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la riflessologia e la scuola storico-culturale

la riflessologia e pavlov
In molti manuali della psicologia contemporanea, il contributo della tradizione russa si
riassume nell’opera di Ivan Petrovič Pavlov. Il lascito più importante è la scoperta del
meccanismo del condizionamento classico. I suoi contributi permettevano di ridurre la
psicologia ad una dinamica del sistema nervoso, escludendo l’influenza di fattori connessi
all’ambiente. L’esame delle influenze socioculturali sul comportamento degli individui correva
il rischio di evidenziare forme di disadattamento sociale, inconcepibili nell’Utopia socialista.
Boring, parlando del comportamentismo nella classica storia della psicologia sperimentale
scrive: in Russia era attivo Bechterev, che conduceva ricerche analoghe a Pavlov; fu il loro
lavoro congiunto a dare origine alla psicologia del riflesso condizionato. Non c’è stata una
“Scuola russa”: è stata un’invenzione dei pavloviani per inglobare il retaggio delle scuole
riflessologiche precedenti, le quali anticipano il comportamentismo, come si evince dal
programma di Bechterev: “la riflessologia esamina dal punto di vista oggettivo non soltanto
le funzioni più elementari, ma anche le funzioni superiori dell’essere umano, che nel
linguaggio quotidiano si chiamano manifestazione del sentimento, del pensiero e della
volontà; ci si deve limitare alle peculiarità esteriori dell’azione dell’uomo, della mimica e dei
suoi gesti, in rapporto con gli influssi esterni fisici biologici, in particolare sociali”. Il suo era
un programma riduzionista, teso a ricondurre la complessità dell'agire umano all’intreccio
tra stimoli e risposte. Questo non sarebbe stato operativo senza la scoperta di Pavlov.
il condizionamento classico
Pavlov, nel 1903, aveva osservato come, mettendo del cibo in bocca un cane, si producesse
un aumento della salivazione. Questa relazione tra stimolo (cibo) e risposta (salivazione)
è la conseguenza di un riflesso, una risposta automatica innata, geneticamente registrata
nel sistema nervoso dell’animale, e non frutto dell’esperienza. Lo studioso notò che il cane
produceva più saliva quando udiva qualcosa che procedeva il cibo. Ecco l'esperimento che
lo rese famoso. Un cane viene legato con delle cinghie in una stanza insonorizzata.
Ponendo del cibo nella bocca del cane aumenta il flusso di saliva, che viene misurato.
Pavlov chiamò il cibo stimolo incondizionato (SI), e la salivazione del cane risposta
incondizionata (RI). Poi provò a far suonare una campanella nella stanza. Anche se il cane
mostrava, rizzando le orecchie, di sentirla, non si registravano variazioni nel flusso di saliva.
Poi cominciò a presentare il cibo subito dopo il suono. Nella sua terminologia, la campanella
era uno stimolo condizionato (SC) e l'aumento della salivazione al suono una risposta
condizionata (RC). Il processo di condizionamento classico funziona grazie all'associazione
ripetuta fra SC e SI. Essa condiziona lo SC a evocare una RC simile alla RI. La semplicità di
questo meccanismo permise di interpretare il comportamento umano come l'apprendimento
di sequenze stimolo-risposta. La dotazione di riflessi incondizionati si arricchisce, durante la
vita, con la formazione di nuovi riflessi. Pavlov si rese conto che i condizionamenti
s'indeboliscono nel tempo se non vengono rinforzati. Dimostrò ciò in una sequenza di fasi.
Nella prima, il cane aumenta la RC grazie a presentazioni ripetute dello SC che precede lo
SI. In virtù della contiguità temporale si forma l'associazione SC + SI: acquisizione. Nella
seconda, estinzione, si continua a presentare SC senza SI: RI scompare gradualmente. Poi
il cane riposa per una notte. La terza consiste in un ulteriore addestramento di estinzione e
lo SC è presentato da solo. Si osserva che le prime presentazioni di SC, da solo, evocano
RC forti. Pavlov chiama questo recupero spontaneo. Ora, se viene presentato un rinforzo,
costituito da SC + SI, il riapprendimento è rapido: riacquisizione. Il recupero spontaneo e la
riacquisizione dimostrano che è difficile eliminare gli effetti del condizionamento.
il paradigma della generalizzazione e discriminazione
Pavlov riproduce questo fenomeno dimostrando che quando a un dato SC è stata associata
una RC, gli stimoli simili allo SC tendono anch'essi a suscitare la RC. Questo fenomeno è la
generalizzazione dello stimolo: tanto più lo stimolo è simile a quello originario quanto più
forte è la risposta. È anche possibile condizionare un animale a non rispondere a stimoli
simili allo SC, pur continuando a rispondere allo SC. Questo è l’effetto dell’addestramento
alla discriminazione. Si noti che in tutti questi esperimenti l’organismo è passivo: aldilà del
patrimonio innato di riflessi, il tipo di apprendimento che emerge è totalmente condizionato
dall’ambiente di vita. L’apprendimento dipende interamente dagli stimoli ricevuti. L’uomo a
volte funziona in modo passivo, secondo lo schema pavloviano, ed è quando non controlla
l’ambiente in cui agisce: è lui ad essere controllato da altri. Altre volte si comporta in modo
più attivo, cercando di risolvere i problemi per prove ed errori (Thorndike). Altre volte
ancora egli è capace di trovare la soluzione ai problemi, non per prove ed errori, ma grazie a
un processo di insight. Assistiamo qui a una tendenza comune alle grandi scuole della
prima metà del secolo scorso: generalizzare indebitamente un paradigma sperimentale un
metodo nel tentativo di fornire tramite esso un modello generale dell’agire umano.
la scuola storico-culturale
La storia di Lev Vygotskij (1896-1934) testimonia la durezza di quello che è stato chiamato il
secolo breve, cioè la prima prima metà del secolo scorso. Egli ebbe tutte le sue opere
censurate, quindi per decenni fu ignorato in Occidente. Il 6 gennaio 1924 lesse la relazione
Metodologia della ricerca riflessologica e psicologica al secondo congresso panrusso di
psicologia e pedagogia. Il 19 ottobre 1924 tenne la conferenza su La coscienza come
problema della psicologia del comportamento, e questo divenne il manifesto del movimento
storico-culturale. In esso veniva sottolineata l’importanza della coscienza; si criticava la
tendenza della scuola pavloviana a utilizzare soltanto lo schema del condizionamento,
precludendosi la reale comprensione delle attività cognitive superiori, come il linguaggio e il
pensiero. Nella vita di studioso, la preoccupazione principale fu lo studio dei meccanismi
con cui la mente viene plasmata da fattori culturali e sociali, presenti nel contesto di vita
dei bambini e degli adulti. Si occupò di molte questioni, sempre con un’impostazione
costante, sia nel metodo che nella teoria. Per quanto concerne il metodo, utilizzò spesso
una ricerca longitudinale, seguendo la maturazione cognitiva ed emotiva di bambini nelle
varie fasi dello sviluppo. Per quanto riguarda la teoria, tutte le sue ricerche furono focalizzate
sull’influenza dei contesti sociali e culturali. Queste le sue conclusioni teoriche per quanto
riguarda lo sviluppo intellettuale: “potremmo formulare la seguente legge genetica generale
dello sviluppo culturale: ogni funzione nel corso dello sviluppo del bambino fa la sua
apparizione due volte, su due piani diversi: prima su quello sociale, poi su quello psicologico,
dapprima tra le persone come categoria interpsichica, poi all’interno del bambino come
categoria intrapsichica. Ciò vale sia per l’attenzione volontaria che per la memoria logica che
per la formazione dei concetti e lo sviluppo della volontà”. Non possiamo non ricordare il suo
lavoro pionieristico, condotto studiando le prestazioni cognitive di gemelli monozigoti. Tali
ricerche misero in evidenza la relativa indipendenza delle funzioni psichiche superiori,
influenzate da variabili storico-culturali, rispetto alla dotazione genetica iniziale. Vygotskij,
alla luce della sua impostazione teorica, promosse le due spedizioni in Uzbekistan, nel
1931 e 1932. Scopo delle ricerche era la comparazione tra le prestazioni cognitive in
culture diverse. Più in particolare si trattava di verificare in che cosa differivano, a livello
intellettuale, individui appartenenti a una cultura “primitiva”, residenti in isolati villaggi asiatici,
rispetto alle prestazioni di individui occidentali istruiti.

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