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Analyse du discours
Linguistique de l’énonciation VS énoncé (outils, discipline che si occupano dell’enunciazione (=
parole))
= Langue et Parole, Langue = énoncé (la grammatica è la disciplina che si occupa di studiare questi
elementi) ; Parole = énonciation.
Louis-Jean Calvet 1974 ha pubblicato un libro che per primo mise insieme i concetti della linguistica e
della colonizzazione, nei documenti storici si trovavano descrizioni delle lingue “esotiche” (tra
virgolette perché il discorso coloniale consiste nello sguardo dell’occidente sull’oriente, orientalismo)
dei paesi colonizzati. Mette insieme la dimensione storica utilizzata dagli storici e una dimensione più
linguistica
La stampa
I social network
“Entextualisation” = mise en texte, un travail, une élaboration, un écrivain cherche les paroles, les
mots, il écrit pour ans, non è una scrittura spontanea.
Polyphonie
Qu’est-ce que la grammaire? La grammaire descriptive comprend la phonétique (études des sons-
phénomènes), la morphologie (étude des mots-morphèmes), la syntaxe (étude des phrases-syntagmes).
La grammaire descriptive regroupe les principes et les règles...
S’occupe de la recherche de ce que dit le texte (quoi?) à travers l’analyse des éléments de la langue en
tant que système. Elle ne s’occupe pas de la façon dont il le dit (comment?), elle ne s’occupe pas du
discours.
Le discours peut être conçu comme une extension de la linguistique, ou comme sympto>me d’une
difficulté interne de la linguistique (particulièrement dans le domaine du sens), rendant nécessaire le
recours à d’autres disciplines.
(Arrivé, 1986).
Les énoncés ne se présentent pas comme des phrases ou des suites des phrases mais comme des textes.
Or un texte est un mode d’organisation spécifique qu’il faut étudier comme tel en le rapportant aux
conditions dans lesquelles il est produit. Considérer la structure d’un texte ben le rapportant..
Romàn Jakobsòn est l’un des principaux linguistes du 20e siècle. Il est considéré comme l’un des
principaux initiateurs de l’école du formalisme et du structuralisme.
Pilastri della linguistica che hanno permesso di avanzare e definire questa nuova disciplina che nasceva
negli anni settanta.
La ricerca ci mostra come questi autori che sono in una sorta di bilinguismo difettivo (non sono
completamente bilingue), parlano francese, capiscono ma non perfettamente la propria langue
d’heritage (lingua d’eredità = concetto che da mobilità, l’erede ha più capacità, autonomia, libertà nel
manipolare questa eredità. Spesso questa lingua d’eredità viene persa ma lascia un discorso sulla lingua
persa, un immaginario, che ci fa pensare che ci sia una capacità metalinguistica (= discorso sulla
lingua, discorso sul discorso).
Si sviluppa un discorso metalinguistico, in particolare esplorando un discorso metasociolinguistico =
discorso che tematica e si concentra sulle problematiche sociolinguistiche, la rappresentazione della
lingua nel suo ruolo sociale.
Come viene raccontata questa problematica di lingua in concorrenza tra la lingua materna e la lingua
paterna (= è un padre che veicola l’ingiunzione istituzionale dell’integrazione e mette sotto silenzio la
lingua materna/d’eredità, queste figure paterne sono tese a valorizzare la lingua francese come
strumento di integrazione, riuscita professionale, il padre incarna l’ordine indotto dall’ambiente nel
quale queste famiglie arrivano e che trasferisce il valore della lingua francese sulle generazioni
seguenti, il bambino è un piccolo mediatore linguistico, aiuta il genitore a tradurre le bollette, i
documenti, le scritture amministrative, è un padre che preferisce parlare francese anche se parla male,
ci sono casi di matrimoni misti (padre straniero e madre francese) in cui il padre non vuole esprimersi e
la madre collabora a silenziare la langue maternelle). Il mediatore è anche un ponte tra generazioni.
Analfabetismo funzionale (illitterisme?) = difficoltà del cittadino a padroneggiare le scritture
amministrative.
La fracture coloniale = una formula che circolava nei media all’inizio degli anni 2000, durante i tumulti
nei banlieu che crea la letteratura del banlieu (La Haine, 8 Mile). È anche un libro, 2005, scritto da
degli storici, che inaugura una sorta di inizio per i postcolonial studies in francese. Non esiste una
rottura, si parla di una frattura che riguarda i paesi colonizzati e i colonizzatori, non è un’interruzione,
c’est une fracture qui se réactualise.
Phénomène de la Francisation (en anglais “speak as a white”/whitization = des personnes qui font les
blanc, qui parlent “à la blanche”). Questo fenomeno viene analizzato anche in letteratura, che parla del
francese come una lingua di stigmatizzazione.
Rapporto di attrazione e repulsione (simile al rapporto del servo e del padrone di Hegel (maitre et
serve).
To call someone a name / De quel nom tu me traite (come ti permetti di chiamarmi così?!)
Rester barbare, Louisa Yousfi
Toubabe
Mehdi Charef, “Rue des Paquerettes” (2018) scrittore che 30 anni fa ha inaugurato col suo primo
romanzo (Il Té all’harem d’archi Ahmed = gioco di parole che viene dal bambino che a scuola deve
scrivere sulla lavagna “teorema di Archimede” e per la sua natura un po’ giocherellona ma anche per il
fatto che a casa parla arabo e berbero, scrive così) il racconto della prima generazione di immigrati
arabi in Francia ma anche delle politiche del territorio negli anni 60/70 e della storia delle banlieu. Si
nota una centralità nelle politiche sociali e nelle politiche di controllo, nella regolazione del flusso delle
immigrazioni dagli anni 70 ad oggi, del discorso sulle periferie, con esisti non sempre riusciti (varie
ondate di rivolte delle banlieu, che ciclicamente fanno tornare le banlieu sulle scene dell’attualità, dove
le istituzioni (luoghi e persone) vengono prese di mira). Tutto ciò ha un suo ritorno nel linguaggio,
come per esempio l’origine del verlant sulle generazioni per sfuggire alla polizia, un codice
specializzato nella delinquenza, nel traffico di droga, che ruota intorno agli oggetti della vita di strada.
Riprende anche la storia dell’origine dell’argot, che ha una sua sorta di mitologia (ci sono
testimonianze già a partire dal medioevo, ne parlano Hugo e Zola (?))
Tutto si tiene, la direzione urbanistica, l’economia e il linguaggio.
Interiorizzazione di una gerarchia delle lingue nel linguaggio dei giovani, che si manifesta nei discorsi
(non nelle parole).