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H C OH
N C H
H
R
Il C centrale è anche detto CARBONIO ALFA. Perché è una molecola organica.
R invece è la parte variabile, è diversa a seconda dell’amminoacido considerato
Aminoacidi, si differenziano grazie al gruppo R
COOH
NH2 C H
R
Esempio: Alanina
COOH
NH2 C H
CH3
Fosforo il gruppo metilico come la catena R.
Gli aa (amminoacidi) che compongono le proteine sono 20. sono raggruppati in base alle catene
chimiche della catena R. le proteine vengono definite in base al gruppo amminico.
A pH 7:
SE catena R contengono
un grupppo aromatico
questo conferisce un
odore molto intenso alla
cellula
pH
Al seconda del ph le molecole possono essere più o meno cariche. A ph inferiore ho solo il gruppo amminico
carico. A ph superiore il gruppo amminico è neutro mentre quello carbossilico è carico.
tutte le proteine sono legate dagli
amminoacidi. La cosa importante quindi è
capire come gli aa sono legati tra loro.
Funzioni proteine Fondamentale è la
STRUTTURA
• Livelli:
– Primaria
– Secondaria
– Terziaria
– Quaternaria
Struttura delle proteine
• Struttura primaria: sequenza degli aa
che costituiscono una catena peptidica
R R
H2N C COOH + H2N C COOH
H H
Si perde una molecola d’acqua quando
si legano gruppo carbossilico di un aa, e
- H2O quello amminico dell’aa adiacente.
Questa reazione sembra
LEGAME PEPTIDICO apparentemente semplice, ma nel
complesso richiede molta E alle cellule.
R H R
Implica il lagme tra aa
costituito da legame H2N C C N C COOH
peptidico
H O H
Gli AA quindi possono essere poalri (sciolgono bene i solventi), apolari, negativi (gruppo R aquisisce
elettroni), positivi, aromatici.
Serina Glicina A. Asp Alanina Leucina
Si crea quindi una catena peptidica. Grazie a questi legami, in questo caso si sono uniti insieme 5 aa.
Le tipologie di
struttura secondaria
sono ad alfa elica, o
a beta foglietto.
La catena
amminoacidica non
è rigida, ma ruota
attorno al C
centrale.
I gruppi R non sono
coinvolti nella
stabilizzazione della
proteina.
La catena di aa si
dispone come
un’elica.
Gli atomi si
dispongono allo
stesso modo con il
C centrale che è lo
scheletro dell’elica.
La catena R si
dispone invece
enterna all’elica.
Struttura secondaria
Le catene
amminoacidiche si
dispongono
spazialmente su un
foglio piegato
mantenendo una
struttura fatta da
legami deboli che si
istaurono tra catene
diverse che formano i
beta foglietto.
Ci sono dei
ripiegamenti di
torsione molto stretti.
La proteina non ha
una struttura
uniforme.
Struttura secondaria
• Struttura terziaria
• Ulteriore organizzazione tridimensionale
compatta della molecola, qui assumono
la morfologia e struttura che serve per
funzionare.
Dipende dalla proprietà dei gruppi R. in questa
immagine ci sono tre tipologie di porzioni proteiche
che si organizzano in 3D a formare la proteina nel
suo aspetto.
Ci sono anche catene che non si sono organizzate in
nessun modo (ne alfa ne beta) ma rimangono in
strutture meno organizzate.
La struttura terziaria è ceata e dipendente dai tipi di
catena R degli aa che compongono la proteina.
Legami H
Ponti disolfuro
Idratazione
Se la struttura terziaria non è corretta allora non può funzionare
Struttura quaternaria organizzazione
tridimensionale di più subunità
(emoglobina)
La struttura quaternaria non è applicabile a tute le
proteine, sono sempre frammenti proteici che si
organizzano in 3D.
Cx(H2O)y
Gruppi funzionali: -OH
-C=O -> gruppo
carbossilico
PENTOSI
GLUCOSIO
Legame glicosidico
Glicogeno
Cellulosa
Alfa i due H stanno dalla stessa parte.
,4 perché il legame coinvolge il C1 di una molecola e C4 perché il C è nella posizione 4.
Beta gli atomi coinvolti in quexto legame sono in posizione opposta rispetto al pianto
delimitato dalla struttura.
Usiamo solo amido con enzimi che produciamo. L’amido è un polimero molto degradabile per i
microrganismi, usato da molti microrganismi diversi. Anche noi poassiamo romperlo esempio
l’amido della pasta per noi è fonte di energia.
OMOPOLISACCARIDI ED ETEROPOLISACCARIDI
Caratteristiche Esempi
Polimeri il cui monomero è il nucleotide sono due DNA e RNA. Costituiti da catene di nucleotidi
Si trovano nel nucleoide ovvero nel genoma microbico o nei ribosomi che sono anche costituiti da rna.
Tutti i nucleotidi sono costituiti da zucchero (ribosio o desossiribosio) da un gruppo fosfato e una base
azotata. L’unica cosa che cambia è la base azotata.
La catena di rna e DNA è tenuta insieme da un legame glicosilico che unisce unità zuccherine dei
nucleotidi. Gli atomi di C nel cerchio sono coinvolti nel legame tra nucleotidi.
2 nucleotidi si
legano con
reazioni di
condensazione
ovvero il rilascio
di una molecola
d’acqua. Si
ottiene togliendo
Og da ribosio e H
da fosfato.
Rimane sempre
un gruppo OH
libero così si può
allungare la
catena
Variabile
CODE APOLARI
TESTA
POLARE
STRUTTURA CHIMICA DI
UN FOSFOLIPIDE
GRUPPO
FOSFATO
MEMBRANE CELLULARI
La cellula
Procariotica
Il citoplasma è meno ricco
e differenziato di eucarioti. La cellula
Nucleotidi non contenuti procariotica
nella membrana
(2012 - Engadget.com)
Morfologia Procarioti
Si riferisce a Dimensioni e Forma cellulare
Rapporto superficie/volume molto elevato rispetto a eucarioti
Velocità scambi molto rapida Risposta rapida alle variazioni ambientali
Influenza su velocità metabolismo, (crescita moltiplicazione)
I procarioti crescono molto più velocemente
Dimensioni
Batteri
Espresse in µm (unità di misura dei microrganismi)
Nel loro ambito sono molto diversi
Il range è Diametro 0,1 – 8 µm
Lunghezza 3 – 10 µm
Estrema variabilità : Escherichia coli 1x3 µm
Pasteurella tularensis
0,2x0,7 µm
Limite inferiore dimensionale determinato dalla capacità di contenimento delle strutture
cellulari. Non inferiore a 0,15 µm diametro (dimensione minima della cellula più piccola
non esistono perché sono dentro gli organelli. Non conosciamo con certezza tutti i
batteri, tutti non si possono coltivare.
Dimensioni Archaea
Ordini di grandezza simili a batteri ma solitamente più piccoli, inferiori a 1 µm.
Thiomargarita namibiensis
È il batterio più
grande mai isolato.
Si riempie di
sostanze di riserva di
vescicole per la
cellula che è singola,
e si rigonfia molto e
diventa grande
B. Biavati, C. Sorlini Microbiologia generale e agraria, seconda edizione Copyright 2012 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Cocchi al microscopio ottico
Bacilli (o bastoncelli) ovvero hanno una forma
allungata e regolare.
VIBRIONI SPIRILLI
SPIROCHETE
J. Perry, J.T. Staley, S. Lory: Microbiologia. Ed Zanichelli.
• Pleomorfi: modificazioni morfologia cellule nel corso
dello sviluppo a seconda delle condizioni in cui si
trovano.
Es: Corynebacterium
CLOSTRIBIUM normalmente ha una forma bastonchellare tranne quando produce endospora (prodotta dall’apice cellulare andando
a modificare la morfologia creando rigonfiamneto temrinale.) È un batterio sporigeno
2 μm
Genere Clostridium
Archaea – Forme cellulari
hanno morfologie più
irregolari e anche meno
strudiate, sono meno
conosciute.
Rivestimenti cellulari
procariotici, hanno funzioni
importanti
•MEMBRANA
•PARETE
Negli eucarioti le funzioni spesso sono
svolte da strutture citoplasmatiche
invece nei procarioti nelle membrane
Membrana cellulare
• Membrana procarioti simile a eucarioti
(doppio strato fosfolipidico e proteine)
• MA… procarioti hanno composizione
lipidica differente e maggiore varietà di
proteine che assolvono a funzioni che
negli eucarioti sono assolte dagli organelli
citoplasmatici
• Generalmente nei procarioti sono assenti
gli steroli negli aucarioti presenti
FUNZIONI MEMBRANA (BARRIERA SELETTIVA)
Confine del contenuto cellulare
•Sede di processi di trasporto e secrezione
delle molecole, regola scambi con esterno
•Funzione importante nei processi di
divisione cellulare
•Sede dei processi respiratori (produzione
energia) e fotosintesi
•ANCORAGGIO proteine
•Sintesi componenti cellulari
Membrana cellulare
Spessore 6-8 nm, visibile al Microscopio
elettronico Modello mosaico fluido
Testa poalre
(INTERNO
ESTERNO)
Code apolari
nell’interstrato.
I fosfolipidi e le
proteine sono
messi a
mosaico in una
struttura fluida
INSATURO
Membrana cellulare
degli Archaea
Alcuni procarioti – batteri - (Tenericutes) possono contenere
opanoidi (regolano la fluidità della membrana): molecole
planari rigide, strutturalmente simili agli steroli, che svolgono
un ruolo importante nella stabilizzazione della membrana e
nell’adattamento a condizioni averse.
B. Biavati, C. Sorlini Microbiologia generale e agraria, seconda edizione Copyright 2012 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Trasporto TRANSMEMBRANA
Trasporto ATTIVO
Soluti attraversano la membrana CONTRO
gradiente (attraversando proteine tansmembrana)
Consumo energetico da parte della cellula
Tipologie di trasporto
transmembrana:
Trasporto passivo (diffusione facilitata) acquaporine
canali ionici (es: canali per ingresso Na+ e K+ (fanno entrare solo queste))
– specificità
B. Biavati, C. Sorlini Microbiologia generale e agraria, seconda edizione Copyright 2012 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Tipologie di parete. I gram positivi sono viola, quelli negativi sono rosati. Sono chiamati in modo diverso in
base a differenze che hanno nella parete e quindi si colorano in modo diverso.
Peptidoglicano
Membrana plasmatica
Membrana esterna
Peptidoglicano
Spazio periplasmico
Membrana plasmatica
Gram negativi
Differenza nella struttura ma non nella composizione chimica. (peptidoglicano (2 componenti una
peptidica (proteine), l’altra glicinica (derivata da zuccherini).
Peptiloglicano
composto da legami
tra NAM (parte
glicanica, ovvero N-acetil glucosamina Acido N-acetil muramico
zuccherina) e NAG.
Si legano tra loro NAG NAM
con un legame
glicosidico B1,4. è
un legame obliquo,
molto forte, resiste
a tensione. Legati da
legami B1,4 come
nella cellulosa poco
degradadabile (non
a caso è nella
parete).
NAM legata questa
catena
amminoacidica, 2
tetrapeptidi, 2
catene. I legami
sono vicini a Microbiologia generale e agraria, seconda edizione Copyright 2012 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
formare un reticolo.
Peptidoglicano (si ripete nello spazio formando
catene tenute insieme da questi legami B1,4.
Le cellule batteriche, mantenute in un mezzo di coltura isotonico,
sopravvivono senza parete
Protoplasti
(Privati di parete)
Le stesse cellule sono
mantenute in un mezzo
isotonico (dove non c’è
pressione osmotica)
quindi la pressione di
soluti esterna è ugaule
alla pressione cellulare
R R
H2N C COOH + H2N C COOH
H H
- H2O
R H R
H2N C C N C COOH
H O H
Legame peptidico:
è la ragione per cui è così rigida e resistente per
proteggere cellula da danni osmotici. Il legame
peptidico è formato da legame carbossilico e
amminico di 2 amminoacidi vicini che poi si legano
con altri aa, andando a formare catena
amminoacidica.
È molto forte rispetto ad altri legami sincoli. Gli
elettroni coinvolti con C e O saltellano su legame
peptidico tra C e N. sono stabilizzati per risonanza.
Gli elettroni stabilizzano questo legame.
È un legame libero attorno al quale gli elettroni
possono ruotare.
La sequenza del tetrapeptide non è importante tanto la sequenza, ma in alcuni punti chiave sono necessari
certi tipi di aa. Esempio la lisina, è coinvolta in tre legami sopra sotto e a destra. L’importante è che gli aa
messi in questa posizione possano formare più di due legami peptidici. I tetrapeptidi contribuiscono alla
rigidità del peptidoglicano. Il peptidoglicano è la componente fondamentale della parete batterica. Non c’è
negli eucarioti.
Peptidoglicano
Nell’incrocio con la lisina abbiamo un gruppo carbossilico e uno amminico.
Gli aa sono dotati della possibilità di formare diversi legami peptidici.
Certi aa si rovano agli incroci perché formano tanti legami peptidici
All’interno delle specie possiamo avere ceppi batteriche. All’interno di queste differenze tra ceppi della
stessa specie hanno questa sequenza di zuccheri.
GRAM
negativi
Peptidoglicano non
c’è la penta glicina,
qui ma diretto.
La membrana
esterna non è
selettiva, h a
strutture che non ci
sono in quella
interna, tipo i
lipopolisaccaridi e
lipoproteine che
servono per
anocorare la
membrana esterna
a peptidoglicano.
B. Biavati, C. Sorlini Microbiologia generale e agraria, seconda edizione Copyright 2012 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Gram positivi Gram negativi
I batteri sono troppo piccoli alla fine della colorazione si colorano, altrimenti non potrebbero vederli.
Il mordente: Rende insolubile il cristalvioletto che quindi precipita per un normale principio di neutralità e
diventa insolubile. Safranina: deriva dal pigmento contenuto nello zafferano rende le cellule rosa da trasparenti.
L’alcol solubilizza la membrana esterna dei gram - . L’alcol grazie a eliminazione membrana esterna e
peptidoglicano sottile. L’alcol lava via il cristalvioletto che invece non riesce più ad uscire dai gram +, perché è
insolubile e le maglie del peptidoglicano sono sottili e stratificate
Parete cellulare degli
Archaea - Pseudomureina
BATTERI ARCHAEA
MICRORGANISMO MORTO
quando non trascrive il proprio DNA in mRNA, e
non si moltiplica nemmeno
https://www.youtube.com/watch?v=KIpcCyuypzg
Tempo generazionale dipende da:
fattori ambientali (dalle condizioni in cui si moltiplica)
fattori genetici (cioè dalla specie a cui appartiene il micorganismo)
Crescita esponenziale
Nt=2nN0
k= n/t
g= t/n
Nt: numero di cellule al tempo t
N0: numero di cellule di partenza Per calcolare numero di
n: numero di generazioni batteri presenti in un
certo tempo t ( che una
k: velocità di crescita cellula impiega per
produrre una nuova
g: tempo di generazione
generazione)
I parametri di crescita soprattutto su cellule molto piccole che
rispondono velocemente all’ambiente che le circonda (tempo
generazionale, velocità di crescita) sono influenzati dalla specie
microbica (dall’efficienza del metabolismo della specie) e dai
parametri ambientali (nutrienti, temperatura, pH, ossigeno
ecc…). La stessa cellula avrà dei tempi di generazione diversi nel
momento in cui si allontana dalle condizioni ottimali
Andamento
della crescita, e
sistema chiuso, Fase di crescita
c’è sempre esponenziale, dura
questa curva fino a quando
semilogaritmica. finiscono i nutrienti,
Ci sono 4 fasi di poi entrano in una
crescita, sempre fase stazionaria, si
quelle. Fase lag, bilanciano cellule
microrganismi si che si moltiplicano e
adattano quelle che non lo
all’ambiente e fanno . E quella
utilizzando i finale dove le cellule
nutrienti a loro vitali iniziano a
disposizione. morire
Qui le cellule
possono
modificarsi, ma
non si
moltiplicano.
• Fase di latenza:
– le cellule non si dividono ma sono attive,
intensa attività metabolica.
– Incremento volume
– Adattamento al substrato
– Durata variabile a seconda dello stato
fisiologico delle cellule al tempo 0 (se
erano soltanto vive o già vive vitali)
• Fase esponenziale:
– Massima capacità di accrescimento
– Stesso tempo di generazione per tutte le
cellule (si sincronizzano)
– Dura fino a accumulo metaboliti e diminuzione
del contenuto di nutrienti
• Fase stazionaria:
– In numero di cellule non varia più
– Parte delle cellule muoiono, parte non si
dividono, parte si dividono ma non più con la
stessa velocità
– Fase più o meno breve a seconda dei
microrganismi
• Fase di morte:
– Permanenza in condizioni ambientali avverse
(accumulo di metaboliti e carenza
nutrizionale)
– Le cellule perdono vitalità
– Fenomeni di lisi
– Diminuzione del numero di individui della
popolazione
La curva di crescita
varia a seconda delle
condizioni
ambientali. Se ha
una t ottimale a 20°,
se la intubiamo e la
facciamo crescere a
15°, le fasi saranno
molto diverse.
Perché il tempo di
generazione sarà più
lungo.
CONSERVAZIONE delle COLTURE
MICROBICHE, dopo averle isolate. PERCHE’?
MANTENIMENTO per studio e ricerca
CONSERVAZIONE per applicazione industriale o
biotecnologica
CONSERVAZIONE di ceppi microbici destinati (collezione microbica di
servizio o centro di risorse biologiche) Ci sono diverse banche dati che
collezionano i cappi in differenti condizioni
Requisiti:
Mantenimento in “coltura pura” senza contaminazioni e
inalterata rispetto a coltura che abbiamo isolato
Colture in grado di essere rivitalizzate riportate allo stato
vitale (non danneggiate)
CONSERVAZIONE delle COLTURE
MICROBICHE
Coltura pura:
Coltura costituita da cellule identiche
derivanti da un’unica cellula madre.
Terreno/mezzo di coltura
Il terreno o substrato di coltura deve fornire,
contenere l’insieme di composti che sono necessari
per la sintesi dei componenti cellulari, esempio
parete, ribosomi (anabolismo) e per la produzione
di energia (catabolismo).
Inoculo
Operazione manuale, eseguita da un operatore (da
effettuarsi in condizioni sterili/asettiche) di
trasferimento di un’aliquota di cellule da una
coltura a un’altra. Quindi depositare cellule ad
esempio in un terreno di coltura
Sterilizzazione
Trattamento che permette la completa
eliminazione di tutti i microrganismi (cellule e
spore) presenti in un determinato ambiente (es
Utensili di laboratorio, mezzi di coltura). Non
deve esserci contaminazione da altri organismi.
Bionique.com
Incubazione
Dopo aver fatto l’inoculo c’è l’incubazione, cioè
mantenute in una condizione ideale per il loro sviluppo.
Periodo di tempo che segue le operazioni di inoculo e
coincide col tempo necessario per la crescita dei
microrganismi.
La tassonomia
specialmente in passato
badava agli aspetti
fenotipici degli
organismi, guardava alla
colorazione delle colonie
per differenziarli
Le colture di microrganismi:
Terreni di coltura
Terreni colturali
Substrati che contengono gli elementi necessari
per la crescita microbica
Terreni naturali
Solidi (es pane)
Liquidi (es mosto)
quelli non costruiti
in laboratorio
Terreni sintetici: preparati in laboratorio( e
quasi sempre usati questi) a partire da
componenti puri o in miscela.
Solitamente composti idrosolubili (sciolti in
acqua) perché sono standardizzati cioè
sappiamo cosa contengono.
I terreni naturali raramente sono utilizzabili in
laboratorio non standardizzati
Composizione della cellula
ELEMENTO % del PESO SECCO
MACROMOLECOLE
ELEMENTI delle
Carbonio 50
CELLULARI Ossigeno 20
Azoto 14
Idrogeno 8
Fosforo 3
Zolfo 1
Sodio 1
Potassio 1
Calcio 0.5
Magnesio 0.5
Ferro 0.5
MICRONUTRIENTI, Cu, Zn, Mo, Bo, Se, 0.2
concentrazioni Cl, Ni, Cr, Co, Wo
molto basse ma Un microrganismo è costituito dall’80-90%di H2O
comunque utili a
cellula.
Per i fototrofi(microrganismi come le piente, ottengono E
grazie a luce) non è necessario aggiungere fonte di energia al
terreno ma bisogna incubare le colture in presenza di luce
FONTE di FOSFORO
FOSFATI (sali)
CATIONI VITAMINE
AMINOACIDI
Possiamo comporre il nostro
terreno di coltura a seconda
delle necessità
TERRENI SINTETICI: SEMPLICI o COMPLESSI
1) SEMPLICI (chiamati anche Chimicamente definiti): formulazione prevede uso di concentrazioni note di
ingredienti
BASE MINERALE
FONTE C (può essere ad esempio uno zucchero)
FONTE N (sale ammoniacale, un nitrato, Tranne Azotofissatori)
FONTE ENERGIA ( se non sono fototrofi
La fonte di C e di energia possono coincidere
Terreni semplici, con composizione molto precisa
1)Isolamento diretto
-Microrganismi numericamente rilevanti nella
popolazione, molto presenti. Ovviamente il
campione deve essere inoculato su una piastra petri
-Microrganismi diversi ma con caratteristiche
comuni
Lo sviluppo di colonie
superficiali è diverso da
quelle incluse nell’agar
Dopo aver ottenuto colonie sviluppate
sull’agar, dobbiamo prelevare solo una
colonia per volta, bene attenzione, uso
l’ansa (sterile monouso) e compongo lo
striscio. Dove striscio l’ansa con cui ho
prelevato colonia, sulla piastra petri in
Striscio
modo da avere le milioni di cellule delle
colonie, che si sviluppano sull’agar e poi
si moltiplicano. Prima porzione le cellule
sono tutte appiccicate tra loro, mano a
mano diminuiscono sull’ansa, e poi sullo
striscio saranno bene bene separate.
Tutte le colonie sullo striscio saranno
colonie che in origine derivano tutte
dalla stessa cellula che si è sviluppata
inizialmente su questa piastra
producendo solo una colonia. Da una
piastra di questo tipo, tante colonie
diverse, da ogni colonia posso produrre
colonie diverse.
Ci sono colonie separate,
identiche alle colonie di
prima. Essendoci troppe
cellule in una colonia le
prime parti dello striscio
fa si che le cellule siano
troppo concentrate e
quindi sviluppandosi
danno origine ad una
patina. Nella fase
terminale dello striscio,
dove sulla nostra ansa le
cellule erano più diluite,
abbiamo delle colonie
belle separate.
ISOLAMENTO per ARRICCHIMENTO
• Fare dei passaggi intermedi in un liquido selettivo.
L’isolamento è fatto quando abbiamo una
popolazione di partenza che contiene solo in
minima parte gli organismi che mi interessano.
Microrganismi in numero ridotto nella
popolazione di partenza
• Arricchimento di microrganismi con caratteristiche
comuni o di una sola specie
• Terreno colturale liquido (prima dell’isolamento)con
caratteristiche opportune per dare vantaggio ai
microrganismi che si vogliono “arricchire”
ISOLAMENTO per ARRICCHIMENTO
Un solo stadio o più stadi
Caratteristiche specifiche
Laboratori di diverse classi a seconda dei microrganismi
STERILITA’
NON esiste un unico laboratorio, sono diversi con
caratteristiche speficiche a seconda delle classi di
microrganismi studiati dentro. Sicuramente i laboratori
che trattano microrganismi dannosi per l’uomo avranno
gradi di sicurezza diversi. Per maneggiare un certo tipo
di micro devo avere a disposizione un lab in cui quei
microrganismi possono essere trattati
Il laboratorio di microbiologia
Diverse classi a seconda del livello di sicurezza per l’operatore, del tipo di
micro che studiamo. Possono esserci più semplici e più complesse
(trattare micro più patogeni). La prima è più tradizionale, meno
complessa.
Incubatori – termostati
Indispensabili per la coltivazione dei microrganismi
Specifiche condizioni di incubazione incubatori differenti
In quelli più avanzati puoi usare lampade per fare crescere micro foto sintetizzanti così
come i termostati più avanzati fanno modulare l’umidità relativa dell’aria. Alcuni hanno la
possibilità di incubare i micro in agitazione continua, per inserire contenitori con terreni di
coltura minimi per evitare che si formino aggregati. Più è avanzato più puoi modulare
parametri diversi.
Parametri: Ventilazione, Aerobiosi/Anaerobiosi, Temperatura,Luce, agitazione
meccanica/oscillazione
Lavoro in condizioni di sterilità
I lavoratori devo saper ad esempio devono saper utilizzare il becco bunsen, o inceneritori a
infrarossi, meno frequenti nei laboratori comuni.
Lavoro in condizioni di sterilità
Sterilità
• Concetto di sterilità
• Laboratorio
– Lavoro “in sterilità”
– Sterilizzazione materiali
• Protezione campione da contaminazioni esterne ( altrimenti vai a
inficiare la veridicità della nostra analisi) e protezione operatore (mano
a mano che ci rivolgiamo a micro patogeni) anche se in ogni caso si fa
sicurezza, con determinate procedure, anche nei confronti di micro
innocui.
Ad esempio i bisturi vengono sterilizzati, ancora impacchettati. Sterile
implica che nessun organismo sia presente in quel sistema, non solo
quelli patogeni. Esempio, la nostra piatra petri non deve essere
contaminata dalla aria che la circonda quindi ci mettiamo in un
bunsen.
ASEPSI: esempio passiamo alla fiamma l’imboccatura di una beuta, ovvero uccidere
tutti i micro presenti all’imboccatura, quindi chiudere la beuta senza che organismi
esterni entrino nel contenitore. PASTORIZZARE, non significa sterilizzare ma solo
eliminare i patogeni. ANTISEPTI: non elimini però tutti i micro presenti in un sistema.
NON CONFONDERE IL TERMINE DISINFEZIONE DA DISINFESTAZIONE
Il flusso dell’aria serve per proteggere, un’aria forzata per essere verticale
all’operatore fa si che non ci sia emissione con direzione orizzontale dell’aria
verso operatore, ma l’aria con questo percorso verticale fa si che l’operatore e
il campione vengano separati dal flusso d’aria (aria passa attraverso questi
fori).
CAPPE MICROBIOLOGICHE
E così sono protetti, qui c’è un vetro, sportello protettivo e le eventuali
cellule micro non possono contaminarlo e queste non possono essere
contaminate dall’operatore stesso grazie all’aria forzata. Spesso di utilizzano
guanti per evitare di contaminare i micro con contaminazione delle mani. E
quando si utilizzano guanti passi ancora con l’alcol per evitare di contaminare
l’esperimento
Influenza dei parametri
ambientali sulle cellule
microbiche
(tutte le componeneti
esterne che ne
influenzano lo sviluppo)
• Lo sviluppo e la crescita delle popolazioni microbiche,
è influenzato da parametri ambientali
• Ogni specie microbica ha condizioni ambientali
ottimali di crescita nei quali si moltiplica alla
maggiore velocità possibile, dove ha minore tempo
di generazione, tutto il suo metabolismo è ottimale
(diversità fisiologica, alcuni preferisconoin certo Ph,
altri un altro).
• Quando le condizioni ambientali non sono ottimali le
cellule si moltiplicano più lentamente fino all’arresto
della crescita.
• Se le condizioni ambientali sono troppo distanti da
quelle ottimali, la crescita di arresta, la specie in
questione non si sviluppa fino ad arrivare alla morte
della cellula. Anche riportando le condizioni a quelle
ottimali la cellula non torna ad essere vitale.
Tutti i componenti
fisico chimici che ne
definiscono le
Parametri ambientali che
condizioni ottimali.
La luce e altri
definiscono l’habitat
influiscono
sull’habitat solo di
alcuni, esempio solo i pH
micro fotosintetici.
Gli altri non saranno Luce
influenzati
Nutrienti
Habitat Temperatura
Acqua
Ossigeno
Temperature cardinali
PSICROFILI
HABITAT
con valori inferiori a pH 1 (sorgenti acide)
con valori superiori a pH 11 (laghi di soda)
Basofili
Habitat molto alcalini (laghi salati, suoli ad elevato contenuto di
carbonati)
Alofili estremi soprattutto Archaea
ACIDOFILI devono contrastare ph esterno, che devono arginare gli
effetti di un ph esterno acido, sulla cellula. in realtà acidofili hanno
bisogno della del ph acido, perché per loro la membrana è stabile
solamente se ph è molto basso. quando ph si avvicina alla neutralità in
pratica i microrganismi acidofili hanno delle membrane che vanno in
Lisi, perché non sono più stabilizzate. la stabilità della membrana è
fondamentale perché se la membrana va in lisi la cellula muore, anche
se è presente la parete. Quindi per gli acidofili è fondamentale avere
una elevatissima concentrazione di protoni esternamente alla
membrana affinché Questa si mantenga stabile. addirittura c’è questo
microrganismo che ha una crescita ottimale di PH 0,7, quindi
immaginatevi di quanti protoni a bisogno. Va in lisi ad un ph ancora
acido, 4. Ci sono degli organismi basofili che invece colonizzano
habitat molto alcalini e che non sono soprattutto archae, che vanno a
colonizzare laghi salati le saline oppure suoli che hanno elevato
contenuto in carbonati che invece preferisco evidentemente lo stato,
cioè la loro cellula è adattava invece un ph differente.
OMEOSTASI
Processo: Le cellule mantengono un pH intracellulare
(pHi) relativamente costante rispetto a valori di pH
esterno molto ampi, in risposta a stimoli esterni
In genere il pHi è mantenuto intorno a valori vicino alla
NEUTRALITA’ essenziale per l’ attività ottimale di molti
enzimi. Perché se il ph cambia troppo e la cellula non è in
grado di mantenere omeostasi le proteine non funzionano
più. La cellula è proprio progettata per ph intracellulare sia
vicino a neutralità, nonostante ph esterno sia diverso
Acidofili e basofili pH intracellulare si discosta (poco)
dalla neutralità
Mantenimento omeostasi:
Sistemi di trasporto(sullamembrana)
Produzione sostanze tampone
RISPOSTA allo STRESS ACIDO
BATTERI
pH 5.5-6.0 produzione di proteine ATR (acid
tolerance response) specifiche
pH < 5.5 produzione di proteine da stress acido
ASP (acid shock proteins)
FUNGHI
Enzima di membrana H+ATPasi pompa
all’esterno della cellula gli ioni H+ utilizzando
energia
le cellule possono rispondere in maniera diversa agli stress
eventualmente che si trovano a contrastare. in un certo limite
anche un microrganismo neutrofilo, può dare anche una risposta
allo stress arcido, andando a produrre delle proteine di ATR, per
andare a contrastare l'eventuale effetto inibente del del ph acido.
Per ph più bassi, Il punto è esattamente lo stesso delle proteine
da stress caldo da stress freddo, sono delle proteine che
normalmente non vengono prodotte, ma in risposta a uno stress
in questo caso di natura acida vengono prodotte affinché possano
in qualche modo contrastare il cambiamento del ph intracellulare
e i danni eventualmente causate dal cambiamento del ph.
I funghi utilizzano enzima che si chiama a ATPasi fondamentale
che coinvolto nella sintesi dell’ATP, che normalmente funziona
facendo entrare ioni H+ e mentre entrano nella cellula gli ioni h+
questo enzima produce atp. i funghi spesso per contrastare uno
stress dovuto al PHE fanno funzionare questo enzima, al
contrario.
Colture di laboratorio
Chiaramente dobbiamo tenere conto del PH e delle variazioni, anche quando
siamo in laboratorio, perché dobbiamo utilizzare dei sistemi che consentono lo
sviluppo dei microrganismi che dobbiamo coltivare anche se questi durante ul loro
sviluppo possono variare il ph.
Esempio se sto coltivando un microrganismo in un mezzo liquido, il
microrganismo col suo effetto fa variare il PH e per arginare il cambiamento di ph
e quindi non inibire la crescita del microrganismo, possiamo usare diverse
strategie. ad esempio utilizzare soluzioni tampone che quindi vanno a contrastare
la differenza, che tendono a mantenere costante il PH.
Vengono chiaramente utilizzati dei tamponi diversi, a seconda dell’intervallo di ph
in cui devono funzionare e vengono utilizzate molto spesso per le colture in
laboratorio degli indicatori, che vuol dire delle molecole colorate, che in base al
cambiamento di ph, cambiano di colore.
in questo modo siamo in grado mentre una coltura sta crescendo, siamo in grado
di capire se il PH sta cambiando troppo e quindi dobbiamo agire arginando il
cambiamento per consentire alle cellule, in pratica di continuare a crescere
Utilizzo di indicatori di pH per visualizzare cambiamenti
DISPONIBILITÀ di H2O
Fondamentale per la sopravvivenza e la
crescita dei microrganismi. L’acqua è la magiore parte
del contenuto del citoplasma
-Componente fondamentale della cellula
-In essa disciolte sostanze nutrienti
DISPONIBILITÀ di H2O DIVERSO DA PRESENZA di H2O
Puoi avere acqua presente ma non disponibile. Esempio è requisita da elevate
concentrazioni di zuccheri e Sali. Esempio miele è un gel, ricco di acqua, che dura
per tanto tempo, non marcisce. L’acqua nelle matrici come il miele è presente ma
non disponibile perché requisita da zuccheri.
Es. ZUCCHERI e SALI sono IDROSOLUBILI e in
concentrazioni elevate possono “REQUISIRE” l’H2O
rendendola non disponibile per le cellule batteriche
DISPONIBILITÀ di H2O
La disponibilità dell’H2O è espressa come attività
dell’H2O
p : pressione di vapore
dell’acqua in una soluzione
Water activity aw= p/p0
p0: pressione di vapore
0 <aw < 1 dell’acqua pura
aw dell’acqua pura è 1
Aumentando la concentrazione dei SOLUTI aw diminuisce
progressivamente e quindi acqua sarà meno
disponibile.
La maggior parte dei microrganismi cresce a
0.995<aw<0.998 mentre la crescita della maggior parte di micro
si arresta a 0.900, quindi cresce a valori superiori.
Qui c’è la misura dell’attività dell'acqua di alcuni alimenti. Gli alimenti
sono molto utili per rendere chiaro questo concetto di attività
dell'acqua. attività dell'acqua molto alte ce l'hanno, combinazione
proprio, degli alimenti che noi sappiamo essere più deperibili di altri,
mentre attività dell'acqua molto basse, quello che nelle nostre dispense
ha una scadenza più lunga. questa scadenza poi è dovuta anche ad altri
fattori, evidentemente non soltanto alla contaminazione microbica, ma
anche ad un’ alterazione che gli alimenti hanno di per sé rispetto alla
loro caratteristiche organolettiche. Ad esempio la frutta fresca ha
un'acqua disponibile molto elevata, per cui la frutta fresca deperisce
molto più rapidamente. marcisce con grande facilità, i marciumi sono
una conseguenza dell'attività dei microrganismi, questo vale anche per
la carne o per il latte. Viceversa biscotti e le verdure disidratate,
crackers, pasta,miele e così via... hanno un attività dell'acqua molto
bassa, per cui da un punto di vista microbiologico, vengono alterati
molto difficilmente e ovviamente anche questi però possono essere
alterati microbiologicamente nel momento in cui viene alterata la
loro attività dell’acqua, perché ad esempio subiscono un aumento della
loro umidità, perchè attirano l’umidità, ad esempio ambientale nel
momento in cui non vengono conservati correttamente. però la loro
attività dell’acqua è molto bassa e quindi microrganismi non riesco a
degradarli. Ci sono poi microrganismi che hanno attività dell’acqua
differente, ottimale e alcuni microrganismi hanno necessità di una
elevatissima attività dell’acqua, poi abbiamo invece dei microrganismi
che possono svilupparsi anche attività dell'acqua più basse, e la
differenza deriva dal fatto che diversi microrganismi sempre per una
questione di adattamento, di pressione evolutiva che gli ha resi capaci di
utilizzare meglio con una migliore performance , l'acqua disponibile che
si possono sviluppare anche in un ecosistema in cui l'acqua è meno
disponibile. Come le muffe che si possono sviluppare anche un’attività
dell'acqua più bassa degli altri. perché i funghi pluricellulari riescono in
maniera molto efficace ad attirare a sé eventuale acqua disponibile
proprio perché vedremo che il micelio è fatto in un certo modo Per cui
appunto le muffe possono andare diciamo a catturare l’acqua anche
quando essa è poco disponibile.
Ci sono differenze tra
attività dell’acqua
ottimale in riferimento
a prodotti e matrici, che
corrispondono a quella
determinata attività
dell’acqua. Molti funghi
si sviluppano bene
anche ad attività
dell’acqua più basse
rispetto ai batteri
perché il micellio
fungino è stato
progettato dalla
pressione evolutiva per
andare ad utilizzare la
poca acqua a
disposizione e alterarla.
Al di sotto di un attività
di 0.6 non ci sia
proliferazione
microbica, matrici dove
acqua è trattenuta
molto bene.
EFFETTO PRESSIONE OSMOTICA SU CELLULE
Soluzione ipotonica Soluzione isotonica Soluzione ipertonica
Contenuto di soluti Contenuto soluti Contenuto soluti
MINORE rispetto al UGUALE al contenuto MAGGIORE del
contenuto cellulare cellulare contenuto cellulare
Es: acqua distillata Es: Soluzione ringer Es: Ambiente ipersalino
Osmolarità
aw
1. Mantengono la concentrazione
intracellulare dei metaboliti a livelli tali da
MECCANISMI
garantire la funzionalità delle vie
di
cataboliche e biosintetiche, e restino
TRASPORTO
inalterate
2. Intervengono nella
OSMOREGOLAZIONE
OSMOFILI Crescita ottimale in soluzioni ad alta osmolarità,
contrastano la perdita di acqua e la d’isidratazione
OSMOTOLLERANTI Tollerano soluzioni ad alta
osmolarità, contrastano disidratazione, non hanno
crescita ottimale
OSMODURICI Stato di quiescenza in soluzioni ad alta
osmolarità
I microrganismi come si appartano? come si suddividono rispetto alla loro capacità di
contrastare gli effetti dovuti all’elevata osmolarità e sostanzialmente attivando quei
meccanismi importantissimi di trasporto che sono al livello della membrana cellulare.
Quindi le cellule hanno diverse capacità un po’ come abbiamo visto ultimi
microrganismi che si adattano in maniera diversa alla temperatura in maniera diversa
al al ph abbiamo dei microrganismi che si adattano in maniera differente ad ambienti
a diversa osmolarità.
Concentrazione di soluti(zuccheri e Sali)
Molti ambienti ad alta OSMOLARITA’ contengono alte
concentrazioni di sali, (ambienti ipersalini, anche alcuni alimenti) in
particolare di NaCl
La maggior parte dei microrganismi tollera 3-5% NaCl
ALOTOLLERANTI
Non richiedono elevate concentrazioni di NaCl per la crescita ma tollerano
fino al 10-15% di NaCl
Risposta allo stress osmotico(in particolare gli alofili)attivano due tipi di
risposte
strategia salt-in (Halobacteriaceae) è più rara portata avanti da archea,
al’inizio di pensava fossero batteri, sono i maggiori componenti degli
ambienti salini– accumulo KCl nella cellula in modo da elevare la conc di
soluti intracellulare e impedire all’acqua di uscire. L’ambiente è
ipersalino, la cellula potrebbe perdere acqua, ma non esce perchè il
micro aumenta all’interno del suo citoplasma la concentrazione di KCl
richiamandolo dall’esterno
strategia salt-out (soluti compatibili) la maggior parte di organismi
capacit di crescere ad elevata osmolarità e salinità – più comune
Soluti compatibili
Quando un microrganismo cresce in presenza di
elevata osmolarità o salinità (ridotta attività
dell’acqua) recupera acqua aumenta l’osmolarità
intra accumulando soluti che non sono qualsiasi ma
derivano dal suo metabolismo. Non accumula Sali,
ma zuccheri, aa, alcoli.. Acqua entra per Osmosi
Dunaliella salina
PROTEINE 55%
ACIDI NUCLEICI 24%
LIPIDI 9%
POLISACCARIDI 5%
Micronutrienti
• Manganese, Cobalto, Nickel, Vanadio, Boro, Rame,
Zinco, Molibdeno (coinvolti in funzioni come il corretto
funzionamento del sito attivo di alcuni enzimi )
• Vitamine, aminoacidi (che le cellule a volte non sono in grado
di sintetizzare)
Fattori di crescita
• Vitamine, aminoacidi
Tabella che sottolinea quanto cambia la percentuale di dei vari elementi
all’interno della cellula partire da quelli più concentrati ad arrivare a
quelle più diluiti come vedete carbonio ossigeno azoto idrogeno
ELEMENTO % del PESO SECCO ovviamente e
MACROMOLECOLE
ELEMENTI delle
Ossigeno 20 concentrate
Azoto 14
rispetto agli altri
Idrogeno 8
Fosforo 3
sempre
Zolfo 1 macronutrienti e
Sodio 1 poi micronutrienti
Potassio 1
Calcio 0.5
Magnesio 0.5
Ferro 0.5
Cu, Zn, Mo, Bo, Se, 0.2
Cl, Ni, Cr, Co, Wo
(80-90%di H2O)
Nutrienti
• Non tutti gli organismi hanno le medesime esigenze nutrizionali,
alcuni hanno bisogno di C organico altri no, oppure azoto
atmosferico
• Gli stessi nutrienti possono essere assimilati in forme
diverse
– es Azoto (micro che hanno bisogno di acoto, ma prediligono un
azoto in forma amminica, altri ammoniacale, nitrica,altri molecolare)
• –NH2; NH3, NO3 ; N2)
• Macronutrienti principali -C ed N.
• AUXOTROFI(organismo che non riesce a sintetizzare aa, o
fattore di crescita)/PROTOTROFI(è capace) per vitamine
o fattori di crescita. L’uomo è auxotrofo per la vitamina C,
deve prenderla da cibi, invece alcuni animali la producono
da soli
• Carbonio
– Presente in tutti gli scheletri di tutte le molecole
organiche (lipidi, zuccheri, proteine, acidi nucleici
ecc…)
– In base alla tipologia di C utilizzato suddivisione tra:
• Microrganismi eterotrofi, siamo noi(necessitano diC organico)
– Aminoacidi, acidi grassi, zuccheri, basi azotate, composti aromatici
(echericchia coli)
• Microrganismi autotrofi, le piante (usano C
inorganico)(cianobatteri)
– CO2
• Azoto
– Proteine
– Maggior parte N disponibile per le cellule è
inorganico (NH3/NH4+; NO3-; N2)
• N2 utilizzabile solo da azotofissatori
• Quasi tutti utilizzano NH3, solo alcuni NO3-
ELENCO DI RAGIONI PER CUI QUESTI ELEMENTI SONO IMPORTANTI:
• P
– A. Nucleici, Fosfolipidi
– Fornito alla cellula come PO42-
• S
– Gruppo R di Cisteina (aminoacido), nelle vitamine.
– Può essere fornito alla cellula come HS- oppure
SO42-
• K: Richiesto per l’attività di diversi enzimi
• Mg: Stabilizza ribosomi, membrane, A. nucleici,
attività enzimi
• Ca: Non è indispensabile per tutte le cellule.
Favorisce la stabilità della parete e la
resistenza delle endospore
• Na: Esigenze di Na+ variabili in base all’habitat.
– Es: Microrganismi marini tipicamente richiedono Na per la
crescita (alofili)
Nutrienti
Habitat Temperatura
Acqua
Ossigeno
Sviluppo microbico
Dipende dalle risorse disponibili e dalle
condizioni di crescita
pH
Luce
Nutrienti
Habitat
Temperatura
Acqua
Ossigeno
Esosporio
Tunica
DNA
Cortex
Core
Ribosomi
ripercorrendo queste differenze andiamo proprio a fare un punto sulla
struttura dell’endospora in cui interno definiamo spore, che quello che
in pratica è stato originato da quel citoplasma che in origine era stato
confinato a un lato della cellula che ha generato endospora e qui
troviamo il DNA complessato con il dipicolinato di calcio e le proteine
specifiche in questo ambiente molto disidratato e poi abbiamo
All'interno del cuore alcune ribosomi che vengono comunque inclusi
all'interno dell'endospora anche se realtà le proteine non vengono
trascritte ma servono durante la maturazione delle endospora dove
servono alcune proteine specializzate e andando verso l'esterno
abbiamo poi il Cortex la tunica e le l’esosporio che sono questi
avvolgimenti queste rivestimenti tipici della endospore non
sovrapponibili ai rivestimenti cellulare che ci sono nella cellula
vegetativa ma sintetizzati appositamente che servono proprio che
danno ancora un ulteriore protezione All’endospora stessa
Quiescenza/Dormienza Vita latente
dell’endospora
In pratica la cripta biosi, vita nascosta , che può
essere definita anche come quiescenza,
dormienza, dormienza, vita latente fa si che
l’endospora possa sopravvivere anche nei periodi
veramente molto lunghi e poi ritornare,
trasformarsi rapidamente, sulla cellula vegetativa
quando le condizioni tornano essere ottimali .
Un esempio interessante: sono state trovate delle
endospore capaci di germinare in cellula
vegetative, associate con le bende delle mummie
egizie (quindi stiamo parlando di migliaia di anni).
La longevità veramente dipende proprio dal fatto che questa
struttura:
• ha una totale assenza di metabolismo e questo si può
misurare perché se andiamo a misurare proprio
quantitativamente
• i livelli delle molecole coinvolte nei processi metabolici
(tipo ATP, NADH, NADPH che possiamo definire come indicatori
dell’attività metabolica. Queste molecole sono concentrate 1000
volte meno rispetto alla cellula vegetativa, in pratica quel
millesimo è dedicato agli enzimi che sono coinvolti nel
riconoscere quali sono i fattori ambientali che diventano
favorevoli e quindi che possono indurre la ripresa della cellula
vegetativa, dell’attività metabolica. In pratica quel uno su 1000 è
la percezione dell’ambiente della spora per avere un segnale di
quando si potrà rigerminare.
Germinazione dell’endospora (Endospora cell. Vegetativa)
(la germinazione delle endospora la riporta ad essere una cellula vegetativa )
Processo in 3 fasi:
• Attivazione si manifesta con la captazione delle condizioni
favorevoli. Ad esempio un miglioramento della temperatura, la
presenza di nutrienti e così via.
BIO-INSETTICIDI
Bacillus thuringiensis
La differenza tra questi due generi e che il clostriudium durante la produzione e
maturazione dell’endospora la confina in un angolo della cellula, che nella fase
vegetativa è una cellula a forma bacillare, mentre nella produzione dell’endospora
assume questa forma. Mentre il genere Bacillius produce endospora in posizione
centrale Alcuni batteri sporigeni Bacillus Thuringiensis
Bacillus anthracis
Clostridium botulinum
Clostridium tetani
Misura della
crescita
microbica
Misura della crescita microbica
Determinazione del numero di microrganismi presenti in
una data matrice (suolo, acqua, alimenti). Dobbiamo
suddividere le tecniche in base al principio, su cui si basano e
al risultato che otteniamo:
Metodi
Diretti: si contano tutte le cellule (solo quelle vitali, i micro
che danno un effetto sull’ambiente in cui si trovano, in
grado di moltiplicarsi) direttamente nella matrice (TQ
(tal quale) o diluita(mediante le divisioni seriali)
mediante l’utilizzo di microscopio
Diluente:
RINGER (9 mL)
Cloruro di Na (2.25 g/L)
Cloruro di K (0.105 g/L)
Soluzione isotonica MA priva di
Cloruro di Ca (0.12 g/L) C, N e nutrienti
Bicarbonato di Na (0.05 g/L)
Principio su cui si basano tutte le tecniche di conta, di isolamento e di analisi dei
microrganismi. Sono molti quindi dobbiamo preparare diluizioni. Parti da scelta del diluente
(soluzione di RINGER). Usiamo tubi da batteriologia tutti inizialmente identici, ovviamente
sempre sterile ogni cosa usata. Poi preparo diluizioni. Preparo la matrice che può essere
liquida o solida (disciolta preventivamente). Preparo la prima diluizione ponendo un
grammo della matrice nel primo tubo. Faccio rapporto tra 1 g e 9 mm ho preparato una
diluizione che sarà, 1 a 10 e la chiamerò, 10 alla -1. poi prelevo 1 mL e la metto in 9 mL di
Ringer, ora sarà diluizione 1 a 100, ovvero 10 alla -2. e poi così via.. 1 a 1000, quindi 10 alla -
3. poi proseguo fino a quando ci richiede il nostro studio. A volte anche 10 alla -12 quando
penso di avere campione molto ricco di microrganismi. Devo conoscere più o meno il
campo, e le cellule che contiene. Preparo diluizioni in eccesso. SERIALI perché le preparo in
serie, da una diluizione preparo la precedente.. DECIMALI, perché variano in rapporto di 1 a
10 rispetto all’altra. Soluzione di Ringer, in assenza di questa di può usare una soluzione
fisiologica qualsiasi , esempio le flebo, oppure quella venduta in farmacia per lavare ferite.
Sono soluzioni isotoniche. Ringer contiene una quantità di Sali inorganici disciolti in acqua
che servono per mantenere la soluzione isotonica, ovvero una soluzione che abbia la
medesima pressione osmotica rispetto al contenuto cellulare, quindi le cellule non devono
subire uno schock osmotico quando dalla matrice passano nel diluente. Questa soluzione
non contiene i nutrienti di Ca, N, vitamine e amminoacidi che sono necessari alle cellule
per moltiplicarsi. Queste diluizioni sono un passaggio in cui voglio le cellule vive, ma non che
si moltiplico, perché la conta avviene dopo. Altrimenti vanno a inficiare sulla successiva
conta. Preparate le soluzioni ci sono le conte: dirette e indirette
Metodi di Conta diretta
usa Camera di Burker e microscopio ottico con
ingrandimenti di solito 10 40 100.
1mL = 1 cm3 = 1000mm3
Passaggi
1) Allestimento diluizioni sempre seriali decimali prodotte in un diluente
inerte (soluzione fisiologica o di ringer
2) Inoculo Tubi contenenti mezzo di coltura liquido (3 o 5 tubi per ogni
diluizione) scelta fatta all’inizio
3) Incubazione , conta vitale solo quelli capiaci di moltiplicarsi
4)Verifica tubi positivi/negativi (in base alla torbidità, qui le cellule
non producono colonie, lo strato diventa torbido quando le cellule si
moltiplicano)
5) Determinazione del numero caratteristico e diluizione limite
SUBSTRATO LIQUIDO – Tecnica
MPN
210 microrganismi per la
diluizione limite,
convertito al tal quale
diventa 2 x 10 alla 2 .
Moltiplichi per l’inverso
della diluizione.
Abbiamo allestito delle diluizioni seriali. 10 alla 0 è il campione non diluito, liquido,
esempio il latte. Siamo noi che decidiamo quante diluizioni fare. Preparate diluizioni,
inoculo per ognuna tre tubi che prima dell’inoculo riempio con terreno di coltura
liquido sterile dove aggiungo 1 ml in ogni tubo a partire dalla medesima diluizione.
Puoi scegliere, se sai che il campione ha tanti microrganismi puoi non inoculare le
prime diluizioni andando oltre con le successive. Una volta inoculate, ci sarà un
periodo di incubazione perché è sempre una conta vitale, e devi aspettare che le
cellule possano moltiplicarsi. Dopo vedremo che i microrganismi si sono moltiplicati.
Se terreno liquido, ci sono tubi torbidi, invece se cellule non si sono moltiplicate,,
perché non c’erano nella diluizione il terreno non ha aumento di torbidità. I tubi
vuoti contengono terreno che non è diventato torbido. Man mano che passo da
diluizione con tante cellule, a una con poche, più è probabile che non vengono
diluite e quindi tubi da batteriologia che non saranno mai torbidi. I tubi colorati è
dove le cellule c’erano e si sono moltiplicate. Codice 1 ad ogni tubo torbido,
positivo. Esempio nella 10 alla -1 ne abbiamo tre, due nella 10 alla -2. diluizione
limine e numero caratteristico vanno di pari passo. Quella a 10 alla -1, è la più
spinta con il massimo di tubi (tre), è la diluizione limite. N caratteristico comincio da
diluizione limite in poi. Per sapere quanti microrganismi presenti prendo il n
caratteristico e lo confronto su delle tavole già predisposte, per convertire n
caratteristico al n più probabile di microrganismi, si chiamano tavole di MCCrady.
Dopo l’incubazione, prima
inoculato, qui come positivi
nella 10 alla -2 tutti e tre, 10
alla -4 solo due, 10 alla -5
nessuno come anche 10 alla
-6. il numero caratteristico è
3, 2, 0. che fa 93, cellule
nella diluizione limite (10
alla -3). Che moltiplico per
10 alla terza e trovo
microrganismi presenti nella
soluzione tal quale.
10-6 10-7 10-8
Lo sviluppo microbico è visibile grazie a aumento di torbidità. 10 alla - 8 rimane liquido, è la
soluzione più spianta. Mentre in 10 alla – 6 è torbido
Numero caratteristico
Tavole di McCrady
In base alla fonte di C che utilizzano tutti gli organismi si dividono in:
Riguarda due molecole NAD e Fad, chiamate cosi quando non trasportano
elettroni (forma ossidata). Queste si legano a due elettroni e 2 protoni, si
riducono prendendo e su di se in NADH e FADH. Le molecole di trasportatori
di elettroni possono legare a se elettroni e cederli ad altri molecole
È uno dei catabolismi che vedremo, il
più importante è una Catena REDOX Respirazione
DONATORI di elettroni
Organici (es: glucosio, cioè
chemiorganoci) Inorganici (es:
Ammonio chemiolitrtrogi )
ACCETTORI di elettroni Inorganici (sempre)
respirazione Aerobia – O2
- 3+
respirazione Anaerobia – NO 3 , Fe , CO2
Sono molecole ossidate, che possono accettare quindi elettroni, gli elettroni
non passano in maniera diretta da donatore a accettore. Ma all’inizio grazie
ai trasportatori, e alla fine mediante il . Flusso di elettroni lungo catena di
trasporto Durante il trasferimento elettronico il donatore
si ossida e l’accettore si riduce
Esempio, se c’è glucosio donatore, se si ossida produce co2. l’accettore che uò
essere ossigeno si riduce e diventa acqua
come Reazioni mediate da enzimi
Non tutti i metabolismi catabolici sono efficenti allo
stesso modo. Il potenziale di riduzione (capactà della
sostanza di cedere o predre elettroni)E0 indica la
direzione della reazione REDOX, donatore che cede
ad accettore (che in una tabella a fianco sta più in
basso . Gli elettroni “cadono” dalle sostanze con
potenziale più negativo(dall’alto della tabella)
(normalmente gli elettroni li cedono ) verso quelle
con potenziale più positivo (sostanzhe che elettoni li
accettano).
ΔG 0= -nF ΔE0’
La resa energetica sarebbe delta G(quantità di ATP prodotto) della
respirazione è variabile dalla differenza di potenziale delle coppie redox
coinvolte (donatore ed accettore). Una coppia redox è esempio la co2
con glucosio. Spesso sono espresse con la forma ossidata e poi ridotta.
Potenziali di riduzione di alcune coppie redox
Organismo che usa H come donatore, e O come accettore. Sono le due coppie
- Potenziale di riduzione (E0’) redox coinvolte
ES: 2H+/H 2 (-0,41 V)
½ O 2 /H 2 O (+0,82V)
- Coppie redox (per convenzione direzione della riduzione)
Gli elettroni vanno da valori positivi a negativi
-Da E0’ delle due semireazioni si verifica la direzione degli
elettroni
H 2 + ½ O2 H2 O (reazione netta)
H22 e- + H + 2H + /H 2 (E 0’:-0,41 V)
½ O2 + 2 e- + H+ H2 O ½ O 2 /H 2 O (E0’:+0,82 V)
ATP
Glicolisi – Catabolismo del
glucosio come il glucosio viene
trasdormato in una cellula
• La glicolisi è una via metabolica in cui il glucosio (zucchero a
6C) è ossidato ad acido piruvico producendo ATP e NADH.
• Comincia da glucoso, e finisce con il piruvato.
• Suddivisa in due momenti, uno stadio a 6 atomi di C e uno a
3. quindi lo stadio a 3 atomi di C avviene due volte perché
abbiamo uno stato a 6 atomi che si suddivide in due di 3.
• Prima fase c’è il consumo di 2 molecole di atp e mancata
produzione di E
• Nello stadio a 3 atomi di C invece c’è porduzine di 2 molecole
di atp per fosforilazione a livello del substrato. Visto che
avviene due volte le molecole di atp saranno 4. sottraendo
però le due che sono state consumate all’inizio, la resa finale
sono 2 molecole di atp.
• Viene ridotto un NATH+ che si prende gli e da<lla
gliceroaldeide, viene prodotto un nadh a partire dal NADH.
GLICOLISI
Quindi gli elettroni finiscono subito su catena di trasporto di elettroni dal donatore inorganico
senza passare tramite glicolisi e krebs.
Se donatore di C è CO2
CHEMOLITOAUTOTROFI (usano composti inorganici come fonte di
E anche )
Catabolismo importante, perché indifferente alle molecole organiche, svincolato da produzione primaria di
vegetali, e dalla fotosinesi, si mantiene a partire da molecole inorganiche sia come fonte di C che di E. sono
capaci di svolgere reazioni importanti per reciclo di elementi
CHEMOLITOAUTOTROFIA
ENERGIA Fonte di C
CHIMICA INORGANICO
Fonte di energia
(donatore elettroni)
INORGANICO
Nella chemiolitrotrofia c’è una resa energetica variabile (dipende da coppia
donatore-accettore, a seconda di differenza di potenziale tra donatori e
accettori) implica differenze nella velocità di moltiplicazione (tempo di
generazione) dei diversi gruppi microbici. Se donatore ha un potenziale di
riduz non troppo negativo verrà prodotta non troppa energia.
…..ma comunque sempre più bassa di respirazione aerobica sostanza
organica…
Sino molto poco energetici. Si moltiplicano lentamente, hanno vantaggio
nutrizionale, hanno catabolismo poco efficiente, le coppie redox danno
origine a un delta g poco significativo. Se fai paragone a glucosio questi
valori sono bassi
Il tRNA trasporta
ai ribosomi gli
amminoacidi che
vengono
icorporati nelle
proteine
Speciazione
• Processo filogenetico di formazione delle specie biologiche
• Batteri rapida evoluzione di nuove specie perché batteri reagiscono più
velocemente, percheè hanno cellula semplice. Si adattano
• Queste modalità sono Eredità verticale e trasferimento genico orizzontale (o
laterale) quindi anche microrganismi non legati tra loro possono scambiarsi,
traferire DNA . Questo negli organismi più complessi è impossibile. Quini vale
solo per batteri e archea
–Passaggio (raro) anche tra organismi non direttamente correlati(Bacteria-Archaea)
• Mutazioni (dovute a traferimento genico o casuale) se vamntaggiose sono
mantenute e trasferite a cellule figlie altriemnti quelle negative sono perdute.
Negli eucarioti vale la stessa cosa ma più complesso. , a livello dei procarioti
grazie a mutazioni possono originarsi nuove specie.
Evoluzione
• Cambiamenti (mutazioni) che favoriscono la sopravvivenza sono
mantenuti mentre quelli negativi sono persi
• Tutte le specie originano dal
cambiamento/evoluzione di specie precedenti, siamo in grado si
seguire percorso evolutivo e capire nuove specie da dove sono
originate, perché nessuna specie si evolve dal nulla.
• Organismi evolutivamente vicini caratteristiche simili perchè
evolvono dal medesimo progenitore, anche se nei batteri a
volte si hanno diversità tra specie molto rilevanti.
• L’evoluzione normalmente procede nella direzione di una
maggiore complessità. Esempio eucarioti si sono sviluppati
dopo gli eucarioti, localizzano alcune funzioni a livello di srutture
specifiche. Acnhe a livello complessivo. I porcarioti tra loro sono
molto diversi. L’evoluzione rimescola bene le carte.
Mutazioni
• Modificazione del DNA ereditabili (se
vantaggiose) anche casuali, esempio a trascrizione viene incorporato un nucleotide, piuttosto che un
altro, o a livello di scissione binaria, replicazione dna. Ereditate solo se sono vantaggiose
• Cambiamento DNA è alla Base dell’Evoluzione
• Pressione selettiva ambientale, l’ecosistema preme su organismo che lo occupa così che tale micro si
possa adattare. In un suolo inquinato, quando arriva inquinante, tra i micro presenti nel suolo prima
ci sono micro diversi tra loro incapaci di sopravvivere in presenza dell’inquinante. Solo i micro che
riescono a resistere, quindi grazie a mutazioni casuali, hanno un avantaggio selettivo in presenza
dell0inquinante e ad esempio possono usarlo nel loro metabolismo. Questa avranno un vantaggio e
possono sfociare in una nuvoa specie
• Mutazioni indotte dall’uomo per l’ Analisi funzioni cellulari (confronto tra ceppi mutati e non)
• Origine delle mutazioni, possiamo avere :
– Trasferimento genico orizzontale
– sostanze chimiche o condizioni fisiche (mutageni) ad esempio i raggi UV
– mutazioni “spontanee” indotte dal caso
Trasferimento genetico e mutazioni (spontanee o indotte)
DIVERSITA’
Trasferimento genico nei batteri
oppure
Un’altra alternativa è considerare il dna che
codifica l’RNA 16s(buon marcatore molecolare):
il gene che codifica per l’rna ribosomiale viene usato per ragioni
di tassonomia. batterio il cui RNA 16s abbia una sequenza che
differisce per meno del 3% da quella del ceppo tipo (presenta
il 97% similarità) viene considerato appartenente alla stessa
specie del ceppo tipo. Molto semplice così da definire.
Parametri decisi a tavolino, quando siamo stati in grado di
studiare dna.
Ad esempio isolo il micro in lab e seuqenzio il dna cromosomiale e
inserisco info su portali pubblici e disponibili. Mi viene una % di
similarità rispetto al dna cromosomico dei ceppi tipo.
Perchè l’rDNA 16s per la filogenesi batterica?
Gene presente in tutti i ribosomi batterici, anche negli archea. Negli eucaria sarà
18s, perché negli eucarioti il 16s non c’è. Rna ribosomiale muta di meno, velocità
minore, può essere un ottimo marcatore molecolare .
Ribosomi che servono per sitetizzare proteine, vengono mutati per
mutazioni casuali, ma queste non vengono mantenute perché, non
sono funzionali.
Struttura rRNA ha subito poche modifiche le mutazioni non
vantaggiose letali
Si è scelto 16s, per un fatto di lunghezza, informazione
gnetica.Sequenza rRNA 16s è costituita da 1500paia di basi (essendo a
doppia elica, buon compromesso tra la 5s (troppo piccolo)(120b) e 23s
(3000)(troppo grande)
Su questo dna ribosomiale si sono regioni(frammenti di dna) più
conservate (sappiamo essere in tutti i batteri piuttosto simili, per confrontare
organimsi anche diversi)per confrontare organismi non strettamente correlati) e
regioni più variabili (per confrontare organismi più strettamente correlati). Se
devo confrontare organismi che so essere molto lontani tra loro, confronterò una
parte dei geni più conservati, geni più variabili, li uso per organismi più simili tra
loro.
Ci sono dei NCBI – Database sequenze, dove possiamo confrntare seuqenze
che otteniamo in laboratorio, e sequenzze degli istituti che conservano i campioni.
Nomenclatura
Codice internazionale per la numenclatura dei batteri
(stabilito per la prima volta nel 1992)
Nome sistematico basato su un sistema biomiale:
Nome genere + Nome specie (vanno sempre scritti
in corsivo)
Sequenziamento
del rDNA 16S
Sequenziamento del Analisi
rDNA 16S sequenze
Confronto con sequenze note su database
NCBI
Microrganismi eucarioti
I microrganismi eucarioti hanno tutte le caratteristiche caratteristiche delle cellule eucariotiche e si
trovano nel albero filogenetico dalla parte degli Eukarya in particolare quello che possiamo definire
come microrganismo eucariotici, quindi microrganismi sono quelli che hanno apparati che non sono
visibili ad occhio nudo e quindi abbiamo i funghi, abbiamo poi protozoi che sono distribuiti (come si
può vedere nella foto sottostante a destra). Su questo albero filogenetico non compaiono ad esempio
è le alghe ma sono incluse le alghe in questo discorso.
CELLULA EUCARIOTICA
Sommariamente quali sono le caratteristiche
fondamentali delle cellule eucariotiche che
hanno una cellula molto più complessa
articolata rispetto a quella dei procarioti.
Quindi in pratica moltissime delle funzioni che
nei procarioti sono svolte liberamente nel
citoplasma o a livello di membrana, negli
eucarioti invece sono svolti a livello di organuli
specifici. Come ad esempio l’apparato del
citoscheletro, le proteine del reticolo
endoplasmatico, l’apparato di Golgi, i
mitocondri, il nucleo e così via. Quindi
abbiamo una cellula molto complessa, la cosa
importante da ricordare e che appunto la
respirazione rispetto ai procarioti avviene a
livello dei mitocondri e che nel caso degli
eucarioti anche se sono microrganismi è
possibile che ci sia una moltiplicazione
sessuale oltre che quella asessuata che è
presente nei procarioti. Chiaramente non
dimentichiamo la presenza di un nucleo, che è
la prima caratteristica che ci differenzia le due
tipologie di cellule.
Un’altra considerazione importante da
fare e che i ribosomi degli eucarioti sono
del tutto simili come funzione struttura a
quelli dei procarioti quello che cambia è
la dimensione e le tipologie di RNA che
sono incluse nei ribosomi. Anche qui
abbiamo RNA ribosomiale nel caso in
cui consideriamo RNA ribosomiale come
marcatore molecolare ciò che viene
paragonato al 16S batterico degli archea
per fare gli alberi filogenetici nel caso
degli eucarioti è il 18S comunque
sempre RNA ribosomiale. Ribosomi che
quindi sono costituiti sia da RNA che da
proteine e hanno sempre una subunità
maggiore e una subunità minore e poi
nella loro funzione diciamo attiva e
chiaramente devono essere assemblati
in maniera che le due subunità entrino a
contato. La funzione, ruolo è
esattamente lo stesso, quindi di sintesi
delle proteine. Quello che cambia poi è
la dimensione del ribosoma perché
chiaramente le subunità hanno peso
differente quindi a fronte di un ribosoma
procariotico di 70S negli eucarioti
abbiamo un ribosoma di 80S.
Ricordiamoci che la cellula eucariotica deriva da
fenomeni di endosimbiosi in cui la linea che stava
diventando l’eucariota moderno ha assimilato da
una parte i cloroplasti e c’è stata la trasformazione
nelle cellule vegetali e dall’altra parte i mitocondri e
ha acquisito la possibilità di svolgere la respirazione.
Quindi le cellule eucariotiche moderne derivano
sostanzialmente da fenomeni di endosimbiontico di
procariotico.
Protozoi
• Protozoi sono a tuti gli effetti eucarioti, quindi hanno queste cellule assolutamente molto
differenziate(in greco “primi animali” perché hanno già delle funzioni che gli avvicinano molto al
gruppo filogenetico degli animali)
• Filogeneticamente diversi (organismi che ad un certo punto hanno preso la loro linea evolutiva, ma
sono abbastanza diversi tra di loro)
• Ambienti acquatici spesso hanno modalità di movimento in ci nell’abitat acquatico riescono a
muoversi per captare le condizionimigliori
• Molti Parassiti di animali infatti li incontriamo molto nella microbiologia medica proprio
perché sono veicolo di malattie in quanto si avvicinano alla cellula animale proprio per
sfruttarne le caratteristiche nutrizionali.
• Fagocitosi (Procarioti) possono nutrirsi di batteri e archea, vanno ad assimilare per intero la
cellula batterica. È un processo molto importante nel suolo perché i protozoi fanno una sorta di
regolazione del numero dei batteri presenti.
• Diffusi in albero filogenetico eucarioti
Alcuni gruppi di protozoi, tutti quanti con rappresentanti che possono essere patogeni per l’uomoe
per gli animali. Spesso appunto colonizzanti sistemi acquatici
FLAGELLATI
APICOMPLEXA
CILIATI
AMOEBE
Alghe
Per quanto riguarda le alghe che invece in microbiologia agraria hanno un ruolo sicuramente maggiore, le
alghe le abbiamo già citate quando abbiamo parlato di fototrofia, perchè effettivamente le alghe ricavano
l’energia necessaria al loro metabolismo dalla luce, anche le alghe solo FILOGENETICAMENTE DIVERSE, non
diverse quanto i protozoi, hanno la caratteristica di avere relazioni da un punto di vista filo genetico
comunque sia con le piante che protozoi, diciamo che hanno dei tratti comuni con i protozoi e con le piante.
Possono essere sia unicellulari che pluricellulari, quelle pluricellulari spesso vengono definite filamentose e
hanno un’AMPIA DIFFUSIONE AMBIENTALE cioè troviamo delle alghe da ecosistemi ad esempio molto
freddi, ecosistemi caldi e umidi quindi non hanno diciamo un'ecosistema prediletto per svilupparsi
solitamente però richiedo la presenze di acque, a meno che non siamo in situazioni particolari di simbiosi
che vedremo più avanti in cui posso eventualmente svilupparsi anche in ambienti aridi. Come distribuzione
rispetto ai parametri ambientali possono anche essere la pressione selettiva ha creato dei fila che si sono
adattati anche a condizioni estreme, alcune alghe sono ACIDOFILE, (ad esempio l’alga rossa Cyanidium che si
sviluppa in maniera ottimale a pH 2)
Le ALGHE ENDOLITICHE sono quelle che vivono in ambienti freddi e secchi ma in questo caso sono di solito
in comunità, diciamo in simbiosi con cianobatteri e funghi a formare dei licheni. Quindi nel caso in cui le
alghe rientriamo a contribuire alla simbiosi che sfocia nella costituzione dei licheni In questo caso le alghe
possono anche presentarsi in ambienti secchi se no altrimenti hanno bisogno necessariamente di
un’ambiente acquatico. Sono caratterizzate da un punto di vista energetico di assimilazione del carbonio da
avere degli aspetti molto comuni con le piante. Da un punto di vista della fonte di energia utilizzano la luce e
come fonte di carbonio utilizzano la CO2, quindi sono FOTOSINTETICHE e AUTOTROFICHE ciò non toglie che
però molte alghe possono accumulare anche delle sostanze di riserva e quindi possono accumulare anche
carbonio organico direttamente dall’ambiente. La PARETE CELLULARE e di CELLULOSA e le avvicina
moltissimo alle caratteristiche delle cellule vegetali
Alghe
Composizione può variare nei diversi phyla. Sempre presente la chitina, variano gli altri
componenti
Microfibrille di
Glucaniamorfi Strato proteico chitina immerse in
Reticologlicoproteico proteine
immerso in proteine
CHITINA
Allora quello che hanno in comune tutte queste pareti è quello di avere
un’amminozucchero in questo caso (il glucosio della cellulosa non è
un’amminozucchero) ma quello che si conserva è il legame ß-1,4 presente anche
nella chitina così come nella cellulosa, così come nel peptidoglicano che è
evidentemente un legame abbastanza resistente alla degradazione.
www.ocean.udel.edu/.../Research/chitin.html
Altri componenti cellulari
• Glicoproteine (proteine che hanno una fase zuccherina)
• Melanine pigmenti non coinvolti nella fotosintesi (conferiscono
resistenza a lisi enzimatica, forza meccanica e proteggono le cellule
da UV,radiazione solare e disidratazione)
• Glucani e mannani in percentuale variabile a seconda dei phyla e
di solito si trovano nello strato superiore rispetto alla chitina.
Funghi – Caratteristiche generali
• Sia unicellulari (LIEVITI) che multicellulari (FILAMENTOSI)
In alcuni specializzazione cellulare (quindi cellule differenziate a
secondadella funzione, es: cellule deputate per la moltiplicazione, cellule
deputate all’assimilazione di nutrienti)
Funghi dimorfici per cui hanno differenti parti del fungo deputatia
funzioni diverse
FUNGHI pluricellulari
FUNGO: struttura filamentosa plurinucleata e
interconnessa. Citoplasma cellule racchiuso in un
sistema di tubi molto ramificati IFE
Le IFE hanno l’aspetto simile alle radici vegetali. Lunghi
filamenti tubulari a crescita polarizzata ramificano in
successione secondo una CRESCITA APICALE
Il reticolo di ife nel suo in sime poi insieme alle strutture di
IFA
moltiplicazione e replicazione costituisce il MICELIO funghineo
MICELIO
Qui vedete qualche dettaglio al microscopio ottico come appare il fungo in questo caso ad un
ingrandimento 40X e nella foto in basso con uno zoom di maggiore dettaglio per cui vedete
proprio questi filamenti che sono proprio le ife fungine. All’interno di queste ife sono contenute
le cellule nei funghi filamentosi. Qui vedete proprio le ramificazioni e il senso che danno di
crescita polarizzata proprio perché sono tubulari e quanto risultano poi simili effettivamente alle
radici dei vegetali.
Quando parliamo del micelio fungineo insieme alle spore che vengono poi prodotte per la riproduzione
sessuale per la moltiplicazione asessuale l’intra struttura la definiamo TALLO. Il TALLO fungino è proprio
l’insieme di tutto il fungo. Quindi le ife, le spore, i corpi fruttiferi. Non tutti i talli fungini sono uguali perché
chiaramente noi abbiamo una diversità morfologica anche se fortunatamente in questo caso ci aiuta anche
a riconoscere i funghi da un’osservazione anche al microscopio perché a differenza dei batteri la diversità
morfologica è correlata alla classificazione. Quindi vedremo che ci sono delle caratteristiche specifiche
morfologiche per i diversi fila, cosa che nei procarioti non succede. Il micelio viene definito come la parte
ecologicamente attiva dei funghi, cioè quella ha una funzione, quella che è coinvolta ad esempio nella
degradazione della sostanza organica o dei fenomeni di patogenicità nei confronti degli animali e delle
piante quindi è il micelio che svolge le funzioni che al fungo servono per assimilare in nutrienti a partire dal
carbonio organico a disposizione. Possiamo definire due parti del micelio, se si immagina (lo schema di una
capsula Petri, disegno sotto) dove si sviluppa colonia fungina, se noi guardiamo questa capsula da vicino in
una situazione di questo tipo vedremo che c’è una parte di micelio che affonda nell’agar e una partedi
micelio che sta fuori che è quella parte vellutata polverosa. Diciamo che il micelio che si sviluppa verso l’aria
viene definito come micelio aereo o di diffusione perché sarà in quella parte che verranno prodotte le ife
che poi verranno veicolate dall’acqua dal vento dagli animali. Mentre il micelio che affonda nel substrato è
un micelio nutrizionale, cioè da cui il fungo in pratica assorbe i nutrienti.
Vedendola in un altro modo dobbiamo immaginarci la situazione di questo tipo, noi abbiamo delle ife
aeree e il micelio invece nutrizionale. Il micelio nutrizionale semplicemente ha una parte delle ife che
sono dedicate all’assorbimento dei nutrienti è un po’ quello che rivediamo nel caso di basidiomiceti,
quindi abbiamo un micelio nutrizionale e un micelio aereo di diffusone dove nel caso dei basidiomiceti è
proprio costituito da corpi fruttiferi anche abbastanza articolati. Ma questo succede anche in funghi
diversi dai basidiomiceti.
Funghi pluricellulari
Ife settate o
Le ife
cenocitiche
non sono tutti uguali nel senso che ci sono due tipologie di ife. Ogni
tipologia di fungo ne può possedere soltanto una cioè
• IFE SETTATE o asettate, ovvero ife che come dice la parola stessa sono
dotati di setti
Cioè di divisioni. Il contenuto delle ife è suddiviso da setti
• IFE PRIVE DI SETTI o cenocitiche dove non ci sono questi setti e il
materiale cellulare è libero sostanzialmente di muoversi attraverso le ife
perché i setti non sono presenti. Vedremo poi in particolare per tutti i fila
però in generale le ife settate nei funghi più evoluti, cioè i funghi più antichi
meno evoluti hanno ife cenocitiche mentre i funghi più evoluti hanno ife
settate questi setti poi sono dotati evidentemente di pori dove poi
chiaramente il materiale cellulare può migrare da un setto all’altro.Cioè
questi senti non sono stagni ma il materiale ovviamente, soprattutto le
sostanze nutritive possono passare da un setto all’altro.
Come ci dobbiamo immaginare queste due tipologie di micelio? Quello CENOCITICO, le ife, i pallini
rappresentano i nuclei delle cellule e si può vedere che non c’è suddivisione. Le cellule con la loro membrana
cellulare e la parete nella foto a destra si vede come risultano al microscopio ottico quindi filamenti continui
evidentemente qua i nuclei non si vedono tanto perché è un ingrandimento che magari non ci consente di
vedere in dettagli i nuclei, ma si vedono molto bene i filamenti che non sono suddivisi.
Viceversa qua vediamo le IFE SETTATE l’esempio quindi dove abbiamo questi filamenti ramificati a crescita
polarizzata che sono suddivisi in comparto ogni comparto corrisponde alla cellulare anche se in alcuni casi in un
comparto ce ne possono essere più di una ma in generale è così, e così e come le vediamo invece le vediamo al
microscopio quindi questi setti sono molto bene visibili. Per ottenere questi preparati in cui sono osservabili
queste caratteristiche non necessitano di nessuna preparazione. Cioè mentre nei batteri devono essere colorati e
visti ad un ingrandimento molto elevato ad esempio 100X per vedere bene la morfologia, la morfologia dei
funghi è già perfettamente visibile 10X o 40X ma soprattutto non richiede la riparazione quindi la colorazione.
Quindi quello che vediamo qua esattamente come appare un fungo prelevato posto su un vetrino in una goccia
d’acqua.
IFE
settate
Modificazioni delle ife
Le ife seppure sono definite come filamenti settati o non settati, all’interno del quale c’è ilmateriale
cellulare e l’insieme di ife va a costituire il micelio, le ife possono avere delle modificazioni cheservono
per svolgere delle funzioni specifiche. • Un altro esempio sono gli anelli che sono prodotti
• Allora il primo esempio, è l’esempio di una dai così detti funghi trappola, che sono dei funghi
simbiosi tra pianta e fungo, questa simbiosi si presenti naturalmente nei suolo, che possono
chiama SIMBIOSI MICORRIZZICA. La essere usati anche come agente di lotta biologica e
modificazione è costituita da queste strutture quello che vedete, è che l’HYPHAE differenza un
che vedete qua che sembrano delle mani, e si anello che serve per intrappolati il NEMATODE che
chiamano HAUSTORIUM. Servono al fungo per ci passa attraverso. Quindi c’è questo anello,
entrare in stretto contatto con il materiale l’ematode ci passa attraverso, all’interno dell’anello
cellulare della pianta, qua è evidente il sono presenti dei recettori quando qualcosa
fenomeno di simbiosi, dove appunto il fungo e attraversa l’anello, l’anello si rigonfia grazie al
la pianta potranno poi scambiarsi i nutrienti richiamo di acqua per pressione osmotica e va ad
coinvolti nello scambio della simbiosi. intrappolare la preda, che in questo caso è il
nematode affinchè poi il fungo possa nutrirsi del
carbonio organico all’interno dell’organismo.
Spore prodotte direttamente Sporangio, quindi è un ifa che Il corpo fruttifero, come si può capire
sulle ife. Quindi l’ifa al suo alla sua estremità contiene una dalla morfologia, dall’istologia di
apice produce delle spore vescicola in pratica in cui quest’immagine, si può capire che il
(pallini blue). In questo caso vengono prodotti conidi. A corpo fruttifero è una sistuazione un
sono delle mitospore, maturità, questa vescicola po’ più complessa. Il corpo fruttiferoè
prodotte all’estremità dell’ifa esplode e libera i conidi caratteristico invece esclusivamente
che poi verrannoliberate all’esterno. della produzione di meiospore . In
questo caso abbiamo l’esempio di un
corpo fruttifero che viene prodotto
dagli ascomiceti. Al suo interno saranno
presenti le spore sessuali che verranno
poi liberate.
Amanita Corpo fruttifero
che al di sotto contiene
delle lamelle,e da quelle
lamelle vengono liberate
Penicillium Ifa produce i
le spore sessuali conidi, quindi stiamo
parlando di mitospore.
Pilobolus Sporangio All’apice delle ife non sono
che ha una vescicola racciusi da uno sporangio
all’apice che poi andrà ma liberi che poi si
in lisi e andrà a liberare staccheranno.
i conidi che sono al suo
interno
Spore
Le spore sono delle strutture monocellulari chiaramente germinano. Il senso della spora e
come se fosse (anche se il paragone è ovviamente molto lontano) come se fosse quello di un
seme,quindi la spora che sia sessuale o asessuale va a germinare e dare origine a un nuovo
micelio. Le spore asessuate siamo in grado di definirle in base a delle caratteristiche
morfologiche che ci permettono di riconosce al microscopio e le definiamo
Artrospore o artroconidi (disarticolazione del micelio)
– Blastospore
– Clamidospore
– Conidiospore
– Zoospore
Questa è una terminologia che in genere quando parliamo di spore asessuate parliamo in
genere di conidi e anche sui libri di testo sono chiamati così. Però invece a seconda proprio
della morfologia se volessimo essere precisi ci sono delle tipologie diverse di spore asessuali
che vengono chiamate in modo differente.
SPORE VEGETATIVE:
Artrospore: si formano per frammentazione dell’ifa, quindi noi abbiamo delle ife
settate, semplicemente si interrompe l’ifa a livello del settoe libera una spora.
Queste spore hanno una forma sferica o cilindrica perché derivano effettivamente
dalla frammentazione dell’ifa e normalmente presentano una parete abbastanza
ispessita
SPOREVEGETATIVE:
Spora in
germinazione
micelio
Crescita ifale
Le ife crescono all’estremità, quindi c’è una crescita polarizzata e quindi a partire dalla spora che sta
germinando abbiamo questa crescita polarizzata perché abbiamo una parente rigita con
un’estremità elastica che via via cresce
https://www.youtube.com/watch?v=DH2AVRBbb10
FUNGHI
Epluricellulari
infatti se noi andiamo a guardare in questo caso e un fungo pluricellulare con il micelio senza setti quindi
cenocitico, non importa, succede nel caso dei micelli settati nello stesso modo. Se noi andiamo a guardare
al microscopio in questo caso con ingrandimento molto maggiore, stiamo parlando di microscopia
elettronica, all’interno dell’ifa che cosa succede? Succede che all’estremità quindi all’apice ifale il fungo è
ricco di vescicole, ribosomi e mitocondri perché è una parte in continua crescita, è la parte del fungo che
sta crescendo è il fungo ha proprio questa crescita apicale che fa si che il micelio sarà costituito da filamenti
ifali. APICE IFALE
IFA
VESCICOLE
RIBOSOMI
MICELIO
MITOCONDRI
FISIOLOGIA dei FUNGHI
OSSIGENO
OSSIGENO
La maggior parte dei funghi sono AEROBI FACOLTATIVI: nel senso
che fanno respirazione aerobica della sostanza organica ma in assenza
di O2 sono in grado di fermentare ricordo che la resa energetica della
respirazione della fermentazione sono molto diverse, per cui quando un
fungo sta fermentando, che sia un lievito o un fungo pluricellulare,
questo non ha la possibilità di crescere molto proprio perché il guadagno
energetico ottenuto dalla fermentazione è molto basso
zuccheri (formazione di biomassa inferiore del 10%)
TEMPERATURA
Tutti i funghi richiedono la presenza fisica dell’H2O disponibile per l’acqua non
serve soltanto per il mantenimento del citoplasma, ma anche per produrre e
liberare gli enzimi extracellulari che utilizzano per procurarsi i nutrienti e
anche per assorbire i nutrienti.
pH
Molti funghi amano i Ph un po’ più acidi pH 4.0-8.5 talvolta pH 3.0-9.0 con
optimum di crescita relativamente ampi 5.0-7.0.
Diversi funghi acido-tolleranti con crescita a pH 2.0
e optimum pH 5.5-6.0.
Alcuni basofili in grado di sviluppare in coltura a pH 10-11 (Fusarium
oxysporum).
Omeostasi (meccanismi che garantiscono l’equilibri all’interno di del
citoplssmoa, nonostante a ciò che accade fuori) ATPasi, enzima che
produce ATP mentre entrano protoni, nel caso dei funghi funziona nella
direzione opposta, quindi i protoni escono e viene consumato ATP, perché
l’enzima funziona nella direzione inversa
I funghi sono eterotrofi
L’acqua è fondamentale per procurarsi il carbonio
si nutrono per demolizione esterna, vengono rilasciati
ESOENZIMI servono per degradare i polimeri,
ottenere poi i monomeri i quali poi possono essere
ASSORBITi all’interno del micelio
1) Rilascio di esoenzimi
2) Rottura enzimatica dei substrati
3) I prodotti diffondono nelle ife
Stati nutrizionali dei funghi
Abbiamo detto che i funghi sostanzialmente si nutrono di carbonio organico. Il carbonio organico
che utilizzano i funghi viene procurato dal fungo in maniera diversa. Diciamo che possiamo definirli
tre stati nutrizionali: Saprofiti, Parassiti, Simbionti. Queste sono tre modalità
diverse con cui i diversi funghi si procurano il carbonioorganico.
Saprofiti
Parassiti
al tipo di spore
alla modalità di riproduzione (sessuale,
asessuale, entrambe)
5 Phyla
La classificazione è in accordo con una differenza genetica. Queste differenze rispecchiano la
differenza in termini appunto genetici di DNA. E’ possibile costruire un albero filogenetico, anche se i
funghi sono collocati in una zona intermedia tra animali e piante. Se consideriamo solo i funghi, le loro
caratteristiche genetiche consentono di suddividerli in phyla diversi. Nell’immagine sottostante sono
presenti solamente 4 phyla, perché il quindi è un phylum artificiale.
I Chytridiomycota, sono i roimi
che si sono evoluti, seguiti dai
Zygomycota, Ascomycota e
Basidiomycota. Perché
analizzando le caratterisctiche
di questi phyla,si vede come
alcune caratteristiche
evolvono. Ad esempio quando
parlavamo di micelio,
parlavamo di ife settate e non
settate e abbiamo visto che le
ife sono settate nei funghi più
evoluti, infatti Ascomycota e Aschi Basidii
Basidiomycota che sono i più Zigosporangi
evoluti hanno le ife settate.
Mentre Chytridiomycota e
Zygomycota sono funghi meno Spore mobili Classification &
evoluti hanno le ife Phylogeny
cenocitiche.
Le principali caratteristiche che discriminano questi quattro phyla sono: nei Chytridiomycota abbiamo delle
spore mobili, caratteristica unica di questi funghi, gli altri funghi hanno perso questa caratteristica nel corso
dell’evoluzione. Non hanno più spore mobili, che sono spore dotate di flagello. Gli Zygomycota sono
caratterizzati da questi sporangi (palline nere) che contengono le spore asessuali, e poi dalle zigospore, che
sono le spore sessuali. Gli Ascomycota sono caratterizzati dalle ascospore e dagli aschi che contengono le
ascospore. Basidiomycota sono i funghi più evoluti, producono le loro spore sessuali nei basidio carpi e in
particolare nei basidii.
Chytridiomycota
Meno evoluti, spore sessuali e asessuali mobili perché dotati di
flagelli posteriori
Zygomycota
Spore sessuali rivestite da una parete molto spessa (zigospore)
Ascomycota
Spore sia sessauliche asessuali, quelle sessuali formate
all’interno di una speciale cellula detta asco
Basidiomycota
Spore sessuali formate esternamente su una cellula detta
basidio
Rhizopus su fragola
Manifestazione di Entomophthorales che in questo caso ha parassizittato un insetto. Delle
Entomophthorales sono questi funghi che poi causano gli insetti zombi, i quali sono insetti
che sostanzialmente il fungo tiene in vita il più possibile perché il micelio che produce le
spore, con l’insetto in movimento ha la possibilità didiffondere se stesso emettendo conidi
che andranno a germinare e il fungo si diffonde
Entomophtora
Phylum Zygomycota
Morfologia – STADIO SOMATICO
Il micelio degli Zygomycota è un micelio
CENOCITICO proprio perché sono funghi
abbastanza antichi. Per cui abbiamo queste
ife ramificate, dove notiamo i nuceli, che non
sono suddivisi da setti, possono esserci
anche alcune eccezioni dove non abbiamo
un vero e proprio micelio, ma abbiamo una
fase del fungo che può anche svilupparsi in
parte dentro agli insetti sotto forma di
protoplasti, quindi privo di parete esterna di
chitina
Parete cellulare costituita prevalentemente da
CHITINA (polimero che normalmente rientra nella
parete dei funghi)
Produttori di CLAMIDOSPORE spore con una
forma arrotondata (spore durevoli).
Phylum Zygomycota
Moltiplicazione
Più comune e che è anche ben visibile quando osserviamo questi funghi al
microscopio è quella della produzione di CONIDI ENDOGENI all’interno di un
CONIDIANGIO (sporangio) portato da un’ifa specializzata a portare alla formazione
di questi sporangi, vescicole chiuse, dotate all’interno di una struttura che si chiama
COLUMELLA, la quale a maturità dei conidi si rigonfia, perché viene richiamata
l’acqua all’interno. Il rigonfiamento della columella causa la frattura dello sporangio
e la liberazione dei conidi. Questi conidi che poi vanno a colonizzare i materiali
attigui e quindi a sviluppare nuovo micelio. STOLONE, RIZOIDI,
CONIDIANGIOFORO, CONIDIANGIO sono i nomi delle strutture, rizoidi sono la
parte del micelio nutrizionale, che di solito va ad assimilare i nutrienti nella matrice,
gli stoloni sono un collegamento tra conidiangiofori attigui, i conidiangiofori sono
queste ife che portano all’estremità il conidiangio, che al suo interno ha dei conidi. Il
conidiangio è molto ben visibile, è grosso e globoso (es. Mucor) con parete
che si rompe a maturità liberando conidi
CONIDI
CONIDIANGIO
COLUMELLA
CONIDIANGIOFORO
STOLONE RIZOIDI
Nell’immagine con diversi ingrandimenti possiamo vedere come gli zigomicota si
organizzano quando vanno ad intaccare un materiale, una matrice. In questo caso
abbiamo una fetta di pane, l’ammuffimento del pane, così come quello della frutta
è tipico degli zigomiceti e abbiamo il micelio nutrizionale immerso nella matrice,
mentre i conidioangiofori con gli sporangi sono prodotti verso l’esterno e a
maturità liberano i conidi
In quest’immagine abbiamo la stessa cosa, dove si vedono gli sporangi con
all’interno i conidi. Si possono vedere anche gli sporangi che sono già andatiin
lisi, hanno già liberato i conidi, infatti residua la columella e si vedono anche
degli sporangi ancora in formazione.
Nella prima immagine si vede la superficie di una muffa, dove si vedono gli sporangi
Nella seconda immagine invece c’è un ingrandimento di uno sporangio con la columella e i conidi alsuo
interno deve ancora liberare i condi
Phylum
Zygomycota
Columella che
ha liberato i
conidi e lo
sporangio è già
andato in lisi
Phylum
Zygomyco
Riproduzione sessuata ta
-Organismo aploide (n da un punto di vista genetico, quindi un’unica
copia cromosomica) che durante l’intero ciclo vitale è aploide eccetto
nel momentodella fase di riproduzione;
-La riproduzione avviene per fusione di nuclei aploidi contenuti in due
GAMETANGI portati da due ife di segno opposto appartenenti a ceppi
differenti (ETEROTALLISMO)
-Formazione di ZIGOSPORA 2n; raramente OMOTALLISMO (ife di
segno opposto portate dallo stesso ceppo).
Il segno che vi dico è semplicemente un fatore genetico, qundi
l’eterotallismo e l’omotallismo implica una vicinanza genetica nel caso
dell’omotallismo mentre l’eterotallismo indica ife che hanno uns egno
opposto assimilatele a due sessi differenti. Comunque dalla
coniugazione di questi due nuclei aploidi portati da ife eterotalliche o
omotalliche si va a formare la zigospora. Che è una spora che è il
risultato della riproduzione sessuale e che invece è diploide quindi 2n
Phylum
Zygomyco
Riproduzione ta
Organismo aploide durante l’intero ciclo vitale
eccetto in fase di riproduzione; la riproduzione
avviene per fusione di nuclei aploidi contenuti in
GAMETANGI portati da due ife di segno opposto
appartenenti a ceppi differenti
(ETEROTALLISMO), con formazione di
ZIGOSPORA 2n; raramente OMOTALLISMO (ife di
segno opposto portate dallo stesso ceppo).
ZIGOSPORA: spora durevole a parete spessa, di
colore scuro che, in condizioni favorevoli,
successivamente alla MEIOSI, germina in un’ifa o
conidioangiofilo andando a rigenerare un nuovo
micelio
Qui abbiamo uno schema molto semplice di cosa implica la riproduzione sessuale degli zigomicota,
abbiamo due ife, indifferente se di segno opposto o del medesimo segno, quindi omotallico o eterotalli
che appartengono allo stesso tallo oppure a talli diversi. Vediamo che le due ife si coniugano, mettendo
in comune due nuclei, in questo modo si forma la zigospora.
Phylum Zygomycota
Riproduzione
La zigospora tal volta anche quando viene liberata dalle
due ife che la formano può mantenere associati i
sospensori, che non sono altro che un residuo delle spore
che si sono coniugate.
ZIGOSPORA
SOSPENSORI
Qui possiamo vedere la zigospora, in
particolare è interessante che si possono
vedere due ife che stanno andando a
formare la zigospora, quindi due ife che si
sono appena coniugate e poi due ife che
hanno già svolto questa coniugazione e si
stanno generando le spore. Poi abbiamo
anche delle spore che sono già state
liberate e alcune delle quali in associazione
hanno ancora ciò che resta delle ife che si
sono coniugate
Phylum
Ascomycota
E’ il gruppo più numeroso, comprende funghi morfologicamente molto
differenti, addirittura UNICELLULARI e MICELIARI, che possiedono come
comune la presenza di ASCHI
Habitat
I LIEVITI (BLASTOMICETI) (funghi unicellulari) colonizzano ambienti
ricchi in zuccheri (es. superficie di frutti)
STERIGMI
MONOVERTICILLATO
POLIVERTICILLATO
gen.
Aspergillus
gen. Penicillium
Stessa cosa per
Aspergillus, diversi tipi
di Aspergillus hanno
caratteristiche un po’
diverse e possono
essere riconosciuti
facilmente
Phylum
HabitatBasidiomycota
Importante nei suoli forestali, infatti sono:
SAPROFITI in grado di degradare cellulosa, emicellulose e
lignina (polimero molto difficile da degradare e che viene
principalmente degradato grazie hai basidimyceti) presenti nel
suolo, nei compost, in detriti fogliari, su tessuti legnosi
PATOGENI di latifoglie (Armillaria mellea), di piante forestali
(Heterobasidion annosum), di piante coltivate
PARTNER FUNGINI in ectomicorrize (micorrizze dove
abbiamoun’associazione un po’ meno importante) con piante
forestali (gen. Amanita, gen. Boletus)
La struttura dei Basidyomiceti è quelle di avere di un micelio
sotterraneo, che procura il carbonio organico, degradando la
sostanza organica presente, e invece un micelio aereo dedicato
alla diffusione delle spore sessuali mediante i basidio carpi
Phylum Basidiomycota
Morfologi
a
Il micelio è caratterizzato da ife settate;
Alcune specie LIEVITI;
Forma
BASTONCELLARE (Schizosaccharomyces sp.)
LIMONIFORME (Kloechera apiculata)
TRIANGOLARE (Trigonopsis sp.)
E’ ben visibile la differenza di
forma dei lieviti, quindi siamo in
grado di riconoscerli abbastanza
bene
PSEUDOMICELIO
Pichia membranifaciens
BLASTOMICETI o
Riproduzione LIEVITI
I lieviti possono produrre delle spore sessuali
andando a mettere in comune due cellule di lievito
di segno opposto come GAMETI originano lo
ZIGOTE che per MEIOSI forma le ASCOSPORE (2-4,
raramente 8). La riproduzione sessuale dei lieviti è
sempre in risposta a determinanti ambientali molto
specifici
Distribuzione dei microrganismi
negli ecosistemi ed interazioni tra
microrganismi
I microrganismi in termini di batteri, arche e funghi si trovano:
• Ecosfera: che racchiude atmosfera (aria), idrosfera (ambiente
acquatico), litosfera (suolo)
• Microrganismi possono essere autoctoni (originati in quell’ecosistema) e
alloctoni (trasportati nell’ecosistema a partire da ecosistemi diifferenti)
• Atmosfera:
– Trasporto dei microrganismi avviene attraverso le correnti atmosferiche
alta quota mediante le quali i microrganismi possono essere trasportate
come cellule per i batteri e degli archea o come spore fungine adesi a
microparticelle di polveri e polline (20000m)
– Bioaerosol: batteri e spore fungine adesi su microparticelle di polveri, polline e
umidità
– Interesse prevalente per patogeni ma difficoltà di studio
• Acque superficiali (dolci e marine) e
Idrosfera
sotterranee (falde acquifere)
• Superficiali (Lentici – Lotici) si distinguono in:
– Lotici: acque correnti (ruscelli, fiumi)
– Lentici: acque ferme
• Complessi dal punto di vista microbico
• Caratteristiche variabili in funzione di condizioni ambientali
• Stratificazioni fa si che le acque siano complesse da un punto di vista microbico proprio
perché le caratteristiche sono variabili a seconda della profondità perché a seconda della
profondità sono diversi i nutrienti e le condizioni alimentari ad esempio le condizioni
termiche, queste stratificazioni potete averle eventualmente sperimentate quando ad
esempio abbiamo riscontrato che in un ambiente acquatico c’è uno strato in cui l’acqua è più
fredda e uno strato in cui l’acqua è più calda, questo è un esempio di stratificazione, dovuta
sostanzialmente a fenomeni fisico-chimici e di densità differente dell’acqua per le diverse
temperature (luce, nutrienti, temperatura) tipi di microrganismi diversi
– variazioni termiche stagionali(rimescolamento)
La statificazione può anche riguardare anche condizioni nutritive
oppure condizioni di pH e di tutti i parametri ambientali che
abbiamo visto. Queste stratificazioni possono poi variare a
seconda delle stagioni, possiamo avere un rimescolamento degli
starti soprattutto dal punto di vista termico, dovuti ad esempio al
fatto che il sole irradia la superficie acquatica e per via della
diversa densità dovuta al fatto che l’acqua sia calda o fredda, e di
conseguenza può riessere rimescolata.
• Laghi eutrofici (sono ecosistemi in cui sono presenti tanti nutrienti)
e oligotrofici (sono presenti pochi nutrienti e gli organismi che si
sviluppano in questi ecosistemi sono abituati a condizioni di bassi
nutrienti e bassa concentrazione di donatori e accettori di elettroni)
zone umide (paludi) che sono molto interessanti perché abbiamo
l’interazione tra idrosfera e litosfera
Suolo-Litosfera
La litosfera è un ambiente in particolare riferito al suolo in cui
abbiamo anche in questo caso delle stratificazioni. Sulla sinistra è
presente la rappresentazione schematica di un profilo di suolo.
Sappiamo che un profilo di suolo è in pratica la successione della
stratificazioni del suolo a partire dalla superficie fino alla roccia
madre, che è la roccia da cui il suolo ha origine. Un profilo di
suolo è suddiviso in differenti orizzonti e la definizione di queste
stratificazioni è importante da un punto di vista microbiologico,
perché i microrganismi andranno a distribuirsi nelle stratificazioni
in maniera diversa perché ad esempio negli orizzonti più
superficiali abbiamo tanta sostanza organica, dovuta
principalmente all’azione vegetale, abbiamo poi negli orizzonti un
po’ più profondi ma sempre superficiali le radici, che hanno un
influenza sui microrganismi, via via condizioni sempre più
differenti rispetto alla sostanza organica, perché negli orizzonti
più profondi la sostanza organica è meno presente e quindi
avremo degli organismi che rispetto alla sostanza organica sono
più indifferenti, cioè equivale a dire che in un profilo di suolo mi
aspetto che ci siano più microrganismi negli orizzonti superficiali
rispetto agli orizzonti profondi, mi aspetto che senz’altro la
distribuzione ad esempio dei funghi si prevalente negli orizzonti
superficiali perché sappiamo che i funghi hanno necessità di
sostanza organica, via via negli orizzonti più profondi avremo degli
organismi prevalentemente autotrofi o comunque che non hanno
questa necessita di sostanza organica così tanto concentrata.
Sappiamo che le proprietà chimico-fisiche e i così detti
Microrganismi e microambienti
Nel suolo oltre ad una distribuzione verticale dei profili abbiamo anche una distribuzione dei
microrganismi che risente anche della varietà spaziale dei nutrienti perché i microrganismi sono molto
piccoli quindi una zona del suolo, un aggregato di suolo in cui cìè una maggiore concentrazione di un
certo nutriente andrà a definire un abitat nel quale si svilupperanno certi microrganismi e magari in una
zona molto vicina quel nutriente sarà meno concentrato e si svilupperanno altri microrganismi. Il punto è
che nutrienti presenti nei microambienti del suolo vanno a definire i tassi di crescita e le caratteristiche dei
microrganismi che si andranno a sviluppare.
• Si moltiplicano di più gli organismi che trovano le condizioni migliori per la loro crescita, ma queste
condizioni non sono distribuite in maniera omogenea nel suolo, perché possiamo avere una
distribuzione disomogenea dei nutrienti e delle condizioni.
• Condizioni variabili nel tempo e nello spazio (pochi centimetri di distanza habitat diversi per
microrganismi) es: diffusione ossigeno
Concentrazione di ossigeno in una particella di suolo
Es Bejierinckia lacticogenes e
Thiobacillus ferrooxidans, sono
due batteri, nel qual Bejierinckia
Quello che si verifica quando
lacticogenes è in grado di fissare coltiviamo insieme Bejierinckia e
l’azoto, quindi di rendere Thiobacillus in coltura mista e che
disponibili grandi quantità di crescono molto di più e
azoto che è un macronutriente contribuiscono al rilascio di rame
fondamentale. Mentre solubile a partire dalle rocce di
Thiobacillus ferrooxidans è in rame. Presi singolarmente questi
grado di fornire carbonio,nel batteri crescono poco.
senso è in grado di fissare la
CO2.
Chlorochromatium aggregatum
Consorzio in cui il mutualismo è molto evidente perché si
associano un batterio che produce H2S (solfuro di idrogeno) e
batteri verdi fotosintetici anossigenici che utilizzano H2S.
INTERAZIONI POSITIVE
Un altro tipo di iterazione positiva che vedremo parlando del ciclo dell’azoto è il
COMMENSALISMO.
• Porta vantaggio per uno solo dei due microrganismi.
• Ad esempio abbiamo il Nitrosomonas che produce azoto in forma di nitrito che il
Nitrobacter utilizza per produrre nitrato. In questo caso il commensalismo è vantaggioso
solamente per Nitrobacter e non per il Nitrosomonas. Il Nitrosomonas è indifferente a
Nitrobacter, cioè il Nitrosomonas comunque prende l’ammonio, lo utilizza come fonte di
energia, lo ossida a nitrito, Nitrobacter però se non ci fosse Nitrosomonas non avrebbe
abbastanza nitrito per portare avanti il proprio metabolismo e questo è il
commensalismo.
Interazione tra microrganismi
nell’ambiente
INTERAZIONI NEGATIVE
Abbiamo l’esempio comune della COMPETIZIONE
La competizione ha nella microbiologia agraria un’importanza molto rilevante, perché ha un enorme
influenza sulla composizione ed evoluzione delle comunità microbiche dei suoli. Perché ci sono tanti
microrganismi essendo non in coltura pura dove i microrganismi hanno libero accesso hai nutrienti in
questo caso noi abbiamo un ecosistema ad esempio nel suolo dove magari abbiamo due organismi che
hanno necessità di usare lo stesso nutriente, allora cosa fanno? Competono. La competizione può
riguardare anche la luce o la disponibilità di acqua. Può essere una competizione:
• INTERSPECIFICA nell’ambito di specie diverse
• INTRASPECIFICA nell’ambito della stessa specie
La competizione si verifica quando ci sono microrganismi con potenzialità metaboliche diverse, quindi
microrganismi che sono più o meno attivi da un punto di vista energetico e quindi in pratica uno è più
competitivo dell’altro.
INTERAZIONI NEGATIVE
INTERAZIONI NEGATIVE
Interazione tra microrganismi nell’ambiente
PARASSITISMO anche questo molto frequente nel suolo dove abbiamo un
interazione tra organismi, dove uno trae vantaggio dall’altro, in particolare noi
abbiamo visto che molti dei funghi sono parassiti, perché vanno sia a
parassitizzare dall’esterno o dall’intrerno organismi più grandi per andare a
procurarsi il carbonio organico. In generale in natura esistono parassiti
• Obbligati quando sono necessariamente costretti a parassitizzare un altro
organismo
• Facoltativi quando talvolta si comportano da parassiti ma in assenza dell’ospite
possono anche comportarsi da saprofiti, utilizzando altri nutrienti.
Parassiti vegetali come i
funghi se si creano sui
tronchi.
INTERAZIONI NEGATIVE
E’ quella invece che è a carico dei protozoi. I protozoi si nutrono
prevalentemente di batteri. I batteri vengono quindi regolati nel
suolo e nell’acqua perché il protozoo nutrendosi di questi va a
regolare in numero di questi batteri e ne regola la numerosità. I
protozoi predano i batteri perché se ne nutrono, cioè li
assimilano, li fagocitano. I protozoi sono quegli organismi
eucarioti che si trovano distribuiti nel suolo e nelle acque.
Cicli biogeochimici
I microrganismi nei diversi ecosistemi sono
intimamente coinvolti nel riciclo delle sostanze
organiche ed inorganiche.
Cicli Biogeochimici:
- Cambiamenti di stato di ossidazione degli
elementi (reazioni redox)
– Movimenti ciclici degli elementi tra i diversi
comparti dell’atmosfera e tra la sostanza
organica e le molecole inorganiche
Trasformazioni
–abiotiche
–biotiche
-Andamento ciclico
-Il prodotto di una trasformazione è
substrato di quella successiva fino
alla rigenerazione del prodotto
iniziale
Tutti gli elementi sono in
continua trasformazione
Minerale Organico
Ossidato Ridotto
Immobilizzato Disponibile
Gruppi funzionali microbici
• Raggruppamenti di microrganismi in base alla
loro funzione o al ruolo che ricoprono
nell’ambito di un ciclo biogeochimico e non
alla tassonomia o alla morfologia.
• Raggruppamenti metabolici
Pectine
Polimeri delle pareti primarie delle cellule vegetali.
Degradate in fasi successive che richiedono la presenza di
microrganismi che posseggono tutti gli enzimi necessari
(Pectinasi) gli altri dipendono da questi.
Aerobi Bacillus subtilis, Erwinia; Anaerobi Clostridium
pectinovorum. Funghi: Aspergillus, Mucor, Penicillium.
Simbionti posseggono pectinasi.
Cellulosa
Marciume bruno
Attaccano tutti i polimeri di parete comprese quasi tutte
la lignina ma non aprono gli anelli aromatici
Sintesi melanine responsabili del colore scuro
Molti generi di Basidiomiceti
Marciume bianco
Ligninolitici primari
Più efficienti degradatori
Phanerochaete e Polyporus
Colore bianco dovuto allo sviluppo di ife
Marciume
molle
Marciume
bruno
Marciume
bianco
Reazioni biotiche
• Decomposizione (Polimeri e Monomeri)
• Fissazione (quando il C in forma inorganica, sottoforma di CO2 viene organicato
dagli organismi che si costruiscono le molecole organiche unicellulari e gli
organismi che fanno fissazione sono autotrofi)
– Fotoautotrofi
– Chemoautotrofi
• Respirazione (dove il C organico viene respirato e quindi utilizzato come fonte
d’energia e quindi viene ossidato durante la respirazione e viene prodotta CO2)
• Fermentazione (a partire dal C organico produce sempre C organico e anche CO2
+ C organico)
• Immobilizzazione (è la fase in cui gli organismi assimilano i nutrienti e
possono creare anche delle sostanze di riserva, quindi il C organico è
immobilizzato nelle cellule e quini non è disponibile esternamente alle
cellule per altri batteri o altri organismi) Eterotrofi
Per capire il ciclo del carbonio bisogna ragionare in modo schematico. Nello schema sono inserite le
varie reazioni metaboliche che abbiamo visto, in più c’è anche la METANOGENE. Suddividendole tra
reazioni aerobiche (avvengono in ambiente con ossigeno) e anossiche (prive di ossigeno). Con la formula
(CH2O)n viene rappresentato il carbonio organico come viene trovato nelle cellule, che troviamo sia in
aerobiosi che in anaerobiosi. Poi c’è la CO2 ovvero il carbonio inorganico e anche il metano. Se
cominciamo dalle reazioni che avvengono in aerobiosi, abbiamo la respirazione aerobica, che porta il
carbonio organico ad essere ossidato a CO2. Sempre in ambiente aerobico abbiamo la
CHEMOLITOAUTOTROFIA quando è aerobica e la FOTOSINTESI OSSIGENICA. Entrambe queste reazioni
portano all’assimilazione di CO2 e alla trasformazione di questa in C organio, e già qui si può vedere che
c’è un andamento ciclico.
Mentre nell’ambiente anaerobico, abbiamo
sempre la trasformazione del C organico in CO2
mediante respirazione anaerobia, ad esempio un
organismo utilizza carbonio inorganico come
donatore e il nitrato come accettore, il risultato è
comunque che il carbonio organico si ossida a
CO2 .
Abbiamo anche la FERMENTAZIONE, che anche
solo parzialmente produce CO2, anche se la
fermentazione produce prevalentemente
carbonio organico, ma contribuisce alla
produzione di CO2 e abbiamo la FOTOSINTESI
ANOSSIGENICA, cioè la fotosintesi che avviene in
ambiente anaerobio, che non produce ossigeno,
ma che può produrre carbonio organico a partire
da CO2.
Quello che di nuovo, rispetto alle reazioni che abbiamo già visto, vediamo in questo schema è
la presenza della metanogenesi, ovvero sintesi del metano. La metanogenesi parte da diversi
tipi di sostanze, il risultato è la produzione di metano, e avviene solo in ambiente anaerobio
METANOGENESI
E’ un insieme di reazioni che hanno tutte come risultato la produzione di metano, come
vedremo, in realtà è un insieme di reazioni che anche catabolicamente possono essere
diverse, quello che hanno in comune e che si svolgono in anaerobiosi, che vengono svolte
solamente da archea e non da batteri e sono tutte reazioni anaerobiche in cui l’accettore
terminale è il C. il C che può essere sotto forma di CO2, quindi intuiamo che è un processo
respiratorio, ma anche sotto forma di carbonio organico. Quindi diciamo che le reazioni di
metanogenesi, possono essere intese sia come reazioni respiratorie dove l’accettore è
inorganico, ma anche come fermentazioni dove invece l’accettorre è organico. Per cui viene
definita RESPIRAZIONE ANAEROBICA COMPLESSA proprio perché non è soltanto una
respirazione, ma un insieme tra respirazione e fermentazione. La metanogenesi che
evidentemente assume un significato molto importante quando si parla di biogas e di
produzione di metano a scopi energetici, è comunque una reazione che in natura avviene
spontaneamente ed è quello che succede alla fine della decomposizione anaerobica della
sostanza organica. Meglio ciò che avviene alle molecole carboniose che sono state respirate
e fermentate quando si trovano poi in anaerobiosi. Quando ci troviamo in anaerobiosi,
avvengono tutte una serie di reazioni che sono dovute al fatto che l’ossigeno non è
presente, quindi immaginiamo di trovarci in un ambiente in cui abbiamo un suolo, ad
esempio una risaia, che viene saturata d’acqua.
Inizialmente in questo suolo avremo ossigeno che poi viene consumato dalle respirazioni aerobie,
questo ossigeno trovandoci in un ambiente saturo d’acqua via via non è più disponibile ed iniziano ad
essere utilizzati tutti gli accettori possibili inorganici di elettroni. Quindi il ferro ossidato, il solfato, il
nitrato, tutte le molecole inorganiche che possono essere accettori in anaerobiosi. A questo punto
questi vengono consumati e si accumulano via via idrogeno e anidride carbonica, a seguito di varie
respirazioni anaerobiche e varie fermentazioni, perché chiaramente essendoci sostanza organica,
quando siamo in anaerobiosi può avvenire fermentazione o può avvenire respirazione. Alla sostanza
inorganica in anaerobiosi il (CH2O)n può essere respirata anaerobicamente oppure può essere
fermentata e noi abbiamo un accumulo di anidride carbonica e di sostanza inorganica in anaerobiosi.
A questo punto interviene la metanogenesi, che consuma l’idrogeno molecolare, la CO2 e le molecole
organiche che derivano da prodotti di fermentazione e respirazioni anaerobiche che a questo punto
vengono trasformate in metano. In pratica noi abbiamo i nostri polimeri che vengono trasformati in
monomeri, che vengono fermentati e vengono prodotti i tipici prodotti di reazione delle
fermentazioni che vengono trasformati in metanogenesi. In realtà la CO2 deriva anche evidentemente
dalle respirazioni anaerobie. Quindi alla sostanza organica in degradazione in anaerobiosi succede di
essere trasformati in prodotti di fermentazione in CO2 e idrogeno molecolare, che è il risultato di
alcune fermentazioni, questi in anaerobiosi diventano i substrati della metanogenesi.
La metanogenesi implica un’estrema specializzazione catabolica, perché i metanogeni, che sono archea si
specializzano a svolgere alcune tipologie di metanogenesi e si specializzano ad usare diversi substrati. Di
metanogenesi sostanzialmente ce ne sono tre tipi:
• CO2 - Type
È quella in pratica dove l’anidride carbonica viene utilizzata come accettore di elettroni e l’idrogeno molecolare
come donatore. La maggior parte dei metanogeni che vengono chiamati Idrogenotrofi, proprio perché è
l’idrogeno ad essere un donatore di elettroni, svolgono questa tipologia di metanogenesi
• Da Composti metilati
Vengono utilizzati composti metilati come accettori di elettroni, e sempre l’idrogeno molecolare come
donatore, questa è più una fermentazione, perché l’accettore è un composto organico. I composti metilati
possono essere diversi, metanolo, metilamina, però ogni metanogeno si specializza ad utilizzare uno di questi
composti metilati. Cioè ci sono quelli che utilizzano il metanolo e quelli che utilizzano la metilammina come
accettore di elettroni.
• Reazioni acetoclasica
Questi metanogeni vengono chiamati acetotrofi, questi invece utilizzano l’acetato che viene appunto
trasformato ridotto in metano e CO2.
Si parla di estrema specializzazione catabolica, perché un determinato metanogeno utilizza solamente
l’anidride carbonica, altri utilizzano solamente il metanolo e altri ancora solo l’acetato. Alcune rarissime
eccezioni, come la Metanosarcina, sono in grado di utilizzare fino a 7 diversi substrati, quindi ad esempio
diversi composti metilati più l’acetato. Ma questa è un’eccezione, perché di solito sono abituati ad utilizzare
soltanto un tipo di sostanza per produrre metano. Dipendono da altri microorganismi, in maniera molto
importante perché tutti i substrati di reazione di questi organismi sono derivanti da altre reazioni ad esempio la
CO2 deriva da respirazioni che avvengono o da fermentazioni anaerobiche, i composti metilati derivano
comunque da fermentazioni. L’acettato utilizzato nella reazione acetoplasica deriva da fermentazioni. Quindi
una cosa importante da ricordare e che i metanogeni dipendono da altri organismi.
Qui vediamo altre caratteristiche dei metanogeni, abbiamo detto che in tanto sono
• Archea che sono attivi a potenziali redox molto bassi (-350 -450 mV) vuol dire che agiscono in
nicchie ecologiche e in ecosistemi fortemente anaerobici
• Sono metanogeni obbligati, nel senso che loro utilizzano la produzione di metano ovvero la
metanogenesi, non dimentichiamoci che dal punto di vista dei microorganismi è un
catabolismo, cioè un modo con cui questi organismi producono energia. Questi metanogeni
però che in comune hanno questa caratteristica, cioè produrre metano, in realtà sono molto
diversi tra di loro, rispetto a tutta una serie di fattori.
• Sono diversi rispetto alla morfologia, alla sequenza del 16S, quindi sull’albero filogenetico li
troviamo in posizioni anche distanti. Rispetto alla fisiologia cioè al fatto che alcuni preferiscano
determinate condizioni e altri ne preferiscano altri e anche differenze rispetto alla parete
cellulare. Alcuni hanno una parete cellulare tipica degli archea, cioè la pseudomureina, altri
invece sono ricoperti da eteropolisaccaridi, quindi non hanno una parete e altri invece da
proteine ovvero sono ricoperti da strati S, quegli strati proteici molto resistenti che abbiamo
visto talvolta possono sostituire la parete cellulare.
• La distribuzione ambientale dei metanogeni e molto ampia, vengono trovati in diversi ecosistemi
anaerobici, sia temoerati che estremi. Alcuni esempi di ecosistemi temperati ed estremi sia freddi che
caldi:
Abbiamo delle specie di metanogeni che crescono in ambienti con temperature molto fredde, quindi sono
psicrofile e psicrotolleranti, che amano il freddo e si sviluppano tra 0 e 5°C e specie ipertermofile, quindi
prediligono temperature molto elevate, ad esempio sorgenti geotermali fino a 110°C.
Poi abbiamo dei metanogeni che prediligono elevate concentrazioni saline quindi sono ALOFILI, alofili
estremi, che richiedono elevate concentrazioni di cloruro di sodio per svilupparsi.
Altri invece che prediligono ecosistemi temperati in nicchie ecologiche, quindi non ci sono batteri o
eucarioti perché di solito sono sono in ambienti molto anaerobici, dove non subiscono la competizione
con altri microrganismi perché nel caso avrebbero la peggio. Quindi occupano nicchie ecologiche in cui
non competono con altri batteri o eucarioti.
• In pratica abitano, colonizzano degli habitat anaerobici, in cui non abbiamo ne solfati ne metalli e ne
nitrti, perché come abbiamo visti sono già stati utilizzati da altri organismi e quindi vanno ad occupare
nicchie dove sono in grado di utilizzare delle sostanze come la CO2 o l’acetato, che sono in grado di
utilizzarle solamente loro.
Diversità e fisiologia dei metanogeni
• Varietà morfologica
• Tassonomia morfologica e filogenetica
• Anaerobi obbligati quando vengono coltivati in
laboratorio non deve essere presente l’ossigeno,
vengono fatte crescere nelle camere anaerobiche
che sono delle cappe chiuse in cui dobbiamo
sostituire l’ossigeno con altri gas, perché l’ossigeno
per loro è tossico, perché non hanno gli enzimi che
servono per proteggere dallo stress ossidativo. A
seconda della specie mezzo minerale in atmosfera di
H2 e CO2 (in rapporto 1:4) o mezzi complessi.
I metanogeni sono molto presenti in qualsiasi alberi filogenetico, e si riconoscono perché il nome inizia con
META. Questo in realtà perché gli archea sono stati scoperti inizialmente perché sono stati scoperti i
metanogeni. I metanogeni sono stati tra i primi archea conosciti. Quindi sull’albero filogenetico troviamo tanti
metanogeni perché sono stati i primi da cui si è partiti per studiare gli archea.
Si può notare però che sono distanti
sull’albero genetico. Perché la
metanogenesi è solamentente un
risultato del loro metabilismo, i
metabolismi sono diversi, perché
alcuni svolgono una respirazione
anaerobica, utilizzando la CO2 come
accettore, altri utilizzano
fermentazione, ma
phylogeneticamente sono archea
molto diversi tra di loro. Quindi sono
diversi sia dal punto di vista
filogenetico che ecologico in generale
CICLO DELL’AZOTO Complesso e articolato perchè l’azoto ha
molti stati di ossidazione, molti passaggi
e reazioni che trasformano da una forma
all’altra di strati di ossidazione. Esempio
azoto sotto forma di ammoniaca è
fortemente ridotto. Può essere donatore
di elettroni nelle respirazioni. E poi
anocra il nitrato che è una forma molto
ossidata, infatti è un accettore di
elettroni. Dobbiamo calcolare il numero
di ossidazione per capire questo.
È sia a livello di microrganismi, ma riguarda tutto.. Piante, pioggia, animali.
Trasformazioni fisico chimiche, nitrati che una volta prodotti dal suolo non vengono
trattenuti dal suolo perché hanno carica negativa, e vengono liscidiati.
Passaggio dell’azoto attraverso le sue diverse forme, in questo caso grazie a reazioni
microbiche . Come azotofissazione, che consente fissazione azoto in azoto
ammoniacale. Azoto ammoniacale, che può essere trasformato in nitrato da reazioni
ossidative, oppure usato come nutriente per costruire aa e proteine. E poi abbiamo
nitrato che può essere ridotto a azoto molecolare.
LIBERA SIMBIONTICA
Microrganismi (dotati di nitrogenasi Microrganismi in simbiosi, relazione
possono fissare azoto, in maniera stretta con organismi vegetali. Gli
indipendente, staccati dall’organismo azoto fissatori simbionti sono dentro le
vegetale, dispersi nel suolo o nelle radici delle piante.
acque.
possono essere quindi sia liberi che
in BIOCENOSI (relazione in cui i
micro usano C organico proveniente
da piante, ma relazione non così
stretta)
Possiamo avere azoto fissatori liberi che usano le fonti di E che trovano nel suolo.
Altri anocra assorbono elettroni da pianta e si trovano a livello di rizosfera, fuori da
radice. Biocenotici, indipendenti da piante.
Azotofissazione libera
Azoto fissatore libero o biocenotico. Microrganismi liberi
possono associarsi con vegetali ma non in simbiosi (biocenosi)
Microrganismi anche molto diversi tra di loro (sia come metabolismo che
come habitat) che hanno solo in comune l’azotofissazione (gruppo
funzionale). Hanno morfologie diverse, possono essere aerobi o anaerobi.
Possono essere anche molto distanti tra loro dal punto di vista filogenetico
Resa di azoto fissato (alcuni kg/ha per anno) inferiore rispetto a
azotofissatori simbionti, perché questi dipendono dal fatto di
procurarsi il C organico. Se sono in biocenosi, dipendono da rilascio
di essudati radicali da radice, se sono liberi nel suolo devono trovare
essudati disponibili come fonte di E. per questo l’azotofissazione
libera prende meno,in termini di kg, ettaro rispetto a quella
dimbiontica.
Suddivisi tra fotosintetizzanti e non fotosintetizzanti
Azotofissatori fotosintetizzanti
Sono una serie di diversi passaggi. Nitrato nitrito, monossido d’N, protossido di azoto, n2
(molecolare). Rientrano sotto la denitrificazione si passa fa forma inorganica(no3),a una forma
gassosa(n2) che causa perdite di N dei suoli perché produce una forma volatile. Denitrificazione
è al singolare, in realtà sono una serie di reazioni dove i micro usano tutte le forme ossidate
dell’N fino a produrre N2, usando sempre come donatore la sostanza organica.
Il nitrito è una forma azotata che funge sia da accettore (denitrificazione) donatore(ossidazione
dell’amido)
È una Respirazione anaerobia
– Donatore: Sostanza organica (produzione CO2) cede elettroni, si
ossida
– Accettore: azoto inorganico ossidato (+5 +1)
Gli enzimi coinvolti sono diversi a seconda del passaggio (un micro può possedere uno, tutti o
alcuni di tali enzimi):
– nitrato reduttasi (potrà solo usare nitrato come accettore di elettroni, e produrrà nitrito, un
altro micro userà il nitrito e ridurlo a nO), nitrito reduttasi, ossido nitrico reduttasi, ossido
nitroso reduttasi. È molto diffusa come
reazione, è sufficiente che suolo diventi anaerobio anche per un tempo limitato perché i
micro appena finisce il O usano il nitrato, che è una molecola usata facilmente.
BATTERI DENITRIFICANTI
Maggior parte anaerobi facoltativi (scelgono se usare O o nitrato) significa che
la nitrato reduttasi sono molto conservate e distribuite, tra i micro, ma ciò vuol
anche dire che se c’è l’O loro lo preferiscono perché più redditizzia.
RIZOPLANO
Pelo
radicale
Tessuto
vascolare
ENDORIZOSFERA ECTORIZOSFERA
• RIZOSFERA si suddivide in:
– Ectorizosfera (ciò che solitamente chiamo rizosfera, quello che sta al ti fuori delle
radici, le circonda)
– Endorizosfera (primi strati corticali delle radici)
– Rizoplano (superficie di radici e peli radicali )
ENDO dentro, ECTO fuori
• Suddivisione rizosfera difficoltà frazionamento
in laboratorio, per analizzare solo questo rizosferico, bisogna dividerlo
dall’altro non rizosferico
• Estensione della rizosfera dipende da tipo di suolo, specie
vegetale, età vegetale, fattori abiotici (condizioni ph) grande
variabilità (può essere da pochi millimetri ad alcuni centimetri rispetto
a radice vegetale )
• Rizosfera con caratteristiche differenti in base alle specie e al grado
di sviluppo del vegetale. Ambienti rizosferici molto diversi, partendo
da piante a diversi stadi di sviluppo che colonizzano diversi ambiente
Conseguenza dell’effetto rizosferico
• Regolazione comunità microbica differente rispetto
al suolo non rizosferico
• Rapporti di simbiosi, quelli che coinvoglono
l’azotofissazione microbica, e le micorrizze
• Modificazioni nelle proprietà fisico-chimiche
del suolo, se misuro gli elementi presenti o il
potenziale redox del ph del suolo vicino a radici è
diverso da quello non rizosferico
• Comporta una giacitata all’elopatia che comporta
un’Inibizione allo sviluppo della crescita.
Caratteristica di alcune specie vegetali e di altre
meno
“Effetto rizosferico” e microrganismi
• Nella rizosfera i microrganismi hanno una grande quantità di composti
organici da utilizzare come fonti di C, fonti di energia e fattori di
crescita. Il vegetale a livello rizosferico emette una serie di essudati
radicali ricchi di C, che per i microrganismi è facile da usare, perché è già
immediatamente disponibile.
• Rilascio da parte del vegetale di acidi organici, amminoacidi
molecole organiche subito disponibili e facilmente utilizzabili. Non
sono parte di una sostanza vegetale complicata. Sono C piccolo, che
entra nelle cellule così com’è. I micro si trovano un ambiente con
una serie di nutrienti disponibili, non solo con il C.
• L’assorbimento e rilascio di composti organici e inorganici da parte
delle radici, determina nella rizosfera la formazione di gradienti radiali
e longitudinali di elementi nutritivi, pH e ossigeno. Distribuzione di un
gradiente, da tanto a poco, lungo la rizosfera.
• Attività degli apparati radicali (molto
complessi) differisce in funzione del tipo e
porzione della radice considerata, quindi anche
emissione di C semplice sarà differenziata.
• Distribuzione degli elementi nutritivi nel suolo non
è omogenea, i gradienti che si formano nella
rizosfera presentano ampia variabilità
creazione di microambienti anche molto differenti
che influiscono sulla composizione e la struttura delle
comunità microbiche.
Ecologia microbica della rizosfera
La strategia competitiva consiste nell’escludere il patogeno dalla sua nicchia ecologica abituale,
esponendolo a stress ambientali e nutrizionali e/o interrompendone il ciclo riproduttivo.
Non implica un contatto diretto tra i due organismi La competizione (è per i
nutrienti) non è esclusiva contro i patogeni, c’è anche per i PGPR stessi,
adattati all’amnìbinete radicale e quidni sono quelli che hanno la peggio.
Meccanismi indiretti
Induzione della resistenza sistemica indotta (ISR)
Fenomeno simile a immunità acquisita grazie a vacinazione. La resistenza indotta è un
processo che rende la pianta resistente all’infezione da parte di un patogeno. Alcuni
patogeni sono in grado di indurre nel vegetale di cui colonizzano la rizosfera la capacità di
proteggersi e resistere Aagli attacchi di determinati fitopatogeni. Grazie a presenza di un
certo micro nella rizosfera della pianta, questa pianta diventa capace di difendersi nei
cnfronti di un microrganismo
L'attività ISR dei PGPR è stata osservata per la prima volta nel caso della ridotta sensibilità del
garofano alla fusariosi, inducendo una risposta nella pianta nei confronti di tale fungo, causata
da Pseudomonas. Non prevede che pseudomonas sia in contatto con fusarius, ma si istuaura
una relazione con la pianta
ISR non richiede che il ceppo PGPR sia in contatto diretto con il patogeno ma dipende
dalla combinazione PGPR - Patogeno.
La resistenza delle piante può essere indotta artificialmente con inoculi del ceppo PGPR nel
suolo. Noi possiamo rendere resistenti nei confronti di un patogeno delle piante che vado a
trattare con un batterio PGPR. Facendo sempre attenzione che venga mantenuto la
combinazione di pgpr patogeno come se fosse un vacino.q uesto ceppo induce resistenza nei
confroni di un oatogeno
MICORRIZE
• Simbiosi mutualistica tra funghi e vegetali
• 90% piante terrestri e maggior parte piante coltivate, micorrize hanno grado di
associazione con piante diverso.
• Funghi pluricellulari colonizzano la radice senza causare danni e anzi aiutano
pianta nella crescita, utilizzano facilmene gli essudati radicali rilasciati da piante come
fonte di C ed energia. Quindi queste micorrizze assorbono fonte di C di E da piante
restituendo ioni inorganici e acqua, di cui le piante hanno bisogno
• Le piante ottengono nutrienti inorganici ed acqua, assorbiti tramite la rete ifale
vero e proprio apparato radicale ausiliario, come se la radice della pianta fosse
molto più diffusa. E trasferiscono nutrienti a pianta.
• Solubilizzazione del P da parte di molti funghi micorrizi che danno un input, plus a
crescita vegetale, migliorando lo stato nutrizionale
– Crescita più rigogliosa grazie al migliorestato nutrizionale e maggiore tolleranza
agli stress
Sono importantissime quando parliamo di fertilità dei suoli e promozione di crescita
vegetale. A volte si fa anche una micorrizzazione artificiale, perché queste
forniscono a pianta acquaa, cosi che cresca meglio. E tollerano di più gli stress,
soprattutto lo stress idrico.
Funghi micorrizici
Importanti in tutti gli ecosistemi. Considerati fattori essenziali del
funzionamento e biodiversità degli ecosistemi.
– Effetto su composizione comunità vegetale, le pinate micorrizzate
avranno vantaggio rispetto a quelle non.
– Studi su C trasportato tra piante diverse che condividono lo stesso
fungo micorrizico connessione tra piante mediante una rete di
funghi micorrizici “wood wide web” relazione tra piante diverse,
unite dallo stesso fungo micorrizzico. Un unico tallo fungino può
micorrizzare più piante, le piante possono comunicare tra loro
tramite il fungo micorrizzico.
– Agricoltura sostenibile o biologica fa analisi dei fattori che
influenzano la performance dei funghi micorrizici per ridurre
l’impiego di fertilizzanti.Va nella direzione di non danneggiare i miceli
dei funghi micorrizici ad esempio con eccessive lavorazioni
RADICE e le ide
fungine in stretta
relazione. le ife
fungine hanno proprio
la funzione di un
apparato radicale
secondario per la
pianta micorrizata,
come se questa
avesse una radice più
potente, con capacità
di assorbimento di
nutrienti maggiore. Le
relazioni che si
istaurano tra i due
possono essere
diversi.
Diversità delle micorrize
• Ectomicorrize (fuori) , ectoendomicorrize (situazione
intermedia), endomicorrize
• Ectomicorrize
– costituite da un fungo cresce attorno alle radici ,
avvolgendola, formando un mantello di ife che avvolge
gli apici radicali. Radici hanno rivestimento costituito da
ife. Hanno relazione con pianta ma più esterna.
• Ectoendomicorrize
– Come le ectomicorrize ma il fungo penetra nel primo
strato corticale delle radici rimanendo fuori dalle
celulle. Il celio si sviluppa nello spazio tra una cellula e
l’altra del vegetale. Apice sempre avvolto dal micelio
fungino.
Endomicorrize
• Micorrize: Il fungo (Ascomiceti) colonizza fino al 80% delle cellule radicali formando
avvolgimenti chiamati coils.hanno la relazione maggiore, entrano proprio dentro le
cellule in maniera che lo scambio tra fungo che cede acqua e nutrienti e vegetale
che cede C, sia molto più stretto. le ife non stanno quindi nello spazio. Entrano
dentro, si moltiplicano e porducono gli austori, ife modificate.
• Micorrize:
– Ericoidi, Specie vegetali appartenenti alle Ericales
– Orchidee, Necessarie alla germinazione dei semi di specie appartenenti
alle Orchidaceae
– Arbuscolari: Le più diffuse in natura, si cerca di preservarle, perché coinvolte più
strettamente al benessere vegetale
www.micorrize.it
Biofertilizzanti
–a volte possono anche contenere degli additivi sempre naturali non di organismi,
invece dal punto di vista della parte biologica vi è la scelta di tipologia PGPR e Funghi
micorrizici in base a esigenze specie vegetali che devo biofertilizzare. Ci sono diversi tipi di
fertilizzanti per le diverse colture.
–Su efficacia influiscono differenti fattori, anche da cosa vi è dentro al biofertiliccante
Suolo
Modalità di somministrazione
Ad esempio sotto forma granulare, liquida, esempio con la
fertilizzazione
Sopravvivenza cellule che possono espletare la loro azione nei
confronti della pianta
Competizione che tali micro possono incontrare nei confronti dei
micro che nel suolo sono già presenti.
Microrganismi suolo produzione vegetale
qui ci sono nomi di generi di micro che appartengono alle
tre categorie che normalmente vengono diffusi nei
biofertilizzanti. (reintrano nella loro composizione) Dei
pirmi tre sempre, almeno uno
Funghi
micorrizici
N Fissatori
P Solubilizzanti
Altri
Microrganismi suolo produzione vegetale.
Per quanto riguarda i batteri ci sono dei micro che fungono sia da
azotofissatori che da solubilizzanti. Hanno doppia valenza. Gli altri sono le altre
funzioni dei PGPR esempio l’antagonismo nei confronti di un patogeno, la
risposta di tolleranza nei confronti di un patogeno, la competizione nei confronti
di patogeni, sintetizzare un ormone che facilita la crescita.
Funghi
micorrizici
N Fissatori
B. megaterium
B. Polymixa
Enterobacter sp.
P Solubilizzanti
Altri
Microrganismi suolo produzione
vegetale
Generici & Specifici
Quanto sono importanti le specificità nelle diverse colture. Questi
elencati sono gli organismi che promuovono la crescita di mais o
frumento. Hanno le medesime finalità, ovvero avere una buona
produzione in granella. Ci sono cereali con la loro preferenza di gruppi di
organismi che pormuovono la crescita.
Mais Frumento
Glomus aggregatum Glomus mossae
Glomus versiforme Azotobacter
Pseudomonas alcaligenes chronococcum
Bacillus polymyxa Bacillus circulans
Mycobacterium phei Cladosporium herbarum
Bacillus sp. Azospirillum sp.
Rhyzobium leguminosarum
Sfruttamento delle risorse microbiche del suolo
se uso biofertilizzanti con sostanze che favoriscono la loro azione. Dobbiamo tenere
presente che nel suolo ci saranno sicuramente dei micro autoctoni che espleteranno
funzioni che andranno a competere con micro presenti nei biofertilizzanti. Il pedoclima
(condizioni del suolo) avrà sicuramente influenza su efficienza del biofertilizzante, la
lavorazione può anche aumentare o diminuire l’efficienza così come le ultime due.
Dobbiamo sempre tenere in considerazione tanti aspetti
MICRORGANISMI
AUTOCTONI BIOFERTILIZZANTI
Pedoclima
Lavorazione meccanica
Fertilizzazione
Gestione dei residui – Colture di copertura
Diversi tipi di gestione del suolo vanno ad influire sulla microrizzazione naturale e artificiale. Possono
inficiare o promuovere l’azione dei funghi micorrizzici già presenti o che andiamo ad aggiungere.
Funghi micorrizici
Lavorazione meccanica
Fertilizzazione minerale
Gestione dei residui – Colture di copertura
I benefici per i funghi micorrizzici riguardano un basso input di P o N. Quindi se faccio una fertilizzazione con
troppo N o P, si danneggino. Così come la lavorazione meccanica, che tende a danneggiarli perché danneggia
reti e cavi, infatti quando si istaurano questi funghi e come se si creasse una rete tra ife e le piante e invece le
pratiche agricole di lavorazione, come aratura, frammentano eccessivamente, poi il fungo si rigenera, ma sarà
danneggiata, è ci sarà una perdita della funzionalità avuta nel tempo. Invece promuovo la presenza di tali
funghi le colture di copertura, perchè forniscono una fonte di essudati radicali, disponibile quando la coltura
principale non è presente, fa si che il fungo già sviluppato nel suolo, mantenga le sue funzioni inalterate e
continui a lavorare e svilupparsi. Bassa fertilizzazione di N e P, minima lavorzione meccanica e gestione colture
di copertura pormuovono i funghi che a loro volta pormuovono la crescita vegetale
ADDITIVI MICROBICI/BIOFERTILIZZANTI
aspetti che possono influire su efficacia di un biofertilizzante. La percentuale di
cambio in resa in vari tipi di vegetali in presenza di biofertilizzanti. Incrementi di
produzione . Per i cereali si attesta intorno al 15%. Ci sono queste quattro fasi,
critici per l’efficacia del biofertilizzante
TRASPORTO e
PRODOTTO FORMULAZIONE SOMMINISTRAZIONE
CONSERVAZIONE
Composizione nasce dalla coltura che voglio promuovere. Uso
bioferilizzanti promotrici per quella certa coltura. Deve tener conto
di diverse tipi di porve, dalla scala di laboratorio, alla scala di
campo. I test sono diversi, anche con sperimentazioni stesse delle
aziende che producono i biofertilizzanti
Specie in modo da capire se il
PRODOTTO
prodotto funziona
Specifici/Generici Fisiologia
Rizosfera
FORMULAZIONE
Attività/Concentrazione
Test efficienza
TRASPORTO e
CONSERVAZION
E
SOMMINISTRAZIONE
Caratteristiche di prodotto
Influiscono sulla produzione vegetale
Diversa adattabilità a condizioni ambientali
Prodotti multifunzionali accettati più volentieri da consumatore
In questo esempio gli azotosizzatori influiscono più di altre caratteristiche sulla
produzione. Due tratti di solubilizzazione di P e azotofissazione in combinazione
promuovono più la crescita rispetto che ai tratti singoli. Infatti normalmente vengono
sclti micro che svolgono entrambe le funzioni.
Ad oggi ci sono tre tipologie di formulazione. Quelle solide sono le più diffuse, il problema è riguardo alla
conservabilità. Il trasporto è fondamentale, trattandosi di micro che devono essere riportati nel suolo ed essere
funzionali. L’agricoltore che lo acquista oggi, deve tenerlo fermo in magazzino non troppo tempo, causa influenze
ad esempio anche ermiche . Liquide distribuite con facilità. Capsule sono l’evoluzione nuova.
Biorisanamento
SISTEMI BIOLOGICI: sia micro che piante, e enzimi separati da organismi.
Quando dipende dalle attività singole, e interazione di diversi comparti
biologici. A volte può succedere che piante o suolo, non sono presenti, ma i
MICRORGANISMI lo sono praticamente sempre
BIORISANAMENTO
Uranio può
essere molto
dannoso
A volte, ci sono esempi di inquinamento naturale, in alcune aree l’acqua è ricca di metalli,
metalloidi, che rendono acqua non potabile. Causa antropica. L’origine può essere molto varia.
Processi Biorisanamento
Prodotti di ossidazione si
accumulano
nell’ambiente.
Scomparsa inquinante dal
Molecole più semplici di comparto ambientale
quelle di partenza ma
caratteristiche di tossicità
simili (talvolta superiori)
Inquinanti organici e inorganici hanno biorisanamento diverso. Quelli organici, esempio una molecola organica
di sintesi, usata come insetticida, avendo lo scheletro di una molecola organica, può essere trasformata
attraverso una respirazione aerobia o una anaerobia, perché usata come donatore di elettroni. Trasformata nei
pordotti della respirazione aerobia, anaerobia. Ciò che prima era lo scheletro della molecola, si trasforma in una
fonte di E per microrganismi che la degradano quindi la molecola diventa co2 e acqua quindi si volatilizza.
Destino diverso hanno le molecole organiche che incontrano dei metabolismi fermentativi, perchè la
fermentazione produce non solo co2 e acqua, ma anche prodotti di fermentazione, i risultati si accumulano
nell’ambiente. I processi fermentativi nel biorisanamento, non sempre sono favoriti perché abbiamo comunque
l’accumulo di prodotti di fermentazione che in alcuni casi possono avere tossicità e a volte essere più tossici dei
prodotti di partenza. Quindi per il biorisanamento non è indicata la fermentazione
Il biorisanamento di Inorganici (metalli pesanti e metalloidi)
riguarda sempre processi catabolici o di immobilizzazione, dove
l’inquinante è trasformato in forme meno tossiche o meno mobili,
ma sempre tramite respirazione. Gli inquinanti inorganici non
possono essere trasformati in Co2, esempio uranio, arsenico ecc..
Questi sono inquinanti, possono solo essere trasformati in forme
meno tossiche e meno mobili.
• Poi sedimentazione.
– Qui passano le acque reflue. In questa vasca non viene sufflata
l’aria, l’acqua è mantenuta ferma. Dove agiscono i micro che
formano i fiocchi che raggiunta un certa densità precipitano. I
liquami passano alla seconda vasca dove i batteri formano
degli aggregati (“fiocchi”) con batteri, protozoi, microfauna,
particelle solide e sostanze inorganiche.
– I fiocchi precipitano sul fondo della vasca.
Qui vedi un sistema di funzionamento a fanghi attivi, arrivano le
acque di scarico, dopo sistemi di filtrazione. L’aria è sufflata dal
fondo, oppure esistono sistemi di pale meccaniche che
garantiscono l’agitazione continua in modo che l’acqua possa
essere aerata dall’O, cioè dall’aria atmosferica. Qui avviene la
prima ossidazione aerobica della SO, poi passa nella seconda
vasca, aggregazione dei fiocchi, che precipitano, così ora si
chiamano fanghi attivi, l’acqua procede fino al trattamento
terziario, tipo la colorazione. I fanghi attivati possono essere
smaltiti con procedure diverse, esempio il compostaggio oppure
in apicoltura. A seconda delle caratteristiche. Parte di essi
vengono riciclati e inoculati nella prima vasca e contribuire come
fossero un parziale contributo di arricchimento , inoculo di micro
. Per incrementare micro attivi
Dopo le vasche del trattamento secondario
GRANULI DI PHB
POLIMERI di RISERVA
• 3 applicazioni
– Produzione di sostanze ammendanti di uso
agricolo e orticolo per fornire sostanza organica ai
suoli
• Agricoltura organica (biologica)
– Produzione di substrato selettivo per la
coltivazione dei funghi commestibili
– Smaltimento dei fanghi di depurazione delle
acque
• Rappresenta la strategia delle aziende
municipali e di alcune industrie per
riciclare le sostanze organiche solide dei
rifiuti e negli scarti delle lavorazioni.
• Il compostaggio può rappresentare una
strategia di biorisanamento dei suoli
inquinati.
– Suolo inquinato cui viene aggiunto
materiale da compostare oppure compost
maturo come fonte di microrganismi
degradativi
Il processo di
• compostaggio
Dinamico e complesso, caratterizzato da continue
variazioni di temperatura, pH e disponibilità di
nutrienti (a seguito dell’attività dei microrganismi)
• I materiali che possono essere utilizzati per la
produzione di compost sono:
– Paglia e materiali lignino-cellulosici
– Residui di lavorazioni agro-industriali
– Deiezioni animali
– RSU
– Fanghi attivi da impianti di depurazione delle acque reflue
– Biomasse di scarto
• Il processo produce calore
Tipologie di
• compost
Ammendante compostato misto
– RSU provenienti da raccolta differenziata, rifiuti di
origine animale, lavorazione del legno e del tessile
(non trattati), reflui e fanghi.
• Ammendante compostato verde
– Ottenuto da scarti della manutenzione verde
ornamentale, residui delle colture, rifiuti di origine
vegetale.
• Ammendante torboso composto
– Ottenuto per miscela di torba con ammendante
compostato verde o misto.
Il compost, per essere
stabile deve completare
la maturazione
• Ciascuna combinazione di sostanze richiede tempi
diversi per raggiungere la maturazione
• Paglia e lignino-cellulosici richiedono tempi lunghi
– Velocità del processo dipende dalle caratteristiche della
lignina.
– Si possono liberare composti tossici per i microrganismi
(fenoli, tannini, oli essenziali)
– Si può velocizzare il processo aggiungendo deiezioni
animali.
Decomposizione dei tessuti vegetali
Diversa Biodegradabilità
composizione variabile
chimica
Decomposizione dei residui vegetali nel suolo
Degradazione fortemente dipendente dalla presenza
di azoto; fondamentale rapporto C/N
• Rapporto C/N
– C/N indica la quantità di C rispetto all’N. Nel corso
dei processi degradativi è necessario che ci sia
sufficiente N per respirare/degradare il C. Altrimenti
la crescita microbica si blocca
– Se c’è troppo poco N l’attività microbica è lenta, se è
troppo si genera NH3 volatile
– Ottimale 25-35
• Se meno di 25 il compost è scadente
• Oltre il 35 poco N i microrganismi non si moltiplicano
• Per aggiungere C si usano RSU, per aggiungere N si
aggiungono fanghi da depurazione acque (ricchi in N).
Fattori di controllo del processo
• Metalli pesanti
• Carica microbica iniziale
– Per ottimizzare il processo si lascia un po’ di
compost dalla maturazione precedente in modo
che faccia da inoculo microbico di microflora già
attiva
Fasi del
I) FASE MESOFILA
I)
processo
10-42°C, prevalenza batteri, degradazione amido, abbondante
crescita microbica, abbassamento pH
II) FASE TERMOFILA
I) 45-71°C, uccisi patogeni, aumento pH (batteri ammonificanti),
effetto variabile su sporigeni
III) FASE DI RAFFREDDAMENTO E MATURAZIONE
I) Temperatura cala, utilizzo sostanza organica più complessa e
nitrificazione. Aumento funghi
IV) FASE DI STABILIZZAZIONE
I) Degradazione dei composti più resistenti e umificazione,
prevalenza funghi
Microflore nel processo di
compostaggio
1. Questo anello origina da un ifa. Viene differenziata un ida che crea questo laccio, e grazie a dei
recettori che segnalano al fungo quando qualcosa attraversa il laccio, il fungo richiama per
pressione osmotica all’interno dell’ifa, che è diventata anello costrittore. Questo si rigongia, e
intrappola il nematode. Quando un nematode transita attraverso l’anello, le cellule che lo
compongono si rigonfiano e lo intrappolano.
2. In seguito il fungo penetra il nematode con le ife attraverso la cuticola, iniziando a
degradarlo dall’interno grazie a enzimi, perché vuole nutrirsi di esso. Grazie a dei recettori
che segnalano quando qualcosa attraversa il laccio, il fungo richiama per pressione
osmotica acqua all’interno dell’ifa che è diventata anello costrittore, questo si rigonfia e
intrappola il nematoda.
3. Quando si esauriscono i nutrienti, il fungo produce conidi all’esterno che andranno a
colonizzare nuovi siti, che poi andranno poi a germinare e produrranno nuovi miceli. Si
comporta proprio a trappola. Se ne valuta un possibile utilizzo nei confronti delle larve di
alcuni insetti
Bacillus thuringiensis
• Più importante agente di bio-autocontrollo e
bioinsetticida (si stima che il 90% del mercato
globale di pesticidi biologici, che siano costituiti da
agenti di bio controllo)
• In grado di controllare insetti di interesse agrario e
forestale ma anche urbano, impiegato nei confronti
di zanzare, dannosi per l’uomo , non proprio per
l’agricoltura .
• Attività antagonista (mediata tramite produzione di
una sostanza) anche nei confronti di batteri e funghi
Bacillus thuringiensis
• Gram positivo (appartiene a filum dei
Firmicutes, GRAM +)
• Sporigeno, produce endospore
• Produce tossine che hanno attività insetticida nei
confronti di larve di diversi insetti. Questa capacità è stata
trasferita in piante che sono diventate piante BT, perché
queste producono le medesime porteine attive nelle larve
di insetti che si comportano da fitopatogeni.
• Comunemente presente nel suolo, acque, fillosfera.
Bacillus è un genere di batteri molto diffuso nel suolo.
• Piante transgeniche Bt
Attività insetticida
• Geni che comportano questa attività sono geni su plasmidi (non cromosomali). Questo
micro li mantiene nella sua specie.
• Attività dovuta a due componenti, dovuta a diverse proteine ma principalmente a:
– una associata alla spora costituita da un cristallo, proteine cristallizzate e liberate
insieme alle spore del batterio sporigeno .. Un cristallo parasporaleendotossine, sono
proteine chiamate Cry (Crystal proteins)e
Cyt (Cytoliticproteins)
– Ci sono anche proteine che si chiamano Vip (Vegetative insecticidal proteins)
proteinesolubili secrete dalla cellula, associate allo stato vegetativo del
batterio. Prodotte dalla cellula vegetativa e non dall’endospora.
• Diversi ceppi posseggo no diverse varianti di queste proteine, Varianti di Cry e Cyttossicità
verso diversi gruppi di insetti, attive nei confronti di insetti differenti. Quindi il fatto che
esso è molto diffuso anche a livello mondiale, non è solo dovuta all’azione efficace di tale
micro, ma anche perché le varianti di tali proteine che sono possedute da ceppi diversi di
bacillus hanno targhet molto specifico, nei confronti di un insetto. Quindi diversi ceppi
sono disponibili per diversi insetti. Un certo ceppo sarà usato verso un ceppo di zanzara,
altri per altre cose. Sono però molto specifici.
Meccanismo di azione
• La tossina, così com’è prodotta non è tossica. Questo è molto
importante perché significa che animali o insetti non target sono a
contatto con tali proteine non capita nulla. Le larve degli insetti target
quando si nutrono di tali foglie, su cui è stato distribuito il bacillus
turingenti, oppure si nutrono del mais o della pianta transigenica che
produce queste proteine. quando la larva target viene a contatto con
tali tossine , esse vengono attivate internamente alla larva. Al di fuori la
tossina è innocua, quando invece viene ingerita da quella larva specifica
appartenente a quell’insetto, la proteina viene attivata nel lume
intestinale e causa una lisi del sistema digerente della larva che dopo un
certo tempo inizia a smettere di nutrirsi e quindi non causa più danni
alle piante, e addirittura dopo un certo tempo muore, non riesce più ad
assimilare i nutrienti. Deve essere “attivata” cioè resa solubile
nell’intestino dell’ospite.
TEMPI CHE INTERCORRONO DAL MOMENTO DELL’INSESTIONE ALLA MORTE
DELLA LARVA. Da poco tempo dopo l’ingestione inizia a non essere più attiva,
perché molte larve si nutrono di radici e apparato fogliare delle piante, ecco
perché sono dannose. Oltre al fato che è comodo avere organismo con target le
larve, così non si svilupperanno gli insetti adulti, non potranno riprodursi.
•Bioinsetticida: Attivo nei confronti di larve
fitopatogene. Molti preparati contengono
solamente le tossine, cioè parte attiva e tossica
modificati dalla cellula, cristallo parasporale
purificato.