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SSML Istituto di Alti Studi Carlo Bo

Sede di Bari

Corso di Diploma triennale in


Scienze della Mediazione Linguistica

“Fonologia inglese: storia ed evoluzione”

CANDIDATO RELATORE
Francesco Misino Dott.ssa L. Sollecito

____________________________________________

Anno Accademico 2020/2021


Ringrazio e dedico questo lavoro alla mia famiglia e
in particolar modo ai miei nonni.

SOMMARI

1
O

Introduzione.............................................................................................................3

Capitolo 1.................................................................................................................7

1.1 Fonetica e fonologia.................................................................................8

1.2 Consonanti dell’IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale).......................10

1.3 Vocali dell’IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale)..............................19

Capitolo 2...............................................................................................................23

2.1 Modalità di approccio: l’importanza dei “lessen-known texts”.............23

2.2 Old English: i primi cambiamenti vocalici.............................................27

2.3 Middle English: Chaucer e cambiamenti quantitativi............................32

2.4 Early Modern English: Shakespeare e Great Vowel Shift.....................39

Capitolo 3...............................................................................................................45

3.1 Ascesa e declino della pronuncia RP......................................................45

3.1 Dall’RP al Southern Standard British: ora di cambiare..........................48

Conclusioni............................................................................................................56

Riassunto in inglese...............................................................................................56

Riassunto in tedesco...............................................................................................65

Bibliografia............................................................................................................70

Sitografia................................................................................................................73

2
Introduzione
Il lavoro ha l’intento di descrivere la disciplina della fonologia inglese
tenendo conto degli aspetti teorici generali e della sua evoluzione nel corso dei
vari periodi storici della lingua fino ad arrivare in epoca contemporanea.
Le attività di ricerca con relative osservazioni finali sono risultate utili ad
approfondire la mia conoscenza dell’argomento e soprattutto ad avere una
maggiore consapevolezza delle difficoltà legate al suo studio della fonologia
dell’inglese britannico da studente non madrelingua.

Il primo capitolo si apre con la presentazione dell'IPA (International


Phonetic Alphabet). Trattasi di un alfabeto composto da lettere romane, greche e
altri simboli inventato nel 1886 da un gruppo di linguisti britannici e francesi tra
cui Paul Passy, Henry Sweet, Wilhelm Viëtor e Otto Jespersen al fine di mettere
per iscritto i suoni di una lingua, tecnicamente chiamati foni. Il sistema IPA
comprende diversi grafici rappresentanti vocali e consonanti della lingua, chiamati
anche segmenti fonetici. Le consonanti si dividono in consonanti polmonari, ossia
prodotte con aria polmonare e consonanti non polmonari la cui articolazione non
prevede invece l’impiego di area proveniente dai polmoni. Tutte le consonanti
polmonari rientrano in due tipi di classificazione articolatoria: modo di
articolazione e luogo di articolazione.
Un terzo parametro è la fonazione, secondo cui una consonante può essere sonora
quando la sua articolazione è accompagnata dalla vibrazione delle corde vocali o
sorda se invece è prodotta senza far vibrare le corde vocali.
Il diagramma dedicato alle vocali IPA, il cosiddetto trapezio vocalico è una
disposizione schematica delle vocali avente la forma di un trapezio che sta a
rappresentare idealisticamente una bocca; la disposizione delle vocali sui lati e
all'interno della area del trapezio rappresenta invece la posizione che la lingua
assume in bocca quando articola una vocale. La verticalità del diagramma denota
l'apertura delle vocali e distingue vocali chiuse, medio-chiuse, medie aperte e
aperte nella parte inferiore del diagramma. L'orizzontalità indica invece i

3
movimenti in avanti e indietro che la lingua compie durante l'articolazione
distinguendo dunque vocali anteriori, quasi anteriori, medie, posteriori e
posteriori. Inoltre, all’interno del grafico le vocali cardinali sono presentate in
coppia: la vocale a destra rappresenta una vocale labializzata (durante
l’articolazione le labbra vengono arrotondate) mentre la sinistra è la sua
controparte non arrotondata.
Infine, il sistema IPA include i dittonghi, noti anche come vocali plananti. Questi
ultimi sono la combinazione fra due diverse vocali o monottonghi prodotti
attraverso un rapido passaggio da un suono vocalico all'altro, spesso percepito
come un singolo suono vocale. Tale combinazione, che può verificarsi anche tra
una vocale e una semivocale appartenenti alla stessa sillaba, determina se si tratta
di un dittongo ascendente o discendente ma anche dittongo di chiusura, apertura o
centratura.

Il secondo capitolo traccia un percorso evolutivo della fonetica inglese


individuando ben cinque fasi: Old English (500 - 1150); Middle English (1150 -
1500); Early Modern English (1500 – 1700); Late Modern English (1700 – 1950);
Present-Day English (1950 – presente). Per ricostruire la pronuncia inglese
appartenente a periodi precedenti al Modern English, David Crystal identifica
quattro tipologie di prove: 1) analisi delle antiche rime e metriche per vedere se
funzionano ancora nella pronuncia moderna; 2) analisi dei vecchi giochi di parole
(giochi di parole); 3) analisi dell'ortografia antica delle parole; 4) analisi dei
commenti dei grammatici sulla pronuncia antica e sui suoi stadi.
Inoltre, Crystal afferma che quando ci si interfaccia per la prima volta a testi
appartenenti a periodi più antichi dell'inglese, un grave errore e quello di prendere
subito in considerazione i grandi classici della letteratura. Al contrario, egli
consiglia di leggere prima i cosiddetti lessen-known texts più accessibili al lettore
per la loro natura dialogica.
Uno dei motivi per cui l'inglese risulta essere una lingua dalla ortografia
così poco trasparente è perché a partire dal periodo dell'Old English, le vocali

4
hanno subito ripetutamente due tipi di cambiamenti: cambiamenti quantitativi,
relativi alla lunghezza delle vocali e cambiamenti qualitativi, che hanno
modificato invece il modo di articolare le vocali.
Fino al periodo dell’Early Modern English, la lingua inglese ha subito
perlopiù dei cambiamenti quantitativi. Vari linguisti hanno spiegato tali
cambiamenti individuando quattro fattori chiave: 1) rilievo prosodico; 2) struttura
della sillaba; 3) lunghezza della parola; 4) specificazione sintattica.

Il principale cambiamento di vocale nell'antico inglese è stato il cosiddetto


“allungamento dei cluster omorganici", verificatosi intorno al sec. IX. Esso
consisteva nell'allungamento le vocali brevi che precedono cluster formati da due
consonanti omorganiche (- ld, - nd, - mb - rd, - rn, - rs, - rl, - rð), solitamente una
nasale o consonante seguita da qualsiasi consonante occlusiva sonora.

Nel periodo Middle English, noto anche come periodo chauceriano, ulteriori
cambiamenti quantitativi hanno colpito le vocali inglesi, il pre-consonantal
shortening nel X secolo e l’Open Syllable Lengthening trecento anni dopo.
L'accorciamento avveniva quando una vocale lunga precedeva gruppi di
consonanti non omorganiche o nel caso di composti storici non più esistenti.
D'altra parte, l'allungamento ha interessato le vocali corte e accentate in sillabe
aperte di parole disillabiche laddove una singola consonante divideva la sillaba
accentata da quella atone. Accanto a questo allungamento, molte parole
disillabiche subirono anche un processo chiamato "Schwa Loss", che consisteva
nel non pronunciare le vocali schwa a fine parola.

Il periodo dell’Early Modern English o anche periodo shakespeariano, è il


più decisivo per la fonetica inglese moderna. È qui che infatti che si verifica il
primo processo di cambiamento qualitativo delle vocali lunghe inglesi, noto a noi
come Great Vowel Shift. Come ogni altro processo linguistico rivoluzionario, il
GVS non è da considerare come un insieme di cambiamenti isolati e improvvisi.

5
Tutti i precedenti cambiamenti quantitativi avvenuti nei secoli precedenti hanno
infatti giocato un ruolo significativo decidendo in un certo senso qualora una
vocale dovesse andare incontro al GVS o meno.
Il GVS si basa sul concetto di “spostamento a catena” ovvero un
innalzamento generale di tutte le vocali lunghe a eccezione delle due vocali alte /i/
e /u/, che non potendo essere ulteriormente innalzate, vennero dittonghiate in
/ai/, /au/. Storicamente il GVS si suddivide in due fasi: la prima (1400-1500) ha
interessato prima le due vocali chiuse /i:/ /u:/ e poi la vocale medio-chiusa /e:/ /o:/
mentre la seconda (1550-1640) ha interessato la vocale anteriore aperta /aː/ e le
vocali semiaperte /ɛː ɔː/.

Il terzo capitolo è dedicato infine a quella che dal sec. XIX viene definita
come pronuncia standard dell’inglese britannico. Storicamente indicato col
termine Received Pronunciation, questo modo di pronunciare le parole iniziò a
svilupparsi verso la fine del sec. XVIII come un normale socioletto parlato
dall'alta borghesia nel sud est dell'Inghilterra e in epoca imperiale divenne ben
presto simbolo di autoritarismo e mantenimento del potere. Nella prima metà del
XX secolo si assiste alla golden age dell’RP causata in parte delle guerre e in
parte dal ruolo che la BBC rivestiva in quegli anni. A partire dagli anni Sessanta,
complice anche una più ampia accettazione delle lingue regionali nella sfera
pubblica, la pronuncia RP, in particolare la forma conservatrice, entra in una fase
di decadenza risultando sempre meno accettata dalla società britannica in continua
evoluzione.
In tempi moderni, ha preso piede in Inghilterra una nuova versione dell’RP
denominata "General British" o anche "Modern RP" e "Southern Standard
Pronunciation". Ciononostante, i principali dizionari di inglese britannico tendono
ancora a riportare nella trascrizione IPA delle parole una versione obsoleta
dell’RP, non rispecchiando in tal modo l'effettiva pronuncia moderna della lingua.
L'insieme dei cambiamenti che rendono le vocali RP moderne così diverse
da quelle riportate nei dizionari può essere riassunto in un nuovo fenomeno

6
chiamato Anti-clockwise Vowel Shift. Come suggerisce il nome, tale fenomeno
descrive un nuovo spostamento generale delle vocali avvenuto in senso antiorario
all’interno del trapezio vocalico.

7
CAPITOLO 1

1.1 Fonetica e fonologia

Quando parliamo di fonetica ci riferiamo a una delle sette discipline cardine


della linguistica che sono fonetica, fonologia, sintassi, semantica, pragmatica e
lessicologia. Il loro studio si estende in un determinato campo di applicazione
della linguistica e quello della fonetica assieme a quello della fonologia riguarda il
sistema dei suoni delle varie lingue.
Quella della fonetica in particolare è la disciplina che si occupa dei foni che
sono la concreta realizzazione di un qualsiasi suono del linguaggio e non tiene
conto della loro capacità di distinguere i significati delle parole. La fonologia,
d’altra parte agisce su un piano astratto in quanto studia i fonemi ovvero i suoni
presenti nelle lingue umane che contribuiscono alla formazione significati distinti
delle parole. Da un punto di vista meramente tecnico la trascrizione dei foni detta
trascrizione fonetica avviene all’interno di parentesi quadre mentre quella dei
fonemi, nota come trascrizione fonologica avviene invece entro parentesi oblique.
Tuttavia, le due discipline non devono essere considerate agli antipodi ma
come le facce della stessa medaglia. I fonemi, infatti, non sono che la concreta
realizzazione dei foni e, ciascun fonema ha la sua realizzazione in uno o più foni.
Quando si è in presenza di più foni per la realizzazione di un singolo fonema si
parlerà di allofoni di un fonema. Ad esempio, in [‘gwεrra] e [‘gwεRRa], [r] (r
vibrante alveolare) e [R] (r vibrante uvulare) sono due diverse realizzazioni del
fonema /r/ e dunque sono allofoni del fonema /r/. Esiste a riguardo una prova che
ci permettere di identificare un fono in quanto fonema, la cosiddetta prova di
commutazione. Quest’ultima consiste nel sostituire un singolo fono all’interno di
una parola verificando dunque che quest’ultima cambi o meno di significato.
Qualora il singolo fono alteri il significato della parola originale si parlerà di
fonema. La caratteristica principale di un fonema è infatti quella di poter formare
una o più coppie minime ovvero coppie di parole che si differenziano di
significato per la presenza di un solo fonema.

8
Ad esempio, le parole /tetto/ e /detto/ sono una coppia minima in quanto la
differenza del loro significato risulta dallo scambio tra il fonema /t/ e il fonema
/d/.
Per anni c’è stato il tentativo di rappresentare i fonemi mediante l’uso dei grafemi
ma, data la ricchezza del sistema fonemico rispetto a quello grafemico è risultato
che in molti casi la corrispondenza fra grafemi e fonemi potesse non essere
biunivoca. Per questo motivo nell’Ottocento nasce la necessità di creare un
inventario alfabetico che rappresentasse i suoni o foni delle lingue nelle
trascrizioni fonetiche, l’IPA (International Phonetic Alphabet). Quest’ultimo è il
frutto del lavoro di un gruppo di linguisti britannici e francesi tra cui occorre
ricordare Paul Passy, Henry Sweet, Wilhelm Viëtor e Otto Jespersen che riunitosi
a Parigi nel 1886 diede vita all’ Associazione fonetica internazionale.
L’IPA si basa sull’alfabeto latino e su quello greco ma include anche lettere
e simboli aggiuntivi necessari data la vastità di suoni possibili nelle lingue.
Esso, inoltre, si fonda su una serie di presupposti teoretici inerenti al linguaggio e
alla propria analisi1:
1. Alcuni aspetti del discorso sono linguisticamente rilevanti, mentre altri (come
la qualità della voce dell’individuo) non lo sono.
2. Il discorso può essere descritto da sequenze di segmenti fonetici e ciascun
segmento è caratterizzato dalla propria articolazione.
3. I segmenti si suddividono in due categorie principali, vocali e consonanti.
4. Oltre che in segmenti fonetici il discorso può essere anche suddiviso in tratti
soprasegmentali, aspetto della linguistica di cui si occupano discipline come la
prosodia e l’intonazione.

1
Cambridge University Press, Handbook of the International Phonetic Association, Cambridge
University Press, Cambridge, 1999, p. 3

9
1.2 Consonanti dell’IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale)

All’interno della tabulazione IPA, consonanti e vocali vengono


rappresentate all’interno di grafici distinti che riflettono le diverse caratteristiche
delle due categorie segmentali.
Per quanto riguarda le consonanti, queste ultime vengono distinte all’interno
dell’IPA in consonanti polmonari o egressive e consonanti non polmonari o
ingressive e sono rappresentate all’interno di due tabelle, così come rappresentato
nella fig. 1.1 e fig. 1.2.

Figura 1.1 – Rappresentazione grafica delle consonanti polmonari dell’IPA

Figura 1.2 - Rappresentazione grafica delle consonati non polmonari più altri simboli
dell'IPA

10
Una consonante è detta polmonare poiché prodotta grazie un rilascio di aria
proveniente dai polmoni. Come evidente nella fig. 1, la tabella delle consonanti
polmonari racchiude la maggior parte delle consonanti IPA ed è costituita da righe
e colonne. Le colonne rappresentano la classificazione delle consonanti in base al
luogo di articolazione, ovvero il punto dell'apparato fonatorio in cui la consonante
è prodotta e si dividono in consonanti bilabiali, labiodentali, dentali, alveolari,
postalveolari, retroflesse, palatali, velari, uvulari, faringali e glottali.
Le righe distinguono invece le consonanti in base al modo di articolazione,
ossia la modalità in cui essa viene prodotta e si dividono in consonanti occlusive,
nasali, vibranti, monovibranti, fricative, fricative laterali, approssimanti e
approssimanti laterali.
Oltre al luogo e al modo di articolazione esiste anche la fonazione,
parametro di classificazione delle consonanti relativo alla sonorità o alla sordità
del fono2. Vengono definite sonore le consonanti il cui suono viene accompagnato
dalla vibrazione delle corde vocali, sorde invece le consonanti articolate senza far
vibrare le corde vocali.
I termini 'bilabiale' e 'labiodentale' indicano che la consonante viene
prodotta attraverso la giustapposizione del labbro inferiore contro il labbro
superiore o contro i denti incisivi superiori.
A seguire, le consonanti dentali, alveolari e postalveolari si possono
racchiudere in un’unica categoria ovvero quella delle consonanti con articolazione
dentale-alveolare per la cui articolazione viene coinvolto l’organo della lingua.
Una consonante dentale viene prodotta accostando la punta della lingua,
tecnicamente chiamata articolatore attivo ai denti incisivi superiori, in modo che
l'aria, costretta dall'ostruzione, produca un’esplosione nella sua fuoriuscita. Di
conseguenza, una consonante alveolare verrà prodotta accostando l’articolatore
agli alveoli (piccole escavazioni del margine della mandibola e della mascella
nelle quali s’impiantano le radici dei denti 3) dei denti incisivi superiori mentre una

2
G. L. Beccaria, Dizionario di linguistica, Einaudi, Torino, 2004, p. 230
3
https://www.treccani.it/enciclopedia/alveolo/#:~:text=A.,impiantano%20le%20radici%20dei
%20denti

11
consonante postalveolare accostando la parte anteriore della lingua alla parte
anteriore del palato, situata subito dietro gli alveoli.
Quando parliamo invece di consonante retroflessa o cacuminale, la punta
della lingua va sì a toccare la parte anteriore del palato come nel caso delle
consonanti postalveolari ma subisce anche un cambiamento della posizione
iniziale che adesso risulta leggermente piegata all’indietro.
A seguire, una consonante palatale viene articolata accostando il dorso della
lingua al palato, la consonante palatale è ad esempio molto diffusa in italiano nella
pronuncia della lettera L trascritta col fonema /λ/.
Quando il dorso della lingua viene accostato al cosiddetto velo del palato,
anche detto velo palatino (formazione muscolo-membranosa che prolunga
dorsalmente la volta del palato4) allora parleremo di consonante velare.
Un esempio molto diffuso di consonante velare è la nasale velare
rappresentata col simbolo [ŋ]. In italiano è un allofono che ritroviamo quando in
una parola è presente una N seguita da una in [k] e [ɡ] come negli esempi:
àncora che si scrive /’aŋkora/;
lunghezza che si scrive / /luŋ'get:sa/

Nell’inglese con pronuncia RP o semplicemente parlato esclusivamente


nella zona a sud 5di Londra la consonante nasale velare la troviamo ad esempio
alla fine di tutti le parole che terminano in -ING o delle parole composte dal
“thing”.
going che si pronuncia /ˈgəʊɪŋ/
playing che si pronuncia /ˈpleɪɪŋ/

4
https://www.treccani.it/vocabolario/palatino1_%28Sinonimi-e-Contrari%29/
5
diversamente accade nel nord Inghilterra dove spesso nella pronuncia delle parole terminanti in -
ING generalmente viene aggiunta una /g/ in più dopo la /ŋ/ che spesso prosegue con la vocale
successiva, oppure nell’area di Londra dove molti speaker tendono a pronunciare le parole
composte da “thing” aggiungendo una /k/ dopo la /ŋ/:
EVERYTHING diventa /ˈevrifɪŋk/; ANYTHING diventa /ˈenifɪŋk/; SOMETHING diventa
/ˈsʌmfɪŋk/. https://pronunciationstudio.com/the-ng-sound/

12
La terzultima e penultima colonna sono dedicate alle consonanti uvulari e
faringali ossia quelle consonanti che vengono articolate accostando il dorso della
lingua all'ugola (prolungamento verticale del margine inferiore del velo palatino 6).
Queste due vengono articolate rispettivamente accostando la radice della lingua
alla parete posteriore della faringe e accostando la radice della lingua alla parete
posteriore della faringe. Ciononostante, queste due categorie di consonanti non
sono presenti nella lingua inglese motivo per cui non verranno riportati esempi.

L’ultima colonna è la colonna delle consonanti glottali o glottidali ovvero


quelle consonanti che vengono articolate nella glottide, e non nella cavità orale,
mediante l’accostamento dei due margini di quest’ultima7.
La consonante glottale fra le più caratteristiche dell’inglese britannico
standard e di alcuni accenti regionali in particolare del “cockney” è l’occlusiva
glottidale sorda anche conosciuta comunemente come pausa glottidale (in inglese
glottal stop), rappresentata nell’IPA col simbolo [ʔ].
Essa è considerata come un allofono del fonema /t/ e si ottiene chiudendo
nella glottide le corde vocali per fermare il flusso dell'aria e poi immediatamente
riaprendole, come riportato negli esempi:
bottle /ˈbɒtəl/ “bottiglia” diventa /ˈbɒʔəl/
football /ˈfʊtbɔːl/ “calcio” diventa / ˈfʊʔbɔːl/
button /ˈbʌtən/ "bottone" diventa /ˈbʌʔn̩ /

Passando alla classificazione delle consonanti relativa modo di


articolazione, una consonate occlusiva (in inglese “plosive”) anche detta esplosiva
è una consonante che viene generata mediante la chiusura totale del flusso d'aria a
livello della bocca, della faringe o della glottide, a
Una consonate nasale così come suggerisce il nome è una consonante che
durante l’articolazione subisce una risonanza nelle fosse nasali piuttosto che nella
cavità orale.
6
https://www.treccani.it/vocabolario/ugola/
7
https://www.treccani.it/vocabolario/glottidale/

13
A seguire, in fonetica articolatoria una consonate vibrante (in inglese “trill”)
viene prodotta mediante una occlusione parziale e intermittente del canale orale
che si interrompe e ripristina velocemente più volte riproduce così un suono
periodico.
Nel caso in cui l’occlusione dovesse verificarsi un’unica volta parleremo di
consonante monovibrante.
Nella linguistica inglese esistono inoltre due categorie di consonanti
particolari, le consonanti “flap” (tradotto in italiano come “vibratili”) e le
consonanti “tap” (tradotto in italiano come “vibranti”).
In entrambi i casi l’articolazione prevede un breve contatto tra l’articolatore
attivo (la punta della lingua) e la cresta alveolare. Esse differiscono dalle
consonanti occlusive in quanto vi è poco o nessun accumulo di pressione dell'aria
nel luogo di articolazione8. Molti esperti del settore, tra cui Lindau (1985) non
fanno alcun discernimento fra i due termini. Tuttavia, il fonetista americano Peter
Ladefoged sostiene che c’è una sostanziale differenza fra le due consonanti. Egli
afferma che la consonante “tap” è un suono per cui si verifica un breve contatto
tra gli articolatori spostando l'articolatore attivo direttamente verso la zona
interessata (alveolare o dentale)9 ed è considerabile monovibrante in quanto
parliamo di una singola occlusione. Diversamente, la consonante “flap” è un
suono per cui avviene un breve contatto fra gli articolatori spostando l’articolatore
attivo tangenzialmente alla sede del contatto in modo tale che esso colpisca di
passaggio la cresta alveolare10. Un esempio di consonante vibrante (in inglese
“tap”) è la monovibrante alveolare /ɾ/ dello spagnolo caro [̍ kaɾo] ovvero costoso.
La consonante vibratile è invece diffusissima nell’inglese americano come
allofono di /t/ o di /d/ quando la T è intervocalica e viene riportata col simbolo [ᴅ]
così come negli esempi:
city /ˈsɪti/ (città) diventa /ˈsɪᴅi/

8
Zue V. W. & Laferriere, M, Acoustic study of medial /t,d/ in American English, Journal of the
Acoustical Society of America, 1979 pp. 66. 1039–1050.
9
P. Ladefoged, I. Maddieson, The Sounds of the World's Languages, Blackwell Publishers,
Cambridge (MA), 1996 pp. 230. 231
10
Ibidem

14
latter /ˈlætər/ (ultimo) diventa /ˈlæᴅər/
ladder /ˈlædər/ (scala) diventa /ˈlæᴅər/

All’interno della Fig. 1.3 i tracciati radiografici dell’articolazione della


vibratile alveolare americana (flap) e della vibrante dentale spagnola nelle parole
water e Iberica registrati nel 1972 dai linguisti Michel Monnot e Michel Freeman
mostrano una chiara differenza nell’articolazione della lingua fra lo speaker
americano e quello spagnolo.

Figura 1.3 - Tracciati radiografici dell’articolazione della vibratile alveolare americana


(flap) e della vibrante dentale spagnola nelle parole water e Iberica.

Come indicato dalla freccia del primo tracciato, l’articolatore attivo dello
speaker americano, durante l’articolazione della consonante “flap” compie un
breve innalzamento seguito da una breve ritrazione (articolazioni iniziali che
purtroppo non vengono ripresi dal tracciamento) prima di compiere uno
spostamento che invece viene ritratto dal tracciamento. Diversamente, il secondo
tracciato illustra chiaramente che la consonante “tap” dello speaker spagnolo non
comporta alcuna sostanziale anticipazione, ma ha invece un rapido movimento
ascendente e poi discendente della punta della lingua11.

11
A. Monnet, M. Feeman, A comparison of Spanish single-tap /r/ with American /t/ and /d/ in
post-stress intervocalic position. In Valdman A. (ed.), Papers in Linguistics to the memory of
Pierre Delatte, De Gruyter Mouton, The Hague, 1972 pp. 409-416

15
Procedendo con la classificazione delle consonanti in base al modo di
articolazione troveremo, sempre in riferimento alla Fig.1.1 la riga delle consonanti
fricative, anche dette consonanti spiranti. Si tratta di consonanti la cui
articolazione richiede non una chiusura momentanea (come nel caso delle
occlusive), ma solo un restringimento del canale vocale, tale che la corrente d’aria
passandovi produca un rumore simile a quello di un fruscio 12. Una caratteristica di
queste consonanti è quella di essere continue ovvero prolungabili nel tempo a
differenza delle occlusive.
Come si evince dalla Fig. 1.1, le consonanti fricative risultano essere le uniche
consonati IPA classificate in base al modo di articolazione che possono essere
prodotte in ogni luogo di articolazione. Per tale motivo, convenzionalmente si
tende a suddividere le fricative in tre categorie: fricative sibilanti, fricative non
sibilanti centrali, fricative laterali. Alcuni esempi di consonanti fricative inglesi
sono:
- La “fricativa postalveolare sonora” avente come simbolo ʒ che ritroviamo
in parole come “vision” [ˈvɪʒən] (visione) o “pleasure” [ˈpʰlɛʒɚ] (piacere);
- La “fricativa dentale sorda” avente come simbolo θ che in inglese assieme
alla “fricativa dentale sonora” ð caratterizza il suono del digramma 13 (una
sequenza di due grafemi che all'interno di una lingua identificano
graficamente un fonema indipendente dal valore fonologico singolarmente
assunto dalle lettere che lo compongono) “th” come negli esempi: 1)
“path” [ˈpɑːθ] (percorso) il digramma th è rappresentato dalla fricativa
dentale sorda. 2) “father” [ˈfɑːðə] (padre) il digramma th è rappresentato in
questo caso dalla fricativa dentale sonora.

La penultima riga della tabella delle Fig. 1.1 è dedicata alle consonanti
approssimanti. Come suggerisce il nome, questi foni prevedono un avvicinamento
degli organi articolatori della bocca (labbra, lingua, denti, alveoli, palato) ma non
in modo sufficientemente stretto né con sufficiente precisione articolatoria da
12
https://www.treccani.it/vocabolario/fricativo/
13
https://it.wikipedia.org/wiki/Digramma

16
creare un flusso d'aria turbolento14. Sono consonanti difficili da identificare poiché
si tratta di foni talvolta più vicini a delle vocali e talvolta a delle consonanti
fricative, motivo per possono anche essere definite come semivocali o
semiconsonanti15.
Un esempio di approssimante è sicuramente l’approssimante palatale sonora
rappresentata nell’IPA col simbolo [j] presente in parole inglesi come “yet” [jɛt]
(ancora) o “yesterday” [ˈjɛstərdeɪ] (ieri) o in italiano nella parola piede ['pjɛde].
Una caratteristica fondamentale delle consonanti approssimanti è quella che
esse si articolano sempre e solo con una vocale di appoggio con la quale formano
un dittongo (sequenza di vocale e semiconsonante o semivocale appartenenti alla
stessa sillaba). All’interno del dittongo la vocale funge da centro sillabico, in
quanto possiede maggiore sonorità e può ricevere l’accento mentre la semivocale
o semiconsonante funge da margine sillabico, in quanto è meno intensa e non può
ricevere l’accento.

Infine, l’ultima riga della tabella in considerazione è occupata delle


cosiddette consonanti approssimanti laterali, chiamate in questo modo poiché
durante l’articolazione la lingua va a creare un’occlusione della parte centrale del
canale orale costringendo così l'aria proveniente dai polmoni a defluire sui due
lati, o su uno solo.
La lingua inglese possiede un unico esempio di approssimante laterale
ovvero l’approssimante laterale alveolare rappresentata col simbolo [l]. Questa
consonante, comunemente chiamata “clear l” la ritroviamo davanti a vocali in
parole come light [laɪ̯ t] "luce" e let [lɛt] "lasciare".
Nell’inglese britannico quest’ultimo possiede due allofoni uno dei quali è
l’approssimante laterale alveolare sonora comunemente chiamata “dark l” e
rappresentata col simbolo [ɫ].

14
Ibidem
15
E. Martínez-Celdrán, Problems in the classification of approximants, Cambridge University
Press, Cambridge, 2004, pp. 201-210

17
Diversamente della “clear l”, questo fono lo ritroviamo o davanti a
consonanti o a fine parola come nel caso di parole come “bold” [bəʊɫd]
coraggioso, oppure “bell” [beɫ] campana.

Figura 1.4 – Tracciati radiografici della laterale approssimante alveolare “light L” e


della laterale approssimante alveolare “dark L” nelle parole “light” luce e “apple”
mela.

La differenza dell’articolazione dei due allofoni del fono /l/ è evidente


nella figura 1.4. In entrambi i casi, possiamo notare che l’articolatore attivo, come
avviene con ogni consonante alveolare, tocca la cresta alveolare. Tuttavia, mentre
nel primo tracciato la lingua non compie altri movimenti rimanendo dunque
abbastanza rigida e uniforme, nel secondo tracciato, così come indicato dalla
freccia, il dorso della lingua compie un secondo movimento innalzandosi contro il
velo palatino facendo assumere alla lingua la forma di un cucchiaino. 16 A tal
proposito, l’allofono della “dark L”, caratteristico del SSB (Southern Standard
British) è in continua evoluzione, e, sotto l’influenza del Cockney, sta andando
incontro a un processo di vocalizzazione, di cui parlerò nello specifico all’interno
del terzo capitolo.

16
M. Celce-Murcia, M. Brinton, M Goodwin, Teaching Pronunciation 2nd edition, Cambridge
University Press, Cambridge, 2010, p. 84

18
Ritornando brevemente al grafico riportante le consonanti non polmonari e
altri simboli nella Fig. 1.2, è necessario aprire una parentesi sulle consonanti
affricate. Si tratta di un tipo di consonante costituita da un'occlusiva seguita da
una fricativa, aventi entrambe lo stesso luogo di articolazione. Risulta tuttavia
difficile affermare se e quando una determinata combinazione di occlusiva più
fricativa sia da considerare come una singola affricata oppure come una coppia di
suoni separati e ciò dipende dal fatto che i due foni vengano considerati come
fonemi separati17 o meno.

La lingua inglese possiede due fonemi di affricate, /t͡ ʃ/ e /d͡ ʒ/, spesso scritti
rispettivamente ch e j e li ritroviamo in parole come:
“church” [ʧɜːʧ] chiesa dove la consonante è data dall’accostamento fra l’occlusiva
alveolare sorda [t] e la fricativa postalveolare sorda [ʃ].
“judge” [ʤʌʤ] giudice dove la consonante è data dall’accostamento fra
l’occlusiva alveolare sonora [d] e la fricativa postalveolare sonora [ʒ].

1.3 Vocali dell’IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale)

Dopo aver analizzato le consonanti IPA classificate nella Fig. 1.1 in base al
luogo e modo di articolazione non ci resta che analizzare nel profondo il grafico
IPA dedicato alle vocali raffigurato nella Fig. 1.5.

17
P.Roach, Glossary – A Little Encyclopaedia Of Phonetics, Cambridge University Press,
Cambridge, 2009, p. 8

19
Figura 1.5 – Rappresentazione grafica delle vocali IPA all’interno del trapezio vocalico

Il grafico in questione comunemente chiamato trapezio o diagramma


vocalico è la rappresentazione grafica standard delle vocali IPA, detto ciò, in base
alla lingua presa in considerazione, esso può assumere anche la forma di un
triangolo.
La scelta di adottare il quadrilatero come grafico per la rappresentazione
delle vocali si deve al fonetista britannico David Jones che nel 1917 pubblicò il
primo prototipo all’interno del famoso English Pronouncing Dictionary (EPD),
opera tutt’oggi di notevole importanza.
Il quadrilatero raffigura idealmente la forma della bocca e presenta al
proprio interno e sui lati dei punti cardine all’interno dei quali si individua la
posizione che la lingua assume nella cavità orale durante l’articolazione delle
vocali.
Nel diagramma, la verticalità denota l'apertura o altezza delle vocali 18, e le
classifica in vocali chiuse “close” in cima al diagramma a seguire quasi chiuse

18
P.Skandera, P.Burleigh, A Manual of English Phonetics and Phonology, Gunter Narr Verlag,
Tübingen, 2005, pp. 33-34

20
“near close”, semichiuse “close mid”, medie “mid”, semiaperte “open mid”, quasi
aperte “near open” a terminare con aperte “open” in fondo al diagramma.
La posizione orizzontale, d’altra parte, indica il posizionamento 19 della
lingua all’interno della cavità orale e classifica le vocali in anteriori “front”, quasi
anteriori “near front”, centrali “mid”, quasi posteriori “near back” e posteriori
“back”.
Si noti inoltre che tutti i punti cardine presenti nel trapezio possiedono un
simbolo a sinistra e uno a destra. Si tratta di vocali aventi la stessa articolazione
ma distinte da labializzazione anche detta arrotondamento, ovvero pronunciate
con le labbra sitate in avanti. Le vocali si possono dunque classificare anche in
non arrotondate ([i], [ɪ], [e], [ɛ], [æ], [ɑ], [ʌ], [ə]) e in arrotondate ([u], [ʊ], [o],
[ɔ])20.
Per concludere il discorso sulle vocali dell’IPA è doveroso aprire una
parentesi sui dittonghi (in inglese21 anche detti "gliding vowels”). Questo è il caso
in cui in una determinata lingua avviene una combinazione di due vocali anche
detti monottonghi, costituita da un rapido spostamento da un fono all’altro, che,
dall’ascoltatore viene spesso interpretato come una vocale unica. Come ribadito in
precedenza relativamente alle consonanti approssimanti, i dittonghi sono sequenze
che possono verificarsi non solo fra vocali ma anche fra vocale e semiconsonante
o semivocale appartenenti alla stessa sillaba.
A seconda della posizione delle vocali all’interno della sillaba, i dittonghi si
classificano come ascendenti (in inglese “rising”) o discendenti (in inglese
“falling”).
Un dittongo si dice ascendente se la semiconsonante non accentata è in
prima posizione; quindi, la sonorità aumenta nel passaggio dal primo al secondo
fono come nel caso della parola “yard” /'jɑːd/ cortile, o della parola
“weather” /ˈwɛðər/ clima.

19
Ibidem
20
http://home.cc.umanitoba.ca/~krussll/phonetics/articulation/describing-vowels.html
21
vocali scorrevoli

21
D’altra parte, un dittongo si dice discendente se la semivocale non accentata
è in seconda posizione, quindi la sonorità diminuisce nel passaggio dal primo al
secondo fono come nel caso di “goat” /ˈɡəʊt/ capra o “eye” /ˈaɪ/.
Mentre nelle lingue romanze ritroviamo una grande quantità di dittonghi
ascendenti, tutti i dittonghi dell'inglese sono discendenti, a parte /juː/, che si può
analizzare come [i̯ uː].
I dittonghi discendenti a loro volta, a seconda della posizione dei
monottonghi all’interno del trapezio vocalico si dividono in tre categorie:
dittonghi di chiusura (in inglese “closing diphthongs”) dove il secondo elemento
risulta più alto del primo come nel caso del dittongo [ai].
dittonghi di apertura (in inglese “centering diphthongs”) con il secondo elemento
più basso del primo come nel caso del dittongo [ia]22.
dittonghi di centratura (in inglese “centering diphthongs”) con il primo elemento
più periferico e il secondo più centralizzato. Questo è il caso dei dittonghi [ɪə̯ ],
[ɛə̯ ], [ʊə̯ ] aventi come secondo elemento la scevà /ə̯ / ovvero la vocale più centrale
del trapezio vocalico.

La maggior parte dei dittonghi che ritroviamo nell’inglese contemporaneo


sono il frutto di un processo evolutivo di pronuncia che prevedeva il
dittongamento nella pronuncia di parole aventi in particolare vocali lunghe
avvenuto a partire dal quattordicesimo secolo.
Questo processo linguistico, di cui si parlerà approfonditamente all’interno
del secondo capitolo, prende il nome di grande spostamento vocalico (in inglese
Great Vowel Shift) ed è il motivo storico che spiega uno degli aspetti da sempre
più problematici per i non madrelingua che studiano la lingua inglese: nella lingua
inglese la pronuncia di parole costituite perlopiù da vocali lunghe differisce in
modo così netto dal modo in cui esse sono scritte.

22
D. Crystal, A Dictionary of Linguistics and Phonetics 6th Edition, Blackwell Publishing, 2008,
Oxford, p. 146

22
CAPITOLO 2

2.1 Modalità di approccio: l’importanza dei “lessen-known texts”

Tracciando una linea del tempo e analizzando quelli che sono stati i veri
cambiamenti fonetici è possibile distinguere almeno cinque stadi evolutivi della
lingua inglese: Old English (500 - 1150 d.C.); Middle English (1150 - 1500);
Early Modern English (1500 – 1700); Late Modern English (1700 – 1950);
Present-Day English (1950 – presente).
Dal momento che, per i primi dispositivi atti alla registrazione vocale si
dovrà attendere la fine del diciannovesimo secolo, con le invenzioni
dell’americano Thomas Edison, la domanda che sorge spontanea è la seguente:
“Com’è possibile, in assenza di prove uditive, analizzare e studiare quella che
avrebbe dovuto essere la pronuncia inglese durante il periodo dell’Old, Middle e
Early Modern English?”.
Il celebre linguista David Crystal risponde a questa domanda affermando
che esistono, quattro tipologie di prove23 utili per la ricostruzione della pronuncia
della lingua inglese appartenente ad ere linguistiche precedenti a quella
dell’inglese moderno, e sono:
1) Verificare che la metrica e in particolare le rime di un qualsiasi componimento
poetico, risalente al periodo del Modern English e dell’Early Modern English
funzionino ugualmente utilizzando le pronuncia dell’inglese moderno.
2) Verificare che allo stesso modo funzionino anche i cosiddetti “pun” 24 molto
utilizzati in epoca shakespeariana e da Shakespeare stesso.
3) Verificare lo spelling delle parole. In particolare, nel periodo storico letterario
di Chaucer (seconda metà del quattordicesimo secolo), in cui non esisteva ancora
uno spelling ufficiale, la lingua inglese era caratterizzata dalla presenza di
23
D. Crystal, Old, Middle, Modern: Chaucer as the turning-point in the story of English
pronunciation, YouTube, Bell House Films, 2020 https://www.youtube.com/watch?
v=jISbgvgRTTM
24
una forma popolare di gioco di parole in cui una parola viene sostituita da una parola simile per
creare un effetto umoristico. https://spiegato.com/qual-e-il-ruolo-dei-giochi-di-parole-in-
letteratura.

23
numerosi modi di scrivere le parole che, la maggior parte delle volte, riflettevano
perfettamente il modo in cui le stesse venivano pronunciate, a seconda delle
influenze dialettali. La parola “not”, per citarne una, poteva apparire scritta in
diverse forme più o meno simili fra loro, tra cui nat, noght, nawt, naught, naȝt.25
4) Consultare i commenti e le valutazioni che gli studiosi e i grammatici,
soprattutto in epoca shakespeariana, hanno formulato circa il modo di parlare
della gente e la sua evoluzione nel corso degli anni.

In seguito, lo stesso David Crystal propone la lettura di due tipologie


diverse di opere entrambe scritte in Old English. La prima, in basso riportata, è
l’apertura del poema epico “Beowulf” opera dall’autore anonimo, la cui incerta
datazione viene collocata alla metà del sec. VIII.

Hwæt. We Gardena in geardagum,


þeodcyninga, þrym gefrunon,
hu ða æþelingas ellen fremedon26.

Traduzione in inglese moderno


Hail! We have heard tales sung of the Spear-Danes,
the glory of their war-kings in days gone by,
how princely nobles performed heroes’ deeds27!

Traduzione in italiano
Attenzione! Abbiamo sentito cantare della gloria dei Danesi con l'Asta
e dei re della nazione di tempi passati,
e di quanto eroiche siano state le gesta dei principi!28

25
H.Simon, Chaucer’s Language 2nd edition, Red Globe Press, Basingstoke, 2012, pp. 30
26
apertura del poema epico “Beowulf” (Old English version)
https://www.poetryfoundation.org/poems/43521/beowulf-old-english-version
27
J. McNamara Beowulf, A New Verse Translation, New York, Barnes & Noble, 2005, pp. 10
28
traduzione personale del passo dell’opera

24
La seconda opera, intitolata “Ælfric’s Colloquy” è invece un manoscritto in
prosa dell’abate, scrittore e grammatico anglosassone Ælfric di Eynsham, risalente
al sec. X. Si tratta di una vera e propria conversazione “colloquy” fra un
insegnante di latino e i suoi allevi, monaci novizi, allo scopo di incoraggiarli e
aiutarli ad imparare il latino29.

Figura 2.1 - Una delle quattro copie del manoscritto di Ælfric’s Colloquy trascritta a
Canterbury nella seconda metà del sec. XI.
www.bl.uk/learning/timeline/english/all/aelfriccolloquy-tl.jpg

La copia del manoscritto (fig. 2.1) risale al sec. XI ed è un’opera di assoluta


rarità poiché riporta nell’interlinea una traduzione in Old English; pertanto, è la
prima conversazione in lingua inglese ad essere mai registrata.
[The teacher:] Is þæs of þinum geferum?
[Pupil A:] Gea, he is.
[The teacher:] Canst þu ænig þing?
[Pupil E:] Ænne cræft ic cann.
[The teacher:] Hwylcne?
[Pupil E:] Hunta ic eom.
[The teacher:] Hwæs?
[Pupil E:] Cincges.

29
www.bl.uk

25
Traduzione in inglese moderno
[The teacher:] Is that one of your companions?
[Pupil A:] Yeah, he is.
[The teacher:] Can you do anything?
[Pupil E:] I can do one type of craft30.
[The teacher:] Witch?
[Pupil E:] Hunter I am.
[The teacher:] Whose?
[Pupil E:] The king’s.31

Traduzione in italiano
[Insegnante:] È costui uno dei tuoi compagni?
[Allievo A:] Si, lo è.
[Insegnante:] Sei in grado di fare qualche mestiere?
[Allievo E:] So fare solo un mestiere.
[Insegnate:] Quale?
[Allievo E:] Io sono un cacciatore.
[Insegnante:] Di chi?
[Allievo E:] Del re.32

Il linguista sottolinea quanto complicata sia la comprensione


dell’introduzione del poema epico “Beowulf”, anche per un lettore madrelingua.
Secondo Crystal, ciò che estranea in particolar modo la lingua utilizzata in
Beowulf dall’inglese moderno non è tanto l’elemento grammaticale o la pronuncia
delle parole, ma piuttosto le parole stesse, che denotano una grande ricchezza di
termini germanici, adesso scomparsi all’interno vocabolario dell’Old English.
Il linguaggio della seconda opera¸ Ælfric’s Colloquy, risulta, rispetto alla
prima, molto più comprensibile e prossimo a quello che noi consideriamo inglese

30
work
31
traduzione personale del passo dell’opera
32
Ibidem

26
moderno; ad esempio, le affermazioni in Old English “Gea, he is” e “Hunta ic
eom33” sono quasi identiche alle relative versioni in inglese moderno “Yeah, he
is” e “Hunter I am”34. Tutto ciò è dovuto al carattere dialogico e diretto dell’opera
che rende la lingua molto più naturale e comprensibile rispetto a quella del poema
epico.
Dal paragone di questi due componimenti risulta il proposito di Crystal: invitare i
lettori che si interfacciano per la prima volta a testi composti in una forma di
inglese antecedente a quella moderna a prendere in considerazione quelli che lui
definisce “lesser-known texts”35 , testi meno conosciuti, piuttosto che i grandi testi
letterari.

2.2 Old English: i primi cambiamenti vocalici

L’Old English (abbreviato OE) anche detto in italiano inglese antico o


anglo-sassone è la forma più antica della lingua inglese che, come
precedentemente riportato, ha attraversato e si è evoluta in un arco temporale di
circa 700 anni (500 - 1150 d.C.) nelle aree geografiche che costituiscono l’attuale
Inghilterra e Scozia meridionale.
A livello storico, si inizia a parlare di OE a partire dal sec. V d. C. quando
ebbe inizio un lungo processo di invasione della Britannia da parte delle
popolazioni anglosassoni nord-germaniche e dello Jutland. In precedenza, la
lingua delle popolazioni autoctone delle isole britanniche aveva subito da un lato
delle influenze celtiche, dovute alla presenza dei Celti e d’altra parte delle
notevoli influenze latine, dovute all’arrivo dei Romani nel 43 d. C che però
dovettero abbandonare il territorio nel 410 d. C per difendere l’impero in Europa.
Al loro arrivo, gli anglo-sassoni sostituirono quelle che erano le lingue
parlate nella Provincia Britannia romana (il brittonico comune, la lingua celtica e
il latino) con quattro dialetti che si diversificavano in base ai territori dei regni

33
Ibidem
34
Ibidem
35
Ibidem

27
dell’Eptarchia Anglosassone; tra questi il Sassone Occidentale (West Saxon)
metterà le basi dell’OE in ambito letterario36.

Alla domanda “How do we know what Old English sounded like? 37”,
analogamente con come fatto in precedenza Crystal elabora quattro tipologie di
prove utili per la ricostruzione della fonetica della lingua38 dell’OE e sono:
- Logica alfabetica: È sensato assumere che i monaci missionari abbiano
tentato, in una maniera assolutamente logica di adattare l’alfabeto romano
all’Old English. Di conseguenza questi ultimi avrebbero utilizzato, ad
esempio, la lettera rappresentante il suono m in latino per rappresentare lo
stesso suono in OE. Allo stesso modo essi avrebbero adottato nuove lettere
per rappresentare nuovi foni non appartenenti alla lingua latina che però
ritrovavano nell’OE, come nel caso del nuovo simbolo æ.
- Ricostruzione comparativa: Lavorando a ritroso sugli stadi più antichi
della lingua inglese, come ad esempio i dialetti, è possibile rinvenire delle
somiglianze con l’OE. Tuttavia, le problematiche maggiori nella
ricostruzione restano pur sempre legate al suono delle vocali, in particolare
quelle lunghe, piuttosto che alle consonanti che, nei secoli hanno subito
pochissime variazioni dal punto di vista fonetico.
- Prova poetica: Come riportato in precedenza, la “poetic evidence 39” è una
prova fondamentale per la ricostruzione della fonetica della lingua inglese
così come dell’Old English. Oltre alle rime e al modo di allineare le parole,
gli schemi ritmici ci dicono il modo in cui queste ultime vengono accentate
e dunque, il valore da attribuire a una vocale situata all’interno di una
sillaba non accentata.
- Cambiamenti del suono: È possibile attribuire un valore sonoro ad una
lettera dell’OE diverso da quello attribuito alla stessa nel presente qualora
36
A. Baugh, T. Cable, History of the English Language Fifth Edition, Routledge, London, 2005,
pp. 60–83, 110–130
37
"Come facciamo a sapere come suonava l'inglese antico?" traduzione personale
38
D. Crystal, The Cambridge Encyclopedia of The English Language Second Edition, Cambridge
University Press, Cambridge, 2003, pp. 18-19
39
Ibidem

28
fossimo in grado di fornire una spiegazione che giustifichi quel
cambiamento. Ad esempio, l’equivalente in OE del pronome it era hit
quindi, qualora supponessimo che, come avviene nell’inglese moderno,
quell’acca (h) venisse pronunciata anche in OE, dovremmo di conseguenza
assumere che, in uno stadio più avanzato della lingua, la gente abbia
smesso di pronunciarla e parleremmo in tal caso di cambiamento del suono.
Tale ipotesi, sarebbe ulteriormente giustificata dal fenomeno del dropping
h che avviene nel caso di pronomi non accentati nel parlato dell’inglese
moderno e in particolare nel Cockney: I saw ‘im al posto di I saw him.

Per quel che concerne la storia fonologica dell’Old English, sono due gli
avvenimenti caratterizzanti grazie ai quali, nel periodo del Middle English e poi in
quello dell’Early Modern English la lingua potrà andare incontro ad ulteriori
cambiamenti vocalici che giustificano gran parte della fonetica moderna della
lingua: I-Mutation, fenomeno caratterizzante anche le prime fasi della lingua
tedesca su cui, tuttavia, non mi soffermerò e l’Homorganic Cluster Lengthening.

Prima di entrare nello specifico, è tuttavia importante fare una distinzione fra
quelle che sono le due40 tipologie di cambiamento vocalico a cui una lingua, in
questo caso quella inglese è andata e potrebbe andare incontro nel corso dei
secoli: cambiamento qualitativo, relativo alla posizione della lingua nella bocca
durante l’articolazione vocalica e cambiamento quantitativo, relativo invece alla
durata vocalica (lunga, breve…)
Nell’IPA, inoltre, si ricorre all’utilizzo dei due punti (:), in quanto segno
diacritico convenzionale per indicare che si tratta di una vocale lunga.
Quello dell’Homorganic Cluster Lengthening, traducibile in italiano con la
dicitura allungamento dei cluster omorganici41 e convenzionalmente chiamato L9
è un fenomeno dell’OE che secondo il linguista Luick, avrebbe iniziato a

40
K.Luick, Historische Grammatik der englischen Sprache, Blackwell Publisher, Oxford, 1964,
p.p. 322-323
41
traduzione personale

29
diffondersi durante la seconda metà del sec. VIII. Esso consistette
nell’allungamento delle vocali brevi che precedevano dei cluster42 composti da
una consonante nasale o liquida43 più una qualsiasi consonante occlusiva sonora
fra di loro omorganiche, ovvero prodotte nello stesso luogo di articolazione.
Di conseguenza, i cluster coinvolti in questo allungamento potevano essere:
- ld, - nd, - mb - rd, - rn, - rs, - rl, - rð.

Gli effetti dell’L9, come riportato in basso, sono nella maggior parte dei
casi evidenti nel primo Middle English44 (1150-1500).
Allo stesso tempo è interessante osservare la grande somiglianza fra determinate
parole in OE prima dell’allungamento e la loro versione in lingua tedesca
moderna. Tale somiglianza denota il carattere conservativo del tedesco rispetto a
all’inglese, che, al contrario, nei secoli si è di gran lunga discostato dalla grande
famiglia delle lingue germaniche occidentali sia dal punto di vista morfologico sia
da quello fonologico.

Allungamenti dei cluster omorganici nel OE


OE ME TEDESCO PDE45 ITALIANO

fíndan [fɪndan̩ ] finden [fi: ndən] finden [fɪndən̩ ] find [faɪnd] trovare

42
un gruppo di due o più suoni consonanti pronunciati insieme senza suoni vocalici intermedi
https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/cluster?q=cluster
43
Le consonanti liquide, anche dette liquide, sono una classe di consonanti composta da laterali
come "l" e da rotiche come "r" https://it.wikipedia.org/wiki/Consonante_liquida
44
D.Minkova, A Historical Phonology of English, Edinburgh University Press, Edinburgh, 2014,
p.p. 166-167
45
inglese contemporaneo (Present-Day English)

30
grund [grund] ground [gru: nd] Grund, der [ɡrʊnt] ground [graʊnd] terreno
hund [hund] hound [hu: nd] Hund, der [hʊnt] hound [haʊnd] cane
mild [mild] mild [mi: ld] mild [mɪlt] mild [maɪld] mite
feld [feld] ‘field’ feld [fe: ld] Feld, der [fɛlt] field [fiːld] campo
sund [sund] sund [su: nd] gesund [ɡəˈzʊnt] sound [saʊnd] sano

Come riportato nel grafico, le parole in OE non avendo ancora subito


l’allungamento presentano in ogni caso la vocale breve nella prima sillaba proprio
come le corrispettive tedesche. Per quel che concerne invece l’allungamento
vocalico, quest’ultimo non avviene soltanto nella fonetica del ME ma viene
mantenuto anche nel PDE e nella maggior parte 46 dei casi si manifesta tramite un
dittongamento, frutto del successivo Great Vowel Shift (GVS).

Esistono ovviamente dei casi in cui le vocali non potevano subire questo
primo cambiamento quantitativo e cioè nelle parole aventi un cluster omorganico
preceduto da una consonante liquida (r-l). Tale eccezione la si trova ad esempio
nel termine cildru 47[tʃildru] (bambini) che, a differenza del singolare cild [tʃi: ld]
non presenta alcun allungamento vocalico.

2.3 Middle English: Chaucer e cambiamenti quantitativi

Il periodo storico in cui si è sviluppato il Middle English (abbreviato ME),


in italiano tradotto inglese medio è probabilmente la fase in cui la lingua ha subito
più cambiamenti in assoluto, sia dal punto di vista lessicale sia da quello
fonologico.

46
tranne nel caso di field [fiːld] in cui si assiste ad un prolungamento della consonante /i/
47
differenza conservata anche nella fonetica dell’inglese moderno: child [tʃaɪld] – children [t
ʃɪldrən]

31
Dal punto di vista storico, la conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni nel
1066 fu, in prima linea, responsabile della perdita dell’impronta linguistica
germanica, ampiamente diffusa nell’Old English.
Crystal48 afferma che solo nei primi due secoli di dominio normanno vennero
introdotti nel vocabolario inglese oltre trentamila termini francesi che, fondendosi
con quelli già esistenti della lingua inglese formarono l’anglo-normanno, lingua
delle caste sociali più potenti. È proprio in questo momento che iniziarono a
diffondersi sinonimi di origine latina ancora in uso nell’inglese moderno tra cui:
pig/pork (maiale), chicken/poultry (pollo), calf/veal (vitello), cow/beef (bovino),
sheep/mutton (pecora), wood/forest (bosco), house/mansion (casa),
worthy/valuable (di valore), bold/courageous (coraggioso), freedom/liberty
(libertà), sight/vision (vista/visione), eat/dine (mangiare).

Tralasciando l’aspetto lessicale, il processo di cambiamento quantitativo


delle vocali, iniziato già nell’OE, raggiunse il suo massimo durante nel Middle
English.
La domanda che sorge dunque spontanea è: “Quali sono i fattori che
determinano nel corso della storia i cambiamenti quantitativi delle vocali?”
A tal riguardo, il linguista Minkova49 individua quattro possibili varanti
responsabili:

- variabilità prosodica: tutti gli aspetti relativi all'intonazione, ritmo


(isocronia), durata (quantità) e accento del linguaggio parlato50.
- struttura della sillaba: unità prosodica costituita da un attacco (onset in
inglese), un nucleo, unità contenete la vocale e infine una coda. Le sillabe
si dividono in sillabe pesanti e sillabe leggere. Una sillaba si considera
pesante laddove quest’ultima possiede una vocale lunga o un dittongo

48
Ivi, p. (video D. Crystal)
49
D.Minkova, A Historical Phonology of English, cit., p. 211
50
https://dizionari.repubblica.it/Italiano/P/prosodia.html

32
(CVV) oppure possiede una coda, ovvero termina con una consonante
(CVC), superpesante quando termina con due e più consonanti (CVCC).
- lunghezza della parola: determinata dalla composizione sillabica della
parola, ovvero dal numero di sillabe presenti in una parola. Secondo gli
studi di Lehiste51 esiste una proporzionalità inversa fra numero di sillabe in
una parola e la loro durata: la durata delle sillabe si riduce all’aumentare
del loro numero, ad esempio, la vocale [ʌ] nella parola luck (fortuna) risulta
foneticamente più corto invece in parole come lucky (fortunato) o luckily
(fortunatamente).
- funzione sintattica della parola: laddove parole funzionali anche dette
parole vuote (preposizioni, articoli, congiunzioni, pronomi e gli ausiliari)
sono più deboli dal punto di vista prosodico e di durata più breve rispetto
alle cosiddette parole di contenuto o piene (nomi, aggettivi, avverbi e
verbi).

Due furono i principali cambiamenti quantitative delle vocali nel ME, uno
avvenne a cavallo fra l’Old English e il primo Middle English nel sec. X mentre il
secondo ebbe luogo nel sec. XIII.
Il primo, denominato pre-consonantal shortening52 o comunemente S10 è
invece uno accorciamento vocalico, per la precisione il primo nella storia della
lingua inglese e, risulta particolarmente importante poiché come l’L9 deciderà
qualora una determinata parola andrà o meno incontro al GVS. Esso avveniva:
- quando la vocale lunga precedeva cluster di consonanti non omorganici e
quindi altri da quelli interessati nell’allungamento avvenuto un secolo
prima. Lo schema più stabile riconosciuto che dimostra tale cambiamento
si riferisce alle vocali che precedevano il suffisso derivativo -th o -t, come
riportato nel grafico in basso.

OLD ENGLISH MIDDEL ENGLISH ITALIANO


51
I. Lehiste, Suprasegmentals, MIT Press, Cambridge (Massachusetts), 1970, pp. 220
52
accorciamento preconsonantico, traduzione personale

33
bliths [bli: ths] bliss [blɪs] benedizione (bliss)
dēopþ [de: pθ] depth(e) [dεpθ] profondità (depth)
fylþ [fy: lþ] filth [fılθ] sporco (flith)

A questo schema di accorciamento vocalico iniziato nel primo Middle English


si devono le seguenti coppie di parole nel PDE: dear-dearth, five- fifth, heal-
health, steal- stealth, slow- sloth, thief- theft, weal-wealth con il -th finale mentre
drive-drift, heave-heft, shrive- shrift, weave-weft con la – t finale53.

- quando la vocale lunga precedeva un suffisso in dentale (-te; -de) al


passato nei verbi deboli, come riportato nel grafico in basso54.

OLD ENGLISH MIDDLE ENGLISH PDE


mænte [mæ: ntə] ment(e) [mεnt(ə)] meant (mean)
mētte [me: tte] mette(e) [mεtt(e)] met (meet)
lædde [læ: dde] lædd(e) [lædd(e)] led (lead)

- nel caso di compound storici non più esistenti nella lingua inglese:
OLD ENGLISH MIDDLE ENGLISH PDE
gōd [go: d] [go: d] good
gōd + spel(le)]

53
D.Minkova, A Historical Phonology of English, cit., p. 214
54
Ivi, pp. 215-217

34
[gɔ(d)spəl] gospel
hāliġ [hɒ: lij] [hɔ: li] holy
hāliġ + dæg [hɔlijdæj] holiday
sūþ [su: θ] [su: θ] south
sūþ + erne [sʊðərnə] southern

Successivamente, nel sec. XIII, ebbe inizio prima nel nord Inghilterra e poi
in tutto il territorio il cosiddetto ME Open Syllable Lengthening55 che, come
precedentemente accennato, fu una seconda serie di cambiamenti vocalici
quantitativi avvenuti nel periodo del ME. Tale cambiamento che comodamente
chiamerò L13 fu importante tanto quanto l’L9 e l’L10 poiché anch’esso avrebbe
decretato se e quali vocali avrebbero dovuto subire il GVS nel periodo successivo
dell’Early Modern English. Come suggerisce il nome, si tratta di un cambiamento
che colpì le vocali brevi e accentate presenti in sillabe aperte (ovvero terminanti
per vocale) di parole bisillabiche laddove una singola consonante divideva la
sillaba accentata da quella non accentata56.
OE ME PDE ITALIANO
hópa [hopə] hop(e) [ho: p(ə)] hope sperare
tálu [tɑlə] tal(e) [ta: l(ə)] tale racconto
nósu [nɔzə] nos(e) [nɔ: z(ə)] nose naso
mélu [melə] mel(e) [mɛ: l(ə)] meal pasto
bréca [brekə] brek(e) [brɛ: k(ə)] break rompere

Dallo studio dei cambiamenti vocalici, dovuti all’L13, vari linguisti hanno
formulato delle interessanti osservazioni57:
l’allungamento non poteva interessare le parole monosillabiche aventi la sillaba
chiusa come nel caso dell’aggettivo singolare bláck che, difatti, mantiene tuttora

55
allungamento delle sillabe aperte traduzione personale
56
D. Minkova, The environment for open-syllable lengthening in Middle English, Folia Linguistica
Historica (De Gruyter Mouton), The Hague, 1982, p.29
57
F. E. Pointner, Quantitative Changes of Vowels 3, YouTube, Historical Linguistics, 2020,
min 3:44 https://www.youtube.com/watch?v=0slxTCdEs9Q&t=9s

35
la vocale breve [blæk] nel PDE. Ciononostante, analogamente a come avviene
tuttora nel tedesco, in OE e ME gli aggettivi venivano coniugati al plurale
prendendo la desinenza -e. Di conseguenza, trattandosi di una parola bisillabica
terminante con sillaba aperta, la vocale accentata di blácke58, subì invece
l’allungamento [blɑ:k(ə)] e ciò spiega l’origine del cognome Blake [bleɪk].
Molte parole del PDE pur presentando a livello grafemico l’accostamento
di due vocali nella prima sillaba il quale indurrebbe a pensare al consequenziale
dittongamento nella pronuncia, vengono in realtà pronunciate con la vocale breve.
Questo fenomeno, evidente in parole59 come heaven, weather, leather, heavy
come nel caso precedente, è dovuto alla presenza di una forma singolare e di una
plurale della parola durante l’OE e il ME:

OE ME PDE
héfen (sing.) heven [he: vən] heaven
héfenes (plur.) hevenes [hevənəs] heavens

Come riportato dal grafico, mentre la forma al singolare va incontro all’


L13, quella al plurale, trattandosi di una parola trisillabica, non può subire
l’allungamento e rimane pressocché invariata. Si può dunque asserire che se dal
punto di vista grafemico la lingua a un certo punto ha perso la variante trisillabica
della parola, dal punto di vista fonetico essa l’ha preservata.

Molte parole bisillabiche, contemporaneamente e quasi conseguentemente


all’L’13, hanno subito anche una riduzione di peso della seconda sillaba,
diventando col passare del tempo monosillabiche. Tale perdita, come suggerisce il
nome schwa loss o silent e consistette nella perdita di pronuncia dello scevà [ə]
nelle parole bisillabiche terminanti in -e. A tal proposito, lo studio della linguista
Minkova riporta un risultato incredibile60: nel 90,5% (220 su 243) delle parole

58
forma plurale di bláck in ME
59
nella scrittura IPA presentano la vocale breve [ɛ] al posto delle due vocali ae.
60
D.Minkova, A Historical Phonology of English, cit., p. 223

36
input OE che a causa della schwa loss diventano monosillabiche, la vocale lunga
si
OE ME PDE
Tácan take [tɑ: k(ə)] take [teɪk]
Mácan make [mɑ: k(ə)] make [meɪk]
Nama name [nɑ: m(ə)] name [neɪm]
Smoca smoke [smɔ: k(ə)] smoke [sməʊk]
stabilizza è sopravvissuta, giungendo al PDE.

Nonostante le motivazioni morfologiche e fonologiche di questo fenomeno


siano al giorno d’oggi molteplici e imprecise, l’ipotesi più plausibile è che la
-e finale venisse ortograficamente reinterpretata come un prolungamento della
vocale della precedente sillaba61.
Inoltre, l’aggiunta della silent e nei casi vigeva una giustificazione
etimologica spinse la gente a farlo casualmente anche con parole la cui etimologia
non prevedeva tale aggiunta, come nel caso di:
OE wif > PDE wife; OE hūs > PDE house; OE mȳs > PDE mouse

General Prologue da The Canterbury Tales di Chaucer – Versione in Modern


English62
When April with his showers sweet
The drought of March has pierced unto the root
And bathed each vein with liquor that has power
To generate therein and sire the flower;
When Zephyr also has, with his sweet breath,
Quickened again, in every holt and heath,
The tender shoots and buds, and the young sun
61
F. E. Pointner, Quantitative Changes of Vowels 3, cit., min 12:32
https://www.youtube.com/watch?v=0slxTCdEs9Q&t=9s
62
https://tigerweb.towson.edu/duncan/chaucer/duallang1.htm

37
Into the Ram one half his course has run,
And many little birds make melody
That sleep through all the night with open eye
(So Nature pricks them on to ramp and rage)
Then do folk long to go on pilgrimage

General Prologue da The Canterbury Tales di Chaucer – Versione in Middle


English63
Whan that Aprill with his shoures soote
The droghte of March hath perced to the roote,
And bathed every veyne in swich licour
Of which vertu engendred is the flour;
Whan Zephirus eek with his sweete breeth
Inspired hath in every holt and heeth
The tendre croppes, and the yonge sonne
Hath in the Ram his halve cours yronne,
And smale fowles maken melodye,
That slepen al the nyght with open ye
(So priketh hem nature in hir corages),
Thanne longen folk to goon on pilgrimages.

2.4 Early Modern English: Shakespeare e Great Vowel Shift

Per quel che concerne l’evoluzione della pronuncia dell’inglese, quello


dell’Early Modern English è sicuramente il periodo più decisivo in quanto è qui
che avvengono i principali cambiamenti fonologici responsabili dell’opacità
ortografica64 della lingua. Il Great Vowel Shift o GVS tradotto in italiano Grande
spostamento vocalico, argomento già citato molteplici volte all’interno della
presente, è la dicitura a cui fanno capo tali cambiamenti fonologici.

63
D. Larry; Benson (a cura di) The Riverside Chaucer, Houghton Mifflin, Boston, 1987, pp. 180-
181.
64
Una lingua in cui ad ogni grafema corrisponde un fonema si dice trasparente. Viceversa, quando
a ciascun grafema possono corrispondere più fonemi si parla di ortografia opaca.
https://it.studiopapperini.com/la-lingua-italiana-e-trasparente-e-il-contesto-a-renderla-
opaca.html

38
Questa nuova tendenza iniziò nel tardo Middle English nell’Inghilterra
settentrionale ma, come tutti i fenomeni linguistici, impiegò diversi decenni per
avere un impatto considerevole sulla lingua nei primi decenni del sec. XV.
Nonostante si tratti del primo grande cambiamento qualitativo (relativo al modo di
articolazione della lingua all’interno della cavità orale) delle vocali lunghe della
lingua inglese non lo si può considerare come un cambiamento isolato e
improvviso; gli studi hanno dimostrato infatti quanto quest’ultimo, non possa
prescindere in alcun modo dai cambiamenti vocalici quantitativi precedenti, l’L9
nell’Old English, e l’L13 nel Middle English.
Il primo a studiarlo nel 1909 fu il linguista e anglista danese Otto Jespersen, il
quale affermò65: “The great vowel - shift consists in a general raising of all long
vowels with the exception of the two high vowels /i/ and /u/, which could not be
raised further without becoming consonants and which were diphthongized into
[ai, au]66”

L’innalzamento generale “general rising” descritto da Jespersen interessò


le sette vocali del tardo Middle English raffigurate all’interno del grafico, le quali
avevano subito un allungamento grazie all’ L9 nell’OE o all’L13 nel Middle
English, e giustifica la netta differenza fonologica fra quelle vocali lunghe e la
loro versione del PDE: /ei/ di mate¸ /i:/ di meat e di see, /aɪ/ di bite, /aʊ/ di
out, /əʊ/ di boat e /uː/ di boot.

Vocali lunghe del Middle English


vocali anteriori vocali posteriori
vocali chiuse /iː/ di bite /uː/ di out
vocali semichiuse /eː/ di meet /oː/ di boot
vocali semiaperte /ɛː/ di meat /ɔː/ di boat

65
O. Jespersen, A Modern English Grammar on Historical Principles. Part I: Sounds and
Spellings, Carl Winter’s Universitätsbuchhandlung, Heidelberg, 1909, p. 231
66
“Il grande spostamento vocalico consiste in un innalzamento generale di tutte le vocali lunghe ad
eccezione delle due vocali alte /i/ e /u/, che invece sono state dittongate in [ai, au] poiché qualora
venissero anch’esse innalzate diventerebbero consonanti”. (traduzione personale)

39
vocali aperte /aː/ di mate

Quando nel Novecento si iniziò ad osservare più approfonditamente questo


fenomeno furono due le domande a sorgere spontanee: “Com’è possibile che il
GVS abbia coinvolto tutte le vocali cardinali?” e “tale spostamento si è svolto in
un unico periodo o in periodi differenti?
La risposta alla prima domanda pone le basi sul concetto teorico del chain
shift67 (traducibile in italiano spostamento a catena) per cui il cambiamento nella
pronuncia di un singolo suono vocale (tipicamente, un fonema) è collegato e
presumibilmente determina anche un cambiamento nella pronuncia di altri suoni,
proprio come una reazione a catena. Ciononostante, nel corso degli anni la
domanda: “quale fra le vocali ha subito per prima lo spostamento?” ha dato
origine a una profonda divisione fra due correnti di pensiero differenti:
La teoria di pull chain (traducibile in italiano sollevamento a catena68) ha
origine nel pensiero di Jespersen ed è rappresentata nella figura 2.2. Secondo
Jespersen il GVS ha funzionato in un meccanismo di sollevamento “pulling” a
catena in cui le vocali [i:] e [u:], posizionate nel punto più alto del trapezio
vocalico perché chiuse, hanno subito per prime lo spostamento dittongandosi in
[əɪ] e [əʊ] lasciando così dello spazio per l’innalzamento delle vocali inferiori.
La teoria di push chain (traducibile in italiano spinta a catena69) fu ideata
invece dal linguista Luick e assume che la prima a subire uno spostamento in
avanti sia stata la vocale anteriore /ɑ:/ spingendo poi tutte le altre vocali frontali a
salire fino al dittongamento della [i:] in [əɪ]. Tuttavia, la fragilità di questa teoria,
come riportato nella figura 2.3, sta nel fatto che non è in grado di giustificare 70 lo
spostamento delle vocali anteriori /ɔː/, /oː/ e /uː/.

67
R. Murray, Historical linguistics: The study of language change, Bedford/St. Martin's, Boston,
2001, p. 287
68
traduzione personale
69
traduzione personale
70
D. Crystal, The Cambridge Encyclopedia of the English Language 3rd edition, Cambridge
University Press, Cambridge, 2010, p. 55

40
Figura 2.2 – Rappresentazione del GVS secondo la teoria di “pull-chain” all’interno del
trapezio vocalico.

Figura 2.3 - Rappresentazione del GVS secondo la teoria di “push-chain” all’interno del
trapezio vocalico.
Assumendo che la teoria di pull chain sia la più verosimile, la risposta alla
seconda domanda risulta quasi automatica. Le vocali non hanno subito un unico
ma plurimi spostamenti distinguibili in ben due fasi.
La prima fase è quella che va dal 1400 (Late Middle English) alla prima
metà del 1500 (Early Modern English) ha interessato prima le vocali lunghe
chiuse /i:/ e /u:/ come in time e house e poi le semichiuse lunghe /e:/ e /o:/ come in
see e good.

Prima fase del GVS


Late Middle English Early Modern English Parole
/i:/ <iCe>71 /əɪ/ <iCe> time, nice
71
fra i segni <....> è inserito lo spelling e la C indica la presenza di una consonante

41
/e:/ <ee> /i:/ <ee> beet, see
/u:/ <ou> /əʊ/ <ou> house, mouth
/o:/ <oo> /u:/ <oo> boot, good

La seconda fase del GVS che va dalla seconda metà del sec. XVI fino al
1640 ha interessato invece la vocale aperta /aː/, come in name, e le vocali medio
inglesi aperte /ɛː ɔː/, come in beat and boat.

Seconda fase del GVS


1550 1640 Parole
/æ:/ oppure /ɛ:/ <ea> /e:/ <ea> beat, sea
/a:/ <aCe> /æ:/ oppure /ɛ:/ <aCe> bate, name
/ɔ:/ <oa> /o:/ <oa> boat; coat

Dai grafici riportanti i cambiamenti vocalici avvenuti nelle due fasi del
GVS emergono diverse questioni:
Mentre nel Late Middle English fonologia e ortografia coincidono quasi
sempre (/e:/ = <ee>; /æ:/ = <ea>; /o:/ <oo>…) nell’Early Modern English
l’incongruenza fra queste due inizia ed essere più evidente.
Un altro aspetto risultante da questa prima fase è il fatto che la distinzione
fonologica fra le vocali lunghe si sia conservata. Tuttavia, nel sec. XVIII, alla fine
della seconda fase del GVS le vocali lunghe /e:/ di sea e /i:/ di see diventeranno
entrambe /i:/ grazie a processo di fusione (merging72) vocalico che spiega l’origine
delle coppie di omofoni sea-see, meat-meet, bean-been del PDE.

Nonostante il GVS sia un fenomeno che vede la sua fine verso la prima
metà del sec. XVII successivamente tutte le vocali lunghe (ad eccezione delle

72
F. E. Pointner, The Great Vowel Shift 2, YouTube, Historical Linguistics, 2020, min 3:10
https://www.youtube.com/watch?v=Gq3Xn44SwEo

42
vocali alte /i:/ e /u:/) hanno subito ulteriori spostamenti o dittongamenti fino ad
arrivare all’inglese RP nel Novecento, come riportato nel grafico sottostante.

1600 1700 1950


/æ:/ oppure /ɛ:/ /e:/ /ei/
/e:/ /i:/ /i:/
/i:/ /i:/ /i:/
/əɪ/ /ai/ /aɪ/
/o:/ /ou/ /əʊ/
/u:/ /u:/ /u:/
/əʊ/ /au/ /aʊ/

Sonetto 73 (1609) di William Shakespeare


That time of year thou mayst in me behold
When yellow leaves, or none, or few, do hang
Upon those boughs which shake against the cold,
Bare ruin'd choirs, where late the sweet birds sang.

In me thou see'st the twilight of such day


As after sunset fadeth in the west,
Which by and by black nightdoth take away,
Death's second self, that seals up all in rest.

In me thou see'st the glowing of such fire


That on the ashes of his youth doth lie,
As the death-bed whereon it must expire,
Consum'd with that which it was nourish'd by.
This thou perceiv'st, which makes thy love more strong,
To love that well which thou must leave ere long.

43
Sonetto 73 (1609) di William Shakespeare – trascrizione fonetica73
ðæt təɪm əf jeːr ðəʊ mεːst ɪn miː bɪ' hoːld
wen jeloː leːvz, oːr nʊn, fjuː, duː hæŋ
ə' pɑːn ðoːz bəuz witʃ ʃεːk ə' gεːnst ðə koːld
bεːr ruːɪnd kwəɪrz, weːr lεːt ðə swiːt bɪrdz sæŋ.

ɪn miː ðəʊ siːst ðə twəlləɪlt əf sʊtʃ dεː


əz æftər sʊnset fεːdəθ ɪn ðə west.
wɪtʃ bəɪ ənd bəɪ blæk nəɪt dʊθ tεːk ə' wεː
deːθs sekənd self, ðæt seːlz ʊp oːl ɪn rest.

ɪn miː ðəʊ siːst ðə gloː ɪŋ əf sʊtʃ fəɪr


ðaet ɑːn ðiː aeʃɪz əf hɪz juːθ dʊθ ləɪ
əz ðə deːθ bed wεː r ' ɑːn mʊst əks' pəɪr
kən' sjuːmd wɪð ðæt wɪtʃ ɪt wæz nuː rɪʃt bəɪ
ðɪs ðəʊ pər' siːvst, wɪtʃ mεːks ðəɪ luːv moːr strɑːŋ
tuː luːv ðæt wɪtʃ ðəʊ mʊst leːv eːr lɑːŋ.

CAPITOLO 3

3.1 Ascesa e declino della pronuncia RP

In inglese il termine Received Pronounciation (/ɹɪˈsiːvd pɹəˌnʌnsɪˈeɪʃn̩ /) o


comunemente RP indica la pronuncia standard dell’inglese parlato in Gran
Bretagna. Per una serie di motivazioni storicosociali l’RP ha assunto negli anni
anche altre diciture, tra cui le più ricorrenti Queen’s English (in italiano l’inglese
della regina) e BBC English (in italiano l’inglese della BBC).
Nell’Early Modern English, periodo in cui la forma scritta della lingua ha
iniziato ad acquisire un notevole prestigio, l’aggettivo received era stato impiegato
diverse volte ma in contesti altri dalla pronuncia: received form (1542) and
received custom (1597). Il primo a farlo con riferimento alla pronuncia fu il
filologo John Walker74 (1732 – 1807) il quale, con l’aggettivo received non aveva
73
trascrizione personale
74
A. Cruttenden, Gimson's Pronunciation of English Eighth Edition, Routledge, Oxford, 2014, pp.
74-75

44
minimamente l’idea di una pronuncia standard ma indicava semplicemente l’atto
di apportare per iscritto la pronuncia delle parole all’interno del suo Critical
Pronouncing Dictionary (1791).
Un secolo più tardi, altri esperti hanno iniziato ad attribuire un determinato
valore socioculturale alla Received Prounciation; tra questi il fonetista Alexander
Ellis75 che, tuttavia, non riconosce una specifica identità regionale dell’RP:
in the present day we may, however, recognise a received pronunciation [note
no use of capitals] all over the country, not widely differing in any particular
locality, and admitting a certain degree of variety. It may be especially
considered as the educated pronunciation of the metropolis, of the court, the
pulpit and the bar. But in so far as all these localities and professions are
recruited from the provinces, there will be a varied thread of provincial
utterance running through the whole76.
Agli inizi del sec. XX, l’idea che la pronuncia standard della lingua inglese
dovesse essere quella di Londra, il cui dialetto locale era invece il Cockney, si
fece sempre più concreta. A tal riguardo, vale forse la pena di chiedersi come e
perché le autorità in Inghilterra abbiano deciso di adottare la lingua parlata dalla
classe elitaria nella capitale e dintorni.
La risposta77 a tale domanda è di natura storico-sociale ed è strettamente
legata al vasto impero che la Gran Bretagna aveva creato durante la rivoluzione
industriale e nel periodo coloniale. Per oltre un secolo e mezzo l’impero coloniale
britannico, si era enormemente esteso arrivando in terre come Cina e Argentina e
ritrovandosi così a gestire un territorio vastissimo. Una nazione così piccola
poteva permettersi ciò soltanto attraverso una rigida gerarchia basata su principi di
potere e autorità. Uno di questi fu sicuramente l’istruzione e in particolare quella
della prole della classe dirigente che, vivendo all’estero, faceva istruire i propri

75
A. J. Ellis, On Early English Pronunciation, N. Trübner, London, 1869, p. 33
76
“al giorno d'oggi possiamo, tuttavia, riconoscere in tutto il paese l’esistenza una pronuncia
“ricevuta” avente un certo grado di varietà ma che non differisce in nessuna particolare località.
Può essere considerata soprattutto come la pronuncia colta della metropoli, della corte, del pulpito
e della sbarra. Tuttavia, nella misura in cui tutte queste località e professioni sono reclutate dalle
province, vi sarà un variegato filo di parole provinciali che percorrerà l'insieme.” traduzione
personale.
77
J. Daniel, English Pronouncing Dictionary (1st ed.), Dent, London, 1919, p. 120

45
figlio in dei veri e propri collegi elitari privati chiamati ingannevolmente public
schools78. All’interno di queste prestigiose strutture, tra cui ricordiamo l’Eton,
l’Harrow e il Rugby, gli allievi venivano e tuttora vengono educati a comportarsi
in determinate maniere e dal punto di vista linguistico ciò significava adottare un
accento RP79.
Il linguista Daniel Jones, ideatore del trapezio vocalico, con le sue
pubblicazioni An English Pronouncing Dictionary (1917) e An Outline of English
Phonetics è considerabile il padre ideatore dell’inglese RP in quanto fu il primo a
istituire il termine Received Pronunciation per indicare una forma standard
dell’inglese britannico parlato. È importante ricordare, tuttavia, che la
standardizzazione dell’RP non ebbe all’inizio alcun intento di screditare altri
accenti regionali e lo stesso Jones stesso affermerà all’interno di An Outline of
English Phonetics: “I wish it to be understood that other types of pronunciation
exist which may be considered equally good”
Il ventesimo secolo è stato testimone dell’ascesa ma anche del declino
dell’RP o almeno di quello che viene considerato RP conservativo (conservative
RP80).
Inizialmente, comunicazione e cultura di massa agirono a favore della
propagazione dell’RP soprattutto a partire dal 1926 anno in cui ebbero inizio le
trasmissioni radiofoniche della BBC con a capo John Reith. Gimson affermerà nel
198181: “It was no accident that RP became synonymous between the wars with
the term BBC English, for the BBC consciously adopted this type of
pronunciation82”
Un’eccezione venne fatta durante la Seconda guerra mondiale quando per un
breve periodo il notiziario radiofonico della BBC fu letto da Wilfred Pickles, il cui

78
79
il nome originario adottato per riferirsi all’RP era infatti Public School Pronounciation.
80
la forma originaria della pronuncia RP dei primi del sec. XX da non confondere con quella che
era ed è la pronuncia RP dei membri della famiglia reale chiamata da alcuni posh RP.
81
A.C. Gimson, Applied Linguistics 2, Oxford University Press, Oxford, 1981, pp. 250-62
82
“Non è stato un caso che tra le due guerre l’RP sia diventato sinonimo di BBC English, dal
momento che la BBC ha adottato consapevolmente questo tipo di pronuncia” traduzione personale

46
forte accento dello Yorkshire ebbe il compito di confondere l’intelligence nazista
che, d’altra parte conosceva ed era già in grado di comprendere l’RP83.
A partire dagli anni Cinquanta, l’emergere di nuovi elementi culturali quali
movimenti femministi, cultura pop e teenager ha incoraggiato una più ampia
accettazione delle lingue regionali nella sfera pubblica (al forte accento Scouse84
dei Beatles o al Cockeny dei Rolling Stones). Caduti i vecchi principi di autorità
che prevedevano un certo prescrittivismo linguistico, l’RP comincia perdere il
proprio status di lingua standard e addirittura come afferma il sociolinguista Peter
Turdwill85: “Rp speakers are perceived, as soon as they start speaking, as haughty
und unfriendly by non - RP speakers unless and until they don’t demonstrate the
contrary86”
Al giorno d’oggi i dati ufficiali sostengono che soltanto il 3% della popolazione in
Gran Bretagna parla con l’accento RP. Tale affermazione, tuttavia, viene spesso
fatta in assenza di una corretta valutazione e interpretazione del fenomeno
linguistico87: anzitutto, quel 3% può essere corretto soltanto qualora venisse preso
in considerazione il modello del conservative RP, versione datata dell’RP senza
una singola influenza regionale. Rispetto a ciò, un mito da sfatare è quello di
considerare l’RP come una versione assestante della lingua inglese, esente da ogni
sorta di inflessione regionale. La verità è che esso è semplicemente uno dei tanti
dialetti parlati nel sud est Inghilterra. L’RP e il Cockeny in particolare sono due
socioletti88 (varietà linguistiche tipica di una classe sociale) distinti ma allo stesso
tempo assimilabili sul piano fonologico. Col passare degli anni l’RP ha infatti

83
D. Christopher, British Culture: An Introduction, Routledge, London, 1999, pp. 26-27
84
un accento e un dialetto inglese associato a Liverpool e alla contea circostante del Merseyside.
https://en.wikipedia.org/wiki/Scouse
85
P. Trudgill, Sociolinguistics: An Introduction to Language and Society 4 th Edition, Penguin, City
of Westminster, 2000, p. 120
86
“Non appena iniziano a parlare, i parlanti RP vengono visti come altezzosi e ostili dai parlanti
non RP a meno che e fino a quando questi non dimostrino il contrario” traduzione personale
87
A. Cruttenden, Gimson's Pronunciation of English Eighth Edition, cit. p. 78
88
S. Roper, 19th-Century Cockney and RP, YouTube, Simon Roper, 2021
https://www.youtube.com/watch?v=V29OhkbzwuQ

47
assunto un numero crescente di caratteristiche fonologiche 89 un tempo circoscritte
esclusivamente al Cockney.
Ritornando al dato numerico, è importante tenere in conto che, anche solo
il 3%, è una quantità enorme rispetto a quella di qualsiasi altra varietà dell’inglese
britannico poiché qualsiasi altro dialetto raramente verrebbe parlato in maniera
regolare e, qualsiasi modifica tenderebbe solitamente all’RP. Tutto questo
significa che l’RP assume perfettamente il ruolo di common denominator90
(comune denominatore) di ogni varietà di inglese britannico regionale che un
individuo desidera imparare.

3.1 Dall’RP al Southern Standard British: ora di cambiare

Data la premessa, secondo cui l’RP, anche se solo nella fonologia, è a tutti
gli effetti considerabile un socioletto, è assolutamente naturale afferire che, in
quanto tale, esso è costantemente soggetto a cambiamenti. Tali cambiamenti
fonologici denotano un’apertura e, per certi versi, un declassamento dell’RP che,
da essere nella prima metà91 del Novecento la pronuncia “of Southern Englishmen
who have been educated at the great public boarding schools 92” e successivamente
in epoca Thatcheriana93 la pronuncia “spoken by families whose menfolk were or
are pupils at one of the public schools94”, è diventata al giorno d’oggi la lingua
standard parlata dalla classe media nel sud est Inghilterra.
Pertanto, negli ultimi anni hanno preso piede diverse nomenclature in
riferimento ad una versione contemporanea dell’RP: i linguisti Upton, Wells e
Turdgill parlano di Modern RP, altri invece come Gimson, nella sua edizione del
2014 del Gimson's Pronunciation of English, abbandonano definitivamente la
89
J.C.Wells, THE COCKNEYFICATION OF R.P.?, Gunnel Melchers and Nils-Lennart
Johannesson, 1991
90
Ibidem
91
J. David, English Pronouncing Dictionary 2nd Edition, Dent, London, 1924, pp. 82-83
92
“pronuncia degli uomini del sud Inghilterra che sono ricevuto un’educazione presso le grandi
boarding schools” traduzione personale
93
J. C. Wells, Accents of English (Three volumes + cassette), Cambridge University Press, New
York, 1982, pp. 210-11
94
“pronuncia delle famiglie i cui uomini erano o sono alunni di una delle boarding school”
traduzione personale

48
vecchia connotazione di Received Pronounciation (RP) e utilizzano quella di
Southern Standard British (SSB) o di General British (GB). Quanto a
quest’ultima, tale neologismo nasce da un parallelismo col General American95
(GA) tuttavia, la lingua in questione, per quanto meno circoscritta ad una classe
sociale come poteva essere nel sec. XX, non presenta gli stessi caratteri generali
del General American.
Qualunque sia la denominazione, trattasi di un accento la cui fonologia al giorno
d’oggi ha subito una serie di cambiamenti se la si paragona a quello che era l’RP
nel sec XXI.

Nelle seguenti pagine mi occuperò delle variazioni fonetiche delle vocali


verificatesi ad oggi, rispetto ai simboli IPA che, nel 1962 A. Gimson, all’epoca
professore di fonetica dell’University College London ritenne più idonei alla
rappresentazione delle vocali RP. Nonostante si tratti di cambiamenti ormai
completati e ben evidenti nel parlato del SSB, nessuno fra i maggiori dizionari di
inglese britannico (Cambridge English Dictionary, Collins English Dictionary,
Oxford English Dictionary) riporta ad oggi le opportune modifiche alla
trascrizione fonetica che, pertanto, non rispecchia più la vera pronuncia delle
parole.
L’insieme tali cambiamenti è descrivibile in un fenomeno comunemente
chiamato Anti-clockwise Vowel Shift (in italiano spostamento vocalico antiorario)
che comodamente chiamerò AVS. Come riportato nella fig. 3.1, si assiste a uno
spostamento a catena96 (chain shift) antiorario della pronuncia delle vocali
all’interno del trapezio vocalico.

95
quella che viene considerata la variante di inglese standard negli Stati Uniti presentante
caratteristiche tipiche degli stati del Midwest. https://it.wikipedia.org/wiki/General_American
96
vd. capitolo 2.3

49
Figura 3.1 – Rappresentazione dell’Anti-clockwise Vowel Shift all’interno del trapezio
vocalico con esempi

Al fine di renderlo meno confusionario, l’AVS è stato tradotto


graficamente nella tabella in basso che si compone di due colonne principali: la
prima riporta i cambiamenti delle vocali brevi mentre la seconda, relativa alle
vocali lunghe, si divide a sua volta in altre due colonne, una per le vocali seguite
da silent /r/97 e una per i dittonghi.

VOCALI BREVI VOCALI LUNGHE


SILENT /r/ DITTONGHI
PAROLE RP SSB PAROLE RP SSB PAROLE RP SSB
DRESS E ε NEAR ɪə ɪ: FLEECE ɪ: ɪj
TRAP Æ a SQUARE eə ε: FACE eɪ Εj
LOT ɒ ɔ CURE ʊə ɵ: CHOICE ɔɪ Oj
97
è un fenomeno fonetico tipico dell’RP e del SSB che consiste nel non pronunciare il fono /r/
quando quest’ultimo non è susseguito da alcun suono o è immediatamente susseguito da un suono
consonante. Quel fono /r/ viene rimpiazzato o da un dittongamento o da un prolungamento del
suono vocale che precede la silent r. Le lingue in cui si verifica tale fenomeno vengono dette
lingue non rotiche mentre quelle in cui esso non avviene lingue rotiche.
https://it.wikipedia.org/wiki/R_intrusa_e_di_collegamento

50
HAPPY ɪ ɪj THOUGHT ɔː o: PRICE aɪ ɑj
SECRET ɪ ə MOUTH ɑʊ aw
FOOT ʊ ɵ GOOSE u: ʉw
GOAT əʊ əw

Partendo dalle le vocali brevi, la semichiusa /e/ presente nell’RP in parole


come DRESS [dres], ha subito uno spostamento in basso avvicinandosi sempre
più alla semiaperta /ε/. Allo stesso modo, la quasi semiaperta /æ/ di TRAP si è
spostata in basso diventando la vocale frontale aperta /a/. A tal proposito, occorre
aprire una parentesi sulla distinzione fra la vocale /a/ di TRAP e la vocale /ɑ/ di
98
CAR dovuto a un processo di separazione vocalica chiamato trap–bath split o
bath-broadening. Questo fenomeno avvenne nell’inglese RP durante il sec. XIX e
consistette nell’allungamento (broadening) della vocale breve /æ/ quando essa
precedeva:
- le fricative sorde /θ/, /f/, /s/ come in bath, ask e after.
- una consonante nasale seguita fa un’altra consonante come in answer e
demand.
Si può dunque affermare con certezza che la vocale breve TRAP è molto più
antica della vocale BATH e il fatto che il trap–bath split è avvenuto soltanto nel
sec. XIX e nel sud dell’Inghilterra spiega il motivo per cui parole come fast,
advanced, glass, last, castle vengano pronunciate con la vocale BATH nel sud
Inghilterra mentre negli Stati Uniti e nel Nord Inghilterra si è conservata la vocale
TRAP.
A seguire, la vocale aperta posteriore /ɒ/ di LOT, suono distintivo per
eccellenza del SSB è salita restringendosi a /ɔ/ diventando molto simile a vocali
semiaperte presenti nel tedesco in parole come kommen99 e nell’italiano in parole
come posso.
98
B. Kortmann; E. Schneider; K. Burridge, A handbook of varieties of English a multimedia
reference tool, Mouton de Gruyter, Berlin, 2004, pp-105-107
99
G. Lindsey, English After RP: Standard British Pronunciation Today, Palgrave Macmillan,
London, 2019, pp. 29-30

51
La penultima delle vocali brevi descritte nella tabella è la vocale KIT.
Nell’RP quest’ultima era presente in molti contesti come vocale forte e
indipendente e in alcuni di questi è rimasta invariata come in parole come big,
Britain, click, image, Twitter, women. Ciononostante, nel SSB essa è pressocché
scomparsa in tre contesti specifici:
immediatamente prima di un suono vocale in parole come oriental, previous,
studying dove è stata sostituita dal dittongo /ɪj/
a fine parola, come ad esempio in city, coffee, happy, money, movie, taxi anche in
questo caso sostituita dal dittongo /ɪj/.
nelle desinenze -et (interpret, Margaret, secret); -est (biggest, latest); -red (Alfred,
hatred, sacred); -ate (appropriate, graduate, separate) viene sostituito dalla scevà
/ə/
L’ultima riga della colonna descrive lo spostamento della vocale FOOT
che nel SSB ha subito un accentramento diventando così /ɵ/.
Durante l’Early Modern English, la vocale /ʊ/ compariva in tutte le parole aventi
la vocale [u] cut, mud, dust e hundered, come dimostrano molte rime
shakespeariane. In seguito, nel Middle English ebbe luogo una prima restrizione in
quanto alla frequenza di questa vocale, il cosiddetto foot-strut split100. Questo
fenomeno, artefice della scissione della vocale FOOT dalla vocale STRUT,
consistette nella non labializzazione della vocale quasi posteriore quasi chiusa
arrotondata /ʊ/ quando quest’ultima era preceduta da una consonante labiale
come /p/, /f/, /b/, ed era seguita da /l/, /ʃ/ o /tʃ /: /ʊ/ → /ᴧ/. Dal momento che,
anche in questo caso si trattò di un cambiamento che interessò in primis la lingua
del sud del paese, in molti dialetti del nord è rimasta la vocale FOOT anche in
parole che nell’inglese standard richiedono la vocale STRUT come in cut [kʊt],
cup [kʊp], fuck [fʊk].

100
R. Lass, The Cambridge History of the English Language, Cambridge University Press,
Cambridge, 2000, pp. 88–90

52
La maggior parte dei cambiamenti101 presenti all’interno della colonna
centrale descrivono un declino dei dittonghi di centrura102: /ɪə/ di NEAR, /eə/ di
SQUARE e /ʊə/ di CURE.
Dagli anni Sessanta, il dittongo di centratura /ɪə/ si è evoluto nel SSB in
due varianti. La prima variante che, ad esempio, ritroviamo in career risulta in un
allungamento della prima parte del dittongo seguito dalla vocale neutra scevà che
dunque da /ɪə/ diventa /ɪ:ə/ anche scritto /ɪjə/. La seconda consiste semplicemente
nell’allungamento della prima parte del dittongo che da /ɪə/ diventa /ɪ:/ e la
ritroviamo solitamente quando il monottongo [ɪ:] è seguito da una /r/ in parole
come experience, material, period e appearence. Molti speaker nel pronunciare
parole con la vocale NEAR utilizzano entrambe le varianti; in tal caso, come
sostenuto da Wells103, parleremo di parola varisillabica104.
Anche il dittongo di centratura /ʊə/ ha subito nel SSB due tipologie di
variazioni. La prima, evidente in parole come sure, poor, tourist e mourn vede il
rimpiazzamento del dittongo di centratura /ʊə/ con la vocale semichiusa
labializzata anteriore /o:/ prolungata, la stessa che ritroviamo in north e thought.
La seconda è frequente in alcune parole in cui il dittongo è seguito da /r/ come
during, Europe e security e vede il rimpiazzamento del dittongo di centratura /ʊə/
con la vocale centrale di FOOT prolungata /ɵ:/.
Il dittongo di centratura /eə/ dai tempi dell’RP ha subito un processo di
monottongazione che ha portato ad una maggiore apertura della vocale,
diventando così /ε:/. Tale vocale ha la stessa qualità della vocale di dress e la
ritroviamo in parole come square, there, where e wear. Per concludere, lo
spostamento della vocale lunga di THOUGHT /ɔ:/ ha fatto sì che essa si
innalzasse a /o:/, rendendo così omofone le coppie saw-sore e caught-court che,
nel General American risultano invece distinguibili nella pronuncia.

101
G. Lindsey, English After RP: Standard British Pronunciation Today, cit. pp. 47-51
102
vd. capitolo 1.2
103
J. C. Wells, Accents of English 2: The British Isles, Cambridge University Press, Cambridge,
1986, p. 361
104
parola che dal punto di vista fonologico può variare nel numero di sillabe.

53
Per quel che concerne l’ultima colonna è possibile affermare che se da un
lato tutti i dittonghi hanno subito un cambiamento nella parte finale, non in tutti i
casi la prima vocale del dittongo è andata incontro all’Anti-clockwise Vowel Shift.
Partendo dai due estremi del trapezio, differentemente da come riportato dalla
trascrizione RP che le descrive come due vocali lunghe/i:/ /u:/, le vocali FLEECE
e GOOSE si comportano come due semi-dittonghi105 /ɪj/ /ʉw/, in cui il secondo
elemento del dittongo è in entrambi i casi un approssimante (glide106) e per la
precisione una semiconsonante, /j/ /w/. Le vocali FLEECE le ritroviamo in parole
come east, green, people, previous, reader, recent, see, team, these, these, TV,
week.Le vocali GOOSE le ritroviamo invece in parole come do, include, move,
music, news, school, trough, too/two, use, view, who, blue.
Un aspetto interessante di tali vocali è che esse si comportano più come
dittonghi quando sono accentate a fine frase in quanto l’approssimante si
comporta più come una semivocale che come una semiconsonante:
- Nella frase Where can they be? laddove il dittongo finale /ɪj/ si avvicina
molto al dittongo /eɪ/.
- Nella frase I don’t know what to do laddove il dittongo finale /ʉw/ si
avvicina molto al dittongo /əʊ/.
In aggiunta, la vocale GOOSE /ʉ/, quando nel SSB è seguita da una dark
l107 [ɫ] tende a compiere un ulteriore arretramento che la riavvicina molto al suono
RP:
SSB Prima della ɫ (pool)
GOOSE ʉw u, o

Molti speaker giovani tendono, inoltre, ad utilizzare la vocale arretrata di


GOOSE anche in quelle parole aventi la vocale THOUGHT preceduta da dark l,

105
vd. capitolo 1.2
106
Ibidem
107
vd. capitolo 1.1

54
formando così delle coppie omofone di parole come: pool-Paul; cool-call; fool-
fall108.
RP SSB
FACE eɪ ej
PRICE aɪ ɑj
CHOICE ɔɪ oj
Il discorso è simile per i dittonghi FACE, PRICE e CHOICE.

Il primo cambiamento di questi dittonghi colpisce la prima vocale e segue


il pattern dell’AVS: la semichiusa /e/ di FACE diventa una semiaperta /ε/, la
vocale aperta frontale /a/ di PRICE subisce un arretramento diventando la vocale
posteriore labializzata /ɑ/ e la semiaperta posteriore /ɔ/ si chiude innalzandosi a
/o/. Il secondo cambiamento colpisce il secondo monottongo che, come nel caso
di FLEECE, diventa molto più teso e viene per questo riportato con
l’approssimante /j/.
Concludendo, così come avvenuto con la vocale di FLEECE, le vocali di
MOUTH e GOAT, non hanno subito l’AVS in quanto in entrambi i casi la qualità
della prima vocale del monottongo è rimasta pressoché invariata. Come nel caso
del dittongo GOOSE, il cambiamento ha interessato invece il secondo
monottongo che nell’RP era la vocale lassa /ʊ/ diventato poi nel SSB la semi-
consonate tesa /w/, per cui:
RP SSB

MOUTH aʊ aw

GOAT əʊ əw

108
si noti come il cantante e compositore Ed Sheeran nella canzone Thinking Out Loud nel cantare
la frase “people fall in love” pronunci in realtà “people fool in love”.
https://www.youtube.com/watch?v=lp-EO5I60KA

55
Conclusioni

Il lavoro svolto si è sviluppato intorno al seguente quesito: “È possibile da


non madre lingua avvicinarsi concretamente alla lingua target dal punto di vista
fonetico?”
Prendendo in analisi la lingua inglese, e in particolare la lingua inglese
britannica emerge immediatamente una caratteristica fondamentale e cioè la non
trasparenza fra fonemi e grafemi laddove lo stesso fonema può essere
rappresentato da diversi grafemi singoli o da loro combinazioni. L’inglese conta
40 fonemi diversi rappresentabili da oltre 1110 grafemi e combinazioni
grafemiche possibili. Se si considera ad esempio la prima lettera dell’alfabeto, al
grafema a corrispondono il fonema /æ/ di cat, il fonema /eɪ/ di game, il fonema
/ɔ:/ di water, il fonema /ɑ:/ di car e il fonema /ə/ di american. Tale caratteristica è
senza alcun dubbio, la prima motivazione per cui, la pronuncia rappresenta quasi
sempre l’ostacolo più grande da superare per un non madrelingua alle prese con
l’inglese.

Il primo capitolo ha avuto come obiettivo quello di fornire un’introduzione


completa all’alfabeto fonetico internazionale dell’inglese britannico. Nello
specifico, sono stati descritti gli aspetti fono-articolatori di tutte le consonanti e
vocali inglesi, anche non appartenenti alla lingua standard. Il paragrafp dedicato
alle vocali è particolarmente importante in quanto illustra al proprio interno il
trapezio vocalico, modello grafico di riferimento per lo studio dell’evoluzione
delle vocali in tutti i periodi storici della lingua.
All’interno del secondo capitolo sono stati osservati da vicino quelli che
sono stati dal periodo dell’Old English a quello dell’Early Modern English i
cambiamenti fonologici che hanno interessato l’inglese. I cambiamenti persi in
esame sono quelli subiti dalle vocali e in particolare dalle vocali lunghe.
Dallo studio delle fonti scritte a noi disponibili (testimonianze dei
grammatici, testi dialogici come Ælfric’s Colloquy appartenente al periodo

56
dell’Old English, puns e componimenti poetici come General Prologue nel
Middle English e Sonetto 73 nell’Early Modern English) si può infatti giungere a
due conclusioni.
La prima è che la maggior parte dei cambiamenti fonetici verificatosi
dall’Old English ai giorni nostri hanno interessato soprattutto le vocali lunghe
piuttosto che le vocali brevi e le consonanti: le vocali brevi in OE di ænig e cræft
non variano molto dalla loro versione in inglese moderno any e craft.
La seconda conclusione è che i cambiamenti più radicali della fonologia
inglese hanno avuto luogo dal periodo dell’Old English (500 d.C.) al Grande
spostamento vocalico a cavallo fra il Late Middle English e l’Early Modern
English (1400) e che dunque gli ultimi 400 anni di storia non hanno testimoniato
grandi variazioni dal punto di vista fonetico.
A riprova di ciò una terza riflessione è che, in materia di cambiamenti
fonetici delle vocali, risulta assolutamente incompleto prendere in considerazione
soltanto il famoso Great Vowel Shift. Benché si tratti del cambiamento vocalico
più perspicuo in quanto colpisce la qualità delle vocali, i cambiamenti vocalici
quantitativi precedenti quali l’Homorganic Cluster Lengthening e il pre-
consonantal shortening nell’OE così come l’Open Syllable Lengthening
verificatosi nel ME non sono da considerare meno importanti poiché hanno in
ogni caso determinato quali parole dovessero mantenere la vocale lunga per poi
subire nel sec. XV il GVS.

La lettura del terzo capitolo, inerente ai cambiamenti fonetici avvenuti in


epoca moderna e contemporanea, offre due spunti di riflessione di natura etico-
morale. La prima riflessione gira intorno alla seguente domanda: “nell’epoca
dell’accettazione del sec. XXI è necessario parlare ancora di pronuncia standard?”
La necessità di stabilire una pronuncia standard dell’inglese britannico
nacque verso la fine del sec. XVIII. In un contesto storico-sociale in cui
autoritarismo, piramide sociale e prescrittivismo regnano sovrani l’idea di adottare
una pronuncia standard venne ben presto associata a “valori” come livello

57
d’istruzione e buon gusto, così come sostenuto da John Walker nel suo A Critical
Pronouncing Dictionary: “Hence it is, that the vulgar pronunciation of London,
though not half so erroneous as that of Scotland, Ireland, or any of the provinces,
is, to a person of correct taste, thousand times more offensive and disgusting”
Tuttavia, quando nel 1917 venne coniato il termine Received Pronunciation dal
linguista Daniel Jones, venne reso esplicito che, nonostante tale socioletto fosse
circoscritto a determinati contesti linguistici del sud est Inghilterra, non vi era
intenzione di creare nessun tipo di discriminazione sociale o regionale. Una lingua
che fino a poco tempo prima aveva sperimentato così tanti cambiamenti fonetici
che, logisticamente parlando, erano avvenuti in maniera non del tutto omogena
(delle volte partivano dal nord arrivando al sud e viceversa), necessitava di una
pronuncia definitiva standard.
In epoca contemporanea, quando si parla di pronuncia standard, si fa
riferimento a una lingua che assume un determinato accento regionale, ma che
non è più legata a un concetto di distinzione sociale.
Come già ribadito all’interno del terzo capitolo, la percentuale dei parlanti
con una pronuncia standard in Inghilterra si attesta oggi intorno al 3%. Tale
percentuale farebbe pensare ad una caduta in disuso del socioletto e quindi
all’inutilità di una pronuncia standard. Tuttavia, per i non madrelingua la
pronuncia standard continua a ricoprire il ruolo di comune denominatore nello
studio di qualsiasi altro accento inglese britannico.
La seconda riflessione fa riferimento ad una grave carenza da parte dei
maggiori dizionari di inglese britannico moderno. Questi ultimi tendono a
riportare una trascrizione fonetica standard delle parole risalente al 1962 e che non
rispecchia dunque la pronuncia contemporanea di esse. Inoltre, nel caso dei
dizionari in versione digitale, si assiste addirittura ad una incongruenza fra
trascrizione fonetica (datata) e traccia audio esplicativa (contemporanea).
L’enfasi posta su questa osservazione, esattamente come quella sulla
osservazione precedente, ha l’intento di spezzare una lancia a favore dei non
madrelingua, i primi a far riferimento ai dizionari. Per questi ultimi l’imprecisione

58
nella trascrizione fonetica, sommata alla non trasparenza ortografica oggettiva
della lingua inglese, rende ancora più difficile lo studio della pronuncia di questa
lingua.

59
60
Abstract

The IPA (International Phonetic Alphabet) is an alphabet made of


Roman, Greek letters plus other symbols invented in 1886 by a group of British
and French linguists including Paul Passy, Henry Sweet, Wilhelm Viëtor and Otto
Jespersen to put in writing the sounds of a language, technically named phones.
The IPA system comprises different charts representing language vowels and
consonants, which are considered phonetic segments. Consonants are divided into
pulmonic consonants produced with air from the lungs and non-pulmonic
consonants, which are not and are very rare. All pulmonic consonants fall in two
types of articulatory classification: manner of articulation, indicating how a
consonant is articulated, and place of articulation, marking where in the vocal
tract the consonant is articulated.
A third parameter to classify a language consonant is the phonation, according to
which a consonant can be voiced when its articulation is accompanied by the
vibration of the vocal cords or unvoiced if it is produced without causing the vocal
cords to vibrate.
The IPA vowel diagram is the so-called vowel trapezium. First published in 1917
by the British phonetician Daniel Jones, it is a schematic arrangement of vowels
whose trapezium shape is to represent the one of a mouth idealistically and whose
vowels distribution on its sides and within its area is to indicate precisely the
position the tongue assumes in the mouth when it articulates a vowel. The
diagram’s verticality denotes the opening of vowels; therefore, there are close,
close-mid, open-mid and open vowels at the bottom of the diagram. On the other
hand, horizontality indicates the back-and-forth movements the tongue makes
during the articulation; therefore, there are front, near front, mid, near back and
back vowels. Moreover, in most places, the cardinal vowels are paired with a dot
in the middle: the vowel on the right represents a rounded vowel (in which the lips
are rounded) while the left is its unrounded counterpart.

61
At last, the IPA system includes the diphthongs, also known as gliding vowels.
These are the combination of two different vowels or monophthongs produced
through a quick shift from a vowel sound to the other, often perceived as a single
vowel sound. This combination may also occur between a vowel and a semivowel
belonging to the same syllable and determines whether it comes to a rising or
falling diphthong but also a closing, opening or centring diphthong.

Throughout its history, English has gone through five evolutionary stages:
Old English (500 - 1150); Middle English (1150 - 1500); Early Modern English
(1500 – 1700); Late Modern English (1700 – 1950); Present-Day English (1950 –
present). All these stages have someway affected the phonetics and pronunciation
of the language. In order to reconstruct earlier English pronunciation, David
Crystal identifies four valuable pieces of evidence: 1) analysis of the old rhymes
and metric to see if they still work in modern pronunciation; 2) analysis of the old
puns (play of words); 3) analysis of old spellings of words; 4) analysis of the
comments the grammarians wrote about older pronunciation and its stages.
Furthermore, Crystal states that when it comes to analysing texts belonging
to older periods of English, it is no use to go directly to the famous extensive
literature, which is very off-putting. On the contrary, he advises people first to
read what he calls the ‘lesser-known texts’, which are rather simple and more
intelligible because of their dialogic nature.
One of the reasons why today English is such an opaque language with the
spelling differing so much from the phonetics it’s because from the Old English to
the Present-Day English period, the vowels have repeatedly undergone two kinds
of changes: quantitative changes, which have affected the length and qualitative
changes, which have somewhat affected the way of articulating of vowels.
Up until the Early Modern English period, the English language was only affected
by quantitative changes. Various linguists have explained such changes by
identifying four key factors: 1) prosodic prominence; 2) syllable structure; 3)
word length; 4) syntactic specification.

62
The major vowel change in Old English was the ‘Homorganic Cluster
Lengthening’, which occurred around the 9th century. It consisted in lengthening
short vowels preceding clusters made of two homorganic consonants (- ld, - nd, -
mb - rd, - rn, - rs, - rl, - rð), usually a nasal or consonant followed by any voiced
occlusive consonant.

In the Middle English period, also known as Chaucer’s period, further


quantitative changes affected the English vowels, the ‘Pre-consonantal
Shortening’ in the 10th century and the ‘Open Syllable Lengthening’ three hundred
years later. The shortening occurred when a long vowel preceded clusters of non-
homorganic consonants or in the case of historical compounds that no longer
exist. On the other hand, the lengthening affected the short, stressed vowels in
open syllables of disyllabic words where a single consonant divided the stressed
syllable from the unstressed one. Alongside this lengthening, many disyllabic
words also underwent a process named ‘Schwa Loss’, which did not pronounce
schwa ending vowels. Eventually, it led these words to become monosyllabic
over time.

Early Modern English considered Shakespeare’s period of the language to


be the most decisive period for modern English phonetics. It is here that occurred
the very first process of qualitative changes of the English long vowels, known to
us as the ‘Great Vowel Shift’. Like any other revolutionary process affecting a
language, the GVS is not considered an isolated, sudden set of changes. All
previous quantitative changes have played a significant role indeed because they
have decided whether a vowel would undergo the GVS or not.
It was a chain shift that consisted in a general raising of all long vowels
apart from the two high vowels /i/ and /u/, which could not be raised further and,
for this reason, were diphthongized into /ai/, /au/.
The GVS went on in two phases: the first phase (1400-1500) affected the
two close vowels /i:/ /u:/ first and then the close-mid vowel /e:/ /o:/ whereas the

63
second phase (1550-1640) raised the front open vowel /aː/ and the mid-open
vowels /ɛː ɔː/.

Historically, the term ‘Received Pronunciation’ indicated the standard


pronunciation of English spoken in Great Britain. In the first two centuries (1800-
1950), the RP pronunciation that was born just as a normal sociolect spoken by
the upper class in southern east England became symbols of authority and power
maintenance in the British Empire. In the first half of the 20 th century, primarily
due to wars and the role of the BBC, the RP experienced a golden age period.
After that, since a wider acceptance of regional languages in the public sphere, the
RP, particularly its conservative form, has become more and more rejected by
British society.
In modern days, a new version of RP named ‘General British’ or even
‘Modern RP’ and ‘Southern Standard Pronunciation’ has become popular in
England. Despite this, all the major dictionaries of British English are very
reluctant and still tend to report the old conservative RP with the IPA
transcription, not reflecting thus the actual pronunciation of the language.
The set of changes that makes Modern-RP-vowels differ so much from the
RP vowels last updated in 1962 by Gimson can be summed up in a new
phenomenon called ‘Anti-clockwise Vowel Shift’. As the name suggests, this is the
case of a new chain shift that has made vowel furtherly shift with an anticlockwise
movement in the vowel trapezium.

64
Zusammenfassung

Das IPA (International Phonetic Alphabet) ist ein Alphabet aus römischen
und griechischen Buchstaben sowie anderen Symbolen, das 1886 von einer
Gruppe britischer und französischer Linguisten einschließlich Paul Passy, Henry
Sweet, Wilhelm Viëtor und Otto Jespersen erfunden wurde, um die Laute von
einer Sprache schriftlich festzuhalten, genannt “Phone”. Das IPA-System umfasst
verschiedene Diagramme, die Sprachvokale und Konsonanten darstellen, die als
phonetische Segmente gelten.

Konsonanten werden in pulmonale Konsonanten, die mit Luft aus der Lunge
erzeugt werden, und nicht-pulmonale Konsonanten unterteilt, die nicht mit und
sehr selten sind. Alle pulmonalen Konsonanten lassen sich in zwei Arten der
Artikulation einteilen: Artikulationsart, die anzeigt, wie ein Konsonant artikuliert
wird, und Artikulationsort, der markiert, wo im Vokaltrakt der Konsonant
artikuliert wird.
Ein dritter Parameter zur Klassifizierung eines Sprachkonsonanten ist die
Phonation, nach der ein Konsonant stimmhaft sein kann, wenn seine Artikulation
von der Schwingung der Stimmbänder begleitet wird, oder stimmlos, wenn er
ohne Schwingung der Stimmbänder erzeugt wird.

Das IPA-Vokaldiagramm ist das sogenannte Vokaltrapez. Erstmals 1917


vom britischen Phonetiker Daniel Jones veröffentlicht, handelt es sich um eine
schematische Anordnung von Vokalen, deren Trapezform idealistisch die eines
Mundes darstellen soll und deren Vokalverteilung an seinen Seiten und innerhalb
seiner Fläche genau die Position der Zunge im Mund anzeigen soll, wenn man
einen Vokal artikuliert. Die Vertikalität des Diagramms bezeichnet das Öffnen
von Vokalen; Daher gibt es am unteren Rand des Diagramms geschlossene,

65
halbgeschlossene, halboffene und offene Vokale. Auf der anderen Seite zeigt die
Horizontalität die Hin- und Herbewegungen der Zunge während der Artikulation
an; daher gibt es vordere, eher vordere, mittlere, eher hintere und hintere Vokale.
Darüber hinaus sind die Kardinalvokale an den meisten Stellen mit einem Punkt
in der Mitte gepaart: Der rechte Vokal repräsentiert einen abgerundeten Vokal
(bei dem die Lippen abgerundet sind), während der linke sein ungerundetes
Gegenstück ist.
Schließlich enthält das IPA-System die Diphthonge, die auch als
Gleitvokale bekannt sind. Dies sind die Kombinationen von zwei verschiedenen
Vokalen oder Monophthongen, die durch einen schnellen Wechsel von einem
Vokal zum anderen erzeugt und oft als ein einzelner Vokalklang wahrgenommen
werden. Diese Kombination kann auch zwischen einem Vokal und einem
Halbvokal derselben Silbe auftreten und bestimmt, ob es sich um einen steigenden
oder fallenden Diphthong, aber auch um einen schließenden, öffnenden oder
zentrierenden Diphthong, handelt.

Im Laufe der Geschichte hat Englisch fünf Entwicklungsstufen durchlaufen:


Altenglisch (500 - 1150); Mittelenglisch (1150 - 1500); Frühneuenglisch (1500 –
1700); Spätneuenglish (1700 – 1950); Englisch der Gegenwart (1950 – heute).
Alle diese Stadien haben in irgendeiner Weise die Phonetik und Aussprache der
Sprache beeinflusst. Um die frühere englische Aussprache zu rekonstruieren,
beschreibt David Crystal vier wertvolle Beweise: 1) Analyse der alten Reime und
Metriken, um zu sehen, ob sie in der modernen Aussprache noch funktionieren; 2)
Analyse der alten "puns" (Wortspiele); 3) Analyse alter Schreibweisen von
Wörtern; 4) Analyse der Kommentare, die die Grammatiker über die ältere
Aussprache und ihre Stadien geschrieben haben.
Darüber hinaus sagt Crystal, dass es bei der Analyse von Texten aus älteren
englischen Perioden keinen Sinn ergibt, direkt auf die berühmte umfangreiche
Literatur zu greifen, was sehr abschreckend ist. Im Gegenteil: Er rät den

66
Menschen, zuerst die von ihm so genannten „weniger bekannten Texte“ zu lesen,
die aufgrund ihres dialogischen Charakters eher einfach und verständlicher sind.
Einer der Gründe, warum Englisch heute eine so undurchsichtige Sprache ist,
deren Schreibweise sich so sehr von der Phonetik unterscheidet, liegt daran, dass
die Vokale vom Altenglischen bis zum heutigen Englisch wiederholt zwei Arten
von Veränderungen erfahren haben: quantitative Veränderungen, die die
Länge beeinflussen und qualitative Veränderungen, die die Artikulation von
Vokalen etwas beeinflusst haben.
Bis zur englischen Frühen Neuzeit war die englische Sprache nur von
quantitativen Veränderungen betroffen. Verschiedene Linguisten haben solche
Veränderungen erklärt, indem sie vier Schlüsselfaktoren identifiziert, haben:
1) prosodische Bedeutung; 2) Silbenstruktur; 3) Wortlänge; 4) syntaktische
Spezifikation.

Der wichtigste Vokalwechsel im Altenglischen war die


„Homorganic Cluster Lengthening“, die um das 9. Jahrhundert herum stattfand.
Es bestand darin, kurze Vokale zu verlängern, die Gruppen aus
zwei homorganischen Konsonanten (-ld, -nd, -mb -rd, -rn, -rs, -rl, -rð)
vorangingen, normalerweise ein Nasal oder Konsonant, gefolgt von einem
stimmhaften Okklusivkonsonanten.

In der mittelenglischen Periode, auch als Chaucer-Periode bekannt, betrafen


weitere quantitative Veränderungen die englischen Vokale, die „Pre-consonantal
Shortening“ im 10. Jahrhundert und die „Open Syllable Lengthening“ 300 Jahre
später. Die Verkürzung trat auf, wenn ein langer Vokal Cluster von nicht-
homorganischen Konsonanten vorausging oder im Fall von historischen
„Compounds“, die nicht mehr existieren. Andererseits betraf die Verlängerung die
kurzen, betonten Vokale in offenen Silben von zweisilbigen Wörtern, bei denen
ein einzelner Konsonant die betonte Silbe von der unbetonten trennte. Neben
dieser Verlängerung durchliefen viele zweisilbige Wörter auch einen Prozess

67
namens „Schwa Loss“, der keine Schwa-Endvokale aussprach. Schließlich führte
dies dazu, dass diese Wörter im Laufe der Zeit einsilbig wurden.
Das frühneuzeitliche Englisch betrachtete Shakespeares Periode als die
entscheidende Periode für die moderne englische Phonetik. Hier ereignete sich der
allererste Prozess qualitativer Veränderungen der englischen langen Vokale, der
uns als „Great Vowel Shift“ bekannt ist. Wie jeder andere revolutionäre Prozess,
der eine Sprache beeinflusst, wird die GVS nicht als isolierte, plötzliche
Zusammenstellung von Änderungen betrachtet. Alle vorherigen quantitativen
Änderungen haben in der Tat eine bedeutende Rolle gespielt, da sie entschieden
haben, ob ein Vokal der GVS unterzogen wird oder nicht.
Es handelte sich um eine Kettenschaltung, die in einer allgemeinen
Erhöhung aller langen Vokale bis auf die beiden hohen Vokale /i/ und /u/ bestand,
die nicht weiter erhöht werden konnten und aus diesem Grund in /ai/, /au/
diphthongiert wurden.
Die GVS lief in zwei Phasen ab: Die erste Phase (1400-1500) betraf zuerst
die beiden nahen Vokale /i:/ und /u:/ und dann die nahen mittleren Vokale /e:/ und
/o:/, während die zweite Phase (1550-1640) den vorderen offenen Vokal /aː/ und
die mittleren offenen Vokale /ɛː/ und / ɔː/ erhob.

Historisch gesehen bezeichnete der Begriff „Received Pronunciation“ die


Standardaussprache des in Großbritannien gesprochenen Englisch. In den ersten
beiden Jahrhunderten (1800-1950) wurde die RP-Aussprache, die als normaler
Soziolekt geboren wurde, der von der Oberschicht im Südosten Englands
gesprochen wurde, zu Symbolen für Autorität und Machterhaltung im britischen
Empire. In der ersten Hälfte des 20. Jahrhunderts erlebte die RP vor allem
aufgrund von Kriegen und der Rolle der BBC eine goldene Zeit. Seitdem wird die
RP, insbesondere ihre konservative Form, seit einer breiteren Akzeptanz
regionaler Sprachen in der Öffentlichkeit von der britischen Gesellschaft immer
mehr abgelehnt.

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In der heutigen Zeit ist in England eine neue Version von RP namens
"General British" oder sogar "Modern RP" und "Southern
Standard Pronunciation" populär geworden. Trotzdem sind alle wichtigen
Wörterbücher des britischen Englisch sehr zurückhaltend und neigen immer noch
dazu, das alte konservative RP mit der IPA-Transkription darzustellen, die somit
nicht die tatsächliche Aussprache der Sprache widerspiegelt.
Die Reihe von Änderungen, die Modern-RP-Vokale so sehr von den RP-
Vokalen unterscheiden, die zuletzt 1962 von Gimson aktualisiert wurden, können
in einem neuen Phänomen zusammengefasst werden, das als „Anti-
Clockwise Vowel Shift“ bezeichnet wird. Wie der Name schon sagt, ist dies der
Fall einer neuen Kettenschaltung, die durch eine Bewegung gegen den
Uhrzeigersinn im Vokaltrapez den Vokal weiter verschoben hat.

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