 31 agosto 1818; art. 12 r.d. 25 gennaio 1823). Le pensioni erano considerate assegni alimentari, non sottoposti alla ritenuta del 2.50%, o ad altra imposizione o riten-

(47) Circo Min. Aff. interni, 4 ottobre 1834, in PETITTI, II, p. 626. Il r. 4 marzo 1839 (ivi, p. 640), accorda, secondo gli usi e le regole che si dicono acquisiti ne' reali domini di qua del Faro, ed in difformit dell'avviso della GCCP, la pensione di giustizia alla vedova d'un uffiziale di carico del Mini stero di Stato presso la luogotenenza, approvando l'avviso del parquet (!), cio del pubblico ministero, presso la GCCN (forse incompetente!), in esenzione della ritenuta del 2,50%, non pagata dal detto funzionario nel periodo in cui godeva di gratificazione in luogo di soldo.

262

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

42

zione, ed erano esenti da

sequestri ad istanza de' creditori,

purch il credito non avesse causa di pigione di casa, o di generi di vitto accreditati (art. 17 r.d. 3 maggio 1816; art. 16 r.d. 25 gennaio 1823). Esse peraltro, ne' domini di qua del Faro, erano sottoposte alla ritenuta ordinaria del 10% (art. l r.d. 28 maggio 1826), e furono anche assoggettate alla ritenuta progressiva straordinaria del r.d. 11 gennaio 1831

(supra,
all'80%)

41), che era doppia (cio con aliquote dal 5% sulle pensioni di grazia (art. 3 r.d. cit.).

Per ottenere la liquidazione della pensione (art. 11 r.d. 3 maggio 1816; art. 21 r.d. 25 gennaio 1823) l'interessato doveva rivolgere una petizione documentata (48) al ministro da cui dipendeva, ed in Sicilia al luogotenente generale. L'Amministrazione provvedeva alla liquidazione, e la rimetteva, per mezzo del procuratore generale, alla Gran Corte de' conti, che esprimeva il proprio parere (49) e rinviava gli atti direttamente al ministro delle finanze (o al ministro degli affari di Sicilia) per la sovrana approvazione. Gli arretrati, se il ritardo nella liquidazione dipendeva da fatto degli aventi diritto, erano corrisposti per un anno solo, esclusi per i minori, che, non potendo avere nocumento dalla colpa dei loro legali rappresentanti, di tutti gli arretrati avevano in ogni caso diritto al pagamento (50).

Il debito dello Stato per le pensioni era iscritto nel Gran libro del debito pubblico, e pagato a cura della detta ammini-

(48) Min. finanze, 20 settembre 1838 e 26 febbraio 1839, in PETiTTI, II, pp. 635 e 639. (49) Il r. lO gennaio 1936, in PUITTI, II, p. 628, vieta alla GCCP d'esprimere c:preventive deliberazioni sul diritto a pensione d'impiegati (nella specie, si trattava d'un impiegato che voleva fosse considerato utile un periodo in cui non aveva prestato servizio per soppressione d'ufficio), cio accertamenti di pretese non attuali. (50) R. 18 agosto 1831, in PETITTI, II, p. 615.

42

L'Amministrazione

centrale

263 di

strazione

(art. 13 r.d. 3 maggio 1816),

ne' reali domini

qua del Faro. In Sicilia, vi provvide, con apposito ruolo, la Tesoreria generale di Palermo (art. 20 r.d. 25 gennaio 1823); ma pi tardi, con r. 28 giugno 1832, fu istituito il Gran libro del debito pubblico de' reali domini di l del Faro, che provvide nel modo stesso ai detti pagamenti (51). Dalle pensioni di giustizia dovevano quelle di grazia , accordate per cio per condonare che requisito equitativamente necessario essere distinte di qualcon le-

sovrana clemenza (52), la mancanza di giustizia; d'una previsione

per la pensione

che poteva si in fatto sopperire al difetto gislativa di quelle giate . pensioni,

che da noi si dicono privile-

Sebbene il nome di pensione di giustizia , e la minuziosa disciplina giuridica che le assisteva, potrebbe fare ragionevolmente supporre che esse dessero luogo a veri e propri diritti soggettivi, non risultano ammissibili, nella detta materia, azioni civili, n ricorsi alle autorit del contenzioso amministrativo. Le relative controversie potevano formare oggetto soltanto di ricorsi ai ministri competenti, o al real trno ; ed il ricordato parere della Gran Corte de' conti non aveva alcun effetto vincolante,

II. I

MINISTERI E GLI UFFICI DIPENDENTI

43. La Cancelleria generale del regno e la Presidenza del Consiglio de' ministri. - Abbiamo ricordato (supra, 39)
COMERCI, p. 376. Le pensioni di grazia si consideravano, per loro natura, accordate alle vedove durante lo stato vedovile, alle nubili durante la nubilit, ed ai minori sino all'et maggiore, salvo sovrana dispensa espressamente dichiarata (r. 18 novembre 1838, in PETlTII, II, p. 634).

(51)

(52)

264

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie di ancien rgime perpetuatosi

43

che, secondo l'ordinamento

in Sicilia, una relativa preminenza tra i segretari di Stato era attribuita al primo segretario di Stato . Tale titolo, con r.d. 4 giugno 1815, fu attribuito, 8 dicembre 1816 la Cancelleria

ad interim, a Tommaso
generale del . regno, altra

di Somma, marchese di Circello, ed istituita poi dalla legge legge della stessa data soppresse la carica di ministro segretario di Stato, e la sostitu con quella del ministro cancelliere. I soli che ne furono investiti furono il menzionato marchese di Circello, che riuniva la carica con quella di ministro degli affari esteri, e dopo di lui il marchese Donato Tommasi, che la riun con quella di ministro di grazia e giustizia, poich la Cancelleria visse solo nel cosiddetto quinquennio Secondo la 1. 8 dicembre 1816, la cancelleria (53). generale

del regno doveva risiedere nel luogo. di residenza ordinaria del re (art. 6); in essa doveva tenersi il registro ed il deposito di tutte le leggi e decreti reali (art. 7); il ministro cancelliere doveva apporre il real suggello alle leggi e decreti reali, riconoscere e contrassegnare la firma del re, vegliare alla spedizione, pubblicazione siglio di cancelleria, e collezione delle leggi e decreti (art. 8). presieduto dal ministro cancelliere (art. Presso la Cancelleria generale era istituito il Supremo Con9: injra, 67). Le attribuzioni del ministro cancelliere furono successivamente disciplinate dalla 1. 20 dicembre 1816, le cui disposizioni di maggior interesse concernono la forma delle leggi e dei decreti, e la loro efficacia (supra, non aveva preminenza rati tutti d'uguale dignit, e prendevano

19). Egli, per,

sui colleghi; i ministri erano considerango tra loro se-

(53) CORTESE N. in COLLETTA, a), III, p. lO. Per tre giorni, dal 6 al 9 luglio 1820, fu ministro cancelliere (ma non prese possesso dell'ufficio, perch trovavasi in Sclia) il marchese Giq"hino Ferreri (CORrE SI> N. in CQJ,LETTA, a), 111, p. 141.

43

----------------------------------------------~-----

L'Amministrazione

centrale

265

condo la rispettiva anzianit, con precedenza, In ogni caso, dei ministri insigniti anche della carica di consigliere di Stato. L'ordinamento della Cancelleria generale fu stabilito con r.d. 19 agosto 1817. La Cancelleria generale del regno, come abbiamo ricordato (supra, 17), fu abolita dal governo costituzionale con r.d. 22 luglio 1820, e l'abolizione fu confermata, dopo la caduta del detto regime, con r.d. 29 marzo 1821. Successivamente, il r.d. 26 maggio 1821, sulle nuove basi del Governo , previde che uno dei ministri fosse designato a presiedere il Consiglio di Stato ordinario in assenza del re e del duca di Calabria (art. 2); il r.d. 4 giugno 1822 stabil l'ordinamento del Consiglio di Stato, nonch del Consiglio dei ministri la cui presidenza era parimenti affidata al suddetto consigliere ministro di Stato (artt. 7 e 9: supra, 27-29) (54); e con r.d. 15 ottobre 1822 si provvide all'organizzazione del Ministero della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio de' ministri esercitava tutte le attribuzioni gi pertinenti al ministro. cancelliere, toltane la presidenza dell'abolito Supremo Consiglio di cancelleria. Il Ministero da lui dipendente esercitava, a sua volta, le attribuzioni della soppressa Cancelleria generale, cio quelle relative alla legislazione; trattava gli affari delle categorie di personale, come quello delle Consulte, che non dipendeva da alcun ministero; provvedeva al coordinamento tra i diversi ministeri. Altre attribuzioni furono conferite o tolte alla Presidenza, con atti successivi.
(54) Presidente del Consiglio dei ministri fu il prmcipe Alvaro Ruffo di Scaletta, che il lO giugno 1820 assunse anche il portafogli degli affari est\lfi (CORTESE N. in COLLETTA, a), III, p. 319).

266

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

43

La Commessione reale di beneficenza di Napoli, riordinata col r.d. 4 gennaio 1831 (in/ra, 128), fu trasferita al Ministero dell'interno con r.d. 21 aprile 1848. Il Dipartimento degli Ordini cavallereschi, con la soppressione del Ministero della Real Casa (r.d. 9 settembre 1832) pass alla Presidenza (supra, 26). La Stamperia reale di Napoli, gi dipendente dal Ministero dell'interno, fu, con r.d. 7 aprile 1833, trasferita alla Presidenza; ma pass poi al Ministero dei lavori pubblici (r.d. 17 novembre 1847), per essere restituita alla Presidenza con r.d. 12 aprile 1848 (v. anche supra, 19). Il regolamento di tale importante stabilimento, fondato da Carlo di Borbone, ed altamente benemerito della cultura e dell'arte (55), era stabilito dal r.d. I" agosto 1821, e fu poi rinnovato con r.d. 5 dicembre 1857. Con r.d. 26 aprile 1848, fu trasferita alla Presidenza, dal Ministero di grazia e giustizia, la Real Commessione de' titoli di nobilt (supra, 26); e dal Ministero degli affari esteri, la Real Deputazione della cappella del tesoro di S. Gennaro che il r.d. 23 gennaio 1811 aveva sottoposta al detto Ministero: L'ultimo ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri fu stabilito col r.d. 11 maggio 1848, che l'articol in tre ripartimenti: I", segreteria, leggi e decreti, personale, stampa; 2, deputazione della cappella di S. Gennaro, titoli dI nobilt, ordini cavallereschi; 3 contabilit, archivi e biblioteca. Quando il re si fosse recato ne' reali domini oltre il Faro, il presidente del Consiglio de' ministri doveva seguirlo con una sezione del suo dipartimento, che costituiva da s ministero per il disbrigo degli affari della presidenza; altre se0 ,

(55) Sulle pubblicazioni

della

Stamperia r~alt;~

COMERCI,

~.

~'.

43

L'Amministrazione

centrale

267

zioni dovevano essere egualmente formate per i Ministeri degli affari esteri e della guerra e marina; mentre le sezioni formate dagli altri ministeri si riunivano ai corrispondenti uffici del (r.d. 26 otMinistero di Stato presso la Luogotenenza

(in/ra, 65), per

trattare gli affari de' reali domini di l del Faro

tobre 1825). La Presidenza provvedeva, a carico del proprio stato discusso, alle spese di scrittoio ed altre della real segreteria particolare (art. 7 r.d. Il gennaio 1831:

supra, 23).
Il Ministero de-

44.

Il Ministero degli affari esteri. -

gli affari esteri (56) (art. l r.d. 2 maggio 1817) soprintendeva alle relazioni internazionali, cio alla negoziazione, alla stipulazione ed all'osservanza dei trattati, intratteneva la corrispondenza con le Corti ed i governi esteri, provvedeva alle nomine degli agenti diplomatici e consolari ed alla corrispondenza con i medesimi, spediva i passaporti esercitava, in sostanza, tutte quelle per l'estero, ed attribuzioni che sono

(56) tuttavia, guerre saputo argine

DIAs, a), II, pp. premesso

102 ss., si propone

di dimostrare degli potenza

brevemente d'Europa italiani che Stati

in ~; e le aveva di il

che modo figura il regno delle tra essi v'era colla costanza

Due Sicilie nella statistica l'irrequietezza grande essere d'una massime

politica

che a correggere la necessit della stimolo delle sue di

che avesse interesse alla prepotenza, stato attuale

alla floridezza

e tranquillit

penisola,

ed era questa l'Austria, di freno

agli esaltamenti,

all'apatismo (pp.

, giunge ad una conclusione


103104): Nello vincoli avere altro, di sanun posto che sedi-

non certo esaltante, regno figura per la gue, di amicizia distinto condare

anche dinastia tra

se veritiera a' primi

che lo governa. le Potenze, ove oh! sovrane,

Ligata questa con d'Europa, a come potrebbe ed a corrispondere

e di massime

potentati

per s sola ca-

pace a farlo graduare se le volont i precetti, e

de' regni coli si decidessero le intenzioni l'essere austriaca; suddito Francia

non ambire

a quella

gnit di carattere, litica internazionale 1861 fu abbassata moto unitario; platonica, e

che imprime del la potenza la solidariet

di Ferdinando ed Inghilterra o manc,

II . Ma la ponegli anni 1859sostennero il o fu soltanto

regno, dopo il

1815, fu d'isolamento; europee

delle dinastie

268

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

44

tuttora considerate tradizionalmente proprie di tale dipartimento. Attribuzioni extra vagantes erano quelle relative ai titoli di nobilt ed alla reale deputazione della cappella del tesoro di S. Gennaro, che come abbiamo visto (supra, 43) furono in seguito trasferite alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il ministro degli affari esteri 'era, finanziariamente, il pi favorito, ovviamente per gli oneri di rappresentanza che la carica implicava: aveva, infatti, l'annuo soldo di ducati 10.000, pi 7.200 per indennit di tavola (r.d. I" agosto 1815). Ma, col r.d. 15 febbraio 1852, il Ministero fu affidato al direttore Luigi Carafa di Traetto (che vi rimase fino al 27 giugno 1860, quando fu ministro nel governo costituzionale Giacomode Martino), e, durante tutto il regno di Ferdinando II, fu ministro vero il re (57). Il Ministero ebbe vari successivi ordinamenti: un primo, con r.d. 15 settembre 1817; un secondo, con r.d. 12 giugno 1828 (che previde tre ripartimenti, per gli affari politici e diplomatici, gli affari commerciali, e gli affari generali); ed un terzo, che non ebbe ulteriori variazioni, col r.d. 31 dicembre 1830, che prevedeva anch'esso tre ripartimenti, detti rispettivamente segretariato (che trattava gli affari generali, e quelli del personale del Ministero), relazioni straniere (che dirigeva il servizio diplomatico, e trattava gli affari di detto personale), ed affari commerciali (con analoga competenza per il servizio consolare). Il personale amministrativo del ministero era distinto da quello diplomatico e consolare; era per facolt del re nominare parte dei segretari di legazione tra gli uffiziali di l a e .2" classe (r.d. 4 dicembre 1833). l'ammissione all'impego

r~r

(57)

DE SlVO, a),

I, pp. 7l e 388..

44

L'Amministrazione

centrale

269

nel ministero, era prescritto un esame pi rigoroso e pi specializzato di quel che non fosse generalmente previsto per la nomina dei soprannumerari 41): un'altra ad ufficiali di 3
B

classe (supra,

l'esame verteva sulle lingue italiana e francese, e su (che poteva anche essere il latino) a scelta del con-

corrente; sulla geografia, la storia antica e moderna, ed il diritto di natura e delle genti (r.d. 12 aprile 1848). La carriera diplomatica era stata disciplinata dicembre 1833, istitutivo dell'alunnato col r.d. 4 diplomatico presso il

Ministero degli affari esteri, e col r.d. 12 aprile 1848, che aveva modificato il regolamento per gli esami. I posti di alunno erano otto; gli aspiranti dovevano essere nobili, e, come precisava il r.d. 12 aprile 1848, di ottima morale, distinta educazione e perfetta istituzione; e dovevano godere d'una rendita non minore di d. 30 mensili, che il r.d. 17 febbraio 1845 elev ad annui d. 1.200. Il primo decreto prevedeva, per la nomina ad alunno, l'esame d'italiano, francese, storia patria e geografia elementare; ma il secondo pretese, inoltre; l'esame su un'altra lingua a scelta del concorrente, e sulla statistica del regno, ed ampli i programmi d'altre materie ( geografia , storia antica e moderna, particolarmente del regno ). Dopo tre anni, gli alunni sostenevano un altro esame, che secondo le norme del 1833 doveva vertere sulla storia universale, la storia dei trattati, l'economia politica, ed una lingua diversa dalla francese; secondo le norme del 1848, sul diritto di natura e delle genti, la storia dei trattati ed in particolare di quelli del regno, l'economia politica, e la composizione di note ed atti diplomatici. Questo esame era un concorso, i cui vincitori venivano nominati aggiunti senza soldo, presso una delle regie missioni in Parigi, Londra, Vienna, Madrid, Pietroburgo, lino, e successivamente Roma, Torino, Bercon la erano ammessi in carriera

270

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie ma gli ulteriori

45

qualifica di segretario di legazione;

avanza-

menti erano rimessi alla piena discrezionalit regia, ed i posti pi elevati erano spesso conferiti ad estranei. Due regi decreti, 4 dicembre 1833, previdero la nomina per esame degli alunni consolari, e regolarono la carriera consolare, articolata nelle qualifiche di vice-console e console. Oltre alle rappresentanze diplomatiche in Europa che abbiamo menzionato sopra, ve n'era una in Firenze, e con r.d. 26 gennaio 1852 fu istituita una di Baviera; Washington fuori d'Europa v'erano e Rio de legazione in Monaco incaricati d'affari in rappresentanti

J aneiro;

v'erano anche

accreditati presso pi Stati (Sardegna e Svizzera, Spagna e Portogallo). La carriera si articolava nelle qualifiche di segretario di legazione, segretario d'ambasciata, residente, inviato straordinario e ministro II imped, ambasciatore. L'eccessivo accentramento incaricato d'affari, plenipotenziario, operato nella politituttavia, che il per-

ca estera specie da Ferdinando

sonale diplomatico napoletano, malgrado la cura che i decreti sopra citati dimostrano per il suo reclutamento? e malgrado la presenza di funzionari che dimostrarono poi qualit positive al servizio del regno d'Italia, positivo rilievo (58). potesse esprimere un'azione di

45.

Il Ministero di grazia e giustizia. l'occupazione

Il dipartimen-

to che durante

militare erasi chiamato Mini-

stero del gran giudice, e di giustizia e culto , divenne, col r.d. 26 luglio 1815, Ministero di grazia, giustizia ed affari ecclesiastici , ma il ramo degli affari ecclesiastici ne fu scisso con la l. lO gennaio 1817, per dar vita ad altro ministero

(in/ra, 46).
(58) Sul personale diplomatico, negli ultimi anni del regno DE CESARE, I, pp. 97 S8.

a),

44

L'Amministrazione

centrale

271

Il Ministero di grazia e giustizia (59) aveva le attribuzioni che continuano ad essere proprie di tale dipartimento (art. 3 r.d. 2 maggio 1817). Provvedeva all'organizzazione giudiziaria, ed alla vigilanza su tutte le autorit dell'Ordine, nonch agli affari concernenti il personale giudiziario, corrispondendo con i procuratori generali e con i regi procuratori; vigilava sulla tenuta dello stato civile; sulle professioni legali; trattava gli affari relativi all'estradizione, alle grazie, alle riabilitazioni; predisponeva i rapporti nelle materie di legislaetc. Ebzione, e per la risoluzione dei conflitti d'attribuzioni;

be anche alle sue dipendenze, per r.d. 9 settembre 1832, la reale Commessione per i titoli di nobilt, trasferita per alla Presidenza del Consiglio de' ministri con r.d. 26 aprile 1848 (supra, 43). Il ministro di grazia e giu stizia godeva del soldo d'annui d. 9.000 (r.d. r agosto 1815). Il r.d. 9 dicembre 1852 gli attribu, inoltre, le funzioni di presidente della Consulta -de' reali domini di qua del Faro, che perdette in conseguenza del r.d. 29 agosto 1859, ma riacquist (come presidente del Consiglio di Stato) col r.d. 13 luglio 1860 era articolato su quattro ripartimenti: soppresse il ripartimento

(in/ra, 71).

L'ordinamento del ministero, secondo il r.d. 22 aprile 1817, segretariato ed archivio, e lo trasform in personale, affari civili, affari penali. Il r.d. 30 dicembre 1831 del personale, 2 carico della segreteria. Il r.d. 31 maggio 1840 ordin il Ministero nuovamente su quattro ripartimenti: segretariato, personale ed archivio; affari civili; affari penali; affari di gra-

(59) Dus, a), II, pp. 104 ss., dedica al Ministero di grazia e giustizia una lunga dissertazione, dove si parla delle leggi, dei tribunali, della prevenzione dei reati, etc., e lo definisce il provvido miglioratore, l'attento conservatore, l'accurato indagatore, l'appoggio incrollabile, il vindice imparziale dell'Iatero ramo giudiaiario a,

272

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

46

zia e giustizia in Sicilia. Il 4 ripartimento,

per, fin per emi-

grare presso il Ministero per gli affari di Sicilia (in/ra, 65). Dal Ministero di grazia e giustizia dipese, dopo la disgrazia del principe di Canosa (r.d. 27 giugno 1816), e la soppressione del Ministero della polizia generale (art. Il L lO gennaio 1817), la direzione amministrativa, generale di polizia (r.d. dal ministero

20 novembre

1819) che non era competente per nelle materie di polizia


dipendenti degli affari interni

(in/ra, 59 e 61). Il Ministero della polizia generale fu ristabilito col r.d. 11 aprile 182l.
Non appartenne ministrazione mai al Ministero di grazia e giustizia l'ampoi al Ministero dei lavori pubblidi (ramo Marina) (r.d. delle carceri, che venne affidata prima al Mini-

stero degli affari interni, pena, dipendente e poi trasferita

ci (r.d. 8 e 21 giugno 1848); n quella degli stabilimenti dal Ministero al Ministero della guerra dei lavori pubblici

29 di-

cembre 1857). Anche, del resto, nel 'regno d'Italia,

tali attri-

buzioni spettarono al Ministero dell'interno, fino al r.d. 27 ottobre 1927, n. 2187, che istitu la direzione generale degli istituti di prevenzione e giustizia. Il personale amministrativo addetto al ministero era distinto da quello di magistratura; per quest'ultimo, addetto esclusivamente alle funzioni giudiziarie, ri, vedi injra, e per i cancellieri ed uscie(art. 4 r.d. 2 magannuali sulla statie di pena presso il Ministero di grazia

145, 148, 149.


attribuita al ministero di rapporti

Espressamente stica giudiziaria.

gio 1817) era la formazione

46. Il Ministero degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione: a) gli affari ecclesiastici. _. Il Ministero degli
affari ecclesiastici, istituito per distacco dal Ministero di gra-

46

. L'Amministrazione

centrale

273

Zia e giustisia (L io gennaio 1817: supra, 45) fu col r.d. 17 novembre 1849 riunito, a titolo personale, col Ministero della pubblica istruzione, istituito col r.d. 6 marzo 1848, e tale riunione divenne definitiva col r.d. 8 agosto 1859, con che vi fu un ministero diviso, come dicevasi, in due rami: affari ecclesiastici ed istruzione pubblica. L'esistenza d'un tal ministero politicamente significativa, perch, da una parte, sottolinea il carattere confessionale del regime, e dall'alnel distacco della tra dimostra una certa involuzione clericale, amministrazione

della pubblica istruzione dal Ministero degli

affari interni, cui prima del 1848 apparteneva (il che indicava una subordinazione politica, ma non clericale), e nella sua successiva annessione agli affari ecclesiastici. Il soldo del ministro era di annui ducati agosto 1815). L'ordinamento del ministero, articolato su tre ripartimenti, rimase invariato anche quando questo divenne il ramo affari ecclesiastici del Ministero degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione. Il primo ripartimento secondo si occupava della disciplina comprendeil va i carichi del segretariato, del personale, e dell'archivio; 8.000 (r.d. I"

ecclesiastica, degli affari

contenziosi, degli ordini monastici, e dell'esercizio del regio exequatur; il terzo dell'amministrazione ecclesiastica e della contabilit (r.d. 8 agosto 1859). dell'amministrazione principalmente degli affari ecclesiadelle nornell'esecuzione Le attribuzioni stici consistevano

me concordatarie (60), e delle leggi e decreti relativi. Al momento dell'istituzione del Ministero, vigeva il concordato del1'8 giugno 1741; successivamente entr in vigore il nuovo, reso esecutivo con L 21 marzo 1818. Restava inoltre in vi(60) Drxs, al, II, pp. 112 ss. Pet i contatti tra la legislazione la beneficenza, in/m, 129 ss.
I. ecclesiastica e

quella concernente
18. LANDI -

274

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

46

gore (come espressamente chiariva il r.d. 5 aprile 1818) la bolla di Benedetto XIII, 3 settembre 1728, relativa a' privilegi del tribunale della monarchia di Sicilia (61). Non v' dubbio che il concordato del 1818 attribuisse al regno un carattere rigorosamente confessionale: unica religione dello Stato doveva essere la cattolica (art. l) e l'insegnamento doveva essere impartito in armonia con esso (art. 2). Esso, per, sebbene oggetto d'aspre critiche, come eccessivamente ligio agli interessi della Curia romana (62), non sembra, ad una lettura obiettiva, un testo talmente rmunciatario: parrebbe, piuttosto, creare in alcuni casi addirittura una subordinazione del clero del regno all'autorit sovrana, che potrebbe agevolmente rit politica su altri punti. La Chiesa recuperava il diritto di propriet sui beni espropriati durante l'occupazione militare, purch non fossero stati alienati, e poteva acquistarne dei nuovi, ma tutti detti beni erano sottoposti alle leggi comuni, e non potevano godere d'alcun privilegio; riconosceva, inoltre, la legittimit degli acquisti dei beni ecclesiastici alienati (artt. 12, 13, 15, 16). Il Governo provvedeva alle dotazioni delle parrocchie (vedi spiegare la cedevolezza dell'auto-

infra, 122), dei vescovati, dei seminari (artt. 4, 5, 7), ma


la Santa Sede si impegnava a ridurre il numero delle diocesi di qua del Faro, e viceversa ad aumentare quelle siciliane (art. 3). I benefici ecclesiastici nel regno dovevano essere conferiti solo a sudditi del re (art. 8), salva una riserva d'an(61) (62) criticabili riprodotta Peraltro, come contrari De Marco, che non se forse in GILIBERTI, pp. 285 S8.
[,),

BLANCH,

Il, altri

p. 102, rileva stabilite erano del 1318 degni

che, se d'elogio; non

taluni de'

articoli

erano

alle

massime

dal tempo

vicer, molto

e seguite
SCADUTO,

da Tanucci,

Acton,

ed anche qualora

I, p. 70, riconosce nario , anche valier de' Medici

il Concordato potevano avesse preferito

pu dirsi migliori,

reazioil ca-

ottenersi

condizioni

ingraziarsi

il re

ed il pontefice.

46

L'Amministrazione

centrale

275

mn 12 mila ducati, di cui la Santa Sede poteva disporre a favore di propri sudditi (art. 18). La giurisdizione ecclesiastica era limitata alle cause matrimoniali Concilio di Trento, secondo i canoni del la disciplina (art. 20) (63). ed a quelle concernenti del regno

dei chierici; in ogni altro caso, anche se vi fossero interessati dei chierici, giudicavano i tribunali Era libero l'appello alla Santa Sede (art. 22), ma restava ferma in Sicilia la giurisdizione del tribunale (r.d. 5 aprile no ristabiliti, della monarchia 1818). Gli enti ecclesiastici soppressi venivanei limiti per in cui se ne fosse riconosciuta

l'utilit (art. 14), e, se i vescovi avevano piena libert di conferire gli ordini sacri, disposizoni particolari regolavano la consistenza del cosidetto patrimonio sacro (art. 21). L'art. 23 garantiva alla Santa Sede la libera comunicazione con i vescovi, il clero e il popolo su tutte le materie spirituali e gli oggetti ecclesiastici; ma era pur sempre necessario il sovrano permesso per' chiedere alla Santa Sede dispense, brevi o rescritti, tranne che per meri oggetti di coscienza. Occorreva regio exequatur (64) per la pubblicazione le carte pontifici
(63) tembre cautele siastico riteneva toposi posta sultivo,

pur sempre il del-

e l'esecuzione 1818):
con ed Se il papa

provenienti

da

Roma , cio delle bolle e hrevi e 6 aprile


1834, lo resa

(r.d. 17 luglio 1816


Una convenzione e nella di a non del per 16 aprile minorare

funzione
l. 30 setimponeva d'un venivano ecclevescovo sotsu prosolo conrapporto, dello

esecutiva e religiosi,

1839, prescriveva, nell'arresto civile vi ad condannato fossero una

scandalo la la

(GILIBERTI, p. 45), certe degradazione sentenza. i rilievi dal laici, con

detenzione domandare senza a favore

d'ecclesiastici al vescovo comunicargli del vescovi

all'autorit

morte,

elementi

condannato,

Comm., numero se il

composta doppio, fondati alla

di tre i

nominati

del re in che,

e di due assessori rilievi, come poteva, sovrana clemenza. una

con voto motivato

ravvisava condannato

raccomandare

(64) Sull'exequatur,
Stato , SCADUTO,I, pp. Emilio Capomazza, CESARE, a), I, p. 174.

considerato

delle

facolt

essenziali del

179 ss. Sulla all'ufficio

4: tanucciana

diligenza

consultore

preposto

del regio

exequatur

(in/ra, 79), DE

276

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

46

attribuita al Supremo Consiglio di cancelleria , e poi alla Consulta (inJfra, 68 e 72). I vescovi erano nominati su proposta del re, cui dovean prestare giuramento (art. 29) (65), e dovevano sottoporre al sovrano gradimento, per mezzo del ministro degli affari ecclesiastici, le loro pastorali (altro r.d. 17 luglio 1816). Il Governo si impegnava e non permettere la divulgazione di libri, segnalati dagli ordinari, in cui vi fosse alcunch di contrario alla dottrina della Chiesa ed ai buoni costumi (art. 24). Bisogna anche aggiungere che l'autorit politica, fino ad una certa epoca, fu gelosa, e quasi puntigliosa, nella difesa delle proprie posizioni (66), e solo negli ultimi anni del regno di Ferdinando II assunse un atteggiamento pi remissivo (supra, 7). Una considerazione speciale merita l'amministrazione dei benefici vacanti, la cui struttura ebbe nuove basi nell'art. 17 conco 1818 (67).

(65) La formula del giuramento dei vescovi era: c lo giuro e prometto sopra i Santi Evangeli obbedienza e fedelt alla real maest. Parimenti prometto che io non avr alcuna comunicazione, n interverr ad alcuna adunanza, n conserver dentro e fuori del regno alcuna sospetta unione, che noccia alla pubblica tranquillit. E se, tanto nella mia diocesi che altrove, sapr che alcuna cosa si tratti in danno dello Stato, lo manifester a sua maest s, Non si supponeva l'eventualit d'un contrasto tra dovere civile e dovere ecclesiastico, che nell'art. 20 del vigente concordato tra la Santa Sede e l'Italia (1. 27 maggio 1929, n. 810) si intese prevenire con la formula c giuro e prometto siccome si conviene ad /In vescovo ... ~ (66) Le sovrane risoluzioni 25 luglio 1851 (PETITTI,VI, pp. 334 8S.), con cui furono respinte quasi tutte le rimostranze dell'adunanza episcopale del regno, furono pubblicate per ordine del presidente del Consiglio de' ministri, Giustino Fortunato, c gran massone, ex repubblicano, ora assolutissimo ~ (fu SlVO,a), I, p. 371). (67) Sul regime amministrativo degli spogli e delle sedi vacanti, SCADUTO, pp. 7 ss.; per il regime anteriore al conco 1818, GlLIBERTI, 90 S8.; II, pp. e per quello posteriore l'ampia c appendice s , ivi, pp, SI S8_

46

L'Amministrazione centrale

277

Mentre vigeva il conco 1741, le rendite dei benefici vacanti confluivano al Monte frunientario, istituito nel 1781, ivi compreso il cosiddetto

terzo pensionabile , cio la quota

di dette rendite di cui il re poteva disporre per costituire pensioni vitalizie a favore di sudditi del regno. L'art. 17 conco 1818 soppresse il Monte frumentario ed il terzo pensionabile (salvo il diritto di coloro che in quel momento ne godevano); e previde che le rendite dei benefici vacanti sarebbero state amministrate da apposite amministrazioni diocesane , presiedute dal vescovo (ed in sua vece dal vicario generale o capitolare) e composte da due canonici, eletti dal capitolo a pluralit di voti per un triennio, e da un regio procuratore nominato dal re (68). Il r.d. 14 dicembre 1818 provvide alla nuova disciplina del terzo pensionabile (69) , stabilendo che esso poteva prelevarsi su quelle mense vescovili, la rendita delle quali fosse tale, che, divisa in tre porzioni, due d'esse dessero la somma di 3.000 ducati al netto di pesi pubblici, e stabil il metodo per il calcolo del netto. I pensionati, di nomina regia, dovevano ottenere dalla Santa Sede la bolla che li autorizzava a percepire la pensione vita natural durante, ed alla loro morte il beneficio ritornava libero. Tali pensioni erano di solito accordate ad ecclesiastici. Il regolamento per le amministrazioni diocesane, stabilite, con qualche eccezione (70), in ogni diocesi, fu approvato con
(68) La Comm. esecutrice del conco ritenne che i canonici amministratori non fossero confermabili alla scadenza del triennio (crc, Min. Aff. eccl., 8 settembre 1821); in seguito, per r. 25 giugno 1825, ne fu ammessa la rielezione trascorsi tre anni dalla scadenza (GlLIBERTl, . 53). p (69) SCADUTO, pp. 33 S8. n terzo pensionabile, che, essendo dsepllII, nato dal diritto del regno, avrebbe potuto essere poi materia di prerogativa del re d'Italia, il quale peraltro non l'utilizz mai, fu formalmente abolito con l'art. 25 del conco tra la Santa Sede e l'Italia (1. 27 maggio 1929, n. 810). (70) R. 14 dicembre 1818 (GILIBERTI, 54): per le porzioni di diocesi i p.

278

I stituzioni del Regno delle Due Sicilie amministrazioni nominavano

46
un

r.d. 18 dicembre 1818. Le

esattore incaricato dall'esazione delle rendite, presso cui dovevano versarsi le riscossioni, l'uno e l'altro retribuiti

ed un cassiere, che provvedeva

ai pagamenti, e poteva essere obbligato a prestare cauzione: con un premio non maggiore del segretario, (il 6% delle riscossioni. Potevano anche nominare un regio era nominato dal re su proposta

senza soldo, salvo il rimborso delle spese (71). Il procuratore dell'intendente reg. lO maggio 1826 attribuiva al Ministero per gli affari ecclesiastici la facolt di procedervi nel real nome), tra le persono probe, esperte e benestanti; non aveva voto, ma interveniva per via di requisitoria, e doveva apporre il visto sui mandati di pagamento; in caso d'impedimento era supplito ne' capiluoghi di provincia o distretto rispettivamente dal segretario generale dell'intendenza o dal sottintendente, e negli altri comuni dal sindaco (72). La consegna dei beni degli enti soppressi e dei benefici vacanti alle amministrazioni diocesane fu disposta con r.d. 3 agosto 1818: quella dei beni delle bade e benefici di regio patronato con r.d. 25 novembre 1822. Il r.d. 2 maggio 1823 regol poi la riscossione dei crediti delle dette amministrazioni opposizione al tribunale mediante ruoli, cui attribuiva si efficacia di titoli esecutivi. Contro i medesimi, era consentita civile della provincia dove il titolo era esigibile, nel termine di quindici giorni per i debitori do-

cui ordinari risiedevano nello Stato pontificio, furono create due amministrazioni, l'una in Cittaducale (o Civita Ducale) per le porzioni di Rieti, Spoleto e Farfa; l'altra in Campli, per le porzioni d'Ascoli, Ripatranzone e Montalto; composta ciascuna dei tre vicari in regno, il pi antico de' quali come presidente, e dell'autorit superiore laica di Cittaducale e Campli. (71) Deliberazioni della Comm. esecutrice del conc., cito da On.ramrr, pp. 56-57. (72) GILBERTI, pp. 5758.

46

L'Amministrazione

centrale

279

miciliati nella pro vincia, di trenta giorni per quelli domiciliari altrove, ma che avessero nella provincia un rappresentante, e di quaranta giorni negli altri casi. La competenza giudiziaria doveva infatti ritenersi pacifica, non potendo le amministrazioni diocesane riguardarsi bliche (73). come amministrazioni pub-

Con r.d. 7 dicembre 1839, venne riconosciuto

e ripristi-

nato in tutta l'estensione del regno l'Ordine religioso de' cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, detto di Malta come ogni altra corporazione religiosa a tenore delle leggi vigenti; furono riconosciute otto commende, cio quelle di Saracena Buonanno, Schettina ed Albiggiano, Colli di Palermo, Vizziall'Ordine la facolt di crearni, S. Giovanni di Taormina, S. Silvestro di Bagnara, Benevento, Aquila; fu riconosciuta all'Ordine ne di nuove, purch da concedere un locale per istituirvi a regni coli; e fu promesso un ospedale in Napoli. alla natura

Manca, in questo decreto, qualunque riferimento sovrana dell'Ordine (74). Per le commende ed i beni dell'Ordine ed essendo state riunite all'Ordine

costantiniano

(su-

pra, 26) provvedeva la Presidenza del Consiglio de' ministri;


le commende, bade e be-

(73) GILmERTI, . 69. p (74) Mancava, di conseguenza, una rappresentanza diplomatica dell'Ordine presso la real Corte del regno delle Due Sicilie, e viceversa; ma il S.M.O.M. non ne aveva allora alcuna, non avendo del tutto superato la crisi successiva alla perdita del dominio effettivo sull'isola di Malta (12 giugno 1798). I rapo porti tra il regno e l'Ordine (vassallo del re delle Due Sicilie dal 24 luglio 1530, essendo stato investito della signoria di Malta da Carlo V) erano antichissimi, e l'Ordine, dopo la morte dell'imperatore Paolo I di Russia, che ne era stato per qualche tempo gran maestro, si riorganizz in Messina (BESCAP, p. 151). Con r. 18 ottobre 1852 (PETITTI, , p. 343) fu poi chiarito che. salvo le V otto commende menzionate dal r.d. 7 dicembre 1839, tutti gli altri beni, mobili ed immobili, dell'antico Ordine di Malta erano riuniti defnitivamente al demanio pubblico; essi erano amministrati dalla Cassa d'ammortizzazione (in. Ira, 56}.

280

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

46

nefici antoniani, fu disposto che la consegna dovesse farsene agli intendenti, esclusa ogni ingerenza delle amministrazioni diocesane (75). N' domini di l del Faro, il conco 1741 non era stato esteso; perci, mentre nelle materie regolate dal conc, 1818 le disposizioni di questo si applicavano tanto di qua quanto di l del Faro, come ad unica Chiesa (artt. 31 e 32), negli altri casi vigevano in Sicilia regole particolari, non sempre uniformi a quelle che si osservavano nel continente (76). L'istituto di maggior rilievo, costituente fin dai tempi del pontefice Urbano II e del gran conte Ruggero (anno 1098) un singolare privilegio dei re di Sicilia, era il tribunale della monarchia, soppresso nel 1715 da Clemente XI, che aveva creduto tempo opportuno di profittare della debolezza di Vittorio Amedeo II di Savoia (77), ma restituito da Benedetto XIII con la ricordata bolla 3 settembre 1728, ad istanza di Carlo VI d'Austria (78). Secondo le disposizioni ivi contenute, tutte le cause per-tinenti al fro ecclesiastico, eccettuate le cause maggiori riservate secondo le norme canoniche al romano pontefice, e a giudici da lui specialmente concludersi
(75)
della

delegati, dovevano iniziarsi

nell'isola.

Avverso le sentenze del metropolitae

R. 14 e 26 marzo
dei

29 maggio
regolari

1823 (GlLIBERTI, p. 61). Si tratta


del Viennois, militare degli ordini furono furono di S. fondata resti. da SCA di Malta nel quel

Congregazione

canonici dal

di S. Antonio

nel 1095, ed incorporata costantiniane tuite naro beni ai titolari DUTO, II, p. sequestrate con

da Pio VI nell'Ordine governo mai

1778. Le commende

dell'occupazione commende

r.d, 17 giugno

1815. Contro
previste

che apparirebbe

41, non furono

Cen-

e di S. Carlo nazionali

(supra, 26). Le commende

costantiniane

dichiarate

con 1. 29 giugno

con decreto dittatoriale 12 settembre 1860, n. 33, e soppresse 1873, n. 1406 (PEZZANA, b), pp. 305 88.). (76) GILffiERTI, pp. 34 S8. (77) GlLIBERTI, pp. 27 8S.; SCADUTO,I, pp. 156 88.; v. anche supra, Introduzione, nota (50). (78) Supra, nota (61); SCAnuTo, I, pp. 166 88.; MILANO.

47

L'Amministrazione

centrale

281

no, pronunciate in prima istanza nelle cause della propria diocesi, o in seconda i stanza nelle cause attribuite in primo grado ai vescovi suffraganei, era dato appello al giudice della monarchia; e contro le sentenze di quest'ultimo era consenti. to, nei casi previsti dalla legge canonica, un ulteriore ricorso, che doveva essere esaminato da un giudice assistito da tre assessori. I detti giudici erano nominati dal re, fra i dottori e i licenziati in diritto canonico, investiti d'una dignit ecclesiastica (79). La stessa bolla stabiliva diverse norme di pro cedura.

47.
tutto

Segue: b) la pubblica istruzione. -

L'art. 7, n. 14,

r.d. 2 maggio 1817, attribuiva al Ministero degli affari interni ci che riguarda l'istruzione pubblica, le case di edule biblioteche, i musei, i teatri, gli cazione, le scienze, le belle arti, le scuole, le societ e le accademie corrispondenti, spettacoli, le feste e le cerimonie pubbliche, le ricerche e scavi di antichit, la revisione de' libri, la stamperia reale, ed i soccorsi ed incoraggiamenti agli studenti e letterati attribuzioni istruzione poveri, ed agli artisti , Tutte queste esercitate dal 3 ripartimento, erano in origine pubblica , e dal

7 ripartimento, musei, antichit e belle arti; ma alcune in seguito ne furono distaccate (la biblioteca borbonica, il museo borbonico, gli scavi, con r.d. 20 giugno 1821 assegnati al Ministero della real casa; la Stamperia reale, con r.d, 7 apri. le 1833, alla Presidenza del Consiglio dei ministri). Infine, i servizi della pubblica istruzione, dopo essere stati per breve tempo aggregati al neo-istituito Ministero dell'agricoltura e del commercio (r.d. 17 novembre 1847), passarono a formare
(79) Uno degli ultimi giudici della monarchia fu il mio antenato materno Paolo Maria Mondio (1795.1857),abate di S. Lucia del Mela, e vescovo in partibus di Miriofidi (Moemro, pp. 52 65.; GALLUPPI, p. 129).

282

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

47

il Ministero della pubblica istruzione L'ordinamento partimenti:

(r.d. 6 marzo 1848). su tre ri-

del detto Ministero era articolato

segreteria, contabilit ed archivio; pubblica istru-

zione; musei, antichit e b elle arti (r.d. 16 aprile 1848). Successivamente gli furono trasferiti l'archivio generale del regno, gli stabilimenti di beneficenza che avessero correlazione all'insegnamento (r.d. 7 settembre 1848), ed i conservatori e ritiri di donne [r.d. 7 marzo 1849); ma il r.d. 17 gennaio 1852 restitu alla Soprintendenza generale della real Casa il Museo borbonico (80), la real biblioteca borbonica, l'officina dei papiri, e gli scavi. La riunione dei Ministeri degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione, che avevano un sol titolare a partire del r.d. 17 novembre 1849, fu resa definitiva col r.d. 8 agosto 1859 due ripartimenti:

(supra, 46), e la pubblica istrudel ministero, articolato in

zione divenne il secondo ramo

segreteria, contabilit, archivi, biblioteche, dipendeva ancora dal Ministe-

accademie, istituti di belle arti, teatri; ed istruzione pubblica. Quando l'amministrazione ro degli affari interni, era stato costituito un importante organo collegiale centrale, con funzioni di vigilanza e di consulenza, la Giunta di Napoli, esaminare d'istruzione pubblica (r.d. 12 settembre e 1822). La Giunta era presieduta dal presidente dell'Universit ed era composta di sei professori universitari, quanto concerne l'istruzione d'un segretario nominato dal re. La Giunta (art. 7) doveva pubblica in generale e tutto ci che pu concorrere alla buona istruzione della giovent, sia per lo scibile che per la morale sero ampliazione, restrizione veva vegliare particolarmente

. Doveva esami-

nare, inoltre, se le leggi e i regolamenti in vigore meritaso altra modificazione . Doper l'esatta osservanza delle

(80) Secondo l'art. 3 r.d. 22 febbraio 1816, le cose depositate nel Museo borbonico erano propriet allodiale, indipendente dai beni della Corona.

47

L'Amministrazione

centrale

283

leggi e dei regolamenti

e proporre i mezzi che riterr op-

portuni perch tanto si consegua

, Insomma, doveva occupubblica

parsi di tutto quel che occorre perch l'istruzione ta aveva l'iniziativa

possa produrre il de siderato effetto. A questo fine la Giunnel proporre , e poteva essere concon sultata dal ministro degli affari interni, e corrispondere gli intendenti, e con le Commessioni provinciali .

Il presidente della Giunta esercitava la vigilanza sulla pubblica istruzione nella provincia di Napoli; nelle altre provincie vi provvedeva una Commissione di tre soggetti, i pi probi e principali della provincia (artt. 6 e 7 r.d. cit.) (81). Per i domini di l del Faro, v'era una Commessione di pubblica istru-zione, che funzionava anche da deputazione dell'Universit di Palermo (r.d. 5 marzo 1822). Dopo l'istituzione del Ministero della pubblica istruzione, la Giunta fu abolita, e fu istituito (r.d. 28 giugno 1849) il Consiglio generale di pubblica istruzione , con le medesime attribuzioni della soppressa Giunta (82), composto di sette membri, scelti tra i professori titolari delle regie universit degli studi ed i soci ordinari della Real Societ Borbonica, con un presidente ed un segretario scelti tra i personaggi pi reputati per dignit e lettere. L'art. 4 stabiliva: Gli arcivescovi ed i vescovi sono gli ispettori nati de' collegi, licei, istituti e d'ogni altra scuola d'insegnamento pubblico e privato, per tutto ci che si riferisce alla parte religiosa e morale, tanto

(81) L.e istruzioni circa le attrihuzioni e doveri delle Commissioni provinciali di pubblica istruzione furono diramate con circolare del presidente della Giunta, 12 luglio 1823 (PETITTI,IV, p. 106). (82) Uno dei compiti del Consiglio generale della puhblica istruzione (in Sicilia, della Commissione) consisteva nell'approvazione dei libri di testo, compresi quelli da adottarsi negli istituti religiosi (r. l a febbraio 1855, in PE' TITTI,VI, p. 434). Per le attribuzioni in materia di vigilanza sulla stampa, supra, 35.

284

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

47

scientifica, quanto disciplinare . La Commessione di pubblica istruzione de' reali domini oltre il Faro fu separata dalla deputazione dell'Universit di Palermo, e fu composta d'un presidente e sette membri, che potevano deliberare col numero legale di cinque compreso il presidente; i professori e deputati universitari erano dichiarati incompatibili (r.d. 8 settembre 1852). Il Consiglio generale di pubblica istruzione fu abolito con r.d. 20 agosto 1860. Gli istituti d'istruzione pubblica erano ordinati nel modo seguente (vedi anche, per l'onere della spese, injra, 103): a) Regie Universit degli Studi. Erano stabilite in Napoli, Palermo, Catania (r.d. 22 gennaio 1817); pi tardi fu trasformata in universit (r.d. 29 luglio 1838) l'Accademia Carolina di Messina. Le facolt erano cinque: teologia, scienze fisiche e matematiche, giurisprudenza, filosofiae letteratura, scienze mediche, ma le denominazioni erano talora un po' diverse da universit ad universit. Ogni universit aveva un proprio statuto; quelli dell'Universit di Napoli erano stati approvati con r.d. 13 marzo ed 11 giugno 1816. Le universit erano dirette da un rettore, nominato dal re per biennio; ogni facolt aveva un decano, carica biennale esercitata dai professori per biennio, secondo il turno d'anzianit, ed il decano della facolt teologica esercitava le funzioni di vice rettore; i decani potevano essere convocati dal rettore in collegio, sotto la sua presidenza. Impiegati dell'universit erano il concelliere, ed il razionale-tesoriere. Le sole universit potevano conferire i gradi dottorali (r.d. 27 dicembre 1815 e 22 gennaio 1817). b) Reali Licei e Collegi (r.d. 14 gennaio 1817; e statuto approvato con r.d. 14 febbraio 1816). V'erano licei in Napoli, Salerno, Bari, Catanzaro, Aquila e Messina; pi tardi (r.d. 2 aprile 1857) furono elevati a licei i collegi di

47

L'AmminMtrazione

centrale

285

Lucera e di Reggio. V'era un collegio in tutti l capoluoghi delle provincie di qua del Faro, ed anche in Maddaloni, Arpino e Monteleone (Vibo Valentia); di l del Faro la dislocazione rispondeva piuttosto a criteri tradizionali. I licei, a differenza dei collegi, potevano conferire la licenza in giurisprudenza, fisica e matematica, medicina, filosofia e letteratura (salvo il Iiceo di Napoli, perch a ci provvedeva l'universit), che erano titoli sufficienti per l'esercizio di certi impieghi o professioni (art. 14 r.d. 27 dicembre aprile 1857 (ispirato, visibilmente, 1815). Perci, il r.d. 2 all'interesse di non ac-

crescere la popolazione studentesca della capitale, considerata elemento politicamente malfido) stabiliva che solo i naturali di Napoli e Terra di Lavoro potessero seguire gli studi in Napoli; gli altri dovevano conseguire la licenza in provincia, e poi sostenere gli esami in Napoli legi avevano un rettore,

(supra, 33). I licei e col-

un vice rettore, ed una Commessio-

ne amministrativa presieduta dall'intendente o sottintendente (salvo che in Napoli, dove era presieduta dal presidente della Giunta o del Consiglio di pubblica istruzione, oppure dal rettore), e composta del rettore e di due proprietari. Gli studi duravano otto anni; i convittori non potevano essere ammessi prima di compiere otto anni, n dopo il decimo, e vi potevano restare non oltre il diciottesimo. c) Scuole secondarie. Erano stabilite in alcuni comuni principali, ed erano quelle dove si impartiva l'insegnamento corrispondente ai primi anni del corso dei licei e collegi. d) Scuole primarie (r.d. 21 dicembre 1819, per le scuole maschili, ed altro con la medesima data per le scuole femminili). Erano le scuole elementari, istituite in tutti i comuni, e vi si insegnava la lettura e scrittura, il catechismo di religione e de' doveri sociali, e l'aritmetica elementare, nonch la grammatica italiana, gli avvisi di buone creanze del Ga-

286

lstuzioni del Regno delle Due Sicilie

47

lateo , ed il catechismo di arti da insegnarsi tanto nella capitale che nelle provincie del regno secondo le abitudini e i bisogni delle popolazioni . Alle fanciulle si dovevano anche insegnare le arti donnesche, ed i doveri del loro stato, nonch l'economia donnesca. Queste scuole dipendevano dai Comuni, sotto la vigilanza della Commessione di pubblica istruzione, e d'ispettori distrettuali e circondariali (83); in seguito, col r.d. lO gennaio 1843, l'istruzione primaria fu affidata interamente ai vescovi delle rispettive diocesi e messa sotto la loro esclusiva direzione (84). Per le nomine dei professori delle universit, dei licei, dei collegi e delle scuole secondarie de' reali domini, di qua e di l del Faro, era si provveduto prima col r.d. 17 luglio 1846 (esteso alla Sicilia con r. 2 settembre 1846); che venne sostituito con una normativa, pi completa, dettata dal r.d. 27 marzo 1858. Questo decreto stabiliva la regola del concorso per esami, salvo la facolt regia d'attribuire merito qualche cattedra per , La Commessione giudicatrice era presieduta dal pre-

sidente del Consiglio generale di pubblica istruzione, e ne dovevano fare parte due membri del Consiglio, il rettore dell'Universit di Napoli, e due terzi dei professori della compe-

(83) Il reg. per le scuole primarie prevedeva (artt. 12 r.d. 21 dicembre 1819) la loro graduale sostituzione con scuole di mutuo insegnamento (<< Iancasteriane ~) secondo riscuoteva avrebbero ve n'erano non sembra nel governo consentito ancora abbiano il metodo derivavano, l'istituzione di Burt e Lancaster (le simpatie che esso che esse prohabilmente, e Palermo diffusione. dalla supposizione (CoMEReI, pp.

di pi scuole con minor e

spesa), ma nel

soltanto

in Napoli

1832 109 e 264) e

avuto maggiore del r.d. nel quale attegers

(84)
provinciali autorit gliendo ispettori

Le premesse sul languore,

IO gennaio
questo cura

1843 citano i voti dei Consigli


d'istruzione pubblica trova si alle accodegli !'istruzione primaria Tuttavia,

grado

caduto attualmente

s-, e considerano deve

che in attribuire il re dispose

ecclesiastiche (r.

e zelo maggiore

un voto del CP di Capitanata,

la conservazione

16 aprile

1R45, in PIlTITTI, IV, p. 500).

47

L'Amministrazione

centrale

287

tente Facolt. Gli esami consistevano in una dissertazione scritta, in latino o in italiano a seconda della materia; in una lezione in italiano, di non pi di mezz'ora, sullo stesso tema; nella risposta a due

quesiti o difficolt , e, per certe materie,


pratico. Erano stabilite le cautele

anche in un e sperimento

per mantenere segreti i nomi dei candidati nella revisione delle dissertazioni scritte; il metodo di classificazione; ed era previsto che, a parit di punteggio, desumibile dalle opere, sultato di precedenti concorsi .. I maestri delle scuole primarie, secondo i citati r.d. 21 dicembre 1819, erano nominati dal presidente ne proposte dai decurionati dei rispettivi della Commessiosu terMa, col ai comuni. ne di pubblica istruzione, d'accordo con l'intendente, si desse precedenza al merito, e dal ridai servizi d'insegnamento,

r.d. lO gennaio 1843, la competenza per le nomine, sospensioni e rimozioni dei maestri e delle provvedimenti agli intendenti, maestre fu trasferita vescovi, salvo l'obbligo dei medesimi di partecipare i loro

e di regolare l'insegnamento

secondo l'orario e con l'uso dei libri approvati dal ministero, e di tenersi d'accordo, in Napoli e Palermo, con la Giunta (Consiglio) e la Commessione di pubblica istruzione purch buoni cristiani, zelanti e istruiti (85). (artt. l e 4 r.d. cit.). I maestri potevano essere ecclesiastici o laici, Le scuole private, per qualunque insegnamento, dovevano essere autorizaate per decreto reale (r.d. 23 settembre 1823), e l'insegnamento doveva essere impartito a porte aperte,

on-

de cos la polizia, come la giunta di pubblica istruzione, possano, quando lo credano, ispezionare le scuole private dell'uno e dell'altro sesso (r.d. 13 novembre 1821). Un regolamento approvato con r.d. 16 febbraio 1852 stabil mol-

(85) R. 8 settembre 1832, in

PETITTI,

IV, p. 285.

288

lsti'tuzioni del Regno delle Due Sicilie

47

tre che coloro che intendevano tenere istituti privati dovevano essere autorizzati all'insegnamento di belle lettere e filosofia, sostenere di regola un secondo esame dinanzi ad una Commessione nominata dal presidente del Consiglio generale, essere cittadini nazionali, o esteri naturalizzati, generale, etc. Le trasgressioni avere compotepiuto i 30 anni d'et, sottoporsi alle ispezioni del Consiglio rilevate dagli ispettori vano dare luogo alla chiusura, con provvedimento stro, presi gli ordini di Sua Maest. Tra i molti istituti di cultura sottoposti alla vigilanza dell'Amministrazione Societ borbonica d'archeologia, 1822) ; l'Accademia della pubblica istruzione, vanno ricordati la di Napoli, articolata nelle tre accademie pontaniana di Napoli, articolata nelle itain del mini-

delle scienze, e delle belle arti (r.d. 9 marzo

classi di matematiche, scienze naturali, scienze morali ed economiche, storia e letterature antiche, storia e letteratura liana e belle arti; la reale accademia medico-chirurgica

Napoli; la reale accademia di musica e ballo in Napoli (r.d. 2 gennaio 1834); la reale accademia medica in Palermo; la reale accademia di scienze, letterature e belle arti in Palermo; l'Accademia peloritana in Messina, articolata in quattro classi, di scienze fisiche e matematiche, legislazione, storia e morale sperimentale, belle lettere e belle arti; l'Accademia Gioeniana di scienze in Catania. In Napoli v'erano due biblioteche pubbliche: la reale borhonica, e la brancacciana ; altre due in Palermo, la comunale e quella dei padri gesuiti. In Roma, il regio governo manteneva un pensionato per alunni di belle arti, napoletani e siciliani (r.d. 27 luglio 1842). Per l'educazione delle nobili e ben nate donzelle, e delle figlie di benemeriti impiegati civili e militari, v'erano in Napoli due educandati Regina Isabella di Borbone (r.d.

48

L'Amministrazione

centrale

289 In Pascola-

28 settembre 1829), ed un Educandato

Carolino

lermo. Non esisteva nella legislazione del regno l'obbligo

stico; v'erano tuttavia norme intese a dare incentivo alla volontaria frequenza, come quelle che prescrivevano l'esibizione della matricola della scuola primaria per coloro che volevano imprendere ad esercitare un'arte o mestiere, e per le donzelle nubili che volessero profittare della beneficenza del sovrano, de' maritaggi, o di qualunque altra pia istituzione stabilita a loro vantaggio, e che prevedevano, nella capitale e nelle citt pi popolate, un annuo esame generale , con distribuzioni di premi ai maestri e maestre benemeriti, ed ai fanciulli e fanciulle che avessero tratto maggior profitto dall'insegnamento (r.d. 21 dicembre 1819: rispettivamente artt. 21 e 19-21 di 30~32 del decreto per le scuole maschili, ed artt. quello per le scuole femminili).

48.

Segue: c) il protomedicato.

Con l'istituzione

del

Ministero della pubblica istruzione, furono acquisite a quest'ultimo le attribuzioni di vigilanza sulle professioni sanitarie, .che in precedenza il Ministero dell'interno esercitava

attraverso il protomedicato generale: organo che, sebbene d'indubbio interesse per la salute pubblica, non era amministrato dal 4 ripartimento (beneficenza, salute pubblica, prigioni), bens dal 3 (istruzione pubblica), e che segu quindi le sorti della pubblica istruzione. L'ufficio del protomedicato generale, tanto di qua, quanto di l del Faro, era di remota origine, e rimase a lungo disciplinato da norme d'antico regime (86). La sua funzione consisteva nella vigilanza sugli esercenti le arti sanitarie, ed in

(86)
19.

COMERCl,

p. 87.

LANDI

I.

290

Isttuzioni del Regno delle Due Sicilie

48

particolare

sui farmacisti. Ma il servizio pare fosse stato gra-

vemente trascurato, se, con r. 25 settembre 1822 (87), Sua Maest constatava come fossero scorsi molti anni da che le farmacie delle provincie (di qua del Faro) non erano state a sceglievisitate dal protomedico generale del regno, o dai suoi sostituti, ed autorizzava pertanto il detto funzionario re in ogni distretto un medico il pi probo che goda la pubblica opinione, ed un abile ed onorato farmacista, i quali uniti insieme si recassero, senza preavviso, a visitare le farmacie esistenti nei comuni del distretto, per constatare se le medicine fossero di buona qualit e se vi fossero quelle prescritte nel repertorio (farmacopea), e per accertare se medici, la professione colla delevatrici e salassatori esercitassero medici potevano adottare In attuazione

bita esattezza e col decoro conveniente tenza del protomedico generale. di tale rescritto,

, Questi vice-protodi compegenerale

gli stessi provvedimenti il protomedico

emanava il 3 giugno 1823 un regolamento per le funzioni affidate ai vice-protomedici, e speziali verificatori (88). Questi dovevano riconoscere la legalit delle persone esercenti i diversi rami dell'arte salutare, per reprimere l'esercizio abusivo, degli esercenti, dovevadovevano formare i registri annuali cezione della tassa protomedicale Il protomedicato generale r.d. 25 giugno 1844. Tale

no ispezionare le spezierie e drogherie (89), e vigilare la per-

(in/ra, 115).
in Sicilia fu riordinato con deldisposizioni

decreto, confermando

del r.d. 16 luglio 1827, distinse la parte finanziera

l'uffizio, per cui il protomedico generale era alle dipendenze

(87) PETlTTI, 111, p. 379. (88) Il testo in PETlTTl, 111, pp. 379 ss, (89) Sul divieto ai droghieri di vendere generi medicinali composti ed al minuto, r. 12 giugno 1829, in PETITTl, I1I, p. 395.

48

L'Amministrazione

centrale

291

della direzione gen erale de' rami

e diritti diversi

(in/ra,

50), dalla parte scientifica , dipendente dal Ministero degli affari interni, ed affidata ad una Commessione protomedicale, presieduta dal protomedico generale, e composta da tre professori di medicina, storia naturale, e chimica, nominati dal re. La Commessione, quando trattava affari riguardanti la citt di Palermo, era presieduta dal pretore (in/ra, 117) della detta citt, ed erano abrogate tutte danti le citt siciliane. Al decreto citato era unito un regolamento medicali per le visite e per la riscossione colpivano, anzitutto, farmacisti, salassatori, le lauree in medicina, levatrici per la parte finanziaria, che confermava la responsabilit delle Corti protodei diritti. Questi e le patenti dei versamento le eccezioni riguar-

e barbieri (90), che non si dell'eseguito

potevano spedire senza il certificato vitoria de' rami e diritti diversi; in

nei banchi di Palermo e Messina, o presso la competente ricesecondo luogo, v'erano diritti di visita, che colpivano le persone soggette a tale specie di vigilanza, secondo una tariffa graduale riportata al numero degli abitanti del Comune di residenza dell'esercente, gavano presso i ricevitori de' rami e diritti diversi, e si pacui le

note di tali persone, formate dalle Corti protomedicali, venivano trasmesse dall'Amministrazione del protomedicato generale. Nei domini di qua del Faro, to col r.d. 24 aprile 1850, stici e dell'istruzione il protomedicato fu riordinae con l'annesso regolamento, della finanze. La

cui esecuzione erano incaricati il ministro degli affari ecclesiapubblica, ed il ministro delle nuova organizzazione comprendeva:

in

PETITTI,

(90) Taluni dubbi furono risolti III, p. 411.

con circo Min. finanze 1" febbraio

1845,

292

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

48

a) La Commessione

protomedicole,

in Napoli, dipen-

dente dal presidente della regia universit degli studi, e dal Consiglio generale di pubblica istruzione. La Commessione era presieduta dal primo medico di camera di Sua Maest, e composta da due assessori, prescelti l'uno dalla facolt di medicina, l'altro dalla facolt di fisica, e proposti dal Consiglio generale al ministro, perch li sottoponesse alla sovrana approvazione. Gli assessori si rinnovavano ogni triennio. La Commessione formava ogni anno la lista degli esercenti tenuti al pagamento della tassa sanitaria; vigilava sulla morale e condotta dei medesimi, e sui loro titoli legali; vigilava sull'igiene pubblica e ne riferiva all'autorit competente

(in/ra, 60);

verificava le distanze legali tra le farmacie antiche e quelle di nuova apertura; spediva i permessi d'esercizio agli esercenti, quando la spedizione delle carte d'autorizzazione se di competenza dell'universit; doveva curare, non fosogni due

anni, la redazione e la stampa del ricettario, ed inviarne una copia a ciascun farmacista del regno. La Commessione doe veva eseguire la visita degli esercenti nella citt di Napoli, al qual fine i suoi membri potevano ripartir si i quartieri, farsi accompagnare da un farmacista, e, volendo, dall'eletto del quartiere, ed in caso di bisogno dall'ufficiale di polizia. La Commessione aveva un proprio ufficio, con impiegati, il cui capo esercitava anche le funzioni di segretario. b) I Viceprotomedici distrettuali. tomedicale, su le informazioni La Commessione proe degli ordegli intendenti

dinari diocesani, ed inteso il presidente del Consiglio generale, nominava per ogni capoluogo di distretto un medico rinomato per viceprotomedico, un altro per aiutante, ed un farmacista per visitatore (art. 8 reg. cit.). Il viceprotomedico (o l'aiutante in caso di suo impedimento) ed il farmacista visitatore dovevano recarsi ogni anno in tutti i comuni del distret-

48

L'Amministrazione .-~~;'~rt

centrale

293 visi-

to, ed accompagnati dal sindaco, o da un eletto delegato, tare gli esercizi de' farmacisti, droghieri ed erbolai,

accertare

se i medici e chirurgi condotti e le levatrici godessero d'ono~ario adeguato e fossero sufficienti ai bisogni locali, accertare le condizioni igieniche e sanitarie del comune, e mettersi in rapporto con la Commessione comunale per i provvedimenti di competenza. I viceprotomedici corrispondevano direttamente col presidente del Consiglio generale, e con i comuni del distretto per il tramite del sottintendente. c) Le Commessioni protomedicali tuite, in ciascun comune, supplente,

comunali erano costi(o dal

dal giudice di circondario

ne' comuni che non erano capoluogo di circonloro cura

dario), dal sindaco, e dal parroco, e doveva essere

invigilare la salute pubblica, ed investigare le cagioni che la avessero alterata o potessero alterarla, e collaborare col viceprotomedico durante la visita, in particolare per l'accertasulle dal mento dei titoli legali degli esercenti, e per il giudizio loro qualit morali e professionali. Commessione comunale v'erano ministro, chirurgi. Pi tardi ce del quartiere, due ispettori, nominati

In Napoli, in luogo della

su proposta del Consiglio generale, tra i medici e (r.d. 5 agosto 1853) furono istituite in presiedute dal giudidel Collegio e composte d'un componente

Napoli delle Commessioni circondariali, di farmacia, d'un medico-chirurgo, Le categorie di professionisti

dell'eletto e del parroco. sanitari, su cui esercitavasi

la vigilanza del protomedicato, erano quelle dei medici e chirurgi, delle levatrici, dei farmacisti, dei droghieri ed erholai, dei brachierai (fabbricanti di cinti erniari) e dentisti, e dei segretisti (fabbricanti di specifici per la guarigione di mali). Il regolamento qualche volta dettava prescrizioni abbastanza minuziose: tali quelle per i farmacisti (artt. 65-93), che si giustifcano perch la vita dei cittadini, l'onore e riputa-

294

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

48 nelle

zione de' medici e chirurgi

confidata interamente

loro mani (art. 65). Era perci prescritto l'uso del ricettario ufficiale (art. 66); la collocazione delle farmacie nelle strade pi frequentate e sane , nel centro del comune dove ce ne fosse una sola, ed a distanze stabilite pi (artt. 68 e 69); l'integrazione dove ce ne fossero

delle stesse con un buon

laboratorio, difeso dagli incendi e debitamente attrezzato (artt. 70-74); la chiusura a chiave dell'armadio dei veleni (art. 75); la tenuta in ordine alla fornitura, della corrispondenza relativa e del registro delle droghe velenose o sospette nota di costume il divieto per passare oziosamente accadere nei piccoli conon dovevano mai anche in tempo

(art. 76), il divieto di spedire medicinali pericolosi senza ricetta (art. 77), etc. (91). Una d'ammettere nelle farmacie persone

il tempo , come tuttora continua ad muni meridionali essere abbandonate,

(art. 79). Le farmacie

e doveva essere alla loro porta una corper risvegliare

da da sonare un campanello,

di notte i farmacisti ne' casi che siano urgenti i soccorsi farmacistici, soprattutto in tempo d'epidemia . Non era ignoto il comparaggio contrarranno, (vedi oggi gli artt. 170-172 t.u. 27 luglio i farmacisti non colpevole; ma 1934, n. 1265), poich l'art. 93 stabiliva:

per conto alcuno, legame co' medici o chirurgi

che possa dar luogo a sospetto d'intelligenza

il divieto non era accompagnato da sanzione penale. Alcune disposizioni, concernenti i segretisti , subordinavano il permesso alla presentazione di certificati d'avvenuta guarigione, ad esperimenti eseguiti su' segreti dalla Commissione protomedicale, etc. (artt. 17, e 101-105). Ma, in altri casi, il regolamento si limitava a dettare delle norme deontologiche ,

(91) In Sicilia vigeva un regolamento protomedicale, 14 giugno 1853, per la vendita delle sostanze venefiche da farsi dai farmacisti e droghieri (PETITTI, VI, p. 388).

48

L'Amministrazione

centrale

295

piuttosto generiche (92). Il regolamento stabiliva, inoltre, la tariffa della tassa sanitaria , il modo dell'esazione, e la destinazione dei proventi (artt. 107-124); ed da notare che mentre in Sicilia la ri scossione avveniva a cura dei ricevitori de' rami e diritti diversi, in continente i diritti protomedicali venivano riscossi dai cassieri comunali (art. 115: te dai visitatori,

injro; 115),

tranne che in Napoli, dove la tassa era riscossa direttamene versata alla Cassa delle lauree dell'uniaiutanversit (93). Il provento andava per due terzi alla real Casa Santa degli incurabili, per un terzo ai viceprotomedici, le ispezioni. Sul terzo riscosso in Napoli ti e farmacisti visitatori a rimborso delle spese ad incomodi delsi pagavano i soldi degli impiegati della Commessione protomedicale, ed il di pi poteva essere distribuito in gratifcazioni, e, se vi fosse stato sopravanzo, impiegato nell'acquisto di rendita iscritta nel Gran libro per aver si un fondo da adoperarsi in misure (art. 124).

energiche, capaci di conservare la pubblica salute in circostanze difficili per quanto spetta al protomedicato Le farmacie erano oggetto, oltrecch delle norme gi ricordate, di varie disposizioni, intese a conciliare l'interesse pubblico con quello degli esercenti. L'art. 67 r.d. 24 aprile 1850 stabiliva: Il numero delle farmacie in ciascun comune non deve essere maggiore del bisogno della popolazione, e perci non potr aprirsi una nuova spezieria, senza il permesso

(92) L'art. 63 reg. 24 aprile 1850, sui doveri de' medici e chirurgi, contiene, in dieci capiversi, un testo molto simile a quello del giuramento d'Ippocrate s , (93) L'art. 116 reg. cit., che poneva a carico dei comuni le tasse non pagate da esercenti insolvibili, fu abrogato con r.d. 7 aprile 1851; e con circo Min. Aff. eccl. e pubbl. istr., 24 aprile 1852 (PETITTI, V, p. 269) fu autorizzata la spedizione de' piantoni (in/ra, 50) ai contribuenti morosi. Il diritto di c:ricogniaione s dovuto dai bassi esercenti sanitari (levatrici, salassatori, dentisti, brachierai, erbolai e droghieri ambulanti) fu ridotto da 20 carlini (2 d.l l! 5 carfini (~ d.) con r. 12 agosto 1853 (PETITTI, V, p. 532).

296.

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie protomedicale che verr determinato.

48
die-

della Commessione

tro. i ricorsi della municipalit, che rappresenter il bisogno della popolazione , In seguito, per i domini di qua del Faro., il r.d. 29 gennaio. 1853 approv il regolamento per I'amministraaione, la distanza, e quanto. altro. concerne il servizio. delle farmacie . Era consentito l'esercizio. solo a chi, ottenuto il privilegio. , fosse assoluto proprietario della farmacia (art. I) e non era lecito. amministrarne e dirigerne pi d'una (art. 2). La distanza tra farmacie doveva essere di 50 passi (circa m. 97), ed in Napoli di 70 passi (circa m. 136); quelle a minor distanza dovevano essere chiuse alla morte del proprietario, a meno. che vi fosse un figlio. del morto privilegiato. in farmacia, Q un minore che potesse ottenerne il p-rivilegio (artt. 3 e 8) (94). I Comuni potevano aprire farmacie, tra privata: CQn amministratore a compenso, finch nel comune non se ne aprisse aled in tal caso. il farmacista era obbligato a comprare la farmacia comunale (art. 4). Poteva essere autorizzata l'apertura al pubblico. delle farmacie di comunit religiose, purch consentita dai superiori ecclesiastici, e purch si osservassero i regolamenti distanza le farmacie militari, protomedicali, eccezion fatta per la (art. 5); potevano anche essere aperte al pubblico. CQI permesso. del Ministero. della guergenerale (art. 6). Alla morte del' pro-

ra, e del protomedicato

prietario, la farmacia poteva essere trasferita, CQIconsenso dei coeredi, ad un figlio. che fosse privilegiato. in farmacia; ma se non v'erano. figli, Q nessuno. era farmacista, la farmacia doveva essere venduta, al prezzo. stabilito. in Napoli dal Collegio de' farmacisti, e nelle province dal viceprotomedico e dal

(94) Con circ. della Comm. protomedicale, 20 settembre 1854 (PETlTTI, V, p. 636), su conforme parere del Consiglio generale di pubblica Istruzione, fu stabilito che il compratore d'una farmacia non a distanza legale, purcb fosse farmacista autorizzato, conservava il diritto di. tenere aperta la farD1ll: ci, essendo il requisito della distanza reale e non personale.

49-

L'A mministrazione

centrale

297

farmacista visitatore; se non si trovavano compratori, erano obbligati a comprarla i farmacisti pi vicini, o l'unico farmacista del Comune (artt. 8, 9, lO). Se v'erano figli minori, la farmacia era amministrata da un farmacista privilegiato fino all'et in cui il primo dei figli poteva conseguire il privilegio in farmacia, o la prima delle figlie poteva prendere marito farmacista; il termine per compiere gli studi era fissato dal Consiglio generale di pubblica istruzione, sentita la Commessione protomedicale ed il Collegio dei farmacisti (art. 8). . 49. Il Ministero delle finanze: a) l'ordinamento. -' Il Ministero delle finanze, che sotto l'antico regime viene anche denominato azienda (dallo spagnolo hacienda), uno degli otto istituiti con 1. lO gennaio 1817 (supra, 39). Fu indubbia ventura per le finanze del regno, la cui solidit .forma un titolo indiscusso del regime borbonico, che questo ministero sia stato retto dal cavaliere Luigi de' Medici d'Ottaiano dal 4 giugno 1815 al 6 luglio 1820, e di nuovo dal 4 giugno 1822 al 30 gennaio 1830, cio al d della sua morte. questi, senza dubbio, il pi eminente, per abilit amministrativa ed equilibrio, tra gli uomini politici della restaurazione. Ma anche vero che un impegno troppo esclusivamente proteso al risanamento del bilancio dissestato da un decennio di guerre europee, e poi dai disordini del 1820-1821, fin per creare una tradizione di cautela, se non addirittura d'avarizia, nel gestire la spesa pubblica, che, accompagnata dalla ben nota riluttanza del re Ferdinando II ad aumentare comunque le gravezze tributarie, divenne un'infelice remora per molte iniziative (supra, 12). La stessa aggregazione al Ministero delle finanze di servizi non propriamente finanziari, come quelli dei ponti e strade, delle foreste, delle, poste, dei telegrafi, sono indice d'una tendenza a subordinare l'interesse

298

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

50

tecnico-amministrativo pubblica. Le attribuzioni

del servizio a quello della finanza quali risultano dall'art. 6

caratterizzanti,

r.d. 2 maggio 1817, sono quelle dei nostri ministeri delle finanze e del tesoro. Il Ministero delle finanze soprintendeva all'accertamento ed indirette; ed alla riscossione delle contribuzioni dirette de' beni del demanio regio, del dee della regia all'amministrazione

ivi compreso il Tavoliere di Puglia; all'amministrazione bito pubblico, della Cassa d'ammortizzazione, tesoreria generale ed uffici dipendenti

zecca; a quella de' banchi regi di qua e di l del Faro; alla ed al controllo delle dientrate e spese dello Stato ; alla formazione dello stato

scusso , o stato di previsione della spesa. Dipendevano inoltre dal Ministero delle finanze le Gran Corti de' conti, e le agenzie del contenzioso

(in/ra, 165, 166, 186).

Il Ministero delle finanze era articolato in quattro ripartimenti. Il primo trattava gli affari generali e del personale, e quelli del debito consolidato, dei banchi, delle Gran Corti de' conti, della tesoreria generale e della contabilit. Il secondo trattava gli affari relativi alle contribuzioni dirette, ed alla direzione generale dei ponti e strade, acque, foreste e caccia (finch tale servizio dipese dal ministero:

injra, 64). Erano

di competenza del terzo ripartimento dazi indiretti, lotterie e poste. Dipendevano dal quarto la Cassa d'ammortizzazione, l'amministrazione di giustizia. per l'alunnato del registro e bollo, le ipoteche, e le spese

Con r.d. 25 maggio 1848, fu approvato un regolamento nel Ministero delle finanze, il quale stabiliva l'ammissione degli alunni mediante concorso per esami, vertenti sulle lingue latina, italiana e francese, sul diritto civile,

e sulla

calligrafia. Una singolare anticipazione, rispetto a meto~

di che sono stati adottati ai nostri tempi,

la

~re,,\~iQq~ che

49

L'Amministrazione

centrale

299

gli alunni dovessero seguire, per un anno, due corsi, ciascuno di tre ore settimanali, uno d'economia pubblica e statistica, e l'altro di diritto amministrativo. Gli impieghi superiori delgenerale ed ammila Tesoreria generale, e quelli di direttore

nistratore generale, e di consigliere della Gran Corte de' conti, potevano essere conferiti ai capi di ripartimento dei ministeri delle finanze e dell'interno, L'aspetto tipico ed ai sostituti

(in/ra,

53) di
delle

Palermo e Messina (r.d. lO giugno 1828). e pi interessante del Ministero finanze che da esso dipendeva un gran numero d'amministrazioni, che attraverso i loro organi, centrali e periferici, soprintendevano alla gestione finanziaria dello Stato. Un tentativo che si fa qui, di raggrupparli matico di competenza vertire per materia, secondo un criterio sistenon trova bene av-

diretto fondamento nelle leggi e negli scrittori del secondo cui ven-

tempo (95), ma segue, pi o meno, i criteri

gono oggi ripartite le competenze tra i nostri Ministeri delle finanze, del tesoro, ed altri ancora. Quasi tutti i servizi presentavano forme di decentramento per i reali domini di l del Faro, con le conseguenti interferenze del Ministero presso la Luogotenenza, L'amministrazione e di quello degli affari di Sicilia. tributaria era affidata all'Amministragenerale generale de' dazj

zione delle contribuzioni dirette, all'Amministrazione del registro e bollo, ed all'Amministrazione indiretti. Vi corrispondevano,

in Sicilia, l'Amministrazione

generale de' rami e dritti diversi, che. ebbe le attribuzioni delle prime due quando non fu autonoma l'amministrazione delle contribuzioni dirette, e l'Amministrazione generale dei

BO

. (95) Un ampio quadro dell'Amministrazione fnaneiera s , quale era vero il 1836 (ma il sistema mut solo in particolari secondari) in COMERCI. pp. 358-411.

300

IstiJtuzioni del Regno delle Due Sicilie

50

dazi indiretti di l del Faro (da cui, con r.d. 12 novembre 1855, fu separata l'Amministrazione del mcino). La vigilanza sulle entrate e sulle spese pubbliche era esercitata, di qua e di l del Faro, dalle Tesorerie generali di Napoli e Palermo. Stabilimento di credito era il Banco delle Due Sicilie (odierno Banco di Napoli) dal quale con r.d. 13 agosto 1850 fu distaccato il Banco regio de' reali domini oltre il Faro (odierno Banco di Sicilia); ed alla carica del reggente del Banco delle Due Sicilie era riunita quella di direttore generale dell'Amministrazione generale delle monete, con sede in Napoli. Il debito pubblico era gestito dall'Amministrazione generale della Cassa d'ammortizzazione, che gestiva anche il regio demanio, e dalla Direzione generale del Gran libro del Debito pubblico; organi corrispondenti furono istituiti poi in Sicilia. Un complesso demaniale autonomo, con propria legislazione, era il Tavoliere di Puglia. Servizi speciali, dipendenti dal Ministero delle finanze, erano la Direzione generale de' ponti, strade, acque, foreste e caccia, con la rispettiva soprintendenza in Palermo; l'Amministrazione generale delle poste e dei procacci di qua del Faro, con l'Amministrazione delle regie poste in Palermo; l'Amministrazione generale de' reali lotti in Napoli (riunita a quella del registro o bollo col r.d. 26 agosto 1839), e l'altra in Palermo; le Direzioni centrali della telegrafia elettrica in Napoli e Palermo. 50. Segue: b) L'Amministrazione delle contribuzioni dirette. - L'Amministrazione delle contribuzioni dirette per i reali domini di qua del Faro (r.d. 28 agosto 1816) aveva per capo lo stesso ministro delle finanze, ed era composta dal Consiglio delle contribuzioni dirette, e dalle dipendenti Direzioni provinciali, le quali peraltro, col !!QP!~ (~j <$ ~ir1zi~ni.

50

L'Amministrazione

centrale

301

provinciali de' dazi diretti , demanio, e rami e diritti diversi (96) avevano competenza anche in materia di registro e di bollo (in/m, 51). Tale riunione verificavasi in Sicilia fin dal vertice, esistendovi una Amministrazione generale de' rami e diritti diversi (r.d. 16 luglio 1827) cui era preposto un direttore generale, da cui dipendevano un segretario generale ed un capo contabile. Il Consiglio delle contribuzioni dirette, previsto dal secondo dei tre r.d. 8 agosto 18~3 sul catasto fondiario, fu costituito in Sicilia solo per disposizione del ministro delle finanze, 20 settembre 1839 (97). In ogni capoluogo di valle, v'era del pari un direttore provinciale. In Napoli, le funzioni di direttore provinciale erano esercitate dallo ispettore generale direttore delle contribuzioni dirette della provincia di Napoli , ed in Palermo dallo stesso direttore generale. Il Consiglio delle contribuzioni dirette per i reali domini di qua del Faro, secondo il r.d. 28 agosto 1816, era presieduto dal procuratore generale della Gran Corte de' conti, ed era formato dai due avvocati generali della stessa, e dall'ispettore generale direttore provinciale in Napoli. Tale Consiglio era perci un elemento organico della Gran Corte, e come tale era menzionato dall'art. 51 L 29 maggio 1817, col nome, mai usato, di Consiglio delle imposizioni dirette (infra, 165). Il Consiglio siculo (art. 5 r.d. 8 agosto 1833, cit.) era ugualmente presieduto dal procuratore generale della Gran
(96) I direttori provinciali, in continente, erano di 'tre classi, c:personali e non locali ~ (art. 3 r.d. lO gennaio 1825); ma, per l'ammontare dellindennit di scrittoio, erano considerate di l' classe (r.d, 28 agosto 1816) le dire. zioni di Napoli (mensual d. 110); Terra di Lavoro (d. 100) e Principato Citeriore (d. 90); i direttori di 2' e 3' classe avevano rispettivamente 70 e 60 ducati. (97) PETIITI, II, p. 170. L'organico della segreteria fu stabilito con r. 21 agosto 1842 (PETlTTI,Il, p. 175).

302

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

50-

Corte de' conti, composto dall'avvocato generale,. da un consigliere nominato dal luogotenente, e dal direttore provinciale della valle di Palermo (cio, dal direttore generale); nel periodo in cui vi fu un secondo avvocato generale (r.d. 14 agosto 1840 r.d. 21 marzo 1855) questi interveniva in luogo del consigliere (98). Un controloro funzionava da segretario. Le attrihuzioni del Consiglio delle contribuzioni dirette erano stabilite dagli artt. 3-7 r.d. 28 agosto 1816, e dagli artt. 4-7 r.d. 8 agosto 1833, in termini quasi letteralmente nelle rice-

eguali. Il Consiglio era organo consultivo del Ministro delle finanze (in Sicilia, del Ministro presso il luogotenente) materie contenziose veva le querele ri dell'andamento relative alle contribuzioni delle parti dirette; (reclami)

contro gli atti delle dai diretto-

direzioni provinciali, ed era informato direttamente za; dava loro le opportune

degli affari pendenti ne' Consigli d'intendenistruzioni, e quando riteneva che

le decisioni dei detti Consigli fossero contro legge proponeva appello alla Gran Corte de' conti, previa autorizzazione del Ministro delle finanze; ed in Sicilia (r.d. 9 settembre 1856) del luogotenente. Il Consiglio corrispondeva, pel tramite del proprio presidente, col ministro, con gli intendenti e con i direttori provinciali, e poteva disporre verifiche, ordinarie e straordinarie, per mezzo dell'ispettore erano adottate a maggioranza generale. Le determinazioni di voti, prevalendo in caso di era

parit quello del presidente, e di tutte le determinazioni data notizia al ministro. In Sicilia, dove le operazioni

catastali si erano protratte

a lungo, e con mediocri risultati, talch era stato necessario il regio intervento manifestatosi coi ricordati r.d. 8 agosto 1833, anche l'organizzazione periferica erasi strutturata se-

(98)

PETITTI,

Il, p. 107, nota

(I).

50

L'Amministrazione

centrale

303

condo l'esigenza della rettifica de' catasti. Il decreto che stabilisce gli agenti del Governo ne' reali domini oltre il Faro per intendere alla esattezza ed uniformit delle operazioni di rettifica del catasto fondiario, e per invigilarne l'esecuzione , affidava tale opera al Ministero presso il luogotenente, alla cui immediazione era posto un direttore delle contribuzioni dirette, che aveva altres le funzioni d'ispettore generale, e quelle di direttore della valle di Palermo. Dipendevano da questi, in attesa che si provvedesse ad una determinazione definitiva, quattro direttori, da destinare ove il luogotenente lo ritenesse pi opportuno, ventotto controlori, ed un numero di controlori istruttori determinato dal re secondo le necessit. I direttori e controlori erano nominati a scelta del luogotenente, ma nessuno acqui stava diritto ad essere nominato definitivamente dal re che indi alle pi irrefragabili nello adempimento de' loro rispettivi doveri cit ad ogni carica , sarebbero con tutto il rigore delle leggi mensile dei direttori e controlori spettivamente prove e luminose della di loro capacit, probit, esattezza, e celerit

. Coloro che se
puniti ri-

ne fossero dilungati se per dolo, oltre alla perpetua incapastati prontamente (art.

lO r.d. cit). Il soldo

era, provvisoriamente,

di 60 e 30 ducati; inoltre, percepivano un'inquesti essere

dennit di viaggio, che per i primi era di due ducati al giorno, e per i secondi di 15 ducati mensili, dovendo continuamente in giro

Il servizio fu definitivamente riordinato col r.d. 29 ottobre 1842. Fu stabilita in ogni capoluogo di valle una direzione provinciale, con ordinamento analogo a quello continentale: di l a classe in Palermo, di 2" classe in Messina, e di 3" classe in Catania, Girgenti, Noto, Caltanissetta e Trapani. Disciolta l'Ispezione generale di Palermo, i direttori provinciali dipendevano direttamente dal ministro delle finanze (dal ministro

304

Istituzioni del Regno d elle Due Sicilie

50

degli affari di Sicilia, quando fu nuovamente istituito); ma corrispondevano col ministro presso il luogotenente nei casi previsti dall'art. 5, comma l, r.d, cit., nonch col Consiglio delle contrihuzioni dirette. Aholiti i controlori istruttori (99), i controlori venivano assegnati ad ogni direzione provinciale secondo la necessit del servizio, ed avevano un soldo di 36 ducati mensili, pi ducati

14 per indennit d'ogni natura (artt. l e 3 r.d. cit.). Infine, con r. lO giugno 1854, e reg. I" luglio 1854, essendo ultimate le rettifiche e posti in riscossione i catasti, fu richiamato in vigore il sistema del r.d. 16 luglio 1827, riunificando la direzione generale de' rami e diritti diversi (100).

Contrihuzione diretta era la contrihuzione fondiaria, stahilita nei domini di qua del Faro con 1. 8 agosto 1806 che (a decorrere dal I" gennaio 1807) ahol tutte le antiche tasse, tanto sui heni fondi d'ogni natura, quanto sulle persone e sulle industrie cos generali per tutte le provincie, come particolari per talune di esse, o per taluni comuni (101). La detta contrihuzione doveva consistere in un'annua somma fissa, ripartita sopra tutte le propriet foudiarie del regno in proporzione del termine medio della loro rendita calcolata sopra un coacervo decennale, senz'altre eccezioni che quelle da determinarsi nell'interesse dell'agricoltura. Tutti i privilegi e le franchigie di qualunque natura erano aholiti (r.d. 2 ottohre

1806).
(99) R. 21 novembre 1841, previo parere del C. contro Palermo (PETl'ITl, II, pp. 172 ss.). Vi si prescrive pure che le nuove nomine di controlori avo vengano per pubblico concorso, per esami scritti ed orali, secondo bandi e graduatoria stabiliti dal Consiglio delle contribuzioni. (l 00) PETI'ITI,V, pp. 607 e 620. (101) Trattavasi di ben 22 tasse (PETlTTI.Il, p. 1), la maggior parte delle quali ha nomi oscuri e pittoreschi, e della vera natura d'alcuna delle quali sembra si fosse anche perduta l'esatta nozione, come il caso della tassa c per il mantenimento de' proietti ~ tinjra, cap. IV, nota 74).

50

L'Amministrazione centrale

305

Per l'esecuzione di tale legge furono dettate (r.d. 4 aprile, 12 agosto e 9 ottobre 1809) le norme per la formazione dei catasti provvisori . Trattavasi d'un catasto descrittivo , del regno era diviso senza mappa, con cui tutto il territorio in sezioni; stati

i fondi rustici ed urbani erano descritti negli per tutti i fondi che

di sezione di ciascun comune; ad ogni proprietario

del comune era intestato un articolo

possedeva; e nel medesimo i fondi erano specificati secondo l'estensione, la cultura, e la rendita stimata. Detto lavoro fu compiuto nell'anno 1816, dimodocch con r.d. 14 settembre 1816 furono aboliti i metodi di ripartizione osservati in pendenza della formazione del catasto provvisorio, e tutta la materia fu riordinata, La contribuzione abolendo si le precedenti disposizioni, col colpiva (l. 8 novembre 1806, ed art. r.d. lO giugno 1817 (102). 2 r.d. cit.) ogni terra colta o incolta, ed ogni suolo urba-

no con edifici o senza, comprese le terre addette a delizia , da valutarsi come i migliori terreni coltivati del comune; le case di citt e di campagna destinate all'abitazione dustria rurale; le officine, fabbriche e manifatture; o all'ini laghi, i

canali di navigazione, le miniere, le cave di pietre. Erano esenti gli edifizi addetti a servizi dello Stato, salva la parte che pro-

nanze, delle

(02) Le istruzioni per la formazione dei catasti provvisori (Min. fio 22 ottobre 1809) sono riassunte in nota da PETITII, II, pp. 6 ss. Istrucatastali domandate impartite riammessi del ruolo, onciario cos da' comuni come da' direttori contribuzioni dirette furono furono dal Min. finanze, in termini, secondo

zioni per le rettifiche (ivi, p. 48), e con r.d.

27 ottobre

1818

29 giugno 1819 i contribuenti

de' comuni

dove aveva n entro del r.d, generale in 1740,

avuto luogo dette rettifiche lO giugno nel regno once)

per reclamare le disposizioni d'un catasto

un anno dalla messa in riscossione di Napoli (c.d, catasto da Carlo

1817. Si pu qui ricordare


ordinata risultati

che la formazione

s , per essere i valori con dispaccio

computatI.

era stata

di Borbone

4 ottobre

ed affidata alla Camera della sommaria avuto mediocri


20. LANDI I.

(prammatica
55.;

17 marzo

1741), ma aveva

(SCHIPA, Il, pp. 114

CORTESEE., a), pp. 492493).

306

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

50

ducesse una rendita effettiva (r.d. 12 giugno 1809), i parchi reali con i fondi annessi (r.d.

lO agosto 1815), i suoli delle

chiese, cappelle e congregazioni (r. 13 settembre 1821) (103), e quelli de' campo santi e cimiteri (r. 22 novembre 1843) (104), le strade, le contrade, le piazze pubbliche ed i fiumi

(L 8 no-

vembre 1806). Un r. 22 luglio 1848 (105), aveva accordato l'esenzione ai fondi appartenenti alle provincie ed ai comuni, quando fossero addetti ad uso pubblico ed a servizio della pubblica amministrazione; ma in seguito ai contrari avvisi del Consiglio delle contribuzioni, e della Commessione de' presidenti della Gran Corte de' conti, un successivo r. 13 agosto 1850 revoc il precedente, stabilendo, tuttavia, che le provincie ed i comuni potessero ottenere la moderazione annuale dell'imposta per il tempo che durava la destinazione degli edifici all'uso pubblico, e per quanto gli edifici fossero stati improduttivi di rendita. La contribuzione aveva per base la rendita netta dei fondi, consistente nel prezzo del prodotto depurato cultura, di conservazione e di mantenimento, rappresentata delle spese di e poteva essere

dagli affitti fatti in un decennio, o dall'interes-

se del prezzo dei fondi, quando la compra ne fosse stata fatta durante lo stesso tempo (art.

l r .d. lO giugno 1817), quale

risultava dal catasto provvisorio (art. 4 r.d. cit.). La contribuzione, secondo la L 8 novembre 1806, non doveva eccedere di regola un quinto (20 %) della rendita 'netta del fondo fruttifero. Dalla rendita netta delle case d'abitazione, e da quella de' mulini e manifatture, briche rustiche,
(103) (104) (105)
PETITTI, PETITTI, PETITTI,

valutate sugli affitti del decennio, si un quarto ed un terzo; le faball'agricoltura ed alla pastorizia,

detraevano, rispettivamente, destinate


Il, p, 63. Il, p. 96. Il, p. 97.

50 erano valutate

L'Amministrazione

centrale

307

in ragione del suolo, assimilato alle migliori

terre del comune (art. 2, commi 2, 3, 4, r.d. cit.) (106). Nei fondi soggetti a dominio utile e diretto, era tassato l'utilista, con facolt di ritenere sul censo, canone o terraggio dovuto al direttario, la quinta parte (esclusi, per, i censuari del Tavoliere di Puglia, in quanto il direttario era lo Stato stesso). I debitori d'altre annualit, ed i debitori di vitalizi, potevano trattenere, rispettivamente, il 10% ed il 5% l'imponibile, (art. 3 r.d. cit.). aumenStabilito definitivamente tutti gli accrescimenti

di valore sino all'anno 1860 non dovevano produrre

to, e per gli oliveti e boschi piani e montuosi di qualunque natura, sino all'anno 1880: salvo, naturalmente, le rettifiche dell'estensione dei fondi, e la scoperta delle relative occultazioni (art. 8 r.d. cit.). Le case ed edifici urbani, costruite su suolo non prima fabbricato, erano tassate sul valore del suolo per quindici anni dall'abitazione o locazione, e se ampliati, migliorati, o ricostruiti, erano esenti da aumento d'imponibile per otto anni dall'ultimazione dei lavori: i detti termini erano ridotti, rispettivamente, a quattro e due anni per i mulini o manifatture, rispettivamente costruiti di pianta, o riparati e migliorati (art. 9 r.d. cit.). L'imposta veniva ripartita col sistema del contingente; somma imposta ad tra i comuni, cio veniva stabilita anno per anno la somma complessiva, e quella a carico di ciascuna provincia, e la ogni provincia veniva ripartita dal Consiglio provinciale ulteriormente

(in/ra, 101), in proporzione della

rendita imponibile iscritta nei catasti provvisori (107).

(106) La nozione di casa rustica precisata in un'istruzione Min. Finanze, 30 aprile 1808, in PETITTI, Il, p. 5, nota (2). (107) Il gettito dell'imposta fondiaria, nell'anno 1826, dichiarato nvarlabile dall'art. 8 r.d. lO giugno 1817, era, nei domini di qua del Faro, di ducats 6.150.000, pi grani addizionali e diritti d'esazione (r.d. 28 ottobre 1825).

308

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

50

La restaurazione non provvide mai ad emanare norme sulla riscossione della contribuzione diretta ne' reali domini di qua del Faro, dimodoch rimasero in vigore pi decreti militare, parzialmente modifie regolamenti dell'occupazione

cati ed integrati da atti successivi. La riscossione si faceva col sistema dei ruoli, che erano titoli autentici ed esecutori (108), nei quali veniva indicato, per ciascun contribuente ta per l'anno, del comune, la quota da lui dovue delle ad(o sottincontrocomprensiva del debito principale

dizionali (109). Sotto la vigilanza dell'intendente

tendente), del direttore provinciale e dei dipendenti

lori, erano agenti della percezione il ricevitore generale della provincia (che funzionava anche da ricevitore distrettuale del capoluogo), i ricevitori distrettuali, e gli esattori comunali. Su questi ultimi, la vigilanza era esercitata anche dal sindaco, obbligato a compiere almeno una volta al mese, con l'assistenza di due decurioni, una verifica di cassa (artt. 44 ss. r.d. 3 luglio 1809). I ricevitori generali, ed i ricevitori distrettuali, dovevano prestare cauzione, che, secondo il r.d. 8 novembre

Il carico delle province era: Napoli, d. 910.000; Terra di Lavoro, d. 914.000; Principato Citra, d. 438.000; Basilicata, d. 418.000; Principato Ultra, d. 333.000; Capitanata, d. 444.000; Bari, d. 500.000; Terra d'Otranto, d. 511.000; Calabria Citra, d. 282.000; Calabria Ultra 2', d. 3111.000;Calabria Ultra l', d. 205.000; Molise, d. 202.000; Abruzzo Citra, d. 208.000; Abruzzo Ultra 2, d. 212.000; Abruzzo Ultra l, d. 155.000. Si noti, in queste cifre, indicative della ricchezza delle singole province, la posizione della Basilicata, oggi considerata una delle regioni pi povere, ma si tenga presente la vastit del territorio, oggi diviso tra le due province di Potenza e Matera. (108) Circo Min. finanze, 29 marzo 1834, e Min. grazia e giustizia, 8 marzo 1834, in PETITTI,II, p. 367. (109) Le istruzioni per la formazione del ruolo furono impartite dal Min. finanze, 30 dicembre 1807 (PETITTI,II, p. 234). Il diritto d'esazione (art. 4 r.d. 28 ottobre 1825) era del 4% del debito principale ed addizionali, ma solo gli esattori il cui carico era inferiore a 600 d. lo percepivano intero, mentre quelli con carico oltre 600 e fino a 30.000 d. dovevano versare 0,50% alla Tesoreria generale, e se il carico superava 30.000 d., dovevano versare 1'1%.

50

L'Amministrazione centrale

309 in

1809, avrebbe dovuto essere costituita da un versamento

numerario, nella Cassa d'ammortizzazione, per un dodicesimo della somma dell'annua contribuzione della provincia o del distretto, ed inoltre da beni immobili del valore d'un decimo della somma stessa. In seguito fu consentito di prestare cauzione in rendite del Gran libro, d'importo doppio per le cauzioni immobiliari, e di due volte e mezzo per quelle in contanti (r.d. 28 maggio 1816), ed infine fu consentito di convertire tutte le cauzioni in rendita 5 % (r.d. 20 luglio 1818). Il r.d. 8 novembre 1809 (artt. 9 ss.) prevedeva l'istituzione di percettori circondariali, nominati a vita, con obbligo di prestare cauzione, ma la riforma si era dimostrata inattuabile, ed agente comunale della percezione era di solito l'esattore, nominato dal decurionato (r.d. 19 dicembre 1811: vedi anche

injra; 116), il quale vi provvedeva pure nel caso di vacanza


della percettoria. All'esattore in ritardo col versamento delle somme in ricevitoria, vegliante l'intendente o sottintendente, su proposta del ricevitore distrettuale, poteva nominare un sopra-

, e quando il ritardo concerneva pi di 2/12 del

dovuto, un commissario sostituto, che prestava cauzione, e godeva dell'intero diritto di percezione, fnch il servizio non fosse rimesso al corrente (artt. 16-19 r.d. 5 giugno 1811). I ruoli, resi esecutori dall'intendente (art. 7 r.d. 26 novembre 1807), venivano consegnati dal direttore provinciale al ricevitore generale, e da questi rimessi ai ricevitori distrettuali, per essere distribuiti ai percettori ed esattori (art. 15 reg. Min. finanze, 25 febbraio 1810) (110). Il percettore o esattore notificava gratis a ciascun contribuente un avverti-

mento della quota da pagare in 12 mesi, stampato in forma di libretto, su cui venivano annotate le ricevute di ciascun

(HO)

PETITTI,

II, P 253.

310

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

so

pagamento, nonch i maggiori crediti tributari per spese esecutive, ruoli suppletori, etc. (artt. 6 ss. r.d. 3 luglio 1809). Inoltre, l'esattore o percettore doveva presentare il ruolo al sindao perco, che vi apponeva il visto, e ne dava avviso ai contribuenti, che avevano facolt di esaminarlo in casa dell'esattore cettore (art. 20 reg. Min. finanze, cit.). Se alla fine del mese il contribuente non aveva soddisfatto il debito, l'esattore gli notificava un'intimazione, per pagare entro cinque giorni; e se la medesima non aveva effetto, l'esattore poteva sequestrare, per mezzo dell'usciere o cancelliere del giudice di circondario, i valori e mobili del debitore, fino a concorrenza del debito (111); decorsi tre giorni, se persona sicura non si obbligava a pagare entro otto giorni, il giudice di circondario, ad istanza dell'esattore, disponeva con decreto la vendita delle cose sequestrate peraltro, (artt. 7 ss. r.d. cit.). Questo decreto, fu poi ritenuto non necessario (112). Su tali coa-

zioni, altre istruzioni furono impartite col reg. min. cit., dal quale (artt. 67 ss.) sono altres regolate le coazioni delle guardie in casa , o, come pur si diceva, dei piantoni . Questo procedimento, era propriamente privo d'una in qualche (artt. satisfattorio. che poi fu esteso ad altre ipotesi di mora amministrazioni specie d'esecuzione del debitore di pubbliche una

(in/ra, 125) non


forzata, essendo ed era, piuttosto, che ricordava, per debiti

diretta efficacia satisfattoria; modo, l'analoga funzione

una singolare forma di pressione sul debitore, 863 ss.ll.p.c.}; anch'esso espediente

dell'arresto

non direttamente

Detto sistema si applicava

quando il sequestro

(111) L'art. 7 r.d. 3 luglio 1809 prescriveva che le coazioni contro i morosi avessero sempre inizio da' contribuenti pi forti. L'art. lO dichiarava non sequestrabili i letti, i vestimenti necessari alla famiglia, gl'istrumenti di lavoro, i cavalli, muli, buoi ed altri animali da tiro che servono alla coltura co' loro guernimenti, le carrette, gli aratri, ed altri utensili di coltivazione. (1I2) Circo cito supra, nota (108).

50

L'Amministrazione

centrale

311 al sottintendente,

era riuscito vano; era richiesto dall'esattore sa dei contribuenti tribuente,

previo parere del ricevitore; e consisteva nello stabilire in camorosi un soldato per ogni debito sino a ducati due, che vi si tratteneva per essere provveduto

24 ore, e doveva, dal con-

di letto, lume e fuoco. Se pi presso di lo-

individui erano debitori per meno di due duca ti, venivano riuniti a cinque a cinque, ed i soldati permanevano ro a turno. Se un contribuente era debitore di pi di

20 du-

cati, il soldato si fissava in casa sua per tanti giorni, quanto persisteva il ritardo del pagamento. Gli esattori corrispondevano ai soldati l'indennit di due carlini al giorno, con rivalsa sui contribuenti. I ricevitori generali, ed i ricevitori distrettuali, agire in via esecutiva, rispettivamente r.d. 3 luglio 1809). Gli occultamenti di propriet, totali o parziali, erano puniti con la multa, pari alla met della contribuzione d'un anno (art. 145 r.d. lO giugno 1817). Chi denunciava d'un fondo aveva diritto a met della multa l'occultazione (art. potevano di-

contro i ricevitori

strettuali e gli esattori che si fossero resi morosi (artt.

20 ss,

146 r.d.

cit.), e chi denunciava l'occultazione parziale a tre annate della contribuzione ~elativa alla parte occultata, da pagarsi dal proprietario in aumento della quota e della multa (art. 146 r.d. cit.).

lO giugno 1817 conteneva altres le disposizioni (artt. 124 ss.) per le mutazioni di quote , ossia volture caIl r.d. tastali, il cui metodo pratico fu poi stabilito con istruzioni del Ministero delle finanze, per le decisioni dei reclami

22 luglio 1846 (113), e quelle (in/ra, 182).

In Sicilia, il contributo fondiario era stato disciplinato con 1. 28 settembre 1810, ma, come detto nelle premesse
(113)
PETIITI,

II, pp. 227

55.

312

Istituzioni

del Regno delle Du e Sicilie

50

del r.d. 8 agosto 1833, che ordina la rettificazione del catasto fondiario della Sicilia , il risultato fu imperfetto, e viziato di essenziali inconvenienti a danno cos dell'Amministrazione, come degli stessi contribuenti . Un inconveniente cagionato dall'aver fatto dipendere stessi proprietari, dalla confessione fu degli

comunque poi in certi casi soggetta alla ve-

rifica, l'effettiva conoscenza de' fondi e del loro imponibile . Di costoro, non tutti corrisposero con fedelt alla fiducia riposta in essi dal Governo . Altro dipese dal metodo di determinazione della rendita, stabilito sugli affitti degli anni ed infine poich 1809-1810, ed in difetto degli anni pi prossimi,

sul coacervo dei frutti nel decennio 1800-1810: ora, vano affittato i loro fondi in mente gravati di quelli nale . Per porre a
CIO

i prezzi erano pi elevati nel 1809-1810, i proprietari che avequel periodo erano maggioranteriori che esibendo de' contratti

o non esibendone alcuno riparo,

si giovarono del coacervo decenintervennero un gruppo di r.d.

8 agosto 1833, dei quali il primo quello, sopra ricordato, per la rettifica del catasto; il secondo stabiliva le istruzioni per procedervi (che furono poi abrogate e sostituite col r.d. 17 gi parlato, stabilied dicembre 1838); il terzo, di cui abbiamo

va gli agenti del Governo incaricati di tali operazioni; buzioni dirette

il quarto conteneva la disciplina del contenzioso delle contri-

(in/ra, 182).
salvo alcune parti-

Le disposizioni del r.d. 8 agosto 1833, per la rettifica del catasto, mirano, in sostanza, a perequare, colarit, il regime della contribuzione in Sicilia con quello continentale. La base di valutazione era riferita al decennio 1800-1810 per i fondi rustici, e 1820-1830 per gli urbani (art. l); ma in seguito a voti de' Consigli provinciali e delle autorit ed alle suppliche di molti proprietari, i quali rilevava-

50

L'Amministrazione

centrale

313

no come le vicende del primo decennio del secolo avevano determinato un'alterazione de' pr ezzi (114), il periodo fu unificato nel decennio 17 dicembre

P gennaio 1821-31 dicembre 1830 (r.d.


fissati definitiva-

1838) (115). Gli imponibili,

mente dopo la decisione dei reclami, dovevano restare invariati sino al 1880, e per gli oliveti ed i boschi piani e montuosi sino al 1900 (art. 17 r.d. 8 agosto 1833, cit.). Erano esenti dalla contribuzione (art. 6 r.d. 8 agosto 1833, cit.), oltre i beni considerati dalle norme vigenti di qua del Faro, le case esistenti ne' comuni infra i duemila abitanti, e quelle degli ordini mendicanti, dovunque poste quante volte s le une che le altre servissero per proprio uso, e non si trovassero in tutto o in parte ad altri locate le case a pian terreno

, nonch

esistenti in tutti i comuni della Sicilia

di duemila e pi abitanti, ove non fossero date in fitto, fuorch nelle citt di Palermo, Messina e Catania, ed escluse, comunque, le case terrane destinate a magazzeni (116). Queste disposizioni furono parzialmente modificate dal r.d. 5 agosto 1845, che, contestualmente buzione fondiaria all'abolizione del dazio sull'estradella contrizione degli zolfi, ed alla riduzione dell'aliquota dal 12.50%

al 10%, sottopose alla det-

ta contribuzione anche le case a piano terreno de' comuni con

(ll4) La premessa del r.d. 17 dicembre 1838 riferisce l'aumento dei prezzi delle derrate all'affiuenza degli emigrati e de' forestieri nella Sicilia, alla permanenza in essa ed al frequente arrivo delle flotte britanniche, nonch alle vicende politiche e commerciali ch'ebbero luogo in quell'epoca. Secondo PAL' MlERIDI MICCICH, p. 42, e I'affluence d'un teI monde ... avait anim le coma), merce, activ le travail, dtruit la mendicit; le numraire abondait, tout prosprait en un mot en Sicile . (ll5) L'imponibile delle zolfare si calcol, pi tardi, sulla media del ventenni o gennaio 1824 - dicembre 1843, sottraendone due anni di massimo e due anni di minimo (r. 16 luglio 1844 e circo Min. Finanze 8 gennaio 1845, in PETITII, II, pp. 205 e 210). (ll6) Min. Finanze, su cfp. C. contr., 24 maggio 1845, in PETITTI. I, p. 215. I

314

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

50

pi di 2.000 abitanti, salvo al proprietario vio per non locazione. Si noti che, secondo l'art.

di chiedere lo sgradicembre 1838 poi fu bi-

87 r.d. 17

(istruzioni per la rettifica del catasto) il catasto siciliano avrebbe dovuto essere corredato di pianta topografca ; ma consentito che si redigessero sogno di riordinare semplici schizzi (117). per l'urgente Un espediente di finanza straordinaria,

l'economia dello Stato in ogni modo ab-

battuta nel corso dei sedici mesi, che tennero in grave scompiglio la Sicilia, esigendo che si adottino mezzi pronti, e tali che meno pesano sugli indigenti , fu la tassa sulle finestre, i balconi e le botteghe, istituita con r.d. 18 ottobre 1849, che colpiva con l'imposta di 20 grani ogni finestra o balcone ovunque sporgenti (ad eccezione delle case nei comudi quelle degli ordini mendini con meno di 2.000 abitanti,

canti, di quelle a piano terreno in tutti i comuni abitate dalla povera gente, e di quelle non abitate durante tutto l'anno), e con l'imposta di 40 grani le botteghe, dovuta tante volte quanti ne fossero gli ingressi dalla pubblica via. Per l'accertamento e la riscossione di questa imposta, emanato il reg. 18 ottobre alquanto vessatoria, fu 1849, integrato con altro, 27 gen-

naio 1851; furono istituite delle Commessioni ispettive, composte da un decurione e due soggetti di notissima proibit ed intelligenza non nativi del distretto , che dovevano formare i ruoli, e trasmetterli all'intendente, stabilito per la contribuzione fu anche approvato per i reclami fondiaria il quale li inviava al di(r.d. 24 marzo 1851); un regolamento tuttavia, il re rettore provinciale perch si provvedesse alla percezione come (r.d. 29 marzo 1852)

(in/ra, 182). Opportunamente,

(117) R. 21 novembre 1841. cito supru, nota (99); ed istr. Min. finanze, 8 febbraio 1843, in PETITTI, II, p. 186.

50

L'Amministrazione

centrale

315

visto il desiderio universale manifestato si per organo delle legittime autorit per la soppres sione della tassa , ne dispose, con r.d. 4 luglio 1853, l'abolizione, un'addizionale in tutti i comuni dove ch' stato era stata compiuta la rettifica del catasto, e la sostituzione con del 6% in ragione dell'imponibile attribuito nel catasto urbano a ciascun corpo abitabile , ferma restando la tassa sulle aperture nei comuni non rettificati (1l8). Sopravvisse per qualche tempo in Sicilia la tassa sulli negozianti , che, istituita con una legge del 1794 (1l9), rappresentava, pi o meno rozzamente, un'imposta diretta su redditi mobiliari, abbastanza insolita in un sistema tributario che aveva base nella contribuzione fondiaria integrata da contribuzioni indirette. Essa colpiva i mercanti talisti, sborsanti e cambisti del regno tutto trafficanti, capi-

, e doveva essere

ripartita con nuova regola e metodo, che stimer conveniente la Deputazione del regno con aver riguardo alla maggiore o minore riputazione del rispettivo capitale, e del traffico s interno che esterno . La detta tassa veniva applicata per con-

(118) J contribuenti,
gotenenza ordinava

per eludere

l'imposta,

muravano nei ruoli

le aperture; (circ, 2 agosto

la luo-

di comprenderle si percepiva quando,

ugualmente anche

1851,

in PETITTI, V, p. 181). Venivano si esercitava meno ottobre stidiosa, di la vendita, gen., 6 settembre cui erano

tassate le finestre la tassa

dei magazzini, sulle botteghe del

e se in questi (circ. Luog. comune (r. con

1851, ivi, p. 190). I comuni riuniti


sommando tale numero, perch colpiva superavano antigienica,

(infra, 110) che avevano


l'esenzione era modesta, e l'aria.

2.000 abitanti,
aggregati, ed anche

la popolazione non godevano la luce

16

1853, su cfp, CSi, ivi, p.

546). La contribuzione

ma fa-

(19) PETITTI, II, p. 454. Era questa, secondo la nostra terminologia, una imposta, e non una tassa, ma, nella terminologia del tempo, si parlava promiscuamente straordinaria zioni di contrihuti, sui negozianti col r.d. contribuzioni, tributarie Algeri di tutto diritti, imposte, per tasse, etc., per indialle convencare varie ipotesi di obbligazioni di Tunisi, (SCIACCASCALABRINO). Una decima adempiere stabilita col r.d. 27 aprile

il regno, e Tripoli,

con le reggenze

1816, fu abolita

I" settembre

1828.

316

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

50

tingente, e cio la somma prevista nello stato discusso della Tesoreria generale era ripartita fra le diver se valli, i cui consigli provinciali provvedevano a ripartirla tita individualmente di ripartizione tra i distretti ed i comuni. La quota collettiva del comune veniva quindi riparda una deputazione comunale; il ruolo affissione; e veniva reso pubblico mediante

contro il medesimo erano consentiti i reclami degli interessati (in/m, 182). La tassa sui negozianti, considerata vessatoria , fu abolita col r.d. 27 luglio 1842, allo scopo di semplificare la contabilit pubblica, e facilitare il commercio; e fu disposto che sulla quota dovuta dalla reale tesoreria ai comuni in conto del dazio sul macino se trattenuta, di ducati 35.400 (art. 4 r.d. cit.). Per quanto concerne la percezione delle contribuzioni dirette, il r.d. 8 novembre 1819 aveva conservato provvisoriamente, ne' reali domini di l del Faro, le norme anteriori, secondo cui l'esazione della contribuzione diretta, nonch altre attribuzioni finanziarie (registro, dogane, etc.) erano accentrate in funzionari ricevitori detti segreti e pro-segreti (120). Il r .d. 30 novembre 1824 (vedi anche distrettuali

(inlra, 120) fossomma

dal I" gennaio 1843, la corrispondente

in/m, 116) li convert m


comunali (121), ed

e percettori

(120)

Questo

ordinamento finanziaria. tutti

era stato recepito

nella

Costo 1812 il ogni in

(AQUARONE, delad genedi dial

D'ADDIO,NEGRI, pp. 437 55.) che aveva minutamente l'Amministrazione amministrare silmente, rale; stretto, segreto

stabilito

metodo distretto,

I segreti
gli introiti

provvedevano, dell'erario, (infra,

e riscuotere

ed a trasmetterli 80), alla tesoreria non capiluoghi

men-

per mezzo adempivano del distretto.

delle compagnie al medesimo e pro-segreti

d'armi

i pro-segreti

risiedevano

nelle isole,

e nei comuni

ufficio, e trasmettevano dovevano nel termine

le somme riscosse di 20 giorni comuni,

(121)

I segreti

dalla

pubblicazione ne fossero

del r.d. 30 novembre come ricevitori meritevoli, e prestassero

1824 dichiarare cauzione (art.

se intendevano 34 r.d. cito).

continuare semprecch

nel real servizio

o percettori

ne' rispettivi

50

L'A mministrasione

centrale

317 come in congenerale per (r.d.

istitu i ricevitori generali ne' capoluoghi di valle, della valle di Palermo furono osservate

tinente. Alcune disposizioni speciali per il ricevitore 1827, assimilandolo,

emanate col r.d. 12 ottobre le dovute proporzioni

il soldo e la cauzione a quello della provincia di Napoli 12 dicembre 1816).

Conseguenza, peraltro, di questa alquanto tardiva estensione fu che in Sicilia, con reg. 20 dicembre 1826, fu stabilita una disciplina abbastanza organica delle percezioni, con qualche perfezionamento , probabilmente, vesse installare rispetto a quella vigente di qua del Faro. un mnagement di certe suscettibilit in-

sulari che il piantone

, gendarme

o soldato, non si doma dovesse restare solo nei stare dentro, ed

in casa del debitore,

durante tutta la giornata innanzi alla porta principale; giorni di pioggia o freddo il piantone poteva il debitore era tenuto ad ammetterlo to il citato regolamento, prendendo

senza alcuna difficolt o evidentemente occasione

ripulsa (art. 7). Varie disposizioni successive avevano integrada situazioni locali. Cos, per esempio, il r.d. 13 luglio 1828 (trasfuso nell'art. 65 r.d. 8 agosto 1833 vedeva che, con l'autorizzazione sul contenzioso) preod del sindaco, i percettori

esattori potessero fare coltivare, affittare, o utilizzare altrimenti i fondi rustici o urbani, lasciati incolti o abbandonati dai proprietari insolventi (122); il r. 27 luglio 1840 dichia-

(122) Queste disposizioni (Min. finanze, 16 dicembre 1839, su cfp. del procuratore generale della GCCP, in PETITII, II, p. 399) furono ritenute applica. bili alla tonnara di Bonaga, su cui non era stato possibile riscuotere la fondiaria, perch da pi anni abbandonata dal proprietario, duca di Casteldimirto, nonch ai mulini, e ad ogni altra specie di rendita che appartenga alla classe delle rendite civili . Una circo Luog. gen., 5 febbraio 1845, conforme all'avviso espresso dal Min. finanze, precisava poi che, sebbene il r.d. 13 luglio 1828, contrariamente all'art. 65 r.d. 8 agosto 1833, non limitasse la facolt del proprie. tario, di riprendere in qualunque tempo il godimento del fondo, al solo caso che il medesimo fosse coltivato dall'esattore in economia, era implicito che il

318

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

51

rava incompatibile l'esercizio, da parte di padre e figlio, di fratelli, di zio e nipote, delle cariche di ricevitore, percettore o esattore nello stesso distretto o provincia tenenza generale, prescrizioni con circo 4 gennaio 1841, percettori (123); la luogostabiliva certe a sorpresa

per l'efficace riuscita delle visite

delle casse dei ricevitori, 51.

ed esattori (124), etc.

Segue : c) L'Amministrazione

del registro e bollo.

L'Amministrazione

generale del registro e bollo (di qua

del Faro) era stata istituita con r.d. 31 gennaio 1809; fu riordinata con r.d. 30 gennaio 1817, e col reg. 25 marzo 1817, col nome di amministrazione e demani generale del registro, bollo

, e dopo qualche parziale modificazione (r.d. 15

maggio 1820) definitivamente riorganizzata col r.d. 3 ottobre 1825. Con r. lO marzo 1832, le fu attribuita la riscossione del prodotto della crociata (125). Con r.d. 6 agosto generale de' reali lot1839, le fu riunita l'Amministrazione

ti e lotterie, ed assunse il nome di Direzione generale del registro e bollo e de' reali lotti. Di conseguenza, i due uffici d'amministratore generale furono riuniti in quello del diretfu istituito da uffiziali di soldo
potuto Ion(si di

tore generale. Un Consiglio d'amministrazione rale, un capo di contabilit ripartimento)


proprietario, estro mettere re avente damento trattava, limitare in anche per legge le riluttanze, particolare, di solito tali Su cfp.

con r.d. 31 marzo 1860. V'erano, inoltre, un segretario gene(che funzionavano ed uffiziali ed impiegati dei vari gradi. Il
sotto il regime prima della verificatesi contratti in tutte le facolt del comune ad un del decreto del

1828, non avrebbe


stipulato avevano Non

l'affittuario

scadenza del contratto, del proprietario. certi comuni, di Partinico);

dall'esattoquindi

per reperire

gli affittuari

sol che si raccomandava circostanze a non

anno, ed in particolari

pi di due (PETITrI, II, p. 424).

(123) (124) (125)

eR,

PETITTI, Il,
TOMMASINI,

in PETITTI, II, p. <H 7. loc, ult, cit.; I, p.S.

51

L'Amministrazione

centrale

319

del direttore generale era d'annui d. 2.000, e quelli del segretario generale e del capo della contabilit di d. 1 .200; tutti i soldi erano fissati dall'art. 27 r.d. 3 ottobre 1825. Uffici periferici erano le ricordate direzioni provinciali de' dazi diretti, del demanio, e de' rami e diritti diversi

(supra, 50), dette anche de' rami riuniti

(art. 25 r.d.

4 ottobre 1831). ln Napoli, la direzione del bollo e registro era distinta da quella delle contribuzioni dirette (artt. 4 e 5 r.d. lO gennaio 1825), ma furono riunite con r.d. 22 settembre 1849. Per i lotti, v'erano un ispettore, un contabile, un revisore, un controloro, un capo dell'officina meccanica per la stampa dei biglietti, e, in ciascuna provincia, un ricevitore generale. I postieri tocento (126). da direttori, erano, verso il 1836, circa otperiferica era costituito

Il personale dell'amministrazione

controlori, verificatori, tutti di nomina regia; e

poich alla carica di direttore provinciale concorrevano tanto gli ispettori controlori del registro e bollo, quanto i controlori dei dazi diretti, un r. 9 settembre 1845 stabil che le promozioni fossero conferite, secondo l'anzianit di grado ed il merito, per met dei posti disponibili ai primi, e per met ai secondi (127). V'era in ogni provincia, nella citt sede del tribunale, un conservatore delle ipoteche; un ricevitore del registro e bollo in ogni capoluogo di provincia, distretto o circondario, e sette in Napoli, nominati dal ministro delle finanze su proposta del direttore generale (artt. 8 e

lO r.d. 3 ot-

tobre 1825); i conservatori e ricevitori dovevano prestare cau(126) COMERCI, p. 71. I postieri erano i concessionari dei botteghini; ai medesimi, con r. 9 giugno 1832 ed 11 marzo 1837, fu estesa l'esenzione dalle cariche municipali di cui godevano (r.d, 19 luglio 1830) i venditori privilegiati di generi di privativa (in/ra, 52), a condizione, per gli uni e per gli altri, dell'effettivo e diretto esercizio della funzione (!'ETITTI, IV, p. 373). (127) TOMMASINI, I, pp. 78.

320

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

51 del r.d. 12 una di

zione, secondo le

disposizioni,

rispettivamente,

giugno 1829, e dell'art. 24 r.d. 3 ottobre 1825 (128). Il r.d. 4 marzo 1839 istitu, nell'amministrazione, scuola teorico-pratica mero d'alunni nelle materie legislative ed amministrative

per la istruzione di un determinato nu-

bollo, di registro, di privilegi ed ipoteche, e degli altri rami della medesima amministrazione . Il regolamento, della stessa data, stabiliva che vi fossero ammessi non pi di la scienza del diritto, appartenere articolato in tre quadrimestri: 12 alunnelni per anno (129), che dovevano essere iniziati almeno

a famiglie civili, e documen-

tare di non essere in urgente bisogno di lucro . Il corso era nel primo si insegnava la legge nel sele idee del registro, il regime ipotecario e i diritti d'archivio; giustizia; nel terzo la contabilit demaniali. Gli alunni amministrativa, e

condo, la legge di bollo, i diritti di cancelleria e le spese di generali degli altri cespiti aggregati, e delle antiche scritture finale, erano

che superavano l'esame

destinati agli uffici di ricevitore, contabile, segretario di direzione o verificatore. In Sicilia, come si detto (supra,

50), l'amministraziodirette,

ne del bollo, registro, ed ipoteche fu istituita con r.d. 19 lu-

glio 1819, ma in seguito fu riunita alle contribuzioni

e, salvo nel periodo (1833-1854) in cui si procedette alla -rettifica del catasto, le rimase aggregata, col nome di Amministrazione generale de' rami e diritti diversi . L'amminigenerale, ed un sestrazione de' reali lotti era in parte regolata da norme dell'antico regime; v'era un amministratore

(128) I regime di tali cauzioni ampiamente spiegato da TOMMASINI, I, pp. 48 ss. (129) Il Min. finanze dispose, il 12 febbraio 1840, l'ammissione d'altri dodici alunni aggiunti , i quali potevano sostenere gli esami, e subentrare agli effettivi che non potessero o volessero completare il corso. Altre notizie 81 funzionamento della scuola in TOMMASINI, I, pp. 11 ss.

51 gretario generale tre amministratori, maggiori (in/ra,

L'Amministrazione

centrale

3.21

(r.d. 26 ottobre 1830), da cui dipendevano con la circoscrizione delle antiche valli per la valle di Mazed il

97). L'amministratore

zara (Palermo) fu abolito con r.d. 23 settembre 1833, servizio fu riunito all'amministrazione generale.

La legge del registro (21 giugno 1819) e le leggi del bollo (30 gennaio 1817 e 2 gennaio 1820) erano comuni ad ambo le parti del regno. I diritti di registro erano stati gi introdotti di qua del

Faro con prammatiche 30 luglio 1786 e 20 febbraio 1804, e con l. 25 giugno 1805, che per ebbero esecuzione soltanto nelle provincie di Napoli e Terra di Lavoro (130). La materia fu riordinata nel tempo di Gioacchino Murat, con l. 3 gennaio 1809, e con altra, 27 gennaio 1812, che stabil i

diritti graduali , percepiti pi volte quando l'atto conteneindipendenti (131). Inol-

va condizioni o patti l'un dall'altro

tre, il piccolo numero d'uffici di registratura, che furono allora istituiti, costringeva gli interessati, in pi casi, a viaggi lunghi, pericolosi e faticosi, col rischio, in pi, d'incorrere egualmente m decadenza per decorso di termini (132). L'eccessiva gravez(130) TOMMASINI, pp. 82 ss. I, (131) Questo sistema, che TOMMASINI, p. 83, definisce di avidit fio I, nanziera che lo rendeva oppressivo ed odioso , in sostanza quello vigente. Con esso, la tassa di registro , percepita dall'Amministrazione in compenso del servizio d'attribuzione della data certa agli atti registrati, si trasforma in imposta indiretta sugli affari: cos infatti il vigente d.P.R. 26 dicembre 1972, n. 634, chiama imposta di registro quella che il r.d, 30 dicembre 1923, n. 3269, e le anteriori leggi del regno d'Italia chiamavano ancora tassa s , (132) TOMMASINI, pp. 8384: gli uffizi di registratura, di qua del Faro, I, erano in origine solo 160. Un r. 21 aprile 1844 (PETITTI,IV, p. 465) generalizzava in Sicilia un espediente gi sperimentato nel comune di Caltavuturo (Palermo), e, sulla base di pareri della CSi e della CPGCC di Palermo, prescriveva che gli atti da portarsi a registrazione in una ricevitoria distante dal comune fossero tutti raccolti, a cura del sindaco, nelle mani d'un. pubblico . ufficiale, che doveva provvedere alla formalit, dietro compenso di 5 grani per atto, quando la sede dell'ufficio distasse meno di 5 miglia, e di lO grani
21. LANDI I.

322

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

51

za del precedente sistema fu alleviata dalla l . 21 giugno 1819, che generalizz la registrazione a tassa fissa, e cre la rete eapillare delle ricevitorie, fino ai capiluoghi di circondario. La registrazione eseguita in un ufficio, di qua o di l del Faro, era di regola valida In tutto il regno (art. lO l. cit.) (133). Venivano registrati gli atti pubblici, ricevuti da notai o da pubblici ufficiali autorizzati a conferire loro pubblica fede; gli atti privati, cio rivestiti della sola firma delle parti (art. 1276 ll.cc.); gli atti giudiziari, cio quelli emanati dalle autorit del contenzioso giudiziario ed amministrativo, dai cancellieri delle autorit giudiziarie, e dagli arbitri (dopo l' omologazione); e gli atti degli usceri. Tutti i diritti erano fissi (134), ed applicabili all'atto, e non alle diverse disposizioni che conteneva (art. 5 l. cit.); essi venivano percepiti e parimenti dal ricevitore quando eseguiva la registrazione,

doveva essere annotata, nella relata, che la registrazione era eseguita a credito o gratis nei casi previsti dalla legge. Gli atti, secondo i casi, dovevano essere registrati in un termine fisso (135), oppure in caso d'uso (136); e la trasgresquando di piena stificato (133) residenti strati (134) le decisioni quelle delle (135) fosse maggiore. da un verbale Il ritardo a multa sottoscritto derivante dall'intransitabilit registrazione, e dal giudice private invece, di fiumi in caso quando fosse giulocale. supplente non dava luogo R. 22 maggio di qua per tardiva dal sindaco scritture

1850, che ahroga l'art. in Sicilia per legge Gli atti giudiziari,

l r.d. 22 maggio formate andavano I, p. 91). gli atti

1832, secondo da individui sempre regi. da no-

cui non potevano presso

registrarsi del Faro. stabilito

l'ufficio

(TOMMASINI,

Arti. 60 ss. L 21 giugno 1819. Per esempio, erano tassati supreme maggior con d. 0,80; le definitive Corti Nella

stipulati

taio, ed i testamenti,

scritture etc. termine

private

con d. 0,30; con d. 4,80;

della Gran Corte de' conti e della Consulta di giustizia parte con d. 4,00, dei casi, non v'era di 5,

di rigore

,
doveoppure

ma

gli atti non potevano vano essere registrati nel comune in un comune (136) fuori

essere rilasciati nei termini del circondario si applicava

se non registrati. comune

Gli alli notarili del circondario, 1819).

lO o 20 giorni, a seconda se stipulati


2 1. 21 giugno nonch

sede della ricevitoria, Tale criterio

o in altro (art. 45 n.

a quasi tutti

gli atti delle autorit alle scritture

gudiprivate.

ziarie e di quelle

del contenzioso

amministrativo,

51

L'Amministrazione centrale

323

sione determinava l'obbligo di pagare una multa in aggiunta

al diritto (137). Tali multe furono spe sso dalla regia clemenza condonate (138). La stessa l. 21 giugno 1819 (artt. 74 ss.) regolava il regime ipotecario, cio le formalit dell'iscrizione, cancellazione, riduzione, trascrizione, nei casi previsti dalla legge, i doveri e le responsabilit dei conservatori, e i diritti ipotecari. Tali diritti erano talvolta graduali, talvolta fissi, ed erano sempre aumentati degli emolumenti spettanti al conservatore, anche quando la formalit era gratuita (139). La carta bollata era prescritta, di qua del Faro, fin dal 1640, per i contratti e gli atti giudiziari; fu poi estesa ad altre ipotesi con l'editto 20 aprile 1801. La tassa di bollo fu riordinata con l. 9 maggio 1807, e vari decreti successivi ne modificarono (per lo pi in aumento) la tariffa (140). La restaurazione la diminu (r.d. 5 dicembre 1815), ed il regime della tassa fu nuovamente regolato con Il. 30 gennaio 1817, e 2 gennaio 1820. La seconda introdusse il bollo ne' reali domini di l del Faro, dove fu ben presto abolito da un r. 5 settembre 1821, finch, in conseguenza dei disordini del 1848-49, fu giocoforza ristahilirlo, col r.d. 16 novembre 1849. Erano sottoposti al bollo (art. 3 1. 2 gennaio 1820), sal. vo espressa eccezione di legge, tutti gli atti, giudiziari e civili,

(137) Le multe erano pari al doppio diritto (d. 1,60) per i testamenti (art. 55 L 21 giugno 1819); di solito erano di d. 6,00; per gli atti dei cancellieri dei giudici collegiali, per cui v'era il termine di rigore di lO giorni, erano di d. 12 (art. 54 L cit.). (138) Un elenco di 23 provvedimenti, tra il 1817 ed il 1836, in TOMMA SINI, I, pp. 198 S8. (139) La disciplina dei diritti d'ipoteca ampiamente esposta da TOM MASIN4 I, pp. 290 S8. (140) TOMMASINI, I, pp. 201 ss.

324

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

51

tanto pubblici

che privati, dovendo o potendo far titolo, o

essere prodotti per obbligazione, discarico, giustificazione, domanda o difesa; le copie, spedizioni ed estratti di tali atti, e le scritture sottoposte al registro in forza della legge o per volont delle parti. Il bollo era dimensionale

, ossia in ragione , cio in


(art. 16 l.

della misura della carta di cui si faceva uso (art. 4 l . cit), stabilita per ogni specie di atti (141); o graduale ragione delle somme che vi si dovevano esprimere cit.) (142) .. Si adempiva a tale formalit

o col bollo or-

dinario , cio servendosi della carta bollata; o col bollo straordinario , che poteva essere impresso soltanto in Napoli (e Palermo) presso l'Amministrazione non bollate fin dall'origine, sto, dall'amministrazione centrale, sulle carte, di cui si volesse far uso (artt. 11 centrale o dai ricevitori del re-

e 29 l. cit.); oppure col visto per bollo , che veniva appogistro, sulle carte che non erano soggette a bollo secondo la legge del tempo in cui erano state formate, oppure che erano state redatte in carta libera in contravvenzione alla legge, nel qual caso doveva essere percepita anche la multa (art. 18 l.cit.). La carta bollata, di pi tagli, era venduta ai privati dai ricevitori, oppure dai venditori di generi di privativa, che la ricevevano dai primi; gli uni e gli altri ricevevano un premio sulle vendite va distribuita (art. 50 l. cit.; reg. 7 novembre 1829, modificato con r. 28 luglio 1837) (143). La carta venidal magazzino generale presso la direzione ge-

(141) Il bollo dimensionale era di 3, 6 o 12 grana (art. 15 1. 2 gennaio 1820), ed era limitato il numero di rigbe che potevano essere scritte su ogni pagina (r.d. Il maggio 1829l. (142) Il bollo graduale era di grana lO per ogni 200 ducati, fino al massimo di d. l,50 da 2.000 ducati in su per qualunque somma. (14,3) TOMMASINI, I, pp. 215 ss.

51

L'Amministrazione

centrale

325 e da

nerale secondo le richieste delle direzioni provinciali,

queste ai ricevitori (144). L'Amministrazione del registro e bollo provvedeva altres alla riscossione dei seguenti altri cespiti di pubblica entrata (145):

a) Diritti di cancelleria. Erano il compenso del lavoro


materiale nella compilazione degli atti giudiziari, dovuto ai commessi, amanuensi, ed impiegati delle cancellerie, ed il compenso delle spese d'ufficio. Ne erano e senti gli atti dei giudici di circondario, delle Gran Corti criminali, e quelli dei Consigli d'intendenza, e delle Gran Corti de' conti. La materia era disciplinata dal r.d. 30 gennaio 1817. I diritti si ripartivano tra i cancellieri ed il real tesoro.

b) Multe ed ammende. Trattavasi delle multe ed ammende d'ogni specie, profferite da qualunque autorit del contenzioso amministrativo e giudiziario, tanto in materia civile che correzionale, criminale e di polizia. Erano escluse le mulo te per contravvenzioni trabbando a leggi e regolamenti di polizia urbana e rurale, riservate al comune dall'amministrazione

(in/ra, Il 9) ; quelle per con-

di generi di privativa, da esigersi esclusivamente de' dazi indiretti (146); e le ammende in

materia forestale, di caccia e di pesca, riscosse dai percettori ed esattori delle contribuzioni dirette (art. 180 1. forestale, 21 agosto 1826, e reg. 27 dicembre 1822). Le modalit per la riscossione delle ammende giudiziarie civili erano stabilite dal r.d. 7 novembre 1826, modificato dal r.d. 9 settembre 1828. La Cassa delle ammende, destinata a provvedere, col provento delle medesime, al ristoro de' danni ed interessi,
(144) TOMMASINI, I, p. 211. (145) n regime giuridico di tali cespiti ampiamente trattato in TOM MASINI, II. (146) Circo Min. Finanze, 29 novembre 1820, in TOMMASINI, Il, p. 26.

326

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie

51

e delle spese sofferte principalmente dagl'innocenti perseguitati per errori o calunnia ne' giudizi penali, e quindi da' danneggiati poveri, purch i colpevoli che debbono per legge soddisfare s gli uni, s gli altri, non ne abbiano il modo (art. 35 ll.pp.), non fu mai istituita: per, i ricevitori dovevano tenerne una contabilit separata (147), ed i proventi delle contravvenzioni di polizia in Napoli andavano versati dai ricevitori alla Commessione reale di beneficenza (r.d. 13 maggio 1833: in/ra, 128).

c) Multe contro i notai, dritti ed avvanzi degli archivi notarili. La riscossione delle multe contro i notai, per contravvenzioni alla 1. sul notariato, 23 novembre 1819, ed al
r.d. 12 settembre 1828, era stata attribuita secondo la 1. cit., erano riscossi dai notai, ai ricevitori del e versati ai cassieri bollo e registro con r.d, 11 aprile 1829. I dritti d'archivio, delle Camere notariali ; il r.d. 4 ottobre 1831, ed un regolamento della stessa data, ne prescrisse il versamento ai detti ricevitori. Gli avvanzi erano le differenze attive che, dopo avere soddisfatte le spese, residuavano dei diritti che, secondo l'art. 6 r.d. 4 ottobre 1831, venivano riscossi direttamente dai cancellieri degli archivi notariali, e che dovevano, con la relativa contabilit, essere versati dal cancelliere al ricevitore.

d) Spese di giustizia. La materia era regolata dal r.d.


13 gennaio 1817, e concerneva il recupero delle spese, anticipate dall'amministrazione, dei processi per trasgressioni, delitti e misfatti, celebrati dinanzi ai giudici ordinari, speciali e militari (148). La tariffa era stata modificata pi volte (149).
(147) TOMMASINI, II, pp. 48 ss. (148) TOMMASINI, II, pp. 239 ss. Fra le spese che l'amministrazione del registro doveva anticipare, erano quelle di trasporto del patibolo, della sua erezione e situazione, e di manutenzione, noncb quelle di vettura, cibario ed alloggio per gli assistenti spirituali dei condannati, quando non vi fosse in sede

51

L'Amministrazione centrale

327 spesso, con circonu-

Il Ministero di grazia e giustizia raccomand lari ai procuratori generali,

la pi rigorosa economia in dette con cui si qualificano

spese nella cui effettuazione verificavansi, a quanto pare, merosi abusi: ma le raccomandazioni, superflui o inutili certi atti,

non sembrano tenere sem-

pre sufficiente conto delle esigenze di giustizia (150). e) Il prodotto

della Crociata. Le bolle della Crociaed indulgenze ai sudditi dei sovrala croce per combattere delle bolle gli inaffluiva, a tali imprese. Il pro-

ta erano documenti pontifici, rinnovati ogni anno, con cui si accordavano certi privilegi fedeli, o contribuivano ni di Spagna, che prendevan vento della distribuzione

pecuniariamente a pagamento

per mezzo degli ordinari diocesani, alla real tesoreria, e, secondo il r.d. 25 aprile 1823, era destinato all'armamento de' reali legni contro la pirateria; servizio all'Amministrazione in seguito anche, genericamendel registro e bollo, con modalifinanze con reg. te, ad opere benefiche (151). Un r. 8 marzo 1832 riun tale t che furono determinate dal Ministero delle

qualche criminale, Min. della

pia

istituzione un

con tali soldo

finalit

(r. 6 marzo stabiliti rispettivamente, si detraeva

1822, presso

in

TOMMASINI,

II,

pp. 311 e 312). Il carnefice avevano tra grazia razione (149) pp. 392 (150) Corti spese de' dario; scarico; (151) ss, Le circo Min. II, pp. e giustizia, viveri

ed il suo aiutante, mensrle, nelle Min.

ogni Gran di solito mesata il

Corte erano valore

di d. 8 e di d. 5 (circ. dalla 23

25 marzo (cire.

1829, ivi, p. 311), ma poich prigioni, grazia e giustizia, maggio

prescelti

i condannati

e 20 giugno

1821, ivi, p. 311). La tariffa aggiornata grazia con a tutto il 1852 pubblicata 20 gennaio controlori compiere tanto etc. di CQRTIISE N. da TOMMASINI, II, 1829 le crcona

e giustizia, gli

1827 e 7 gennaio generali nel dai presso distinguere giudici di quanto

(TOMMASINI,

319 ss.) inculcavano superflue numero delle

ai procuratori ispettori

le Gran

criminali necessarie giudici di non

d'accordarsi da quelle eccedere i nel quando

ed inutili; farsi de' testimoni discussioni,

di non moltiplicare a carico

gli accessi

istruttori,

potcvan

di-

d'evitare

differimenti

S<;A,DVW,

li,

{lp. 65 ss.;

COLLETTA, a) I, {l. 130, ed Ivi nota

328

Istituzioni

d el Regno delle Due Sicilie

51

7 agosto 1833 (152). L'Amministrazione

provvedeva alla stam-

pa delle bolle, in esemplari a prezzo fisso (153), ed alla spedizione agli ordinari diocesani; questi le affidavano a distributori , che le dovevano pubblicare e predicare, e dovevano cooperare con tutti i mezzi della loro autorit per la riscossione de' prodotti delle medesime . Su ogni bolla dstrihuita a pagamento era trattenuto un premio, da ripartire tra la curia e il distributore; al ricevitore distrettuale il resto era dal vescovo versato

o generale, o alla tesoreria generale,

che comunicava la contabilit al direttore generale del registro e bollo. L'esazione coattiva dei crediti dell'amministrazione istruzioni ministeriali con una procedura procedimento era re-

golata, oltre che dalla 1. di registro e da decreti reali, dalle del IO aprile 1817 (154), e si svolgeva semplificata, abbastanza per la riscossione simile al nostro d'entrate dello

ingiuntivo

Stato (t.u. 14 aprile 1910, n. 639). Per il recupero di somme non eccedenti ducati 6, il titolo d'esazione era il processo verbale dell'agente l'infrazione, dal giudice approvato dal direttore In di circondario. che constatava e vidimato al provinciale,

seguito, veniva notificato

debitore un ordine di pagamento

entro cinque giorni, firmato

dal ricevitore, e vidimato dal conciliatore. Se il debitore non pagava entro il termine, si procedeva nel modo stabilito per l'esecuzione delle sentenze dei conciliatori (artt. 81-89 Il.p.c.), e si poteva anche fare uso dei piantoni come previsto dal r.d.

17 ottobre

1831, esteso ai crediti delle Conservazioni delle ipoteche dal r.d. 15 gennaio 1833).
(152)
Cassa TOMMASINI. II. pp.

1822 (r.d. 16 settembre

95 ss, In precedenza,

il servizio

era

gestito

dalla

d'ammortizzazione

(COI\IERCI, p. 76. ed inira, 56).

(153) (154)

TOMMASINI, II. p. 96. 'fQMMASINI. II. pp. 98 88.

51

L'Amministrazione centrale

329

Per le somme eccedenti sei ducati, la legge di registro pre vedeva la notificazione d'una coazione

, ossia d'un ordine

di pagare in un termine che non poteva essere minore di tre giorni, quando la distanza tra il comune di domicilio del debitore e la residenza del ricevitore fosse di non pi di 20 miglia, e cresceva secondo la distanza; la coazione era firmata dal ricevitore, e vistata dal giudice di circondario, con che aveva effiacia di titolo esecutivo (art. 72 L cit.). Spirato inutilsequestro e di pio patrimoniale. Le opposiziomente il termine, si procedeva agli atti di gnoramento, nonch all'esecuzione

ni agli atti cautelativi ed esecutivi erano di competenza dell'autorit giudiziaria. Tale procedimento era applicahile anche in materia di tasse ipotecarie e multe di cancelleria recupero di crediti di I piantoni (art. 112 L cit.), e per i diritti del (art. 113 L cit.), ed in genere per ogni competenza dell'Amministrazione estensivi. 1817, ed altre 26 aprile

registro e bollo, in forza di vari provvedimenti

, secondo l'istr.

successive (155), dovevano essere adibiti secondo il r.d. 23 gennaio 1816 (pe' censuari del Tavoliere di Puglia) ma non scaduto, sino a all'intendente, indicando la potevano restare in casa del debitore pi di dieci giorni. Gli uomini armati (uno per ogni quota di debito quattro ducati) erano richiesti dal ricevitore al sottintendente, norma legislativa; o al giudice del circondario,

e le autorit suddette, vista la giustizia del-

la domanda, li accordavano, fissando il numero de' giorni in cui dovevano rimanere al domicilio de' debitori. Varie circolari ministeriali avevano consentito agli uffici di proporre al ministro delle finanze transazioni sulle multe, quando il credito era superiore a ducati quindici, e di concluderle direttamente per somme minori; vietandole, per, in

(155)

TOMMASINI,

II, pp. 121

BS.

330

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

52

pi casi, come per le multe applicate con sentenza passata in giudicato, o per quelle inflitte a cancellieri o pubblici funzionarr per infrazioni

ai doveri d'ufficio (156).

52.

Segue: d) L'Amministrazione de' dazi indiretti. generale de' dazi indiretti aveva avuto oridall'ordinamento dell'occupazione dapprima militare (1806) unica,

L'Amministrazione gine, anch'essa,

sotto cui aveva avuto varie vicende: fu con r.d. I" gennaio 1811 ripartita

in due diverse ammini-

strazioni, delle dogane e dazi di consumo, e dei dritti riservati (privative fiscali), che furono nuovamente riunite nel 1814. Si provvedeva nel medesimo tempo a liquidare l'antico ed e inefficiente sistema doganale, per cui la rendita dello Stato si era ridotta per la maggior parte in mano dei particolari, misera giurisdizione questo periodo, (157), provvedendo con l. non rimaneva al fisco che uno scheltro di percezione ed una 24 febbraio In 21 1809 alla nuova organizzazione blocco continentale terosamente (decreto delle dogane e de' dazi. Napoleone,

il regime doganale soggiacque al sistema del dell'imperatore

novembre 1806); sebbene Gioacchino Murat si fosse volonadoperato nella difesa degli interessi economici che il consumo de' generi coloniadel regno (158), tanto

li, pur colpiti da un dazio elevato al grado di formarne un tacito divieto d'immissione

, non fu mai interrotto (159).

(56) TOMMASINI,I, p. 94 e II, pp. 133 ss, (57) COMERCI,p. 395. Peraltro, PIGNATELLIDI STRONGOLI, 70, afferma p. che non merita particolare menzione l'amministrazione de' dazi indiretti, poich il solo spirito d'asprissima fiscalit continuava a dirigerla, come avviene in qualunque paese, ove non vengono esaminati e discussi gl'interessi della nazione dai suoi rappresentanti s , (158) VALENTE,pp. 299 ss. (59) COMERCI,p. 398. Va aggiunto che secondo PIGNATELLIDI STRONGOLI, p. 7, i decreti imperiali di Berlino e di Milano ... mentre erano dannosissimi alla navigazione, giovavano in quantoch ~J:olY.uovevano le comunicazioni in-

52

L'Amministrazione centrale

331

La libert di commercio con tutte le

potenze amiche o neu-

trali fu ristabilita con r.d. Il novembre 1813, ed una serie di successivi provvedimenti complet la liberalizzazione degli scambi, che poteva dir si almeno teoricamente momento del ritorno del re Ferdinando militare rimonta pure la riorganizzazione conseguita al di IV. All'occupazione della privativa

manifattura e spaccio de' tabacchi (r.d. 9 aprile 1808 e 18 ottobre 1810), e delle altre che risalivano all'antico regime. La restaurazione le dogane, con r.d. con r.d. 26 marzo provvide dapprima al riordinamento del-

5 settembre 1815, e 5 marzo 1816; e 1816, ne distacc l'Amministrazione de'

reali lotti, che rimase autonoma, fino alla sua successiva riunione con l'Amministrazione generale del registro e bollo gno 1817, e la l. di navigazione,

(supra, 51). Indi fu emanata la nuova l. doganale. P giu30 luglio 1818, comuni ad

ambo le parti del regno, e furono conclusi trattati di commercio con Spagna, Francia e Inghilterra, ed un trattato di pace

(160). La nuova tariffa doganale fu approvata col r.d, 20 aprile 1817; ed il personale fu riordinato con r.d. lO dicembre 1817, e reg. 6 novembre 1819.
con gli Stati barbareschi Una completa riorganizzazione segu con un gruppo di leggi del regno di Francesco I: nuova 1. di navigazione, 25 feb-

teme ed ogni specie di manifattura in uno Stato dedito quasi interamente all'agricoltura ed alla pastorizia, onde i capitalisti cominciarono ad addirsi a quelle, segnando quest'epoca il principio di molte industrie, che gi fanno rapidi progressi (lo scritto del 1830 circa). (160) Sulla politica doganale del regno, dopo il 1815, ROMEO, a), pp. 207 ss.; PONTI ERI, a), pp. 281 ss, I giudizi dell'uno- e dell'altro sono molto eritici, specie per i loro effetti sul commercio siciliano, n sembra abbia sempre sortito utile effetto l'intento di proteggere la navigazione nazionale. A proposito di certe curiose, recenti polemiche (sent, pretore di Treviso, 30 aprile 1974, in Foro it., 1974, II, p. 322), pu avere interesse ricordare che il r.d, 15 febbraio 1860 autorizz, fino al 31 dicembre dell'anno stesso, l'impor. tazione in Iranchigia doganale c;le~Holii di colza, Se8!1mO, avette e camelina. n

332

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

S2 (r.d. 13

braio 1826; nuovo ordinamento dell'Amministrazione

aprile 1826, per i domini di qua del Faro, e r.d. 19 aprile 1826, per la Sicilia); nuova 1. organica delle dogane de' reali domini di qua e di l del Faro, 19 giugno 1826;

1. sul conten-

zioso de' dazi indiretti, 20 dicembre 1826. Seguirono il r.d. 31 luglio 1828, che estese alla Sicilia la privativa del tabacco, ed il r.d. 18 marzo 1830, che ne stabil il regolamento e la tariffa, ma l'uno e l'altro furono aboliti col r.d. 4 marzo 1831, dimodocch la Sicilia rimase esente da tale privativa, e la coltivazione e l'industria del tabacco continuarono fonte di ricchezza dell'economia L'Amministrazione insulare, ad essere una improvvisamente per i rea-

estinta, dopo l'unit nazionale, dalla 1. 28 giugno 1874 (161). generale de' dazi indiretti li domini di qua del Faro (r.d. 13 aprile 1826) soprintendeva alle dogane, alla navigazione di commercio per la parte finanziaria ed economica, al dazi erariali di consumo stabiliti nella capitale e casali, ed ai generi di privativa. La direzione generale in Napoli (r.d. cit.; r.d. I" luglio 1833; r. 27 maggio 1834) (162), era composta dal direttore generale, da tre amministratori glio d'amministrazione generali, dal segretario geconsultivo), nerale, dal contabile generale, che riuniti formavano il Consi(gli ultimi due con voto Era articolata in segretariato generale (affari generali), contabilit generale, e tre ripartimenti, ciascuno diretto da un

(161) DE STEFANO ODDO, p. 110111. I sigari siciliani erano non infee p riori agli olandesi, e l'industria insulare dava lavoro a circa 5.000 operai, che furono ignominiosamente licenziati non avendo voluto il governo italiano del tempo istituire nell'isola una manifattura di Stato. Si avvantaggiarono certi coltivatori, ma non lo Stato. Secondo VILLARI, . 55, una cassetta di sigari sicip liani, della produzione Salemi, che costava in Sicilia,' nel 1866, lire 4, pagava alla dogana di Livorno lire 44 di dazio. Ed i sgari venduti tn Livorno < non tiravano (ivi, p. 56). (162) COMEReI, . 62. p

52

L'Amministrazione

centrale

333

uffiziale, per le dogane e dazi di consumo, per le privative, e per il contenzioso. Dalla direzione generale dipendevano otto ispezioni territoriali, tra cui era ripartito il litorale, (da cui dipendevano gli ispettori e sette ispezioni in Nasedentanei ), due. per i poli, delle quali una per il servizio interno della gran dogana servizi esterni ( di terra e di mare ), uno per le privative, e tre per i dazi di consumo. In ogni provincia, v'era un direttore provinciale (in Napoli, ve n'erano quattro); in ogni e per i dazi distretto, un controloro; ed alle percezioni attendevano i ricevitori, con uffici presso le dogane ed i fondaci, di consumo. Attribuzioni concernenti i rispettivi stabilimenti avevano i direttori delle saline di Barletta e d'Altomonte, della polveriera di Torre Annunziata, e delle fabbriche di tabacchi di Napoli e di Lecce. L'Amministrazione generale de' dazi indiretti di l del Faro (r.d. 19 aprile 1826) soprintendeva alle dogane di Si-

cilia; al portofranco di Messina (163), alla navigazione di commercio, al bollo sulle carte da gioco, ai banchi frumentari ed alla decima sulle prede. Alla medesima era riunita l'Amministrazione generale del mcino, che ne fu poi separata col r.d. 12 novembre 1855. All'Amministrazione era preposto il direttore generale, con un segretario generale, un capo contabile, ed altri impiegati.
(163) Il porto franco di Messina, istituito da Enrico VI nel 1197, soppresso da Carlo II dopo la rivoluzione del 164749, restituito da Ferdinando III (IV) con editto 5 settembre 1784, fu oggetto di provvedimenti doganali i cui risultati furono talvolta negativi, ma perdur sotto il regime unitario fino al 31 dicembre 1879, bench, con legge l maggio 1865, fosse soppresso dal Parlamento italiano, come istituto contrario ai principi dell'eguaglianza civile. Molte notizie, e bibliografia, in Messina e dintorni, pp. 168 88., pubblicazione anonima sotto titolo modesto, ma opera d'una quipe di studiosi che rappresentava la pi distinta intellettualit messinese dei primi anni di questo secolo. Vedi anche infra, 136.

334

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

52

Le direzioni provinciali

erano stabilite in Palermo, Catania,

Siracusa (poi Noto ), Girgenti e Trapani; Caltanissetta dipendeva dalla direzione di Catania. V'erano ispettori sedentanei nelle dogane di Palermo, trolori sedentanei di Messina, e nel portofranco; e controlori conattivi, in ciascuna provincia;

destinati nelle rispettive valli secondo il bisogno. L'Amministrazione del mcino, nel periodo in cui era uniaveva la struttura d'un ripartita a quella de' dazi indiretti, ricevitori, e custodi pesatori

mento, con un proprio capo, dal quale dipendevano ispettori, (r.d. 27 luglio 1842). Il servizio delle dogane e dazi indiretti, di qua e di l del Faro, si distingueva in attivo

, sedentario , e misto .
cannonieri, marinari Il servizio sedentasedentari, dai ricevi-

Il servizio attivo era disimpegnato in terra da forieri, brigadieri e guardie, ed in mare da piloti, e garzoni: tare era somministrata dalla gendarmeria. questo era, per, personale civile, e la forza mili-

rio era svolto dagli ispettori e controlori

tori, e da altri impiegati con permanenza fissa. Il servizio misto era svolto da ispettori, controlori e tenenti. Una parte del personale attivo prestava servizio a cavallo, per la custodia delle coste e delle frontiere di terra. Nel 1817 fu formata, per la pi esatta ripartizione del servizio, una carta topografica doganale, con l'indicazione di ciascuna dogana, de' rispettivi posti di guardia, de' fondaci di generi di privativa, delle saline, delle fabbriche di tabacchi, delle polveriere, e delle estensioni delle direzioni, ispezioni, controlli e tenenze (164). secondo i generi, a Le tariffe doganali erano applicate,

peso o a misura, e qualche volta a numero, ed egualmente quelle dei dazi indiretti.
(164) COMEReI, p. 399. anticipazione di provvedimenti, oggi frequenti, d'interesse sociale, l'istituzione d'un certo numero di commessi bollatori > sordomuti (r.d. 18 settembre 1856 e 22 maggio 1858).

52

L'Amministrazione centrale

335

Per i reati di contrabbando, era competente il giudice de' dazi indiretti, o il giudice di circondario, secondo le disposizioni della l. 20 dicembre 1826 (in/ra, 142). Il giudice procedeva in via correzionale per i reati puniti di prigionia, seguendo le forme previste dalle ll.p.p., ed in linea civile, secondo le forme previste dai titoli V e VI l. cit., quando trattavasi di contravvenzioni punibili con la confisca e l'ammenda. I contrabbandieri colti in flagranza venivano arrestati, e potevano, per ordine del ministro di polizia, essere relegati nel. l'isola di Ponza per non pi di quattro mesi (165). Le autorit giudiziarie, procedenti nelle dette materie, potevano ispezionare i registri delle dogane, senza dichiarare l'oggetto dell'indagine, e senza autorizzazione del ministro delle finanze, che era necessaria solo per asportare i registri (166), e sottoporre a perizia i generi contestati, con l'obbligo di affidare la perizia a persone non impiegate nelle regie dogane (167). Queste disposizioni, in Sicilia, furono dichiarate la competenza territoriale, applicahili alle contravvenzioni concernenti il dazio sul mcino, salvo per che spettava sempre al giudice di circondario, ed era identificata dal luogo di compilazione del verbale (art. 35 istr. approvate con r.d. 27 luglio 1842; art. 35-38 istr. luogo gen. 23 agosto 1849) (168). In Sicilia esisteva il dazio fiscale (cio statale) sul mcino, di d.1.36 per salma. Col r.d. 17 dicembre 1838 fu ridotto a grani 96 per salma (tranne in Palermo, Messina, Catania e Caltagirone), e riordinato, considerando che ... sia quello che pi direttamente graviti su la classe pi povera delle popo-

(165) R. 11 gennaio 1828 (COMERCI, p. 465). (166) Min. Finanze, 6 marzo 1822 (COMERCI, p. 589). (167) R. 6 giugno 1829 e 6 novembre 1830 (COMERCI, p. 589). (168) Le istr. Luog. gen. 23 agosto 1849 sono pubblicate da PETITTI, pp. 445 ss.

II,

336

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

S2

lazioni, e che i modi introdotti in Sicilia per esigerlo siano i pi dannosi, e tendano specialment e rurale, il di cui miglioramento re Ferdinando ad inceppare l'industria formava la prima cura del rurale

II. Furono tra l'altro aboliti, dal 31 dicembre

1838, gli appalti del cosiddetto mcino buono proporzionale

, che pare
nella misu-

fosse il metodo d'esazione pi vessatorio, concedendo un absul debito degli appaltatori, ra disposta secondo i casi dal direttore generale de' dazi indiretti, ma stabilendo, per, che contro tali decisioni fosse dato solo ricorso al re, esclusa la competenza dei tribunali dei giudici del contenzioso amministrativo nonch (art. 12 r.d. cit.).

Le norme del 1838 lasciavano a carico dei comuni, sotto la vigilanza del direttore generale dei dazi indiretti e dell'intendente, l'appalto delle collettorie, e la vigilanza sulle riscossioni. Il r.d. 27 luglio 1842, e le allegate istruzioni, mutarono invece il sistema (tranne che per Palermo, Messina e Lipari) unificando nella direzione generale de' dazi indiretti l'amministrazione del mcino regio e di quello comunale orzo e granone,

(in/m,

120). Il dazio era dovuto una sola volta, sulla macinazione del frumento, nella misura di d. 1.28 per salma (pari alla somma del dazio fiscale di grani 96, e del massimo dazio comunale, di grani 32); e la Tesoreria generale versava bimestralmente come equivalente guita direttamente ai Comuni a strasatto , cio in un'apposita tabella salvo conguaglio, la somma indicata sul piede attuale della percezione

del massimo macino comunale calcolato

, La riscossione era esedello Stato, per mez-

dall'amministrazione

zo di propri impiegati, fino ai custodi-pesa tori, tutti retribuiti con annuo soldo. Il regolamento 1856. per il personale, e per il con r.d. 28 marzo servizio di riscossione, furono approvati

:52

L'Amministrazione

centrale

337

Quando, dopo i disordini del 1848-1849, il dazio del mcino, abolito dal governo separatista, fu ristabilito in Sicilia, l'ordinanza luogotenenziale 23 agosto 1849 (169) abol la eccezione per Palermo e Messina (conservandola provvisoriamente per Lipari), ed approv un nuovo testo d'istruzioni, modificative in parte di quelle del 1842. La macinazione poteva avvenire soltanto nei molini, costruiti secondo speciali cautele per consentirne la vigilanza, e soggetti in qualsiasi momento a visite ispettive; la quantit di grano, che il contribuente

( conduttore)

voleva condurre

al mulino,

dove-

va essere da lui dichiarata al ricevitore, con contestuale pagamento della tassa di 50 grani per cantaio (circa 80 kg.). Il grano doveva essere pesato dal custode-pesatore all'ingres-

(169) dell'atto formava di quella con l'ugual cit.) con la

Cito supra, sovrano

nota (168). Il dazio del

sul macino,

come detto nell'art. in Sicilia, principali voleva delle

13 agosto

1847, non poteva disposto

essere abolito

perch risorse supplire 2 r.d. dov e abode-

fin dal principio finanze, somma un

secolo decimo sesto una di circa ducati pel Tayx et Ayard; britannico, gi

fnanza s , Lo sgravio

col r.d. 17 dicembre 400.000, cui si commercio il quale

1838 implicava, (art.

per le reali

deficit
francese ma

ritratta

dal contratto

dei zolfi contratto abolito

compagnia vertenza acquiescere;

di luogo il macino ... di imposta

alla notissima finalmente noI volle cretata imposte

col governo

alla cui iattanza avere si trattava,

il regno per,

il re che Il dazio Garibaldi

si trovava

ripristinare

~ (DE SIVO, a), I, p. 64: non sul macino, borbonica dopo il 15 maggio 1849 erano

lizione ~ ma 19 maggio e botteghe, regno

di riduzione).

come 1849,

ogni altra fu abolita

dall'autorit istituite e la

con decreto balconi dove dal 1884. in

1860 del dittatore sovrimposta


(supra,

(COMITATOCITTADINO,p. 80). Le altre la tassa sulle finestre, ne' che la in sostituiva comuni gennaio

dopo il 15 maggio

sugli edifici, 1868, e rimase ed aggiungono come le torn ad

vigeva il nuovo catasto d'Italia con l.

50). L'imposta l'aggravio

sul macinato fiscale

fu ristabilita sull'isola

7 luglio

vigore fino al l piombato

DE STEFANOed ODDO,p. 128, rilevano conseguenza seguenze ribaldi, duzione polenta,


22. LANDI

dell'unificazione, la Sicilia, gravi i

che liberata essere

per pochi anni dalla ma forse con cona quella tassa, in accanto a Ga

tassa sul macinato, pi odio alla quale operata n pane


I.

altre regioni mossi a paese

d'Italia, sottoposta

che altrove, ceti pi poveri

si erano

combattere

o ad adoprarsi d'orzo

fatti vamente -

per il trionfo Sicilia -

della rivolusione

s , La ri-

nel 1876 ebbe nella

dove non si consumava

effetti insignificanti

(ivi, p. 129).

338

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

S2

so del mulino, e la pesatura doveva ripetersi per la farina, a macinazione avvenuta. La r egolarit delle operazioni era attestata da una triplice bolletta, della quale un esemplare restava al ricevitore, altri due dovevano essere consegnati dal del gracol stesso, e l'altro, conduttore al mugnaio al momento dell'introduzione no; e di questi, uno restava al mugnaio

visto uscire appostovi dal custode-pesatore, era restituito al contribuente. Le istruzioni stabilivano le multe per contravvenzioni, e contenevano, inoltre, disposizioni fiscali sul seguenti: molcommercio del pane, paste, farine e biscotti. Le privative fiscali, o dritti riservati, erano le a) Sale. La privativa del sale era, in continente,

to antica; in Sicilia, per contro, non fu mai stabilita. Il sale marino veniva estratto nelle saline di Barletta e di Trapani; il salgemma dalla miniera d'Altomonte in Calabria Citeriore. Sotto l'antico regime, ed ancora al tempo dell'occupazione militare (r.d. 11 giugno 1806), per ovviare al contrabbando, ed ai saccheggi delle miniere fortemente calabresi, che avevano fatto diminuire gli introiti, era stato imposto il sale (5 rotoli

forzo so , cio l'obbligo per ciascun capo famiglia di acquistare un certo quantitativo di sale dal regio fondaco a testa, cio circa kg. 4Y2); ma l'esito fu negativo, e dal 1810 questa contribuzione fu abolita. Ottenne invece un risultato positivo il sistema, adottato nel 1818, ricevitori a smaltire una prestabilita dando loro un premio d'obbligare i quantit di sale, accor-

sul di pi (170). I censuari e locati

del Tavoliere di Puglia avevano diritto ad una distribuzione

(170) COMERCI, pp. 100401. Un r. 13 luglio 1827 (PETITTI, IV, p. 174) consentiva alle popolazioni de' comuni litorali d'attingere acqua marina, per bagni medicinali o altri urgenti bisogni, con vasi di capacit non maggiore di 4 caraffe (l caraffa = litri 0,727), fermo il divieto di cristallizzarne i sali. e di trasportare l'acqua marina nelle campagne, o in paesi interni.

52

L'Amministrazione centrale

339

di sale a met prezzo, in ragione di 2 rotoli per ogni lO carlini di fida (artt. 69 ss. 1. 13 gennaio 1817), da ritirare nei luoghi, nei tempi e nei modi stabiliti dal ministro delle finanze (171). La disciplina marzo 1817. b) Tabacchi. Anche questa privativa rimontava all'antico regime, e, come si visto, era stata riordinata no in Napoli e Lecce, e lo spaccio, in continente, dall'occueraavveniva pazione militare, e non esisteva in Sicilia. Le manifatture nelle rivendite dove era in commercio anche il sale (172). c) Carte da gioco. Consisteva nel bollo, che dovevasi apporre sui mazzi, ed era la sola privativa fiscale applicata e lo smerm Sicilia. d) Polvere da sparo. Anche la fabbricazione cio della polvere erano stati privativa regia sotto l'antico regime; sviluppata, per necessit della guerra, durante l'occupazione militare, che aveva istituito, alle dipendenze del Ministero della guerra, l'Amministrazione delle polveri e salnitrio Questa amministrazione nitivamente si avvaleva gi dei rivenditori giuridica delle rivendite di privative era stabilita dal r.d. 29 gennaio 1817, e dal regolamento

lO

dei generi di privativa per lo smercio al pubblico, e fu defaggregata alla Direzione generale de' dazi indiretdi remota origine, concerti col r.d. 5 aprile 1819 (173). e) Neve. Questa privativa, neva soltanto Napoli e casali, ed era stata ordinata in rega

interessata con r.d. 27 agosto 1814.


(17l) La distribuzione era disciplinata da un reg. min. del 1817, e da altro, 6 agosto 1831 (PETlTTI,V, pp. 25 e 49). Con r. 27 aprile 1835 (ivi, p. 61) fu vietato il patto con cui i censuari si riservavano il sale, lasciandone privi i fittaioli delle poste erbifere che a quelle terre menavano i loro animali. (172) COMERCI, 401. Vedi anche supra, nota (126). p. (173) COMERCI, 402. p.

340

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie 53. Segue: e) la Tesoreria generale. -

53

La Tesoreria ge-

nerale era l'organo che raccoglieva tutti gli introiti del regno, e teneva il conto degli introiti stessi e degli esiti (174). La ben nota divisione delle amministrazioni di qua e di l del Faro , e delle conseguenti entrate e spese, aveva determinato l'istituzione di due tesorerie generali, l'una in Napoli (r.d. 27 dicembre 1815), e l'altra in Palermo (r.d. lO gennaio 1825), con organizzazione simile. La tesoreria di Napoli amministrava le entrate e le spese dei domini di qua del Faro, e le spese comuni alle due parti del regno. Queste, nelle quali la tesoreria generale di Sicilia doveva concorrere per un quarto, riguardavano la casa reale, il Consiglio di Stato, i ministeri; gli assegni vitalizi del marchese Ferreri, del duca di Gualtieri, del principe di Cut, del principe di Campofranco, e del cav. Mastropaolo (175); le spese per gli affari esteri, per la guerra e marina, per regali alle potenze barbare. sche (176), e quelle delle pensioni militari, e dei sussidi ai militari esclusi dall'armata (r.d. 31 luglio 1828) (177). In
(174} COMEReI, pp. 57 55. e 358 55. COLLETTA, II, p. 251, definisce tale a), sistema, introdotto da Giuseppe Bonaparte, di c:semplicit meravigliosa e durabile :). (175) Il marchese Gioacchino Ferreri era sato ministro presso il luogo. tenente in Sicilia, dal 1816 al 182(}; Carlo Avarna duca di Gualtieri era stato ministro per gli affari di Sicilia dal 1822 al 1824; Nicola Filangieri, principe di Cut, fu luogotenente in Sicilia negli anni 182122, e fu sostituito da An tonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco; il cav. Antonino Mastropaolo, consigliere della Corte suprema di giustizia, fu nominato nel 1821 direttore del ministero per gli affari di Sicilia in Napoli, e l'anno successivo direttore del Ministero presso il luogotenente. Si trattava perci di pensioni dovute ad alti funzionari siciliani, tutti deceduti alla data del successivo atto sovrano 27 settembre 1849. (176) Trattasi dell'annuo tributo di 40.000 piastre dovuto alle reggenze d'Algeri, Tunisi e Tripoli per trattati del 3, 17 e 29 aprile 1816, in relazione al quale fu percetta, per qualche tempo, l'imposizione straordinaria, stabilita con r.d. 27 aprile 1816 (CORTESE . in COLLETTA, 111, pp. 83 ss.; supra, nota 119). N a), (177) Trattasi de' militari cassati dai ruoli in attuazione de' provvedimenti c:epurativi > del 1821: injra, 84.

53

L'Amministrazione

centrale

341

seguito, con l'atto sovrano 27 settembre 1849, il contributo d'un quarto riguard solo le spese di casa reale, affari esteri, e guerra e marina. Ogni altra spesa concernente la Sicilia, faceva carico alla tesoreria generale di Palermo. La tesoreria generale di Napoli (il cui funzionamento, oltre che dal r.d. 27 dicembre 1815, cit., fu regolato da vari decreti successivi: r.d. 19 gennaio 1816, lO febbraio 1817, 23 giugno 1818, 15 dicembre 1823) dipendeva dal ministro delle finanze, ed era articolata in quattro uffici: controloria generale, scrivania di razione, tesoreria d'introito, pagatoria genera(che aveva le. Capi di tali uffici erano il controloro generale

funzione di sostituto del ministro), lo scrivano di razione, il tesoriere generale, ed il pagatore generale. Ogni ufficio aveva un segretario generale, ed era diviso in ripartimenti. t. Presso la tesoreria Alla controdel loria generale erano addetti due ispettori generali di contabiligenerale era costituita l'agenzia contenzioso (r.d. 21 aprile 1820, 15 dicembre 1823, e 30 di. cembre 1831), incaricata della tutela e della difesa degli interessi e dei diritti della tesoreria generale, finanziera e della suprema ispecon la zione su tutti i giudizi attivi e passivi dell'amministrazione

(in/ra,

186). I quattro capi d'ufficio,

presidenza del ministro (ed, in sua assenza, del controloro generale) formavano il Consiglio di tesoreria, per la decisione di tutti gli affari relativi al servizio interno, del contenzioso interveniva e per esprimere pareesercitarvi le re sugli affari che gli venivano sottoposti dal ministro. L'agente in Consiglio per funzioni del pubblico ministero; il segretario generale della con voto

Controloria generale funzionava da segretario; tutti i segretari generali e gli ispettori generali potevano intervenire, consultivo. vinciali, da controlori distrettuali

L'organizzazione periferica era costituita da controlori pro(aboliti col r.d. 6 settembre

342

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

53

1825, che ne trasfer le funzioni ai sottintendenti); tori generali e distrettuali distretto), equiparati rispettivamente

ricevie

(nei capiluoghi di provincia e di ai capi-ripartimento

capi-sezione (178); e da so stituti dei quattro capi d'ufficio, stabiliti in Palermo e Messina, per i servizi dell'amministrazione di guerra e marina ne' reali domini di l del Faro. La tesoreria generale di Palermo aveva un'organizzazione in tutto simile: quattro uffici (ma l'ispettore generale di contabilit era uno solo), agenzia del contenzioso, Consiglio di tesoreria, e come organi periferici i controlori provinciali (aboliti anche qui i distrettuali) ed i ricevitori generali e distrettuali. Il concetto organizzatorio della tesoreria generale era quello di concentrarvi tutte le contabilit dello Stato, trolli: e tutti i condi questi, ciascuno riguardava una parte degli introiti generale delle operazioni della tesoreria, d'ogni

e delle spese del tesoro, mentre dalla loro riunione risultava il controllo genere (179). I rami d'introito

erano le contribuzioni

dirette, quelle

indirette, il registro e bollo, le lotterie ordinarie e straordinarie, le poste, la moneta (zecca), il demanio pubblico, i proventi de' ponti, strade, acque, foreste e caccia, i diritti di cancelleria, la crociata, gli introiti straordinari ed in generale ogni altra percezione o provenienza interessante il pubblico erario. Gli introiti, riscossi dagli agenti dei diversi rami, erano raccolti dai ricevitori generali e distrettuali, che erano gli agenti diretti della tesoreria, alla quale facevano periodici versamenti. Gli esiti erano fissati negli stati discussi previsione
(l78) (l79)

, ossia stati di
approvati .per

della spesa, dei singoli ministeri,


367. 496497.

COMERCI, p. COMERCI, pp.

53

L'Amministrazione

centrale

343

ciascun anno con decreto reale, su proposta del ministro competente, d'accordo col ministro delle finanze. Gli esiti erano distinti per capitoli ed articoli, e distribuiti per classi, con divieto d'invertirli dall'uno all'altro capitolo, senza autorizzazione per real decreto. La pubblicazione degli stati discussi, peraltro, non fu mai ordinata, e solo dal 1857 apparvero nella

Collezione

i quadri

dell'entrata

complessiva e della spesa

complessiva di ciascun ministero (supra, 12). Le attribuzioni dei quattro uffici, secondo l'ordine logico delle procedure d'introito ed esito (180), erano le seguenti: a) Tesoreria

d'introito.

Il tesoriere generale racco-

glieva tutti gli introiti dello Stato, che gli venivano versati dalle ricevitorie generali, dai sostituti in Palermo e Messina per le spese comuni, e quelli che venivano versati, nella Cassa centrale presso la tesoreria, dai ricevitori merario e portafoglio: il numerario stabiliti in Napoli e suoi casali. La cassa di tesoreria era divisa in

nu-

era rappresentato

dalla madrefede del Banco (in/ra, 54), ed il portafoglio conteneva le cambiali, obbliganze, dichiarazioni di debito, e qualunque altro valore da regolarizzarsi. Gli esiti di ciascun ministero erano eseguiti dal pagatore generale con i fondi numeed passatigli in conformit degli stati discussi dal tesoriere generale, in polizze di banco, o con valori rappresentanti rario sui fondi passati dal tesoriere al pagatore. Il tesoriere generale formava ogni semestre il bilancio degli introiti alla Gran Corte de' conti indistribuite a fine d'anno esiti, che, previo esame del controloro generale, era trasmesso

(in/ra, 185). Le polizze rimaste


formavano oggetto d'un conto

separato, che il pagatore generale rendeva al tesoriere generale, ed il loro importo, dopo avere accantonato una riserva
(180)
COMERCI, pp.

358 ss,

344

L'Amministrazione

centrale

53 veniva impiegato,

per le eventuali richieste degli interessati, con l'autorizzazione te nel Gran libro. b) Scrivania di razione. -

del ministro, nell'acquisto di rendite iscritIl regio scrivano di razione

provvedeva alla spedizione delle liberanze, cio alla liquidazione dei diritti e spettanze, per tutti i pagamenti a carico dello Stato ne' domini di qua del Faro, e per i pagamenti relativi ai rami di guerra e marina nei domini di l del Faro (181). Tali spese erano distinte in tre classi, nella prima delle quali rientravano i soldi, soprassoldi, indennit, le somministrazioni di mare; nella etc., nonch di viveri e foraggi per le truppe di terra e

seconda le altre spese per oggetti specificati

negli stati discussi dei singoli ministeri; e nella terza le spese straordinarie ed impreviste. Le spese della prima classe erano definite, e perci potevano essere disposte, sotto la responsabilit dello scrivano di razione base agli assienti e del controloro generale, in (ruoli di spese fisse) ed ai documenti;

per le spese di seconda e terza classe occorreva l'ordinativo del competente ministero. Le liberanze, verificate e vidimate dal controloro generale, venivano spedite dallo scrivano di razione al pagatore generale. Per il pagamento di soldi ed emolumenti veniva utilizzato il sistema degli appoderati , che erano funzionari dei ministeri, i quali ricevevano dalla scrivania di razione gli elenchi, o stati generali, degli individui con indicato l'importo di quanto mensile, cio una comunicati dalla di ciascuna appoderazione,

loro dovuto, nonch un abbuonconto dello stato generale, e degli aggiornamenti

somma pari al totale dei pagamenti da farsi in conformit scrivania di razione. V'erano pure, presso le singole amministrazioni, degli appoderati di spese urgenti , i quali prov(181)
COMERCI, pp. 58

e 359360.

53

L'Amministrazione

centrale

345

vedevano anch'essi, su fondi accreditati loro dalla scrrvama, ai pagamenti urgenti per esigenze da soddisfarsi, come noi diremmo, in economia . Gli appoderati rendevano il conto materiale alla scrivania di razione. Lo scrivano di razione assisteva alle Commessioni d'incanto per le forniture dell'esercito e della marina, e poteva compiere ispezioni amministrative presso qualunque corpo, previo avviso al ministro della guerra e marina. I conti della scrivania di razione, distinti per ministeri, venivano chiusi al 31 dicembre d'ogni anno, verificati e vidimati dal controloro generale, nistro delle finanze, e, per estratto, e presentati al miI a ciascun ministero.

crediti residuati di ciascun capitolo venivano riportati sullo stato discusso dell'anno successivo, ma se restavano ancora disponibili annullati, alla fine di tale anno, venivano definitivamente e divenivano fondi liberi. Il decorso del biennio sul fondo, iscritto nello stato Questo ufficio formava il a carico dello Staper

non incideva, peraltro, sugli eventuali diritti degli interessati, che potevano essere soddisfatti c) Pagatoria generale. centro discusso d'ogni ministero, per conto arretrati d'esercizi chiusi .. dispositivo di tutti i pagamenti

to (182), che avevan corso in forza delle liberanze del regio scrivano di razione, riconosciute regolari ed autorizzate l'esecuzione dal controloro generale. Poich, per lungo tempo, il Banco delle Due Sicilie non ebbe sportelli in provincia

(in/ra, 54), i pagamenti soltanto nella capitale facevansi


con polizze di banco, mentre per i pagamenti in provincia la pagatoria generale traeva mandati sulla cassa del ricevitore generale, disponendo dei fondi assegnatigli dal tesoriere generale. I ricevitori generali dovevano inviare i loro conti al pagatore generale, il quale, col visto del controloro
(182)
CoMERCI, p.

genera-

59.

346

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie annualmente

53
alla

le, li univa al conto che doveva presentare Gran Corte de' conti. Il conto del pagatore indicare in entrata le somme somministrate scrivania di razione, talch l'introito doveva corrispondere d) Controloria servato

generale doveva dalla tesoreria ge-

nerale, ed in uscita le somme pagate secondo le liberanze della della pagatoria generale Poich, come abbiamo osall'esito della tesoreria generale.

generale. -

(supra, 38) la Gran Corte de' conti esercitava solsulla finanza pubbens, d'altissimo delle fiTutti gli introiti, validi se

tanto una funzione di giurisdizione contabile, il solo organo generale di controllo giuridco-amministrativo blica era il controloro generale, funzionario, prestigio, essendo considerato nanze, ma, comunque, tutti gli esiti, qualunque gu ( ivansi) non nella da lui dipendente. atto e qualunque non

sostituto del ministro

operazione che esegenerale (183). del.

Tesoreria

( ercmo) riputati

(erasene) presa ragione dal controloro


di ragione presupponeva

Questa presa

un esame

l'atto e dell'operazione, e formalmente si manifestava con una vidimazione . La dottrina contemporanea non pare si fosse mai posta il problema, coscriversi generale risoluzioni precisato alla legittimit sovrane se il detto esame dovesse ciro il merito di (ma pare certo che il controloro nemmeno dalle

non poteva in nessun caso sindacare se l'intervento di validit del controloro dell'atto

o ministeri ali). E non risulta

fosse da considerare

un elemento

(come risulterebbe

parole, sopra citate, d'un giurista del tempo), il quale avrehbe avuto quindi una struttura soggettivamente complessa, o se, come sembrerebbe maggiormente plausibile, una condzione d'efficacia di atti ed operazioni d'un organo diverso. Indurrebbe,
(183)

appunto,
COMERCI, p.

a tale ultima
365.

conclusione

la circostanza

54

L'Amministrazione

centrale

347

che il controloro generale non era considerato contahile materiale , cio non lo si reputava come un agente che avesse diretto maneggio di valori: doveva hens rendere alla Gran Corte de' conti un conto morale

(inlra, 183), distinto

in tre dimostrazioni, in concordanza con i conti del tesoriere generale, dello scrivano di razione, e del pagatore generale. Ma superfluo approfondire, con gli strumenti giuridici d'oggi, questioni che erano estranee allora o non rilevanti. Il controloro generale vigilava le ricevitorie generali e distrettuali per mezzo dei controlori provinciali e distrettuali, e, sulla hase delle liheranze della scrivania di razione, proponeva al ministro ed al tesoriere generale le assegnazioni e ripartizioni di fondi per la pagatoria generale e le dipendenti ricevitorie. Attrihuzioni consultive presso la Tesoreria generale esercitava l'agente del contenzioso, al quale, oltre alla suprema ispezione dei giudizi, spettava esprimere parere sulle restituzioni di cauzioni dei contahili e ricevitori, sulle cancellazioni delle relative ipoteche, e su tutti i contratti, per la cui stipulazione promoveva l'autorizzazione del ministro, apponeva le riserve o proteste sulle polizze e fedi di credito per pagamenti della Tesoreria, e poteva essere in ogni caso consultato facoltativamente dal ministro (in/ra, 186). Identiche erano le funzioni dei corrispondenti Tesoreria generale di l del Faro. uffici della

54. Segue: f) il Banco delle Due Sicilie ed il Banco de' reali domini oltre il Faro. - Poich gran parte dei pagamenti
della Tesoreria generale di Napoli facevasi in polizze di hanco, il Banco delle Due Sicilie era in im:mediata corrispondenza con essa e ne formava il necessario completamento (184).

(184-)

COMERCI,

p. 359.

348

Istituzioni

del Regno d elle Due Sicilie

54

La riunione de' vari banchi, esistenti in Napoli da epoca remota, in unico regio banco nazionale

, era stata gi pre-

vista nel 1792 dal Governo borbonico (185). Giuseppe Bonaparte in un primo tempo (1. 11 giugno 1806) assegn al banco di S. Giacomo, col nome di banco di corte i servizi pubblici, e riun gli altri banchi sotto il nome di banco de' privati , per le relative operazioni di credito. Indi, con r.d. 20 maggio 1808, soppresse il banco de' privati, ed autorizz il banco di corte ad aprire una cassa de' privati: ma Gioacchino Murat destin di nuovo il banco di corte alle sole operazioni del tesoro pubblico (r.d. 7 dicembre 1808), e fond il Banco nazionale delle Due Sicilie, in forma di societ commerciale, con un capitale d'un milione di ducati, diviso in azioni (r.d.

4.000

1808). Questi due banchi furono poco dopo riuniti nell'unico Banco delle Due Sicilie (1. 20 novembre 1809), ed il capitale azionario fu con questo ed altri provvedimenti (r.d. lO dicembre 1810, r.d. 25 aprile 1812) acquistato tutto dalla Cassa d'ammortizzazione (in/ra, 56), dimodocch al momento della restaurazione il Banco
delle Due Sicilie era in piena propriet le precedenti dello Stato, e come di beni tale fu riordinato col r.d. 12 dicembre 1816, che aboliva tutte. disposizioni. Il banco era proprietario immobili, il che sicuro indizio del possesso della personalit giuridica: l'amministrazione dei detti beni, che con r.d. 11 febbraio 1814 era stata trasferita alla Cassa d'ammortizzazione, gli fu restituita col r.d. I" ottobre 1816 (186). Il Banco delle Due Sicilie, malgrado il nome, operava soltanto ne' reali domini di qua del Faro. Secondo l'ordinamento del 1816, era articolato in due casse amministrativa-

22 dicembre

(85) (186)

CAPOBIANCO, COMEJ:I,

a).

pp. 367 88.

54

L'Amministrazione

centrale

349

mente autonome, la Cassa di corte , per il serVIZIOdella Tesoreria generale, delle amministrazioni finanziarie, delle opere pubbliche, e del Corpo municipale di Napoli; e la Cassa de' privati , per tutte le operazioni di credito concernenti i privati. Pi tardi (r.d. 23 agosto 1824) fu istituita una seconda Cassa di corte, succursale della prima, e, pur lasciando in facolt d'ognuno avvalersi dell'una o dell'altra per i depositi e pagamenti, le furono assegnati specificamente i servizi del Corpo municipale e della Intendenza di Napoli, de' lotti, d'opeavvalersedelle poste, del registro e bollo, e delle amministrazioni re pubbliche e di pii stabilimenti che intendessero

ne. Era stata inoltre istituita presso la prima Cassa di corte (r.d. 23 giugno 1818) una Cassa di sconto , che praticava lo sconto delle cambiali ed altri effetti commerciali soro aveva anticipato recuperava col 9% con termine non pi lungo di tre mesi al saggio annuo del 6%. Il Tea tal fine un milione di ducati, che dei lucri, dedotte le spese. La Cassa di

sconto, con r.d. 3 febbraio 1858, fu anche autorizzata a praticare il prestito su pegno di merci depositate nella Gran Dogana di Napoli. V'era infine una Cassa di servizio che dipendeva direttamente dal Ministero delle finanze. Questa fae per opeed emetteva buoni al portaceva l'ufficio di banco per il debito fluttuante (187), razioni commerciali con l'estero, tore, commerciabili

ed a scadenza fissa (188), non diversi,

in sostanza, dai nostri buoni del Tesoro .

(187) COMERCI, p. 371. (188) Nel preambolo del r.d. 11 gennaio 1831 si dichiara che quello che sotto il titolo misterioso di debito galleggiante ammesso dalle nuove teorie di finanze non lascia d'essere un debito; e tanto pi grave, tanto pi molesto, perch non trova ne' fondi d'ammortizzazione un perenne presidio, perch le sue scadenze non sempre possono differirsi , ascendeva a d. 4.345.251 (c dette Bottante s, debito fluttuante: cos lo chiama
COMERCI,

p. 372).

J50

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

54

Per lungo tempo, il Banco delle Due Sicilie non ebbe succursali nelle provincie. Solo col r.d. 18 maggio 1857 furono istituite una cassa di corte ed una cassa di sconto in Bari (vedi anche reg. 9 settembre 1857) e con altro r.d. Il febbraio 1860, altre casse, di corte e di sconto, in Reggio e Chieti, in ciascuna delle quali, rispettivamente, si dovevano fare i versamenti delle ricevitorie generali delle provincie pugliesi, e di quelle delle tre Calabrie e dei tre Abruzzi; ma i sopravvenuti eventi impedirono l'attuazione del secondo decreto. V'era, per, una serie di provvedimenti (r.d. 5 dicembre 1815, le Il ottobre 1817, 3 agosto 1818) che imponevano a tutte

casse regie, nelle provincie del regno, di ricevere in pagamento le fedi di credito e le polizze del banco, tanto della cassa di corte, quanto della cassa de' privati, pur non imponendo ai privati l'accettazione di tali titoli per moneta (art. 4 r.d. 5 dicembre 1815). La libera circolazione delle fedi di fu stabilita credito e delle polizze, di qua e di l del Faro,

con r.d. 15 settembre 1859, e regolamento della stessa data, a decorrere dal lO gennaio 1860. Era correlativamente vietato, sotto pena di destituzione, ai ricevitori, che con l'addurre tanto di negare, anmancanza di numerario, il cambio delle

polizze o fedi, quanto di chiedere un qualsiasi aggio o compenso (189), ed anche di cambiare in argento fedi e polizze in rame (190). L'amministrazione a due presidenti, del banco faceva capo al reggente, ed della cassa di corte (che rispettivamente

era anche ispettore della succursale) e della cassa de' privati, che, riuniti, formavano il Consiglio di reggenza. Ognuna delle casse aveva due governatori che dirigevano il relativo servizio ogni giorno per turno; il pi anziano dei due governatori
(189) Circo Min. Finanze 28 novembre 1827, in PETITTI, Il, p. 355. (190) Circo Min. Finanze 19 gennaio 1828, in PETITTI, Il, p. 355.

54

L'A mministrazione

centrale

351

della cassa di corte succursale aveva il titolo di vice presidente. Il banco aveva un segretario generale ed un razionale in capo, con personale dipendente. La cassa di sconto era diretta dal reggente del banco, ed aveva un segretario, un razionale, e due agenti di cambio per le operazioni di sconto e di pegni, nonch altro personale. Il reggente presiedeva un Consiglio di quattro deputati del ceto de' negozianti, nominati dal re, per l'esame delle cambiali e degli altri valori da scontarsi (191). In Sicilia, i servizi bancari e di tesoreria furono a lungo esercitati dalle tavole pecuniarie di Palermo e di Messina, l'una e l'altra create ed ordinate dal governo spagnolo nel secolo XVI. Solo col r.d. 7 aprile 1843, furono stabilite due Casse di corte in Palermo ed in Messina, come dipendenze della Cassa di corte di Napoli. La tavola di Messina fu in questa assorbita nel 1845, mentre quella di Palermo sopravvisse, in non fortunata concorrenza con la Cassa, fino al 1855 (192). Dopo le disastrose vicende del 184849, che distrussero do governo di Ferdinando parazione amministrativa Ie ricchezze siciliane del banco, e non quelle sole (193), il provviII, nella linea politica della setra isola e continente, istitu in Pa-

lermo il Banco regio de' reali domini oltre il Faro (r.d. 13 agosto 1850), dal quale vennero a dipendere le Casse di corte, e ne integr la funzione con le Casse di sconto di Palermo e Messina (r.d. 27 dicembre 1858). L'ordinamento e le attivit erano modellati sul precedente napoletano. Il Banco delle Due Sicilie, ed il Banco de' reali domini oltre il Faro, sono tra le poche istituzioni sopravvissute alla
(191) Sull'ordinamento ed il personale del Banco delle Due Sicilie, dopo il 1848, DE CESARE, a), I, pp. 293 55. (192) SAVAGNONE. (193) I depositi privati esistenti presso il banco, consumati in febbraio e marzo 1848, ammontavano a d. 873.437: DE SIVO, a), I, p. 339.

'352

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

54

fine del regno, e col nome, rispettivamente, di Banco di Napoli (r.d. 27 aprile 1863, n. 1226) e di Banco di Sicilia (1.

11 agosto 1867, n. 38382) continuano tuttora la loro attivit come istituti di credito di diritto pubblico (art. 25 l. 7 marzo 1938, n. 141). I banchi regi esercitavano
lievo per la circolazione un serVIZIO d'altissimo mobiliare, rr-

della ricchezza

in un

paese in cui l'emissione di biglietti di banca era ignota, ed il trasporto di rilevanti somme di denaro, in moneta metallica, non era sempre agevole, per le mediocri condizioni della viabilit, e per quelle non sempre buone della sicurezza pube le poblica (194). Tale funzione adempivano le fedi di credito lizze notate (195). La fede di credito

era il documento che il banco ri-

lasciava al cliente in corrispettivo del deposito d'una somma di denaro. La natura giuridica di tale operazione fu discussa, come quella di tutte le specie di depositi bancari (196). Noi possiamo ritenere che trattava si d'un deposito irregolare , cio del trasferimento na propriet della somma al banco, in piee col diritto d'utilizzarla; e col diritto del clien-

te di ottenere in qualsiasi momento, con la restituzione della fede, una somma pari a quella depositata. Le fedi si emettevano dalle Casse di corte in argento o in rame , e

(194) DE CESARE, a), I, pp. 294295 e 297. (195) Le fedi di credito sono tuttora emesse dal Banco di Napoli e dal Banco di Sicilia, secondo il r.d. 21 dicembre 1933, n. 1736 (artt. 108 ss.}; il Banco di Napoli conserva altres facolt d'emettere polizze notate , in conformit del proprio statuto (art. n5 r.d. cit.). La fede di credito un titolo all'ordine, pagabile a vista presso qualunque filiale del Banco, emesso a madre e figlia (art. 108 r.d. cit.), e consente, nella girata, l'indicazione della causale del pagamento disposto dal prenditore o girante, e delle condizioni alle quali il pagamento subordinato (art. no r.d. cit.); (196) CAPOBIANCO, b), p. 55.

L'Amministrazione centrale

353

dalla Cassa de' privati solo in argento . La fede poteva essere trasmessa per girata, faceva piena prova del pagamento, e le dichiarazioni, qualsivogliano le convenzioni, i patti e le condizioni quell'effetto apposti nelle gire di siffatte carte di credidi pruova, e producono

to servono ugualmente

che la natura e la qualit dell'atto seco porta, ancorch non siano corredate dalla formalit del registro, bastando per accertarne la data quella segnata dal banco (197). Le fedi copia legale.. che era ammessa in giudizio, fede estinte venivano conservate nell'archivio del banco, e chiunque poteva ottenerne e vi faceva prova. La fede poteva essere convertita in una madre

ed in tal caso il cliente poteva trarre sul banco uno o pi ordini di pagamento, presentarli al banco insieme alla madre fede perch su di essa fossero annotati, e disporne poi per girata. Tali ordini erano detti polizze notate vano anch'essi la girata condizionata

, ed ammette-

o causale.

Questo meccanismo spiega la larghissima popolarit di cui godettero le fedi e le polizze, come strumenti di negoziazione semplici, economici e garantiti, e l'impegno che pose inoltre il Governo per facilitarne la circolazione in tutto il regno.

55.

Segue: g) l'Amministrazione delle monete. -

Il

reggente del Banco delle Due Sicilie esercitava le funzioni di direttore generale dell'Amministrazione generale delle monete (r.d. 26 novembre 1821) residente in Napoli, ed ordinata alla coniazione delle monete d'oro, argento e rame, alla garenta dei titoli legali dei lavori d'oro e d'argento, e dei tessuti e filati d'argento e d'argento dorato, all'incisione delle medaglie, ed alla verifica della falsit di monete nel modo pre-

(197)
23. LANDI -

COMEReI,

p. 71.

l.

354

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

55

scritto dagli artt. 454 ss.ll.p.p. Dal direttore generale dipendevano il segretario generale, il capo ripartimento, il razionale, ed altri funzionari amministrativi; v'erano poi dei tecnici, quali il direttore della fabbricazione tore dei saggi, il direttore del laboratorio chinista, etc. La zecca ed il laboratorio delle monete, l'ispetd'incisione, d'incisione il macavevano

raggiunto un singolare grado d'eccellenza, e davan lavoro ad un gran numero di prestatori d'opera (198). La verifica delle monete nuove, immesse in circolazione, era affidata ad una Commessione presieduta dal ministro delle finanze, e composta dal presidente e dal procuratore generale della Gran Corte de' conti, dall'intendente e dal sindaco di Napoli, dal direttore generale e dal razionale dell'Amministrazione neta; funzionava da segretario il segretario l'Amministrazione. in Chieti, Aquila, Erano istituite della modelgenerale

dieci officine di garentia

Teramo, Cosenza, Catanzaro, Reggio, Fog-

gia, Campobasso, Bari e Lecce, sotto la vigilanza dei direttori provinciali de' dazi indiretti (r.d.1 settembre 1828 e 6 ottobre 1832); in Sicilia l'ufficio di garenta era presso la regia zecca di Palermo. La lunga divisione politica tra l'isola ed il continente aveva per lungo tempo determinato la diversit dei sistemi monetari, e delle monete in corso di qua e di l del Faro (199). Il ragguaglio ufficiale della moneta siciliana e napoletana, affinch l'una e l'altra circolassero senza distinzione, fu sta-

(198) DE CESARE, a), I, pp. 300301. (199) La moneta siciliana fu coniata fino al 1674 in Messina; la zecca fu trasferita a Palermo con i noti provvedimenti punitivi, adottati dal governo spagnuolo dopo la rivolta del 1674. Sui tipi di monete in circolazione in Sicilia, nelle varie epoche, Messina e dintorni, pp. 197 S8. Continuavano a circolare nel regno monete d'argento spagnole, e la 1. 20 aprile 1818 autorizz il corso di quelle d'argento (duros e mezze pezze), al cambio di d. 1,24 e di d.0,62.

55

L'Amministrazione centrale

355

bilito da Carlo di Borbone con r. 17 agosto 1735 (200). Ma l'unit del si stema, e l'unit della monetazione, furono nuovamente compromessi, allorch, nel periodo dell'occupazione militare, furono coniate in Napoli monete con l'effigie di Giuseppe Napoleone e Gioacchino Napoleone, tre del re Ferdinando meravasi sempre nella vecchia moneta, re tentava d'introdurre in continente francese, al franco ed in Palermo al(201). Per di pi, mentre in Sicilia nul'occupazione militail sistema decimale pari per I'impre-

cio la lira di 5 grammi d'argento 900/1000,

(L 19 maggio 1811): tentativo infelice,

parazione degli interessati a tradurre

dal vecchio al nuovo i

valori, i pesi e le misure (202). La materia fu riordinata con la L monetaria, 20 aprile 1818, che si bas sull'antico sistema napoletano, e che uno scrittore contemporaneo dice essere riguardata la migliore che all'uopo siasi divulgata (203). L'unit monetaria del regno era il ducato , pari a 22.943 grammi d'argento, al titolo di millesimi 833.1/3, diviso in cento centesimi, detti grani . La moneta da lO grani in su si coniava in argento, e quella di minor valore in rame (art. l 1. cit.). I decimi di grano dicevansi cavalli; cinque cavalli dicevansi un tornese ; e dieci grani un carlino . Il ragguaglio con la lira italiana, secondo il valore attribuitole dalla

(200) (201)
poranei

ScHIPA, II, pp. le

121

55.

COLLETTA,a), Il, p. 270, considera menti dei posteri, ~.

che due se

re d'un

regno non

contemle istorie

confonderebbero

le medaglie,

si conservassero

seduta del Consiglio di Stato, 13 dicembre 1814 (COLLETTA,c), nella quale fu deciso d'abolire il sistema dei pesi e misure decimali, introdotto con l. 19 maggio 1811, il consigliere Giuseppe Carignan, duca una tato; di Carignano, societ di dotti; osserva che non che il sistema metrico in quattro converrebbe anni alcun soltanto utile ad ha prodotto r'isul-

(202)

VALENTE, p. 298. Nella

che la sua abolizione desiderata e richiesta dalla Nazione a, (203) BIANCHINI, b), p. 239. Sulla riforma monetaria, v. anche BLANCH, b), pp. 3536.

-356

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

55

L' sull'unificazione
Un Un Un Un Un cavallo tornese grano carlino ducato

del sistema monetario,

24 agosto 1862,

n. 788 (204), era pertanto:


L. 0.00425. 5 lO lO 100 cavalli cavalli, o 2 tornesi grani grani, o lO carlini 0.02125. 0.0425. 0.425. 4.25.

Il r.d. 6 marzo 1820 stabil, dal I" gennaio 1821, ficazione della moneta siciliana, secondo il glio, che completiamo con i valori in lire in seguito, in provvedimenti

l'uni-

seguente raggua-

del 1862; ma anche

concernenti i reali domini di l

del Faro, si trova usato il vecchio sistema;


Un'oncia Un tar Un grano Un pcciolo

3 ducati
lO grani 5 cavalli l cavallo

L. 12.75. L. 0.425. L. 0.2125. L. 0.00425.

Di conseguenza, un'oncia

era di trenta tar.

(204) Il contenuto aureo della lira era di circa grammi 0,30, dimodocch un ducato corrispondeva a circa grammi 1,275. Secondo il contenuto fissato con la riforma del 1927 (1 lira = gr. 0,080 circa) il ducato dovrebbe quindi essere ragguagliato (4,25X3,66) a lire 15,55 circa; secondo quello della riforma del 1936 (l lira = gr. 0,047 circa) varrebbe pi o meno 30 lire; e su tale cifra andrebbero applicati i successivi tassi di svalutazione della lira, dopo lo sganciamento dall'oro. Ma sarebbe del tutto illusorio volere da tali dati desumere conclusioni circa il potere d'acquisto della moneta, e quindi l'effettiva consistenza delle varie categorie di redditi, ed, in particolare, dei soldi, salari e prest dei dipendenti civili e militari, perch n tutti i prezzi delle varie merci e serVIZI sono varran in eguale maniera, n la composizione della ( sporta) familiare - come si dice oggi a proposito della determinazione degli indici del costo della vita - era uguale all'odierna. Una simile indagine richiederebbe il reperimento e l'analisi di bilanci familiari, a diversi livelli sociali. Al corso attuale dell'oro (marzo 1977) il contenuto aureo del ducato sarebbe d'oltre lire 5.000. In Sicilia, i grani dicevansi anche e baiocchi s, ed i cavalli e pccoli '> (CoMEReI,pp. 548 88.).

56

L'Amministrazione

centrale

357

Il ducato era moneta di conto , che non fu mai coniata (205). Erano coniate, invece, monete d'argento a corso legale d'un carlino (lire 0.425), due carlini (lire 0.85), sei carlini (lire 2.55), e 12 carlini (lire 5.10). V'era poi una circolazione sussidiaria di monete d'oro al titolo di 996/1000, che la l. 20 aprile 1818 prevedeva nelle pezzature di tre, quindici, e trenta ducati (oncette, quintuple, decuple}, e fu integrata (r.d. 15 aprile 1825) dalla dupla di sei ducati: il rapporto tra oro e argento era di l:15. 1/2, ma ne derivarono, a caudelle scoperte minerarie della. met del secolo, conseguenze non favorevoli per la finanza pubblica, obbligata a ricevere, in cambio d'argento, oro di valore diminuito (206). In rame si coniavano monete di mezzo tornese, un tornese e mezzo, tre tornesi, per valori di poco superiori, rispettivamente, ad uno, due, sei centesimi di lira decimale. Non furono mai emessi biglietti di banca (207): la sola circolazione fiduciaria era di fedi e polizze di banco (supra, 54) Il r.d. lO ottobre 1860 (datato da Gaeta) autorizz bens l'emissione di biglietti di banca, per l'importo di d. 5 milioni, convertibili, entro un anno dalla data d'emissione, in rendita 5 % iscritta nel Gran libro; ma non risulta eseguito.
e ,

56. Segue: h) il Gran libro del debito pubblico e la Cassa d'cmmortizzosione. - La Direzione generale del gran libro del debito pubblico, e l'Amministrazione generale della
(205) BIANCHINI,b), pp. 233 ss.; 238 ss.; COMERCI, 549. La moneta da p. 12 carlini era detta piastra. (206) BIANCHINI, ), p. 262. b (207) La diffidenza verso la carta-moneta manifesta in BIANCHINI, ), pp. b 277 ss., secondo cui essa una delle basi dell'attuale societ .. fallace e fittizia, e che ad ogni urto pu rovesciarsi (p. 284). Il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia divennero istituti d'emissione dopo l'unit nazionale (r.d, 27 aprile 1863, n. 1226; 1. Il agosto 1867, n. 3863), fino all'unificazione dell'emissione nella sola Banca d'Italia (r.d.l, 6 maggio 1926, n. 812),

358

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

56

Cassa d'ammortizzazione, ti col r.d. 25 agosto 1848.

dipendenti dal Ministero delle finan-

ze, provvedevano a servizi connessi, che furono infine riuniIl libro del debito pubblico fu istituito, al modo di Francia, con l. 4 settembre 1806, per ricevere le iscrizioni di tutti i creditori dello Stato, e de' pensionisti, e fu oggetto, durante l'occupazione militare, di vari decreti. L'atto sovrano 20 maggio 1815 (supra,

15) accord garanzia al debito pubd'illuminata politica, dacch gran

blico; e fu determinazione

parte di quel debito era stato contratto dai re francesi per muover guerra alla casa di Borbone ed ai suoi alleati. La rendita napoletana, ribassata al26% del valore nominale per l'inalla certezza della sorte del governo di Gioacchino Murat, risal al 50% tra il 1815 ed il 1816, ed aveva raggiunto 1'80% fine del 1817 (208). La Direzione generale del gran libro, tariato, controloria, contabile riordinata

col r.d, segreagenzia

7 gennaio 1823, era articolata in cinque ripartimenti: agenzia contabile delle rendite, liquidazione delle pensioni,

generale de' trasferiil debito conso-

menti e degli affari contenziosi. Nel Gran libro era iscritto,

anzitutto,

lidato, comprese le rendite ivi iscritte prima della restaurazione, che erano conservate, nello stato di diritto in cui trovavansi, per disposizione del r.d. 22 agosto 1815. Gli interessi erano pagati per semestre, nel primo mese successivo al compimento del semestre di riferimento (209). I titoli erano tra-

(208) BLANCH,b), II, pp. 31 ss, (209') Con r.d. 7 febbraio 1844 (ministro delle finanze, Ferdinando Ferri) fu previsto il rimborso di parte del debito pubblico, mediante un'estrazione a sorte semestrale: i creditori estratti potevano scegliere tra il rimborso del capitale, e la conversione della rendita 5% in rendita 4%. Sulle polemiche al riguardo, BIANCHINI, ), p. 372. DE SIVO,a), I, p. 72, afferma che solo i piccob li reddituari accettarono la conversione ; mentre, poich ~ di fatto s'estraevan pil'\

56

L'Amministrazione

centrale

359

sferibili senza formalit, e le loro negoziazioni erano considerate atti di commercio (art. 3 Il. comm.). Essi potevano essere pignorati nella Cassa di sconto (supra, 54), e le annualit potevano essere scontate presso la Cassa d'ammortizzazione. Le rendite iscritte potevano essere immobilizzate per costituire cauzioni, patrimoni sacri, assegnamenti di pubblici immaioraschi, e per fini piegati, doti nel matrimonio dei militari,

cautelativi anche tra privati. Era parimenti iscritto nel Gran libro il debito vitalizio, costituito dalle pensioni civili e militari

(supra, 42), dagli asai in

segnamenti vitalizi ai religiosi d'ambo i sessi appartenenti le pensioni di grazia, provenienti dalla reale munificenza

monasteri soppressi nell'epoca dell'occupazione militare, e dalpremio di distinti servizi resi alla real Corona ed allo Stato. Il pagamento delle pensioni civili e militari era assicurato dalla ritenuta del 2.50% sui soldi degli impiegati in attivit di servizio, che, non essendo sufficiente, era integrata dalla tesoreria generale (art. 16 r.d. 3 maggio 1816; art. 23 r.d. 25gennaio 1823). Le pensioni erano pagate per bimestri. La Cassa d'ammortizzazione tobre 1807), ed aveva la finalit, amministratori e del demanio pubblico era militare (r.d. 5 ottipica di un'epoca in cui gli stata istituita nel tempo dell'occupazione

vivevano nell'assillo del pareggio del bilancio,

dell'estinzione delle rendite iscritte nel libro del debito pubblico. Fu nuovamente istituita cio ordinata su nuove basi con r.d. I" gennaio 1817; indi, con r.d. 26 novembre 1821, le fu riunita la Direzione generale del demanio (210); ed infine form oggetto del r.d. 5 dicembre 1825, decreto organi-

numeri che non avevamo danari , i grossi creditori chiedevano il capitale, e non l'avendo continuavano ad avere il cinque. Ci fe' bisbiglio; e usc molto contante dalla piazza, che spatri co' creditori stranieri, (210) COMF;Rq, pp. 377 ss.

360

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

56 e del ge-

co dell'Amministrazione demanio pubblico ..

della Cassa d'ammortizzazione

Dal direttore generale dipendevano tre amministratori

nerali (uno dei quali, per r.d. 31 gennaio 1832 , fu incaricato dei beni dell'Ordine di Malta), un segretario generale, ed un capo contabile, i quali, riuniti sotto la presidenza del direttore generale, formavano il Consiglio d'amministrazione, il cui parere era obbligatorio negli affari di maggior rilievo, e poteva essere sempre chiesto facoltativamente dal direttore generale, salve sempre le decisioni del ministro delle finanze. La Cas-. sa era ripartita in cinque ripartimenti, pi due detti d'introito e di esito . La Commessione dello stralcio , composta del direttore generale, dal capo contabile, da un capo ripartimento con funzioni di segretario, ed un avvocato generale della Gran Corte de' conti in funzione di pubblico ministero, esaminava i crediti dell'antica Cassa per trasferire alla nuova quelli ammessi come certi, e proporre al ministro la depennazione di quelli stimati d'impossibile esazione. Organi periferici della Cassa erano le direzioni provinciali de' dazi diretti, demanio e rami diversi nistrazione del Tavoliere di Puglia

(supra, 50), salva l'ammi(in/ra, 57); e v'era-

no percettori particolari nelle provincie in cui la Cassa possedeva una considerevole massa di beni, cio in Terra di Lavoro, Capitanata, Terra di Bari e Terra d'Otranto. Finalit istituzionale della Cassa era il puntuale pagamento delle rendite iscritte nel Gran libro, e l'estinzione del debito pubblico consolidato. Era inoltre incaricata di varie amministrazioni secondarie, tra cui, fino al 1833, quella della Crociata (supra,

51), per cui esistevano, presso la Cassa, un comdella Cassa erano costituite principalmente ma vi

messario apostolico ed un tesoriere speciale. Le entrate dalle rendite dei beni demaniali da essa amministrati;

56

L'Amministrazione centrale

361

affiuivano altri proventi, e, fra gli altri , le rendite del debito pubblico non reclamate entro due anni (salvi i diritti dei proprietari), e l'importo delle pensioni ecclesiastiche, e delestinte per morte de' titolari, o la met di quelle di grazia, non riscosse dai medesimi. La Cassa doveva provvedere:

a) all'estinzione del debito consolidato, merc il monte di moltiplico istituito con r.d. 25 dicembre 1816: l'acquisto di consolidato era l'unico impiego di fondi, cui la Cassa era autorizzata;

b) all'estinzione del residuo debito d'Olanda, ed al pagamento dei suoi interessi (211);
c) alla restituzione delle cauzioni dei contabili, prestate in numerario prima della legge che ne impose la prestazione in iscrizioni sul Gran libro; quando fossero adempite le prescrizioni di legge; d) al pagamento degli interessi dovuti ai contabili. le cauzioni; ~) all'indennizzo occupazione militare; de' censi e capitali affrancati, di propriet di enti ecclesiastici e laicali conservati al tempo della per

f) alla restituzione del consolidato versato alla Cassa dalla direzione del Gran libro, quando in qualunque tempo fosse reclamato dai proprietari; g) al pagamento dei debiti liquidi della antica Cassa;' ammessi ed approvati dalla Commessione dello stralcio.
(211) CORTESE . in COLLETTA, Il, pp. 251 e 290. Tale debito, di 3 miN a), lioni di fiorini olandesi, fu contratto da Giuseppe Bonaparte per .esigenze della regia Corte, ed il capitale fu consumato in gran parte per il trasferimento del re in Spagna, per donativi, etc., dimodocch esso costituisce, dal punto di vista amministrativo, l'episodio meno apprezzabile del breve regno di Giuseppe Napoleone, informato, sotto altri aspetti, 8 lodevoli intenti progressivi e riformisti.

362

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

56

Tra le amministrazioni delle eredit giacenti ed amministrativi.

secondarie, vanno ricordate quelle separata,

e beni vacanti, e dei depositi giudiziari

Ognuna aveva una contabilit

e gli avanzi di gestione dovevano essere impiegati nell'acquisto di consolidato. Tra i beni demaniali, to (r.d. la cui amministrazione fu riunita alallo Sta-

la Cassa, erano compresi i beni donati dell'occupazione

e reintegrati

14 agosto 1815), cio quelli donati dal Governo


militare a titolo di maggiorato, le assegnazioriservati a disposi-

ni di rendite civili dal 1806 in poi, i beni assegnati ai duchi di Reggio, Otranto, etc. in piena propriet, zione del re con r.d. 17 giugno 1815 (supra, 2). Con tale ultimo decreto, furono invece restituiti ai proprietari, ai titolari di commende costantiniane

(supra, 46) ed agli usufruttua-

ri, tutti i beni, azioni e diritti esistenti presso l'amministrazione demaniale, loro confiscati o sequestrati per causa di delitto di Stato, brigantaggio, o emigrazione in Sicilia o in altra parte in guerra con la Francia; i beni confiscati o sequestrati in danno di siciliani, e quelli dei cardinali e prelati che eransi mantenuti nell'obbedienza della Santa Sede (212). Dopo l'entrata in (1. 21 marzo 1818) furono resti(r.d. 3 agoecclesiastici non alienati vigore del nuovo Concordato tuiti alla Chiesa i beni

sto 1816), e furono consegnati alle amministrazioni diocesane quelli dei benefici vacanti (supra, 46). Infine, l'atto sovrano

20 maggio 1815 confermava le vendite di beni dello Stato,


eseguite dal Governo dell'occupazione piena tranquillit militare, dando con ci del demaagli acquirenti. L'amministrazione

(212) Si tratta d'alcuni dei quindici cardinaux noirs, che s'erano rifiutati d'assistere al matrimonio dell'imperatore Napoleone con Maria Luisa d'Austria (DANIEL.Rops, p. 204.205), tra i quali erano sudditi del regno delle Due Sp cilie l'arcivescovo in partibus d'Apamea, Luigi Ruffo; l'arcivescovo di Napoli, Francesco Pignatelli; l'arcivescovo 4: in {lll.t\.~~S ~ di Cartagine, Ferdi-, nando Maria Saluzao de' duchi di Corigliano.

56

L'Amministrazione

centrale

363

mo acquisiva i beni che novellamente pervenivano legittimamente allo Stato. Con r.d. 26 novembre 1821, furono conservate, a favore

della Cassa, le disposizioni del r.d. 18 ottobre 1819, conformi a quelle del r.d. 30 gennaio 1817, che attribuivano alla soppressa Amministrazione del demanio certi poteri e diritti, specialmente per quanto concerneva le coazioni, le opposizioni giudiziarie alle medesime, e la spedizione dei piantoni. In Sicilia, il debito vitalizio, secondo l'art. 20 r.d, 25 gennaio 1823, risultava da due appositi ruoli della Tesoreria e l'altro per le pensiogenerale, uno per le pensioni di ritiro,

ni vedovili ed i sussidi agli orfani. I beni e cespiti demaniali erano amministrati dall'Amministrazione generale de' rami e diritti diversi (r.d. 16 luglio 1827). Il Gran libro del debito pubblico, e la Cassa d'ammortizzazione, distinti da quelli de' domini di qua del Faro, furono stabiliti in Sicilia con r. 28 giugno 1832 (213), dopo che un tentativo di sistemare i crediti arretrati verso la Tesoreria di Siciila, accordando ai creditori una rendita perpetua 4% oltre la depura zione della fondiaria (r.d. 31 luglio 1828), non aveva avuto effetto. I creditori iscritti nel Gran libro percepivano la rendita 5%, e la Cassa aveva assegnato un fondo pari all'un per cento del capitale, da impiegare nell'ammortizzazione delle rendite consolidate. Per la verificazione dei titoli d'iscrizione delle rendite nel Gran libro, fu istituita una Commessione, presieduta dal presidente della Gran Corte de' conti di Palermo (r.d. 24 marzo 1834, e reg. annesso), ed assegnati, per la presentazione 18 agosto 1834, ed una dei titoli e documenti, termini perentori (art. 5 r.d. cit.), prorogati col r.d. seconda ed ultima volta (r.d. 29 di-

(213)

PETITTI,

II, p. 542.

364

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

57

cembre 1834) al l marzo 1835. Un piano di rimborsi per sorteggio fu predisposto con r. 8 dicembre 1841 (214). Particolarmente laboriosa sembra essere stata la liquidazione e conversione in rendite iscritte nel Gran libro degli offici e diritti aboliti (art. 3 r. 28 giugno 1832, cit.): v' ancora un r.d. Il dicembre 1841, in cui si constata che in vari Comuni non solo si riscuotono e si esercitano diritti aboliti, ma inoltre si commettono molti soprusi ed angherie ex-feudali in danno delle persone, della propriet e del libero esercizio delle industrie , dimodocch, reiterato il divieto di tali abusi, viene affidata alla Gran Corte de' conti la liquidazione dei compensi, nei casi in cui fossero dovuti. Le domande dovevano esserle presentate nel termine perentorio di tre mesi dalla pubblicazione del decreto, per i privati, e di sei per i corpi morali, e se nasceva controversia sul titolo, la Gran Corte sospendeva la liquidazione, finch la vertenza fosse decisa dal giudice competente. li debito di quasi 20 milioni di ducati provocato all'erario siculo della rivoltura del 1848-49 (215) fu consolidato,con r.d. 18 dicembre 1849, in rendita 5 %. 57. Segue: i) il Tavoliere di Puglia. li pi vasto com-

plesso di beni demaniali, amministrato

ed ordinato secondo

leggi speciali, era il Tavoliere di Puglia, cosiddetto

ab antiquo,

a quanto pare, dalle tabulae censuariae, in cui venivano descritti i beni del fisco. li Tavoliere si stendeva per circa 3.000 km'', per la maggior parte in Capitanata tra i fiumi Fortore ed Ofanto, ed in minor parte in Terra di Bari, Basilicata e Molise, con qualche dipendenza (Cerreto e Castellaneta) in Terra d'Otranto (art. 6 l. 13 gennaio 1817). Era stato, fin dai tempi dei re normanni, un primario elemento dell'econo(214) (215)
PETITTI,

DE SIVO, a),

II, p. 561. I, p. 342.

S7

L'Amministrazione centrale

-365

mia del regno, perch

i luoghi montuosi ed alpestri dell'A-

bruzzo che si rivestono d'eccellente pascolo nella stagione estiva, ed i luoghi piani della Puglia che sono temperati nella pi fredda stagione, rendono naturale l'industria delle pecore in quelle contrade, e la loro trasmigrazione da un pascolo all'altro secondo le stagioni (216). Detti pascoli, in origine appartenenti in parte al fisco, in parte ai baroni, alla chiesa o a privati, furono progressivamente acquisiti al demanio regio, ed ebbero una prima disciplina organica da Alfonso I d'Aragona (1442-1458), nell'intento di fare rifiorire la produzione della lana, e di garantire all'erario un'entrata rilevante (217). Il re Alfonso distinse le terre riservate all'agricoltura (terre a coltura) dai pascoli (terre salde), e queste ultime in locazioni riposi autunnali (in origine 43, poi ridotte a 23), ed in

, All'amministrazione,

detta Dogana ,

era preposto un doganiere, residente in Foggia, assistito da due credenzieri, e da un uditore con funzioni giurisdizionali

(in/ra, 180). I pascoli suddivisi in moltissime porzioni venivano affittati ai possessori di pecore, in ragione del numero degli animali posseduti (218). Questo sistema amministrativo rimase in vigore, con modeste modficazioni, fino al 1806. La L 21 maggio 1806 sconvolse ab imis [undametuis l'antico sistema. Furono trasformati in enfiteuti perpetui i coloni o possessori di terre a coltura pertinenti al demanio (art. 1) o ai luoghi pii, compreso l'Ordine di Malta (art. 37), nonch

(216) Drxs, c), I, p. 399. (217) Drxs, c), I, p. 400. Il re Alfonso si era ispirato alla legislazione esistente in Spagna nella pianura della Mancia (BUNCH, b), II, p. 36); occorre per osservare che l'organizzazione spagnola della transumanza, detta la Mesta, esistente dal 1273 al 1836, aveva un carattere corporativo (LEGENDRE, pp. 229 ss.), che manca invece all'ordinamento, puramente autoritario, del Tavoliere di Puglia. (218) Dus, c), I, pp. 400402.

366

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

57

gli affittuari

(locati) dei pascoli

(art. 13). Furono abolite le

servit sulle terre di portata (cio, le servit attive di pascolo esercitate dalle locazioni fiscali su terre di propriet di terzi), imponendosene (artt. per ai proprietari come pubblica il riscatto propriet

31 e 33). Furono riguardati

i tratturi e riposi, e se ne previde la reintegra (art. 23). Fu nominata una Giunta di tre membri per l'esecuzione della legge (art. 43), e furono rispettivamente, l'adeguarvisi si proponevano (r.d. stabiliti premi e sanzioni per coloro, pi o meno solleciti nelche dimostravansi

24 gennaio 1807). Con altri decreti, che (r.d. 26 novembre 1808) il miglioramento

dell'agricoltura da cui sorge l'aumento della ricchezza, e della popolazione di una nazione , fu parimenti trasformato in censuazione perpetua detto statonica il diritto di pascolo estivo su terre altrui, (r.d. cit.); fu disposto che si conservassetra un propriet private (r.d. 7 giuper la conservanecessarie per le comunicazioni stabilite norme rigorose

ro soltanto le strade gno 1811); furono zione integrale

paese e l'altro o per raggiungere dei tratturi,

bracci e riposi (r.d. 5 settembre un direttore (r.d. dipendente

1811). L'amministrazione
dalla direzione io 1813). due sapienti generale,

fu riunita a quella della registratura ed un ricevitore

e demani, ed in Foggia fu istituito

lO febbradi e

Questa legislazione,

che aveva precedenti

nell'opera

e 'caldi ama tori della loro patria,

J ovellanos

Fliangieri , e nella cui adozione i francesi furono, come taluno disse, d'accordo coi napoletani intelligenti (219), fu

(219) BUNCH, b), pp. 3637. Si tratta dell'insigne economista ed uomo di governo spagnuolo, Gaspar Melchior de Jovellanos y Ramirez (1744.1811), e del grande filosofo napoletano delle leggi, Gaetano Filangieri d'Arianello (1752 1788).

57

L'Amministrazione

centrale

367

da qualche scrittore esaltata (220), ma altri rilev che il nero genio del profitto e della fiscalit ... marchi si bella legge, la isteril, e ne invil e rese inutili anche i pregi

(221). Per-

vennero al Governo ogni sorta di doglianze, e parve opportuno creare, con r.d. 29 novembre 1815, lilla Commessione con sultiva, per proporre quelle modificazioni che il bene dell'agricoltura e della pastorizia richiedeva. Tali proposte tradotte nella 1. 13 gennaio 1817 risultarono ad avviso dei contemporanei tuttaltro che felici (222), avendo avuto l'effetto d'obnelle terbligare i censuati al pagamento d'un altro milione di ducati, sottratti ad investimenti produttivi, e di ripristinare re censite la pastorizia, con la perdita delle migliorie fatte da quelli che le avevano ridotte a cultura (223). La Commessione consultiva rimase in carica per dirigere le operazioni esecutive della legge (art. 2 1. cit.), e fu sciolta con r.d. 18 aprile

1820, dopo che, con r.d. 25 febbraio

1820, fu istituita in

Foggia, per la parte amministrativa del Tavoliere riguardante l'interesse fiscale , una particolare Direzione (dipendente
(220) COLLETTA, II, pp. 235 ss., ricorda pure che per gratuite cona), cessioni di non pochi terreni 'Il' pi miseri cittadini la povert fu sollevata, e sursero novelli possidenti . Ma, per vero, il solo provvedimento d'assegna. zione di terre a contadini il r.d. 24 aprile 1807, con cui si ordina che la Giunta del Tavoliere metta a disposizione dell'intendente di Capitanata sei carri e sette versure di terreni formanti la met della portata di Manfrendino al Celone, per distribuirlo agli abitanti pi poveri e pi industriosi della citt di Foggia, con gli obblighi di ridurli a semine o ad ortaggi, e di pagarne un canone di 27 carlini a versura. (221) DIAs, c), I, p. 403. (222) DIAs, c), I, p. 403 ss.: Chi mai lo avesse detto! Questa Commessione composta di eccellenti soggetti, chiari in virt, dottrina e lealt, dimeno ticando i propri doveri ed allontanandosi dai principi di politica economica, arrec tanto male all'amministrazione del Tavoliere, che difficil cosa il qui parlarne; ed ecco perch della legge del l3 gennaio 1817 si detto, che la medesima un informe ammasso di disposizioni ... etc. Si noti che questa Esposizione delle leggi relative al Tavoliere di Puglia, tanto duramente po lemica, non fu inserita nell'edizione successiva. (223) BLANCH, b), p. 38.

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

57

dall'Amministrazione demaniale) il cui capo esercitava anche le funzioni di controloro. Si verific, peraltro, a quanto vien riferito, un insigne disordine, ed era spaventevole l'arretrato (224), dimodocch con r. 14 dicembre 1824, e 12 giugno 1825 (225) fu nominato un commessario civile con pieni poteri, a mettere in buon ordine l'economia del Tavoliere , nella persona dell'allora intendente di Capitanata, Nicola Santangelo, il futuro ministro dell'interno. Il Commessariato civile fu abolito con r.d. 8 aprile 1832, e con r. 27 luglio 1842 (226) ne fu sciolto anche l'ufficio stralcio; rimase tuttavia all'intendente di Capitanata la competenza per la conserdel vazione de' regi tratturi, bracci e riposi, in conformit regolamento annesso al r.d. 8 aprile 1832. 'riforme avevano alterato

La 1. 13 gennaio 1817 affermava nelle premesse che le quel costante equilibrio tra l'agricoltura e la pastorizia, che l'imperiosa circostanza della posi. zione degli Abruzzi, e della popolazione della Puglia vi avevano per anno sa consuetudine stabilito , ed era quindi giusto e prudente di adottare il mezzo di una generale transazione, la quale sanando per effetto della pienezza della nostra sovrana potest i vizi di alcuni di quei contratti, di altri correggendone gli errori, e conciliando gli interessi dei particolari .colle vedute di pubblica utilit, ristabilisca !'influenza del Governo su l'economia del Tavoliere, e ripristini in favore degl'interessati la concessione di alcuni di quei privilegi dal di cui esercizio il felice andamento della medesima specialmente dipende . In verit, pare che non tanto d'una conciliazione tra interessi agricoli e pastorali siasi trattato, ma d'un rinnovato favore per i secondi .
. (224)DIAS, c), I, p. 438. (225) Dtxs, c), I, p. 437. (226) PETITTI, V, p. 77.

57

L'Amministrazione

centrale

369

La legge in que stione faceva salvi gli acquisti di propriet e diritti fiscali verificatisi nel periodo dell'occupazione militare (art.

l), ma li condizionava alla conclusione di nuovi


(art. lO), permettendo comunque ai

contratti di censuazione

censuari di rinunziare alla censuazione, senza diritto ad indennizzo, previo pagamento degli arretrati, e col rimborso delle migliorie a carico del nuovo censuario (art. 9). Le antiche ventitr locazioni erano ridotte a quattro (del Fortore, del Cervaro, di qua dell'Ofanto, d'Otranto di l dell'Ofanto), pi quella di Terra (art. 6). I nuovi contratti dovevano essere trascritti,

e sottoposti ad ipoteca pari a 25 annualit del canone; nel caso di cessione doveva ottener si il consenso dell'amministrazione, cui spettava illaudemio, pari al 2.50% del valore del dominio utile, ed in mancanza il fondo era devoluto al Fisco (artt. 1618). Le successive disposizioni il regime delle terre a pascolo, stabilivano, rispettivamente, delle terre a coltura, e delle

terre di portata. Circa le prime, la legge stabiliva gli aumenti dei canoni, in misura graduale, con norme di favore per i locati abruzzesi e molisani, e per quelli di Piedimonte in Terra di Lavoro, possessori di minori nei limiti consentiti, estensioni; stabiliva le estensioni minime delle cessioni, e le regole per l'uso a pascolo, e, a coltura (artt. 24.39). Le stesse regole (art. 41), ed erano o a masse da un di pastori erano applicabili alle nuove censuazioni regolate le locazioni a collettive di piccoli possessori d'armenti, massa servati o ricostituiti

rappresentate

capo-

(artt. 43 ss.). I riposi generali dovevano essere conin promiscuit tra i comuni interessati dovevano essere verificati e reinte-

(artt. 48-52). I tratturi

grati (artt. 53-57). La censuazione delle erbe estive, ossia statoniche di Puglia, era resa coatti va , tanto per i proprietari che per i censuari, al prezzo fissato dalla Commessione (artt. 58-61). Le locazioni di pascoli estivi nelle montagne d'Abruz24. LANDI I.

-370

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

zo era consentita solo ai censuari e locati dal Tavoliere (artt. 62-64). La legge prevedeva la revisione della fondiaria per gli abruzzesi censuari del Tavoliere, cilitazioni di pagamento per le terre a cultura, ne di sale a prezzi di favore (artt. e concedeva loro certe fa69-74: supra, (artt. 65-68), nonch la distribuzio-

52). Anche
fu (artt. 75-81):

censite secondo la legge anteriore,

prevista la conferma con aumento del canone

la sovrana munificenza rinunci tuttavia ad ogni aumento per le censuazioni dei reali siti d'Orta, Ordona, Carapelle, Stornara, Stornarello, servit sulle del Lauratorio di Salpi, e del Casale di Trinit (artt. 87-88). Fu parimenti confermata l'abolizione delle

terre di portata , con aumento, per, del preze modificata da molte

zo di riscatto (artt. 89-93). La 1. 13 gennaio 1817 fu integrata l'applicazione altre successive disposizioni. La 1. 29 gennaio 1817 ne estese alle terre degli enti ecclesiastici non soppressi militare, a quelle delle commende di Malta, dall'occupazione

ed ai beni ecclesiastici vacanti, o di enti soppressi, amministrati dal regio demanio. ni (in luogo di quelle Alcuni termini furono prorogati con disposiziodel r.d. 7 giugno 1811) per la veridel Tavoliere dalla Cassa r.d. 2 giugno 1817. Il r.d. 4 luglio 1817 dett nuove

fica delle strade da conservare. Il r.d. 26 novembre 1821 stabil la dipendenza della Direzione d'ammortizzazione. gennaio 1817, che accordava,nelle Il r.d. 12 aprile 1823 abol l'art. 82 L 13 censuazioni di terre a col-

tura, una preferenza agli abitanti dei comuni pi vicini, e stabil che tutti potessero concorrere, facendosi le assegnazioni col metodo della subasta. Il r.d. 3 gennaio 1825 affid al Commessario civile la reintegra dei tratturi quali erano prima del 1810. Il r.d. 29 novembre 1829, e l'annesso regolamento, stabil il metodo per la percezione delle rendite del Tavolie-

58

L'A mministrazione

centrale

re (227). I r.d. 8 agosto 1832, e 7 maggio 1839, e gli annessi regolamenti, stabilirono, rispettivamente, le disposizioni per la conservazione dei regi tratturi, e per il divieto di pascolo abusivo sui medesimi, e furono integrati al r.d. 14 dicembre 1858 (228). Il contenzioso fu regolato dalla legge 25 febbraio 1820, e da altre successive disposizioni

(in/ra, 180).

In conclusione, il Tavoliere di Puglia si trov sottoposto ad un regime d'economia vincolata, e ad un complesso di norme d'eccezione,che tendevano a rendere invariabile la destinazione prevalente del paese alla pastorizia Non v' dubbio che la legislazione e la giurisdizione parziale che ne derivavano contraddicessero al principio della uniformit della giustizia e dei tribunali principio d'eguaglianza per tutte le propriet

, cio a quel

che pur non espresso in una norma

costituzionale , costituiva un fondamento del diritto pubblico del regno; e che i pastori nomadi si conservassero barbari in mezzo alle popolazioni incivilite , e fornissero un potente elemento al brigantaggio, a dispetto di tutte le finzioni dei poeti che pongono la dolcezza dei costumi nella vita pastorale (229). La riduzione all'uguaglianza fu attuata, dopo l'unificazione nazionale, con la l . 26 aprile 1865, sull'affrancamento coattivo delle terre del Tavoliere, con cui il provvido parla-

(227) (228)

DIAs,

c), I, pp. 442 ss. giugno 1831 (PETITTI, V, p. 48), fu ordinato proposte, per quelli promuovere di di alto fusto e della questo d'altronde generalmente d'alberi, la piantagione all'intendente -proche alberi in quella quegli

Con r. l

di Capitanata si stimeranno durre piegare propri

di fare le opportune i pi vantaggiosi, braccia

vincia, sprovveduta le popolazioni le proprie interna.


BLANcH,

non esclusi

, e per inad imne' di colodi lavori

delle montagne in codesto qual

degli Abruzzi suolo, mancando abbia

Basilicata progetto

paesi . Non risulta

seguito

avuto

nizzazione (229)

b), p. 37.

312

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

S8

mento italiano conscio dell 'infelice posizione del Tavoliere, sottoposto ad una legislazione eccezionale che ne paralizzava le forze produttive, sostitu agli antichi sistemi il diritto comune (230). Resta solo da dimostrare se il legislatore unitario sia riuscito davvero a dissolvere una cristallizzazione secolare, o se, come farebbe supporre la circostanza che la Capitanata sia uno dei territori dove fu applicata col d.P.R. 7 febbraio 1951, ll. 67, la legge stralcio della riforma fondiaria, 21 ottobre 1950, n. 841, abbia semplicemente sostituito al blocco degli interessi pastorali , presumibilmente reazionari , (231). quello degli interessi agrari , i cui portatori avevano avuto il buon senso di farsi tempestivamente 58. liberali

Segue: j) altre dipendenze del MinisterQ delle finanAltri servizi dipendevano dal Ministero delle finanze,

ze. -

non tanto per loro intrinseca natura, quanto per ragioni d'opportunit.

a) La Direzione generale dei ponti, strade, acque, foreste e caccia, dipese (supra, 49) dal Ministero delle finanze per circa 25 anni (r.d. 21 febbraio 1822 - r.d. 17 novembre 1847); pass poi al Ministero dei lavori pubblici

(infra, 64).

b) L'Amministrazione generale delle poste e de' procacci, di qua del Faro (232), ordinata con r.d. 25 marzo 1819 e
18 maggio 1824, soprintendeva al servizio della corrispondenza pubblica e privata, tanto per i reali domini, quanto per i

(230) DI SALVO, pp. 13311332. (231) I tratturi, e le trazzere siciliane, rimasero al Demanio dello Stato (r.d. 29 dicembre 1927, n. 2801; r.d. 16 luglio 1936, n. 1706); le trazzere furono trasferite alla Regione siciliana (l. reg. sic, 28 luglio 1949, n. 39), ed i tratturi a loro volta alle regioni (d.P.R. 15 gennaio 1972, n. Il). (232) COMERCI, pp. 402 S8.; 595596.

58

L'Amministrazione

centrale

373

paesi stranieri; alle poste de' cavalli addette al trasporto della corrispondenza ed all'uso dei viaggiatori; alle vetture corriere per i viaggiatori; al servizio dei procacci destinati al trasporto di denaro ed effetti di privati, e di fondi della Tesoreria generale spediti dalle provincie in Napoli, ed alla spedizione dei corrieri e delle staffette di servizio pubblico e privato. A capo dell'amministrazione pendevano era un direttore generale, da cui diun segretario generale, ed un ispettore generale,

un agente contabile. Il servizio per Napoli (dove affiuiva la corrispondenza catura , e di printendeva estera) e provincia, era assicurato da tre ofspedizione e d'arrivo della frandistribuzione ficine , ossia uffici: di

. L'officina de' procacci soservizio viaggiatori. In ogni provinciale; nei un sotto-

al servizio di tali agenti in partenza e in arrivo, e v'era un direttore

quella delle vetture corriere al capoluogo di provincia

capiluoghi di distretto ed in altri centri importanti,

direttore; nei capiluoghi di circondario un uffiziale contabile; negli altri comuni la spedizione e distribuzione della corrispondenza era affidata al cancelliere comunale. Per garantire il segreto della corrispondenza, questa doveva viaggiare in valigie chiuse a chiave, riunita in pacchi sigillati. Nei comuni dove non era la direzione provinciale, la valigia doveva essere aperta in presenza del parroco, del giudice di circondario conciliatore, del sindaco, e del capo urbano, di costoro, e se la valigia giungeva aperta, copia, da spedire all'Amministrazione all'intendente o o d'uno almeno ed i pacchi o le

lettere comunque manomessi, doveasi fare verbale in triplice generale delle poste, della provincia, ed alla direzione o ufficio po-

stale da cui la spedizione proveniva (233). Tutto il persona-

(233) Min. finanze, disposizioni

regolamentarie

per il

servizio delle

poste a, 19 ottobre 1822 (PETlTII, IV, p. 99).

374

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

58

le postale doveva dare cauzione, in rapporto

all'importanza ai ri-

delle funzioni. I maestri di posta, che soprintendevano vano cauzione in proporzione al numero di cavalli quattro,

lievi , ossia alle stazioni, erano assunti a contratto, e presta(nove, sei, o meno di quattro) che dovevano essere addetti al

rilievo. In Sicilia, v'era con sede in Palermo l'Amministrazione delle regie poste, diretta da un amministratore, deva un ispettore; da cui dipened in ciascun capoluogo di valle risiedeva postale tarifla tas-

un direttore provinciale (r.d. 16 giugno 1833). Numerose disposizioni avevano regolato i corsi li (cio gli itinerari), il tempo dei medesimi (234),

fe, la franchigia dei pubblici uffici, il divieto dei servizi privati in violazione del monopolio postale. Normalmente, sa di francatura era a carico del destinatario. Solo con r.d. 9

luglio 1857 furono istituiti i francobolli postali per i reali domini di qua del Faro, il cui uso, per, che trasferiva la tassa al mittente, era facoltativo (235). Il r.d. 5 luglio 1858 estese alcune disposizioni del decreto citato alla Sicilia, e preannunzi l'emissione dei francobolli per i reali domini di l del Faro le cui caratteristiche 1858 (236). Infine, furono fissate con r.d. 29 novembre con r.d.

lO maggio 1859 fu approvato

(234) DE CESARE, a), I, pp. 272 ss. (235) Furono emessi francobolli da Y2 grano, e da l, 2, 5, lO, 20 e 50 grani, tutti di color rosa, portanti, entro cornici di varie forme, con l'iscrizione bollo della posta napoletana ,' e l'indicazione del valore, una composizione araldica costituita dal cavallo ercolanese, dalla Trinacria, e dai tre gigli borbonici disposti col vertice in alto. Nel 1860, il Y2 grano fu sostituito da un francobollo- d'identico disegno, da Y2 tornese, di colore azzurro, usato per le stampe. La tariffa ordinaria per la lettera era di 2 grani, ed in citt di l grano. La posta da Napoli a Reggio Calabria impiegava 80 ore; per Bari, 50 ore; per Terracina 14 ore; ma era quotidiana solo per Terracina (cio per l'estero) e negli altri casi viaggiava solo tre volte per settimana. Vedi anche supra, cap. I, nota (99). (236) Furono emessi francobolli da Y2 grano (arancio), l grano (verde-

1/ Amministrazione

centrale

375

il regolamento per la vendita dei francobolli, del Faro.

di qua e di l

c) La Direzione centrale della telegrafia elettrica (237)

per i domini di qua del Faro, dipendente dal Ministero delle


finanze, ed altra del Faro, r.d. 5 dicembre ugualmente denominata per i domini di l furono istituite con dipendente dal luogotenente, II,

1857. L'impianto

della rete telegrafica nel procedette con la massima il cavo tra Reggio e MesH

regno, voluta da Ferdinando

rapidit, e gi nel 1858 funzionava

sina (238). Abilitate alla trasmissione dei dispacci privati erano per soltanto le stazioni di 1 e 2 classe; le altre trasmetH

tevano solo dispacci di servizio pubblico. d) Infine, il Ministero delle finanze esercitava la VIgIlanza sulla Borsa de' cambi e di commercio di Napoli, e la luogotenenza di Sicilia esercitava parimenti, per mezzo del ciil capartimento delle finanze, la vigilanza sulle borse di Palermo e di Messina. Il Ministero (o il luogotenente) stabilivano lendario, nominavano i deputati di Borsa, ed il re nominava

gli agenti di cambio, ed i sensali di commercio, sulle propo-

oliva), 2 grani (grigio-ardesia), golare il maso nel Real profilo

(azzurro),

5 grani (vermiglio),
(bruno-rosso), della posta tutti bollo

lO grani
portanti,

(azzurro in una

scuro), cornice

20 grani
rettan-

50 grani

con l'iscrizione Aloisio che Non (da del Iuvara fece di

di Sicilia

e l'indicazione della pi Calcografia pregevoli

del valore,

del re Ferdinando quei

II: opera insigne (1809-1875) poi condirettore


francobolli confusa col una delle

dell'incisore

messinese serie

Tomemesse dalla

nazionale

di Roma, secolo

scorso. deve essere ultimo, Corpo telegrafico dipendente

(237)
lonnello cupazione rit civili

Marina

Genio

r.d, 6 febbraio 1838), e comandato da un tenente co(in/ra, 82). Questo, derivante dagli ordinamenti della ocgestiva i telegrafi a segnali, avvisare luogo (r. ossia i una del semafori; rivolta, regno, e le autoi avvalersene soccorso solo per in plico un'aggressione, trasmettendo

militare, potevano

o un bisogno relativi' steriale dispacci

di pronto

in qualche

all'interprete

suggellato

18 agosto

1821, e mini-

9 maggio 1823, in COMEReI, p. 671). (238) DE CESARE, a), I, p. 271.

376

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

S9

ste che dalla Camera consultiva di commercio erano indirizzate al Ministero (239).

59. Il Ministero degli Affari interni: a) Ordinamento ed auribusioni. - Il Ministero degli affari interni fu, con tale denominazione, istituito con l . lO gennaio 1817, ed era, probabilmente, quello che present a lungo la struttura pi complessa, dopo il Ministero delle finanze. Diversamente da quanto avviene oggi, le attribuzioni di polizia furono, per, quasi sempre estranee al detto Ministero. La polizia generale, infatti, fu riunita al Ministero dell'interno (cos modificata la denominazione) col r.d. 26 gennaio 1848; e per un certo tempo vi furono il ramo interni , e il ramo polizia; ma con r.d. 4 novembre 1852 fu ristabilito il Ministero della polizia generale (in/ra, 61). Secondo il r.d. 2 aprile 1817, ed il r.d. 2 maggio 1817, il Ministero degli affari interni era articolato in sette ripartimenti. Il primo (Segretariato, archivio e biblioteca) trattacivile e laprovinciali va gli affari generali. Il secondo (amministrazione vori pubblici) soprintendeva alle amministrazioni e comunali, al contenzioso amministrativo,

all'alloggio e ca-

sermaggio della gendarmeria, alla leva militare, alla contabilit dei comuni, ed a tutte le opere pubbliche a carico de' fondi comunali e provinciali. Il terzo ripartimento istruzione era intitolato alla pubblica , e come abbiamo visto

(supra, 47)

ne fu distaccato col r.d. 17 novembre 1847, e pass a costituire il Ministero della pubblica istruzione. Il quarto ripartimento si occupava degli stabilimenti di beneficenza, della

(239) Un dubbio sulla competenza per la nomina degli agenti di camo bio, tra Interno e Finanze, derivante dalla temporanea attribuzione di tale competenza al Ministero d'agricoltura e commercio, poi riassorbito da quello dell'interno, fu risolto a favore del Ministero delle finanze con r. 24 febbraio 1851 (PETlTII, V, p. 133).

59:

L'Amministrazione centrale

377
del Mi-

salute pubblica e delle prigioni; ma con l'istituzione

nistero dei lavori pubblici (r.d. 17 novembre 1847) il servizio delle prigioni fu trasferito a quest'ultimo. Il quinto ripartimento (commercio, agricoltura, arti e manifatture) venne a costituire, col r.d. 17 novembre 1847, il nuovo Ministero dell'agricoltura e commercio, che si sarebbe dovuto occupare delle manifatture, degli istituti d'incoraggiamento, delle societ dei pesi economiche, delle miniere, della pesca, dell'annona,

e misure, della pastorizia, ed era stato articolato in tre ripartimenti: segreteria, salute pubblica e contabilit; agricoltura e manifatture; commercio (240). Ma ebbe vita effimera, essencon r.d. trattava le materie do stato nuovamente riunito al Ministero dell'interno 17 novembre 1849. Il sesto ripartimento di contabilit. Il settimo ripartimento

si occupava dei musei,

antichit e belle arti, ed anche questo fu in seguito smembrato,

(240) Con ci, ebbe termine la lunga ed importante gestione (dal 23 ottobre 1831) di Nicola Santangelo, nominato consigliere di Stato e marchese iBiografia ; vedi anche in/ra, cap. IV, nota 115) e divennero ministro dell'interno Giuseppe Parisi, d'agricoltura e commercio Antonio Spinelli, e dei lavori pubblici Pietro d'Urso. n 27 gennaio 1848, fu nominato all'interno Carlo Cianculli, dimissionario il d dopo, e sostituito il 30 da Francesco Paolo Bozzelli; all'agricoltura, commercio e pubblica istruzione and il magistrato siciliano Gaetano Scovazzi, ed ai lavori pubblici Nicola Caraccolo principe di Torella. Scovazzi diede le dimissioni il 21 febbraio 1848; e l'agricoltura e commercio riebbe un titolare, in persona del principe di Torella, il 16 maggio 1848, che fu l'ultimo, prima della definitiva riunione all'interno (r.d, 17 novembre 1849). Bozzelli, rimasto in carica fino al 7 agosto 1849, fu sostituito al ministero dell'interno da Pietro d'Urso, il quale pass il 19 gennaio 1852 alle finanze, e fu sostituito all'interno dal comm. Salvatore Murena. A quest'ultimo subentr nel 1854 il noto economista, consultore Lodovico Bianchini (DE SIVO, a), I, pp. 398399), che DE SIVO,a), I, p. 408, dice responsabile della diffusione del colera del 1855, per pigrizia ed inconcludenza (?); ma di vanit ed accidia> l'accusa anche CAl ULLOA, ), p. 286. Ci non imped al Bianchini di riunire, a il 14 settembre 1855, alla direzione dell'interno quella della polizia, e di tenerle fino al 22 maggio 1859. Al tempo di Francesco Il, fu direttore dell'interno Achille Rosica, gi intendente di Basilicata, e dal 14 luglio 1860 fu ministro il famigerato Liborio Romano.

37U

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

tra il Ministero della pubblica istruzione, e il Ministero, poi Soprintendenza, della Casa reale (in/ra, 63). L'ordinamento fu modificato col r.d. 21 aprile 1848, che prevedeva sei ripartimenti: segretariato, amministrazione civile, beneficenza, ed ammini2 fu suddivisicurezza interna ed esterna, polizia giudiziaria provinciale,

strativa, contabilit. Subito dopo, il ripartimento so in due: amministrazione

ed amministrazione

comunale (r.d. 25 maggio 1848); il ripartimento contabilit fu abolito e fuso nel segretariato (r.d. 7 settembre 1848) ; e, come si detto, furono ripresi i servizi trasferiti al Ministero d'agricoltura e commercio (r.d. 17 novembre 1849), e perduti quelli della polizia generale . . Il Corpo di ponti e strade, istituito con r.d. 31 marzo 1806, dipendeva dal Ministero dell'interno, e vi rimase quanin Direzione do, con r.d. 25 gennaio 1817, fu trasformato braio 1822, fu trasferita

generale de' ponti e strade, finch questa, con r.d. 21 feb-. al Ministero delle finanze

(supra,

58). Il r.d. 28 aprile 1859 dispose il trasferimento al Ministero dell'interno della Direzione generale delle acque, foreste e caccia, separata da quella de' ponti e strade, ma subito dopo, con r.d. 16 maggio 1859, fu restituita al Ministero dei lavori pubblici. Quasi tutte le attribuzioni so di lui (in/ra, del Ministero dell'interno erano esercitate in Sicilia dal luogotenente, e dal ministero pres-

65).

L'attivit principale e caratterizzante del Ministero dell'interno era la amministrazione civile, concetto del quale non si trova nella legislazione e nella dottrina del tempo una sintetica definizione, ma che si pu identificare nella cura degli interessi propri delle singole parti del territorio e delle singole comunit, nel quadro degli interessi generali dello Stato. Tali attribuzioni il Ministero esercitava per mezzo d'autorit peri-

59

L'Amministrazione

centrale

379

feriche dello Stato, corrispondenti gli altri ministeri: sigli d'intendenza, e sottintendenti

per direttamente dei distretti,

con tutti

intendenti delle provincie, assistiti dai Condipendenti

gerarchicamente dai primi; e per mezzo di organi rappresentativi delle comunit locali: consigli provinciali, consigli distrettuali, sindaci e decurionati nei comuni. La materia era disciplinata dalla l. 12 dicembre 1816 sull'amministrazione civile, che era uno dei testi fondamentali strativo del regno (infra, strativa e disciplinare Connessa all'amministrazione del diritto ammini-

96-127 e 161).
civile era la tutela ammini-

di tutti gli ospedali, ed in generale di

tutti gli stabilimenti di pubblica beneficenza, qualunque sia la loro denominazione, e le opere di piet cui sono destinate (art. 7, n. 12, r.d. 2 maggio 1817). Tali stabilimenti erano vigilati nelle provincie dai Consigli provinciali degli ospizi presieduti dagli intendenti, ed amministrati, ordinamenti, da Commessioni amministrative salvo speciali comunali ( in-

fra, 128-133). Non ebbe successo un tentativo (r.d. 17 novembre 1847) di staccare dal Ministero dell'interno, e trasferire a quello dei lavori pubblici, le opere pie non dipendenti dai Consigli degli ospizi, ed anzi non solo gli furono ben presto restituite dalla Presidenza (r.d. 11 aprile 1848), ma gli fu trasferita (supra, del Consiglio dei ministri

43) la

Commessione di beneficenza di Napoli (r.d. 21 aprile 1848). Era di competenza del Ministero dell'interno mento dell'esercito l'amministrazione e disciplina militare 88-95). e della marina, civile e non aveva rapporto il reclutacol servizio infra, per quanto interessava

(art. 7, n. 9, r.d. 2 maggio 1817;

Presso il Ministero dell'interno

era costituita la Sopringli ar(infra,

tendenza generale degli archivi, da cui dipendevano chivi provinciali, e gli altri archivi del regno

98).

380

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

59

Il Ministero dell'interno

esercitava la vigilanza sui reali

istituti di incoraggiamento, e sulle societ economiche (in/ra, 103). Ne dipendevano altres le Camere consultive di commercio, istituite in Napoli (r.d. 20 ottobre 1818), Palermo Il marzo 1817), Foggia (r.d. e proporre (r.d. 13 ottobre 1819), Messina

(r.d. 15 luglio 1829), con lo scopo d'indagare mercio: erano presiedute dall'intendente,

tutto ci che potesse essere conducente agli interessi del come formate in Napoli da nove membri, e negli altri centri di sei, nominati su proposta dei Consigli provinciali in numero triplo, e rinnovati per un terzo ogni anno; uno dei membri era vice-presidente, e v'era inoltre un segretario perpetuo. al servizio della statistica Soprintendeva anche

(in/ra, 103). (supra, 35), (in/ra, 126) (241).

Dipendevano dal Ministero dell'interno le Soprantendenze de' teatri e spettacoli in Napoli e Palermo e la Compagnia dei pompieri di Napoli Il servizio delle prigioni nelle province era affidato alsieduta da lui stesso, e composta dal presidente e dal procuratore generale della Gran Corte criminale. Le era addetto un

l'intendente, coadiuvato da una Commessione provinciale pre-

amministratore

a titolo onorifico e gratuito, cui il lodevole

servizio dava titolo per l'eventuale impiego in magistratura (r.d. 22 ottobre 1817 e 18 dicembre 1817). In Napoli, il r.d. 22 ottobre 1817 aveva costituito, per la vigilanza sulle prigioni, una Commessione presieduta dall'intendente, e composta dal direttore di polizia, dal presidente e dal procuratore generale della Gran Corte criminale, e da due amministratori. Essa fu abolita con r.d. 22 aprile 1820, che la sostitu con una Soprintendenza, formata da un soprintendente, che era l'intendente della provincia di Napoli, due amministratori, tre ispettori economici, un segretario, un contabile, ed un
(241)
COMERCI, pp.

8990.

60

L'Amministrazione centrale

381

certo numero d'impiegati.

Le Commessioni e la soprinten-

denza dovevano vigilare sul mantenimento de' locali e dell'ordine interno delle prigioni, sulla sussistenza de' detenuti poveri, sulla vittitazione e cura degli infermi, sulla vestizione de' pi bisognosi, sull'adempimento del dovere di ciascun impiegato, e sulla condotta de' custodi e scrivani delle prigioni, nominati dalla polizia, onde metter freno alle vessazioni a danno de' detenuti (242). Dipendevano, per, dal Ministero della polizia generale le Commessioni istituite con i r. 6 giugno 1826 e 7 aprile pena economica 1827 (243) per somministrare la (cio disciplinare) delle legnate, in nume-

ro non superiore a cento, ai detenuti delle prigioni de' capiluoghi di provincia e di distretto, trovati in possesso di armi o strumenti atti a ferire, scassinare o bucare, o che partecipavano a rrsse, spargevano voci allarmanti o formavano unioni criminose, etc. (244). Il servizio, come si detto, fu trasferito al Ministero de' lavori pubblici col r.d. 17 novembre 1847 60.

(in/m, 64).
Altro unera

Segue: b) l'Amministrazione sanitaria. -

portante servizio, dipendente

dal Ministero dell'interno,

quello della sanit: e sembra opportuno dedicargli un po' di tempo, sol che si consideri quali gravissimi riflessi abbiano ogni volta avuto sull'ordine pubblico del regno le ricorrenti epidemie coleriche (245).
(242) COMERCI, 254. p. (243) PETITTI, III, pp. 253 88., 257. (244) Soltanto la citt di Napoli e casali aveva avuto fino al 1848, per ordinanze di polizia 5 agosto 1822 e 3 gennaio 1831, il privilegio d'una Commessione di tre commessari di polizia, che, con semplice processo verbale, inteso l'incolpato, poteva infliggere fino a 100 legnate e fino a tre mesi di detenzione ai perturbatori dell'ordine, ladruncoli, etc. (COMERCI, . 590; SETTEMBRI p NI. b), p. 44). (245) COMERCI, p. 276277. Per l'importanza dei riflessi delle epidemie, p

382

Istituzioni

del Regno

delle DI,Le Sicilie

60

La materia era regolata

unitariamente

dalla 1. 20 ottobre penale

1819 ( legge organica sulla pubblica salute ne' domini di qua


e di l del Faro ) di cui era complemento lo statuto per le infrazioni delle leggi, e de' regolamenti sanitari , approvato con 1. 13 marzo 1820. In ciascuna parte de' reali domini, eravi una soprintendenza printendente generale di salute , il cui somagistrato di generale presiedeva il supremo

sanit: a questi organi era confidata la tutela della salute pubblica per quello che concerneva tanto il servizio sanitario marittimo, quanto il servizio sanitario interno (art. l 1. 20 ottobre 1819). L'esercizio delle arti salutari era per vigilato, in ciascuna parte del regno, dal protomedicato generale, che era passato, di qua del Faro, alla dipendenza del Ministero degli affari ecclesiastici e della pubblica istruzione, ed in Sicilia dipendeva dal Ministero presso il luogotenente

(supra,
(r.d.

48). V'era anche uno stabilimento di ricerca e d'incoraggiamento, l'Istituto centrale vaccinico, con sede in Napoli 27 gennaio 1831). Ogni soprintendenza generale era formata

dal soprinten-

dente generale, dal segretario generale (tratto dai deputati del Magistrato supremo), entrambo di nomina regia (per il primo, il reg. lO maggio '1826 prevedeva la proposta del Ministro dell'interno in Consiglio di Stato, previa deliberazione del Consiglio dei ministri) e da un congruo numero d'impiegati (artt.

io, 14, 21, 1. 20 ottobre 1819). La Soprintendenza era

l'organo esecutivo del servizio, il Supremo Magistrato l'organo deliberativo (art. 4 1. cit.). Questo, ne' domini di qua
vedi r.d. 14 dicembre detto a certe funzioni di p, 635) che ne epidemia 1836, che stahilisce d'interesse sanitario, in vigore premi e pene in per il personale occasione d'una adnuova

ed il r. 16 agosto

1854 (PETlTTl, V,

richiama

le disposizioni,

cholera morbus. Sui torbidi verificatisi in Sicilia durante I'epidemia del 1836, in/ra, 97; sulle leggi penali d'eccezione conseguentemente emanate, in/ra, cap. V, nota (150).

60

L'Amministrazione

centrale

383

del Faro era composto di dieci deputati, ed in Sicilia di sei; in ognuno v'era un segretario; tutti erano di nomina regia; ed interveniva soprintendente Dipendeva inoltre, in funzione di deputato, in Napoli il generale dei porti, ed in Palermo l'ufficiale inuna facolt medica,

caricato del servizio dei porti in Sicilia (artt. 5 e 21 l . cit.). da ciascuna Soprintendenza composta di sei professori, pi un professore di chimica ed un architetto, di nomina regia (art. 13 e 21 l. cit.). I Supremi Magistrati deliberavano su tutte le misure generali che la garanzia della salute pubblica esigeva nelle diverse circostanze; determinavano i rifiuti, le contumacie e le riserve cui conveniva sottoporre le navigazioni in tal uni mari, o le provenienze da taluni luoghi; decidevano sui sistemi di custodia e di preservazione ne' casi di pericolo, e deliberavano sull'amministrazione dei fondi addetti alla salute pubblica (art. 8 L cit.). (art. 6 1. cit ..) Un deputato, nominato dal re col titolo d'ispettore generale, esercitava la funzione ispettiva In caso d'assoluta urgenza, il soprintendente poteva dare le necessarie disposizioni, informandone subito il Magistrato se trattava si d'affari riguardanti le attribuzioni del medesimo (art. Il l. cit.). Il servizio sanitario marittimo era affidato alle deputazioni di salute , distinte in quattro ni di prima classe Napoli, Palermo, col titolo di guardiani classi. Erano deputazio(art. Messina, Siracusa

15 l. cit.). A Napoli e Palermo, funzionavano

da deputati,

del porto , due deputati del Supre-

mo magistrato, a turno per anno; Messina aveva quattro deputati di nomina regia, che avevano onori e rango di deputati del Supremo Magistrato di Palermo, alle cui sedute avevano facolt d'intervenire; Siracusa aveva quattro deputati, di nomina regia (art. 16 1. cit.). Ogni deputazione di prima classe nonch aveva un cancelliere ed altro personale amministrativo,

384

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

60
marmai

un capitano di lancia con un adeguato numero di

(art. 17 1. cit.), ed uno o pi medici, che in Napoli e Palermo erano professori della rispettiva facolt, ed in Messina e Siracusa erano loro equiparati (art. 19 1. cit.). Le sedi delle deputazioni di 2\ 3
R

e 4 classe, di qua e di l del Faro, fuR

rono stabilite con r.d. I" gennaio

1820. Esse erano composte

di non pi di tre deputati, un cancelliere (che poteva essere anche uno dei deputati), ed uno o pi medici (artt. 18 e 19 1. cit.). I deputati, cancellieri e medici di tali deputazioni erano nominati dal soprintendente generale, su terne formate dal decurionato (in/ra, 116), su cui esprimeva parere l'intendente della provincia o valle (art. 22 1. cit.}, e se ne rinnovavano due ogni tre anni (art. 23 1. cit.). Non potevano essere nominati deputati di sanit i minorenni, i consoli esteri, i padroni di legni, gli esercenti il commercio marittimo, gli impiegati doganali, ed i non proprietari Due ampi regolamenti, del (art. 24 1. cit.).

lO gennaio 1820, stabilirono il servizio sanitario marittimo , per prevenire il pericolo


della salute pubblica derivante dagli approdi di bastimenti, dai naufragi, e dalle cose gittate al lido dalle onde, ed il servizio sanitario interno , per la salvaguardia dei pericoli derivanti dalla respirazione delle arie malsane, dall'uso di cibi, bevande e farmaci nocivi, dal contatto con generi, persone od animali di gi attaccati da un contagio qualunque. Il primo di tali regolamenti fu poi sostituito con altro, 23 maggio

1853, detto regolamento generale di servizio sanitario esterno , che era diretto a prevenire tanto i suddetti pericoli per
via di mare , tanto quelli per via di terra (persone in transito, merci), e massimamente l'introduzione delle tre malattie contagiose , peste, febbre gialla, e colera asiatico. Il regolamento di servizio sanitario esterno stabiliva le dei bastimenti, ai naufragi disposizioni relative all'approdo

60

L'Amministrazione

centrale

385

ed ai relitti

(vedi, per il regime penale, il r.d, 19 settembre

1826); le disposizioni sui lazzaretti, tanto di osservazione (per le provenienze da localit sospette), quanto sporchi (per le provenienze da localit infette), e conteneva di salute. varie disposizioni sul servizio delle deputazioni sanitari marittimi

Il regime dei cordoni

, che il reg. 1820


e che veniva

(artt. 219-233) prevedeva per casi straordinari, deliberato dal Supremo Magistrato, ti delle provincie

ed eseguito dagli intenden-

o valli, fu, col reg. 1853, esteso al caso che

Una delle tre malattie contagiose si sviluppasse nello Stato pontificio, o in uno Stato con esso fnitimo. Il regolamento di servizio interno affidava le relative attribuzioni agli uffiziali municipali, cio al sindaco ed agli eletti (infra, tendenti

113), sotto la vigilanza degli intendenti


che corrispondevano col soprintendente

e sottingenerale

(artt. 22 ss, reg. cit.). L'intendente

doveva farsi assistere,

per gli affari sanitari, da una Commessione di quattro membri, nominati da lui stesso, due dei quali scelti tra i medici pi accreditati norme (art. 35 reg. cit.). Il regolamento sulle sulle sepolture dettava del (infra, per la vigilanza risaie, sulla macerazione

lino e della canapa (246), sulle stalle,

prigioni (247) e stabilimenti pubblici, sulle case di nuova costruzione o di recente restauro, sugli stabili-

123), sulle

(246) La distanza delle risaie dall'abitato dei comuni, e dal corso delle strade consolari, stabilita in non meno di due miglia dall'art. 6 reg. clt., fu elevata in Sicilia a 3 miglia col r.d. 7 marzo 1820. La stessa distanza era prescritta per le macerazioni (r.d, 2 novembre 1825). Vedi anche circo Min. Aff. int., 27 febbraio 1841, in PETITTI, III, p. 405. (247) Le prigioni erano indicate (artt, 5 e lO reg. cit.) tra le cause di e esalazioni nocive , che rendevano l'aria malsana per fatto dell'uomo. Un r. 9 febhraio 1825, su voto del CP Terra di Lavoro (PETITTI, IV, p. 123) disponeva pertanto che i detenuti infermi non si scarcerassero se non perfettamente guariti, 4: perch si allontani il pericolo di potersi diffondere il germe delle febbri caro cerarie s (probabilmente, infezioni tifoidee).
25. LANDI

I.

386

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

60

menti e fabbriche d'industria

(248) sui depositi di generi guanocivi,

sti, sulle fogne e sulla pulizia delle strade. Era vietato l'uso di cibi, bevande e farmaci nocivi, e si presumevano fino a diversa risoluzione mo, i farmaci di del competente Magistrato supre-

occulta composizione, che i cosiddetti se-

gretisti vanno spargendo per ingannare il volgo a danno della salute pubblica (artt. 18 e 19 reg. cit.). Erano stabilite altres le norme per prevenire la diffusione delle epidemie ed epizootie. Con l'entrata in vigore del r.d. 17 novembre 1847, istila vigilanza sulle professioni tutivo del Ministero della pubblica istruzione, cess d'appartenere al Ministero dell'interno sanitarie, esercitata dal protomedicato (supra, 48). Era tuttavia dovere della Commessione protomedicale (art. 12 r.d. 24 aprile 1850) conoscere esattamente lo stato dell'igiene pubblica e della polizia medica, non che le cagioni delle malattie epidemiche, contagiose ed endemiche che si sviluppano ne' diversi comuni del regno, facendone subito rapporto al presidente del Consiglio generale per rimetterlo al ministro del carico , e doveri analoghi gravavano sui viceprotomedici, e sulle Commessioni protomedicali comunali (artt. 50 e 59 r.d. cit.). Il regio governo erasr da tempo impegnato nel sostenere

(248) I trapp eti alla calabrese , perch emananti esalazioni fetide (da fermentazione delle olive e da ristagno di acque), dovevano essere collocati a non meno di 100 tese (m. 200) dagli abitati, essendo per consentito conservare quelli nell'interno degli abitati per non pi di lO anni, con l'obbligo di provvederli di canali sotterranei, o con altre prescritte cautele; erano invece autorizzati i trappeti alla genovese , che erano di una straordinaria nettezza, vasti, ariosi e ventilatissimi (Soprintendenza gen. di salute, 26 settembre 1818; 14 settembre 1833; Il giugno 1836; 18 dicembre 1844, io ottobre 1849, in PETITTI, III, pp. 399, 400, 402, 406). Altre prescrizioni della Soprintendenza, 29 dicembre 1849, previo cfp. eR, stabilivano certe cautele per le concerie di pelli (PETITTI, II, p. 413).

61

L'Amministrazione

centrale

387

e diffondere la salutare

pratica

della vaccinazione:

le spese

erano in maggior parte a carico delle provincie

(in/m, 103).
Il Ministe-

61.
militare

Il Ministero della polizia generale. (supra, 39) fu conservato

ro della polizia generale esistente al tempo dell'occupazione provvisoriamente col r.d. 4 giugno 1815, ed affidato ad interim al cavalier de' Medici. Le vicende successive di tale ministero, eminentemente politico in un regime dominato da una del resto legate alla stonon in giustificata diffidenza, sono strettamente ria politica del regno. Con r.d, lO gennaio 1816, fu nominato terim Antonio Capece Minutolo, principe questi, probabilmente, uomo migliore ministro ad indi Canosa. Era meno per quanto

coerenza, buona fede ed integrit - della memoria tramandatane dalla tradizione storiografca liberale (249); ma le perplessit che il cavalier de' Medici dimostr verso quella scelta sovrana (250) profondi erano ben giustificate. aristocratici di destra; Il principe di Cae di nosa, uomo di fedelt inconcussa convincimenti direbbe, un estremista rappresentato dalla al trono ed all'altare,

(251), era, come oggi si il pericolo etedal

ed anche se ebbe a dimo(252), certo che si inperseguita

strare pi intuito di Medici nel non sottovalutare setta carbonara

trodusse con lui nel Governo un indirizzo assolutamente rogeneo rispetto alla politica di conciliazione

(249) Il prrncipe di Canosa rimasto condannato dall'odioso giudizio del COLLETTA, 111, p. 47, che lo dice sperimentato a), strumento di tirano nide e d'enormit in ordine ad una supposta, e smentita, partecipazione alla condanna di Gioacchino Murat; e che (pp. 58 S5.) ne abbozza un cenno bio. grafico oltraggioso. (25() MATURI,pp. 123 S5. (251) MATURI,pp. 15 55. (252) COLLETTA, III, p. 127. a)

388

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

61

Medici e dal marchese Donato Tommasi, il che fu anche pi grave per la propensione del Canosa ad avvalersi di metodi pericolosi ed inaccettabili (253). Nel conflitto tra Medici e Canosa, preval se il primo: con r.d. 27 giugno 1816, Canosa fu esonerato, fu nominato direttore Francesco Patrizi, ed al marchese di Circello (che, di fatto, si limitava a riferire in Consiglio di Stato gli affari che dovevano essere sanzionati dal re in tale sede) fu affidato l'ufficio di ministro ad interim . Questa situazione fu codificata dalla l. la quale

lO gennaio 1817,

(art. 11) dispose che il ministero della polizia gene-

rale restava abolito, e vi sarebbe stato in suo luogo un direttore generale con tutte le incombenze della polizia ne' reali domini di qua del Faro, agendo di per s stesso per quanto concerneva la citt e provincia di Napoli, e per mezzo degli intendenti e delle altre autorit locali in tutte le altre provincie. Il direttore generale di polizia aveva accesso alla real persona, e corrispondeva per iscritto col sovrano, per il tramite di quel segretario di Stato ministro cui il re giudicava pi proprio una doppia dipendenza, dal darne la commessione. La direzione generale ebbe, in esecuzione di tale ultima previsione, ministro di grazia e giustizia per la polizia giudiziaria, e dal

(253)

COLLETJ'A, ), 111, pp. 60 ss.; MATURI, p. 129; CROCE, b), II, a di Canosa nel libro lo' strambo purch (anonimo)

p. 245.

Vedi l'auto difesa del principe

l piDari

di monpermessi (ci che vi sono

tagna, in cui, se rimane


di porto accredita d'armi il sospetto

confermato

criterio

di accordare governativi ,quella

a pregiudicati, di mirare di buona

di sicuri principi politica,

ad un colpo di Stato ultra-reasionario), ispirazione come promuovono nell'avvilimento... pubblico

osservazioni umano agendo farsi

che paiono

(p. 20) che nel genere essi non col

c .questi Sovrani non essendo per affatto essi tiranni, la tirannia ... facendosi con vigore contro cacciare dal Soglio, ove disprezzare subentreranno cadranno dell'ordine i perturbatori

termineranno

. Osservazione che vale tanto per le monarchie della prima met del secolo XIX, quanto per le democrazie della seconda met del secolo XX.
i faziosi

61

L'Amministrazione

centrale

389

ministro degli affari interni per l'ordine pubblico e la polizia amministrativa (r.d. 20 novembre 1817, e 20 novembre 1819). L'ispiratore di tali misure fu sempre il Medici, il quale diffidava dell'eccessivo potere che in un ministro della polizia solevasi concentrare (254). Fosse difetto del sistema, o, come altri dice, errore di valutazione (255), la polizia non riusc a prevenire il pronunciamento carhonaro, e tanto meno ad impedire, dopo che questo ebbe successo, le ribalderie della setta (256). Restaurata la monarchia assoluta, fu ricostituito il Ministero della polizia generale (r.d. 11 aprile 1821), e ne fu titolare ad interim , ancora una volta, il principe di Canosa, reduce dal toscano esilio (257); il quale, se aveva conservato, malgrado le politiche disavventure, tratti di cavalleresca generosit (258), nulla aveva appreso, che potesse temperare i suoi spigoli di don Chisciotte del legittimsmo , e trascese a misure incongrue (in/ra, 158) che nocquero moralmente assai alla causa da lui servita, soprattutto per avere conferito all'Austria una patente di tutrice della legge da polizieschi arbitri violata (259). Tramont per la seconda volta la non fausta meteora del principe di Canosa, e fu nuovamente soppresso (r.d. 28 luglio 1821) il Ministero della polizia generale. Il nuovo ordinamento si basava su una Commessione generale di polizia , costituita da due commessari, dei quali
(254) BLANCH, b), p. 52. (255) BLANCH,b), p. 54; COLLETTA, ), 111, p. 127. a (256) COLLETTA, ), 111, pp. 183 e 226 ss. Dei delitti della carboneria, il a pi allarmante fu l'assassinio dell'ex-direttore di polizia Francesco Giampietro, al quale segu l'emigrazione di varie personalit del quinquennio (fra cui il cavaliere de' Medici) oggetto a lor volta di gravi minacce. (257) MATURI,pp. 151 S8.; COLLETTA, l, 111, pp. 292 88. a (258) MATURI,pp. 155156. (259) MATURI,p. 161; CII,QCE, ), II, pp. 247 88. b

390

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie (Flaminio

61 Ba-

uno (Nicola Intonti) per la capitale, e l'altro rattelli, ferrarese, per le provincie, Francesco Canofari,

ed agente del servizio segreto austriaco) da Troiano Marulli duca d'Ascoli, e da segretario generale. generale ebbe vita effimera. Con l'.d. 13 il Mini stero della polizia generale,

La Commessione

agosto 1822, fu ricostituito

affidato al maresciallo di campo Giuseppe Clary, cui subentr, dal 25 aprile 1823, Nicola Intonti ; e con altro decreto della stessa data, fu ricostituita la prefettura di polizia di Napoli. Indice manifesto del mutato indirizzo politico che mentre alcuni anni prima si diffidava dell'esorbitante autorit che poteva assumere un ministro di polizia, questa preminenza fu anzi sancita nell'art. di Stato ordinario petenza e 29), dove espressamente di tal Ministero lO reg. 4 giugno 1822 sul Consiglio e sul Consiglio dei ministri

(supra, 27

si ammetteva che in affari di comdovesse in tal uni casi mantenersi

il segreto anche con gli altri ministri. Il Ministero, secondo il r.d. 15 giugno 1824, era orgadei quali il primo trattava gli affanizzato in tre ripartimenti,

ri generali e del personale, il secondo quelli relativi alla citt e provincia di Napoli, ed il terzo gli affari di polizia delle altre province e l'ordine pubblico. Un'ulteriore concentrazione di poteri si verific allorch, destituito ed allontanato regno (14 febbraio 1831) il ministro Intonti, dal compromesso

in velleitarie mene costituzionali (260), fu chiamato a tale ufficio il maresciallo di campo Francesco Saverio del Carret-

(260) Nicola Intonti, dagli avvenimenti verificati si in Francia nel 1830, e dalle loro ripercussioni nello Stato pontificio ed in altri Stati italiani, aveva tratto il superficiale convincimento d'un imminente trionfo della causa liberale. Su tale inetta cospirazione, DE SIVO, al, I, pp. 55 S8.; CAL.~ ULLOA, ), pp. a 27 S8.; Nrsco, pp. 16 88.; CORTESE ., I, pp. XLVIII ss. Vedi anche injra, cap. IV. N nota (41).

61

L'Amministrazione

centrale

391

to, ispettore comandante della gendarmeria (261), e furono riunite le due cariche (r.d. 16 febbraio 1831). Questa situazione, protrattasi per sedici anni, fu, quali che siano state le doti dell'uomo in cui si imperson (262), un errore, perch tolse ogni possibilit di reciproco controllo all'azione della del Mi1831, si polizia e della gendarmeria (263). Nell'organizzazione

nistero, la conseguenza fu che, con r.d. 18 marzo

aggiunse un quarto ripartimento, per gli affari della gendarmeria reale. Un nuovo ordinamento fu stabilito col r.d. 14 marzo 1840: i ripartimenti furono elevati a quattro, pi uno il primo era in Palermo; dei quattro ripartimenti di Napoli,

la segreteria generale, mentre la competenza degli altri tre era stabilita a discrezione del ministro; un carico (sezione) separato trattava la contabilit; tuito quando il ministro del generale del Carretto. infine, un altro ripartimento costiispettore comandante la gestione

eventuale , per gli affari della gendarmeria, veniva


fosse anche dell'Arma, il che, peraltro, accadde solo durante

(261)
niva

Francesco di

Saverio Sicilia

del con

Carretto cui aveva

(Barletta partecipato

1777 Napoli
alla

1861), provedi Spa-

dall'esercito

campagna fu gran per nella

gna. Era assurto

a notoriet l'uomo la

con l'implacabile la del Vallo conflitto

repressione sua nomina e del

del moto del Cilento terrore, nomina cui la stessa

(CAL ULLOA, b), pp. che noto era come fu anche polizia persona volesse port l'epilogo sorvegliava degli

5057), dimodocch

(CAL1 ULLOA, a), p. 30). Questa tra Intont probabile Carretto, quella, nuocendosi della

del lungo

gendarmeria, e

e questa di ispettore

a vicenda gendarmeria, del Carretto

(CAL ULLOA, b), p. 91), ed perci uffici di ministro

che l'unificazione comandante

(262)
sospetto:

prevenire il riprodursi dello sconcio. Malgrado la durezza e l'arbitrari et che del suo ufficio, la sua personale autore NISCO, pp. il solito

il marchese

nell'esercizio

onest fu al di sopra d'ogni al marchese da giuoco, del per

21.22; DE CESARE, a), I, p. 296.


non risparmia sospetto nelle in di legami alcuni e settar i s : piuttosto campioni del doppio un occhio credere

(263)
Carretto quali

DE SIVO, al, I, p. 69. Questo suo aveva, avesse sette cambio

che il ministro la polizia

d'informazioni,

di riguardo.

392

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

61

Fu questi, a suo turno, travolto dai tumulti del 1848, revocato, ed allontanato dal regno il 25 gennaio di quell'anno (264). E col r.d. 26 gennaio 1848, il Ministero della polizia generale fu abolito, e riunito al Ministero dell'interno, di cui divenne un ramo . Nel gabinetto costituzionale del 27 gennaio 1848 (Serracapriola), fu ministro dell'interno Francesco Paolo Bozzelli, e direttore rio; in quello del 3 aprile Raffaele Conforti; di polizia Carlo Poe(principe 1848 (Carlo Troya) fu ministro

in quello del 16 maggio 1848

di Cariati) i due uffici furono riuniti nella persona di Raffaele Longobardi, avvocato generale della Corte suprema di giustizia di Napoli, e gi prefetto di polizia; nel gabinetto del 7 agosto 1849 (Fortunato), fu ministro dell'interno Pietro d'Urso; ma col rimpasto del 17 novembre 1849, Salvatore Murena fu direttore dell'interno, agricoltura e commercio, ed alla direzione del ramo polizia and il gi prefetto di polizia Gaetano Peccheneda, che rimase in carica col successivo gabinetto del 19 gennaio 1852 (Ferdinando Troya), fino alla sua morte, seguita pochi mesi dopo. Ed allora, con r.d. 4 novembre 1852, fu reso di nuovo indipendente il Ministero della polizia generale da quello dell'interno, ma vi si prepose non un ministro, bens un direttore, in persona dellintendente di Calabria specialmente Citeriore, Orazio Mazza. Questi direttori, impressero all'azione severo, e il Peccheneda, della poli-

zia un indirizzo particolarmente Non cos Ludovico Bianchini,che,

e perfino vessatorio. quella della po-

dopo la nomina di Mazza

a consultore, riun alla direzione dell'interno

lizia (14 settembre 1855) e le tenne fino all'avvento al trono di Francesco II (22 maggio 1859) (265). Sotto quest'ultimo re-

(264) (265)

DE SIVO, a), I, p. 123, Supra, nota (~40),

61

L'Amministrazione

centrale

393

gno, si succedettero, nella direzione di polizia, il sostituto procuratore generale della Gran Corte criminale di Napoli Francesco Antonio Casella (22 maggio-28 settembre 1859) (266), e l'intendente di Salerno, poi direttore dei lavori pubblici, Luigi Ajossa, che tent un ritorno ai passati rigori, ma fu sostituito il 25 giugno 1860 (267). Si succedono poi, con l'intervallo di qualche settimana l'uno dall'altro, il maresciallo di campo Emanuele Caracciolo di S. Vito (268), il controloro generale Federico del Re, ed infine l'avvocato Michele Giacchi ex-perseguitato politico, che il 7 settembre 1860 si present, col ministro dell'interno Liborio Romano, a ricevere Garibaldi, per umiliargli il destino del regno. Questa successione di direttori esprime meglio d'ogni altra serie di ministri o direttori l finale vicenda delle Due Sicilie, tra il 1848 ed il 1860. Dal Ministero della polizia generale dipendeva direttamente la Prefettura di polizia (r.d. 13 agosto 1822, e 16 giugno 1824), organo, come dice il nome, d'origine francese (r.d. 22 ottobre 1808), soppresso bens col r.d. 20 novembre 1819, ma ben presto restituito (v. anche injra, 99). Era questa l'autorit di polizia per la citt di Napoli e suo distretto (art. 3 r.d. 16 giugno 1824), dalla quale dipendevano dodici commessari di quartiere, ciascuno con un personale di ispettori di l a e 2a classe, d'ispettori soprannumerari, di cancellieri e vice-cancellieri, il Commessariato per le prigioni, i tre ispettorati delle barriere, e quelli dei reali siti di Portici e Ca-

(266) In/ra, cap. IV, nota (200). (267) La famiglia Ajossa aveva propriet nel territorio di Cinquefrondi, in Calabria Ulteriore Prima, e sembra sia stata al centro delle reazioni >, ivi esplose alla fine d'ottobre 1860: DE SIVO, a), II, p. 314; TRIPODI, pp. 179 88. (268) Il duca di S. Vito segu il re Francesco Il in Gaeta, come aiutante generale di S.M. ed ispettore comandante della Gendarmeria reale; mor] d~ eq[era durante l'assedio. Era stato promosso tenente generale,

394

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

61

podimonte. Parimenti dipendevano direttamente dal ministero i sottintendenti di Casoria, Pozzuoli, e Castellamare, per il servizio di polizia (art. 13 r.d. cit.). Ne' reali domini di l del Faro, dove la polizia dipendevadal Ministero presso la luogotenenza (r.d. 5 luglio 1821), esisteva in Palermo la Direzione generale di polizia (r.d. 3 ottobre 1822), cui era preposto un direttore generale. Questi, dal 1849 al 1860, fu, ininterrottamente, Salvatore Maniscalco, uomo duro e zelante, ma di capacit ed onest indiscusse (269). In Palermo v'erano il prefetto di polizia e tre commissari, dei quali il primo era a disposizione della direzione generale, per qualunque servizio che potesse occorrere, anche fuori della citt, nonch in altre valli; un altro commissario era a Messina, e v'era anche destinato un interprete per il servizio della polizia marittima (r.d. 23 agosto 1825). Nelle province e valli, salvo Napoli e Palermo, primari agenti della polizia ordinaria (supra, 33) erano gli intendenti, ed alle loro dipendenze, nei distretti, i sottintendenti. Da queste autorit dipendevano gli ispettori di polizia, e, dove questi non risiedessero, le funzioni stesse venivano esercitate dal giudice di circondario o dal sindaco. V'era un ispettore in Mola di Gaeta, altri ispettori in vari punti della frontiera (270); e due commissari a disposizione del ministro, per le missioni straordinarie
Q

nelle province.
Q

La gerarchia dei funzionari di polizia comprendeva commissari di l a e 2 classe, ispettori commissari di l a e 2 classe, ispettori di l a e 2 classe, ed ispettori soprannumerari. Il soldo del commissario di I" classe era d'annui ducati 1.200,
Q

(269) DE CESARE, ), I, pp. 5 58.; DE MAyo. a (270) Erano uffici di frontiera Arce, San Germano, Capua, Portella, Ci vitella del Tronto, Martin SeCUl:O,Tal!i1i.l\~tz.o"tRdJ a.r.:~~.nico(PASANISI,a),_ t p.18).

62

L'Amministrazione centrale di

395

cio un po' superiore a quello del sottintendente (in/ra,

P classe

100). Alla prefettura di polizia, ed agli uffici dipen-

denti, erano addetti cancellieri e vice-cancellieri. I commissari e gli ispettori erano nominati dal re su proposta del ministro della polizia generale; gli ispettori soprannumerari, i cancellieri e vice cancellieri erano nominati dal ministro e potevano essere rimossi a di lui piacimento (artt. 38 e 39 r.d. 16 giugno 1824). Nessuno poteva essere nominato al grado o classe superiore se non aveva esercitato le fu~zioni del grado e della classe immediatamente inferiore (art. 41 r.d, cit.), Questa polizia civile, era deficiente di personale esecutivo. Il r.d. 16 giugno 1824 prevedeva capisquadra di polizia e lanternieri

, uomini

, ma prestavano servizio solo in


un caposquadra, due

Napoli, ed in numero esiguo: due capisquadra, due lanternieri, .e 12 uomini addetti alla prefettura; lanternieri e quattro uomini in ogni commissariato di quartiere; due uomini al porto, due al Commessariato delle prigioni, due per ciascuna delle tre barriere;. un caposquadra e tre uomini a ciascuno degli ispettorati dei reali siti di Portici e di Capodimonte. Parrebbero, personale guardie in tutto, 16 capisquadra, 26 lanternieri, ed 86 uomini. Il r.d. 13 maggio 1836 chiam questo di polizia , per il servizio della citt e dei distretti della provincia di Napoli, e ne elev il numero (4 capisquadra, 28 lanternieri, 120 guardie, 9 guardie-marinai); finalmente il r.d. 22 ottobre 1856 stabil un organico di 4 capisquadra,
R

36 sottocapi, 36 guardie di
R

P classe, 108

guardie di 2 classe, 48 guardie di 3 ed 8 guardie-marinari.

classe, un capo-marinaro defcenza

Il numero delle guardie di polizia in

Sicilia fu fissato in 128 (r.d. 29 luglio 1838). Alla

numerica si suppliva con l'assumere personale straordinario, a seconda delle esigenze. Questi agenti, non sufficientemente retribuiti, commettevano scorrettezze, e rendevano odiosa la

396

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie

62

polizia. Dice uno scrittore non sospetto (271) che quei bassi adepti, detti uomini di fiducia, cui il popolo corrompendo a dileggio appellava [eroci.: si davano a ogni reo mestiere, a stender la mano in tutte le guise; e per estorquer danari eran feroci . Nelle provincie, non v'era, praticamente, altra forza fuori della gendarmeria (infra, 77 e 79), ed in Sicilia delle compagnie d'armi (infra, 80). Per la maggior parte dei servizi era quindi necessario utilizzare forze ausiliarie pagane , cio non militari, tratte dalla stessa cittadinanza, che, dopo varie esperienze, furono ordinate come Guardia d'interna sicurezza in Napoli ed in Palermo, e come Guardia urbana nelle provincie (infra, 106). A tali difetti organizzativi, che rendevano la polizia invisa, ad un tempo, e poco efficiente, devesi ascrivere la consuetudine, comune del resto in quel tempo a tutti gli Stati, di non rifuggire dalle delazioni, talora provocate e prezzolate, talora spontanee ma ispirate da loschi intenti ammantati da lealt. Di taluni profili dell'azione di polizia, incidenti sulla libert personale, abbiamo detto supra, 33. 62. Il Ministero della guerra e marina. - Le vicende del Ministero della guerra e marina, nel quinquennio 18151820, sono interamente dominate dall'esigenza della ricostruzione delle forze armate e da quella d'attuare l'amalgama tra le forzeborboniche di Sicilia e quelle gi di Gioacchino Murat. Esaminiamo qui i provvedimenti concernenti l'amministrazione; quelli che riguardano propriamente l' ordnamento dell'esercito e della marina, lo stato giuridico del personale militare ed il reclutamento, saranno esaminati. i.~ ~~~

(271)

VE

SlVO,

al, I, p. 69.

62

L'Amministrazione centrale

397

guito (inlra, 73 ss.). La competenza in materia di leva terrestre e marittima, non era del Ministero della guerra e marina, bens di quello dell'interno (inlra, 88 S8.). La soluzione del prohlema dell'amalgama imporre un modulo d'organizzazione nunciando a nominare un ministro, l'altra provenienza parve all'inizio e perci, riil paritetica,

che avrehhe avuto l'una o

(272), fu creato (r.d. 13 luglio 1815)

Supremo Consiglio di guerra, rivestito di tutte le attribuzioni del ministero di tale dipartimento. Era composto d'un presidente (don Leopoldo di Borhone, principe di Salerno), de d'un vice presidente (il tenente generale Jacques-Elisabeth

Vidard de Viderey, marchese di Saint Clair, che era stato ministro della guerra dal 4 giugno 1815), e da quattro consiglieri ufficiali generali, dei quali due provenivano dal disciolto esercito di Murat (il tenente generale Carlo Filangieri, principe di Satriano, ed il tenente generale Angelo d'Amhrosio), (il tenente generale Angelo Mini. una

e due dall'esercito siciliano

chini, ed il tenente generale Giovanni Battista Fardella, marchese di Torrearsa). Dal Supremo Consiglio dipendeva segreteria, articolata in sei dipartimenti: soldo e fondi, artiglieria personale dell'arma-

ta, cancelleria, materiale dell'armata, rassegne e reclutamento, e genio. Organo consultivo era la (r.d. 11 gennaio 1816). Giunta centrale d'artiglieria

facile immaginare come questa direzione impegno che dimostrarono

colegiale non

potesse essere un capolavoro d'efficienza, anche per lo scarso il presidente ed il vice presidente (273): hisogna riconoscere, tuttavia, che il Supremo Consiglio (come si vedr inlra, 77 e 84) riusc in poco pi di un anno di funzionamento a porre le ha si del nuovo esercito.

(272) (273)

COLLETTA, a), COLLETTA, a),

I1I, p. 25; I1I, p. 26;

BUNCH, BUNCH,

b), p. 55. b), p. 62.

398

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

62

Lo scioglimento fu deciso col r.d. 30 ago sto 1816, e la motivazione fu la mancanza di speditezza; di fatto v'erano stati contrasti tra il Consiglio ed il potentissimo ministro delle finanze cavalier de' Medici, in materia di spese militari, e questa non fu una benemerenza n una prova d'acume del ministro (274). Nemmeno questa volta, per, fu nominato un ministro della guerra; e col medesimo decreto si affid la organizzazione generale al tenente maresciallo dell'esercito austriaco (irlandese di nascita) LavaI Nugent, conte di Westmeath, che nell'esercito del regno ebbe il grado supremo di capitano generale. All'immediazione del generale Nugent fu posto il gi ricordato gen. Minichini. (la cui organizzazione Tale Comando supremo militare fu poi modificata con r.d. 21 marzo

1819) era articolato in tre ripartimenti: amministrazione, Stato maggiore, Ministero. Riferivano a turno a Sua Maest i ministri segretari di Stato, Tommaso di Somma marchese di Circello, cavalier Luigi de' Medici, marchese Donato Tommasi, e tenente generale Diego Naselli d'Aragona. In Sicilia, il dipartimento era rappresentato dal ten. gen. Fardella. da notare che simili tormenti non si proposero per la real Marina, che ebbe sempre un proprio ministro nella persona del menzionato gen. Naselli, il quale lasci tale ufficio solo il 27 aprile 1820 (275), per recarsi luogotenente dove la sua stella doveva tristemente tramontare in Sicilia, nella bufera felice,

di quell'anno infausto. La scelta del gen. Nugent non fu politicamente perch, caduta su uno straniero, verno verso i generali dell'una e dell'altra

dimostrava sfiducia del Goprovenienza. Non

sempre tali scelte avevano sortito buon esito: e non era remo(274) (275)
COLLETTA, a), CORTESE

111, pp. 66.76;


COLLETTA, a),

BLANCH,

b), p. 64.

N. in

111, p. 30.

62

L'Amministrazione centrale

399

to il ricordo della memoranda

dbiicle di Karl Mack von Lei-

berich, nel 1798-1799. Sono probabilmente opinabili le accuse di servilismo verso il cavalier de' Medici, e d'avidit (276), e preferiamo credere come l'istesso uomo che pu condurre una divisione austriaca, ove tutto organizzato e stabilito, che pu essere' un uomo colto in societ, pu mancare delle qualit necessarie per creare un esercito in un paese che gli ignoto, ed ove non sono n abitudini, n tradizioni solide (277). Sarebbe poi eminentemente gen. Nugent di non avere previsto ingiusto fare torto al

e prevenuto il pronuncia-

mento del 2 luglio 1820, quando il Governo nessun sintomo rivelatore aveva percepito, ed aveva anzi dimostrato per bocca del pi autorevole dei suoi componenti una totale incomprensione della situazione politica e psicologica dell'esercito (278). Il gen. Nugent, travolto dagli avvenimenti, lasci l'ufficio il (con uno, cio, che furono 6 luglio 1820 (279), e con r.d. 29 luglio 1820 di quei provvedimenti dichiarati nulli dal r.d. 6 aprile 1821)

del regime costituzionale,

fu ricostituito il Mi-

nistero della guerra, affidato. al tenente generale Michele Carrascosa (280), cui ben presto succedette il ten. gen. Giuseppe Parisi, e poi il ten. gen. Pietro Colletta (r.d.

lO dicem-

bre 1820 e r.d. 25 febbraio 1821). Il ministero della Marina, che dopo la partenza del gen. Naselli per la Sicilia era retto ad interim dal marchese Felice Amati, fu affidato al retro ammiraglio Ruggiero Settimo, che non si mosse mai

(276) COLLETTA, ), 111, pp. 67-68 e 129131. a (277) BLANCH, b) p. 64, nota (2). (278) Il cavalier de' Medici aveva espresso l'opinione ridicola, essere impossibile che una truppa pagata il primo del mese potesse insorgere il due; ma proprio questo avvenne (CORTESEN., I, p. CXX). (279) CORTESE in COLLETTA, 111, p. 141. N. a), (280) Michele Carrascosa y Zerezeda y Azebron, nato 1'11 aprile 1774 in Sicilia: CORTESE in COLLETTA, 111, pp. 352 S8. N. a),

400

Istituzioni

del R egno delle Due Sicilie

62

da Palermo dove risiedeva (281), e fu sostituito ad interim dal ten. gen. Carrascosa, e dai suoi successori. Quel che accadde durante il regime costituzionale, (vedi anche materia di storia politica, o di storia militare Il Ministero

injra, 78).

della guerra e marina,

dopo la liquidazione definitivamente col direttore del ramo

del regime costituzionale, fu ricostituito r.d. 28 maggio 1821. Furono nominati guerra il ten. gen. Fardella raglio Francesco

e del ramo marina il retroammi-

Lucchesi Palli, e con r.d. 26 giugno 1822


0

fu approvato il regolamento della regia segreteria di guerra . Ma poich con r.d. 1 luglio 1821 fu sciolto l'esercito, e con r.d. 29 luglio 1822 anche l'armata di questi direttori missari liquidatori, alla ricostruzione e 79). tuttavia da ascrivere ancora al regno di Ferdinando I un imponente lavoro normativo, la ordinanza dell'amministrazione militare del regno , approvata con r.d. 29 giugno 1824. Questa ordinanza, di 732 articoli e 55 allegati, un vero codifu piuttosto, di mare, la funzione politiche, e per vari anni, quella di com-

schiacciati da preoccupazioni

solo col regno di Francesco I parve che si potesse dar mano delle forze armate (vedi anche in/ra,

78

ce amministrativo militare, occupa un Supplemento della Collezione, di pi centinaia di pagine, ed divisa in 5 libri: amministrazione militare in generale; spese di 1&classe; spese di 2&classe; spese di 311 classe (282); amministrazione Inter-

(281)
GUALTIERI,

Di questo scritta

discutibile

personaggio.

esiste

una biografia letta

di AVARNA DI permette le riviste, ri-

con mano d'amico,

ma che, se

attentamente, gli assegni, e

di fare giustizia (282) Erano il casermaggio del genio monta di mento de'

dell'agiografia siculo-cisorgimentale. spese di P classe .quelle concernenti ospedalieri; militari, di 2' trasporti lavori illuminazione

e gli stabilimenti

classe quelle

per materiali per il tratta-

e d'artiglieria, cavalli e muli, militari

riscaldamento,

topo grafici ; di

3' classe quelle

e de' familiari.

62

L'Amministrazione

centrale

401
era l'Inten1816), inca-

na de' Corpi. L'organo amministrativo centrale denza generale dell'Esercito (r.d. 18 dicembre

ricata del servizio di tutti i fondi assegnati al ramo guerra , ed in particolare della spedizione degli ordinativi di pagamento, della preparazione dello stato discusso annuale, del rendiconto annuale alla Gran Corte de' conti, dei servizi del materiale, trasporti, casermaggio, etc. Intendente generale era i rispettivamenun maresciallo di campo dell'esercito, da cui dipendevano

commessari di guerra <li due classi, equiparate naio 1832) l'organico (tenenti colonnelli), 12 di 2
R

te ai gradi di maggiore e di capitano. In seguito (r.d. lO genfu fissato in 6 commessari ordinatori 12 commessari di l a classe (maggiori) e e molto pi tardi, per la ragione d'avansei posti di

classe (capitani);

che il Commessariato risultava composto d'individui zata et e d'acciaccosa commessario aggiunto salute , furono istituiti

(r.d. 4 agosto 1860). I commessari pre-

stavano servizio tanto presso l'Intendenza generale, quanto nelle province. L'ordinanza prevedeva due vice intendenti dell'esercito, na fu abolita, uno in Palermo, l'altro in Messina; ma col r.d. di Messie la competenza di quella di Palermo, cui era estesa a tutta la Sicilia. 17 dicembre 1830 (artt. 12-13) la vice intendenza preposto un commessario ordinatore,

I contratti dell'Amministrazione militare erano stipulati da apposite giunte , si consideravano fatti dal ministro della guerra e marina, e giudicabili in prima istanza dalle (art. 51 r.d. generale, ed Gran Corti de' conti di Napoli e di Palermo 29 giugno 1824: tratti era generali composta era presieduta dallo scrivano dall'intendente di razione

injra, 169 e 170). La Giunta per i con(supra,

53), da
o da un

tre commessari ordinatori, e dal procuratore avvocato generale, della Gran Corte de'

generale,

conti, in funzione ed una per il

di fiscale . V'erano poi Giunte provinciali,


26.
LANDI -

I.

402

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

62

Governo militare di Gaeta. I contratti relativi al serVIZIOdegli ospedali militari erano approvati dal Consiglio generale di sanit militare, con sede in Napoli, composto da un tenente generale o maresciallo di campo, presidente, dall'ispettore generale di sanit, e da un commessario ordinatore glio 1815). Questo Consiglio assorb poi (r.d. 1836) le funzioni del Consiglio sanitario (istituito come Giunta amministrativa ospedali di marina nentemente (r.d. 17 luIl novembre per gli

della regia marina di sanit

col r.d. 8 luglio 1816). era permae deldella parte amministrativa,

In ogni corpo, il Consiglio d'amministrazione responsabile

l'esatto impiego dei fondi che si davano al corpo (art. 560 r.d. 29 giugno 1824). Il Consiglio aveva diversa composizione, a seconda del corpo presso cui era costituito to, battaglione, va da segretario (reggimenetc.). Di solito, era formato dal comandante, il quartiermastro (ufficiale incaricato del-

e dai due ufficiali pi elevati in grado e pi anziani; funzional'alloggio, vestiario e vettovagliamento); va l'ufficiale di dettaglio, l'appoderato il quartiermastro, il Consiglio nomina(ufficiale pagatore), ed Nella compagnia

tra gli ufficiali subalterni.

delle reali guardie del corpo a cavallo, il Consiglio d'amministrazione era presieduto dal primo tenente. Un momento importante, nella storia delle istituzioni miaffidato, col grado di ca'si diede litari del regno, quello della creazione (r.d. 29 maggio 1827) del Comando generale dell'esercito, pitano generale, a Ferdinando duca di Calabria, cui

come aiutante generale il tenente generale Filippo Saluzzo. Il principe diciottenne dedic le sue fresche energie ed il suo giovanile entusiasmo alla ricostruzione dell'esercito, tuttora mortificato dagli infausti col nome di Ferdinando eventi del 1820-1821, e dal regime II (8 novembre 1830) e, poco dopo,

d'economie fino all'osso, e perci, quando egli ascese al trono

62

L'A mministrasione

centrale

403

abol il Comando generale dell'esercito (r.d. 17 dicembre 1830), la situazione poteva dir si normalizzata, ed i suceessrvi provvedimenti ti (infra, di regia clemenza recuperarono all'esercito elementi preziosi, che per politico sospetto erano stati allontana-

79 e 85). Fu predisposta certamente nel periodo


era comandante generale, anche se pubbli-

in cui Ferdinando

cata qualche mese dopo (r.d. 26 gennaio 1831), la Ordinanza per il governo, pel servizio e per la disciplina delle reali truppe nelle piazze , che , come l'ordinanza amministrativa del 1824, un vero e proprio codice del servizio militare, composto di 2.275 articoli, 20 allegati, ed un indice, diviso in quattro titoli: de' comandi, delle ispezioni, e delle direzioni generali; del servizio; della polizia e del governo; degli onori e delle cerimonie. Sotto il regno di Ferdinando e marina, ramo menti, dei quali

II, il Ministero della guerra


riparti-

guerra , era articolato in quattro

(pi o meno) il primo trattava gli affari rimilitare e civile; il seconil genio, gli istituti d'edumilitare (283); il terzo la la disciplina, il culto, la il quarto la contabili-

servati, legislativi, e del personale do quelli riguardanti l'artiglieria, cazione militare, e l'Orfanotrofio leva ed il reclutamento,

giustizia militare, le prigioni militari, e le pensioni; t ed il contenzioso amministrativo,

il commessariato di guer-

ra e gli ospedali militari (r.d. 12 marzo 1833). Un altro decreto, della stessa data, ne prevedeva talune dipendenze , Dipendevano dal Ministero della guerra, ramo guerra: (r.d. 2

a) La Direzione generale dei Corpi facoltativi

(283) L'Orfanotrofio militare (r.d, l gennaio 1819), provvedeva allistruzione di 400 figli d'ufficiali d'ogni grado, e di 350 figlie, nonch alla dstribuzione di doti, sussidi, etc. (COMERCI, pp. 97 e 576). Fu riordinato con r.d. 2 aprile 1822, ed i suoi impiegati avevano diritto a pensione (r. 8 agosto 1826, in PETITTI, II, p. 606).

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie 404 62 ----------------------~~-------------------------settembre 1832). Il servizio concerneva i cosiddetti corpi facoltativi, cio il Corpo reale d'artiglieria, il Corpo reale del Genio, il reale officio topografico, e gli istituti d'educazione militare. Era diretta da un tenente generale o maresciallo di campo, proveniente dall'artiglieria o dal genio, da cui dipendevano 4 brigadieri ispettori (per il materiale di qua del Faro, per il materiale di l del Faro, per il personale, per l'ufficio topo grafico e gli istituti d'educazione). Organi collegiali tecnico-amministrativi erano il Consiglio generale d'arpresietiglieria, ed il Consiglio delle fortificazioni del genio,

duti dal direttore generale, che potevano riunirsi in Consiglio generale misto , se reso necessario dalle circostanze di servizio. La Direzione generale, con r.d. 14 marzo 1860, fu scissa in Direzione tori) e Direzione sottispettori generale d'artiglieria dell'artiglieria (con sei ispetPer il due cinv'erano generale del genio (tre ispettori).

servizio tecnico-amministrativo

(ufficiali superiori), di qua e di l del Faro,


R

que direzioni di stabilimenti e nove direzioni locali riali) cui si aggiunse la 15 1859; tutte (Pietrarsa) colonnelli affidate a tenenti

(territo-

col r.d. 15 giugno o maggiori (284). due sottispet-

Per il servizio del genio v'erano ugualmente

tori e nove direzioni aumentate ad undici con r. 20 giugno 1841 (285). Il reale Officio topografico (r.d. 22 gennaio 1817), diretto da un ufficiale superiore del genio, aveva tre sezio(conservata col r.d. 31 agoni in Napoli, ed una in Palermo

sto 1815), provvedeva ai lav~ri topografici, disponeva delle officine tipografiche, calcografiche e litografiche per ogni sorta di lavori dell'amministrazione militare, e possedeva una

(284) COMERei. p. 91, riferisce la distribuzione teresse militare tra le diverse direzioni. (285) ZEZON, p. 27.

delle fabbricazioni

d'n-

62

L'Amministrazione

centrale

405

ricca biblioteca a disposizione dei militari, una raccolta universale di carte geografiche ed idrografiche, ed un gabinetto completo di strumenti astronomici , geodetici, ottici e grafici, e la scuola anche di fabbricazione estera. Gli istituti d'educazione militare erano il real Collegio militare della Nunziatella, militare di S. Giovanni a Carbonara

(in/ra, 79).

b) L'Intendenza generale, la vice intendenza di l del Faro, la Giunta generale de' contratti militari, di cui abbiamo gi parlato; ed inoltre alcuni altri uffici amministrativi (r.d. 12 marzo 1833), cio l'Officio di verifica degli aggiusti

de' corpi ed isolati, la Commessione vestiario, bardatura e casermaggio, ed altra di l del Faro, che erano Commissioni permanenti di collaudo; la Giunta di rimonta, per l'acquisto dei
quadrupedi, e l'alienazione di quelli inutili o riformati. c) La Direzione generale degli ospedali militari, era stata istituita col r.d, 17 luglio 1815, gi ricordato; devano gli ospedali, di varie categorie vato con r.d. 16 settembre 1831. ne dipen-

(in/ra, 77 e 79).
l

Il regolamento sanitario per l'armata di terra era stato approIl direttore generale, ed comandanti degli ospedali, erano ufficiali delle varie armi; i medici curavano solo il servizio sanitario. d) L'Alta Corte militare, menzionata nel r.d. 12 marzo 1833 come dipendenza del ramo guerra be, interforze , era in realt un organo comune alla real marina, cio, come oggi si direb-

. V'erano addetti impiegati civili, nonch

ufficiali e sottufficiali sedantenei. Della sua composizione, e della sua funzione, si dice in/ra Dipendevano

154. , cio i forti


(art. 8 nel presidio

dal ramo guerra i presdi

dove si scontava la pena dei ferri ll.pp.).

406

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie Dopo la separazione del ramo guerra

62

dal ramo ma-

rina (r.d. 14 settembre 1855), le piante organiche dei due ministeri furono fissat e con r.d. 5 marzo 1860. Il ramo Marina , secondo il r.d. 12 marzo 1833, comprendeva due ripartimenti: il primo si occupava degli affari generali, e del personale militare e civile; il secondo della contabilit, del materiale, delle costruzioni, e della navigazione di commercio. Il Comando generale della Marina r.d. 8 gennaio 1826, e riunito r.d. 17 ottobre il Consiglio al ministero; ristabilito

(in/ra,
col

78 e 82) istituito col r.d. 7 ottobre 1823, fu abolito col


1830, e definitivamente soppresso col r.d.

19 dicembre 1834. Fu poi istituito, d'ammiragliato un vice presidente e sei membri

col r.d. 3 agosto 1850, scelti tra i vice supplen-

, composto da un presidente,
ordinari, da membri straordinari

ammiragli e retroammiragli,

ti scelti tra i brigadieri, e da un segretario scelto tra gli ufficiali superiori; i membri delle altre dipendenze potevano intervenire con voto consultivo. Il Consiglio era competente ed amministrazione della in materia di personale, materiale real marina. Erano dipendenze denti a quelle della real marina: corrispon(r.d. 24 generale dell'esercito a) L'Intendenza generale, con attribuzioni dell'intendenza

gennaio 1832). Vi era preposto un ufficiale generale da cui dipendevano un commessariodi ufficiali soprannumeri 1 a classe contadore principaaveva la propria le; commessari ed ufficiali, di tre classi per ciascun grado; ed (286). La Marina

(286) Il r.d. 24 gennaio 1832 prevedeva 3 commessari di 1" classe; 3 commessari di 2' classe; 14 ufficiali di l' classe; 20 ufficiali di 2' classe; 22 ufficiali di 3" classe; 16 soprannumeri; ma l'organico fu pi volte ampliato (ZEZON, p. 61). I commessari di l' classe erano equiparati al grado di tenente

62

L'Amministrazione

centrale

407

Giunta dei contratti, composta come quella dell'esercito. Per


la Sicilia, v'era un comando di dipartimento (affidato ad un a Pacapitano di vascello, in Messina, con distaccamento lermo (r.d. 19 marzo 1835). h) Il Servizio degli ospedali militari

(r.d. 17 luglio

1815), da cui dipendevano l'Ospedale centrale della marina in Piedigrotta (r.d. 9 gennaio 1829, e reg. d'amministrazione 6 giugno 1831) e gli Ospedali di marina di Castellammare e di Procida. c) Gli istituti d'istruzione, cio la

reale Accademia na-

vale, per la formazione degli ufficiali di guerra e degli ingegneri navali (r.d. 21 novemhre 1827 e 30 aprile 1829), soppressa e sostituita dal real Collegio di Marina con r.d. 19 marzo 1835 (reg. organico 26 agosto 1844); la Scuola degli alunni marinai e dei grumetti, per la formazione dei piloti e dei sottufficiali; e l'Osservatorw astronomico della marina. Dipesero per vario tempo dalla real marina i hagni penali , cio gli stahilimenti di pena per i condannati ai ferri (art. 8 Il.pp.), il che si spiegava per la collocazione insulare, o comunque marittima, di qeui tristi soggiorni (vedi anche

in/ra, 157). In seguito, per, il servizio lavori pass al Genio di terra (r.d. 14 luglio 1855), e poi tutte le attrihuzioni
relative furono trasferite al Ministero dei lavori pubblici (r.d. 29 dicemhre 1857:

infra, 64). I citati provvedimenti ugual-

mente disposero per i presdi

del ramo guerra (vedi anche

infra, 153).
Il personale del Ministero della guerra e marina era in parte civile, in parte militare. Il personale amministrativo

colonnello; senza grado.

gli altri, rispettivamente, ad aiutante

di maggiore, (sottuffciale).

capitano, I meritori

tenente,

2 te-

nente, ed i soprannumeri

~ erano alunni,

408

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

63

direttivo aveva l'ordinamento comune (supra, 41) ed era detto Corpo politico (287). I commessari di guerra, ed i medici, chirurgi, e farmacisti, erano militari, con rango e trattamento d'ufficiali, ma non erano qualificati per gradi. Nel. la Marina, con r.d. 7 aprile 1838, fu costituito un solo Cormilitari della real marina , per l'amministrapo Dipendenze

zione, gli ospedali, e le segreterie militari. Erano addetti al ministero ufficiali e sottufficiali attivi e sedentanei: i primi, per, soltanto quando fossero assegnati a posti che (r.d. 16 aprile 1828: la legge riservasse ad ufficiali in attivit

injra, 85). 63. Il Ministero della Real Casa, e l'Amministrazione della Real Casa. - Sotto l'antico regime, la real segreteria di
Stato della Real Casa era un vero e proprio ministero, titolare sedeva in Consiglio di il cui Stato (supra, 39), ma tale

posizione politica and progressivamente attenuandosi fino alla soppressione del Ministero (supra, 23). Tuttavia, alcune attribuzioni amministrative erano esercitate dal Ministero della Real Casa, e furono successivamente esercitate dalla Soprintendenza che lo sostitu, dimodocch non si pu omettere di parlarne (288). La l. IO gennaio 1817 (art. 3) menziona la real segreteria della casa reale da un punto di vista meramente negativo, perch non riguardando che gli oggetti e gli interessi parti. colari della (nostra) real casa e famiglia, de' (nostri) siti reali, e de' (nostri) ordini cavallereschi , non era compresa nella ripartizione delle cariche ministeriali tra i sudditi dei domini di qua e di l del Faro (art. 2 l. cit., ed art. 2 l. Il di(287) ZEZON, p. 51; Ruoli, pp. 35, 183, 268. (288) Per la real segreteria particolare (r.d. Il gennaio 1831), vedi supra, 23.

63

L'Amministrazione

centrale

409 agli

cembre 1816), e poteva essere conferita promiscuamente casa, l'art. 4 1. Il dicembre 1816 (supra,

uni ed agli altri, come prevedeva, per gli impieghi della real

40).

Il Ministero assunse poi il nome della real casa ed Ordini cavallereschi , e col medesimo r.d. 20 giugno 1821 ne furono fissate le attribuzioni, che concernevano i siti reali (289); gli Ordini cavallereschi e la Commessione di nobilt (supra, 26); la reale Societ borbonica, la reale Biblioteca borbonica, il Museo Borbonico, l'officina dei papiri ercolanensi, gli scavi d'antichit; la real famiglia; l'etichetta lo stato civile delle persone dele i baciamani

(290); il teatro San


(r.d. 2 erano

Carlo. Al ministro era attribuita maggio 1829, che modifica l'art. contenzioso amministrativo), contenzioso assimilati a quelli dello Stato, sia

facolt esclusiva per auto-

rrzzare i giudizi attivi della real casa e dipendenze

16 L 21 marzo 1817, sul


per i privilegi, sia per il

ed i beni della real casa

(art. 4 1. cit.). da notare

che il nucleo della

biblioteca e del museo derivavano da casa Farnese, e che a Carlo di Borbone si dovevano gli scavi di Pompei, Ercolano, ete., nonch la fondazione dell'Accademia ercolanense, primo nucleo della real Societ borbonica

(291). Perci si spiearcheo-

ga che tale prezioso ed imponente patrimonio artistico,

(289) dovevano

I reali
essere

siti,

anche in

se improduttivi catasto per in

di rendita semplice

ed addetti

a delizia, la e

annotati

memoria

, e quindi
ad accedervi, poste del del delle

Commessione ad esegurne priet voliere liere della

rettificatrice la descrizione Real Casa era elencate

de' catasti anche della

Sicilia 1845,

era autorizzata diretto d'alcune

(r. 29 gennaio

in PETITTI, II, p. 212). Di pro

il dominio Real Casa,

Ta. erano TavoCorti

di Puglia,

nel r.d. 12 ottobre

1827,

che, in conseguenza, a quella

aggregate (290) (291)

all'Amministrazione Sulla etichetta,

e sottratte stile

(supra, 57). c costumanza precisa, esattissimo

e delle Segreterie

, COMERCI,p. 492. Sui baciamani, SCHIPA, II, pp. 227 68.

von LOBSTEIN, b).

410

Istituzioni d el Regno delle Due Sicilie

63

logico e bibliografico fosse considerato una dipendenza della real Casa. Un ulteriore shiadimento dell'importanza nistero della Real Casa si ebbe con l'art. politica del MiIl reg. 4 giugno

1822, sul Consiglio di Stato ordinario, che dispone: Il ministro segretario di Stato della nostra casa reale e degli ordini cavallereschi interverr sempre nello stesso Consiglio de' ministri; ma in quanto agli affari del suo dipartimento vi porter solamente quelli che hanno relazione con gli altri dipartimenti, per indi proporli unitamente a tutti gli altri affari appartenenti al suo ministero, non gi nel Consiglio di Stato, ma direttamente a noi come sta facendo attualmente

. Con que-

sta disposizione, il ministro della Real Casa era escluso dal Consiglio di Stato, cio dalla pi alta sede politica del regno. La soppressione del Ministero della Real Casa fu infine disposta da Ferdinando II, col r.d. 9 settembre 1832, e fu sostituito dall'Amministrazione Le attribuzioni furono della Real Casa

(supra, 23).

smistate, passando le dipendenze artie presso il quale titoli

stiche e culturali al Ministero degli affari interni, che allora era competente per la pubblica istruzione, costituirono il 7 ripartimento, di nobilt;

Musei, antichit e belle arti;

al Ministero di grazia e giustizia la Commessione de' Ordini cavallereschi. Restarono alla Soprintendenza

ed alla Presidenza del Consiglio de' ministri gli le attri-

buzioni relative ai reali siti, alla famiglia reale ed alla real Corte; e poi ancora, con r.d. 17 febbraio 1848, furono conferite in via permanente al Ministro di grazia e giustizia le attribuzioni d'ufficiale di stato civile per la real famiglia. Abbiamo visto (supra, 47) che i musei, antichit e belle arti furono col r.d. 6 marzo 1848 ulteriormente 1852) restituiti definitivamente alla Soprintendenza trasferiti della caal Ministero della pubblica istruzione; e poi (r.d. 17 gennaio

63

L'Amministrazione

centrale

411

sa reale. Di conseguenza, questo ufficio venne ad esercitare una funzione di tutela del patrimonio artistico, archeologico e bibliografico nazionale , che eccedeva la sua configurazione, d'amministrazione dei beni della corona e degli interessi della real famiglia. L'altissimo pregio del detto patrimonio aveva dato luoIl r.d.

go a frequenti interventi legislativi ed amministrativi. tuale i quadri,

13 maggio 1822 aveva vietato di togliere dal loro sito atle statue, i bassi-rilievi, e tutti gli oggetti e monumenti storici, e di arte, che esistono tanto nelle chiese, e negli edifici pubblici, quanto nelle cappelle di padronato particolare (art.

l); nonch di demolire,

o in qualsivo-

glia modo degradare, anche nei fondi privati, le antiche costruzioni di pubblici edifici, come sono i tempii, basiliche, i teatri, gli anfiteatri, i ginnasi, del pari che le mura di citt distrutte, gli acquidotti, mausolei di nobile architettura, altro (art. 2); nonch d'esportare governativa. Parimenti torizzazione ed oggetti d'arte senza au(r.d. 14 maggio 1822) sen-

non potevansi intraprendere za tale autorizzazione.

scavi d'oggetti d'antichit

E poich accadeva che i ricercatori

si arbitravano egualmente di compiere scavi senza il sovrano permesso, oppure, avendolo ottenuto, di vendere ed asportare furtivamente gli oggetti rinvenuti, co e dall'incaricato del direttore il r. 29 settembre 1824 (292) del real museo borbonico disponeva che gli scavi fossero sorvegliati, non solo dal sinda(art. 2 r.d. 14 maggio 1822) ma eziandio dagli agenti di polizia, nei quali si abbia una fiducia maggiore

, e si raccoman-

dava a tutte le autorit di polizia la pi accurata vigilanza . D'una serie di provvedimenti del re Francesco I (sovrano particolarmente interessato all'arte ed alla cultura), per la con-

(292)

PETITTI,

IV, p. 116.

412

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

63

servazione delle antichit di Pesto e di Pozzuoli, abbiamo fatto altrove menzione

(supra, 36). Il r.d. 16 settembre 1839,

che era espressamente detto applicabile anche di l del Faro (art. 4) confermava la vigilanza delle autorit amministrative (allora, alla dipendenza del Ministro degli affari interni) sulle opere indicate dal r.d. 13 maggio 1824. Le autorit suddette dovevano curare (art. 2) che tali monumenti fossero ben conservati a cura dei proprietari, e non soffrissero degradazione in verun modo; dovevano vigilare perch non fosse alterato o deturpato l'antico con lavori moderni; non dovevano fare eseguire restauri senza l'autorizzazione del ministro, previo parere della reale Accademia di belle arti, e con le norme da questa indicate. Le opere meritevoli in particolar modo d'essere conservate, che fossero esposte a deperimento, potevano d'ordine del ministro, previa sovrana autorizzazione, e col parere della reale accademia, essere trasportate nel real Museo borbonico per esservi esposte, e dovevano essere sostituite, nel luogo donde venivano tolte, con una copia, eseguita a spese del Museo (art. 3). Da questa disposizione erano esclusi i quadri siti nelle chiese, per cui si prescriveva rigorosa vigilanza (art. 3 cit.). Nelle chiese di regio patronato, e nei reali siti, la vigilanza spettava solo alla Soprintendenza, ed alla direzione del Museo borbonico (293). Il r.d. 21 agosto 1851 stabil, per i reali domini oltre il Faro, che la spesa di conservazione e restauro di monumenti nelle strade fossero a carico delle provincie, dei comuni e dei privati proprietari, a seconda che le strade fossero comunali, provinciali o vicinali. L'art. 261 ll.pp., che richiamato sponeva: Chiunque avr distrutto, nei citati decreti, diabbattuto, mutilato o

in qualunque modo deteriorato monumenti, statue o altri og-

(293) R. 11 maggio

1853, in

PETITTI,

V, p. 451.

63

L'Amministrazione

centrale

413 pubblico, ed sar

getti d'arte destinati all'utilit innalzati dall'autorit l'ammenda

e all'ornamento

pubblica o per sua autorizzazione,

punito col primo al terzo grado di prigionia o confino, e colcorrezionale; salve le pene maggiori stabilite nel caso dell'art. 141 . I tre gradi di prigionia o confino esprimono un tempo minimo d'un mese, e massimo di cinque anni (art. 26 ll.pp.). L'ammenda (art. 30 n.pp.). L'ipotesi correzionale era da 3 ducati chiun(6 ducati in Napoli, Palermo, Messina e Catania) a 100 ducati dell'art. 141 concerneva que per solo disprezzo, e senza servire ad un fine pi criminoso, infranga o deformi stemmi reali, statue o immagini del re e della real famiglia, situati ne' luoghi pubblici

, ed

era punita con la rilegazione (trasporto in un'isola, per trattenervisi libero non meno di 6 anni n pi dieci: art. 12 Il.pp.). Queste disposizioni sono degne di nota, culturale giu stifica limitazioni vata, e garantisce il rispetto dei monumenti

perch l'interesse
prie degli oggetti preventivo

od oneri della propriet

d'arte con una severa norma penale. Il punto debole pare, tuttavia, la mancata previsione d'un accertamento delle cose meritevoli di tutela, cos come, con la notificazione dell'apposito vincolo , avviene secondo la vigente 1. I" giugno 1939, n. 1089 (ma si tratta d'istituto introdotto solo con 1. 20 giugno 1909, n. 364, talch non si pu addebitare al legislatore napoletano di non averlo ideato). Si pu facilmente immaginare che, malgrado le disposizioni del Governo, gli non interventi affidati caso per caso ad autorit locali, che, quando pure fossero state animate da zelo ed imparzialit, potevano certo avere una competenza specifica in cose d'arte e di storia, siano spesso mancati, e che, specie nei centri minori, e pi lontani dalle citt, molto sia andato irreparabilmente perduto.

414 64.

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

64

Il Ministero dei lavori pubblici. -

Il Ministero de'

lavori pubblici fu istituito con r.d. 17 novembre 1847, e fu il solo dei tre creati in quel torno di tempo (gli altri due furono i ministeri della pubblica istruzione e dell'agricoltura commercio), che, malgrado taluno dubitasse dell'utilit l'istituzione (294), sia sopravissuto autonomamente fine del regno, ed anzi siasi ampliato e rafforzato. Il Ministero de' lavori pubblici fu costituito con servizi distaccati principalmente dal Mini stero dell'interno e da quello delle finanze, secondo criteri che non appaiono a prima vista molto omogenei: gli fu assegnata, ed era logico, la Direzione generale de' ponti, strade, acque, foreste e caccia, che dipendeva dal ministro delle finanze (supra, 49), e quindi il Ministero de' lavori pubblici stero dell'interno ebbe ingerenza in materia d'opere pubbliche provinciali, con contatti non rari col Minie del-

sino alla

(in/ra, 104 e 105). Il r.d. 19 giugno 1848

prevedeva altres la scissione della direzione generale de' ponti e strade da quelle delle acque, foreste e caccia, destinata al Ministero dell'agricoltura e commercio, ma tale provvedimento non ebbe esecuzione. Sempre col r.d. 17 novembre 1847, pass al Ministero de' lavori pubblici la Stamperia reale, ma col r.d, 12 aprile 1848 fu restituita alla Presidenza del Consiglio de' ministri. Parimenti si previde il trasferimento al Ministero de' lavori pubblici degli stabilimenti di beneficenza non dipendenti dai Consigli degli ospizi, ma furono logicamente con r.d. 11 aprile 1848. Fu restituiti al Ministero dell'interno

invece definitivamente acquisita al Ministero de' lavori pubblici (r.d. 21 giugno 1848) la competenza, gi spettante ai Ministeri dell'interno, e della guerra e marina, concernente la ricostruzione e riparazione delle prigioni e luoghi di pena, ed

(294)

DE

SIVO, a),

I, p. 94.

64

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie

415

il mantenimento dei detenuti; ed infine (r.d. 29 dicembre 1857) il servizio dei bagni, presdi e relegazione. Il Ministero de' lavori pubblici, secondo il r.d. 3 maggio 1856, era articolato su tre ripartimenti: segretariato, archivio e contabilit; opere pubbliche, re speciali e provinciali, che comprendevano le opela statistica e le

le opere regie, le strade ferrate, il

personale de' ponti e strade, le piantagioni,

bonificazioni; e luoghi penali e prigioni. Dipendevano dal Ministero de' Iavor'i pubblici:

a) La Direzione generale de' ponti e strade, acque, foreste e caccia. Il servizio de' ponti e strade (ponts et chausses), le cui funzioni erano, pi o meno, quelle del nostro
Genio civile, era stato istituito con r.d. 31 marzo 1806, e dipendeva dal Ministero dell'interno. nieri di ponti e strade Con r.d. 18 novembre 1808, e 21 gennaio 1809, fu costituito il Corpo degli inge(295), il quale assunse subito alto e per il numero e l'utiCon r.d. 25 dal Ministedai prestigio, per la capacit dei tecnici, gennaio 1817, il Corpo fu sciolto, ro degli affari interni.

lit delle opere in pochi anni realizzate (296). zione generale de' ponti e strade, dipendente

e gli fu sostituita la Dire-

In questo periodo, era distinta

ponti e strade l'Amministrazione delle acque e foreste, istituita con l. 20 gennaio 1811 per regolare i dissodamenti, gli sboscamenti, i tagli delle selve, e tutta l'economia silvana. Questa amministrazione, con l. 18 ottobre 1819, fu riunita a quella del demanio, dipendente dal Ministero delle finanze;

(295) Sulla sollecitudine che ebbe, per tale Corpo, Gioacchino Murat, VA' p. 327. Dal 1812 al 1814, fu direttore generale del Corpo di ponti e strade Pietro Colletta (nominato consigliere di Stato con r.d. 26 aprile 1814): D'AULA, b), p. XV. . (296) Un lungo elenco di opere (in maggior parte stradali) realizzate durante il governo di Gioacchino Murat, o da lui iniziate, in VALENTE, pp. 326 88.
LENTE,

416

Istituzioni

del Regno

delle Due Sicilie

64

ma con r.d. 26 novembre

1821 la direzione generale del de-

manio fu abolita, aggregandosi l'amministrazione dei relativi beni alla Cassa d'ammortizzazione (supra, 56), ed il servizio d'acque, rale de' ponti foreste e caccia aggregato alla Direzione genee strade. Si voleva con ci creare un'ammi-

nistrazione la quale della costituzione fisica delle nostre terre e delle nostre acque avesse saputo valutare le variazioni e dirigerne l'economia (297). Di conseguenza, col r.d. 25 febbraio 1826, fu ordinata, ne' reali domini di qua del Faro, la Direzione generale de' ponti e strade, delle acque, delle foreste e della caccia, dipendente ma autorizzata a corrispondere ni per quanto riguardava dal Ministero delle finanze, degli affari intercol ministro

lavori ed opere provinciali e comunadel Ministero de' la-

li (artt. l e 2 r.d. cit.). Dopo l'istituzione le, prima dal Ministero d'agricoltura soppressione di quest'ultimo,

vori pubblici, la direzione generale dipese, per il ramo forestae commercio, e, dopo la dell'interno. Il con r.d. 28 apridal Midal Ministero

ramo acque, foreste e caccia fu costituito, le 1859, in separata direzione generale, nistero dell'interno, le direzione generale, restando separata

dipendente

ma subito dopo (r.d. 16 maggio 1859) tada quella di ponti genege-

e strade, fu restituita al Ministero de' lavori pubblici. Prima di tale scissione, questa enorme direzione rale aveva a capo un direttore generale (carica abolita 18 marzo 1852, e sostituita con quella d'amministratore

con r.d.

nerale), assistito da un segretario generale, ed era articolata in sei ripartimenti (contabilit; opere di conto della tesoreria generale; opere provinciali, comunali e di pubblici stabilimenti e corpi morali, affari generali, appalti, servizio dei regi lagni, affari del personale; foreste, caccia, pesca; contenzioso

(297)

COMERCI,

p. 408.

64

L'Amministrazione

centrale

417

dei reati forestali vdi caccia e di pesca, personale degli agenti forestali, ed affari diversi del ramo forestale; archivio e biblioteca). Esaminiamo Ora l'organizzazione dei ponti e strade, e vedremo dopo quella delle acque e foreste. Ai ripartimenti era addetto personale amministrativo, con la normale gerarchia e lo stato giuridico degli impiegati mini. steriali (artt. 4 ss, r.d. 25 febbraio 1826, modificato dal r.d. 26 marzo 1827). Avevano per soldi inferiori: partimento quello degli uffiziali di l ri in proporzione un'indennit Il soldo del direttore
n

gli uffiziali di r'i-

classe, e i gradi inferio-

(art. 42 r.d. 25 febbraio 1826; generale era d'annui

supra, 41).

d. 3.000 (pi

di pigione di casa di d. 600, che fu abolita col

r.d. 11 gennaio 1831); quello del segretario generale di d. 1.200; ed all'amministratore generale, col r.d. 18 marzo 1852, fu attribuito il soldo d'ispettore generale (d. 900) nua indennit di d. 600. Il Corpo degli ingegneri di acque e strade era istituito ed un'an-

per

tutti i rami di servizio relativi ai progetti, alla direzione ed alla esecuzione delle strade, dei ponti, dei canali di navigazione e d'irrigazione, della navigazione de' fiumi, del regolamento e dell'arginazione de' fiumi e torrenti, del prosciugamento de' lagni, e degli stagni, e di ogni altra specie di bonificazione de' terreni, de' porti commerciali, ed infine di tutte le altre opere pubbliche .(art. 8). Il Corpo era costituito di tre ispettori generali, quattro ingegneri ispettori, sei ingegneri (di tre classi, due per ciascuna), e sette ingegneri aggiunti (art.34). I domini di qua del Faro erano divisi in tre ripartimenti, a ciascuno dei quali era preposto un ingegnere ispettore, con ingegneri d-ipendenti. Il primo ripartimento comprendeva Principato Citeriore, Basilicata e le tre Calabrie; il secondo Terra di Lavoro, Principato Ulteriore, Capitanata, Terra di Bari e Terra
27. LANDI I.

d'Otranto;

il terzo Molise ed-

i tre Abruz-

418

Istituzioni

del Regno delle

Due Sicilie

64

zi (art. 14). Alle opere di Napoli e provincia soprintendevano gli ispettori generali. In seguito, con r.d. 6 giugno 1840 (298), fu istituita una sezione del Corpo, per le opere provinciali e comunali, dipendente dal Ministero degli affari interni, e composta di 2 ispettori generali, 2 ispettori, 29 ingegneri (rispettivamente 8, 9 e 12 per ciascuna classe), 20 ingegneri aggiunti ed 8 ingegneri alunni: un ingegnere di 1
8

o 2

classe ve-

niva destinato, inteso il direttore generale, alla direzione delle opere pubbliche in ciascuna provincia. Le due sezioni, che pare avessero dato luogo ad inutile d'unit del servizio, furono riunite dispendio ed a mancanza con r.d. 18 marzo 1952 in

un sol ruolo, composto di 3 ispettori generali, 6 ingegneri ispettori, 48 ingegneri (12, 16, 20 per ciascuna delle tre classi), 22 ingegneri aggiunti, e 22 ingegneri alunni. Gli ispettori generali avevano l'annuo giunti di 240. Il Consiglio degli ingegneri era presieduto dal direttore generale, ed era composto dai tre ispettore febbraio ispettori generali, e da un voto (art. 9 r.d. 25 in funzioni di segretario con soldo di d. 900, gli ispettori di 620, gli ingegneri, secondo la classe, di 600, 480 e 360, e gli ag-

1826). Un avvocato generale della Gran Corte de'

conti interveniva in funzioni di pubblico ministero (299). Nel periodo in cui il Corpo degli ingegneri era diviso in due sezioni, intervenivano palto, le liquidazioni, dava il suo parere pervenienza due ispettori generali per ciascuna sezione (300). Il Consiglio esaminava i progetti, le condizioni d'approponeva regolamenti ed istruzioni, e

su tutte le questioni d'arte di qualsiasi

(art. Il r.d. cit.).

(298) Questo decreto fu preceduto da un r. 18 agosto 1839 (PETITTI, I1I, p. 567), che indicava le basi della riforma organizzativa del Corpo. (299) Questa notizia data da PETITTI, III, p. 506, nota (I); ma non rsulta la fonte: probabilmente, un rescr tto. (300) R. 18 agosto 1839, supra, nota (298).

64

L'Amministrazione

centrale

419

La Commessione di revisione (artt. 12 e 13 r.d. cit.) era composta di due o tre ingegneri, scelti dal direttore generale preferibilmente i lavori preparatori Un'altra tra quelli che per et avanzata o salute degli affari da sottoporre al Consiglio. cagionevole erano meno idonei al servizio attivo, e compiva Commessione di revisione, per i lavori dipendenti

dal Ministero degli affari interni, composta di tre ingegneri, uno per classe, fu istituita con l'art. 7 r.d. 30 agosto 1840. Le norme concernenti le opere pubbliche statali, provinpreparazione ciali o comunali, sono esaminate infra, La scuola d'applicazione

104, 105 e 123.


per esame, esclu-

era istituita per la

degli ingegneri aggiunti, che erano nominati, le cattedre di matematiche geodesia, architettura architettura idraulica

sivamente tra i suoi allievi (art. 20 r.d. cit.). V'erano istituite applicate, geometria descrittiva e pratica, costruzione in civile e disegno, chimica e mineralogia, ed idrometrica

generale ed arte di progettare (art. 23 r.d. cit.), e v'erano addetti un professore di diritto, uno d'agronomia, ed uno di dialla scuola un insegno di paesaggio (301). Soprintendeva ducati (art. 24 r.d. cit.).

gegnere del corpo al ritiro, con gratificazione mensile di 15

b) La Direzione generale delle acque, foreste e caccia,


come abbiamo detto, erasi distaccata dalla Direzione generale de' ponti e strade col r.d. 28 aprile 1859: si trattava, in sostanza, del quarto e quinto ripartimento di quest'ultima, e l'ordinamento ne era contenuto nel citato r.d. 25 febbraio ge1826, e nella 1. forestale, 21 agosto 1826. La direzione

nerale aveva al vertice un Consiglio forestale , composto dal direttore generale (poi, amministratore generale), dal se-

(301) Cos fonte.

PETITTI,

III, p. 509, nota (2); ma anche qui non risnlta la

420

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

64

gretario generale (prima della separazione, erano i medesimi della direzione di ponti e strade), e di due ispettori generali forestali, il meno anziano de' quali fungeva da segretario (art. 26 r.d. cit.). In ogni capoluogo di provincia, di qua del Faro, v'era un ispettore forestale (col soldo annuo di d. 480). Le provincie erano divise in circondari silvani, formati di pi circondari dia-generale giudiziari (302), cui era preposto un guardi d. 264), ed i circondari in 39, 40, 41 (corpo non (soldo annuo

comprese , custodite da guardiaboschi (artt. r.d. cit.; artt. 159 ss. l. cit.). La forza forestale militare, ma investito

di funzioni di polizia, ed in unifor-

me) era composta di lO brigadieri e 50 guardie forestali per la custodia de' boschi dello Stato (art. 159 l. cit.) e di 15 brigadieri e 42 guardie a cavallo, ordinate in brigate mo(303). Dipendevabili d'un brigadiere e tre o quattro guardie

no inoltre dalla direzione suddetta una brigata di guardiacaccia per la provincia di Napoli (un brigadiere e 16 guardie), ed i sopra stanti e guardiani de' regi lagni di Napoli, Terra di Lavoro, e Principato Citeriore (304). L'organico fu alquanto ampliato dal r.d. 11 febbraio 1860. La materia delle acque non riguardava i lavori, che erano r.imasti alla Direzione di ponti e strade, ed all'amministra(dopo la sua istituzione col zione generale di bonificazione

(302) 1 circondari silvani s e. le relative circoscrizioni erano fissati con circo Min. finanze 30 dicembre 1837 (PETITTI, II, p. 751, nota 93). I guardia. generali erano settantanove (art. 40 r.d. 25 febbraio 1826), ed era previsto che all'immediazione degli ispettori, e dei guarda-general proprietari (cio titolari) fossero destinati dei e guardla-generali soprannumerari , senza soldo (art. 162 1. 21 agosto 1826). (303) R. 4 aprile 1827, in PETITTI, II, p. 750, nota (90). (304) Sono indicati come regi lagni le opere di bonifica eseguite nella pianura campana, tra il basso Volturno ed il Vesuvio, dalla met del secolo XVI. I e guardalagni s costituivano un corpo organizzato, il cui regola. mento organico fu approvato con r.d, 17 marzo 1851.

64

L'Amministrazione

centrale

421

r.d. 11 maggio 1855), ma piuttosto l'uso delle acque pubbliche. Appartenevano al demanio pubblico i fiumi e le riviere navigabili o adatte ai trasporti (art. 463 IL cc.); e, per un'interpretazione estensiva, quelli che servivano ad usi delle popolazioni e delle campagne (inlra, 168); ma non v'era una legge generale sulle acque, i cui usi erano regolati, caso per caso, con singoli provvedimenti. Cos, tre reg. 17 novembre 1817, rispettivamente per le paludi di Napoli, della Volla e contorni, per i regi lagni di Terra di Lavoro (poi sostituito da altro, 16 giugno 1833) e per il Vallo di Diano, ed un reg. 14 dicembre 1841 per la Valle bassa del Volturno (poi sostituito con altro, 18 dicembre 1855) disciplinavano i diver si usi dei canali e delle loro acque (estrazione di terra, derivazione d'acqua per irrigazione, macerazione di canapa o lino, costruzioni sulle ripe, pesca, abbeverata d'animali) o vietandoli in modo assoluto, o subordinandoli mvano le trasgressioni ad autorizzazione della Direzione geo fttuari ; e pu( injrc; disciplinata con pene amministrative nerale; imponevano certi oneri ai proprietari

173). La materia forestale era stata parzialmente in passato da dispacci dell'antico regime, e dalla io 1811, istitutiva dell'Amministrazione e foreste. Era stata poi

L 20 gennaacque

generale delle

emanata la L 18 ottobre 1819, che

non pare avesse dato buoni risultati (305). Essa perci era stata abrogata e sostituita dalla

L 21 agosto 1826, salvi i ti-

(305) L'autocritica, come oggi si direbbe, del legislatore, nel preambolo della 1. 21 agosto 1826, : < L'esperienza ha nondimeno dimostrato, che i r isultamenti di utilit pubblica non abbian compiutamente corrisposto ai sagrifizi dei diritti di propriet che la legge (18 ottobre 1819) imponeva, sia che gl'impiegati forestali, come nelle nuove istituzioni per lo pi accade, per zelo smodato, avessero i sagrifia dei proprietari accresciuti; sia che persone po tenti avessero delle disposizioni della legge abusato; sia che la stessa Direzione generale residente in Napoli non avesse potuto direttamente vegliare ne' luoghi lontani, alla repressione degli abusi s ,

422

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

64

toli X ed XI, che concernevano la caccia e la pesca. La disciplina della pesca fu rammodernata con reg. 20 ottobre 1834, ed 11 maggio 1835. Secondo la 1. 21 agosto 1826, i boschi, selve e terre salde erano divisi in tre classi, secondo il soggetto cui appartenevano. Quelli dello Stato, erano custoditi ed amministrati dalla Direzione generale. Quelli dei comuni, dei pubblici stabilimenti, e dei corpi morali tanto ecclesiastici quanto li (~06) erano sotto la custodia e l'amministrazione tivi amministratori laicade' rispet-

e titolari, e la Direzione generale si limi-

tava alla vigilanza per la conservazione e pel miglioramento. Quelli, infine, appartenenti a privati erano sottoposti agli interventi della direzione generale solo per i disboscamenti dissodamenti, in pendio e che erano vietati in modo assoluto per le terre

( terre appese ), e dovevano essere autorizzati

dalla Direzione generale, previo esame del Consiglio forestale (307), in tutti gli altri casi. I boschi di propriet della Real

(306) la legge e de' invece

Sui beni forestali la vigilanza morali laicali. precedente,

degli

enti ecclesiastici, in tutto de' a quelli

l'art. de'

4 l. 21 agosto soggetti pubblici

1826

aveva abolito corpi

amministrativa, I boschi di privata

e le tasse cui erano legati

secondo erano

assimilandoli

stabilimenti,

pii o cappellani e laicali (r. 3 giugno

assimilati Le

a quelli

propriet

1835, su cfp. CN, erano ve-

in PETlTTI, IV, p. 346). (307) rificate e strade, domande luogo d'autorizzazione, commessione, comunale, indirizzate composta sostituito, d'un all'intendente, se la sopra da una da un ingegnere domanda vicino comune (art. d'acque concer(circ, era tra11 maggio non comla circo 20 le disper. sii.

dal guardia. generale, di propriet 17 dicembre erano svellere generale in

e dal sindaco,

neva un fondo Min. finanze,

dal sindaco

1828, in PETlTTl, IV, p. 205), ed il verbale col parere dell'intendente per per il senso limitativo: esempio, il r.

smesso alla Direzione 1826). Le istruzioni 1835, su cfp. prende maggio missioni, quella di

18 l. 21 agosto

CN, stabilisce

che l'autorizzazione piante,

dissodamento specificato; opporsi a tutte essere

se non espressamente che essi debbono pei quali esse tutte


(PETIT'fI,

1835 avverte qualora

gli intendenti per

sodazioni,

ed a tutti i disboscamenti, non concorrano punto di veduta

potessero

richieste d'economia

le convenienze

vana sotto qualunque

IV, pp. 344 e 345),

64

L'Amministrazione

centrale

423

Casa erano amministrati dall'Amministrazione con l'osservanza (artt. 20 ss.) prevedeva che l'intendente

della Real Casa,

delle norme della legge forestale. La legge col parere dell 'i spetto-

re forestale, potesse ordinare la restituzione allo stato saldo, oppure il rimboschimento, dei terreni in pendio dai quali derivasse danno ai terreni sottoposti (308). Alcune disposizioni la prevenzione e lo spegnimento (artt. 78-88) disciplinavano

degli incendi (309). La legge forestale conteneva, poi, un ampio corpus di norme penali e di procedura penale: l'Amministrazione era rappresentata, in tali giudizi, dal guardiai quali esercitavano d'assoluzione, anche per (r.d. e foreste generale del circondario, o dall'ispettore, ricorso (art. 145) contro le sentenze

tutti i diritti della parte civile, e potevano proporre appello o se non lo proponeva il pubblico ministero, agli interessi civili o patrimoniali 8 agosto 1859). Apparteneva altres all'Amministrazione d'acque concedere i permessi di caccia; per, la caccia con armi imponeva che l'interessato si provvedesse di due licenze: anzitutto, quella di porto d'arma ad uso di caccia , che veniva accorlimitatamente

dell'amministrazione

(308) cura del

Gli artt. sindaco

22 e 23 prevedevano Tali prescrizioni sotto

la dello

formazione stato de' imporsi dei danni

in ogni terreni non a da solo strade,

Comune, restituire

e del guardia-generale,

saldi o rimboschire. zione di danni pubblici dio, sotto stanti reni sui quali in giudizio, 194: edifizi (r. alle

potevano

a prevenabitati e in peno ai ter1834, azione

ai poderi

stanti, ma anche (r. 18 ottobre

23 agosto 1828, in PETITTI, IV, p. 199), ed ai terreni strade etc. acque Contro 322). 1833, ivi, p. 301), nonch (r. che si versavano tali provvedimenti nei torrenti non era

scorrevano

7 luglio

su cfp. CN, ivi, p. tivo in circostanze

consentita

salvo il ricorso

alla Maest Sua, per qualche (r. 31 marzo

rimedio

amministra-

di sommo momento cautelative p. 300).

1828,

in PETITTI, IV, p. potevano essere

in/ra, 161).
(309) Le misure sui boschi dei corpi morali per incendio anche nel caso
PETITTI, IV,

imposte

che il bosco

fosse perito

(r. Il ottobre

1833, in

424

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

64

data esclusivamente dal Ministero della polizia generale (310), e poi quella di caccia, che valeva nei tempi stabiliti dalla legge, e non poteva essere utilizzata per cacciare nei fondi chiusi, e nelle reali riserve. c) La Amministrazione generale di bonificazione. Il problema della bonificazione dei terreni paludosi aveva gi formato oggetto, nel 1836, d'un progetto di l~, che, discusso in Consulta generale, in Consiglio de' min~ ed in Consiglio di Stato, era stato diramato agli intendenfie ad altre autorit, per un'approfondita istruttoria sulle zone da bonificare e sulla possihilit d'applicarvi le previste norme (311). Tuttavia, il re Ferdinando II fin frattanto per emanare un provvedimento di carattere transitorio (r.d. 13 agosto 1839) che dichiarava applicabili alle opere di bonifica le norme sull'espropriazione per pubblica utilit (supra, 36), prevedeva la formazione di piani di bonifica ordinati dal re, o presentati da privati imprenditori. alla regia approvazione, e stabiliva il principio che a tali opere dovessero contribuire, in proporzione del vantaggio ricevuto, i proprietari de' terreni circostanti, i corpi morali, i pubblici stabilimenti, i comuni e le provincie. Era per voto dell'animo generoso del re che non vi fosse nel regno un palmo solo di terreno che dalle acque stagnanti venisse sottratto all'industria, e presso del quale si respirasse l'alito della morte (312). Si giunse cos al regime definitivo, con cui volevasi attuare il bonificamento di tutte le contrade paludose, nel modo stabilito con r.d, Il maggio 1855, che
(310) Circo Min. Polizia gen., 16 agosto 1827, in PETITTI, 11, p. 260. I di. 1 ritti di licenza per le cacce senza schioppo furono stabiliti con r. 15 settembre 1830, ivi, IV, p. 239, con cui fu anche abolito il sistema, autorizzato dalla l. 18 ottobre 1819, di concedere in afftto s tali licenze pel tenimento d'uno o pi comuni. Detta legge stabiliva un premio per l'uccisione di lupi. (3U) Circo Min. Finanze, 22 giugno 1836, in PETITTI,111, p. 559. (312) Circo Min. Aff. interni, 12 ottobre 1839, in PETITTI,I1I, p. 567.

L'Amministrazione

centrale

cr-eavaa tal fine, per i reali domini di qua del Faro, l'Amministrazione generale di bonificazione, sotto le dipendenze del Ministero dei lavori pubblici, e con le stesse attribuzioni della Direzione generale di ponti e strade. Una circolare ministeriale della stessa data (313) identificava le zone da bonificare: bacino del Liri, bacino Mignano-Garigliano, paludi di Fondi e Monticelli, bacino del Sele, Vallo di Diano, Valle di Crati, maremme di Cotrone, aree Taranto-Gallipoli, OtrantoBrindisi, Barletta-Manfredonia, Lesina-Termoli. L 'art. 2 r.d. cito dava inoltre mandato agli intendenti ed ai Consigli provinciali di sottoporre al Ministero de' lavori pubblici il quadro delle contrade paludose, o nelle quali la disordinata economia delle acque rendeva malsane le condizioni atmosferiche, additando quali di esse dovessero essere bonificate di preferenza. L'amministratore generale (annuo soldo di d. 1.200) era assistito da un Consiglio d'amministrazione formato da sei componenti gratuiti, scelti tra idonei e probi proprietari i quali avranno- dato prova di attaccamento verso la real persona e di zelo per il servizio pubblico . Per l'esame delle proposte, dei contratti d'appalto, dei collaudi e delle Iiquidasioni, fu poi istituito il Consiglio d'ingegneri della bonificazione (r.d. 16 marzo 1857) presieduto dall'amministratore generale, e formato da due ispettori d'acque e foreste, dai quattro ingegneri pi elevati in grado addetti alla bonificazione, e da un ingegnere segretario. Per ciascuna bonifica, il Ministro, su proposta dell'Amministrazione, poteva promuovere il decreto reale d'istituzione d'una Commessione locale di vigilanza. Era competenza dell'Amministrazione la gestione dei fondi, e la direzione ed il mantenimento delle opere di bonif(313) VI, p. 452.

PETITII,

426

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie

64

camento (314). Le opere potevano essere concesse a privati operanti con capitali propri, ed ai concessionari potevano essere accordati sussidi della regia tesoreria. L'art. 8, confermando il r.d. 13 agosto 1839, stabiliva che le spese fossero a carico delle provincie, dei comuni, e dei proprietari dei terreni bonificati, in proporzione to per l'agevolamento tica sull'aumento de' vantaggi rispettivamente ottenuti tanto per l'intrinseco immegliamento del suolo, quandelle comunicazioni e la salubrit delmoggial'aria: la quota a carico de' proprietari era una tassa gli agenti delle contribuzioni tori.

di rendita, che veniva riscossa a cura dedirette, e per mezzo degli esatEra stato del1 de0

d) L'Ispettorato generale de' luoghi penali. presidi e relegazione, l'Ispettorato

istituito, col r.d. 29 dicembre 1857, per il servizio de' bagni, ed aveva assunto le attribuzioni de' rami alieni della regia marina, e del

posito generale dei presidiari dell'Ispettorato

(regio esercito). La custodia,

per, esterna, era rimasta ai reparti di veterani. L'ordinamento fu stabilito con r.d. 15 marzo 1858. La singolare dipendenza dal Ministero de' lavori pubblici alla consuetudine penose a profitto dello Stato (art. 8 Il.pp.) (315).

dovuta

d'adibire i condannati ai ferri a fatiche

e) La Direzione del cavamento de' porti di qua del Faro, fu istituita ed ordinata col r.d. 18 febbraio 1858, assumendo le relative attribuzioni e strade. della Direzione generale di ponti

(314) R. 24 ottobre 1857, in PETITTI, VI, p. 830. (315) V'era, comunque, una certa tendenza al miglioramento del regime carcerario, di cui indice il reg. 5 agosto 1856 (PETlTTI, VI, p. 613) relativo al. l'esercizio delle arti e mestieri ed all'Introduzjone delle casse di rtsparmio nelle prigioni del regno.

64

L'Amministrazione

centrale

427

In Sicilia, col r.d. Soprintendenza

lO agosto 1824, era stata istituita la

generale di ponti e strade, mentre le acque,

foreste e caccia erano di competenza della Direzione generale de' rami e diritti diversi. Con r.d. 26 marzo 1827, la 1. forestale 21 agosto 1826 fu estesa alla Sicilia, con qualche modificazione, e la Soprintendenza prese il nome di

soprinten-

denza generale di strade e foreste . Era questo un organismo burocratico, formato dal soprintendente, da un ispettore segretario generale, da un ispettore forestale, e da due uffici, rispettivamente per il servizio di ponti e strade, e per quello d'acque e foreste e caccia. Non furono subito istituiti in Sicilia, per una ragione d'economia che espressamente dichiarata nell'art. 17 r.d. 26 marzo 1827, gli ispettorati provinciali ed i circondari silvani, e la rappresentanza dell'ammini-

strazione d'acque, foreste e caccia, in periferia, rimase ai direttori provinciali ed ai ricevitori de' rami e diritti diversi. Questi uffici furono poi istituiti con r.d. 16 gugno 1833, e 17 dicembre 1838. Venne poi soppressa la carica di soprintendente generale e fu sostituita con quella di sotto-direttore, il cui posto fu inserito nell'organico della Direzione generale di ponti, strade, acque, foreste e caccia (r.d. 9 luglio 1839). Dopo i tumulti del 1848-1849, il servizio dei lavori pubblici e delle acque e foreste in Sicilia fu riordinato con r.d. 7 febbraio 1850 e con un regolamento provvisorio approvato con decreto del luogotenente, 21 giugno 1850, per delega regia contenuta nell'art. 18 r.d. cito (316). Il servizio dipendeva dal ripartimento gotenente (art. dell'interno del Ministero presso il luol r.d. cit.). La Commessione de' pubblici la-

vori e delle acque e foreste (art. 2 r.d. cit.) riuniva le attribuzioni esercitate di qua del Faro dal Consiglio degli in-

(316)

PETITTI.

I1I, p. 611.

428

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

64

gegneri e dal Consiglio forestale. Era composta dallispettore d'acque e foreste residente in Palermo, da due ingegneri del corpo di ponti e strade, dal direttore del Genio (se siciliano) o da quello, tra gli ufficiali del Genio di grado non minore di capitano, che fosse siciliano (317), da un professore d'architettura civile dell'Universit degli studi di Palermo, dall'ispettore della prima ispezione delle opere pubbliche, e dall'ingegnere direttore della provincia di Palermo. Potevano intervenire anche l'ispettore della 2
a

ispezione, e gli altri gli affari relativi quistioni complied agricoltura. dal direttore del

ingegneri direttori provinciali, ma ispettori e direttori erano obbligati ad astenersi quando trattavansi alle loro ispezioni o direzioni. Per trattare

cate la Commessione poteva aggregarsi tre professori universitari, d'economia civile, storia naturale, La Commessione poteva essere presieduta

ripartimento interno, oppure dal direttore del Genio, ma se in sua vece intervenisse un capitano del genio siciliano, questi presiedeva soltanto in assenza dell'ispettore delle opere pubbliche di Palermo (artt. 3 e 5 d. luogo cit.). Per il servizio delle opere pubbliche, erano costituite due ispezioni, una con se de in Palermo per le provincie di Palermo, Trapani, Girgenti e Caltanissetta, ed una con sede in Catania per le provincie di Messina, Catania e Noto (art. 9 r.d. cit.; art. 43 d. luogo cit.). Ogni provincia aveva un ingegnere direttore, da cui dipendevano ingegneri aggiunti ed alunni (art. 9 r.d. cit.). Gli ispettori forestali dovevano vigilare per l'inalveamento de' torrenti, gli argini de' fiumi, l'allacciamento delle acque va(317) Questa norma era conseguenza della regola di separazione degli impieghi (supra, 40). I direttori del Genio militare (tenenti colonnelli o maggiori), come ufficiali dell'esercito, appartenevano ad un ruolo cui la regola della separazione non si applicava; si adottava per questa speciale cantela quando fossero chiamati ad esercitare in . ~Xa,. Ul~t1,f.un_~ion!, a~~!nis~lI.'" tiva, non militare.

65

L'Amministrazione

centrale

429

ganti, le bonifiche de' terreni paludosi, e cose simili nelle quali la scienza delle costruzioni va coadiuvata dall'Idromeccanica, e fare rapporto all'intendente trovando alcunch da osservare. Un'ulteriore riorganizzazione del corpo degli ingegneri di ponti e strade ne' reali domini di l del Faro ebbe luogo col r.d. 17 agosto 1857.

65. Il Ministero presso la luogotenenza generale di l del Faro e il Ministero per gli affari di Sicilia. - Nel corso
della precedente versit frequenti, di samina abbiamo pi volte rilevato le dianche se, per lo pi, di non sostanziale

importanza, tra gli ordinamenti amministrativi delle due parti del regno. Dobbiamo ora considerare gli organi d'amministrazione generale, istituiti per i reali domini di l del Faro. Le disposizioni, che si potrebbero nel senso altrove chiarito dire costituzionali

(supra, 14 e 15), sulle quali fon-

davasi lo speciale ordinamento della Sicilia, erano contenute negli artt. 5, 6, e 7, l. 11 dicembre 1816. L'art. 5 premetteva: Il governo dell'intero regno delle Due Sicilie rimarr sempre presso di noi , e dettava le norme per l'ipotesi (mai verifcatasi) in cui il re risiedesse in Sicilia. L'art. 6 disponeva: Quando risiederemo ne' nostri reali domini al di qua del Faro, vi sar allo stesso modo in Sicilia per nostro luogotenente generale un real principe della nostra famiglia, o un distinto personaggio (318), che sceglieremo tra i nostri sudditi.
(318) Il primo luogotenente generale de' reali domini di l del Faro fu il principe Francesco di Borbone, duca di Calabria, poi re Francesco I. Lo' sostitu (r.d. 27 aprile 1820) il ten. gen. Diego Naselli d'Aragona, costretto ad' abbandonare la carica dai sanguinosi moti popolari del 17 luglio 1820. Gli successe il ten. gen. Antonio Ruffo, principe della Scaletta, che non pot esercitare alcun potere, mentre i tenenti generali, Florestano Pepe, e poi Pietro Colletta, riducevano l'isola all'obbedienza del governo costituzionale. Restaurato il governo legittimo, funzion per breve tempo un governo provvisorio di l del Faro, presieduto dal cardinale Pietro Gravina (r.d. 6 aprile 1821);

430

Istituzioni

del Regno dell e Due Sicilie

65

Se sar un principe

reale, avr parimenti presso di s uno de' co' ed avr

nostri ministri di Stato, il quale terr la corrispondenza ministeri e segreterie di Stato residenti presso di noi, de' detti ministeri e segreterie di Stato,

inoltre due o pi direttori, che presederanno a quelle porzioni che giudicheremo necessario di far rimanere in Sicilia. Se non sar un principe reale, il luogotenente di Sicilia avr il medesimo carattere di nostro ministro e segretario di Stato, corrisponder egli medesimo co' ministri e segreterie di Stato residenti presso di noi, ed avr presso di s per l'oggetto indicato i mentovati due o pi direttori

. L'art. 7 stabiliva che i direttori potevano in


la serie dei luogotenenti, col ten. gen. Nicola Filangieri,

ricominci principe

quindi di Cut

(r.d, 27 maggio ]821); cui seguirono Antonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco (r.d. 24 giugno 1822), e Pietro Ugo, marchese delle Favare (r.d. 16 giugno ]824). All'ascesa al trono del re Ferdinando II, con r.d. 8 novembre 1830, fu nominato luogotenente il principe Leopoldo di Borbone,
conte di Siracusa, pochi ed in dopo) attesa che il principe conferite Nunziante, il principe della raggiungesse marchese Consulta Palermo (il che avvenne Successe agosto ten. mesi decreto, ne furono gen. Vito di nuovo, duca provvisoriamente le. funzioni, (r.d. 29 del regno,

con lo stesso

al ten. Leopoldo,

di S. Ferdinando. generale

al principe

di Campofranco (r.d. 31 ottobre generale delle

1835), che, trasferito


da Onorato Giuseppe della

alla presidenza de Tschudy,

fu sostituito l del Faro, decreto subentr il

Gaetani,

di Laurenzana comandante

1837}. Il
armi di

gen. marchese nell'indice

gli fu sostituito

con r. 14 gennaio

1840 (cit. in nota al precedente

27 settembre

il cui provvedimento tenente-fantasma r.d.

Collezione, 1840), cos come al de Tschudy, deceduto, 1840 il ten. gen, Luigi de Majo, duca di S. Pietro, di nomina non pubblicato nella Collezione. un luogo.
Luigi di Borbone, conte d'Aquila, nominato con

il principe

18 gennaio
rinunci

giorno,

1848, che, senz'essere rimasto in Sicilia dopo tal data un sol all'ufficio (r.d, 9 febbraio 1848); e fu un'ultima concessione

alla rivolta trionfante la nomina del famigerato retro-ammiraglio Ruggero Settimo de' principi di Fitalia (r.d, 6 marzo 1848), che della conferita gli facolt d'aprire
a), I, p.

il siculo

parlamento

si avvalse del di

per

sbito

passare

al nemico

(DE

SIVO,

152). Dopo la disfatta


principe Rullo, Lanza principe (r.d,

governo Satriano

separati sta, furono (r.d, 27 settembre

luogotenenti

il

ten. gen. Carlo Filangeri, gen. Paolo Ferdinando pp. 206


S8.

1849); il ten.

di Castelcicala

15 maggio

(r.d. 14 marzo 1855); ed il ten. gen. 1860), che lasci per sempre l'isola il 19 giutrovasi in CANDIDAGONZAGA,V,

gno 1860. Un elenco

dei vicer

e luogotenenti

65

L'Amministrazione

centrale

431
parte del

ogni caso essere scelti tra i sudditi di qualunque

regno. La prima organizzazione del Ministero di Stato presso il luogotenente generale oltre il Faro fu dettata col r.d, 9 gennaio 1818. Questo ministero realizzava, in sostanza, una ampia forma di decentramento materie d'amministrazione amministrativo, in tutte quelle che non erano considerate indiviamministrativa

sibili. Dopo i disordini del 1821, la separazione

dell'isola dal continente fu confermata con l'art. 3 r.d. 26 maggio 1821, sulle basi del governo , che inoltre istituiva in Napoli, presso la real persona, il Ministero per gli affari di Sicilia (319). Il ministero, che ebbe vita intermittente, . non fu una creazione felice, perch, specie nel periodo, dopo il 1849, in cui luogotenente e ministro furono due forti personalit, Carlo Filangieri e Giovanni Cassisi, si moltiplicarono contrasti e le interferenze, con danno del pubblico interesse. i

Comunque, questa prima fase della vita del ministero fu breve, perch abolito con l'art. 29 l. 14 giugno 1824, come superfluo dopo l'istituzione della Consulta per gli affari della tanto il ed il goSicilia oltre il Faro (in/ra, 69). Con r.d. 26 ottobre 1825, furono riorganizzati, gamento tra la detta amministrazione decentrata

Ministero presso la luogotenenza, quanto gli organi di colleverno centrale. In Palermo, il Ministero era articolato in quattro ripartimenti : affari generali, giustizia, polizia; affari ecclesiastici; amministrazione erano correlativamente civile, pubblica istruzione, industria, stabilite cinque sezioni, per gli affari commercio, agricoltura e sanit; finanza e tesoro. In Napoli, di Sicilia, presso i ministeri di grazia e giustizia, degli affari ecclesiastici, delle finanze, degli affari interni, e della polizia
(319) Direttore del ministero per gli affari di Sicilia fu il cav. Mastropaolo (v. anche supra, nota 175). Antonino

432

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

65

generale. Col r.d, 4 gennaio 1831 , furono istituiti due direttori del ministero presso il luogotenente, e cio uno per interni, finanza, polizia ed affari esteri, ed uno per grazia, giustizia ed affari ecclesiastici, che salirono a tre col r.d. 9 giugno 1831, creandosi un apposito direttore per le finanze (320). L'organizzazione fu ulteriormente rimaneggiata allorch con r.d. 19 gennaio 1833 fu ripristinato il Ministero e real segreteria di Stato per gli affari di Sicilia, residente in Napoli, e furono soppresse le sezioni per gli affari di Sicilia presso gli altri ministeri. Il numero dei direttori presso il Ministero di l del Faro sal, per altro r.d. 19 gennaio 1833, a quattro, uno per ripartimento (grazia e giustizia; affari ecclesiastici e polizia; finanze; affari interni) e per gli affari generali v'era un segretariato. Il Ministero in Napoli fu ordinato in cinque carichi: segretariato; grazia e giustizia; affari ecclesiastici affari interni (r.d. e polizia; finanze; 2' giugno 1833). Gli atti che dovevano

essere rassegnati al re per sovrana risoluzione o intelligenza venivano trasmessi dal Ministero in Sicilia al Ministero in Napoli, cui competevano, inoltre, le richieste di parere alla Consulta, le trasmissioni dei regi provvedimenti, e la corrispondenza con tutti gli altri Ministeri di Stato. Il primo dei citati r.d. 19 gennaio 1833 stabiliva inoltre la promiscuit

, tra

sudditi dell'una e dell'altra parte del regno, in deroga alla l. 11 dicembre 1816, per le cariche di consigliere ministro di .Stato, ministro segretario di Stato, e direttore di segreteria

.(320) Queste riforme furono adottate dopo il viaggio in Sicilia del re Ferdinando Il, ed in concomitanza con la nomina a luogotenente del conte di Siracusa (supra, nota 31), il quale govern, a quanto pare, soprattutto col pregio d'una personalit capace di ispirare simpatie, e, per il resto, e Iea che' 'i direttori governassero), Fu richiamato a Napoli perch si sospett' tramarsi attorno a lui una congiura (della quale non v' prova che fosse a conoscensa) per proclamarlo re di Sicilia; nel 1860 condusse, contro il nipote Francesco II, una fronda ~ liberale (CAL ULLOA, e), pp. 3940 e 60).

L'Amministrazione

centrale

~33

in Napoli e Sicilia

(sUpra,

39); e stabiliva presso il luogo-

tenente un Consiglio, composto del ministro segretario di Stato (che era nominato solo se il luogotenente fosse un principe della real famiglia) e dei direttori. Questo ordinamento fu ancora modificato, nel quadro di quella politica, la cui principale espressione la 1. 31 ottobre 1837 sulla promiscuit degli impieghi (supTa,

40), che

Ferdinando II, con intuito lungimirante, ma con non felice r isultato, intraprese onde rinsaldare le due parti del regno (321). Un primo r.d. 31 ottobre 1837, soppresse gli uffici di direttore di segreteria, e ristabil presso il ministero in Palermo gli uffici di consultore e di segretario del Governo, che erano stati soppressi con r.d. 28 febbraio 1831. Questi funzionari dovevano essere siciliani quando il luogotenente fosse napoletano, e napoletani nel caso inverso. I spettivamente soldi annui erano riper di d. di d. 3.000, e d. 2.400, aumentati

1.000 e di d. 600 quante


scelti saranno napoletani

volte coloro che vi saranno pre(art. 4 r.d. cit). Un

e dovranno in conseguenza trasferir-

si da questi in quei "nostri reali domini

secondo decreto della stessa data scioglieva il Ministero degli affari di Sicilia e ne ripartiva la competenza tra gli altri ministeri, ai quali venivano contemporaneamente piegati de' rispettivi carichi. Furono inoltre trasferiti gli imapportate, con de-

r.d. 9 marzo 1838, alcune modificazioni agli ordinamenti

(321) PAGANO, p. 17, ripete la solita tesi sicilianista ; Allora, mentre la Sicilia subiva le orrende devastazioni dell'epidemia colerica e il grido di libert e d'indipendenza, levatosi specie nelle valli di Siracusa e Catania, veniva soffocato nel sangue, il governo borbonico ne profittava per ridurre il paese allo stato di semplice e subordinata provincia . Vero invece che i bestiali eccessi siracusani (in/ra, 97) non meritano la solidariet di genti colte e civili, e che ben tentava Ferdinando II, con l'unificazione del regno, d'abbattere la barriera feudale che incapsulava la Sicilia, tanto pi che non diversamente, e per di pi col consenso d'eminenti siciliani, si comport il governo del re d'Italia.
28. LANDI 1.

434

Istituzioni

d el Regno delle Due Sicilie

65

gli uffici (r.d. 19 gennaio 1833) e del personale (r.d. e reg. 25 agosto 1833) del Ministero di l del Faro, che, col r.d. 17 dicembre 1838, fu infine ordinato in cinque ripartimenti (grazia e giustizia, affari ecclesiastici; affari interni; finanze; polizia), pi un carico per segreteria ed affari esteri. Questa era la situazione agli inizi del 1848. Il moto insurrezionale, come noto, esplose il 12 gennaio 1848 in Palermo, e prese completamente impreparate le autorit locali ed il governo. In un'atmosfera d'insigne confusione, si pens che alcune concessioni avrebbero pacificato gli animi: furono ampliate le attribuzioni delle Consulte (atto sovrano 18 gennaio 1848: in/m, 71), abrogata la legge 31 ottobre 1837 sulla promiscuit degli impieghi (supra, 39 e 40), e confermata la separazione amministrativa e giudiziaria tra i domini di qua e di l del Faro (altro atto sovrano della stessa data). N vale la pena di ricordare come l'ostinato e velleitario rifiuto di queste e delle successive concessioni, e l'incapacit politica e militare dei capi di quella rivolta, fruttarono all'isola sedici mesi di lutti e di rovine. Comunque, con r.d. 6 marzo 1848, fu ricostituito il Ministero degli affari di Sicilia in Napoli, affidato al siciliano Gaetano Scovazzi, che poco dopo rassegn le dimissioni (322). Ristabilite nell'isola le autorit legittime, fu infine nominato ministro in Napoli, col r.d. 6 luglio 1849, il consultore Giovanni Cassisi, siciliano (323), e luogotenente generale di l del Faro il tenente generale Carlo Filangieri (324).
(322) Probo e dotto uomo lo chiama CAL.:\ LLOA, ), p. 141: era stato U a nominato consultore il 19 gennaio 1833 (PAGANO, 24). p. (323) Nato a Milazzo, era stato nominato consultore (dopo avere esercitato gli uffici di vice presidente della Corte suprema di giustizia e di procuratore generale della Gran Corte civile di Palermo) il 12 gennaio 1840. Era un buon giuri sta, e PAGANO, 23, gli d merito d'aver difeso con molto zelo p. l'interesse della Sicilia, pur non essendogliene grati i conterranei per la sua

66

L'Amministrazione

centrale

1135

La conclusione della dolorosa vicenda fu, In sostanza, un ritorno allo status quo antea. L'atto sovrano 27 settembre 1849 confermava che la Sicilia avrebbe avuto amministrazioni separate, civile, giudiziaria, finanziaria, e per gli affari ecclesiastici. Doveva contribuire per un quarto nelle spese di casa reale, affari esteri, e guerra e marina. Avrebbe avuto un luogotenente generale, assistito da un Consiglio, composto da un ministro segretario di Stato, e tre o pi direttori per grazia e giustizia, interni, affari ecclesiastici, polizia, e finanze. Un altro atto sovrano della stessa data stabiliva in Palermo la Consulta de' reali domini di l del Faro

(in/ra, 71). Il Ministero olsegreteria, gra-

tre il Faro fu poi ordinato in sei ripartimenti:

zia e giustizia, affari ecclesiastici e polizia, finanze e contabilit, segreteria (r.d. 7 luglio 1854). L'ordinamento del Ministero degli affari di Sicilia fu ristabilito su cinque carichi (r.d. 21 marzo 1855), quali erano previsti dal r.d. 2 giugno 1833. Queste strutture non subirono nessuna sostanziale modificazione, fino alla crisi conclusiva del 1860.

III.

IL

SUPREMO

CONSIGLIO DI CANCELLERIA

E LE CONSULTE

66. Gli organi consultivi dell' antico regime e dell' occupazione militare. - Abbiamo ricordato (supra, 27) che
Giuseppe Bonaparte aveva istituito nel regno di Napoli il Condevozione al governo di Napoli :certe sono purtroppo le sue dmles col luogotenente generale Filangieri (DE CESARE, I, pp. 5 55.), che non furono coa), munque vantaggiose per l'amministrazione sicula. (324) Carlo Filangieri, principe di Satriano, e poi duca di Taormina (per la hrHIante azione compiuta durante la campagna di Sicilia del 1849), figlio di Gaetano Filangieri d'Arianello, aveva raggiunto il grado di maresciallo di campo nell'esercito di Gioacchino Murat nel 1815; cassato dai ruoli nel 1821, era stato riammesso in servizio dal re Ferdinando Il.

436

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

66

siglio di Stato di modello napoleonico (r.d. 15 maggio 1806), cio come organo di consulenza del sovrano, mo del contenzioso amministrativo; lito col r.d. 17 luglio 1815; e giudice supreconsultive e che tale consesso fu abo-

che le attribuzioni

contenziose del Consiglio di Stato dell'occupazione militare furono trasferite al Supremo Consiglio di cancelleria (l. 22 dicembre 1816), cui successero le Consulte (l. 14 giugno 1824, e successive modificazioni), ed alle Gran Corti de' conti di Napoli e di Palermo (l. 29 maggio 1817, e 7 gennaio 1818). Trattiamo qui dell'ordinamento e delle attribuzioni consultive del Supremo Consiglio e delle Consulte; del contenzioso amministrativo si tratter invece injra, 159 ss. V'era nel regno di Napoli, in regime vicereale, un organo consultivo, detto Consiglio collaterale, creato da Ferdinando il Cattolico nel 1503. Carlo di Borbone lo abol con dispaccio 7 giugno 1735 (325). Organo supremo di giurisdizione ordinaria (326) era il Sacro Regio Consiglio, detto di Santa Chiara (327): Carlo di Borbone, con dispaccio 8 giugno 1735, ne trasse una giunta, detta Real Camera di Santa Chiara, composta del presidente e dei quattro capi di ruota del Consiglio, con attribuzioni consultive in varie materie d'amministrazione (328). La giurisdizione amministrativa era attribuzione della Real Camera della Sommaria (329). Que-

(325) Sul Consiglio collaterale, Rocco, I, p. 60; SCHIPA,I, pp. 18 88.; sulla sua abolizione ScHIPA,I, p. 312; CORTESE . in COLLETTA, I, p. 12l. N a), (326) Rocco, I, p. 72; DlAs, a), II, p. 90; SCHIPA,I, p. 54 ss. (327) Era detto cos, perch aveva avuto inizialmente sede nel monastero di S. Chiara, ma dal secolo XVI si era trasferito in Castelcapuano (SCHIPA, I, p. 54). (328) Rocco, I. pp. sn e 91; SCHIPA,I, pp. 312 ss. (329) Le origini della Real Camera della Sommaria erano molto remote (i RilUS Magnae Cllriae rationalillm, attribuiti ad Andrea d'Isernia, dovrebbero essere stati redatti nei primi anni del secolo XIV: Drss, a), I, p. 6(); ma come tale, era stata ordinata da Alfonso I (Drxs, a), II, p. 90). Varie pram-

66

L'Amministrazione

centrale

437 nn-

sti consessi funzionarono cia, dall'ora ricordato di cassazione

fino al tempo dell'occupazione

litare (330) quando furono sostituiti (331), al modo di FranConsiglio di Stato, dalla Gran Corte

(in/ra,

134) e della regia Corte de' Conti

(in/ra, 164). Le attribuzioni del Consiglio di Stato derivarono quindi, per la consulenza, dalla Real Camera di Santa Chiara, e per il contenzioso amministrativo, mera della Sommaria. dalla Real Ca-

Il Consiglio di Stato, secondo il r.d. 15 maggio 1806, esprimeva parere su tutti gli affari amministrativi che gli fossero inviati dal re su proposta del ministro, e doveva essere sempre sentito nelle questioni tributarie (332). Era, inoltre, giudice supremo del contenzioso amministrativo (r.d. 24 ottobre 1809), e dei conflitti d'attribuzioni (in/ra, 188): in forma, beninteso, di pareri, sulla cui base il re esercitava giustizia ritenuta

(in/ra, 162). Il Consiglio era presie-

duto dal re, o da un suo delegato. Secondo il decreto istitutivo, era composto da non pi di 24 membri, che con r.d. 5 luglio 1806 furono divisi in quattro sezioni (legislazione, finanze, interno, guerra e marina). Erano membri di diritto i ministri, "ed

matiche, SICA, pp.

dal 1540 a quella 59


55.

di riforma stato,

del 18 ottobre dell'arrivo

1651, sono di Carlo

riassunte

da

Per

il

suo

al tempo da ultimo

di Borbone,

SCHIPA, I, pp 27 ss.

(330)
e), pp. 67

Sulle
55.

riforme

apportate

da Ferdinando erano espressamente

IV, GHISALBERTI,
rilevate dagli

(331)
scrittori

Le identificazioni
Rocco, 71.

di competenze

del tempo:

I, pp. 60
di

55.;

DIAS, a), Il, pp. 9091; PIGNATELLIDI Bonaparte, Murat, delle valore dirette COLLETTA, al, VALENTE, pp. napoletana

STRONGOLI,p.

(332) Sul Consiglio di Stato pp. 232.233; BuI suo funzionamento


58.;

Giuseppe suppletiva sull'alto

sotto

Gioacchino

295 ss.;

sulla

funzione dalla

in parte classe

istituzioni

Il, 233 rappresenta(CROCE,

tive vanamente

bramare DIAs,

intellettuale

e dirigente

a), p. 240), PIGNATELLIDI STRONGOLI, 68; p.

giuridico-amministrariin COLLETTA, c); d),

vo dei suoi pareri, pp. 9


88.

a), I, p. 60. Testimonianze

438

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

66

il presidente della Corte di cassazione. II r.d. lO agosto 1807 istitu gli uditori. L'organizzazione definitiva fu stabilita con r.d. 24 ottobre 1809, ed il Consiglio di Stato risult presieduto dal re, e composto da un vice presidente, glieri, un segretario generale, otto relatori, definito di uditori (333). In Sicilia, la Magna Curia regis si trova menzionata periodo vicereale si trasform, come in Napoli, fin dal 1110, cio dai tempi di Ruggero II d'Altavilla (334); nel in Sacro Regio Consiglio, e ne deriv il Tribunale nio, trasformato nel 1815 in Tribunale del regio patrimotrenta sei consied un numero in-

dell'erario e della co-

rona, con funzioni analoghe a quelle della Real Camera della Sommaria (in/ra, 162). La consulenza del vicer, da epoca remota (335), era affidata alla Giunta de' presidenti e consultore, composta dai tre presidenti, della Gran Corte, del Concistoro, e del Tribunale del patrimonio, con l'aggiunta d'un consultore del governo: la Giunta funzionava ancora nel

L 22 dicembre 1818, che, abolendo le antiche sicule magistrature (in/ra, 134), soppresse anche
1817, e spar con la le cariche dei tre presidenti. Di conseguenza, la Sicilia perdette il proprio organo di consulenza giuridico-amministrativa (336), perch il Supremo Consiglio di cancelleria risiede-

(333) Nel periodo dell'occupazione militare, i pareri del Consiglio di Stato sovranamente approvati erano pubhlicati nel Bulleuino delle leggi. Dopo la restaurazione, i pareri del Supremo Consiglio di cancelleria e della Consulta non furono inseriti nella Collezione; se ne trovano per moltissimi che, riassunti o riprodotti come motivazione dei reali rescritti, sono come tali leggibili nelle non poche compilazioni private (come quella di PETITTI).Risulta da PAGANO, 25, che i pareri della Consulta di Sicilia, 1850-1859,furono puhp. blicati in una collezione ufficiale di cinque volumi a stampa, esistente presso la Biblioteca comunale di Palermo. (334) PAGANO, 5. p. (335) PAGANO, 5-6. pp. (336) PAGANO, 6. p.

67

L'Amministrazione

centrale

439 unitari, e amministra-

va in Napoli, era costituito con criteri strettamente l'ingerenza negli affari di Sicilia ne fu anche l'art. 24 l. 12 dicembre 1816, fino all'unificazione tiva e giudiziaria prevista dall'art.

sospesa, con dicembre

12 l. Il

1816

(infra, 97 e 134). La Consulta de' reali domini di l del


Faro fu anch'essa residente in Napoli. La Sicilia ebbe poi, col r.d. 2 maggio 1831, una Commessione affari di competenza della luogotenenza, liana fu finalmente stabilita in Palermo no 27 settembre 1849. Col ricordato r.d. 17 luglio 1815, abolitivo del Consiglio di Stato, ebbe vita per breve tempo, ne' domini di qua del Faro, un regime transitorio, in cui le attribuzioni contenziose del Consiglio di Stato erano trasferite alla regia Corte de' conti, ed i conflitti di giurisdizione erano decisi dal re glio de' ministri. Nessuna disposizione transitoria di Stato. in Consiregol l'eserconsultiva con l'atto

per gli
sovra-

e la Consulta sici-

cizio della consulenza nelle materie gi pertinenti al Consiglio

67.

Il supremo Consiglio di cancelleria: a) Ordinamento


L'art. 9 l. organica del regno, 8 dicem-

e funzionamento. -

bre 1816, prevedeva: Vi sar inoltre in essa Cancelleria generale (supra, 43) un Consiglio per la discussione e la preparazione degli affari pi importanti dello Stato, prima di portarsi da' nostri ministri alla nostra sovrana decisione nel nostro Consiglio di Stato, e prender la denominazione sidente di Supremo Consiglio di cancelleria. Il ministro cancelliere ne sar il pre-

, Il Supremo Consiglio prendeva effettivamente il po-

sto del Consiglio di Stato dell'occupazione militare, una volta che questo nome era restituito al corpo politico in cui il re esercitava le sovrane sue attribuzioni

(supra, 27). evidente


tecnica d'assicu-

che il Governo aveva percepito l'opportunit

440

Istituzioni del Regno . delle Due Sicilie

67

rarsi l'assistenza d'un organo consultivo, che non riproducesse i difetti dei consessi dell'antico regime, e, nello stesso tempo, non perpetuasse i ricordi del decennio francese.

Il Consiglio

di cancelleria, peraltro, ebbe minore rilievo dell'abolito Consiglio di Stato, sia perch non era presieduto dal re, sia perch aveva perduto quasi tutte le attribuzioni contenziose, e sia perch, in linea di fatto, i ministri ne furono gelosi, e non ne apprezzarono a sufficienza l'utilit (337). Esso fu ordinato con l. 22 dicembre 1816; la nomina dei membri avvenne con r.d. 31 gennaio 1817; il funzionamento fu disciplinato con vari r.d. 24 marzo 1817. Dopo l'entrata in vigore della l. 21 marzo 1817 sul contenzioso amministrativo, maggio 1817 e 7 gennaio 1818, istitutive e. delle Il. 29 rispettivamente del Consiglio

della Gran Corte de' conti di Napoli e di quella di Palermo, tre r.d. 13 marzo 1820 regolarono l'intervento di cancelleria in sede d'approvazione delle decisioni delle Gran Corti de' conti, ed il procedimento per le impugnazioni delle decisioni stesse quando consentite attribuzioni alcuna parte

(supra, 175).

Il Supremo Consiglio di cancelleria non aveva nelle sue


del potere giudiziario, non essendo (art. ordinato per sua istituzione che a dare il suo voto consultivo negli oggetti importanti di pubblica amministrazione 22 dicembre 1816). Tuttavia, gi nella legge istitutiva (art. 21) gli si attribuivano

Il.

come abbiamo ora accennato, funzioni

di gudice d'appello avverso decisioni della Corte de' conti sopra oggetti di contabilit pubblica, e tali funzioni furono in seguito estese dalle leggi sopra citate; formalmente, per, anche

(337) BLANCH, b), pp. 6768. Questo scrittore dimostra d'avere perfettamente compreso tutte le utilit che un abile despota poteva trarre dal Consiglio di Stato del tipo napoleonico; e, fra l'altro, quella di creare c una scuola per ministri , evitando le pericolose improvvisazioni cui davano luogo le scelte arbitrarie (c un miracolo pi che una promozione) di ministri nell'antico regime.

67

L'Amministrazione centrale

441

queste attribuzioni di contenzioso amministrativo, dato ilsstema di giustizia ritenuta, si esercitavano con pareri, mai vincolanti. Il Supremo Consiglio era composto di 12 consiglieri ordinari (art. 2 1. cit.), compresi tre reggenti di camera (presidenti di sezione: art. 9); d'un segretario generale (art. 5); e di otto referendari (artt. 6 e 35), uno de' quali destinato a supplire il segretario generale (art. 36), il cui numero fu poi elevato a quindici (r.d. 24 marzo 1817). Erano consiglieri straordinari pro tempore il cappellano maggiore, i presidenti della Suprema Corte di giustizia e della Gran Corte de' conti di Napoli, l'intendente della provincia di Napoli, ed il direttore generale de' dazi indiretti (338). Il Consiglio era diviso in tre camere: giustizia e affari ecclesiastici; finanze, interno e polizia; guerra e marina (art. 8 1. cit.), che potevano anche deliberare riunite. Ogni camera era composta d'un reggente e tre consiglieri (art. 9), ed i referendari erano distribuiti in numero di cinque alla prima camera, di otto alla seconda, e di due alla terza (art. 43 reg. 24 marzo 1817). Dal segretario generale dipendeva la segreteria, divisa in pi carichi, ed 1 personale addetto (r.d. 24 marzo 1817). I consiglieri, il segretario generale ed i referendari erano nominati dal re (art. 7 l. cit.); del personale di segreteria, gli uffiziali di carico erano di nomina regia, e gli altri impiegati erano nominati dal ministro cancelliere (art. 6 r.d. cit.). I soldi dei reggenti, consiglieri e segretario generale erano rispetti-

(338) L'art. 3, comma 2; l. 22 dicembre 1816, prevedeva che nel caso in cui il re avesse risieduto di l del Faro, sarebbero stati consiglieri straordnari il 'giudice della monarchia, il presidente della Corte suprema di giustizia di Palermo, il presidente del tribunale del regio erario, ed altre due cariche da designare con altra legge. superfluo dire che l'ipotesi non si verific mai, e che la legge integrativa non fu mai emanata.

442

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

67

vamente di annui d. 2.800, 2.600, 1 .600 (339), non cumulabili col soldo militare, salvo il diritto a percepire la differenza quando il soldo militare fosse minore referendari avevano un'annua (art. 40 l. cit.). I gratificazione di d. 250, ele-

vati a d. 380 per il referendario destinato a supplire il segretario generale (art. 41 l. cit.) (340). I pareri erano richiesti sempre

con speciale commessio-

ne del re, o all'intero Supremo Consiglio, o ad una delle camere, o, per gli affari di natura mista, a due camere riunite. Il re, in certi casi, poteva chiedere l'esame del Consiglio, o d'una delle sue camere, a propria discrezione (art. 20 l. cit.). Se l'affare veniva trattato dall'intero Consiglio, la camera competente preparava un

distinto e ragionato rapporto , ossia, co-

me oggi si dice, un preavviso (341), e poteva chiedere, a mezzo del ministro cancelliere, ai ministri segretari di Stato le carte e le notizie di cui avesse bisogno; ugualmente i reggenti potevano chiedere ai privati le comunicazioni e gli schiarimenti che le camere credessero necessari, ma costoro potevano esporre le proprie ragioni soltanto con memorie,

proibendosi
(artt. 16,

espressamente le discussioni e parlate di avvocati 17, 18 l. cit., ed art. 22 reg. 24 marzo 1817).

Gli affari erano distribuiti alle camere dal segretario generale (art. l reg. 24 marzo 1817). Il reggente nominava relatore un referendario, che preparava un rapporto scritto, contenente l'esposizione dei fatti e delle questioni cui dava luogo,

(339) L'art. 42 l. 22 dicembre 1816 prevedeva un'indennit d'annui ducati 1000 ai consiglieri appartenenti all'una delle due parti del regno che dovevansi trasferire nella sede regia stabilita in altra parte. (340) Poch l'art. 6 1. 9 marzo 1818 accordava l'esenzione dal servizio militare agli impiegati dello Stato, che non avessero pi di d. 15 mensili di soldo, il r.d. 27 maggio 1819 accord espressamente l'esenzione ai referendari. che non avevano soldo, bens gratificazione di d. 20 mensili. (341) Art. 47 e 48 r.d. 21 aprile 1942, n. 444.

67

L'Amministrazione

centrale

443

lo presentava alla camera,

e dava su di esso gli altri schiarera predisposto dal

menti (artt. 3 e 4 reg. cit.): il rapporto

referendario sotto la superiore direzione del reggente o d'un consigliere, secondo la designazione del ministro cancelliere (art. l delle 2e addizioni al reg. cit.). Nelle sedute dell'intero Consiglio riferivano i rispettivi reggenti di camera (artt. 37 e 38 reg. cit.). Dopo inteso il rapporto, si passava alla discussione ed alla votazione, ed il Consiglio, o la camera, poteva esprimere il parere, oppure, se non riteneva l'affare sufficientemente istruito, decidere la richiesta di documenti e notizie ai ministri competenti, per mezzo del ministro cancelliere (artt. 6-10 reg. cit.). Il ministro cancelliere poteva presiedere le camere riunite, o le singole camere (art. 27 1. cit.), oppure designare a presiedere le camere riunite il pi anziano de' reggenti in ordine di nomina (art. l delle I" addizioni al reg.). Il reggente di camera poteva essere sostituito dal consigliere pi anziano della camera (art. 41 reg. cit.). Il Consiglio era in numero legale con la presenza d'almeno sette consiglieri ordinari; due camere riunite con cinque, una camera con tre (art. 28 1. cit.). I referendari assistevano ai lavori delle camere d'appartenenza, Consiglio, ma potevano se richiesti (art. 39 1. delle camere riunite, e dell'intero manifestare la loro opinione solo di voti de' presenti

cit.) (342). Le deliberazioni erano adottate a pluralit assoluta (art. 25 1. cit., art. 8 reg. cit.), e se si verificava parit di voti, l'affare veniva nuovamente discusso in presenza del ministro cancelliere (art. 29 1. cit.),

(342) Alcuni articoli di addizioni al reg. 24 marzo 1817, stabilivano che il reggente, quando presiedeva in luogo del ministro cancelliere, non poteva occupare il posto riservato al ministro, il quale, se si recava a presiedere l'adunanza, doveva essere ricevuto dai consiglieri nella sala precedente quella di riunione.

444

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

68

I pareri, contenenti l'esposizione de' fatti ed i motivi che l'avevano determinato, erano estesi dal referendario relatore, letti in presenza della camera, e, se approvati, firmati dal reggente e dal segretario generale; questi li trascriveva in appositoregistro, e presentava gli estratti al ministro cancelliere, che li spediva ai ministri interessati. Se il parere verteva su un progetto di legge, decreto o regolamento, il Consiglio, a meno che non dichiarasse il progetto inammissibile, doveva allegare al parere il progetto formulato secondo la discussione (artt. reg. cit.). I pareri emessi dall'intero Consiglio venivano sottoposti alla sovrana approvazione dal ministro cancelliere, previa comunicazione ai ministri interessati; e quelli delle singole camere dal ministro competente (artt. e 31 l. cit.).

19,20,21,24,25,34,

30

68.
sultazione

Segue: b) Attribuzioni. del Supremo

La 1. 22 dicembre 1816 e indica

contiene un elenco delle materie su cui era prevista la conConsiglio di cancelleria, la loro ripartizione tra la competenza dell'intero Consiglio, delle camere riunite, e delle singole camere. Questo elenco, secondo i nostri attuali criteri, dovrebbe indicare la consulenza obbligatoria , in confronto con la facoltativa , che indicata nell'art. 9 1. 8 dicembre 1816 con la denominazione affari pi importanti dello Stato , nell'art.

1 1. 22 dicembre

1816 con quella di oggetti importanti di pubblica amministrazione e nell'art. 20, n. 12, 1. stessa, come oggetti di amministrazione pubblica ... degni di un particolare e maturo esame . dubbio, tuttavia, in quali limiti il concetto moderno di parere obbligatorio

(343), la cui audizione, cio, costi-

(343) Nel'attuale diritto amministrativo italiano, si distinguono i pareri facoltativi, che l'organo d'amministrazione attiva chiede all'organo consultivo sol quando lo ritenga opportuno; i pareri obbligatori, che debbono essere

68

L'Amministrazione centrale

445-

tuisce presupposto di legittimit per gli atti in rapporto ai quali prescritta, sia valido in una prima fase (fino al 1848: del regno (344). Probabilmente, bisogna distinguere i pareri che intervenivano in affari d'amministrazione stizia ritenuta attiva, da quelli inseriti nei procedimenti contenziosi. Per questi, malgrado il sistema di giu-

injra, 71) del diritto amministrativo

(infra, 162) che consentiva alla regia auto-

rit di disattenderli, non pare sia mai avvenuto che il re decidesse la controversia prevenendo il parere dell'organo con sultivo: tale organo, infatti, pure esprimendo un parere, era un giudice (art. 181. 21 marzo 1817: injra, 163), e la mentalit del tempo non era pi, nella maggior parte dei casi, pro. clive ad ammettere in linea di fatto certi empitements, pure teoricamente ammissibili (345). Nelle procedure meramente amministrative, non si pu invece escludere che certi provvedisovrano motu proprio; si do-

menti siano stati talora adottati dal

mentre l'obbligo di sentire il parere nei casi previsti tamente desumere dalle tabelle allegate al reg.

vrebbe ritenere sussistente per i ministri, come si pu indiret-

lO maggio

chiesti nei casi stabiliti dalla legge, ma cui l'organo attivo non ha il dovere di conformarsi, salvo il dovere di motivare l'eventuale dissenso; ed i pareri vincolanti che debbono essere chiesti nei casi stabiliti dalla legge, ed al .cui contenuto l'organo attivo deve conformarsi, nei modi e nei limiti che la legge stabilisce (LANDIe POTENZA, 232 58.). pp. (344) DIAs, a), II, p. 136, usa un'espressione ambigua: Il legislatore divide in diciotto classi gli oggetti che suole commettere all'esame della Consulta, affinch i ministri segretari di Stato conoscano per quali affari implorar debbano le provvidenze sovrane, onde essere rischiarati colla discussione e parere della Consulta medesima s , Il concetto parrebbe quello di abitualit, piuttosto che di necessit. (345) Certe pretese ingerenze del governo nella giustizia civile o amministrativa, riferite da COLLETTA, III, pp. 32.33, appaiono frutto di errore di a), giudizio o d'informazione dello storico, secondo le note di CORTESE ivi. Il N., richiamo della giustizia delegata per singoli processi, con la correlativa delega ad un giudice d'eccezione, si verific solo, e del resto raramente, in materia penale: in/ra, cap. V, note (26) e (136).

446

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

68

1826, in cui viene data facolt ai ministri di chiedere nel real nome i pareri delle Consulte, ed ugualmente d'approvarli, ma si prescrive di sottoporre al re in conferenza (supra,

27) i dubbi che sorgessero in proposito. Comunque, parrebbe che nelle materie elencate nelle citate disposizioni l'autorit sovrana si fosse autolimitata, impegnandosi a chiedere normalmente (anche se non necessariamente) il preventivo avviso del Supremo Consiglio. Erano materie nelle quali si pronunciava l'intero Consigeneglio (o, come noi diremmo, il Consiglio in adunanza rale):

a) i progetti delle leggi e dei regolamenti generali di pubblica amministrazione, dei quali anche la compilazione poteva essergli affidata (art. Il L 22 dicembre 1816);

b) l'interpretazione (art. 12 L cit.);

delle leggi e dei regolamenti generali (art. 13 L cit.; su-

c) le domande di naturalizzazione

pra, 30); d) gli affari d'alta polizia amministrativa,


abusi in materia ecclesiastica

ed i ricorsi ed su-

(art. 14 L cit.: per gli affa-

ri ecclesiastici, si applicava per il concordato del 1818, pra, 46); assenso necessario nello stabilimento giose e civili, qualunque L cit.: supra, 31).

e) le dimande per cangiamento di cognome, e per il regio di corpi o societ reli(art. 15 ne fosse la denominazione

Gli affari che potevano essere rimessi all'esame del Consiglio, o d'una delle sue camere (delle due camere competenti, se erano di natura mista: re giudicasse pi conveniente art. 19 L cit.}, secondo che il pel real servizio, e per il be(art.

ne e vantaggio dei suoi amatissimi sudditi, concernevano 20 L cit.):

68

----------------------------------------------------

.L'Amministrazione

centrale

447

l) tutte le domande de' comuni, degli stabilimenti pubblici, qualunque fosse la loro denominazione, e delle corporazioni religiose, per l'alienazione, per l'alienazione, la compra, e la concessione in enfiteusi di beni stabili (su questa materia, vedi per supra, 31; e per il concordato del 1818, supra, 46); 2) tutte le dimande de' comuni per le imposte comunali (in/ra, 120 e 121); 3) le tariffe delle gabelle anzidette (in/ra, 120); 4) gli stati discussi de' comuni, quando dovevano essere approvati con decreto reale (in/ra, 125); 5) gli affitti a lungo tempo de' beni rurali o urbani appartenenti a' comuni, agli stabilimenti pubblici ed alle corporazioni religiose (in/ra, 124 e 132; ma per le corporazioni religiose si applicava il concordato); 6) le convenzioni o transazioni che i comuni, gli stabilimenti pubblici e le corporazioni religiose intendevano di celebrare con altri corpi morali e con particolari (in/ra, 124 e 132; per le transazioni di liti, injra, 171); 7) le domande per rettificazione d'errori commessi nel gran libro del debito pubblico, per ci che concerneva nomi, cognomi e date di nascita di creditori dello Stato; 8) le domande di concessione di miniere, o stabilimenti d'officine, di ponti e scafe sui fiumi navigabili o adatti a' trasporti (supra, 64); 9) le domande de' comuni per la celebrazione di fiere o mercati pubblici; lO) le autorizzazioni da accordarsi a' comuni, agli stabilimenti pubblici, ed alle corporazioni religiose per l'accettazione di donazioni, legati ed eredit, quando non vi fosse la letterale autorizzazione della legge (supra, 31);

448

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

69

11) tutti gli atti riguardanti l'esercito della suprema regalia del regio exequatur (supra, 46); 12) e finalmente tutti gli oggetti d'amministrazione esame. Erano materia, come oggi diremmo, di competenza funzicnale delle camere riunite di giustizia ed affari ecclesiastici, e di finanze, interno e polizia (art. 21 l. cit.) le questioni di competenza tra i corpi giudiziari ed amministrativi pub-

blica che il re avrebbe creduti degni d 'un particolare e maturo

(in:fra, 188 e 189), ed i ricorsi avverso decisioni della Gran Corte de' conti (in/ra, 175); nonch (art. 22) le intimazioni
de' giudizi contro gli agenti dell'amministrazione pubblica (infra, 192). La sezione finanze, interno e polizia era inoltre competente per le autorizzazioni alla stampa di libri (art.

23: supra, 35).


Ne,lle materie diverse da quelle attribuite al Supremo Consiglio, funzioni di consulenza facoltativa dei ministeri dell'interno e delle finanze erano esercitate anche dalla Commessione de' presidenti della Gran Corte de' conti di Napoli

(inlra, 165).
L'esercizio delle attribuzioni in materia ecclesiastica e di stampa fu snellito con gli artt. 4-7 delle 2e addizioni al reg. 24 marzo 1817. Il reggente o un consigliere, rispettivamente della camera giustizia ed affari ecclesiastici per il regio exequatur, e della camera finanza, interno e polizia per la revisione dei libri, designati dal ministro cancelliere, esercitavano tali attrihuzioni, ma erano obbligati a presentare alla rispettiva camera le questioni meritevoli di sovrana attenzione o dove fossero dubbi da risolvere.

69. La Consulta generale del regno, e le Consulte de' reali domini di qua e di l del Faro: a) istituzione. - Il

69

L'Amministrazione

centrale

Supremo Consiglio di cancelleria fu soppresso dal governo costituzionale con r.d. 20 luglio 1820. La costituzione estorta a Ferdinando I il 7 luglio 1820 prevedeva infatti (artt. 221231) che il re fosse assistito da un Consiglio di Stato (in/TU, 200), mai costituito. Provvisoriamente, continuava a riunirsi, per gli affari contenziosi, il Consiglio di cancelleria in una sola camera, ed erano abolite le funzioni consultive sull'emadonazione di leggi e di regolamenti, e sulla loro interpretazione. La soppressione del Supremo Consiglio fu confermata, e, con altro decreto della po la caduta del regime costituzionale, con r.d. 29 marzo 1821; stessa data, fu istituita una Compresieduta da Domenico CriConsiglio di cancelleria; della Gran e delFranCorte messione temporanea consultiva, teni, gi consigliere del Supremo

composta da Gregorio Letizia, presidente la stessa Gran Corte; dal presidente

civile di Napoli; dal barone Gennaro Bammacaro, giudice del tribunale poli, Gaetano Tavassi; dal giudice dello stesso tribunale,

civile di Na-

cesco Nicola de Mattheis (346); e dall'avvocato Francesco Petroni quale segretario. Questa Commessione, con r.d. 18 aprile 1821, fu investita anche delle attribuzioni contenziose. Tale regime transitorio si protrasse per circa tre anni. 1821), il prinl'animatoil quale ne fu notoriamente Nel convegno di Lubiana (gennaio-febbraio cipe di Metternich,

re, si era preoccupato, non solo del ristabilimento dell'ordine secondo i principi della Santa Alleanza, ma anche di pre(346) nato poi polizieschi, Questo magistrato i di era un fanatico concetti Citeriore, l'arresto dopo un e frenetico scaten un reazionario, pandemonio a giudizio che connomipenale d'eccessi

divideva e sopravvanzava intendente

del principe

di Canosa,

dimodocch,

Calabria

che ne determinarono

ed il deferimento clamoroso processo,

(CINGARI, p. 115 55.), concluso, p (sent. 16 luglio S8.), condonati rilievi,


29.

con la condanna

1830) a dieci anni di relegazione dalla clemenza onest di Ferdinando del de Mattheis corrotto

(CAL ULLOA, b), pp. 68 e 78 Il nel 1831 (AC'I:ON, b), pp. 62. non aveva dato mai luogo a

63 e 69). La personale

n si disse che fosse


l.

o concussionario.

LANDI

450

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

69

vemre con opportune fu quindi impegnato

mi sure il riprodursi ad adottare

del malcontento I

che era esploso nel moto costituzionale. che venivano cos precisate (347):

Il re Ferdinando

nuove basi di governo

Sparer l'administration de aples de celle de la Sicile en conservant soigneusement tous Ies liens qui les unissent sous un mme sceptre; donner 80n Conseil d'Etat dans l'une et l'autre partie du royaume l'organisation la plus efficace et la plus propre clairer Sa Majest sur les besoins et les Intrts de ses peuples et sur les msures ncessaires pour assurer en mme temps la marche regulire du gouvernement et le bien tre du pays; tablir dans les deux parties du royaume un corps consultatif, servant de garantie ce que les projets de haute lgislation, avant de passer en loi, et les mesures d'administration gnrale, avant d'tre dfnitivement arrtes, seront compltement dbattues et claircies dans les intrts insparables de la Couronne, du bien gnral du royaume, et d'une justice claire; crer dans chaque province un conseil provincial, destin s'occuper d'une juste rpartition des impts et d'autres objets d'utilit publique; de rgler enfin l'administration communale d'aprs les principes le plus favorables au bien tre des communes et la conservation de leur patrimoine .

questa l'origine

del r.d. 26 maggio 1821,

sulle nuove di ricordacorrisponcon-

basi di governo, che abbiamo gi avuto occasione re (supra, 17 e 27). Il concetto centrale della direttiva sultiva , che avrebbe torit, consentendo dovuto mantenere di Lubiana

deva, come si disse altrove, all'ipotesi d'una monarchia tuttavia ai sudditi (348) p. 304. e di Venezia nominati per sei anni, (patenti

integra la regia ausecondo una formudi far pervenire i

la che pareva abbastanza bene realizzata nelle Congregazioni del regno lombardo-veneto
(347) (348) aprile riale

10-

CORTESE N. in COLLETTA, a), III,

Le Congregazioni composte delle

centrali di Milano
di sudditi italiani, locali,

7 e 15 impestio

1815) erano su proposta

dal Governo

Amministrazioni

e da esso

69

L'Amministrazione

centrale

451

ro voti a pIe del real trono, e che voleva essere un compromesso tra I'assolutismo Illuminato, e la monarchia costituzionale. Del

corpo consultivo si occupavano, appunto, gli artt.


di trenta

4-14 r.d. 26 maggio . 1821. Avrebbero. dovuto istituir si due Consulte . di Stato, l'una in Napoli di non meno. membri, l'altra in Palermo. di non meno. di diciotto membri, per dare parere sui progetti di leggi e di regolamenti, sugli stati discussi, le materie di. debito. pubblico, le alienazioni ed i contratti a lungo. termine concernenti i beni pubblici. I consultori dovevano essere scelti tra i proprietari delle provincie, e le per~o.ne che avevano. esercitato. eminenti funzioni, amministrative, ecclesiastiche, giudiziarie e militari, e dopo cinque anni d'esercizio. dell'ufficio. potevano essere confermati a vita. Il presidente era nominato dal re tra i consultori. Il decreto. stabiliva talune norme di funsionamento, e prescriveva che fossero verbalizzati anche i voti di minoranza, Il reg. 4 giugno.

1822 (supra, 27) stabiliva che in presenza del re in Consiglio. di Stato. sarebbero. proposti e discussi i progetti di leggi, decreti e regolamenti generali, e sarebbe stato. nel regio. arbitrio. rigettarli, oppure ordinare fossero mandati per parere alle Consulte di Stato. Queste Consulte non furono mai istituite: il che fu effetto, in parte, della difcolt di rinvenire personalit in numero. cos elevato, che unissero. la competenza giuridico-amministrativa ad un passato. politicamente Illihato, nell'armosfera di sospetto che erasi diffusa dopo gli eventi del moto costituzionale ; ed in parte dell'avversio.ne del governo a stabipendiati. Avevano funzioni deliberati ve e consultive, sommessamente rappresentare al sovrano i bisogni, ghiere in tutti i rami dell'Amministrazione. Sciolte in teggiamento assunto nel 1848, furono ricostituite nel 1855 88.; ARMANNI, pp. 796797). ed anche facolt di i desideri e le preconseguenza dell'at(SCHUPFER, 1194 pp.

452

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

69

lire un sistema limitativo del potere assoluto, ed estensivo dell'autonomia siciliana. Del resto , le potenze della Santa Alleanza si disinteressarono della direttiva di Lubiana, e non prete-sero che il governo di Napoli rigorosamente vi si attenesse. Le disposizioni, meramente programmatiche, del r.d. 26 maggio 1821, furono ampiamente rielaborare nella L 14 giugno 1824, che in sostanza istitu degli organi consultivi (Consulte de' reali domini di qua e di l del Faro, e Consulta generale del regno) abbastanza simili, salvo che nel riconoscimento della separazione amministrativa della Sicilia, all'abolito Supremo Consiglio di cancelleria. Tale separazione temperata, appunto, dall'istituzione era della Consulta generale,

in quanto, come detto nelle premesse della citata legge, era indispensabile ministrazioni che si stabilisse un centro d'unione tra le amdelle due parti del regno, atto ad impedire le

divergenze de' principi, e l'indebolimento di quelli necessari legami, che a vicendevole utilit degli amatissimi sudditi del re Ferdinando I felicemente congiungevano l'una e l'altra Sicilia sotto un medesimo scettro. L'art. 30

L cito abrog le
settembre

disposizioni del r.d. 26 maggio 1821, e revoc le nomine disposte, per i domini di qua del Faro, con r.d. 23 1821. In conclusione, le Consulte risultarono amministrativo za politica che originariamente i tardivi progetti per attribuire

corpo giuridico-

(349), senza nemmeno la circoscritta importansembrava dovessero avere, ed loro un certo carattere rap-

(349) SETTEMBRINI, p. 41, chiama la Consulta un tribunale fatto a b), pompa , il cui parere spesso nulla, e serve soltanto a rendere gli affari lunghissimi ed interminabili; ma i molti pareri di cui si ha notizia (supra, nota 332) permettono di esprimere un giudizio positivo sulla quantit e qualit del lavoro, e di considerare fondato il ricordo di DE CESARE, ), I, p. 173, a che 4: la Consulta aveva nel campo amministrativo la stessa alta reputazione della Corte suprema nel campo giudiziario .

70

L'Amministrazione centrale

453

presentativo non ebbero alcuna attuazione (350). Esse erano qualcosa di meno del Consiglio di Stato dell'occupazione militare, nulla pi del Supremo Consiglio di cancelleria, e coincidevano, in sostanza, con i Consigli di Stato dei coevi Stati italiani (351). 70. Segue: b) Ordinamento e personale. Sebbene la

L 14 giugno 1824 fosse detta legge organica della Consulta generale del regno , pi proprio parlare di Consulte , perch si trattava di tre consessi, cio delle consulte, rispettivamente, de' reali domini di qua del Faro, e di l del Faro, ambo residenti nel luogo della real residenza Napoli), che, in certi casi, deliberavano (cio in riunite in Consul-

ta generale del regno . Il nesso topografco ed il nesso organico furono poi defnitivamente sciolti, allorch con l'atto sovrano 27 settembre 1849 la Consulta de' reali domini di l del Faro fu trasferita in Palermo, e cess la Consulta generale del regno. Dopo di ci, pi che mai si tratt di Consulte e non di Consulta . Le Consulte non avevano nelle rispettive petenza verteva propriamente in materie attribuzioni

che il voto puramente con sultivo (art. 3 1. cit.). La loro comdi legislazione e d'amministrazione; ma con vari r.d. 18 ottobre 1824 furono investite di tutte le attribuzioni contenziose dell'abolito Supremo Consiglio di cancelleria (in/ra,

162 e 163).

(350) Alla fine di settembre 1859, il ministro per gli affari di Sicilia, Paolo Cumbo, incoraggiato dal re Francesco II, predispose un progetto per trasformare la Consulta in Senato del regno , composto di membri eletti dai Consigli provinciali (MOSCATI,b), pp. 6465). Un altro progetto di statuto fu fatto comporre dal gen, Carlo Filangieri, a cura del noto giureconsulto Giovanni Manna, sulla falsariga della costituzione imperiale francese, e prevede un Consiglio di Stato, incaricato di redigere i progetti di legge e di regolamento, e di sostenerli in nome del Governo innanzi al Senato ed al Corpo legislativo (testo in DE CESARE,a), I1I, pp. 101 88.). (351) Per tali analogie, LANDI, d).

454

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

70
rr-

Le Consulte si occupavano separatamente univano

degli affari

guardanti la parte del regno per cui ciascuna era stabilita, e si in Consulta generale quando trattavano affari riguardanti oggetti o d'interesse comune, o che sebbene d'interesse particolare d'una parte del regno, potessero in qualsivoglia modo influire sull'interesse dell'altra (art. 2 l . cit.). La Consulta generale era composta di 24 consultori, dei quali sedici, scelti tra i sudditi pi distinti e meritevoli de' domini di qua del Faro, ed otto, scelti tra i sudditi pi degni e ragguardevoli de' domini di l del Faro, formavano, rispettivamente, la Consulta di ciascuna parte de' reali domini (artt. 5, 6, 7, l. cit.). La diversa aggettivazione non sembra avesse nessuna importanza; si trattava di nomine rimesse alla piena discrezionalit del sovrano, che provvedeva in Consiglio di Stato, su proposta del presidente del Consiglio de' ministri, previa deliberazione del Consiglio de' ministri. Le nomine cadevano di regola su magistrati, ufficiali generali, alti funzionari, prelati. Presidente della Consulta generale era un consigliere ministro di Stato senza dipartimento, nominato, indistintivamente, tra i sudditi dell'una o dell'altra parte del regno, che aveva intervento nel Consiglio di Stato ordinario (art. 4 l. cit.). Ogni Consulta aveva un proprio vice-presidente, nominato dal re tra i rispettivi componenti (artt. 6 e 7 l. cit.), il pi anziano de' quali suppliva il presidente assente o impedito (art. 9 l. cit). La Consulta generale aveva un segretario generale, continentale segretario, appartenente o siciliano, ed ogni Consulta un alla rispettiva parte del regno, tutti

di nomina regia: il segretario pi anziano suppliva il segretario generale assente o impedito (artt. 8, 9,

lO, 1. cit.). Ogni

Consulta era divisa in due Conimessioni (giustizia ed affari ecclesiastici; finanze ed affari interni), composte- di sei consultori nella Consulta per i domini di qua del Faro, e di quat-

70

L'Amministrazione

centrale

455

tro nell'altra, le quali deliberavano separatament e gli affari di minore importanza, e riunite gli altri (artt. 16-18 l. cit.). Un'altra Commessione era formata dal presidente della Consulta generale, con i residui quattroconsultori napoletani e due consultori siciliani, per trattare gli affari di minore importanza concernenti i dipartimenti esteri, e preparare di guerra e marina ed affari da (art. 19 l. cit.). Le Comgli affari delle stesse amministrazioni,

sottoporre alla Consulta generale

messioni si rinnovavano ogni due anni, salvo conferma (art. 17 reg. 14 giugno 1824). Per gli altri affari da sottoporre alla Consulta generale, il presidente nominava Commessioni straordinarie, composte d'un numero proporzionato di consultori dell'una e dell'altra Consulta (art. 20 l. cit.). In seguito, furono create la Commessione per gli affari di grazia in materia di reati, composta di due consultori napoletani ed uno siciliano (r.d. 23 agosto 1824); le parti del regno, Commessioni, una per ogni Consulta, per i conflitti di giurisdizione nelle rispettive composte ciascuna di due con sul tori della (r.d. 7 settembre 1824); compodi ciaCommessione giustizia ed affari ecclesiastici, e due della Commessione finanze ed affari interni e la Commessione per i conflitti di competenza, civili e penali, tra autorit dell'una e dell'altra parte del regno, sta da tre consultori (dei quali due giureconsulti) scuna delle due Consulte

(r.d. 20 agosto 1825). La segrete-

ria generale e le segreterie della Consulte erano divise in carichi , e v'era addetto personale amministrativo (artt. 22, 24, 25 reg. 14 giugno 1824; r.d. 4 giugno 1825). Il personale della Consulta fu integrato col r.d.

lO giu-

gno 1832, il quale dispose l'istituzione di dodici relatori, otto napoletani e quattro siciliani, assegnati dal presidente alle Commessioni, con rotazione annuale, preparatori per compiere i lavori

affidati loro dai consultori ; essi intervenivano,

456

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

70

quando il presidente o il vice-presidente lo

credesse opportu-

no, a tutte le adunanze, delle Commessioni e delle Consulte, ed in Commessione uno di loro fungeva da segretario. I relatori erano nominati dal re in Consiglio di Stato, su proposta del presidente del Consiglio de' ministri, tra gli individui, nobili o di natali distinti, di non meno di venti n pi di venticinque anni d'et, che avessero giustificato una rendita d'annui ducati 200 iscritta nel gran libro del debito pubblico, ed avessero superato un concorso per esami (352). Dopo cinque anni di servizio (abbreviabili per merito distinto semprecch l'interessato avesse raggiunto 25 anni d'et) i relatori ottenecarriere giudiziarie o amministrative. ai nostri referenvano un impiego nelle

I relatori, in sostanza, non corrispondevano dari del Consiglio di Stato (in Francia, za giudiziaria o amministrativa, di nomina a consultore (infatti,

maitres de requtess,

perch non si chiedeva che avessero alcuna pregressa esperiene non avevano un'aspettativa niuno di loro fu mai chiapiuttosto, agli uditori cio, una classe di partecipazione ai

mato a tale ufficio); corrispondevano,

del Consiglio di Stato francese, costituendo, zione teorico-pratica attraverso lavori delle Consulte (353). l'assidua

giovani funzionari che si formava un eletto grado di prepara-

(352) corso l'esame

La Commessione e

giudicatrice

era composta

dal presidente, L'esame

dei due di condi al-

vice-presidenti, classico latino, supplisca

di due consultori

nominati

dal presidente. l) nella traduzione lasciando tratto che minori questione

(art. 4 reg. lO giugno 1832) consisteva:

d'un brano

dettato co' soli punti finali,


da s nello scrivere punto reali, di diritto amministrativo

chi si assoggetta

alle interpunzioni di qualche

s ; 2) in un quedelle legpunto la risodel amministrativa

sito su qualche gi e de' decreti dipendente luzione; regno,

dalla Collezione

o nella risoluzione dalla Consulta;

da affari trattati

3) in un quesito principale punto

su qualche della

delle leggi civili,

o su qualche

caso di diritto su qualche

civile di cui si domanda

4) in uno o pi quesiti
DE CESARE,

storia

(353)

a), I, {I- 173.

70

L'Amministrazione

centrale

457

I soldi annui del personale delle Con sulte erano i seguenti:


l) Presidente. - D. 3.000, (soldo di Consigliere ministro di Stato) pi una gratificazione annua d'altri d. 3.000 (art. 27 1. 14 giugno 1824). 2) Vice Presidenti. - D. 2.600 (soldo di consultore), pi una gratificazione annua di d. 400 per tutto il tempo d'esercizio della carica (art. 26, comma 2, 1. cit.]. 3) Consultori, - D. 2.600 (art. 26, comma 2, 1. cit.). 4) Segretario generale. - D. 2.000 (art. e comma cit.). 5) Segretari particolari. - D. 1.200 (art. e comma cit.).

I militari ed impiegati, che godevano un soldo minore, ottenevano, con la nomina a consultore, servavano il soldo precedente la differenza, o conse maggiore; gli ecclesiastici

continuavano a godere le rendite della loro dignit, e ricevevano una gratificazione mensile stabilita dal re spettive circostanze di ognuno l. cit.) (354). (art. 26,

secondo le ri-

commi 4, 5, 6, 7,

Gli uffiziali di carico, della segreteria generale e delle segreterie, avevano il soldo annuo, rispettivamente, di d. 720 e 600, e gli altri impiegati in proporzione 14 giugno 1824). (artt. 22 e 24 r.d.

I relatori prestavano due anni di servizio gratuito, ed ottenevano poi una gratificazione di d. 15 mensili giugno 1832). (r.d.

lO

Dobbiamo inoltre ricordare (vedi anche supra, 66) che, essendosi stabilita in Napoli la Consulta de' reali domini di
(354) L'art. 28 l. 14 giugno 1824 accordava ai consultori, quando dovessero risiedere in parte de' reali domini diversa da quella cui appartenevano, un trattamento uguale a quello gi previsto per i membri del Supremo Con. siglio di cancelleria: supra, nota (339). Con tre r.d. 30 giugno 1824, fu sta. bilita l'uniforme, fu assegnato alla Consulta in Napoli il locale della e Soltaria l> gi occupato dal Supremo Consiglio di cancelleria, e fu stabilito che il presidente giurasse nelle mani del presidente del Consiglio de' ministri, ed i consultori nelle mani del presidente della Consulta generale.

458

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie un organo consultivo per

71

l del Faro, mancava nell'isola gli affari decentrati

al luogotenente generale ed al ministro

segretario di Stato presso il medesimo. Si provvide pertanto, con r. 2 maggio 1831, ad istituire in Palermo una Commessione consultiva, presieduta dal presidente della Corte suprema di giustizia, e formata dal vice-presidente della medesima, dal presidente e vice-presidente della Gran Corte de' conti, e da un giudice della Gran Corte civile di Palermo, nominato dal luogotenente generale, che esercitava anche le funzioni di segretario (355). Il regolamento di servizio interno della Commessione (che era pi o meno una riproduzione della soppressa Giunta de' presidenti e consultori) fu approvato dal luogotenente generale il 14 ottobre 1831 (356). 71. Segue: c) le riforme

del 1848-1849. -

Gli ordina-

menti che abbiamo descritto rimasero in vigore, senza sostanziali alterazioni, fino al 1848. Nel gruppo di provvedimenti con cui, dopo il moto siciliano del 12 gennaio 1848, il regio governo tent un'azione distensiva (s'Upra, 65), vi sono due atti sovrani, ambo in data 18 gennaio 1848, concernenti le Consulte. Si ritornava, in sostanza, al tentativo d'utilizzare i corpi consultivi in funzione transattiva, nale (supra, tra l'assolutismo e la monarchia costituzio-

69), allo stesso modo come nel regno di Sar-

degna il regio brevetto 20 gennaio 1848 convocava il Consiglio di Stato compiuto , la cui riunione si rese senza oggetto per il progresso del movimento costituzionale (357). Dei ricordati atti sovrani, uno provvede delle attribuzioni (art. modesto ampliamento
(355) (356) (357)
PETITTI. PETITTI.
SALATA,

accordate

l) ad un alle eQU.-

I. p. 462. I. p. 463. b). pp. 70

5S.

ed 84,

71

L'Amministrazione centrale

459

sulte di Napoli e Sicilia con la l . 14 giugno 1824 sioni delle Consulte, ed istituiva dei consultori

(in/ra,

72). L'altro autorizzava i ministri ad intervenire nelle sesin servizio straordinario , dichiarando tali di diritto, quando il re risiedesse di qua del Faro i presidenti della Corte suprema di giustizia, della Gran Corte de' conti, della Gran Corte civile di Napoli, della Giunta di pubblica istruzione

(supra, 47) ed

il soprintendente di salute pubblica (supra, 60), e quando il re risiedesse oltre il Faro, i corrispondenti magistrati e funzionari di Palermo, e il giudice della monarchia (supra, 46). Le regie concessioni non furono efficaci, ma gli atti sovrani non furono mai revocati. Lo statuto lO febbraio 1848 prevedeva (in/ra, 203) un Consiglio di Stato di ventiquattro cittadini (art. 77), nominati dal re (art. 79), e di cui doveva essere presidente il ministro di grazia e giustizia (art. 78), per dare il suo ragionato parere su tutti gli affari de' quali poteva essergli delegato l'esame in nome del re da' ministri segretari di Stato (art. 80, comma l). In attesa della legge, rimanevano in vigore, per il Consiglio di Stato, le norme sulla Consulta generale del regno, salvo quel che vi potesse essere di contrario alla Costituzione (art. 80, comma 2). Di conseguenza, con r.d. 17 febbraio 1848, la Consulta assunse il nome di Consiglio di Stato, conservando le proprie attribuzioni, salvo quelle di competenza delle Camere legislative. La presidenza fu assunta dal ministro di grazia e giustizia. Da questa data, sino all'entrata in vigore del r.d. 9 dicembre 1852, di cui diremo poi, il riferimento a pareri del Consiglio di Stato riguarda la ex Consulta de' domini di qua del Faro, e non il Consiglio di Stato ordinario e giudiziaria

Restituito l'ordine in Sicilia, la separazione amministrativa

de' reali domini di qua e di l del Faro fu con-

460

Istituzioni del Regno dell e Due Sicilie

71

fermata con l'atto sovrano 27 settembre 1849

(supra, 65);

e per sempreppi facilitare l'amministrazione interna dell'isola, l'altro atto sovrano, 27 settembre 1849, dispose l'istituzione della Consulta con sede in Palermo. Le Consulte risultarono quindi scisse, una per ciascuna parte del regno, e fu abolita la Consulta generale. Nessun altro consesso le fu sostituito, ed allorch trattava si d'affari d'interesse comune, veniva acquisito il parere ed erano entrambo dell'una e dell'altra Consulta (358) sottoposti alla sovrana risoluzione. Que-

sto sistema ampliava il decentramento insulare; ma non rafforzava l'autorit del corpo consultivo, i cui interventi nei detti affari avrebbero potuto essere pi efficaci se espressi in un'adunanza come quella che si realizzava nella cessata Concon circoscritta competenza dei sulta generale del regno. Le due Consulte accentuarono il carattere di con sessi amministrativi territoriale, ed ancora una volta si sarebbe potuto dire,

rapporti tra il regno e la Sicilia, non cum te vivere possum,

nec sine te.


La Consulta de' reali domini di l del Faro era composta d'un presidente, di sette consultori scelti fra i pi distinti sudditi di quei domini, di sei relatori nominati a termini del r.d. lO giugno 1832, e relativo regolamento (359), d'un segretario, e d'impiegati da lui dipendenti (art. l atto sovrano cit.). Per il servizio, si osservava tutto quel che era pre-

(358) Vedi, per esempio, il r.d. lO maggio 1859, che risolve un dubbio interpretativo circa l'art. 38 Il.pp.; il r.d. 8 agosto 1859, che, in relazione all'art. 145 l. 21 agosto 1826, stabilisce che l'Amministrazione delle acque e Io"este pU ricorrere avverso decisioni assolutorie da reati forestali, ndipendentemente dal ricorso del pubblico ministero, ma solo per i propri interessi patrimoniali (supra, 64); il r.d. 12 dicembre 1850, che modifica alcune norme di procedura penale. (359) Sulle pi eminenti personalit che {U{(!I!O chiamate a comporre la Consulta di Sicilia, PAGANO, pp. 21 55.

71

L'Amministrazione

centrale

461

scritto dalla 1 . 14 giugno 1824, e dal regolamento della stessa data (art. 4 atto sovrano cit.). Con successivi provvedimenti, fu istituita presso la Consulta una Commessione per gli affari di grazia in materia di reati commessi e giudicati in Sicilia (r.d. 25 gennaio 1850); fu elevato a nove il numero de' relatori (r.d.

1850); fu fissato in d. 3.000 il soldo annuo del presidente (r.d. 27 ottobre 1851); e fu sta-

27 settembre

bilita la pianta organica della segreteria (r.d. 29 gennaio 1855) (360). Veniva frattanto in desuetudine la costituzione del 1848; e perci, con r.d. 9 dicembre

1852, il Consiglio di

Stato riprese il nome di Consulta de' reali domini di qua del Faro, conservando qual presidente il ministro di grazia e giustizia, e confermandosi nelle rispettive loro cariche il vice presidente ed i consiglieri. I relatori furono aumentati a dodici (r.d. 14 gennaio 1853), e fu stabilita una nuova pianta organica, articolata in quattro carichi, affidati ai rispettivi uffiziali di carico, tutti dipendenti dal segretario (r.d. 27 aprile
(360) 3 agosto in Palermo ferendari 19 ottobre consiglieri La Consulta una siciliana cess di funzionare Depretis presidente di Stato, di in maggio 1860. Il decreto, 14.1) istitu consultive tre norme e recon attribuzioni sezione,

1860, del pro-dittatore sezione composta d'un

(COMITATOCITTADINO,p.

del Consiglio ne stabiliva

giurisdizionali, procedurali.

sei consiglieri, e dettava alcune Mordini,

ed un segretario,

la competenza, Fardella

Le nomine furono conferite


1860. Era presieduta Francesco Crispi, e Matteo Raeli >, istituito d'Italia Mariano

dal pro dittatore Stabile, Gregorio

con decreto ed erano Salvatore d'Itadi Stato concisto-

da Vincenzo

di Torrearsa; Ugdulena,

Vigo Platania, straordinario liare l'unit

che fu poi consigliere decreto 19 ottobre

di Stato del regno col c: Consiglio i mezzi onde topo grafiche insulare, e 1860 dal detto Sicilia,

lia (PAGANO,pp. 28 ss.). Tale consesso non va confuso con altro che, presieduto essere l'isola da Gregorio Ugdulena, d'Italia, distinti doveva particolari meritevoli esponenti

Mordini,

c: avvisare della

con le condizioni

riconoscendo

una fra le parti

in cui le condizioni

riche presentano predisposto, regionale, mase lettera entro

taluni caratteri

di studio particolare del liberalismo 1946, n. che anticipava accentratrici

>. Queaveva

sto consesso, composto accordato morta,

dei pi distinti

il 18 novembre alla Sicilia essendo subito

1860, un progetto, con r.d.Ig, prevalse

lo statuto (PAGANO,

15 maggio le tendenze

455, ma che ri

pp. 30 58.).

462

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

72

1858). Infine, la carica di pre sidente fu divisa da quella. di ministro di grazia e giustizia, ed affidata, come prima del 1848, ad un ministro di Stato (361), che corrispondeva direttamente col ministro di grazia e giustizia (r.d. 29 agosto 1859). Quando fu richiamata in vigore la Costituzione del 1848, la Consulta riprese il nome conserv sino alla fine (362). 72. Segue: d) di Consiglio di Stato, presieduto e lo dal ministro di grazia e giustizia (r.d. 13 luglio 1860),

funzionamento ed attribuzioni. delle Consulte erano

Le

norme per il funzionamento interno approvato glio di cancelleria

stabilite

dalla l. 14 giugno 1824, e dal regolamento

per lo servizio

con r.d. della stessa data. Esse non dif-

ferivano molto da quelle gi in vigore per il Supremo Consi-

(supra, 67), e non furono sostituite dopo


(art.' 14

la scissione delle Consulte. I pareri erano sempre richiesti nel real nome l. cit.), dal ministro competente

(art. 9 r.d. cit.); la Consulta

di Sicilia poteva esserne richiesta dal ministro per gli affari di Sicilia, o dal luogotenente generale nei limiti delle sue attrihuzioni (art. '2, comma l, atto sovr, 27 settembre 1849). Finch le due Consulte risiedettero in Napoli, gli affari venivano di. strihuiti alle Consulte o Commessioni dal presidente della Consulta generale (art. 2 r.d. cit). Il relatore era nominato dal detto presidente, tra i consultori, per gli affari da trattarsi in

(361) D. Nicola Maresca Donnorso, duca di Serracapriola. (362) Il 25 novembre 1860, fu istituito in Napoli un Supremo Consiglio amministrativo, presieduto da Desiato Janigro, procuratore generale della Gran Corte civile, che, con r.d. 18 giugno 1865, fu nominato, allo scioglimento di quel consesso, presidente di sezione del Consiglio di Stato del regno d'Italia (ZOLl, pp. 59-(0). Ma i consiglieri, menzionati da DE SIVO, a), II, p. 351, in numero di trenta, erano in maggior parte mediocri mesta tori, decorati del ti. tolo di martiri s , nuno de' quali fu ammesso nel nostro Consiglio di Stato.

72

L'Amministrazione centrale

463

Consulta generale, o in Commessione mista, e dal vice presidente della Consulta competente negli altri casi (artt. 3~4 r.d. cit.). La Consulta poteva chiedere al ministro competente, per mezzo del proprio presidente, le notizie occorrenti per lo schiarimento degli affari (art. 13 r.d. cit.). Il presidente presiedeva la Consulta generale (art. 4 l . (art. cit.), e poteva presiedere le Consulte particolari

11 l.

cit.) e le Commessioni (art. 18 r.d. cit.): queste disposizioni, ovviamente, risultano modificate dalla soppressione della Consulta generale. La Consulta generale era in numero legale con l'intervento d'almeno quindici consultori; quella dei domini di qua del Faro con dieci; quella dei domini di l del Faro con cinque; e le Commessioni con quattro se composte di sei consultori, e tre se di quattro (art. 21 L cit.). Le deliberazioni erano adottate a pluralit di voti, e dovevano essere inseriti in verbale anche i voti di minoranza (art. 22 1. cit.), I pareri motivati delle Consulte erano estesi dal consultore incaricato; i voti particolari erano estesi dai rispettivi autori: gli uni e gli altri venivano trascritti dalla Consulta, sottoscritti nel registro, approvati e dal segretario dal presidente

generale, e trasmessi in copia, ugualmente firmate, al ministro che li aveva richiesti nel real nome, insieme agli atti relativi (artt. 8-12 r.d. cit.). Le materie di consultazione elencate nell'art.

15 L 14 giu-

gno 1824 coincidevano, in maggior parte, con quelle proprie del Supremo Consiglio di cancelleria, previste dalla L 22 dicembre 1816 (supra,

68). Esse concernevano:

1) i progetti d'alta legislazione e le misure di amministrazione generale (cfr. art. 11 L 22 dicembre 1816); 2) l'interpretazione o spiega di disposizioni, e la risoluzione di dubbi nelle materie legislative (cfr. art. 12 1. cit); 3) le quistioni di competenza tra le autorit del con-

464

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

72

tenzioso giudiziario e quell e del contenzioso amministrativo (cfr. art. 21, l. cito:in/ra, 188 e 189);

4) i dubbi che avrebbero potuto sorgere nel reale animo, nell'approvazione delle decisioni delle Gran Corti de'
conti di Napoli e di Palermo, se in seguito ordinata e la revisione che dal re ne fosinjra, (r.d. e reg. 13 marzo 1820,

175 e 176; un espresso rinvio alle disposizioni gi in vigore


per il Supremo Consiglio di cancelleria fu poi fatto con due r.d. 18 ottobre 1824); 5) le autorizzazioni per procedimento contro funzionari pubblici rivestiti dalla garantia, a' termini della l. 19 ottobre 1818 (in/m,

192: il rinvio alle disposizioni gi in vi in un altro

gore per il Supremo Consiglio di cancelleria r.d. 18 ottobre 1824);

6) le dimande di naturalizzazione e quelle di cambiamento di cognome (cfr. art. 15 l. 22 dicembre 1816); 7) l'impartizione del regio beneplacito per l'accettazione di donazioni, eredit o legati lasciati alle corporazioni ecclesiastiche o civili (cfr. art. 20, n. l, l. cit.); 8) la regia approvazione de' contratti de' luoghi pii ecclesiastici e laicali, come anche quella de' contratti de' comuni che avevano bisogno della regia autorizzazione, nit prescritta, L cit.); sia -per solensia per dispensa della legge (cfr. art. 20, n. 1~

9) le dimande per istituzione di maggiorati (artt. 946 ss, ll.cc., l. 17 ottobre 1822, e r.d. 9 agosto 1824); lO) l'esercizio della regalia del regio exequatur, i ricorSI

d'abuso

in materia

ecclesiastica (363), la circoscrizione

(363)

L'appello

o ricorso

ab abuslt, secondo risulta dall'art.


prima lo prevedesse, ai tribunali

3 degli

arti-

coli segreti del clesiastici

conco 1741, veniva proposto, espressamente o regolari

di questo, ed, a quanto pare, regi, da" eco per ed oppressione

senza che alcuna norma secolari

che si "dolevano di violenza,

72

L'Amministrazione centrale

465
e tutti

dell'intero regno relativa all'eceleaiastica giurisdizione, gli oggetti relativi alla tutela e vigilanza

governativa e disci-

plinare sugli stabilimenti ed ordini religiosi (la disposizione amplia l'art. 20, n. 11, 1. 22 dicembre 1816, che menzionava solo l'exequatur);

11) le quistioni di precedenza


del regno (materia di consultazione precedenze era stato fissato con r.d.

fra le diverse autorit nuova; l'ordine delle

18 maggio 1819, ma il

gran numero dei re scritti che lo concernono dimostra l'estrema Iitigiosit della materia) (364);

12) la circoscrizione
anche injra, 110);

amministrativa

e giudizi aria del

regno e delle sue parti (materia. di consultazione nuova; vedi

13) le quistioni di confini tra Comuni che appartenevano a provincie o valli diverse (art. 11 1. I" maggio 1816; vedi injra, 169); 14) la regia approvazione
ciali, e delle contrattazioni degli stati discussi provin-

de' Consigli provinciali, come pure

via di fatto, visto dal Sua quelle esistessero l'istituto al re In Sicilia,

da parte

dei vescovi fossero

altri

superiori

ecclesiastici. prender

L'art.

3 cito di. (preMaest di Dio

spose che tali ricorsi risoluzioni altre non norme

dai regi ministri il parere pi

rimessi del quale,

al tribuuale

misto poi la

cap. IX eonc.) c: inteso che saranno de' e tranquillit

convenevoli

per maggior

servizio

e per la quiete

suoi popoli

(GILIBERTI, p. 281). Non pare

di procedura ma l'art. a misure

(SCADUTO, I, pp.

previsto;

7 r.d. 14 febbraio
disciplinari

177 ss.). Nel conco 1818, 1827 consente il ricorso


dai loro superiori. della il po

dei regolari l'appello Per

sottoposti

detentive

regia monarchia

ab abusu era il ricorso di terza istanza al giudice (SCADUTO, I, p. 178; vedi anche supra, 46).
la Consulta generale del regno delle fu intesa finanze circa ai funzionari dell'Amministrazione

(364)

esempio,

sto da assegnare eletto in tori 30. (r.

(r. 23 mago

gio 1827, in PETITTI, IV, p. 171); sulla precedenza

spettante al 1" eletto sul 2" lO gennaio 1826, ivi, p. 138); su quella dei Consigli di guerra di guarnigione (r. 13 aprile 1828 e 9 gennaio 1829, ivi, pp. 195 e 207); sul posto chiesa dei direttori (r. del Genio e d'Artiglieria, e dei sottoispettori di Gen.

darmeria

20 marzo

de' dazi indiretti, LANDI. 1.

1829, ivi, p. 210); sulla precedenza rispettiva tra direte de' dazi diretti (r. 28 marzo 1829, ivi, p. 211), etc.

466

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

72

degli stati discussi comunali, la cui approvazione era per legge riservata al re, e quella de' dazi comunali e della tariffa di eSSI (cfr. art. 20, n. 2, 3, 4, 1. 22 dicembre 1816);

15) l'impartizione

del regio beneplacito

nello stabilifosse delle regole novelli,

me-nto dei corpi e societ religiose e civili, qualunque l'oggetto della loro istituzione, e l'approvazione costitutive ed amministrative come di quelli legittimamente esistenti (art. cos degli stabilimenti

15 L cit.);

16) l'approvazione

degli stati discussi e delle contrattaperch considerati come

zioni degli stabilimenti di pubblica beneficenza, che avevano bisogno della regia autorizzazione sezioni dei Comuni

(in/ra, 128 e 170);

17) la concessione del regio beneplacito per la celebrazione delle fiere e dei mercati (cfr. art. 20, n. 9, L cit.), e la
concessione delle privative e delle patenti d'invenzione perfezione in qualsiasi genere d'industria (materia e di di con-

sultazione nuova: r.d. 2 marzo 1810, per i brevetti industriali, e r.d. 5 febbraio letteraria) ;

1828, e 20 marzo 1829, per la propriet


a' ministeri

18) ed in generale gli affari appartenenti

di Stato, pei quali il sovrano avesse giudicato necessario che la sua decisione fosse preceduta e rischiarata da una pi estesa e matura discussione (cfr. art. 20, n. 12, L cit.). Nel raffronto con la legge istitutiva del Supremo Consiglio di cancelleria, da notare che, salvo per gli affari di guerra e marina, ed esteri, rimessi tassativamente alla Commessione mista in sede riferente o deliberante, oppure alla Consulta generale (artt.

19 e 20 L 14 giugno 1824), non v'erano altri

affari che per materia fossero attribuiti alla Consulta generale, e la ripartizione tra le due Consulte era fatta secondo un criterio meramente territoriale, salva la rimessione alla Consul-

72

L'Amministrazione

centrale

467

ta generale degli affari che, secondo l'apprezzamento

del pre-

sidente, fossero d'interesse comune delle due parti del regno. L'interesse dell'atto sovrano 18 gennaio 1848 non consiste soltanto nell'avere aggiunto all'elenco della legge istitutiva delle Consulte alcune materie, ma d'avere dichiarato necessario il parere sopra tutti i progetti di leggi e regolamenti generali, e sulle altre materie ivi menzionate, prescrivendo (art. l, n. 6): sugli affari qui annunziati i ministri a portafoglio non potranno portare a noi proposizioni in Consiglio senza aver prima sentito il parere della Consulta . Si introduce in questo modo, nella legislazione del regno, il concetto formale del parere necessario , cio obbligatorio , concretantesi nel dovere dei ministri, di non sottoporre in Consiglio di Stato alle sovrane risoluzioni affari non esaminati preventivamente in Consulta, ed in un impegno del re di non decidere (quanto meno, in via normale: accertare tale adempimento. Le materie in questione le seguenti: (art. l

supra, 68) senza

atto sovrano cit.) erano

l) i progetti di leggi e regolamenti generali; 2) gli stati discussi generali delle reali tesorerie dei domini di qua e di l del Faro, gli stati discussi provinciali, e quelli comunali riservati per legge alla regia approvazione, le imposizioni de' dazi comunali, e le tariffe di essi; 3) l'amministrazione blico; 4) i trattati di commercio e le tariffe doganali; 5) i voti emessi dai Consigli provinciali ai termini dell'art. 30 1. 12 dicembre 1816 (infra, 101). L'atto sovrano 27 settembre 1849, istitutivo della Consulta ne' reali domini oltre il Faro, contiene (art. 2) una enumerazione di materie che in gran parte concidono con quelle ed autorizzazione del debito pub-

468

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

72

della l. 14 giugno 1824, e dell'atto sovrano 18 gennaio 1848. previsto il parere della Consulta sui conflitti giurisdizionali tra le curie ecclesiastiche ed i tribunali lare ordinamento vigente in Sicilia laicali, la cui utilit era stata ravvisata, probabilmente, in ragione del partico-

(supra, 46). La Consulta


generali,

sicula esprimeva parere sulle leggi e regolamenti

quando erano comuni alle due parti del regno (nel qual caso, era sentita anche la Consulta di Napoli), o quando erano speciali per l'isola. Non invece previsto il parere sullo stato discusso della reale tesoreria, sul debito pubblico, e sui trattati di commercio e tariffe doganali. L'art. 2, n. 19, prevede tuttavia come l'art. 15, n. 18, l. 14 giugno 1824, che la Consulta possa essere interpellata su qualsiasi altro affare meritevole di pi estesa e matura discussione . Presso la Consulta generale era stato costituito, come in precedenza presso il Supremo Consiglio di "cancelleria, e con analoghe funzioni

(supra, 68), l'ufficio del regio exequatur


competenza territoriale

sulle carte di Roma, affidato a due consultori, uno per ciascuna Consulta, con la corrispondente (r.d. 9 agosto 1824). In seguito, con r.d. 17 luglio 1833, l'ufficio del regio exequatur, per gli affari concernenti i reali domini di l del Faro, fu trasferito in Palermo, e vi fu preposto un magistrato; divenne poi una dipendenza della Consulta siciliana.

CAPITOLO

III.

IL REALE ESERCITO E LA REAL MARINA

I.

L'ORDINAMENTO

73. Dalla conquista di Carlo di Borbone all'invW)ione francese del 1799. - Il nucleo primigenio dell'esercito del regno delle Due Sicilie fu costituito da quegli elementi del corpo di spedizione, inviato da Filippo V alla conquista del regno per Carlo di Borbone (l), che rimasero al servizio di Napoli dopo la vittoria (2). Come tutti gli eserciti del secolo XVIII, era costituito da volontari di varia nazionalit (3), tra i quali non molti erano gli italiani, e solo parte di questi erano sudditi del regno (4). Da queste truppe fu tratto il corpo napoletano di 12.000 uomini, che, sotto gli ordini di Francesco d'Evoli, duca di Castropignano, cooper in Romagna, durante la guerra per la successione d'Austria, col corpo di spedizione spagnuolo comandato prima dal duca di Montemar, e poi dal conte di Gages. Fu campagna breve (dicembre 1741-settembre 1742), e non felice, per errori dei comandanti spagnuoli,
(I) SCHIPA, I, p. 329. li corpo di spedizione era salito, progressivamente, fino a 40 mila uomini, dei quali circa 18 mila rimasero nel regno. (2) Il nuovo esercito contava circa 32 mila uomini: SCHIPA, I, pp. 330 S8. (3) Talch l'esercito, sino all'inizio del secolo XIX, era per lo pi composto dei discendenti di spagnuoli, valloni, irlandesi, italiani, svizzeri, albanesi, venuti con Carlo, che si maritavano fra loro, formando per coa dire una trib nomade senza suolo n patria s (BUNCH, a), p. 23). (4) SCHIPA, I, p. 330; ARGIOLAS, pp. 14. 58.

470

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

73

e per vicende politiche (5); ma meritevole di ricordo, dacch per la prima volta fu vista la bandiera del regno delle Due Si. cilie sui campi di battaglia d'Europa. Poich la minaccia austriaca regno, le cure del governo si avvicinava ai confini del l'esersi rivolsero a rafforzare

cito, che assunse un pi deciso carattere nazionale. Con dispaccio 28 gennaio 1743, fu disposta l'istituzione ti provinciali di 12 reggimendel (detti poi sempre nazionali), e con altro,

25 novembre 1743, furono approvate le relative ordinanze per la formazione, regolamento, servigio, sussistenza e disciplina (6). Cinque reggimenti nazionali parteciparono alla campagna, che si concluse con la vittoria di Velletri (Il agosto 1744), e se probabile terminato qualche incidente data la brillante che l'organizzazione precipitosa, e la mancanza d'un adeguato addestramento, prova del reggimento Terra dei reggimenti abbiamo dedi Lavoro , come

o inconveniente (7), viene ricordella Riccia, che vi rimanazionali,

comandato dal colonnello principe se ferito (8). L'istituzione detto all'art. 5 della

1. dichiarativa de' vari gradi di no-

bilt, 25 gennaio 1756, aveva avuto anche lo scopo di armi , e perci dovevano essere precisamente classe, ossia della chiara e generosa nobilt, quali ne' reggimenti provinciali,

isti-

molare la nobilt di questo regno alla gloriosa carriera delle della prima aspirano delli di tutti coloro, li

ossiano nazionali,

a servire da cadetti, in riguardo a che per costituzione bilt generosa . Questo esercito osservava le

medesimi corpi hanno da essere li capitani e alfieri della noordinanze

(5) (6) (7) (8)

COLLETTA, a},

II, pp. 136 68.; SCHIPA, I, pp. 346 172; SCHIPA, I, pp. 372373. SCHIPA, I, p. 380. D'AvALA, a), p. 664; SCHIPA, I, p. 386.
D'AYALA, a), p.

56.;

360

56.

73

Il R. Esercito

e la R. Marina

471

Spagna del 1728 (9); ma, agli inizi del regno di Ferdinando IV, fu inviata una missione militare in Prussia, per mettersi al fatto della immegliata scienza di guerra, e delle ordinanze, che avean cangiato la faccia del guerreggiare per opera della stupenda mente di Federico il 1761) furono menti ispanici,

(lO), ed al suo ritorno

(verso

surrogati ... alle forme ed agli armeggiadel tutto i prussiani

, secondo la moda del


IV

tempo (11). Malgrado ci, i primi anni del regno di Ferdinando sono, sostanzialmente, re (12), alimentata ritura civile si accompagna un' evidente decadenza

un periodo in cui ad una notevole fiomilitaTanuc-

dal pacifismo toscano di Bernardo

ci (13), pur se non tanto disastrosa come taluno vorrebbe, perch, comunque, vi fu qualche utile iniziativa (14). Di queste, la pi notevole il riordinamento d'istruzione, per il reclutamento degli istituti militari degli ufficiali cui provvedeva-

(9) La Corte di Spagna impose l'osservanza delle medesime (SCHIPA,I, p. 330); il che si fece in modo tanto pedissequo, che ancor nel 1778 gli stati di servizio degli ufficiali erano redatti bens in lingua italiana, ma su moduli in cui le indicazioni a stampa erano spagnuole: tale, per esempio, quello compilato al 31 dicembre di quell'anno per il tenente Antonio Landi, del reggimento di fanteria nazionale del Sannio (ASN, sez. militare, libretti di vita e costumi, l" serie, v. 875, f. 25). (10) D'AYALA, p. 571. a), (11) D'AYALA, loc. cito a), (12) I 15 reggimenti di fanteria nazionale, che portavano i nomi delle 12 provincie di qua del Faro e delle 3 valli maggiori di l del Faro, furono, nel 1765, ridotti ad otto, e tali rimasero fino al 1797: Real Campania, Puglia, Lucania, Sannio, Messapia, Calabria, Agrigento, Siracusa. (13) La goffa massima di Bernardo Tanucci riportata da vari scrittori in modo un po' diverso, anche se sostanzialmente identico: Principoni, eserciti e cannoni; principini, ville e casini (D'AYALA, ), p. 58); principoni, spaa de e cannoni, principini, ville e casini (CALULLOA, ), p. 21) etc.; restando b pur sempre vero, come dice D'AYALA, loc. cit., che non era un principotto coa), lui il quale governava le Sicilie, e che, come dice Cuoco, p. 42, nemmeno i principini sono dispensati dalla cura della propria difesa. (14) CORTESE . in COLLETTA, I, p. 230. N a),

472
no alcune l'ordinanza

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

73 (15). Con

scuole fondate

da Carlo di Borbone

26 dicembre 1769, fu organizzata la reale accadeReal Ferdinando, destinato

mia militare per gli ufficiali d'artiglieria e del genio, e, fondendosi poi con essa il battaglione alla preparazione degli ufficiali di fanteria e cavalleria (fondato nel 1772), nacque (18 novembre 1787) il real collegio militare, detto della Nunziatella

dall''edifizio,

espropriato

alla

Campagnia di Ges, dove ebbe sede (16). Vi si trova ancora, col nome di Scuola militare Nunziatella , l'unico ente dell'esercito borbonico delle Due Sicilie che sia sopravvissuto, con funzioni non troppo diverse dalle originarie (17). Un notevole impulso all'esercito nistero della marina ed alla marina venne invece con la nomina di Giovanni Acton a direttore del Mi(31 dicembre 1778), e poi anche del Ministero della guerra (4 giugno 1780). Questa personalit,

che doveva dominare la politica del regno per un quarto di secolo, unendo infine ai ministeri militari quello degli affari esteri (dal 17 luglio 1789 al 12 maggio 1804, allorch usc

definitivamente

dalla vita pubblica), impresse, alle istituzioni

checch se ne militari del

dica, ed ancorch i suoi sforzi non fossero coronati dal successo (18), un affiato di modernit
(5)

FERRARELLI, 12 ss. pp. (16) FERRARELLI, 18 ss. pp. (17) Nel 1972, fu curata dal Banco di Napoli, in occasione del 3 raduno degli ex-allievi della Nunziatella, una ristampa anastatica del Nuovo piano di educazione pel Real Collegio alla Nunziatella e della Ordinanza per la Regal Accademia militare. La Scuola militare e Nunziatella a ha oggi lo scopo di preparare i futuri allievi delle Accademie militari (d.P.R. 20 giugno 1956, n. 950, modificato dai d.P.R. 4 gennaio 1968, n. 678 e lO maggio 1972, n. 971). (18) Sui brillanti inizi della carriera di Giovanni Acton, COLLETTA, a), I, pp. 234-235; sulle sue riforme, vi, pp. 236-241, ed ARGIOLAS, 17 88.; sul pp. suo tramonto, COLLETTA, II, pp. 176177; BLANCH, ), pp. 119 55.; b), p. 12; a), a CALULLOA, ), pp. 162-163 e 177-181. La storiografia italiana non simpatizza, c di regola, con la detta personalit, cui addebita un eccessivo favore per gli stranieri, accompagnato da diffidenza e dispregio per i nazionali, e cui muove

73

Il R. Es ercito

e la R. Marina

473

regno. L'esercito, ridotto da 30.000 a circa 15.000 UOmInI, fu riportato al numero di 24.000 (19). Pi ancora, furono accolti come istruttori alcuni ufficiali e sottufficiali svizzeri e francesi, le cui alte qualit furono confermate dai successivi sviluppi di carriera (20). Il 17 ottobre 1782 furono emanate le leggi della milizia provinciale e fu stabilita la circoscrizione territoriale del regno di Napoli (21). In conclusione, malgrado certe deficienze qualitative spiegabili con la lunga trascuratezza sentava come un adeguato gli avvenimenti di Francia (22), l'esercito regio si predi guerra, allorch .strumento

sospinsero il regno a schierarsi

senza riserva nel campo delle monarchie collegate. Nel settem-

torto

d'avere

collaborato
S8.;

strettamente

con Maria reazione

Carolina

nella

politica nato in

antiCuoco, esilio e to-

francese, conclusa pp. 17.18, 37 (Besanon, scana, prima era un pi cui accenna

con la sanguinosa 1811), la dovevasi

del 1799 (v., per esempio, inglese (nella da nel nel alla cattolico, marina certe crisi francese di

CROCE,c), p. 24). Ma questo soltanto

1736 . Palermo, che in Napoli) (il

cui carriera conferma Quando,

sua intelligenza naturale conflitto governo

e capacit, sconforto, solidarizzasse determinatosi era divenuta di ve88.,

dracin

che parrebbe che con francese perch salvare

avere

COLLETTA, ), I, p. 238), ed era a la nazione. fossero il Alquier,

abbastanza

con la dinastia insistette per

con l'ambasciatore pericolosa, dersi sacrificato

la sua presenza accettate paese

le sue dimissioni,

felice

suo re e il

(CAL ULLOA, c), p. 181).

Vedi, sulla vita

e sull'opera p.

di sir John

Edward

Acton, ACTON, a), pp. 199

passim.
(19) (20) Grigioni, capitano pervenne, l'ingegnere generale Cuoco, 39; COLLETTA,a), I, pp. 239 e 268. della d'ispettore de Bourcard, fanteria fu affidata di tutta al barone la truppa, al dell'esercito al brigadiere campagna Sali s, svizzero de' che alfrano poi generale di capitan Francesco della facevano che aveva di Sicilia; del Oreil, tutti Ebl, seco il quella L'istruzione col titolo Emanuele

anch'egli

svizzero

servizio

di Francia, genio,

nel 1815, al grado al brigadiere militare comandante ed il du Portai!; francese

generale Renato cavalleria

dell'artiglieria

de Pommereul;

cesi; e della missione sci la vita; di Castiglione (21) (22)

parte il Lenente nella

Giambattista di Francia

dell'artiglieria sergente Pietro

francese Augerau,

del 1812, dove

Ia-

poi maresciallo

e duca

(COLLETTA,a), I, pp. 239.240; D'AYALA, a), pp. 2829 e 374375).

ARGIOLAS,pp. 2324. COLLETTA, a), I, pp. 239240 e 267268.

474

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

73

hre 1793, una squadra navale napoletana, ed un corpo di spedizione di 6.000 uomini, parteciparono, con le forze inglesi e spagnuole, all'assedio di Tolone, e condivisero con esse il finale disastro di quell'impresa (23). Nel luglio 1794, mossero per la Lombardia i primi due reggimenti del corpo di cavalleria comandato dal maresciallo di campo Alessandro Filangieri, principe di Cut, che, accresciuto poi d'altri due reggimenti, partecip con onore alle operazioni di guerra dell'esercito austriaco negli anni 1795 e 1796 (24) meritando dal generale Buonaparte il soprannome di diavoli per la foga e per il colore del mantello (25). bianchi

Volgendo poi le vicende militari in Lombardia non favo revoli per la coalizione, si reclutarono, alquanto tumultuariamente, altre truppe per la difesa delle frontiere del regno (26), nelle quali si ebbe troppa fidanza, allorch, invaso dai francesi lo Stato pontificio, e da essi deportato il papa Pio VI, fu decisa invece un'azione offensiva, per restituire alla Santa Sede le terre usurpate e ribellate (27). noto che l'errore fondamentale fu d'affidare il comando, col grado di capitan generale, all'austriaco barone Karl Mack von Leiberich, il quale non era forse quel mostro d'incapacit che la tradizione, napoletana e non napoletana, ritiene (28) ma che era certamen(23) COLLETTA, I, pp. 298 58. a), (24) COLLETTA, I, pp. 302 e 333; D'AvALA,a), pp. 243 88., 574 58. a), (25) BATTAGLINI, ), pp. 14-15; ARGIOLAs,p. 26; D'AYALA, ), p. 94; nonb a ch p. 249, dove narra che, in ottobre 1796, Napoleone Bonaparte, trovandosi in Brescia, invit a mensa il brigadiere napoletano Prospero Ruiz de Caravantes, e gli disse: c Generale, mi sono bene avveduto che tra' nostri nemici mancava la vostra buona e bella cavalleria, poich la vittoria ci stata meno contrastata . (26) COLLETTA, I, pp. 331 55., 337 88. a), (27) COLLETTA, I, pp. 356 85. a), (28) I giudizi degli scrittori napoletani sono unanimente negativi: BLANCH, a), pp. 377378; COLLETTA, a), I, pp. 368 58.; PIGNATELLI I STRONGOLI, pp. 23 D a), S8.; b), pp. LXXXVIII 58. Anche Nelson aveva giudicato che il gen. Mack non

73

Il R. Esercito

e la R. Marina

475

te perseguitato da una singolare malasorte, e che fu per lo meno di un'estrema leggerezza se, giunto in Napoli il 9 ottobre 1798, si fece fautore di un'offensiva (29), iniziata quando nulla poteva bene conoscere degli uomini con cui operava e del terreno su cui operava. Tale azione mal concepita, dopo l'effimera riconquista di Roma (27 novembre 1798), si condel re, (22 gencon tanta cluse con una madornale e con la proclamazione disfatta, col trasferimento napoletana

della real famiglia e del governo in Sicilia (25 dicembre 1798), della repubblica naio 1799) (30), donde infiniti prima crisi militare guai. L'esercito,

spesa e con tanta speranza formato, si sband,

e fu questa la

(ma pi ancora politica) nella storia del

regno. Parallela la vicenda della real manna, tra il 1734 ed il 1799. La marina del regno, pur insigne per la gloria di Lepanto, era, alla venuta di Carlo di Borbone, pressocch inesistente,

avesse esperienza di mestiere (ACTON,a), p. 341). A quanto pare, il gran eredito di cui godeva, e che gli permise, malgrado l'insuccesso del 1798, di pervenire ad un altissimo comando nell'esercito austriaco (ma la sua carriera fin il 20 ottobre 1805 con la capitolazione di Ulma) derivava dalla vasta erudizione: era un generale da brillare in un gabinetto (Cuoco, p. 64), cio un teorico, che comunicava male con i suoi sottoposti, e sul terreno facilmente si disorientava. (29) COLLETTA, I, pp. 358359. a), (30) Il gen. Mack, perseguendo un piano esclusivamente offensivo, era entrato nello Stato pontificio a modo barbaro, senza base d'operazioni .. trasandando il restauro delle fortezze, le opere militari nell'interno, tutte le arti che l'ingegno o almeno le pratiche suggeriscono; dimodocch risultarono inconcludenti le tardive misure di difesa. Bisogna tuttavia dar gli atto che alcuni comandanti di .fortezze capitolarono precipitosamente, e che nessuna effcace cooperazione ebbe, dopo la partenza del re, dal vicario Francesco Pigna. telli di Strongoli (COLLETTA, I, pp. 372 ss.). Mi piace ricordare che della a), fortezza di Capua, nna delle poche che opponesse resistenza ai francesi, era aiutante maggiore il mio trisavolo D. Antonio Landi, capitano del reggimento nazionale Sannio (D'AYAu, a), pp. 232.233).

476

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

73

anche perch delle poche navi che si trovavano ne porto di Napoli la migliore unit, cio il vascello San Luigi , fu autoaffondato, e le quattro galere furono dal vice-ammiraglio austriaco, marchese Giovan-Luca Pallavicini, tratte in salvo, e rimasero alla marina imperiale (31). Capitan generale delle galere, per Carlo di Borbone, fu lo spagnuolo Michele Reggio, che attu un certo programma di costruzioni navali, talch nell'ultimo anno, 1759, del regno di Carlo, la marina napoletana aveva due vascelli ( San Filippo e San Carlo ) rispettivamente da 64 e 60 cannoni; due fregate ( Concezione e S. Amalia) da 30 cannoni, e sei sciabecchi da 20 cannoni (32). Per la formazione degli ufficiali di marina, con dispaccio 5 dicembre 1735, fu creata l'accademia dei guardiastendardi ( guardias estendartes de las galeras), prima in Napoli, e poi in Portici (33). Devesi a Giovanni Acton la ricostruzione della marina, per cui, alla vigilia della non felice impresa di Tolone, essa contava due vascelli da 50 cannoni ( San Giovanni e San Gioacchino ) acquistati dall'Ordine di Malta, e due fregate da 36 cannoni ( Santa Dorotea e Santa Chiara ) acquistate in Spagna; ma, quel che pi conta, erano stati costruiti nei cantieri del regno, e con legname delle foreste del regno, sei vascelli da 74 cannoni ( Partenope , Ruggiero , Tancredi , Sannita , Guiscardo , Archimede ), e sei fregate da 40 cannoni ( Minerva , Cerere , Sibilla , Pallade , Santa Teresa , Sirena ), oltre le minori unit (34). La marina napoletana partecip all'assedio di Tolone
(31) (32) (33) (34) poletana cospicue SCHIPA,I, pp. 100 e 334335. SCHIPA,I,. pp. 335 88. D'AULA, a), p. 583. D'AYALA, p. 585. Riconosce CROCE,a), p. 206, che la marina naa), fu veramente creata dall'Acton... E quella marina, una delle pi del Mediterraneo, richiamava l'attenzione delle potenze europee, te-

74

Il R. Esercito

e la R. Marina

477

con una divisione navale (3 vascelli, 3 fregate, 2 corvette) sotto il comando del retroammiraglio e continu a partecipare Bartolomeo Forteguerri di guerra (35), ad operazioni fino al

1798 (36). In quel dicembre infausto, la maggior parte di questa imponente forza navale fu votata all'auto distruzione, perch non cadesse in mano francese (37).

74. Dal ritorno di Ferdinando IV all'invasione francese del 1806. - Gli avvenimenti del 1798-1799 ebbero per le
forze armate (e per la monarchia borbonica) un'incidenza litica, che si pales irrecuperabile regno. Trasferitasi la Corte in Sicilia, la maggior parte dell'esercito e della marina si dissolse. La partenza precipitosa, e l'insufficienza dei mezzi di trasporto, non consentirono di condurre truppe in Sicilia, dove il re fu seguito da pochi ufficiali (38), e poteva disporre solo dei modesti presidi rimasti nell'isola per i servizi territoriali. Un certo numero d'ufficiali, pi o meno guadagnati prima d'allora ad idee nuove, o che l'inettitudine alla repubblica napoletana, del comando sotto cui erano stati fatti combattere aveva disgustato, aderirono e, tra la visionaria incompetenza posino alla finale crisi del

nuta d'occhio particolarmente dall'Inghilterra . molto opinabile la critica di Cuoco, pp. 3839, secondo cui questa marina era troppo piccola per farci del bene, troppo grande per farci del male ... Senza marina saremmo rimasti in una pace profonda . una variante della massima di Tanucci, che lo stesso Cuoco, p. 42, ha criticato (supra, nota 13). (35) Ne scrisse la vita D'AULA, a), pp. 253 ss. (36) D'AULA, a), p. 270. (37) COLLETTA, I, 392393; Cuoco, p. 71. Le navi concentrate nel porto a), di Napoli si trovavano in gravi difficolt, a causa delle massicce diserzioni degli uomini d'equipaggio; probabilmente una parte, malgrado ci, avrebbe potuto essere inviata in Sicilia, cos come era intendimento dell'ammiraglio Nelson (PIERI, b). (38) D'AULA, a), p. 31.

478

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

74

dei nuovi governanti, e la diffidente ostilit dei francesi, tentarono di comporre esercito e marina repubblicani (39). Chiusa infelicemente (20 giugno 1799) la breve stagione della repubblica, questi ufficiali furono trattati con estremo rigore (40). Non v' dubbio che essi avessero mancato al giuramento, portando le armi contro il loro re e contro i suoi alleati (41);

(39) La OEFONSECA PIMENTEL, 56, si estasia perch incredibile l'aro p. dore col quale la nostra giovent non solo, ma l'et provetta di ogni professione e delle classi anche gi pi distinte, si presta alla formazione, ed al servigio della Truppa nazionale s , ed addita all'ammirazione la gi formata (2 marzo 1799) e gendarmeria, tutta briosa e costumata giovent s , L'entusiasta e sventurata gentildonna era una visionaria: esercito e guardia nazionale, salvo qualche reparto di sinceri patrioti (la qual denominazione dimostra quanto sia per converso relativa !'infamante denominazione di e collaboraelonsta I furono accolite d'uomini eterogenei, mal rabberciate (Cuoco, pp_ 126 ss.}; e gli occupanti francesi, anche per disonest di singoli individui, non solo non aiutarono il governo della repubblica, ma anzi gli crearono gravissime difficolt (PIGNATELLI STRONGOLI, pp. XCVIII ss.), DI b), (40) La pi illustre di tali vittime fu il brigadiere di marina Francesco Caracciolo di Brienza (recente biografia di PORCARO). Condannati a morte e giustiziati furono anche Gabriele Manthon, capitano d'artiglieria nell'esercito regio e ministro della guerra della repubblica; Oronzo Massa, maggiore d'artiglieria, generale della repubblica; Francesco Federici, brigadiere di cavalleria, promosso dalla repubblica generale di divisione, col disperato incarico di formare tre reggimenti di cavalleria. Le loro vite sono narrate dal O'AYALA, pp. 297 ss., a), 439 ss., 569 ss. Altri ufficiali, come Francesco Pignatelli di Strongoli, Francesco Costanzo, Francesco Giulietti, etc., emigrarono, presero servizio nell'esercito della repubblica italiana, e furono riammessi nell'esercito napoletano da Giuseppe Bonaparte. Altri ancora cancellati dai ruoli, come Matteo Correale (o'AYALA, p. 79) o Pietro Colletta, tornarono parimenti in servizio dal 1806. a), (41) Non si pu inoltre sottacere che, secondo PIGNATELLI STRONGOLI, DI b), pp. LXXXVIII e XCI-XCII, Massa e Manthon, l'uno e l'altro addetti allo Stato maggiore del gen. Mack, non mancarono di e entraver ses mesures de tous (Ieurs) moyens , e che Manthon gli aveva confidato e qu'il avait intercept le premier ordre de retraite que Mack expdiait' Damas , rendendo cos un grand service aux rpublicains . Questi episodi di sabotaggio, se veri, offuscano alquanto la figura morale dei ricordati ufficiali, ed attenuano (salvo che per l'avere riposta la propria fiducia in persone politicamente sviate) la responsabilit del gen. Mack. Altri sospetti si chiarirono, invece, privi di fondamento, come quelli che, in Sicilia, portarono all'arresto del brigadiere Jauch, poi riconosciuto innocente (BLANCH, ), p. 71)_ a

74

Il R. Esercito e la R. Marina

479

senza per che occorra ripetere qui fatti notissimi, la mala fede del comandante francese, che li abbandon alla giustizia del re; la sconfessione, imposta dall'ammiraglio Nelson, della capitolazione negoziata dal cardinale Ruffo; la procedura approssimativa e brutale con cui i magistrati siciliani investiti di poteri straordinari dimostrarono forse pi l'odio insulare che loro un crisma di martiri fu quanto mai pericola fedelt al sovrano; ed anche la notoriet ed i pregressi meriti dei detti ufficiali, conferirono cistica antiborbonica. loso (42). Dall'altra parte, gi mentre consumavasi la disgregazione dell'esercito regolare, buon numero di militari sbandati confluirono, insieme ad elementi non militari, nelle bande di partigiani borbonici (43), che formarono poi l'esercito della Santa Fede sotto il comando del cardinale Fabrizio Ruffo, nominato vicario del regno il 25 gennaio 1799, e sbarcato in Calabria ai primi di febbraio, per recuperare tutto il regno in una campagna di men che cinque mesi (44). Questa spedizione meriterebbe migliore apprezzamento, se, pi ancora della causa perseguita dal suo condottiero, ed ovviamente della patria e della libert, largamente sfruttato dalla pubbliIl precedente

hon-

(42) indice del liheralismo che ispir, fin verso il 1848, il regno di Ferdinando II, che le biografie degli ufficiali menzionati alla nota (40) siano state pubblicate in Napoli da Mariano d'Ayala nel 1843. (43) Entravano nelle bande i dlmati (truppa estera), gli armigeri baronali, le squadre delle udienze, e que' tanti che vivevano di stipendi d'aro mi s (COLLETTA, II, p. 34), tutti i soldati veterani che il nuovo ordine di a), cose aveva lasciato senza pane (Cuoco, p. 143). (44) La personalit di Fabrizio Ruffo di Baranello, quale presentata da un liberale, il BI.ANCH,a), pp. 82 ss., pare interessante, cavalleresca e smpatica, ben pi di quanto di regola risulti dalla storiografia risorgimentale. Delle vicende della spedizione, trattano tutti gli storici del regno. TI lavoro contemporaneo del padre CIMBALO in sostanza una lunga predica, senza me resse per i problemi militari e pofitico-amminiatrativi.

480

Istituzioni

del Regno d elle Due Sicilie

74

nie dalla pubblicistica liberale; non l'avessero resa malfamata le crudelt e gli eccessi inevitabili in tali movimenti di massa. La repubblica napoletana fu disfatta; ma non senza alcune spiacevoli e durature conseguenze. La prima fu l'ammissione come ufficiali nell'esercito d'un certo numero di capi-massa (45): individui di sperimentato coraggio e fedelt, ma privi di coltura professionale, e talora di bassa origine e di non illibati precedenti (46). La seconda fu che la folgorante vittoria del porporato guerriero, non adeguatamente valutata nel quadro delle circostanze che l'avevano consentita, introdusse in taluni ambienti di Corte e di Chiesa, influenti ancora fino al 1861, la fiducia in una virt taumaturgica dell'insurrezione popolare e dell'impeto delle masse , per domare le rivolte interne e respingere le straniere invasioni. L'illusione, fallita nel 1806, balen ancora nel 1860, e, nell'un iniziale affermazione sanguinosamente repressi. tempo e nell'altro, dopo qualche degener in fenomeni di brigantaggio

(45) lit

Tra costoro, ebbe ne Vito

levatura

superiore

a tutti

gli altri, 1775 Torre generale 473

per carattere Annunziata insignito (1819),


55.,

e qua1836), d'al-

militari,

Nunziante

(Campagna

poi marchese tissime cariche: dall'essere colonnello, provenienza si distinse

di S. Ferdinando scrisse Nunziante

(1816) e tenente

la biografia

D'AuLA, pp.

ed era ben Iungi Ugual della (Itri che il aro Fede co-

c:un tal come quale Il pi

, che da sottufficiale aveva carpito il grado di


si esprime di campo cittadella Michele COLLETTA,a), Il, p. 131. Giuseppe Pronio, e di Messina, Pezza, comandante Fra Diavolo rilevato Santa e reati si erano che nel 184849

sprezzantemente comandante noto della

aveva il maresciallo del corpo d'esercito di costoro, ebbe 1806), che indulgente oppure di proclamate

la divisione
(46) real 1771 Napoli governo, ruolati chiato muni,

del ten. grado

gen. Carlo Filangieri. detto Va tuttavia o contumaci, masse della

di colonnello. che, detenuti combattuto di clemenza, nelle

con coloro avean misure alla

nell'esercito la

approfittando

non lo fu con chi aveva maegratuite Sora mor di in carcere

sua partecipazione

guerriglia Gaetano

con atrocit Mammone

dimodocch

il famigerato

nel 1802 (COllETTA, a), II, p. 35 e CORTESEN.

in COLLETTA, II, p. 129). a),

74

Il R. Esercito

e la R. Marina

481

Dopo la caduta della repubblica napoletana, comunque, fu possibile al maresciallo di campo Emanuele de Bourcard, che aveva condotto in Napoli dalla Sicilia un corpo di truppe regie, riorganizzare in qualche modo l'esercito, e rioccupare Roma, dove lo raggiunse, alla fine del 1799, la promozione a tenente generale. Participarono gimenti siciliani (granatieri ne , cavalleria Valdimazzara formazione (fanteria anche reparti ziante (47). L'occupazione napoletana di Roma si protrasse fino al -22 giugno 1800, sostituito, alla fine del 1799, al gen. de Bourcard il ten. gen. Diego Naselli d'Aragona (48). Nel medesimo tempo, un corpo di spedizione napoletano partecipava a fianco degli inglesi all'assedio di Malta, il cui presidio francese capitol il 2 giugno 1800, senza vantaggio alcuno per il regno, dacch gli inglesi tennero allora e poi I'isola per s (49). Maturava frattanto la temeraria decisione di rinnovare la guerra offensiva contro la Francia. Per tal fine, fu organizzato (dispaccio dragoni leggeri , cavalleria a questa spedizione alcuni regValdimazzara e Valdemo-

), alcuni reggimenti di nuova


e Real Sanniti Fede

Real Ferdinando L" e 2


0

,
,

Real

Carolina ), ed

formati con le truppe

della Santa

quale il reggimento Montefusco

, comandato da Vito Nun-

lO marzo 1800) un esercito di campagna di


sei battaglioni

circa 30.000 uomini (12 reggimenti di fanteria,

cacciatori, due battaglioni granatieri della guardia, sei reggimenti di cavalleria, 176 pezzi d'artiglieria da campagna), accresciuto (dispaccio 16 luglio 1800) da oltre 60 mila uomini di milizie provinciali, formanti 46 reggimenti di fanteria, e 16 di

(47) (48) (49)


31.
LANDI

D'AULA, COLLETTA, COLLETTA,

a), pp. 31 55., 476477;

ARGIOLAS, pp.

32

55.

al, Il, p. 156; D'AYALA, a), p. 33. a), Il, pp. 157158.

482

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

74

cavalleria (50). Queste truppe mossero in mal punto , perch gli austriaci, battuti a Marengo il 14 giugno 1800, avevan posto fine alle operazioni di guerra, stipulando a Steyer un armistizio il 25 dicembre dell'anno stesso. Una colonna di circa settemila uomini dell'esercito di Napoli sotto il comando del tenente generale conte Roger de Damas entr il 14 gennaio 1801 in territorio toscano, e si impadron di Siena. Ma contrattaccata dai francesi, ripieg, sotto la protezione del la propria cavalleria ed artiglieria, fino a Roma (51). All'armistizio di Foligno (18 febbraio 1801) segu la pace di Firenze (26 marzo 1801), con cui, tra le altre clausole, fu imposta l'occupazione militare francese del territorio tra il Tronto ed il Bradano (52), che dur fino alla conclusione del trattato d'Amiens (25 marzo 1802). Fu breve sollievo. Rotta la breve pace d'Amiens (17 maggio 1803) le truppe francesi ritornarono nel regno (giugno 1803), negli stessi paesi gi occupati. Seguirono due anni di perplessit e d'angosce, nei quali il regno si dibatt tra interni ed esterni intrighi e pericoli, finch lo sbarco di forze russe ed inglesi nel porto di Napoli (20 novembre 1805), palesando, o forzando, l'entrata del regno nella terza coalizione, rese inevitabile la guerra contro la Francia, che nell'anno di Ulma e di Austerliz era all'apogeo della potenza imperiale (53). facile intendere come un paese sottoposto a stretta vigilanza da un'ostile potenza occupante, e costretto a sostenere le incontrollabili
(50) (51) (52)
(53)
LOA, c). COLLETTA, a), COLLETTA, a), COLLETTA, a), BLANCH, a),

spese di tale occupazione (54), non poteva


II, p. ] 47; BLANCH, a), I, pp. 2225. Il, pp. 162163. II, p. 166.
I, pp. 118 ss.; era aggravata e, per tutto dalle estorsioni italiana questo periodo,
CAL UL

(54) in Puglia

La situazione il comandante

che andava

commettendo

della divisione

del corpo

d'occupazione,

gen,

74

Il R. Esercito e la R. Marina

483 militare.

avere curato in quel tempo un'efficiente preparazione

Tuttavia, certi provvedimenti erano stati presi: fu richiamato in servizio, e nominato ispettore generale dell'esercito il conte Roger de Damas; furono organizzati tre reggimenti-modello di cavalleria affidati al brigadiere Fardella di Torrearsa, teorico dell'arma; fanteria, si form in Capua una brigata-modello dal brigadiere Minichini di comandata sotto la dire-

zione del maresciallo russi ed inglesi, numerosa chiamata to s'erano deplorevoli

di campo Rosenheim svedese (55). Alcavalli e carri a anche se la loro Sicilia sebbene eppure, non fu il re tani suoi crudele

l'inizio della guerra, fu giocoforza fornire che ne mancavano (56), serv uomini ben poeo. La artiglieria a fornire distinti

per la guerra,

la facesse come sovrano dei due regni (57): per zelo, qualche ma pi magistrati; facile

anno prima, essere

nell'immunit garantita dalla legge, che prode sul campo di battaglia. In conclusione, furono faticosamente formati otto smilzi reggimenti di fanteria, batterie d'artiglieria due reggimenti di cavalleria, due e due compagnie di pionieda campagna,

ri, cio un esercito di campagna composto da non pi di nove-

Giuseppe questo

Lechi, bresciano venuto poi furono

(BLANCH,

a), I,

pp. 9899). Il pessimo di Napoli,

carattere

di

ufficiale,

con Murat d'Italia del

al servizio

e la disistima

di cui era oggetto, data gli durante Introduzione,

tra le cause dello sbandamento

della divisione

la campagna

1815

(BLANCH, c), p.

affi364); ed a lui,
(supra,

uomo nefasto per il regno, nota

si deve la perdita

dello

Stato dei presidi di

8). 122 ss. Ma il richiamo


Alquier, che era un valoroso guerra guerra

(55)
nuova

BLANCH, a), I, pp.

Damas determin

una gen-

polemica

con l'ambasciatore

ne pretese

l'allontanamento al comando e le sue

(BLANCH, a), pp.

140

S5.). Damas

ufficiale ed un perfetto ma, tornato sue cognizioni

tiluomo, attitudini altri

e godeva perci all'inizio direttive


BUNCH, BUNCH,

di larga modeste.

stima e simpatia, del 1806, le Sulla personalit


BUNCH,

dell'esercito generali

dell'infelice in quella

apparvero
a), p.

del gen. Damas e degli

borbonici

a), pp.

230

55.

(56)
(57}

168. a), loc. cito

484

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

74

mila uomini; due reggimenti della guardia restarono a Napoli; si attendevano dalla Sicilia un reggimento di fanteria ed un battaglione di cacciatori ritirati da Malta. Cinque reggimenti di cavalleria dovevano e ssere aggregati all'esercito russo, che non ne aveva, ma se ne ebbe uno solo; un altro battaglione di cacciatori era in Calabria (58). Il comando supremo fu affidato a Roger de Damas; capo di Stato maggiore di questa infelice campagna. Il fu il brigadiere Fardella (59). Non qui il luogo per narrare la vicenda

lO gennaio 1806, gli alleati

comunicarono al comando napoletano la decisione di reimbarcare le proprie truppe (60). Il 23 gennaio 1806, il re partiva per Palermo, lasciando vicario il principe Francesco, duca di Calabria, che pochi giorni dopo raggiunse l'esercito in Calabria, affidando ad un Consiglio di reggenza, presieduto dal gen. Naselli, il compito di trattare la capitolazione di Napoli (61). Quella parte dell'esercito che era ancora libera nei movimenti fu fatta ripiegare in Calabria, ed il gen. Damas pose il quartier generale in Castrovillari (62). Lo scontro decisivo con le truppe francesi del gen. Reynier avvenne il 9 marzo 1806, sulla spianata di Campo-tenese, ad oltre 1000 metri sul livello del mare, e con freddo intenso che danneggi non poco la numerosa cavalleria napoletana (63). Solo una parte dell'esercito regio sfugg all'accerchiamento, e ripar in Sicilia; resistettero ancora per vari mesi Gaeta, Civitella del Tronto, ed in Calabria le posizioni di Maratea, Amantea e Scilla (64).
(58)
(59)
BLANCH, a), p.

(60) (61) (62) (63) (64)

169. 174, 180, 230231. BLANCH, a), pp. 192 88. COLLETTA, a), II, pp. 202 S8. BLANCH, a), pp. 221 88. BLANCH, a), pp. 273 S8. COLLETTA, a), II, pp. 221 SR.
BLANCH, a), pp.

75

Il R. Esercito

e la

R. Marina

75.
frantumi.

L'esercito regio di Sicilia dal 1806 al 1815.


E si ebbero nuovamente degli sbandati, consegnarsi

L'e-

sercito regio era praticamente

andato una seconda volta in diversi destini, profondaraggiungere conflu, la

mente incidenti sulle future vicende. Una parte non potendo ai francesi, Sicilia, n volendo come era di-

nel 1799, nelle guerriglie. Ma nel 1806 la situazione versa: mancava un comandante cardinale Ruffo, ti esterni, ed i partigiani tasma di repubblica furono intermittenti platonica

di tanto prestigio quanto il e non decisivi gli aiuun fanbens

borbonici non incontrarono inerme e raziocinante,

una monarchia moderna ed efficiente, che seppe formare deIie forze armate nazionali, a loro volta sostenute da truppe francesi, allora le pi agguerrite cosiddetti sione (65). briganti furono ed aggressive del mondo. Questi colpiti da una spietata o alla spicciolata, borbonica, represin

I militari chc, inquadrati


Sicilia, restarono

passarono

sotto la bandiera

e costituirono

il nucleo di quelli che ancora per molti decenni furono detti siciliani , contrapposti ai murattisti

. Essi, come ovvio,


risorgimentae meriterebbero

non hanno una buona stampa nella pubblicistica le, che deriva dal Colletta, ultra-murattista,

(65)
brese, stato giani uno

La prima dei pi

esecuzione distinti

capitale

(26 aprile
dalla

1806), in circostanze
Battista Fede , cio Rodio, dei Santa volanti denunciato
55.;

ritecalaparti. del

nute unanimente nominato borbonici.

illegali, direttore

fu quella ufficiali generale

del brigadiere provenienti dei battaglioni fu d'avere 46)

Giovan

, che era

Il suo torto

principale

la rapacit

gen. Lechi

(COLLETTA,a), Il, p. 222; BLANCH, al, pp. 99 Diavolo (supra, nota Murat, per

PIGNATELLIDI STRON fu eliminato

COLI, a), p. 52). Fra tanto minato al tempo

1806 (COLLETTA,a), II, pp. 256257). Il brigantaggio,


di Gioacchino le provincie dal generale la Calabria commissario per straordinario

1'11 novembre solCarlo Antonio Manhs, nocon r.d. 27 settembre 1810.


fu giustiziato tuttavia, Citra (COLLETTA, a),

e poi anche

di Basilicata

e Principato

II, pp. 341 55.).

486

Istituzioni

del Regno d elle Due Sicilie

75

maggiore attenzione. La vita dell'esercito borbonico di Sicilia, dal 1806 al 1815, non fu davvero facile, tra lo sprezzante atteggiamento pure all'occasione pretendevano confinato come fu (che degli alleati britannici

esserne serviti), e l'ostilit

dei siculi politicanti, i quali nel recupero dei domini continentali vedevano un'operazione dinastica, contraria ai loro interessi (66), e nei militari che avevano raggiunto il re, nieri indesiderabili (67). dell'esercito fu curata dal capitano La riorganizzazione degli stra-

generale Emanuele de Bourcard, e fu presto possibile, in collaborazione con l'alleato inglese, riprendere una certa azione offensiva: di Maida (I truppe
c

borboniche

parteciparono

alla spedizione di Capri

luglio 1806), allo sbarco in Calabria ed alla battaall'occupazione

glia di Mileto (7-30 maggio 1807),

e di Ponza (maggio 1807) dove fu presente anche la real Marina, con la fregata Venere e la corvetta Aurora (68); all'occupazione di Ischia e di Procida (giugno 1809). La rassegna generale dell'esercito fu passata il I" febbraio 1808 (69): e v'erano in Sicilia due reggimenti di granatieri della guardia; i reggimenti di fanteria reali Sanniti, reali Appuli, reali Presidi, Philipstall, Valdimazzara, Valdemone, Valdinoto; i reggimenti di cavalleria Principe, Valdinoto, Valdimazzara; due reggimenti esteri, alcune batterie da campagna, ed una hri-

(66) della delle replic costituiva forze

Quando, armate,

nel parlamento (Ruggero e la conseguente

siciliano Settimo) urgenza

eletto

1'8 giugno lo

1813 il muustro stato lamentevole perch Rossi argomenti


(AVARNA

guerra

e marina disporre

fece presente d'approvare il deputato prima tra

il bilancio, Emanuele degli il altri

il gli

governo

potesse

dei fondi. necessari, si discutesse

che il pretendere un attentato

di finanza dei

all'indipendenza

ed alla libert siciliani,

dell'assemblea

DI GUALTIERI,

p. 69). Sull'atteggiamento nota (37).

1806 ed il 1815,

supra, 5 e 6.
(67) (68) (69) Introduzione,
MATURI, D'AYALA,

pp. 48 ss. ; VALENTI, a),

pp. 129 ss,

p.

35,

75

Il R. Esercito

e la R. Marina

487

gata (battaglione) del genio. Anche la marina era stata ricostituita, ed armava settanta quattro legni da guerra, di varia importanza, con 4.700 uomini d'equipaggio (70). Nel 1812, a seguito d'una convenzione col governo inglese, fu inviato in Spagna, per combattere nell'armata di lord Wellington, un corpo di spedizione siciliano

, composto d'un battaglione

di granatieri della guardia, del l o reggimento di linea estero, di due squadroni del reggimento Principe l o cavalleria, e d'una batteria di sei cannoni, circa 2.500 uomini in tutto (71). L'ultima apparizione di truppe siciliane, si ebbe quando esse parteciparono alla spedizione di sir William Bentinck contro Livorno, ed all'assedio di Genova, nell'aprile 1814 (72). Le truppe concentrate a Messina, nel maggio 1815, non ebbero motivo d'impegnarsi contro le forze di Gioacchino Murat, perch il 25 fu nota la convenzione conclusa il 20 in Casalanza; alcuni reparti sbarcarono a Napoli il 23 (73). In conclusione, sembra ingiusto il giudizio del Colletta, secondo cui l'esercito di Sicilia fu non mai guerriero (74). Vero solo che la situazione politica dell'isola lo costrinse in limiti modesti, ed in una stretta dipendenza dall'autorit militare britannica;
(70)

che oper da una parte cui per vari anni


6465. 15, p 18; ARGIOLAS,p. 38. Alcuni
desumibili nel di di campo da necrologi Giuseppe

AVARNADI GUALTIERI, pp. DUMAS, fasc poco nota colonnello sono

(71)
campagna Salluzzo, nello nel

particolari a Cadice Scilla, stato

di questa gen. Filippo e Tarragona; colono

(ULLOA: il ten. di era

di cavalleria

1812, s'era distinto


Ruffo

PALMIERI: il maresciallo valleria, Castalla William lenza). Pietro alla agli dipendenza ordini di aveva parte

tenente Principe alla

1812, aveva comandato


sir John partecipato della Ruiz

il battaglione Murray;

del reggimento aiutante poi Saverio di

1" cadi Vadi sir generale,

sir Edward

Campbell; nominato d'armi Francesco

battaglia Ordal, di Carretto.

campo

Bentinck Facevano Vial,

ai fatti

di Tarragona, gradi del

spedizione, de Ballesteros,

e raggiunsero

Francesco

(72) COLLETTA, a), Il, pp. 414415 e 528; PiGNATELLI DI STRONGOLI, a), pp. 147148. (73) COLLETTA,a), 111, pp. 89. (74) COLLETTA,a), III, p. 28.

488

Istituzioni

del R egno delle Due Sicilie

76.

non arrise la fortuna delle armi; che ebbe fino all'ultimo i connotati d'un esercito dell'antico regime; e che le sue imprese non trovarono un apprezzabile narratore, dacch la storiografia del regno fu quasi tutta liberale. Nocque pure all'esercito di Sicilia il frequente impiego di militari provenienti dalla Santa Fede in servizi d'informazione e di collegamento con i partigiani borbonici del continente, tra i quali pullulavano i facinorosi, s che tali azioni furono screditate come supporto al brigantaggio (75).

76. L'esercito e la marina di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat. - Nello stesso periodo, tra il 1806 ed il
1815, un'altra vicenda si sviluppava nella parte continentale del regno. Il 15 febbraio 1806 entrava in Napoli Giuseppe Bonaparte; il 30 marzo 1806, con decreto dell'imperatore era detto Giuseppe Napoleone, in Napoli fino al 31 luglio 1808, quando, dal I" agosto 1808 Gioachino Napoleone Giuseppe Bonaparte diede Napoleone, re delle Due Sicilie . Regn per altro decreto

imperiale, del 15 luglio 1808, gli successe Gioacchino Murat,

subito opera e costituire un

esercito nazionale, anche se le spese dell'occupazione militare francese, ed il disordine delle finanze, gli toglievano i mezzi per riunire le truppe napoletane sbandate nel regno (76). Si accord la riammissione in servizio ai prigionieri di guerra che giuravano fedelt

al nuovo governo (77) ed a non pochi

. (75} (76) Sull'esercito (reggimenti lasciarono (77)

VALENTI, pp. di Giuseppe anche di fanteria

106

5S.

PIGNATELLI DI STRONGOLI,a), pp. 5253; Bonaparte Real e un modesto numero

COLLETTA, a), II, pp. Murat, esteri, nelle isolati ), che truppe

237238.

di Gioacchino di militari assorbiti e Reale

CORTESE N., I, pp. o in reparti gradualmente nazionali.

CCXX ss. V'era

Corso

Africano

il servizio del regno, o furono COLLETTA, a), II, p. 221.

76

Il R. Esercito

e la R. Marina

489

ufficiali compromessi nei fatti del 1799 ed in quell'anno tsretti ad emigrare, come Francesco Pignatelli di li (78), o rimossi dal grado, come Pietro Colletta (79).

co-

Strongo-

Comunque, regnando Giuseppe Bonaparte, tra febbraio e luglio 1806, fu possibile costituire un reggimento di cacciatori, due reggimenti di fanteria leggera, due reggimenti di fanteria di linea, un reggimento di cavalleria, alcune batterie d'artiglieria, qualche compagnia del genio, qualche squadrone di gendarmeria, e ridare una certa ossatura a quel che nei porti del regno era rimasto della real marina ciale , composta di possidenti, (80). Con r.d. 15 maged artigiani; gio 1806 fu costituita in ogni provincia una legione provinprofessionisti e con r.d. 15 luglio 1806 sei reggimenti di guardia civica in Napoli, composta in modo analogo, per i servizi territoriali e d'ordine pubblico (81). Con r.d. 24 febbraio 1808, fu costituito, ad imitazione della Legion d'onore l'Ordine reale delle Due Sicilie (vedi anche supra, r.d. 5- settembre 1806, fu riordinata tare (82). Gioachino Murat regno l'impulso diede all'esercito ed alla marina da un del che era da attendersi soldato prode di Francia,

26). Con

la reale accademia mili-

ed entusiasta, pur se modesto stratega e politico. Esercito e marina parteciparono (18 ottobre Bonaparte con i francesi alla riconquista di Capri dopo il suo arrivo nel per avere questi portato 1808), poche settimane in condizioni mediocri,

regno (83). In verit, l'esercito era stato lasciato da Giuseppe

(78) (79) (80) (81) (82) (83)

N., I, pp. XII 55. I, pp. X 55. CORTESE N. in COLLETTA, a), II, p. 221. CORTESE N. in COLLETTA, a), II, pp. 234.235. FERRARELLI, p. 27. COLLETTA, a), II, pp. 295 88.
CORTESE COLLETTA, a),

490

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

76

seco in Spagna la miglior parte della Guardia (cui negli anni successivi s'aggiunsero altre truppe), per la frequenza delle diserzioni, e per le difficolt del reclutamento (84). Il governo dovette, quindi, da una parte formare nuove unit di truppa regolare, dall'altra stabilire un sistema di reclutamento obbligatorio (in/ra, 88); riordinare le legioni provinciali, di cui fu possibile fare un efficiente strumento per proteggere le persone e le propriet e mantenere il buon ordine interno (r.d. 8 novembre 1808), come fu dimostrato nella eliminazione del brigantaggio (85); riparare le fortificazioni, ampliare le fabbriche d'armi di Napoli e di Torre Annunziata (86). Fu fondato un collegio militare, detto Scuola di Marte , per i figli dei militari; trasformata l'accademia in Scuola reale politecnica (r.d. 13 agosto 1811); ordinato il Collegio militare di marina di due sezioni, una di aspiranti (allievi ufficiali),e l'altra di alunni marinai (allievi piloti) (87). Nel 1812 cio alla vigilia della campagna di Ru ssia, l'esercito napoletano era composto della Guardia reale (truppe scelte, con trattamento privilegiato) e di truppe d'ordinanza . La Guardia era composta di 2 battaglioni granatieri, e 2 di veliti a piedi; di 12 squadroni di cavalleria, cio 4 di guardie d'onore (88), 4 di veliti a cavallo, e 4 di cavalleggeri; di 2 compagnie d'artiglieria leggera, e 2 compagnie del treno; di un battaglione di marinai. Le truppe d'ordinanza con(84) COLLETTA, a), II, p. 305; CORTESE, I, p. CCXXVIII; ARGIOLAS, p. 50. (85) COLLETTA, a), II, pp. 304 ss. (86) COLLETTA, a), Il, p. 308. (87) FERRARELLI, p. 27; CAPI'EI.LO, p. 18. (88) CORTESE N. in COLLETTA, a), II, p. 304. PIGNATELLI DI STRONGOLI, a), pp. 101.103, dice e turchesco il metodo con cui le guardie d'onore furono trasformate in cavalleria regolare, senza possibilit d'esensione, quasi per tenerq ostaggi i giovani proprietari che vi servivano;
cc,
00 ,

76

Il R. Esercito

e la R. Marina

491

tavano 8 reggimenti di fanteria di linea, 4 reggimenti di fanteria leggera; 2 reggimenti di cacciatori a cavallo, to di cavalleggeri; un reggimento d'artiglieria un reggimena piedi, uno

squadrone d'artiglieria a cavallo, 4 compagnie d'artefici, un battaglione del treno, 12 compagnie d'artiglieri littorali, una compagnia d'artiglieri veterani; 7 compagnie di zappatori, di minatori, una di guardie del genio. Appartenevano marina un battaglione di marinai, Il alla

un reggimento d'artiglieria

da marina, ed una compagnia di artefici d'artiglieria (89). La gendarmeria reale era ordinata in tre legioni (r.d. 3 marzo 1809). Queste forze andarono accrescendosi, fino all'inizio un della campagna del 1815. A tale epoca, esse contavano nella Guardia reale, 4 reggimenti di fanteria, 4 di cavalleria, battaglione di marinai, uno di veterani, una compagnia di guardie del corpo, uno squadrone e due compagnie d'artiglieria, due compagnie del treno. La fanteria aveva 12 reggimenti di linea, e 4 reggimenti leggeri; la cavalleria 4 reggimenti; l'artiglieria 2 reggimenti di linea, uno del treno, 6 compagnie di operai, armaioli e pontonieri, 12 compagnie di litorali; l'artiglieria di mare aveva un reggimento cannoni eri ed una compagnia d'artefici; il genio un reggimento di zappatori minatori; i veterani un reggimento, Erano alle armi 94 mila uomini, e non ebbe mai pi (90). Con queste forze imponenti, v'erano dal 1809 truppe anche se di varia qualit, il regno partecip alle guerre dell'impero francese. In Spagna, napoletane, che nel 1810 composero una divisione, comandata da Francesco Pignatelli di Strongoli, ed uno la gendarmeria reale. pi le legioni provinciali:

una forza militare, cio, quale il regno non aveva mai avuto,

(89)
(90)

CAPPELLO, p. COllETTA,

17.
35 55.; ARGIOLAS, pp. 60
S5.

cl), pp.

492

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

76

di due reggimenti di fanteria di linea, un reggimento di fanteria leggera, e due reggimenti di cacciatori a cavallo (91). Nello stesso periodo, operavano in Trentino un reggimento di fanteria leggera, ed uno di cacciatori a cavallo (92). Il 17 settembre 1810, truppe francesi e napoletane tentarono uno sbarco, non fortunato, in Sicilia (93). La marina si era battuta valorosamente, il 25 giugno 1809, nel golfo di Napoli (94). Alla campagna di Russia , nel 1812, il regno partecip con un contingente di 10.329 fanti, e 1.853 cavalli (95). Nel 1813, la brigata del generale Angelo d'Ambrosio era presente a Bautzen ed a Liitzen (96). Conclusa nel 1814 l'innaturale alleanza tra Gioachino Murat e l'Austria, il regno partecip con tre reggimenti di fanteria, uno di cavalleria, e 60 pezzi d'artiglieria, ad operazioni di guerra contro i francesi nell'Italia centrale, e particolarmente all'assedio d'Ancona (97),
(91) ARGIOLAS, 50 S8. pp. (92) CORTESE in COLLETTA, II, pp. 309 e 317. Erano costituiti in magN. a), gior parte da ex-briganti e da pregiudicati. (93) COLLETTA, II, pp. 338-340; VALENTE,pp. 157 S8. a), (94) COLLETTA, II, pp. 317 8S.; VALENTI,p. 140; PIGNATEll.IDI STRON' a), GOLI,a), pp. 82 8S. La vita del capitano di vascello Giovanni Bausan, che comandava la squadra napoletana in quello scontro, narrata dal D'AvALA, ), pp. a 144 ss. (95) CAPPELLO, 44 ss.; CORTESE ., I, pp. CCXXXIII-CCXXXIV. curioso pp. N quanto poco dica di questa campagna il COLLETTA, Il, p. 375 (osserva anche a), CORTESE ., ivi in nota, p. 378, con varie notizie); ma anche PIGNATELLI STRONN DI GOLI,a), p. 109, non ne tratta, come fuori del nostro soggetto s, (96) D'AvALA, a), p. 20, riferisce che il tenente colonnello d'artiglieria Niccol Landi (vedine la biografia ivi, pp. 228 ss.) scriveva al Ministro della guerra in Napoli che il maresciallo Oudinot duca di Reggio aveva voluto solennemente attestargli la sua soddisfazione, per la maniera con cui le nostre soldatesche sotto .i suoi cenni sonosi battute seguendo l'esempio del loro generale d'Ambrosio, chiarissimo uffiziale, che tutt'i napolitani debbono farsi un debito di tenere siccome l'onore del loro paese . Gravissime perdite ebbe il 4 reggimento leggero, tra cui il capitano Giova~qi Landi, fratello di Nic, col (ivi, p. 230) 41 di Francesco (in/ra, nota 99), (97) COLLETTA, li, pp. 41Q e~, al,

76

Il R. Esercito e la R. Marina

493

trovandosi perci stranamente nel campo stesso dei siciliani che assediavano Genova (supra, 75). Infine, mutate ancora le sorti, l'armata napoletana, che Gioachino Murat conduceva a combattere per l'indipendenza d'Italia (30. marzo 1815) era di circa 35.000 fanti, 5.000 cavalli, 56 bocche da fuoco (98). Ma fu battuta il 3 e 4 maggio 1815 a Tolentino, e fu questa anche la fine delle fortune di Murat (99). Rimase a difendere l'onore della bandiera, fino all'8 agosto 1815, il comandante della piazzaforte di Gaeta, maresciallo di campo Alessandro Begani (100). Questo periodo decennale (1806-1815) ebbe un'impormilitari del retanza estrema nella storia delle istituzioni gno delle Due Sicilie. Le ordinanze ed i metodi furono in questo tempo quelli dell'esercito imperiale di Francia. Nulla v' di strano, se uno Stato che non fu mai una grande potenza esserlo per estensione e per popolazione) tempo dimenticate; (n poteva abbia mutuato or-

dinamenti altrui. Ma le ordinanze spagnuole erano da gran quelle inglesi introdotte in Sicilia dopo il 1806 (101) non lasciarono traccia, e quelle austriache reintrodotte nel 1816 non furono mai congeniali. In conclusione, le forze armate del regno delle Due Sicilie furono nuovamente organizzate, dopo che Ferdinando duca di Calabria (r.d. 29 maggio assunse il comando generale dell'esercito

(98) COLLETTA, d il quadro delle forze napoletane nel 1814 (pp. 35 g), e quello dell'armata attiva all'inizio della campagna (pp. 41 58.). (99) COLLETTA, II, pp. 461 55. Ricordo che alla battaglia, nella trada), zione militare napoletana detta pi spesso C di Macerata partecip come cepitano aiutante maggiore dell'8 reggimento di linea il mio bisavo Francesco Landi, decorato da Murat, il 9 maggio 1815, dell'Ordine reale delle Due Si. cilie (LANDI,a), pp. 171.173). (100) Biografia in D'AYALA, pp. 129 8S. a), (101) DUMAS,fasc. 15, p. 18.
55.)

494

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

77

1827: infra, 80), secondo modelli francesi,


brassero nazionali. Inoltre, la collaborazione

i soli che semdiretta tra gli

ufficiali napoletani e quelli francesi, in gran parte provenienti dalle armate della rivoluzione, diffuse tra i primi le idee nuove; mentre la partecipazione alle campagne dell'impero diede ai militari di Napoli l'esperienza delle grandi guerre moderne.

77.

Esercito e marina dal 1815 al 1820. -

Questa rassedal

gna degli ordinamenti

e delle vicende militari del regno,

1734 al 1815, era necessaria per comprendere

quanto difficile

si palesasse l'amalgama cui si doveva procedere per formare, in esecuzione del r.d. 14 giugno 1815, un solo esercito per Napoli e Sicilia , Ovvia particolarit non trattava si d'armonizzare di tale operazione era che elementi che avevano accolto di-

verse concezioni politiche, ma, ben pi, d'unificare in un solo organismo soldati che avevano, letteralmente, portato fino a pochi mesi prima le armi gli uni contro gli altri. ropei dove furono restaurate le antiche Analoghe ma in esigenze, nel 1815, si verificarono bens in tutti gli Stati eudinastie; nessun luogo ebbero forse tanto peso, quanto nel regno delle Due Sicilie (102). D'altra parte, la situazione militare del re(02)
vore Nel regno di Sardegna, nell'isola il I, che la parallela dopo avere vicenda dei Savoia tra (Carlo Emae Napoli

nuele IV si trasfer di Vittorio fino al febbraio sparire solo nel sero

3 marzo 1799, e nel giugno 1802 abdic a faindugiato soggiorno sabauda carabinieri Roma (che per farvi la bandiera giorni i fino al

Emanuele

1806 ritorn a Cagliari


d'Europa i cento durante truppe,

1814) fece
si spino non

dai campi di battaglia

vi riapparve povera,

1815, quando
di fornire

a cavallo

sotto le mura

di Grnoble).

La Sardegna,

spaventosamente territoriale,

era in grado nel febbraio cese mini l'altro

salvo una milizia

che, peraltro,

(CARTA RASPI, pp. all'esercito coalizioni; e di Napoli,

1793, aveva saputo respingere un tentativo di occupazione frano 783 S8.); il Piemonte, annesso alla Francia, forn uoimperiale; ma non Un alcuni raffronto ufficiali isolati interessante presero tra la servizio negli politica
88.

esere del

citi delle Piemonte

si verific

il fenomeno

di due

eserciti,

l'uno

sopravvissuti.

situazione

tra il 1815 ed il 1820, in BLANCH, a), pp. 14,1

77

Il R. E sercito

e la R. Marina

495

gno, alla data (20 maggio 1815) della convenzione di Casalanza, era disastrosa. L'esercito di Murat si sband completamente, e non rimasero alle bandiere pi di

2.000 uomini; un mi-

gliaio d'ufficiali si formarono in reparti, per concorrere con la guardia civica alla tutela dell'ordine pubblico nella capitale; le truppe siciliane giunsero solo il

24 (103); comitive arma-

te di disertori si davano alle rapine ed al saccheggio nelle provincie (104). In queste condizioni inizi l'opera sua il Supremo Consiglio di guerra (r.d. 13 luglio 1815: supra, 62), cui sarebbe ingiusto non dare atto delle estreme difficolt, materiali e psicologiche, in cui operava. Il Supremo Consiglio cominci con l'ordinare un primo nucleo di fanteria di linea, di quattro reggimenti (l Re, 2 Regina, 3 real Borbone, 4 real Farnese), pi il reale Estero (r.d. 20 luglio 1815), quest'ultimo diviso pi tardi in l e 2 battaglione estero (r.d. 17 gennaio 1818). Organizz poi (r.d. l agosto 1815) la compagnia delle Guardie del corpo, prescrivendo che dovessero essere di nobilt tale quale a fare le prove di giustizia nell'ordi(r.d. stato sempre l'aspirante mogenito d'illustre

ne gerosolimitano , e che il capitano dovesse essere prifamiglia ; nonch

4 agosto 1815)

una compagnia alahardieri,

ed una compagnia guardie di podell'eser-

lizia del real palazzo. Il r.d. 8 agosto 1815 stabil poi l'organizzazione

cito (che, come si vedr, rimase in vigore, con qualche variante, fino al r.d. l luglio 1821, di scioglimento dell'esercito) prevedendone la forza, in tempo di pace, in

60.000

uomini; il che non sembra sia stato mai ottenuto. Tale organizzazione, che, come apparir dalle successive citazioni, fu

(03) PIGNATELLI DI STRONGOLI, a), pp. 239 ss. (04) Sulle Commessioni militari, ossia tribunali la repressione di tali disordini, injra, 158.

straordinari, creati per

496

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie con ulteriori generale provvedimenti,

77
promossi

attuata e completata

dalla stesso Consiglio, e dal capitano generale Nugent preposto alla organizzazione col r.d. 30 agosto 1816

(supra, 62), prevedeva:


a) Stato maggiore generale. Un capitano generale, 15 tenenti generali, 16 marescialli di campo. V'era uno Stato maggiore dell'esercito, ed altrettanti Stati maggiori per l'artiglieria, il genio e la gendarmeria. Una compagnia di guide dello Stato maggiore dell'esercito , istituita con r.d. 21 dicembre 1815, fu sciolta con r.d. 23 settembre 1816. b) Guardia reale. Fu costituita, quasi per intero,

con i militari dell'esercito di Sicilia (105), il che spiega come appaia singolarmente numerosa; ed ebbe, secondo la tradizione, un trattamento economico privilegiato. I corpi addetti propriamente al servizio della real casa erano le gi menzionate compagnie delle Guardie del corpo (pi tardi, col r.d. 5 marzo 1819, se ne rinsald il nes so con l'esercito, stabilendo che ogni anno otto guardie fossero destinate sottotenenti), degli alabardieri, e delle guardie di polizia del real palazzo. V'erano poi due compagnie di pionieri e due di cacciatori reali a cavallo (r.d. 22 agosto 1815), uno squadrone d'artiglieria a cavallo (r.d. 2 settembre 1815 e 6 ottobre 1816); uno squadrone del treno d'artiglieria (r.d. 7 dicembre 1815), due reggimenti di granatieri e due di cacciatori a piedi (r.d. 17 agosto 1815), e due reggimenti di cavalleggeri (r.d. 18 agosto 1815, e 7 ottobre 1816). c) Corpi facoltativi. In questi, come nelle altre armi,

furono riuniti elementi provenienti dall'uno e dall'altro esercito. I corpi facoltativi erano l'artiglieria ed il genio. L'artiglie-

(l05)

COLLETTA,

a), III,

p. 26.

77

..

Il. R. Esercito

e fa R. Marina

497 di terra (JORe, d'artificieri

ria comprendeva due reggimenti d'artiglieria

2 Regina); una brigata d'artiglieria


gnie di cannonieri artificieri;

a cavallo; due compa-

una compagnia

pontonieri ; tutti costituiti con vari r.d. 24 agosto 1815. Il reggimento treno d'artiglieria fu costituito con r.d. 7 dicembre 1815, con cui era istituita anche la direzione generale del treno e dei regi bagagli, ed abbinata la carica di direttore generale con quella di colonnello comandante del reggimento; la direzione generale fu sciolta con r.d.

15 ottobre 1816.

Altro r.d. 24 agosto 1815 istitu 18 compagnie di artiglieri litorali, per la custodia ed il servizio delle batterie sulle coste. I detti artiglieri erano volontari con ferma di sei anni rinnovabile, scelti a preferenza tra i ferrai, falegnami e rotai, d'et tra 24 e 40 anni; ed in tempo di pace avevano, di regola, il solo obbligo di presentarsi per istruzione, la prima domenica del mese, ad una batteria nei pressi del loro domicilio, alla quale venivano assegnati. Il genio aveva un reggimento zappatori e minatori (r.d.

26 ottobre

1815), trasformato

poi (r.d. 23 settembre 1816) in brigata pionieri e pontieri. d) Fanteria. Ai reggimenti nazionali istituiti col r.d.

20 luglio 1815, furono aggiunti, con r.d. 22 settembre 1815,


altri sei reggimenti con cui si raggiunse il numero di dieci reggimenti di linea previsto dal r.d. 8 agosto 1815. L'ordinamento della fanteria fu poi stabilito con r.d. 18 settembre 1816, su dieci reggimenti di linea (l Re, 2 Regina, 3 Principe,

4 Principessa, 5 Borbone, 6 Farnese, 7 Real Napoli, 8 Real Palermo, 9 Principe Leopoldo, 10 Real Corona) pi quattro corpi leggeri, ciascuno d'un battaglione ed una compagnia deposito (l Marsi, 2 Sanniti, 3 Calabri, 4 Bruzi) trasformati in reggimenti di fanteria leggera col r.d. 9 dicembre 1819. Con i battaglioni di riserva dei dieci reggimenti di linea, furono formati (r.d.
32. LANDI I.

25 luglio 1817) cinque batta-

498

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

77

glioni cacciatori. Dai reggimenti esteri previsti dal r.d. 20 luglio 1815 (ma ve n'era uno solo) furono enucleati i greco-albanesi, con cui si form, secondo un'antica tradizione del regno (106), un battaglione cacciatori macdoni , che il governo costituzionale sciolse con r.d. 16 agosto 1820, rimpatriandone i militari nelle Isole Ionie. Furono altres costituiti, con r.d. 6 dicembre 1817, due battaglioni provvisori , per i militari di cattiva condotta (cio, battaglioni di disciplina ) che furono sciolti (in regime costituzionale) con r.d. 18 luglio 1820. e) Cavalleria. - Il r.d. 8 agosto 1815 prevedeva quattro reggimenti di cavalleria leggera. Con r.d. 9 novembre 1815, furono formati i reggimenti di cavalleria di linea Principe reale , e Real Borbone; poi, col r.d. 6 ottobre 1816, la cavalleria di linea fu divisa in due brigate, assegnando alla prima il l reggimento Re , ed il 2 reggimento Regina , ed alla seconda brigata il 3 reggimento Principe , ed il 4 Borbone . L'arma di cavalleria fu in seguito accresciuta, perch con r.d. 25 agosto 1817 fu creato il reggimento dragoni Ferdinando , e con r.d. 9 dicembre 1819 due divisioni (gruppi di squadroni) di cacciatori nazionali a cavallo . f) Gendarmeria. - Le tre legioni di complessive 14 compagnie, previste dal r.d. 8 agosto 1815, ebbero un diverso ordinamento col r.d. 18 settembre 1816, che conserv il nome di gendarmeria reale all'arma a cavallo (7 squadroni), e diede all'arma a piedi (15 compagnie) il nome di Corpo

(06) Nel 1734, fu formato il reggimento di fanteria e Real Macedone s : sui precedenti corpi militari greco-albanesi al servizio di Napoli, e sulle apprensioni che il reclutamento dei e macedoni s suscit, al tempo di Carlo di Borbone, nella Repubblica di Venezia, SCHIPA, I, pp. 330 S8.

77

Il R. Esercito

e la R. Marina

499

fucilieri reali , L'ordinamento parti di fucilieri l'ordinamento

fu ancora modificato in parte

col r.d. 15 dicembre 1819, con cui furono istituiti anche reveterani (107). L'esercito aveva ereditato dalg) Scuole militari. Scuola d'applicazione

di Gioachino Murat la Scuola politecnica, la e la Scuola di Marte, cos denominate

anche nel r.d. 8 agosto 1815 (supra, 76). La Scuola di Marte, con r.d. Il gennaio 1816, divenne regio battaglione allievi militari , con 360 piazze gratuite, e 40 a pagamento. La scuola d'applicazione per I'artiglieria e il genio, con sede in Capua, fu riordinata con r.d. 13 giugno 1816. La Scuola politecnica, con r.d. 1 gennaio 1819, fu scissa in tre istituti:
0

real Collegio militare (per l'artiglieria, il genio, e lo Stato maggiore), Reale accademia militare (per le altre armi), e Scuola militare (per i sottufficiali) (108). h) Servizi. Questa espressione non si trova nel r.d. indica in un solo capoverso 8 agosto 1815, il quale, per,

i commessari , ed i medici, chirurghi e farmacisti . Uno dei primi provvedimenti (r.d. 17 luglio 1815) era stato l'organizzazione del servizio degli ospedali militari

(supra, 62).

Con due r.d. 21 dicembre 1815, furono istituiti il deposito generale di guerra (riordinato con r.d. 22 gennaio 1817) ed il Corpo politico d'artiglieria formato dai commissari, guardia-magazzini, etc. Il r.d. 22 gennaio 1817 riordin l'officio topo grafico ; quello esistente in Palermo fu conservato con r.d.

:n agosto

1815.

(107) I gendarmi e fuciIieri furono organizzati, nel 1815, dal maresciallo di campo Ferdinando Sambiase, principe di Campana, che aveva comandato il Reggimento delle Guardie d'onore nella campagna di Russia ed era stato gravemente ferito nella battaglia di Tolentino (biografia in n'AvALA, a), pp. 211 88.), (108) FERRARELLI, pp. 30 85.

500

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

77

Non era previsto dal r.d. 8 agosto. 1815 il reggimento veterani, istituito con r.d. 21 marzo 1816, guarnigione mediante la riunione del reggimento veterani di Napoli, e del reggimento di di Sicilia. Il r.d. 18 agosto 1817 lo

defin pri-

mo corpo dell'armata , e stabil che vi fossero ammessi i militari con 18 anni di servizio di linea; per i gendarmi, fucilieri, e militari dei corpi facoltativi, erano previsti reparti di veterani. zeforti. Iniziativa molto discussa del gen. Nugent, fu l'ordina1817, e regomento delle milizie provinciali mento in ogni provincia, stretto. In Sicilia (r.d. menti provinciali, (r.d. 25 luglio Erano utilizzati normalmente speciali nelle piaz-

lamento 21 marzo 1818). Di qua del Faro, v'era un reggicon un battaglione per ciascun di18 gennaio. 1818) v'erano sette reggisol battaglione per

pi un reggimento d'un

la citt di Palermo. Gli ufficiali erano nominati tra i possidenti della provincia, e tra gli ufficiali in ritiro idonei al servizio sedentario. Questa forza, ascendente a circa 90.000 uomentre il r.d. mini, fu un canale di diffusione della setta carbonara, Per quanto riguarda l'ordinamento territoriale,

nella campagna del 1821 diede ben meschina prova (109). lO agosto 1815 stabil il sistema delle piazze da guerra,

(09) vantamila

BLANCH,

b), p. 63, addebita

al gen. Nugent una societ

d'avere

organizzato intempestiva I militi generale mobilitati

c noforza,

militi in un paese dove. esisteva e legalit alla setta

segreta e ove il governo provino

era debole e non legato organizzazione ciali, perch menzionati Durante battaglioni condo una concorde

alla societ dalle abitudini: che travagliava d'ordine in operazioni entusiasmo) di febbraio-marzo quali supponevasi ottocentesca. proprietari...

cos di lo Stato.

spesso impiegati (ma senza eccessivo campagna dei superstizione


BLANCH,

pubblico, del

sono pi volte

nei ricordi

Cnuncn,
ben 70 se per

la breve tipica

1821, furono l'entusiasmo diedero Essi

provinciali, avviso del c quasi a loro

costituzionale, prova negativa, ai

b), pp. 174 ss., e del COLLETTA, a), III, pp. 24.1 ss. invece
(BLANCH,

Gli ufficiali, presentavano

tutti

buoni

di dar forza b), p. 223).

soldati,

esempi

di debolezza

77

Il R. Es ercito e la R. Marina

501
e loro stati mag-

forti e castelli dei regni di Sicilia e Napoli, giori .

Il territorio del regno fu ripartito in divisioni militari

Di qua del Faro (r.d. 16 settembre 1816) esistevano un generale governatore della provincia di Napoli, con i poteri d'un comandante di divisione, e sei comandanti di divisione territoriale (HO) da cui dipendevano i comandanti provinciali. Le divisioni erano: I", Terra di lavoro e Molise; 2\ i tre Abruzzi; 3', Principato Ultra e Capitanata; 4\ Principato Citra e Basilicata; Sa, le tre Calabrie; 6\ Terra di Bari e Terra d'Otranto divisioni: 7\ Messina (Girgenti, Caltanissetta (111). In Sicilia, con r.d. 25 diSiracusa (Palermo cembre 1817, furono istituiti un comando generale, e tre

(Messina e Catania); 8\ e Siracusa); 9\ Palermo

e Trapani), con dipendenti comandanti di valle. Il r.d. 6 ottobre 1818 istitu poi quattro ispezioni generali di fanteria , per la i- e 2\ per la 3 e 6\ per la 4& e Sa, e per
R

la 7\ 8\ e 9& divisione. Con r.d. 6 febbraio 1817, furono approvate le istruzioni per i comandanti generali delle divisioni militari, riguardanti e per gli ufficiali superiori di Stato maggiore, nei servizi di tranquillit del Genio l'impiego delle truppe territoriale

e sicurezza pubblica. L'ordinamento del Corpo reale

y Zerezeda y Azebron (murattista}; della 2', Carlo di Gregorio

(110) I comandanti delle divisioni furono: della i-, Michele Carrascosa (siciliano); della 3', Luigi d'Amato (murattista}; della 4', Giambattista Caracciolo di Vietri (murattietar, della 5", Vito Nunziante (siciliano); della 6", Filippo Roth (siciliano). Si noti la cura della pariteticit tra i generali provenienti dall'uno e dall'altro esercito (D'AvALA, a), p. 358). (111) Col r.d. 16 settembre 1816 la fanteria nazionale fu tutta distribuita nominativamente tra le divisioni: alla l', i reggimenti Re e Regina; alla 2', Principe, Marsi, Sanniti; alla 3', Principessa e Borbone; alla 4., Farnese e Real Napoli; alla 5", Real Palermo, Bruzi e Calabri; alla 6', Leopoldo e Real Corona. Poich la Guardia reale era concentrata attorno alla capitale, la forza d'operazione esistente in Sicilia era esigua.

502

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

77

e del Corpo reale d'artiglieria,

fu stabilito, rispettivamente, 1816. L'uno

con r.d. 7 ottobre 1816, e r.d. 28 novembre

e l'altro avevano un direttore generale (ufficiale generale) e due marescialli di campo ispettori (di qua e di l del Faro) da cui dipendevano le direzioni e sottodirezioni. A disposizione della direzione del genio di Napoli v'era una brigata di zappatori-minatori comandata da un tenente colonnello. Organi consultivi tecnico-amministrativi trale d'artiglieria, erano la Giunta cenpresiedi qua ed il Consiglio di fortificazione,

duti dal direttore generale, e composti dell'ispettore del Faro, e dei tre colonnelli pi anziani.

Tra il 1815 ed il 1816, si provvide a riorg .anizzare quel che restava di marina militare di qua e di l del Faro. Il primo provvedimento (r.d. 17 ottobre 1815) organizz il Corpo telegrafico della marina, considerato corpo militare, e composto di tutti gli impiegati per il servizio dei segnali che vengono trasmessi per mezzo di macchine telegrafiche fori). Il r.d. 6 novembre idraulico. Il r.d. 8 dicembre 1815 trasform (sema1815 ordin il Corpo del Genio la fanteria dalla Sicilia, in reggimento

della marina , proveniente dei marinai cannonieri, d'artiglieria nistrativo

Real Marina . Il r.d. 8 dicembre 1815 organizz il Corpo ed il r.d. 15 dicembre 1815 il parco della real marina. Con tre r.d. 8 luglio 1816, fudella real marina, la Giunta amministrativa di

rono costituiti il Corpo del Genio marittimo, il Corpo ammisanit per gli ospedali di marina. Infine, con r.d. 23 agosto 1816, fu organizzato il corpo dei custodi di marina , per il servizio dei bagni penali (112).
(112) Non esisteva un Corpo della giustizia militare (in/ra, 152.158), e tanto i giudici, quanto i funzionari del pubblico ministero (commessari del re nell'esercito, procuratori del re in marina) ed i cancellieri erano scelti tra militari delle armi.

78

Il R. Esercito

e la R. Marina

503

78. Lo scioglimento dell'esercito e della marina nel 1821, e la ristruuurazione fino al 1827. - Tale era la situazione (giuridica, non effettiva, perch di fatto assai contenuta da preoccupazioni finanziarie) dell'esercito e della marina del regno, allorch, il 2 luglio 1820, il pronunciamiento del Reale Borbone cavalleria , determin, nel giro di pochi della Costituzione giorni (7 luglio 1820) la proclamazione Michele Carrascosa rattisti abolendo

di Spagna (113). Ministro della guerra fu il tenente generale (r.d. 9 luglio 1820), i cui spiriti austriache del gen. Nugent,

muadott fu

subito furono chiariti dal r.d. 17 luglio 1820, che,


le ordinanze

i regolamenti francesi per la fanteria


la cavalleria

(lO aprile 1791) e per

(20 maggio 1788), il che, probabilmente,

allora pi di confusione che di vantaggio. Segu un r.d. 25 luglio 1820, con cui si cerc di riorganizzare vinciali, senza alcun pratico risultato; co che raro nella storia giuridica le milizie proed infine (caso pi uniper l'or-

dei nostri tempi) la pub-

blicazione, con r.d. 16 agosto 1820, d'un progetto

ganizzazione provvisoria della forza pubblica, cio dell'esercito e della marina, che avrebbe dovuto essere sottoposto al parlamento, e che, come ovvio, mai fu da tale assemblea e della sua fine ingloriosa. austriache entravano Il esaminato. Non qui da narrare la breve e lacrimevole istoria del regime costituzionale 24 marzo 1821, le truppe in Napoli.

Il primo provvedimento del nuovo governo fu (r.d. 2 aprile 1821) l'abolizione delle inutili milizie provinciali. L'esercito, del resto, dopo la sfortunata estremista dei carbonari, campagna di marzo, era del sovrano, ad ogni dientrato in una crisi profonda, e, disorientato dall'infantilismo e dall'atteggiamento in parte si era sbandato, in parte era refrattario

(l13)

COLLETTA,

a), III, pp. 124 ss.; inira, 197.

504

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

78 per,

sciplina (114). Si imponeva fatalmente

una riforma:

il r.d. I" luglio 1821, che dichiarava sciolto l'esercito a decorrere dal 24 marzo 1821, preceduto, come era, da un preamholo durissimo, infliggeva all'esercito una cocente umiliazione, in presenza delle truppe straniere Il nuovo esercito di terra occupanti, e pareva, pi che un atto normativo, una sentenza di condanna (115). fu ordinato con altro r.d. I" luglio 1821; e, per quanto lo si fosse tanto ridotto, da trarne una forza appena idonea alla tutela dell'ordine pubblico interno (116), non fu nemmeno opera facile ricostituirlo, dacch una rrgorosa epurazione avevane decimato gli ufficiali (inlra, 84). Rimase pressocch immutata la composizione della Guarquesti dia reale: una volta allontanatine gli ufficiali e sottufficiali ammessi dopo il 5 luglio 1820 (r.d. 23 aprile 1821), reparti, costituiti quasi interamente da ex-siciliani (supra, .77), davano completo affidamento, ed inoltre essa in pra-

(114) . La campagna procede altres mento dell'esercito. volont

del 1820

narrata
analisi

da BLANCH,

b), pp. 174

S8.;

che

ad un'interessante Vedi anche del

(pp. 223 ss.) delle cause

del dissolvila buona colpe' da fadel pesetta di sua

COLLETTA,

al, 111, pp. 228 ss.


1821, dopo L'armata avere esaltato considerato le dolorose

(115) Il preambolo
del re, frustrata sofferte conseguenze

r.d, l luglio
continua:

da oblique quale faziosa

mene, ed avere essa stessa,

dal paese,

principalmente
trascinare nel momento

vol e di tanti mali, la


ricolo, bero essere

o lasciandosi

ziosi fuori le vie di tutti i potuto prevenire tutti tante

suoi doveri, abbandonandoci di combatterli conseguenze. e funeste

ci ha posto nell'impossibilit i vincoli

coi soli mezzi Abbandonata si

che avreb-

ad una incapace la

che distrugge ubbidire preservarla Mancando

d'ubbidienza

di disciplina, Essa la

veduto dopo

stata ribelle a quelli

a' suoi doveri verso di che la rivolta che l'avevano necessarie che

Noi essere ugualmente traviata,

aveva voluto imporle.

ha operato

distruzione,

ed i suoi capi dall'errore, di tutte dovuto

o che non avevano di una armata,

saputo ab-

sono stati obbligati riconoscere bl, pp.

di annunciare all'esistenza

sua dissoluzione.

le condizioni la disgrazia

biamo co' fatti (116)

essa pi non esisteva ... Sopra i colpesono stati la causa .

voli deve ricadere

della quale

CAL ULLOA,

2122.

78

Il R. Esercito

e la R. Marina

505

tica si era rifiutata di battersi contro gli austriaci (117). Vi fu aggiunta un'inutile compagnia alabardieri di Sicilia ; furono unificati in una sola compagnia i pionieri e cacciatori reali a cavallo; creato uno stato maggiore generale; ridotti ad un sol reggimento i cacciatori a piedi; ed istituita, in aggiunta allo squadrone treno d'artiglieria, una divisione treno reali bagagli. La linea fu composta dello Stato maggiore generale, dello Stato maggiore dell'esercito, di mezza brigata pionieri e pontieri, di quattro reggimenti di fanteria di linea (<<Re, Regina , Borbone , Principe ), di tre reggimenti esteri, di due reggimenti di cavalleria ( Re e Regina); e d'un Corpo della Gendarmeria reale, di 22 compagnie, una per provincia, miste di uomini a piedi e a cavallo. I corpi facoltativi comprendevano il Corpo del genio, mezza brigata di zappatori, lo Stato maggiore d'artiglieria, due reggimenti d'artiglieria a piedi ( Re e Regina ), il Corpo artiglieri litorali, tre divisioni treno, ed il Corpo politico d'artiglieria. Corpi sedentanei erano il reggimento veterani, la Casa degli invalidi di Napoli, ed il Corpo invalidi di Sicilia. Lo Stato maggiore territoriale , era costituito dal Comando generale delle armi oltre il Faro, dai Governi militari di Napoli e di Gaeta, dai Comandi delle provincie e valli, e da 62 comandi di piazza. I comandi di divisione militare (supra, 77) non furono mai pi ricostituiti. Pochi sono i provvedimenti d'interesse militare, negli anni seguenti fino alla morte di Ferdinando I (3 gennaio 1825), ed alcuni di questi furono modificati prima che avesse fine il regno di Francesco I (8 novembre 1830). Ma, in verit,
(117) 111, p. 278;
b), pp. 177178, 201, 213214, 224225;

COLLETTA, a),

BLANCH,

506

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

78 prefer-

meglio che dividere questa disamina secondo i regni,

bile considerare unico il ciclo, che inizia con i citati r.d. I" luglio 1821, e si conclude con l'istituzione del Comando generale dell'esercito, affidato al principe Ferdinando, labria, futuro quest'ultima re Ferdinando duca di CaII (r.d. 29 maggio 1827). A

data, infatti, viene impressa alla politica mili-

tare una svolta decisiva, per cui le forze armate del regno escono, per dir cos, dal limbo in cui l'avevano costrette gli eventi del 1820-21, e tendono a trasformarsi moderno strumento di guerra. ben naturale, in un momento in cui erano tuttaltro che sopite le preoccupazioni politiche, essersi il governo rivolto all'organizzazione, anzi tutto, della Gendarmeria reale. Col r.d. 19 novembre 1822, essa fu sottoposta ad un ispettore generale, da cui dipendevano sei sottispettori (ufficiali superiori) residenti in Napoli, Sulmona, Cosenza, Bari, Palermo e Messina. Le compagnie erano ventidue, una per provincia, con militari a piedi ed a cavallo, ed erano integrate da gendarmi ausiliari. Pi tardi (r.d. 27 febbraio 1826) fu ordinata la Ispezione e comando generale della Gendarmeria reale in un forte e

affidata ad un tenente generale o maresciallo di campo, con un comandante in 2\ del grado di maresciallo di campo o brigadiere, ed un ufficiale al dettaglio scelto tra gli ufficiali SUperIOrI. Col r.d. 14 marzo 1823, furono riordinati gli istituti militari. Il real Collegio militare di Napoli istruiva gli alunni sottotenenti, che v'erano ammessi per esami, all'et di un(fino a 14 anni) dici anni, e vi seguivano un corso d'otto anni. Gli allievi sottufficiali seguivano un corso preparatorio
R

nella 2 scuola militare (Monreale), ed un altro (fino a 18 anni) nella l scuola militare (Napoli, S. Giovanni a CarR

bonara); le due scuole furono,

con r.d. 30 dicembre 1820,

78

Il R. Es ercito

e la R. Marina

507

unificate nella Scuola militare di Napoli (118). Di poi, con r.d. 11 dicembre 1825, fu abolita la Paggeria reale, ed il servizio dei paggi fu affidato dal re a 16 alunni del real Collegio militare, scelti tra quelli che pi si distinguevano per buona condotta ed applicazione negli studi, ed avessero una buona figura (cio, una bella presenza); i paggi in servizio furono trasferiti come alunni al real Collegio militare. L'esiguo esercito di linea fu alquanto rinforzato con r.d. 27 giugno 1823, secondo cui doveva essere composto dello Stato maggiore degli ufficiali dell'esercito , da otto reggimenti di fanteria Principessa

( Re , Regina , Principe , , Borbone , Farnese , Real Napoli ,


di linea

Calabria ), di 4 battaglioni cacciatori (il Regina , Principe

50 fu istituito con
( Re ,

r.d. I" febbraio 1827), di 4 reggimenti di cavalleria

, Borbone),

e della Gendarmeria

a piedi ed a cavallo. Fu poi costituito, con r.d. 19 maggio 1824, un reggimento zappatori (ma, con r.d. 21 settembre 1824, fu ridotto ad un battaglione); e con r.d. 28 dicembre (r.d. 17 gennaio tenente generale, la com1824 si formarono due compagnie di disciplina Anche la Guardia reale fu riordinata 1825): fu posta alla dipendenza d'un

comandante generale ed ispettore generale della Guardia reale, con un maresciallo di campo all'immediazione; posizione rimase immutata, abolita soltanto reali bagagli (119). Asceso al trono Francesco I, fu concordata tra il re e I'imperatore d'Austria la fine della gravosa occupazione militare, dimodocch gli austriaci lasciarono la Sicilia nel 1826, la divisione

(118) FERRARELLI. pp. 32 5S. (119) Comandante, col titolo di colonnello generale s , fu il prmcipe Leopoldo di Borbone (1790.1851), principe di Salerno, fratello del re Francesco I (CALULLOA,b), p. 16).

508 e partirono

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie anche da Napoli nel febbraio interessato

78

1827 (120). Ur-

geva quindi un ulteriore rafforzamento non felice, e probabilmente

dell'esercito. Per un consiglio, si decise

(r.d. 22 dicembre 1825) la formazione di due reggimenti di linea, composti di volontari siciliani (121). Questi reggimenti (giustificati con l'opportunit d'attrarre i siciliani alla carriera delle armi, senza gravarli con l'impopolarissimo servizio obbligatorio) riproducevano un moOgni reggimento avrebbe dodulo vieto ed anacronistico.

vuto essere composto di 16 compagnie, ciascuna di 110 uomini, compresi i sottufficiali, i guastatori, i tamburi ed il piffero. Le reclute dovevano essere ingaggiate, per compagnia, a spese di proprietari, che dovevano essere nobili, o magistrati, della compagnia sovrana, il previa approvazione o di ceto onesto e civile. L 'organizzatore aveva facolt di nominare,
0

2 tenente e l'alfiere alla presentazione di due terzi della forza, ed il I" tenente al completamento. Se la forza era completata entro un anno, l'organizzatore aveva la propriet del grado di capitano, altrimenti di quello di I" tenente. I risultati furono, a quanto pare, negativi, sia per la spesa, sia per gli effetti disciplinari della venalit dei gradi conferiti ad elementi giovanissimi, sia per la difficolt degli arruolamenti, fu necessario consentire na (122). Certo che, con r.d. 3 gennaio 1828, il 2 mento siciliano fu contromandato per cUI
0

di trarre soldati dai luoghi di pereggi-

, cio si rinunci a Ior-

marlo, ed il solo battaglione che in quel momento esisteva fu


(120) CALULLOA, ), p. 22; DE SIVO, a), I, p. 48. b (121) CALULLOA, ), pp. 1820. b (122) CALULLOA, ), p. 19; a), p. 36. Sembra invece una fantasia di DE b SIVO,a), I, p. 49, che i gradi fossero stati comprati dalla setta ~, dimodocch ano darono ad individui dei quali il pi dier triste prove s , quali c il Flores, il Cataldo, Alessandro Nunziante, i due Pianelli, il Ghio, ed altri ingratissimi, famosi per tradimenti nel 1860 .

78 trasformato

Il R. Esercito

e la R. Marina

509

In 6 battaglione cacciatori. Dal reggimento . sici-

poi (r.d. 21 giugno. 1833) i reggimenti Il e 12 di linea, Palermo. e Messina , che, conservarono qualche particolarit d'uniforme a ricordarne I'origine (123). liano. si formarono Altro. espediente, che ebbe miglior risultato, fu I'arruolamento. dei reggimenti svizzzeri, che, per molti anni, diedero. all'esercito. del regno. ottime e fedeli truppe. Per capitolazione

5 maggio. 1825, fu formato il l reggimento ; Co.Icantone di Frihurgo, 7 gennaio. 1826, il 2 reggimento ; con il cantone di Schwyz, 20 aprile 1827, ed i cantoni del Valle se e dei Grigio.ni, 29 gennaio. 1829, il 3 reggiCo.Icantone di Lucerna, mento ; ed il numero. di tre reggimenti esteri previsto. dal r.d, l luglio. 1821 risult superato, quando. per capitolazione Co.Icantone di Bema, il 4 reggimento. (124).

16 dicembre 1828, pot formarsi


della compagine

Sempre nel quadro. d'un rafforzamento militare, furono create, con r.d.

24 febbraio. 1826, la ispezione e comando generale della fanteria nazionale , e la Iepesione e comando generale della cavalleria (125). Due r.d. 17 dicembre 1826 riordinarono il Corpo reale del genio,
ed il Corpo reale d'artiglieria, ciascuno. con una propria direzione generale (126) e due ispezioni generali, di qua e di l del Faro. Il Genio. aveva quattro. direzioni delle fortifcazioni
Q

(rette da colonnelli), nove sottodirezioni (tenenti colonnelli maggiori], 21 circondari (capitani); l'artiglieria quattro.

(123) ZEZON,p. 32. Portavano bottoni ed ornamenti d'argento anzicch d'oro. (124) CALULLOA,a), p. 18. Sui volontari svizzeri in Italia, varie Informazioni ambientali in MAZZUCCHETTI LOHNER,pp. 351 S8. e (125) Ispettore generale di fanteria fu il ten, gen, Vito Nunziante; della cavalleria il ten. gen. Antonio Pine do (n'AYALA,al, pp. 459 e 491492). (126) Direttore generale fu il ten, gen, Ferdinando Macry (n'AYALA,a), pp. 380 88.).

510

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

79 l'arma

direzioni e 14 sotto direzioni. d'artiglieria fu ordinata

Con lo stesso decreto,

su 2 reggimenti a piedi, mezza brigata

a cavallo della guardia, una brigata artificieri, pompieri ed armieri, una brigata veterani artiglieri da costa, un corpo politico-militare, un corpo artiglieri litorali, una divisione treno col r.d. 29 della Casa reale, ed un battaglione La marina, come l'esercito, luglio 1822. Il r.d. 7 ottobre treno di linea.

era stata sciolta

1823 ne fiss la nuova pianta

organica, prevedendo un vice ammiraglio comandante generale (127), e tre retro ammiragli dei quali uno alla maggioria generale, uno per l'ispezione, ed uno per il dipartimento di Palermo. La flotta era prevista di due vascelli, sei fregate, una corvetta, due brigantini, due golette, tre pacchetti (piroscafi), 60 lance bombardiere e cannoniere, 20 scialuppe, due trasporti, ma solo una parte di questa forza doveva essere in armamento ordinario.

79. Il comando generale del duca di Calabria, e l'ordinamento dell'esercito sotto Ferdinando II. - Il re Francesco I,
col r.d. 29 maggio 1827 do generale dell'esercito, degli alabardieri (uno dei provvedimenti pi felici i del suo breve e non sempre felice regno), istitu il Comanda cui dovevano dipendere tutti corpi, eccezion fatta per le Guardie del corpo, e le compagnie e della polizia del real palazzo. Nomin comandante generale il principe Ferdinando di Borbone, duca di Calabria, e gli diede per aiutante generale il tenente generale don Filippo Saluzzo di Corigliano
(127) Borbone, ragazzo... (l28) peninsulare Il comando generale della per marina le cose

(128). Il principe
Carlo gli di
4: da

fu affidato al principe del re Francesco marittime, ammirava alla

principe mostrava

di Capua, predilezioni un

secondogenito

I, il quale

inglesi,

ne studiava

la lingua ULLOA. Era

(CALi ULLOA, b), p. 89). siciliano

, che aveva partecipato

campagna

del 1812 (supra, 75, e nota 71).

79

Il R. Esercito e la R. Marina

su

non ancora diciottenne si mise all'opera, se non con esperienza (ovviamente mutuatagli dal veterano che l'affiancava), certamente con l'entusiasmo della sua et, e con un sincero desiderio di bene (129). Con un decreto della date da marescialli stessa data, 29 maggio 1827, la e brigate di due reggimenti,

fanteria e la cavalleria furono organizzate in divisioni, comandi campo, comandate da brigadieri. Ai tenenti generali erano riservate le cariche di comandante generale, ispettore generale, o direttore generale, dipendenti dal Comando generale dell'esercito. Di vari provvedimenti stato e l'avanzamento di questo periodo, riguardanti d'ordinamento, lo dire-

degli ufficiali e dei sottufficiali,

mo injra, 85. Per le materie

ricorderemo

il r.d. 12 dicembre 1828, istitutivo del Corpo lancieri Real Principe Ferdinando , divenuto col r.d. 9 dicembre 1830 reggimento lancieri Real Ferdinando

, ed il r.d. 9 gennaio

1829, che stabiliva il numero degli impiegati contabili della sanit per gli ospedali militari (130), classificati in tre classi di controlori, e tre di commessi. Ferdinando II, divenuto re, conserv il pi vivo interesse per i problemi militari. I provvedimenti da lui adottati qualche sua assunzione al trono potrebbero giorno dopo la

apparire frivoli, se non

(129) Il che riconosce anche Nrsco, p. 8, che non l'amava. (130) Dal r.d. 9 gennaio 1829 risulta che l'Ospedale generale della Trnit in Napoli contava 750 letti. Gli ospedali di 1" classe erano quelli del Sacramento, Napoli, 400 letti, e diS. Francesco Saverio, Palermo, 450 letti; di 2' classe, quelli di Capua, 300 letti; di Gaeta e di Messina, ciascuno 220 letti; di 3' classe, Siracusa, 120 letti, e Trapani, 100 letti. c:Ospedaletti , con dotazioni variabili. da un massimo di 120 ad un minimo di 25 letti, erano in Cava, Chieti, Foggia, Andria, Taranto, Tremiti, Ponza, Lipari, Catanzaro, Monteleone (Vibo Valentia), Milazzo. La marina aveva il proprio Ospedale centrale in Piedi grotta.

512

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

79
milidal

fossero rispondenti

a certi desiderata

dell'ambiente

tare. Un r.d. 13 novembre

1830 viet ai sottufficiali,

grado di I " sergente in gi, di portare il bastone:

era consue-

tudine austriaca, non gradita (131). Un altro decreto, della stessa data, ordinava agli ufficiali dell'esercito, da colonnello in gi, ed ai sottufficiali e soldati, di portare .permetteva all'esercito d'assumere i mustacchi; ed alla in marina v'erano obbligati solo i sottufficiali e soldati: il che, aspetto francese, marina d'anglicizzarsi. Infine, con r.d. 6 dicembre 1830, fu approvato un regolamento pei nuovi distintivi militari , con cui l'uniforme militare si orient verso quel pittoresco stile Louis Philippe che conserv sino al 1861, tanto fe-

delmente da farla scambiare dagli inesperti per uniforme francese (132). Erano invece provvedimenti motivati da ragioni d'economia, ed intesi inoltre ad eliminare sinecure ed abusi, il r.d. 9 dicembre 1830, con cui fu abolita la compagnia di polizia del real palazzo, sostituita con una compagnia di gendarmi scelti, ed il r.d. 12 dicembre 1830, con cui fu sciolta la come di splendiantipapagnia pionieri e cacciatori a cavallo reali , cosiddetti cacciatori verdi . Erano uomini di provata fedelt da presenza, ma militarmente tici come espressione del pi estremo inutili, e politicamente

sanfedismo (133). In

(131) Si ricordi del GIUSTI, Sant'Ambrogio: ... un caporale I con la sua brava mazza di noccilo . (132) ABBA, p. 69: 4: Come? Calzoni rossi? I napoletani hanno gi i Francesi con loro? - esclamarono alcuni sdegnati, vedendo il rosso nelle file nemiche: ma i Siciliani che udirono li quetarono, rispondendo che anche gli uffi. ciali napoletani portano calzoni rossi (si tratta del combattimento di' Cala tafmi). Per le uniformi del tempo di Ferdinando II, vedi le notissime Iitografie di ZEZON. (133) I cacciatori verdi erano in quel tempo comandati dal generale Antonio de Sivo, sanfedista del 1799, che nel 1806 aveva seguito Ferdinando I in Sicilia: ed era padre del noto storico (DE SIVO, ), I, p. 54; NISCO, . 14 e per a p

79

Il R. Esercito

e la R. Marina

513
furono trasfor-

seguito (r.d. 21 giugno 1833) gli alabardieri mati in Guardie del corpo a piedi, Il Comando generale dell'esercito

tratte dai sottufficiali vefu sciolto (r.d. 17 di-

terani che avessero i pi distinti precedenti di servizio. cembre 1830) e furono stabiliti 4 rami , dipendenti dal Ministero della guerra (supra, 62): Comando reali truppe; Ispezione truppe e materiali; zione penale militare eserciti del Faro, dipendenti (art. intendenza generale; giurisdidue l r.d. cit.). Erano previsti

di guarnigione , per i reali domini di qua e di l dai comandi generali delle armi di Na-

poli e di Palermo. e dai comandi delle provincie e valli (art. 2). Potevano essere create, alla dipendenza del Comando generale, brigate e divisioni d'istruzione eventuali, comandate dagli ufficiali generali destinati a tale scope nelle piazze (artt. 3 e 4): la mancanza di grandi unit permanenti fu, probabilmente, un elemento di debolezza di quell'esercito, in cui i generali prendevano il comando d formazioni costituite da reparti al generale spesso malnoti, e tra loro stessi male affiatati. In tempo di guerra, il generale in capo dell'esercito d'operazione dipendeva dal Ministro della guerra (art. 5). Lo Stato maggiore dell'esercito era costituito in Napoli da un ufficiale superiore ed otto capitani; in Palermo da un ufficiale re e quattro capitani (art. della Guardia reale (134) dipendeva superio6). Il colonnello generale ispettore dal re per mezzo del dipendeva dai

Ministro della guerra (art. 7). La gendarmeria comandi territoriali

(art. 8). Erano istituiti gli ispettori d'ar-

i suoi precedenti quale colonnello di Borbone cavalleria, COLLETTA, a), 111, p. 81, e CORTESE N., ivi, p. 124). (134) La carica d'ispettore fu conservata fino alla sua morte (1851) al principe di Salerno, supra, nota (119); il ten. gen. Massimo Selvaggi, siciliano >, generale al dettaglio , ne ebbe poi le funzioni (non la titolarit) e j-imase in servizio fino al 1860, pur essendo in tardissima et (DE CESARE, a), I, p. 184).
33.
LANDI

I.

514

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

79

ma, che potevano essere pi d'uno per la fanteria; per l'artiglieria ed il genio dette funzioni erano affidate ai direttori generali. Le attribuzioni comandanti e i doveri dei comandanti e di valle, generali, dei e codi provincia dei governatori

mandanti di piazza, dei comandanti di brigate eventuali, e di divisioni e brigate d'istruzione, direttori generali d'artiglieria ordinanza di piazza e degli ispettori di arma e stabiliti con r.d. e genio, furono

21 gennaio 1831, che va peraltro integrato con la cosiddetta (r.d. 26 gennaio 1831: dell'armata

supra, 62).

Un regolamento approvato con r.d. 6 giugno 1831 determin i calibri dell'artiglieria di terra, e fiss le dimensioni e quanto riguarda le bocche da fuoco ed i diversi proiettili: purtroppo, il materiale, negli anni successivi, non fu adeguatamente accresciuto n aggiornato (135). La classificazione delle piazze d'armi 1833. Furono fu stabilita con r.d. 21 giugno classi, comandate superiori, rispetticapitani. divise in quattro

vamente da generali, colonnelli, ufficiali

Piazze di prima classe erano Napoli, Gaeta,

Capua, Palermo,

Messina, Siracusa; e con lo stesso decreto furono abolite le piazze di Reggio, Taormina, Brucoli, Mazzara, e Sant'Alessio. La organizzazione cati ulteriormente dell'esercito fu stabilita col r.d. 21 modifiquali ingiugno 1833, e modificata con vari provvedimenti, con decreti successivi, alcuni de' tervenuti sotto il regno di Francesco II (cio, gio 1859). L'esercito comprendeva: a) Stato maggiore generale. preso il colonnello generale della Guardia

dopo il 22 mag-

Sei tenenti generali (comreale); quat-

tordici marescialli di campo (compreso l'ispettore della fanteria svizzera); trenta brigadieri. Non era compreso nell'or-

(135)

BATTAGLINI,

b), pp. 162 e 164.

79

Il R. Es ercito

e la R. Marina

515

ganico il Ministro della guerra, che poteva essere anche un pagano , cio un civile. b) Stato maggiore dell'esercito. Un capo (colonnello);

un sottoeapo (ufficiale superiore); 12 capitani; 12 ufficiali subalterni; una compagnia guide (elevata, col r.d. 28 luglio 1859, a squadrone guide). c) Guardia del corpo. Comprendeva la compagnia a cavallo , e la compagnia a piedi . La compagnia a cavallo (supra, 77) fu maggiormente integrata nell'esercito. Il r.d. 21 giugno 1833 stabil che, per ogni anno, sei guardie uscissero per alfieri: tre in fanteria, gendarmeria. di 12 ducati due in cavalleria, una in Il r.d. 19 marzo 1843 ne aument il numero a un assegno mensile su beni mobili o immobili (136) e le ammise a

100, stabil che dovessero documentare

sostenere, dopo sei anni, l'esame per alfiere di fanteria o cavalleria. Avevano per facolt di continuare la carriera nella compagnia, nel qual caso, prima della promozione tobrigadiere, si procedeva ad una revisione de' a sottitoli della

loro nobilt ... del pi stretto rigore , restando inefficace per l'ascenso ogni sovrana eccezione per l'ammissione. Le guardie a piedi (ex-alabardieri) giugno 1833, cito erano disciplinate dall'altro r.d. 21

d) Corpi facoltativi.

Il r.d. 21 giugno 1833 con-

fermava il r.d. 2 settembre 1832, cio prevedeva una direzione generale e quattro ispettori e) Artiglieria. d'artiglieria (la 15\

(supra, 62).
14 direzioni con fu istituita

Il r.d. cito prevedeva

con sede in Pietrarsa,

(136) Il servizio nelle Guardie del corpo a cavallo era particolarmente costoso, essendo a carico degli individui il cavallo (morello, e della taglia dei dragoni), il vestiario, la manutenzione della bar datura' e dell'equipaggiamento; e perfino l'abbonamento obbligatorio agli spettacoli del teatro San Carlo (ZEZON, pp, 12.13; DE CESARE, I. pp, 191192). a),

516

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

79

r.d. 12 giugno 1859); due reggimenti a piedi (l Re, 2 Regina); una batteria SVIzzera; una compagnIa a cavallo; un battaglione treno (con r.d. 18 febbraio 1837 ne fu stabilito l'organico, nonch quello delle sezioni del treno svizzero); una brigata artefici; un corpo d'artiglieri litorali; un corpo politico d'artiglieria. Il corpo degli artiglieri litorali, riordinato con r.d. 26 gennaio 1831, era di 20 compagnie, della quali 12 di qua del Faro, e 8 in Sicilia: era un corpo di artiglieri pagani, cio borghesi, composto di volontari da 18 a 30 anni, esenti da leva, che potean provvedersi facoltativamente, a loro spese, d'uniforme e di sciabola; dipendevano dai comandi locali d'artiglieria, ed avevano propri capi-squadra e vice capi squadra. La brigata artefici fu sciolta con r.d. 16 settembre 1839, e sostituita da una brigata cannonieri, artefici e pontonieri , che divenne infine (r.d. 25 marzo 1856) brigata artefici d'artiglieria . f) Genio. - Gli er~no assegnati due sottispezioni, undici direzioni, un battaglione zappatori-minatori, un battaglione pionieri, l'officio topografico, e gli istituti d'educazione militare. Per r.d. 1 agosto 1860, il battaglione pionieri divenne 2 battaglione Genio, ed il battaglione zappatori-minatori 1 battaglione Genio. g) Fanteria. - V'erano 2 reggimenti Granatieri della Guardia ed un reggimento cacciatori della Guardia; con r.d. 5 gennaio 1856 fu istituito un battaglione tiragliatori della Guardia . La linea comprendeva 12 reggimenti (l Re; 2 Regina; 3 Principe; 4 Principessa; 5 Borbone; 6 Farnese; 7 Napoli; 8 Calabria ; 9 Puglia; 10 Abruzzo; l I" Palermo; 12 Messina ). Il 13 Lucania fu istituito verso il 1840; e con r.d. 18 agosto 1859 furono istituiti il 14 Sannio

79

Il R. Esercito e la R. Marina

517

ed il 15 Messapio (137). Ai quattro reggimenti di fanteria svizzera fu aggiunto, con r.d. 20 marzo 1850, il 13 battaglione cacciatori svizzeri , che non era capitolato , dimodocch vi potevano essere ammesse reclute d'altri Stati tedeschi, esclusi i sudditi austriaci; aveva per deposito provvisorio d'ammissione Lecco, per lingua di servizio il tedesco; e norme analoghe a quelle in vigore per i reggimenti capitolati. I hattaglioni di cacciatori a piedi, per il r.d. 21 giugno 1833, erano sei; ma nel 1856 erano progressivamente aumentati a dodici (138); con r.d. 18 agosto 1859 si formarono il 14 ed il 15; con r.d. I" gennaio 1860 il 16; ed infine, divenuto il 13 svizzero il 3 hattaglione carabinieri cacciatori , venne istituito (r.d. 12 fehhraio 1860) il 13 hattaglione. I provvedimenti del 1859-1860 conseguirono allo scioglimento dei reggimenti svizzeri, di cui, e della loro sostituzione con cacciatori esteri , si dir injra; 81. Nel 1848, con elementi della aholita gendarmeria, fu ordinato 'il reggimento carahinieri a piedi , che, nel 1850,

(37) I reggimenti di linea avevano mostrine di vario colore, identico per ogni due reggimenti 0 e 2'; 3 e 4; etc.), destinati a formare brigata. Non si trova nella Collezione il decreto istitutivo del 13', probabilmente creato per reale rescritto ; risulta per dallo stato di servizio del maggiore (brigadiere nel 1860) Francesco Landi (ASN, libretti di vita e costumi, 2' serie, anno 1854) che questi era stato destinato capitano nel 13 di linea il I" luglio 18<W,rimanendovi fino al I" settembre dell'anno stesso, quando fu trasferito al 2 battaglione cacciatori. (38) L'8" battaglione (tanto noto per la sua brillante condotta nel combattimento di Calatafimi, 15 maggio 1860) era stato formato nel 1848, e si distingueva per le buffetterie nere, anzicch bianche (ZEZON, p. 34). Il 9, fu formato distaccando il 3 battaglione del l di linea Re s , rimasto ugualmente al comando del maggiore Francesco Landi (r.d, 5 gennaio 1856). Sull'opera di civile solidariet del 3 battaglione e del suo comandante in Taranto durante la carestia del 1853, vedi Religione e morale Virt militari, in L'Omnibus; Napoli, 11 ottobre 1854, n. 81. Non risultano le date d'istituzione dei battaglioni 1', lO', Il" e 12 (confronta supra, nota 137).

518

Istituzioni

del Regno dell e Due Sicilie

79

fu assegnato all'ispezione della fanteria di linea, ed aveva le caratteristiche e I'impiego d'un reggimento di granatieri (139). h) Cavalleria. - Comprendeva due reggimenti di cavalleria della Guardia (usseri}; quattro reggimenti di dragoni ( Re , Regina , Principe , Borbone: ma quest'ultimo, forse per il nome che ricordava gli avvenimenti del 1820, doveva essere formato solo in tempo di guerra); due reggimenti di lanceri. Nel 1848, con elementi dell'abolita gen- . darmeria, fu ordinato il reggimento carabinieri a cavallo , che, nel 1850, fu assegnato all'ispezione della cavalleria, ed aveva le caratteristiche e l'impiego d'un reggimento di dragoni (140). Nel 1848, fu altres formato il Corpo cacciatori a cavallo , subito impiegato nelle operazioni in territorio pontificio; nel 1850 divenne reggimento cacciatori a cavallo (141). Col r.d. 29 marzo 1843, fu approvato il regolamento per l'istituzione delle razze militari di cavalli: furono individuate tre razze (Puglia e Abruzzo; Calabria; Sicilia) ed istituita una direzione generale in Napoli, composta d'un generale e due ufficiali, da cui dipendevano tre depositi: il L", con sede alterna in Foggia e Roccadimezzo; il 2, con sede in Blcastro; il 3, con sede in Lentini. i) Gendarmeria. - Il r.d. 13 maggio 1833 l'aveva distinta in gendarmeria a piedi (due campagnie scelte, ed otto battaglioni), e gendarmeria a cavallo (uno squadrone scelto, ed otto squadroni), pi otto sezioni di gendarmi veterani. Col r.d. 14 ottobre 1837, gli squadroni scelti divennero due, stabiliti l'uno in Napoli, l'altro in Palermo, mentre, degli altri squadroni, nove stavano di qua del Faro, ed uno in Sicilia;

(39)
(140) (141)

ZEZON, ZEZON, ZEZON,

p. 30. p. 41. pp. 4647.

79

Il R. Esercito e la R. Marina del 1822 (supra,

519

per il resto, rimaneva l'ordinamento Senonch il Governo costituzionale

78).
in odio

(r.d. 15 marzo 1848)

scopr, non si comprende bene perch (probabilmente

al ministro del Carretto, che per molti anni l'av eva comandata: g.u;pra, 61), che la gendarmeria reale non era pi compatibile con le istituzioni del libero reggimento costituzionale , e la trasform in Guardia di pubblica sicurezza . Coun colonnello al dettame tale, ebbe un generale ispettore,

glio , cinque ufficiali superiori comandanti di divisione (Napoli, Salerno, Chieti, Bari, Cosenza), cinque squadroni a cavallo, e diciotto compagnie, delle quali tre per Napoli, e le altre quindici, una per provincia di qua del Faro. Il nome di gendarmeria reale fu restituito col r.d. 16 dicembre 1852. Con r.d. 28 luglio 1859, furono istituite dodici nuove compagnie di gendarmi, e le divisioni presero il nome di battaglioni, ciascuno di sei compagnie ed uno squadrone (Napoli e Terra di Lavoro; Principati e Basilicata; Calabrie; Puglia; Abruzzi e Molise). da notare che, dopo gli eventi del 1848, n la guardie di pubblica sicurezza

, n la gendarmeria

reale , costituirono propri reparti o comandi territoriali di l del Faro; v'erano tuttavia in Sicilia elementi di gendarmeria per i servizi di polizia militare, dipendenti vosto (142). j) Corpi sedentanei. Il r.d. 21 giugno 1833 menzro(sunava la real Casa Veterani, il reggimento reali veterani dal gran pre-

pra, 77); e quattro compagnie di dotazione (Ponza, Favignana e Pantelleria, Lipari, Ustica), abolite nel 1841 (143).

(142) VERRI, p. 223. Peraltro, quando furono sciolti i reggimenti svizzeri, mentre la situazione in Sicilia diveniva pesante, il luogotenente prese a sollecitare l'invio in Sicilia di gendarmi, ma non pare abbia ottenuto nulla (Mo. SCATI, b), pp. 107, 146). (143) ARGIOLAS, p. 81.

520

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

80

V'erano, inoltre, 14 compagnie di riserva, costituite da ufficiali e militari riconosciuti il servizio attivo inutili dalla giunta sanitaria per

, provenienti da tutti i corpi dell'armata, e

destinati alla guardia delle carceri, ed ai servizi di scorta dei detenuti (144). Queste compagnie, con r.d. 18 agosto 1859, furono poi ridotte ad otto. Una compagnia di veterani svizzeri fu istituita con r. 23 novembre 1849, citato nel r.d. 29 dicembre 1851 con cui fu istituita la 2a compagnia veterani
SVIZZerI.

L'esercito doveva essere sul piede

di pace di 60.000 uocio di quattro o d'otto pezzi

mini, e sul piede di guerra di 80.000,

cinque divisioni su due brigate, con tre batterie

per divisione (145). Esso partecip ad azioni di guerra nel 1848 in Lombardia; nel 1849 nello Stato pontificio, in Calabria ed in Sicilia (146); nel 1859 fu possibile organizzare una forte colonna mobile in Abruzzo, per sorvegliare la frontiera del regno, l dove si supponeva pi vulnerabile (147).

80. Altri provvedimenti del regno di Ferdinando 11: le compagnie d'armi in Sicilia, le guardie d'onore, la riserva del real esercito. - Al regno di Ferdinando II si debbono, m
materia militare, alcuni altri importanti d'armi in Sicilia, provvedimenti. spele quali, peraltro, Gravavano sul bilancio del Ministero della guerra le se delle compagnie

erano un corpo di polizia a cavallo, e dipendevano perci direttamente dalla Direzione generale di polizia (v. anche in-

(144) ZEZON, p. 49. (145) FABRIS, II, p. 6l. (146) Per la campagna di Lombardia dell'esercito borbonico, FABRIS, Il, pp. 72-86; 111, pp. 27 55., 73 55., 80 55.; PIERI, a), pp. 448 58.; per quella nello Stato pontificio, DE SIVO, a), I, pp. 328 88.; PIER!, a), pp. 422 55.; per le camo pagne di Sicilia e Calabria, nE: SIVO, a), I, pp. 23() 58.; PIERI, a), pp. 473 55, (147) BATTAGLINI, ), c

80

Il R. Esercito

e la R. Marina

521

fra, 106). Si trattava d'una istituzione di remota origine


(istr. 16 dicembre 1813) abolita dopo il 1815, che fu riordinata col r.d. 21 giugno 1833. Le compagnie erano composte d'un capitano e di 12 soldati, compreso il trombetta; il r.d. cito prevedeva una compagnia reale e 23 compagnie distrettuali, ma le compagnie reali, col r.d. 4 febbraio 1834, furono elevate a due, la prima in Palermo, con ventidue soldati, e la seconda in Caltagirone, con quindici soldati. Le compagnie reali avevano come speciale attribuzione il trasporto de' fondi regi da' capoluoghi di valle a' banchi di Palermo e Messina; tutte le compagnie svolgevano servizi di polizia giudiziaria e d'ordine pubblico. I capitani d'armi erano di nomina governativa, e percepivano un soldo di d. 100 mensili; essi ammettevano e congedavano i soldati (che avevano un soldo mensile di d. 20 se di 1 di 2&classe), e potevano fare anche, ti, arruolamenti
a

classe, e di 18 se

nelle sedi pi importan-

straordinari. Il capitano d'armi doveva risar-

cire ai derubati i furti commessi con violenza nelle campagne del distretto, e perci doveva prestare idonea cauzione, e rilasciare un sesto del soldo, che veniva svincolato dopo essersi accertato che non v'erano furti da soddisfare. Le compagnie d'armi furono sciolte con r.d. 14 ottobre 1837, ed il servizio fu affidato alla gendarmeria, in cui furono trasferiti i loro militari (148). Peraltro, quando, nel 1849, i reali domini di l del Faro furono ridotti di nuovo all'obbedienza, il direttore generale Maniscalco (supra, 61), che pure era ufficiale di gendarmeria, d'armi. prefer ricostituire le compagnie Ci gli permise d'utilizzare elementi coraggiosi ed

energici, che ottennero positivi risultati, pur non avendo sem(148) Le istruzioni per il trasporto dei fondi regi in Sicilia, dopo il trasferimento del servizio alla gendarmeria, furono impartite dal luogotenente generale, 11 dicembre 1837 e 29 gennaio 1838 (PETlTTl, II, pp. 409 e 411).

522

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

80

pre un passato politico e giudiziario ineccepibile, e che non ebbero la facile tentazione di darsi al malandrinaggio (149). Il r.d. 30 maggio 1833 istitu le Guardie d'onore : uno squadrone per Napoli, ed otto per le province di qua del Faro, cui poi se ne aggiunsero (r.d. 16 gennaio 1834) quattro oltre il Faro (Palermo e Trapani; Messina; Girgenti e Caltanissetta; Catania e Siracusa), tutti dipendenti da un comandante superiore (150). Nel 1850, v'erano due squadroni nella capitale, ed uno per ogni provincia, di 140 individui, tra i 17 ed i 40 anni d'et, compresi il capo squadrone, quattro capi plotone, un primo sergente, un foriere, 12 caporali, tre trombette; il limite d'et fu poi elevato a 20 anni per l'ammissione, ed a 50 per la cessazione dal servizio (151). Questo corpo, sorto per iniziative spontanee di volenterosi giovani in occasione dei viaggi di Ferdinando II (152), non
(149) DE MAYo,pp. 130131. Secondo DE SIVO,a), I, p. 401, le compagnie d'armi, col r.d. 14 ottobre 1837, erano state abolite percb non curavano I'abigeato, ed anzi lasciavano liberi i ladri, con grave danno dell'agricoltura; Maniscalco, invece, le rese espressamente responsabili della prevenzione di tali delrtti. Sembra, in sostanza, che questo tipo di formazioni leggere fossero particolarmente idonee per la polizia delle campagne, dove in vaste distese pi o meno inabitate, imperversava l'abigeato. Pienamente favorevole il giudizio di PALMIERI MICCICH, I, 209, secondo cui questa istituzione c fit dsDI b), paraitre les vols et Ies voleurs, et l'on pouvait voyager en Sicile la bourse la main , dimodoccb ne auspicava la ricostituzione. Il governo dittatoriale sostitu i compagni d'arme (mal visti, perch cooperavano con l'esercito regio come guide ed informatori) con i militi a cavallo (decreto 7 giugno 1860, in COMITATOITTADINO, 97), tra i quali, ovviamente, furono inquadrati i C p. pi famigerati assassini e traditori . (ALATRI, p. 187 ss.), Questi militi map fiosi furono ancora sosituiti da un corpo speciale di guardie di pubblica sicurezza a cavallo (r.d, 25 settembre 1881, n. 554: RENATO, 363), i cui reparti p. solevansi chiamare squadriglie . (150) Fu il maresciallo di campo Giuseppe Ruffo di Scilla: supra, nota (71), al quale subentr nel 1855 il brigadiere, poi maresciallo di campo, duca Riccardo di Sangro (ZEZON, . XXVI), promosso tenente generale (r.d, 8 ottobre p 1860) in Gaeta, dove lasci la vita. OSI) ZEZON, p. XXVI e 14. p (152) ZEZON, . 14, il quale definisce la GUHdia d'onore istituzione, unica p

80

Il R. Esercito

e la R. Marina

523

parrebbe d'alcuna utilit militare:

prestava servizio nelle rr-

correnze di solennit e di gala, e quando il re o altri componenti della real famiglia si trovavano nella provincia svolgeva il servizio stesso delle guardie del corpo a cavallo. I possidenti delle cla ssi elencate nel r.d. lO maggio 1834, che fossero proprietari d'un cavallo da sella, erano obbligati sicurezza a far parte dello squadrone della provincia di domicilio, ed erano esentati dal servizio nella Guardia d'interna e nella Guardia urbana a loro carico l'uniforme per i trombetti,

(in/ra, 106) (153). Erano quindi ed il cavallo (154), eccezion fatta


salariati a spe-

che eran vestiti, montati e

in tutta Europa, nata dall'amore spontaneo dei sudditi verso il Sovrano >. Le Guardie d'onore non erano per un'istituzione originale, perch, con la stessa composizione e le stesse finalit, esistevano al tempo di Gioacchino Murat (r.d, 8 novembre 1808: vedi anche supra, nota 88), il quale aveva imitato le Gardes d'honneur organizzate in Francia nel 1805.1806,e riordinate nel 1813 (GODECHOT, p. 608). (153) I capi e sottocapi urbani non potevano lasciare il servizio, per passare nella Guardia d'onore, senza il permesso del Ministro della polizia gen~rale,' data la difficolt del rimpiazzo nelle dette cariche (r. 7 luglio 1834, in PETITTI, III, p. 222; in/ra, 106). (154) Di regola, le famiglie erano tenute a fornire alla Guardia d'onore un solo milite, a preferenza il pi giovane tra pi fratelli; erano state introdotte esenzioni perpetue a favore delle persone che ricoprivano certe cariche (giudici, notai) e temporanee per coloro che ricoprivano cariche ed impieghi comunali, o esercitavano la professione di medico-chirurgo condottato o di farmacista; ed infine erano esenti, anche se in grado d'acquistare un cavallo da sella, gli assolutamente negati all'equitazione, che sarebbe metterli a tortura il proporsi di vincere un'avversione naturale, o pure spargere il ridi. colo . sull'adempimento d'un servizio s nobile . La vendita del cavallo non era causa d'esenzione. In sostanza, la complicata casistica, esaminata e risolta nei r. 16 dicembre 1834, 28 marzo 1836, 16 luglio 1841 (PETITTI, IV, pp. 334, 361, 431) farebbe supporre che il servizio, indubbiamente oneroso per l'obbligo di provvedere cavallo da sella e ricca uniforme (ZEZON, tav. 15), non fosse pi tanto ambito e si fossero raffreddati i primi entusiasmi. Fu anche stabilito (r. 23 settembre 1843, in PETITTI, III, p. 461) che il periodo d'esenzione per l'esercizio d'impieghi regi o municipali non fosse computabile per I'avanzamento, nel quale, per contro, dovevano godere titolo di merito coloro che rinunziavano all'esenzione temporanea,

524

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

80

se della provincia. Il r.d. 30 maggio 1833 concedeva loro, altres, l'esenzione dalla leva (155), con l'impegno di servire per cinque anni nella guardia d'onore (156), previa autorizzazione del Ministero della guerra (157). Ma se non provvedevano l'uniforme, o non rispondevano alle chiamate, decadevano dalla dispensa, e non potevano nemmeno ottenere il cambio (158). Pi tardi fu stabilito che le guardie, per liberarsi dal servizio di leva, dovessero consegnare alla Giunta di rimonta sei cavalli, o il loro valore (159). L'esenzione dal servizio di leva fu revocata con r. 25 marzo 1849 (160); e con r. 23 dicembre 1853 (161) fu tolta la facolt di rifiutare le cariche comunali. L'ammissione nella Guardia d'onore avveniva su proposta dell'intendente e del comandante delle armi della provincia; le promozioni erano proposte dal comandante dello squadro ne al comandante superiore (162). I capi squadrone erano assimilati ai capitani, ed i capi plotone agli ufficiali subalterni; ma 'sotto le armi avevano precedenza nel comando gli ufficiali effettivi del rispettivo grado dell'esercito mentre, per i sottufficiali ed uomini di truppa, la precedenza era data dal grado e dall'anzianit di nomina (163). Le guardie d'onore furono dette guardie nazionali a

(155) Il dubbio che tale esenzione prevista dal r.d. 30 maggio 1833 fosse stata revocata dal r.d. 19 marzo 1834 sulla leva, che pi non ne faceva meno zione, fu eliminato dal r. 23 settembre 1834 (PETITTI, 111, p. 85). (156) R. 9 ottobre 1834, in PETITTI, 111, p. 87. (157) Circo Min. Affari interni, 9 maggio 1838, in PETITTI, 111, p. 107. (158) R. 3 ottobre 1840, in PETITTI, I1I, p. 121. (159) R. 22 maggio 1841, in PETITTI, 111, p. 127. (160) PETITTI, 111,p. 148. (161) PETITTI, V, p. 564. (162) R. 11 aprile 1834, in PETITTI, IV, p. 318. (163) R. 2 maggio 1835, in PETITTI, IV, p, 3.44.

80

Il R. Es ercito

e la R. Marina

525

cavallo durante la parentesi costituzionale 1848-1850, e di nuovo dopo il 25 giugno 1860. Provvedimento di rilevante interesse militare il r.d. 4 dicembre 1839, con cui fu approvato il regolamento relativo alla formazione, alle riunioni periodiche, all'istruzione ed alla disciplina della riserva del real esercito . La riserva era costituita dai sottufficiali e soldati che, compiuto il quinquennio di servizio militare nei corpi, dovevano rimanere per altri cinque anni pronti a ritornarvi (art. 2 r.d. 19 marzo 1834:

injra; 90). Essi erano assimilati ai militari in congedo temporaneo (164), ed era loro vietato d'impegnarsi bi (165), ma potevano come camreservire nella forza doganale (166).

Potevano, col permesso del comandante della provincia,

carsi dovunque per ragioni di lavoro, dandone per comunicazione al 2 eletto del Comune, e al decurione anziano, o ad altro designato dall'intendente comandante della provincia, tificio (168). Se indigenti, (167); e potevano ottenere dal se residenti in provincie di fronavevano diritto ad essere curati

tiera, il permesso di temporanea emigrazione nello Stato ponnegli ospedali civili, a spese della provincia (169). I sottufficiali e soldati che avean compiuto i cinque anni di servizio attivo ricevevano un congedo provvisorio in carta rossa (170), che, compiuti i cinque anni di servizio nella r'i(164) R. 6 novembre 1840, in PETiTTI, I1I, p. 121 (l'occasione fu data dall'arresto, da parte d'un caporale di gendarmeria, d'un caporale dei granatieri della riserva con cui aveva avuto briga). (165) R. 28 febbraio 1840, in PETITTI, 111, p. 118; circo Min. Interno 18 maggio 1850, ivi, p. 159. (166) R. 16 marzo 1840, in PETITTI, 111, p. 119. (167) R. 30 novembre 1842 e 17 ottobre 1843, in PETITTI, 111,p. 131 e 136. (168) R. 5 novembre 1840 e 17 ottobre 1843, in PETITII, 111,pp. 121 e 136. (l69} R. 20 giugno 1840, circo Min. Aff. interni 24 aprile 1841, r. 7 marzo 1844, in PETITII, 111, pp. 119, 126, 138. (170) Il congedo rosso ~ si dava anche a quei militari che, congedati per inutilit , cio per inabilit fisica, avevano l'obbligo di riprendere ser-

526

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

80

serva, era sostituito

dal congedo definitivo in carta bianca

(art. 4 r.d. 4 dicembre 1839). I riservisti erano obbligati a raggiungere entro un tempo massimo il comune in cui intendevano fissare il domicilio, e ad iscriver si presso il comune (artt. 5 e 7 r.d. cit.); a chiedere al comandante della provincia il permesso per cambiare domicilio (art. 8 r.d. cit.); primo eletto provinciale dei matrimoni, ne (art. lO r.d. cit.). Il comando degli uomini di riserva vincia al comandante spettava in ogni proil comando provinciale; in ogni distretto, ed il

(in/ra, 113) doveva informare il comandante


delle morti, e d'ogni altra mutazio-

era affidato ad un ufficiale (dei servizi sedentanei, o al ritiro), ed in ogni comune parimenti 3 r.d. cit.). I riservisti dovevano riunirsi, in ogni comune, la prima domenica del mese, dopo la messa, per esercitarsi nella marcia e nelle evoluzioni, sotto gli ordini del comandante comunale (art. 11 r.d. cit.). Potevano altres essere riuniti per i campi d'istruzione, o per essere rivistati ad un ufficiale, o, in difetto, rrserva (artt. 2 e ad un sottufficiale al ritiro o della stessa

, nel qual caso riil grado,

cevevano l'alloggio, il presi, il vestiario, gli oggetti d'equi paggiamento e le armi, ed i sottufficiali riprendevano e ricevevano il corrispondente 11-15 r.d. cit.). I castighi militari, trattamento economico (artt.

previsti per le mancanze agli esercizi o Ne' casi pi gravi era previsto (artt. 15-17 r.d.

per gli abusi di permessi, consistevano nella prigionia, da scontarsi nelle carceri ordinarie. cit.).
vizio se ristabiliti in salute. I volontari siciliani congedati, in tal caso; avevano gli obblighi medesimi dei militari della riserva (r. 8 ottobre 1842, in PETITTI, 111, p. 130),

il ritorno al corpo, con decisione ministeriale

81

Il R. Esercito

e la R. Marina

527

Provvedimenti del regno di Francesco II.- - Alcuni provvedimenti del regno di Francesco II (dal 22 maggio 1859) sono stati gi menzionati (supra, 79), in quanto modifcazioni ed integrazioni di provvedimenti del regno precedente. L'anno 1859 vide la fine de' reggimenti svizzeri, che erano stata una delle pi forti e fidate istituzioni militari del regno. I quattro reggimenti formati in base alle ni degli anni capitolazio-

81.

1825-1828 (supra, 78) erano stati prorogati per altri trent'anni: il I" e 2 reggimento, con due r.d. 14 marzo 1855; il 3, con r.d. 1 agosto 1856; ed il 4 con r.d. 23 luglio 1858. Non era una proroga convenzionale, perch la Confederazione elvetica, venuto al governo dal 1849
il partito radicale, aveva anzi denunciato le capitolazioni, e gli arruolamenti continuavano in forma privata. Era quindi spiegabile che nel

1859 il governo svizzero chiedesse al re

che dalle bandiere de' reggimenti fossero tolte le armi confederali e cantonali (171). NelI' opinione liberale del tempo, sembrava questa un'abnorme collusione tra la democrazia repubblicana cavano e l'assolutismo regio, e gli svizzeri, che pur si rea gloria la difesa delle Tuileries del lO agosto 1792 (172), arrossivano del 15 maggio 1848, mal comprenden-

do come l'uno e l'altro fatto non differissero che nel risultato (173). La questione delle bandiere fu la causa determinante della sanguinosa rivolta del 7 luglio 1859 (174). difficile poi dire se vi sia stata in ci opera di sobillazione o di corruzione d'agenti sardi o mazziniani (ed pi facile di questi ultimi, allora stabiliti e protetti nella libera Svizzera, mentre i sardi osservavano un'ambiguit tartufesca), o francesi

(I7l) DE SIVO, a), I, p. 481. O 72) Sul monumento commemorativo di tale glorioso e sfortunato fatto d'armi (<< il leone di Lucerna l, vedi MAZZUCCflETTI e LOHNER, pp. 352 SB. (73) MAZZUCCHETTI e LOHNER, pp. 354 58. (74) DE SIVO, al, I, pp. 481 85.; DE CESARE, a), II, pp. 17 SB.

528

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

81

(175); ma certo che la posizione dei volontari svizzeri era divenuta moralmente insostenibile. Sembra dunque infondato supporre che il licenziamento degli svizzeri, deciso in conseguenza della rivolta, sia stato effetto d'un piano settario di Carlo Filangieri e d'Alessandro Nunziante, per demolire una colonna del regime (176); anche se vero che gli svizzeri erano oggetto d'invidia tamento economico privilegiato, e d'antipatia per il tratcome segno di

diffidenza del re verso la nazione, dimodocch la loro partenza non dest alcun rammarico, specie tra i militari. Con tre r.d. 13 agosto 1859, furono abrogati i r.d. 14 marzo 1855, 1 agosto 1856, e 23 luglio 1858, di proroga del 2, 3 e 4 reggimento; con r.d. 31 agosto 1859, gli svizzeri veterani furono raccolti a Portici, in tre compagnie; e con r.d. 21 settembre 1859, fu sciolto il I" reggimento svizzero. In verit, la rivolta era scoppiata nel 3 reggimento, che aveva contagiato il 2, mentre il 4, al contrario, aveva fatto fuoco sui ribelli (177), ed il I", trovandosi in Palermo (178), era rimasto del tutto estraneo. Ma non era possibile conservare una situazione anacronistica, contro cui l'opinione pubblica

(175) Su tali sospetti, comunque non arbitrari, DE SIVO, a), I, p. 483 (il quale dice che sulle persone dei caduti e dei prigionieri eransi trovati napoleoni d'oro); GALDI, . 82 (secondo cui gli svizzeri gridato aveano viva Napop leone 111 ); nonch DE CESARE, II, pp. 22.23, ed una lettera di Francesco Il a), al luogotenente di Sicilia, in MOSCATI,b), p. 101. (176) DE SIVO,a), I, pp. 483484; INSOGNA, 35. p. (177) DE SIVO,a), I, p. 482; secondo una nota di GAETA CORSIin INSOGNA, e p. 35, i rivolto si sarebbero stati appena 300, e tale appunto, secondo DE CE SARE, ), II, p. 18, sarebbe stata la forza del 3 reggimento, decimato nei coma battimenti di Catania (1849), e ricostituito con giovani reclute, pi sensibili a nuove opinioni. (178) Dalla corrispondenza tra il luogotenente, principe. di Castelcicala, ed il re Francesco II (MOSCATI,b), pp. 102, 104.107) risulta l'ottima condotta del l reggimento, che prest servizio regolare fino alla vigilia dell'imbarco per Napoli (21 agosto 1859).

81

Il R. Esercito

e la

R. Marina

529

europea, ed in particolare quella svizzera, erano eccitate anche da episodi recenti (179). Di conseguenza, la maggior parte degli svizzeri partirono, 60 ducati. con un premio di congedamento di

A compensare la perdita di tali truppe, provvide in parte la formazione dei due nuovi reggimenti di linea, e dei quattro battaglioni cacciatori rimasti volontariamente

(supra, 79). Non si rinunci, tuttadi svizzeri, in servizio, sia nuove reclute, anche diveniva sempre meno oppor-

via, alle truppe estere, utilizzando sia un'aliquota se tale specie d'arruolamenti tuna.

Dal 1 reggimento svizzero, si form il 1 battaglione carabinieri (r.d. 21 settembre 1859), e, con la stessa data, dal 2, 3 e 4 reggimento si trasse il 2 battaglione carabinieri. Il 13 battaglione cacciatori svizzeri, che come reparto non capitolato era estraneo alle cause della rivolta, ed aveva anzi contribuito a reprimerla (180), fu confermato di cacciatori carabinieri con r.d. 12 febbraio 1860, divenne il 3 col nome e poi, (r.d. 21 settembre 1859),

battaglione carabi-

nieri cacciatori, dal cui deposito fu formato (r.d. 27 maggio 1860) il 4 battaglione carabinieri cacciatori. Le compagnie di veterani svizzeri divennero quattro, col nome di battaglione veterani carabinieri , e la batteria svizzera, come batteria
(179)
Era stata molto di truppe sfruttata pontificie dalla propaganda citt liberale, col nome (poi di

c strage di Perugia di una colonna Schmidt, nelle strade;

s , la rioccupazione in parte dell'esercito

di tale comandata

(20 giugno 1859) da parte


generale) Vi furono combattimenti ma non negati,

dal colonnello

e costituita

da truppe di Pio IX,

svizzere.

ed inevitabili

eccessi, che

sono ridimensionati,

O'CLERY, pp. 89-92. (I80) Era comandato, fin dalla sua costituzione (supra, 79) dal maggiore Giovanni Luca von Mechel, che, colonnello nel 1860, ebbe una parte di rilievo,
da un ex-volontario anche se non fortunata, grado di brigadiere maresciallo
34. LANDI -

nelle operazioni

in Sicilia di quell'anno,

partecip

col

alla battaglia in Gaeta

del Volturno, (r.d.

dove mor da valoroso

suo figlio

Emilio, primo tenente di campo I.

(BATTAGLINI, a) I, p.

149; BUTT, p. 289), e fu promosso 8 ottobre 1860).

530

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

81 da

della divisione carabinieri

, prese il nome di batteria

4 leggera (r.d. cit.). Tutti dipendevano dalla ispezione dei Corpi esteri (181). I battaglioni esteri furono poi detti carabinieri leggeri . Questi volontari esteri erano detti volgarmente bavare-

si (182) perch si supponeva fossero compatrioti della Regina Maria Sofia, venuti a sostenerne il trono. Provenivano quasi tutti da paesi di lingua tedesca, e (sebbene tre battaglioni abbiano partecipato alla battaglia del Volturno) non avevano certo le doti dei vecchi svizzeri (183). Pu darsi che fossero sobillati da propaganda rivoluzionaria, confermato dalle frequenti il che potrebbe essere diserzioni con passaggio al nemiperch

co durante la campagna del 1860 (184); comunque, la non eccelsa prova che diedero sufficientemente spiegabile, dopo ben pochi mesi dalla loro formazione questi battaglioni si trovarono a partecipare alla finale crisi politico-militare del regno. Francesco II non pot dare opera ad un rinnovamento dell'esercito, essendo si trovato ben presto travolto dalle note vicende del 1860-1861. Tuttavia,
(81)
brigadiere d'ispettore tobre ZEZON, p. XXXVIII. Giuseppe Sigrist, dei Corpi esteri, Ispettore

ancor dopo la partenza


delle come truppe svizzere di era, dal

del

1850, il
la carica 8 ot-

cbe assunse e fu promosso

maresciallo generale

campo

tenente

in Gaeta (r.d.

1860). (82) ABBA, p. 135: Li chiamano Bavaresi; ma sono Svizzeri, Tedeschi e perfino Italiani . Questi ultimi Probabilmente erano sudditi austriaci di lingua italiana: infatti DE CESARE, a), II, p. 23, ricorda bavaresi ed austriaci ,
dai piroscafi del Lloyd austriaco erano sbarcati a Molfetta. di MILANI, p. 89, trovare in Europa erano

che

(183) DE CESARE, a), loe. eit. gratuita


secondo cui trattava si dei migliori soldati

l'affermazione boeme

che si potessero Anche

.
so-

(84)
billate assicura erano toni,

Secondo che v'erano

DE SIVO, rr) I, p. 484, le reclute rivoluzionario in data e di Boemia. 2 giugno di di quelli che mormoravano

e tedesche fife

da un comitato

DE CESARE, op. loe. cit., Caripalde; bavaresi ~ commll-

a bassa voce: battersi contro

ed ABBA, loe. cit., annota, passati a Garibaldi, con millanteria

1860, che gi molti

promettevano

i loro

disgustosa ~.

81

Il R. Es ercito

e la R.

Marina

531

re da Napoli (6 settembre 1860), si trovano una serre di decreti reali, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri e ministro della guerra, ten. gen. Francesco Casella (nominato con r.d. 7 settembre 1860), tutti datati da Gaeta, con cui si cercava d'organizzare l'estrema resistenza al nord del Volturno. Con r.d. 15 settembre 1860, venivano sciolti i reggimenti di linea Ll", 12, 13 e 15, ed il reggimento carabinieri; reggimento, vennero utilizzate i battaglioni cacciatori, I", 5, per completare il 2 e le frazioni di tali reggimenti, nonch otto compagnie del 14 e 4 di linea; con altro decreto della stessa data furono riorganizzati Ll", 12 e 13. Con r.d. 23 del 2 dragoni, due del settembre 1860, venivano sciolti i reparti di cavalleria (2 squadroni di carabinieri a cavallo, due

l lancieri, una compagnia del treno, 3 squadroni di gendarmeria) che non avevano raggiunto i rispettivi corpi sul Volturno. Con r.d. lO ottobre 1860, fu attribuito visoriamente l'alloggio a spese dei comuni alle famiglie dei militari che si allontanavano provdalle loro residenze. Le compagnie di riserva

(supra, 79) furono sciolte, e con gli individui che trovavansi in Mola si form un battaglione di sei compagnie (r.d. 22 ottobre 1860). Si tent poi d'integrare l'esercito d'operazione con una forza volontaria, affidata al barone Teodoro Federico KIitsche colonnello con r.d. 14 settembre de la Grange, nominato

1860 (185). Il giorno successivo (r.d. 15 settembre 1860) fu pertanto disposta l'organizzazione in Itri d'una brigata volontari , di quattro battaglioni. A torto quindi si sono qualificati tali volontari come briganti
(185) Ha quindi torto ACRATI, p. di BUTT, p. 300, che il Klitsche de creto reale, di cui indica la data 16 Ad il decreto in Gazzetta di Gaeta,

, mentre essi facevano

535, di mettere in dubbio l'affermazione la Grange fosse stato nominato con desettembre s-. L'errore solo nel giorno, 20 settembre 1860, n. 2.

532

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

81

indiscutihilmente parte dell'esercito regio. C' da dire, piuttosto, che la brigata risult mal composta: v'erano militi delle compagnie d'armi e guardie di polizia fuggiti con le famiglie dalla Sicilia; cafoni; soldati sbandati ed ufficiali dei servizi sedentanei, e, probabilmente, detenuti e relegati di Ponza e Ventotene, graziati col r.d. 11 settembre 1860; ed era anche male armata; dimodocch, dopo avere recuperato parte del distretto d'Avezzano, fin per sconfinare in territorio pontificio (16 novembre 1860), dove fu disarmata (186). Si decise anche (r.d. 28 ottobre 1860) di ricostituire l'11 di linea Palermo , per accogliervi i volontari esteri che giornalmente si presentavano in Itri; ma del tutto improbabile che tale misura abbia avuto un principio d'esecuzione (187). I corpi e frazioni transitati nello Stato pontificio furono sciolti provvisoriamente col r.d. 28 novembre 1860. Infine, con r.d. 14 dicembre 1860, furono sciolti i due reggimenti granatieri della guardia , ed il reggimento cacciatori della guardia , collocandone gli individui in congedo provvisorio; e con quadri prelevati da tali corpi, ed individui scelti tra i pi distinti e meritevoli di tutti i corpi di linea, fu formato un battaglione volteggiatori , che, con il battaglione tiragliatori , form la l" brigata di fanteria della Guardia. Il 13 febbraio 1861, la piazza di Gaeta capitolava (188).
(186) Sulla composizrone della brigata, e sulla breve quipe del colono nello Klitsche de la Grange, DE Srvo, a), II, pp. 287288e 338; BATTAGLINI, a), I, pp. 186187 e 220; MOLFESE, pp. 1214. (187) Il preambolo del r.d. 28 ottobre 1860 parla dello incremento che tutto scorgesi nella presentazione dei volontari, i quali mostrando deciso attaccamento alla causa dell'ordine e della Monarchia, movono da molti paesi per arrollarsi sotto le reali bandiere s , ed affidava la riorganizzazione, dal I" novembre 1860, al ten. gen. Sigrist (supra, nota 181), ed al commissario di guerra Francesco Cerbino; ma Itri fu sgombrata dai regi tra il 4 ed il 5 novembre 1860 (Gazzetta di Gaeta, 14 novembre 1860, n. 15). (188) Il testo della capitolazione in CESARI,p. 149. Redatta come si

82

Il R. Esercito

e la R. Marina

533

La real marina sotto Ferdinando II e Francesco II. Abbiamo gi ricordato (supra, 62) che, con r.d. 17 ot82.
tobre 1830, fu ristabilito il Comando generale della real marina. Questo organo doveva rispondere, a quanto pare, non un tanto ad un'esigenza militare, quanto a quella d'attribuire

convenevole stato al secondogenito del re Francesco I, Carlo di Borbone, principe di Capua (189). Nella qual carica, il principe parve ad intrecciare di fuoco, poi sen distolse , e la stessa conoscenza della lingua e dei costumi inglesi gli serv piuttosto idilli con inglesi Dulcinee, l'ultimo dei quali, e fatale, fu quello notissimo con Penelope Smyth (190). Perci il r.d. 19 dicembre 1834, che abol il Comando generale, e ne riun le attribuzioni probabilmente, al Ministero, fu anch'esso dovuto, pi che a considerazioni di funzionalit, ai non

buoni rapporti sopravvenuti tra il re Ferdinando II ed il principe Carlo, prima ancora (12 gennaio 1836) che abbandonasse definitivamente fu, probabilmente, il re Ferdinando il regno per seguire il suo amore (191). E un'esigenza non diversa quella che spinse II a costituire, col r.d. 3 agosto 1850,

suole per diritto internazionale di guerra tra legittimi belligeranti, essa conferma che solo a tal data 'la sovranit del regno pu considerarsi giuridica. mente estinta. A Messina (13 marzo 1861), quel dottor Dulcamara trasformato in condottiero d'eserciti, che fu Enrico Cialdini, pretese dal maresciallo di campo Gennaro Fergola la resa a discrezione, sottolineata da villanie e minacce ignobili (CESARI,pp. 169183). Per la singolare vicenda di Civitella del Tronto (che si arrese il 20 marzo 1861), CESARI,pp. 185.195; BArIlAGLINI, a), II, pp. 81.95; CUCENTRENTOLI. (189) Supra, nota (l27). Ma il destino di tale Comando, era di servire a riguardi ed interessi personali, dimodocch niuno aveva pensato ad abolirlo, finch coperto dal rispettabile e centenario ammiraglio Giovanni Danero (CAL UUOA, b), p. 89). (I90) CALULLOA, ), pp. 40 e 60-6I. a (91) CALULLOA, ), pp. 61-62; DE SIVO, a), I, pp. 62-63. a

534

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

82

il Consiglio d'ammiragliato (supra, 62), ed a fame presidente il fratello Luigi, conte d'Aquila (192). Durante il regno di Ferdinando II, si diede opera, dal punto di vista tecnico, a trasformare la marina a vela in marina a vapore, talch erano a vapore la maggior parte delle navi in servizio nel 1860, oggetto della convoitise dei mal provvisti piemontesi (193). Il pi antico forse tra i corpi delle forze armate napoletane (194), era il Corpo della fanteria di marina, divenuto reggimento Real Marina (SUpTa, 77) di due battaglioni (r.d. 12 febbraio 1832), poi accresciuto, fino a sei compagnie per battaglione, con r.d. I" maggio 1848, e 18 novembre 1848. Erano truppe destinate all'imbarco sui reali legni, o al servizio dei porti, con l'impiego proprio della fanteria di linea. Il Real Corpo dei cannonieri e marinai aveva un generale ispettore, un comandante col grado di capitano di vascello, e, dopo vari ampliamenti (r.d. 19 ottobre 1837 e 27 giugno 1840, e rescritti vari) era costituito, verso la fine del regno di Ferdinando II, di 16 compagnie attive e due compagnie sedentanee, per un totale di circa 4.000 uomini. Il Corpo cannonieri e marinai corrispondeva, in sostanza, al nostro Corpo equipaggi militari marittimi. V'era anche una compagnia artefici di marina, ed una sezione artefici veterani (195).
(192) Nato nel 1824, aveva sposato nel 1844 la prmcrpessa Januaria di Braganza, della casa imperiale del Brasile, e perci portava, unico della famiglia, il titolo di altezza imperiale e reale s, Era ritenuto il personaggio pi reazionario della famiglia. (193) DE CESARE, al, I, p. 193. La Marina, tuttavia, non era abbastanza forte rispetto all'estensione delle coste del regno: tale inconveniente, neluttabile conseguenza delle caratteristiche geografiche della penisola, non fu eliminato nemmeno con l'unit d'Italia. Vedi anche supra, nota (34). (194) Secondo ZEZON, p. 57, era stato formato con real dispaccio 12 marzo 1785. (195) ZEZON, p. 55.

83

Il R. Es ercito e la R. Marina Il Genio marittimo,

535

anch'esso ampliato, rispetto all'organida successivi rescritti,

co stabilito col r.d. 7 ottobre 1823,

era un corpo d'ingegneri, il cui direttore aveva il grado di maresciallo di campo onorario (196). Il Genio idraulico, col r.d. I." maggio 1841, venne fuso nel Genio di terra. Il Corpo telegrafico (per i telegrafi a segnali: v. anche

supra, 58) era comandato da un tenente colonnello. e composto d'ufficiali, segnalatori, ed alunni (r.d. 6 febbraio 1838). Il Corpo degli ufficiali di sanit (r.d. 9 novembre 1843, e 26 gennaio 1851) era formato da medici, cisti. II.
STATO ED AVANZAMENTO

cerusici, e farma-

DEGLI UFFICIALI E SOTTUFFICIALI

83. Dalla conquista di Carlo di Borbone alla restaurazione borbonica del 1815. - L'ordinamento della carriera , cio la posizione di norme regolatrici dello stato giuridico e dell'avanzamento del personale, fenomeno che, per il personale militare, precede cronologicamente gli analoghi ordinamenti del personale civile, e che aveva raggiunto un sufficiente sviluppo nelle monarchie del secolo XVIII (197). Per quanto vasta fosse la regia discrezionalit, conferimento tali nomine, spesso conferite a lici, se ne potrebbe fare, stanza presto: stranieri, specialmente nel (e di e non sempre fedi nomine in gradi superiori all'iniziale

fino al 1815, una larghissima esem-

plificazione), due tendenze appaiono, in tutti gli Stati, abbaquella di conferire di regola le nomine nel all'accertamengrado iniziale della gerarchia, subordinandole

to di determinati requisiti, cio al compimento di corsi d'istru(196) (197)


ZEZON, p. GIANNINI,

59. b), p. 294.

536

--------------------~----------------------e quella d'accordare gli avanzamenti

Istituzioni

del Regno delle Due

Sicilie

83

zione o di periodi d'esperimento, valore e d'esperienza;

oppure a concrete- prove di

di grado nell'ordine gerarchico, di solito secondo l'anzianit di nomina nel grado d'appartenenza, salvo le eccezioni giustificate dal merito o da non comuni atti di valore. L'una e l'altra tendenza esistono fin dall'origine dell'esercito del regno. Si gi ricordato che per gli ufficiali nazionali si era stabilito, al tempo di Carlo di Borbone, che dovessero iniziare il loro servizio da cadetti , cio da allievi ufficiali nei reggimenti; e che al tempo di Ferdinando appositi istituti d'istruzione, IV erano stati creati donde gli alunni conseguivano,

previo superamento d'esami, il grado iniziale d'ufficiale dell'esercito o della marina (supra, 73). La carriera, il cui termine ordinario era al grado di capitano, si svolgeva di solito nel reggimento, ed i gradi erano conferiti per anzianit, condo che si formavano le vacanze seorganiche (198). I gradi

d'ufficiale superiore e d'ufficiale generale erano di regola conferiti a scelta del sovrano. Ma fino al 1798, vi si erano aggiunti ufficiali cui, per le esigenze d'ampliamento dell'esercito, sopravvenute dopo il 1793, il Governo aveva venduto il diversi segrado (199). I corpi esteri avevano regolamenti

condo i criteri ed i metodi che avevano presieduto alla loro

(198) Per esempio, la carriera di d. Antonio Landi, mio trisavolo, nato in Napoli il 24. dicembre 1737, risulta, dallo stato di servizio (supra, nota 9), e dai brevetti in mio possesso, la seguente: cadetto nel reggimento di fanteria nazionale Abruzzo Ultra, 5 ottobre 1762; sottotenente del reggimento nazionale Sannio (supra, nota 12), 4 luglio 1765; e, sempre nello stesso reggimento, sottotenente dei granatieri il 26 maggio 1773; tenente il 18 agosto 1773; l te nente il 9 gennaio 1784; capitano il 5 ottobre 1786; aiutante maggiore della piazza di Capua 1'11 novembre 1793 (supra, nota 30). Ognuno di tali decreti indica, nominativamente, l'ufficiale che, per ascenso o per morte, aveva foro mato la vacanza. (199) BLANCH, a), I, pp. 22-23.

83 formazione,

Il R. Esercito

e la R. Marina

537

e secondo la nazionalit (200); agli ufficiali esteo per il comando di truppe, il gradal re. Dopo il 1799, fu-

ri, assunti come istruttori,

do era conferito discrezionalmente

rono ammessi nell'esercito i sanfedisti (supra, 74), spesso con grado superiore all'iniziale, perch si teneva conto dell'importanza delle masse di cui erano stati capi, e spesso per valutazioni politiche, piuttosto che per constatate attitudini militari. Di questi elementi, piuttosto eterogenei, era formato, nel 1815, l'esercito cosiddetto di Sicilia

(supra, 75).

L'esercito cosiddetto di Napoli, quello, cio di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, era indubbiamente pi omogeneo, perch, nel 1806, entrarono a farne parte gli ufficiali sbandati, o prigionieri di guerra, che avevano accettato di prestare giuramento di fedelt al nuovo governo, e quelli rimossi nel 1799, che erano quasi tutti napoletani di provenienza regolare, e pochi sanfedisti ; vi si aggiunsero poi i giovanissimi, formati nei ricostituiti re isupra, istituti d'istruzione milita-

76). I francesi ammessivi nei primi tempi furo-

no, dopo il 1811, allontanati da Gioacchino Murat, dimodocch, nel 1815, questo esercito poteva dirsi interamente nazionale (201). Le disposizioni sullo stato e l'avanzamento deridegli ufficiali erano imitate da quelle coeve dell'esercito napoleonico (202); era venuta meno, cio, ogni preclusione vante dall'estrazione cito di Sicilia (203), ed il sistema delle sociale, cos come, del resto, nell'eserpromozioni risultava

(200) Nell'esercito di Carlo di Borbone, v'erano un reggimento irlandese, 5 reggimenti svizzeri (uno della Guardia, e 4 di linea); 2 italiani ~ (uno della Guardia, ed uno di linea); un reggimento corso, uno macedone , 4 valloni, ed era quasi tutta spagnola la cavalleria (SCHIPA,I, p. 330). (201) COLLETTA, II, p. 361. Vedi anche supra nota (76). a), (2(}2) GODECHOT, 604. p. (203) Era ci conseguenza dell'avere ammesso come ufficiali buon nnmero di capi massa della Santa Fede, talora di bassa estrazione.

538

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

84

da un'aliquota

conferita per anzianit, e da un'altra conferi-

ta a scelta. V'erano ufficiali inferiori con i capelli grigi, mentre altri, giovanissimi, erano ufficiali superiori o generali per avere conquistato i gradi sui campi di battaglia d'Europa; che fu causa di gravi complicazioni. La convenzione di Casalanza (20 maggio 1815) stabiliva che ogni militare al servizio di Napoli, nato nel regno delle due Sicilie, che prester giuramento di fedelt a S.M. il re Ferdinando IV, sar conservato nei suoi gradi, onori e pensioni (204). E questo era il pi spinoso problema che ponevasi al Supremo Consiglio di guerra il

(supra, 77).

84. La [usione degli ufficiali di Sicilia e di Napoli, e lo scrutinio del 1821. - Il r.d. 14 giugno 1815, che prevedeva (art. l) la formazione d'un solo esercito per Napoli e Sicilia , prometteva che le promozioni sarebbero state date
indistintamente, preferendo coloro... maggiormente dotati di probit, di talenti e di bravura (art. 2). Questi ineccepibili propositi dovevan presiedere alla fusione dei due eserciti, e, correttamente, furono confermati i gradi dell'esercito di Napoli (art. 3). V'erano alcuni problemi, puramente generali di Napoli divenivano nominalistici, che era facile risolvere, come quello per cui gli aiutanti colonnelli di Stato maggiore

(204) COLLETTA, p. 183. Risulta: dal testo ivi pubblicato che tali claud), sole, nonch le altre relative all'amnistia politica, ed all'ammissione di tutti i napoletani agli uffci ed impieghi civili e militari del regno, non furono cheste dal negoziatore napoletano (gen. Colletta), ma furono inserite per Iniziativa del negoziatore austriaco (gen, Neipperg), il quale ne aveva avuto indubbiamente mandato dal suo governo, e da quello del re Ferdinando. COLLETTA, a), II, p. 477, spiega che le dette cose i negoziatori napoletani non ricercavano, per non trasformare in concessione e favori i titoli della giustizia, e dare sospetto ch'ei credessero colpa ne' soggetti l'aver servito a governo necessario, riconosciuto, e per diritto pubblico di quei tempi legittimo s ,

84

Il R. Esercito

e la R. Marina

539

(art. 7); i maggiori, tenenti colonnelli; ed i capi hattaglione, maggiori (art. 14). Pi delicata era la fusione degli ufficiali generali. In Sicilia, v'erano quattro gradi, dall'alto in hasso, di capitan generale, tenente generale, maresciallo di campo, e hrigadiere. In Napoli, ve n'erano due soli a mo' di Francia, di tenente generale (generale di divisione), e maresciallo di campo (generale tenente di hrigata). Furono confermati i gradi di generale e di maresciallo di campo (art. 4); ma i

marescialli di campo siciliani divennero tenenti generali, ed i hrigadieri siciliani marescialli di campo, prevedendosi la successiva estinzione della classe dei hrigadieri (artt. 5 e 6). Gli ufficiali, dell'uno e dell'altro esercito, dovevano essere destinati ai nuovi reggimenti (supra, 77), e gli esuheranti erano destinati ai depositi di Procida e di Pozzuoli, sotto il comando d'un tenente generale, in attesa di destinazione (r.d. 27 luglio 1815). Tale deposito fu sciolto con r.d. 24 novemhre 1816. L'anzianit degli ufficiali dell'esercito con pari napoletano, quan-

do concorressero all'avanzamento

grado dell'esercito

siciliano, era fissata al 23 maggio 1815, salvo il computo della maggiore anzianit per i diritti a pensione, o altri henefici (r.d, 5 agosto 1815), il che fu confermato, con r.d. 13 giugno 1817, per la formazione del ruolo unico degli ufficiali generali. Ci aveva l'ovvio risultato d'anteporre ciliani ai napoletani vi conflitti; anche se non era, in merito, nel ruolo i determinazione

siInidi

, e fu una delle cause dei successi-

qua (205). Se si fossero conservate le effettive anzianit

(205) BLANCH, b), p. 59, rileva che non si pu avere altra anzramta se non dal giorno in cui si entra effettivamente in servizio; e soltanto dal 22 maggio 1815 l'esercito napoletano era passato agli ordini del re, che poteva adoperarlo, ma non riconoscergli come titolo d'antichit un periodo in cui aveva combattuto a favore d'un governo ch'egli mai aveva riconoscuto a. Os-

540

Istituzioni del Regno delle Du e Sicilie

84

grado degli ufficiali napoletani, maggior danno avrebbero avuto i siciliani, che, per le minori dimensioni dell'esercito, e per la pi rara partecipazione ad operazioni di guerra, avevano avuto, dopo il 1806, un avanzamento meno celere, ed erano, a parit di grado, pi anziani d'et (206). L'Ordine reale delle Due Sicilie era stato espressamente conservato dalla convenzione di Casalanza, con insegne modificate (r.d. 4 giugno 1815). Ma qual distintivo di servizi prestati ai re francesi, divenne segno di discordia (207), aggravato allorch con r.d. 9 agosto 1816 (esteso alla Marina con r.d. 30 agosto 1816) fu istituita la medaglia d'onore per i militari venuti dalla Sicilia (208). Fu poi opportunamente creato l'Ordine militare di San Giorgio della Riunione (r.d. r gennaio 1819: supra, 26), onde premiare i meriti degli uni e degli altri, accordandolo ai militari di Napoli in commutazione dell'Ordine delle Due Sicilie (209). Con r.d. 4 novembre 1816, gli ufficiali furono distinti, secondo l'idoneit al servizio e la destinazione, in quattro classi: queste disposizioni, richiamate negli artt. 82 ss. dell' ordinanza 29 giugno 1824 sull'amministrazione militare del regno, rimasero sempre in vigore. La 4&classe era costituita dai riformati, che potevano ottenere la pensione di ritiro; la 3& dagli ufficiali in attenzione d'attivit (cio in attesa di destinazione), la 2&dagli ufficiali in attivit di servizio locale ; la 1& quelli in piena attivit e sempre pronti a marciare . da
serva tuttavia che questa norma dava una tinta di parzialit che non era utile n necessaria. (206) BLANCH, b), loc, ult, cito (207) BLANCH, b), loe. ult, cit, (208) BLANCH, b), pp. 59 e 61; COLLETTA, a), 111, p. 66. Era una stella di bronzo, a quattro raggi, che portava sul recto l'effige del re, e sul verso la eeeitta costante attaccamento s, appesa ad un nastro rosso. (209) BUNCH, b), II, pp. 59, 60-61, 63; CoLLETTA, a), III, pp. 101102.

84

Il R. Esercito e la R. Marina

541

Col r.d. 8 agosto 1815 sull'organizzazione dell'esercito (supra, 77) fu stabilito che gli ufficiali di stato maggiore dovessero sostenere un esame nelle scienze esatte, ed in quelle militari (210). Il r.d. 13 giugno 1817 stabil con metodo fisso il ruolo dei generali che servono attualmente nell'armata . Dovevano esservi iscritti, come si detto, prima i siciliani , poi i napoletani con l'anzianit 23 maggio 1815, e le promozioni dovevano essere conferite per anzianit, salvo l'utile del servizio, o meriti straordinari . Le qualit necessarie per ascendere ai posti d'ufficiale generale erano l'idoneit fisica, alte qualit fisiche ed intellettuali, conoscenze strategiche, conoscenze pratiche de' dettagli militari, conoscenza delle altre armi e del terreno al punto che conviene ad un ufficiale generale (art. 1 r.d. 19 giugno 1817). Il grado di brigadiere (art. 4 r.d. cit.) poteva essere conferito ai colonnelli i quali dopo una lunga ed onorata carriera non possono pi sostenere le fatiche d'una guerra attiva per ferite ed acciacchi : questi ufficiali non potevano ottenere altre promozioni, ed erano destinati ad impieghi di servizio sedentaneo, o di co mando locale, e potevano eventualmente assumere comando di truppe nel proprio territorio. Negli altri casi, le promozioni erano conferite dal grado di colonnello direttamente a quello di maresciallo di campo, ed i colonnelli delle varie armi, promossi a tale grado, confluivano in un ruolo unico (r.d. 20 gennaio 1818).
(210) La Commissione esaminatrice fu costituita con r.d. 22 settembre 1815; era presieduta dal ten. gen. Pietro Colletta, e formata dal maresciallo di campo Francesco Costanzo (D'AYALA, a), pp. 39 S6.), e da d. Nicola Fergola, professore di matematica nell'Universit di Napoli (1753.1824); segretario il colonnello (poi maresciallo di campo) Vincenzo d'Escamard (D'AYALA, a), pp. 553 ss.), Colletta e Costanzo erano di provenienza e murattista s, e d'Escamard e siciliano; tutti e tre provenivano dall'arma del Genio.

542

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

85

Devesi al periodo anteriore al 1820 l'emanazione di vari provvedimento relativi al trattamento economico e di quiescenza del personale militare; ma poich essi sopravvissero sino al 1861, se ne tratter injra, 86 e 87. Questa legislazione non era cattiva: le maladresses furono piuttosto politiche, anzicch giuridiche o amministrative; di massimo peso, per, nel provocare la crisi del 1820-1821. I faziosi pervenuti al potere commisero a lor volta, o, peggio, tentarono senza riuscirvi, analoghe parzialit (211). Caduto il governo costituzionale, una vera tempesta, come abbiamo gi detto (supra, 78), si abbatt sulle forze armate. Il r.d. 16 aprile 1821 istitu una giunta di scrutinio per gli ufficiali dell'esercito; il r.d. 24 aprile 1821, un'altra per gli ufficiali della marina; il r.d. I" luglio 1821, ne stabil altre due, per lo scrutinio degli ufficiali inferiori, cappellani e chirurgi (212). Il r.d. 23 aprile 1821 ordin l'espulsione dalla
(211) I costituzionali crearono il pericoloso precedente di sottoporre tutti gli ufficiali a scrutinio da parte di due Giunte, l'una presieduta dal ten. gen. Guglielmo Pepe per gli ufficiali generali e superiori, l'altra presieduta dal ten. gen. Carlo Filangieri (di cui faceva parte il ten. col. Landi: supra, nota 96, e TIVARONI, 43), per gli ufficiali inferiori: ma quest'ultima non funzion p. mai. Il tentativo d'una larga distribuzione di promozioni ed onorificenze "ai rivoltosi cre una tale agitazione, che i proposti dovettero rinunciare; pessima impressione fecero altres le promozioni numerose conferite ai militari del reggimento Borbone cavalleria, dove erasi iniziata la rivolta (furono capitani i sottotenenti Michele Morelli e Giuseppe Silvati, che soli dovevano pagare con la vita), ed il vicario duca di Calabria si rifiut giustamente di sanzionare la legge, frutto di demenza parlamentare, del 23 dicembre 1820, che costituiva, COl> quei militari ammutinati, lo squadrone sacro , detto il primo delf'esercito (COLLETTA, 111, pp. 169.171). a), (212) COLLETTA, III, pp. 297298. La Giunta istituita col r.d. 16 aprile al, 1821 era presieduta dal ten. gen. duca Nicola di Sangro; quella di marina, dal vice ammiraglio Giovanni Danero; quella per gli ufficiali inferiori, dal maresciallo di campo Edmondo O'Farris; quella per i cappellani e chirurghi dal maresciallo di campo Vincenzo Maria Mastrilli, marchese della Schiava, tutti siciliani , al pari dei membri delle Giunte.

85

Il R. Esercito e la R. Marina

.543

Guardia reale degli ufficiali e sottufficiali ammessivi dopo il 5 luglio 1820. Il r.d. 21 giugno 1821 dispose la destituzione degli ufficiali che, fino al 7 luglio 1820, eransi recati a Monteforte, cio avean raggiunto gli ammutinati di Nola. Il r.d. I" luglio 1821, per lo scioglimento dell'esercito, sospendeva dal servizio tutti gli ufficiali dei corpi disciolti (di quelli, cio, non menzionati nel decreto di pari data, per l'ordinamento ed un mese di soldo per sussidio, salvo del nuovo esercito di terra ), col divieto di vestire l'uniforme, scrutinio. Infine, col r.d. 29 luglio 1822, per lo scioglimento delle armate di terra e di mare e per la formazione delle nuove grazioso sussidio

, fu attribuito
come

a tutti gli ufficiali licenziati a seguito dello scrutinio,

, un terzo del soldo che percepivano nel

giugno 1820, con facolt del Governo di designare per alcuno di loro il luogo di residenza (formula cortese, per larvare una vera e propria assegnazione a confino politico). Il che, ta la sovrana considerazione, tuttavia, non era d'ostacolo a poter meritare con la buona condotonde potere essere ammessi in una delle quattro classi del r.d. 4 novembre 1816, secondo fosse ritenuto opportuno per il real servizio.

85. Ristruuurasione dei ruoli e delle carriere dal 1823. - Iniziata, dal 1823, la lenta ricostruzione dell'esercito (supra, 78), un primo provvedimento (r.d. 16 dicembre 1823)
ristabil il grado di brigadiere, come primo della classe dei generali, disponendo che l'ascenso fosse da colonnello a brigadiere, e da brigadiere a maresciallo di campo. In sostanza, si ritorn al sistema dell'antico regime; ed, in pratica, i gradi dei generali furono ridotti a tre dall'inizio del regno di Ferdinando II, poich questi, che aveva avuto il grado di capitan generale come comandante generale dell'esercito, non lo

544

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

85

confer pi ad alcuno, dimodocch il pi alto grado della gerarchia militare rimase quello di tenente generale (213). Un altro r.d. 16 dicembre 1823 istitu l'esame teoricopratico per la promozione al grado di maggiore. A tal fine, era costituita, per ogni arma, una Giunta d'esame , presieduta da un generale, e composta di quattro generali e colonnelli, nonch d'un ufficiale superiore che fungeva da segretario. La Giunta, inoltre, riferiva sulla condotta morale, politica e militare degli ufficiali che dichiarava idonei, nonch sulla loro salute e sullo stato di famiglia, e formulava ogni altra osservazione che valga a far giudicare , Le promozioni erano conferite dal re su proposta del ministro, in ordine d'anzianit. I gradi degli ufficiali suhalterni, col primo dei due citati r.d. 16 dicembre 1823, furono stabiliti in alfiere , da cui si ascendeva a secondo tenente (gi sottotenente), e quindi a primo tenente (gi tenente). Il grado di capitan-tenente, derivato dall'esercito di Sicilia, intermedio tra quelli di capitano e 10 tenente, fu poi abolito, con r.d. 9 dicembre 1830, ed l relativi posti andarono in aumento di quelli d'alfiere. Le norme sull'avanzamento degli ufficiali e dei sottufficiali furono stabilite col regolamento per gli ascensi militari (r.d. 16 aprile 1828).

(213) Il grado di capitano generale non fu mai abolito, ed il re ne por. tava i distintivi. In fatto, i tenenti generali esercitavano le funzioni dei nostri generali di corpo d'armata, i marescialli di campo quelle dei generali di dvisione, ed i brigadieri di generale di brigata; ma quando nel 1861 alcuni ufo ficiali generali borbonici furono ammessi nel regio esercito italiano, si diede ai tenenti generali il grado cos denominato nell'esercito piemontese, che coro risponde al nostro generale di divisione, ed ai marescialli di campo quello di maggior generale (generale di brigata).

85

Il R. Esercito e la R. Marina

545

Nell'esercito, erano previsti quattordici ruoli : l) generali attivi; 2) generali sedentanei ; 3) corpi di Casa reale; 4) fanteria della Guardia; 5) cavalleria della Guardia; 6) gendarmena; 7) genio; 8) zappatori; 9) artiglieria; lO) treno; 11) fanteria nazionale; 12) cavalleria nazionale; svizzeri; 14) truppe sedentanee. Non avevano diritto ad avanzamento 13) reggimenti
ft

gli ufficiali di 3

classe che non prestavano servizio, i generali sedentanei, ed i colonnelli sedentanei. Nelle truppe sedentanee (stato maggiore territoriale, ufficiali non d'armi attive in servizio negli uffici e stabilimenti, reggimento veterani, compagnie di dotazione, ufficiali di 3a e 4&classe) erano consentite promozioni per anzianit, fino al grado di colonnello. Erano generali

attivi , cio con diritto ad avanzamento,

il ministro (o direttore) della guerra; il quartiermastro ed il sottoquartiermastro generale; gli aiutanti generali del re; gli aiutanti di campo dei principi reali, sol quando i detti principi esercitavano un comando militare; il comandante generale in Sicilia, e quello eventuale nei domini di qua del Faro; l'ingli ispettori; i direttori genetendente generale dell'esercito;

rali; i comandanti delle brigate e divisioni attive; ed i generali in attenzione di destino che il re avesse giudicato di comprendere nel ruolo degli attivi. Essi venivano promossi per capacit o rilevanti servizi, e l'anzianit non attribuiva alcun diritto all'avanzamento: a scelta. in altre parole, erano promossi soltanto

, Per quanto concerneva la carriera degli ufficiali dal grado iniziale, l'ordinamento era, come oggi si direbbe, largamente democratico. Anche troppo, forse, perch gli ufficiali dei corpi facoltativi soltanto (artiglieria e genio) provenivano esclusivamente dal real collegio militare, erano cio selezionati anche socialmente
35.
LANDI

quando

sostenevano l'esame

d'ammissione

I.

546

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

85

al detto istituto; mentre negli altri corpi,

compresi quelli del-

la Guardia, la maggioranza (due terzi) degli alfieri era tratta dai sottufficiali. Il risultato era che, in fanteria e cavalleria, il livello di cultura degli ufficiali inferiori era per lo pi modesto, e l'et, fino al grado di capitano, troppo avanzata (214). Fonti di reclutamento Collegio militare, mi sergenti, che erano militare (supra, 78). Nella Guardia, degli alfieri erano gli alunni sottufficiali provenienti nazionale, del le reali Guardie del corpo (215), ed i pridalla Scuola

nella fanteria

ed in cavalleria, era riservato del corpo, e

un terzo dei posti d'alfiere,

complessivamente, alle Guardie

agli alunni del Collegio militare,

ad altri soggetti che il re vorr gratificare

(cio, a persone

scelte dal re con piena discrezionalit); gli altri due terzi dei posti spettavano ai sottufficiali. Gli alunni del Collegio militare erano nominati li (216). Ugualmente alfieri dopo avere superato gli esami finadovevano sostenere un esame le guar-

die del corpo, ed i primi sergenti. Nell'artiglieria e nel genio era obbligatorio sostenere un ulteriore esame per la promozione a IO tenente, ed un altro ancora per la promozione a maggiore; in fanteria era sufficiente sostenere e cavalleria un esame per il grado di maggiore,

(214) Secondo DE SIVO, ), II, p. 14, nel 1858 i 168 capitani dei reggimenti a di linea c facevano quasi diecimila anni d'et, cio ciascuno aveva intorno a sessant'anni . L'et degli ufficiali dei corpi facoltativi era pi bassa: per esempio, dallo stato di servizio di d. Antonio Landi, nato a Napoli il 21 novembre 1829 (ASN, libretti di vita e costumi, 2' serie, f. 100) risulta che il medesimo era entrato nel real collegio militare il 31 gennaio 1844, era alunno alfiere in Re artiglieria il 7 settembre 1850, i- tenente il 23 marzo 1855, e capitano il 9 novembre 1857, all'et di 28 anni. (215) Per l'equiparazione dei gradi della compagnia delle reali guardie del corpo a cavallo con quelli degli ufficiali delle armi dell'esercito, vedi infra, 86. (216) Sui programmi ed il metodo degli esami, FERRARELLI, 32 ss. pp.

85 o d'aiutante

Il R. Esercito

e la R. Marina

547
per aiutante delle

maggiore, e chi otteneva l'idoneit

maggiore non aveva necessit di ripetere l'esame. I sottufficiali erano promossi per esame, nel limite vacanze che si verificavano nei corpi. I primi sergenti, quando superavano l'esame per ufficiale, erano nominati, secondo la graduatoria, alfieri, aiutanti, o portabandiere (217), e poi, nel ed i portafino al limite dei due terzi delle vacanze, gli aiutanti fiere. I primi sergenti d'artiglieria

bandiere potevano ascendere per anzianit fino al grado d'alpotevano ascendere grado di capitano degli artiglieri veterani; ma era facolt del re ammettere gli aiutanti all'esame scientifico per primo tenente, per la met dei posti. L'avanzamento degli ufficiali e sottuffciali svizzeri era regolato dalle capitolazioni. Nella real marina retroammiraglio (r.d. 11 agosto 1849) gli ufficiali gene(tenente generale) e rali avevano il grado di viceammiraglio

(maresciallo di campo); con r.d. 20 gennaio

1840 era stato ripristinato il grado di brigadiere, per un'esigenza di perequazione con l'esercito, ma era denominazione impropria, pur se gi in uso nell'antico regime (218). Col r.d. 10 giugno 1860, l'organico degli ufficiali generali fu stabilito in due viceammiragli, sei retroammiragli, ed otto brigadieri. col r.d. 29 giugno (colonnelli), 24 caQuello degli ufficiali superiori ed inferiori, 1860, fu stabilito in 12 capitani di vascello

pitani di fregata (tenenti colonnelli e maggiori), 60 tenenti di vascello (capitani), 80 alfieri di vascello (primi tenenti); non era stabilito il numero dei guardiamarina tufficiali i piloti (219). Erano sot-

, divisi in tre classi (r.d. 13 aprile 1851);

(217) I gradi d'aiutante, e di portabandiere o portastendardo, furono unificati in quello d'aiutante, con r.d. lO dicembre 1860. (218) Era il grado di commodoro della Royal Navy. (219) ZEZON, p. 54.

548

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

85 d'ufficiale

ma avevano talora graduazione , cio funzioni, inferiore, e carica di comandanti di porto.

Per quanto concerne la disciplina, alcuni principi erano fissati dagli artt. 82 ss. st.p.m. (in/ra, 152). Solo il comandante in capo dell'esercito (dopo l'abolizione della carica di comandante generale, il ministro della guerra) aveva facolt, nei casi che reputasse urgenti, di sospendere dalle funzioni senza attendere un giudizio qualunque ufficiale di qualsivoglia grado; ma doveva farne immediatamente rapporto al re (art. 82 st.p.m.). Ogni generale o colonnello comandante di corpo aveva facolt di punire i dipendenti con i castighi militari previsti dall'art. 368 st.p.m. (220), o di farlo tradurre a giudizio innanzi al competente Consiglio di guerra (art. 83 st.p.m.), Ogni comandante di distaccamento poteva punire i dipendenti con gli arresti semplici o di rigore; ogni ufficiale o sottufficiale poteva intimare gli arresti a tutti gli individui del proprio corpo, anche di pari grado, a lui subordinati; il sottufficiale doveva informarne ma il superiore comune (artt.

84, 85, 86, st.p.m.). Ogni militare poteva inviare in arresto un individuo di grado inferiore; ma, se non era suo dipendente, doveva informarne il superiore del punito (art. 87

st.p.m.), Ogni superiore


informarlo

poteva obbligare i dipendenti ad dei castighi ed arresti inflitti (art. 88 st. p.m.),

(220) rigore,

Erano

previste

le bacchette da 6 giorni

, non eccedenti
Altri

5 giri per semplici

100 noe di

mini, la sospensione dall'ordinanza punizioni

e destituzione

per i sottufficiali, ad un mese . s

gli arresti castighi

i servizi ignobili di piazza, corporali,

erano previsti in uso,

come le e Iegnate

(BATTAGLINI,b), pp. 126.127). Le fino al cadere del secolo dei

che tauto ripugnano Gran Bretagna s disciplinari

oggi, erano per generalmente vegliava, in ogni reggimento, svizzeri

e nella liberissima All'esecuzione tufficiale svizzeri vizio note detto

si applicarono

XIX.

delle punizioni e prevosto

un sotal ser-

(VERRI, pp. 222.223). Ai militari vigenti per i reggimenti

reggimenti

si applicavano

le disposizioni

del re di Francia (265) e (285).

(COMERCI, p. 668), sciolti

nel 1830. Vedi anche

infra,

85

Il R. Esercito

e la R. Marina

549

Tutte queste norme valevano per la marina (art. 96 st.p.a.m.), Era previsto un regolamento di disciplina approvato dal re (art. 89 st.p.m.}; ma le relative disposizioni furono poi Inserite nell'ordinanza di piazza (r.d. 26 gennaio 1831). Con l'avvento al trono di Ferdinando II, l'atto sovrano 18 dicembre 1830 cominci col riabilitare i militari in sussidio

(supra,

84) per le cariche civili ed aministrative,


(art. 8) che trovandosi di presente

con la riserva peraltro

l'esercito al completo, saranno prese in seguito particolari determinazioni per quelli tra i detti militari che potessero essere richiamati in servizio militare . In verit, ne furono poi r'ichamati molti, attribuendo loro, nel grado che avevano nel 1821, l'anzianit del giorno di richiamo (221), il che arricch l'esercito d'ufficiali sperimentati, ma gener un diffuso invecchiamento dei quadri, e mantenne vivo, fino all'ultimo, il dualismo tra siciliani mo provvedimento multi costituzionali, (222) e murattisti

, Un ulti-

(r.d. 17 marzo 1848), nel quadro dei tudispose il richiamo in servizio di tutti

gli ufficiali destituiti per gli avvenimenti del 1820, con l'assegnazione dei medesimi alla terza classe. Alcuni di costoro furono poi trasferiti all'attivit (223).
(221) Per esempio, Francesco Landi, capitano nell'So reggimento di linea dal 13 febbraio 1814, riammesso in servizio col grado di capitano, ma con anzianit lO gennaio 1832; e perde non solo le campagne del 1810 in Sicilia, 1811 e 1812 in Calabria, 1814 e 1815 in Italia, che non erano riconosciute secondo le norme d'unificazione dei due eserciti del 1815, ma perfino quella dell'assedio d'Ancona del 1814, che a quell'epoca era stata riconosciuta perch condotta nel campo degli alleati (supra, 76). Non erano state revocate le onorificenze dell'Ordine di S. Giorgio della Riunione, conferite in commutazione di quelle dell'Ordine delle Due Sicilie. (222) Ve n'erano ancora in servizio nel 1860, come il ten. gen. Paolo Ruffo, principe di Castelcicala, luogotenente de' reali domini di l del Faro (n. 1789), che era stato aiutante di campo di lord Wellington alla battaglia di Waterloo nel 1815, ed il suo successore ten. gen. Ferdinando Lanza (n. 1787). (223) Fra gli altri, il discusso e sempre discutibile ten. gen. Cugllelmo

550

Istituzioni

del Regno delle Due

Sicilie

86 Il trattamen-

86.

Trattamento economico d'attivit. -

to economico degli ufficiali aveva formato oggetto, tra il 1815 ed il 1816, di vari provvedimenti. Il r.d. 27 luglio 1815 stabil quello della fanteria di linea e della guardia; il r.d. 3 agosto 1815 quello della cavalleria, della guardia del corpo, e dello Stato maggiore; i r.d. 24 agosto 1815 e 31 agosto 1815 fissarono la tariffa degli averi de' vari corpi dell'armata , ma furono novembre subito modificati dai r.d. 26 ottobre 1815 e 1815; il r.d. 11 settembre

lO

1815 stabil la tariffa

della gendarmeria; i r.d. 6 novembre 1815 e 13 novembre 1815 stabilirono rispettivamente la tariffa per gli ufficiali generali, e per gli altri ufficiali della regia marina; ed infine il r.d. 15 ottobre 1816 stabil le nuove tariffe militari per l'esercito, ed il r.d. 11 aprile 1817 le tariffe degli averi del ramo militare di marina , Non necessario esporre singolarmente tali decreti, sulla cui veloce successione influiva la preoccupazione di non suscitare malcontento, e quella di non aggravare oltre misura il tesoro. Il trattamento economico del personale militare fu definitivamente stabilito con l'ordinanza dell'amministrazione militare (r.d. 29 giugno 1824), e rimase sostanzialmente invariato fino al 1861. Il sistema delle retribuzioni, per gli ufficiali, prevedeva il soldo , annuo, corrisposto in rate mensili, e gravato della ritenuta 2.50% per la pensione; e gli accessori, variabili secondo il grado ed il corpo d'appartenenza, cio il soprassoldo, che aveva all'incirca la funzione della nostra indennit militare ; l'indennit d'alloggio e fornimento, che non spettava agli ufficiali che avevano l'alloggio dall'amministrazione (224); e l'indennit foraggi, spettante ai generali, agli

Pepe, comandante del corpo di spedizione in Lombardia, e poi comandante delle Forze armate della sedicente repubblica di Venezia. (224) Le spese per gli alloggi degli ufficiali della gendarmeria, e per l~

86

Il R. Esercito

e la R. Marina

551

ufficialidelle armi a cavallo, a quelli di gendarmeria, nonch agli ufficiali delle armi a piedi dal grado di colonnello a quello di capitano compreso. Sui soldi si applicava la ritenuta dei primi sei mesi (r.d. 28 maggio 1826), e fu applicata la ritenuta progressiva straordinaria del r.d. 11 gennaio 1831 (supra, 41); ma i soprassoldi e le indennit militari furono eccettuati dall'abrogazione (art. 1, comma 2, r.d. cit.). I sottufficiali (dall'alto al basso della gerarchia, aiutanti, portabandiera, primi sergenti, sergenti) ed i caporali e soldati non avevano soldo mensile, bens una paga giornaliera detta prest (dal francese pret), salvo quelli di gendarmeria, che percepivano il soldo. Non esistevano (supra, 41) aumenti periodici per anzianit; n assegni per carichi di famiglia. I soldi annui degli ufficiali, al lordo di ritenute (esclusi i soprassoldi e le indennit), erano i seguenti:
1. - Capitano generale, d. 4.800 cembre 1830).. (grado non conferito dal 17 di-

caserme della stessa, erano a carico dei fondi provinciali, sotto la vigilanza d'una Commessione composta dell'intendente, del comandante militare della provincia, del comandante della gendarmeria della provincia, del commessario di guerra, e dell'ufficiale del Genio (str. 26 settembre 1834, in PETlTTI, IV, p. 325). In seguito (istr. addizionali, 20 giugno 1845, ivi, p. 50l) fu raccomandato che le provincie non rinnovassero i fitti di locali destinati ad abitazione degli ufficiali di gendarmeria, se non quando fosse dimostrato che gli ufficiali non erano in grado di provvedervi con l'indennit d'alloggio. Gli alloggi di truppe di passaggio, per meno di 15 giorni, erano a carico del comune (r. 30 marzo 1825, ivi, p. 128); gli ufficiali destinati in un comune anche per restarvi di residenza, ove non vi fossero alloggi militari, dovevano averlo dal Comune per i primi quindici giorni (r. 27 novembre 1824, ivi, p. 484). Erano esenti dall'obbligo di fornire alloggi militari varie categorie di persone, e fra gli altri i vice consoli esteri, quando non fossero sudditi del regno (Min. Affari interni, 2 febbraio 1822, ivi, p. 86); le vedove e le fanciulle, con obbligo per di fornirlo in natura in altro luogo (r. 27 settembre 1834, ivi, p. 328); le guardie d'onore (r. 9 gennaio 1841, ivi, p. 423). Erano pure esenti gli istituti della Congregazione del 55. Redentore (r. 17 giugno 1829, vi, p. 216), Vedi anche fntra, 103.

552 2..

Istituzioni

del Regno .delle Due Sicilie

86

Tenente generale (e capitano delle Reali Guardie del corpo), d.2.400. 3. Maresciallo di campo (e lO tenente delle Reali Guardie del corpo), d. 1.620. 4. Brigadiere d. 1.440. (e 20 tenente delle Reali Guardie del corpo),

5. . Colonnello, lO esente della Reali Guardie del corpo, commissario ordinatore, d. 1.140. 6.. Tenente colonnello, esente di l a classe delle Reali Guardie del corpo, commissario di l n classe, d. 840. 7.. Maggiore, esente di 2a classe delle Reali Guardie d.720. del corpo,

8. Capitano, brigadiere delle Reali Guardie del corpo, commissario di 2a classe, d. 480. Capitan tenente, d. 360 (grado esistente solo in fanteria nazionaIe e corpi facoltativi, soppresso .con r.d. 9 dicembre 1830). lO. lO tenente, e sottobrigadiere delle Reali Guardie del corpo, d.264. 11. 20 tenente, d. 240. 12. Alfiere, e guardia del corpo a cavallo, d. 168. 9..

l chirurghi, delle tre classi, percepivano rispettivamente d. 408, 288, 192. I cappellani, d. 216 (225). Molto pi elevati erano i soldi degli ufficiali svizzeri anche se non erano integrati da soprassoldi ed indennit:
1. . Colonnello, d. 2.533. 2.. Tenente colonnello, d. 1.735. 3. Maggiore, d. 1.282. 4. Capitano, d. 931. 5. lO tenente, d. 556. 6.. 20 tenente, d. 457. 7. o Alfiere, d. 414.

(225) Gli ufficiali assegnati alla 3' e 4' classe (supra, 84), cio in attesa di destinazione o in riforma, percepivano soldo ridotto.

87

Il R. Esercito

e la R. Marina

553

I chirurghi, di due classi, percepivano rispettivamente 531 e 380 ducati, ed i cappellani, d. 578. Il che spiega il notorio malanimo dei nazionali verso gli svizzeri, la cui presenza, come si visto (supra, 78), era dovuta a persistente diffidenza verso la truppa nazionale, e che costituivano, malgrado le loro indiscusse qualit militari, pi una costosa forza d'ordine pubblico, che un vero e proprio elemento della difesa bellica del regno. I soldi degli ufficiali di marina erano diversi per gli ufficiali a terra, che percepivano anche il soprassoldo e l'indennit d'alloggio e mobilia, e per quelli imbarcati. Per i primi, il trattamento corrispondeva a quello dei pari grado dell'esercito (con l'avvertenza che ai gradi di tenente colonnello e maggiore corrispondeva l'unico grado di capitano di fregata). Gli ufficiali imbarcati percepivano invece un soldo mensile, comprensivo d'ogni avere, molto pi elevato, e cio:
1. 2.. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Vice ammiraglio, d. 697. Retro ammiraglio, d. 515. Brigadiere, d. 337. Capitano di vascello, d. 286. Capitano di fregata, d. 214. Tenente di vascello, d. 84. Alfiere di vascello, d. 69. Guardiamarina, d. 28.

87. Trattamento di ritiro. - Le disposizioni fondamentali concernenti il trattamento di ritiro dei militari, erano le medesime applicabili al personale civile (r.d. 3 maggio 1816), e perci sono state esaminate supra, 42. Qui vengono ricordate soltanto le norme speciali per il personale militare. Alla ritenuta 2.50% erano soggettitutti i militari retribuiti con soldo. Per quelli che ricevevano il prest (supra, 86) si praticava, invece, una ritenuta di grani 2 1/2 mensili

554

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie e calzatura

87

(grani 30 annui) sulla massa di biancheria 12, comma 3, r.d. cit.).

(art.

Le vedove dei militari non potevano ottenere la pensione altrimenti che producendo la real licenza di matrimonio (art. 7, comma 3, r.d. cit.). Erasi per derogato pi volte alla regola, per real clemenza: con r.d. 2 aprile 1819, per le vedove di' militari ammogliatisi prima del 1796; e con r.d. 17 gennaio 1825, per tutti i matrimoni contratti, civilmente ed ecclesiaeticamente, prima di tale epoca, senza permesso (226), compresi quelli degli individui che non erano in servizio militare al tempo del matrimonio, e di coloro che allontanati dall'esercito nel 1822 (supra, re che avesse contratto

78 e 84) eranvi stati riammesdopo essere passato al

si (227). La pensione spettava altres alla vedova del militamatrimonio ritiro, purch avesse ottenuto il sovrano permesso (228). Il limite di venti anni ed un giorno di servizio non era opponibile alle vedove dei militari morti per ferite ricevute combattendo contro il nemico, o nell'esercizio della forza pubblica contro i malfattori (art. 7, comma 2, r.d. 3 maggio 1816), e la pensione veniva liquidata sul massimo (229). Per gli individui della real marina, il r.d. 6 settembre 1816 stabiliva (art. l) che ogni anno di servizio fosse valutato per 18 mesi, e che una scala di diminuzione di servizio fosse applicabile per i particolari accidenti che potevano avere luogo soltanto nel servizio della marina (art. 2); dimodocch coloro che, avendo compiuto venti anni di servizio, ad ogni servizio per causa di mutilafossero divenuti inutili

zioni sofferte in azioni di guerra o per disgraziato accidente

(226) (227) (228) (229)

R. R. R. R.

18 ottobre 1829, in PETITII, II, p, 610, 20 marzo 1836, in PETITTI, II, p, 629, 11 gennaio 1825, in PETITTI, II, p. 592., 3 giugno 1851, in PETITrI, V, p, 163"

87

Il R. Es ercito

e la R. Marina

555

in effettivo servizio a bordo dei reali legni, negli arsenali di marina o cantieri conservavano l'intero soldo; quelli che aveva n meno di venti anni, la met, e le vedove dei deceduti per tali cause o per naufragio erano dispensate della condizione dei venti anni di servizio, ed avevano la pensione pari alla terza parte del soldo del defunto marito, cio il doppio dell'ordinaria pensione vedovile (artt. 3, 4, 6, 7). Un trattamento di favore spettava anche a coloro che erano divenuti inabili al servizio attivo (art. 5). Gli individui che godevano il. trattamento della Marina erano quelli appartenenti ai Corpi elencati nelle tabelle allegate al r.d, 7 ottobre 1823 (230). In seguito, per, la maest del re si degn stabilire, con r. 6 dicembre 1831 (231) che .il computo di diciotto mesi per anno di servizio spettasse solo al personale obbligato all'imbarco (esclusi pertanto gli ufficiali amministrativi); e che andasse perduto il beneficio per chi fosse sbarcato per poca buona volont di navigare, ed oscitanza, ovvero. per punizione (r.d. 19 agosto. 1832). L'anno d'imbarco. iniziato. era valutato. per intero. anche ai fini dell'aumento. aprile 1832). Gli anni di servizio, come si detto. (supra, 42), venivano calcolati dalla data di percezione del primo. soldo, o. del primo. prest ; ed erano. raddoppiati quelli trascorsi in Sicilia tra l'll febbraio. 1806 ed il 23 maggio. 1815 (art. 5 r.d, 3 maggio. 1816) (232). Il servizio doveva essere continuato di sei mesi {r.d, 17

(230) Circ, Min. Guerra 18 maggio 1825, in PETlTTI, II, p. 601. (231) PETlTTI, II, p. 617. (232) Con r.d. 26 giugno 1818, tale beneficio fu esteso ai figli di truppa s, di genitore napoletano, che in Sicilia avesse prestato servizio durante I'occupazione militare, dovunque nati. Osserva BLANCH, bt, pp. 5960, che ad elcuni sembr ingiusto riconoscere come anni di guerra quelli passati in Sicilia, ma non era cos. Non di stato di pace rimanere fuori del proprio paese come emigrati, e, d'altra parte, l'Inghilterra, la Francia e la Spagna hanno

556

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

87
(art. 3 com-

e non interrotto per dimissione o riammissione

ma 2, r.d. cit.), dimodocch non avevano diritto al computo i militari che nel 1799 erano stati congedati, o avevano rassegnato le dimissioni, o avevan cessato di servire per effetto di condanna (233); mentre si considerava non interrotto il servizio di coloro che, impiegati dagli occupatori del regno, erano stati poi riammessi al real servizio, con la sola condizione che non potevano chiedere il ritiro se non dopo compiuti 60 anni, e non potevano ottenere il computo di campagne, ferite, etc. nel tempo in cui non erano al real servizio, n degli anni trascorsi al servizio di estere potenze (r.d. 28 luglio 1818) (234). Agli ufficiali richiamati dal ritiro venivano calcolati i soli periodi anteriori al collocamento in congedo e quelli posteriori al richiamo. Se erano nuovamente collocati in ritiro si procedeva ad una nuova liquidazione, calcolando l'anzianit nello stesso modo (r.d. 8 ottobre 1825). In certi casi, potevano essere sanate le interruzioni non superiori a sei mesi (235). Erano valutabili gli anni trascorsi nell'Accademia militare (236), nonch nelle Reali Guardie del corpo a cavallo, anche senza soldo (237). Le pensioni di ritiro dei militari svizzeri erano liquidate secondo le capitolazioni (238).

sempre contato come anni di campagna quelli di colonia, e, per di pi, meno tre gli uomini che vi sono di guarnigione godono di tutt'i vantaggi dei cito tadini del loro paese, nessuno di que sti era rimasto agli emigrati in Sicilia ~ (vedi supra, 5 e 6). (233) R. 28 luglio 1817, in PETITTI, II, p. 579. (234) Questa disposizione concerneva particolarmente quegli ufficiali, che costretti all'esilio nel 1799, avevano servito in Francia o nella Repubblica cisalpina (supra, nota 40). (235) R. 15 settembre 1830, in PETITTI, II, p. 611. (236) R. 19 giugno 1830, in PETITTI, II, p. 611. (237) R. 26 febbraio 1845, in PETITTI, II, p. 653. (238) Ai musicanti napoletani dei corpi svizzeri, la pensione spettava, per, secondo il r.d. 3 maggio 1816 (r. 22 mal,l'liq !~~91 il! :PJj;'!:{TTI, II, !'. ~4~)\

87

Il R. Esercito e la R. Marina

557

Le campagne di guerra davano diritto all'aumento d'un anno di servizio, ed alla corrispondente diminuzione degli anni necessari per ottenere il ritiro, anche se di durata minore di dodici mesi (art. l r.d. 12 dicembre 1816). Le conseguenze delle ferite secondo la loro gravit davano diritto al ritiro prima dei venti anni di servizio, o all'aumento di cinque anni per chi li avesse superati, e nelle ipotesi pi gravi al ritiro con soldo intero, qualunque fosse la durata del servizio (artt. 2 e 3 r.d. cit.). Le ferite pericolose per la vita davano, in ogni caso, diritto a sei mesi d'aumento di servizio (art. 4 r.d. cit.). Le campagne e ferite valutabili erano quelle fatte o riportate prima dell'occupazione francese, o durante la permanenza del re in Sicilia, al real servizio, nonch la campagna del 1814 fatta dall'esercito di Gioacchino Murat contro la Francia (artt. 6 e 7 r.d. cit.). In seguito, furono riconosciute come campagne le spedizioni in Sicilia di luglio 1820 (239), e di settembre 1848 fino al 15 maggio 1849 (240), e quella dello Stato pontificio del 1849 (241). Infine, con r.d. lO ottobre 1860, fu accordato alle vedove ed agli orfani dei militari morti in battaglia dal I" maggio 1860 pensione pari al soldo del defunto; con r.d. 12 ottobre 1860 fu raddoppiata la durata del servizio per i militari che avevano passato

(239) R. 30 marzo 1849, in PETITTI, II, p. 656; escluse, per, le truppe che trovavansi di guarnigione in Sicilia prima che vi si fosse recato il corpo d'esercito del ten. gen. Florestano Pepe (r. 27 novembre 1850, ivi, p. 657). (240) R. 30 marzo 1849, cit.; 27 novembre 1849 e 29 aprile 1850, in PE. TITTI,II, p. 656. Le truppe che vi si trovavano di guarnigione nel gennaio 1848, e quelle che v'erano state inviate al comando del maresciallo di campo Roberto de Sauget non avevano diritto alla campagna (r. 27 novembre 1850, ct.), Coloro che erano rimasti nella cittadella di Messina durante gli anni 184849 avevano diritto ad una campagna; e se avevano inoltre partecipato a combattimenti in campo aperto dal 3 settembre 1848 in poi avevano diritto ad una seconda campagna. (241) R. 27 novembre 1849, cit., supra, nota (240).

558

Istituzioni

del Regno delle Du e Sicilie

88

il Volturno, e furono dispensati da ogni altra condizione per il godimento della pensione pari al soldo intero; fu dichiarato valutabile il periodo trascorso nei collegi militari, e fu accordato il grado onorario superiore ai militari collocati in ritiro (242). La campagna di Lombardia del 1848 fu riconosciuta ai militari dell'esercito regolare, inviati nell'Italia settentrionale in aprile, che ubbidirono, Il Governo italiano, dopo gli avvenimenti di Napoli del 1861, del 15 maggio, all'ordine regio di ritornare nel regno. con vari provvedimenti riconobbe poi, con qualche eccezione, i diritti a pensione conseguiti secondo le leggi di Napoli.

III.

IL RECLUTAMENTO DEI CORPI NAZIONALI DELL'ARMATA DI TERRA E L'ASCRIZIONE MARITTIMA

88. Dalla conquista di Carlo di Borbone allo scioglimento dell'esercito e della marina nel 1821. - L'esercito regio,
al tempo di Carlo di Borbone, tempo, formato esclusivamente li, ed in maggior parte era, come tutti quelli del di volontari in parte naziona-

esteri (243); e tale ne rimase il re-

clutamento nei primi tempi del regno di Ferdinando IV (244),


(242) Questi provvedimenti non furono riconosciuti dal Governo italiano, con discutibile criterio: infatti, a tale data, come si disse supra, nota (188), il governo di Francesco II esercitava tuttora sovranit effettiva. La verit che dopo la battaglia del Volturno, ed in Gaeta, il re, sia pure per comprensibili ragioni, aveva troppo largheggiato nell'accordare benefici e promozioni. Sarebbe stato meglio se ci, con maggiore equilibrio, fosse stato fatto prima della crisi del 1860. (243) ScHlPA, I, pp. 328 5S. (244) BATTAGLINI, b), p. 11, rileva come, in un esercito di volontari, dove tutti aspiravano a fare carriera, non si seppe sfruttare tale forza morale, basata sulla concorrenza e sulla emulazione, ed anzi fu tolta, in quel tempo, ogni speranza di promozioni.

88

Il R. Esercito e la R. Marina

559

pur ricorrendosi, per sopperire alle deficienze degli arruolamenti, a taluni espedienti non insoliti all'epoca, quale l'incorporazione coattiva di condannati (245). Una contribuzione forzosa di coscritti fu imposta, per la prima volta, alle universit ed ai baroni, con real dispaccio 5 agosto 1794, come conseguenza della pericolosa situazione internazionale, includendo anche questa volta nel contingente i rei d'omicidio in rissa, di lesioni volontarie, te (246). Il principio e d'asportazione d'armi proibiper del servizio militare obbligatorio,

tutti i cittadini dai 17 ai 45 anni compiuti, applicato in ogni universit nella proporzione dell'otto per mille, fu successivamente proclamato con dispaccio 24 luglio 1798 (247): infatti notorio che la generalizzazione dell'obbligo militare, negli Stati del continente europeo, deriva dalle vicende della rivoluzione; e devesi alla repubblica francese la loi SUT la le-

ve en masse, 23 agosto 1793, che, chiamando alle bandiere un


numero insolitamente elevato di cittadini-soldati (248), impose alle monarchie tradizionali di fare altrettanto, sotto pena di essere sommerse, come del resto non riuscirono per molti anni ad evitare. Dopo la tragica vicenda del 1799, si torn ad usare congiuntamente gli arruolamenti mille (249). Trattavasi di provvedimenti d'emergenza, molto rudimentali, che lasciavano largo margine agli arbitri delle autorit locali (250); ci che, per il sentimento di possibili o patite in(245) (246) (247) (248) (249) (250)
COLLETTA,

volontari e la leva, il cui contin-

gente fu elevato, con dispaccio 4 dicembre 1805, al dieci per

a), I, p. 230.
COLLETTA, a) I, p.

CORTESE N. in COLLETTA, GODECHOT, COLLETTA,

301.

a), I, p. 357. pp. 113 S8., 494 S8.


a),

II,

pp.

Ingiustizie

e rapine

147148. , secondo

COLLETTA,

a),

II,

p.

148.

560

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie odioso il servizio. ad individui come dimostr

88 cui peraltro. alla

giustizie, rendeva non mancavano,

la loro partecipasione

guerriglia detta dai francesi brigantaggio, n la fedelt al trono. ed all'altare, n lo. spirito. combattivo. Napoli era esclusa dalla leva. Inoltre, la coscriaione non vigeva in Sicilia (supra; 74), cos radicandosi l'ingiustificato. privilegio. che la rendeva estranea ai comuni pericoli. Durante il decennio. 1806-1815, la Sicilia rion ebbe quindi che reclutamenti volontari, e dovette integrare il modesto gettito dei siciliani con disertori e pr igionier i dell'esercito. di Napoli combattente in Spagna (251), tinentali, che venivano. arruolati come nativi di Sicilia (252). Nel continente, Giuseppe Bonaparte ristabil la coscrizione, nella proporeione dell'uno. per mille (r.d. 29 marzo. 1807), estendendola a Napoli (r.d. Il aprile 1807), ed integrandi detenuti dola col ben noto espediente della incorporazione con emigrati con esteri , perch non
Q

e pregiudicati (253). A sua volta, Gio.acchino. Murat (r.d. 22 settembre 1808) cre due reggimenti di vliti, uno. a piedi, l'altro. a cavallo, ed ordin che ogni provincia fornisse un certo. numero. di reclute, contribuenti Q figli di proprietari, che sapessero. leggere e scrivere: il che, se fu un peso. non sempre gradito. per la popolasione, ebbe il risultato, conforme al principio. d'eguaglianza, d'obbligare al servizio. una classe che in passato. ne era stata esente. Al ritorno del re Ferdinando. IV, si fece sperare alle Po.polazioni continentali litare obbligatorio, la prossima abolisione non attuabile, del servizio. miperch il regno. a contrihuire proposito

era obbligato dal trattato.


(251) (252) (253)
DUMAS,

della Santa Alleanza

fase. 13, p. 195.

DUMAS, fase. COLLETrA,

15, p. 18.
pp. 27 S8.

a), II, p. 305; VALENTE,

88

Il R. Esercito

la R. Marina

561

alle guerre dell'Austria con un contingente di 25 mila uomini (254), e perch le disastrose condizioni dell'ordine pubhlico non consentivano un'eccessiva riduzione della truppa. Fu stahilita, invece, la ferma di sei anni (r.d. 24 dicembre 1816), e furono richiamati alle armi gli uomini "delleleve del 1813 (r.d. 21 novemhre 1817). Infine, con r.d. 6 marzo 1818, su proposta del capitano -generale Nugent, si stahil che il reclutamento dell'armata sarebbe avvenuto col duplice sistema, degli arruolamenti volontari e della leva; e che i comuni di qua del Faro dovevano dare 3 uomini per 2.000 ahitanti, e quelli di l del Faro un uomo per 1.000 ahitanti. Gi si vide (supra, 5) che il tentativo d'applicare questa legge in Sicilia, mal riuscito, fu una delle cause del malcontento esploso nel 1820; e renitenti e disertori ingrossarono le hande sanguinarie che devastarono I'isola tra il luglio e l'ottohre di quell'anno (255). Dopo l'ahhattimento del regime costituzionale del 1820, la coscrizione fu aholita (r.d. 26 maggio 1821), e si stahil che l'esercito avrehhe dovuto essere costituito con arruolamenti volontari, affidati alla Giunta degli ingaggi (r.d. Il giugno 1821). Un'evoluzione parallela, tra il 1734 ed il 1821, ebbe la leva di mare, detta ascrizione marittima . Il reclutamento, che era soltanto volontario nell'antico regime, divenne obhligatorio in continente sotto Gioacchino Murat, per gli esercenti i mestieri di mare. Il sistema fu parzialmente modificato dalla restaurazione (r.d. 5 marzo 1816). L'aholizione della
(254) esatto quanto osserva CORTESE N. in COLLETTA, a), III, p. 68, che non esisteva un decreto del 1815 col quale il re (Ferdinando), notando la coscrizione come flagello del dominio francese, la revocava s, L'illustre storico non guardava troppo per il sottile, quando poteva honnir il sovrano a lui Inviso, equivocando su qualcosa, per dimostrarlo sistematico mancatore di fede. (255) SPELLANZON, I. pp. 819 88.
36.
LANDI

I.

562

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

89

ascrizione, ed il ritorno al sistema degli arruolamenti volontari, fu poi disposto con r.d. 28 maggio 1821, e 26 giugno 1821.

89.

L'ordinamento del 1823. -

Con i provvedimenti

di ricostruzione dell'esercito, adottati dal

1823 (supra, 78),

il sistema del reclutamento volontario apparve subito insufficiente. Si ritorn, quindi, al sistema integrato, in vigore dal 1818 al 1821, ed il r.d. 28 febbraio 1823 per la reclutazione dei corpi nazionali dell'armata (art. l) prescrisse che i detti corpi sarebbero stati reclutati e mantenuti al completo con gli arruolamenti volontari, i ringaggi, e la leva. Questo volontari, di servizio, fu conservato in decreto, per la parte concernente gli arruolamenti ed i ringaggi, o prolungamenti gran parte in vigore col successivo r.d.

19 marzo 1834 (in-

tra, 90).
Gli arruolamenti aspiranti volontari si facevano presso i corpi. Gli dovevano avere la statura minima di 5 piedi e 3 pollici (pi di m. 1.70) per i granatieri, l'artiglieria e la cavalleria, e di 5 piedi ed un pollice (circa m. 1.65) negli altri corpi. Dovevano essere d'et tra 18 e 30 anni, elevabili a 35 non compiuti per. coloro che avessero gi servito; celibi e vedovi senza prole; non condannati per crimini n per furto, e di buona condotta; di religione cattolica; fisicamente idonei. La ferma era di sei anni in tutte le armi, e nella gendarmeria ausiliaria; d'otto anni nella gendarmeria reale. Agli arruolati (tranne che nella gendarmeria) era corrisposto un premio d'ingaggio di sei ducati; chi vi rinunciava era tenuto in particolare considerazione per gli ascensi a sottufficiale. Dopo quattro anni di servizio, gli individui dal grado di caporale incluso in sotto potevano ingaggiarsi per altri quattro, o sei anni, con premio di ringaggio (rinunciabile) d'un ducato per anno, fino a raggiungere 18 anni d'effettivo servi-

89

Il R. Esercito

e la R. Marina

563

zio, con cui erano trasferiti

&i corpi sedentanei

(supra, 77),

e godevano di saprassoldo d'anzianit di due grani al giorno. I sergenti, e gli individui dei corpi sedentanei, quando avevano terminato l'impegno (cio la ferma) , potevano restare in servizio senza l'ingaggio (cio in servizio continuativo), oppure ottenere il congedo. La leva (artt. 18 ss. r.d. cit.) doveva servire soltanto per colmare i vti che tuttavia esistono ne' diversi corpi nazionali dell'armata malgrado gli arruolamenti volontari e i l'ingaggi , Il contingente stabilito dal re su proposta del Ministro della guerra veniva ripartito tra le provincie secondo i dati dell'ultimo censimento; e l'intendente, assistito dal Consiglio d'intendenza, in proporzione lo ripartiva ulteriormente tra i comuni della popolazione. Gli iscritti nelle liste di

leva erano sorteggiati in ogni comune. e destinati a marciare nell'ordine d'estrazione (se non erano esenti, inabili o indegni), fino a completare il numero stabilito. Avverso le decisioni dei decurionati, era dato reclamo devolutivo al Consiglio d'intendenza. Erano istituiti sei depositi per la recezione delle reclute, ognuno con un Consiglio di recezione: Napoli (per le province di Napoli, Terra di Lavoro, e Principati); Gaeta (per gli Abruzzi ed il Molise); Cosenza (per le Calabrie e la Basilicata); e Capitanata); Foggia (per Terra d'Otranto, Palermo Terra di Bari (per le valli di Palermo, Girgenti e

Trapani); Messina (per le valli di Messina, Catania, Siracusa e Caltanissetta). Ma i depositi di Palermo e Messina non funzionarono mai, e furono invece organizzati i reggimenti volontari siciliani (supra,

78).

Malgrado la leva fosse stata concepita in funzione marginale rispetto alle altre fonti di reclutamento, il risultato, specie dopo il 1825, quando col ritiro delle truppe austriache diveniva esigenza pi pressante quella di rafforzare l'esercito

,564

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

89

(supra, 78) non sembra sia stato brillante. E questo spiega


il singolare provvedimento, per cui per alleviare alla citt di Napoli il numero de' coscritti per il contingente del 1826 si presero per addirsi al servizio militare i vagabondi e gli oziosi nelle persone de' quali concorrevano l'et da 16 a 35 anni, la statura non minore di 5 piedi, la mancanza di condanne infamanti, e l'attitudine fisica (256). Tali individui non potevano essere esonerati se non con la garanzia d'un notorio possidente, d'un reputato negoziante, o d'un probo artefice, che avesse fatto al garantito un assegnamento mensile di non meno di sei ducati, e l'avesse applicato giornalmente ad un onesto mestiere, restando esposto ad una multa di non meno di 100 ducati (applicabile in linea economica

, cio ammi-

nistrativa, dalla Prefettura di polizia, a beneficio del reale albergo de' poveri), ed in caso d'insolvenza all'arresto da 15 giorni ad un mese. pure significativo che avesse dovuto intendere Sua Maest, con sommo rincrescimento del suo real animo, che coloro i quali venivano chiamati dalla sorte a servire sotto le reali bandiere, ancorch, ubbidienti alla chiamata, si presentassero spontaneamente, nondimeno venissero condotti ai depositi legati a guisa di malfattori. Trattavasi, ovviamente, d'un eccesso di zelo, o d'un eccesso di diffidenza, da parte di talune autorit; e perci il sovrano, considerando che questa specie di trattamento, oltre non essere conveniente, era benanche male adatto per quei che dovevano seguire l'onorevole carriera delle armi cosicch sin dal principio veniva in certo modo a degradarsi colui che era destinato ad un oggetto cos nobile e glorioso, dispose che le reclute spontaneamente presentatesi venissero inviate sciolte ai depositi, e che legati po-

(256) R. 15 luglio 1827, in

PETITTI,

III, p. 262.

89

Il R. Esercito e la R. Marina

565

tessero condursi soltanto i refrattari (257). Ma ovvio che tanto zelo, o tanta diffidenza non dovevano essere del tutto privi di ragione. I casi d'autolesi,onismo erano puniti col minimum del terzo grado di prigionia correzionale (due anni ed un mese); ed i colpevoli, scontata la pena, erano destinati a compagnia ausiliaria di Capri (r.d. 9 settembre giugno 1837). In verit, il metodo servire nella 1823 e 13 certi

di reclutamento

presentava

vizi mai eliminati (258), anche se, a quel tempo, pi o meno comuni a tutti i paesi dove vigeva il servizio militare obbligatorio. Il servizio militare era considerato pi una contribuzioar-

ne (259) che un dovere civico d'addestrarsi

all'uso delle

mi per la difesa del re e della patria. Il principio etico trova si bens affermato in testi giuridici e non giuridici ma non mai enunciato pensi all'art. legislativamente in forma tanto incisiva della Repubblica del cittadino), (si 52 della Costituzione italiana: da prodei sudditi

la difesa della patria sacro dovere spettarlo come un'obbligo del regno (260).

generale ed infungibile

(257) R. 2 febbraio 1825, in PETITTI, 111, p. 8. (258) PIER" a), p. 449 (per la situazione del 1848), e p. 657 (per la situazione del 1860). (259) MANNA, pp. 171 ss. (260) n preamholo del r.d. 19 marzo 1834 (in/ra, 90) dichiara: c La dfesa dello Stato, e la sua interna sicurezza, cui ogni buon suddito in dovere di concorrere, esigendo che il nostro Real esercito sia mantenuto sempre al completo di pace, e possa, in un lontano bisogno, passare con maggiore facilit a quello di guerra; volendo che questa parte del pubblico servigio sia completamente regolata con principi equi ed invariabili, e riesca il meno possibile gravosa... ~, etc. Le istruzioni per l'esecuzione della leva (Min. Interno, 14 dicembre 1850, in PETITTI, I1I, p. 161) dicono che c l'obbligo di concorrere alla difesa del Trono e dello Stato supremo fra tutti i pubblici doveri, di tal che l'esimersene un segnalato favore conceduto alla conserva-

566

Istituzioni

del Regno delle Due

Sicilie

89

Dal carattere contributivo derivava, secondo ben noti principi d'economia politica, il contenimento dell'obbligo militare all'indispensabile oggi spropositatamente (261). E perci, se le ferme paiono lunghe, erano molto numerose le esen-

zioni (in/ra, 92). Altra conseguenza era la fungibilit della prestazione attraverso il cambio , cio la presentazione d'un sostituto. La disciplina dei cambi o rimpiazzi, del diritto amministrativo vari provvedimenti che normalmente militare istituto caratteristico fu oggetto di del tempo,

(in/ra, 93). Qui sufficiente osservare


esso imponeva una spesa, per il compenso che lo rimpiazzava, o per la pratidoveva versare

dovuto dalla recluta all'uomo tassa che la recluta,

per ottenere il cambio,

alla regia tesoreria. E perci, il rimpiazzo funzionava, camente, solo a vantaggio dei possidenti, re da nulla tenenti proprietari

malgrado si dices-

se che permetteva ai volontari che vi si prestavano di divenie possessori di rendita... che (262). far possono ritorno alle loro famiglie in istato di darsi ad utili traffichi, ed a vantaggiose industrie, e di fare acquisti

zione delle famiglie, al loro incremento, al sacerdozio, alle professioni pi utili, alle arti helle . (261) MANNA, . 177: ... se l'arruolamento delle milizie permanenti ha p il carattere d'una vera contrihuzione puhhlica, mestieri la pi squisita cautela per rattenerla nei limiti del minimo nocumento alla popolazione ed alla produzione e per far s che non ferisca i valori capitali della nazione . (262) Circo Min. Aff. interni, 23 agosto 1843, in PETlTTl, I1I, p. 134. Oso serva ELLUL, p. 361, a proposito della legge di reclutamento francese del 1832, cui la legge napoletana molto rassomiglia, che le systme du remplacement . correspondait un amnagement de type Iibral et bourgeois. Libral, en ce que l'on maintenait le caractre Iimt de la charge militaire, l'afJranchissement du service militaire personnel. est une des conquetes de notre civilisation, dclarait-on en 1849. C'est le systme permettant de rpondre la ncessit miltaire tout en conservant une apparence individualiste librale. Bourgeois, en ce que le paiement du remplaant tant assez lev, seuls ceux qui disposaient d'une fortune suffisante pouvaient se faire remplacer . Queste osservazioni, valide anche per il regno. confermano (sllpra, 12) la tendenza del governo

89

Il R. Es ercito e la R. Marina

567

In conclusione, la truppa era fornita quasi esclusivamente dal proletariato, con prevalenza del ceto rurale. l possidenti, con le esenzioni o col rimpiazzo, si sottraevano legalmente all'obbligo militare, il che li rendeva anche estranei ed indifferenti ai problemi della difesa. V' tuttavia da che, se il trattamento abbastanza del buono (263), ed anche quando considerare era susoldato, per alloggio e vitto,

imperversavano

certe crisi di folli economie (264) restava, probabilmente,

periore al tenore di vita medio delle classi donde traevasi il maggior numero di soldati, la condizione del militare di truppa non poteva essere gradita ai civili a causa d'un regime disciplinare in cui bastone e bacchette ti castighi non infaman(265). N pare fossero usati con una certa larghezza

era stato escogitato un sistema che rendesse ai detti elementi meno gravoso il servizio, quale quello adottato dal regno d'Italia dopo il 1875, che, abolite quasi del tutto le esenzioni, sentiva a chi si sottoponeva ad una certa tassa di servire volontario d'ottenere, d'un anno , ed a chi aveva un titolo di seguendo un corso d'istruzione, concome studio

il grado d'uffi-

ciale di complemento. D'altro lato,

quel beneficio che il real

governo si riprometteva, di restituire i volontari alla vita civile con un peculio da impiegare, sembra si realizzasse in ben modesta misura: la lunga ferma seguita dal reingaggio sradiin la truppa si rinnovava abbastanza poco cava i militari dal loro ambiente nativo, e li trasformava soldati di mestiere;

di Napoli a recepire ogni indirizzo liberale, purch non fosse traducibile in termini di libert politica. (263) ARGIOLAS, pp. 7475 e 80; DE CESARE, a), I, p. 185. (264) DE SIVO, a), II, pp. 13-14; BATTAGLINI, b), pp_ 139-140. (265) DE CESARE, a), I, pp. 188-189; BATTAGLINI, b), pp. 126-127. La pena delle bacchette fu ancora applicata il 5 novembre 1860, nella cittadella di Messina, a militari che avevano formato un complotto per disertare (MANGONE. pp. 289). Vedi supra, nota (220), ed injra, nota (285).

568

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

90

attraverso l'immissione di giovani, ed era costituita in maggior parte d'anziani; e tutto questo influiva a fare dell'esercito un corpus separatum, scarsamente inserito nella vita del paese. 90. L'ordinamento del 1834: a) organi del servizio di reclutamento, ferme, soggetti obbligati. - Il servizio della leva fu riordinato col r.d. 19 marzo 1834, decreto organico pel reclutamento de' corpi nazionali dell'armata, spezialmente per mezzo della leva . Il servizio di leva dipendeva dal Ministero degli affari interni (supra, 59), che vi provvedeva d'accordo col Ministero della guerra, e col Ministero degli affari di Sicilia, per mezzo degli intendenti delle prOVInCIe valli, e dei sindaci o e decurioni dei comuni. Nel capoluogo di ciascuna provincia o valle doveva avere sede un Consiglio di leva, ossia di ricezione (art. 7l r.d. cit.); superfluo ricordare ancora una volta che i Consigli in Sicilia non furono mai stabiliti (266). Il Consiglio era presieduto dall'intendente, e ne facevano parte il comandante della provincia, un consigliere d'intendenza o il segretario generale dell'intendenza, ed il comandante della gendarmeria della provincia; in assenza dell'intendente, funzionava da presidente il comandante della provincia (267). Assisteva al Consiglio, con funzioni di pubblico ministero (268), il commessario 'di
(266) Le spese d'installamento dei Consigli di leva furono stabilite con r. 27 settembre 1834, e poste a carico dei comuni, salvo quelle per gli stampati, e per il fitto di locali destinati a deposito provinciale di leva, che erano a carico del Ministero della guerra (PETITTI, 111, p. 87). I volontari de' reali domini di l del Faro erano arruolati direttamente dai reggimenti siciliani (r. 5 febbraio 1840, ivi, p. 117). (267) Circo Min. Affari interni, 12 agosto 1834, in PunTI, 111,p. 82. A parit di voti, era determinante il voto dell'intendente, ai sensi dell'art. 24 1. 12 dicembre 1816 (Min. Aff. interni, 16 agosto 1834, ivi, p. 83). (268) R. Il dicembre 1839, in PETITTI, III, p. 117.

90

Il R. Es ercito e la R. Marina

569

guerra della provincia; se nella provincia non ve ne fosse, oppure fosse assente o impedito, le funzioni stesse erano esercitate dal presidente del Consiglio di guerra di guarnigione (269), o da un ufficiale del Consiglio di guerra designato dal comandante della provincia (270). Per le visite sanitarie (controvisite) il Consiglio formava una lunga lista di professionisti, tra i quali l'intendente convocava volta per volta la sera per la mattina... ove non riesca avvertirli il giorno stesso , un medico ed un chirurgo (271). In ogni capoluogo di provincia, era stabilito un deposito di leva , comandato da uno degli ufficiali in servizio come giudici del Consiglio di guarnigione (272), il quale partecipava, senza voto, alle sedute del Consiglio di leva, per mantenervi la polizia riguardo alle reclute, verificarne la statura, e spedirle al loro destino, secondo gli ordini del comandante provinciale (art. 72 r.d. cit.). Peraltro, il I" deposito di leva, con sede in Napoli, aveva funzione di deposito generale, e riceveva e smistava ai corpi le reclute inviatevi da tutti i depositi (art. 79 r.d. cit.). La ferma, nelle armi a piedi, era d cinque anni, seguiti da cinque anni nella riserva (supra, 80); d'otto anni nella gendarmeria, artiglieria e cavalleria, senza obbligo di servizio di riserva; d'otto anni, con la stessa esenzione, per i volontari, e per le reclute che assumevano volontariamente tale fermar solo coloro che assumevano la ferma d'otto anni avevano facol-

(269) Min. Aff. interni, 25 giugno 1834, in PETI'ITI, I1I, p. 80. (270) Min. Aff. interni, 23 agosto 1834, in PETITII, 111, p. 83. (271) L'indennit, per la visita d'ogni recluta, era di lO grani, da dividere in parti uguali tra i due sanitari (Min. Aff. interni, I" giugno 1836, in PETITTI, I1I, p. 97). n brevissimo preavviso era stabilito per motivi di diffi denza, volendosi rendere meno agevoli le collusioni tra sanitari e reclute o loro familiari. (272) Min. Aff. interni, 5 luglio 1834, in PETITII, I1I, p. 80.

570

Istituzioni del Regno delle Due

Sicilie

90

t di chiedere il ringaggio (artt. 2-7 r.d. cit.). I volontari potevano presentarsi ai corpi, oppure al deposito di recezione della provincia (273). Gli allievi dei reali alberghi de' poveri, degli altri orfanotrofi civili , e delle scuole militari, erano obbligati a dieci anni di servizio attivo (art. 5 r.d. cit.). .Il contingente di leva era stabilito, anno per anno, dal re su proposta del ministro della guerra, in base alle vacanze ( basse ) verificatesi per morti, diserzioni, ed altre cagioni, ed al calcolo, per approssimazione, dei congedamenti dell'anno successivo, ed era comunicato al ministro dell'interno (274), per la ripartizione tra le provincie (artt. 8-10 r.d. comulativamente, gli

cit.), Dal contingente


tizione proporzionale

erano detratti,

allievi indicati dall'art. 5 r.d. cito (art. 11 r.d. cit.). La ripardel contingente tra i comuni della proassistito dal Consiglio d'intenvincia era fatta dall'intendente nella quotizzazione;

denza; i comuni con meno di 500 anime non erano compresi quelli con pi di 500 anime e meno di per quartieri (artt. 12 e 13 1000 potevano essere riuniti per fornire una recluta; a Napoli, il contingente era ripartito r.d. cit.). Non erano computati nel contingente i giovani del Comune che eransi arruolati come volontari, n i giovani sortiti alla leva potevano arruolarsi per volontari (275); andavano invece in conto di leva gli allievi di cui all'art. 5, quando erano destinati per cambio d'una recluta del comune (art. 11 r.d. cit.). Tutti i giovani, dall'et di 18 anni ed un giorno a 25 compiuti (art. 21 r.d. cit.), erano iscritti nella lista del comune
(273) Min. Aff. interni, 4 ottobre 1834; r. 5 febbraio 1840 e 25 novembre 1840, in PUlTTI, III, pp. 85, 117, 124. (274) Secondo gli artt. lO e 14 r.d. 19 marzo 1834, la competenza del Mi nistero dell'interno era sostituita, nei domini di l del Faro, da quella del Ministero per gli affari di Sicilia. (275) Min. Interno, 22 novembre 1848, in PETITTI, 111, p. 147.

90

Il R. Es ercito

e la R. Marina

571

di nascita, o, se domiciliati altrove, in quella del comune dove avevano il domicilio legale da almeno un anno ed un giorno alla data di compimento del 18 anno d'et (artt. 15 e 16 r.d. cit.); ma se il comune era di quelli esclusi dalla quota perch di meno di 500 abitanti, il domicilio vi doveva essere stabilito da non meno di due anni alla data dell'ordine sovrano di leva (art. 20 r.d. cit.). Il domicilio legale norma delle leggi civili (art. 17 r.d. cit.: era stabilito a infra,

111). Chi

aveva, in tale tempo, cambiato domicilio, era iscritto nel comune dove era prima domiciliato, e se' ne aveva cambiato diversi, nel comune di nascita (art. 16 r .d. cit.). In tale comune erano sempre iscritti i figli degli impiegati cit.), compresi quelli d'impiegati in ritiro, (art. 18 r.d. i vagabondi e servi-

torj (art. 19 r.d. cit.), e gli zingari regnicofi (276). Gli iscritti erano divisi in sette classi, per anno d'et, e passavano da una classe alla successiva al 31 dicembre d'ogni anno (art. 22 e 23 r.d. cit.}, dimodocch annualmente erano iscritti nella 1a classe i giovani da 18 anni ed un giorno a 19 anni ed un giorno, e cancellati quelli della 7\ che 25 anni (art. 37 r.d. cit.). Le reclute avevano compiuto i

dovevano avere la statura mimma di 5 pie-

(276) impiegati aprile loro prima Gli zingari

I figli in attivit

degli

impiegati non

in

rruro

erano

equiparati

a quelli

degli 21

(Min. Aff. interni, avevano prima per

19 maggio obbligo d'avere

1847, in PETITTI, 111, p. 146). di leva (Min. Aff. interni, girovaghi, all'obbligo, mestieri eco

nati all'estero

1838, ivi, p. 107). I giovani che si recavano d'ottenere all'estero il passaporto,

che esercitavano cauzione o

adempiuto

dovevano, 3 dicemmilitare da di re1852, ivi,

prestare

malleveria,

o depositare

d. 240, cio la somma prescritta ma ne erano (r. 25 gennaio quella cezione p. 258). dispensati 1854, ivi, potevano

il cambio

(circ, Min. Interno, al servizio

bre 1849, ivi, p. 150, e r. 21 dicembre p. 574). Le chiedere di residenza

1853, su cpf. reclute d'essere residenti

CN, in PETITTI, V, p. 561) in provincia 17 marzo diversa

se permanentemente

non idonei esaminate Interno,

di nascita

dal Consiglio

della provincia

(circ, Min.

572

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie


O

91

di (277),

quella superiore prescritta per i corpi della Guare del treno (artt. 24 e 25 r.d.

dia, di cavalleria, d'artiglieria

cit.). Gli uomini pi robusti erano destinati alla cavalleria della guardia, ed ai cacciatori della guardia e di linea; i vetturini, trainanti, guarnamentai e maniscalchi si mandavano di preferenza al treno; gli armieri ed altri artefici in ferro ed in legno all'artiglieria. 91. Segue: b) operazioni di leva. La leva si esegui-

va, quando veniva dal re ordinato, per via di sorteggio, che aveva luogo in ciascun comune nel giorno indicato dell'intendente (art. 31 r.d. cit.). Entravano nell'urna vano diritto ad esenzioni tavano dal marciare Il decurionato, tutti i giovani, dai 18 anni ed un giorno a 25 anni, compresi quelli che ave-

(inlra, 92), dacch queste esen-

, cio dall'effettivo servisio, ma non


del sindaco o di chi

gi dal sorteggio (art. 32 r. d. cit.). sotto la presidenza lo sostituiva in caso d'impedimento, e con l'intervento di tutti

i parroci e del cancelliere del comune, procedeva alla formazione delle liste, annotando nome, cognome, paternit e maternit, et, professione o mestiere, stato di celibe o coniugato, in apposito registro, sulla base dei registri parrocchiali e di stato civile controllati dai rispettivi parroci e dal cancelliere; accertava le situazioni domiciliari; disponeva le nuove iscrizioni dei diciottenni alla prima classe, i passaggi di classe degli altri iscritti, e la cancellazione di coloro che avevano superato i 25 anni; prendeva nota dei motivi d'esenzione per la leva seguente (artt. 33-38 r.d. cit.).

(277) La statura fu poi ridotta a 4 piedi, Il pollici e 6 linee (Min. Interno, 7 novembre 1849 e 7 gennaio 1852, in PETITTI, III, p. 149 e V, p. 225), con . cui pare si trovassero individui robusti ed attissimi al mestiere delle armi ~.

91

Il R. Esercito e la R. Marina

- 573

Le liste erano affisse alla porta della casa comunale, e della chiesa principale del comune, e, negli otto giorni successivi, ognuno poteva reclamare per gli errori e le omesse iscrizioni, anche .con scritti non firmati (278). Sui reclami decideva il decurionato, nello stesso giorno stabilito per il sorteggio. Tali decisioni a Napoli e nei comuni con pi di 6.000 abitanti erano notificate per affissione, e negli altri personalmente; e potevano essere impugnate con gravame devolutivo al Consiglio di leva pro-vinciale, nel termine perentorio di venti giorni (279). Il Consiglio di leva poteva per in qualunque tempo rettificare d'ufficio errori ed omissioni, e poteva anche ammettere reclami tardivi per eccezioni legali e marcate , cio per motivi giustificati, riferendo al ministro degli affari interni per le sovrane risoluzioni (artt.

39-40

r.d. cit.). Dopo avere deciso i reclami, il decurionato, in pubblica riunione (280), e con l'intervento tutti gli iscritti dei parroci e del cancelliere comunale, scriveva su foglietti ed imhussolava i nomi di (compresi quelli che godevano d'esenzioni); e li faceva estrarre, uno per uno a braccio nudo, da un ra-

(278) I reclami venivano introdotti in una cassetta, con fessura nella parte superiore, collocata alla porta della chiesa principale, e chiusa con tre chiavi, tenute rispettivamente dal sindaco, dal parroco pi anziano e dal maggiore possidente del comune; l'apertura della cassetta e l'estrazione dei reclami avo venivano in presenza del consesso riunito per la decisione dei medesimi e pel sorteggio (artt. 40 e 43 r.d. 19 marzo 1834). Era evidente il timore di dolosa sottrazione o distruzione di qualche reclamo. (279) I reclami pendenti alla data d'entrata in vigore del r.d. 19 marzo 1834, e quelli che potevano ancora prodursi da reclute di leve anteriori al 1834, continuarono ad essere decisi dai Consigli d'intendenza (supra, 89), con prorogatio iuriadictions a (Min. Aff. interni, 21 maggio 1834, in PETITTI, III, p. 34). (280} La consuetudine, introdotta nel 1820 (artt. 33 S8. Cost.), di riunire l'assemblea nella chiesa parrocchiale, fu abrogata con circo Min. Aff. interni, 5 agosto 1826 (PETITTI, 111, p. 9).

574

----~----------------~~--------------------------di sette anni, attestata dal proprio

Istituzioni

del Regno

delle Due Sicilie

91

gazzo d'et non maggiore

parroco. I nomi degli estratti erano trascritti in ordine, ed a fianco ad ogni nome doveva apporre la propria firma il sorteggiato, e, se fosse assente e non sapesse scrivere, il parroco. Se in una famiglia v'erano pi figli numerabili, venivano iscritti in una sola cartella se meno di tre, ed in due cartelle se pi si sceglieva il pi giodi tre, ed essendone sorteggiata una,

vane, e se due, i due pi giovani (281). Se si scoprivano omissioni, si rinnovava il sorteggio, togliendo dall'urna le cartelle, ed immettendovene altrettante bianche, pi quelle con i nomi degli omessi: le cartelle bianche estratte si consideravano conferma del precedente vo spostamento sorteggio, ed i nomi nuovi estratti Venivano poi verificati i vizi si inserivano tra quelli della precedente estrazione, col relatidi numeri. patenti che erano causa d'inabilit (ciechi, gobbi, claudicanti, storpi, etc.), nonch la statura, e si sostituivano, nell'ordine, gli inabili con quelli che li seguivano. Chiunque poteva chiedere, a proprie spese, nel termine di due mesi (282), che un individuo dichiarato inabile per difetto di statura fosse nuovamente misurato dal Consiglio di leva (artt. 45-49 r.d. cit.). Il contingente di ciascun comune doveva essere sotto subito inviato al capoluogo di provincia, scorta ove il decu-

(281) In seguito, con r. 12 febbraio 1852, su cfp. CN (PETITII,V, p. 255), fu abolito il doppio rischio che correvano le famiglie con pi di tre figli, uno dei quali reclutabile, per il sorteggio di due cartelle; e fu stabilito (r. 31 dicembre 1853, 8U cfp. CN, ivi, p. 411) che se per errore erano bussolate due cartelle per una sola famiglia, quando dovevasi bussolarne una, si procedesse a scrutinio suppletivo, come per i numeri omessi. Per le famiglie di impiegati, i cui figli fossero bussolati in comuni diversi, si teneva conto del comune dove era bussolato il pi giovane, se i figli novera ti per la leva erano due o tre, e di quelli dei due pi giovani, se erano pi di tre (r. 15 febbraio 1837, su cfp. CN, in PETITTI,III, p. 100). (282) Se il reclamante rinunciava alla rimisurazione, non potevano altri, che non avessero reclamato, giovarsi del reclamo altrui per esercitare tale facolt (Min. Aff. interni, 4 luglio 1849, in PETlTII, III, p. 149).

91

, Il R. Esercito

e la R. Marina

575

rionato lo ritenesse necessario, ed ogni individuo, appena usci. to dal comune, percepiva un'indennit di 15 grani al giorno. I disertori, i morti, quelli che fossero divenuti per qualsiasi ragione inabili, e quelli che venivano rifiutati dal Consiglio di leva, dovevano essere sostituiti nell'ordine del sorteggio. Il Consiglio di leva, sulla base degli stati delle reclute di ciascun comune, formava lo stato generale della provincia, in due copie, inviate una al Ministero degli affari interni, e l'altra al Ministero della Guerra e marina (artt. 50-56 r.d. cit.). Il Consiglio di leva esaminava quindi nuovamente tutti gli individui, nonch la documentazione delle operazioni compiute nei comuni, e procedeva ove necessario alla controvisita, o visita di controllo. Solo dopo tale esame e controllo le esclusioni ed esenzioni divenivano definitive; mentre se il Consiglio revocava un'esenzione dei chiamati. Nei casi dubbi, ministro degli affari interni o esclusione l'individuo il Consiglio doveva riferire (283). L'individuo chiamato doal a veva marciare, e restava esonerata l'ultima recluta dell'elenco

sostituire una recluta rifiutata dal Consiglio di leva per infermit o imperfezioni fisiche poteva chiedere, entro due mesi, che il rifiutato fosse sottoposto a riesame del Consiglio generale sanitario dell'esercito (artt. 73-78 r.d, cit.). Le reclute destinate definitivamente a marciare erano inviate dal comandante della provincia al I" deposito di leva di Napoli, per essere distribuite ai corpi secondo gli ordini del ministro della guerra (284), che poteva altres disporne
(283) Solo nel caso in cui il dubbio concerneva misure o difetti fisici delle reclute, era prescritto se ne facesse rapporto anche al Ministero della guerra (circ. Min. Aff. interni, 22 novembre 1834, in PETITTI, 111, p. 88). (284) Le reclute affette da mali venerei, o da altri morbi che rlchedessero lunga cura, dovevano curarsi in casa propria, o in ospedale civile, ed essere avviate alle bandiere sol dopo la completa guarigione (crc. Min. Interno, 16 febbraio 1850, in PETITTI, I1I, p. 156).

576

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

91

il diretto invio dal deposito provinciale al corpo, previo accertamento dei requisiti da compiersi dal comandante della provincia. Dal giorno dell'ammissione al deposito fino all'arrivo al I" deposito o al corpo le reclute ricevevano un carlino al giorno, e la razione di pane in denaro (3 grani al giorno); quando erano definitivamente ammesse sotto le bandiere, cominciavano a ricevere tutti gli assegni come soldati (artt.

79-

88 r.d. cit.) (285).


Le reclute, all'arrivo al corpo , erano sottoposte a nuova visita medica dal chirurgo del corpo e da un uffiziale di salute dell'ospedale militare o civile pi vicino, e se giudicate non idonee, inviate ad ultima controvisita presso il Consiglio generale sanitario. Se la non idoneit era confermata, il ministro della guerra ordinava la restituzione della recluta al Consiglio di leva di provenienza, e prendeva accordi col ministro degli affari interni per il rimpiazzo da somministrarsi dal comune al cui contingente la recluta apparteneva (artt. 89 e 90 r.d. cit.). L'elenco delle malattie e dei vizi di conformazione che escludevano dall'ammissione in servizio militare e davano diritto a riforma oppure a congedo, era contenuto nel 111 titolo r.d. cit.; ma fu sostituito una prima ed una seconda volta, con regi re scritti, nel 1840 e nel 1845 (286), per rimediare a difetti ed a perplessit risultate dall'esperien-

(285) L'art. 85, comma 2, r.d. 19 marzo 1834, prescriveva che il comandante della scorta, incaricato di dirigere un convoglio di reclute, doveva vigilare c:che le reclute siano trattate con dolcezza, e si usino verso di esse de' mezzi atti ad affezionarle al Real servizio, non mai a far loro concepire una falsa idea della disciplina militare, la quale non permette abuso d'autorit ,. (286) PETITTI, 111, pp. 44 ss. e 65 ss, Il testo approvato con i r. 22 gennaio 1840 e lO agosto 1840 contiene anche prescrizioni speciali per i militari dei reggimenti svizzeri. Quello approvato con r. l aprile 1845, si propone una migliore sistematica. La vaccinazione obbligatoria delle reclute fu ordinata con r. 28 giugno 1851, in PETITTl, VI, p. 332.

~1

Il R. Esercito

e la R. Marina

577

za. Con gli stessi rescritti, furono ogni volta dettate minuziose istruzioni sul metodo d'esecuzione delle visite mediche. Nei confronti delle reclute inobbedienti alla chiamata, era consentito l'uso dei piantoni a domicilio (287). I refrattari , quelli, cio,che chiamati dal sorteggio a marciare non si presentavano peribili militare nel tempo stabilito, o si rendevano irreammessi al serVIZIO durante

( evadevano ) prima d'essere


dal Consiglio

di leva (288), o disertavano

la marcia dal capoluogo della provincia al l o deposito o al corpo, dovevano servire dieci anni consecutivi, a meno che non si presentassero fratelli spontaneamente, e non potevano ammoera sogliarsi prima d'avere soddisfatto il servizio militare. Se di due sorteggiati insieme uno si rendeva refrattario, di refrattario, stituito dall'altro. La dichiarazione e la revoca refrattarie,

di essa, erano fatte dal Consiglio di leva (art. 65-70 r.d. cit.). I comuni erano obbligati a sostituire le reclute ma non i disertori (art. 65 r.d. cit.), considerandosi come tali anche quelli che, rinviati in famiglia dal Consiglio di leva per essere sospeso l'avviamento al I" deposito, non rispondessero alla nuova chiamata (289). Agli autolesionisti si applicavano il r.d. 9 settembre 1823, ed il r.d. 13 giugno 1837

(supra, 89) (290).


(287) Min. Aff. interni, 11 luglio 1835, in PETITTI,111, p. 93. Peraltro, si raccomandava di non spedire piantoni alle famiglie di riconosciuta indigenza, e d'avvalersi d'altre misure, come il mandato d'arresto (circ, Min. Interno, 25 aprile 1855, in PETITTI,VI, p. 450). Circa la procedura dei piantoni , o guardie in casa , supra, 50. (288) Era refrattario anche chi, chiamato a rimisura per reclamo d'un interessato, si rendeva contumace (r. 17 giugno 1835, in PETITTI, I1I, p. 91). (289) Min. Aff. interni, lO aprile 1839, in PETITTI,II!, p. 109. Se al momento in cui il refrattario giungeva al corpo per servirvi il militare che l'aveva sostituito era stato congedato per servizio finito, oppure preferiva restare in servizio da volontario, il Comune era alleviato d'una recluta per la leva suecessiva (r. 14 maggio 1837, in PETITTI, 1I, p. 102). I (290) Il Ministero della guerra, in data 21 maggio 1844, aveva disposto
37. LANDI -

I.

578

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie Gli individui che avevano prestato servizio militare

92 di

leva o volontario erano, a parit di titoli, preferiti nei pubblici impieghi con soldo regio o provinciale (art. 92 r.d, cit.) (291). 92. Segue: c) Eccezioni dal marciare. erano, come si avvertito, Le eccezioben numerose;

ni dal marciare

ed in un sistema, in cui l'esenzione accordata ad un soggetto fatalmente implicava che dovesse onerarsi dell'obbligo militare altro soggetto, in offesa dei sacri diritti de' terzi (292) quando ci accadesse per un non retto giudizio, le questioni decise in ultima istanza, su dubbi di specie o di massima, con reali rescritti, non erano poche. Le dette eccezioni erano enumerate, per la maggior parte, dall'art. 27 r.d. 19 marzo 1834, e concernevano:

l) i figli di famiglia unici assoluti, ossia senza fratelli,


n germani n consanguinei, divenuti in quella come anche quelli che fossero mesi dopo del sorteggio. assoluti fra i primi due dell'adottante

I figli adottivi erano classificati nella famiglia naturale, e non (293). L'unico legittimo non era teuninuto a marciare perch il padre avesse riconosciuto uno o pi figli naturali (294), ed era considerato unico il fratello

che gli autolesionisti, dopo espiata la pena, fossero avviati ai corpi di linea; ma poi fu costituita una compagnia di punizione in Ventotene (Min. Interno, 22 gennaio 1853, in PETITTI, V, p. 402), le cui spese, considerate estranee all'esercito, furono poste a carico del Ministero di grazia e giustizia (r. 24 gennaio 1854, ivi, p. 583). Un'altra compagnia di disciplina fu poi costituita in Ventotene (r. 19 febbraio 1855, in PETITTI, VI, p. 436) per avviarvi i militari camorristi, indisciplinati, dediti ai complotti, e di sentimenti non retti. (291) Con r. 12 dicembre 1849 (PETITTI, VI, p. 288) fu stabilito, in particolare, che i congedati di buona condotta fossero preferiti nelle nomine a guardaboschi e guardie di polizia, nonch nella mobilitazione a pagamento come guardie urbane. (292) Min. Interno, 14 dicembre 1850, in PETIITI, 111,p. 161. (293) R. 9 aprile 1823, in PETIITI, 111, p. 6. (294) R. 9 maggio 1854, su cfp. CN, in PETITTI, V, p. 601.

92

Il R. Esercito

e la R. Marina

579

co d'un sordomuto, perch questa eccezione era data quando un solo di due germani ... possa dar conforto ai genitori, e speranza manca di generazione novella

, mentre il sordomuto

delle pi essenziali facolt umane (295). L'esen-

zione non spettava invece al figlio naturale riconosciuto dalla sola madre come quella che non costituisce famiglia (296); 2) i figli di famiglia, quando vivevano separati dal padre, ed erano capi di famiglia, purch fossero emancipati da almeno due anni alla data dell'ordine di leva, anche se d'et predimaggiore. Questa condizione (297) era evidentemente di conseguire l'esenzione. dal d dell'esposizione

sposta ad evitare che si contraessero matrimoni al solo scopo Per i proietti, l'et si computava e l'esenzione era accormatrimonio due anni prialla ruota,

data quando avessero contratto ma dell'ordine di leva (298);

3) gli unici relativi , ossia quei figli che rimanevano soli nella casa paterna, dopo l'emancipazione e perfetta separazione biennale de' fratelli germani e consanguinei. Tale situazione doveva per sussistere al momento dell'ordine di leva, esclusa l'applicazione analogica della norma che accorda-

va il beneficio all'unico assoluto, diventato tale nei due mesi dopo il sorteggio (299). Il beneficio non spettava ai figli nati da matrimoni di coscienza, privi d'effetti civili (300); 4) i vedovi con figli;

(295) R. 27 ottobre 1851, su cfp. CPGCC, in PETITTI, V, p. 254. (296) R. 11 settembre 1825, in PETITTI, III, p. 9. (297) L'emancipazione doveva avere avuto luogo nelle forme degli artt. 400 ss. Il.cc., e non poteva essere tacita (Min. Aff. interni, 8 luglio 1835, in PETITTI, III, p. 93). (298) R. 19 febbraio 1855, su cfp. CN, (PETITTI, V, p. 645); r. 22 giugno 1835, su cfp. CN (PETITTI, III, p. 95). (299) Min. Interno, 30 dicembre 1854, in PETITTI, V, p. 642. (300) R. 25 luglio 1836, su cfp. CR, in PETITTI, III, p. 97.

580

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

92

5) i laureati e licenziati in medicina, in giurisprudenza e nella scienze fisiche e matematiche, la professione. L'esenzione purch esercitassero agli alunni era accordata anche

di giurisprudenza della Gran Corte de' conti (301) e dei tribunali ordinari (302), i quali non avendo soldo non rientravano nell'eccezione del successivo n. 14), ma erano laureati, o comunque sostenevano un esame di leggi civili e diritto pubblico, dimodocch il servizio si considerava equivalente all'esercizio professionale; 6) gli alunni di classe superiore del reale istituto di belle arti, che avevano conseguito il premio previsto dal r.d. 2 marzo 1822, e quelli ammessi a piazza franca nel real collegio di musica, che avevano superato il pubblico esame con piena approvazione. La stessa esenzione dal marciare avevano gli alunni degli istituti militari (303); 7) gli alunni del Collegio medico-cerusico, gli esami della regia universit degli studi (304); 8) quello tra gli alunni del convitto veterinario negli esami annuali fosse giudicato il migliore del corso; 9) i chierici ordinati in minoribus costituito il patrimonio una cappellania, ed i seminaristi, che approvati ne-

, purch avessero

sacro, o godessero un beneficio o novizi, alunni d'ordini mo-

nastici, purch entrati in seminario o monastero da almeno sei mesi alla data dell'ordine di leva, godevano dell'esenzione fino all'et di 21 anni ed un giorno, pur dovendo entrare in bussolo; ma se a tale et non erano stati ordinati al suddia conato, o non avevano fatto professione monastica, erano tenuti a marciare ove fossero chiamati nel sorteggio. L'esen-

(3(H) (302) (303) (304)

R. R. R. R.

18 giugno 1842, in PETITTI, I1I, p. 127. 31 dicembre 1852, su cfp. CN, in PETITII, V, p. 403. 17 ottobre 1838 e 14 maggio 1844, in PETITII, III, pp. 108 e 14l. 18 novembre 1853, su cfp. CN, in PETITII, V, p. 563.

92

Il R. Es ercito

e la R. Marina

581

zione non competeva ai religiosi con voti semplici. come quelli della congregazione di San Vincenzo de' Paoli (305), mentre era stata espressamente congregazione l'esenzione ri (306). Durante estesa ai professi, anche laici, della di S. Alfonso de' Liguoprovvisoriamente in famidel SS. Redentore ritornati

il colera del 1837, non avevano perduto per misura sanitao d'un laico proalun-

i seminaristi

glia per essere stato chiuso il seminario ria (307); lO) il fratello unico d'un sacerdote, fesso;

Il) il fratello unico d'un minorista, seminarista,


no o novizio monastico, finch zione di cui al n. 9); 12) chi avesse un sol fratello, ma condannato quest'ultimo

godeva dell'esena pena

perpetua; oppure a pena temporanea di pi di cinque anni, ma in questo caso durante il solo tempo dell'espiazione della pena; 13) i maestri di posta, durante di conto regio o provinciale, purch l'esercizio (308); quelli con soldo soggetto alla ritenuta ai percettori delle 14) gli impiegati di casa reale, e tutti

2.50%. Questa esenzione spettava ai capi della forza doganale (309), ma non alle semplici guardie; contribuzioni pur non essendo essi sottoposti a ritenuta pratici di chirurgia della real marina, dirette, che ne godevano per norme anteriori, sul soldo (310); ai sebbene percepissero

(305) R. 26 agosto 1826, in PETITTI, 111, p. lO. (306) R. 11 e 14 febbraio 1830 e 16 maggio 1830, in PETITTI, 111, pp. 12 e 13. (307) R. 17 luglio 1837, in PETITTI, I1I, p. 103. (308) Il r. 25 maggio 1858, su cfp. CN (PETITTI, VI, p. 916) precisa che deve trattarsi di maestri di posta in esercizio , e non di fittuari del servizio. (309) R. 18 gennaio 1850 e 13 giugno 1850, in PETITTI, I1I, pp. 156 e 160. (3l0} R. 4 agosto 1835, in PETITTI, 111, p. 91.

582

Istituzioni

d el Regno delle Due Sicilie

92

il soldo con ritenuta solo nel tempo in cui venivano chiamati in servizio d'ufficio o su loro domanda (311); ai macchinisti della real marina, perch impiegati con soldo, ma non agli alunni macchinisti, semplici apprendisti retribuiti con mercede nei periodi d'imbarco (312); 15) gli operai delle miniere, delle fabbriche di polvere e d'armi, e della fonderia di Mongiana, purch assumessero impegno di servire in detti stabilimenti per dieci anni continui; ed, alle stesse condizioni (313), gli artefici filiati , cio permanenti, del real opificio di Pietrarsa; 16) colui che fosse giudicato indispensabile al sostentamento della famiglia priva d'ogni altro mezzo. Questo era l'unico caso, in cui la dispensa era subordinata al criterio morale , cio alla discrezionalit, del Consiglio di recezione, ed il suo fondamento era l'imperiosit del bisogno di conservare le famiglie, d'assicurarne la propagazione, e di dare guida alle nubili donzelle che ne fanno parte. Quando siano assicurati questi precipui bisogni domestici per l'esistenza del genitore o di altro germano adulto, cessa il motivo d'applicare l'eccezione di cui tratta si, ed il prati carlo favorirebbe l'ozio e l'infingardaggine a danno del costume e della pubblica prosperit (314); 17) i figli degli esteri non naturalizzati, ed i loro figli privi di naturalizzazione: erano esenti i figli degli esteri nati
(311) R. 25 gennaio 1850, in PETITTI, 111, p. 154. (312) R. 18 novembre 1853, su cfp. CN, in PETITTI, V, p. 564. Fu altres negata I'esenzione agli impiegati della Real Casa Santa degli incurabili, malgrado la CR avesse opinato che potevano equiparar si a quelli con soldo di conto provinciale (r. 3 agosto 1850, in PETITTI, 111,p. 160). (313) R. 24 marzo 1844, in PETiTTI, 111,p. 138. (314) Min. Interno, istr. 5 dicembre 1849, in PETITTI, 111,pp. 151.152; circo Min. Interno 4 dicembre 1852, in PETITII, V, p. 377, che raccomanda di viglare perch il congedato o esentato risponda religiosamente al fine della grazia ottenuta , e, se si mostri ingrato, lo si rinvii alla milizia.

92

Il R. Esercito e la R. Marina

583

nel regno, anche se il loro padre si era naturalizzato loro nascita (315), e non i figli di regnicoli, anche all'estero (316). Era questo l'unico caso in cui avverso l'inclusione nel to sospensivo (317); 18) il figlio naturale sona priva d'altro

dopo la se nati effet-

al reclamo

sorteggio era stato attribuito riconosciuto

dal padre che non

avesse altro figlio; il figlio di padre incerto adottato da perfiglio; purch gli atti del riconoscimento e dell'adozione fossero completati almeno prima del sorteggio; 19) coloro che avessero fatto tre campagne su un legno reale di guerra; 20) i citati, arrestati e condannati per materie correzionali, durante il giudizio e l'espiazione della pena. L'esenzione veniva meno se la pena era di confino, se l'imputato era messo in libert provvisoria, o d'esilio, o a meno che si

trattasse di furto o di falso. Se l'arresto avveniva nel tempo in cui la recluta si trovava in famiglia, in attesa d'essere avviata dal Consiglio di recezione al deposito o al corpo, il comune non era tenuto a rimpiazzarla (318). L'imputato della pena (319). I detenuti di per misfatto, se condannato a pena correzionale, era chiamato a marciare dopo l'espiazione debiti dovevano essere rilasciati, per richiesta dell'intendente al procuratore del re, ma se erano giudicati inabili al servizio
(315) R. 5 agosto 1842, su cfp. CR, in PETlTTI, III, p. 128. (316} Min. Aff. interni, 25 settembre 1846, in PETlTTI, IlI, p. 145. (317) R. 3 luglio 1837, in PETITTl, III, p. 102. (318) Min. Aff. interni, 19 agosto 1835, in PETlTII, III, p. 95. (319) R. 13 agosto 1852, su cfp, "N, in !'ETlTTl, V, p. 353. L'occasione del rescritto fu data dal reclamo d'una recluta, che, imputato di mancato omcidio volontario, ma condannato alla pena correzionale di sette mesi di prigionia, invocava l'esclusione dalla leva, perch imputato di misfatto, e perci in. degno di servire (art. 28 r.d. 19 marzo 1834). Considerava la Consulta che niuno possa volontariamente degradar s stesso, reclamando a suo vantaggio una disposizione di sfavore ed odiosa, per sottrarsi all'adempimento d'un obbligo ~.

584

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

92

militare, o quando erano congedati, dovevano essere restituiti m prigione (320); 21) la ventunesima camente contributivo ipotesi era ispirata al criterio, tipia

(supra, 89), che in una famiglia,

seconda della quantit dei figli numerabili, non pi di uno o di due dovevano essere tenuti al servizio, quando gi ve ne fosse uno (anche se rappresentato da un cambio) che servisse da soldato nelle armate di terra o di mare, o uno che servisse da sottufficiale. Se poi il figlio militare gedato per compiuto quinquennio (tranne fosse stato conse con congedo

non netto ), o fosse trapassato mentre era sotto le bandiere, la famiglia non doveva fornirne alcun altro. Questa disposizione non si applicava militare quando i fratelli erano in servizio o reclute non come volontari, o ringaggiati (321),

di leva, ma come cambi (322), n ai fratelli delle reali guardie del corpo, perch queste avevano rango ma valeva se il volontario era poi divenuto figli di truppa, d'ufficiale (323); ufficiale (324). I erano

che al 18 anno non si erano arruolati,

tenuti a marciare, e non disobbligavano le loro famiglie, non essendo militari prima dell'arruolamento (325). I militari compresi nei numeri della quota comunale non potevano ammogliarsi, e nemmeno quelli dei numeri succes-

(320) R. 6 settembre 1842, in PETITTI,III, p. 129. (321} Min. Aff. interni, 18 settembre 1839, in PETITTI,111, p. 111. (322) R. 13 settembre 1835, in PETITTI,111, p. 96. (323) R. 12 settembre 1839, in PETITTI,111, p. 1I1. (324) R. lO maggio 1854, su cfp. CPGCC, in PETITTI,V, p. 601. (325) 1 figli di truppa erano figli di militari cui per sovrana munifcenza era corrisposto un assegno pecuniario giornaliero ed il vestiario, ed a 18 anni si arruolavano: ma, se non partecipavano alle riviste mensili, erano semplicemente cancellati dai ruoli. Questa classe fu abolita nel 184.9, quando fu invece istituito in Gaeta un battaglione allievi. Anche questi andavano a discarico della famiglia, solo dopo avere raggiunto l'et per servire nell'esercito (r. 26 gennaio 1852 e circo Min. Interno, 22 gennaio 1853, in PETITII, V, pp. 234 e 405).

92
SIVI,

Il R. Esercito

e la R. Marina

585

per due mesi dalla data del sorteggio, cio fin quando potevano dal Consiglio di leva essere chiamati in rimpiazzo dei primi. L'esenzione, a certe condizioni, era stata concessa alle al re per casi d'eccio per

guardie d'onore col r.d. 30 maggio cezione che meritassero particolare

1833 (supra, 80). considerazioni,

L'art. 29 consentiva di fare rapporto

esenzioni da accordarsi in via di grazia; si raccomandava peraltro ai Consigli di leva la massima cautela nell'inoltrare tali suppliche (326). Non erano ammessi all'onore di servire riera delle armi, cio non prestavano degnit (art. 28 r.d. cit.): nella nobile carper in-

servizio militare

l) i condannati

per furto, falso, o per misfatto quafalso, o misfatto qualunque, spedito mandato di deposi-

lunque a pena criminale; 2) gli accusati per furto, dietro un'istruzione gi compiuta;

3) coloro contro i quali era to, o mandato d'arresto, to qualunque. L'esclusione veniva meno

per furto, per falso, o per un misfatse l'imputato era prosciolto

con decisione di libert assoluta,

o di non luogo a procedere,

o di tenersi lontano dal proprio comune; e quando la libert provvisoria era convertita in libert assoluta. In tutti i casi d'esenzione o d'esclusione sopra indicati, il sorteggiato veniva eccettuato dal marciare, e gli subentravano gli altri, che non ricadevano in analoghe ipotesi, fino a ristabilire il contingente numerico assegnato al comune. Esenzione assoluta era quella di cui godevano, come si e detto, i nativi dei reali domini di l del Faro, ed altre ne
(326) R. 22 giugno 1835, su cfp. CN, in istr. 5 dicembre 1849, ivi, p. 152.
PETlTTl,

111,p. 93; Min. Interno,

586

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

93

furono accordate per ragioni contingenti:

per esempio, il r.d.

Il settembre 1843, allo scopo di favorire la bonificazione del porto di Brindisi e l'incremento del commercio, accord a quel comune, per il decennio I " gennaio 1844-31 dicembre 1853, l'esenzione dalla leva di terra e di mare, salvo il servizio degli artiglieri litorali bana (in/ra, 93.

(supra, 79), e della guardia ur-

106).
L'individuo che, avendo sorti-

Segue: d) cambio. -

to un numero basso, e non godendo d'alcuna esenzione, sarebbe stato tenuto a marciare, poteva ancora farsi rimpiazzare da un cambio

(supra, 89), cio da un soggetto che,

di regola dietro compenso, ne prendeva il posto. Questa operazione aveva formato oggetto del reg. 25 luglio 1823 (327), e del r.d. 22 ottobre 1828, che aveva parzialmente modificato il detto regolamento; ed aveva poi trovato nuova e pi completa disciplina negli artt. 57-64 r.d. 19 marzo 1834, e nel r.d. 21 maggio 1843, che sostituiva anch'esso solo parzialmente i precedenti provvedimenti (art. 19).. Il cambio era consentito alle reclute di leva ammesse in tutti i corpi dell'esercito, esclusa la gendarmeria reale (art. l reg. cit.). Il cambio, prima dell'entrata in vigore del r.d. 21 maggio 1843 (poi abrogato dal r.d. 24 settembre 1859), si risolveva in un contratto tra la recluta e la persona che lo sostituiva. quanto meno dubbio se fossero sempre gratuite le sostituzioni tra fratelli germani e consanguinei (art. 63 r.d. 19 marzo 1834); ed erano certamente venali le sostituzioni per cambio di numero (art. 64 r.d. cit.). Sorgevano perci in materia non rare controversie

(in/ra, 170). Il compenso

dovuto al sostituente pare fosse, verso il 1843, di 80 duca-

(327)

PETITTI,

III, p. 6.

93

Il R. Esercito e la R. Marina

587

ti circa, perch la circo Min. Aff. interni, 23 agosto 1843 (328), afferma che il nuovo regolamento (cio il r.d. 21 maggio 1843) assicurava ai cambi un compenso pressoch triplo di quello che ricevevano quando un'avida classe di privati di tanto lo scemava . V'era cio un mercato di carne da cannone, nel quale loschi speculatori ed il fenomeno continu Min. interno, esercitavano la mediazione; anche dopo, perch ancora la circo quell'avida classe di

18 febbraio 1854 (329), raccomanda che con-

vien poi tener lontana dalle intendenze

persone che toglie la cura di rinvenire e contrattare cambi, che or promette favori, or spaccia protezione, or vanta influenze, e si caccia in tali faccende con frodi ed inganni, per trarre dai miseri idioti illeciti profitti, recando onta alla pubblica morale, denigrando la fama degli onesti impiegati, e tendendo ognora ad involgergli di tali ignobili trafficanti nella corruzione

. La protervia

era giunta a tanto, che il r. 15 mag-

gio 1854 (330), segnalava la scoverta non a guari fatta di essere apocrifi gli uffizi coi quali dal Comando del deposito generale annunziavasi a taluni intendenti di essere parecchi di altretsoldati congedati rimasti a servire come sostituenti

tanti requisiti, e la desolazione in cui tal caso ha immerso tante famiglie, le quali, dopo avere erogate forti somme per francare i loro figli dalla milizia, marciare, solo il Ministero dell'interno li vedevano di nuovo potesse soggetti a o a dare altri cambi . Donde l'ordine sovrano, che

provvedere a tali comu-

nicazioni. Accadeva pure che nei comuni si costituissero delle societ, ritenute lecite, per adempiere la leva merc contribuzione : una specie d'assicurazione
(328) (329)
PETlTTl, 111, p. 134. PETlTII,

mutua, in cui i

soci

V, p. 582. L'esito parrebbe dubbio, perch la circo Min. Interno 23 febbraio 1858 (PETlTTI, VI, p. 880) rinnova la diffida ad allontanare dagli uffici c:profittatori, sollecitatori, ricercatori di cambi s, (330) PETlTII, V, p. 622.

588

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

93

versavano delle rate, per pagare il cambio a quello tra i soci che fosse obbligato a servire per sorteggio (331). Il reg. 25 luglio 1823 stabiliva che ogni recluta poteva essere sostituita ,da un sol cambio, fnch non erano giunte a termine le operazioni zioni erano terminate di leva annuali (art. l), ma ne oco se le operacorrevano due per chi gi serviva nell'esercito, serviva egli stesso come cambio

(art. 8), o se chi chiedeva il cambio (art. lO). Il cambio doveva

avere da 25 a 30 anni d'et, e fino a 35 se aveva gi servito; essere celibe o vedovo senza figli, incensurato, e fisicamente idoneo (art. 2), non essere sostegno di famiglia (art. 3), avere la statura prescritta per l'arma cui apparteneva il sostituito, ed impegnarsi a servire per sei anni (art. 4) anche se il sostituito dovesse servire ancora per minor tempo (art. 9). Potevano essere ricevuti anche gli individui esenti da leva, purch non per titolo anni d'et di sostegno di famiglia, da 18 a 25 alla cassa (art. 6). Il sostituito doveva rimborsare

del corpo le spese di prima messa di biancheria e calzatura del cambio o dei due cambi (artt. 7 ed 8). Se il cambio disertava, il sostituito era obbligato a servire di persona o a fornirne un altro, solo per quando la diserzione fosse avvenuta entro un anno dal d dell'ammissione (art. 5). citato, Il r.d. 22 ottobre 1828 innovava sul regolamento

solo in quanto stabiliva che potessero essere ammessi a servire come cambi soltanto gli individui che gi trovavansi a servire nell'esercito, dove fossero stati ammessi come reclute servire pi servizio superato 32 anni d'et, e avesmeno l'obbligo di delle classi dal 1823 in poi, che non dovessero d'un altro anno, non avessero sero dato prova di buona (art. l). Il termine,

condotta nel precedente

oltre il quale veniva

(331) Min. Interno, lO maggio 1854, in

PETITTI,

V, p. 596.

93

Il R. Esercito e la R. Marina

589

sostituire il cambio disertore, era stabilito in un anno dalla convenzione (art. 2). Il r.d. 19 marzo 1834 conferm che i cambi dovessero essere presi fra i soldati dell'esercito, pervenuti al penultimo anno di servigio (art. 58), cui furono, col r.d. 23 settembre 1840, assimilati i pompieri della citt di Napoli (332). Non potevano impegnarsi per cambi i militari con ferma di 5 anni seguita da 5 anni di riserva, perch diversamente praticando la riserva sarebbe stata scemata degli individui datisi per cambi (333); e chi chiedeva il rimpiazzo doveva indicare nominativamente al Ministero della guerra il nome, cognome, e corpo d'appartenenza del militare che l'avrebbe sostituito (334). Il cambio doveva impegnarsi a servire otto anni continui, dopo terminato il proprio impegno, e restava poi libero dal servizio di riserva (art. 59 r.d. cit.); rappresentava colui che lo aveva dato, e quindi i fratelli del cambio non potevano invocare il beneficio previsto dall'art. stituito era responsabile 27, n. 21, r.d. cito

(supra, 22),
avveniva

per ottenere a loro volta esenzione (art. 60 r.d. cit.). Il soper la diserzione quando entro un anno dal d della ricezione (art. 61 e 62 r.d. cit.), cio dal giorno in cui il cambio, terminato il proprio impegno, cominciava a servire in luogo del sostituito (335).

(332)
III, p. 125.

Vedansi

anche

istr. Min.

Aff. interni,

5 dicembre

1840, in PETITTI,

(333) R. 28 febbraio 1840 e circo Min. Interno, 18 maggio 1850, in PET1TIl, 111, pp. 118 e 159. Potevano invece servire da cambi i congedati non soggetti
al servizio d'et non marzo di riserva, superiore purch di buona condotta, celibi o vedovi senza figli, e Min. Interno,

13 1850, ivi, pp. 156 e 157). (334) Min. Guerra e marina, 22 novembre 1834, in PETITII, 111, p. 89. (335) R. 22 agosto 1836, su cfp. CN, in PETITTI, 111, p. 98. La recluta
da un cambio non era per esente dal servizio nella Guardia urbana

a 34 anni

(r. 20 febbraio

1850, ed istr.

sostituita

(in/ra, cap. IV, nota 139).

590

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

93

Era permessa anche la sostituzione tra fratelli germani e consanguinei, quando i rimpiazzanti avessero tutte le qualit richieste (art. 63, comma l, r.d. cit.). Se taluna d'e sse mancasse, o se trattava si d'altri parenti, occorreva l'autorizzazione del Ministero degli affari interni, d'accordo con quello della guerra (art. 63, comma 2, r.d. cit.], su rapporto del Consiglio di leva (336). Il sostituente doveva avere statura non inferiore di due pollici a quella del sostituito (337), documentare con gli atti di stato civile il rapporto di parentela (338); ed essere celibe (339). Pi tardi, si consent che, verificandosi certi presupposti, la sostituzione potesse essere autorizzata direttamente dal Consiglio di leva, che doveva limitarsi ad informarne il Ministro dell'interno (340). Infine, era consentita la sostituzione per cambio di numero: con effetto, per, pi limitato, perch il sostituito rimaneva obbligato a marciare quante volte venisse chiamato il sostituente nella stessa, o nelle leve successive (art. 64 r .d. cit.). Questa sostituzione era consentita anche quando le reclute erano state inviate al I" deposito, o al corpo (341), ma poteva avvenire solo tra sorteggiati dello stesso Comune (342). Potevano farsi sostituire in tal modo anche i sorteggiati che fossero unici assoluti, ma dovevano rinunciare all'esenzione,

(336) Min. Aff. interni, 31 gennaio 1838, in PETITTI, 111, p. 106. (337) Min. Interno, 27 aprile 1849, in PETITTI, 111, p. 148; r. 18 dicembre 1850, ivi, p. 163. (338) Le istr. Min. Interno, 5 dicembre 1849 (PETITTI, 111, p. 151), vietavano l'ammissione di atti notori. I documenti erano rilasciati dai sindaci e dai parroci gratuitamente (circ, Min. Interno, 13 marzo 1850, ivi, p. 158). (339) Min. Interno, 30 gennaio 1850, in PETITTI, 111, p. 155. (340) Istr, Min. Interno 27 aprile 1849 e 5 dicembre 1849, cit., supra, note (337) e (338); r. 18 dicembre 1850, in PETITTI, 111, p. 163. (341) Min. Aff. interni, 22 ottobre 1834 e 29 luglio 1846, in PETITII, 111, pp. 87 e 144. (342) Min. Aff. interni, 17 settembre 1834, in PETITTI, 111, p. 84.

93

Il R. Esercito

e la R. Marina

591

per essere pronti a marciare se fosse poi sorteggiato il sostituente (343). Questi, a sua volta, si considerava rinunciante ad eventuali esenzioni (344). I sindaci dovevano controllare che i sostituiti pagassero ai sostituenti il previsto compenso, facendolo depositare, perch fosse pagato non appena il sostituente fosse dichiarato idoneo al servizio (345). Il successivo r.d. 21 maggio 1843, 1843 (347), aveva lo scopo di fare venire mercato dei cambi: evitare dalle loro utili cure per rinvenire i cambi, come risulta dalla premessa (346), nonch dalle istr. Min. interno 23 agosto

meno l'indecoroso che molto meno altrui, il e che so-

che le famiglie si allontanassero

fossero nel bisogno di ricorrere all'uopo all'opera pi delle volte a troppo caro prezzo compensata; terminazione

prattutto i soldati nel surrogare le reclute seguissero una despontanea, non gi promossa dalle corruzioni si metteva a sola cura cui rivolgevansi per indurveli coloro che da privato interesse e da mercenarie viste erano guidati . Pertanto di dirigere la domanda all'intendente carico di colui che volesse ottenere la surroga la

e di effettuare il ver-

(343) Min. Aff. interni, 24 settembre 1834, in PETITTI, I1I, p. 85. In tal caso, il sostituente continuava ad essere bussolato, ancorch resosi defunto, e quando sorteggiato, doveva marciare in sua vece il sostituito (r. 17 settembre 1837, su cfp. Cf, in PETITTI, 111, p. 104). (344) Min. Aff. interni, 9 novembre 1839, in PETITTI, 111, p. 112. (345) Il r. 29 dicembre 1849 (PETITTI, 111, p. 152) disponeva che il sostituito pagasse il sostituente in presenza del sindaco; ma poich accadeva che il sostituente fosse talora respinto dal deposito generale perch non idoneo, fu poi stabilito (r. 18 novembre 1850,in PETlTTl, III, p. 161) che la somma fosse depositata fino all'ammissione definitiva. (346) Volendo che i soldati del tutto spontaneamente, e non per Impulso altrui, si determinino a rimanere nell'esercito come cambii, che siffatto impegno sia ad essi di utilit produttivo, e che il farsene surrogare riesca di minor gravezza alle famiglie ... (347) PETITTl, 111. p. 134.

592

Istituzioni

del Regno delle Due Sicilie

93 nel-

samento in ricevitoria;

tutte le altre misure rientravano

la dignitosa sfera degli atti governativi . Il nuovo sistema prevedeva la formazione, presso il Ministero della guerra, di due ruoli, dove erano iscritti, a domanda, i soldati che desideravano rimanere a servire come cambi: nel primo erano iscritti, al compimento di sette anni di servizio, i militari con ferma di leva d'otto anni, e quelli che tale ferma avevano assunto volontariamente; nel secondo, i militari di fanteria e del genio pervenuti al penultimo anno di servizio di riserva (artt. 1, 2, 3 r.d. cit.). Essi dovevano essere fisicamente idonei a proseguire il servizio attivo, maggiore di 34 anni, celibi o vedovi senza figli, e condotta nel precedente servizio d'et non di buona

(art. 4). Dal ruolo venivano

cancellati i militari divenuti inidonei, quelli che avevano cambiato volont di rimanere in servizio, e quelli che non meritavano pi di servire, per cattiva condotta (art. 6). Il servizio era di otto anni; La recluta, l'intendente i refrattari arrestati dovevano, per esimersi alverdal servizio personale, fornire due cambi (artt. 7 e 8). per ottenere il cambio, doveva presentare un'istanza accompagnata dalla ricevuta del

samento di d. 240 (d. 480 per i refrattari), eseguito presso la ricevitoria generale o distrettuale. L'intendente ne dava comunicazione al Ministero della guerra, il quale designava il cambio, e ne informava a sua volta l'intendente (artt. 8-1l). Questa designazione d'ufficio escludeva qualsiasi responsabilit del surrogato nel caso di diserzione, condanna, etc. del surrogante, alla cui sostituzione provvedeva, sempre d'ufficio, (artt. 15-17). di 240 ducati costituiva il compenso del il Ministero della guerra Il versamento

cambio. Con questi, veniva acquistata una rendita di dieci ducati, iscritta nel gran libro, i cui interessi venivano pagati al militare dal giorno in cui cominciava a servire come cambio;

93

Il R. Es ercito e la R. Marina

593

il capitale era svincolato all'epoca del congedo, salvo la facolt dell'interessato di conservare l'iscrizione in tutto o in parte (artt. 12-14). Se il militare disertava, o era condannato a pena criminale, il compenso era dato a chi lo surrogava (art. 16); se decedeva in servizio, era dato agli eredi (art. 17, comma 1) (348); se diveniva inutile per cecit ad ambo gli occhi, o per ferita ricevuta in servizio o per causa di servizio che l'inabilitasse a proseguire la carriera militare, il compenso gli era pagato anche se non aveva ultimato gli otto anni di servizio in attivit di cambio (art. 17, comma 2) (349). Nel quadro dei provvedimenti seguiti allo scioglimento dei corpi svizzeri (supra, 81) il cambio col versamento di 240 duca ti fu abolito, e si torn al sistema antico, prescrivendosi che il rimpiazzo dovesse essere presentato entro quindici giorni dall'ammissione della recluta alla surroga (r.d. 21 settembre 1859). Poich l'eliminazione degli svizzeri esigeva, in una situazione internazionale ed interna sempre pi pesante, un aumento della forza nazionale alle armi (350), lo scopo era certamente quello di rendere meno agevoli i cambi (351), di rafforzare la riserva (352), assottigliata dalla fre-

(348) Min. Interno, 19 gennaio 1850, in PETITTI. 111, p. 154. (349) R. 12 settembre 1818, in PETITII,111, p. 146. (350) DE SIVO,a), Il, p. 14; PIERI, a), p. 657. (351) Tanto risulta testualmente da una lettera, l ottobre 1859, del gen. Filangieri a Francesco Il (MOSCATI, p. 124). TI preambolo del r.d. 21 setb), tembre 1859 dice: Essendo tutti i nostri amatissim sudditi ugualmente chamati dalla legge all'obbligo della reclutazione militare, ne segue che codesto obbligo debba adempiersi, o personalmente da chi sar chiamato dalla sorte alla carriera delle armi, o da altri che a di lui rischio, spese e pericolo si offrisse a rimpiazzarlo. TI cambio era ulteriormente reso difficile dalla prescrizione (art. 3 r.d. cit.) che non fosse consentita nessuna sostituzione con militari in servizio, se prima non si esaurivano i rimpiazzi a pagamento delle leve precedenti. (352) Altra lettera, 3 ottobre 1859, del gen. Filangeri a Francesco II, in MOSCATI, p. 126. b),
38.
LANDI -

I.

594

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

94

quenza delle rafferme, e di ringiovanire una truppa formata ormai sull'et media di trent'anni. Non possibile esprimere un giudizio sull'efficacia di tale provvedimento, perch ebbe effetto solo nella leva del 1860, che fu l'ultima chiamata nel regno. 94. L'oscrizione marittima: a) ordinamento. - La ascrizione marittima era la leva di mare, che ebbe una nuova e completa disciplina col r.d. 20 gennaio 1840, e con l'annesso regolamento di pari data. V'erano soggetti tutti i nazionali che esercitavano i mestieri di mare (art. l r.d. cit.), i quali erano esenti perci dalle leve per l'armata di terra (art. 5), e con la loro chiamata si ripianavano le basse , cio si coprivano le vacanze, verificatesi nel Corpo dei cannenieri-marinari (supra, 82) e si provvedeva a' bisogni de' porti, degli arsenali, e de' bastimenti della real marina (art. 7). L'ascrizione marittima dipendeva dal Ministero degli affari interni, che vi provvedeva d'accordo col Ministero della guerra e marina. Le persone nate e domiciliate in uno dei comuni marittimi, elencati in allegato al r.d. 20 gennaio 1840 (art. 4 r.d. cit.), che esercitavano i mestieri di mare, erano allistate e classificate su registri, chiamati matricole (art. 2). Per le operazioni d'ascrizione e di chiamata degli uomini di mare, era costituita in ciascuno dei detti comuni una Commessionemarittima , composta dal decurionato, da' membri e cancellieri della locale deputazione di salute (supra, 60), da' parrochi, dal cancelliere comunale, e presieduta dal sindaco, o da chi ne facea le veci (artt. 15 e 16). I Consigli di recezione, istituiti dall'art. 71 r.d. 19 marzo 1834 (supra, 90), integrati da un capitano di porto, o da altra autorit di marina, provvedevano all'esame ed all'ammissione degli uomini

94

Il R. Esercito

e la R. Marina

595

di mare chiamati a marciare pel servizio della real marina (artt. 17-19 r.d. 20 gennaio 1840) (353). Il numero de' marinai, de' mozzi e degli artigiani occorrenti per i bisogni della real marina era stabilito dal Ministero della guerra, e, previa sovrana approvazione, spedito al Ministero dell'interno, che lo ripartiva in proporzione del numero collettivo degli alli stati nei comuni di ciascuna pro vincia (artt. 20 e 21 r.d. cit.). La ripartizione tra i comuni della provincia era fatta dall'intendente assistito dal Consiglio d'intendenza, che poteva riunire diversi comuni, con unico allistamento, quando ciascuno non potesse fornire ascritto (artt. 20 e 21 reg. 20 gennaio 1840). L'ascrizione anni d'et (art. 9 r.d. cit.; art. che un

concerneva gli uomini di mare da 16 a 50 l reg. cit.); ma eccezional-

mente potevano essere chiamati a servire gli ultracinquantenni (art. 29 reg. cit.). Non esisteva una ferma vera e propria; ma tutti gli ascritti marittimi l'et di cinquant'anni l'interessato dovevano, quando ne erano richiesti, prestare servizio a turno nella real marina fino al(art. 17 reg. cit.). Il turno in tempo 19 r.d. cit.), ma era facolt del(art. 18 accordare il congedo provvidi pace durava tre anni (art.

restare in servizio per un altro turno

reg. cit.), e dell'amministrazione sorio anticipato, mata e di ripresentarsi

con l'obbligo di tenersi pronto ad ognichiaentro il triennio (354). In tempo di

(353) Secondo l'art. 18 r.d. 20 gennaio 1840, il Consiglio avrebbe dovuto riunirsi in uno de' comuni marittimi, il pi centrale sulle coste della rispettiva provincia , e quindi i membri del Consiglio di recezione quando vi si trasferivano ricevevano un'indennit (Min. Aff. interni, 14 novembre 1840,in PETIITI,IlI, p. 189). Pi tardi (r. 24 aprile 1842, ivi, p. 202) si dispose che il Consiglio si riunisse sempre nel capoluogo della provincia. (354) Min. Aff. interni, istr. 31 dicembre 1840, in PETlTTl,111, p. 188. Ai marinai soggetti all'ascrizione marittima non dovevano essere rilasciati passaporti per l'estero, se non previa garanzia di ritornare nel regno (r. 6 luglio 1853, in PETITTI,VI, p. 397).

596

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

94

guerra, il turno durava sino alla fine della medesima (art. 19 reg. cit.). Nessuno, dall'et di 18 anni ed un giorno sino a quella di 25 compiuti, a meno che servisse nella rea l marina, poteva farsi alli stare (art. 6 reg. cit.}, perch poteva essere questo un espediente per sottrarsi alla leva di terra; n poteva farsi cancellare, se era gi intervenuto un ordine di chiamata d'uomini di mare (355). Gli ascritti marittimi che si distinguevano per condotta ed abilit negli esercizi marinarereschi venivano assegnati al Corpo dei cannonieri marinari, con la ferma d'otto anm, e senza obbligo di servizio di riserva (356). In distinte matricole venivano iscritti (art. l reg. cit.) (357):

l) i marinari d'ogni grado o professione, che navigavano su' bastimenti della marina reale e su quelli di commercio, dall 'et di 16 a quella di 50 anni; 2) coloro che esercitavano la navrgazrone o la pesca lungo le coste, o ne' fiumi navigabili; 3) i marinari che avevano oltrepassato i 50 anni; 4) gli artigiani esercenti i diversi mestieri di mare (mastri d'ascia, calafati, bozzellari, velieri, maestricostruttori) (358); 5) i mozzi (cio i giovani, fino all'et di 16 anni ed un giorno,che esercitavano un mestiere marittimo, e chiedevano ed i novizi (da 16 a 18 anni), i quad'essere immatricolati),

(355) Min. Aff. interni, 7 agosto 1840, in PETITTI, III, p. 188. (356) R. 20 gennaio 1843, in PETITTI, I1I, p. 205. (357) Min. Aff. interni, istr. 28 luglio 1841, in PETITTI, I1I, p. 196. (358) Gli artt. lO ed Il reg. 20 gennaio 184 -0contenevano le disposizioni per il rilascio dei certificati d'idoneit professionale (di competenza del direttore del Genio marittimo, o in sua vece d'altre autorit) che dovevano essere prodotti dagli aspiranti all'iscrizione nella matricola degli artigiani di mare.

95

Il R. Esercito e la R. Marina

597

li, a tale et, e con la dimostrazione di certi requisiti (due viaggi di lungo cor so, o 18 mesi di navigazione, o 4 anni d'esercizio della pesca), erano classificati marinai, bligati a farsi ascrivere, restando ed erano obobbligati, in caso diverso,

a marciare con la prima chiamata d'uomini di mare, restando inoltre non esenti dalla leva di terra. Sul registro dovevano essere annotate tutte le variazioni, e gli ascritti che mutavano domicilio dovevano darne notizia al sindaco, altrimenti potevano essere ugualmente chiamati a servire nel contingente, anche se non fosse il loro turno, e per tempo doppio (artt. 12-14 reg. cit.). La statura per servire in marina, prima fissata in e 6 linee, fu progressivamente ci (359). 95. Segue : b) operazioni, eccezioni, cambi. marittima comunale, sulla base Le ope-

5 piedi

ridotta a 4 piedi e 9 polli-

raZIOnI di chiamata d'uomini di mare Commessione


R

si aprivano presso la delle matri-

cole: con l'avvertenza che non dovevano chiamarsi gli uomini di 2 classe (esercenti la pesca costiera e navigazione fluviale) e di 3
R

classe (marinai

ultracinquantenni),

se

non

quando la l a classe fosse esaurita o insufficiente (art. 29 reg. 20 gennaio 1840). La Commessione estraeva dalle matricole, nell'ordine, i novizi, i celibi, i vedovi senza figli, i maritati indicando il nusenza figli, i padri di famiglia, ed affiggeva le liste alla porta della casa comunale e delle chiese principali, mero progressivo al quale si sarebbe giunti nella chiamata. Di pi marinari della stessa famiglia, non potevano essere chiamati pi d'un terzo, compresi quelli che fossero eventualmente

(359) R. 16 maggio 1842, in PETITTI, 111, p. 203; circo Min. Interno, gennaio 1854, in PETITTI, V, p. 577; r. 4 marzo 1854, ivi, p. 584.

28

598

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

95

in servizio nell'esercito (360). Il sistema dei reclami era praticamente identico a quello in vigore nella leva di terra

(su-

pra, 91); ma il termine per ricorrere al Consiglio di recezione avverso le decisioni della Commessione comunale era di 15 giorni (e non di 20) dalla notificazione (art. 46 reg. cit.). Il contingente del comune veniva spedito al Consiglio di ricezione (art. 48 reg. cit.), il quale procedeva alle operazioni previste dagli artt. 71 ss. r.d. 19 marzo 1834, ed avviava le reclute ai dipartimenti marittimi (artt. 48-52 reg. cit.). Le reclute venivano sottoposte a visita medica entro tre giorni dall'arrivo a bordo de' bastimenti, o nei porti ed arsenali, ed il Comando inviava i non idonei a nuova visita presso il Consiglio generale militare di sanit, che giudicava definitivamente (artt. 53-55 reg. cit.). Le malattie ed i vizi di conformazione che escludevano dal servizio della real marina erano elencati in un allegato al regolamento dal r. 5 aprile 1844 (361). I refrattari e disertori erano obbligati a servire sei anni consecutivi, ed in caso di recidiva passavano alle truppe di linea (art. 61 reg. cit.); i comuni per erano tenuti a rimpiazzare quelli soltanto che si sottraevano prima di giungere al Consiglio di ricezione (art. 62 reg. cit.) (362). Il r.d. 20 gennaio 1840 enunciava una serie d'incentivi per gli ascritti marittimi e le loro famiglie: preferenze per i volontari, in tutti i vantaggi offerti dalla real marina (art. 7); gratificazione d'un mese di soldo ai congedati con due anni di navigazione (art. 8); aspettativa di marche d'onore e tratti di munificenza e di promozioni per gli atti di valore citato, integrato

(360) R. 20 gennaio 1843, cito supra, nota (356). (361) PUITTI, III. p. 18l. (362) R. 17 ottobre 1841, e circo Min. Aff. interni TITTI, 111, pp. 200 e 203.

6 agosto 1842, in PE

95

Il R. Esercito e la R. Marina

599

{art. lO); diritto a p~nsione (artt. lO elI); preferenze, a favore dei figli degli ascritti morti o divenuti inabili in servizio (anche nella navigazione di commercio), per l'imbarco su navi da guerra e mercantili, e per l'ammissione nelle scuole nautiche e collegi di marina (art. 12); facolt d'assegnare a persona di famiglia o ad altra per pagamento diretto, fino alla met del soldo (art. 13) (363); diritto al rimborso del valore degli effetti perduti in naufragio (art. 14). Le eccezioni dal marciare, in confronto a quelle accordate nella leva per l'esercito (supra, 92), erano ben poche. Il motivo di tale trattamento differenziale spiegato nella circo 25 gennaio 1843, con cui il ministro degli affari interni comunicava il r. 20 gennaio 1843 (364). Derivava ci dalla natura del mestiere di marinari, e da quella degli obblighi che essi sono chiamati a sostenere per la difesa dello Stato . A coloro che si dolevano di non potere godere delle esenzioni come unici assoluti , o sostegno di famiglia , o per avere altri fratelli alle armi, il ministro rispondeva che gli uomini di mare ... se unici, non tengono conto... del valore che ha questa qualit nell'interesse della propagazione delle famiglie, e fanno di loro unica risorsa il mestiere del mare ... se... sieno sostegni, debbono cio provvedere al mantenimento delle famiglie, noI sono altrimenti che pescando, o navigando; e dal servizio sui legni da guerra traggono risorse non dissimili da quelle che offrono la navigazione e la pesca... se infine una famiglia sia composta di pi marinai, come tutti eser(363) R. 3 ottobre 1840, in PETITTI, III, p. 192. TI pagamento, per, poteva farsi solo in Napoli, a persona designata dall'a scritto, o, in mancanza, dal sindaco oppure dall'intendente, i quali erano autorizzati ad anticipare il pagamento a titolo di carit alle famiglie bisognose, per esserne poi rivalsi. (364) Cito supra, nota (356). Si dava luogo, tuttavia, a congedi anticipati straordinari, a domanda, per ragioni di famiglia: vedi, per esempio, circo Min. Aff. interni, 11 gennaio 1814, in PETITTI, 111, p. 202.

600

Istituzioni del Regno delle Due Sicilie

95

citano le arti di mare, e stanno alle conseguenze dell'allontanamento e de' pericoli che quelle presentano, una buona parte, se non tutta, pu bene prestarsi al servizio della marina militare . Diversa era la condizione degli ascritti destinati a servire nel Corpo dei cannonieri marinari, turno triennale stabilito pei cos detti marinari con l'impedi nuova legno d'otto anni, perch allora pi non trattava si di quel va, chiamati cio... a breve e provvisorio adempimento, ma di un servizio, simile per la durata, e per la disciplina a quello dei soldati . Degnavasi pertanto la maest sua di stabilire marinari gli unici verso che fossero esenti dal servire dacannonieri ascritti marittimi appartenenti

assoluti, i sostegni di famiglia, i padri di famiglia con figli, gli a famiglie disobbligate l'armata di terra, fermo restando che niuno degli ascritti marittimi era esente dal servire da marinaro no le seguenti: di nuova leva . Le soie eccezioni, previste dal reg. 20 gennaio 1840, era-

l) i capitani, padroni e piloti di legni mercantili,


to il caso d'urgenti circostanze, esercitarle (art. 64 reg. cit.); salvo le chiamate per si trovavano all'esercizio delle loro funzioni, 2) i piloti pratici, luogo medesimo (art. 65);

ecceted eccettuati coloro che non o impegnati ad servizio nel

3) i marinari che per mancanza di padroni ascritti funzionavano, con le debite autorizzazioni, da padroni di piccole barche da cabotaggio (art. 66); 4) gli uomini di mare che avessero tre figli ascritti nelle matricole, o dichiarati considerandosi inoltre sempre presenti i figli o morti in combattimento o in servizio su reali legni da guerra, inabili per ferite di guerra, o per accidenti, per malattie riportate in servizio (art. 67).

95

Il

R.

Esercito e a

R.

Marina

Gli ascrrtti soggetti a chiamata erano liberi di esercitare la pesca o la navigazione; ma allontanandosi dal Comune dovevano informare il sindaco, e se erano assenti al momento della chiamata erano compresi nella successiva (art. 68). Non potevano servire nella real marina i condannati per furto, per falso, o per misfatto qualunque le (art. 69). Tutti gli ascritti potevano farsi sostituire da un cambio, ascritto del medesimo comune, idoneo al servizio, e di classe non inferiore al chiamato; ma se il cambio fosse stato chiamato mentre era tuttora in servizio, doveva essere rimpiazzato dal sostituito (artt. 57 e 58 reg. cit.). I padri di famiglia potevano farsi sostituire da un proprio figlio ascritto marittimo, che vi acconsentisse e fosse idoneo al servizio; ma se questi poi fosse stato chiamato, non aveva diritto ad esenzione, a meno che il padre (art. 59). non volesse spontaneamente supplirlo a pena crimina-

Potrebbero piacerti anche