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Diritto Processuale Civile

21/09/2021

Libro: a scelta (cercare nei consigliati) + Libro Querzola.

Nel diritto processuale civile ogni atto deve essere una conseguenza logica di quello che lo precede. Il
processo é dunque una sequenza logica, successione di atti.

Diritto processuale civile processo giustizia.

A cosa serve il processo?

Il processo serve a realizzare la cosiddetta giustizia. Ogni qualvolta che si verifica un illecito, in questo caso
civile, amministrativo, penale ecc, ovvero un’alterazione di un equilibro fisiologico del rapporto giuridico,
interviene il processo poiché nessuno può farsi giustizia da solo ama ha bisogno di appoggiarsi allo Stato.

Quando si parla di giustizia si parla di uno strumento, un processo che serve a realizzare uno dei bisogni innati
e più potenti che sono nel cuore della persona umana ovvero il bisogno di giustizia.

La teoria generale di tutti i processi é quella del diritto processuale civile. Sono fondamento della procedura
penale, tributaria ecc…

Il diritto processuale civile é un diritto essenziale?


Astrattamente, se tutto filasse liscio come l’olio, Il diritto processuale non servirebbe. Del diritto sostanziale
non potremmo farne a meno (quello che mi da la regia del rapporto materiale che noi stiamo vivendo) mentre
in quello processuale si perché se nessuno commette alcuna violazione non si arriverebbe al giudice per
svolgere un processi.

Diritto processuale civile= é strumentale poiché si occupa della fase patologica.


Diritto sostanziale = Diritto finale perché disciplina la fisionomia dei rapporti (diritto funzionale)

NORME:

Il diritto processuale civile é un materia in cui si studia il diritto positivI ( in cui si studiano le norme vigenti).

La Costituzione:

Art.24 fonte principale processo: « Tutti possono agire in diritto per la tutela dei propri diritti ed interessi
legittimi ».

Analisi:

1) Tutti (Omnes): al giudice possono rivolgersi tutti senza limitazioni. Il diritto di azione cioè di agire in
giudizio (di rivolgersi al giudice a seguito di una violazione) nel nostro ordinamento spetta tutti.

2) Possono: Nel processo quando vediamo il verbo potere il verbo é sinonimo di onere processuale (atti
processuali che sono espressione di un onore e per questo si torna alla ternai generale del diritto privato:
diritto, potere, obbligo, onere…) l’onere processuale nel processo un potere é dato allappante per ottenere
un vantaggio. Figura mista di potere e dovere cioè la parte può compiere l’atto processuale previsto in quel
momento ma deve compierlo solo se vuole raggiungerlo quel determinato effetto.

Con TUTTI POSSONO l’ordinamento intende dire che se hai subito una lesione e non agisci in giudizio
nessuno lo farà per te. Se non si chiede la tutela dei propri diritto o quel diritto é perso.
Se si vuol tenere tutela, la parte si deve affrettare ed esercitare l’onere processuale.
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La violazione dell’onere fa scattare un auto svantaggio= perdita diritto.
Il processo civile é animato dall’impulso di parte cioè il giudice nel processo civile ha un ruolo quasi da
spettatore ma sono le parti che compiono gli atti (che hanno in mano le redini del processo civile).
La parte che propone la domanda che avvia il processo (domanda giudiziale) esercita il diritto di azione cioè
il diritto di agire in giudizio per ottenere la tutela di un diritto art. 24.
Il diritto di azione (cioè di rivolgersi al giudice per la violazione di un diritto soggettivo) non é un diritto che
si aggiunge alla lista dei diritti soggettivi che conosciamo (es: proprietà) ma é collegato a ciascun diritto
sostanziale per il fatto stesso di essere tale cioè sei sono proprietario il mio diritto di proprietà include il mio
diritto di azione nel caso qualcuno mi sottragga il bene di cui sono proprietario oppure nel caso del diritto
dell’immagine é sottinteso la possibilità di rivolgersi al giudice nel caos di violazione della mia immagine.

Nel caso non possiamo rivolgersi al giudice vuoi dire che quel diritto non é soggettivo perché sarebbe collegato
ad il diritto di azione.
Fasi processo:
1) una parte propone la domanda, avvia il processo (domanda giudiziale) esercitando il diritto di azione cioè
il diritto di agire in giudizio per ottenere la tutela di un diritto art. 24.

Art: 25 Della Costituzione:

1° comma: « Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge »

Questa disposizione, questo principio ci avvicina al tema della giurisdizione che é il primo argomento/istituito
che studieremo. Tutti i principi che riguardano il giudice: la terza età:l’imparzialità e l’indipendenza affondano
le loro radici in questo articolo 25 1° comma della Costituzione.

Questo articolo vuole esprimere l’idea che il giudice chiamato a conoscere di una controversia preesiste alla
stessa. Qual é il principio?

Quando nasce una lite, un processo al parte che propone la domanda, che decide di promuovere l’azione, il
giudice non viene nominato, i giudici sono pre costituiti/pronti in tribunale a seconda della competenza dunque,
sappiamo in maniera oggettiva chi é il giudice che si occuperà di quella controversia concreta. Questo articolo
é dunque interessante perché ci parla di giudice naturale (come se fosse un concetto di diritto naturale e non di
diritto positivo la posizione del giudice rispetto alla controversia). Nella costituzione c’é l’idea che il giudice
preesista nell’ordine delle cose alla lite che deve risolvere e deve conoscere.

Titolo quarto: Magistratura - Ordinamento Giurisdizionale (che si occupa di dire il diritto rispetto ad una
determinata controversia).

Art. 101 1°comma: « la giustizia é amministrata in nome del popolo » la prima norma nomina la finalità
ovvero la giustizia. (La giustizia é amministrata non é creata, inventata, scritta ma amministrata). In concetto
di amministrazione (si ordina, si regola) una cosa che c’é già e che il giudice ha il compito di distribuire. Il
giudice perché e per chi fa giustizia? IN NOME DEL POPOLO. Questo perché la giustizia e la giurisdizione
é una funzione dello Stato. Che cos’é una funzione? É un potere ed un dovere esercitato nell’interesse di un
altro. (Contrario di onere perché nel caso dell’onere é esercitato nell’interesse di se stessi). Ogni incarico
pubblico dal vigile alla professoressa universitaria ecc sono esercitati negli interessi della collettività. La
funzione é dunque un servizio.

23/09/2021
Art 24 comma 1 della Costituzione (continuo lezione di ieri)
-Norma fondante che contempla il diritto di azione
-Ci troviamo nel cuore della nostra materia
-Pagine dottrina concetto di azione ( = atto dinamico ), gli ambiti in cui si parla di azione ( in diritto
commerciale anche)
Azione rimanda anche all’ambito sportivo, in diritto commerciale, azione nel cinema.

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➔Tutto questo per dire che nel processo noi abbiamo dei personaggi sulla scena ( l’attore che promuove il
processo e il convenuto quello che gli risponde poi abbiamo un giudice e si parla anche di parti).
Nel processo è un po ’come al cinema, al teatro. Seguono delle regole come gli attori .
CONTINUO ANALISI ART 24 COSTITUZIONE ( vedere sopra )
-Per : strumento per raggiungere la tutela di un diritto quindi questo presuppone che ci sia stata una violazione.
L’affermazione ( perché nel processo le parti affermano o allegano dei fatti quindi compito del processo è di
affermare la corrispondenza di queste affermazioni alla realtà; il giudice lo fa con l’istruzione probatoria quindi nel
processo tutto è affermazione ) /esistenza di una violazione sostanzia quello che noi chiamiamo interesse di agire.
-Da cosa è dato l’interesse nell’essere del processo? E ’dato dalla parte che ha subito una violenza altrimenti
non sarebbe necessario rivolgersi al giudice. Invece per il convenuto ( ossia la persona che ha potenzialmente
violato il diritto della persona che ha iniziato il processo ): interesse a resistere al giudizio.
-La tutela dei propri interessi : si parla qui di legittimazione ad agire art 81 CPC .Nel processo può agire
soltanto chi si afferma titolare del diritto . Afferma perché è poi il giudice che verifica se è veramente titolare del
diritto quindi se ha legittimazione ad agire e se il giudice deve pronunciare la tutela o meno del diritto leso.

() Spiegazione delle parole rito e merito :


In ogni processo ci sono degli elementi di rito e degli elementi di merito.
Il rito : riguarda l’esteriorità del processo, il giudice quando gli arriva il fascicolo nel tavolo la prima domanda
che si pone : ho giurisdizione su questa causa ( le cd domande preliminari se le fa anche se le parti non lo
fanno, perché ovviamente se non ha giurisdizione non puo pronunciarsi e c’è un motivo di economia
processuale ossia così puo lavorare su un altro processo). Il rito è la procedura, il copione tant’è che il CPC si
chiama anche codice di rito. Per noi la parola forma non è formalismo ma è assicurazione di garanzia.
-Nel processo le questioni di rito sono sempre pregiudiziali rispetto al merito.
-Pregiudiziali vuol dire che proprio perché il rito ha una funzione di garanzia il giudice per prima cosa verifica
che dal punto di vista processuale tutto sia in ordine e lo fa anche per un altro motivo
-Perché vedremo che i difetti di forma/vizi di nullità del processo inficiano tutti gli atti successivi e dipendenti
per questo si parla di processo di garanzie. Il vizio di forma puo portare alla nullità del processo.
IL merito : “non entriamo nel merito” = la sostanza della pretesa.
——————————————————————————————————————————

RICORDAAAA

-Interessi legittimi sono terreno di applicazione del diritto amministrativo il TAR


-Giurisdizione ordinaria : parliamo di giudice civile e giudice penale
-Giudici speciali : giudice amministrativo , tribunali come quelli ecclesiastici, militari, sportivi e le
commissioni tributarie ecc. ecc.
Tale dicotomia tra giurisdizione ordinaria e amministrativa esiste ancora in Italia ove esiste distinzione diritti
e interesse legittimo mentre negli altri paesi senza questa dicotomia questa differenza non esiste.

ART 24 COMMA 2 COSTITUZIONE


La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Cos’è la difesa? Prima partiamo dal dire che il processo è tecnico, la persona comune ha bisogno di assistenza
per questo si parla di assistito (da un avvocato) . Attività intellettuale studio della causa ( giudice) mentre
attività di difesa è tipica dell’avvocato.
Difesa : diritto inviolabile secondo l’art 24, quindi l’affiancamento dell’avvocato deve essere sempre presente
In ogni stato e grado del procedimento:
-In ogni grado : fase del processo che si occupa di conoscere la causa del merito, infatti, nel nostro
ordinamento civile e penale noi abbiamo due gradi di giudizio e NON TRE ( noi abbiamo due gradi di merito e un
grado di legittimità di diritto davanti alla cassazione ).
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-In ogni stato : puo essere in stato di attività o quiescenza (= fase di stasi, per esempio, quando il processo è
interrotto perché il difensore/ avvocato muore il processo si interrompe)
-Del procedimento : sinonimo di processo, causa, azione?
L’esercizio dell’azione genera una causa concreta .(Con l’azione stiamo ancora nel mondo delle idee)
CAUSA: concreto processo generato è il numero di ruolo generale, si svolge all’interno di un processo o di un
procedimento.

Il cpc è fatto di 4 libri :


-1 libro “ dei principi generali” vuol dire che è quello più importante
-2 libro “ del processo di cognizione”
-3 libro “ del processo di esecuzione forzata” secondo semestre ( quindi no per noi)
-4 libro “dei procedimenti speciali” secondo semestre idem sopra
Concretamente la difesa di cui stiamo parlando si compone anche di diversi istituti processuali che
contribuiscono a garantire la difesa della parte come la motivazione dei provvedimenti. Come :
-IL principio del contraddittorio : ogni parte ha il diritto di replicare rispetto a ogni atto della controparte e
ogni provvedimento del giudice
-La terzietà e l’imparzialità del giudice : fondamentale altrimenti non si potrebbe parlare di processo.

ART 24 COMMA 3 ( non lo approfondiamo )


Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.
-Ci limitiamo a dire cosa esemplifica: garanzia costituzionale del gratuito patrocinio
-La giustizia ha un costo ma garantisce ai non abbienti ( da mostrare con i redditi ) di godere di difesa.

ART 24 COMMA 4 ( idem sopra )


La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.
-Mettere 4 comma
-Sull’errore giudiziario: molto attuale, il lavoro del giudice è un lavoro delicatissimo

2° comma: « i giudici sono soggetti soltanto alla legge »


I giudici sono in grado di emettere sentenze e di modificare la realtà a seguito di decisioni. Es: se in un
documento il giudice decide che un impresa debba essere chiusa questo avviene e quindi il giudice non é
soggetto a nulla se non legittimamente (alla legge). Persino la gerarchia dei giudici es 1,2 grado, appello e
cassazione quello non é un ordine gerarchico ma funzionale. Es: Un giudice della cassazione non é più
importante degli altri.

Altro esempio i giudici più esperti e più bravi dovrebbero essere in primo grado con un’ottima sentenza
difficilmente impugnabile o difficilmente censurabile avendo un giudice esperto o meglio dire « il più bravo »
il processo finirebbe li. I giudici sono quindi soggetti soltanto alla legge.

Art.102 fa riferimento al termine della funzione.


La funzione giurisdizionale é esercitata da magistrati ordinari istituiti dalle norme dell’ordinamento giudiziario
(legge fondamentale che disciplina l’organico della magistratura RDL 30 gennaio del 1941 il quale espone i
giudici-elenco dei giudici nel nostro ordinamento): « la giustizia nelle materie civili e penali é amministrata
dal giudice di pace, il tribunale ordinario, corte di appello e di cassazione).
Quindi quali sono i giudici che hanno competenza in materia civile? Il giudice di pace, il tribunale ordinario,
Corte di appello e di cassazione.

Nel caso penale: Il tribunale per i minori, il tribunale di sorveglianza e…

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La funzione é esercitata dai magistrati ordinati costituiti e regolati dall’ordinamento giudiziario, GO (Giudici
ordinari che sono civili e penali) tutti gli altri sono giudici speciali.

2° comma : « non possono essere istituiti giudici straordinari » (creati per un evento fuori dall’ordinario).

Art. 104 (ribadisce concetto del 102): « la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni
altro potere » autonomia spiegata.

Art. 106 (concorso magistratura)…

Art. 111 s.s (norme sulla giurisdizione) unica norma precisamente perché prevede il principio del giusto
processo. Questa norma costituzionale é stata modificata nel 1999. Il 111 é stato modificato con questa legge
costituzionale non perché il processo non fosse giusto ma perché ha messo nero su bianco vari principi
fondamentali che si trovavano nelle leggi internazionali e sovranazionali.
« La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge ».

Problematica: basta che un processo rispetti la legge per essere giusto oppure quando é giusta la sentenza
finale? Quando é giusto? Non c’é una risposta.

Ogni processo si svolge nel contraddittorio fra le parti (1) in condizioni di parità (2) davanti al giudice terzo
ed imparziale (3):

1. Ciascuna parte deve poter dire e contraddire rispetto all’altra parte e rispetto al giudice.
2. Parità formale e sostanziale se abbiamo due parti con ognuno il proprio avocato si ha una parità formale
mentre nel caso in cui tra gli avvocati uno e più bravo rispetto all’altro si parla di disparità sostanziale.
3. Le parti prospettano al giudice un dubbio, anzi una certezza soprattuto nel caso di un processo civile perché
i documenti sono ben chiari a cui il giudice deve dare un’altra versione dei fatti). Per quanto riguarda
l’imparzialità il giudice deve avere un distacco rispetto alle parti. Le parti sono una cosa (1 e 2) e lui é
fuori. Nel caso della terzietà e l’imparzialità bisogna distinguere la formalità e la sostanzialità perché può
sembrare parziale e non esserlo o viceversa. É importante che nell’esteriorità il giudice deve, non solo
essere imparziale ma anche sembrarlo. Es: amicizia con gli avvocati o le parti, rabbia e tristezza ecc.. non
può offrire altra immagine se non imparziale.

Se durante un processo vi sono dei conoscenti, amici o nemici tra le parti, il giudice può possibile astenersi (in
teoria obbligo) o nel caso in cui una parte sa che il giudice non é parziale può richiedere la ricusazione ovvero
di richiede l’assegnazione di un altro giudice.

Principio di effettività: la norma o la sentenza (norma interpretata nel caso concreto) devono cambiare la realtà.

Art. 111 6° comma (obbligo di motivazione ovvero la motivazione deve essere presente in ogni provvedimento
giurisdizionale) « tutti i provvedimenti …
La motivazione é la spiegazione da parte del giudice del percorso logico che ha seguito per giungere a quella
decisione.

Quando successivamente alla sentenza emergono delle prove decisive sconosciute (che non si conoscevano
prima) la parte dovrà dare prova di quando é stata emersa la prova e si potrà mettere in discussione tutto.

Un giudice potrebbe astenersi in caso di processi mafiosi? Il giudice non dovrebbe perché ha proprio una
funzione.

28/09/2021

Il tipo di attività giurisdizionale che puo essere …

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Ogni processo ha questo tipo di distinzione (questa tripartizione) detta chiovendiana perché elaborata da
Giuseppe Chiovenda Nato a premosello. Egli é uno dei padri di questi modelli processuali.
Si occupa o di un’attività di cognizione, o di esecuzione o cautelare.

La procedura civile da cui deriva la Tutela giurisdizionale civile, processo civile può essere di tre tipi:

1. Processo civile di cognizione: dedicato il 1 libro del c.c e dei procedimenti speciali nel 4° libro. Questo
processo (cognizione) deriva da conoscere ovvero l’attività principale del giudice, egli deve conoscere.
Conoscere a sua volta deriva da CUM (latino: sapere, mettere insieme tanti pezzi i tanti frammenti di
realtà che si troveranno davanti al giudice). L’attività di cognizione é quindi l’attività di conoscenza del
giudice ed il termine tecnico di questa attività é detta « accertamento ».

2. Processo civile di esecuzione: Quando il giudice é giunto al certamente che ritiene all’esito di quel
processo, egli emana al sua decisione (pronuncia la sua decisione che serve ad essere messa in pratica,
attuata/cambiare la realtà concreta). Questa attuazione che cambia la realtà si traduce nel concesso di
« esecuzione » a cui si associa anche un altro termine « forzata ». Questa vuole dire che se la parte che si
deve adeguare alla sentenza non adempie spontaneamente inizia un altro processo ovvero di esecuzione
forzata per far si che quella sentenza conformi a sé la realtà materiale dei rapporti fra le parti.

3. Processo civile cautelare : « tutela cautelare » tutela provvisoria ed urgente che accompagna con il fine
di garantirne il processo di cognizione e di esecuzione.
Es: tizio che deve fare un processo di cognizione perché non sa come far accertare il suo diritto credito.
Il creditore cerca di provvedere il provvedimento cautelar cercando di mettere
É quella tutela che non si occupa del merito della decisione e neanche della soddisfazione concreta come
nel caso degli altri processi (cognizione e esecuzione) ma é una Tutela strumentale che accompagna i
due processi per mettere in sicurezza il bene della persona.

A sua volta l’attività di cognizione può essere di un: (attività di mero, di condanna e costitutiva):
-attività di mero accertamento: pronuncia dichiarativa: il giudice is ferma all’accertamento perché é quello
che la parte gli ha chiesto. Con una pronuncia di mero accertamento il giudice si limita a dichiarare la
situazione di fatto o di merito.
Es: una contestazione in materia di diritti reali: due proprietari confinanti litigano di dove sia l’esatto confine
delle proprietà se si apre il processo si puo fare un accertamento e la decisione del giudice sarà una decisione
di mero accertamento che ha quindi lo scopo di accertare/ dichiarare dove cade l’esatto confine della
proprietà.

Il fatto lesivo é dato dalla contestazione del

-di condanna: in questo Caso all’accertamento si aggiunge una pronuncia di tipo condannatorio. Il giudice
prevede nella sua decisione che una parte abbia un determinato comportamento ne confronti dell’altra parte.
l(interesse ad agire é dato da un inadempimento. Questa parte inadempiente ci obbliga a rivolgersi al giudice
al quale chiederemo l’accertamento e la condanna di pagare all’altra parte quanto dovuto. Da questo tipo di
pronuncia deriva l’esecuzione forzata (inadempimento che richiede accertamento e condanna).

- costitutiva; le azioni costitutive trovano un fondamento nell’art 2908 c.c: « Nei casi previsti dalla legge ,
l'autorità giudiziaria può costituire, modificare o estinguere rapporti giuridici, con effetto tra le parti, i
loro eredi o aventi causa". (Il sesto libro é un insieme delle leggi che si trovano strumenti di tutela del diritto
sostanziale e poi ti detto una serie di norme, le prove, gli effetti di tutela sostanziale).

La costitutiva può essere:

- Necessaria: la parte per produrre l’effetto giuridico deve obbligatoriamente rivolgersi al giudice cioè non
potrebbe produrre l’effetto giuridico da sola neanche con l’accordo delle parti es: adozione, é necessario
andare dal giudice. L’interesse ad agire non c’é perché non c’é un fatto lesivo ma semplicemente é
necessario andare dal giudice se voglio ottenere quell’effetto giuridico. (IN RE IPSA é nella cosa in sé
non c’é un fatto lesivo ma solo la necessità di rivolgersi la giudice)
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- Non necessaria: contrario della pretendente, ma azioni non necessarie ovvero le parti avrebbero potuto
volontariamente con la loro attività sopire/produrre lo stesso effetto giuridico. Es. costituzione di una
servito tra due fondi (proprietari di due fondi) se pero il soggetto che deve permettere all’altro di passare
sul proprio fondo, la parte che subisce il fatto lesivo si rivolge al giudice per costituire l’azione di
passaggio. Le parti avrebbero potuto produrre l’effetto volontariamente e se non fanno le parti devono
rivolgersi al giudice.

rivolgersi la giudice che produrrà gli effetti che avrebbe dovuto produrre il contratto definitivo (es di
azione costitutiva non necessaria. … 2932 c.c inadempimento di contrarre l’esecuzione forzata
dell’obbligo di concludere un contratto.

Nella norma si parla dei casi previsti dalla legge, il giudice può costituire e modificare o estinguere (es .
Sentenza di divorzio che costituisce (che creano, ed estinguono) che creano un rapporto giuridico (che si crea
o che si sostituirà nel caso di estinzione).

Il giudice darà una decisione con un contenuto di mero accertamento, o di condanna o costitutivo.

L’art 2908 c.c insieme al 2907 e 2909 si colloca nel libro sesto della tutela giurisdizionale dei diritti nel capo
primo chiamato disposizioni generali. Questi articolo sono delle riposizioni generali perché alla base degli
argomenti. Il 2907 disciplina il principio della domanda: « Alla tutela giurisdizionale dei diritti provvede
l'autorità giudiziaria su domanda di parte e, quando la legge lo dispone, anche su istanza del pubblico
ministero (i casi in cui il pubblico ministero puo esercitar blu l’azione come nei casi in cui essendoci un
interesse pubblicistico egli si attiva es: nel primo libro le azioni interdizione,; di inabilitazione (tutela della
persona) si trovano dei casi speciali previsti dalla legge e queso succede per tutelare situazioni nelle quali vi
sono delle situazioni da tutela pubbliche. In breve: solo se la legge lo consente, in alcuni casi specifici con
situazioni di tutela pubbliche) o d’ufficio ».

Che si apra con una domanda di parte. Domanda é l’atto processuale con cui si esercita il diritto di azione e
si apre il giudizio. Domanda é un termine tecnico. La domanda può avere due forme:

I. Atto di citazione
II. Ricordo

Il 2907 c.c trova una ricaduta nel codice di diritto viòle nell’art. 99 c.p.c (principio della domanda):
« Chi vuole far valere un diritto in giudizio deve proporre domanda al giudice competente ».

La parte deve, in senso di onere processuale, proporre domanda e se non ti muovi non avrai ciò che prospetti
di avere.

Il diritto di azione si esercita proponendo una domanda giudiziaria quindi il contenuto e gli elementi della
domanda coincidono con gli elementi dell’azione. Gli elementi costitutivi della domanda coincidono con gli
elementi costitutivi dell’azione. Questi elementi sono:

A. Le parti:

• Parte in senso sostanziale: colui che si afferma nella domanda, titolare del diritto che vuol fare valere .
Soggetti che nella domanda vengono affermati rispettivamente come il titolare attivo ed il titolar epatico
del rapporto giuridico controverso. Sostanziale deve far pensare a MATERIALE.

• Parte in senso processuale: coincidono nella stessa persona ma nei casi in cui la parte in senso sostanziale e
processuale non coincidono

Es 1: i minori sono titolari di diritti ma non hanno in ipotesi di lesione nei loro diritti la capacità di stare in
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giudizio personalmente come un minore in uno spot pubblicitario che presta la sua immagine e che deve
ricevere il compenso. Se non viene pagato il minore é la parte in senso sostanziale ma non in senso
processuale perché per stare nel processo bisogna avere il libero esercizio dei diritti che nel nostro
ordinamento (cod 1 e 2 c.c) si ottiene con il compimento della maggiore età quindi parte in senso
processuale GENITORI.

Es 2: il rappresentato , chi delega altri rimane parte in senso sostanziale (quando la sentenza viene
rappresentata é lui che subisce) ma nel processo a fare la parte in senso processuale sarà il rappresentante.

B. Petitum: oggetto della domanda, in latino significa CHIEDERE, il petitum é quello che chiediamo.

C. Causa Petendi: ragione della richiesta, ragioni di fatto e di diritto che la parte afferma per ottenere la
decisione del giudice.

Es: tizio si rivolge al giudice per chiedere la condanna di caio per la conclusione di un contratto non
adempiuto.

30/09/2021
Argomento di oggi: giurisdizione

Domanda: parlare della giurisdizione:


La giurisdizione (norme costituzionali) può essere intesa secondo du diverse sfumature:
1. La giurisdizione come corpo dei giudice (ordinamento giudiziario (art 1…)
2. La giurisdizione riguardo sul suo contenuto oggettivo (giurisdizione é il potere di decidere su una
controversia con determinati effetti.

Definizione giurisdizione: Si può definire come il potere che spetta ai giudici di decidere di statuire su una
controversia con determinati effetti. Il giudice decide sulla controversia con determinati effetti (2):
• Idoneità di modificare l’idoneità sostanziale
• Idoneità di quella decisione a passare in giudicato(a diventare stabile, perenne).

La giurisdizione sta concettualmente nei cosiddetti presupposti processuali ovvero dei requisiti, qualcosa che
deve esistere, che si deve dare, che é posto prima (PRE) dell’inizio del processo cosi dopo essere iniziare da
poter proseguire. Senza presupposti processuali il processo può iniziare ma si arresta li.
Se vado da un giudice che non ha giurisdizione devo andare in un tribunale ordinario invece vado al TAR, quel
giudice non ha quindi il potere di decidere e non può quindi proseguire (dichiara il suo difetto di giurisdizione
con un provvedimento di rito- prima i controlli formali e la giurisdizione é il primo dei controlli perché appena
il giudice si vede investito della controversia vede se é giurisdizionalemente competente).
Le parti hanno anche loro un presupposto processuale ovvero la legittimazione processuale perché come il
giudice che deve avere il potere id decidere sulla causa allo stesso modo le parti devono avere il poter di stare
nel processo e si parla quindi di legittimazione o capacità processuale (art.75 c.p.c)

Presupposti processuali e condizioni dell’azione:

- I presupposti processuali: attengono al rito, alla forma e sono la giurisdizione per quello che riguarda il
giudice e la legittimazione o capacità processuale (art.75 c.p.c per quanto riguarda le parti).

- Le condizioni dell’azioni: contenuto del diritto, sono gli interessi ad agire ( art 100 c.p.c) e la legittimazione
ad agire (art 81 c.p.c). Le condizioni dell’azione ci portano nel merito della pretesa perché se il giudice
accerta che la domanda del richiedente (l’attore) ed ha subito una violazione, la domanda é accoglibile. Ed
é qui che si parla di legittimazione di agire.

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Tornando alla giurisdizione, Art 1 c.p.c libro primo, Capo primo del giudice, sezione prima della giurisdizione
e della competenza generale:

Art.1 c.p.c « La giurisdizione civile, salvo speciali disposizioni di legge, è esercitata dai giudici ordinari
secondo le norme del presente codice ».

Spiegazione: la prima questione che si pone il giudice quando riceve il fascicolo non solo prima del giudice,
la questione se la pone il difensore dell’attore che deve iniziare il processo, la questione di giurisdizione.

In primis l’avvocato dell’attore si pone la questione di giurisdizione (ovvero significa che l’attore si chiede da
quale giudice devo andare per ottenere tutela per la situazione che l’assistito mi ha rappresentato/per presentare
questa controversia?). Le possibili alternative/risposte quando si parla di questione di giurisdizione :

- Dal giudice ordinario? (Giudice civile e penale)


- Da un giudice speciale? (Giudice sportivo, giudice …)
- Da un giudice straniero? (Quando si ha la necessità di uscire dal nostro ordinamento) casi di controversia
transnazionali sono molto frequenti.
- Dalla pubblica amministrativa? Delle controversie possono essere risolte con un ricordo gerarchico
nell’ambito della pubblica amministrativa.

La risposta alla questione si articola su 4 diversi piani (quelli sopra elencati). La giurisdizione sarà da uno solo
( a quello che corrisponde la sua fattispecie).

Quand’é che ha la giurisdizione il giudice civile o ordinario? Risposta: Art 3 legge 218/1995 (legge di riforma
del diritto italiano, del diritto internazionale italiano).

Art. 3 Legge 218:1995 :


« 1. La giurisdizione italiana sussiste quando il convenuto è domiciliato o residente in Italia o vi ha un
rappresentante che sia autorizzato a stare in giudizio a norma dell'articolo 77 del codice di procedura civile e
negli altri casi in cui è prevista dalla legge.

2. La giurisdizione sussiste inoltre in base ai criteri stabiliti dalle sezioni 2, 3 e 4 del titolo II della Convenzione
concernente la competenza giurisdizionale e l'esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale e
protocollo, firmati a Bruxelles il 27 settembre 1968, resi esecutivi con la legge 21 giugno 1971, n. 804, e
successive modificazioni in vigore per l'Italia, anche allorché il convenuto non sia domiciliato nel territorio di
uno Stato contraente, quando si tratti di una delle materie comprese nel campo di applicazione della
Convenzione. Rispetto alle altre materie la giurisdizione sussiste anche in base ai criteri stabiliti per la
competenza per territorio ».

Perché la risposta é in una legge speciale e non nel c.p.c? La risposta ce la dà fino all’entrata in vigore di questa
legge, quest’ultima ha abrogato le prime norme dell’art 1 e quelle altre il 2, 3 ecc sono state abrogate insieme
altre norme perché la legge 218 ha ridisegnato il sistema della giurisdizione e del sistema interazione privato.
Perché é stato necessario? Perché il codice é del 1940 (entrato in vogliose nel 42)? Perché pensato per degli
stati nazionali che non si rapportavano in alcun modo con altri stati neanche confinanti e con la nascita
dell’unione europea e l’esperienza della globalizzazione con l’apertura delle frontiere a livello generale ha
fatto si che questo codice del 40` abbia richiesto a livello gi giurisdizione un’aggiornamento.

In conclusione: con il cambiamento epocale: nel codice della giurisdizione italiana sussisteva tutte le volte in
cui il convenuto era un cittadino italiano e poi vi era l’art 4 « casi di giurisdizione rispetto allo straniero » con
questo articolo é scomparso il riferimento alla cittadinanza del convenuto (italiano, straniero ecc. nella
giurisdizione italiana, posso proporre una domanda al giudice civile purché il convenuto abbia un elemento di
collegamento con il nostro territorio ovvero « domiciliato o residente in Italia o vi ha un rappresentante che sia
autorizzato a stare in giudizio »).
I confini del giudice e di ogni potere dello stato sono le giurisdizioni. Dove si fermano i confini dello Stato. Il
territorio é un elemento costitutivo dello…

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La giurisdizione può essere esercitata nei confronti dei soggettai che oggi presentano degli elementi di
collegamento volontario « domiciliato o residente in Italia o vi ha un rappresentante che sia autorizzato a stare
in giudizio » , creati consapevolmente e quindi sei soggetto ai poteri dello Stato che su questo territorio gli
esercita e puoi essere convenuto davanti ad un giudice italiano in un processo italiano.

In breve: la giurisdizione consiste nel potere delle controversie con determinati effetti e che spetta nei
confronti dei soggetti che hanno degli elementi di collegamenti con il nostro Stato.

In che momento e fino a quando la questione di giurisdizione può essere fatta valere nel processo?

Ci poniamo la questione di giurisdizione (da ricordare se é la prima questione da risolvere ovvero un


presupposto) va risolta all’inizio del processo, appena iniziato. Perché? Perché sennò arrivi ad una sentenza
di un giudice che non aveva il potere di pronunciarla perché non ha la giurisdizione.

Art. 37 c.p.c rubricato ’Difetto di giurisdizione’ : « Il difetto di giurisdizione del giudice ordinario nei confronti
della pubblica amministrazione o dei giudici speciali è rilevato, anche d'ufficio, in qualunque stato e grado del
processo »

Spiegazione: il 37 ragionava cosi ed é qui che é intervenuta (diritto vivente ovvero quello delle pronunce
giurisprudenziali) la cassazione ha iniziato negli anni di un insieme di sentenze pronunciate nel 2007
affermando che:
Io, Corte di Cassazione, Non posso modificare il codice perché per farlo c’é bisogno del parlamento ma visto
che sono il giudice delle leggi dico che il principio della durata del processo insieme al principio dell’economia
processuale ed insieme alla tutela di difesa delle parti cioè a dire tutti i principi sovranazionali impongono che
il processo abbia una durata ragionevoli, che le parti possano ottenere una tutela effettiva e l’economia
processuale dice di non poter far arrivare alla sentenza accorgendosi che il giudice non aveva la giurisdizione.
Di conseguenza la giurisdizione va discussa in 1° grado non é possibile seguire lo schema del 37 perché
andremo contro quei principi sovranazionali contenuti nelle fonti di grado superiori che ci dicono che il diritto,
é un diritto ragionevole, equo ecc.. non possiamo arrivare alla fine e poi annullare le sentenza arrivate a dei
gradi superiori al 1°.
In conclusione: secondo la cassazione se c’é il problema di giurisdizione bisogna affrontarla subito.
Es: non si affronta il problema, arriva la sentenza e la parte vuole impugnare in appello e la cassazione dice
che non si può fare (anche se nel 37 lo permette, dopo la sentenza della cassazione per la questione delle leggi
sovranazionali) .

Se il giudice si é pronunciato nel merito senza dire niente sulla questione della giurisdizione ( non esplicita la
giurisdizione ), si considera che sulla questione giurisdizione si sia formato quello che la cassazione chiama
AGGIUDICATO IMPLICITO ovvero tuo dire che lui se l’é posta da solo (il giudice) ed avendo la risposta ha
continuato (decisione implicita). Non si trova scritto giurisdizione ma implicitamente avendo pronunciato una
sentenza sul merito si deve essere chiesto in primis la questione sulla giurisdizione.

Oneri delle parti: Le parti se devono sollevare la questione del difetto di giurisdizione.
Il giudice che si pone la questione per primo e deve quindi renderla pubblica senza risolverla implicitamente.
Se provoca le parti la decisione sarà espressa.

La cassazione dice che si può impugnare il problema della giurisdizione se viene affrontata in primo grado.

A questo discorso, il nostro ordinamento processuale fin dall’origine ha compreso la questione di giurisdizione
ed ha detto: questa questione é talmente importante che é opportuno approntare un rimedio che fin dal 1° del
giudizio consenta di portare direttamente la questione di giurisdizione alla Corte di Cassazione.

PIRAMIDE :

I. GIUDICE DI PRIMO GRADO


II. GIUDICE DI SECONDO GRADO
III. UNICA CORTE DI CASSAZIONE : vertice della piramide a cui spettano i problemi in materia di
giurisdizione. (Nel caso in cui non si risolve questo problema la decisione finale spetta a lei)
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Art.41 c.p.c (disciplina l’istituto del regolamento di giurisdizione): « Finché la causa non sia decisa
nel merito in primo grado, ciascuna parte può chiedere alle sezioni unite della Corte di cassazione che
risolvano le questioni di giurisdizione di cui all'articolo 37. L’istanza si propone con ricorso a norma degli
articoli 364 e seguenti, e produce gli effetti di cui all'articolo 367."

Spiegazione : siamo in un processo civile in primo grado e si agita la questione di giurisdizione o sollevata dal
giudice o del convenuto (c’é discussione) in questo caso anche l’attore può farlo a differenza di prima quindi
se c’é un dubbio anche l’attore (che non l’ha sollevata ma che ci si trova) può avere interesse ad andare al
vertice supremo (la cassazione a cui spetta di risolvere le questione di giurisdizione per sapere da quale giudice
si deve andare). Se il giudice ha pronunciato un provvedimento il 41 non si può più fare. Solo se il giudice non
ha pronunciato nulla né di diritto e né di merito perché sennò dimostra di essersi posto il problema.

Parte finale articolo spiegazione: Nel caso in cui il giudice si é sbagliato: in appello si può pronunciare istanza
con ricorso con effetto dell’art.367 (proposizione del regolamento di giurisdizione davanti alla cassazione
sospende il processo di primo grado se il giudice, davanti al quale il processo pende, non ritiene la questione
di giurisdizione non manifestamente inammissibile o infondata ovvero che venga proposta per perdere tempo
cosi da aspettare 2 anni in cassazione cosi il processo in primo grado si allunga detto espediente dilatorio).

01/10/2021
La giurisdizione può appartenere ad un giudice ordinario, ad un giudice speciale, alla pubblica amministrazione
o ai giudici stranieri.
La fonte di riferimento quando parliamo di questione di giurisdizione nell’ UE vi é il regolamento 215/2012.
La fonte di riferimento con i rapporti del nostro ordinamento ed i paese extra euro il 118/1995.

La giurisdizione é quindi il presupposto processuale che incarna il potere del giudice che deve soluzione la
controversia.
La corte é intervenuta con la leghe 37 ed anche il legislatore con la legge n°69/2009 ed in particolare l’art 59.
L’articolo 59 della legge 69 introduce l’istituto della cosiddetta TRANSLAZIO IUDICI (Istituto Translazio
Iudicai ovvero trasferimento del giudizio ovvero Il legislatore dice che se il processo é iniziato davanti ad un
giudice privo di giurisdizione noi introduciamo il trasferimento del processo e quindi andiamo a prevedere che
é iniziato davanti al giudice che non aveva la giurisdizione, possa essere trasferito davanti al giudice che ha
giurisdizione. non si punisce quindi l’attore che ha scelto il giudice sbagliato.

Art 59 legge 69: « 1.Il giudice che, in materia civile , amministrativa, contabile, tributaria o di giudici speciali,
dichiara il proprio difetto di giurisdizione indica , altresì, se esistente, il giudice nazionale che ritiene munito
di giurisdizione. La pronuncia sulla giurisdizione resa dalle Sezioni Unite della Cassazione è vincolante per
ogni giudice e per le parti anche in altro processo ».

Il trasferimento del processo comporta che il processo già iniziato prosegua davanti ad un nuovo giudice ed é
importante dal punto di vista delle decadenze (qual era il problema quando il processo iniziava un processo
senza giurisdizione? Era che bisognava iniziare il processo da capo davanti al giudice competente e con il
tempo il diritto poteva essere prescritto. Di conseguenza vengono fatti salvi gli effetti fin dalla proposizione
della domanda, senza la necessità di ricominciare da capo. Ovviamente resta il principio della domanda,
l’impulso delle parti quindi le parti devono darsi da fare per continuare il processo davanti al nuovo giudice.

Ci siamo posti la questione della giurisdizione e l'abbiamo risolta nel senso che abbiamo capito la giurisdizione
del giudice ordinario. Ora ci dobbiamo porre la domanda di competenza quindi ora bisogna chiedersi quale
tipo di giudice e quale tribunale. Detto tecnicamente la questione di competenza é la questione che si pone una
volta risolta la questione di giurisdizione per cui individuata una giurisdizione risolviamo l'ulteriore domanda
per comprendere davanti a quale dei tanti giudici appartamento a quella giurisdizione dovrebbero seguire i
processi: giudice di pane, tribunale, corte d’appello o di cassazione. La domanda sulla competenza darà la
risposta su quelle diverse alternative.

Frazione di giurisdizione, una parte di giurisdizione quindi la competenza ha la stessa natura della giurisdizione
e quindi come la giurisdizione, la competenza é un presupposto processuale.

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Come si risolve la questione di competenza? TITOLO: Della giurisdizione e della competenza generale
sezione 1,2,3

La questione di competenza si risolve applicando 3 criteri in questo ordine:


1. Materia
2. Valore
3. Territorio

Es: sono avvocato che deve scegliere il giudice ed il primo criterio dopo aver capito che la giurisdizione é
ordinaria, considero il criterio della materia quale per esempio di cosa si tratta? che tipo di caso c’é da risolvere?
Es: limiti della proprietà? Giudice di Pace.

Esiste una competenza prevista dal codice? Naturalmente bisogna usare il codice C.P.C es: art. giudice di pace
in cui affianco alle figure vi sono le questioni di cui sono competenti.
Quando il codice prevede per un certo tipo di materia la competenza d’un certo ufficio giudiziario abbiamo
risolto già il problema.

Competenza per materia é risolta ma se non abbiamo una competenza per materia es: materia di obbligazioni,
rapporti debito/credito allora andiamo ad applicare il criterio del valore. Fino a Xmila euro siamo davanti al
giudice di pace o del tribunale. Es: causa di 5000 euro davanti al giudice di pace.
si dice risolto in verticale perché i giudici sanno la collazione della piramide di competenza.
La verticalità perché ci immaginiamo il giudice di pace é inferiore rispetto agli altri.

Il terzo criterio quello del territorio: risolve la questione di competenza orizzontale perché é una competenza
del territorio: Competenza generale del territorio si vede la residenza del contenuto es: io denuncio e la persona
accusata vive Bari si va dal giudice di pace o al tribunale di Bari.
In questo caso orizzontale perché non si vede la piramide delle competenze.

Torniamo alla giurisdizione per chiederci se la giurisdizione del giudice civile italiano é derogabile? Art 2 del
codice del 40 Abrogato dalla legge 218 Inderogabilità convenzionale della giurisdizione (le parti del processo
vivile non possono accordarsi per derogare la giurisdizione italiana ovvero per andare a litigare davanti ad
un’altra giurisdizione). Questo articolo rispondeva al criterio concernente la giurisdizione che é un potere
dello stato quindi sottrarre una causa alla giurisdizione italiana per un’altro ordinamento é sottrarre la
giurisdizione.
Es: preferisco andare a fare il processo davanti alla giurisdizione francese

La giurisdizione del giudice civile italiano è derogabile?

ART 2 CPC “ inderogabilità convenzionale della giurisdizione” poi abrogata legge 218 in particolare dal suo
art 4 ( comma 2 dice “la giurisprudenza italiana può essere convenzionalmente derogata a favore di un giudice
straniero …) rispondeva al criterio che la giuris è il potere dello stato quindi sottrarre una causa a una giuri
italiana sarebbe sottrarre una parte di giurisdizione e darlo ad un altro stato.
ART 4 comma 2 : la giuris italiana favorevole alla giurisdizione straniera quando la causa verte su diritti
disponibili e la deroga risulta scritta. E ’importante è la disponibilità del diritto
L’art 4 2 comma legge 218: "la giurisdizione italiana può essere convenzionalmente derogata …

La disponibilità e l’indisponibilità dei diritti: noi che studiamo il diritto sostanziale

Diritto di azione non si aggiunge alla lista dei diritti ma é collegato con ogni diritto soggettivo (immagine,
credito) ha il suo interno il diritto di al giudice il diritto di violazione (quindi quando un diritto sostanziale é
disponibile posso disporre delle sue modalità di tutela

Se la competenza é una frazione di giurisdizione la competenza é derogabile o inderogabile? É derogabile


perché se la giurisdizione é derogabile essendo una frazione lo é anche la competenza.

Art.38 C.P.C:

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Comma 1 « L'incompetenza per materia, quella per valore e quella per territorio sono eccepite, a pena di
decadenza, nella comparsa di risposta tempestivamente depositata. L’eccezione di incompetenza per territorio
si ha per non proposta se non contiene l’indicazione del giudice che la parte ritiene competente ».

I. Il convenuto se vuole sollevare la questione di incompetenza del giudice adito /scelto dall’attore lo deve
fare subito, nel primo atto con cui entrano al processo che va poi depositata in certi termini/ tempi.

Deve farlo subito perché? Perché dopo non può farlo più questo viene chiamato PRECLUSIONE (concetto
che esprime la decadenza dal potere di compiere un certo atto quando é scaduto il termine previsto per il
compimento di quell’atto. (Perché per l’esercizio di quel potere vi é un termine ed il potere si perde per due
ragioni: per consumo del potere o consumato per mancato esercizio).

II. Altro principio generale: la competenza ed i relativi criteri possono essere derogati dalle parti.

Terza parte spiegazione del primo comma : se non mi dice la proposta decade

Da questo articolo vi sono due principi generai quali: Si solleva la questione di competenza se il giudice lo
sollevo o il convenuto. Se il giudice non dice nulla e neanche il convenuto il giudice diventa competente. In
breve se il convenuto non ha detto nulla il giudice diventa competente.

Comma 3: Fuori dei casi previsti dall'articolo 28, quando le parti costituite aderiscono all'indicazione del
giudice competente per territorio, la competenza del giudice indicato rimane ferma se la causa è riassunta entro
tre mesi dalla cancellazione della stessa dal ruolo .

(L’articolo 28 ci dice che la competenza per territorio puo essere derogata in una serie di casi ma non in alcuni
casi che l’articolo 28 prevede: « La competenza per territorio può essere derogata per accordo delle parti, salvo
che per le cause previste nei nn. 1, 2, 3 e 5 dell'articolo 70, per i casi di esecuzione forzata, di opposizione alla
stessa, di procedimenti cautelari e possessori, di procedimenti in camera di consiglio e per ogni altro caso in
cui l'inderogabilità sia disposta espressamente dalla legge ».

Regola é che la competenza del territorio sia derogabile ed é quindi da vedere che in alcuni casi previsti dall’art
28 che la competenza del territorio sia inderogabile.
Nell’art 28 ci sono quindi la competenza derogata di alcuni casi e interrogata di altri, entrambi nello stesso
articolo.

Il termine nei confronti del giudice é di 60 giorni, il giudice se vuole rilevare la questione di competenza deve
farlo alla prima udienza.
In brave: se c’’é un difetto di competenza di materia, valore, specie, derogabile o inderogabile o viene fatto
valere subito dal giudice o dal convenuto la questione é sanata.

Se si sbaglia giurisdizione sbagliamo quadrante, andiamo da qualcuno che non hai il potere di decidere mentre
se andiamo da quello giusto ma se la giurisdizione é giusta é un difetto di competenza ci troviamo comunque
nel giusto quadrante.

LITISPENDENZA- Pendenza della lite :

1. LITISPENDENZA IN SENSO AMPIO : pendenza del processo tecnicamente si dice che il processo pende
non che un processo c’é.
2. LITISPENDENZA IN SENSO STRETTO: si ha quando la stessa causa pende davanti a giudici diversi.

É la legge che stabilisce se un processo inizia per atto di citazione o per ricorso.
Osservazione: la citazione e ricorso sono le due possibili forme della domanda giudiziale ed anncirmao detto
che quest’ultima é il primato giudiziale con cui iniziare il processo.

1. L’atto di citazione: quello per scempio con cui inizia il processo ordinario di citazioni é un atto che viene
prima notificato al convenuto, alla contro parte e poi depositato nella cancelleria del giudice competente.
2. Il ricorso : viene prima depositato nella cancelleria del giudice e poi notificata alla contro parte.
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Domanda: Da quando un processo é pendente ovvero considerato un processo?
Risposta: Se si tratta di un atto di citazione da quando l’atto di citazione é stato notificato alla contro parte,
restaurato rapporto tra attore e convenuto che determinata la LITISPENDENZA mentre se si tratta di un ricorso
quando é stato depositato il ricorso.

Domande: Si hanno due o più cause che sono identiche e quando sono identiche? Perché la stessa causa può
pendere davanti a due giudici diversi (es tribunale di Roma e di Milano)?
Risposta: può succedere perché vi sono dei criteri di competenza ancora più approfonditi e può capitare che
prendendo in considerano e la competenza territoriale due tribunali diversi non sapendo che l’altro tribunale
ha già avviato il processo ovviamente processualmente é un problema economico e dal punto di vista logico
giuridico, c’é il rischio che vi siano due decisioni diverse. A questo punto, per risolvere il problema l’Art.39
quindi per risolvere la questione di chi deve andare avanti e chi sarà definitivamente competente dicendo che
il giudice davanti al quale la causa é iniziata successivamente, cancelli la causa dal luogo ed il processo continui
con il giudice che ha cominciato per primo. Quale é iniziato per primo. Bisogna vedere il giorno dell’atto di
citazione se é iniziato tramite atto di citazioni o vedere il giorno del ricorso se iniziato tramite ricorso.

Primo aspetto : la stessa causa ( processo concreto che nasce dall’esercizio di un’azione ) cioè quando sono
identici gli stessi elementi, gli elementi della causa se risultato esercizio dell’azione ( parti, petitum e causa
fetendi) .
Se per una stessa causa ci sono più criteri di competenza una parte puo aver utilizzato un criterio di competenza
speciale mentre un altro decide di andare davanti a un giudice ordinario questo pone due ordini di problemi?
- Tenere impegnati due giudici con la stessa causa pone problema economia
- Poi c’è il rischio giuridico quello di dare due decisioni diverse, tecnicamente si parla di contrasto di
giudicato ( decisione di segno difforme )
L’art 39 per risolvere il litis pendenza ossia chi dei due è definitivamente competente? IL giudice davanti al
quale la causa è iniziata successivamente cancella la causa dal ruolo e va avanti il giudice che ha avviato per
primo qui torniamo alla litis pendenda in senso ampio ( dipende se nato con ricordo o citazione).

05/10/2021
Presupposti processuali = giurisdizione e competenza
Strumento per risolvere q° di giurisdizione all’inizio del processo cioè regolamento di giù all’art 41 del CPC
Regolamento di competenza art 42 e seguenti del cpc
Distinzione : con il regolamento di competenza entriamo per riabbandonarlo nei mezzi d’impugnazione delle
sentenze. Mentre la disciplina dei mezzi d’impugnazione art 323 e seguenti abbiamo un mezzo che è stato
anticipato nel primo libro perché ha preferito metterlo nella stesse x normativa. Art 39 litispendenza
Art 5 che è rubricato in un momento determinato della giurisdizione e competenza. La giurisdizione e
competenza si determinano con riguardo alla legge vigente dallo stato di fatto ed esistente al momento della
proposizione della domanda, non rilevano i mutamenti successivi. La norma generale di competenza è anche
quella di giu. È necessario guardare la residenza di quando ha commesso il fatto il convenuto. I mutamenti
successivi non rilevano rispetto a quella situazione, per esempio, il convenuto ha commesso il fatto a Torino
e dopo si è trasferito a Bologna, la giurisdizione è a Torino.
Non dobbiamo troppo spingere le analogie tra istituti ancorché siano assonanti. La natura dello strumento è
diversa. L’espressione competenza non è sinonimo di giurisdizione poiché il regolamento di giu non è un
metodo d’impugnazione ordinario che serve a impugnare i provvedimenti che pronunciano sulla
competenza.
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Nel regolamento di giu uno dei presupposti è che non sia stato pronunciato nessun provvedimento (né di
merito né di rito). Sono ordinari i mezzi d’impugnazione che si possono proporre quando una sentenza non
è ancora passata in giudicato. Saranno straordinari i mezzi d’imp che si possono proporre dopo che una
sentenza sia passata in giudicato. La parte impugna i provvedimenti che pronunciano sulla competenza che
possono avere 2 forme :
-di ordinanza : i provvedimenti che pronunciano solo sulla competenza -> il giudice dice sono competente
o sono incompetente.
-della sentenza : provvedimenti che pronunciano insieme sulla competenza e sul merito -> il giudice dirà
che è competente perché se si pronuncia sul merito vuol dire che ha risolto q° pregiudiziale.

L’ordinanza che pronuncia solo sulla competenza è impugnabile con il regolamento di competenza (davanti
alla Corte di cassazione) agli art 42 che chiamiamo reg di competenza necessario perché è l’unico strumento
che abbiamo per impugnare quell’ordinanza.
Una sentenza composta da 2 capi (punti di decisione) : un capo sulla competenza e un capo sul merito.
Abbiamo un concorso fra il regolamento di competenza e l’appello (strumento generale d’impugnazione
delle sentenze). Applicabilità di diversi strumenti
Se vogliamo impugnare solo il capo sulla competenza in caso di competenza + merito, regolamento di
competenza
Se vogliamo impugnare solo il capo sul merito proporremo l’appello
Se vogliamo impugnare tutta la sentenza proporremo l’appello
Le questioni pregiudiziali devono sempre essere decise preliminarmente rispetto alle altre questioni perché
l’esito della loro pronuncia è in grado di condizionare le q° successive, si parla di pregiudizialità e
dipendenza.
Connessione
Istituto processuale
Art 40 cpc
Quand’è che parliamo di connessione? Parliamo di connessione fra cause : la causa 1 e 2 sono connesse
quando hanno in comune alcuni loro elementi, non tutti gli elementi sennò sarebbe una litispendenza. Gli
elementi : elementi della domanda e dell’azione (potere di agire per tutela propri diritti) -> parti,
petitum/oggetto, causa petendi/ragioni della domanda. La connessione puo essere oggettiva cioè le 2 cause
hanno in comune il petitum o causa petendi ma hanno diversi soggetti o soggettiva quando le 2 cause hanno
in comune il soggetto, parti della causa 1 sono Tizio e Caio e anche nella causa 2. La connessione puo essere
un motivo per la riunione di cause quando 2 o più cause connesse vengono riuniti quindi trattate da uno
stesso giudice sia per ragioni di economia processuale ma anche per efficacia della trattazione
dell’istruttoria. La connessione è presa in considerazione che è una possibilità e non un obbligo perché
potrebbe essere che riunendo più cause davanti a stesso giudice la trattazione fosse pesante e non migliorata.
Se 2 cause sono connesse e le riuniamo davanti ad un unico giudice davanti a quale giudice dobbiamo andare
? (art 40 sulla competenza)
Quando 2 cause sono connesse soggettivamente (Tizio e Caio da tutte due le parti), hanno diverso l’oggetto.
Se le riuniamo in un unico processo, questa riunione darà luogo al cd cumulo oggettivo cioè si accumula
l’oggetto della causa 1 e della causa 2. Quando la connessione fra le 2 cause è soggettiva, se noi riuniamo
in un unico processo le 2 cause connesse avremmo un cumulo soggettivo.
La causa accessoria segue la causa principale (art 40 numero 1) .
07/10/2021

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ALTRE NORME ED ISTITUTI

Art. 50 Bis e 50 TER c.P.c perché? Perché si occupano della competenza in primo grado del tribunale:

Ormai abbiamo capito che in primo grado la competenza é o del tribunale o del giudice di pace. La maggior
parte dei casi la competenza é del tribunale perché il giudice di pace ha solo la competenza da quanto previsto
nell’art 7.

La competenza sulla singola causa assegnata é al tribunale in composizione monocratica o collegiale:

- tribunale in composizione Monocratica la causa é trattata dall’inizio alla fine da un unico giudice inteso
come magistrato (figura fisica). Es: Mario rossi giudice del tribunale é tribunale in composizione monocratica.
Risale al. 1998 al decreto legislativo che una parte abili l’ufficio giudiziario del pretore (art 1 dell’ordinamento
giudiziario che elencava i giudici ed una riga vuota perché accorpati i pretori al corrispondenti tribunali).
Il tribunale iniziasse a conoscere delle controversie con tribunale in composizione monocratica. Accanto al
tribunale monocratico rimane il tribunale in composizione collegiale.

-tribunale in composizione collegiale: collegio di tribunale composto da 3 giudici/magistrati (fisiche) quando


una causa é di competenza del tribunale collegi le non é che i 3 giudici si occupano delle controversie tutti i
insieme ma é lo stesso codice che prevedere che in ogni collegio ciascun giudice sia un giudice istruttore
(detto anche relatore) di alcune cause ovvero la decisione sarà del collegi ma tra trattazione del processo sarà
affidata al giudice istruttore, giudice singolo che si chiama cosi perché istruisce la causa (la studia e la fa
l’istruzione probatoria) e quando vi é la fase della decisione il giudice istruttore diventa giudice relatore perché
ciascuno relazione agli altri gli esiti delle cause che ha trattato.
In breve: la sentenza sarà del tribunale collegiale ma la trattazione viene affidata ad un magistrato che poi
riferisce agli altri.

Il giudice é Istruttore finché istruisce e solo quando si relazione ai colleghi diventa giudice relatore.

Art.50 Bis c.p.c (Cause nelle quali il tribunale giudica in composizione collegiale) e 50 Ter c.p.c (cause in
cui la competenza non é del tribunale collegiale, le cause appartengono al tribunale monocratico). Quando
troviamo i numeri romani vuol dire che l’articolo é stato inserito successivamente:

Art.50 Bis c.p.c:

Il tribunale giudica in composizione collegiale:

1) nelle cause nelle quali è obbligatorio l'intervento del pubblico ministero, salvo che sia altrimenti disposto
2) nelle cause di opposizione, impugnazione, revocazione e in quelle conseguenti a dichiarazioni tardive di
crediti di cui al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, [al decreto legge 30 gennaio 1979, n. 26, convertito con
modificazioni dalla legge 3 aprile 1979, n. 95,] e alle altre leggi speciali disciplinanti la liquidazione coatta
amministrativa;
3) nelle cause devolute alle sezioni specializzate;
4) nelle cause di omologazione del concordato fallimentare e del concordato preventivo;
5) nelle cause di impugnazione delle deliberazioni dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, nonché
nelle cause di responsabilità da chiunque promosse contro gli organi amministrativi e di controllo, i direttori
generali e i liquidatori delle società, delle mutue assicuratrici e società cooperative, delle associazioni in
partecipazione e dei consorzi ;
6) nelle cause di impugnazione dei testamenti e di riduzione per lesione di legittima;
7) nelle cause di cui alla legge 13 aprile 1988, n. 117 ; 7-bis) nelle cause di cui all'articolo 140-bis del codice
del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.

Il tribunale giudica altresì in composizione collegiale nei procedimenti in camera di consiglio disciplinati dagli
articoli 737 e seguenti, salvo che sia altrimenti disposto .

Spiegazione articolo, il Il tribunale giudica in composizione collegiale in questi casi:


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1)per le cause quando é previsto l’intervento del PM le cause sono affidate al tribunale in composizione
collegiale.
2) materie di procedura congressuale che include anche il numero 4 della norma.
3)nelle cause devolute alle sezioni specializzate
5) in materia societaria
6)In materia di testamenti e successioni
7)Cause di responsabilità dei magistrati
7 bis) nelle cause di cui all'articolo 140-bis del codice del consumo

Domanda: Perché il legislatore ha affidato queste cause al tribunale in composizione collegiale?


Risposta: Perché queste latere possono essere complesse e quindi il collegio potesse meglio rispondere alle
esigenze di queste materie. Che una causa sia complessa o no lo si vede solo nella causa in sé e non per la
materia della causa. Ovvero causa complessa non per la materia ma per la situazione della causa.

Domanda: cosa succede se sbagliamo nell’introduzione della causa? Se scegliamo il tribunale in


composizione monocratico quando era collegiale e viceversa?
Risposta: non si considerano attinenti alla costruzione del giudice (non invalidano il potere di giudicare
dell’organo ovvero non é un difetto di potere ma solo di istituzione degli organi) si applica l’art 161 1 comma.

Sbagliarsi non é un difetto insanabile dice la prima parte della norma ovvero il giudice é validamente costituito
comune ma si produce una nullità cioè si parla di nullità ogni qualvolta siamo difronte ad un vizio di procedura,
ad un difetto di procedura (cioè non é stata rispettata una norma processuale).
Quindi quando ti sbagli per ignoranza o perché commenti un errore (che se non si fanno valere gli errori
vengono sanati) si procedure un difetto di nullità. (non bisogna parentela al diritto sostanziale)

Astensione del giudice (in tutti i casi in cui vi siano del legami : egli ha l’obbligo di astenersi se :
1)ha interessi nella causa evidentemente non é imparziale
2) se egli stesso o la moglie (c’é scritto moglie perché quando é stato scritto il codice il giudice era sempre
uomo ed é stato specificato quindi sarebbe da aggiornare scrivendo coniuge)
3)vi é un rapporto di credito o di debito
Altri commi non da ricordare salvo l’ultimo perché particolare:
Ultimo comma: anche in casi che non sono quelli elencati ma di convenienza (di opportunità) il giudice può
chiedere al presidente del tribunale l’autorizzazione ad astenersi. (Unico comma in cui lui non ha l’obbligo ma
lo chiede).

Art.52 c.p.c
Istituto cella ricusazione mediante ricorso con motivi specifici e mezzi di prova: proposta dalla parte che
ritiene che il giudice abbia un motivo per il quale lui dovrebbe astenersi perché ritenuto non imparziale
Norme che dicono quando la competenza é ad una sola persona (tribunale in composizione monocratica). La
ricusazione sospende il processo. (Processo resta sospeso, l’abbiamo menzionato parlando del regolamento di
competenza)

Art 57 ss si occupano del cancelliere e dell’ufficiale giudiziario.


Il cancelliere: é il personale amministrativo incardinato nell’ufficio della cancelleria del tribunale (art 57 ,58
c.p.c). (Ausiliario del giudice).

L’ufficiale giudiziario: organo dello Stato che collabora nel processo/presta la sua opera nel processo e, mentre
il cancelliere é nel tribunale fisicamente, egli provvede all’esecuzione dei suoi ordini fuori dal tribunale, dal
cominciare dalle notificazioni e lo si troverà nell’esecuzione forzata.

Art.61 ss si occupano del consulente tecnico.


Egli é colui che nel processo si occupa della consulenza tecnica ovvero figura esperto nel sapere specialistico
a cui viene affidata la reazione della consulenza tecnica o perizia. In pratica al giudice viene chiesto di
intervenire in casi specifici in cui é necessario (può scegliere) un esperto/un ausiliario detto consulente tecnico
di ufficio che aiuti ad esercitare i dati, gli elementi di fatto che deve considerare per decidere sulla causa; é per
questo che vi é il consulente tecnico (psicologo, medico… )
Es: caduta del ponte Morandi necessitava una consulenza tecnica perché una materia specialistica.
17
I professionisti che ambiscono a lavorare per gli uffici giudiziari devono iscriversi in appositi albi. Il giudice
cerca in un albo specifico. Una volta che ti nominano sei obbligato ad intervenire salvo se il consulente non é
imparziale poiché ausiliare del giudice deve essere imparziale tanto quanto lui.

N.B Quando é necessario, non per legge ma il giudice può farsi assistere, quindi é una facoltà non é obbligato
a rivolgersi ad un consulente.
Il giudice deve guardare l’albo mentre le parti, la parte privata può rivolgersi a qualunque consulente.

Anche le parti, sia l’attore che il convenuto, possono nominare un esperto della materia tecnica.

Art.63 c.p.c
Il consulente scelto tra gli iscritti in un albo ha l'obbligo di prestare il suo ufficio, tranne che il giudice riconosca
che ricorre un giusto motivo di astensione . Il consulente può essere ricusato dalle parti per i motivi indicati
nell'articolo 51. Della ricusazione del consulente conosce il giudice che l'ha nominato
Questi consulenti tecnici vengono pagati che sia consulenti tecnici di ufficio (scelto dal giudice) o di parte
(scelti dalle parti) e questo comporta ad un aumento di spese del processo che normalmente seguono la sua
compensa quindi perdere il processo comporta non solo perdere la causa ma anche pagare le spese del processo
(oneri patrimoniali come le parcelle dei consulenti).

Pubblico ministero (Art.69 c.p.c):


Art.69 c.p.c « Il pubblico ministero esercita l'azione civile nei casi stabiliti dalla legge ».

Differenza tra Giudice e magistrato:


Magistrati si distinguono in magistrati che esercitano la funzione giudicante (giudici) e quelli che esercitano
l’azione requirente (pubblico ministero). In breve in giudici o pubblico ministeri. Naturalmente significa fare
due mestieri diversi, il giudice giudica ed il pubblico ministero fa parte del processo.
Nel processo civile il pubblico ministero può essere sia attore (promuovere l’azione) oppure interveniente.

In determinati casi quando lo prevede la legge é legittimato a promuovere lui l’azione. Il p.m che esercita
l’azione ha tutti i poteri che ha la parte, tutto quello che noi vedremo studiando il processo riferito all’attore
spetta anche al pubblico ministero quando esercita l’azione.(che si muove per una tutela del proprio diritto).

Art.70 c.p.c
Il pubblico ministero deve intervenire a pena di nullità rilevabile d'ufficio :
1) nelle cause che egli stesso potrebbe proporre ;
2) nelle cause matrimoniali, comprese quelle di separazione personale dei coniugi;
3) nelle cause riguardanti lo stato e la capacità delle persone;
4) ;
5) negli altri casi previsti dalla legge .
Deve intervenire nelle cause davanti alla corte di cassazione nei casi stabiliti dalla legge.

N.B Quando un comma é vuoto vuol dire che é stato abrogato.

Può infine intervenire in ogni altra causa in cui ravvisa un pubblico interesse.
Egli poco ricoprire 3 diversi ruoli:
1. Attore (Art.79 c.p.c) e dunque ha tutte le facoltà che la legge attribuisce all’attore
2. può anche essere interveniente necessario (art.70 1 comma) egli ha tutti poteri che spettato
all’interveniente
3. ed infine (70 ultimo comma) il p.m può intervenire in ogni causa in cui ravvisa un pubblico interesse (egli
non é obbligato ma può intervenire detto intervento facoltativo). Art.73 egli può dunque astenersi e non
può essere ricusato.

08/10/2021

Titolo 3 delle parti e dei difensori

18
Dopo il concetto di parte ed é appena di notare che il concetto di parte fa pensare ad sia un tutto come se la
parte sia una frazione di un qualcosa di più grande.

Distinzione tra concetto di parte in senso sostanziale ed in senso processuale:


1. Parte in senso sostanziale: soggetti che sono affermati essere i titolari rispettivamente dal lato attivo e
passivo del rapporto sostanziale (es: tizio che si afferma creditore e caio che si afferma debitore).
Il concetto di parte sostanziale coincide con la parte processuale .
2. Parte in senso processuale: parte che ha la capacità di stare nel processo e compiere gli atti del processo
per il tramite di un difensore.

La parte in senso sostanziale e e parte in senso processuale delle volte non coincidono con la stessa persona
perché il titolare del diritto non ha la capacità di compere gli atti del processo.
Es : minore diritti devono essere tutelari ma egli non ha la capacità di essere una parte processuale (di essere
una parte che quindi sarebbero i genitori.
La decisione/la sentenza produce effetti nei confronti della parte sostanziale. Non importa chi sia stato il
rappresentante del processo (genitore, rappresentante ecc) la sentenza produce effetti nei confronti della parte
sostanziale.

Esempi:
-minori (parte sostanziale) - genitori (parte processuale)
- Interdetto (parte sostanziale)-tutore (parte processuale)
- Inabilitato (parte sostanziale)-curatore (parte processuale)
- Di sostegno (parte sostanziale con l’amministratore di sostegno (parte processuale)

La capacità processuale: menzionato nell’art 75 con i presupposti processuali che sono per quanto riguarda il
giudice, la giurisdizione e la competenza e per le persone con la capacità di restare in giudizio. (Art.2 del c.c).
« La maggiore età è fissata al compimento del diciottesimo anno. Con la maggiore età si acquista la capacità
di compiere tutti gli atti per i quali non sia stabilita un'età diversa. Sono salve le leggi speciali che stabiliscono
un'età inferiore in materia di capacità a prestare il proprio lavoro. In tal caso il minore è abilitato all'esercizio
dei diritti e delle azioni che dipendono dal contratto di lavoro. »

Capacità giuridica la si ottiene dalla nascita mentre la capacità di agire solo con il compimento della maggior
età.
Stare nel processo significa proprio farne parte. (Termine tecnico) non eroine aulico ma nel codice ha un
significato tecnico. Questo significa ESSERE UNA PARTE.

Norma che noi richiamavamo quando is parlava di legittimazione ad agire ovvero la condizione dell’azione in
virtù della quale é legittimando a proporre la domanda e quindi di farsi attore il soggetto che nella domanda si
afferma titolate del diritto per cui pone la domanda. (Art 25 Costituzione)

Nell’Art.75 c.p.c chi può stare nel processo mentre l’Art. 81 c.p.c nessuno può proporre una domanda se
non é il titolare del diritto (principio dispositivo della domanda/macchina del processo messa in moto dalle
parti che devono continuamente.)

Il processo é un fenomeno tecnico, specialistico che quindi le parti stanno nel processo per il tramite di un
difensore. É bene chiamare l’avvocato difensore. La parola latina é Avvocatus chiamato presso/assistenza ed
é detto difensore perché si cura della difesa della parte.
Non dobbiamo più pensare solo all’avvocato come colui che é a la parte del …
Perché egli é un collaboratore della giustizia cioè dovrebbe aiutare il giudice nella ricostruzione e
nell’accertamento della verità. assicura il rispetto del diritto di difesa della parte assistita cioè a dire che il
processo si svolga secondo le regole previste dal codice, che vengano rispettati i termini a difesa ecc…

Il difensore diventatale in virtù del conferimento della procura alle liti (art.83 c.p.c) oppure detto mandato.
Quest’ultima é l’atto unilaterale con cui la parte conferisce all’avvocato il potere di rappresentarlo, difenderlo
ed assisterlo (studio della causa) in quel determinato processo.

19
Art.83 Prima parte (più importante) « Quando la parte sta in giudizio col ministero di un difensore, questi
deve essere munito di procura.
La procura alle liti può essere generale o speciale, e deve essere conferita con atto pubblico o scrittura privata
autenticata".

Spiegazione Generale (il soggetto delega ad un altro tutta la cura dei suoi interessi con una procura generale
ad un certo difensore), speciale (uguale alla generale solo che riguarda un singolo giudizio).
Scrittura privata autenticata: Vuol dire che l’avvocato prepara il processo della procura, l’avvocato autentica
la sottoscrizione (non da un pubblico ufficiale ma l’avvocato ha il potere di firmare per confermare l’autenticità
dell’atto)

Art.84 c.p.c
Quando la parte sta in giudizio col ministero del difensore, questi può compiere e ricevere, nell'interesse della
parte stessa, tutti gli atti del processo che dalla legge non sono ad essa espressamente riservati.
In ogni caso non può compiere atti che importano disposizione del diritto in contesa, se non ne ha ricevuto
espressamente il potere
Tutti gli atti vengono destinati o compiuti dall’avvocato. Il difensore può compiere tutti gli atti del processo
ma non disporre del diritto, non quegli atti che dispongono il diritto salvo se vi é un permesso.
Salvo quelli del diritto che dispongono il diritto di un processo.

Per quanto riguarda l'Art. 82 c.p.c chi é avvocato ed é la parte in senso sostanziale può difendersi da solo ma
non si fa quasi mai perché ci si aspetta una cerca imparzialità quindi si evita sempre e si affida ad un collega.

Art.85 c.p.c può essere sempre revocata se si é il difensore o può rinunciarvi se si é la parte. Il processo si
trova in una fase di stasi e riprendere quando il difensore verrà sostituito da un altro. (Le parti devono sempre
essere assistite).
Il processo deve aver un termine logico non cronologico ovvero solo quando si é nominato il nuovo difensore
dalla parte che ne é rimasta priva.
Conseguenze: Se il processo si lascia per molto e se le parti non danno impulso dimostrano il loro disinteresse
nei confronti del processo e quindi quest’ultimo va a morire.

Il rapporto avvocato/assistito é diventato più difficile dato l’uso massiccio del web perché una volta si andava
dall’avvocato a sentirsi chissà quale rivelazione mentre con la ricerca già da casa ci si aspetta quindi una
conferma di quello che si é trovato a casa.

Art.88 c.p.c
Le parti e i loro difensori hanno il dovere di comportarsi in giudizio con lealtà e probità.
In caso di mancanza dei difensori a tale dovere, il giudice deve riferirne alle autorità che esercitano il potere
disciplinare su di essi.

Spiegazione: Hanno il dovere di comportarsi in giudizio con lealtà (se un fatto non é vero non dovremmo dire
che é vero) probità.
Il consiglio dell’ordine degli avvocati può istituire un procedimento disciplinare nei confronti del difensore
che abbia avuto comportamenti scorretti nei confronti delle norme del codice e ontologiche.

Art.89 c.p.c Negli scritti presentati e nei discorsi pronunciati davanti al giudice, le parti e i loro difensori non
debbono usare espressioni sconvenienti od offensive . Il giudice, in ogni stato dell'istruzione, può disporre
con ordinanza che si cancellino le espressioni sconvenienti od offensive, e, con la sentenza che decide la causa,
può inoltre assegnare alla persona offesa una somma a titolo di risarcimento del danno anche non
patrimoniale sofferto, quando le espressioni offensive non riguardano l'oggetto della causa

Questa norma dimostra che negli uffici giudiziari non si é al bar ovvero pur avendo cambiato i tribunali (più
moderni e che non sembrano dei tribunali) e l’abbigliamento é da ricordare che il codice prevede che vengano
comunque rispettare determinate regole come in passato. Es giudice nel caso in cui non si tratta di un certo
grado non ha più la toga ed ora é dunque più difficile riconoscere dell’importanza della funziona, di quella
figura.
20
La forma nel campo giudiziario ha una certa importanza, nel tribunale si decide della vita delle persone ed é
per questo che l’estetica é importante. (Si dice che la forma é sostanza).

MAI RISPONDERE OK AGLI ESAMI QUANDO CHIEDONO DI PARLARE DI UN ARGOMENTO!!!

Gli Art. 91 ss ci parlano della condanna alle spese (di cui avevamo parlato nel …)
Il processo costa, si inizia con l’imposta di cui prezzo dipende dal tipo di causa. Per poi avere le spese del
processo e delle spese psicologiche. Avere un processo pendente che dura anni può causare dei spese motivate
da motivi psicologici. Sapere di avere una lite pendente occupa nella mente della parte un posto importante.
Decidere di entrare in un processo di cui sai quando inizia ma non sai né quando, è come e neanche di cosa
può accadere in quel periodo é difficile, impegnativo e costoso.

Art. 91 c.p.c:
Le spese seguono la soccombenza quindi normalmente la parte soccombente cioè che perde il processo é anche
quella condannata alle spese.

Art.92 c.p. c: il quale prevede l’istituto della compensazione delle spese.


Domanda: cosa significa?
Risposta: Che il giudice condanna entrambe le parti. Il giudice distribuisce le spese tra le parti.
Es: quando una parte é soccombente. Quando vi é una mancata corrispondenza tra quello richiesto da una parte
e che il giudice ha accordato .

I mezzi alternativi e le risoluzioni delle liti

Questi mezzi sono tutti strumenti che consentono di chiudere in tempi ragionevolmente ristretti la lite e che
sono basati pero su un assunto completamente diverso da cui si é basato il processo.
Citazione Giuseppe CHIOVENDA: « Il processo vuole dare alla parte tutto quello e proprio quello che la parte
ha diritto di avere ».
Gli strumenti alternativi richiedono alla parte che ha ragione di sacrificare una parte di ragione perché prevede
dei compromessi e chi sa di aver ragione non voglia aspettare anni e che quindi si accontenti di quanto offerto.
Un processo civile che non funzione é l’istigazione a l’inadempimento. Perché il povero avente diritto deve
infilarsi in quella trafila costosa economicamente e psicologicamente per non sapere se la sua ragione la potrà
mai ottenere.

12/10/2021

Titolo 4 e artt. 99 s.s.

Si vede che questo titolo é rubricato « dell’esercizio dell’azione » quindi essendo la scintilla tramite cui
nasce il processo si parla di un argomento fondamentale.

Art. 99 c.p.c (già menzionato quando ci siamo occupati delle norme del codice civile che disciplinano la tutela
giurisdizionale dal 2907 il cui principio si trova anche in questo articolo ovvero il 99) Enuncia la questione della
domanda:«Chi vuole far valere un diritto in giudizio deve proporre domanda al giudice competente »

21
Spiegazione:
-La parola CHI non é una parola tecnica, non parla dell’attore, usa una parola generica.
-La domanda: domanda giudiziale in senso tecnico
-Giudice competente: a seconda della materia, del territorio ecc

Art. 100 c.p.c (menzionato nella condizione dell’azione art 24) : « Per proporre una domanda o per
contraddire alla stessa è necessario avervi interesse "

Mentre non ci siamo soffermati nel dettagli sull’articolo 101 c.p.c che disciplina il principio del contraddittorio:
siamo nella base dell’esercizio dell’azione che in via di approssimazione la prof l’ha definito nel 111 nel
contraddittorio delle parti ovvero il potere di dire e contraddire rispetto ad ogni atto della controparte e rispetto
ad ogni provvedimento del giudice. Questo vuole dire che noi nel rapporto che possiamo immaginare come
triangolo la cui base vi sono i litiganti ed al verticali giudice il contraddittorio corre toccando ciascuna parte
che ha diritto di replicare ad ogni atto della controparte ed ai lati dei triangoli ciascuna parte può replicare ad
ogni decisione del giudice.
Il principio é rispettato é sufficiente che il contraddittorio possa replicare (che la parte possa replicare e se non
lo fa problemi suoi da ricordare che nel processo vi sono degli oneri processuali non degli obblighi).
il contraddittorio sia sempre assicurato e garantito in via potenziale che poi questo venga svolto o la parte
decide di soprassedere non ha l’obbligo di farlo.

Art.101 c.p.c :
« Il giudice, salvo che la legge disponga altrimenti , non può statuire sopra alcuna domanda, se
la parte contro la quale è proposta non è stata regolarmente citata e non è comparsa.
Se ritiene di porre a fondamento della decisione una questione rilevata d ufficio, il giudice riserva la decisione,
assegnando alle parti, a pena di nullità, un termine, non inferiore a venti e non superiore a quaranta giorni
dalla comunicazione, per il deposito in cancelleria di memorie contenenti osservazioni sulla medesima
questione » .

Spiegazione:
Se ritiene di porre a fondamento della decisione una questione rilevata d’ufficio, il giudice riserva la decisione,
assegnando alle parti, a pena di nullità, un termine, non inferiore a venti e non superiore a quaranta giorni dalla
comunicazione, per il deposito in cancelleria di memorie contenenti osservazioni sulla medesima questione

Il giudice dice la norma salvo che la legge disponga altrimenti quindi capiamo già che vi sono delle decisioni/
procedimento che consentono un differimento del contraddittorio (ovvero provvedimenti speciali) . Ci
troviamo nella regola generale ovvero il giudice non oso decidere su nessuna domanda (intesa come domanda
giudiziaria quella con cui si esercita l’azione ma il principio vale per ogni domanda posta nel processo) se la
parte contro cui la domanda é proposta non é stata regolarmente citata e non é comparsa.
Poi, due concetti importanti per il processo ovvero:

1) quello di regolarità della citazione cioè di regolarità dell’introduzione del processo. (Noi vedremo che la
domanda giudiziale deve avere delle caratteristiche di forma, rispettare certe regola e fatta secondo un
certo modello ma non solo, deve essere anche portata a conoscenza della controparte regolarmente cioè
avere sempre nel rispetto di determinate modalità). Questa norma ci dice quindi che il contraddittorio non
é rispettato se la parte non é regolarmente citata (citata in giudizio, contro cui il processo é proposto) quindi
se una parte non sapeva e se non é notificata secondo le regole previste dal codice.
Quindi il giudice non può decidere su nessuna domanda se la parte non é stata citata oppure non é comparsa
(comparizione nel processo ovvero un termine tecnico che significa e semplifica la presenta fisica della
parte in udienza).

2) …

Domanda: Perché udienza e non processo?


Risposta:Perché unico momento in cui parte e giudice si incontrano e si possono parlare mentre nel caso del
processo non é possibile.

22
La comparizione é da distinguere dalla Costituzione delle parti nel processo (già incontrato ma non
approfondito). Quest’ultima é la presenza giuridica della parte nel processo. (Per presenza giuridica si intende
che la parte ha depositato presso la segreteria il proprio fascicolo dimostrando di voler partecipare nel processo
che comporta l’obbligo di costituirsi.). La parte non costituita può comparire (essere fisicamente li) ma non
può compiere degli atti perché la parte deve costituirsi.

La mancanza di costituzione la chiamiamo contumacia: e la parte contumace é la parte che non si é costituita.
É parte quando riceve la notifica della domanda e nasce il processo (da quando pende il processo? Da quanto
iniziamo a litigare? Quando ricevi la domanda) ma se il convenuto non si costituisce é parte contumace subirà
comunque le conseguenze/sentenze della sentenza. La parte contumacia non vincola il fatto che l’altra parte
possa dimostrare la propria ragione. Es: tizio e caio in un processo ed il giudice si chiede perché caio non si é
presentato. In quel caso vi é una verifica da parte del giudice che può essere motivo di un vizio come vizio
della notificazione della domanda oppure altre ragioni; se il vizio si trova nella domanda il vizio si troverà in
tutto il processo.

Vi sono delle norme che tutelano la parte contumacia. É infatti possibile che gli atti possono comportare delle
modificazioni nel corso del processo, la parte contumace riceve comunque le notizie per poter nel caso poter
cambiare idea.

Artt.102 e 103 c.p.c LITISCONSORZIO ( il tema del LITISCONSORZIO riguarda la pluralità di parti nel
processo):

Il processo ha una sua complessità e soprattutto quando vi sono più di due parti a cui siamo abituati a pensare
nel processo. Anche il discorso della pluralità di parti é un discorso che concerne il principio contraddittorio e
diritto di difesa.

1. Litisconsorzio necessario, Art. 102 c.p.c :(una causa ed un’azione ma con più parti) dobbiamo avere più
parti nel processo.

« Se la decisione non può pronunciarsi che in confronto di più parti, queste debbono agire o essere
convenute nello stesso processo.
Se questo è promosso da alcune o contro alcune soltanto di esse, il giudice ordina l'integrazione
del contraddittorio in un termine perentorio da lui stabilito ».

É la plurisoggettività che determina il litio consorzio necessario ovvero più parti devono fare parti dello
stesso processo.

Domanda: Ma chi deve stare necessariamente nel processo? Abbiamo già incontrato più principio di chi deve
stare nel processo ma qual é il principio tra cui abbiamo incontrato che dice chi deve stare nel processo?
Risposta: art.24 della costituzione. Quando abbiamo parlato della legittimazione ad agire abbiamo detto che
questo articolo dice che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti quindi é la regola di
legittimazione ad agire che ci dice chi deve stare nel processo necessariamente. Perché se il processo é la sede
in cui discutiamo della titolarità e della sostanza dei diritti soggettivi/ dei rapporti materiali delle parti
dobbiamo avere tutti i soggetti che vengono affermati come titolari del rapporto giuridico controverso.
Es: pluralità di coeredi e tutti quei soggetti devono far parte del processo oppure possesso di più persone titolari
di un unico bene devono tutti partecipare.

Spiegazione Art.102 c.p.c :


la contitolarità di un rapporto giuridico sostanziale fa scattare la pluralità di parte necessaria nel processo nel
quale si parli di quella situazione.
la connessione perché se c’é una connessione tra cause le parti diventato di più e perché devi essere legittimato
per proporre una domanda, con i contitolari di diritti devono esserci tutti.

Se non abbiamo tutte le parti necessarie nel processo? Il comma 2 dice che se il giudice si avvede che mancano
alcune delle parti necessarie ordina alle parti presenti del processo di integrare il contraddittorio cioè a dire e
rendere nota l’esistenza del processo alle parti che chiamiamo tecnicamente liti consorti pretermessi (soggetti
che dovrebbero essere nel processo/ necessari ma che non ci sono).
23
Il contraddittorio ha lo scopo di far entrare le parti mancante ed allo stesso tempo di continuare un processo
anche senza queste ultime parti garantendo la continuità del processo. Il contraddittorio ha un termine detto
perentorio. In un termine perentorio che fa pensare che scaduto quel termine e non avendo adempiuto all'attività
collegata vi é una conseguenza negativa
Se le parti poi decidono di rispondere ben venga ma il processo continua mentre, se il le parti non adempiono
alla richiesta del giudice (integrare il contraddittorio nel termine) il processo si estingue. Art.306 s.s estinzione.

Domanda: Perché il processo si estingue?


Risposta: Perché il mancato adempimento viene visto come se la parte non avesse interesse nel processo.

Domanda: E se il giudice non si accorge della mancanza di altre parti?


Risposta: la sentenza di primo grado sarà impugnabile per la mancanza delle parti. Infatti se giunto al giudice
d'appello quest’ultimo potrà disporre la sentenza al primo grado (torna indietro).

Dobbiamo per forza chiamare le parti che mancano? Se nel diritto sostanziale hanno rinunciato alla titolarità
del diritto non dobbiamo chiamarlo.
Si fa la distinzione di attore e convenuto e per non essere chiamati nel processo devono aver rinunciato al
diritto sostanziale. Le parti per entrare nel processo hanno un termine (che vedremo in futuro). Il problema
non cambia se abbiamo un litisconsorzio necessario e ovunque sia questa contitolarità dobbiamo accertarci che
nel processo ci siano tutti.

2. Litisconsorzio Facoltativo Art 103 c.p.c: (più cause, più azioni collegate per oggetto o per il titolo)

« Più parti possono agire o essere convenute nello stesso processo, quando tra le cause che si propongono
esiste connessione per l'oggetto o per il titolo dal quale dipendono, oppure quando la decisione dipende,
totalmente o parzialmente, dalla risoluzione di identiche questioni .
Il giudice può disporre, nel corso della istruzione o nella decisione, la separazione delle cause, se vi è istanza
di tutte le parti, ovvero quando la continuazione della loro riunione ritarderebbe o renderebbe più gravoso il
processo , e può rimettere al giudice inferiore le cause di sua competenza.

Litisconsorzio facoltativo: questo vuol dire pluralità di parti semplicemente opportuna nel processo e quando
é opportuna e non un obbligo? In ipotesi di connessione oggettiva.
Da ricordare che due cause sono connesse quando hanno in comune alcuni loro elementi: (diverse ma con
elementi in comune) e quando la zona in comune é l’oggetto (connessione oggettiva) hanno diverse le parti e
se mettiamo insieme le cause che hanno in comune l’oggetto mettiamo insieme le parti in un unico processo
abbiamo un cumulo soggettivo (litis consorzio facoltativo) una pluralità di parti meramente opportuna.

Domanda: Nel Litis consorzio necessario quante cause abbiamo?


Risposta: Una causa, un’azione con un rapporto plurisoggettivo

Domanda: Nel Litis consorzio facoltativo quante cause abbiamo?


Risposta:Tante quante vi sono le cause connesse (es; incidente con tamponamento a catena)

14/10/2021

Intervento dei terzi : soggetto estraneo al soggetto entra a far parte nel rapporto giuridico tra attore e convenuto.
Entrambi gli istituti presentano complessità soggettiva, nell’ipotesi del litis consortio e intervento dei terzi ci
sono più soggetti.
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-Art 105, 106 e 107 nel libro primo -> intervento in un ottica statica e ambito operativo dell’istituto

-Art 267 a 272 con riferimento al libro secondo -> aspetto dinamico dell’intervento, come si effettua in ambito
procedurale

Il codice individua l’intervento volontario (art 105); l’intervento su istanza di parte (art 106), l’intervento su
ordine del giudice (art 107).

-Art 105 c.p.c. : “Ciascuno può intervenire in un processo tra altre persone per far valere, in confronto di tutte
le parti o di alcune di esse, un diritto relativo all'oggetto o dipendente dal titolo dedotto nel processo medesimo.

Può altresì intervenire per sostenere le ragioni di alcuna delle parti, quando vi ha un proprio interesse”

Il terzo decide spontaneamente di intervenire all’interno del processo. Può essere posto in essere in 3 modalità
in quanto il soggetto che interviene può proporre una domanda o nei confronti di tutte le altre parti già
costituite, (1) intervento volontario principale, (2) in contrasto una solo delle posizioni, (3) non per far valere
un proprio diritto bensì solo per sostenere la posizione di una delle parti

1. -intervento volontario principale : terzo interviene per far valere un proprio diritto connesso alla causa in
corso, è in contrasto con posizione dell’attore e del convenuto

2. -intervento volontario adesivo autonomo : se il terzo interviene e fa valere il diritto nei confronti di una
parte (attore o convenuto) e non delle 2 parti già presenti del processo.
Es : incidente stradale dove c’è un danneggiante e danneggiati, uno dei danneggiati agisce con
danneggiante, un altro interviene nel processo già istaurato per far valere la propria pretesa che è in
contrasto con posizione giuridica del danneggiante. Se i 2 danneggiati avevano agito in comunione si
avrebbe avuto un litis consortio facoltativo ma per evitare contrasti logici tra i 2 accertamenti si tende a
riunire all’interno dello stesso processo.

3. intervento volontario adesivo dipendente : terzo che agisce in giudizio non per far valere un proprio diritto
ma per sostenere posizione di una delle parti come ce lo dice art 105 comma 2.
Es : contratto di eventuale contenzioso locazione, tizio e caio rapporto di locazione, caio è conduttore e
tizio locatore, tizio agisce per risoluzione contratto di locazione nei confronti di caio, Sempronio ha un
contratto di subcondizione nel contratto di locazione con caio, ha un interesse di mantenere quel contratto
perché senno veno meno anche la sua sublocazione, egli non ha un rapporto diretto ma ha un interesse a
sostenere il contratto di locazione.

Si è escluso che si identifichi con l’interesse ad agire richiesto dall’art 100 del c.p.c, la possibilità per
l’intervenente adesivo dipendente sarebbe molto limitata se filtro sarebbe azione ad agire, esclusa possibilità
che interesse sia di mero fatto perché dovremo ammettere a partecipare a giudizio anche soggetto che non
hanno interessi giuridici ma ragioni extra giuridiche. La GP e dottrina hanno detto che interesse del terzo
interviene adesivo dipendente deve avere un interesse giuridicamente qualificato in ordine all’esito della lite

Domanda: Quando? Perché di fatto si è palesato un contrasto tra 1 interpretazione più restrittiva ->
Risposta:interesse giuridico qualificato all’esito nel merito del giudizio nei qui i soggetti hanno nei confronti
la decisione finale a dei effetti anche se meri effetti riflessi e interpretazione più espansiva.

A. Contratto di compravendita :

Domanda: se un soggetto, un terzo agisce nei confronti dell’acquirente dichiarandosi proprietario di quel

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bene (ipotesi di evizione), il venditore potrà già intervenire nel giudizio iniziale per sostenere posizione
dell’acquirente?
Risposta: Non vi è nesso tra i rapporti delle parti ma rapporto di dipendenza logica e interesse anche in
capo al venditore che l’acquirente riesca bene a resistere nella pretesa del terzo.

Possibilità non solo di intervento adesivo dipendente ma anche i tutti altri subcontratti e rapporto di
pregiudizialità dipendenza in senso logico. Si pongono sempre con riferimento all’interventi ad di altri
dubbi. L’in ad di non fa valere proprio diritto ma fa valere mero interesse di altra parte; poteri che l’in ad
di ha all’interno processo sono che egli può svolgere alcuna attività proprie delle parti ma esclusa
possibilità di effettuare giuramento perché sua posizione processuale meramente accessoria.

Domanda: Ci siamo chiesti se l’in ad in ha un potere di impugnare la decisione finale?


Risposta: esistono diversi tesi a riguardo quali:
1) Prima posizione che ritiene che egli non può in nessun caso farlo e lo fa facendo leva sull’art 70 che
individua i poteri del PM (quando non agisce autonomamente ma funzione ad adiuvando non può
impugnare una sentenza),

2) la seconda tesi sostiene che l’in ad di può impegnare sentenza ma solo in relazione a quei profili che
hanno un incidenza sul suo interesse,

3) la terza tesi più espansiva ritiene che l’in ad di possa impugnare integralmente la sentenza, non persuade
a pieno e la dottrina fa leva su argomento che appare debole, nel rito societario abrogato oggi si consente
all’in di imp la sentenza e nl’ord non preclude la possibilità per l’in di imp eventualmente la sentenza,

4) quarto ed ultimo argomento : le sezione unite della cassazione avrebbero riconosciuto il potere
d’impugnare al garante in proprio.

Art 106 : Ciascuna parte può chiamare nel processo un terzo al quale ritiene comune la causa o dal quale
pretende essere garantita.

B. La chiamata in garanzia :

una delle parti chiama in giudizio soggetto terzo perché ritiene sia tenito in forza della legge o accordo a tenerlo
indenne dalle conseguenze del processo, ipotesi tipica è quella dell’illecito aquiliano, incidente stradale
controversia tra danneggiante e danneggiato, il danneggiato chiama l’assicurazione. Il terzo interviene è tenuto
a malevare dalle csg negative del processo il soggetto che l’ha chiamato in causa, la garanzia può anche derivare
della legge (rischi di evizione), posso sostanzialmente chiamare il terzo che è tenuto a mallevare -> garanzia
propria definita dalla dottrina cioè che trova fondamento all’interno della legge o del contratto, in questo caso
per altro il rapporto principale tra attore e convenuto e l’ulteriore rapporto tra soggetto che chiama in causa e
convenuto trova fondamento all’interno di un unico titolo perché rap di assicurazione fa un po da perx. Il sog
terzo chiamato in causa non è tenuto a garantire una delle parti ne in forza della legge ne in forza di un contratto
ma sulla base di mere circostanze fattuali.
Es : vendite a catena un professionista acquista un determinato bene al dettaglia da venditore finale che l’ha
forse anche lui acquistato dal grossista. Bene è viziato, il prof agisce contro il venditore finale e non con
grossisti o produttore iniziale, accade che convenuto in giudizio chiama chi gli ha venduto il bene cioè
grossista, tra acquirente finale e grossista non vi è di fatto un rapporto ma potrebbe di fatto non esserci rapporto
se egli chiama produttore iniziale.

C. La chiamata per comunanza di causa


Difficoltà di circoscrivere comunanza di causa, quando c’è. 1 posizione che tende a ritenere che vi è solo in
ipotesi di una connessione molto intensa tra le domande tanto da portare un identità con titolo o oggetto.
Posizione più espansiva che ipotesi di connessione in proprio. Art 107 : “Il giudice, quando ritiene opportuno
che il processo si svolga in confronto di un terzo al quale la causa è comune, ne ordina l'intervento”.

26
3 Tipologie d’intervento : volontario, su istanza di parte e per ordine del giudice:

1.Intervento volontario
Questa tipologia si distingue a sua volta in 3 sotto-tipi : volontario principale (di fronte ad un caso il terzo in
agisce per far valere proprio diritto connesso con oggetto causa già in corso, contrasto con diritto tutte altri
parti in causa), adesivo autonomo (l’in fa valere nel giudizio già instaurato in contrasto con posizioni giuridiche
di solo alcune delle parti), adesivo dipendente (l’in interviene nel giudizio non per far valere proprio diritto ma
interesse a sostenere diritto uno delle parti).
Art 267: “Per intervenire nel processo a norma dell'articolo 105, il terzo deve costituirsi presentando in udienza
o depositando in cancelleria una comparsa formata a norma dell'articolo 167 con le copie per le altre parti, i
documenti e la procura.
Il cancelliere dà notizia dell'intervento alle altre parti, se la costituzione del terzo non è avvenuta in udienza”

-Art 268 : “L'intervento può aver luogo sino a che non vengano precisate le conclusioni.
Il terzo non può compiere atti che al momento dell'intervento non sono più consentiti ad alcuna altra parte,
salvo che comparisca volontariamente per l'integrazione necessaria del contraddittorio”

Come avviene quest’intervento mentre secondo art stabilisce termine.


In un sistema previo di preclusioni l’intervento ha una maggiore possibilità di partecipare all’istruttoria ma
adesso terzo interviene nel processo magari dopo che è avvenuta prima udienza di trattazione... di fatto non
avrà poteri particolarmente alti perché nell’attuale sistema art 183 prevede delle preclusioni rigidi.
L’art. 268 diventa un elemento di dissuasione d’intervenire nel processo perché il terzo lo potrebbe ritenere
inconveniente, potrebbe proporre domanda in un processo autonomo. Se preclusa possibilità istruttoria dunque
produrre doc, chiamare testimoni perché ci sono le preclusioni dunque termine della memoria è scaduto è
meglio per lui di avviare processo autonomo piuttosto che intervenire. Una parte della dottrina ha ritenuto che
questo secondo comma si applichi all’in adesivo dipendente perché egli si trova in una posizione accessoria.

-L art 269: tratta del Chiamata di un terzo in causa : attore nella fase iniziale del processo non ha esigenza di
chiamare terzo perché individua già chi sono i soggetti nei qui confronti farlo ma interesse sarebbe di più per
il convenuto che può chiamare in causa soggetto terzo a traverso atto di citazione che deve essere previamente
autorizzata dal giudice, l’attore notifica eventualmente l’atto di citazione al convenuto che si sostituisce x e
all’interno della comparsa a pena di decadenza deve chiedere al giudice a chiamare in causa il terzo con csg
che ci sarà spostamento prima causa.

-L’Art 270 : “La chiamata di un terzo nel processo a norma dell'articolo 107 può essere ordinata in ogni
momento dal giudice istruttore per un'udienza che all'uopo egli fissa.
Se nessuna delle parti provvede alla citazione del terzo, il giudice istruttore dispone con ordinanza non
impugnabile la cancellazione della causa dal ruolo”.

15/10/2021

Intervento: é un istituto attraverso il quale un soggetto entra in un processo già pendente fra le persone (altre
parti)

I. Intervento principale
II. Intervento Adesivo autonomo
III. Intervento Adesivo indipendente

L’intervento principale é fatto per contrapporsi a tutte le altri parti del processo.
Gli altri due interventi invece, per aderire alla posizione di una delle parti in un caso facendo valere un diritto
soggettivo e m'altro essendo semplicemente portatore di un interesse.
27
ARGOMENTO NON CHIESTO ALL’ESAME ESSENDO ITALO-FRANCESI
A seguito dell’intervento, il codice disciplina (art.108 - 111) due istituiti che sono: l’estromissione dal processo
e la successione nel processo che riguardano un mutamento della situazione delle parti.

1. L’estromissione: l’opposto dell’intervento. Quest’ultima disciplina il caso in cui una parte nel processo
viene estromessa (esce dal processo). Le due ipotesi fanno capire perché, l’art 108 specifica che vi é un
estromissione del garantito quando nel processo entra un garante. Nel caso di estromissione la parte non
può subire un danno, quindi se dal processo esce il garantito, entra un garante ed il diritto di difesa del
creditore non é leso.
Art 108 c.p.c.:

Sentenza di merito spiega gli effetti contro l’estromesso. Perché il garantito può uscire? Anche se l’estromesso
si é liberato del processo egli non si é liberato della sentenza.
Art. 109 c.p.c. :
Quando l’obbligato può essere estromesso dal processo? Quando l’obbligato é pronto ad adempiere ed il
processo serve a capire chi sia il titolare, colui che é legittimato a ricevere la presentazione. Il processo non
accerta chi é l’obbligato ma chi ha diritto alla prestazione.
Art 110 e 111 si occupano della successione nel processo. Si ha un problema di successione ogni volta che vi
é un tema di successione nel diritto sostanziale, nei rapporti sostanziali che sono oggetto del processo.
Domanda: Quando abbiamo ne diritto sostanziale un tema di successione, di trasferimento del diritto?

- Mortis causa

- Atto fra vivi


Quando il bene, oggetto del processo viene fatto oggetto o di un atto tra vivi o rientra in una successione mortis
causa quel processo deve prendere atto di questo mutamento di livello sostanziale ed libello processuale vedrà
un’ipotesi di secessione.
Art.110 c.p.c.:

Spiegazione: Quando si parla di altra causa es: persone giuridiche. La morte intende solo l’individuo non la
morte delle persone giuridiche.
Domanda: Il successore universale é obbligato ad accettare il processo?

Risposta: no ma se non vuole il processo deve rinunciare a quell’eredità relativamente alla quale pende il
processo.
Art. 111 c.p.c.

« Se nel corso del processo si trasferisce il diritto controverso per atto tra vivi a titolo particolare, il processo
prosegue tra le parti originarie .
Se il trasferimento a titolo particolare avviene a causa di morte, il processo è proseguito dal successore
universale o in suo confronto .
In ogni caso il successore a titolo particolare può intervenire o essere chiamato nel processo e, se le altre
parti vi consentono, l'alienante o il successore universale può esserne estromesso.

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La sentenza pronunciata contro questi ultimi spiega sempre i suoi effetti anche contro il successore a titolo
particolare ed è impugnabile anche da lui, salve le norme sull'acquisto in buona fede dei mobili e
sulla trascrizione"

Spiegazione: se nel corso del processo (lite pendente), se pende un processo relativo ad un bene immobile si
trasferisce il bene controverso (una compravendita) il processo prosegue tra le parti originarie.

Es:tizio e caio litigano per quel bene, tizio vende il bene ma comunque resti nel processo perché sono le parti
originarie.

Domanda: L’arazzo di questa norma?


Risposta: Non é sufficiente trasferire il diritto per liberarsi del processo.

Il terzo comma dice: se l’acquirente interviene o viene chiamato nel processo e ne partecipa, gli altri soggetti
possono chiedere di essere estromessi.

Domanda: Se compriamo un immobile perché il notaio fa tante verifiche?


Risposta: perché se per esempio venisse trascritta una domanda giudiziale sui beni immobili noi sappiamo
che stiamo acquistando un bene immobile in relazione al quale é in corso una lite e questo potrebbe farci
desistere dall’acquisto.
Articolo V: i poteri del giudice:
112 c.p.c: corrispondenza tra il chiesto ed il pronunciato
« Il giudice deve pronunciare su tutta la domanda e non oltre i limiti di essa; e non può pronunciare d'ufficio
su eccezioni, che possono essere proposte soltanto dalle parti ».

Il giudice deve pronunciare su tutta la domanda posta dall’attore ma non oltre i limiti di essa. Nel caso in cui
non rispondesse a tutta la domanda possono aver luogo due vizi:

- Vizio di ultrapetizione: il giudice é andato oltre a quello che ho chiesto.

- Vizio di omissione di pronuncia : se ne manca una parte


E non può pronunciare di ufficio su eccezioni che possono essere proposte soltanto dalle parti.
In questo caso si apre il tema delle eccezioni. L’eccezione é l’attività difensiva tipica del convenuto, il
convenuto eccepisce (é nel suo ruolo naturale) che significa far valere i fatti che in punto di rito o in punto di
merito mirano a paralizzare la domanda dell’attore. L’eccezione attività difensiva tipica del convenuto,
consiste nell’allegazione di fatti che hanno come obiettivo quello di paralizzare i fatti costitutivi della domanda
dell’azione.

- Eccezioni di rito: il convenuto voglia neutralizzare la domanda dell’attore dal punto di vista della forma
processuale, incompetenza del giudice. L’eccezione di rito ha un difetto che possiamo sanare e ci troviamo
di nuovo a discutere del merito. Seco sanato i vizi processuali i problemi da risolvere restano.

- Eccezioni di merito : eccezione di prescrizione. Cioè il diritto é prescritto (troppo tempo passato)
Tornando al 112 riguardano le eccezioni dal punto di vista del giudice.

Spiegazione: ci sono eccezioni che possono essere sollevate anche d’ufficio dal giudice. Il giudice rileva.
Art. 113 e 114 si occupano della pronuncia, della decisione, secondo diritto ovvero secondo equità.
Art. 113 c.p.c.:
« Nel pronunciare sulla causa il giudice deve seguire le norme del diritto , salvo che la legge gli attribuisca
il potere di decidere secondo equità [disp. att. 119] .
29
"Il giudice di pace decide secondo equità le cause il cui valore non eccede duemilacinquecento euro, salvo
quelle derivanti da rapporti giuridici relativi a contratti conclusi secondo le modalità di cui all'art. 1342 del
c.c."

Normalmente le sentenze vengono pronunciate secondo diritto ovvero applicando le norme ma ci occupiamo
di questo diritto che lo prevede per cause di valore promesso (giudice di pace cause a cui il valore non eccede
a 1100 euro).
Art. 114 c.p.c. « Il giudice, sia in primo grado che in appello, decide il merito della causa
secondo equità quando esso riguarda diritti disponibili delle parti e queste gliene fanno concorde richiesta ».
Definire l’equità: é un criterio di esperienza, un giudizio di buon senso. Decisione secondo equità é una deciso
e a cui ci si affida al buon senso del giudicante. La decisione secondo equità difficilmente si presta ad
impugnazione perché se il giudice decide secondo diritto noi possiamo dire al giudice che ha applicato la
norma sbagliata, interpretazione sbagliata della norma ma se pronuncia secondo equità é un controsenso
affidarsi al buon senso e poi a seconda della sentenza cambiare idea.

Disposizione di prove. (Artt. 115 s.s)


Per il processo esistono soltanto i fatti che vengono provati, dimostrati la cui esistenza é positivamente
dimostrata tramite uno o più mezzi di prova. Le parti devono poter provare e saper provare i fatti di cui si
vogliono servire per uscire vittoriose dal processo. Il concetto di prova é sempre legato all’idea di fatto più che
di diritto.

Le prove sono gli strumenti attraverso i quali dare dimostrazione al giudice dei fatti affermati. Le prove
dimostrano dei fatti, non dimostrano dei diritti. Al giudice, le parti devono dimostrare i fatti.
Le parti devono convincere il giudice che quei fatti si sono realmente verificati. (Fatti positivi) all’opposto vi
sono i fatti negativi (fatti che non sono stati verificati).
Es: il creditore non deve dimostrare che il debitore non ha pagato ma spetta al debitore dimostrare il contrario.

Il nostro codice dà le redini delle istruttorie del processo civile alle parti. In materia probatoria vige il principio
dispositivo attenuato ovvero che il giudice nn ha poteri istruttori di ufficio e deve attenersi ai mezzi di prova
che nel processo vengono allegati dalle parti. Cosi come le parti devono allegare i fatti, devono allegare i mezzi
di prova corrispondenti a quei fatti.
Art. 115 c.p.c. disponibilità delle prove
« Salvi i casi previsti dalla legge, il giudice deve porre a fondamento della decisione le prove proposte
dalle parti o dal pubblico ministero nonché i fatti non specificatamente contestati dalla parte costituita .
Il giudice può tuttavia, senza bisogno di prova, porre a fondamento della decisione le nozioni di fatto che
rientrano nella comune esperienza »

Spiegazione: inizia con clausola d’eccezione (salvo). Il giudice deve decidere sulla base delle prove proposte
dalle parti o dal P.M nonché i fatti non specificatamente contestati dalle parti costituite (ovvero il cosiddetto
principio di non contestazione che risponde ad un’ottima di economia processuale e che dice : se un fatto non
é contestato, oggetto di disputa e quindi pacifico non occorre che venga provato; il giudice non é tenuto ad un
accertamento, può porlo a fondamento della decisione senza provarlo).

Il secondo comma: oltre ai fatti non contestati , il giudice può porre a fondamento della decisione senza bisogno
di prova i fatti che rientrano nella comune esperienza (le nozioni di fatto che rientrano nella comune
esperienza): ovvero i classici fatti noti da un uomo medio.
Es: dovevo andare ad un convegno a Parigi ma a causa della pandemia (aprile 2020) non ho adempiuto al
contratto ma nella mia difesa posso far riferimento a questa Nozione di fatto che rientra nella nostra comune
esperienza (il fatto che in quel periodo le frontiere erano chiuse) e quindi non la devo dimostrare.

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Altro modo per chiamare le nozioni di fatto che rientrano nella comune esperienza é un fatto notorio ovvero
fatti non contestati che possono esser posti a fondamento della decisione senza bisogno di prova.
Art. 116 c.p.c.
« Il giudice deve valutare le prove secondo il suo prudente apprezzamento, salvo che la legge disponga
altrimenti .
Il giudice può desumere argomenti di prova dalle risposte che le parti gli danno a norma dell'articolo
seguente, dal loro rifiuto ingiustificato a consentire le ispezioni che egli ha ordinate e, in generale, dal
contegno delle parti stesse nel processo »

Riguarda le prove nel momento finale, di valutazione.


Spiegazione: il giudice non ha alcun vincolo nella valutazione delle prove, é libero nella valutazione delle
prove. Il principio generale é quello della libera valutazione delle prove e chiamiamo prove liberamente
valutabili ovvero quelle più utilizzate nel processo. Vi é poi l’eccezione in cui specifica che le prove legati
sono le prove che vincolano il giudice al loro risultato probatorio. (Es: confessione, giuramento, atto
pubblico…) mentre la prova testimoniale é una prova liberamente valutabile. La più rispondente ad un
processo giusto é la prova liberamente valutabile.

Il secondo comma: sulla valutazione delle prove aggiunge che il giudice


Prova ha diversi significati: mezza di prova, procedimento: É un termine utilizzato sia come momento iniziale
(mezzi di prova disponibile e utilizzabili procedimento centrale (assunzione delle prove) e sia come momento
finale (valutazione delle prove ).

Gli argomenti di prova sono degli elementi che il giudice trae dal comportamento delle parti e che gli servono
non per convincersi dell’esistenza di un fatto (non come prova) ma che gli servono per rafforzare l’idea che si
é formato rispetto ad una prova.

Non é un mezzo di prova, non da dimostrazione di un fatto, non può da solo fondare la decisione del giudice.
É quel qualcosa in più che tratto dal comportamento delle parti nel processo può dar maggior raggio al giudice
di fargli ritenere di essere sulla via giusta nel processo.
Es: rifiuto di sottoporsi ad un’ispezione, il giudice non può tenere dimostrato che é colpevole ma quel rifiuto
può desumere che unito ad altre prove può rafforzare il convincimento raggiunto in relazione ad altri mezzi di
prova del giudice.

In breve: l’efficacia vincolante é propria soltanto alle prove legali (difronte alle prove legali il giudice non ha
libertà di valutazione), la prova per eccellenza é la prova liberamente valutabili (il giudice é libero, senza
vincoli ma ha comunque l’obbligo di motivare) e per finire vi sono gli argomenti di prova (importanti che non
possono fondare la decisione ma fanno parte di quegli elementi da osservare perché possono dare un certo
significato, per rafforza il convincimento raggiunto in relazione ad altri mezzi di prova.

19/10/2021
Principio generale dell’onere della prova (Art. 2697 c.c)

codice di diritto sostanziale per esaminare il principi dell'onere della prova (art. 2697 c.c) norma del codice
civile che apre la disciplina delle prove in generale nel codice di diritto sostanziale.
L’art. 2697 Si riassume in ONUS PROBANDI IMCUMBIT EI QUIDICIT: l'onere di provare incombe/grava
su colui che afferma il fatto.
Questo principio É il naturale corollario del principio domanda e di tutto ciò che ne deriva. lo possiamo
guardare sotto due punti di vista diversi:

1. Dal punto di vista/ dall'angolo visuale delle parti : il principio dell'onere della prova dice chi deve
provare che cosa.
31
2. del giudice: l'onere della prova aiuta il giudice a capire ed a verificare chi ha adempiuto a quell’onere e
quindi se la parte ha provato i fatti che afferma potrà venire accolta la propria domanda ma se la parte
non é riuscita a provare i fatti che afferma il giudice non potrà mai accogliere le sue istanze.
Da ricordare: durante il processo esistono solo i fatti che vengono provati. Se le prove si raccolgono sono
inserite negli atti processuali.
Principio di divieto di scienza privata del giudice: principio dell’onere della prova.
Es: il giudice é testimone di un incidente e poi si trova quel fascicolo dell’incidente in tribunale.

la parte che prova il fatto arreca a se stessa un vantaggio e chi non prova crea un danno a se stessa.
Art. 2697 c.c « Chi vuol far valere un diritto in giudizio [99 c.p.c., 100 c.p.c.] deve provare i fatti che ne
costituiscono il fondamento [115 c.p.c.].
Chi eccepisce l'inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i
fatti su cui l'eccezione si fonda »

Spiegazione articolo 2697: chi vuol far valere un diritto in giudizio deve privare i fatti che ne costituiscono il
fondamento cioè la parte che promuove l’azione in qualunque posizione si trovi deve provare i fatti
costitutivi del diritto.
I fatti costitutivi del diritto: già sentito quando abbiamo parlato della causa Petenti (una ragione del
domandare) la causa Petenti é data dall’espressione, dalla spiegazione della arte che fa il giudice delle
ragioni di fatto e diritto che sostengono la sua domanda.

Il secondo comma: si mette un altro tassello sul discorso dell’eccezione. (Concetto che si può identificare in
ogni difesa del convenuto che miri a paralizzare la domanda dell’attore, inoltre, le eccezioni posso essere di
rito quelle che mirano a paralizzare la domanda dell’attore dal punto di vista del processo mentre di merito: .
chi eccepisce l’inefficacia dei fatti costitutivi (significa parliamo dei fatti), ora la palla viene a me ed io
convenuto se voglio difendermi nel merito cioè se ho ragione non se ne parla più perché non é sanabile come
il rito, dei fatti che rispetto a quelli dell’attore hanno portata modificativa, estintiva del diritto fatto valere
dall’attore. L’eccezione demerito é quindi l’allegazione da parte del convenuto di fatti comportata
modificativa, impeditiva o estintiva del diritto fatto valere dall’attore. Esempi:

- Eccezione di compensazione: l’attore ha chiesto al giudice di pagare il convenuto al pagamento di 100, il


convenuto fa valere in compensazione un controcredito

- Eccezione impeditiva: l’attore ha chiesto al giudice di pagare il convenuto al pagamento di 100, il convenuto
si costituisce e dice caro attore leggilo bene il contratto é previsto un termine priva della scienza del quale
io non sono tenuto al pagamento.

- Eccezione di prescrizione, estintiva,: l’attore ha chiesto al giudice di pagare il convenuto al pagamento di


100, il convenuto si costituisce ed eccepisce l’avvenuta prescrizione del diritto, dice: caro attore dai
un’occhiata alle date sono passati 20 anni ed il tuo diritto di credito si é prescritto.

A prescriversi non é un diritto sostanziale ma quello di prescrizione. Es: io ti presto una somma e la persona li
deve restituire anche con interessi. Se te lo chiedo tra 50 anni scade il diritto di agire in giudizio (prescrizione)
ma non il diritto sostanziale (il debitore non può ripetere quanto ha pagato in esecuzione di un debito prescritto)
. Se dopo 50 anni io restituisco i soldi poi scopro che il debito potevo anche non pagarlo perché il diritto di
azione era prescritto quindi il creditore non ti avrebbe mai potuto fare causa. A quel punto richiedo al creditore
i soldi ma il creditore può dire che il codice civile quanto pagato per un debito prescritto non si può chiedere
indietro.
N:B l’eccezione di prescrizione può essere fatta valere solo dal convenuto mentre altre anche dal giudice.

32
Sull’onere della prova la parte che propone la domanda giudiziale deve provare i fatti costitutivi per i diritti
per i quali chiede tutela. Se la parte non adempie all’onere della prova il processo é già finito.
Se al giudice non diamo le prove quei fatti non esistono. Se le parti invece adempiono tocca al convenuto che
ha due ambiti di difesa:

- Del rito, del processo: che ha una sua dignità e non stabilità perché il difetto di forma può essere bendato e
ci si trova a discutere nel merito .

- Oppure le eccezioni di merito cioè quelle che mirano a neutralizzare l’attacco mosso dalla parte che ha
proposto il processo paralizzando i fatti costitutivi del diritto fatto valere, allegando altri fatti con efficacia
opposta e con sfumature, intensità diverse, a seconda che questi fatti siano modificativi, impeditivi o
istintivi.
2698 c.c : sono nulli i patti con i quali è invertito ovvero è modificato l'onere della prova, quando si tratta di
diritti di cui le parti non possono disporre o quando l'inversione o la modificazione ha per effetto di rendere
a una delle parti eccessivamente difficile l'esercizio del diritto”
Spiegazione: le parti possono influire sulla distribuzione dell’onere della prova cosi come attuata dal 2697.
Purché la causa verta …

Capo 4: Presunzioni
Parlando delle prove abbiamo impostato questa struttura (dalle più vincolanti a meno):

Esistono prove che vincolano il giudice a quanto emerge dalla prova (prove legali), prove liberamente
valutabili (prova per eccellenza perché non possiamo pensare ad un giudice non libero di valutare le prove) e
per ultimo gli argomenti di prova (elementi che possono servire al giudice per rafforzare e sgombrare i dubbi
in caso di prove già acquisite).
Tra le prove e gli argomenti di prova vi sono le presunzioni Art: 2727 c.c:

Spiegazione: Concetto che si trova nel codice tramite norma definitoria (art 2727 c.c). Sono le conseguenze
che la legge o il giudice trae da un fatto noto per risalire ad un fatto ignorato. Le presunzioni sono in sostanza
dei meccanismi logici ovvero un passaggio, un ragionamento che parte da un fatto noto e da quel fatto noto
immagina, presume un fatto ignoto. La distinzione tra presunzioni legali e semplici affondano nella stessa
norma:

• Le presunzioni semplici sono definite tali perché ci arriva dai fatti noti con i quali si ricostruisce il fatto
ignoto. Il passaggio logico può essere fatto dalla legge o dal giudice.

• Le presunzioni legali sono invece previste dalla legge (anche nella presunzione legale dov’é la legge che trae
la conseguenza il passaggio é già fatto dalla legge).
Es: dalla borsa di una persona spunta una crema abbronzante (fatto noto perché la vedo) presumo che sia andata
al parco a prendere il sole (fatto ignoto). Oppure incontro una persona vestita allo stesso modo del giorno prima
(fatto noto) presumo che non si sia cambiato e che sia rimasto fuori (fatto ignoto).

Il fatto noto é detto INDIZIO (problema é che l’indizio non dimostra ma rimanda, indica). Es: incidente con
frenate (fatto noto) ma il conduttore dice di essere andato a 20 all’ora ma che é impossibile perché non si
lasciano le frenate (indizio).

Mentre le presunzioni semplici specialmente quando sono una pluralità e depongono tutte nello stesso senso,
possono dimostrare il fatto (quelle ricostruite dal giudice vanno tutte nello stesso senso) e possono provare il
fatto, le presunzioni legali non provano il fatto (es: prova di paternità) si presume che tizio sia il padre ma se
tizio chiede l’esame del DNA e dimostra che con la prova scientifica dimostra di non essere il padre questo
smonta le presunzioni legali.

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In breve: se sono in grado di provare i fatti quando sono precise e concordanti (che vanno nella stessa direzione)
le presunzione legale (quella stabilità dalla legge) non é idonea a provare il fatto ma ha la funzione di
sollevare/esonerare la parte dall’onere della prova (parte che sarebbe tenuta a provare).
Es presunzioni legali: materia di possesso la buona fede. Si presume quindi chi possiede un oggetto ha in suo
favore il possesso di Buona fede ed é ad un’atro di provare di essere stato privato del possesso perché la norma
del c.c esonera il possessore di provare la propria fede.

Il diritto tende a dare rilievo é ciò che é verificabile direttamente e se cosi non é bisogna portare la prova che
le cose siamo diverse.
Art. 2729 c.c : le presunzioni tratte dal giudice sono lasciate alla prudenza del giudice il quale non
deve ammettere che presunzioni gravi, precise e concordanti. Le presunzioni non si possono ammettere nei
casi in cui la legge esclude la prova per testimoni.

Ciascuna parte deve fornire al giudice la prova dei fatti che afferma (l’onere della prova), le prove cosi come
i fatti si allegano (allegazione dei mezzi di prova). Le prove sono di due grandi specie (questa distinzione é
diversa da quelle legali e liberamente valutabili perché in questo caso stiamo distinguendo le prove guardando
al momento della loro formazione):

1. Prove precostituite: preesistono al processo (esistono prima del processo) sono essenzialmente i
documenti: contratto, scambio di corrispondenza, testamento.. qualsiasi documento che si possa rilevare
prima del processo. Nel momento in cui nasce, si forma nasce come documento e solo forse diventerà una
prova. Quando é nata non ci si aspettava che sarebbe diventata una prova. Entrano nel processo tramite
atto del processo o…

2. Prove costituende: devono essere creare apposta nel processo. Un testimone lo devo chiamare, bisogna
preparare le domanda da porgli, presentarle al giudice ecc.. queste prove comportano un allungamento del
processo. Prova che viene creata appositamente per il processo.

Domanda: Perché questo discorso e questa premessa?


Risposta: Perché tutte le prove sono soggette ad un giudizio di ammissibilità e di rilevanza.

- Il giudizio sulla Rilevanza : é una valutazione del giudice che riguarda un profilo di fatto, é il giudice che si
deve chiedere se la prova di quel fatto é rilevante, serve per decidere sui fatti della causa oppure no.

- Il profilo di Ammissibilità delle prove é un profilo di diritto ovvero che é il codice civile che ci dice se quel
tipo di mezzo di prova può essere utilizzato per provare quel tipo di fatto. É il codice di diritto sostanziale
che ci dice che quel fatto si può provare ma quell’altro no. DEVO GUARDARE LE NORME.

Il fatto é irrilevante se non aiuta il giudice a prendere la decisione che deve prendere. Per ogni mezzo di prova
il giudice si chiede se la prova é rilevante ( se serve) e/o ammissibile ( se può usarla)/
Il giudice lo compie in un momento diverso a seconda se la prova sia precostituita o costituende. Quella
precostituita la valutazione per l’ammissibilità e rilevanza viene fatta dopo l’ingresso nel processo. Nel caso
delle prove costituende la valutazione per l’ammissibilità e rilevanza si va prima di assumere la prova
costituenda, es: fissare udienza per chiamare un testimone che ci serva a dire che tizio é padre di caio? No
perché quella prova é inammissibile (se non é ammissibile non serve vedere la rilevanza).

21/10/2021

Atti processuali (titolo 6)


Sappiamo già dalla prima lezione che il processo é una successione di atti processuali inoltre questi atti sono
tutti collegati uno all’altro da un nesso logico (si dipendono tra loro in maniera logica). Abbiamo anche già
fatto la domanda giudiziale (il primo atto processuale).

34
Disciplina generale in relazione agli atti processuali fissando una serie di principi:
Principio della libertà delle forme (art 121 c.p.c.): Gli atti del processo, per i quali la legge non
richiede forme determinate , possono essere compiuti nella forma più idonea al raggiungimento del loro
scopo.

Spiegazione: da questa norma emerge che ci sono degli atti per cui la legge chiede una forma determinata vuol
dire che il codice ci detta qual é il contenuto dell’atto ovvero lo scherma ci viene dato direttamente dal
legislatore (primo principio). In tutti gli altri casi la parte può adottare la forma più idonea al raggiungimento
dello scopo (fa riferimento ad uno scopo finalistico). Infine, questa norma ci dice che si ha uno scopo non la
ragione intima, personale che spinge la parte a promuovere l’azione ma lo scopo il fine oggettivo di quell’atto
lo scopo per cui il legislatore lo ha pensato. Es: scopo della domanda giudiziale é che il conventato si costituisca
in giudizio. Perché vogliamo da quella parte una risposta e bisogna far si che si presenti al tribunale per
ottenerla.
Nel processo il concetto di forma é essenziale ( cit. Franco Cornero le forme sono l’essenza della procedura).
Il concetto di forma é ben diverso dal concetto di formalismo anzi non risponde più ai principi che vengono
dettati dalle corte sovranazionali, europee una visione del diritto e del processo come il luogo dove si fanno
valere le eccezioni, gli errori formali in grado di paralizzare tutto. La corte di giustizia tante volte é stata molto
chiara su questo. Non si può perdere un diritto sostanziale per un errore di procedura quindi si conferma il
ruolo strumentale del processo alla tutela dei diritti. La funzione principale é di ottenere i diritti sostanziali.

La forma di cui parliamo nel processo é intesa in senso aristotelico cioè la forma che da alla sostanza, la forma
é questione di sostanza. Es: la prof non se ne fa niente dell’albero ma del tavolo. Ha bisogno della forma del
tavolo, cioè a dire che le forme sono essenziali perché sono le forme a veicolare la sostanza e noi abbiamo
bisogno di sostanza, di formalismo. Anche che l’unica cosa che il giudice può controllare nel processo sono le
forme esteriori degli atti perché sono quelle che appaiono, il giudice non ha modo di vedere cosa c’é nella testa
dell’attore o del convenuto, non sa come si sono svolti i fatti ma ha soltanto gli atti con una certa forma ed un
certo contenuto e può verificare innanzitutto il rispetto delle garanzie processuali verificando quegli atti.

Il processo inizia a parlare di merito quindi di sostanza solo quando ha verificato che tutte le forme siano in
ordine/che non vi siano vizi di forma. Se c’é un vizio, un difetto di forma (la discrepanza del modello ideale
ed il modello cornetto reale che la parte ha confezionato) se lo andiamo a paragonare con lo schema ideale che
ha fatto il legislatore e vediamo che ci sono delle difformità. Il primo pensiero é verificare la garanzia di tutti
gli elementi di difesa, di rispetto dei principi fondamentali del processo, di tutte le forme che garantiscono al
processo di svolgersi secondo i canoni costituzionali del giusto processo. Quando noi abbiamo verificato
questo andiamo a parlare di merito.

Poi abbiamo una serie di norme descrittive che dettano come si debba svolgere il processo dal punto di vista
formale ed anche sostanziale perché tiene al diritto di difesa.es: art 122 c.p.c in cui si specifica il fatto che si
debba utilizzare la lingua italiana (lingua ufficiale nel nostro ordinamento) necessaria perché il diritto di difesa
é rispettato se la parte é in grado di comprendere quello che le viene detto davanti al giudice. In tutto il processo
é prescritto l’uso della lingua italiana quando deve essere sentito chi non conosce la lingua italiana, il giudice
può nominare un interprete.
Oppure art 123 c.p.c. nomina di un traduttore: « Quando occorre procedere all'esame di documenti che non
sono scritti in lingua italiana, il giudice può nominare un traduttore, il quale presta giuramento a norma
dell'articolo precedente ».

Art. 126 c.p.c. processo verbale (il verbale) tutte le attività delle udienze vengono rendicontate (resoconto delle
attività che vengono compiute) attraversa la redazione di un processo verbale. :
Il processo verbale dovrebbe essere fatto al cancelliere perché secondo il codice dovrebbe essere il cancelliere
a farlo ma nella maggior parte dei casi spetta agli avvocati. Il giudice verifica che ciò che le parti e gli avvocati
hanno scritto coincida e chiude il verbale. Dopodiché vi sono gli art. 127 s.s disciplinano l’attività dell’udienza
(udire) che si chiama cosi perché l’attività principe dell’udienza é l’ascolto delle parti (il giudice dovrebbe
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parlare con le parti). Gli atti processuali sono quasi tutti scritti cominciando dalla domanda. Se l’oralità ha nel
processo civile ha uno spazio é in sede d’udienza. Queste norme sono molto descrittive. Si inizia con l’art 127
c.p.c. il chi dirige l’udienza ovvero il giudice singolo (monocratico) o il presidente del collegio, spiegando il
ruolo del giudice che apre e chiude la discussione, per poi passare al fatto che l’udienza é pubblica salvo
eccezioni (attività dello Stato ed anche l’udienza é pubblica, aperta al pubblico ed i poteri di polizia del giudice
art. 128 c.p.c). Si continua con l’art. 129 c.p.c. che dispone per il pubblico (doveri di chi assiste all’udienza)
per poi finire con l’art 130 c.p.c che dispone il fatto che la redazione del processo verbale: il cancelliere radice
il processo verbale di udienza sotto la direzione del giudice.
Art 131 s.s c.p.c dove vengono disciplinati i provvedimenti del giudice. Quando gli atti processuali sono posti
in essere dal giudice li chiamiamo provvedimenti. I provvedimenti hanno 3 forme tipiche perché il giudice
pronuncia sentenze, ordinanze e decreti e sono solo queste le forme di provvedimenti del giudice.

La sentenza é il provvedimento decisorio per antonomasia, il termine per noi ci fa pensare al provvedimento
finale, condannatorio; tuttavia il giudice può esercitare ala sua funzione decisoria, nel merito, anche attraverso
ordinanza ed anche attraverso il decreto.
Normalmente la funzione decisoria soprattutto nel processo a cognizione piena é assolta attraverso la pronuncia
di una sentenza e tuttavia ci sono casi nei quali il giudice pronuncia per assolvere alla sua funzione di decisione
ordinanze o decreti.
N.B É la legge che prescrive quando il giudice deve pronunciare sentenza, ordinanza o decreto.

Domanda: Che succede se il giudice per avvenuta si sbagliasse?


Risposta: la giurisprudenza della cassazione é sempre stata uniforme in questi ultimi 70 anni. Ella dice che
per capire che tipo di provvedimento abbiamo davanti non dobbiamo guardare all’etichetta (se c’é scritto
sentenza, ordinanza e decreto) ma il contenuto del provvedimento in altri termini la cassazione enuncia il
principio della prevalenza, della sostanza sulla forma. (Principio che troveremo nelle impugnazioni perché ai
fini delle impugnazioni anche in quel caso non si deve guardare il nome ma il contenuto).
L’ordinanza: serve ad ordinare il processo cioè a farlo procedere ordinariamente. Es: ordinanza sull’assunzione
di mezzi di prova in cui il giudice fissa l’udienza in cui dovrà comparire il testimone per essere ascoltato
quindi l’ordinanza ha dei poteri ordinatori ovviamente c’é sempre l’eccezione incontreremo delle ordinanze
che hanno contenuto decisorio quindi che con dei provvedimento in cui il giudice decide nel merito (ovvero
in cui il giudice attribuisce la ragione e chi torto, quando diciamo che il giudice decide nel merito intendiamo
dire che definisce il processo attribuendo la vittoria ad una parte e la soccombenza all’altra.
Normalmente l’ordinanza é un provvedimento che viene pronunciato dopo aver instaurato il contraddittorio.
Il decreto: esso ha normalmente funzione decisoria (es decreto ingiuntivo) ed altrettanto normalmente viene
pronunciato in audita altera parte (senza aver attuato prima il contraddittorio).
Domanda: come si legittima questa assenna di contraddittorio?
Risposta: Questa assenza di contraddittorio non é mai un’omissione totale, irrecuperabile é sempre un’assenza
di contraddittorio che può essere recuperata su istanza della parte che ha interesse nel contraddittorio. Si tratta
di un’omissione del contraddittorio può essere colmata durante il processo.

Art. 131 c.p.c. forma dei provvedimenti in generale:


« 1. La legge prescrive in quali casi il giudice pronuncia sentenza, ordinanza o decreto.
2. In mancanza di tali prescrizioni, i provvedimenti sono dati in qualsiasi forma idonea al raggiungimento del
loro scopo.
3. Dei provvedimenti collegiali è compilato sommario processo verbale, il quale deve contenere la menzione
dell'unanimità della decisione o del dissenso, succintamente motivato, che qualcuno dei componenti del
collegio, da indicarsi nominativamente, abbia eventualmente espresso su ciascuna delle questioni decise. Il

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verbale, redatto dal meno anziano dei componenti togati del collegio e sottoscritto da tutti i componenti del
collegio stesso, è conservato a cura del presidente in plico sigillato presso la cancelleria dell’ufficio ».

Spiegazione: In mancanza di tali prescrizioni vuol dire che il legislatore non ha individuato quale di queste tre
forme il giudice debba adottare quel tipo di pronuncia. Il giudice sceglierà tra queste 3 alternative: sentenza,
ordinanza o decreto.
« Art 132 c.p.c: un cui si specifica il fatto che la struttura viene data dal legislatore, che la giustizia é
pronunciata in nome del popolo italiano e questa struttura deve avere :
« La sentenza reca l'intestazione «Repubblica italiana», ed è pronunciata «In nome del popolo italiano». Essa
deve contenere:
1) l'indicazione del giudice che l'ha pronunciata ;
2) l'indicazione delle parti e dei loro difensori ;
3) le conclusioni del pubblico ministero e quelle delle parti ;
4) la concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione [disp. att. 118] ;
5) il dispositivo, la data della deliberazione e la sottoscrizione del giudice [disp. att. 119].

La sentenza emessa dal giudice collegiale è sottoscritta soltanto dal presidente e dal giudice estensore. Se il
presidente non può sottoscrivere per morte o per altro impedimento, la sentenza viene sottoscritta dal
componente più anziano del collegio, purché prima della sottoscrizione sia menzionato l'impedimento; se
l'estensore non può sottoscrivere la sentenza per morte o altro impedimento è sufficiente la sottoscrizione del
solo presidente, purché prima della sottoscrizione sia menzionato l’impedimento."

Spiegazione:La concisa esposizione delle ragione é la motivazione é l’esposizione da parte del giudice del
percorso logico che ha seguito per arrivare a prendere quella decisione (da ricordare nella costituzione che i
provvedimenti devono essere motivati) se il giudica non lo spiega come fanno le parti ad impugnare? Questo
é funzionale per la redazione dei motivi dell’impugnazione.

Il dispositivo é la decisione nel suo succo essenziale. Normalmente dopo tutta la motivazione troviamo PQM
(per questi motivi che ho spiegato) il tribunale condanna tizio a pagare un tot (questo é il dispositivo).
Art. 133 c.p.c. « pubblicazione e comunicazione della sentenza »:
« La sentenza è resa pubblica mediante deposito nella cancelleria del giudice che l'ha pronunciata.
Il cancelliere dà atto del deposito in calce alla sentenza e vi appone la data e la firma, ed entro cinque giorni,
mediante biglietto contenente il testo integrale della sentenza, ne dà notizia alle parti che si sono costituite.
La comunicazione non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all' art.325 ».

Spiegazione: contatti importanti anche ai fini dell’impugnazione e soprattutto dei termini per impugnare. La
pubblicazione della sentenza attraverso la quale la sentenza viene resa pubblica dopo che il giudice la trasmette
alla cancelleria e quest’ultima la pubblica e soltanto quando é uscita dalla sfera privata del giudice che l’ha
scritta e la cancelleria l’ha pubblicata noi avremo una data di pubblicazione.

Domanda:A che fenomeno fanno riferimento le norme quando parlando di comunicazione?


Risposta: Il cancelliere ha il compito di comunicare agli avvocati (non alle parti) con quello che si chiama il
biglietto di cancelleria il solo dispositivo della sentenza. Oggi con il processo telematico la sentenza viene
comunicata informaticamente e non si pone il problema del biglietto.
Domanda: Perché ci interessa distinguere la pubblicazione e la comunicazione e tra poco la notificazione?

Risposta: Perché:Perché da questi 3 momenti decorrono quei termini per impugnare la sentenza, la decisione
e sono termini appunto che decorrono ora dalla pubblicazione, ora dalla comunicazione ed ora dalla
notificazione a seconda delle diverse situazioni quindi quando ci occuperemo delle impugnazioni e vedremo i
termini per impugnare faremo riferimento « al termine dalla notificazione della sentenza, dalla pubblicazione
o dalla comunicazione ».

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Terzo adempimento che é solo eventuale ed é la notificazione della sentenza. Questa consiste nel fatto che la
parte che vuole procedere a questo adempimento chiede all’ufficio copia della sentenza e tramite ufficiale
giudiziario la notifica alla controparte.
Domanda: Perché si può fare questo?

Risposta: La notificazione é idonea a far scattare il termine breve per impugnare.


Gli Art.134 e 135 c.p.c. ci parlando dell’ordinanza e del decreto. Saltiamo inoltre gli art.136 s.s c.p.c che
disciplinano nel dettaglio le comunicazioni e le notificazioni. É importante se l’atto é stato notificato
correttamente o parte il meccanismo delle nullità.

Termini Art. 152 s.s c.p.c

É importante sapere il concetto di termine che é connaturato al processo perché quest’ultimo dovrebbe avere
una durata ragionevole e quindi l’esistenza dei termini serve a dare un ritmo al processo ( le parti sanno che
devono compiere un determinato atto in un certo termine). Il termine serve quindi per dare un ritmo all’attività
processuale e secondariamente quando repertorio serve a sanzionare con la decadenza la parte che non ha
compiuto l’atto previsto entro quel termine. I termini si dividono in due categorie:
1. Termini ordinatori: servono ad ordinare il processo ma la scadenza del termine e ordinatorio non
comporta decadenza o sanzione. Normalmente i termini ordinatori sono quelli previsti per il giudice. es: il
giudice deposita la sentenza entro 60 giorni.
2. Termini in capo alle parti: sono termini perentori cioè legato al concetto di perire perché si perde il potere
per mancato esercizio (scadenza del termine perentorio). Si parla di preclusione cioè la parte si ved
precluso il potere di compiere l’atto.
Esiste una clausola generale se una parte non copie l’atto per forza maggiore o causo fortuito, la parte deve
provarlo. Altrimenti il termine perentorio prevede sempre la decadenza (impossibilità di compiere l’atto).

Altra distinzione:

1. Termini legali: termini stabiliti dalla legge, previsti dal codice.


2. Termini giudiziario Stabiliti dal giudice (da ricordare il 102 c.p.c)
Art. 152 c.p.c: « I termini per il compimento degli atti del processo sono stabiliti dalla legge; possono essere
stabiliti dal giudice anche a pena di decadenza, soltanto se la legge lo permette espressamente . I termini
stabiliti dalla legge sono ordinatori, tranne che la legge stessa li dichiari espressamente perentori ».

Spiegazione: deve esserci la legge che permetta di stabilire al giudice un termine perentorio. Se la legge fissa
un termine spesso dice « a pena di decadenza » questo vuol dure che il termine é perentorio cioè se non
rispettato la parte non ha più il potere di compiere l’atto.
Art. 155.c.p.c: come is calcolano i termini.
« Nel computo dei termini a giorni o ad ore, si escludono il giorno o l'ora iniziali .
Per il computo dei termini a mesi o ad anni, si osserva il calendario comune.
I giorni festivi si computano nel termine.
Se il giorno di scadenza è festivo, la scadenza è prorogata di diritto al primo giorno seguente non festivo .
La proroga prevista dal quarto comma si applica altresì ai termini per il compimento degli atti processuali
svolti fuori dell'udienza che scadono nella giornata del sabato.
Resta fermo il regolare svolgimento delle udienze e di ogni altra attività giudiziaria, anche svolta da ausiliari,
nella giornata del sabato, che ad ogni effetto è considerata lavorativa ».

Spiegazione : Se la notificazione della sentenza é stata fatta oggi e devo calcolare il termine devo iniziare a
contare dal giorno dopo. Il termine lungo per impugnare é di 6 mesi quindi se la sentenza é stata pubblicata
oggi 21 ottobre, il 21 di aprile mentre i 30 giorni si calcolano uno per uno a partire dal giorno successivo. Si

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calcolano anche il sabato e di domenica, ma, se il giorno della scadenza é festivo il termine si sposta al giorno
dopo.
26/10/2021
Processo ordinario di cognizione

PREMESSA: Secondo libro di procedura civile, modellando questo procedimento come se fossimo sempre
davanti l tribunale di composizione collegiale. (Ricordare differenza con composizione monocratica.)
Nei casi in cui il giudice del tribunale fosse un giudice monocratico si svolgerà tutto davanti ad un unico
giudice.

Il processo ordinario di cognizione: é un modello processuale generale utilizzabile per tutti i tipi di controversie
ed anche il modello più perfetto possibile (quella in cui i poteri delle parti e del giudice sono i più ampi, il
modello in cui il principio del contraddittorio si dispiega in ,ogni atto processuale, i termini sono prestabiliti
dal giudice), é quindi la macchina processuale più evoluta che possiamo immaginare.
Macchina Iperprocuessuale.

Tutte questa attività se da un alto ha il pregio del miglior accertamento possibile il difetto é il tempo. Di
conseguenza lo strumento può sembrare sproporzionato per eccesso rispetto al fine ragione per la quale vi sono
dei procedimenti speciali (procedimenti disegnati da poche norme) che esistono per le situazione per le quali
il fine della giustizia é raggiunto più prontamente attraverso un procedimento più snello, più rapido. Questo
prova la coesistenza di un modello generale e tanti procedimenti speciali che soccorrono in tante ipotesi. Questa
sovrabbondanza di questo tipo di processo verrà incisa dalle riforme in corso che non sono quindi di diritto
positivo (vigente).
Art.163 c.p.c. norma dedicata all’atto di citazione, alla disciplina e il contenuto dell’atto di citazione.
Effetti della domanda: perché sappiamo che la domanda giudiziale é il primo atto processuale, atto con cui
inizia il processo ed alla domanda giudiziale qualunque forma ( atto di citazione e ricorso) alla domanda
giudiziale sono ricollegati degli effetti.
Domanda: Quali sono gli effetti della domanda?

1. Effetti processuali della domanda: conseguenza giudica che la preposizione della domanda determina con
riferimento al processo agli effetti sostanziali della domanda.

• Itis pendenza in senso ampio (cioè a dire da quale Momento il processo é considerato pendente cioè dal
momento della preposizione della domanda) per questo diciamo che é un effetto processuale della domanda.
• Art. 5 c.p.c. momento determinante del giurisdizione e della competenza. Questo articolo dice che la
giurisdizione e la competenza si determinano con riguardo al momento della proposizione della domanda e
non rilevano i mutamenti di fatto e di diritto successivi (es: se sappiamo che la giurisdizione e la competenza
hanno il criterio comune del domicilio del convenuto bisogna vedere quest’ultimo alla presentazione della
domanda)
• Individuare la giurisdizione e la competenza (il giudice che ha la giurisdizione e il giudice che ha
competenza)

In breve: quando inizia la domanda, il momento della determinazione della giurisdizione e competenza e
individuare il giudice che ha ha la giurisdizione e il giudice che ha competenza.

Per rinunciare al processo il processo deve essere iniziato, l’effetto della domanda é la rinunciabili agli atti
processuali cioè non posso rinunciare agli atti di un processo non iniziato.

La proposta della domanda ha come effetto processuale di rinunciare alla domanda, una domanda che é stata
già proposta. La domanda giudiziale produce anche degli effetti sostanziali perché nel libro 6 del c.c é li che il

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legislatore ha messo la disciplina già della domanda giudiziale perché il c.c dal libro 6 dice che se tutto quello
che é stato fatto fino a qui dal sesto libro si affrontano la tutela di diritti come l’ipoteca.
2. Effetti sostanziali della domanda giudiziale:
• L’interruzione della prescrizione (Art. 2943): « La prescrizione è interrotta dalla notificazione dell'atto
con il quale si inizia un giudizio, sia questo di cognizione ovvero conservativo o esecutivo. È pure interrotta
dalla domanda proposta nel corso di un giudizio »
Spiegazione: La prescrizione é interrotta dalla domanda giudiziale. Quando le domande giudiziali hanno ad
oggetto beni immobili la domanda viene trascritta nei registri immobiliari perché? Per lopponibilità ai terzi di
quella domanda giudiziale o meglio del suo eventuale risultato perché se la controversia é di un bene immobile
la sentenza visto che la domanda giudiziale é stata trascritta sarà opponibile a tutti. (Funzione di tutela e di
opponibili nei confronti dei terzi).

• Calcolo degli interessi e dei frutti collegati al riconoscimento di quel diritto perché la domanda di tizio
per ottenere da caio il pagamento di 100 e dopo 20 anni il processo é finito quei 100 verranno aumentati a
far data dal momento della proposizione della domanda/ dall’inizio del processo. Si parla di tasso di interesse.
In breve: Il giudice non si limita a cogliere la domanda ma dovrà calcolare dal momento della proposizione
della domanda gli interessi
Processo di cognizione ordinaria o processo ordinario di cognizione.

Si contrappone a questo concetto il processo sommario (o cognizione sommaria) cioè sinonimo di parzialità e
superficialità ovvero non andare in profondità mentre in quello ordinario non si ferma ad una cognizione
sommaria.
Capo primo: dell’introduzione della causa (causa: processo che inizia con la proposizione concreta della
domanda): il rito ordinario di cognizione si compone in 3 grandi fasi (momenti logicamente distinti):

1. Introduzione del processo: ha nella proposizione della domanda giudiziale il suo atto identificativo (N.B
la domanda giudiziale si propone o con atto di citazione che una volta redatto viene notificato al convenuto
e poi depositato alla cancelleria del giudice competente SI CITA QUALCUNO AL TRIBUNALE o con
ricorso che una volta redatto viene prima depositato nella cancelleria del giudice e poi notificato all’altra
parte) SI FA RICORSO AL GIUDICE.
N.B Atto di citazione é l’atto introduttivo del processo ordinario di cognizione mentre i processi speciali
iniziano con un ricorso.
Atto di citazione é l’esercizio della domanda giudiziale e si svolge davanti al giudice.

Prima di arrivare all’art. 163 c.p.c bisogna fare dei riferimenti (che poi ritroveremo nell’articolo). Siamo partiti
dall’ art 1 in cui la giurisdizione civile é esercitata dai giudici ordinari, con poi l’indicazione della giurisdizione
del giudice competente (la giurisdizione l’abbiamo messa nei presupposti processuali) e davanti al giudice si
presenta l’ esercizio dell’azione di cui gli elementi sono: le parti, petitum, causa petendi, poi da quei fatti dare
la prova (mezzi di prova) ed i difensori delle parti per infine chiamare il convenuto ovvero il chiamato in
giudizio (la citazione del convenuto).
Art. 163 c.p.c. disciplina il contenuto dell’atto di citazione (articolo modello tipico disegnato dal legislatore
per la .. dell’atto di citazione. « La domanda si propone mediante citazione a comparire a udienza fissa.
Il presidente del tribunale stabilisce al principio dell'anno giudiziario, con decreto approvato dal primo
presidente della corte di appello, i giorni della settimana e le ore delle udienze destinate esclusivamente alla
prima comparizione delle parti. L'atto di citazione deve contenere :

1) l'indicazione del tribunale davanti al quale la domanda è proposta ;


2) il nome, il cognome, la residenza e il codice fiscale dell'attore, il nome, il cognome, il codice fiscale, la
residenza o il domicilio o la dimora del convenuto e delle persone che rispettivamente li rappresentano o li
40
assistono. Se attore o convenuto è una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta 36 c.c.] o
un comitato, la citazione deve contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio
che ne ha la rappresentanza in giudizio ;
3) la determinazione della cosa oggetto della domanda ;
4) l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative
conclusioni:
5) l'indicazione specifica dei mezzi di prova dei quali l'attore intende valersi e in particolare dei documenti
che offre in comunicazione;
6) il nome e il cognome del procuratore e l'indicazione della procura, qualora questa sia stata già rilasciata;
7) l'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione; l'invito al convenuto a costituirsi nel termine di venti
giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166, ovvero di dieci giorni prima
in caso di abbreviazione dei termini, e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi
dell'articolo 168bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui
agli artt. 38 e 167 .

L'atto di citazione, sottoscritto a norma dell'articolo 125, è consegnato dalla parte o dal procuratore
all'ufficiale giudiziario, il quale lo notifica a norma degli articoli 137 e seguenti ».

Spiegazione: presentarsi in udienza in una data fissata poi, il capo dell’ufficio giudiziario stabilisce i giorni
della settimana e le ore delle udienze destinate esclusivamente alla prima comparizione delle parti (L’attore
deve citare il convenuto ad una data fissa che il presidente del tribunale pubblica il calendario giudiziario
quindi l’avvocato va a vedere il periodo per fissare la prima udienza ovvero la prima volta in cui le parti si
presentano davanti al giudice). L’atto di citazione deve contenere tutti gli elementi elencati nell’articolo:
1. Indicazione dell’ufficio giudiziario che ha competenza su quella controversia
2. Indicare le parti intese come parti sostanziali cioè titolari attivi e passivi del rapporto giuridico controverso
(il nome , il cognome ecc)

3. Determinazione dell’oggetto della domanda (petitum)


4. l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative
conclusioni (Causa petendi)
5. Mezzi di prova
6. Difensori

7. Indicazione della data che abbiamo ricavato dal calendario, ti invito quindi a venire, a costituititi cioè a
difenderti attivamente, a depositare il tuo fascicolo ma ti avverto, (avvertimento di garanzia perché lo
impone il codice) che se la costituzione non é tempestiva cioè non avviene almeno 20 giorni prima
dell’udienza, tu convenuto incorri nelle decadenze che adesso vedremo.
Se il convenuto vuole partecipare attivamente al processo si deve costituire almeno 20 giorni prima
dell’udienza cioè se l’udienza «é al 20 di marzo al più tardi il convenuto si deve costituire il 28 febbraio.
Perché se il convenuto si costituisce almeno 20 giorni prima si può difendere attivamente e sia costituito
tempestivamente dunque la costituzione del convenuto é tempestiva cioè puntuale quando avviene almeno
20 giorni ^rima dell’udienza ma se il convenuto si presenta dopo i 20 giorni, il convenuto si costituisce ma
la costituzione é tardiva (comporta le decadenza di cui gli art. 38.e 177 cioè il convenuto che si costituisce
tardivamente non può sollevare l’eccezione di incompetenza e non può sollevare eccezioni, proporre
domande riconvenzionali e chiamare terzi in causa) Citazione del convenuto.
In breve: se il convenuto vuole partecipare attivamente, si deve costituire in ,maniera tempestiva quindi
20 giorni prima mentre se si costituisce tardivamente quindi oltre questo termine perde questi poteri
processuali ricorrendo alle decadenze dell’art. 38 e 177.
2. Fase di trattazione (quando entriamo nel merito bisogna entrare nella fese probatoria)

3. Fase di decisione
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28/10/2021
Riprendiamo con il processo di cognizione, dalla disciplina della nullità dell’atto di citazione. La volta scorsa
il contenuto dell’atto di citazione (l’art 163 c.p.c.) ed ogni la nullità dell’atto di citazione (l’art 164 c.p.c.).
L’art 164 c.p.c. Disciplina la nullità della citazione con riferimento ai 6 punti visti la volta scorsa. Il 164 é una
norma speciali rispetto ai principi generali sulla nullità degli atti processuali visti dagli art. 156 s.s c.p.c. L’art
164 é una disciplina speciale.
Il contenuto della citazione si divide in due grandi blocchi:

-EDITIO ACTIONIS. (il contenuto dell'atto dell'attore introduttivo del giudizio)


-VOCATIO IN IUS (chiamata in giudizio cioè la chiamata in giudizio del convenuto da parte dell’attore)

I punti della citazione in cui consistente l’EDITIO ACTIONIS : Le parti, il petitum e la causa petendi sono la
nostra edito actionis (elementi costitutivi dell’azione e dunque della domanda).

Il resto va nella chiamata in giudizio, i due pilastri della chiamata in giudizio sono i numeri 1 e quell’articolo
7 ) e tutto ciò che non é in senato stretto ovvero editto actionis rientra nella chiamata in giudizio.
Domanda: Perché fare una distinzione?

Risposta: Perché il 164 disciplina il contenuto della citazione a seconda del vizio. Sia un vizio che riguarda
un VOCATIO IN IUS o che riguarda l’EDITIO ACTIONIS.

Domanda: Quando l’atto processuale é nullo?


Risposta: Quando non é stato fatto conformemente al modello del 163 quindi che alcuni elementi mancano o
sono deformi. Il problema della nullità di un atto processuale si trova nel riscontrar il modello (atto di citazione
concreto) al modello tipico del legislatore. Quando quei due non coincidono scatta il vizio di nullità che può
riguardare uno o più di questi elementi dell’art.163.

La norma generale, il 164 (o meglio speciale) prevede di vedere se nonostante la presenza di un vizio di nullità
il convenuto si é costituito perché se il convenuto si é costituito l’atto ha raggiunto lo scopo e noi sappiamo
dai principi generali che se l’atto ha raggiunto lo scopo la ,nullità non può essere dichiarare. Il giudice rilevata
la nullità anche se il convento si é costituito può dire all’attore completato quegli elementi la cui assenza
determina il vizio di nullità.

Integrazione: Provvedimento che può essere disposto dal giudice quando l’atto ha raggiunto lo scopo ed il
giudice dispone che l’attore integri quello che manca all’esposizione della domanda giudiziale. Se invece il
contenuto non si é costituito il giudice dispone la rinnovazione vuol dire rifare, ripetere (l’atto non ha raggiunto
lo scopo).
La disciplina della nullità a seconda che il vizio riguardi l’editto actionis o il vizio VOCATIO IN IUS.

Domanda: Qual é lo scopo?

Risposta: sanare la nullità, un principio di conservazione degli atti, di non buttare ciò che é stato fatto ma di
sanare ciò che é viziato, che presenta un difetto.

Non c’é atto senza conseguenza anche con sanatorie possibile può portare delle conseguenza.
Il 164 si mette dal punto di vista del convenuto perché l’atto di citazione, di promuovere l’azione é stato l’attore
mentre il convenuto subisce l’azione e se l’atto di citazione é nullo il codice si mette dalla parte del convenuto.
Domanda: É più grave il vizio che riguarda l’EDITIO ACTIONIS o il vizio di nullità riferito al VOCATIO
IN IUS?

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Risposta: il difetto di rito ci fa ottenere un risultato immediato e poi l’attore deve solo portarci dal giudice
giusto o risolvere il problema formale e siamo di nuovo a discutere del merito. É solo la pronuncia del merito
e nel merito della causa
Allora delle due parti dell’atto di citazione é più importante la parte della edito actionis perché é in quella che
l’attore dice cosa vuole e perché. Quindi il cuore dell’atto di citazione é proprio l’enucleazione dell’azione.
Il 164 dice se il vizio di nullità riguardo l’EDITIO ACTIONIS lo consideriamo più grave perché in convenuto
si deve difendere nel merito (nel merito rischia), il vizio che afferisce a l’EDITIO ACTIONIS é considerato
più grave rispetto alla VOCATIO IN IUS.

Quando viene posta in essere la sanatoria (si chiama perché sana i vizi quindi rimedia a quel vizio, recuperare
quell’atto al processo ma la sanatoria opera con effetti diversi a seconda del vizio, che riguardasse l’EDITIO
ACTIONIS o VOCATIO IN IUS.

In altri tempi abbiamo detto che il vizio che afferisce a l’editto actionis la sanatoria opera al momento in cui
viene posta in essere (cioè l’atto é viziato in un certo momento, il vizio riguarda l’EDITIO ACTIONIS,
poniamo in essere la sanatoria). Da quando? Se abbiamo un atto di citazione viziato per un vizio di VOCATIO
IN IUS ed oggi facciamo la sanatoria di quel vizio , la sanatoria regredisce a quando é stata fatta la citazione
iniziale.

La sanatoria opera nel momento in cui viene posta in essere quando riguarda l’editto actionis o fino al momento
iniziale di quando é stata la fatta la citazione iniziale si tratta di un. Vizio VOCATIO IN IUS.

Domanda:Cosa vuoi dire?


Risposta: Che se la sanatoria retroagisce é come se avessi fatto bene l’atto dall’inizio. (VOCATIO IN IUS)
quindi la parte pur avendo sbagliato si salva. Ma quando il vizio riguarda l’editto actionis la sanatoria parte
solo dal momento in cui é stata posta in essere. Se nel frattempo si sono verificate delle decadenza o delle
prescrizioni, l’attore si attacca al tram perché la sanatoria opera ORA. (Cioè se é scaduta non si può più mettere
in atto la sanatoria).
Es: quando l’attore ha notificato l’atto di citazione che poi scopriremo viziato da un vizio di EDITIO
ACTIONIS che si sarebbe prestito qualche giorno prima quindi scoperto
Quando una sanatoria non retroagisce al momento originale del vizio che va a sanare ma opera solo nel
momento in cui viene posta in essere se tra il momento in cui é stato commesso il viziato o si verificano
decadenze o prescrizioni quegli eventi restano fermi. Cioè mentre se la sanatoria che riguarda la vocatio si
riparte dall'inizio del processo ma se riguarda l’EDITIO ACTIONIS e se nel frattempo abbiamo perso un
termine, siamo quasi arrivati alla decadenza o alla prescrizione si perde il diritto di agire. (Colpa dell’attore
perché se é lui ad aver fatto male l’atto di citazione)

Domanda: Il convenuto si difende rispetto all’editto actionis o rispetto alla VOCATIO IN IUS.
Risposta: Rispetto all’EDITIO ACTIONIS poiché si difende (il convenuto vuole il rigetto della domanda
dell’attore qualunque essa sia e lo ottiene Econ riferimento al merito cioè: caro attore, il petitum quindi quello
che mi chiedi non ha fondamento)

Art.164 c.p.c.:
« La citazione è nulla se è omesso o risulta assolutamente incerto alcuno dei requisiti stabiliti nei numeri 1) e
2) dell'articolo 163, se manca l'indicazione della data dell'udienza di comparizione, se è stato assegnato
un termine a comparire inferiore a quello stabilito dalla legge ovvero se manca l'avvertimento previsto dal
numero 7) dell'articolo 163.
Se il convenuto non si costituisce in giudizio, il giudice, rilevata la nullità [157 c.p.c.] della citazione ai sensi
del primo comma, ne dispone d'ufficio la rinnovazione entro un termine perentorio. Questa sana i vizi e gli
effetti sostanziali e processuali della domanda si producono sin dal momento della prima notificazione. Se la

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rinnovazione non viene eseguita, il giudice ordina la cancellazione della causa dal ruolo e il processo si
estingue a norma dell'articolo 307, comma terzo.
La costituzione del convenuto [166-171 c.p.c.] sana i vizi della citazione e restano salvi gli effetti sostanziali
e processuali di cui al secondo comma; tuttavia, se il convenuto deduce l'inosservanza dei termini a comparire
o la mancanza dell'avvertimento previsto dal numero 7) dell'articolo 163, il giudice fissa una nuova udienza
nel rispetto dei termini .
La citazione è altresì nulla se è omesso o risulta assolutamente incerto il requisito stabilito nel numero 3)
dell'articolo 163 ovvero se manca l'esposizione dei fatti di cui al numero dello stesso articolo .
Il giudice, rilevata la nullità ai sensi del comma precedente, fissa all'attore un termine perentorio per
rinnovare la citazione o, se il convenuto si è costituito, per integrare la domanda. Restano ferme
le decadenze maturate e salvi i diritti quesiti anteriormente alla rinnovazione o alla integrazione .
Nel caso di integrazione della domanda, il giudice fissa l'udienza ai sensi del secondo
comma dell'articolo 183 e si applica l'articolo 167".

Spiegazione: « Se non si costituisce » l’atto non ha raggiunto lo scopo.


2° comma: Se il giudice da un’ordine alle parti (l’attore) e non lo seguono, questo dimostra il disinteresse ed
il processo va a morire.

3° comma: ha depositato il suo fascicolo, quindi quale litigare l’atto ha aggiunto lo scopo e l’atto sana i vizi.
Se il convenuto deduce l’inosservanza dei termini a comparire o la mancanza dell’avvertimento previsto dal n
7 dell’art.163, Il giudice può fissare la data di una nuova udienza.
4° comma: cioè la sostanza della contesa fra le parti , la citazione é nulla per motivi formali ed anche se la
causa riguarda il vizio EDITIO ACTIONIS o VOCATIO IN IUS.
5° comma: la citazione opera solo nel momento in cui viene effettuata, restano ferme le decadenze maturate.

Art. 163 bis c.p.c. termini per comparire (serve per capire la durata del processo): solo per l’introduzione
della causa passano mesi quando le parti devono ancora incontrarsi.
N.B La citazione viene notificata al convenuto ( e poi depositata alla cancelleria del giudice
« 1. Tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione debbono
intercorrere termini liberi non minori di novanta giorni se il luogo della notificazione si trova in Italia e di
centocinquanta giorni se si trova all'estero.
2. Nelle cause che richiedono pronta spedizione il presidente può, su istanza dell'attore e con decreto motivato
in calce dell'atto originale e delle copie della citazione, abbreviare fino alla metà i termini indicati dal primo
comma.
3. Se il termine assegnato dall'attore ecceda il minimo indicato dal primo comma, il convenuto, costituendosi
prima della scadenza del termine minimo, può chiedere al presidente del tribunale che, sempre osservata la
misura di quest'ultimo termine, l'udienza per la comparizione delle parti sia fissata con congruo anticipo su
quella indicata dall'attore. Il presidente provvede con decreto, che deve essere comunicato dal cancelliere
all'attore, almeno cinque giorni liberi prima dell'udienza fissata dal presidente ».

Spiegazione: calcolare che il giorno in cui stiamo scrivendo l’atto di citazione siamo a settembre per fissare il
giorno dell’udienza e contiamo 90 giorni arriviamo a dicembre. Dal giorno della notificazione della citazione
ed il giorno in cui andiamo a chiamare il convenuto devono passare 3 mesi.

Art. 165 c.p.c. Costituzione dell’attore (cioè il rendersi presenza rilevante grazie al deposito del fascicolo di
parte).
L'attore, entro dieci giorni dalla notificazione della citazione al convenuto, ovvero entro cinque giorni nel caso
di abbreviazione di termini a norma del secondo comma dell'articolo 163bis (1), deve costituirsi in giudizio a
mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge [82, 86, 317, 417, 442 c.p.c.],
depositando in cancelleria la nota d'iscrizione a ruolo (2) e il proprio fascicolo (3) contenente l'originale della
citazione, la procura (4) e i documenti offerti in comunicazione [71, 74 disp. att.]. Se si costituisce
personalmente, deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel comune ove ha sede il tribunale.

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Se la citazione è notificata a più persone, l'originale della citazione deve essere inserito nel fascicolo entro
dieci giorni dall'ultima notificazione

Spiegazione: L’attore, entro 10 giorni deve costituirsi in giudizio attraverso un avvocato o nei casi consenti
dalla legge, Depositando in cancelleria la nota d’iscrizione a ruolo (foglio in cui l’attore chiede l’iscrizione al
ruolo) ed il proprio fascicolo (con l’originale della citazione, la procura che ammesso che non sia stata allegata
alla citazione originale deve esserci) ed i documenti offerti in comunicazione. All’atto della presentazione del
fascicolo possono esserci già dei documenti allegati dall’attore o non esserci perché non a pena di decadenza.

Art. 166 c.p.c La costituzione del convenuto .


Premessa:abbiamo visto le cose dal punto di vista dell’attore, il convento é colui che subisce. Si vede arrivare
la notificazione dell’atto di citazione scopre di essere un convenuto.

Domanda: Cosa può fare il convenuto?


Risposta: Può anche fare niente e rimanere inerte (rimane contumace) non si costituisce.

N.B questo non significa che l’attore vinca il processo (onere della prova da ricorda, l’attore deve dare al
giudice..)
Se il convenuto vuole poi partecipare si deve costituire almeno 20 giorni prima che l’atto l’ha indicato nell’atto
di citazione. Se non si costituisce prima dei 20 giorni

« Il convenuto deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge,
almeno venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, o almeno dieci giorni
prima nel caso di abbreviazione di termini a norma del secondo comma dell'articolo 163bis ovvero almeno
venti giorni prima dell'udienza fissata a norma dell'articolo 168bis, quinto comma, depositando in cancelleria
il proprio fascicolo contenente la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata,
la procura e i documenti che offre in comunicazione ».

Spiegazione: deve costituirsi (può e non può, onere processuale).

Domanda: Come si costituisce il convenuto?


Risposta: Anche il convenuto delle depositare il proprio fascicolo contenente la comparsa di risposta con la
copia della citazione che gli ha notificato l’attore, la procura
L’allegazione dei documenti non é a pena di decadenza, il convenuto può costituirsi in questo modo.

L’art. 167 c.p.c.


« Nella comparsa di risposta il convenuto deve proporre tutte le sue difese prendendo posizione sui fatti posti
dall'attore a fondamento della domanda, indicare le proprie generalità e il codice fiscale, i mezzi di prova di
cui intende valersi e i documenti che offre in comunicazione, formulare le conclusioni.
A pena di decadenza deve proporre le eventuali domande riconvenzionali e le eccezioni processuali e di merito
che non siano rilevabili d'ufficio. Se è omesso o risulta assolutamente incerto l'oggetto o il titolo della domanda
riconvenzionale, il giudice, rilevata la nullità, fissa al convenuto un termine perentorio per integrarla. Restano
ferme le decadenze maturate e salvi i diritti acquisiti anteriormente alla integrazione ».

Se intende chiamare un terzo in causa, deve farne dichiarazione nella stessa comparsa e provvedere ai sensi
dell'articolo 269.

Spiegazione: Deve difendersi rispetto alla domanda dell’attore. Mentre nel 163 avevamo un elenco qui per il
convenuto é tutto in una frase, tutto più sintetico.
Il secondo comma: le attività del primo comma non sono a pena di decadenza o ci sarebbe stato scritto, egli
deve proporre le eventuali.
Se il convenuto deve avvalersi di questi poteri deve costituirsi almeno entro i 20 giorni prima dell’udienza, il
convenuto che chiama in causa un terzo chiede contestualmente il cambio di data dell’udienza che verrà perché
andava bene al convenuto ma il terzo non sa nulla. (I termini a comparire sono gli stessi per tutti quindi 3 mesi
cosi da preparare le sue difese come quando il convenuto ha ricevuto la notificazione).

29/10/2021
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Ricordiamo che le difese tipiche del convenuto sono la proposizione dell’eccezioni processuali.
Delle eventuali domande riconvenzionali e l’eventuale di terzo in causa. Diciamo sempre eventuale perché
non sappiamo se il convenuto vuole fare o non fare queste azioni. Se lo vuole fare deve depositare e dunque
costituirsi nel termine di 20 giorni prima della prima udienza. Abbiamo quindi chiaro sul concetto di eccezione:
come difesa tipica del convenuto perché solo il convenuto eccepisce.
N.B l’eccezione sul processo ed eccezione sulla sostanza
La domanda riconvenzionale é una vera e propria domanda giudiziale. Il convenuto che é stato aggredito da
una domanda giudiziale dell’attore, contrattacca ovvero propone a sua volta una domanda giudiziale (domanda
é inteso come senso tecnico ovvero esercizio di un’azione).
Mentre con l’eccezione il convenuto si limita a difendersi, con la domanda riconvenzionale il convenuto
contrattacca cioè si fa attore nello stesso processo in cui era stato convenuto e dunque in un processo si fatto
noi abbiamo due domande:
1. Domanda principale: la domanda che é stata proposta dall’attore contro il convenuto attraverso, nell’atto
di citazione
2. Domanda riconvenzionale: domanda posta dal convenuto contro l’attore (esempio classico della materia
del contendere).

L’oggetto del processo , la materia del contendere é determinata dalla domanda dell’attore e da tutte le difese
dell’attore tra cui anche la possibile domanda riconvenzionale.
L’oggetto della decisione e quindi del giudicato, coincide con l’oggetto del processo perché con il 112 c.p.c il
giudice deve mantenere nei confini dell’oggetto del processo come determinato dalle parti ma deve ricoprirle
tutte.

Questo discorso che stiamo facendo é collegato con la connessione.


Domanda: Precisamente con quale tipo di connessione?
Risposta: La connessione soggettiva.

Art. 36 c.p.c: « Il giudice competente per la causa principale conosce anche delle che dipendono
dal titolo dedotto in giudizio dall'attore o da quello che già appartiene alla causa come mezzo di eccezione,
purché non eccedano la sua competenza per materia o valore; altrimenti applica le disposizioni dei due
articoli precedenti »

Dice che se si si va avanti o altrimenti si possono spostare le competenze. Le norme da 31 a 36 contemplano


delle situazioni in cui, per ragioni di connessione fra cause, ci possono essere degli spostamenti della
competenza ed il 36 ci dice in buona sostanza sulla riconvenzionale che:
Ha senso che la riconvenzionale e la principale stiano insieme nella stessa sede processuale se sono domande
in qualche modo collegate. Perché se dobbiamo parlare di due azioni che hanno un petitum o una causa petendi
completamente diversa e l’unica connessione é quella delle parti é poco per tenere tutto nella stessa sede
processuale perché noi ci ricordiamo che il senso della connessione e quindi del riunire cause diverse ancorché
collegate in un’unica sede processuale, era migliorare la trattazione, ma se le due domande la principale e la
riconvenzionale non hanno altro collegamento se non l’identità delle parti (il fatto che solo le parti siano
identiche) bisogna avere due domande che viaggino separatamente.

Spiegazione: Si parla di ragione di competenza per motivi di connessione (nata inizialmente quando vi era il
pretore). Il giudice competente si occupa anche della domanda della convenzionale se la domanda é collegata
alla principale.

L’art 31 c.p.c disciplina le cause accessorie ed anche qui i principi generali soccorrono sempre (Accessorium
sequitur principale) che vale nel diritto processuale e sostanziale; quindi, il principio generale dell’art 31 é che
normalmente la causa accessoria segue la competenza della causa principale.

L’art 32 c.p.c disciplina il fenomeno delle cause di garanzia, la garanzia é una specie, fattispecie di accessorietà
quindi il principio in buona sostanza é il medesimo.

L’art 33 c.p.c si occupa del cumulo soggettivo (che consegue alla connessione oggettiva)

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L’art 35 c.p.c si occupa dell’eccezione di compensazione (fenomeno frequente in cui l’attore cita il convenuto
per il pagamento di un credito, il convenuto si costituisce ed eccepisce in compensazione un controcredito).

L’art 34 c.p.c disciplina il fenomeno dei cosiddetti accertamenti incidentali : la parola incidentale per noi che
studiamo il processo ha 3 significati diversi (lo si capisce dal contesto):
• Soltanto in via provvisoria, in via di commento, in via incidentale (incidentalmente approfitto per dire anche
che, un qualcosa in più)
• Impugnazioni incidentali (sono una delle specie di impugnazioni possibili)
• Accertamenti incidentali: é l’opposto del primo certificato ovvero accertamento da prendersi con efficacia
di giudicato. (Accertamento vuol dire pronuncia sul merito/fare chiarezza)

« Il giudice se per legge o per esplicita domanda di una delle parti é necessario decidere con efficacia di
giudicato una questione pregiudiziale che appartiene per materia o valore alla competenza di un giudice
superiore, rimette tutta la causa a quest'ultimo assegnando alle parti un tempo perentorio per l’assunzione
della causa davanti a lui ».

Nel processo vi sono tante questioni (che si prendono in considerazione perché nominate nell’art.34).
Il processo si svolge attraverso la risoluzione di una serie di questioni di rito e di merito.
Chiamiamo questioni pregiudiziali quelle che si chiamano cosi perché condizionano la risoluzione di un’altra
questione che chiamiamo dipendente ed infatti c’é chi in dottrino parla di pregiudizialità dipendenza.

Spiegazione: se il giudice della questione principale é competente anche per la pregiudiziale bene ma, se non
lo é la pregiudiziale va definita con efficacia di giudicato, la causa si sposta appunto davanti al giudice
competente per la pregiudiziale.
Aldilà delle competenze, le cause che si spostano da un giudice all’altro, l’importante é il concetto quindi la
questione pregiudiziale o questione pregiudicata o dipendente (quindi l’idea della pregiudizialità dipendenza)
é il discorso relativo all’accertamento.

Premessa: Sappiamo cos’é una domanda riconvenzionale, sappiamo che problemi può causare e sappiamo
cosa determina nel processo cioè a dire l’allargamento della materia del contendere.

Art. 168 c.p.c


Da ricordare che dopo aver notificato, l’attore si costruisca o che é possibile che il convenuto si costituisca
prima

Spiegazione: Quando si costituisce la prima di una delle due parti (la parte più diligente ovvero quella che fa
le cose prima)
A ruolo: registro dell’ufficio giudiziario, il cancelliere nel registro telematico attribuendo alla causa un numero
progressivo di ruolo generale (RG), contemporaneamente il cancelliere forma il fascicolo d’ufficio nel quale
inserisce i documenti previsti dall’art 168.
In breve: Nel fascicolo d’ufficio inserisce i fascicoli di parte e tutti gli atti e provvedimenti che
progressivamente emetterà il giudice).

Il 168 bis c.p.c: designazione del giudice istruttore


N.B il tipo di processo parla sempre di un giudice istruttore (dei tre) che riferisce agli altri.

« All'atto della costituzione dell'attore [165 c.p.c.] o, se questi non si è costituito, all'atto della costituzione
del convenuto [166 c.p.c.], su presentazione della nota d'iscrizione a ruolo, il cancelliere iscrive la causa
nel ruolo generale.
Contemporaneamente il cancelliere forma il fascicolo d'ufficio [36 disp. att.], nel quale inserisce la nota di
iscrizione a ruolo, copia dell'atto di citazione, delle comparse e delle memorie in carta non bollata, e
successivamente, i processi verbali di udienza [126 c.p.c.], i provvedimenti del giudice, gli atti d'istruzione e
la copia del dispositivo delle sentenze".

Spiegazione: Il cancelliere poi presenta il fascicolo d’ufficio al presidente del tribunale (dell’ufficio
giudiziario) che deve assegnare la causa ad una sezione (se il tribunale é diviso in più sezioni specialmente nei
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tribunali grandi es: sezione famiglia per processi come divorzio, sezione contratti, sezioni responsabilità ecc..)
e poi il presidente della sezione assegna il fascicolo al singolo magistrato (giudice persona fisica).
- Se nessuna delle parti si costituisce, il processo si estingue. La costituzione é la parte che va a depositare il
fascicolo di pareti cancelleria e se nessuna delle parti si costituisce non abbiamo mai incardinato il processo
presso l’ufficio giudiziario.
- Il processo (la litis pendenza) é iniziato con la notificazione l’atto di citazione dall’attore o il convenuto. Ma
se nessuna delle parti si costituisce dopo la notificazioni, non deposita il fascicolo il giudice non entra in
campo.

Art. 171 c.p.c


« 1. Se nessuna delle parti si costituisce nei termini stabiliti, si applicano le disposizioni dell'art. 307, primo e
secondo comma.
2. Se una delle parti si è costituita entro il termine rispettivamente a lei assegnato, l'altra parte può costituirsi
successivamente fino alla prima udienza, ma restano ferme per il convenuto le decadenze di cui all'articolo
167.
3. La parte che non si costituisce neppure in tale udienza è dichiarata contumace con ordinanza del giudice
istruttore, salva la disposizione dell'art. 291 ».

Spiegazione:
- Se una delle parti si é costituita in termini l’altra parte può costituirsi fino alla prima udienza ma se quella
parte che si é costituita é il convenuto restando le attività che il convenuto per esercitarle deve farlo
tempestivamente.
- Se neppure in prima udienza e vede che una parte si é costituita e l’altra non solo non. Comparsa ma non si
é neanche costituita dichiara la contumacia. (Da verificare se la contumacia é voluta e non per esempio che
vi sia un vizio di notificazione).

Art. 175 c.p.c direzione del procedimento:


« Il giudice istruttore esercita tutti i poteri intesi al più sollecito e leale svolgimento del procedimento.
Egli fissa le udienze successive e i termini entro i quali le parti debbono compiere gli atti processuali .
Quando il giudice ha omesso di provvedere a norma del comma precedente, si applica la disposizione
dell'articolo 289 "

Spiegazione:
Il giudice dovrebbe essere il direttore del processo (processo é sempre retto dall’impulso delle parti solo loro
che hanno delle date per poter agire e se infatti non fanno nulla il processo non va avanti). Ma, il giudice può
fare la differenza (il singolo fa sempre la differenza) perché il giudice che ha studiato la causa e delle possibili
soluzioni (può fare delle proposte alle parti, sottolineare delle questioni da far sviscerare meglio alle parti).

Art. 183 c.p.c Trattazione della causa (che andremo a vedere la prossima lezione)
Da ricordale le tre grandi fasi: introduzione, trattazione e decisione.
Con il termine di trattazione si capisce che si comincia a discutere, ad entrare nella materia del contendere.
Fino a diversi anni fa il nostro c.p.c prevedeva 2 udienza: ex art 180 e ex articolo 183. (Da sapere perché il 180
era l’udienza di prima comparizione mentre l’altra id prima trattazione). Si sono poi resi conto che parlare di
primo in due articoli il legislatore ha creato un’unica prima udienza ovvero dell’art 183 rubricato udienza,
prima comparizione delle parti e trattazione della causa. (In pratica i due contesti sono stati messi insieme). Il
legislatore al posto di eliminare/abrogare l’art 180 ha conservato quest’ultimo e l’ha rubricato forma di
trattazione.

Nell’art 180 c.p.c si sono delle contraddizione dispone infatti che La trattazione della causa é orale (il processo
che é poco orale e quello civile), della trattazione della causa si redige il processo verbale (pero scriviamo tutto
ciò che facciamo).

Art.181c.p.c mancata comparizione delle parti, parente del 171. Il 171 perché ci ha parlato della mancata
costituzione delle parti mentre il 181 della mancata comparizione (presenza fisica in udienza dei difensori,
dell’avvocato).

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« Se nessuna delle parti compare alla prima udienza, il giudice fissa una udienza successiva, di cui il
cancelliere dà comunicazione alle parti costituite. Se nessuna delle parti compare alla nuova udienza, il
giudice ordina che la causa sia cancellata dal ruolo e dichiara l'estinzione del processo .
Se l'attore costituito non comparisce alla prima udienza, e il convenuto non chiede che si proceda in assenza
di lui, il giudice fissa una nuova udienza, della quale il cancelliere dà comunicazione all'attore. Se questi non
compare alla nuova udienza, il giudice, se il convenuto non chiede che si proceda in assenza di lui, ordina che
la causa sia cancellata dal ruolo e dichiara l'estinzione del processo".

Spiegazione: Data fissata nell’art 163 e se non vede nessuna delle parti, il giudice fissa un’udienza successiva
che poi il cancelliere informa le parti della seconda udienza. Se nessuna delle parti compare alla nuova udienza
il processo si estingue. Il promo rinvio per non essere troppo severo (perché potevano esserci dei motivi)ma la
seconda assenza viene motivo di cancellazione della causa ed estinzione del processo.
Se invece una delle due parti non compare alla prima udienza ed il convenuto non chiede di continuare il
processo senza di lui (l’attore aveva un’onere e non si é presentato) oppure fissare una nuova udienza
Se l’attore non compare neppure alla nuova udienza, il giudice dà al convenuto di scegliere se andare avanti o
no. (Il processo l’ha messo in moto l’attore ma se non compare il convenuto non si può continuare).

Art. 182 c.p.c prevede come primo adempimento da parte del giudice la verifica della regola restaurazione del
contraddittorio (da ricorda che il giudice verifica che il processo parta bene perché se vi sono dei vizi fin da
subito quei vizi, a cascata, condizioneranno tutto il processo.

« Il giudice istruttore verifica d'ufficio la regolarità della costituzione delle parti e, quando occorre, le invita
a completare o a mettere in regola gli atti e i documenti che riconosce difettosi .
Quando rileva un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione ovvero un vizio che determina la
nullità della procura al difensore, il giudice assegna alle parti un termine perentorio per la costituzione della
persona alla quale spetta la rappresentanza, o l'assistenza, o per il rilascio delle necessarie autorizzazioni,
ovvero per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa. L'osservanza del termine sana
i vizi, e gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono fin dal momento della prima
notificazione »

Spiegazione:
Il giudice fa delle verifiche e se riscontra/rileva dei vizi/difetto assegna alle parti un termine perentorio per la
costituzione del soggetto a cui spetta la rappresentanza, l’assistenza o l’autorizzazione (significano i casi di
limitata capacità di stare nel processo, qualcuno deve essere assistito da un curatore, amministrazione di
sostegno ecc).
Se é viziata la procura significa che nel processo vi é un difensore che non é nella pienezza dei suoi poteri
Il compimento di queste sanatorie sana i vizi e li sana EXTUNC ovvero dal momento della prima notificazione.
L’osservanza del termine sana i vizi e gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono fin dal
momento della prima notificazione. Quindi, se il giudice verificata la regolare instaurazione del processo
riscontra dei vizi di questo tipo, li fa presenta alle parti che sanano i vizi edile processo é come se fosse iniziato
correttamente fin dal momento della notificazione originaria.
Da tenere presente che allo stato degli atti siamo all’inizio del processo quindi si fa di tutto per poter eliminare
tutti i vizi processuali che si hanno in campo per far partire il processo come si deve.

02/11/2021
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Art.183 c.p.c.
All'udienza fissata per la prima comparizione delle parti e la trattazione il giudice istruttore verifica d'ufficio
la regolarità del contraddittorio e, quando occorre, pronuncia i provvedimenti previsti dall'articolo 102,
secondo comma, dall'art. 164, secondo, terzo e quinto comma, dall'art. 167, secondo e terzo comma,
dall'articolo 182 e dall'articolo 291, primo comma.
Quando pronunzia i provvedimenti di cui al primo comma, il giudice fissa una nuova udienza di trattazione.

Il giudice istruttore fissa altresì una nuova udienza se deve procedere a norma dell'art. 185.

Nell'udienza di trattazione ovvero in quella eventualmente fissata ai sensi del terzo comma, il giudice richiede
alle parti, sulla base dei fatti allegati, i chiarimenti necessari e indica le questioni rilevabili d'ufficio delle
quali ritiene opportuna la trattazione.

Nella stessa udienza l'attore può proporre le domande e le eccezioni che sono conseguenza della domanda
riconvenzionale o delle eccezioni proposte dal convenuto. Può altresì chiedere di essere autorizzato a
chiamare un terzo ai sensi degli articoli 106 e 269, terzo comma, se l'esigenza è sorta dalle difese del
convenuto. Le parti possono precisare e modificare le domande, le eccezioni e le conclusioni già formulate.

Se richiesto, il giudice concede alle parti i seguenti termini perentori:

1) un termine di ulteriori trenta giorni per il deposito di memorie limitate alle sole precisazioni o modificazioni
delle domande, delle eccezioni e delle conclusioni già proposte;
2) un termine di ulteriori trenta giorni per replicare alle domande ed eccezioni nuove, o modificate dall'altra
parte, per proporre le eccezioni che sono conseguenza delle domande e delle eccezioni medesime e per
l'indicazione dei mezzi di prova e produzioni documentali;
3) un termine di ulteriori venti giorni per le sole indicazioni di prova contraria.
Salva l'applicazione dell'articolo 187, il giudice provvede sulle richieste istruttorie fissando l'udienza di cui
all'articolo 184 per l'assunzione dei mezzi di prova ritenuti ammissibili e rilevanti. Se provvede mediante
ordinanza emanata fuori udienza, questa deve essere pronunciata entro trenta giorni.

Nel caso in cui vengano disposti d'ufficio mezzi di prova con l'ordinanza di cui al settimo comma, ciascuna
parte può dedurre, entro un termine perentorio assegnato dal giudice con la medesima ordinanza, i mezzi di
prova che si rendono necessari in relazione ai primi nonché depositare memoria di replica nell'ulteriore
termine perentorio parimenti assegnato dal giudice, che si riserva di provvedere ai sensi del settimo comma.

Con l'ordinanza che ammette le prove il giudice può in ogni caso disporre, qualora lo ritenga utile, il libero
interrogatorio delle parti; all'interrogatorio disposto dal giudice istruttore si applicano le disposizioni di cui
al terzo comma.

[L'ordinanza di cui al settimo comma è comunicata a cura del cancelliere entro i tre giorni successivi al
deposito, anche a mezzo telefax, nella sola ipotesi in cui il numero sia stato indicato negli atti difensivi, nonché
a mezzo di posta elettronica, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione
e la trasmissione dei documenti informatici e teletrasmessi. A tal fine il difensore indica nel primo scritto
difensivo utile il numero di fax o l'indirizzo di posta elettronica presso cui dichiara di voler ricevere gli atti]

Spiegazione:
Premessa: Udienza fissata dall’attore, con la quale il convenuto si é voluto costituito almeno 20 giorni prima
di questa udienza e finalmente arriva questa prima udienza di comparizione e di trattazione della causa (come
recita la rubrica).
Prima occasione in cui il giudice e parte si trovano di fronte. Se il giudice si accorge che ci sono difetti di
forma emette i provvedimenti opportuni per sanare subito quei vizi di forma in modo che il processo possa
partire tranquillamente e mettere da parte i vizi di forma che potrebbero pregiudicarlo con quel meccanismo a
cascata.
Il processo é fatto di rito, di merito e che il rito é pregiudiziale rispetto al quello di merito.

Art. 117 che prevede l’ interrogatorio libero delle parti.


Domanda: Cosa significa Interrogatorio libero?
50
Risposta: significa che il giudice non é vincolato a domande che le parti gli hanno sottoposto e lui ha ritenuto
di proporlo alle parti. Il giudice chiede alle parti quello che vuole. L’istinto dell’interrogatorio libero l’abbiamo
visto con altri poteri istruttori con l’onere della prova.

In prima udienza il giudice può sentire le parti per capire al meglio i contorni della materia da contendere/ Può
rivolgere alle parti le domande relative alle questioni di cui ritiene opportune le trattazione. Il giudice può
essere attivo di sede di 183 in quanto arrivi in udienza preparato. Il carico giudiziario ha delle conseguenze ed
il giudice deve essere preparato. In ogni caso può fare domande alle parti. Da ricordare Interrogatorio libero
dalle parti che é meglio all’inizio, quando vengono messe sul campo anche perché se il giudice può studiare
per tempo la causa potrebbe arrivare in d’utenza anche pronto a sottoporre alle parti un accordo riconciliativo
(accordo traslativo). In ogni caso in sede di prima udienza entrambe le parti (sia l’attore che il convenuto)
possono precisare e modificare le domande, l’eccezioni e le conclusioni già formulate..
La materia del contendere cioè su cui il giudice deve decidere nel rispetto del 112. L’oggetto del processo, la
materia del contendere si determina nella fase iniziale del processo cioè arriva un momento in cui ovvero
quello del 183 con le sue propaggini (memorie 6 comma). Poi ci può essere un successivo l’asso di tempo in
cui le parti si scambiano le memorie e queste memorie che seguono il 183 segnano il termine ultimo di tutte le
preclusioni da cui le parte sono gravate ovvero l’oggetto del processo dal punto di vista fattuale e dal punto di
vista probatorio si determina a partire dalla presentazione degli atti introduttivi e si conclude quando scade
l’ultimo termine per il deposito dell’ultima memoria ex art. 183.
Si vede quindi che nelle prime fasi del processo questo oggetto può cambiare le domande e le eccezioni che
possono essere precisate e modificate cioè a dire che quello che l’attore ha scritto nell’atto ci citazione o che
il convenuto ha scritto nella comparsa di risposta é scritto sulla pietra; quello che é scritto nella citazione e
nella comparsa di risposta può essere precisato e modificato nella sede dell’udienza direttamente ai sensi
dell’art 183 ed anche attraverso lo scambio delle memorie che possono essere autorizzate dal giudice ai sensi
del terzo comma dell’art 183.
Quando cade il termine dell’ultima memoria del 183 si chiude il sipario. La scena non si modifica più ed il
giudice dovrà decidere su quella materia del contendere e le parti da li non potranno più fare precisazione e
modificazioni.

• Precisare: in dottrina ed in giurisprudenza si intende come emendatio libelli. Significa quindi delineare in
maniera più circostanziata quanto si ha allegato nella domanda introduttiva (atti introduttivi). Es: domanda
per risarcimento del danno per incidente stradale rientra nel concetto di precisazione l’enucleazione dei
particolari del sinistro che non si erano espressi nell’atto di citazione introduttivo.
• Modificare: metazoi libelli : cambiare registro.
Es: avevo proposto una domanda di annullamento del contratto e propongo una domanda di nullità cioè cambio
la domanda ed é il legislatore che lo consente, il codice lo prevede. Quindi posso cambiare i fatti costitutivi .

Nei sensi del 183 entrambe le parti quindi sia l’attore che il convenuto possono precisare e modificare le
domande, le eccezioni e le conclusioni già formulate.
Se le parti lo chiedono al giudice, il 183 dice che il giudice può fissare 3 termini successivi l’uno a l’altro,
rispettivamente di 30+30+20 giorni per lo scambio di 3 memorie che sono poi 6 se le parte sono 2 (ogni attore
la sua, il convenuto la sua e la terza da ciascuna delle parti).
Domanda: a cosa servono queste memorie?
Risposta: servono a ulteriormente delirare la materia del contendere dal punto di vista dei fatti non solo, con
la seconda memoria le parti possono chiedere l’annunzino di quelle prove delle quali non avessero fatto
richiesta negli atti introduttivi.
Nella seconda memoria del 183 sesto, le parti se hanno delle istanze istruttorie questa é la chiamata finale.

Qui é da ricordare il 163 c.p.c numero 5. (I mezzi di prova di cui la parte intende avvalersi ed i documenti che
offre in comunicazione). Se la parte già nell’atto ci citazione vuole produrre documenti allegandoli o fare
istanze istruttorie le può fare ma quest’attività non é a pena di decadenza cioè la parte se non lo fa non é incorsa
in una preclusione perché il termine finale per le istanze istruttorie verrà dopo, ecco che arriva adesso il termine
finale per le istanze istruttorie di cui art. 183 6 comma la seconda memoria. La terza memoria serve alla
cosiddetta controprova cioè ciascuna delle parti può contro dedurre i mezzi istruttori in risposta alle istanze
istruttorie fatte nella seconda memoria.
30+30+20 sono altri 3 mesi che aggiunti ad i 6/7 dei termini della difesa nel giro del primo anno abbiamo
delineato la materia del contendere.
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Sistema a preclusioni: le parti devono allegare fatti e prove entro termini preclusivi quindi se lo faccio entro al
termine previsto possono recitare quel potere mentre se scade e le parti non esercitano il potere decade.

Prima comparizione: già entriamo nel merito. Il giudice si chiede se: Le parti ci sono o no? Perché non ci
sono?
Quando occorre pronuncia i provvedimento dell’art 102 ovvero integra il litis consorzio se manca; O l’art.164
i casi di nullità nonché i provvedimenti dell’art 182 i difetti di rappresentanza (curatore, amministrazione di
sostegno art. 281 dichiara la contumacia della parte che veridica non essersi costituita.
Quando pronuncia questi provvedimenti il giudice fissa un’altra udienza (per quel primo giorno si é già fatto
abbastanza e che la trattazione debba essere rinviata quando i vizi trovati del processo siano stati sanati).
Se si deve procede con un tentativo di riconciliazione (art 185) anche qui bisogna fissare un’altra udienza. (Dal
uno di vista pratico, concreto bisogna prendere il consideratone che quando la parte decide di proporre la
domanda giudiziale lo fa non a ciel sereno ma sempre l’avvocato prima di partire con una domanda giudiziale
tenta contattando la controparte ed eventualmente il suo avvocato).

Intanto si fa vedere al giudice che si sono tentate tutte le strade ed il processo é partito come estremo.
Domanda: Perché allora si propone?
Risposta: La si propone comunque da parte del giudice perché prima che si arrivi alla prima udienza passino
mesi oppure il giudice trova delle proposte non fatte dagli avvocati.

Comma 3 da leggere cosi com’é nell’articolo.

Comma 4: arriviamo in prima udienza dopo un atto di citazione e dopo un comparsa di risposta.
Dice il 183 che se nella comparsa di risposta il convenuto ha presentato una o più domande riconvenzionali o
una o più eccezioni l’attore puo proporre le difese relative alla riconvenzionali o alle eccezioni o chiamare un
terzo in causa. Le parti possono precisare e modificare le domande, le eccezioni le conclusioni già formulate.

Comma 5: se richiesto (quindi occorre istanza di parte) il giudei concede alle parti i seguenti termini:
1) la definizione della materia del contendere dal punto di vista dei fatti si opera in maniera definitiva con la
prima memoria del 183 che serve a precisare e modificare le domande e le eccezioni e le conclusioni già
proposte. Quindi, se l(hanno fatto in udienza si può modificare nella prima memoria. (Questa)
2) con la seconda memoria scattano in maniera definita le barriere relative alle istanze istruttorie
3) da leggere cosi

Art. 187 prevede che il giudice rimetta direttamente la causa in decisione (salvo se si é decisi sulla causa), se
non rimette la causa in decisione e la causa deve andare avanti, le parti hanno fatto istanze istruttorie, il giudice
provvede sulle richieste istruttorie compiendo quel giudizio di ammissibilità e rilevanza di cui abbiamo parlato
quando abbiamo fatto i principi generali in materia di prove. (già visto in materie di prove richieste dalle parti
ammessi dal giudice)

Domanda: Come fa il giudice ad ammettere i mezzi di prova richiesti dalle parti?


Risposta: valuta che la prova sia ammissibile e rilevante).

I mezzi di prova che hanno superato il vaglio dell’ammissibilità e della rilevanza per quei mezzi di prova il
giudice fissa un’udienza di assunzione delle prove (184).

Comma 7: Se provvede mediante ordinanza emanata fuori udienza questa deve essere pronunciata entro trenta
giorni.
Il giudice non può decidere subito ed emette/pronuncia, entro 30 giorni (data coordinatoria ed il giudice la fa
quando può. No termine perentorio) un’ordinanza fuori udienza (perché si é dovuto prendere del tempo) che
viene comunicata dalla cancelleria alle parti.

Se il giudice con questa ordinanza con cui pronuncia in relazione ai mezzi di prova richiesti dalle parti dispone
d’ufficio mezzi di prova (art. 117 (interrogatorio libero), 118(l’ispezione), 213(la richiesta di informazioni alla
pubblica amministrazione) e 281 ter la prova testimoniale davanti al giudice monocratico), ciascuna parte può
contro dedurre entro un termine perentorio assegnato dal giudice con la stessa ordinanza i mezzi di prova
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(presentare altre istanze istruttorie sollecitate da quei mezzi di prova di cui ha l’assunzione il giudice. Nonché
depositare memoria di replica nell'ulteriore termine perentorio parimenti assegnato dal giudice, che si riserva
di provvedere ai sensi del settimo comma

Ultimo comma: insiste sul fatto che il giudice può sollecitare l’interrogatorio delle parti ed a questo
interrogatorio si applicano le disposizioni di cui al terzo comma.

Art. 183 bis: inserita in un momento successivo che prevede uno dei tanti meccanismi di elasticità che di
quando in quando il nostro codice contempla.
Ci interessa sapere che il processo ordinario di cognizione é la forma più rotonda e perfetta di processo di
cognizione che ci possa immaginare. Dal 2009 nel quarto libro (in sede di procedimenti speciali) il legislatore
ha inserito un procedimento sommario di cognizione. Abbiamo quindi cognizione ordinaria secondo libro e
cognizione sommaria nel libro 4 che disciplinano
Cognizione: parliamo di merito. Una piena (ordinaria) ed una sintetica (sommaria).
Il giudice che del procedimento sommario avesse ritenuto che quel giudizio introdotto con un sommario irrealtà
meritava un processo ordinario convertiva il rito. (Faceva cambiare il binario del processo quindi farlo
diventare ordinario fissando l’udienza al 183.

In breve: esistono due modelli di cognizione: ordinario (pieno e lungo) e sommario (procedimento speciale e
sintetico introdotto nel 2009). Il legislatore
Domanda: Perché l’ha detto?
Risposta: Perché se le parti voglio velocizzare il processo ed introducono in via di procedimento sommario
una cosa che invece merita di essere trattata con procedimento ordinario, il giudice converte il processo e fissa
l’udienza del 183 cioè dice alle parti che per lui la sede sommaria non é sufficiente.

Questa conversione vale anche da ordinario a sommario infatti questa premessa del 183 bis é uno degli esempi
di elasticità del processo: dice che il giudice del processo ordinario che la sede ordinaria non é necessaria per
quel tipo di causa e che occorre un processo sommario trasforma il rito da ordinario in sommario. Il giudice
può convertire i riti quando nella materia del contendere si rende conto che il processo necessario é un altro.

Art. 184 c.p.c. udienza di assunzione dei mezzi di prova:

« Nell'udienza fissata con l'ordinanza prevista dal settimo comma dell'articolo 183, il giudice
istruttore procede all'assunzione dei mezzi di prova ammessi »

Stiamo parlando di prove precostituite o costituende? L’assunzione si dice anche l’esperimento della prova
ovvero formate/create mentre quelle precostituite entrano nel processo

N.B Quando si parla di assunzione si parla sempre di prove costituende.

Se dobbiamo spezzettare l’udienza del 184 le udienze dovrebbero essere vicine perché sennò si perde la
vivacità del processo.

Introduciamo l’argomento che completeremo giovedì:

Il tema delle cosiddette ordinanze anticipatore di condanna.


Queste ordinanze iniziando ad essere datate (riforma del 90 le prime due ordinanze , riforma del 95 la terza
ordinanza): rispondo all’idea/all’incubo del legislatore di cercare di risolvere il problema della durata del
processo perché tutte le riforme degli ultimi decenni avevano questo obiettivo.
Sono provvedimenti che hanno forma dell’ordinanza e non della sentenza ma sono provvedimenti decisori e
di merito come quelli presi con sentenza. Perché li ah chiamati con nome diverso?
Domanda: Perché lamentanza é finale per antonomasia
Risposta: Mentre queste anticipano la fine del processo, che la lite si chiuda prima. Di far ottenere alla parte
un risultato se non identico quantomeno assai simile da quello che otterrebbe con la fine del processo.
Anticipatore perché voglio chiudere prima il presso e perché danno alla parte un risultato equivalente a quello
che si otterrebbe con la sentenza finale.

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Si dice che questi provvedimenti vorrebbero assortire un effetto deflativo ovvero effetto deflazione del
contenzioso: di abbreviazione, di accorciamento del processo.
Questi provvedimenti tendono alla formazione di un titolo esecutivo e dunque di un provvedimento che la part
possa ottenere anticipatamente rispetto alla fine ordinaria del processo e con il quale possa partire alla carica
con l’esecuzione forzata per ottenere la soddisfazione del proprio diritto nel caso in cui al controparte non
adempisse spontaneamente.
Le ordinanze anticipatore di condanna sono 3:
• Art. 163 bis
• Art. 163 ter
• Art. 163 quater
04/11/2021
Queste ordinanza quali l’Art.186 bis, ter e quater dalla numerazione sono state introdotte in un momento
successivo dalla stesura del codice. Riforma del 1990 e quater con firma del 1995.
Queste tre ordinanze procedono per un grado di complessità crescente cioè la più semplice é quella del 186 bis
e già più articolare é la 186 tre (istanza ingiuntiva) e la più complessa la 186 quater é l’ordinanza successiva
alla chiusura dell’istruzione.
Queste vengono pronunciate in un processo di cognizione ordinario (art 163 ss) ed a un certo punto queste
ordinanze prevedono che il processo si possa chiudere con un provvedimento di merito (provvedimenti che
pronunciano sul merito) e che possano essere titolo esecutivo per partire con il processo di esecuzione.

Questo tipo di provvedimento (Art. 186 Bis) prevede che il giudice possa su istanza di parte pronunciare il
pagamento delle somme non contestate dalle parti costituite.
Il modello provvedimentale dell’art 186 bis prevede che in pendenza di un ordinario processo di cognizione il
giudice possa pronunciare un’ordinanza con cui ordina il pagamento delle somme che non sono state contestate
dalle parti costituite.

Quando abbiamo fatto i principi generali in materia di prove (art. 115 1 comma) prevede che il giudice deve
pure a fondamento a fondamento della decisione le prove proposte dalle parti o dal pubblico ministero nonché
i fatti non specificatamente contestati dalla parte costituita.

Ci siamo detti a proposito di questa norma che il giudice può ritenere provati i fatti che non siano stati contestati
dalle parti (vuole dire mettere in discussione, provocare il contraddittorio in materia specifica dai fatti affermati
dalla controparte) questo art. dice fermo restando che vige il principio dell’onere della prova ed ogni parte é
onerata della prova dei fatti che afferma e la parte che non prova soccombe su quel fatto aggiungendo che i
fatti affermati da una parte che l’latra parte non mette in discussione non contestati dalle parti non sono
bisognose di prova e il giudice li può mettere nel fondamento della decisione senza che siano approvati.

Torniamo all’Art. 186, Si discute del pagamento di una somma, le somme in totale o in parte non sono
contestate dalle parti costituite, quindi, il giudice può pronunciare d’ordinanza e dopo quel provvedimento
anticipatori di condanna con cui si può iniziare l’esecuzione forzata.

Premessa : tutti questi provvedimenti sono subordinati all’istanza di parte. (Principio dell’impulso di parte).

Art.186 bis "Ordinanza per il pagamento di somme non contestate »:

« Su istanza di parte il giudice istruttore può disporre, fino al momento della precisazione delle conclusioni,
il pagamento delle somme non contestate dalle parti costituite.

Se l'istanza è proposta fuori dall'udienza il giudice dispone la comparizione delle parti ed assegna il termine
per la notificazione.

L'ordinanza costituisce titolo esecutivo e conserva la sua efficacia in caso di estinzione del processo.

L'ordinanza è soggetta alla disciplina delle ordinanze revocabili di cui agli articoli 177, primo e secondo
comma, e 178, primo comma »

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Spiegazione:
Aver vincolato all’istanza di parte la pronunciabilità di questi provvedimenti ne limita, ne condiziona
l’applicazione al fatto che una parte ne faccia istanza. Tradotto, se il giudice ritiene esistenti i presupposti per
questi provvedimenti ma nessuno glieli chiede non li può pronunciare quindi il processo deve andare avanti.
Siamo partiti dal fatto che questi provvedimenti hanno un intento di deflazione, di alleggerimento del
contenzioso e qui lascialo l’alleggerimento del contenzioso alla scelta delle parti o della parte che possa
chiederli o no. Non diamo al giudice la possibilità di poter dire che i presupposti dell’ordinanza siano stati
verificati e che quindi si possa chiudere la discussione visto che vi sono dei rimedi impugnatori.

Primo comma: con il può disporre quindi é discrezionale cioè non é detto che la parte fa istanza ed il giudice
debba pronunciarla. Anche qui alle precisazione delle conclusioni non siamo ancora arrivati perché é alla fine
del processo mentre per il pagamento delle somme non contestate dalle parti costituite.
Bisogna fare una premessa: questo Provvedimento che ha un antecedente in un omologo procedimento previsto
nel processo del lavoro.
Questo articolo ha un modello aspiratore in un ordinanza in un provvedimento analogo in un processo nel
lavoro in cui non vi era l’aggettivo COSTITUITE. Se in presenza di mancata costituzione delle parti si può
ritenere verificata la non contestazione.
Il 186 non può avere luogo quando il convenuto (il debitore) é contumace perché la noma dice NON
CONTESTATE dalle parti costituite quindi le le parti devono essere costituite. Se una parte é contumace, la
contumacia non equivale a mancanza di contestazione quindi detto altrimenti la non contestazione (che
corrisponde ad una attività omissiva, di non fare), il comportamento da non fare deve essere un’attività
consapevole all’interno di un ruolo di difesa attivo cioè di una parte che si costituita. Il debitore é costituito
quindi si sta difendendo volontariamente nel processo. E nel suo ruolo consapevole non contesta determinati
fatti o in questo caso 186 bis terminate somme. Quindi la non contestazione valida ai fini del 186 bis é quella
proveniente dalla parte costituita.

Terzo comma: qui si anticipa la norma sull’esecuzione forzata. Significa che quel documento idoneo a partire
dal processo si esecuzione forzata.

Quarto comma: l’ordinanza 186 bis conserva la sua efficacia in caso di esenzione del processo (si ha quando
il processo si spegne, muore). Se il processo muore l’ordinanza é ultrattiva cioè sopravvive alla morte del
processo. (Questo entra nell’arazzo dell’estinzione perché si vede che la norma di riferimento ci dive che
restano salvi i provvedimento di merito che sono stati pronunciati poiché la decisione é giudiziale nel merito.

Ultimo comma: le ordinane possono essere reclamate dal collegio.

L’art. 186 ter:


Fino al momento della precisazione delle conclusioni, quando ricorrano i presupposti di cui all'articolo 633,
primo comma, numero 1), e secondo comma, e di cui all'articolo 634, la parte può chiedere al giudice
istruttore, in ogni stato del processo, di pronunciare con ordinanza ingiunzione di pagamento o di consegna.
Se l'istanza è proposta fuori dall'udienza il giudice dispone la comparizione delle parti ed assegna il termine
per la notificazione.
L'ordinanza deve contenere i provvedimenti previsti dall'articolo 641, ultimo comma, ed è dichiarata
provvisoriamente esecutiva ove ricorrano i presupposti di cui all'articolo 642, nonché, ove la controparte non
sia rimasta contumace, quelli di cui all'articolo 648, primo comma. La provvisoria esecutorietà non può essere
mai disposta ove la controparte abbia disconosciuto la scrittura privata prodotta contro di lei [214 c.p.c.] o
abbia proposto querela di falso contro l'atto pubblico [221 c.p.c.].

L'ordinanza è soggetta alla disciplina delle ordinanze revocabili di cui agli articoli 177 e 178, primo comma.

Se il processo si estingue l'ordinanza che non ne sia già munita acquista efficacia esecutiva ai sensi
dell'articolo 653, primo comma .

Se la parte contro cui è pronunciata l'ingiunzione è contumace [290 c.p.c. ss.], l'ordinanza deve essere
notificata ai sensi e per gli effetti dell'articolo 644. In tal caso l'ordinanza deve altresì contenere l'espresso
avvertimento che, ove la parte non si costituisca entro il termine di venti giorni dalla notifica, diverrà esecutiva
ai sensi dell'articolo 647 .
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L'ordinanza dichiarata esecutiva costituisce titolo per l'iscrizione dell'ipoteca giudiziale" .

Istanza di ingiunzione perché si occupa del decreto ingiuntivo. Ingiunzione é sinonimo di ordine, comando. Il
giudice condanna al pagamento di u a somma la parte a cui rivolge questa ingiunzione.

Domanda: Cosa fa questo articolo?


Risposta: trapianta alcune caratteristiche per decreto ingiuntivo all’interno del processo ordinario di
cognizione. É un’ordinanza anticipatoria di condanna quindi siamo all’interno di un processo ordinario di
cognizione istaurato da u atto di citazione (come visto dall’art 163 ss.).

N.B ordinanza pronunciata all’interno di cognizione.

Il 186 ter é un modello provvedimentale pronunciato all’interno di un processo di cognizione mentre il


procedimento per decreto ingiuntivo (ex art.633 ss) é un procedimento speciale del tutto autonomo (strade
diverse). Distinzione: strade distinte (la scelta da fare é procedimento speciale o ordinario?) Sono strade
alternative e concorrenti.
Ferma questa distinzione, il modello procedimentale di questo articolo recupera al processo di cognizione delle
caratteristiche del procedimento speciale di cui art 163 ss per il decreto ingiuntivo. Con questo articolo siamo
un processo nel quale si applicano dei modelli procedimenti attinti per decreto ingiuntivo.

Differenza art. 186 bis e 186 ter:


Anche per questo articolo é necessaria l’istanza di parte ma l’oggetto é più ampio per pagamento di somme
che per la consegna di cose mobili. Altra differenza il 186 ter é utilizzabile anche quando il debitore é
contumace.

La rubrica del 186 bis e quater fanno riferimento al provvedimento finale (ordinanza) mentre il 186 ter
sull’istanza d’ingiunzione quindi sull’istanza di parte.

Spiegazione:Una buona comprensione di questo articolo postulerebbe la conoscenza di tutte le norme che il
163 cita. Tutte queste norme citate sono prese dal titolo che disciplina il decreto ingiuntivo (procedimento
speciale importante dal punto di vista teorico e pratico nel recupero del credito).

Quindi, fino al momento della precisazione delle conclusioni, quando ricorrono i presupposti per la procedura
del decreto ingiuntivo (che si trovano qui sotto), la parte può chiedere al giudice istruttore (anche qui c’é il
limite dell’istanza di parte) in ogni stato del processo.

Domanda: Quali sono i presupposti per il decreto ingiuntivo?


Risposta: Quando occorrono i seguenti presupposti vi é la procedura per decreto ingiuntivo :
essere creditore di una somma di denaro o di una cosa mobile determinata, o di una determinata quantità di
cose fungibili (mobili) e si ha una prova scritta del diritto fatto valere (vedremo che il 634 richiede il requisito
della prova scritta del diritto).

N.B In ogni stato e grado/per stato del processo intendiamo qualunque condizione in cui il processo versi, sia
esso uno stato attivo o stato di quiescenza (es; sono in stato di quiescenza quelli che portano all’estinzione) .
In ogni stato si può dire quindi SEMPRE. Per il secondo presupposto del decreto ingiuntivo era la norma
scritta, l’esistenza di una prova scritta del diritto che si fa valere. La parte quindi può chiedere al giudice, in
ogni stato del processo, di pronunciare ordinanza, ingiunzione di pagamento (di denaro) o di consegna (delle
cose mobili).

2° comma: L’ordinanza deve avere dei requisiti, norme centralissime che faremo nel decreto ingiuntivo.

Terzultimo comma: « Se il processo si estingue l'ordinanza che non ne sia già munita acquista efficacia
esecutiva ai sensi dell'articolo 653, primo comma ». A noi interessa quello che ci dicevamo a proposito del
186 bis, se il processo si estingue, l’ordinanza che non ne fosse già munita (potrebbe già essere titolo esecutivo
ma se cosi non fosse) acquista efficacia esecutiva.

56
Penultimo comma: Se il debitore é contumace l’ordinanza gli viene notificata perché é un provvedimento i
meriti contro il quale potrà reagire.

Ultimo comma: l’ordinanza ex art. 186 ter dichiarata esecutiva non solo é titolo esecutivo e dunque può essere
utilizzato per promuovere l’esecuzione forzata ma « anche titolo per l’iscrizione dell’ipoteca.
Ipoteca: garanzia reale che cade sul res, (immobile) e lo segue. Non é una garanzia personale. L’ipoteca
« iscritta sull’immobile.

Il creditore verrà soddisfatto in preferenza in sede di distribuzione delle somme ricavate dall’esecuzione
forzata.
Regola generale che vale in tutti i casi in cui troviamo un provvedimento che costituisce titolo per iscrizione
di ipoteca,. Se il provvedimento é titolo per iscrivere ipoteca, e naturalmente quel creditore esci ve l’ipoteca;
quel creditore nel momento dell’iscrizione e grazie all’iscrizione, uscirà dalla massa indistinta dei creditori e
diventerà un creditore privilegiato.
In soldoni, quando ci troviamo l’esecuzione forzata ed avremo venduto tutti i beni pignorati (se li abbiamo
trovati) mobili ed immobili al debitore, quel creditore sarà il primo ad essere soddisfatto con precedenza sugli
altri e per intero quindi se sei creditore di 1000 e sei soddisfatto di 1000.
Mentre se sei creditore chirografario (termine tecniche per dire non privilegiato) vieni soddisfatto senza
prelazione quindi dopo che sono stati soddisfatti tutti i creditori privilegiati ed in proporzione del tuo credito
ammesso che ne sia avanzato dopo aver soddisfatto tutti i privilegiati.

Art. 186 quater


Esaurita l'istruzione, il giudice istruttore, su istanza della parte che ha proposto domanda di condanna al
pagamento di somme ovvero alla consegna o al rilascio di beni, può disporre con ordinanza il pagamento
ovvero la consegna o il rilascio, nei limiti per cui ritiene già raggiunta la prova. Con l'ordinanza il giudice
provvede sulle spese processuali.
L'ordinanza è titolo esecutivo. Essa è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio.

Se, dopo la pronuncia dell'ordinanza, il processo si estingue, l'ordinanza acquista l'efficacia della sentenza
impugnabile sull'oggetto dell'istanza.

L'ordinanza acquista l'efficacia della sentenza impugnabile sull'oggetto dell'istanza se la parte intimata non
manifesta entro trenta giorni dalla sua pronuncia in udienza o dalla comunicazione, con
ricorso notificato all'altra parte e depositato in cancelleria, la volontà che sia pronunciata la sentenza .

Spiegazione: Questa ordinanza viene pronunciata terminata l’istruzione probatoria quindi il processo é quasi
finito. Ci troviamo nella fase di decisone.
Anche per questa serve istanza di parte, l’oggetto é ancora più ambio di tutto ovvero: Pagamento somme, per
la consegna di cose mobili e per il rilascio d’immobili.

Primo comma: Pronuncia i provvedimenti in quanto abbia raggiunto la prova di quello per cui pronuncia, con
l’ordinanza a il giudice pronuncia sulle spese processuali perché l’ordinanza può chiudere il procedimento,
può chiudere il processo quindi si pronuncia anche sulle spese.

In teoria ordinanza é idonea a chiudere il processo, questo é cosi vero che il giudice pronuncia insieme
all’ordinanza anche sulle spese processuali.

In breve: la norma dice che il giudice che emette l’ordinanza 186 quater pronuncia anche sulle spese, ci dice
che l’ordinanza é a titolo esecutivo ma dice anche che é revocabile cioè il processo può chiudersi li ma se le
parti continuano a litigare (principio dell’impulso di parte quindi le parti possono continuare a dare impulso al
processo nonostante la pronuncia dell’ordinanza).
Quindi, se all’interno dello stesso processo abbiamo prima un provvedimento di merito per ordinanza del 186
quater che dovrebbe chiudere i giochi ma cosi non é, il processo continua ed arriva la sentenza, il
provvedimento posteriore abroga quello precedente cosi come accade fra leggi accade fra provvedimenti.
Se, dopo la pronuncia dell’ordinanza, il processo si estingue, l’ordinanza acquista l’efficacia della sentenza
impugnabile sull’oggetto dell’istanza.

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Detto meglio: Se, dopo la pronuncia dell’ordinanza, il processo si estingue l’ordinanza 186 quater estintosi il
processo si trasforma in sentenza impugnabile. Quindi il provvedimento 186 quater chiude il grado di giudizio
(perché il giudizio si estingue, non prosegue e se prosegue l’ordinanza 186 quater verrà caducava dalla
pronuncia della sentenza, se il processo invece non prosegue e si estingue l’ordinanza 186 quater si trasforma
in sentenza impugnabile. Come? Con i mezzi di impugnazione che vedremo per le sentenze.

« Questa efficacia di sentenza impugnabile, l’ordinanza la acquista se la parte intimata cioè se la. Parte contro
cui l’ordinanza é pronunciata, non manifesta entro il termine perentorio previsto la volontà di voler andare
avanti con il processo. »
Quindi, questa stessa efficacia che da ordinanza a sentenza, si ha quando, la parte intimata e dunque condannata
dall’ordinanza, non manifesta entro un termine perentorio ovvero quello previsto dall’ultimo comma del 186
quater, la volontà di voler andare avanti con il processo. Perché,
-Se la parte intimata decide di voler andare avanti con il processo e non fermarci con il 186 quater e vuole
armare alla sentenza non si ha questa trasformazione.
-Se invece alla parte intimata sta bene di essere arrivata all’ordinanza e decide di chiudere questo grado di
giudizio, l’ordinanza si trasforma in sentenza.

Domanda: Perché la parte che si vede soccombente rispetto all’ordinanza 186 quater potrebbe dire va bene
cosi, fermiamoci qui, chiudiamo questo grado di giudizio ed accettare che l’ordinanza si trasformi in sentenza
impugnabile?

Risposta: Perché la parte potrebbe ragionare sul fatto che l’ordinanza é successiva alla chiusura dell’istruzione
cioè :- abbiamo fatto tutte le prove, il convincimento del giudice é pieno, l’ordinanza mi vede come
soccombente.
Mi conviene andare avanti verso una sentenza di primo grado che sarà fatta dallo stesso giudice che mi ha fatto
l’ordinanza che mi vede soccombente? La parte dunque può preferire chiudere il giudizio sapendo (come dice
la norma) che l’ordinanza si trasforma in sentenza impugnabile e provare a giocarsela davanti al giudice
dell’impugnazione sperando di avere miglior sorte.

05/11/2021

L’art 187 c.p.c si occupa di quello che accade quando il giudice istruttore rimette la causa in decisione del
collegio.
Avremo la riserva in decisione della causa del giudice monocratico che chiude l’istruzione. Non si parla di
remissione (perché rinvia ad altro giudice) ma riserva la causa ad un altro giudice istruttore.

« Il giudice istruttore, se ritiene che la causa sia matura per la decisione di merito senza bisogno di assunzione
di mezzi di prova, rimette le parti davanti al collegio [80 bis disp. att.].
Può rimettere le parti al collegio affinché sia decisa separatamente una questione di merito avente
carattere preliminare, solo quando la decisione di essa può definire il giudizio [225, 272, 279 c.p.c.].

Il giudice provvede analogamente se sorgono questioni attinenti alla giurisdizione o alla competenza o ad
altre pregiudiziali, ma può anche disporre che siano decise unitamente al merito .

Qualora il collegio provveda a norma dell'articolo 279, secondo comma, numero 4), i termini di cui
all'articolo 183, ottavo comma, non concessi prima della remissione al collegio, sono assegnati dal giudice
istruttore, su istanza di parte, nella prima udienza dinanzi a lui. »

Il giudice dà ogni altra disposizione relativa al processo.

Spiegazione. L’articolo espone 3 ipotesi in cui il giudice mette la causa in decisione . Ogni comma espone
ciascuna ipotesi:

1. (Comma 1) il giudice ha davanti a se la causa introdotta, ha compiuto l’udienza dell’art 183 ed ha ritenuto
in quell’udienza che la causa fosse matura per la decisione senza assumere mezzi di prova perché la causa
é tutta documentale e i documenti sono nelle parti introduttive (atto di citazione e di risposta). Se la causa
é troppo semplice le parti non avranno forse chiesto lo scambio delle memorie. Questa ipotesi é la più
58
semplice, il giudice istruttore ritiene che la causa possa essere rimessa in decisione senza aver bisogno di
procedere l’assunzione probatoria.

2. (Comma 2) il giudice istruttore può rimettere la causa in decisione al collegio quando c’é una questione
preliminare di merito che é idonea a definire il giudizio.

Domanda: Cos’é la Questione preliminare di merito?


Risposta: É quello che la questione pregiudiziale é per il rito. La pregiudiziale di merito sono questioni
logicamente antecedenti che vengono prima nell’iter logico giuridico che il giudice deve seguire per
arrivare a prendere la decisione sulla questione principale.
Es: tizio conviene in giudizio caio per il pagamento di 100, caio eccepisce che il credito si é prescritto,
l’eccezione di prescrizione é preliminare ed anche di agevole soluzione rispetto l’accertamento di creditore
dell’attore (il giudice guarda le carte e vede che la prescrizione presuppone un calcolo temporale quindi se
il giudice istruttore vede che la situazione preliminare di merito come in questo caso la prescrizione rispetto
ad un pagamento, sia idonea a definire il giudizio cioè se la prescrizione é fondata il caso é chiuso).

3. (Comma 3): Il giudice mette la causa in decisione se vi é una questione pregiudiziale di rito idonea a
definire il processo rimette la causa in decisone ma puo anche disporre che queste pregiudiziali dirigo
siano decise unicamente al merito (questo avviene quando non é fondata l’eccezione sulla questione
pregiudiziale.

Art. 188 c.p.c:


« Il giudice istruttore provvede all'assunzione dei mezzi di prova e, esaurita l'istruzione, rimette le parti
al collegio per la decisione a norma dell'articolo seguente »

La remissione al collegio? L’art. 188 e 190 ce li racconta.

Lei ci ricorda quando siamo partiti dal 180 quando ci aveva detto che questa norma non cancellata dalle riforme
ma semplicemente modificata e anziché abrogarla il codice ci dice che la trattazione della causa è orale in
verità fino a qui abbiamo già visto molti atti scritti che le parti possono scambiarsi e non abbiamo ancora finito
perché all’atto della rimessione della causa in decisione le parti sono invitate a scambiarsi depositandole presso
la cancelleria dell’ufficio giudiziario competente le cosiddette comparse conclusionali e le cosiddette memorie
di replica a cui fa riferimento l’art 190.

L’art 190 c.p.c. affronta le cosiddette memorie di replica e le comparse:

le comparse (ogni parte fa la propria ognuno la propria comparsa conclusionale cioè si colloca a conclusione
del processo quindi alla fine ma non solo, é l’atto con il quale ciascuna parte rilegge e ripercorre tutto il
processo istruttoria compresa e per l’ultima volta riepiloga le proprie conclusioni.
Atto più ponderoso (ripercorre tutto il processo). Ciascuna parte lo fa per riepilogare tutto ciò che si é svolto
davanti al giudice sino a quel momento.

Comparse conclusionali: ciascuna parte fa la propria. SI colloca alla fine del processo, non solo ma è l’atto
con il quale ciascuna parte rilegge e ripercorre tutto il processo istruttoria compresa e per l’ultima volta
riepiloga le proprie conclusioni. Atto più ponderoso che ripercorre tutto il processo
Memorie di replica: alla comparsa conclusionale di ciascuna delle parti l’altra può rispondere depositando la
memoria di replica che si chiama così perché ciascuna delle parti risponde a quando ha detto l’altra parte nella
conclusionale. Lo scambio di atti processuali finisce e a quel momento la causa è nelle mani soltanto del
giudice

L’art 189 c.p.c

« Il giudice istruttore, quando rimette la causa al collegio , a norma dei primi tre commi dell'articolo 187 o
dell'articolo 188, invita le parti a precisare davanti a lui le conclusioni che intendono sottoporre al collegio
stesso, nei limiti di quelle formulate negli atti introduttivi o a norma dell'articolo 183.
59
Le conclusioni di merito debbono essere interamente formulate anche nei casi previsti dall'articolo 187,
secondo e terzo comma .
La rimessione investe il collegio di tutta la causa, anche quando avviene a norma dell'articolo 187, secondo
e terzo comma. »

Anche quando la rimessione in decisione o la riserva in decisione avviene in base all’art 187 2° e 3° perché
esiste una decisione pregiudiziale di merito o di rito idoneo a chiudere il processo (anche quando la rimessione
avviene per una questione pregiudiziale di rito o preliminare di merito.
Devono essere sempre presentate al collegio perché é investito del potere di decidere tutta la causa anche
quando la rimessione é imparziale.

Detto anche altrimenti abbiamo visto che il 187 prevede 3 ipotesi in cui il giudice rimette la causa sulla
questione preliminare di merito o pregiudiziale di rito che pero é idonea quella singola questione a chiudere il
giudizio perché fondata. Il giudice passa la questione al collegio per discutere.
In questo caso invece, dice attenzione! anche quando la rimessione in decisione é parziale cioè basata su una
singola questione la rimessione della causa é sempre totale quando c’é una pregiudiziale di merito e di rito che
ritiene cioè l’istruttore non dice al collegio di decidere la giudiziale o decidi la preliminare. Stando cosi le cose
quando il collegio riceve il fascicolo può anche dire:- caro collega istruttore tu ci hai messo la causa indecisione
perché ritenevi la pregiudiziale o la preliminare fondata la secondo me non é fondata quindi il processo può
andare avanti e siccome io collegio sono titolare del potere di decidere perché con questa norma mi hai dato il
potere su tutta la decisione, io collegio posso scegliere totalmente.

Se non é fondata e l’istruttore si sia sbagliato? Il principio generale dice che il collegio é sempre investito della
decisione dell’intera causa anche quando le rimessione é avvenuta sulla base di una sola questione
pregiudiziale di rito o preliminare di merito.

Art. 191 s.s iniziando ad occuparsi degli strumenti istruttori.

Gli strumenti istruttori (Art. 191 ss c.p.c.)

Da ricordare la consulenza tecnica ovvero il 1 libro sugli ausiliari del giudice in zona dei soggetti del processo.

Consulente tecnico: é un professionista esperto in un determinato settore al quale il giudice ritiene di


appoggiarsi quando deve decidere una causa che presenta profili tecnici spiccati che esulano dalla competenza
del giudice.
Quando il giudice deve decidere su una questione tecnica egli può nominare il consulente tecnico (non é
comunque vincolato da quanto detto dal consulente tecnico).
Il consulente tecnico serve ala valutazione degli elementi di fatto. C’é un albo ed ogni professionista da la sua
disponibilità iscrivendosi su questo albo ed il giudice sceglie da questo albo mentre l’avvocato qualunque
professionista.

Questi articolo dicono che al consulente tecnico di ufficio sono richieste tutte le caratteristiche che sono
richieste al giudice quindi la terzietà, l’imparzialità ecc.. assume l’incarico facendo un giuramento.
In virtù del principio contraddittorio se una parte nomina un consulente tecnico anche l’altra parte si può
avvalere di un consulente tecnico.

Le norme di cui art. 202 ss. c.p.c. Relative all’assunzione dei mezzi di prova in generale perché quest’ultime
ci dicono che quando il giovane dispone dell’assunzione di mezzi di prova deve …

La parte che ha chiesto l’assunzione del mezzo di prova ha l’onere di comparire all’udienza altrimenti decade
dall’assunzione .
La parte instante decade ma l’altra parte se dice assumiamo la prova questo risponde ad un diverso principio
ovvero, partendo dal presupposto che la prova assunta non é a favore della parte che ne ha chiesto l’assunzione
ma per far procedere il processo e noi non sappiamo cosa dirà questa prova, il l giudice può quindi permettere
l’assunzione della prova se richiesto dall’altra parte.

Art. 209 c. p.c.


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"Il giudice istruttore dichiara chiusa l'assunzione quando sono eseguiti i mezzi ammessi o quando, dichiarata
la decadenza di cui all'articolo precedente, non vi sono altri mezzi da assumere, oppure quando egli ravvisa
superflua, per i risultati già raggiunti, la ulteriore assunzione ».

Ultimo Instituto interessante: ovvero l’esibizione dei documenti

Art. 210 c.p.c.

« Negli stessi limiti entro i quali può essere ordinata a norma dell'articolo 118, l'ispezione di cose
in possesso di una parte o di un terzo il giudice istruttore, su istanza di parte [94 disp. att.], può ordinare
all'altra parte o a un terzo di esibire in giudizio un documento o altra cosa di cui ritenga necessaria
l'acquisizione al processo.
Nell'ordinare l'esibizione, il giudice dà i provvedimenti opportuni circa il tempo, il luogo e il modo
dell'esibizione [95 disp. att.].

Se l'esibizione importa una spesa, questa deve essere in ogni caso anticipata dalla parte che ha proposto
l'istanza di esibizione [90 c.p.c.] ».
Spiegazione: Ci siamo detti che normalmente le parti le allegano attraverso un semplice atto di produzione,
spontaneamente, e questo istituto viene in contro a questa ipotesi: una parte sa che un documento potrebbe fare
buon giorno a suo caso ma non ne é in possesso ma che questo documento é in possesso dall’altra parte o un
terzo. Il giudice su istanza di parte può ordinare a chi lo detiene l’esibizione del documento.
Il problema in questo caso é la mancanza di un profilo coercitivo cioè a dire che se la parte che deve esibire
non espone il documento non possiamo recuperare il documento ma il giudice desumere il comportamento di
quella parte ovvero se la parte non lo esibisce non possiamo ritenere provato il fatto ma possiamo ritenere
questa mancata esibizione come argomento di prova.
Es: la parte non lo esibisce perché la prova non andrebbe a suo favore.

Atto processuale con cui ciascuna delle parti risponde con delle comparse conclusionali.

Comparse conclusionali: ciascuna parte fa la propria. SI colloca alla fine del processo, non solo ma è l’atto
con il quale ciascuna parte rilegge e ripercorre tutto il processo istruttoria compresa e per l’ultima volta
riepiloga le proprie conclusioni. Atto più ponderoso che ripercorre tutto il processo
Memorie di replica: alla comparsa conclusionale di ciascuna delle parti l’altra può rispondere depositando la
memoria di replica che si chiama così perché ciascuna delle parti risponde a quando ha detto l’altra parte nella
conclusionale. Lo scambio di atti processuali finisce e a quel momento la causa è nelle mani soltanto del
giudice

09/11/2021
A)L’esibizione dei documenti
Articolo 120 : “Negli stessi limiti entro i quali può essere ordinata a norma dell'articolo 118, l'ispezione di cose
in possesso di una parte o di un terzo, il giudice istruttore, su istanza di parte, può ordinare all'altra parte o a
un terzo di esibire in giudizio un documento o altra cosa di cui ritenga necessaria l'acquisizione al processo.
Nell'ordinare l'esibizione, il giudice dà i provvedimenti opportuni circa il tempo, il luogo e il modo
dell'esibizione.
Se l'esibizione importa una spesa, questa deve essere in ogni caso anticipata dalla parte che ha proposto l'istanza
di esibizione”.
Possiamo capirne che, con la nozione della prova prima, che certe prove possono essere utili alla parte che non
li possiede, questa parte interessata può allora dirlo è così il giudice istruttore può, su istanza di parte, chiedere
a chi lo detiene l’esibizione del documento. Però, se la parte a chi è questo l’esibizione non lo fa, non c’è un
profilo coercitivo perché non si può forzare l’esibizione però si potrà ritenere questa mancanza di esibizione
come un argomento di prova.

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I documenti ai quali si fa il più spesso riferimento sono l’atto pubblico e la scrittura privata per i quali troviamo
una disciplina dislocata : in parte nel Codice civile e in parte nel Codice di procedura privata.
L’atto pubblico (articolo 2699) è “il documento redatto, con le richieste formalità, da un notaio o da altro
pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo dove l'atto è formato”. Cioè è un atto
redatto da un notaio o pubblico ufficiale secondo la sfera di competenza. L’atto pubblico fa piena prova fino a
querelerà di falso delle dichiarazioni degli elementi in esso contenuti. Fare piena prova significa fare piena
prova della verità sostanziale di quelle dichiarazioni. Il notaio ha il potere di accertare e il giudice deve dunque
affermare la data, il luogo di formazione dell’atto, il fatto che i soggetti siano effettivamente comparsi e il fatto
che si siano scambiati quelle dichiarazioni. Ci interessa che l’atto pubblico faccia piena prova fino a querela di
falso. Infatti, l’articolo 2700 afferma che l’atto pubblico fa piena cioè l’atto è una prova legale. Il giudice non
può dunque valutarla liberamente perché è obbligato a ritenerla per vera rispetto agli elementi esteriori. Quando
viene prodotto un atto pubblico, se una parte viene danneggiata dalla creazione di questo documento, deve
proporre un giudizio di querela di falso. È un processo autonomo parallelo che ha come unico scopo di statuire
sulla falsità di un atto o meno. La decisione di una querela di falso appartiene sempre alla decisione di un
tribunale collegiale, e la regola generale vuole che la rimessione al collegiale investa sempre il tutto della causa
anche se è solo per statuare sui preliminari o i pregiudiziali, però nel caso della querela di falso si può richiedere
solo sulla nozione dell’atto (articolo 2701).
Nel processo, la scrittura privata che sia : riconosciuta, autenticata o verificata ha lo stesso valore probatorio
che l’atto pubblico. La riconoscenza può essere fatta in due modi : espresso, cioè una parte produce in giudizio
in documento sottoscritto dall’altra parte e questa che ha sottoscritto lo riconosce e in modo ?. L’autenticazione
è il fatto di attestare che la forma è autentica cioè autentificare l’identità di cui che ha firmato e se è la stessa
che si è detta presentata. La verifica, lei, è quando si esce positivamente da un giudizio di verificazione cioè il
giudizio nel quale si verifica che il sottoscrittore è o non è il soggetto che risulta dal documento.

B) L’applicazione concreta dei mezzi di prova


Il giudice valuta sempre il complesso dei mezzi di prove, cioè la coerenza dei materiali di prova perché tutti i
mezzi di prova devono tenersi tra loro. Diversi esempi di modi di prova possono essere :

11/11/2021

Esame relativo ai singoli mezzi di prova e oggi ci occupiamo della confessione, del giuramento e della
prova testimoniale.
Sono tre: a livello di utilizzazione pratica che mentre la prova testimoniale è la regina delle prove
costituente, gli altri due sono meno utilizzati anche se codificati nel Codice civile e Codice di procedura
civile. Seguiamo l’ordine del codice.
1.Confessione.
Consiste nella dichiarazione che una parte fa di fatti ad essa sfavorevoli e favorevoli all’altra parte art
2730 Codice civile prima norma del capo V ubicata “nozione”. Confessione dichiarazione che una parte
fa della verità difatti ad essa sfavorevole e favorevole all’altra parte.
Elementi distintivi della confessione: la confessione proviene dalla parte (“dichiarazione che una parte
del processo fa e non un terzo), consiste nella dichiarazione di fatti sfavorevoli alla parte che rende la
confessione quindi la parte che confessa fatti a sé sfavorevoli e favorevoli all’altra parte. Ha un
particolare effetto perché chi confessa perde la causa e risulterà soccombente (il confitente = colui che
confessa) e la persona la perde senza ombra di dubbio perché ha efficacia di prova legale.
Efficacia prova legale: che vincola il giudice al suo risultato probatorio mentre fuori dal processo civile
non è così es. processo penale la confessione è valutabile perché nel processo penale è prevalente il
profilo pubblicistico dell’accertamento della verità perché si puo confessare per coprire un’altra persona
come padre che confessa per il figlio ecc.; nel processo civile sono in gioco diritti disponibili quindi
profilo accertamento verità più sfumato.
-La via più utilizzata per provocare confessione controparte è quella interrogatorio cosiddetto
formale diverso interrogatorio libero dell’art 117 CPC dove il giudice pone liberamente domande
alle parti. Interrogatorio formale quello finalizzato a provocare confessione è l’interrogatorio al
62
quale procede il giudice quindi una parte tizio sottopone al giudice le domande da fare a caio; queste
domande sono pensate in modo tale da mettere la controparte con le spalle al muro quindi puo
dichiarare il falso o il vero e quindi “tirarsi la zappa sui piedi” cioè confessare. A questi mezzi di
prova si arriva solo quando non ne abbiamo altri: testimoni, documenti, soggetti terzi da poter
interrogare. Quando privi di questi mezzi di prova la parte dice non ho altra scelta mi rimane la
strada dell’interrogatorio formale ma se la parte non risponde bene abbiamo finito l’interrogatorio…
quindi confessione strumento probatorio utilizzabile solo per diritti disponibili può essere giudiziale
cioè resa in udienza davanti al giudice e la confessione giudiziale ha efficacia di prova legale.

Confessione stragiudiziale
La confessione può essere anche stragiudiziale resa fuori dal processo andrà provata all’interno del
processo perché giudice ha contezza solo delle prove rese all’interno del processo e non quelle fuori.
Provata come mezzi corrispondenti min 21 confessione resa a 1/3 la si puo provare chiamando il terzo
a testimoniare nel processo il giudice valuta liberamente la prova testimoniale del terzo quella che ha
efficacia legale è quella resa durante il processo.
Non efficacia in due casi: 1° confessione provenga soltanto da alcuni dei litis consorti necessari quando
più soggetti sono contitolari di un rapporto sostanziale (es coeredi immobile) la confessione per essere
efficace come prova legale/atto disposizione del diritto deve provenire da tutti i soggetti titolari del
diritto se proviene solo da alcuni allora sarà liberamente valutabile dal giudice; 2° la parte che confessa
e dunque la parte che dichiara fatti a sé sfavorevoli aggiunge a quei fatti sfavorevoli dei fatti a sé
favorevoli qui la scelta che fa il codice applica il principio di inscindibilità della confessione cioè la
dichiarazione della parte che confessa è un tutt’uno (o è tutto legale o è tutto liberamente valutabile) art
2734 Cc. sulle dichiarazioni aggiunte alla confessione. In più le dichiarazioni fanno piena prova nella
loro integrità se la controparte non contesta la verità delle circostanti aggiunte (i fatti positivi) e se
contesta i fatti positivi allora tutta la dichiarazione confessoria sarà valutabile mentre nel caso in cui non
ci sia contestazione allora considerata con efficacia di prova legale.
Art 2732 Cc: la confessione non si puo revocare si puo revocare solo se si prova che la confessione sia
stata fatta per errore di fatto o violenza perché comportamento non era libero quindi la parte era incapace
mente.
Art 2733 Cc: è giudiziale la prova resa in giudizio ci dice la disponibilità del diritto e efficacia della
prova legale (“piena prova” = prova legale).
Art 228 CPC e ss.: come la confessione viene espletate nel processo “la confessione giudiziale è
spontanea o provocata mediante interrogatorio formale
Art 230 CPC modo interrogatorio formale “interrogatorio deve essere formato per articoli separati e
specifici” gli articoli solo le domande
ART 231 CPC la parte interrogata deve rispondere personalmente, non può servirsi di scritti preparati
salvo quando fa rifermento a nomi o a cifre o quando particolari circostanze lo consigliano.
Art 232 CPC Mancata risposta il giudice valutata ogni altra circostanza puo ritenere come ammessi i
fatti dedotti nell’interrogatorio il giudice valuta sempre il complesso dei mezzi di prova si parla di
coerenza del materiale istruttorio (valuta la singola prova e l’insieme delle prove) tutti i mezzi di prova
devono in qualche modo tenersi fra loro.
1.Giuramento
L’opposto della confessione perché se la confessione è la dichiarazione di fatti sfavorevoli alla parte che
rende la confessione il giuramento di fatti favorevoli alla parte che giura. Quindi a differenza della
confessione chi giura vince la causa ma non è così facile…
Questo mezzo di prova è utilizzabile solo per iniziativa della controparte ma strano, masochista la parte?
Ci troviamo casi di lacuna probatoria non abbiamo mezzi di prova per provare un fatto.
Alla base del quale c’è l’idea chi invita l’latra parte a giurare sa che l’altra parte dovrebbe giurare
qualcosa di falso per vincere ma giurare una cosa falsa è un reato questo lo uso solo se so che se la parte
giura giurerà il falso (la induco a commettere reato) se lo fa è per esporre che l’altro giuri il falso.
Il giuramento dal codice stesso è disciplinato secondo il meccanismo della sfida deferimento lato con
cui una parte provoca un’altra parte a giurare. Dobbiamo essere nell’ambito dei diritti disponibili la parte
costretta a giurare puo riferirlo al mittente “non giuro nulla, giura tu!” con le stesse conseguenze
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(meccanismo sfida fra le parti). Idem per litis consorzio necessario il giuramento che valga come prova
legale deve provenire da tutti i litis consorti necessari altrimenti è liberamente valutabile.
Art 2736 Cc Il giuramento è di due specie:
1) è decisorio quello che una parte deferisce all'altra per farne dipendere la decisione totale o parziale
della causa [2960; 223 c.p.c.](1);
2) è suppletorio quello che è deferito d'ufficio dal giudice a una delle parti al fine di decidere la causa
quando la domanda o le eccezioni non sono pienamente provate, ma non sono del tutto sfornite di prova
[240 c.p.c.](2), ovvero quello che è deferito al fine di stabilire il valore della cosa domandata, se non si
può accertarlo altrimenti [241 c.p.c.](3).
vale per giuramento decisorio art 2736 Cc comma 1 mentre suppletorio comma 2 dice che il giuramento
che ha la funzione di colmare una lacuna probatoria (abbiamo bisogno di provare un fatto ma non ci
riusciamo in maniera piena allora utilizziamo il giuramento). Decisorio = deferito da una parte all’altra
(sfida); suppletorio = deferito d’ufficio per lacuna probatoria (non del tutto ma nemmeno prova
esaustiva); poi c’è anche un terzo che si deduce dalla frase ovvero quello che è deferito al fine di stabilire
il valore della cosa domandata, se non si può accertarlo altrimenti [241 c.p.c.] quello estimatorio =
giuramento che riguarda la stima del valore di un bene che non riusciamo a provare altrimenti e quindi
ci rifacciamo al giuramento.
Art 2738 Cc efficacia giuramento
Art 233 CPC il giuramento decisorio puo essere deperito in qualunque stato della causa il ché conferma
che non è un mezzo di prova (è un negozio di disposizione del diritto) con dichiarazione fatta all’udienza
dalla parte o avvocato munito di mandato speciale. METTERE ART
Art 234 CPC Finché non abbia dichiarato di essere pronta a giurare, la parte, alla quale il giuramento
decisorio è stato deferito, può riferirlo (1) all'avversario nei limiti fissati dal Codice civile (2) (3).”
Riferimento finché la parte non ha dichiarato nulla si puo dichiarare il riferimento mentre se la parte
accetta di giurare la parte che ha sfidato non si puo ritirare
Art 239 CPC se la parte che ha accettato di giurare (il deferimento del giuramento) non si presenta
all’udienza per raccogliere la sua dichiarazione oppure si presenta e rifiuta di rendere la dichiarazione il
giudice può dichiarare la parte soccombente rispetto alle domande che erano state preparate per la parte.

12.11.2021
Val.unibo.it per la rilevazione 061024 dire cosa pensiamo dei corsi
1.Prova testimoniale
Prova per testimoni. Modalità di formazione: è una prova costituenda deve essere formata nel processo
quindi la parte che intende chiedere l’assunzione della prova testimoniale di un certo soggetto deve farne
istanza al giudice. Quando alla efficacia probatoria la prova testimoniale è una prova liberamente
valutabile dal giudice secondo il suo libero apprezzamento. A differenza della confessione e giuramento
che devono essere resi dalla parte.
La prova testimoniale che è una prova per definizione la regina delle prove, la prova testimoniale deve
essere resa da 1/3 nel nostro ordinamento mentre common law anche testimonianza della parte.
1/3 perché? Sulla qualifica di terzo si fa appoggiare l’attendibilità delle dichiarazioni perché non ha
interesse normalmente mentre la parte ha interesse, quindi, potrebbe dire cose troppo favorevoli a sé
diversamente dal terzo. Le regole processuali sono strumenti e scelta di politica del diritto quindi per
ogni ordinamento ci sono regole diverse. Es. Gli strumenti di diritto processuale europeo, per esempio,
prevedono dei periodi di osservazioni in una finestra di tempo per verificare l’applicazione pratica e nel
caso revisionarlo o altro. Non ci sono scelte buone o cattiva ma dipendono da diversi fattori: politico
ecc.
-Giustizia del caso concreto: cioè che ogni rito processuale è una storia non c’è un processo uguale
all’altro persino nelle cd processi seriali.
La prova testimoniale è uno dei momenti più importanti del processo nel nostro ordinamento questa
prova ha un limite come funziona praticamente? La parte che chiede l’assunzione della testimonianza
sottopone al giudice una serie di dimande da sottoporre al testimone. Il giudice vaglia le domande
secondo criterio ammissibilità e rilevanza.

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Il testimone sa già le domande che gli vengono sottoposte e quando verrà chiamato a rispondere, nel
sistema è il giudice che pone le domande non gli avvocati delle parti.
Il fatto che il testimone conosce le domande puo preparare le domande e questo gli permette di costruire
un fatto storico preciso, si parla in relazione ad un evento. Questa conoscenza anticipata fa si che la
prova testimoniale sia anche un esperimento abbastanza noioso anche perché gli avvocati non
partecipano. Mentre USA abbiamo crossed examination dove gli avvocati pongono domande al
testimone mentre in Italia no solo il giudice può.
Il testimone riceve notifica dell’intimazione a comparire da parte di un giudice si chiama così perché il
testimone collabora con il servizio giustizia. E bisogna andarci altrimenti il giudice può disporre
l’accompagnamento coattivo (non si scherza lol) testimoniare quindi non è una scelta perché il fine del
processo è l’accertamento di fatti che sostanziano diritti, quindi, ricerca della verità (per le parti rimane
una scelta mentre testimoniare è un dovere). // questo vale solo per il processo civile ATTENZIONE.
Il giudice valuta la prova secondo il suo prudente apprezzamento capitolo interessante il giudice deve
sapere valutare le prove in maniera attenta quindi filone scientifico sulla psicologia della testimonianza
(info non importante ma interessante per me lol).
Artt CC limiti ammissibilità prova per testimoni
Ammissibilità profilo di diritto che risponde alla domanda è rilevante per la decisione che deve prendere
il giudice?
2721 e ss.: ci dicono che normalmente che la prova testimoniale puo essere utilizzata nel processo civile
per accertare i fatti, dare prova a fatti controversi oggetti della causa ma ci sono dei limiti.
ART 2721: limite di valore (non ancora aggiornato). Riflessioni: la prof dice che il 2° comma (“tuttavia
ecc”) si contraddice un po ’con il primo che dovrebbe essere eliminato.
“La prova per testimoni(1) dei contratti non è ammessa quando il valore dell'oggetto eccede euro 2,58
[233 disp. att.; 244 c.p.c. ss.](2).// qui in realtà non potremmo manco per un pacco di sigarette…
Tuttavia l'autorità giudiziaria può consentire la prova oltre il limite anzidetto, tenuto conto della qualità
delle parti, della natura del contratto e di ogni altra circostanza.”
ART 2722 e 2723: ci chiedono possiamo provare per testimoni patti aggiunti o contrari alla formazione
di un documento. La soluzione adottata dal nostro codice possiamo provare per testimoni per provare
patti aggiunti e contrari a quanto scritto doc solo se affermiamo che questi patti sono successivi alla
formazione doc. Se invece questi doc aggiunti sono anteriori la prova per testi non è ammissibile. La
ratio qui: il legislatore dice che due parti è possibile che in un certo tempo abbiano stipulato un contratto
e poi più tardi l’hanno aggiornato per diverse circostanze quindi non ci troveremmo nel caso di patti
aggiunti perché le parti l’avrebbero direttamente scritto nel documento cioè nel primo contratto che
hanno stipulato.
ART 2724: ci dice quand’è che la prova testimoniale è sempre ammessa: 1° quando abbiamo un
principio di prova per iscritto (scritto che fa riferimento al doc che non possediamo e di cui vogliamo
provare per testimoni l’esistenza es. mail scritta con riferimento a un certo contratto e se a questa
dichiarazione non segue nulla tipo “ ma di che contratto parli” questa dichiarazione fa apparire
verosimile l’esistenza di quel documento che non abbiamo); 2° quando il contraente è stato
nell’impossibilità morale o materiale di procurarsi la prova scritta es. morale il contratto con l’amico o
con un familiare materiale contratto concluso mentre uno sta affogando o una sta precipitando; 3°
quando il contraente ha perduto senza colpa (caso fortuito, forza maggiore) il documento che gli forniva
la prova es. terremoto casa distrutta e con essa tutti i documenti persi idem nel caso di incendio .
Articoli CPC
ART 244 e ss. CPC riguardano la prova testimoniale ma la prof non li ha spiegati

16/11/2021

Gruppo di norme concernenti l’intervento del terzo nel processo (incontrato nel primo libro 105 ss).

Art. 267 ss c.p.c. Ci dicono come si attua l’intervento del terzo nel processo. Quest’ultimo significa
intervenire ovvero venire fra ma fra chi? Fra due parti e tra queste due parti interviene un’atra parte che
si chiama terzo.
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Chi interviene del processo 105 ss ovvero norme sui principi generali, interviene in via principale cioè
volontariamente (che ha quindi saputo del processo e decide di entrare nel processo per far valere un
proprio diritto nei confronti di tutte le parti o ad alcune di esse)

Spiegazione: l’intervenente te volontario principale ovvero che la sua pretesa viene posta prima degli
altri.
Es: tizio e caio ligiano sulla proprietà di un bene, interviene un terzo dicendo di essere il proprietario.
Questo terzo che vuole intervenire e far escludere gli altri, cosa fa per intervenire? Art. 267 c.p.c.

« Per intervenire nel processo a norma dell'articolo 105 , il terzo deve costituirsi presentando in udienza o
depositando in cancelleria una comparsa formata a norma dell'articolo 167 con le copie per le altre parti, i
documenti e la procura.
Il cancelliere dà notizia dell'intervento alle altre parti, se la costituzione del terzo non è avvenuta in udienza »

Quindi il terzo che interviene volontariamente si costituisce depositando una comparsa di risposta.
Il termine terzo non deve far pensare di essere più distante rispetto alle altre due parti ma é come l’attore
ed il convenuto. É una parte costituita perché ha depositato la comparsa di risposta.
N.B la frase « Fino a quando il terzo si può costituire »

Domanda: Fino a quando?


Risposta: sino a che non vengano precisate le conclusioni.fino a che non si sia giunti alla fase delle
decisioni ma, secondo il secondo comma sul regime delle conclusioni nel primo grado del processo, il
terzo non può compiere atti che al momento dell’intervento non sono più consentiti ad alcuna altra parte
(Principio di parità delle parti) stavo se compara volontariamente per l’integrazione necessaria del
contraddittorio. (Da collegare al 102 c.p.c)
Quindi dice la norma che salvo questo caso il terzo che entri nel processo volontariamente non può
compiere atti che sono preclusi alle altre parti del processo per cui, se il terzo vuole intervenire in
maniera efficace quindi per compiere atti, intervenga al più tardi dell’udienza dell’articolo 183.

Se vuole entrare nel processo per muoversi attivamente nel processo (es porre domande, sollevare
eccezioni, proporre mezzi di prova ecc..) siccome il 268 dice che il terzo non può compere atti reclusi
ad altre parti. Quando scattano le preclusioni alle altre parti? Con il 183, quindi se vuole intervenire
bisogna costituirsi al più tardi dell’udienza del 183.

Il terzo che intervenire alla precisazione delle preclusioni deve accettare il processo nello stadio in cui
si trova es: se le parti stanno precisando le conclusioni e quindi il processo é quasi finito non può porre
domanda come se il processo fosse iniziato. Il terzo quindi può intervenire nel processo finche non siano
recusate le conclusioni e quindi il 168 1° comma precisa fino al momento della precisazione della
conclusioni ma il secondo comma dice che il terzo che interviene non poco compiere atti impedite alle
altre parti e perché noi sappiamo che vengono impedite alle parti, deduciamo che il terzo che voglia
intervenire proponendo a sua volta le domande giudiziali, sollevare eccezioni, chiedere assunzioni di
mezzi di prova ecc deve intervenire a più tardi dell’art 183. Se dovesse farlo dopo come previsto ovvero
nel momento della precisazione delle conclusioni il terzo interviene solo per guardare subendo gli effetti
della sentenza senza partecipare attivamente al processo.

L’art 269 c.p.c si occupa del caso dell’intervento del terzo nel processo su istanza di parte (da ricordare
art. 106 con intervento del terzo richiesto dalle parti e 107 in cui é il giudice che chiama l’altra parte).
Tutti questi casi postulando una connessione oggettiva tra le domande giudiziali delle parti e del terzo
rispettivamente e che quindi nei casi di intervento vi sono dei casi di LITIS CONSORZIO facoltativo ai
sensi dell’art 203.

Art. 269 c.p.c:

66
« Alla chiamata di un terzo nel processo a norma dell'articolo 106, la parte provvede mediante citazione a
comparire nell'udienza fissata dal giudice istruttore ai sensi del presente articolo, osservati i termini
dell'articolo 163 bis .
Il convenuto che intenda chiamare un terzo in causa deve, a pena di decadenza, farne dichiarazione
nella comparsa di risposta e contestualmente chiedere al giudice istruttore lo spostamento della prima udienza
allo scopo di consentire la citazione del terzo nel rispetto dei termini dell'articolo 163 bis. Il giudice istruttore,
entro cinque giorni dalla richiesta, provvede con decreto a fissare la data della nuova udienza. Il decreto è
comunicato dal cancelliere alle parti costituite. La citazione è notificata al terzo a cura del convenuto.

Ove, a seguito delle difese svolte dal convenuto nella comparsa di risposta, sia sorto l'interesse dell'attore a
chiamare in causa un terzo, l'attore deve, a pena di decadenza, chiederne l'autorizzazione al giudice istruttore
nella prima udienza . Il giudice istruttore, se concede l'autorizzazione, fissa una nuova udienza allo scopo di
consentire la citazione del terzo nel rispetto dei termini dell'articolo 163bis. La citazione è notificata al terzo
a cura dell'attore entro il termine perentorio stabilito dal giudice.

La parte che chiama in causa il terzo deve depositare la citazione notificata entro il termine previsto
dall'articolo 165, e il terzo deve costituirsi a norma dell'articolo 166 .

Nell'ipotesi prevista dal terzo comma restano ferme per le parti le preclusioni ricollegate alla prima udienza
di trattazione, ma i termini eventuali di cui al sesto comma dell'articolo 183 sono fissati dal giudice istruttore
nella udienza di comparizione del terzo. »

Spiegazione: La parte che intende chiamare, citare in giudizio lo fa mediante citazione quindi nella
norma precedente vedevano che il terzo interveniva volontariamente con deposizione di comparsa di
risposta ma se il terzo viene chiamato da una parte del processo quindi citare, il terzo viene chiamato
attraverso un atto di citazione. Rispetto al terzo devono essere rispettati i termini (186 bis cioè diritti di
difesa del convenuto).

In breve: Attore redige atto di citazione per chiamare il convenuto, lo notifica al convenuto e fissa una
udienza. Quando il convenuto la riceve e si costituisce con una comparsa di risposta tramite il quale
chiama un terzo (attività a pena di decadenza da compiersi della comparsa di risposta 20 giorni prima
dall’udienza).
All’attore se non l’ha fatto all’inizio, potrebbe venire in mente di chiamare un terzo leggendo la
comparsa di risposta del convenuto. (Art 269 3°) quindi mentre il convenuto nella comparsa di risposta
può chiamare direttamente in causa terzi, l’attore avendo già dato via al processo se vuole ampliare il
raggio dei soggetti del processo deve chiedere l’autorizzazione al giudice. In caso in cui il giudice accetta
fissa una nuova udienza.

Art. 270 c.p.c


« La chiamata di un terzo nel processo a norma dell'articolo 107 può essere ordinata in ogni momento
dal giudice istruttore per un'udienza che all'uopo egli fissa.
Se nessuna delle parti provvede alla citazione del terzo, il giudice istruttore dispone con ordinanza non
impugnabile la cancellazione della causa dal ruolo".

Se il giudice da un ride alle parti e queste non lo adempiono risulta un disinteresse delle parti facendo avviare
una conclusione per estinzione.

Dall’art 275 ss. c.p.c. Disciplinata la fase di decisione (ricordare i. 3 blocchi del processo: fase di .. fase di
trattazione, di decisione)
Queste norme concerne la pronuncia delle sentenze che può essere collegiale 50 bis e monocratico 50 ter)

Artt. 281 bis ss. c.p.c. riguardanti le nome applicabili davanti al tribunale monocratico. Hanno lo scopo di
rendere più snello il giudizio davanti al tribunale monocratico quindi con il giudice unico. Intanto il titolo del
capo dice che il giudizio davanti al tribunale monocratico si svolge secondo le regole viste fin qui (come quelle
collegiali) salvo delle deroghe.

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Es: norma già citata é l’art 281 ter relativo ai poteri istruttori del giudice monocratico da collegare al discorso
generale ovvero al potere del giudice civile nel nostro ordinamento. 37

Art. 281 ter c.p.c poteri istruttori del giudice:


« Il giudice può disporre d'ufficio la prova testimoniale formulandone i capitoli, quando le parti nella
esposizione dei fatti si sono riferite a persone che appaiono in grado di conoscere la verità ."
Le parti hanno fatto rifermento ad altri soggetti ed il giudice ritenendole in grado di riconoscere la verità (che
possano dare una prova importante es testimonianza)

Domanda: Nel processo civile italiano il giudice ha poteri istruttori di ufficio?


Risposta: Tendenzialmente no perché vi é il principio .. ma ci sono alcuni poteri istruttori che il giudice può
esercitare d’ufficio cioè interrogatorio libero delle parti, ispezioni, richiesta di informazioni… e soltanto
davanti al tribunale monocratico la prova testimoniale.
Art. 281 quinquines c.p.c. e Art. 281 c.p.c. Relativa alla fase di decisione.

• Art. 281 quinquines c.p.c.

« Il giudice, fatte precisare le conclusioni a norma dell'articolo 189, dispone lo scambio delle comparse
conclusionali e delle memorie di replica a norma dell'articolo 190 e, quindi, deposita
la sentenza in cancelleria entro trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito delle memorie di
replica .
Se una delle parti lo richiede, il giudice, disposto lo scambio delle sole comparse conclusionali a norma
dell'articolo 190, fissa l'udienza di discussione orale non oltre trenta giorni dalla scadenza del termine per il
deposito delle comparse medesime; la sentenza è depositata entro i trenta giorni successivi all'udienza di
discussione. »

• Art. 281 sexsies c.p.c.

« Se non dispone a norma dell'articolo 281 quinquies, il giudice, fatte precisare le conclusioni, può ordinare
la discussione orale della causa nella stessa udienza o, su istanza di parte, in un'udienza successiva (1) e
pronunciare sentenza al termine della discussione, dando lettura del dispositivo e della concisa esposizione
delle ragioni di fatto e di diritto della decisione.
In tal caso, la sentenza si intende pubblicata con la sottoscrizione da parte del giudice del verbale che la
contiene ed è immediatamente depositata in cancelleria".

Premessa: secondo il modello generale per le cause la cui decisione deve essere presa dal collegio il modello
da usare é la fase di decisione scritta ovvero deposito delle comparse conclusionali, di memoria di replica e
sentenza). La fase di decisione é quindi scritta.
Queste norme davanti al tribunale di composizione monocratica hanno pensato di rifarsi al criterio in cui il
legislatore ha ritenuto che le cause affidate a questo tipo di tribunale fossero più semplici e quindi di poter
semplificare anche la fase della decisone.

Queste norme introducono diverse modalità di atteggiarsi della fase di decisione perché il processo davanti al
tribunale in composizione monocratica pio essere:
I. Scritta: uguale a quella del tribunale collegiale quindi; deposito delle comparse conclusionali, di memoria
di replica e sentenza)
II. Orale: sono le parti che lo chiedono e il giudice dispone
III. Mista: ovvero si prevede lo scambio delle sole comparse conclusionali e si ha una discussione orale. Anche
qui le indicazioni del giudici sono determinanti perché se vuole, il giudice può anche decidere di andare
direttamente in sentenza. La possibilità di avere tre modelli della fase di decisone é valida solo se si sa
cosa si vuole fare a seconda della situazione concreta in cui ci si trova.

Dell’esecutorietà e della notificazione delle sentenze. (CAPO IV da 282 ss c.p.c.)

L’esecutorietà : indica l’idoneità di un provvedimento a costituire titolo esecutivo. Cioè un documento sulla
base del quale promuovere il processo di esecuzione forzata detto altrimenti, il processo di esecuzione forzata
(3 libro) é dedicato a tradurre in pratica quello che se il titolo esecutivo é giudiziari é stato accertato dal giudice
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nella sentenza. (Accertamento, il processo di cognizione é la bilancia mentre l’esecuzione forzata é la spada).
Capacità di un provvedimento di costituire titolo esecutivo quindi un’attitudine.

Esecuzione: é il processo di esecuzione quindi l’attitudine é stata già messa in atto.

Fa ciò che il titolo esecutivo (ordinanza, titolo ingiuntivo ecc..)

Art. 282 c.p.c.

« La sentenza di primo grado è provvisoriamente esecutiva tra le parti"

Spiegazione: La sentenza di primo grado dunque una sentenza non stabile é quindi una sentenza ancora
impugnabile perché provvisoriamente esecutiva. (Può essere usata come titolo esecutivo) ma visto che non ha
la stabilità , l’esecuzione forzata che inizia sulla base della sentenza di primo grado é provvisoria.

La sentenza di primo grado é esecutiva tra le orate cioè puoi essere usata come titolo esecutivo per iniziare
l’esecuzione forzata. Visto che é ancora una sentenza impugnabile la conclusione é provvisoria quindi
influenzata da quello che accadrà nel corso del processo di impaginazione.

Domanda: non serve una sentenza passata in giudicato per iniziare l’esecuzione forzata?
Risposta: No. Prima si poteva iniziare l’esecuzione forzata sulla base di una sentenza di secondo grado quindi
d’appello. Dopo il 90’ il legislatore ha detto di accontentarsi ad un accertamento di primo grado, acconsentiamo
di iniziare l’esecuzione forzata.

Domanda: per bloccare l'esecuzione debba rivolgersi al giudice d'appello o al giudice del processo
dell'esecuzione forzata
Risposta: Al giudice d’appello anche se vi sono alcuni casi come se la sentenza non sia più impugnabile
(perché vi sono delle vicende da dover sospendere e se non si ha il giudice per l’impugnazione ci si rivolge al
giudice dell’esecuzione forzata.

Art. 283 c.p.c. contro bilanciamento;

"Il giudice d'appello su istanza di parte, proposta con l'impugnazione principale o con quella incidentale,
quando sussistono gravi e fondati motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti ,
sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata, con o senza
cauzione .
Se l istanza prevista dal comma che precede è inammissibile o manifestamente infondata il giudice, con
ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l ha proposta ad una pena pecuniaria non inferiore
ad euro 250 e non superiore ad euro 10.000. L ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il
giudizio. »

Il 282 accorda alla parte vittoriosa nella sentenza di primo grado di partire con l’eccezione forzata che é
provvisoria perché é provvisorio il titolo perché sentenza di primo grado poiché impugnabile mentre il 283
dice= attenzione che la parte che subisce l’esecuzione forzata possa chiedere al giudice dell’appello la
sospensione dell’esecuzione. Quindi la parte che subisce l‘esecuzione deve provare di avere fondati motivi a
ribaltare la decisione della sentenza di primo grado per sospendere il processo di esecuzione.

Il giudice po sospendere l’esecuzione in tutto o in parte l’efficacia esecutiva o di esecuzione quindi a seconda
se l’esecuzione sia iniziata o meno della sentenza impugnata.

19/11/2021
Le impugnazioni mezzi di impugnazioni

Le prime norme sulle impugnazioni ci porteranno a parlare del giudicato. (Due concetti intrecciati).
Cerino Canova: impugnazioni sono

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Premessa: i mezzi di impugnazione sono strumenti che consentono un esame ulteriore della vicenda già
giudicata attraverso un provvedimento giurisdizionale.
Oppure detto anche: Quegli strumenti che consentono a fronte di un provvedimento giurisdizionale un ulteriore
riesame.

Domanda:Partendo da quale principio? Perché ogni ordinamento prevede dei mezzi di impugnazione?
Risposta: Perché pensiamo che un esame ulteriore possa produrre un risultato migliore del precedente.
(Es secondo grado di giudizio)

Tuttavia questo non é un assioma cioè non sta scritto da nessuna parte che la sentenza del secondo grado sia
migliore di una sentenza di primo grado.
Il principio del doppio grado di giurisdizione che non é un principio costituzionale. il poter impugnare sentenza
non é un principio costituzionale, il principi del doppio grado di giurisdizione non é una garanzia
costituzionale.
Tutti gli ordinamenti prevedono di impugnare sentenza attraverso un altro grado di giudizio.

Astrattamente, la cognizione e dunque la conoscenza é tanto più approfondita come tanto più prolungata.

Ogni ordinamento e dunque anche il nostro prevede una serie limitata di mezzi di impugnazione per da una
parte approfondire la cognizione e dall’altra tuttavia arrivare ad una parola finale su quella controversia.
(Sentenza stabile, definiva).
Questo concetto si esprime attraverso le impugnazioni ordinarie cioè quelle limitate accennate e il
corrispondente concetto di passaggio in giudicato formale della sentenza.

Abbiamo detto che i mezzi di impugnazione sono quegli strumenti che consentono un riesame della sentenza
impugnata e della sottostante vicenda sostanziale.

Art. 323 c.p.c.

« I mezzi per impugnare le sentenze, oltre al regolamento di competenza nei casi previsti dalla legge, sono:
l'appello, il ricorso per cassazione, la revocazione e l'opposizione di terzo »

Spiegazione: Questa norma ci elenca quelli che sono nel processo civile i mezzi di impugnazione delle
sentenze. Quindi nel processo civile di diritto interno abbiamo 5 mezzi di impugnazione:
1. Il regolamento di competenza (già visto negli artt 42 ss. Nella parte in cui si disciplinava la competenza)
2. L’appello
3. Il ricordo per cassazione
4. La revocazione
5. L’opposizione di terzo

Tutti gli altri sono disciplinati sono nell’art 323.

I. Mezzi di impugnazione ordinari: sono quelli che vengono normalmente proposti, sono quelli la cui
proposizione é legata ad un termine relativamente breve rispetto alla pronuncia della sentenza e sono quelli
il cui esaurimento/ la cui consumazione comporta il passaggio in giudicato formale della sentenza.

Questi sono:
• il regolamento di competenza
• L’appello
• Il ricorso per cassazione
• La revocazione ordinaria

II. Mezzi di impugnazione straordinari: quei mezzi di impugnazione che sono legati alla scoperta di un
elemento/ evento straordinario di rarissima verificazione che tuttavia é possibile, anche dopo il giudicato
della sentenza. Questi sono:

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• L’opposizione di terzo
• La revocazione straordinaria

Sperando di arrivare all’accertamento più perfetto possibile vi sono i mezzi di impugnazione ordinario cosi da
sancire il passaggio in giudicato della sentenza ma se si verifica un d’atto straordinario in grado di mettere in
discussione quel giudicato, le parti devono avere la possibilità di rimuovere quel giudicato (ma solo in casi
eccezionali).

Vi sono 6 mezzi di impugnazione al posto di 5 come nell’articolo perché la revocazione pur essendo una sola,
a seconda dei motivi può essere ordinaria o straordinaria.

Quando abbiamo incontrato il concetto di sentenza che viene pubblicata cioè depositata nella cancelleria del
giudice, uscita dalla sfera privata del giudice si segna la data della pubblicazione. Poi, oltre alla pubblicazione
ci poco essere la comunicazione della sentenza cioè quando la cancelleria comunica con un biglietto della
cancelleria agli avvocati che é stata pronunciata la sentenza quindi chi ha vinto e chi no. Questi due atti sono
necessari cioè sempre la sentenza viene pubblica e sempre viene comunicata ma vi é un altro atto eventuale
che é la notificazione della sentenza, una parte notifica all’altra la sentenza. Quindi c’é una data della
pubblicazione ,una data della comunicazione della sentenza e una data di notificazione della sentenza quindi
3 momenti diversi.

Domanda: Perché abbiamo introdotto questa distinzione?


Risposta: Perché dalla data della pubblicazione decorre, inizia a scorre il cosiddetto termine lungo per
impegnare che é di 6 mesi dalla pubblicazione es: se oggi 19 novembre avremo fino ala 19 di maggio per
impugnare la sentenza.

La comunicazione vale per un solo mezzo di impugnazione come termine di decorrenza perché per il termine
per proporre il regolamento di competenza decorre dalla data della comunicazione della sentenza.

Domanda: Perché vi é una data di notificazione? (É uno degli avvocati che notifica la sentenza all’altra parte)
Risposta: Perché se si notifica da questa data decorre il termine breve per impugnare cioè di 30 giorni dalla
notificazione per l’appello e di 60 giorni per il ricorso per cassazione.

N.B.La notificazione della sentenza che fa scattare il termine breve annulla lo scorrere del termine lungo che
intanto era già partito perché la pubblicazione é il primo atto che riguarda la sentenza.

Es: sentenza di primo grado che oggi 19 novembre viene pubblicata, parte il termine di 6 mesi, se nessuno fa
niente (non propone impugnazione) il 19 di maggio la sentenza sarà passata in giudicato. Raramente le parti
hanno voglia di aspettare 6 mesi la parte soccombente vorrebbe al più presto cerca di vincere mentre anche la
parte vittoriosa vorrebbe poter notificare perché cosi se la parte soccombente non impugna passerebbero solo
30 giorni e si troverebbe la stabilizzato il risultato.

Quando le parti hanno esaurito i mezzi di impugnazione ordinari (cioè abbiamo esaurito la possibilità di
proporli ovvero abbiamo impugnato la sentenza di primo grado in appello, impugnato poi la sentenza di appello
davanti la corte di cassazione, abbiamo esaurito i mezzi di impugnazione ordinari) o abbiamo esaurito le
possibilità di proporli (cioè abbiamo la sentenza di primo grado, passano 6 mesi e se nessuno ha notificato o
passano i 30 giorni se c’é stata la notificazione e nessuno ha impegnato)

Domanda: Quando é esaurita la possibilità di di impugnare una sentenza con un mezzo di impugnazione
ordinario come si dice?

Risposta: Si dice che la sentenza é passata in giudicato formale o RES GIUDICATA. (Art.324 c.p.c.).

Si intende passato in giudicato formale la sentenza che non é più soggetta né al regolamento di competenza,

Spiegazione: L’aggettivo formale é sinonimo di processuale quindi il giudicato formale é un istituto


processuale che si tradite nel concetto l’impossibilità di impugnare ulteriormente quella sentenza. Non più

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impugnazione con un mezzo di impugnazione ordinario perché terminati o perché sono decorsi i termini ed
abbiamo perso il potere di proporre un’impugnazione ordinaria.

Al giudicato formale dobbiamo affiancare il concetto di giudicato sostanziale detta anche cosa giudicata. (Art.
2909 c.c)

« L'accertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato fa stato a ogni effetto tra le parti, i
loro eredi o aventi causa".

Su questa norma la dottrina ha scritto molto perché il giudicato é un istituto di teoria generale del diritto
processuale e sostanziale.

Formale: Fenomeno processuale che ci fa capire se una sentenza é ancora impugnabile o no con mezzo di
impugnazione ordinato mentre quello sostanziale é un fenomeno materiale che si esprime in quel fare/stato
(ovvero che il rapporto materiale tra le parti da quel momento in poi si deve conformare a quel giudicato,
ovvero la sentenza del giudice ha trasformato interpretandola la norma generale astratta in un comando
concreto applicabile ai rapporti fra le parti).
La sentenza passata in giudicato é un ponte che unisce il diritto generale astratto (nome delle leggi) e la realtà
concreta dei rapporti sostanziali.

Parole di un giudice, dell’ordinamento passata in giudicato

Abbiamo visto che il giudicato formale é legato all’esperimento delle impugnazioni ordinarie ed abbiamo visto
che queste ultime sono legate al decorso di un termine relativamente breve. Quindi, il giudicato formale é un
fenomeno che essendo legato al decorso del tempo e all’esperimento delle impugnazioni ordinarie.
Si verifica per tutti i provvedimenti giurisdizionali, qualsiasi segno e contenuto essi abbiano; detto altrimenti,
quando abbiamo un provvedimento del giudice, quel provvedimento prima o poi é solo una questione di tempo
ma prima o poi passerà in giudicato formale. Perché passera o il termine lungo o il termine breve (scorrerà).
Quindi il passaggio in giudicato formale é un fenomeno ineluttabile per un provvedimento giurisdizionale
perché é legato al decorso del tempo.

Il passaggio in giudicato sostanziale non riguarda tutti i provvedimenti giurisdizionali ma solo i provvedimenti
del giudice che contengono un accertamento di merito perché ce lo dice il 2909 c.c.

Accertamento= pronuncia sul merito

Il passaggio in giudicato sostanziale riguarda solamente i provvedimenti di merito. Il passaggio in giudicato


avviene in un certo giorno per la sentenza e quel passaggio é sempre formale perché legato all’esaurimento
della facoltà processuale di proporre l’impugnazione, se quella sentenza prevede un accertamento di merito
quella sentenza passerà sia in giudicato formale e sia in giudicato sostanziale.
Es: il provvedimento con cui il giudice dichiara la propria incompetenza. (Provvedimento di rito e non di
merito) entro 30 giorni dalla comunicazione se quel provvedimento é impugnato aprirà il giudizio di
regolamento di competenza, impugnazione ordinaria se non impugnato passa in giudicato formale.

Quel provvedimento con cui il giudice si é dichiarato incompetente é idoneo soltanto al passaggio in giudicato
formale perché non contiene un accertamento (perché non vi accerta niente tra tizio e caio é solo una questione
del giudice che ha detto di non avere potere di giudicare e che quindi non contenendo una pronuncia sul merito
non può avere effetto di giudicato sostanziale per cui é un provvedimento idoneo soltanto al passaggio in
giudicato formale perché come per tutti i provvedimenti ad un certo punto scadrà la possibilità di impugnarlo
in via ordinaria). Essendo un provvedimento solo di rito passa soltanto in giudicato formale e non sostanziale.
Il passaggio in giudicato formale riguarda tutti i provvedimenti sia di rito che di merito mentre sostanziale
riguarda solo i provvedimenti che contengono un accertamento cioè una pronuncia sul merito.

Le impugnazioni hanno le loro condizioni dell’azione.

Domanda: Chi ha la legittimazione ad impugnare?

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Risposta: Ogni parte che abbia partecipato al giudizio, che ha condotto alla pronuncia della sentenza
impugnata. Spetta a chi ha partecipato al grado di giudizio precedente che ha portato alla pronuncia delle
sentenza impugnata.

L’interesse ad impugnare che cos’é, a chi spetta? questo si traduce nella la cosiddetta soccombenza ovvero il
termine tecnico con il quale indica la sconfitta processuale che coincide con la mancanza di corrispondenza
tra ciò che la parte aveva chiesto, chiede al giudice di condannare tizio a pagare 80 euro ed il giudice respinge
la domanda quindi condanna tizio a pagare 40 anche quella é una soccombenza perché la mancanza di
corrispondenza tra ciò che la parte ha chiesto (Petitum) e ciò che il giudice ha deciso in sentenza (decisum).

Soccombente: la parte che vede una mancanza di corrispondenza tra ciò che aveva chiesto (petitum) e ciò che
ha ottenuto (decisum ciò che il giudice ha risposto).

Anche quando ed anche se la sentenza viene impugnata (1° 2° e poi cassazione) l’azione originaria quella che
ha fato vita al 1° é sempre quella quindi siamo in un’una LITIS PENDENZA in senso ampio cioè siamo
all’interno di un unico processo che si svolge attraverso più gradi di giudizio.

Quando abbiamo proposto la domanda in primo grado di giudizio che ci porta ad una sentenza quando la
domanda é stata proposta si é aperta la litis pendenza in senso ampio (cioè a dire la pendenza del processo),
questa sentenza che viene impugnata davanti al giudice di secondo grado é prosecuzione dell’azione originaria
aperta da questa domanda e se questa sentenza di secondo grado viene impugnata davanti alla corte di
cassazione, anche il giudizio alla cassazione é prosecuzione di questa azione originaria cioè difronte a questa
situazione: alla domanda di quanti processi abbiamo? La risposta é UNO.

UNICO PROCESSO che si sviluppa attraverso più gradi di giudizio. (Quindi abbiamo un’Unica LITIS
PENDENZA che inizia con la notificazione della domanda e che si concluderà con il passaggio in giudicato).

Il codice dice che l’accertamento FA STATO cioè a dire che regola i rapporti fra le parti, quella pronuncia di
merito da quel momento in avanti regola i rapporti tra le parti stabilita dal giudice. Questa espressione di fare
stato é collegata all’idea dell’autorità di cosa giudicata perché quella pronuncia del giudice passata in giudicato
dunque non più controvertibile da quel momento FA STATO cioè regola i rapporti fra le parti.

23/11/2021
Ancora nelle impugnazioni fino a questo venerdì.
Discorso sul giudicato completiamo con alcune precisazioni relativi ai limiti soggettivi e oggettivi del
giudicato.
Questo discorso dei limiti ci serve a che fare ma prima si parla con giudicato formale o sostanziale? Con il
giudicato sostanziale che ha la sua base nell’art 2909 “l’accertamento contenuto nella sentenza passata in
giudicato fa stato ad ogni effetto tra le parti, gli eredi e gli aventi causa” quindi farci la domanda sui limiti
significa chiederci quali sono questo accertamento immutabile (perché non più impugnabile con i mezzi
ordinari).
Abbiamo accertamento cioè una pronuncia di merito quindi il discorso dei limiti :
-Soggettivo chi sono i soggetti vincolati da quell’accertamento stabile e immutabile
-Oggettivo rispetto a quale oggetto/petitum/fatti quell’accertamento non è più modificabile cioè
immutabile.
Qual è il profilo pratico? Sembra tutto molto teorico quando è che concretamente si pone il problema di
capire i limiti oggettivi e soggettivi di una sentenza passata in giudicato? Noi abbiamo una sentenza passata
in giudicato, dunque, una sentenza che aveva delle sue parti un suo petitum ed una sua causa petendi ma
passata in giudicato ma poi succede che inizia un processo, un nuovo giudizio che per la qualità delle parti
o per l’oggetto sembra somigliare al precedente già deciso con la sentenza passata in giudicato. Quindi le
parti si chiedono questo nuovo processo che è iniziato è diverso effettivamente da quello già concluso dalla
sentenza passata in giudicato o è lo stesso processo con qualche elemento di differenza? A) Se è lo stesso
allora non si puo andare avanti perché passare in giudicato vuol dire non passare due volte sulla stessa si
solleva una eccezione di cosa giudicata (caro giudice questo processo è la stessa questione della sentenza

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passata in giudicato n° ecc e nel caso venga accolta dal giudice il processo si arresta l’eccezione di cosa
giudicata è l’eccezione di litis pendenza che non è stata sollevata all’inizio del processo cioè appartiene allo
stesso gruppo di cosa giudicata.
B) Se due processi sulla stessa causa che pendono davanti a due giudici diversi e se questa fosse una litis
pendenza cioè la stessa causa che pende davanti a due giudici diversi (ART 39) e nessuno solleva l’eccezione
di litis pendenza mentre qui qualcuno dovrebbe dire in uno dei due processi al giudice che le parti sono le
stesse e che quindi dovrebbe sollevare l’eccezione di litis pendenza e quindi il processo iniziato
successivamente si fermerebbe; ma se non succede e i processi vanno avanti uno dei due terminerà per prima
con sentenza passata in giudicato potrà sollevare nell’altro processo ancora pendente l’eccezione di cosa
giudicata.
Quindi limiti del giudicato quando a fronte di una sentenza dobbiamo capire se un altro oggetto di un
processo è lo stesso o meno. Mentre cosa C) diversa è l’ipotesi in cui sia diverso il nuovo processo.

Limiti soggettivi
ART 2909 chi sono coperti le parti, gli eredi e gli aventi causa. Chi sono le parti di questo art solo le parti
in senso sostanziale o in senso formale? Quelle in senso sostanziale cioè i soggetti che nella domanda e
quindi nella sentenza sono affermati essere i titolari del rapporto sostanziale controverso indipendentemente
da chi nel processo rivestisse il ruolo di parte formale cioè di soggetto legittimato a porre in essere gli atti
del processo . Es. 1 legittimazione ad agire il minore titolare dei diritti sostanziali (parte in senso
sostanziale) ma non è legittimato ad agire genitori titolari della rappresentanza legale e parti in senso
processuale nel momento di sentenza passata in giudicato il minore diventato maggiorenne non potrà dire
che la storia processuale non gli è andata bene e vuole quindi riproporre la domanda e ritornare sulla
questione: non potrà farlo art 2909 che dice che quel accertamento fa stato/vincola le parti in senso
sostanziale quindi anche il maggiorenne che allora era minorenne. Es. 2 Gli eredi e aventi causa questi
soggetti non potranno più tornare sulla stessa questione perché sono vincolati da quel giudicato es. zio
d America ci lascia in eredita piscina con tre campi da tennis e noi contenti accettiamo poi scopriamo un
vicino orribile e gli facciamo causa per evitare che continui a rompere le cause possiamo farlo solo su
quelle questioni non siano di sentenze passate in giudicato (si ereditano tutti i giudicati passati su di essa)
questo vale anche quando acquistiamo un bene cioè diritto di proprietà su un bene acquistiamo anche tutti
i giudicati in riferimento a quel diritto che ci impedirà di ritornare sulle stesse questioni (il giudicato fa
stato ha autorità di cosa giudicata).
Poi si deve capire anche il discorso relativo ai limiti oggettivi del giudicato cioè qual è l’oggetto rispetto al
quale quell’accertamento passato in giudicato fa stato lo diciamo perché potrebbe per es. nel confronto fra
le azioni (oggetto dei due processi) cambiare la causa petendi perché le parti sono sempre quelle il petitum
idem ma è diversa la causa petendi ES. tizio e caio per 100 ma prima tizio chiede la condanna di caio del
pagamento di 100 a titolo di compravendita per la consegna di un certo bene mentre nell’altro processo il
pagamento di 100 è richiesto come risarcimento del danno per un fatto illecito (quindi parti le stesse, petitum
pure ma causa petendi diversa). Soluzione unanime dottrina e giurisprudenza

Soluzione dottrina e giurisprudenza. Distinguono i diritti soggettivi in due grandi categorie:


1) autodeterminati/autoindividuati come diritto assoluto cioè si determina da sé non è sostanziato dal
fatto costitutivo ma esiste da sé la diversità della causa petendi cioè del fatto costitutivo non comporta nuova
domanda; l’oggetto del processo è sempre lo stesso perché quando il diritto è assoluto i diritti assoluti cioè
sono indipendenti dal fatto costitutivo esistono in quanto tale come diritti della personalità (esistono perché
esistiamo noi), proprietà, diritti reali in generale diritti che distinguono il titolare rispetto alla totalità degli
altri soggetti mentre il diritto relativo è il contrario come diritto di credito (nei confronti del debitore)
strettamente dipendente dal fatto costitutivo. Quindi se confrontiamo due azioni che hanno ad oggetto un
diritto assoluto non possiamo tornare di quello stesso diritto assoluto cambiando il fatto costitutivo perché
giurisprudenza dice che abbiamo già statuito con sentenza passata in giudicato anche perché del giudicato
si dice (guardando alle parti) si dice che il giudicato copre il dedotto e il deducibile cioè la sentenza passata
in giudicato produce questo effetto di copertura a tutti fatti del processo (il dedotto) e tutti i fatti che la parte
che la parte avrebbe potuto dedurre anche se non li ha dedotti (il deducibile). Ma non copre cioè che non è
deducibile solo i fatti o il fatto sopravvenuti/o alla formazione del giudicato quindi quel giudicato non
74
vincola e dovremo provare (al giudice) il momento originativo del fatto o il momento in cui siamo venuti a
conoscenza.
2) eterodeterminati/eteroindividuati i diritti relativi si chiamano cosi perché esprimono relazione tra due
parti ad un oggetto o a un fatto costitutivo o relativi ad un soggetto es. creditore/debitore quindi quando
oggetto del processo è un diritto relativo alla modificazione del fatto costitutivo quindi diversità di causa
petendi corrisponde una nuova domanda quindi un nuovo processo es. tizio puo essere riconosciuto debitore
di caio per 100 euro compravendita di una bici e può essere riconosciuto poi debitore di caio per arretrati di
affitto (quindi altro processo).
Conclusione sul giudicato e si introduce il concetto di impugnazione incidentale.

Impugnazione incidentale
Argomento già fatto ma significati diversi : soltanto incidentalmente quando il giudice decide una questione
en passant senza soffermarsi troppo o accertamento incidentale ai sensi art 34 (accertamento incidentale
cioè accertamento da prendersi con efficacia di giudicato perché lo richiede la materia o le parti) ma qui
vuol dire altro.
Si tratta dell’impugnazione proposta dalla parte che ha ricevuto la notificazione della impugnazione
principale. Esempio tizio e caio parti del processo di primo grado arriva la sentenza tizio impugna notifica
impugnazione a caio, caio riceve e impugna a sua volta la sentenza cioè richiede riforma totale o parziale
della sentenza e non si difende solamente rispetto a tizio. Entrambi hanno interesse ad ottenere la riforma
intera o parziale. Recapitolando condizioni per impugnare: oltre ad essere legittimato il soggetto che
impugna cioè colui chi ha partecipato al grado precedente è legittimato a impugnare ma deve anche interesse
all’impugnazione cioè la parte soccombente cioè la parte che non ha visto accolte le proprie pretese ma puo
accadere che entrambe le parti siano parzialmente soccombenti es. tizio chiede il risarcimento di 100 a caio
ma ha ottenuto pagamento 60 quindi mancata corrispondenza tra ciò che è stato chiesto e ciò che è stato
ottenuto ma anche caio soccombe perché non voleva pagare nulla mentre obbligato a pagare 60. Qui
situazione ideale per impugnazione incidentale quindi soccombenza parziale reciproca è il presupposto delle
impugnazioni incidentali, quindi, succede che tizio notifica l’impugnazione a caio, caio la riceve e nell’atto
in cui si costituisce nel giudizio di impugnazione non solo si difende ma impugna a sua volta la sentenza.
Quando parliamo di impugnazione incidentale dobbiamo fare una distinzione importante:
ES. ci ricordiamo che dalla pubblicazione della sentenza ricordiamo che decorre il termine di 6 mesi per
produrre l’impugnazione termine che potrebbe essere annullato dalla notificazione della sentenza (termine
breve con annullamento di questo termine lungo) quindi:
A.: impugnazione incidentale proposta entro la scadenza del termine per proporre l’impugnazione in via
principale
B.: quando viene proposta allorché è già scaduto il termine per proporre la stessa impugnazione in via
principale. ES. termine di 6 mesi dalla pubblicazione dopo due mesi una delle due parti soccombenti
(presupposto è che siano parzialmente soccombenti) una parte impugna e notifica all’altra
l’impugnazione e l’altra nell’atto di costituzione in cui si costituisce nel giudizio di impugnazione
propone a sua volta impugnazione incidentale contro la stessa sentenza quindi abbiamo l’impugnazione
principale e l’impugnazione incidentale anche. Entrambe le impugnazioni stanno all’interno del termine
lungo mentre nel caso in cui decorre il termine di 6 mesi nessuno fa nulla e invece a ridosso della
scadenza del termine per impugnare in via principale una delle due parti impugna in via incidentale e
anche l’latra decide di farla anche lei lo farà quando verrà scaduto il termine per impugnare.
Il codice dice posto impugnazione principale fatta per prima mentre incidentale vuol dire seconda il codice
fa questo ragionamento quella tempestiva poiché arriva quando siamo ancora nel decorso del termine per
impugnare arriva dopo quella principale ma con tutta la sua autonomia cioè non risente degli eventi che
andrebbero a colpire l’impugnazione principale mentre la seconda l’impugnazione incidentale tardiva ci
dice non avrebbe impugnato se non l’avesse fatta la prima soggetto che è stato lì a dire vediamo cosa fa
l’latra parte e se impugna lo faccio anch’io altrimenti nulla e gli ARTT 333 e 334 dicono che l’incidentale
tardiva patisce delle stesse vicende che colpiscono l’impugnazione principale.

25/11/2021

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1. Giudizio d’appello (art 339 ss)
Appello: mezzo di impugnazione ordinario con il quale tipicamente si impugnano le sentenze di primo grado
ed il mezzo di impugnazione con il quale le parti possono far valere lo spettro di lamentele più ampie nei
confronti della sentenza.
L’appello é un mezzo di impugnazione a critica libera cioè le parti possono far valere nei confronti della
sentenza impugnata motivi di rito, di merito, la cosiddetta ingiustizia della sentenza ( non condividere la
sentenza che vanno ad impugnare).

Concetto di libertà in questo caso « critica libera » va tenuto insieme con quello visto fino ad ora ovvero a
dire che noi abbiamo visto che il giudizio di primo grado é strutturato con delle barriere preclusive, con dei
termini collocati al ridosso dell’inizio del processo entro i quali allegare i fatti e mezzi di prova che possono
subire integrazione e modificazione fino all’impossibilità di rifarlo cioè con lo scambio delle memorie (con
lo scambio delle memoria art 183 si chiude il sipario).
É vero che il giudizio di appello é un giudizio a critica libera ma le allegazioni si in termini di fatto che
probatorie che le parti possono fare in giudizio di appello (di secondo grado) evidentemente devono
mantenersi nei limiti delle allegazioni di primo grado perché se noi prendessimo in secondo grado elementi
nuovi (NOVA) non avrebbe senso rispettare le preclusioni in primo grado. Inoltre, se parliamo del giudizio
di primo grado e di appello come dopo grado di giurisdizione nel merito l’elemento nuovo introdotto nel
giudizio d’appello ha fatto un solo grado, noi possiamo parlare di doppio grado di .. solo quando un
determinato elemento si ha sia nel primo grado che nel secondo (nel doppio). Se qualcosa compare dopo nel
giudizio di secondo grado l’elemento avrà un solo grado di giudizio. Questo non contrasta con i fatto che il
doppio grado non sia un principio costituzionale quindi non assicurato dalla costituzione ma si trova nel
codice. La logica vuole che se ci sono delle preclusioni nel primi grado queste hanno senso se mantenute
anche nel secondo grado.

In breve. L’oggetto del giudizio d’appello é lo stesso di quello di primo grado nei limiti della domanda
nell’appello perché anche in appello vale il principio della domanda quindi il giudice di appello conoscerà
(in senso tecnico di cognizione) della materia, del contendere già oggetto del giudizio di primo grado nei
limit della domanda quindi nei limiti del fatto che le parti portino alla cognizione del giudice di secondo
grado la materia del contendere. Ciò che non viene devoluto alla cognizione del giudice di appello, pur
essendo stato esaminato in primo grado, non verrà conosciuto dal giudice di appello.
Il giudice dell’appello conoscerà della materia dell’oggetto di giudizio di primo grado nei limiti della
domanda delle parti. Questo si chiama Effetto devolutivo dell’appello.

1) Effetto devolutivo dell’appello: la materia oggetto di giudizio di primo grado viene devoluta (portata
alla cognizione) del giudice di secondo grado.
Nel tempo sull’appello si sono confrontate 2 teorie:
Premessa l’appello é stato riformato dal 1990, ultima riforma del c.p.c con la legge 253 del 90. Prima non
era concepito in questi termini ma come continuazione del giudizio di primo grado).

Tornando alle 2 teorie quindi:


1)Prima della riforma del 90 era una presunzione, continuazione del giudizio di primo grado e questo
comportava che le parti non dicevano tutto subito ma snocciolavano un pò per volta fatti e prove cioè ad
ogni nuova allegazione si doveva dare alle altre parti la possibilità di replicare, il botta e risposta non finiva
mai.
2)Nello schema attuale (dopo il 90) il giudizio di appello é un riesame del grado precedente ovvero
consideriamo la stessa controversia 2 volte.

Domanda: É bene quindi che l’appello sia una continuazione del grado precedente o é bene che l’appello
sia una revisione del grado precedente?
Risposta: dipende da come sono costruiti i sistemi processuali quindi attualmente nel nostro ordinamento
l’appello é una revisione, un riesame del grado precedente.

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Parlato più da vicino del giudizio di appello bisogna ricordare (visto che stiamo parlando del mezzo di
impugnazione più importante) che ai fini dell’impugnazione e dunque anche dell’appello se ci chiedessimo:
Domanda: Questo provvedimento é impugnabile con l’appello oppure no? Art 339) e se un provvedimento
e non é una sentenza ma un ordinanza o un decreto é impugnabile con decreto oppure no? (Ai fini
dell’appello)
Risposta: la cassazione ha risposto ritenendo che non é vincolante perché sentenza é ogni provvedimento
decisorio nel merito. Se quel provvedimento contiene una pronuncia decisoria nel merito é impugnabile con
l’appello.

L’Art.339 c.p.c
« Possono essere impugnate con appello le sentenze pronunciate in primo grado, purché l'appello non sia
escluso dalla legge o dall'accordo delle parti a norma dell'articolo 360, secondo comma.
È inappellabile la sentenza che il giudice ha pronunciato secondo equità a norma dell'articolo 114 .
Le sentenze del giudice di pace pronunciate secondo equità a norma dell'articolo 113, secondo comma, sono
appellabili esclusivamente per violazione delle norme sul procedimento, per violazione di norme costituzionali
o comunitarie ovvero dei principi regolatori della materia ».

L’art.360 contiene i motivi di ricorso in cassazione anche detto Ricorso in cassazione per saltum.
Familiarizziamo con questa norma che prevede l’autonomia processuale delle parti: difronte ad una sentenza
di primo grado, le parti possono accordarsi (disponibilità del processo civile) per saltare l’appello ed andare
direttamente in cassazione. Se le parti sono soddisfatte cosi rientra nella loro autonomia processuale il
mettersi d’accordo in questo senso.

2)Effetto sostitutivo dell’appello


Vuol dire che la sentenza pronunciata dal giudice di secondo grado (dell’appello) si sostituisce alla sentenza
pronunciata dal giudice di primo grado nei limiti dell’impugnazione.
Logico perché se le parti impugnano la sentenza di primo grado (ovvio perché non sono contente) il secondo
grado di giudizio porterà una sentenza che si sostituirà alla sentenza di secondo grado. Per quanto riguarda
i limiti della domanda d’appello, opera nei limiti dell’impugnazione.

Es: Una sentenza di prima grado che può essere fatta di vari capi : alcuni di rito perché forse il giudice ha
deciso prima sulle questione pregiudiziali di rito, poi é andato a decidere nel merito ed anche lo stesso merito
come nel caso di una sentenza che pronuncia sulla validità di un contratto (un capo), un altro capo che
pronuncia su una somma di denaro che deve essere corrisposta da una parte all’altra in conseguenza
dell’accertamento della validità di quel contratto, poi un altro capo che pronuncia sul calcolo degli interessi..
questo dimostra che una sentenza può essere fatta di vari capi (sia nel rito che nel merito quindi una sentenza
ha un contenuto complesso).
Abbiamo detto che Il giudice di appello conosce della materia oggetto del processo di primo grado nei limit
della domanda d’impugnazione quindi può darsi che di quella sentenza dal contenuto complesso solo alcuni
punti vengano portati portati alla cognizione del giudice di secondo grado e questo comporta che era
sentenza del giudice di appello pronuncerà solo sui capi sottoposti alla sua condizione. Di conseguenza i
capi della sentenza id primo grado non coperti dall’impugnazione, non evoluti al giudice di secondo grado
passano in giudicato.
Es: sentenza di primo grado, impugnato solo alcune questioni, le questioni non portare al giudice d’appello
passano in giudicato.
Quando il giudice ha deciso sulla sentenza di primo grado, se non travolto passa in giudicato.
La sentenza di secondo grado che riformerà del tutto o in parte quella di primo grado si sostituisce a quella
di primo grado in cui si prendono in considerazione solo i capi impugnati.

• Se la sentenza in primo grado é stata pronunciata dal giudice di pace, la sentenza di primo grado del
giudice di pace si impugna davanti al tribunale in composizione monocratica.

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• Se la sentenza in primo grado é stata pronunciata dal tribunale, non importa se tribunale monocratico o
collegiale, la sentenze del tribunale si impugna davanti alla corte d’appello. (Questi sono i giudici
competenti per l’appello)

L’Art. 340 c.p.c.


Parla della riserva d’appello contro le sentenze non definitive. Quando ci occupammo della sentenza,
ordinanza e decreto abbiamo visto le diverse distinzioni in sentenze (di rito, di merito e in sentenze definitive
e non definitive) in cui bisogna fare attenzione al termine definitivo utilizzato per esempio nella costituzione
con riferimento alla sentenza penale che ci dice che l’imputato deve essere considerato innocente fino alla
condanna definitiva. Quello definito della costruzione significa passato in giudicato mentre nel processo
civile la parola definitiva non significa passata in giudicato. (Tanto che abbiamo visto le norme che ci
parlano del giudicato ci parlano di sentenza passata in giudicato, quindi nelle norme del processo civile
quando si vuole indicare passare in giudicato troviamo « sentenza passata in giudicato »
Quando invece troviamo sentenza definitiva, il concetto é diverso.
• Sentenza definiva: é quella che definisce (chiude il giudizio davanti al giudice che la pronuncia e quando
il giudice pronuncia la sentenza definiva, che può essere sia di rito che di merito, che si spoglia della causa
vuol dire che ha risposto a tutte le questioni sottoposte dalle parti come previsto nell’art 112 (il giudice
deve pronunciare su tutta la domanda e su tutte le eccezioni proposte dalle parti, il giudice ha fatto il suo
lavoro: ha emesso la sua sentenza, ha risolto tutte le questioni sottoposto e si parla di sentenza definitiva
di merito) .
• Sentenza non definiva: ma sentenza che non definisce, non chiude, il giudice davanti al giudice che l’a
pronunciata.

Es: giudice pronuncia una sentenza su una questione pregiudiziale di rito, molto controversa dalle parti, per
esempio sull’illegittimazione processuale, il giudice preferisce pronunciarsi sulla sentenza su una
pregiudiziale di rito, la ritiene infondata e dice quindi:- sgombrato il terreno da questa questione
pregiudiziale il processo continua per decidere sul merito. Questa é una sentenza di rito non definiva perché
non definiva? Perché non chiude il giudizio davanti al giudice che deve continuare a lavorare.

La sentenza non definitiva può anche essere una sentenza di merito.


Es: caso dell’art 278 condanna generica ovvero una sentenza di condanna in cui il giudice pronuncia sul se
dell’esistenza del rapporto obbligatorio fra le parti ma non pronuncia sul quantum. La sentenza con cui il
giudice dichiara che tizio é debitore di caio e dichiara di dover procedere con il giudizio per poter dire
quanto é effettivamente l’entità di questo debito é una sentenza di merito perché accerta un rapporto credito-
debito ma non definitiva perché pronuncia solo sull’esistenza del credito ma non sull’entità del debito
corrispondente.

Domanda: Perché abbiamo recuperato questa distinzione ai fini dell’appello?


Risposta:Perché L’art 340 ci dice che il giudice quando pronuncia una sentenza non definitiva, per cui il
processo deve continuare, il processo continua ma la sentenza c’é già, é già stata pronunciata quindi per
quella sentenza iniziando a decorrere i termini per l’impugnazione (sicuramente decorre il termine lungo di
6 mesi per la pubblicazione).

Se non vuole impugnarla subito perché vuole aspettare di vedere il degno della sentenza definitiva deve fare
riserva
In modo tale da non perdere la decorrenza del termine per impugnarla.
In breve: quando viene pronunciata una sentenza non definiva e quindi ilm processo prosegue per arrivare
ad una sentenza definiva, i termini iniziano a decorrere quindi la parte si trova davanti ad una scelta:
impugnare subito la scelta di sentenza non definitiva
-impugnare si fa riserva di impugnazione (si dichiara che ci si riserva di impugnare la sentenza non definita
quando sarà stata pronunciata la sentenza definitiva) opzione più saggia impugniamo perché non perdiamo
tempo per impugnare ma ci riserviamo la possibilità di farlo quando sarà stata pronunciata anche la sentenza

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definitiva. Però, la riserva va fatta subito dopo la sentenza perché altrimenti i termini per impugnare
decorrono e la sentenza non definitiva passa in giudicato.

L’ Art. 342 c.p.


L’appello si propone con un atto di citazione detto atto ci citazione in appello. Il contenuto dell’atto di
citazione in appello é lo stesso dell’art 163. (Differenza: che il giudice sarà un giudice di appello e non di
primo grado, le parti si conoscono già mentre il petitum dell’atto di citazione di appello é la domanda di
riforma totale o parziale della sentenza impugnata; ma causa Petendi invece sono i motivi specifici
dell’impugnazione es: che il giudice abbia errato nella valutazione di alcune prove e che quindi per esempio
abbia ritenuto fatti dei fatti che di mostrati dalle parti erano inesistenti). I motivi dell’impugnazione, le
lamentele della parte soccombente cerca di spiegare al giudice d’appello perché il giudice di primo grado si
sarebbe sbagliato nel raggiungere quelle conclusioni. Quindi, i motivi dell’impugnazione sono dipendenti
dalla motivazione della sentenza. (Motivazione-motivi).
La motivazione della sentenza é l’espressione logica che ha seguito il giudice; il giudice spiega perché ha
preso quella decisione. I motivi dell’impugnazione spiega perché la parte non é soddisfatta di quella
sentenza e ritiene che il giudice di primo grado si sia sbagliato.

Anche nel giudizio di appello é possibile l’appello incidentale di cui ci siamo occupati delle norme generali
sulle impugnazioni che si ripresentano nel giudizio d’appello quanto nel ricordo per cassazione. Ovviamente
la parte che si costituisce nel giudizio d’appello se vuole proporre l’impugnazione incidentale lo farà nella
comparsa di risposta.

Ripercorrendo i passaggi: Pronuncia di sentenza di primo grado, la parte soccombente notifica un atto di
citazione in appello all’altra parte, chi lo riceve, se anche lei é una parte soccombente potrà proporre
impugnazione incidentale.

L’Art 344 c.p.c


« Nel giudizio d'appello è ammesso soltanto l'intervento dei terzi [105, 267 ss.] che potrebbero proporre
opposizione a norma dell'articolo 404".

Domanda: É logico che in appello non possano intervenire terzi?


Risposta: si, é logico per il discorso delle preclusioni se abbiamo delle preclusione nel giudizio di primo
grado. In più avendo il terzo dei limiti di tempo per intervenire in primo grado figuriamo in secondo grado
quindi fare spazio ad un terzo modificherebbe l’oggetto del giudizio.

Nel 344 c’é un eccezione: ovvero salvo se il soggetto potrebbe proporre l’opposizione di terzo. Da ricordare
quando abbiamo fatto le condizioni di impugnazione cioè « legittimato di impugnare la sentenza chi ha
partecipato al grado precedenza tranne in casi di opposizione di terzo quindi colui che non c’era nei gradi
precedenti. Il 344 dice quindi che il secondo grado é chiuso ai terzi per nonché non vogliono novità (NOVA)
ma tuttavia é aperto a quei terzi che potrebbero proporre l’opposizione di terzo perché? Perché cosi facendo
anticipiamo nel giudizio di appello quelle domande, istanze che il terzo potrebbe fare nel giudizio di
opposizione di terzo. Dal punto di vista processuale é più economico fare un giudizio di appello completo
con anche il terzo che potrebbe fare l’opposizione di terzo e che dunque non potrà più fare perché sei
interviene in appello non può fare opposizione di terzo che non fare un giudizio di appello , senza il terzo,
pronunciare una sentenza e poi vedersi quella sentenza impugnata in sede di opposizione di terzo.

In breve: consentire al terzo che potrebbe fare l’opposizione dei terzi (ai sensi dell’art. 344) di intervenire
nel giudizio di appello consente di anticipare, nella sede del secondo grado, quello che mi terzo direbbe in
un ulteriore e diversa sede processuale. É un’anticipazione di giudizio.

Mettendo insieme tutti i pezzi, sinteticamente: quando nel processo civile c’é un terzo che può proporre
domande proprie, autonome nel processo, configgenti con gli interesse delle parti questo terzo può:
-se siamo in primo grado: proporre l’intervento di terzo (ai sensi dell’ex art 105)
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-se viene a conoscere del processo dopo una sentenza, se non interviene in primo grado può, se rientra nei
casi di opposizione di terzo, proporre opposizione di terzo contro la sentenza perché l’opposizione di terzo
si può fare anche contro, nei confronti di una sentenza di primo grado
-lo stesso soggetto se una delle parti del processo di primo grado proponesse l’appello potrebbe, anziché
proporre opposizione di terzo (ai sensi dell’art 304) intervenire nel giudizio di appello ai sensi dell’art 344.

L’Art 345 c.p.c


Premessa: Disciplina lo IUS NOVORUM IN APPELLO o disciplina dei Nova in appello: ovvero elementi
nuovi che entrano nel giudizio di appello.
É il completamento dell’inizio della lezione di oggi: siamo partiti dal giudizio di appello ché é una revisione
del grado precedente e non una prosecuzione del grado precedente.
Significa quindi divieto di fare spazio in appello a nuove domande, a nuovi mezzi di prova ed a nuovi
eccezioni. (Non possono entrare elementi nuovi di fatto o probatori nel giudizio d’appello)

« Nel giudizio d'appello non possono proporsi domande nuove e, se proposte, debbono essere dichiarate
inammissibili d'ufficio . Possono tuttavia domandarsi gli interessi [1282 ss. c.c.], i frutti [820 c.c.] e
gli accessori maturati dopo la sentenza impugnata, nonché il risarcimento dei danni sofferti dopo la sentenza
stessa.
Non possono proporsi nuove eccezioni, che non siano rilevabili anche d'ufficio.
Non sono ammessi nuovi mezzi di prova e non possono essere prodotti nuovi documenti salvo [che il collegio
non li ritenga indispensabili ai fini della decisione della causa ovvero] che la parte dimostri di non aver potuto
proporli o produrli nel giudizio di primo grado per causa ad essa non imputabile. Può sempre deferirsi
il giuramento decisorio".

Spiegazione: la norma dice che in giudizio di appello non possono essere proposte domande nuove e se una
delle parti lo fa il giudice d’ufficio deve dichiararle inammissibili.

Il continuo del primo comma: « debbono essere dichiarate inammissibili d'ufficio . Possono tuttavia
domandarsi gli interessi [1282 ss. c.c.], i frutti [820 c.c.] e gli accessori maturati dopo la sentenza
impugnata, nonché il risarcimento dei danni sofferti dopo la sentenza stessa » non é un eccezione all’incipit
della norma che dice che non sono ammesse delle domande nuove in appello.

Domanda: Perché non é un eccezione?


Risposta: Perché gli interessi nei confronti della domanda nuova sono uno svolgimento della domanda
principale e non una domanda nuova. Interessi= no domanda nuova ma sviluppo cronologico del tempo
della domanda già proposta.

Continuo della norma: non possono proporsi nuove eccezioni ma solo quelle rilevabili d’ufficio.

Alla fine dell’articolo si parla di Causa non imputabile cioè quando un documento che non é stato possibile
portare in primo grado che viene proposto in secondo grado e le parti devono dimostrare l’impossibilità di
non averlo portato in primo grado per motivi importanti.

Gli Artt 353 e 354 c.p.c:


Queste prevedono entrambe la rimessione della causa al giudice di primo grado, prevedono cioè la
fattispecie per cui il giudice d’appello guarda la controversia capendo di non poter decidere lui ed il processo
deve tornare davanti al giudice di primo grado.
Questo non é normale, nel senso che il processo é per definizione qualcosa che deve andare avanti ed ogni
stop segnala una anomalia ed in questo caso non é un semplice stop ma un tornare indietro. Di conseguenza,
questi articoli prevedono delle ipotesi che rispondono tutte ad un’arazzo cioè quando il processo d’appello
e le parti vengono rimessi al giudice di primo grado.
Le ipotesi (art 353 e 354) riguardando i casi in cui il giudice si rende conto che in primo grado si é verificato
un vizio che rende impossibile considerare il giudizio di primo grado correttamente verificatosi.
80
Es: mancava una parte necessaria.

26/11/2021

Ricorso per cassazione (Art 360 ss. c.p.c)

Premessa: Da ricordare quando abbiamo parlato dei diversi giudici che ci sono nel nostro ordinamento in
ordine:
- Giudice di pace
- Tribunale
- Corte d’appello
- Cassazione
Che si trova al vertice dell’ordinamento giudiziario.

Unico giudice che si trova in un’unica esemplare mentre abbiamo migliaia di giudici, tribunali ecc..

Prima dell’unita d’Italia vi erano solo 3 corti di cassazione spersi sul territorio.
All’interno della corte esistono diverse sezioni che hanno su uno stesso ambito giuridico pareri discordanti,
differenti da cui l’istituto della cassazione di Sezioni Unite.

L’art. 65 dell’ordinamento giudiziario, Reggio decreto 12 del 41 in questo articolo vi sono le attribuzioni
della corte suprema di cassazione
« La corte suprema di cassazione, quale organo supremo della giustizia, assicura l'esatta osservanza e
l'uniforme interpretazione della legge, l'unità del diritto oggettivo nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse
giurisdizioni; regola i conflitti di competenza e di attribuzioni, ed adempie gli altri compiti ad essa conferiti
dalla legge.
La corte suprema di cassazione ha sede in Roma ed ha giurisdizione su tutto il territorio del regno,
dell'impero e su ogni altro territorio soggetto alla sovranità dello Stato. »

L’importante di questo articolo: Assicurare uniforme interpretazione della legge ed unità del diritto oggettivo
nazionale perché il diritto dovrebbe avere un’interpretazione uniforme nel momento in cui vi sono gli stessi
casi in tribunali diversi ci si aspettano risultati diversi.

La corte deve riportare unità le differenze interpretazioni che i giudici possono fare in diversi tribunali.

Mezzo di impugnazione ordinario quindi finché la sentenza é impugnabile per ricorso per cassazione non é
passata in giudicato. Al contrario una sentenza passa in giudicato quando non é più impugnabile per
impugnazione ordinaria.

Il ricorso in cassazione a differenza dell’appello (che é un’impugnazione acritica libera) é un’impugnazione


acritica vincolata solo perché proponibile per i motivi dell’articolo
L’ Art. 360 c.p.c. (5 motivi):
1) per motivi attinenti alla giurisdizione
2) per violazione delle norme sulla competenza, quando non è prescritto il regolamento di competenza (3);
3) per violazione o falsa applicazione di norme di diritto e dei contratti e accordi collettivi nazionali di lavoro ;
4) per nullità della sentenza o del procedimento;
5) per omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti
Può inoltre essere impugnata con ricorso per cassazione una sentenza appellabile del tribunale, se le parti
sono d'accordo per omettere l'appello; ma in tal caso l'impugnazione può proporsi soltanto a norma del primo
comma, n. 3 .

Non sono immediatamente impugnabili con ricorso per cassazione le sentenze che decidono di questioni
insorte senza definire, neppure parzialmente, il giudizio. Il ricorso per cassazione avverso tali sentenze può

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essere proposto, senza necessità di riserva, allorché sia impugnata la sentenza che definisce, anche
parzialmente, il giudizio.

Le disposizioni di cui al primo comma e terzo comma si applicano alle sentenze ed ai provvedimenti diversi
dalla sentenza contro i quali è ammesso il ricorso per cassazione per violazione di legge ».

Spiegazione:
1) Motivo attinente alla giurisdizione: da ricordare della giurisdizione le alternative in materia di
giurisdizione che la causa spetti al giudice ordinario oppure un giudice speciale, pubblica amministrazione
oppure i giudici stranieri. Quindi quando questo articolo dice che possiamo ricorrere a cassazione per
motivi attinenti alla giurisdizione vuol dire che una sentenza pronunciata da un giudice di merito può
essere impugnata davanti la corte di cassazione facendo valere un motivo, una questione attinente alla
giurisdizione tranne quando non fosse già stato espedito il regolamento di giurisdizione di cui l’art.41. da
ricordare é anche che se c’é un dubbio sulla giurisdizione l’art 41 prevede che le parti possano rivolgersi
alla corte di cassazione sospendendolo, quindi facendo un salto. Il 360 n°1 é precluso nel momento in cui
le parti hanno già affrontato il problema di giurisdizione basandosi sull’art 41 detto anche regolamento
preventivo di giurisdizione (preventivo rispetto al possibile ricorso in cassazione dell’art 360 n°1).

2) Motivi attinenti alla competenza: dando il giusto valore alla parola prescritto inteso come precluso in
questo caso prescritto é sinonimo di obbligatorio. Nei casi in cui non si ha obbligatorio il regolamento di
competenza.
Domanda: Quando é necessario il regolamento di competenza?
Risposta: Nei casi dell’art 42. Unico mezzo per impugnare quel provvedimento poiché é l’unico che
pronuncia sulla competenza. Quando noi abbiamo un provvedimento che pronuncia solo sulla competenza
é un provvedimento di rito ed é impugnabile solo per il regolamento di competenza di cui art 42 che per
questo motivo é detto necessario di competenza poiché unico da poter impugnare in questi casi di
competenza.
Se un provvedimento pronuncia sia sulla competenza (giudice dice si sono competente o meno) che sul
merito, in questo caso la sentenza é impugnabile con il regolamento di competenza per il capo sulla
competenza impugnabile con l’appello in Toto (tutta la sentenza) oppure solo il capo sul merito. Per
impugnare una competenza in cassazione bisogna impugnarla con il regolamento di competenza.

In breve: Il ricorso in cassazione (360 n° 2) é un mezzo di impugnazione che mi consente di far valere
delle questioni di competenza.
Possiamo far valere le questioni di competenza che appartengono a sentenze che pronunciano insieme
sentenze sulla competenza e sul merito. Nel caso in cui fosse solo una sentenza sulla competenza ci si
baserebbe solo all’art 42. Il giudice del regolamento necessario é sempre la cassazione.

3) Motivo che consente l’impugnazione in cassazione per far valere l’errata interpretazione che il giudice del
merito che ha pronunciato la sentenza che andremo ad impugnare, ne ha fatto d una norma di diritto
sostanziale.

Domanda: quando una norma di diritto sostanziale viene violata e possiamo quindi censurarlo davanti alla
corte?
Risposta: Una norma viene violata quando viene interpretata in maniera non conforme al suo spirito.

Domanda: Quando abbiamo falsa applicazione?


Risposta: Abbiamo falsa applicazione quando la norma viene interpretata correttamente ,ma Vine
applicata in una fattispecie che non é fra quelle ricomprese nella norma. Es: applico alla locazione una
norma pensata per la compravendita dell’immobile. Norme quindi ben interpretata ma non ben applicata.

4) Motivi per nullità della sentenza o del procedimento, detto altrimenti per far valere che la sentenza che
andiamo ad impugnare sia affetta da un vizio di procedura quindi un vizio di nullità.
da ricordare art 161 « i vizi di nullità che afferiscono. Sentenze soggette ad appello o devono farsi valere
dai cosiddetti mezzi di impugnazione »
In cui si parla di sentenze di primo grado che presenta dei vizi li bisogna far valere con l’appello (acritica
libera) mentre se in appello vi sono vizi bisogna farlo arrivare in cassazione 360 n°4
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La nullità che colpisce una sentenza deve essere fatta valere (in senso i onere processuale) con il
corrispondente mezzo di impugnazione; in caso contrario la sentenza passa in giudicato ed i vizi di nullità
vengono sanati.

5) per omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti vuol
dire che possiamo impugnarlo in cassazione se un fatto non é stato esaminato e se la parti lo trovavano
decisivo per la scelta del giudizio.
Il fatto decisivo per il giudizio é quello la cui considerazione potrebbe cambiare l’orientamento della
decisione.
Il numero 3 ed il 5 fanno si che la cassazione nel suo esame si avvicini al merito (giudice di pace, tribunale
ecc) ma la cassazione é un giudice di legittimità.

Il ricorso in cassazione si chiama ricorso ma si comporta come un atto di citazione, ricorso che viene notificato
all’altra parte e depositato alla cancelleria.

La cassazione ha davanti a sé due strane: respingerlo oppure accoglierlo.


-Se la corte rigetta il ricorso la sentenza impugnata passa in giudicato
-Se la corte accoglie il ricorso e quindi ritiene fondata la domanda del ricorrente, cassa la sentenza cioè elimina
la pronuncia dall’ordinamento.

Problema: La pronuncia cassata deve essere sostituita da un’altra pronuncia.

Domanda: Chi farà una nuova pronuncia nel merito?


Risposta: art 384. Essa stessa quando non sono necessari ulteriori accertamenti di fatto cioè non dobbiamo
fare altro perché i fatti sono chiari e quindi per velocità

Cassazione con rinvio : accoglie il ricorso, cassa la sentenza e dispone la sentenza ad un giudice di pari grado
di colui che ha pronunciato la sentenza cassata. (Ad altra corte di appello). Il rinvio non é automatico
(pronuncia di parte) ma spetta alle parti avviare il giudizio di rinvio. In questi casi in cui la cassazione dispone
una cassazione con rinvio ed il ricorso era stato presentato in base al 360 n° 3 quindi in base alla violazione di
norme sostanziali la cassazione cassa e rinvia enunciando il principio di diritto (principio attraverso il quale la
norma va interpretata).

Revocazione ed opposizione di terzo


Revocazione ed opposizione di terzo sono impugnazioni rare ma di cui ci occupiamo perché consentono una
serie i valutazioni. Particolare della revocazione ed opposizione di terzo é che on sono proposte ad un giudice
giuridicamente superiore ma ad uno stesso ufficio giudiziario che ha pronunciato la sentenza che andremo ad
impugnare.

Revocazione
La revocazione: (art 395) unico mezzo di impugnazione che può essere ordinario o straordinario a seconda del
motivo della revocazione, 4 sono i motivi di revocazione straordinaria e 2 ordinaria (menzionata anche
nell’articolo 324) .

La revocazione ordinaria:
4) Si ha quando in tutte le ipotesi in cui leggendo la sentenza si capisce che il giudice si é sbagliato perché ha
ritenuto un fatto di cui vi sono prove che lo escludono.
5) la contrarietà di un altro giudicato

La revocazione straordinaria:
1) DOLO DELLA PARTE se la sentenza é l’effetto del dolo di una parte a danno dell’atra (processo simulato
in cui le parti sono d’accordo)
2) Basato la sentenza su prova falsa. La prova riconosciuta falsa (il riconoscimento avviene dalla parte stessa
che l’ha messa in mezzo)
3) La prova decisiva scoperta dalla parte che ne viene in possesso per causa non indipendente a se stessa

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4) DOLO DEL GIUDICE es: giudice corrotto e la sentenza é effetto del dolo di un giudice che deve essere
accertata con sentenza penale (perché é un reato) passata in giudicato.

Opposizione di terzo (Art. 404 c.p.c.)

L’ Opposizione di terzo é:
1. ordinaria
2. semplice
3. revocatoria

Domanda: Chi é il terzo nell’opposizione di terzo?


Risposta: É lo stesso terzo che avrebbe potuto intervenire ai sensi del 105 (intervento volontario nel
processo), il terzo non é intervenuto in primo grado nel processo ed una volta intervenuto diventava parte e
quindi avrebbe potuto impugnare la sentenza in appello.
É quindi un terzo che avrebbe potuto espletare l’intervento cui 105 1° oppure un terzo che non avendolo fatto
in primo grado, non é intervenuto neanche in appello ai sensi del 244.(perché non sapeva nulla)
es: proprietario del bene controverso di terzo e caio che si trova un officiale giudiziario per esportare il bene,
a quel terzo é possibile avvalersi dell’opposizione di terzo.

L’Art. 404 c.p.c.


« Gli aventi causa e i creditori di una delle parti possono fare opposizione alla sentenza, quando è l effetto di
dolo o collusione a loro danno.
La Corte costituzionale ha dichiarato l illegittimità costituzionale del presente articolo nella parte in cui non
ammette:
– l opposizione di terzo avverso l ordinanza di convalida di sfratto per finita locazione, emanata per la
mancata comparizione dell intimato o per la mancata opposizione dell intimato pur comparso sentenza 7
giugno 1984, n. 167.
– l opposizione di terzo avverso l ordinanza di sfratto per morosità sentenza 25 ottobre 1985, n. 237.
– l opposizione di terzo avverso l ordinanza con la quale il pretore dispone l affrancazione del fondo ex
Articolo 4 della legge 22 luglio 1966, n. 607 sentenza 20 dicembre 1988, n. 1105.
1 La Corte costituzionale, con sentenza n. 192 del 26 maggio 1995, ha dichiarato l illegittimità costituzionale
del primo comma, nella parte in cui non ammette l opposizione di terzo avverso l ordinanza di convalida di
licenza per finita locazione. »

Spiegazione:
La norma non ci parla dei terzi.

Domanda: Creditori ed aventi causa chi sono? Dove li abbiamo già incontrati?
Risposta: nei limiti soggettivi del giudicato. Quando si parlava dell’accertamento passata in giudicata fa
/stato (copre) gli eredi e gli aventi causa.
La norma ci parla di creditore ed eventi causa al posto dei terzi perché qui di tratta si soggetti che non hanno
partecipato al processo ma soggetti che sarebbe coperti da quei limiti soggettivi di quel giudicato. Che sono
protetti da questa norma perché possono mettere in discussione quel giudicato visto che subiscono « effetti di
dolo o collusione a loro danno ».

Due impugnazioni diverse perché sono legittimati soggetti diversi.

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