Le proteine hanno un meccanismo di biosintesi molto articolato e molto curato dalla cellula. Esse
svolgono numerose funzioni, da quelle strutturali a quelle metaboliche e alla segnalazione con
altre cellule, ovvero nelle interazioni. Ricordiamo che quando si usano termini come sentire e
rispondere in relazione alle cellule si intende riassumere le loro interazioni. La biosintesi delle
proteine richiede un grande dispendio energetico, perch il prodotto finale deve essere di qualit,
inoltre vi sono dei controlli di qualit successivi alla biosintesi e meccanismi molto articolati di
degradazione delle proteine. Infatti, dato che c' bisogno di proteine ad alta efficienza, esse
vengono continuamente degradate: non conveniente intervenire con riparazioni sulle proteine, che
possono essere danneggiate da reazioni, ad esempio quelle
con i radicali liberi. Ci sono dei meccanismi di
riconoscimento delle proteine difettose che vengono poi
degradate (turnover), affinch la cellula disponga sempre
di proteine funzionanti.
Le proteine si formano a partire dagli amminoacidi, uniti
l'uno all'altro tramite un legame ammidico detto in questo
caso legame peptidico.
Amminoacidi
Gli amminoacidi sono molecole chirali, ovvero la loro struttura non simmetrica e la loro
immagine speculare non loro sovrapponibile, infatti ricordiamo che un atomo di C con 4
sostituenti diversi d vita ad una molecola asimmetrica.
Nella biosintesi naturale vengono usati solo gli L-amminoacidi. Ricordiamo che la dicitura D/L
deriva dalla gliceraldeide, l'aldoso pi semplice, in relazione al suo potere ottico rotatorio
destrogiro, posseduto dalla struttura con OH a destra nella proiezione di Fischer canonica, o
levogiro per la struttura con OH a sinistra. Perci le molecole con H a sinistra nella proiezione di
Fischer appartengono alla classe D, mentre quelle con H a destra alla classe L. La chiralit pu
essere indicata anche con il sistema R/S, da cui si pu risalire alla struttura esatta della molecola,
mentre la dicitura D/L non univoca.
Ogni ammonoacido ha una catena laterale che ne definisce le propriet. Tra i 20 amminoacidi
delle proteine, l'unico achirale la glicina perch la sua catena laterale semplicemente H e
possiede perci un piano di simmetria.
Amminoacidi con gruppi non polari (idrofobici):
La convenzione nella scrittura dei polipeptidi vuole che il primo amminoacido nel nome sia quello
che porta il gruppo amminico libero, ovvero l'N-terminale, mentre l'ultimo amminoacido nel nome
quello C-terminale. Ad esempio, seril-valil-tirosil-cisteina, ovvero N-seril-valil-tirosil-cisteina-C:
CH3-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-CH2-SO3- +Na
Le proteine al pI sono in condizioni di massima insolubilit, perch con una carica complessiva
neutra le varie componenti della proteine tendono a interagire tra di loro e intergiscono poco con la
soluzione acquosa circostante, mentre lontano dal pI le interazioni interne diminuiscono a favore di
quelle esterne. Infatti, le proteine al pI precipitano pi facilmente che fuori dal pI. Due proteine al
punto isoelettrico, ovvero con la stessa carica netta, non interagiscono, mentre ad altri valori di pH
che fanno variare la loro carica possono interagire.
Le proteine costituiscono enzimi, ormoni (come l'insulina), ovvero molecole regolatrici, proteine di
riserva (ferritina), di trasporto (emoglobina, trasportatori di membrana), strutturali (collagene), di
protezione (anticorpi), proteine contrattili (actina e miosina), proteine tossiche (veleni).
Con la tecnica prima descritta, che consente di separare le proteine da un lisato in base al loro pI e
peso molecolare, in E. coli sono state trovate oltre 4000 diverse proteine, ma potrebbero essere
anche di pi in caso ci fossero proteine con stesso pI e stesso peso.
Struttura delle proteine
L'analisi delle relazioni tra sequenze amminoacidiche e struttura tridimensionale delle proteine sta
chiarendo le regole che governano il ripiegamento delle proteine: si sta cominciando a capire
come prevedere la forma assunta dalle proteine, ad esempio certe sequenze amminoacidiche si
trovano sempre in strutture simili, perci bisogna disporre della struttura di molte proteine derivata
sperimentalmente (da cristallizzazione e spettro di diffrazione, oppure analisi in risonanza
magnetica), si costruisce cos una banca dati delle strutture e delle sequenze coinvolte. Non c'
una corrispondenza diretta tra una particolare sequenza e una particolare struttura, questo
problema va affrontato caso per caso.
Se una proteina deve assolvere una certa funzione e questa associata ad un particolare
arrangiamento strutturale della proteina stessa, necessario che i suoi siti di legame siano ben
definiti e precisi per essere specifici: una mutazione sulla molecola proteica pu portare alla perdita
o all'alterazione della funzione della proteina. Perci si pu verificare se nella sequenza
amminoacidica sono presenti mutazioni e studiare come il cambiamento della sequenza influenzi la
struttura e la funzione, oppure confrontare proteine che svolgono la stessa funzione in organismi
diversi.
Il confronto tra la sequenza di una stessa proteina in specie diverse fornisce informazioni sulle vie
seguite dall'evoluzione: si possono definire delle omologie strutturali tra specie diverse, ad esempio
il citocromo C una proteina molto conservata nell'evoluzione, infatti il citocromo C fa da
connessione tra O e i processi ossidativi che devono avvenire nelle cellule, perci ogni organismo
aerobio ha bisogno di questa proteina. Infatti il citocromo C lega l'O per permettergli di acquistare
gli elettroni derivanti dai processi ossidativi della cellula, l'O ossida il NADH a NAD+ e si riduce
assumento 2H, questo processo rigenera NAD+ e libera energia, che viene sfruttata per rigenerare
ATP da ADP.
Gli amminoacidi
vengono indicati con un
codice di tre lettere o di
una sola, per rendere pi
agevole la scrittura delle
sequenze primarie delle
proteine. Si pu quindi
studiare il numero di
variazioni
amminoacidiche nel
citocromo C rispetto
all'uomo, ad esempio
nella scimmia varia un
solo amminoacido e nel
lievito 44, quindi nelle
diverse specie ci sono
diverse proteine che
riescono tutte a svolgere
la funzione di accettore dell'O e interattore con il sistema ossidativo. Facendo questi confronti, ci si
accorge che ci sono degli amminoacidi nella sequenza del citocromo che non cambiano mai nelle
varie specie: evidente che a quegli amminoacidi assegnato un ruolo particolare, sono detti
amminoacidi essenziali, sono chiamati a generare un particolare assetto nella struttura
responsabile della funzione del citocromo, ma essi da soli non sono sufficienti, il resto della
struttura fa da impalcatura che consente agli amminoacidi essenziali di posizionarsi nel modo
migliore. Tutte le volte che nell'evoluzione si verificata una mutazione per un amminoacido
essenziale, quella specie diventata meno competitiva e la mutazione stata cos eliminata. I dati
ottenuti possono essere riportati su un albero filogenetico, dove si trovano grosse analogie con
alberi che si ottengono confrontando le stesse specie con parametri diversi.
Confrontando le strutture dei citocromi nelle diverse specie, si vede che c' una particolare nicchia
in cui si colloca il gruppo eme, un gruppo prostetico, non proteico, presente anche nell'emoglobina
e in alcuni enzimi, uno strumento attraverso il quale si manifesta una certa funzione, infatti esso
lega l'O che nel caso del citocromo C viene usato per ossidare i cofattori piridinici ridotti mentre
nell'emoglobina tale legame fuzionale al trasporto dell'ossigeno ai tessuti.
Sequenze amminoacidiche diverse possono dar luogo a strutture molto simili, questo indice del
fatto che una serie di amminoacidi nella sequenza ha un ruolo strutturale, l'importante che non ci
siano impedimenti per un certo residuo ad ottenere una certa struttura, ma non necessario che ci
siano gli stessi amminoacidi, mentre stringente la presenza degli amminoacidi essenziali, che
svolgono la funzione della proteina.
Parziale carattere di doppio legame del legame peptidico e struttura secondaria
La lunghezza del legame C=O 1,24 , leggermente maggiore della previsione teorica, il legame
C-C 1,51 , concordemente alla previsione teorica per un legame singolo, e il legame C-N di
circa 1,33 , mentre teoricamente, se fosse singolo, avrebbe una lunghezza di 1,47 , e tale
discrepanza conferma il fatto che parzialmente doppio. Il piano individuato da ogni amminoacido
quello del legame peptidico CO-NH e attorno a questo legame non vi libera rotazione, invece
gli unici legami che possono dare rotazione sono tra il C- e il gruppo amminico (rotazione ) e
tra il C- e il C carbonilico (rotazione ), tra i quali il C- fa da perno. Ci si pu chiedere se tutte
le combinazioni di rotazioni e hanno la stessa energia: in realt non tutti gli angoli di rotazione
sono favorevoli, perch alcuni danno problemi di ingrombro sterico, soprattutto tra i gruppi C=O,
perci la molecola tende a disporsi con angoli che ne garantiscono la maggiore stabilit.
La struttura secondaria data dall'interazione tra C=O e NH, ovvero i gruppi che determinano la
rotazione attorno al legame peptidico, e ad essa non contribuiscono le catene laterali. Linus
Pauling stato tra i primi ad indagare queste strutture delle proteine.
La proteina si pu arrangiare elicoidalmente, questo pu avvenire in maniera destrorsa o
sinistrorsa, a formare -eliche. Gli angoli e di un arrangiamento elicoidale sono =-57,8 e
=-47, che corrisponde ad una buca di potenziale di Ramachandran. Quello che si realizza che
tra i gruppi NH e C=O si formano dei legami che stabilizzano la struttura con la coppia di angoli
prevista da Ramachandran, ovvero questa coppia di angoli trova nella struttura elicoidale
un'ulteriore stabilizzazione. Infatti, nell'elicoide, tra il C=O di una spira e l'N-H della successiva si
pu formare un legame a idrogeno, e precisamente ogni 4 amminoacidi: ci accade in un'-elica
destrorsa. Le catene laterali degli amminoacidi protrudono dall'asse dell'elica, disponibili per
interazioni. Si possono generare pi tratti di -elica, che viene interrotta da interazioni tra le
catene laterali degli amminoacidi che si attraggono, determinando cos la struttura terziaria.
Ricordiamo che la polimericit della molecola proteica permette che ci siano interazioni che
stabilizzano le coppie di angoli a bassa energia.
Vi una peculiarit che ha a che fare con la prolina, che un amminoacido particolare, infatti la
sua catena laterale si chiude sull'N amminico, che pu comunque formare il legame peptidico, ma
una volta inserita una prolina in una sequenza di amminoacidi, l'angolo sempre libero di ruotare,
ma l'angolo non pi libero perch bloccato dal ciclo. Per questo motivo, quando c' una
prolina, l'-elica destabilizzata, interrotta, perci da quel punto in poi c' un tratto che non riesce
ad organizzarsi in una spira. La presenza della
prolina influenza la struttura proteica: quando la
prolina in posizione trans, la catena
amminoacidica distesa, e l'-elica viene
distesa per un tratto ma poi continua, ma se la
prolina fosse in cis, la catena si ripiegherebbe e
l'-elica tornerebbe su se stessa. In tutte le
proteine, la prolina in trans: ci sono degli
enzimi detti prolina-racemasi che rilevano
eventuali posizioni cis della prolina e le
convertono in trans.
I foglietti- possono interagire tra loro: essi si possono sovrapporre grazie alle interazioni tra le
loro catene laterali, impaccandosi. Per potersi avvicinare, le catene laterali devono essere piccole e
poco ingombranti, e ci si realizza con tante copie di glicina e alanina. Ad esempio, la fibroina
della seta ha foglietti- molto ricchi in alanina e glicina che si compenetrano con la minima
distanza realizzabile tra foglietti diversi: la sua struttura primaria presenta molte sequenze Gly-Ala-
Gly-Ala-Gly-Ala e nel foglietto le alanine sporgono da un lato e le glicine dall'altro, quindi
diversi foglietti di impacchettano avvicinando le facce con lo stesso amminoacido.
Ci possono essere tratti nella molecola proteica che non tendono ad organizzarsi n ad -elica n a
foglietto-: ad esempio, in presenza di prolina le -eliche non possono formarsi e si interrompono.
Ci pu essere un tratto nella sequenza amminoacidica che non ha modo di strutturarsi e si parla
perci di strutture random: esse sono molto importanti perch sono parte integrante della struttura
finale della molecole, consentono il ripiegamento permettendo, ad esempio, che le catene laterali di
due eliche diverse si avvicinino e interagiscano tra di loro, consentendo la formazione della
struttura terziaria.
I vari tipi di strutture secondarie sono variamente rappresentate nelle proteine: ad esempio, la
mioglobina possiede molte -eliche e strutture random e non ha foglietti , mentre la IgG ricca
in foglietti- e povera in -eliche, enzimi proteolitici presentando una percentuale diversa e
intermedia delle due strutture, ad esempio la subtilisina e la chimotripsina sono proteasi altamente
destrutturate, ovvero ricche in strutture random coil. Queste ultime due proteine sono
endopeptidasi, che scindono il legame ammidico in una molecola proteica, e devono potersi legare
in modo opportuno con dei substrati grandi quanto loro o pi di loro, che sono anch'essi
strutturati, perci devono avere
ampia possibilit di movimento, il
che non significa che non sono ben
definibili. Struttura random non
implica assenza di interazioni, ma
semplicemente presenza di
interazioni che non sono altamente
ripetute e hanno ampia possibilit
di movimento.
Strutture supersecondarie
Oggigiorno, con la disponibilit di tante strutture che vengono dedotte tramite diffrazione a raggi X,
si vede che in molte proteine si trovano dei tipici riarrangiamenti sovrastrutturali. Le strutture
sovrasecondarie sono combinazioni di strutture secondarie che si trovano con una certa frequenza.
Ad esempio, tra due tratti organizzati in foglietto- parallelo, c' un'-elica, perci si ha una
struttura --, oppure la struttura a -hairpin, ovvero foglietti- che si affiancano, poi le -,
ovvero due eliche unite da un tratto random e con interazioni tra le catene laterali delle eliche. Poi
c' la struttura a greca, di ripiegamento da hairpin, derivante dalla presenza di foglietti
intervallati da strutture random e che si ripiegano due volte a met, formando una struttura con i
foglietti affiancati in modo antiparallelo-parallelo-antiparallelo a formare come una decorazione
greca. Vi poi una struttura a barile -, con interazioni parallele tra -foglietti tra i quali sono
disposte -eliche destrorse, quindi foglietto-elica-foglietto-elica, i foglietti sono tra loro paralleli,
questa struttura molto diffusa.
I domini strutturali di una molecola proteica sono particolari assemblaggi di strutture secondarie,
ovvero le strutture supersecondarie, che hanno una grande stabilit e si trovano a generare dei
cluster, delle zone anche ampie della molecola proteica, che sono particolarmente stabili e le
conferiscono le caratteristiche di funzionalit. I domini sono cos stabili e ricorrenti da suggerire
che sono punti attorno ai quali la struttura va ad organizzarsi ulteriormente. Se si disponesse di
strumenti abbastanza delicati, si potrebbero allentare alcune interazioni della proteina nativa e si
noterebbe che alcune interazioni restano particolarmente compatte e stabili, queste sono quelle dei
domini strutturali, che spesso non sono influenzati dalla particolare sequenza della molecola
proteica: sequenze amminoacidiche alternative possono generare domini strutturali simili e in
molte proteine funzionali la funzionalit spesso nasce dal contatto di domini. La porzione della
proteina che deve svolgere funzioni spesso costituita da zone della molecola proteica che si
generano dall'avvicinamento di porzioni molto stabili che generano microambienti particolari,
necessari per svolgere una determinata funzione. La formazione dei domini dipende
principalmente dai gruppi C=O e N-H, ma pu essere influenzata dalle catene laterali, per la
sequenza non stringente nel determinare la forma dei domini.
Struttura terziaria
Uno dei parametri nelle reazioni chimiche l'entalpia: ad esempio, il contenuto entalpico di un
sistema costituito da due cariche pi alto se esse sono separate e pi basso se sono vicine. Nella
formazione della struttura proteica, il contenuto entalpico ha a che fare con tutte le interazioni che
si formano tra i gruppi, e determina l'energia dei legami: l'entalpia dello stato nativo della
proteina minore rispetto a quella di una struttura random. Bisogna considerare anche il contenuto
entropico: pi la struttura libera di muoversi, pi il sistema ha alta entropia.
L'energia libera G definita come G=H-TS, perci tiene conto sia dell'entalpia sia
dell'entropia, ed collegata alla costante K di equilibrio della reazione struttura
randomstruttura nativa in quanto G=-RTlnK. Perci, pi negativa la variazione di energia
libera associata ad una reazione,
pi il sistema stabile nello stato
che acquista come prodotto di
reazione. Questi parametri si usano
per studiare il folding delle proteine
nel vuoto, ovvero in assenza di
acqua. Se il folding dipendesse solo
dall'entropia, la proteina sarebbe
completamente unfolded perch
questo stato ha maggiore entropia,
ma bisogna considerare anche il
contenuto entalpico, infatti l'entalpia
dello stato folded pi bassa dello
stato random, quindi la possibilit di
strutturazione di una proteina nel
vuoto dipende dalla combinazione di
questi due parametri. In soluzione
acquosa bisogna tenere conto della
G della proteina ma anche della
G dell'acqua, perci la reazione
diventa proteina unfolded +
solvente dello stato unfolded
proteina folded + solvente dello
stato folded. Nello stato random e
unfolded, la superficie di contatto con l'acqua molto maggiore rispetto a quella folded.
Nel vuoto, tra i gruppi idrofobici delle proteine si hanno solo forze di dispersione, ovvero quelle che
si generano dal contatto molecole poco reattive, che non tendono a interagire le une con le altre, in
cui si possono generare dei dipoli ma non ci sono interazioni significative. In soluzione acquosa,
invece, l'acqua tende a polarizzare i gruppi idrofobici, generando uno stato a maggiore entalpia.
Guardando solo alla proteina, sia il parametro entalpico sia quello entropico favorirebbero lo stato
unfolded, ma bisogna considerare anche entalpia ed entropia dal solvente: l'acqua pu preservare la
maggior parte dei legami a idrogeno con se stessa a scapito di un locale aumento di ordine, ovvero
attorno all'oggetto idrofobico si dispone uno strato di molecole d'acqua ordinato, formando il
clatrato, e l'entropia dell'acqua pi alta al diminuire delle dimensioni del clatrato perch meno
molecole perdono gradi di libert, perci l'acqua favorisce lo stato nativo della proteina. Guardando
all'entalpia si giunge alla stessa conclusione: l'acqua disponendosi nel clatrato perde alcuni legami
a idrogeno, ovvero l'entalpia del sistema aumenta attorno ad una proteina unfolded perch perde
pi legami a idrogeno rispetto alla disposizione attorno ad una proteina folded, perci ancora una
volta il solvente favorisce lo stato folded. Perci il solvente a determinare il ripiegamento nativo
della proteina. Le forze idrofobiche si chiamano perci anche forze entropiche.
Anfinsen fece un esperimento sul refolding della ribonucleasi, che un enzima in grado di
degradare l'RNA, piccolo, dal peso di circa 10 kDa, in cui sono presenti -eliche, foglietti-, tratti
random di connessione e ponti disolfuro. Anfinsen ha messo la ribonucleasi in condizioni
riducenti e in presenza di urea 8 M, che un denaturante delle proteine, una diammide dell'acido
carbonico con struttura NH2-C=O-NH2, e le condizioni riducenti sono quelle che dovrebbero
consentire a eventuali ponti disolfuro di tornare a cisteina libera. L'urea, che
possiede sia un gruppo C=O sia due gruppi NH2, pu andare a interferire con
la formazione dei legami a idrogeno tra i C=O e gli NH della struttura
secondaria della proteina, e ne causa l'apertura, perci la denaturazione. Infatti,
man mano che l'urea entra nella proteina, essa si apre ed espone altri siti che vengono attaccati
dall'urea, fino ad avere una struttura random in soluzione.
La rottura dei ponti disolfuro, anche in condizioni
fisiologiche, viene realizzata mediante gli agenti
tiolici, che sono riducenti, ad esempio il glutatione
un tripeptide formato da glutammato, cisteina e
glicina, dove il glutammato legato al gruppo
amminico della cisteina con il suo gruppo carbossilico laterale e non con quello legato al C-,
perci non un legame peptidico, e lo si chiama -glutammilcisteina. Questo peptide viene usato
per difendere l'organismo dallo stress ossidativo, infatti funziona da riducente e pu ridurre dei
legami disolfuro.
Un altro agente riducente usato da Anfinsen il -
mercapto-etanolo CH2OH-CH2SH, che attacca il
ponte disolfuro formando un altro ponte disolfuro con
una delle due cisteine mentre l'altra resta con S- che
diventa SH, poi un'altra molecola di -mercapto-
etanolo attacca anche il legame -mercaptoetanolo-
cisteina, si forma un ponte disolfuro tra le due
molecole di -mercaptoetanolo e si libera anche l'altra
cisteina. Questa reazione detta transtiolazione, e
consente di rompere il ponte disolfuro senza ricorrere
ad un processo redox netto, perch si ha un
ponte disolfuro all'inizio e un ponte disolfuro
alla fine; avviene spessissimo nelle cellule.
Struttura quaternaria
Vi sono proteine globulari e proteine fibrose, queste ultime trovano la stabilizzazione finale in
strutture che si sviluppano pi in una direzione che nelle altre. Ad esempio, una proteina fibrosa
la fibroina della seta, infatti si hanno proteine fibrose quando le catene laterali piccole favoriscono
la formazione di foglietti- pi che delle -eliche.
La glicina spesso detta agente destabilizzante
delle -eliche, questa una definizione
concettualmente sbagliata perch la glicina molto
poco reattiva, ma deriva dal fatto che con numerose
glicine la catena polipeptidica ha pi tendenza ad
arrangiarsi in foglietti- che in -eliche.
Nella fibroina della seta ci sono ripetizioni di
alanina e glicina, che portano a stabilizzare i
foglietti- in pacchetti di foglietti-, che distano 3,5
nello strato di glicine e 5,7 nello strato di
alanine. Questo porta alla formazione di
sovrastrutture dette microfibre e fibre, infatti la
seta ha una struttura quasi cristallina, estremamente
compatta e resistente.
Un altro tipo di proteina fibrosa il collagene, in cui la struttura primaria contribuisce diversamente
che nel caso della fibroina della seta: ogni tre amminoacidi c' una glicina, e nella terna degli
amminoacidi presente una prolina o una idrossiprolina, che non uno dei 20 amminoacidi di
base delle proteine, una prolina modificata post-traduzionalmente, questa sequenza non potrebbe
formare mai delle -eliche, bens si forma una struttura molto
rigida, l'angolo non pu ruotare liberamente perch nella prolina
la catena laterale chiusa a ciclo su quel legame. Si pu generare
una struttura elicoidale con un passo molto pi ampio delle -
eliche, una struttura rigida detta pro-, la prolina ha una catena
laterale idrofobica e tenderebbe a precipitare, ma questo consente
ad altri due filamenti simili di inserirsi nell'elica, accoppiandosi a
formare una tripla elica. Il collagene infatti offre delle propriet
di resistenza alla trazione ed alla base del tessuto connettivo e dei tendini.
Questa tripla elica, detta protofibra, molto resistente e dall'unione di queste triple eliche
opportunamente disposte si formano le fibre del tendine.
Guardando questa tripla elica, si osserva che
la struttura porta tutti i residui di glicina
all'interno, infatti l'amminoacido pi
piccolo, che non d n interazioni n
ingombro sterico, se ci fosse una catena
laterale pi ingombrante la struttura
verrebbe destabilizzata. Le glicine, che si
trovano ogni 3 amminoacidi, vengono a
trovarsi nei punti di incontro dei tre
filamenti, consentendo loro di compattarsi.
La tripla elica riesce a restare stabile perch
viene opportunamente processata. Nella sequenza vi l'idrossiprolina, la
cui modificazione a partire dalla prolina con aggiunta di OH una prima
tappa che si realizza per rendere pi solubile il residuo e consentirgli di
formare legami a idrogeno. Anche la lisina viene modificata in
idrossilisina, inoltre c' la possibilit di formare dei veri e propri clip
covalenti, che una volta formati impediscono a questa struttura di
disassemblarsi, per nel tropocollagene, la tripla elica allo stato finale, non
sono presenti cisteine che potrebbero formare legami covalenti, perci si
hanno modifiche post-traduzionali che rendono pi reattivi alcuni
amminoacidi, ad esempio al posto del gruppo amminico della lisina si ha un gruppo carbonilico,
che molto attivo.
Sulla lisina pu intervenire anche la lisina ossidasi che catalizza la reazione di deamminazione
ossidativa, ovvero viene rimosso il gruppo amminico e ad esso viene sostituito ossigeno, che
aumenta il numero di ossidazione del C a cui legato, perci la molecola viene ad avere un gruppo
carbonilico aldeidico, che molto reattivo. Infatti, in generale, la cellula tende a limitare la
presenza di gruppi aldeidici liberi perch sono molto reattivi e potrebbero dar luogo a reazioni non
controllate, perci la cellula usa molecole meno reattive che vengono attivate all'occorrenza e le
cui reazioni vengono catalizzate da enzimi, perci il controllo sulle reazioni di tipo cinetico e
non termodinamico. La lisina con il gruppo aldeidico detta allisina, essa pu seguire diversi
destini, ad esempio reagire con un gruppo amminico formando una base di Schiff o immina,
questo doppio legame pu essere poi ridotto diventando un legame singolo molto stabile.
Se due allisine reagiscono insieme, i loro gruppi carbonilici possono interagire nella
condensazione aldolica, con la formazione di un doppio legame C=C e su uno dei due C c' un
gruppo carbonilico, che in grado di reagire ulteriormente con altre molecole. Nel tempo,
nell'organismo si formano sempre pi legami crociati e il collagene si irrigidisce, infatti in tarda
et i tendini diventano pi rigidi. Il gruppo carbonilico derivante dalla reazione aldolica pu
reagire con un'istidina, esso possiede infatti un doppio legame coniugato, con un C abbastanza
acido che pu reagire con il gruppo imidazolico dell'istidina e fare da perno tra tre amminoacidi, poi
questo carbonio pu interagire anche con 5-idrossi-lisina, formando una struttura di 4
amminoacidi che prende il nome di merodesmosina. Queste reazioni non sono catalizzate, bens
avvengono spontaneamente nei residui che si trovano vicini.
Le microfibrille formano fibrille e fibre di
collagene, una struttura ad elevatissima
resistenza alla trazione. Nel RE rugoso
viene sintetizzato il polipeptide pro- e
immediatamente scattano i meccanismi per
evitare che esso precipiti: esso viene reso
pi solubile tramite idrossilazione e avviene
anche la glicosilazione, infatti gli zuccheri
sono in equilibrio con la forma aperta e
possono formare basi di Schiff. Ora il pro-,
all'interno dell'apparato di Golgi, pu
cercare stabilizzazione nell'interazione con
altri due pro-. Il pro- ha delle cisteine
localizzate nella porzione terminale della
catena che hanno la possibilit di formare
dei ponti disolfuro, i quali fanno da clip
iniziale a partire dalla quale il procollagene
comincia a strutturarsi. Il procollagene
viene quindi esportati fuori dalla cellula,
nella matrice extracellulare, dove avviene la
maturazione della tripla elica: intervengono
le proteasi, con il taglio delle estremit che
contengono cisteine e ponti disolfuro, non
pi utili in fase di assemblaggio delle
microfibrille. Si ottengono cos strutture di
tropocollagene tutte uguali che hanno la
possibilit di organizzarsi in sovrastrutture,
microfibrille e poi fibre.
Un'altra proteina fibrosa l'elastina, che ha la peculiarit di
poter essere stirata e rispondere in modo elastico a forze
provenienti da direzioni diverse, come nella pelle. Per poter
avere questa propriet, vi sono legami trasversali che si
formano tra tre residui di allisina e un residuo di lisina, che
possono condensarsi a formare una struttura molto stabile
detta desmosina, che viene ad avere al centro un anello
aromatico, in particolare piridinico, che fa da perno per
possibili trazioni in direzioni diverse. La desmosina
conferisce il colore giallastro al tessuto connettivo perch la
piridina gialla.
Un altro tipo di proteine fibrose sono le -cheratine, che seguono una strategia diversa nella
stabilizzazione, infatti un polipeptide si stabilizza interagendo con altri polipeptidi, che hanno una
sequenza tale da formare elicoidi in grado di stabilizzarsi con altri elicoidi. Si hanno due catene che
interagiscono tra di loro e queste unit interagiscono testa-coda e lateralmente con altre strutture
identiche a due filamenti. Questi protofilamenti si assemblano in protofibrille, che si trovano ad
esempio nei capelli, e sono stabilizzati da legami crociati. Le -cheratine sono ricchissime in
cisteina e la maggior parte dei legami crociati sono dei ponti disolfuro: dal parrucchiere vengono
ridotti i ponti disulfuro, separando le catene, poi si interviene con un processo ossidativo (ad
esempio con H2O) per riformare i ponti disolfuro con una strutturazione diversa da quella iniziale.
L'emoglobina un tetramero di quattro subunit, ciascuna con il suo gruppo eme, e uguali due a
due, perci due subunit sono dette e due sono dette . Nell'emoglobina, una e una
interagiscono tra di loro e questo dimero interagisce con un altro dimero - a formare il
tetramero. La mioglobina e le subunit dell'emoglobina hanno una struttura molto simile, eppure
hanno una omologia di solo il 10-25% degli amminoacidi, a seconda delle specie, perci la
struttura primaria diversa ma l'assemblaggio tridimensionale molto simile. La struttura diversa
quel tanto che basta a rendere la mioglobina stabile come monomero e l'emoglobina tendente a
formare un tetramero; questo in generale nelle proteine non necessariamente causa una variazione
nella funzione, ma in questo caso ci sono delle differenze.
Il gruppo eme ha un nucleo tetrapirrolico connesso da ponti metilenici e gli atomi di azoto che si
affacciano dai pirroli sono in grado di complessare uno ione ferro, una struttura ad alta
idrofobicit, quasi planare, con una piccola curvatura, come il palmo della mano. Lo ione ferro
che presente deve trovarsi nello stato ridotto, come ione ferroso, per funzionare, invece se si
dovessero verificare fenomeni di ossidazione del ferro, causando una trasformazione della ferro-
emoglobina in ferri-emoglobina, non sarebbe pi in grado di trasportare O.
Il gruppo eme non collegato covalentemente, n alla mioglobina n
all'emoglobina, bens va ad incunearsi in una tasca altamente idrofobica
della molecola proteica in cui resta segregato, questo un rigoroso
posizionamento nella struttura della proteina.
Si conoscono diversi tipi di emoglobine, di peso molecolare 66 kDa, ogni subunit ha tra i 140 e i
150 amminoacidi: l'emoglobina A quella dell'adulto, l'emoglobina A2 un'altro tipo di
emoglobina adulta e l'emoglobina F quella fetale, queste tre emoglobine contengono tutte due
subunit mentre le altre due subunit sono diverse. L'emoglobina A2 presente in basse
concentrazioni e la sua funzione non ben chiara, forse un retaggio evolutivo.
Confrontando l'-elica F nelle subunit , e , si vede che un'-elica estremamente conservata,
con la variazione di un solo un amminoacido tra le diverse forme, infatti sull'-elica F presente
l'istidina prossimale F-8 che svolge un ruolo importantissimo; inoltre anche importante tutta
l'elica F perch il movimento dell'istidina dovuto all'arrivo dell'ossigeno sposta tutta l'elica F, si
ripercuote su tutta la molecola e questa ripercussione molto importante per la funzione.
A livello embrionale gi presente la subunit e si trova
insieme alla subunit che decade rapidissimamente, e si
osserva un progressivo aumento della sintesi della subunit ,
che con la subunit forma l'emoglobina fetale. Al momento
della nascita, comincia un declino dell'emoglobina fetale,
compensato da un'aumentata sintesi della subunit , che con la
subunit forma l'emoglobina dell'adulto. La subunit
sempre in piccole concentrazioni ed poco rappresentata. Dato
che questo meccanismo molto ben conservato nelle diverse
specie, evidente che l'emoglobina F e l'emoglobina A hanno
ognuna una precisa funzione. L'emoglobina dell'aduto assorbe
O nei polmoni e lo rilascia nei tessuti, l'emoglobina F deve
assumere O dal circolo materno, ovvero deve scambiare O
prendendolo dall'emoglobina A della madre.
Quando si ha a che fare con molecole grandi come le proteine, il fenomeno della cooperativit non
cos automatico, perch due subunit possono stare una vicina all'altra me se i loro due siti sono
molto lontani possono funzionare indipendentemente l'uno dall'altro, perci il fatto che in alcuni
enzimi vi sia cooperativit vuol dire che questa viene sfruttata, infatti si realizza solo quando ci
sono condizioni favorevoli. Ad esempio, la glutammina sintetasi di E.coli un dodecamero e
ognuna delle sue subunit agisce indipendentemente, perci non un enzima cooperativo.
L'emoglobina invece una proteina allosterica e mostra fenomeni di cooperativit positiva: una
proteina allosterica definita come una proteina nella quale il legame con un ligando in un sito
di legame influenza l'attivit di un altro sito di legame.
Questo approccio si pu applicare sia a processi con cooperativit positiva, che danno pendenza
>1, sia a processi con cooperativit negativa, che danno pendenza <1.
L'emoglobina si carica nei polmoni, dove pO=100 torr, poi viaggia all'interno del circolo
sanguigno e viene portata in distretti nei quali la pressione parziale di ossigeno sempre pi bassa e
l'emoglobina comincia a scaricarsi di O: l'intervallo di pressione parziale di O che si trova
tipicamente nei tessuti corrisponde all'intervallo di massima pendenza dell'affinit
dell'emoglobina per l'O. Nello stesso intervallo, la mioglobina gi quasi satura, infatti essa
capta immediatamente l'O rilasciato nei tessuti dall'emoglobina.
Negli anni '50-'60, i ricercatori pensavano di usare il grafico di Hill per stimare il numero di
subunit delle proteine, ma questo un errore empirico perch il grafico di Hill dipende dalla
funzione della proteina e non dalla struttura, ad esempio se applicassimo l'equazione di Hill alla
glutammina sintetasi si avrebbe pendenza 1 perch non c' cooperativit, ma questo non implica che
essa sia formata da una sola subunit, infatti un dodecamero.
Ci sono diversi modelli in grado di spiegare i risultati sperimentali sulla cooperativit, di cui due
sono i pi importanti: il modello sequenziale e il modello simmetrico. Si ricordi che i modelli
servono per spiegare quello che pu succedere ma non necessariamente corrispondono agli eventi
fisici che accadono realmente.
Nel modello sequenziale, proposto da
Koshland, l'arrivo del primo legante causa
un cambiamento di conformazione della
subunit legata di cui risentono le altre, e una
seconda subunit lega il legante, causando
un'altro cambiamento conformazionale che
aumenta ancora l'affinit delle restanti due,
poi il terzo legante arriva e poi il quarto. La
cooperativit scaturisce dal fatto che le
propriet di ciascuna subunit sono
influenzate dallo stato conformazionale delle
subunit vicine. Bisogna considerare anche la
geometria della molecola. Questo modello
adatto sia ai fenomeni di cooperativit
positiva, sia a quelli di cooperativit negativa.
Il modello simmetrico MWC o concertato o di Monod viene spesso usato per spiegare il
comportamento dell'emoglobina. Questo modello spiega soltanto la cooperativit positiva. In esso
ogni subunit pu esistere in due diverse conformazioni, indipendentemente dal legante, ovvero la
proteina in equilibrio tra due forme; inoltre, questo equilibrio deve essere concertato o
simmetrico, ovvero tutte le subunit si trovano in una conformazione o tutte si trovano nell'altra,
ovvero nello stesso momento tutte le subunit hanno la stessa conformazione, questo pu avvenire
se ad esempio il cambio di conformazione di una subunit viene indotto anche sulle altre. Inoltre, i
due stati della proteina, T0 ed R0, sono in equilibrio tra di loro con una costante di equilibrio L;
infine, l'affinit di una subunit per il legante dipende dalla conformazione, perci il legante
pi affine verso uno di questi due assemblaggi, ed essi hanno due costanti di dissociazione diverse.
A pressioni parziali di legante pi basse, privilegiato il legame con la forma pi affine (R,
relaxed), ma se l'O si lega alla forma pi affine, quindi la forma R viene sottratta all'equilibrio con
T, l'equilibrio iniziale tra T ed R viene perturbato e si sposta verso R. Questo vuol dire che il
legante stesso induce un processo che fa arricchire la soluzione della forma pi affine, come se
si guadagnasse continuamente in forme pi affini. Ci d una curva sigmoide, perch ogni aggiunta
di legante avviene con una concentrazione maggiore di molecole affini, perci questo modello non
pu includere la cooperativit negativa.
Il modello sequenziale dipende essenzialmente dal legame tra la proteina e il legante, il modello
concertato invece dipende dalla presenza di due conformazioni in equilibrio tra di loro in maniera
concertata delle quali una ha maggiore affinit per il substrato. Questi due modelli sono agli
estremi di tante possibilit esistenti, che possono essere rappresentate in una matrice in cui ogni
elemento differisce per numero di subunit in una conformazione e legame di un certo numero e
tipo di subunit con il legante. Nel caso del modello concertato, la condizione di maggiore
efficienza quella in cui l'equilibrio spostato verso la forma meno affine con una certa
differenza di affinit, perch quel poco di forma affine presente viene tutto legato dal legante e
l'equilibrio viene continuamente spostato verso la
forma affine. Nella matrice, il modello sequenziale si
trova illustrato dalla prima e dall'ultima colonna,
mentre quello sequenziale rappresentato dalla
diagonale. La situazione reale pu non essere
descritta da nessuno dei due modelli, ma magari da
un percorso diverso all'interno della matrice, ad
esempio ammettendo forme ibride di conformazione
oppure variazioni non lineari dell'affinit.
importante ricordare che i modelli servono per
descrivere il fenomeno e non corrispondono
necessariamente alla situazione reale. Spesso si
associa l'emoglobina deossigenata alla forma T,
perch la forma meno affine, ma questo un errore
perch pu esserci anche la forma R deossigenata
che ha pi probabilit di perdere l'O.
Si immagini di poter fermare l'equilibrio e poter fare uno studio nella condizione in cui la forma R
resta R e la forma T resta T: in questo caso, ogni subunit del tetramero sarebbe indipendente
senza cooperativit, e per ognuna delle forme ci sarebbe una cinetica semplice data da
un'iperbole ad alta affinit per la forma R e un'iperbole a bassa affinit per la forma T, entrambe
tendono alla saturazione ma ci arrivano con pressioni parziali di O diverse. La curva reale
dell'emoglobina una sigmoide, e pu essere spiegata sia con il modello sequenziale sia con
quello concertato: nel primo tratto la pendenza bassa perch le molecole di emoglobina hanno
ancora bassa affinit dato che non sono ancora legate, per il primo modello, oppure perch si
trovano in gran parte nella forma meno affine, per il secondo modello; poi la curva si impenna
perch con il legame aumenta l'affinit oppure perch l'equilibrio viene spostato verso la forma pi
affine; infine si arriva ad una saturazione.
A concentrazioni basse di O, quindi, la sigmoide molto vicina all'iperbole della forma meno
affine, mentre alla saturazione molto vicina all'iperbole della forma pi affine. Studiando
l'emoglobina in un ampio range di pressioni parziali di O, nel grafico di Hill ci sono un primo
tratto con pendenza 1, poi un tratto intermedio con pendenza maggiore, e poi un altro tratto con
pendenza 1 vicino alla saturazione, perch all'inizio il sistema risponde come la forma T e alla fine
come la forma R, mentre per pressioni parziali intermedie si pu apprezzare un indice di Hill >1.
Effettori dell'emoglobina
Il pH influisce sull'affinit tra O ed emoglobina:
pi alta la concentrazione di H+, pi
l'emoglobina tende a rilasciare l'O. Nei tessuti c'
una pi alta concentrazione di CO: essa in acqua
d origine all'acido carbonico, che si dissocia in H+
e HCO3- perci la produzione di CO in un certo
distretto del corpo abbassa il pH di quel distretto. Il
pH scende dagli alveoli polmonari, dove pi alto,
ai tessuti, dove pi basso, inoltre la pressione
parziale di O diminuisce dagli alveoli polmonari ai
tessuti: perci l'emoglobina satura di O2 appena
esce dai polmoni e, man mano che si avvicina ai
tessuti, la sua capacit di mantenere l'O crolla. La
differenza nelle concentrazioni del pH dunque
molto importante nel traghettare l'O dai polmoni ai
tessuti.
L'effetto del pH prende il nome di effetto Bohr: nel riarrangiamento che si instaura
nell'emoglobina dopo il legame con O vengono a cadere alcuni legami a idrogeno che prima
erano presenti e cambia la conformazione, tra questi vi sono una istidina e un aspartato che
vengono allontanati a seguito del legame con O. Inizialmente, nella forma deossigenata, istidina e
aspartato interagiscono e il protone dell'istidina viene stabilizzato sull'anello imidazolico, dove la
carica ben dispersa, inoltre essa viene stabilizzata ulteriormente dalla carica negativa del COO-
dell'aspartato e l'istidina risulta cos un acido molto pi debole rispetto a quando sola. Se
l'istidina perde il protone, essa non interagisce pi con l'aspartato. Quando arriva l'O, esso
causa l'allontanamento tra istidina protonata e aspartato, forzando il loro legame a idrogeno:
l'istidina, che non ha pi la stabilizzazione dell'aspartato, si deprotona perch un acido un po' pi
forte, quindi il pH dell'ambiente diminuisce. Se al sistema viene fornito un eccesso di H+, esso
riprotona parte dell'istidina, tornando a farla interagire con l'aspartato, e questa conformazione
rende il legame con l'O meno stabile: perci abbassando il pH si mette in atto un processo che
contrasta con l'attivit dell'O, che normalmente li allontana, forzandolo ad uscire dalla molecola.
La reazione di formazione di acido carbonico da CO catalizzata dall'anidrasi carbonica, un
enzima ad altissima efficienza catalitica.
La CO ha anche un effetto primario, oltre all'abbassamento del pH, che fa diminuire l'affinit
dell'emoglobina per l'O. Se si impone un certo valore di pH al sistema con l'uso di tamponi e
senza CO, l'affinit si abbassa, se poi viene mantenuto il pH e si aggiunge CO l'affinit si riduce
ulteriormente. La CO infatti in grado di modificare le subunit dell'emoglobina formando dei
carbammati (ammine+acido carbonico), questo fa s che l'emoglobina sia meno efficiente nel legare
O perch i carbammati formano dei ponti salini che stabilizzano la forma T. La CO viaggia
infatti sotto forma di carbammati al ritorno dai tessuti ai polmoni, dove viene rilasciata.
Un altro potente effettore dell'emoglobina l'acido 2,3-difosfoglicerico,
molecola che presenta un carbossile e due gruppi fosfato, perci ha una grande
carica negativa e tende ad interagire con centri con carica positiva. Esso si
pone, uno per tetramero di emoglobina, in un sito al centro della struttura,
che si genera dal contatto tra le coppie -, lontano dai gruppi eme, ma
comunque esso in grado di esercitare una potente azione modulatoria. Il 2,3-
DPG mantenuto in questa posizione da residui amminoacidici carichi
positivamente, ovvero istidine e lisine delle subunit . Con l'aggiunta di 2,3-
DPG, la curva di saturazione dell'emoglobina si sposta verso pressioni
parziali di O pi elevate, ovvero esso ha un effetto modulatorio negativo.
Al livello del mare, la concentrazione di 2,3-DPG sintetizzato dalla cellula intorno a 5 mM,
mentre in alta montagna aumenta a circa 8 mM; questo, al contrario di ci che si potrebbe pensare
a prima vista, un effetto positivo, infatti si tratta di un meccanismo di adattamento in quota. Al
livello del mare, dove l'O molto disponibile, nel passaggio dai polmoni ai tessuti il 38%
dell'emoglobina scarica O. Se la concentrazione di 2,3-DPG non variasse in alta quota,
l'emoglobina nei polmoni sarebbe molto meno satura rispetto al livello del mare, e nei tessuti
rilascerebbe solo il 30% dell'O, quindi ci sarebbe una perdita dell'8%. Con 2,3-DPG 8mM in alta
montagna, la saturazione nei polmoni diminuisce di poco mentre nei tessuti diminuisce di molto, e
il rilascio netto di emoglobina del 37%, quasi quanto a livello del mare.
Il 2,3-DPG una molecola importante, derivante dalla glicolisi, in particolare dall'1,3-DPG con
una reazione alternativa alla sintesi di una molecola di ATP, ovvero per sintetizzare una molecola
di 2,3-DPG l'organismo rinuncia ad una molecola di ATP, e questo un indice della sua importanza.
Un'altra funzione importante del 2,3-DPG ha a che fare con
l'ossigenazione del feto: l'emoglobina fetale ha maggiore
affinit per O mentre quella materna ha la normale affinit
dell'emoglobina adulta, e questo fa s che l'O passi dal circolo
materno a quello fetale. L'emoglobina fetale ha minore
affinit per il 2,3-DPG perch nella subunit
dell'emoglobina fetale un'istidina sostituita da una serina,
perci mancano nel sito di legame del 2,3-DPG due cariche
positive che stabilizzano il 2,3-DPG nell'emoglobina materna.
Un esempio della grande importanza degli amminoacidi essenziali nell'emoglobina, la cui assenza
causa la perdita di funzionalit, l'anemia falciforme, in cui si vengono a generare strutture fibrose
per aggregazione di molecole di emoglobina detta in questo caso emoglobina S. Essa presenta la
sostituzione di un solo amminoacido, un acido glutammico con una valina, ovvero da un
amminoacido carico negativamente ad un amminoacido idrofobico, e questo apporta una grande
differenza. Sulle subunit c' un sito detto sticky site: nell'emoglobina S, nel momento in cui
viene scaricato l'ossigeno e lo sticky site viene esposto, il residuo di valina pu interagire con
esso. Perci quando i tetrameri deossigenati si avvicinano, la valina pu interagire con questo sito
idrofobico e trovare stabilizzazione, perci i tetrameri tendono ad aggregarsi a catena fino a
formare delle vere e proprie strutture fibrillari, cos stabili da poter danneggiare la membrana
dell'eritrocita e far fuoriuscire il materiale cellulare, inoltre anche l'emoglobina normale
deossigenata pu partecipare alla struttura delle fibrille passivamente perch ha lo sticky site
(dove ci sono leucina e fenilalanina) ma non la valina. Invece le emoglobine ossigenate, sia
normale sia S, non si aggregano o hanno una tendenza molto bassa ad aggregarsi. Il problema delle
fibrille si manifesta quindi nei tessuti, dove l'emoglobina deve svolgere la sua funzione e dove i
capillari sono pi stretti e le cellule falciformi passano pi difficilmente, ostruendoli.