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PRIMA PARTE

Nel delineare la forma della città attraverso un'analisi morfologica in scala urbanistica, ci addentriamo nelle fasi primordiali della civiltà
umana, osservando le dinamiche di insediamento in ordine cronologico, seguendo l'evoluzione del pensiero umano e delle sue azioni.

1. AGLI ALBORI DELLA CIVILITA’


Nei primi stadi della civilizzazione, durante il paleolitico e il neolitico, le tribù erano dedite al nomadismo, principalmente impegnate
nella caccia e nel pascolo. Queste comunità, caratterizzate da uno stile di vita migratorio, si adattavano alle esigenze del momento,
utilizzando capanne o tende come dimore temporanee.
- Capanne: dove prevaleva l’economia agricola e si ricercavano insediamenti stabili
- Tende: dove la ricerca di pascoli, spingeva la popolazione a spostarsi continuamente, quindi senza fissa dimora.
Queste strutture erano spesso precarie e costruite con materiali facilmente reperibili, poiché dovevano essere smontate e trasportate in
base ai movimenti delle tribù.
Con l'avvento dell'agricoltura, si assiste a un cambio di paradigma con una maggiore propensione all'insediamento stabile. In questo
contesto, le dimore tendevano a diventare più permanenti, con l'uso di tende che consentivano una maggiore conservazione delle pelli
e altri materiali. L'evoluzione dell'abitare rifletteva la trasformazione del rapporto tra l'uomo e l'ambiente circostante, passando da una
vita nomade a una più stanziale.
Queste prime fasi di insediamento gettano le basi per le successive trasformazioni urbanistiche, evidenziando il legame tra le pratiche
quotidiane dell'uomo e la configurazione spaziale della sua dimora. Il percorso evolutivo, inizialmente legato alla sopravvivenza e alla
mobilità, inizia a delineare le prime tracce della forma urbana che caratterizzerà le società in via di sviluppo.

1. DALLA CITTA' MURATA DELLA MESOPOTAMIA A QUELLA APERTA DELL'EGITTO


I primi aggregati maggiori nascono circa 5000 anni fa in prossimità di terre fertili come il Tigri, l'Eufrate, il Nilo e l'indo.
Inizialmente le città sorgono a centro delle aree agricole di produzione, ma poi si spostano verso aree di incontro (con lo sviluppo delle
comunicazioni via mare, fiume).
Nella pianura dell'Eufrate le città vengono realizzate per volontà del Re, o sacerdote (sia capo militare che religioso) il quale sollecita la
popolazione a stabilirsi nella città perché in essa saranno protetti: ogni città viene circondata da possenti mura per difenderla da
eventuali attacchi nemici.
Ur: città sumerica del 2000 a.C. racchiusa entro possenti mura, nel cui centro si erge la cittadella sede del re, dei templi e della
Ziggurat. La città è quindi articolata in due recinti:
- esterno: le mura della città, che la difendono
- interno: mura della cittadella, che difendono il re e le caste dominanti.
Il tipo più diffuso qui è la casa a corte: abitazioni articolate su uno o due piani, chiuse all'esterno e aperte su una corte centrale. Il
tessuto residenziale sembra essersi sviluppato in un processo di saturazione casuale (non programmato).
Egitto: la difesa della città si sviluppa in modo diverso (il mare e il deserto diventano le vere fortificazioni della città).
Il tipo più diffuso è quello della casa a schiera: abitazioni si sviluppano su un solo piano, e si aggregano in modo lineare affacciandosi
sulla strada. Il tessuto residenziale è più spazioso, grazie alla presenza di un territorio più vasto.

2. LA POLIS GRECA
Essa acquisisce prestigio nell'età del ferro (con l'alfabeto e la moneta).
Polis: è una città-stato, che sorge su una collina sfruttando la conformazione del terreno per difendersi. Si articola in:
- Acropoli: città alta, sede di templi
- Atsu: città bassa, sede dei commerci e delle residenze.
La dimensione della città è volutamente piccola, poiché quando la popolazione cresce si fondano nuove cittadine in territori lontani, a
mò di colonie della città madre. Le case sono tutte dello stesso tipo (cambia la dimensione): casa a corte completamente chiusa
sull'esterno. All'interno della disposizione degli ambienti, la Grecia prevede anche una distinzione tra spazi comuni per gli uomini, e
spazi in cui devono stare le donne (spazio più riservato e lontano dall'ingresso, in cui si trova la camera nuziale, la sala da pranzo
femm. e la stanza delle serve).
Edifici pubblici (templi, palestra ecc.) e spazi pubblici (agorà, teatro, stadi) destinati alla relazioni sociali: sono oggetti architettonici non
collegati tra loro ma che presentano regole compositive definite, che si relazionano tra loro attraverso l'ambiente.
L'insediamento non umano non cerca mai di far prevalere l'uomo sulla natura, ma piuttosto cerca un inserimento dello stesso all'niterno
della natura.
Il tessuto: strade rettilinee che si intersecano ad angolo retto (strade principali e secondarie), cioè reticoli (ippodamicI dall'architetto
inventore Ippodamo da Mileto) che definiscono isolati rettangolari e uniformi.

3. ROMA E LE CITTA' ROMANE


Roma nasce in modo casuale in un luogo segnato da valli profonde, grandi dislivelli e in generale un territorio poco adatto
all'insediamento umano. Nasce prima come piccolo villaggio, che sviluppandosi diventa città sempre più grande e potente. La cultura
iniziale si basa su quella etrusca: Il primo centro abitato/villaggio sorgeva sul Palatino (piccolo altopiano che poi si è esteso andando a
comprendere gli altri 6 colli).
Per tutta la Repubblica esiste solo un centro cittadino: il Foro, e nel resto della città sorgono templi, bagni, portici ecc.
Casa tipica: la domus, nasce sul modello di Marzabotto etrusco, e si tratta di un edificio ad un solo piano unifamiliare, organizzato
intorno ad un vano centrale (casa a corte), accostate all'interno di isolati. Sono costruite in pietrame squadrato mentre la copertura è
sempre a tetto con manto in tegole di cotto.
Cresce lo sviluppo di Roma: nuove case realizzate nelle zone suburbane e invece molte vecchie domus riutilizzate come case d'affitto
plurifamiliari, che iniziano ad essere chiamate insula (con struttura sopraelevata) in contrapposizione alla domus, che resta la casa
individuale personale.
Occasione di rinnovamento urbano dato dall'incendio del 64 a.C. di Nerone, il quale attraverso leggi pianifica un nuovo intervento sui
quartieri distrutti. Ne scaturisce una differenza tra la vetus Roma repubblicana e la nova Urbis imperiale.
Importanza di Roma nei riguardi dell'urbanizzazione data da 3 fattori:
1. rete stradale dell'impero: nuova rete di comunicazioni, che prendono il nome dai Consoli che le tracciano (via Emilia, via
Flaminia ecc.
2. colonizzazione dei territori agricoli: premio dato ai soldati che li hanno conquistati, che vengono suddivisi attraverso la
centurazione (basata sul tracciamento di strade secondarie riferite a quelle principali chiamate decumani, e cardines,
perpendicolari a loro volta ai decumani, Essi assumono funzione di rete stradale, e di confine catastale)
3. fondazione di nuove città: le città fondate dai Romani nell'impero sono numerose a costituiscono il primo nucleo di città
importanti italiane (Milano, Bologna, Torino ecc.) che conservano l'impronta dei decumani e dei cardi.

5. LA CRISI DELLA CITTA' NEL MEDIOEVO


Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente viene meno la presenza dello Stato e di conseguenza la vita della città.
Le popolazioni si ritirano lontano dalle terre più fertili e dalle più importanti vie di comunicazione dando vita a nuovi insediamenti,
mentre il territorio viene suddiviso in piccoli feudi, i quali costituiscono ora la nuova struttura del territorio basata sulla concentrazione di
popolazione attorno ai castelli/abbazie in cui si svolgono tutte le attività umane.
Le città iniziano ad avere un ruolo secondario, rappresentando solo un luogo di difesa e rifugio (infatti i castelli diventano essi stessi
nuclei iniziali degli insediamenti).
Successivamente, le città rinascono sulla base di diversi fattori:
- riconoscimento di zone di influenza politica e istituzioni (Chiesa e l'Impero) che diventano punti di riferimento stabili per le
autorità locali
- stabilizzazione degli ultimi invasori dell'Europa (Arabi, Normanni e Ungari) entro territori definiti
- ripresa dei commerci marittimi (Genova, Pisa, Amalfi, Venezia)
- sviluppo dell'agricoltura basato sulla rotazione delle colture e nuove tecniche. Grazie a questo, le città diventano il nucleo
delle attività terziarie, grazie anche allo sviluppo del commercio e dell'artigianato, oltre all'importante funzione del mercato.
Il ruolo delle istituzioni cambia, e in particolare nell'ambito della città si sviluppa il Comune (che riconosce l'autorità del Papa e
dell'imperatore) che chiede autonomia, manifestata nella volontà di fondare nuove città.

Nascono nuove forme urbane:


- formazione urbana Lineare → generatrice rappresentata da una strada
- formazione urbana A Croce → generatrici sono due strade, rimandano a cardo e decumano
- formazione urbana a Scacchiera → rigida scacchiera di isolati, piazza = salto di un isolato
- formazione urbana con Dominante → chiesa abbazia castello, polarizzano la struttura dell'edificato
- formazione urbana a Lisca di pesce → una strada più importante innerva l'impianto urbano restringendo progressivamente la sua sezione
- formazione urbana a fuso di acropoli → sviluppate su colline di forma allungata
- formazione urbana radiocentrica → il duomo costituisce il centro, mentre il resto degli edifici si dispone in modo radiocentrico nell'intorno.

Le strade permettono la lettura di un ambiente urbano, organizzate in modo da formare uno spazio continuo e unitario in cui è sempre
possibile orientarsi.
L'espansione urbana è governata da una precisa regola: un primo tempo in cui si saturano le aree libere all'interno delle mura, e un
secondo tempo in cui si formano i borghi attorno alle strade che si dipartono dalle porte della città.
Assumono una certa rilevanza gli ordini mendicanti (Francescani esempio) che insediando le loro aree al di fuori delle mura per magg.
disponibilità di terreno, istituiscono un nuovo processo di pianificazione dei terreni, che cedono poi in uso ai cittadini. Di conseguenza,
questo porta una crescita dei borghi, caratterizzati da case a schiera strette e lunghe con orti e cortili interni.
Nascono anche le case-torri per necessità difensive: sono elevate in altezza, in pietra o laterizio, solitamente collegate alla base con
altri edifici (Bologna, Firenze ecc. conservano ancora esempi del genere).
Case a corte e case a schiera, edifici unifamiliari contigui sviluppati in verticale, solitamente piano terra adibito a bottega, tetto sempre
a due falde.

6. UMANESIMO TRA CITTA' IDEALE E CITTA' REALE


Nel 1400 il rapporto tra uomo e cultura si rivoluziona, con il quale si apre una nuova era: lo sviluppo dell'artiglieria, l'invenzione della
stampa e la scoperta di nuovi continenti (passaggio tra Medioevo ed Evo Moderno si ha nel 1492, con la scoperta dell'America).
In questo contesto (umanesimo) si riscopre l'antichità classica, grazie anche alla nuova figura di tecnico-artista.
Filippo Brunelleschi inizia a operare a Firenze e impone un nuovo modo di lavorare (precedere la realizzazione da studi del risultato
finale mediante disegni e modelli tridimensionali): nasce la figura del progettista/progetto.
Nascono nuovi trattati (Leon Battista Alberti) che codificano i modelli degli elementi dell'antichità classica. Nasce anche la stampa che
permette la diff. di informazioni e codici, tra questi il “De rea edificatoria" di Vitruvio.
In un clima di grande rinnovamento, le signorie si contendono i migliori artisti per opere di decorazione e abbellimento della città.
Le città non si espandono, ma si consolidano e rendono utili e decorose: ad esempio vengono aggiunte pavimentazioni regolari nelle
piazze o nelle vie.
Nuovo modo di trattare i problemi urbanistici:
- le strade sono larghe e costanti, regolari e tendono al rettilineo
- le piazze diventano simmetriche cercando di tenere il carattere chiuso di uno spazio libero da percorsi di attraversamento
- accostamento di edifici che si affacciano sugli spazi pubblici ispirato a senso di armonia ambientale.
Nell'ambito dell'arch. residenziale nasce il palazzo, e inizia la pluri familizzazione della casa a schiera.
Il modo di costruire di questo periodo segue una linea direttiva: le abitazioni sono allineate alla strada sul lato lungo per mettere in
relazione i diversi edifici.
Lo schema direttore del piano urbano è quello del sistema radiale di assi viari che guida il posizionamento dell'edificio nel luogo in cui
si dipartono gli assi, punto di fuga e linee corrispondenti a linee di gronda e relativi sporti.

7. TRASFORMAZIONI URBANE TRA RINASCIMENTO E BAROCCO


Nel '500 le idee progettuali sviluppano quelle già emerse nel secolo precedente: tracciato delle linee rettilineo di grande rigidezza
geometrica. Le tipologie edilizie arricchite da edifici specialistici (istruzione, sanità, pubblica amministrazione, spettacoli…). In
campagna sorgono ville plurifamiliari, e si consolida l'assetto agricolo delle campagne, potenziando insediamenti minori tanto da
renderli degni di una città vera e propria (es. Mirandola).
La residenza popolare e borghese diventa plurifamiliare, sviluppata in altezza e cessione di affitto.
Le idee innovatrici del '500 riguardano soprattutto le piazze: tendenza a disporre davanti ai monumenti spazi ampi e squadrati (es.
romani: piazza Farnese).
Percezione dell'ambiente: nel Medioevo produceva sensazioni differenti perché gli spazi non erano programmati, invece qui viene
attuato artificialmente e guida il visitatore a vivere esperienze fruitive volute.
Le forem tipiche prodotte venono applicate a diverse situazioni, come piccoli adattamenti di facciate nuove che mascherano ed.
precedenti.
C'è un nuovo senso spettacolare che permea la cultura, la quale si basa sull'apparenza e l'estetica, raggiunta attraverso mezzi che
stimolano la fantasia e che illudono sulle vere dimensioni dell'architettura.
Prevalenza della linea curva: facciate mosse delle chiese e dei palazzi che si staccano dall'insieme per sottolineare la propria
predominanza. Gli ampliamenti di piccoli centri vertono tutti sulla magnificenza del palazzo signorile, fulcro della
composizione.
il rapporto tra forma della città e suoi abitanti cambia: le decisioni vengono affidate solo al Signore e all'artista, che impone le proprie
scelte agli abitanti.

8. CITTÀ DEL MOVIMENTO MODERNO


Si ha un passaggio dalle forme barocche a neoclassiche, romantiche, eclettiche (riscoperta dell’architettura medievale che influenza
architetture di civiltà estere).
Vengono importanti sul continente dopo il ‘700 i giardini all’inglese, che quindi passano dall’essere residenziali o privati di famiglie
nobili a parchi pubblici come decori urbani all’interno delle grandi città, elemento urbanistico delle città europee.
Obiettivi e regole su cui sono state basate le trasformazioni della città borghese:
- accordi tra amministrazione pubblica (gestisce opere di urbanizzazione primaria e servizi di interesse pubblico) e proprietà
immobiliari (gestiscono ciò che viene realizzato su terreni urbanizzati)
- nascono regolamenti edilizi secondo i quali le proprietà possono edificare, vengono definiti le dimensioni degli edifici in
rapporto agli spazi pubblici e in rapporto con edifici contigui
- disegno delle città definito da linee che segnano il confine tra spazi pubblici e privati, il privato può costruire a filo strada o
arretrato ma senza invadere uno spazio pubblico
- la periferia tende a espandersi spingendo all'esterno quelle attività che richiedono grandi spazi (industrie, magazzini).

Oltre ad espandersi la città si rinnova al suo interno, gli edifici che non saturano le possibilità edificatorie regolamentari (rendono meno
di quanto potrebbero) vengono sostituiti da altri nuovi.
L’architettura dei nuovi edifici e degli ambienti urbani sono improntati alla ricerca del massimo decoro: viene nascosto dietro cortina di
facciate ordinate ciò che non era più consono come miseria delle classi
meno abbienti.
Gli Interventi di saturazione si mescolano ad altri di sostituzione (ridisegno della trama edilizia e apertura di nuove strade con
conseguente cancellazione delle parti più degradate della città antica).

Nuovi edifici realizzati sulla base della tipologia in linea, costituiscono cortine murarie che racchiudono spazi interni destinati ad essere
ulteriormente saturati x esigenze di carattere commerciale.
Interventi di ampliamento avvengono secondo la stessa logica: edificabilità aperta per realizzare case unifamiliari in lottizzazioni a
scacchiera

Nella prima periferia si sviluppa la tipologia della casa unifamiliare isolata, villa o villino a seconda delle dimensioni, che riempie ampi
comparti paralleli ai viali di circonvallazione.
Rinnovamento dato dallo sviluppo tecnico (scoperta dell’acciaio, cemento armato), visioni figurative (derivanti dall'arte,
cubismo, espressionismo…)
Prima rivoluzione industriale attrae grandi masse di popolazione dalle campagne, accolte in edifici lasciati liberi da precedenti gruppi
sociali (filtering down) che rappresentavano gli alloggi peggiori.

Per la casa borghese dell'800 le esigenze abitative erano leggibili dall'assetto degli spazi interno (stile di vita basato più sulle
apparenze che sulla sostanza), mentre per gli alloggi degli operai si ha esigenza di involucri per proteggere la famiglia dalle intemperie.
Condizioni di abitabilità sotto il limite dell'umano visto il sovraffollamento nelle città e la scarsità di igiene presente, grande speculazione
sugli affitti.
La svolta vera è attribuibile ai governi socialisti, che captano questi problemi: anni 20-30 existenzminimum, la classe lavoratrice viene
dotata di una razione di abitazione proporzionata alle esigenze, minimi livelli dimensionali ma dotazioni igieniche atte a corredare
l'alloggio.
Il movimento che diede forma e sostanza a tutto ciò fu il Razionalismo (Gropius, Le Corbusier,…) mettono a punto metodologie
progettuali e principi urbanistici finalizzati all'obiettivo di ottimizzare il rapporto costi-benefici nel tentativo di risolvere il problema
dell'abitazione.
L’uomo viene messo al centro e ogni ipotesi di spazio viene misurata su di lui.

Edificazione a maglia aperta, edificazione a filo strada e continuità degli edifici vengono viste come errori da non ripetere. Nascono
invece nuovi modelli di distribuzione degli organismi abitativi a seconda della forma adottata per il collegamento degli alloggi e i nuovi
tipi residenziali.
Nasce l'edilizia del discontinuo, residenza e servizi sono edifici indipendenti e autonomi, non più accostati gli uni agli altri per creare
continuità ma isolati e annegati nel verde.
I piani regolatori non si limitano più al tracciamento viario ma definiscono anche la destinazione delle aree delimitate dalle strade,
mentre ai regolamenti edilizi vengono attribuiti compiti di definire le distanze dai confini e dalle strade ecc
Nasce la figura professionale dell'urbanista che redige o gestisce il piano per conto dell'amministrazione comunale.

Classe tipologica 1- residenze/case unifamiliari:


- isolata: costituita da un alloggio posto in modo isolato all’interno di un lotto edificabile. L’alloggio coincide con il modulo
tipologico elementare e con l’organismo abitativo. Consente affacciamenti su tutti i lati.
- binata: costituita da due alloggi accostati tra loro. Consente affacciamenti sui lati liberi.
- a schiera: costituita da un alloggio predisposto per un’aggregazione seriale con altri alloggi dello stesso tipo. L’organismo
abitativo è costituito da più di due alloggi accostati tra loro, e coincide con il modello tipologico elementare.
Consente affacciamenti sui lati liberi.
- a piastra/tappeto: costituita da una coppia di alloggi predisposta per un’aggregazione seriale nelle due direzioni ortogonali
con altre coppie dello stesso tipo edilizio. Deriva dalla tipologia a schiera.
L’accesso avviene da un passaggio pedonale interno parzialmente coperto.
- con patio: costituita da un alloggio organizzato attorno ad una corte privata e predisposto per un’aggregazione seriale con
altri alloggi dello stesso tipo. Più di due alloggi accostati tra loro, e consente affacciamenti solo sulla corte.
Classe tipologica 2- residenze plurifamiliari:
- a spina: il modulo tipologico elementare è costituito da più alloggi sovrapposti. Gli alloggi vengono disimpegnati da un
percorso pensile raggiungibile con scale e ascensori a livello di organismo abitativo.
- in linea: costituita da un edificio a due o più piani ognuno dei quali contiene due alloggi (massimo tre), serviti da una
scala/ascensore. Il modulo tipologico elementare è la scala.
Gli affacci di solito avvengono sui due lati contrapposti non confinanti.
- a torre/blocco: costituita da un edificio a due o più piani ognuno dei quali contiene tre o più alloggi serviti da scale o
ascensori.
Gli affacci possono essere su tutti i lati.
- a ballatoio: costituita da un edificio a più di due piani i cui alloggi sono disimpegnati da un ballatoio esterno (coperto o non). Il
mod. tip. el. è dato dal nr. minimo di alloggi che vengono serviti e dalla porzione di ballatoio che li serve. Il ballatoio è servito
da scale e ascensori a livello di organismo abitativo.
Sul ballatoio non si aprono vedute.
- a galleria: costituita da un edificio a due o più piani i cui alloggi sono disimpegnati da una galleria interna. Il mod. tip. el. è
dato dal minimo nr. di alloggi serviti e dalla porzione di galleria che li serve.
La galleria può essere servita da scale e ascensore a livello di org. abitativo.
- a gradoni: costituita da un edificio a più piani i cui alloggi si affacciano su spazi all’aperto praticabili (terrazze), ricavati sulla
copertura degli alloggi sottostanti.
La distribuzione può essere a percorso pensile o in linea.
Il mod. tip. el. è dato dalla sezione trasversale dell’edificio per la maggior larghezza degli alloggi contenuti nel caso di distrib.
pensile. Per il tipo edilizio in linea per la larghezza è costituito dai due alloggi serviti dal punto scala.

9. CITTÀ E CASA NELLA SOCIETÀ POST-INDUSTRIALE


La 2ª guerra mondiale colpisce duramente le città e rade al suolo monumenti e tessuti residenziali, dai quali scaturisce l’esigenza di
riqualificare suddette aree: In zone molto colpite si preferisce un intervento più radicale (strade allargate, fronti edifici arretrati per
consentire il recupero in altezza); In zone meno colpite si conservano gli allineamenti stradali, edifici restaurati con la stessa cubatura
di
quelli precedenti.
Si ha una progressiva espansione all'esterno sulla base dei criteri urbanistici espressi dalla cultura tecnica, che in realtà rivelano una
difficile gestione del territorio perché le aree edificabili sono in mano a privati.

Zone di espansione frazionate in lotti edificabili, case in linea o palazzine, verde = striscia di qualche metro attorno all'edificio
sistematicamente interrotto dalle recinzioni che delimitano la proprietà.
Gli Standard abitativi sono sempre più aggiornati, con l'evoluzione del tenore di vita e l'innalzamento dei livelli culturali, che
richiedevano in parallelo l'innalzamento della dimensione degli spazi e della dotazione di servizi.
Espansione urbana edificazione aperta, contribuisce a definire l'aspetto della fascia periferica in modo dissimile dal centro antico,
caratterizzato invece da compattezza.
La ripresa delle attività produttive richiama nelle aree metropolitane nuovi addetti, e ciò porta a grandi migrazioni dal sud al nord e
dall'est all'ovest, ma anche la ripresa dei processi di inurbamento delle campagne e delle montagne che progressivamente si
spopolano.
Si ha il massimo sviluppo dell’industrializzazione edilizia, che fornisce prodotti affrettati e inadatti alle esigenze dei fruitori italiani.
All'inizio si sviluppano delle sorte di “dormitori”, di bassa qualità abitativa perché carenti di servizi e attrezzature sociali. I centri storici
ne sono invece dotati perché da sempre hanno costituito la città nel suo complesso.

Il centro storico diventa “cuore della città”, e ciò porta a una progressiva espulsione della funzione residenziale per ospitare invece
funzioni commerciali, culturali, direzionali. (Politica di decentramento dei servizi e attività incompatibili con tessuto urbano più antico).
Diverso concetto di continuità: tipiche sono ora trame molto fitte di volumi di media altezza, attraversati da una rete di percorsi
pedonali, punteggiati da spazi per la sosta (Venezia).

La problematica dell'alloggio viene sostituita dal problema dell’aggregazione, accessibilità e spazi aperti risultanti, della qualità degli
spazi collettivi nelle trame di residenzialità (l’attenzione ora non è più sul privato, ma sulla sfera del pubblico).
- Possono essere trame residenziali monodirezionali: spazi pubblici a sviluppo lineare
- Possono essere trame residenziali bidirezionali: trame a tappeto indifferenziate o articolate in altezza a seconda dei rapporti
con il contesto urbano.

Lo Slittamento dei bisogni dalla sfera dell'avere alla sfera più sociale riguardante il rapporto dell'individuo con gli altri che quindi
comprende la sfera dell'essere, porta a nuove esigenze, legate a modelli di vita che possono essere classificate come espressione di
una certa cultura.
Le ricadute nell’ambito della sfera spaziale riguardano:
- il bagno: amplia le proprie dimensioni e la dotazione di attrezzature
- la cucina: diventa un vero laboratorio dietetico, con scompartimenti per ogni alimento
- la stanza da letto: per l’aumento della dotazione di spazi di contenimento di abiti
- il soggiorno: che si estende a scapito dell’ingresso e si arricchisce di nuovi arredi e oggetti.
Richiesta di protezione da insicurezza fisica per atti criminosi, attraverso porte blindate, vetri antisfondamento, sistemi di allarme. Ma
anche protezione da fenomeni esterni di fastidio, come il rumore e fenomeni naturali: vetri antirumore ecc.

Archetipi collettivi di interpretazione dell'identità domestica:


- casa rifugio: famiglie più anziane, luogo di rintanamento e chiusura
- casa multi-uso: abitare/lavorare/studiare per i nuclei più dinamici
- casa aperta: estesa verso socialità, rapporti soprattutto per ceti giovani e ricchi
- casa dormitorio: residenza fugace per una vita proiettata interamente all’esterno.
Qualità dell'abitare = differenza tra modello vissuto e modello desiderato, (Si è soddisfatti se piccola differenza (elevata qualità), Si è
insoddisfatti se grande differenza (bassa qualità)) che variano per ogni archetipo.
La nuova razionalizzazione sta nel passaggio dal soddisfacimento delle esigenze primarie (ciò per cui si sono battuti i razionalisti) a
quello delle esigenze secondarie (cultura e immaginario collettivo).

SECONDA PARTE
1. QUALCHE DEFINIZIONE PRELIMINARE
- Tipo (dal greco typos): impronta, modello, classe o gruppo che hanno caratteristiche distinte che li distinguono
- Tipologia (da typos e logos): studio e all'organizzazione di questi tipi in base alle loro particolari caratteristiche.
Nell'ambito dell'architettura, il concetto di "tipo" è centrale e ha radici antiche → chiunque si occupi di costruzione si basa sull'esperienza e fa
riferimento ai tipi di cui ha memoria (sia edilizi che architettonici), che sono stati utilizzati come punti di riferimento nel corso della storia.
L'idea di tipo implica l'organizzazione e l'individuazione di tratti comuni in un gruppo di edifici che formano un tipo. Ci sono variazioni
minime tra un tipo e l'altro, costituite da tratti caratteristici distintivi. Questo concetto è essenziale per definire e analizzare elementi e la
struttura urbana.
Nel contesto italiano degli anni '60, si avverte l'esigenza di una "scienza" basata sull'osservazione e analisi stilistica e tipologica.
Il tipo non deve essere imitato, poiché ogni oggetto ha avuto uno sviluppo unico, ed esso è la ricerca della regola con cui si è evoluto
l'archetipo, l'elemento di partenza per ogni cosa. Quatremère de Quincy identifica tre forme tipiche originali per l'architettura: la
caverna (abitazione del cacciatore - Egizi), la tenda (abitazione del pastore - Cinesi) e la capanna (abitazione dell’agricoltore - Greci.
Divenuta il modello per tutta l’architettura perchè nè troppo leggera e nè troppo massiccia).
Muratori, Aymonino e Rossi offrono approcci diversi:
- Muratori e Rossi: tipo come un organismo in evoluzione, un processo dinamico che guida il progetto. La tipologia riduce
varianti formali a una forma base comune, creando uno schema morfologico. Aymonino sottolinea la deducibilità del progetto
dal momento analitico, distinguendo tra tipologia indipendente (classificazione formale) e tipologia applicata (conoscenza
funzionale).
- Rossi interpreta il tipo come una regola formale che deve essere presente in ogni architettura. Per lui, la scelta tipologica è
cruciale nella progettazione, conferendo significato all'architettura.

2. TIPOLOGIA EDILIZIA E MORFOLOGIA URBANA


La morfologia urbana è lo studio delle forme della città, un fenomeno complesso in costante evoluzione, attraverso il quale si cerca di
comprendere i processi di cambiamento, deformazione e trasformazione degli elementi urbani. L'obiettivo è dedurre leggi di
mutamento edilizio che possano essere generalizzate in condizioni simili e formulare ipotesi estendibili alle parti della città che hanno
subito trattamenti simili.
La città è in continua trasformazione, sia nelle sue parti originarie che nelle successive espansioni, trasformazioni e sostituzioni, di cui il
tipo rappresenta il nucleo fondamentale irriducibile. All'interno di un'omogeneità fruibile, il tipo presenta modi particolari di aggregazione
degli elementi costitutivi e di rapporto con il contesto urbano, codificati dall'esperienza e adottati nella prassi comune.

Lettura dei tipi: comprendere la regola di diversificazione attraverso un esame cronologico dei tipi di una stessa area. Edifici si
distinguono in:
1. Edifici residenziali (edilizia di base)
2. Altri edifici destinati ad attività non residenziali (edilizia specialistica).
Essi sorgono all’interno del tessuto urbano, e ne diventano elementi costitutivi. Un tessuto urbano è mono-tipologico, cioè risulta
permeato dall’aggregazione di un singolo tipo di unità urbana, che ne va a definire le caratteristiche.
Il tessuto urbano funge da tramite tra le gerarchie dell'organismo urbano e l'elementarità dell'edificio di base, che deve avere regole di
base l'aggregabilità, cioè la capacità di formare un tessuto mediante l'accostamento di più edifici dello stesso tipo).
Tipo di aggregato: sistema di autoregolazione storica che si evolve nel tempo, producendo o trasformando l'aggregato stesso. Questo
passaggio implica una transizione da una conoscenza basata sull'esistenza individuale di ciascun edificio a una conoscenza delle leggi
che regolano la formazione e la trasformazione di un aggregato nel tempo.
Il concetto di aggregato sottolinea l'importanza della modularità e della ripetitività nella formazione di un tessuto urbano, influenzato
soprattutto dalla storia.

Lo studio della struttura urbana si articola su quattro ordini di fatti o scale dimensionali:
- Scala del percorso.
- Scala dell'isolato.
- Scala del quartiere, inteso come unità morfologica strutturale costituita da un insieme di isolati con caratteristiche comuni,
comprensivo di uno specifico spazio urbano, contenuto sociale e funzione.
- Scala della città intera, considerata come un insieme di quartieri, che rappresentano quattro momenti distinti nella progressiva
comprensione dell'ambiente antropico.
Si delineano varie tipologie di edifici residenziali:
- case a corte
- case a elementi in profondità
- case a elementi accostati formanti una cortina continua
- case a blocco circondate da spazio libero su tutti i lati.

Percorso: struttura che consente di raggiungere un luogo partendo da un altro, storicamente e urbanisticamente rilevante in quanto
organizza la divisione del terreno, delimitando i singoli lotti ed è il supporto più naturale per questa divisione. La forma degli isolati è
legata al tipo edilizio previsto, e la loro modularità è una manifestazione della modularità complessiva dell'aggregato.
Nodalità lineare → rappresenta i punti singolari di un continuo, come intersezioni o biforcazioni dei percorsi. Le emergenze di scala urbana, come
chiese, palazzi comunali e cimiteri, sono connesse da percorsi e si chiamano poli, mentre i punti singolari lungo i percorsi vengono definiti nodi.
Isolato: definito come la più piccola parte urbana circondata da strade, rappresentando l'entità organizzata di proprietà individuali. La
sua fisionomia dipende dai tracciati stradali, dalle tipologie edilizie e dall'uso del suolo. Gli isolati possono variare in base a diverse
culture insediative, condizioni economiche e politiche. Elementi che costituiscono la struttura dell’isolato:
- suolo urbano: il suo modo di divisione è legato alla proprietà (indivisa o legata al potere di acquisto del singolo proprietario del
suolo)
- percorso
- edifici
Si evidenziano due principali tipologie di isolati residenziali:
1. quelli caratterizzati dalla ripetizione di case uguali, indicativi di omogeneità culturale
2. quelli in cui coesistono edifici diversi a causa di sostituzioni edilizie avvenute in epoche diverse.
Concetto di edificazione di intasamento: fenomeno legato all'andamento dei percorsi, in cui le aree di pertinenza delle case,
posizionate all'angolo tra percorsi successivi, assumono un valore aggiunto come lotti edificabili.
- isolato a schiera con case disposte in due schiere parallele
- isolato a blocco definito da case a blocco
- isolato a corte con un'edificazione perimetrale e uno spazio interno non costruito.

3. TIPI EDILIZI DELLA RESIDENZA


Analisi dei Tipi base di edifici residenziali nel contesto dello sviluppo storico delle città, che si basa sul concetto di "tipo": Concetto di
casa come archetipo, assume consistenza ed effettualità di tipo edilizio nel divenire elemento formativo di sistemi di organismi più
grandi attraverso il meccanismo tipologico di un ambito insediativo (lotto):
- concezione (replicabilità in edifici simili)
- costituzione (aggregabilità in tessuti edilizi simili)
- applicazione (insediabilità in impianti edilizi tipici)
- conformazione (edificabilità in organismi edilizi tipici).
Vengono esaminati i tipi base di edifici residenziali, partendo da quelli più elementari, come la "casa monocellulare" di forma quadrata,
con altezza dei muri pari a circa 5 metri e una sola apertura. Si evidenzia il concetto di "isolato" e le modifiche apportate al tipo base
attraverso l'aggregazione di celle elementari, generando tipi come la "casa a due piani con profferio" e la "casa a due piani con scala
interna".
Ruolo della scala, delle aperture e dell'ambitus (distanza tra una casa e l’altra) nella definizione dei tipi base, illustrando il passaggio
dalla casa a due piani con profferio alla casa a torre su tre piani con scala interna.

3.1. La casa a corte (basata sul principio di recinto - e impostata su uno spazio interno aperto centrale, con corpi di fabbricato disposti
ai lati andando a delimitarlo) rappresenta un principio architettonico che affonda le sue radici nelle antiche culture quasi precivilizzate,
dove il concetto di recinto aveva scopi molteplici, dal contenere animali alla delimitazione territoriale con altre tribù.
Questa idea ha avuto una progressiva evoluzione, assumendo una forma più complessa soprattutto nelle culture mesopotamiche e
greco-romane.
Il trattato di Vitruvio emerge come un punto cruciale in questa evoluzione, poiché stabilisce norme e proporzioni per la domus,
fornendo una base organica per la disposizione degli spazi.
Gli schemi Ippodamei introducono il concetto di derivazione delle misure degli isolati da quelle delle case, creando una connessione
intrinseca tra le dimensioni delle abitazioni singole e la struttura urbana nel suo complesso.

Tuttavia, nel corso del tempo, si verificano quattro fenomeni significativi.


- Si assiste alla crescita del costruito a spese dell'area urbana, con un progressivo aumento della densità edilizia
- La tabernizzazione emerge come secondo fenomeno, con costruzioni e accessi diretti dalle strade alle botteghe, portando a
una diversificazione dell'uso dello spazio.
- La terza evoluzione è l'insulizzazione, in cui la domus perde la sua consistenza originale unifamiliare. Questa trasformazione
comporta la creazione di spazi comuni, vani scala, ballatoi e più alloggi all'interno della stessa struttura.

Nel periodo alto-medioevale, la casa a corte assume una connotazione gotico-mercantile, combinando abitazioni con botteghe e spazi
dedicati al commercio.
Un approccio più articolato si manifesta con l'isolato a corte, dove lo spazio centrale assume dimensioni considerevoli. In alcuni casi,
questa tipologia diventa quasi uno spazio urbano autonomo, aprendosi e definendo il suo carattere all'interno dello sviluppo
complessivo della città.
Un esempio paradigmatico di questa concezione è rappresentato dalle Hofe di Vienna, dove la corte protetta racchiude servizi
comunitari di base, evidenziando valori di collettività. Un esempio emblematico è rappresentato dal "Karl Marx Hofe" del 1927, in cui gli
edifici coprono solo il 30 percento del lotto, con alloggi articolati attorno a un modello base e spazi comuni condivisi.

3.2. Casa a elementi accostati: Durante l'epoca medievale, il concetto di abitazione subisce notevoli trasformazioni, riflettendo le
mutevoli esigenze sociali e culturali del periodo. Una delle tipologie abitative emblematiche di questo contesto è rappresentata dalla
casa ad elementi accostati. In questo periodo, la casa non è semplicemente un rifugio per la residenza, ma assume un ruolo
polifunzionale, servendo come luogo per svolgere attività lavorative, sociali e di riposo.
Le case a schiera ed in linea diventano manifestazioni tangibili di questa concezione dinamica della casa. La strada stessa si trasforma
in un vivace luogo di attività e scambi, dove le persone non solo abitano ma anche lavorano e intrattengono relazioni sociali. È un
periodo in cui la vita quotidiana si svolge prevalentemente all'interno e intorno alla dimora.

Verso la fine del XII secolo, sorgono le cortischere, caratterizzate da una tipologia frontale monocellulare e da un aumento in altezza.
Questo segna un importante passaggio dall'abitazione unifamiliare a quella plurifamiliare, spesso gestita come affittacamere. La
gestione di tipo affittacamere diventa un elemento chiave, evidenziando una progressiva dilatazione del passo edilizio.
Un ulteriore sviluppo di questa tipologia si manifesta con l'evoluzione dall'elemento a schiera all'elemento in linea. Questa transizione
rappresenta un modo di adattarsi alle mutevoli esigenze abitative, evidenziando una crescente complessità nella disposizione degli
spazi.

Un esempio concreto di questa evoluzione si trova nei Paesi Bassi, nel quartiere Kiefohoek, dove quasi 300 alloggi-negozio
testimoniano la fusione riuscita tra la tipologia a schiera e l'isolato a corte. Questa fusione rappresenta un interessante esperimento
architettonico che armonizza la vivacità della vita urbana con la necessità di una comunità più intima e protetta. La casa ad elementi
accostati diventa così uno specchio delle dinamiche sociali e urbane in continua evoluzione durante il medioevo.

3.3. Casa ad elementi in profondità: Questa forma di abitazione rappresenta un cambio significativo nel modo in cui gli spazi sono
organizzati e utilizzati all'interno dell'area urbana. La caratteristica principale di questa tipologia è l'occupazione completa del lotto per
quanto riguarda il costruito, lasciando uno spazio aperto nella parte posteriore con funzioni principalmente funzionali, come
illuminazione e areazione.
Essa si distingue per l'uso di lotti tendenzialmente stretti e lunghi, che spesso si traduce in una limitata esposizione sulla strada.
L'attenzione si sposta dall'interazione con la via pubblica a una disposizione più concentrata e funzionale degli spazi interni. Lo spazio
aperto sul retro, sebbene limitato in termini di visibilità esterna, diventa cruciale per garantire la luce naturale e la circolazione dell'aria
all'interno della casa.
Questa configurazione riflette una diversa concezione dell'abitare, dove la privacy e le necessità interne assumono maggiore rilevanza
rispetto alla relazione con lo spazio pubblico. La casa ad elementi in profondità si adatta particolarmente a contesti urbani caratterizzati
da una limitata disponibilità di terreno, sfruttando al massimo la superficie a disposizione.
Questo modello architettonico rivela la continua evoluzione nelle concezioni dell'abitare, adattandosi alle mutevoli esigenze e alle
limitazioni degli spazi urbani, e si configura così come una risposta pragmatica e efficiente alle sfide della crescita urbana e della
densificazione delle aree residenziali.

3.4. Casa a blocco: Conosciuta anche come villa urbana o palazzina, particolarmente diffusa a partire dal 18º secolo, ha segnato un
momento di trasformazione nell'organizzazione dello spazio abitativo.
A differenza di modelli precedenti, la casa a blocco occupa l'intero lotto, ma si distingue per avere spazio libero su tutti i lati. Questo
attributo contribuisce a conferire una sensazione di autonomia agli abitanti, segnando una significativa deviazione dalle tradizionali
abitazioni che accoglievano una singola famiglia per l'intera esistenza. Tale cambiamento è strettamente connesso con la crescente
mobilità sociale e la consuetudine di affittare piuttosto che possedere.
Il consolidarsi della casa d'affitto ha giocato un ruolo chiave in questo contesto, svincolando gli individui dalla concezione di una dimora
permanente e favorendo una maggiore flessibilità. Questa tipologia ha trovato una notevole attuazione nel programma di
riqualificazione urbana di Haussmann a Parigi, contribuendo al ridimensionamento della densità edilizia e offrendo una risposta alle
esigenze di una società in evoluzione.
La casa a blocco non è solo un'unità abitativa; è un elemento che porta con sé significati e caratteri specifici, specialmente in relazione
alla struttura urbana. La presenza di spazio libero su tutti i lati, sebbene occupi l'intero lotto, conserva una connessione con l'ambiente
circostante. Questo modello risulta particolarmente adatto per abbassare la densità edilizia complessiva, garantendo al contempo una
minima quantità di verde all'interno del tessuto urbano.

4. IL TIPO E IL MODERNO
L'epoca del movimento moderno si presenta come un periodo intriso di trasformazione, nato dalla profonda crisi della seconda metà
dell'Ottocento e dall' instabilità politica che l'accompagnava. In questo contesto di tumulto, l'architettura diventa un riflesso del disagio
sociale e della volontà di rinnovamento totale. Le figure di spicco di questo movimento sostennero l'eliminazione delle città storiche,
colpevoli, secondo loro, dei disastri dell'epoca appena trascorsa.

4.1. Il periodo illuminista rappresenta un momento cruciale, con una tipologia architettonica che si trova sospesa tra le conseguenze
della rivoluzione industriale e le aspirazioni illuministe a forzare le radici dell'architettura stessa. In questo scenario, emerge il concetto
simbolico di "cabane rustique", veicolo di un'architettura originaria e primordiale.
Marc Antoine Laugier, con il suo saggio, dà vita a un suggestivo scenario in cui l'Architettura è rappresentata da un Genietto alato con
la fiamma sulla fronte. La ragazza indicata dal Genietto simboleggia la capanna primitiva, il modello architettonico primordiale da cui
derivano tutte le soluzioni più geniali. Il frontespizio assume una valenza simbolica e personificata, trasmettendo l'idea che l'essenza
dell'architettura risieda nelle sue origini semplici e fondamentali.
In questo contesto di tensioni e cambiamenti profondi, il movimento moderno si configura come un tentativo di riscrivere le regole
dell'architettura, superando le tradizioni passate e aprendo la strada a nuove visioni e possibilità. La volontà di abbattere le città
storiche rappresenta una sorta di purificazione simbolica, un modo di liberarsi dai vincoli del passato per abbracciare un futuro
architettonico più audace e progressista.

4.2. Questione tipologica: L'evoluzione tipologica nel movimento moderno è strettamente connessa alle crescenti esigenze di
manodopera e alla conseguente densità sempre maggiore della popolazione nelle aree urbane. La questione abitativa assume
un'eccezionale importanza in questo contesto, poiché la crisi economica spinge alla necessità di una rifondazione totale.
Walter Gropius afferma che "la grande città deve affermare se stessa. Esige un suo sviluppo edilizio, un tipo di abitazione adatto alla
cittadina".
Inizialmente, si assiste a tentativi di ricerca di residenze utopistiche, come quelli proposti da Owen, o a quartieri giardino idilliaci.
Tuttavia, la necessità di essere più realisti porta alla formulazione di una serie di condizioni per le nuove abitazioni: devono essere il
più economiche possibile, di dimensioni ridotte, basate sulle esigenze vitali e uniformi per tutti. È in questo contesto che nasce l'edilizia
a basso costo, dove la casa stessa è considerata una merce, con l'obiettivo di ottenere il massimo profitto e sfruttamento.

Queste nuove abitazioni, oltre a rispondere a criteri di economicità, devono essere realizzate in tempi brevi per far fronte alle crescenti
esigenze abitative della popolazione. L'approccio diventa pragmatico, cercando soluzioni che possano essere implementate
rapidamente e a costi contenuti.
La casa moderna, quindi, si trasforma in un prodotto standardizzato, replicabile su larga scala per rispondere alla crescente domanda
abitativa nelle città in espansione.

- Le Corbusier, nei primi anni del 1920, ha sviluppato una visione radicale dell'architettura che sottolinea la centralità della pianta
come generatrice di tutto l'edificio: secondo lui, il processo di progettazione deve procedere dal dentro verso il fuori, poiché l'esterno di
un edificio è il risultato diretto della disposizione interna. La fissazione della pianta, secondo Le Corbusier, implica la fissazione di
un'idea, un concetto che si sviluppa attraverso la sommatoria di elementi.
Il suo approccio personale si basa sulla decomposizione delle esigenze abitative in una serie di attività elementari. Questo processo,
che per Le Corbusier assume quasi una connotazione scientifica, parte dai dettagli particolari per giungere al generale, cercando di
organizzare gli spazi in modo efficiente e funzionale. Per lui, il progetto architettonico diventa un processo rigoroso e metodico.

Un parallelo pensiero viene espresso da Walter Gropius, il quale, affrontando il problema dell'alloggio minimo, pone l'accento sull'idea
di stabilire il minimo essenziale di spazio, aria, luce e calore necessari per consentire all'uomo lo sviluppo completo delle proprie
funzioni vitali, senza restrizioni dovute all'alloggio. Gropius si concentra sull'idea di un "modus vivendi" minimo anziché un "modus non
moriendi", sottolineando l'importanza di creare ambienti abitativi che permettano una vita piena e sviluppata.
In questo contesto, sia Le Corbusier che Gropius riflettono l'approccio modernista alla progettazione, che non solo cerca di rispondere
alle esigenze pratiche e funzionali, ma aspira anche a definire una visione più ampia del modo in cui gli spazi abitativi possono
influenzare positivamente la vita delle persone.
Nel medesimo contesto di ricerca, si inseriscono gli studi di Klein, il quale si propone di definire un metodo che esamini
complessivamente le prestazioni ottimali di un'abitazione. La sua approfondita analisi riprende e amplia il problema dell'abitazione
considerandolo nella sua completezza, andando oltre la semplice disposizione degli spazi interni.
Klein integra il procedimento di Le Corbusier, portando nella sua analisi nuovi elementi come i percorsi, il risparmio di spazio e i
parametri economici. Attraverso l'introduzione di coefficienti come l'"effetto letto", calcolato in base al numero di persone che abitano la
casa, e gli "effetti utilità" e "abitabilità", che comprendono sia la funzionalità che il comfort degli spazi, Klein mira a razionalizzare e
ottimizzare il processo progettuale.
Questi coefficienti, forniscono uno strumento per valutare in modo sistematico l'impatto di diversi fattori sulle prestazioni complessive di
un'abitazione. L'approccio razionale e orientato all'ottimizzazione di Klein si inserisce nel filone modernista, dove la progettazione
architettonica non è solo un'espressione artistica, ma anche una risposta precisa alle esigenze pratiche e funzionali degli abitanti.

- Verso la fine del 1800, il concetto di casa popolare si suddivide in due principali categorie: abitazioni individuali e abitazioni collettive.
Questo periodo è contrassegnato da un'intensa riflessione sulla questione abitativa, evidenziata dai risultati dei congressi sull'edilizia
svoltisi ad Amsterdam e Bruxelles.
Ad Amsterdam, si tenta di stabilire un congresso regolatore che propone la soluzione delle "città giardino". In questa visione, la città è
percepita come deleteria e opprimente, e quindi si cerca una soluzione che permetta una distribuzione più armoniosa degli spazi
abitativi.
A Bruxelles, si raggiunge un compromesso sperimentando il concetto di "casa alta" dal punto di vista collettivo, una prospettiva ancora
inesplorata. Durante gli anni '30, si sviluppa la tendenza della "città orizzontale", associata al modello socialista e al disurbanismo.
Tuttavia, questo modello viene successivamente superato dall'Unité d'Habitation di Le Corbusier.
L'Unité d'Habitation rappresenta un cambiamento significativo, presentando unità abitative regolari e spazi organizzati per la collettività.
Questo approccio si dimostra efficace per gestire la densità abitativa e per raggiungere una maggiore efficienza economica.
L'evoluzione da una concezione prevalentemente orizzontale a una più verticale riflette i cambiamenti ideologici e pratici nell'approccio
alla progettazione delle abitazioni popolari.

TERZA PARTE
1. FERRARA: IL PROBLEMA DELLE ORIGINI
Quando la documentazione storica non fornisce gli strumenti necessari per risalire ai fatti del passato, la lettura morfologica dei tessuti
urbani si rivela un approccio prezioso. Un esempio di questo approccio è fornito da Francesca Bocchi, che ha applicato
l'interpretazione cartografica e la lettura di immagini aeree a Ferrara.
La dimensione relativa degli isolati urbani, come individuata in questa analisi, ha permesso di identificare aree morfologicamente
omogenee, caratterizzate da una serie di "insulae" disposte in direzione nord-sud. Questi cambiamenti dinamici hanno contribuito a
cancellare i segni degli impianti antichi a causa di continui sventramenti.
L'analisi di Bocchi è stata estesa all'intera area parafluviale, cercando di cogliere una matrice comune d'impianto del territorio. Durante
questo processo, è emerso il disegno a "insulae".
Le prime testimonianze di un aggregato rurale in epoca pre-romana compaiono nel "liber pontificalis" e nel "codex carolinus",
menzionando la promessa di Desiderio, re longobardo, al Papa. La fisionomia della città era già ben definita in questo periodo.

Nel periodo che va dalla tarda antichità all'alto medioevo, si notano ancora segni di origine agricola. Bocchi individua i "fundus"
associandoli alla presenza di "insulae" di origine Dioclezianocostantiniana.
Successivamente, si sviluppa un insediamento rurale con finalità militari per opera dell'imperatore Maurizio (500-600 d.C.), una
risposta alle minacce longobarde che richiedeva il servizio militare per coloro che possedevano terre. Questo punto è generalmente
accettato da chi studia le origini della città.

Un approfondimento di Borgatti sulla presenza di una strada romana che avrebbe dovuto passare vicino alla città è ulteriormente
supportato dal ritrovamento di opere difensive e pezzi monumentali di mura, datati intorno al 300 d.C.
Borgatti sottolinea i continui riferimenti al mondo romano, su cui successivamente si sono sviluppati degli aggregati urbani.

Francesca Bocchi, in merito alla scelta del luogo, sottolinea che questa posizione avrebbe favorito i collegamenti, poiché gli
appezzamenti di terra erano situati tra il fiume e la strada romana, che, se ancora agibile, costituiva una via di comunicazione per il
traffico extraurbano. La lettura stratigrafica è rivelatasi indispensabile, come evidenziato dal ritrovamento di una casa su via Ragno
risalente all'ottavo o nono secolo, caratterizzata da un unico ambiente polifunzionale senza partizioni interne, con tetto probabilmente
in paglia, pali conficcati nel terreno, muri di tamponamento in tavole di legno, camino in mattoni e pavimento in terra battuta.
Si ipotizza la presenza di Longobardi nella zona cittadina, un'ipotesi suggerita da dediche a santi cari a loro o dalla presenza di
abitazioni rurali.
Questo ci porta di fronte a una koinè dialetto, un fenomeno relativo al confronto tra realtà sociali completamente differenti.

2. IL CASTRUM BIZANTINO
Il castrum bizantino costituisce una chiave di lettura essenziale per comprendere gli elementi che configurano l'intero territorio.
L'utilizzo del termine "strigae" per indicare una striscia di terra orientata da nord a sud, rappresentando il modulo base di suddivisione
centuriale dell'agro, rivela una lottizzazione costante, ricca di fenomeni di raddoppio che contribuiscono alla formazione delle insulae.
Questa dinamica suggerisce un modello di base simile a quello di un "vicus".

La tipologia abitativa predominante è quella dei casali, spazi recintati che includono orti e cortili adiacenti al percorso. In questo
contesto, il ruolo del castrum diventa cruciale, originariamente concepito come un aggregato con funzione di presidio militare,
caratterizzato da una cinta fortificata. L'idea di un presidio militare non entra in contraddizione con le ipotesi sulle tipologie edilizie.
Se adottiamo l'ipotesi di un borgo a scopo difensivo, si può supporre che le strigae lottizzate al di fuori delle mura abbiano subito gli
effetti della presenza longobarda in modo più sistematico.
Questo contesto territoriale, plasmato dalle dinamiche del castrum e dalle strigae, offre una prospettiva intrigante sulla trasformazione
e l'evoluzione dell'insediamento in un periodo cruciale della storia.
3. LA LOTTIZZAZIONE FONDIARIA ED IL BORGO DI SOPRA
Lo sviluppo del "Borgo di Sopra" nell'area compresa tra le fortificazioni e il canale di Santo Stefano rivela interessanti dinamiche di
crescita e cambiamento.
La casa, considerata un sottomodulo del tessuto urbano, assume il ruolo di un'insula vincolata nelle dimensioni, sottolineando
l'importanza della regolarità delle unità abitative. In tal senso, si effettua un'analisi comparativa con gli isolati della Grecia, notando che
le dimensioni fondamentali del tessuto urbano dipendono dalla ripetizione in serie delle unità abitative, stabilite in base al numero di
famiglie ospitate.
Il processo di cambiamento non riguarda solo le dimensioni degli isolati ma comporta anche un'alterazione delle gerarchie all'interno
dell'impianto lottizzativo. Un esempio emblematico è rappresentato dalla struttura portuale di Via delle Volte, suddivisa in quattro fasi,
ciascuna con un ruolo distintivo nella definizione complessiva dell'ambiente. Mentre l'insula ortogonale su Via Ragno rimane
sostanzialmente inalterata nel tempo, il tessuto su Ripagrande evidenzia una progressiva frammentazione delle proprietà e una
specializzazione delle funzioni assegnate.

Questi cambiamenti non riguardano solamente le dimensioni degli isolati ma coinvolgono anche i percorsi, che perdono il loro
tradizionale valore. Ad esempio, la saturazione dei casali assume un significato metodologico di riempimento, contribuendo a delineare
la complessa evoluzione dell'insediamento nel corso del tempo.

4. LA MATRICE TIPOLOGICA EDILIZIA


La matrice tipologica edilizia, come illustrato da Umberto Eco nella sua opera "La struttura assente", può essere equiparata a un
codice. Questo codice rappresenta una struttura elaborata sotto forma di modello che si configura come regola fondamentale dietro a
una serie di messaggi concreti e individuali. Tale codice è comunicativo solo in relazione ad esso e può essere confrontato con altri
codici per elaborare un codice comune, più scheletrico e comprensivo.

Eco sostiene che ogni comunità si sviluppa su un sistema di convenzioni economiche, politiche e sociali, definite come "istituzioni".
Queste istituzioni cambiano nel tempo, e la loro durata dipende dal grado di consenso ottenuto.
L'architettura, come manifestazione tangibile delle istituzioni, consente di verificare questo principio attraverso comparazioni
diacroniche e sintopiche. La storia dimostra che le istituzioni evolvono, e ciò non implica necessariamente continuità, ma piuttosto una
reinterpretazione dell'eredità storica.

Questo concetto si riflette anche nell'architettura delle città. Le preesistenze architettoniche rimangono segni della memoria negli
sviluppi futuri. Mentre alcuni edifici possono incorporare parti più antiche, questo rappresenta solo un aspetto del più ampio problema
della sedimentazione storica della città. Tuttavia, è impraticabile conservare integralmente la fisicità degli edifici nel tempo.

Il legame con le origini non è solo un'adesione al genius loci ma costituisce un vincolo che orienta il processo tipologico verso una
direzione di sviluppo inizialmente scelta. Ad esempio, la colonizzazione del territorio può portare a una riduzione delle possibilità nella
casistica dimensionale di un tipo di edificio, come nel caso del tipo a corte, che diventa l'esito conclusivo di un processo evolutivo.

5. ABACO TIPOLOGICO
L'abaco tipologico della casa a corte, attraverso un processo di mutamento morfologico, si sviluppa nella forma evoluta della casa a
corte-schiera. Questa tipologia mantiene le caratteristiche essenziali della casa a corte, ma le ridefinisce in funzione del crescente
problema della densità abitativa. Sorprendentemente, sembra anticipare la tipologia a schiera, incorporando variazioni di impianto.
Questa forma residenziale e mercantile si evolve ulteriormente nella casa a fondaco.
La casa a fondaco rappresenta un organismo architettonico intrigante, coincidente tra organismo e situazione fondiaria primitiva. Il
processo di "tabernizzazione" coinvolge i lotti affacciati sul cortile e quelli con recinti che occupano la parte di ingresso. La sua
conformazione spesso ad L la rende un esempio di sostrato, e il frazionamento progressivo porta a una tipologia che include magazzini
su più livelli. La chiusura delle botteghe su strada segna un cambiamento significativo, trasferendo lo scambio dalla strada ad altre
dinamiche.

Si nota una sorta di "rinascenza" in questo contesto, in cui la continuità e il costante cambiamento si fondono per comunicare
intenzionalmente il processo formativo implicito nella pratica edilizia precedente. L'architettura stessa diventa un metalinguaggio,
legittimo solo se mantiene un confronto con le mentalità precedenti. Questa "rinascenza" è intenzionale e convenzionale, agisce
tramite imitazione e rispetto del patrimonio preesistente, come evidenziato a Venezia attraverso il "ricalco" e la trasformazione
rispettosa del passato.

6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
La suddivisione del territorio, come evidenziato nel corso dell'analisi, rappresenta la risposta alla necessità di insediamento di una
comunità in un'area strategica. Questa suddivisione si traduce in una lottizzazione potenziale basata su moduli abitativi. La modularità,
intesa come uniformità e la gestione dei multipli e sottomultipli dell'unità base, diventano espressioni di una responsabilità diretta nella
gestione della cosa pubblica. Tale tipizzazione implica la capacità di ottimizzare le esigenze dell'abitare con una prospettiva a lungo
termine.
Il tessuto urbano emerge con un rigore tale che le strutture incompatibili con le dimensioni del reticolo venivano collocate al di fuori
della cinta difensiva. Le abitazioni più imponenti, al contrario, accorpavano intere insulae. Il rapporto tra il tessuto edilizio e il sistema
delle infrastrutture deve evolvere senza conflitti, considerando le dinamiche socio-economiche emergenti e riconoscendo che il
collegamento è essenziale per l'organizzazione del territorio.
L'architettura, come linguaggio specifico, ha un proprio codice che emerge dal recupero dell'equilibrio logico legato a tutti gli esiti del
processo edilizio. L'analisi dovrebbe estendersi oltre la mera categorizzazione del tipo come universale, per considerarlo come un
termine specifico di un codice linguistico all'interno di contesti culturali specifici. Il singolo edificio diventa comunicativo quando dà
forma a un'espressione tipologica storicizzata, contribuendo così a riconoscere la generatrice del risultato finale.

In conclusione, quando una struttura si dimostra incapace di soddisfare le esigenze della società, si rende necessario un nuovo
intervento edilizio. Questo intervento non solo risponde alle nuove esigenze ma arricchisce anche il patrimonio edilizio, consolidando
un rapporto ciclico tra struttura, tipo ed edificio. Questo ciclo continuo rappresenta la dinamica evolutiva intrinseca nell'architettura e nel
tessuto urbano nel corso del tempo.

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