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Riassunto Diritto

Commerciale IV Diritto del


sistema finanziario
Diritto
Università degli Studi di Catania
72 pag.

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RIASSUNTI DIRITTO COMMERCIALE CIAN
IV DIRITTO DEL SISTEMA FINANZIARIO

INDICE
Sezione Prima
1. Cenni storici
2. le fonti
3. i concetti
4. la vigilanza e le sue forme
Sezione seconda
5. le regole dell'organizzazione d'impresa
6. le forme delle attività: i servizi, i modelli contrattuali i prodotti
7. le regole delle attività: tutela del cliente
8. i soggetti e le attività complementari
Sezione terza
9. le sedi e le operazioni di mercato

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PRIMA SEZIONE
$1/2 EVOLUZIONE STORICA DELLA NORMATIVA BANCARIA
La prima normativa bancaria risale gli inizi del secolo scorso. Agli inizi del 800 non esisteva una normativa
bancaria e, quindi, l’attività bancaria era vista come un’attività imprenditoriale qualunque.

Prima del 1942 esistevano due codici: il Codice civile e il codice del commercio. In questo sistema chiunque
raccogliere e prestare denaro e, quindi, svolgere liberamente un’attività finanziaria. Era un poteva sistema
totalmente libero. C’era anche la massima libertà nelle forme organizzative. Le tipologie di banche che
esistevano erano le più disparate: es. banche create da comuni, casse di risparmio.

In questa fase non esiste nemmeno un istituto di emissione. La funzione di emissione della moneta veniva
affidata alle varie banche.

Questo portò ad una prima crisi perché lo Stato non riusciva nemmeno a controllare l’emissione della
moneta. I vari istituti potevano emettere moneta fino ad una certa percentuale rispetto alle loro riserve. Ad
un certo punto la Banca Romana iniziò a stampare un eccesso di moneta e questo comportò
successivamente il suo fallimento.

Dopo il fallimento della Banca Romana nasce la Banca d’Italia dalla fusione di alcune delle banche. In questa
fase ci sono tre istituti che emettono moneta: Banca d’Italia, Banco di Napoli e il Banco di Sicilia.

Nel 1926 la funzione di emissione della moneta venne concentrata presso la Banca d’Italia (oggi non è più
così, la moneta viene emessa da BCE)

Crisi del ’29.


La crisi del 1929 non è una crisi bancaria, ma è una crisi economico-industriale che ha prodotto effetti
indiretti anche sul sistema bancario. La crisi del ‘29 parte come crisi del settore industriale e trascina le
banche perché non esistevano regole sul loro funzionamento. Le banche avevano investito buona parte del
loro capitale in partecipazioni azionarie (nel settore industriale). Le Banche erano fortemente esposte, non
c’era separazione tra settore industriale e settore bancario. Questo crea tutta una serie di conflitti di
interesse: la banca ha interesse a finanziare le industrie di cui è socia e le industrie esercitano i diritti
all’interno della società bancaria secondo i loro interessi. Il fatto che entra in crisi il sistema industriale
trascina anche i bilanci delle banche. Si creano i presupposti per arrivare alla prima legge bancaria. La prima
regolamentazione bancaria in tutto il mondo avviene a cavallo del dopoguerra. Si iniziano a prevedere una
serie di regole: es. l’attività bancaria deve essere autorizzata, è necessario un capitale sociale minimo più
alto rispetto alle altre società, si prevede un determinato rapporto tra il patrimonio e l’attività (quindi in
base all’attività riserve e patrimonio di certe dimensioni), aumentano le riserve rispetto alle normali società,
si prevedono limiti alla concentrazione dei rischi es. non più di 1/5 delle risorse della banca deve essere
investito in una sola attività.

Legge bancaria del 1936: rappresenta l’assetto normativo rimasto in vigore fino al ‘93. Questo regime può
definirsi come un oligopolio amministrato: sistema rigidissimo. Si passa da un sistema liberale ad un
sistema di totale controllo dello stato sulle banche. Alla base di questa regolamentazione sta il fatto che
buona parte del sistema bancario viene nazionalizzato. Questa nazionalizzazione non avviene a livello
normativo, ma di fatto lo Stato crea degli enti (IMI e IRI) che possiedono gran parte delle partecipazioni
statali nelle aziende private industriali e bancarie.

La legge bancaria prevede un sistema di controllo molto rigido. Si crea, innanzitutto, il sistema della che
sostanzialmente fa diventare l’attività bancaria un’attività sottoposta a tripla autorizzazione regime di
concessione. L’attività bancaria in sostanza diviene un’attività pubblica (di interesse pubblico) soggetta ad
un regime di concessione. La concessione ha una natura giuridica diversa dall’autorizzazione.

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Nell’autorizzazione l’attività è privata e si autorizza a svolgerla. Nella concessione l’attività è di natura
pubblicistica e lo stato ne concede l’esercizio ai privati. È una forma di autorizzazione a tre livelli. La prima
autorizzazione è per la costituzione della società stessa, la seconda è per l’inizio attività. La terza
autorizzazione ogni singola articolazione territoriale della banca (sportello bancario) deve essere
autorizzata. Questo porta ad ottenere un sistema di controllo dello stato. È un mercato regolato: è lo Stato
che decide quante e quali banche devono operare in ciascun mercato territoriale e in ciascun settore. Non
esiste alcuna libertà di mercato.

Si crea un regime di specializzazione. Si distingue nettamente l’operatività a breve periodo e l’operatività a


lungo periodo. Si crea così la distinzione tra aziende di credito e istituti di credito. Le aziende di credito
operano a breve termine e gli istituti di credito operano a lungo termine.

L’attività di vigilanza alla fine degli anni ‘40 viene affidata alla Banca d’Italia. Prima di questa data l’attività di
vigilanza era affidata all’Ispettorato per la Difesa del Risparmio e del Credito (ufficio all’interno del
Ministero del Tesoro).

Il sistema delineato dalla legge del 1936 rimane in piedi fino agli anni ’80. Il controllo statale ha portato
inevitabilmente a delle inefficienze. Il controllo politico sulle banche e l’assenza di concorrenza hanno
portato ad una fase di crisi. Lo stato italiano non riesce a finanziare la ripresa del sistema bancario perché lo
stesso stato italiano entra in crisi. Lo stato deve privatizzare una parte del sistema bancario e lo deve fare
necessariamente perché non ha denaro per metterlo in piedi. Questa necessità si avverte nello stesso
momento in cui a livello europeo si decide di cambiare il sistema. L’UE comincia ad attuare anche in ambito
bancario il sistema del mercato unico europeo.

Privatizzazione: Lo Stato inizia a privatizzare le banche. Questo processo avviene per gradi. Oggi non c’è più
nessuna banca controllata dallo Stato. Quali sistemi possono essere utilizzati per attuare la privatizzazione?
Ci sono tre diverse alternative: 1) la trasformazione enti pubblici in spa, 2) fusione banche private, 3)
Conferimento dell’azienda bancaria in una nuova società. banche pubbliche con Quest’ultimo sistema è
stato quello più utilizzato: *banca pubblica sotto forma di ente pubblico, *l’ente pubblico costituisce una
nuova società e conferisce l’azienda, *diventa socio unico e poi man mano inizia a vendere le azioni.

Si vuole mettere al riparo il sistema bancario dalle ingerenze politiche. Si creano le figure delle fondazioni
bancarie: lo Stato non tiene queste azioni ma le attribuisce a delle fondazioni (es. fondazioni Banco di
Sicilia). Si crea un ente separato dallo stato (fondazione privata) che diventa proprietario delle banche e che
poi inizia a vendere le proprie azioni. Le fondazioni sono enti che non hanno un’assemblea ed è lo statuto
che decide chi gestisce la fondazione. Di fatto indirettamente la politica o gli altri poteri continuano a
controllare le banche.

La direttiva del 1977 (attuata nel 1985) contiene le prime regole per la creazione del mercato unico
bancario. Il primo passaggio della direttiva del ’77 è quello di prevedere che l’autorizzazione non sia
discrezionale, Quindi per far sì che si crei un mercato unico e per far sì che le banche possano operare
liberamente in tutti i paesi europei si prevede un’autorizzazione vincolata. L’autorizzazione dipende dal
rispetto di alcuni requisiti (capitale, tipo di imprese, requisiti amministratori).

Con la direttiva del ’89 (attuata nel 1992) si apre totalmente il mercato a livello europeo mediante il
principio del control” cioè del principio della vigilanza da parte dell’autorità del paese “own country di
origine. L’attività bancaria non è controllata dall’autorità del paese in cui si svolge, ma dall’autorità del
paese in cui la banca è costituita. Ogni banca può operare direttamente in altro paese senza autorizzazione
e il suo funzionamento è controllato dall’autorità del paese di origine.

Il sistema delle tre autorizzazioni cade per tutti e si passa al sistema dell’unica autorizzazione.

Si passa da sistema di oligopolio controllato (sistema non concorrenziale) ad un sistema di concorrenza in


cui il controllo è di tipo prudenziale.

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Accordi di Basilea: derivano da accordi tra le diverse autorità di vigilanza dei vari paesi europei. Hanno
portato ad una riforma non del sistema legale ma della regolamentazione tecnica. Un passaggio
fondamentale è quello per cui oggi i rischi oggi devono essere ponderati da parte delle banche: cioè le
banche hanno dei coefficienti da rispettare tra l’ammontare patrimonio e l’ammontare dei rischi che
assumono. Prima i rischi si calcolavano al nominale (mutuo 1milione di euro rischio di 1 milione di auro).
Con gli accordi di Basilea si è stabilito che i rischi devono essere ponderati, un prestito potrebbe valere il
doppio del nominale es. per gli interessi. Questo ha cambiato il modo in cui le banche investono. Tutti
questi accordi hanno portato a una regolamentazione più severa dal punto di vista tecnico.

A livello europeo si è deciso di affrontare la crisi accentrando i controlli. Nel 2007 si crea un meccanismo
unico di vigilanza. La Banca d’Italia non è più autorità di vigilanza autonoma, ma è un’autorità decentrata di
un sistema di vigilanza a livello europeo. La vigilanza sulle banche sistemiche (cioè quelle che superano certi
parametri) è direttamente effettuata dalla BCE. Problema gestione delle crisi: nel caso di grosse crisi
bancarie può accadere che uno stato nazionale punto di vista finanziario, l’obiettivo è quello europeo non
riesca a supportare la crisi bancaria dal di creare un sistema unico di risoluzione delle crisi (creazione di
fondi a livello europeo). Manca ultimo passaggio: non esiste ancora fondo salvabanca a livello europeo.

Le crisi sono comunque regolamentate a livello europeo, quindi lo stato quando vuole intervenire per
risolvere crisi delle proprie banche deve rispettare le regole europee. Tutto questo ha comportato delle
modifiche del t.u. bancario.

$3 I CONCETTI
Le fonti
- Diritto dell'unione europea;
- costituzione art. 47, prevede che la Repubblica incoraggi e tuteli il risparmio in tutte le sue forme;
- testo unico bancario, TUB, art. 5, rilevano la sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, la
stabilità complessiva, l'efficienza e la competitività del sistema finanziario;
- testo unico finanziario, TUF articolo 5, gli obiettivi per gli intermediari sono la salvaguardia della
fiducia nel sistema immunitario, la tutela degli investitori, la stabilità e il buon funzionamento del
sistema finanziario, la competività del medesimo; Per gli emittenti secondo l'art. 91, sia riguardo
alla tutela degli investitori nonché all'efficienza alla trasparenza del mercato del controllo societario
e del mercato dei capitali;
- Codice delle assicurazioni, punto tre lo scopo principale l'adeguata protezione degli assicurati e
degli aventi diritto a prestazioni assicurative

Il denaro
Il denaro costituisce l'oggetto del bisogno finanziario e presenta pertanto l'elemento fondamentale del
sistema finanziario. Sotto il profilo economico si individuano in linea di massima tre funzioni assolte dal
bene denaro.

i) funzione di ben intermediario negli scambi, in questo caso il denaro non soddisfa dunque un
bisogno umano specifico ma un bisogno che si può definire generico o universale In altre parole
il denaro è un bene che incorporò un potere di acquisto generale riconosciuto tale in una data
comunità.
ii) Funzione di unità di misura del valore, il denaro funge da un bel po fuori così che essi possono
venire determinati in modo uniforme era affrontati tra loro.

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iii) Funzione di strumento di accumulazione della ricchezza, il bene denaro in quanto incorpora
un potere di acquisto spendibile successivamente nella comunità, si presta ad essere
accantonato in vista di un impiego, futuro dunque rappresenta, per chi lo possiede, ricchezza,
cioè capacità di conseguire beni e servizi.

Quando il riconoscimento avviene in forza di legge si parla di moneta avente corso legale: l'ordinamento
riconosce un dato bene come idoneo a soddisfare le obbligazioni pecuniarie, cioè quelle aventi ad oggetto
l'attribuzione di un potere d'acquisto. Coesistono una pluralità di monete legali: moneta legale domestica,
avente corso legale nel territorio adesso relativo; monete straniere, aventi corso legale all'estero. Le
monete complementari sono beni accettati come intermediari negli scambi su basi meramente
concezionali da una cerchia di persone, esempio criptomonete (Bitcoin).
La moneta non è attività libera, bensì riservata allo stato.

Da un punto di vista giuridico un bene per essere qualificato come denaro è necessaria tale condizione:
documento oggetto di attribuzione esclusiva, esprimerei un dato numerico, svolgente una funzione
intermediaria degli scambi.

Fenomenologia del denaro


Moneta-merce: oggetti che assolvono a funzioni di interesse o no a prescindere dalla funzione che
potrebbero dunque perdere senza divenire privi di interesse.

Moneta- segno: e un oggetto che non soddisfa altro interesse se non quello di fungere da denaro. è quel
che accade oggi: I Si metallici sono composti in materiale vile, le banconote sono ritagli di carta, essi hanno
valore solo in quanto e fino a quando sono accettati come mezzo di scambio e sono perciò idonei ad
esprimere un potere d'acquisto.

La criptovaluta appartiene infatti al genere della moneta segno. La più nota è il Bitcoin. Si tratta di monete
complementari.
La loro creazione e circolazione poggia sulla tecnologia blockchain e di registrazione distribuita: Si tratta di
una tecnologia che si basa su software presenti nei singoli terminali degli utenti e interconnessi. Le monete
sono registrate nei portafogli virtuali (e-wallet) degli utenti medesimi, i quali vi accedono mediante una
chiave privata; la circolazione la registrazione dei movimenti disposti dai singoli utenti, che vengono
accorpati in blocchi digitali non alterabili dall'esterno. le cripto valute possono essere a emissione
centralizzata, quando un'entità ne cura la creazione e la prima registrazione nei portafogli virtuali, o a
emissione diffusa.

Moneta scritturale: la sua espressione massima è più diffusa e il saldo attivo di un conto corrente bancario,
rappresenta infatti un debito della banca nei confronti del cliente.

Moneta elettronica: definita dall'articolo 1, co. 2 del TUB come valore monetario memorizzato
elettronicamente, ivi inclusa la memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti
dell'emittente che sia emesso per effettuare operazioni di pagamento e che sia accettato da persone fisiche
e giuridiche diverse dall'emittente. si tratta di una moderna forma monetaria funzionale a favorire e
velocizzare i pagamenti virgola che si basa sull'intermediazione di operatori specializzati (gli IMEL, istituti di
moneta elettronica) i quali ricevono denaro, (in contanti o come moneta scritturale) da parte di un utente,
registrando a suo favore, in formato digitale, l'importo corrispondente virgola che si presenta allora come
carta prepagata. Anche gli IMEL non emettono denaro; la moneta elettronica è un credito verso l’IMEL e la
sua circolazione è un'operazione che viene ricondotta alla cessione di tale credito.

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La banca
Il tub stabilisce che per banca debba intendersi l'impresa autorizzata all'esercizio dell'attività bancaria.
L’attività bancaria in senso proprio è descritta dal c.1 dell’art.10 TUB.

Art. 10 TUB c.1 “La raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l’attività
bancaria. Essa ha carattere d’impresa.”

C’è un collegamento tra le due attività: viene raccolto il risparmio per erogare il credito, e l’erogazione
del credito avviene con il denaro raccolto tra il pubblico. I due elementi dell’attività bancaria sono
intimamente connessi tra di loro.
La Banca è autorizzata a compiere congiuntamente queste due attività. Definizione di banca: la banca
è il soggetto che è autorizzato ad esercitare congiuntamente le due attività. Non è invece banca chi di
fatto esercita le due attività, ma lo è solo se iscritta nell’albo della Banca d’Italia (definizione formale di
banca: la banca è l’impresa iscritta nell’albo della Banca d’Italia). Solo alle imprese iscritte nell’albo è
consentito di esercitare congiuntamente la raccolta di risparmio tra il pubblico e l’erogazione del
credito.

Art. 10 TUB  c.2 “L’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche.

Essa ha carattere d’impresa. L’attività bancaria è un’attività di impresa. L’attività bancaria nel Codice
civile è indicata tra le attività che costituiscono impresa commerciale. Il concetto di impresa
commerciale si ha per sottrazione: è impresa commerciale qualunque impresa diversa da quella
agricola. Inoltre, l’art. 2195 c.c. comprende espressamente l’attività bancaria tra le attività di imprese
commerciali.

Dalla legge amato del 1990 in Italia le banche non sono più enti pubblici ma devono rivestire la forma
di società per azioni o di società cooperativa per azioni.
L'esercizio di tale attività è soggetto ad autorizzazione, rilasciata dalla BCE, su proposta della Banca
d'Italia. Il rilascio della stessa richiede il soddisfacimento di numerosi requisiti sia di carattere
patrimoniale, sia di carattere organizzativo. Questa autorizzazione riguarda le banche italiane, cioè le
banche che hanno sede legale e direzione generale in Italia, le quali sono iscritte nell'albo previsto
dall'articolo 13 tub.

Le banche comunitarie possono svolgere liberamente le proprie attività in Italia, con obbligo di
iscrizione nell’albo indicato dall'articolo 13 tub aprendovi succursali (agenzie, filiali, sportelli, che
rappresentano un luogo fisico dove viene svolta l'attività bancaria).
Le banche extracomunitarie invece hanno bisogno dell'autorizzazione della Banca d'Italia per stabilire
in Italia una prima succursale.

I soggetti parabancari
Sono ulteriori intermediari che offrono dei servizi bancari tipici o servizi innovativi o servizi tradizionali
ma con modalità innovative.
a) Gli istituti di moneta elettronica (IMEL), sono le imprese, diverse dalle banche, che emettono
moneta elettronica (es. PostePay). Il TUB Prevede anche in questo caso un'autorizzazione da
parte della BDI dalla quale deriva l'iscrizione in un apposito albo. Oltre ad emettere moneta
elettronica, gli imel possono prestare servizi di pagamento e svolgere le attività accessorie
previste dall'articolo 114 tub. A tutela dei clienti, il tub prescrive che le somme di denaro
consegnate a un IMEL per l'emissione di moneta elettronica costituiscano patrimonio distinto a
tutti gli effetti dal patrimonio del IMEL, sul quale non sono ammesse azioni dei creditori.
b) gli istituti di pagamento (IP), Devono rivestire la forma di SPA, di Saba, di SRL o di società
cooperativa affinché la B di rilasci la richiesta di autorizzazione, anch'essi sono iscritti in uno
specifico albo. Tali intermediari prestano servizi di pagamento e possono esercitare alcune

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attività accessorie compresa la concessione di crediti in stretta relazione ai servizi di
pagamento prestati.
c) gli intermediari finanziari, si tratta di soggetti ai quali è riservato l'esercizio nei confronti del
pubblico dell'attività di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma per il cui
svolgimento il tub esige l'autorizzazione dalla BDI. Il fondamentale elemento distintivo rispetto
alle banche consiste nel fatto che questi intermediari impiegano risorse proprie nel concedere i
finanziamenti non come le banche risorse depositate dai clienti.
d) Gli operatori di microcredito, tali soggetti, iscritti all'albo, concedono a persone fisiche OA
società di persone OASRL prestiti aventi determinate caratteristiche vinicola sia per quanto
riguarda l'ammontare dei finanziamenti (Max 25.000) sia per la loro finalità (avvio o sviluppo di
iniziative imprenditoriali).
e) i Confidi, di quali esercitano in via esclusiva l'attività di garanzia collettiva dei fili e i servizi a essi
connessi o strumentali, In altre parole si tratta di consorzi che rilasciano garanzie per facilitare
l'accesso ai finanziamenti da parte delle imprese aderenti.

Le imprese di investimento ei gestori collettivi dei risparmi

a. La prima categoria di imprese di investimento comprende tre figure: le società di


intermediazione mobiliare (SIM), le imprese di investimento UE e le imprese di paesi
terzi. La differenza sostanziale e la sede legale e direzione generale in Italia, nel caso
delle sim, oppure in uno stato dell'unione europea diverso dall'Italia.

Le SIM (art. 106 TUB) sono quelle imprese autorizzate a prestare servizi o attività di investimento;
Possono inoltre svolgere professionalmente nei confronti del pubblico, servizi accessori e altre attività
finanziarie, nonché attività connesse e strumentali.

le imprese di investimento Ue possono prestare in Italia servizi attività di investimento, con o senza
servizi accessori, senza quindi necessità di aprire succursali sul territorio nazionale.

Le imprese di paesi terzi invece per stabilire succursali sul territorio nazionale hanno bisogno di
un'autorizzazione della Consob subordinata alla verifica della ricorrenza di specifici requisiti.

b. le società di gestione del risparmio (SGR) in base all'articolo 33 TUF, esse gestiscono gli
OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio) che hanno la forma del fondo
Comune di investimento. quest'ultimo costituisce un patrimonio autonomo, suddiviso
in quote, istituito e gestito da un gestore; un patrimonio che si forma mediante
l'apporto di liquidità da parte di una pluralità di investitori e che viene globalmente
investito dalla SGR in strumenti finanziari. In realtà, le SGR possono prestare anche altri
servizi, come ad es. Quelli di gestione individuale di portafogli, di istituzione gestioni di
fondi pensione. È opportuna l'autorizzazione da parte della BDI sentita la Consob.

c. Le società di investimento a capitale variabile (SICAV), Sono OICR aperti costituiti in


forma di società per azioni a capitale variabile con sede legale e direzione generale in
Italia avente per oggetto esclusivo l'investimento collettivo del patrimonio raccolto
mediante l'offerta di proprie azioni. il tratto peculiare e che l'investitore acquista la
qualità di socio (azionista) e come tale può esercitare i diritti sociali.
Sono connotate dall'apertura della compagine sociale, non solo i soci possono ottenere
rimborso delle azioni detenute ma altri investitori possono sottoscrivere nuove azioni
eseguendo i relativi conferimenti e così entrare a far parte della SICAV. Il capitale della
SICAV è sempre uguale al patrimonio netto detenuto dalla società

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d. Le società di investimento a capitale fisso (SICAF), sono OICR chiusi costituiti in forma
di società per azioni a capitale fisso con sede legale e direzione generale in Italia avente
per oggetto esclusivo l'investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante
l'offerta di proprie azioni e di altri strumenti finanziari partecipativi punto si distinguono
per il dato della fissità del capitale.

e. i gestori di fondi di investimento alternativi (FIA) Cioè soggetti che gestiscono e


commercializzano nell'unione europea vale tipologia di fondi, i quali si dicono
alternativi perché diversi rispetto ai fondi armonizzati, in realtà sei il gestore di FIA e
italiano si tratta tecnicamente di una SGR.

Le imprese di assicurazione
le imprese di assicurazione sono gli intermediari cui il codice delle assicurazioni private riserva art 11
c.ass <<l'esercizio delle attività assicurativa nei rami vita e nei rami danni>>.
In particolare, il c.ass richiede che sia adottata la forma della s.p.a, oppure quella della società
cooperativa o della società di mutua assicurazione le cui quote di partecipazione siano rappresentate
da azioni. L'autorizzazione è rilasciata da parte dell'autorità di settore, vale a dire l'istituto per la
vigilanza sulle assicurazioni (IVASS).

I nuovi intermediari del Fintech

a. Crowdfunding, che rappresenta una tecnica di raccolta dal basso del risparmio, con
cui vengono chieste a un pubblico indistinto di finanziatori le risorse necessarie per
sostenere nuove iniziative imprenditoriali, i gestori di portali di crowdfunding sono i
soggetti che è, organizzano e gestiscono le piattaforme, accessibili su Internet che
offrono tale servizio.

b. Le piattaforme di peer to peer (P2P) lending, sono piattaforme che consentono di


mettere in contatto coloro che intendono prestare denaro e quanti necessitano di
finanziamenti, con la rapidità tipica delle operazioni che si svolgono sulla rete e con
il vantaggio, per il prestatore virgola di godere di una re numerazione del prestito
tendenzialmente più elevata rispetto a quella conseguibile altrove e virgola per il
soggetto finanziato virgola di accedere a sovvenzioni gli sarebbero altrimenti
precluse.

c. Le piattaforme di scambio di criptovalute, si tratta di piattaforme accessibili


tramite un sito Internet, le quali permettono l'incrocio tra la domanda e l'offerta di
criptovalute virgola che l'acquirente registra in un portafoglio virtuale 8wallet) e di
cui può puoi disporre mediante successive negoziazioni.

Attività bancarie
Art. 10 TUB c.3 “Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria,
secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali. Sono salve le
riserve di attività previste dalla legge.”

Non è richiesto dal legislatore che l’attività bancaria debba essere l’attività prevalente. Le uniche due
attività finanziarie che non possono essere svolte dalle Banche sono l’attività assicurativa e l’attività di
gestione di fondi comuni. Quindi, l’attività bancaria deve essere svolta in maniera non eccessivamente
marginale, ma non è nemmeno richiesto che sia prevalente.

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Le altre attività finanziarie devono essere svolte dalle banche secondo la disciplina propria di ciascuna.
L’impresa bancaria quando opera all’interno di altri settori finanziari deve rispettare la disciplina di
quell’ambito (non ha bisogno es. della autorizzazione della CONSOB per operare nel settore degli
investimenti). L’art. 1 TUF: elenco di attività finanziarie. Tra queste vi sono le attività finanziarie
ammesse a cd. mutuo riconoscimento. Le attività ammesse a mutuo riconoscimento sono quelle
attività che le imprese europee possono svolgere in un altro paese europeo senza bisogno di alcun tipo
di autorizzazione. L’esercizio di queste attività è sicuramente consentito alle banche italiane per il fatto
che queste possono essere esercitate dalle banche di altri paesi europei in Italia (quindi a maggior
ragione ne deve essere consentito l’esercizio da parte delle Banche Italiane)  es. intermediazione
finanziaria, rilascio di garanzie, leasing, consulenza finanziaria, gestione di patrimoni etc.

Oltre alle attività finanziarie, il c.3 afferma che le banche possono esercitare anche le attività connesse
o strumentali. Bisogna distinguere le attività strumentali da quelle connesse.
Le attività strumentali sono attività che non hanno a che vedere con l’attività bancaria in senso stretto,
ma servono allo svolgimento della stessa (es. gestione di servizi informatici, manutenzione di immobili
etc.). Queste attività possono essere anche svolte a pagamento nei confronti anche di altre banche (es.
software per gestione dei rapporti bancari).
L’attività connessa è quell’attività che, essendo diversa da quella strumentale, si potrebbe svolgere in
collegamento con quella bancaria (visto che ho una struttura bancaria con certe caratteristiche potrei
utilizzarla anche per attività non bancaria).

Raccolta del risparmio.

Art. 11 TUB “Ai fini del presente decreto legislativo è raccolta del risparmio l’acquisizione di fondi con
obbligo di rimborso, sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma.”

Art. 11 TUB c.3 “Il CICR stabilisce limiti e criteri, anche con riguardo all’attività ed alla forma giuridica
del soggetto che acquisisce fondi, in base ai quali non costituisce raccolta del risparmio tra il pubblico
quella effettuata presso specifiche categorie individuate in ragione di rapporti societari o di lavoro.”

Art. 1 CICR E' raccolta del risparmio l'acquisizione di fondi con obbligo di rimborso, sia sotto forma di
depositi sia sotto altra forma.

Deve essere chiara la distinzione fondamentale tra raccolta del risparmio a titolo di credito e raccolta
del risparmio a titolo di rischio (cioè quando i fondi vengono raccolti tra il pubblico con obbligo di
rimborso o senza obbligo di rimborso). Anche una società che emette azioni raccoglie risparmio, ma a
titolo di investimento perché non c’è nessun impegno da parte della società di rimborsare le somme: la
società raccoglie risparmio nel senso che i risparmiatori versano I conferimenti o e sottoscrivono
azioni, in cambio diventano soci e hanno diritto agli utili e alla quota di liquidazione quando recedono o
quando la società va in liquidazione  è un investimento a titolo di rischio. Bisogna quindi nettamente
distinguere quando un’impresa acquisisce denaro impegnandosi a rimborsarlo e quando lo raccoglie a
titolo di investimento. La raccolta di risparmio a titolo di investimento è libera. Le società sono libere di
acquisire risparmio sotto forma di investimento perché il risparmiatore sa di compiere un investimento
a titolo di rischio (disciplina sulla trasparenza). Diversa è invece l’acquisizione di fondi con obbligo di
rimborso, qui non bisogna tradire la fiducia di chi affida dei fondi a dei soggetti che si impegnano a
rimborsarli È un diritto di credito.

Acquisizione di fondi a titolo di rimborso: sotto forma di deposito bancario o di qualunque altra
forma. Questa attività è soggetta ad una riserva di legge che però non è assoluta perché ci sono
tutta una serie di eccezioni. Eccezioni che valgono se i depositi non vengono effettuati per erogare
prestiti (esercizio congiunto coperto da riserva assoluta). La raccolta di fondi con obbligo di rimborso
dipende innanzitutto dal contenuto dal contratto (se è previsto giuridicamente un obbligo di
rimborso), ma questo non è sufficiente.

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Art. 1 CICR  c.3 “L'obbligo di rimborso, anche se escluso o non esplicitamente previsto, si considera
sussistente nei casi in cui esso sia desumibile dalle caratteristiche dei flussi finanziari connessi con
l'operazione.”

Art. 1 CICR c.2 “I tempi e l'entità del rimborso possono essere condizionati da clausole di
postergazione o dipendere da parametri oggettivi, compresi quelli rapportati all'andamento
economico dell'impresa o dell'affare in relazione ai quali i fondi sono stati acquisiti.”

Siamo pur sempre nell’ambito della raccolta del risparmio con obbligo di rimborso quando il rimborso
è condizionato o subordinato a certi eventi. Questi elementi sono compatibili con la natura creditizia
dell’operazione.
La raccolta del risparmio con obbligo di rimborso è riservata alle banche (anche se la riserva non
assoluta) perché se è rivolta al pubblico (cioè aperta a masse ingenti di soggetti) deve essere un’attività
riservata a soggetti vigilati. In passato quando non era prevista questa riserva di legge le truffe al
pubblico dei risparmiatori erano molto diffuse.

Tuttavia, non si può consentire a chiunque di raccogliere risparmio tra il pubblico, Le normali società
infatti possono raccogliere risparmio solo tramite le obbligazioni a titolo di rimborso.

Art. 2412 c.c. “La società può emettere obbligazioni portatore al o nominative per somma
complessivamente non eccedente il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve
disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato.”

Art. 11 TUB c.5 “Nei casi previsti dal comma 4, lettere c) e d), sono comunque precluse la raccolta
di fondi a vista ed ogni forma di raccolta collegata all’emissione od alla gestione di mezzi di
pagamento a spendibilità generalizzata.”

Raccolta di fondi a vista -> la raccolta di fondi a vista è quella con obbligo di rimborso immediato. Il
rimborso è collegato alla semplice richiesta, non ci possono essere termini. Dal punto di vista
dell’impresa che raccoglie il risparmio, l’obbligo di rimborso a vista è quello più pericoloso perché
chi ha raccolto il risparmio deve essere sempre in grado di fronteggiare richieste di rimborso a vista.
Ogni Banca ha delle riserve di liquidità che sono minimi percentuali rispetto ai depositi.
Altra attività bancaria è rappresentata dall’esercizio del credito. Ricomprende tutte le operazioni con
cui la banca permette ai propri clienti di fruire della disponibilità di una somma di denaro per un dato
periodo di tempo, decorso il quale i clienti dovranno restituire quanto ricevuto. Rientrano nel concetto
di esercizio del credito: il mutuo (art 1813), apertura di credito (art. 1842), anticipazione bancaria (art.
1846), fideiussione bancaria, leasing finanziario, i pronti contro termine.

Attività parabancari

a. L'emissione di moneta elettronica è l'attività tipica del IMEL, anche se questa attività può
essere svolta dalle banche o dagli intermediari finanziari.

Art. 1 TUB c.2 h ter ““«moneta elettronica» è il valore monetario memorizzato elettronicamente, ivi
inclusa la memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia
emesso per effettuare operazioni di pagamento (..) e che sia accettato da persone fisiche e giuridiche
diverse dall’emittente.” l'emittente ricevute le somme di denaro versato del cliente trasforma
immediatamente tali somme in moneta elettronica, cioè in unità monetarie registrati in un Borsellino
elettronico virgola di cui stesso cliente lo può disporre in tutto o in parte, innanzitutto eseguendo
operazioni di pagamento, salvo il suo diritto al rimborso.

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b. prestazione dei servizi di pagamento, tale attività può infatti essere esercitata oltre che dagli
istituti di pagamento (IP) anche dalle banche, dagli IMEL e dagli intermediari finanziari.
per servizi di pagamento si intende i servizi che permettono di depositare il contante su un
conto di pagamento, quelli che permettono prelievi in contante da un conto di pagamento,
l'esecuzione di addebiti diretti, esecuzione di operazioni di pagamento mediante carte di
pagamento e l'esecuzione di bonifici.

I servizi di investimento
Lo strumento finanziario rappresenta nella sistematica del TUF l'oggetto dei servizi di investimento.
Di strumenti finanziari ricordiamo: i valori mobiliari (azioni, obbligazioni e titoli di debito), gli
strumenti del mercato monetario (titoli di Stato), le quote di un OICR, i strumenti finanziari derivati.
L'elenco dei servizi di investimento è racchiuso nell art.1 co. 5, TUF, E tra le varie tipologie di servizi
troviamo:
I. La negoziazione per conto proprio, cioè l'attività di acquisto e vendita di strumenti
finanziari virgola in contropartita diretta.
II. l'esecuzione di ordini per conto dei clienti, cioè la conclusione di accordi di acquisto o
di vendita di uno o più strumenti finanziari per conto dei clienti;
III. la gestione di portafogli, la gestione su base discrezionale e individualizzata di
portafogli di investimento: l'elemento caratteristico in questo caso è l'individualità della
gestione per cui il portafoglio finanziario di ciascun cliente è gestito in modo
personalizzato;
IV. La ricezione trasmissione di ordini, l'attività consistente nel mettere in contatto due
più investitori, rendendo così possibile la conclusione di un'operazione fra loro:
mediazione;
V. la consulenza in materia di investimenti, cioè la prestazione di raccomandazioni
personalizzate a un cliente riguardo a uno o più operazioni relativi a strumenti
finanziari.
Il TUF consente l'esercizio di tali servizi a diverse tipologie di operatori: precisamente, alle SIM, alle
imprese di investimento UE, alle banche italiane, Alle banche UE e alle imprese di paesi terzi.
Tutto ciò non vale invece per il servizio di gestione collettiva del risparmio, ovvero quel servizio
caratterizzato dal fatto che è un patrimonio raccolto tra una pluralità di investitori viene gestita in
monte nell'interesse della collettività dei medesimi investitori, Piuttosto che nell'interesse individuale
del singolo.
tale attività può essere esercitata soltanto da alcune specifiche categorie di intermediari (SGR, SICAV,
SICAF).

Attività assicurativa
Art. 1882 c.c definisce il contratto di assicurazione come il contratto col quale l'assicuratore, verso
pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l'assicurato, entro i limiti convenuti, del danno adesso
prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente
alla vita umana.
l'assicurazione soddisfa un bisogno finanziario dell'assicurato: bisogno di protezione dal rischio di una
perdita finanziaria derivata da un sinistro (danno ai propri beni) oppure da un evento attinente alla vita
umana (morte, infortuni).
Negli ultimi anni si sono diffusi prodotti assicurativi nuovi, finalizzati a soddisfare anche, se non
principalmente, un bisogno di investimento. Ciò si riscontra nelle polizze unit linked o index linked,
nelle quali la prestazione a favore dell'assicurato, pur sempre subordinata al verificarsi di un dato
evento relativo alla sua vita, è legata ad un paniere di titoli oppure ha un particolare indice delle cui
fluttuazioni lo stesso assicurato sopporta dunque i rischi.

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Mercato
Può parlarsi di mercato in genere e di mercato bancario, di mercato mobiliare, di mercato assicurativo.
In generale il mercato è il luogo, fisico o solo virtuale, in cui certi prodotti finanziari sono oggetto di
scambio. (Il mercato è dove si realizzano gli scambi).
Il mercato mobiliare è da intendersi come luogo in cui si svolgono gli scambi dei prodotti finanziari
destinati alla circolazione, cioè dei valori mobiliari (in cui si negoziano le azioni di società, titoli di Stato,
eccetera). il mercato come luogo di scambio dei valori mobiliari è detto mercato secondario, per
distinguerlo dal mercato primario, termine con il quale ci si riferisce alla fase di collocamento presso
gli investitori dei prodotti finanziari di nuova emissione.

Esistono tante tipologie di mercati mobiliari, tutti ricadenti nella nozione di sedi di negoziazione e
sono:
 i mercati regolamentati;
 i sistemi multilaterali di negoziazione;
 i sistemi organizzati di negoziazione

Si tratta di infrastrutture informatiche in cui le cui proposte di negoziazione convergono e vengono


gestite e incrociate, dando luogo agli scambi, secondo le regole prestabilite del sistema stesso. A
ciascuna sede di negoziazione aderiscono gli intermediari abilitati al servizio di negoziazione, ai quali gli
investitori trasmettono gli ordini di acquisto e di vendita da eseguire. Tutte le sedi di negoziazione sono
sotto il controllo da parte della Consob virgola che ha il compito di vigilare affinché siano assicurati la
trasparenza, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori.

Mercato regolamentato, è un sistema multilaterale amministrato e/o gestito da un gestore del


mercato che consente o facilità l’incontro, al suo interno e in base alle sue regole non discrezionali, di
interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a
contratti relativi a strumenti finanziari ammessi alla negoziazione conformemente alle sue regole e/o ai
suoi sistemi, e che è autorizzato.

Sistema multilaterale di negoziazione (MTF) , è un sistema multilaterale gestito da un'impresa di


investimento o da un gestore del mercato che consente l’incontro, al suo interno e in base a regole
non discrezionali, di interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, in
modo da dare luogo a contratti di compravendita; a differenza di quanto avviene nei mercati
regolamentati, è però possibile che l'attività di gestione di tale sistema sia svolta da un soggetto
abilitato a prestare servizi di investimento (SIM, banche ecc.).

Sistema organizzato di negoziazione, è un sistema diverso dei primi due che consente l'interazione tra
interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a obbligazioni, strumenti finanziari strutturati,
quote di emissione strumenti derivati, in modo da dare luogo a contratti di compravendita; la
differenza rispetto agli MTF e che l'esecuzione degli ordini è svolta su base discrezionale e possono
essere negoziate soltanto alcune tipologie di strumenti finanziari.

$4 LA VIGILANZA

Una prima distinzione che deve essere fatta per quanto concerne la vigilanza sul sistema
finanziario riguarda gli strumenti che possono essere di tipo privatistico oppure pubblicistico.

Rientrano nella categoria dei controlli di carattere privatistico, in primo luogo, i controlli cosiddetti
interni, vale a dire quelli svolti dagli organi competenti in base alla ordinaria disciplina di diritto
commerciale societario. Un'ipotesi particolare è quella dei controlli che sono svolti dalla società di
gestione del mercato. Controlli vengono espletati alla luce del regolamento del mercato, che è un

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atto di autonomia privata del gestore del mercato. E’ pertanto il gestore che vigila sul rispetto della
disciplina regolamentare e sull’ordinato svolgimento degli scambi adottando ove necessario i
provvedimenti a carico degli operatori e degli intermediari attivi sul mercato.

Per i controlli di carattere pubblicistico ci si riferisce a poteri spettanti ad Autorità o soggetti


pubblici.
A questo proposito, il sistema italiano si caratterizza per la presenza di tre autorità indipendenti,
cioè quegli enti o soggetti pubblici che prestano funzioni amministrative in ambiti sensibili, o
connotati da alto contenuto tecnico, godendo di una posizione di indipendenza rispetto al
governo. la legge attribuisce loro poteri di vario tipo, tutti di carattere pubblicistico: regolamentari,
ispettivi, istruttori, autorizzatori, sanzionatori ecc.
fra le autorità estranee al settore finanziario, una delle più note è l’Autorità garante della
concorrenza e del mercato AGCM, che ha competenze anche sul sistema finanziario in materia di
concorrenza e tutela dei consumatori. le tre autorità di settore sono invece la Banca d’Italia, la
Consob, e l’IVASS.

La Banca d’Italia
La Banca d'Italia e l'autorità cui compete vigilare sul comparto bancario. Istituita con la legge
bancaria del 1926, La Banca d'Italia nel nostro paese si è vista attribuiti sin dalla sua istituzione
compiti di vigilanza sulle banche anche se non esclusivi e, oggi, da coordinare con la vigilanza
svolta in dati casi dalla BCE.
La Banca d'Italia e istituto di diritto pubblico che ha in parte una connotazione para privatistica
Marcon una fortissima declinazione pubblicistica per tutto ciò che riguarda le funzioni istituzionali
espletate e i poteri esercitati: al vertice si pone infatti un Governatore, nominato per un mandato
di sei anni, rinnovabile una sola volta con decreto del presidente della Repubblica. il governatore
compone il Direttorio, assieme al direttore generale e ai vicedirettori generali, nominati dal
consiglio superiore su proposta del primo. Nella legge, speciale importanza è data al profilo
dell'indipendenza << le disposizioni normative nazionali, di rango primario e secondario,
assicurano alla Banca d'Italia e ai componenti dei suoi organi l'indipendenza richiesta dalla
normativa comunitaria per il migliore esercizio dei poteri attribuiti nonché per l'assorbimento dei
compiti e dei doveri spettanti>>.

Gli obiettivi della vigilanza sono individuati nell art. 5 TUB.


Art. 5 TUB “Le autorità creditizie esercitano poteri di vigilanza a esse attribuiti dal presente
decreto legislativo, avendo riguardo alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità
complessiva, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario nonché all’osservanza delle
disposizioni in materia creditizia.
Inoltre, le autorità creditizie devono vigilare sulla trasparenza delle condizioni contrattuali e sulla
correttezza dei rapporti con la clientela.

Alla Banca d'Italia compete la vigilanza, anche se diversi dalle banche, per quanto riguarda il
contenimento del rischio, la stabilità patrimoniale e la sana e prudente gestione.

Sono state conferite competenze in punto di vigilanza in ambito bancario a due ulteriori autorità:
 il comitato interministeriale per il credito e il risparmio CICR
 il ministro dell'Economia e delle finanze

CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e Risparmio). è una sorta di piccolo Consiglio dei ministri
nel senso che è un comitato interno al Consiglio dei Ministri (è composto da Ministri). Nel corso del
tempo il CICR ha perso sempre più poteri. È stato neutralizzato da tutta una serie di meccanismi, uno
dei quali è il fatto che il CICR delibera solamente su proposta della Banca d’Italia.

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ART. 4 TUB “La Banca d’Italia, nell’esercizio delle funzioni di vigilanza, formula le proposte per le
deliberazioni di competenza del CICR previste nel titolo II.”

Art. 2 TUB  c.4 “Per l’esercizio delle proprie funzioni il CICR si avvale della Banca d’Italia.”
Il CICR è considerata un’autorità creditizia, ma non è un’autorità dal punto di vista organizzativo,
non ha né una sede né personale perché si avvale per tutte le questioni organizzative della Banca
d’Italia. Il segretario è il Direttore Generale del Tesoro (che è il primo funzionario del Ministro
dell’economia). Nel corso del tempo di fatto si è così neutralizzato progressivamente il potere della
politica nel settore di vigilanza bancaria.

Art. 2 TUB  “Il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ha l’alta vigilanza in materia
di credito e di tutela del risparmio.”
Cosa significa alta vigilanza? Quasi nulla. i poteri del CICR sono di alta vigilanza nel senso che non può
ingerire nella regolamentazione minuziosa; quindi, può emanare solo criteri di massima (solo regole di
principio) e solo laddove la legge lo preveda. Non può emanare delle direttive in certi settori se il testo
unico non gli attribuisce questi poteri. Sono ormai dei regolamenti che poi subdelegano la Banca
d’Italia nella regolamentazione attuativa. Oggi tale autorità ha solo potestà regolamentare in punto di
raccolta del risparmio e di trasparenza bancaria.

Ministero dell’Economia. Il ministro è un’autorità politica e la tendenza è quella di affidare il


controllo del sistema bancario ad un’autorità indipendente. I poteri del Ministro dell’Economia sono
stati notevolmente ridotti nel corso del tempo. L’ultima abrogazione è stata quella in materia di
sanzione amministrativa, in passato le sanzioni venivano emanate dal Ministro dell’Economia su
proposta della Banca d’Italia, ora vengono direttamente irrogate dalla Banca d’Italia. Sono rimasti
pochi i poteri in capo al Ministro come, ad esempio, il provvedimento di liquidazione coatta di una
banca o di amministrazione straordinaria spetta al Ministro, sempre su proposta della Banca d’Italia.

La Consob
Commissione nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) istituita dalla l. 216/1974, alla quale spetta la
vigilanza sul comparto finanziario, con riguardo sia agli intermediari operanti sul mercato mobiliare, sia agli
emittenti. La commissione è composta dal presidente e da quattro membri, che per legge devono scegliersi
< tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza>
sono nominati con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei
ministri previa deliberazione dello stesso consiglio. A tutela della sua indipendenza, La Consob gode di
autonomia nella gestione delle proprie spese, come pure del potere di deliberare le norme sulla propria
organizzazione e funzionamento.
Le finalità della vigilanza della Consob cambiano se questa si svolge sugli intermediari oppure sugli
emittenti.

Nella prima ipotesi (vigilanza sugli intermediari) l Art 5 TUF individua una serie di obiettivi: salvaguardia
della fiducia nel sistema finanziario, tutela degli investitori, stabilità e buon funzionamento del sistema
finanziario, competitività del sistema finanziario e osservanza delle disposizioni in materia finanziaria.
Alla Consob, infatti spetta vigilare per quel che attiene alla trasparenza e alla correttezza dei comportamenti
degli intermediari.

Nella seconda ipotesi (vigilanza sugli emittenti) il principio è che questa spetti in via esclusiva alla Consob la
quale esercita i relativi poteri avendo riguardo agli obiettivi della tutela degli investitori, dell'efficienza e
della trasparenza del mercato del controllo societario e del mercato dei capitali.

L’IVASS
Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS), competente per il comparto assicurativo.
L’IVASS ha come propri organi il Presidente, che coincide con il Direttore generale della Banca
d'Italia, il Consiglio - composto dal presidente e da due consiglieri - Direttorio previsto dallo statuto

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della Banca d'Italia. Tale parziale coincidenza delle persone della Banca d'Italia mira a conseguire
un più stretto collegamento con la vigilanza bancaria. Il c.ass enuncia gli obiettivi disponendo che
lo scopo principale dell'attività di vigilanza è apprestare un'adeguata protezione degli assicurati e
degli aventi diritto alle prestazioni assicurative. L’ istituto persegue la sana e prudente gestione
delle imprese di assicurazione e riassicurazione, nonché la loro trasparenza e correttezza nei
confronti della clientela; la previsione individua poi nella stabilità del sistema e dei mercati
finanziari un ulteriore obiettivo della vigilanza ancorché espressamente subordinato al precedente
(art. 3 c.ass).
Il sistema contiene due significative eccezioni in materia di concorrenza in ipotesi di violazioni della
disciplina antitrust da parte delle imprese di assicurazione l'autorità competente è AGCM, mentre
per quanto riguarda i prodotti di investimento assicurativo ci si rimette alla Consob.

Le forme della vigilanza


La vigilanza si distingue in tre aspetti: informativa, ispettiva e regolamentare.

La vigilanza regolamentare: si allude al potere delle varie autorità (BDI, Consob, IVASS, CICR), di
emanare specifiche regole per disciplinare particolari materie relative al comparto di rispettiva
competenza. la principale norma è quella:

Art. 53 TUB -> “La Banca d’Italia emana disposizioni di carattere generale aventi a oggetto: a)
l’adeguatezza patrimoniale; b) il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni; c) le
partecipazioni detenibili; d) il governo societario, l’organizzazione amministrativa e contabile,
nonché i controlli interni e i sistemi di remunerazione e di incentivazione; d-bis) l’informativa da
rendere al pubblico sulle materie di cui alle lettere da a) a d).”

L’art. 53 TUB dà alla Banca d’Italia un potere fortissimo che ormai è condizionato dagli ultimi interventi
europei. Di fatto nell’emanare questi regolamenti ormai la Banca d’Italia si adegua alle direttive
europee e agli orientamenti della BCE. Queste regole si traducono in disposizioni complicatissime e
dettagliatissime. A livello di legislazione nazionale ormai non si disciplina più nulla, ma si attribuisce alla
Banca d’Italia un potere regolamentare che copre praticamente tutta la materia bancaria.

Vigilanza informativa:
COMPARTO BANCARIO
Riguarda il flusso di informazioni che autonomamente la banca deve
autonomamente inviare alle autorità di vigilanza. Anche questa materia della vigilanza informativa è
stata delegificata e il contenuto di quello che deve essere inviato si trova nelle istruzioni della Banca
d’Italia e della BCE. La legge si limita a dire che le banche devono inviare alla Banca d’Italia le
segnalazioni periodiche e ogni altro dato o documento richiesto.

Art. 51 TUB -> c.1 “Le banche inviano alla Banca d’Italia, con le modalità e nei termini da essa stabiliti,
le segnalazioni periodiche nonché ogni altro dato e documento richiesto. Esse trasmettono anche i
bilanci con le modalità e nei termini stabiliti dalla Banca d’Italia.”
Quindi oltre ai flussi periodici, la Banca d’Italia o la BCE possono richiedere qualsiasi altra
informazione-> a queste non si può opporre alcun segreto d’ufficio o aziendale perché l’informazione
deve essere piena. Le disposizioni attuative della Banca d’Italia prevedono che questi flussi informativi
sono di quattro tipi: 1-flusso mensile che riguarda una serie di dati, 2- flusso trimestrale che riguarda
altra serie di dati, 3- flusso informativo relativo ai dati di bilancio che devono essere dati con un’altra
certa periodicità, 4- flusso informativo che riguarda il patrimonio di vigilanza e i coefficienti
patrimoniali. Questo forma il sistema chiamato matrice dei conti-> è una grande banca dati di
informazioni suddivisa in queste quattro sezioni che le banche devono autonomamente e
periodicamente inviare alla Banca d’Italia o alla BCE in modo tale che queste verifichino il buon
funzionamento delle banche e il rispetto del TUB.

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Art. 51 TUB -> c.1 bis “Le banche comunicano alla Banca d’Italia: a) la nomina e la mancata nomina del
soggetto incaricato della revisione legale dei conti; b) le dimissioni del soggetto incaricato della
revisione legale dei conti; c) la risoluzione consensuale del mandato; d) la revoca dell’incarico di
revisione legale dei conti, fornendo adeguate spiegazioni in ordine alle ragioni che l’hanno
determinata.”

L’art. 52 TUB si occupa del collegio sindacale-> il collegio sindacale nelle banche è la lunga manus della
Banca d’Italia. È un organo della banca ma ha uno stretto collegamento con la Baca d’Italia perché ha il
dovere di informare tutti gli atti o i fatti di cui venga a conoscenza che possano costituire
un’irregolarità nella gestione della banca. Il comma2 estende questa disciplina anche alla società di
revisione contabile.

Art. 52 TUB -> c.1 “Il collegio sindacale informa senza indugio la Banca d’Italia di tutti gli atti o i
fatti, di cui venga a conoscenza nell’esercizio dei propri compiti, che possano costituire una
irregolarità nella gestione delle banche o una violazione delle norme disciplinanti l’attività
bancaria. A tali fini lo statuto della banca, indipendentemente dal sistema di amministrazione e
controllo adottato, assegna all’organo che svolge la funzione di controllo i relativi compiti e poteri.
c.2 “Il soggetto incaricato della revisione legale dei conti comunica senza indugio alla Banca d’Italia
gli atti o i fatti, rilevati nello svolgimento dell’incarico, che possano costituire una grave violazione
delle norme disciplinanti l’attività bancaria ovvero che possano pregiudicare la continuità
dell’impresa o comportare un giudizio negativo, un giudizio con rilievi o una dichiarazione di
impossibilità di esprimere un giudizio sul bilancio. Tale soggetto invia alla Banca d’Italia ogni altro
dato o documento richiesto.”

COMPARTO FINANZIARIO: art 6-bis TUF, la quale stabilisce che la BDI e la Consob possono chiedere la
comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti con le modalità e nei termini dalle
stesse stabilite; nonché la regola del art. 8 TUF che impone al collegio sindacale e al soggetto incaricato
della revisione legale dei conti obblighi informativi analoghi a quelli previsti dall'art 52 TUB.

COMPARTO ASSICURATIVO: art. 190 c.ass che consente all’IVASS di richiedere ai soggetti da esso
vigilati la comunicazione, anche periodica, di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti.

Vigilanza ispettiva: in cui alle autorità si vede riconosciuto il potere procedere ad ispezioni o di svolgere
indagini presso i soggetti sottoposti a vigilanza onde acquisire dati e documenti ulteriori rispetto a
quelli già in suo possesso.

COMPARTO BANCARIO: in questo caso è la stessa Banca d’Italia che fa ispezioni presso le banche.
Quindi la Banca d’Italia con dei propri dipendenti si reca presso l’ufficio di vigilanza delle singole
banche. Le ispezioni si possono effettuare anche nei confronti di altre società non bancarie a cui
siano state esternalizzate delle funzioni aziendali-> es. se il controllo dei rischi è stato delegato a
una società di consulenza, le ispezioni possono essere effettuate anche nei confronti di queste
società non bancarie che svolgono alcune funzioni che derivano un contratto con la banca.
Una volta vi era la distinzione tra ispezioni ordinarie (che dovevano avvenire con una certa
periodicità) e straordinarie-> questa differenza oggi è venuta meno perché la Banca d’Italia
programma periodicamente ispezioni nei confronti di tutte le banche (ovviamente fa più ispezioni
nei confronti delle banche più problematiche). In sede di ispezione non si può opporre segreto
d’ufficio -> la Banca d’Italia ha diritto ad ottenere l’esibizione di qualunque tipo di documento.
C’è un manuale delle ispezioni-> è un documento che stabilisce le modalità delle ispezioni
(preavviso, responsabili delle ispezioni, procedure da rispettare). In effetti, la norma prevede un
limite al potere ispettivo perché la Banca d’Italia può chiedere l’esibizione di atti e documenti che
ritenga necessari.

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Art. 54 TUB -> c.1 “La Banca d’Italia può effettuare ispezioni presso le banche e i soggetti ai quali esse
abbiano esternalizzato funzioni aziendali essenziali o importanti e richiedere l’esibizione di
documenti e gli atti che ritenga necessari.”

Art. 53 bis TUB -> “c.1 La Banca d’Italia può: a) convocare gli amministratori, i sindaci e il personale
delle banche; b) ordinare la convocazione degli organi collegiali delle banche, fissandone l’ordine del
giorno, e proporre l’assunzione di determinate decisioni; c) procedere direttamente alla
convocazione degli organi collegiali delle banche quando gli organi competenti non abbiano
ottemperato a quanto previsto dalla lettera b).”

comparto finanziario: art 6-ter TUF, prevede che la Bdi e La Consob possano effettuare ispezioni e
richiedere l'esibizione dei documenti e il compimento degli atti ritenuti necessari nei confronti dei
soggetti abilitati e previa autorizzazione del procuratore della Repubblica anche nei riguardi di soggetti
diversi che abbiano avuto rapporti di natura patrimoniale o professionale con il soggetto abilitato.
Art 7 TUF indica i poteri esercitabili dalla Consob e della Banca d'Italia nei confronti degli intermediari
vigilati.

comparto assicurativo: art. 189, co.2, C.ASS stabilisce che l’IVASS può procedere ad ispezioni presso le
imprese di assicurazione e di riassicurazione e presso gli uffici degli intermediari.
Art 188 c.ass indica i poteri esercitabili nei confronti degli intermediari vigilati.

Vigilanza consolidata
La vigilanza può essere individuale o consolidata (quando avviene nei confronti di gruppi bancari).
Nei gruppi bancari-> la vigilanza si ha nei confronti dell’intero gruppo e l’interlocutore con l’autorità
di vigilanza è la capogruppo. Quindi, le informazioni per conto di tutte le banche del gruppo vengono
trasmesse direttamente dalla capogruppo, anche se chiaramente le ispezioni vengono fatte nelle
singole banche-> il canale informativo è la capogruppo, anche i provvedimenti vengono comunicati
alla capogruppo che è la responsabile dell’esecuzione dei provvedimenti stessi. Es. se l’autorità di
vigilanza deve ordinare alla filiale che fa parte del gruppo Sanpaolo di chiudere uno sportello->
l’ordine viene dato alla capogruppo che poi deve trasmetterlo alla società controllata.
All’interno della vigilanza consolidata vi è un’area ristretta e propria del gruppo bancario ed una più
ampia di secondo livello che riguarda non solo il gruppo bancario, ma anche una serie di società
esterne al gruppo, ma ad esso collegate: area del consolidamento. Quindi, prima bisogna capire da
cosa è composto il gruppo bancario e poi bisogna analizzare il concetto più ampio di area del
consolidamento.
Il gruppo bancario è composto innanzitutto dalla capogruppo (che è una banca o una società
finanziaria).

Art. 61 TUB -> “Capogruppo è la banca italiana o la società finanziaria o la società di partecipazione
finanziaria mista con sede legale in Italia, cui fa capo il controllo delle società componenti il gruppo
bancario e che non sia, a sua volta, controllata da un’altra banca italiana o da un’altra società
finanziaria o società di partecipazione finanziaria mista con sede legale in Italia, che possa essere
considerata capogruppo.”
Vi è un disallineamento tra la capogruppo bancaria e la capogruppo civilistica-> la capogruppo del
gruppo bancario è una banca o una società finanziaria che ha sede in Italia. Teoricamente sopra la
capogruppo banca potrebbe esserci anche un’altra società-> non è vietato infatti che ci sia, perché
si stabilisce solo che la capogruppo di un gruppo bancario deve essere una banca o una società
finanziaria.

Art. 61 TUB -> c.4 “La capogruppo, nell’esercizio dell’attività di direzione e di coordinamento, emana
disposizioni alle componenti del gruppo per l’esecuzione delle istruzioni impartite dalla Banca d’Italia
nell’interesse della stabilità del gruppo. Gli amministratori delle società del gruppo sono tenuti a

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fornire ogni dato e informazione per l’emanazione delle disposizioni e la necessaria collaborazione
per il rispetto delle norme sulla vigilanza consolidata.”
La capogruppo ha il potere di emanare disposizioni a tutte le società del gruppo affinché adempiano
alle istruzioni impartite dalla Banca d’Italia. Quindi la capogruppo è una banca o una società
finanziaria.
Quali altre società fanno parte del gruppo bancario? Quelle previste dall’art. 60.

Art. 60 TUB -> “Il gruppo bancario è composto alternativamente: a) dalla banca italiana capogruppo
e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da questa controllate; b) dalla società finanziaria
o dalla società di partecipazione finanziaria mista capogruppo italiana e dalle società bancarie,
finanziarie e strumentali da questa controllate, quando nell’insieme delle società da essa partecipate
vi sia almeno una banca italiana controllata e abbiano rilevanza determinante, secondo quanto
stabilito dalla Banca d’Italia, le partecipazioni in società bancarie e finanziarie.”

La vigilanza si estende anche ad altri soggetti che ruotano intorno al gruppo.


Art. 65 TUB -> “La Banca d’Italia esercita la vigilanza su base consolidata nei confronti dei seguenti
soggetti: a) società appartenenti a un gruppo bancario; b) società bancarie, finanziarie e strumentali
partecipate almeno per il 20% dalle società appartenenti a un gruppo bancario o da una singola
banca; c) società bancarie, finanziarie e strumentali non comprese in un gruppo bancario, ma
controllate dalla persona fisica o giuridica che controlla un gruppo bancario ovvero una singola
banca; h) società che controllano almeno una banca; i) società diverse da quelle bancarie, finanziarie
e strumentali quando siano controllate da una singola banca ovvero quando società appartenenti a
un gruppo bancario ovvero soggetti indicati nella lettera h) detengano, anche congiuntamente, una
partecipazione di controllo.”

• Società appartenenti al gruppo bancario. Il gruppo è sempre caratterizzato dal concetto di


controllo-> in base al Codice civile, una società fa parte di un gruppo in quanto è controllata
direttamente o indirettamente (es. A controlla B e B controlla C-> quindi A controlla anche C) dalla
capogruppo.
La vigilanza si estende anche ad altre società che sono connesse al gruppo anche se non ne fanno
parte. Nei confronti di quella che potremmo definire area esterna della vigilanza i poteri di vigilanza
sono un po’ meno forti.

• Società bancarie, finanziarie e strumentali partecipate almeno per il 20% dalle società
appartenenti a un gruppo bancario o da una singola banca-> quindi se la capogruppo se controlla
una banca X la banca X fa parte del gruppo; se la capogruppo ha una partecipazione nella società Y
es. del 20-30% senza averne il controllo, la società Y non fa parte del gruppo bancario ma, siccome
la capogruppo ha investito una parte importante del capitale nella società Y, la società Y viene
comunque sorvegliata nell’ambito di questo potere di vigilanza. La società Y potrebbe anche es.
appartenere ad un altro gruppo bancario-> supponiamo che Intesa San Paolo ha il 20% della banca
Y e l’altro 80% è di un’altra banca o società finanziaria capogruppo di un altro gruppo bancario. Ci
potrebbero anche dei casi in cui il 20% è sufficiente per avere il controllo della società-> in questo
caso farebbe parte a tutti gli effetti del gruppo.
• Società diverse da quelle bancarie, finanziarie e strumentali controllate da una banca o una
società del gruppo (lett. i)-> si tratta di società non bancarie es. società immobiliare, società che
sviluppano software. Queste società non sono disciplinate dalle norme relative alle banche, ma può
essere che abbiano alcune problematiche che potrebbero influenzare la solidità del gruppo-> es. il
fallimento di una società immobiliare che fa parte del gruppo bancario (questa ipotesi si ha solo
nella misura in cui la capogruppo è una banca e la società immobiliare è controllata dalla banca
capogruppo) potrebbe derivare delle conseguenze per il gruppo bancario. Queste società diverse
da quelle bancarie, finanziarie e strumentali fanno parte della vigilanza consolidate solo se
controllate.
Quindi fanno parte della vigilanza consolidata-> le società bancarie, finanziarie e strumentali

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partecipate sopra il 20% e le società diverse dalle bancarie, finanziarie e strumentali solo se
controllate.

• Società che controllano almeno una banca. Abbiamo già detto che la capogruppo deve essere
una banca o una società finanziaria e che questa potrebbe anche essere controllata da società di
altro tipo (es. una banca potrebbe anche essere controllata da una società industriale). Questa
società controlla il gruppo societario-> rientra nella vigilanza consolidata ma solo per controllare il
funzionamento del gruppo bancario (controllante societaria è diversa dalla capogruppo bancaria).

• Società bancarie, finanziarie e strumentali non comprese in un gruppo bancario, ma controllate


dalla persona fisica o giuridica che controlla un gruppo bancario ovvero una singola banca.
Supponiamo che la capogruppo societaria possiede un’altra banca, questa banca non fa parte del
gruppo bancario perché è controllata dalla capogruppo societaria e non dalla capogruppo bancaria,
quindi-> es. B controlla C (B è la capogruppo bancaria) ma B è controllata da A (capogruppo
societaria) che non è una banca; A, a sua volta, controlla un’altra banca D che non fa parte del
gruppo bancario di B ma fa parte del gruppo societario di A, di cui fa parte il gruppo bancario di B. Il
gruppo bancario è più ristretto del gruppo societario, ma l’area della vigilanza consolidata è estesa
a tutto il gruppo societario.

Oggetto della vigilanza


La vigilanza può innanzitutto riguardare l'organizzazione del soggetto vigilato: dover vigilanza sul
l'organizzazione si vuole alludere ai casi in cui il controllo verte su aspetti inerenti all'articolazione
giuridica e alle regole di funzionamento di tale soggetto.
L'autorità deve verificare:
 il rispetto da parte dell'intermediario degli specifici requisiti previsti per ricevere e poi per
mantenere l'autorizzazione necessaria ai fini dell'esercizio delle attività;
 Il rispetto di certi pensi ti antipatica tale ed è esponenti aziendali degli intermediari;
 Particolari operazioni, incidenti sul l'assetto organizzativo dei soggetti vigilati.

In specie, il TUB dispone che la BDI:


 accerti che le modifiche statutarie delle banche non contrastino con una sana e prudente
gestione;
 autorizzi le fusioni e le scissioni cui prendono parte banche;
 emani istruzioni per la cessione a banche di aziende, rami d'azienda, di beni e rapporti
giuridici individuabili in blocco.

Regole simili anche nel comparto finanziario e assicurativo.


Nel primo caso, e stabilito che la BDI autorizzi, sentita la Consob, le operazioni di fusione o di scissione
di SGR. nel secondo, il c.ass prevede non soltanto che L’IVASS autorizzi le fusioni e le scissioni cui
prenda parte almeno un'impresa di assicurazione con sede legale in Italia ma altresì che debba essere
preventivamente autorizzato dalla medesima autorità il trasferimento del portafoglio di imprese di
assicurazione italiana.

Vigilanza sull’attività
In questa sede occorre parlare di tre gruppi di norme: in primo luogo di quelle che prevedono requisiti
relativi alla adeguatezza patrimoniale e alla solvibilità delle imprese; poi dei precetti relativi alla
vigilanza in ordine alla condotta degli intermediari; da ultimo quelle disposizioni nel momento
patologico della crisi.

1. Il primo tema da affrontare riguarda le regole in materia di adeguatezza patrimoniale e di


solvibilità è il fulcro di tale materia origina dagli accordi di Basilea.

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Nell’ Accordo di Basilea 1 si è cercato di uniformare le regole sul patrimonio di vigilanza-> già allora
si distingueva tra un patrimonio di base e un patrimonio supplementare. Il patrimonio di base è
dato dagli elementi patrimoniali più solidi della società (capitale sociali, le azioni, gli utili distribuibili,
le riserve-> cioè quelli che si chiamano i fondi propri della società che sono vincolati per legge ai
creditori-> in qualunque società il capitale sociale non si può toccare perché è destinato ai creditori
sociali). Il patrimonio supplementare è dato da una serie di elementi, i più importanti dei quali sono
le obbligazioni subordinate che sono formalmente dei debiti, ma sono degli importi che la banca, in
caso di insolvenza o perdite, potrebbe utilizzare per evitare di danneggiare altri creditori-> per
questo motivo sono degli elementi di solidità della banca stessa (civilisticamente sono dei debiti, ma
da un punto di vista bancario sono un elemento di maggiore stabilità per la banca).
Il coefficiente patrimoniale era dell’8%. Cosa vuol dire del 8%? Significa che il patrimonio di base e
supplementare deve essere almeno l’8% dei rischi-> cioè la banca può prendere dei rischi più o
meno per 10 volte il capitale. Bisogna necessariamente distinguere il concetto di capitale sociale da
quello di patrimonio di vigilanza. La banca è una società e quindi ha un capitale sociale.
Il patrimonio di vigilanza è un concetto esclusivamente bancario. Quando una banca perde il
rapporto del 8% scattano una serie di poteri della Banca d’Italia che es. può chiudere l’attività o nei
casi più gravi può revocare l’autorizzazione.
Nel vecchio modello, i rischi si valutavano al nominale-> tranne alcune ipotesi previste, l’attività era
considerata al valore nominale. C’erano alcune deroghe-> es. un credito ipotecario si calcolava al
50%, o es. l’investimento in crediti verso paesi europei si calcolava al 20%. C’era un solo caso di
calcolo sopra il nominale-> partecipazioni in società in crisi si calcolavano al 200%. Di fatto, a parte
questi casi, i rischi si sommavano-> quindi il rapporto era tra il capitale e tutte le attività della banca,
es. crediti, partecipazioni in società, investimenti di qualunque tipo etc.
Tutto si sommava e si otteneva un numero che si calcolava al nominale-> cioè se la banca dà un
prestito di 1 milione il prestito vale 1 milione, non importa se è stato prestato alla società più solida
del mondo o ad una che sta per fallire. Ovviamente si tratta di un modo non molto sofisticato di
calcolare i rischi.
La regola poi in concreto operava così-> se la banca ha attività complessive per 100 milioni deve
avere patrimonio di vigilanza di 8 milioni.
Sul rapporto tra patrimonio di base e patrimonio supplementare l’unica regola era quella della metà,
cioè almeno la metà di quell’8% doveva essere di patrimonio di base (più solido).

Con l’Accordo di Basilea 2 è stato introdotto il criterio della ponderazione dei rischi. I rischi non
sono tutti uguali ma sono ponderati sulla base delle specifiche situazioni. Questo ha determinato
delle complicazioni enormi nell’operatività delle banche. Le banche sono tenute ad avere dei rating
per qualunque attività che svolgono e a dare un punteggio a qualunque attività-> ciò significa che
qualunque impiego da parte delle banche è valutato sulla base di griglie, di procedure e di regole
che determinano un coefficiente di ponderazione del rischio. Es. un’attività può essere considerata
a rischio 0 e non entra in quel rapporto, o es. può essere considerata rischiosa al 100% o oltre e
rientra in tali misure nel rapporto.
Come si valutano i rischi? Si valutano mediante due tipi di procedure. Le banche possono decidere
di avere un sistema di misurazione dei rischi interno o possono affidarsi a delle agenzie di rating.
Le banche più grandi più facilmente possono adottare dei sistemi interni di misurazione dei rischi,
mentre questo è più complicate per le banche più piccole anche se i costi sono significativi se ci si
affida all’esterno.
Questi accordi di Basilea sono entrati in vigore proprio quando l’economia è entrata in crisi a livello
europeo e mondiale-> secondo molti hanno aggravato la crisi perché hanno ristretto l’operatività
delle banche spingendole a fare operazione solamente o prevalentemente nei settori più sicuri, cioè
ad investire laddove il rischio era più basso possibile. Molti sostengono che questo abbia portato ad
una riduzione dell’operatività delle banche e quindi ad una diminuzione dei finanziamenti alle
imprese e un peggioramento della crisi.
Una regola che è stata pensata per dare maggiore stabilità alle banche ha aggravato la crisi
economica e danneggiato le banche stesse-> se l’economia va male indirettamente aumentano i

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rischi delle banche. Sulla carta era una regola giusta-> è chiaro che non è giusto valutare tutto allo
stesso modo, ma si sono verificate tutta una serie di conseguenze indirette dannose per l’economia
e per le banche.

Accordi di Basilea 3-> invece di ammorbidire queste regole, le ha appesantite e aggravate.


L’accordo di Basilea 3 ha irrigidito la composizione del patrimonio di vigilanza, perché in seguito ad
una serie di crisi bancarie la risposta è stata quella di rendere ancora più solide le banche->
indirettamente porta le banche più piccole ad inserirsi in gruppi più grandi. È intervenuto sulla
composizione del patrimonio di vigilanza. Oggi il patrimonio di vigilanza viene diviso in:
1) TR1 -> patrimonio di primo livello, che è diviso in patrimonio di base e addizionale;
2) Patrimonio di secondo livello.
Quell’8% è stato oggi regolamentato in modo più severo-> perché in questo 8% 4,5% deve essere
del patrimonio di base. Il totale del patrimonio di primo livello deve essere pari almeno al 6% e
quello supplementare non può andare oltre il 2% (mentre prima era al 4%).
Il primo livello deve essere quindi del 6% e all’interno di questo 6% almeno il 4,5% deve essere del
patrimonio di base. Il patrimonio di secondo livello (che è quello meno solido) non può superare il
2%.
Il coefficiente è rimasto del 8%, ma si impone di aumentare questo livello-> se la banca fa utili deve
accantonare delle somme per aumentare questo 8%. Si chiamano buffer di protezione del
patrimonio di base-> sono delle percentuali di incremento che man mano bisogna assicurare al
patrimonio di base.
Gli Accordi di Basilea 3 hanno anche introdotto le regole sulla liquidità e leva finanziaria. La liquidità
non c’entra con la solidità patrimoniale-> la banca può essere patrimonialmente solida e non avere
liquidi. Sono state introdotte regole sui coefficienti di liquidità-> disponibilità liquida e immediata
che deve essere assicurata. La leva finanziaria si crea quando il rischio di perdita è maggiore rispetto
all’investimento-> sono stati introdotti una serie di strumenti di operazioni che servono a
proteggersi dal rischio (la banca investe 1 ma può avere perdita di 5).

COMPARTO ASSICURATIVO
Gli obiettivi della stabilità e della solvibilità delle imprese assicurative sono stati tradizionalmente
perseguiti tramite l'obbligo di costituire le riserve tecniche (art. 36-bis c.ass), Che rappresentano una
parte dei premi versati dagli assicurati, accantonati allo scopo di fronteggiare costi e impegni futuri. I
Infatti, il c.ass ha allestito un articolato sistema di vigilanza prudenziale.

COMPARTO FINANZIARIO
anche nel settore immobiliare va ricordata la norma dell art. 5 TUF, che ripartisce le competenze in
materia di vigilanza sugli intermediari tra la BDI e la Consob, attribuendo solo alla prima il compito di
vigilare per quanto riguarda il contenimento del rischio, la stabilità patrimoniale e la sana e prudente
gestione degli intermediari.

2. Un secondo profilo attiene alla vigilanza sulla condotta degli intermediari sul mercato

COMPARTO BANCARIO
Art 127.TUB dove è stabilito, con l'obiettivo di tutelare il cliente della banca, che le autorità
creditizie vigilino sulla trasparenza delle condizioni contrattuali e sulla correttezza dei rapporti con
la clientela.

COMPARTO MOBILIARE
Art. 5 co.3 TUF, che attribuisce alla Consob il compito di vigilare sulla trasparenza e correttezza dei
comportamenti degli intermediari che prestano servizi di investimento

COMPARTO ASSICURATIVO

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Art 3. C.ass stabilisce che l’IVASS debba vigilare sulla trasparenza e correttezza delle imprese di
assicurazione nei confronti della clientela.

3. La terza serie di norme di cui conviene far cenno è quella che riguarda le crisi dei soggetti
operanti nel comparto bancario, nel settore finanziario o assicurativo.
in tutti e tre i comparti si riscontra un elevato livello di attenzione legislativa per il momento
della crisi. per esempio, per fronteggiare crisi bancarie, oggi regolate, oltre che dal TUB, dal
decreto legislativo 180/2015, che governa le procedure di risanamento e di risoluzione delle
banche e delle imprese di investimento. al fine di far fronte ad una situazione di crisi, in via
preventiva, sono conferite alla BDI prerogative che, in altri ambiti, spettano tipicamente
all'autorità giudiziaria.

SECONDA SEZIONE
L'impresa del sistema finanziario
$5 le regole dell'organizzazione d'impresa

Art. 14 TUB  c.2 “L’autorizzazione è rilasciata dalla BCE, su proposta della Banca d’Italia; è negata,
dalla Banca d’Italia o dalla BCE, quando dalla verifica delle condizioni indicate nel comma 1 non risulti
garantita la sana e prudente gestione.”

A livello delle banche che fanno parte dall’area euro, l’autorizzazione viene data sempre dalla BCE.
Le competenze della BCE devono essere distinte tra competenze di vigilanza (solo sulle banche
sistemiche) e competenze generali (l’autorizzazione alla costituzione di una qualsiasi banca viene dalla
BCE). L’autorizzazione viene rilasciata dalla BCE ma deve essere chiesta all’autorità nazionale. La Banca
d’Italia e le altre autorità di vigilanza nazionale possono anche rigettare l’autorizzazione e, quindi, se il
risultato dell’istruttoria è negativo non si passa nemmeno alla BCE (è la Banca d’Italia a negare
direttamente l’autorizzazione). Ci sono delle regole procedurali per le quali viene stabilito un termine
di 180 giorni per rilasciare l’autorizzazione, termine prorogabile per altri 90 giorni. Il termine può
anche essere sospeso se la BCE chiede dei chiarimenti. Se la Banca d’Italia è d’accordo a rilasciare
l’autorizzazione lo comunica alla BCE che deve poi emettere il formale provvedimento di
autorizzazione. È previsto anche un silenzio assenso, passati 10 giorni dal momento in cui la pratica
viene trasferita alla BCE l’autorizzazione si ritiene concessa. È più una autorizzazione che solo
formalmente viene rilasciata dalla BCE.
L’autorizzazione è necessaria per la stessa costituzione della società. Questo per evitare che si possa
costituire una società che abbia il nome di banca anche se poi non autorizzata. Mediante questo
meccanismo non è nemmeno possibile iscrivere la società bancaria nel registro dell’imprese (per le
S.p.A. l’iscrizione nel registro delle imprese ha una natura costitutiva) senza l’autorizzazione. La
costituzione della società è un procedimento a due fasi: 1) stipulazione dell’atto costitutivo e 2)
iscrizione nel registro delle imprese. Quello che è vietato non è la stipulazione dell’atto costitutivo, ma
è iscriverlo nel registro delle imprese senza autorizzazione.

Condizioni per rilascio dell’autorizzazione.


1) Forma delle società bancarie. La società bancaria può essere una S.p.A. o una società
cooperativa. Nel nostro sistema le banche cooperative sono due: la banca popolare e la
banca di credito cooperativo BCC. Entrambe queste due tipologie di banche cooperative
sono state oggetto di riforma nel 2015 e nel 2016. La banca popolare è una banca
cooperativa a mutualità non prevalente, mentre la BCC è una cooperativa a mutualità
prevalente. Quindi in realtà sono tre le forme delle società bancarie: S.p.A., BCC e Banca
Popolare. Il sistema si è molto semplificato rispetto al passato in cui vi erano tantissime

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tipologie di banche (casse di risparmio, istituto di credito speciale, aziende di credito, monti
di pietà, monti di pegno etc.)

2) Sede legale. La sede legale e la direzione generale devono essere situati nel territorio dello
Stato italiano. Questa norma serve a collegare la sede all’albo. Chiaramente è legittimo
costituire una banca che abbia la sede in Francia, ma questa verrà iscritta nell’albo delle
banche francesi. Viene collegato l’elemento della sede da quello della direzione generale
(uffici)-> la banca per poter avere la sede legale in Italia deve avere anche la direzione
generale in Italia. La direzione è un elemento aziendale, operativo. Quello che è vietato è
che venga scelta la sede legale in uno Stato ma poi di fatto la sede effettiva si trovi in un altro
Stato. È una norma speciale perché che va contro tutta la giurisprudenza europea in materia
di società ordinarie. È Vietato avere la sede legale in un paese e la direzione generale in un altro paese.

3) Capitale sociale. Il capitale sociale deve essere di ammontare non inferiore a quello stabilito
dalla Banca d’Italia (10 milioni per le S.p.A. e per le banche popolari e di 5 milioni per le BCC).
Il capitale deve essere tutto in denaro, quindi non ci possono essere conferimenti in natura
e deve essere interamente versato (nelle altre società si può versare il 25% e poi c’è una
procedura con la quale successivamente vengono versati gli altri conferimenti). Il capitale di
10 o 5 milioni è il minimo.

Art. 14 TUB “l’autorizzazione all’attività bancaria è rilasciata quando ricorrano le seguenti condizioni
lett.c) venga presentato un programma concernente l’attività iniziale, unitamente all’atto costitutivo e
allo statuto”. Le banche devono presentare un programma. Visto che la legge richiede la presentazione
di un programma, quali poteri la ha BCE (o la Banca d’Italia) per verificare nel merito questo
programma, cioè per verificare se il capitale è adeguato al programma.

Art. 14 TUB  c.2 “L’autorizzazione (..) è negata, dalla Banca d’Italia o dalla BCE, quando dalla
verifica delle condizioni indicate nel comma 1 non risulti garantita la sana e prudente gestione.”

Art. 14 TUB  “L’autorizzazione all’attività bancaria è rilasciata quando ricorrano le seguenti


condizioni: lett.f) non sussistano, tra la banca o i soggetti del gruppo di appartenenza e altri
soggetti, stretti legami che ostacolino l’effettivo esercizio delle funzioni di vigilanza.”

L’autorizzazione può essere anche revocata dalla BCE (solo chi ha dato l’autorizzazione la può
revocare). Sono tre le ipotesi di revoca dell’autorizzazione:
1) Quando siano venute meno le condizioni in base alle quali l’autorizzazione era stata rilasciata
(es. il capitale sociale scende sotto i 10 milioni di euro);
2) Quando l’autorizzazione viene ottenuta rilasciando false dichiarazioni;
3) Quando l’attività bancaria è stata interrotta per sei mesi.

La struttura finanziaria e i requisiti patrimoniali


La vigilanza regolamentare delle banche, discende dai cosiddetti tre pilastri definiti negli accordi di
Basilea: 1) requisiti patrimoniali, atti a fronteggiare i rischi tipici dell'attività bancaria ( di credito,
di controparte, di mercato e operativi); 2) processo di controllo prudenziale dell'adeguatezza
patrimoniale, attuale prospettica; 3) controllo del mercato, con regole di trasparenza al pubblico
su adeguatezza patrimoniale e esposizione ai rischi.

1)La vigilanza prudenziale ruota, in primo luogo, attorno all'idea che alle banche vada imposto un
coefficiente minimo di patrimonializzazione, funzionale ad assicurare la capacità dell'ente di
assorbire le perdite. Tale coefficiente è fissato nella misura del 8% del rapporto tra i fondi propri
dell'ente (patrimonio di vigilanza) e le attività attuate dall'ente, ponderate per i relativi rischi.

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La composizione dei fondi propri della banca vede una distinzione del patrimonio in classi a
seconda della qualità delle risorse atte ad assorbire le perdite.
Il patrimonio di classe 1 è in particolare composto da risorse utilizzabili a copertura delle perdite
in situazione di continuità aziendale. Esso è segnatamente composto dal capitale primario
(capitale e riserve) e dal capitale aggiuntivo di classe 1 (Risorse legate all'emissione di strumenti
finanziari assimilabili alle azioni).
Il patrimonio di classe 2 è composto da risorse destinate al ripianamento di perdite quando ormai
l’ente è in dissesto (prestiti irredimibili, rimborsabili solo su richiesta dell'emittente, e prestiti
subordinati). Ai fini del rispetto del coefficiente di patrimonializzazione dell'8% il patrimonio di
vigilanza deve essere così composto: 6% da patrimonio di classe 1; soltanto il 2% da patrimonio di
classe 2.

I fondi propri della banca devono essere adeguati a fronteggiare i rischi legati alle attività
esercitate. Esistono 4 tipi di rischi:
 Rischio di credito, gravante sulla banca quando eroga finanziamento per il caso di non
restituzione anche solo parziale di quanto ricevuto da banca, sono previsti due metodi di
misurazione: il metodo standardizzato (ad opera di agenzie di rating registrate) con
suddivisione delle esposizioni in classi; e il metodo con rating interni alla banca.
 il rischio di controparte è una specie del rischio di credito, per inadempimento di
controparte in un'operazione relativa a strumenti finanziari;
 il rischio di mercato a riguardo a perdite da operatività sui mercati di strumenti finanziari,
valute e merci, in ragione di variazioni di tassi di interesse, rapporti di cambio e si
articolano in: rischio di posizione (oscillazione dei corsi di borsa); rischio di regolamento
(ove la controparte non esegua la propria prestazione); rischio di concentrazione del
portafoglio (che si determina quando i titoli di un'unica controparte superano una data
soglia); rischio cambio.
 il rischio operativo invece riguarda perdite per inadeguatezza organizzative interne alla
banca, come per frodi, errori, inadempienze, per rischio legale, ma anche per eventi
eccezionali pure naturali.

Sono previsti requisiti patrimoniali aggiuntivi rispetto ai minimi regolamentari, per


fronteggiare eventuali momenti di tensione del mercato: si tratta di requisiti non imposti dalla
disciplina comunitaria, ma introducibili dalle singole autorità nazionali per le banche del
relativo paese.
Anzitutto, deve essere accantonata una riserva di conservazione del capitale del 2% del
common equity, al fine di creare un cuscinetto patrimoniale in grado di assorbire eventualI
perdite. Sono poi previste le riserve anticicliche, utili ad assorbire future perdite in fase di
contrazione del credito o recessione economica globale.
Infine, ulteriori incrementi del coefficiente patrimoniale sono previsti per le banche
sistemiche, cioè quelle considerate, per dimensione, di rilevanza globale per l'intero sistema
del credito (e perciò to big to fail): esse devono mantenere, come fondi propri, un'ulteriore
somma tra l'1%e il 3,5% del valore ponderato dell'attivo.
Il mancato rispetto dei descritti requisiti addizionali consente comunque alla banca di
proseguire l'attività ma con limitazioni alla distribuzione di dividendi e alla remunerazione degli
amministratori.
Altri vincoli prudenziali sono posti per la gestione del rischio di liquidità, cioè di non essere in
grado di far fronte ai propri impegni di pagamento per l'incapacità, vuoi di reperire fondi sul
mercato, vuoi e appunto di smobilizzare i propri attivi.
Il sistema di governo del rischio di liquidità si articola in due linee fondamentali:
a) un indicatore di liquidità di breve periodo (liquidity coverage ratio) che impone alle
banche la disponibilità di attività liquide di elevata qualità (facilmente liquidabili sul

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mercato) che consentano di superare situazioni di stress acuto sulla raccolta per
almeno 30 giorni;
b) un indicatore di equilibrio strutturale(net stable funding ratio) cioè la presenza di un
ammontare minimo di provvista stabile nell'ambito temporale di un anno.
sempre nel contenimento del rischio di liquidità si pongono dei vincoli per le banche agli
investimenti in immobili e in partecipazione.

2) Nell'ambito del secondo pilastro degli accordi di Basilea, va garantito un processo di controllo
prudenziale, sicché l'adeguatezza patrimoniale della banca deve essere valutata anche nel tempo:
la banca deve quindi dotarsi di processi per adeguare il patrimonio ad ogni rischio.
Tale processo presenta due fasi periodiche integrate: un processo interno di adeguatezza
patrimoniale (ICCAP) e un processo di revisione dell'autorità di vigilanza (SREP).
all'esito di questo processo di controllo, l'autorità di vigilanza dispone di incisivi poteri di
intervento, con misure anche correttive in caso di inadeguatezza patrimoniale sopravvenuta della
banca. così possono essere imposti accantonamenti a singole banche, con divieto di distribuire
utili o altri elementi del patrimonio.

Requisiti partecipativi e vicende proprietarie


Anche il profilo delle partecipazioni al capitale delle banche trova tradizionalmente particolare
attenzione nell'ordinamento del credito. In particolare, ovvero un soggetto intenda acquisire a
qualsiasi titolo una partecipazione qualificata nel capitale di una banca, ovvero incrementare
l'ammontare, deve munirsi di previa autorizzazione. Il che è pure necessario se l'acquisizione
avviene in modo mediato tramite il controllo acquisito di una società che detiene una
partecipazione qualificata nella banca.

Art. 19 TUB  c.1 “È soggetta ad autorizzazione preventiva l’acquisizione a qualsiasi titolo in una
banca di partecipazioni che comportano il controllo o la possibilità di esercitare un’influenza
notevole sulla banca stessa o che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno
pari al 10 per cento, tenuto conto delle azioni o quote già possedute.” c.2 “Sono soggette ad
autorizzazione preventiva le variazioni delle partecipazioni quando la quota dei diritti di voto o del
capitale raggiunge o supera il 20 per cento, 30 per cento o 50 per cento e, in ogni caso, quando le
variazioni comportano il controllo della banca stessa.”
Sotto il 10% non è prevista l’autorizzazione, l’autorizzazione è prevista per i soli soci che hanno una
partecipazione rilevante: 10%, 20%, 30% o 50% o influenza notevole o controllo. Si ha controllo
quando un soggetto ha una posizione dominante in assemblea a da solo riesce a controllare la
società. Si ha influenza notevole nel caso del c.d. collegamento

Art. 19 TUB  c.5 “L’autorizzazione è rilasciata dalla BCE, su proposta della Banca d’Italia. La
proposta è formulata quando ricorrono condizioni atte a garantire una gestione sana e prudente
della banca, valutando la qualità del potenziale acquirente e la solidità finanziaria del progetto di
acquisizione in base ai seguenti criteri: la reputazione del potenziale acquirente ai sensi
dell’articolo 25; l’idoneità, ai sensi dell’articolo 26, di coloro che, in esito all’acquisizione,
svolgeranno funzioni di amministrazione, direzione e controllo nella banca; la solidità finanziaria
del potenziale acquirente; la capacità della banca di rispettare a seguito dell’acquisizione le
disposizioni che ne regolano l’attività; l’idoneità della struttura del gruppo del potenziale acquirente
a consentire l’esercizio efficace della vigilanza; la mancanza di un fondato sospetto che
l’acquisizione sia connessa ad operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.
L’autorizzazione può essere sospesa o revocata se vengono meno o si modificano i presupposti e le
condizioni per il suo rilascio.”

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L'autorizzazione è concessa quando sia garantita la sana e prudente gestione, valutandosi la
qualità del potenziale acquirente e la solidità finanziaria del progetto di acquisizione. Il potenziale
acquirente deve anche possedere l'onorabilità (art. 25), che difetta in caso di sospetto di legami
con operazioni di riciclaggio o di finanziamento al terrorismo. Le qualità dell’acquirente devono
permanere nel tempo, sicché, in caso di loro sopravvenuto venir meno è ben possibile la revoca.

Art. 19 TUB  c.5 “(..) L’autorizzazione può essere sospesa o revocata se vengono meno o si
modificano i presupposti e le condizioni per il suo rilascio.”
Il soddisfacimento dei requisiti di onorabilità è richiesta anche a coloro che risultano soci nel
momento in cui viene chiesta l'autorizzazione all'esercizio stesso dell'attività bancaria.

Art. 25 TUB  c.1 “I titolari delle partecipazioni indicate all’articolo 19 devono possedere requisiti
di onorabilità e soddisfare criteri di competenza e correttezza in modo da garantire la sana e
prudente gestione della banca.” c.2 “Il Ministro dell’economia e delle finanze, con decreto adottato
sentita la Banca d’Italia, individua: a) i requisiti di onorabilità; b) i criteri di competenza, graduati
in relazione all’influenza sulla gestione della banca che il titolare della partecipazione può
esercitare; c) i criteri di correttezza, con riguardo, tra l’altro, alle relazioni d’affari del titolare della
partecipazione, alle condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e alle sanzioni o misure
correttive da queste irrogate, a provvedimenti restrittivi inerenti ad attività professionali svolte,
nonché a ogni altro elemento suscettibile di incidere sulla correttezza del titolare della
partecipazione.”
I requisiti di reputazione sono di tre tipi:
1) requisiti di onorabilità-> attualmente un vecchio decreto del 1988 stabilisce dei criteri di
onorabilità;
2) requisiti di competenza-> la competenza viene chiesta anche ai soci (i soci non amministrano la
società). Il socio non può essere chiunque, non può essere senza conoscenza o esperienza. Questo
aspetto rischia di entrare in contraddizione con il superamento del principio della separazione del
settore bancario e industriale-> es. se sono imprenditore del settore automobilistico non dovrei avere
competenze in ambito bancario. Infatti si prevede che tali criteri di competenza sono graduati in
relazione all’influenza sulla gestione della banca che il titolare della partecipazione può esercitare.
Quindi è un aspetto molto delicato per questo il decreto ministeriale non è ancora stato emanato->
l’autorizzazione non deve essere solo rilasciata ma può anche essere revocata, quindi può darsi che
con l’adozione di criteri dettagliati da parte del decreto ministeriale molte importanti partecipazioni
vengano possedute da soggetti che effettivamente non rispettino tali requisiti e per questo
l’autorizzazione nei loro confronti dovrebbe essere revocata. Questi requisiti di competenza devono
essere quindi graduati all’influenza sulla gestione della banca che il titolare della partecipazione può
esercitare.
3) requisiti di correttezza-> mentre l’onorabilità si fa riferisce a sanzioni penali, la correttezza
si riferisce al comportamento in ambito bancario.

Requisiti degli amministratori


L’art. 26 TUB riguarda invece i requisiti degli esponenti, amministratori e dirigenti. Chi acquista le
quote di cui all’art.19 TUB cambia gli amministratori e deve quindi dichiarare chi intende candidare
come amministratore e bisogna verificare già in questo momento se i soggetti che vuole presentare
come amministratori possiedono i requisiti di cui all’art.26 TUB. Deve essere quindi valutata
l’idoneità ai sensi dell’art 26 TUB di coloro che in seguito all’acquisizione svolgeranno funzioni di
amministrazione-> es. se acquisto il controllo della banca devo dire chi propongo di nominare
amministratore, si controllano i soggetti prima ancora che vengano nominati e prima ancora di
controllare le azioni che mi permettono di nominarlo. Il controllo è anticipato.

Art. 26 TUB  c.1 “I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo
presso banche devono essere idonei allo svolgimento dell’incarico.” c.2 “Ai fini del comma 1, gli

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esponenti devono possedere requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza, soddisfare
criteri di competenza e correttezza, dedicare il tempo necessario all’efficace espletamento
dell’incarico, in modo da garantire la sana e prudente gestione della banca.”

Amministratori, dirigenti e componenti degli organi di controllo devono essere idonei allo
svolgimento dell’incarico.
i) quanto alla idoneità alle funzioni, si richiede che gli amministratori possiedono requisiti
di professionalità onorabilità e di indipendenza, e che soddisfino criteri di competenza
e correttezza.
ii) l'indipendenza è una caratteristica richiesta per alcuni componenti i quali sono in grado
di esprimere autonomia di giudizio, non solo verso gli amministratori esecutivi ma
anche nei confronti di chi controlla la banca.
iii) e poi stabilito che tale organo deve vedere, complessivamente, tra i suoi componenti,
competenze diffuse opportunatamente diversificate.
iv) deve essere altresì garantita la rappresentanza delle minoranze tramite idonei sistemi
elettorali.
il difetto dei requisiti di onorabilità, come pure di professionalità e indipendenza, determina la
decadenza dall'ufficio.

La struttura gestoria
Le regole sui compensi:
• Trasparenza-> tutti i sistemi di compensi e incentivazioni devono essere deliberati dall’assemblea
diversamente di quanto invece è previsto nel codice civile in cui l’assemblea delibera solo i compensi
degli amministratori e non dei dirigenti (anche il compenso dell’amministratore delegato lo stabilisce il
consiglio, non l’assemblea). Nelle società bancarie, invece, ci vuole un piano che spieghi perché si
adottano particolari compensi e incentivi e l’assemblea deve approvarlo. Non esiste un tetto massimo.
Si è deciso, anche per non creare disparità a livello internazionale, di non stabilire tetti massimi.
Sono previste regole importanti in materia di ripartizione dei compensi tra parte fissa e parte
variabile. I compensi degli amministratori possono essere fissi o variabili (cioè in base ai risultati
raggiunti). Il codice civile non dice nulla, quindi l’assemblea è libera di decidere a quale parametro
agganciare i compensi degli amministratori. Per le banche, invece, viene stabilito che il compenso deve
essere necessariamente misto: non può essere solo fisso perché altrimenti non c’è un incentivo ad una
gestione efficiente e non può essere neanche solo variabile perché c’è il rischio che le strategie
gestionali vengano indirizzate troppo in funzione del raggiungimento del risultato.

Inoltre, è previsto che la parte variabile deve essere parametrata su obiettivi di medio-lungo
Periodo. Mentre nelle normali società è tutto affidato alla contrattazione tra soci e amministrazioni,
per le banche è vietato rapportare i compensi ad obiettivi di breve periodo perché si è visto che questo
può essere molto pericoloso (per es. un amministratore, se una parte importante del compenso è
legata all’aumento del fatturato, può spingere questo aumento del fatturato es aumentando troppo i
costi). Inoltre, una parte del compenso deve essere necessariamente sotto forma di azioni della stessa
società (cd. Stock options), in modo tale che vi sia un legame ancora maggiore con i risultati a lungo
periodo della società.
Oltre a queste disposizioni sui compensi, ve ne sono altre che riguardano i controlli interni.
Per le banche, l’organizzazione interna dell’azienda è disciplinata in modo molto dettagliato, con tutta
una serie di uffici interni, responsabili degli uffici e la struttura varia a seconda che le banche sia di
piccole o grandi dimensioni-> vi sono poi tutta una serie di regole sul funzionamento di questi uffici
interni. Qui importa sapere solo che-> mentre nelle società normali l’organizzazione aziendale è
un’attività discrezionale, nelle banche è regolamentata in maniera molto rigida.

Aspetto societario di una banca


Dal punto di vista della tecnica normativa-> alle banche si applica il codice civile e queste norme
dettagliate intervengono in vari modi:

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impongono l’adozione di determinate clausole o di determinate figure societarie che sono magari
facoltative per le normali società: per esempio, una normale società può avere l’amministratore
delegato come può non averlo; nelle banche questo non è lasciato alla discrezionalità, quindi vi sono
banche per le quali è necessario, per altre no.
possono vietare una possibilità che invece il codice civile contempla: per esempio, una normale
società può avere un amministratore unico, una banca no perché è troppo rischioso in quanto si affida
troppo potere ad una persona (vale il c.d. principio dei quattro occhi).
deroghe al codice civile. Sono casi molto limitati: nello statuto delle banche si può inserire qualcosa
che nelle normali società non si può inserire, ma sono casi molto particolari che riguardano soprattutto
il funzionamento del sistema dualistico che però è molto raro. Esistono tre sistemi di amministrazione
e controllo delle società: il sistema tradizionale, il sistema monistico e quello dualistico. Questa
normativa nasce a livello europeo, in cui il sistema tradizionale italiano – consiglio di amministrazione,
collegio sindacale – non è il sistema principale; ad es. in Germania c’è il sistema dualistico, in
Inghilterra c’è il sistema monistico).

Gli organi della società sono fondamentalmente tre: l’assemblea, gli amministratori e l’organo di
controllo. L’assemblea è toccata poco da queste norme; la normativa si occupa del funzionamento
degli amministratori e degli organi di controllo.
È importante sottolineare che vi sono queste regole dettagliate, ma ogni banca deve inoltre adottare
un suo modello di funzionamento che deve essere spiegato in un documento che si chiama “Progetto
di governo societario” (in realtà, oggi questo strumento esiste anche per le società quotate in borsa e
non solo per le banche-> strumento che va oltre il diritto bancario).
Questo progetto di governo societario spiega perché si sceglie un particolare tipo di statuto. Questo
documento crea delle regole, ma lascia degli spazi, non è rigidissimo. Questo progetto è necessario già
quando la banca si costituisce. (Sezione II, Titolo IV, Parta Prima, Disposizioni di vigilanza per le
banche). Una normale società non deve dare spiegazioni, la banca invece deve spiegare perché quel
determinato modello adottato è il più idoneo.
Altra regola di carattere generale è il principio di proporzionalità. Questa normativa si rende conto che
queste regole non possono essere adatte a tutte le banche: vi sono banche che operano a livello
internazionale, banche quotate in borsa, ma anche banche di piccole dimensioni etc. La regola di
proporzionalità divide le banche in tre fasce:
banche di maggiore dimensione e complessità operativa (quelle quotate e comunque tutte quelle
sottoposte alla vigilanza della BCE)
banche intermedie (attivo tra 3,5 e 30 miliardi di euro)
banche minori (sotto i 3,5 miliardi di euro)
Questa divisione è importante perché la complessità della struttura organizzativa e l’applicazione di
tutta una serie di regole dipende dalla fascia di appartenenza della banca (alcune regole sono comuni a
tutti, altre dipendono dalla fascia).
Altro punto di carattere generale molto interessante è il fatto che gli organi delle società bancarie
vengono denominati con diciture diverse da quelle classiche del codice civile. Alle denominazioni del
codice civile, si aggiunge un’altra qualificazione giuridica, ai fini di questa normativa, che tiene conto
dei poteri effettivi che hanno gli organi societari, visto che anche tra gli amministratori non tutti hanno
gli stessi poteri: vi sono amministratori esecutivi (amministratore delegato, comitato esecutivo) e
amministratori non esecutivi. Però, mentre nel codice civile sono tutti amministratori e poi si hanno
soggetti che all’interno del consiglio hanno più o meno poteri, sulla base di questa normativa si
distinguono tre tipologie di organi:
organo di gestione,
organo di supervisione strategica,
organo di controllo: equivale a quello del codice civile.

Organo di amministrazione.
L’organo di amministrazione viene suddiviso in maniera molto netta in due parti: gli amministratori

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esecutivi vengono chiamati organo di gestione e gli amministratori non esecutivi vengono qualificati
come organo di supervisione strategica.
In realtà, nelle banche più piccole l’organo di gestione può anche non essere un amministratore, ma
il direttore generale (che per il diritto societario non è un organo della società, ma il soggetto che
esegue le delibere degli amministratori ed è posto al vertice dell’organizzazione aziendale – art.
2396 c.c.). È quindi possibile un modello formato dal consiglio di amministrazione e il direttore
generale, senza avere un amministratore delegato: in questo caso quindi il Consiglio di
Amministrazione è l’organo di supervisione strategica, mentre l’organo di gestione è il direttore
generale.
Le banche sono obbligate ad avere un organo di gestione. Nelle banche più grandi si avrà un
amministratore delegato o un comitato esecutivo (che si ha quando si nomino più amministratori
delegati); in quelle più piccole l’organo di gestione può anche essere il direttore generale (pur essendo
tendenzialmente un dipendente della società, perché è comunque lui che gestisce giornalmente
l’attività).
La funzione amministrativa nelle banche invece sono necessarie due figure distinte: chi si occupa della
strategia e chi si occupa della gestione effettiva. L’organo di controllo si occupa di controllare l’operato
di entrambi gli organi.

Nomina degli amministratori


Nel codice civile vale la regola della maggioranza: chi controlla la società nomina gli amministratori;
nelle banche è necessario adottare dei sistemi di voto che garantiscano la rappresentanza delle
minoranze. Il sistema di voto preferito è quello del voto per lista (anche nelle società quotate è
obbligatorio il voto per lista): le minoranze hanno diritto ad avere dei posti in CdA, perché si controlla
meglio l’operato degli amministratori.
Il numero degli amministratori varia in base alle dimensioni della banca.
Il numero quindi deve essere adeguato alle dimensioni della banca. Nelle banche di maggiori
dimensioni il numero può andare da 15 a 19 (si può arrivare a 22 nel modello dualistico); le banche
intermedie e piccole devono stare sotto i 15. In ogni caso, il progetto di governo societario deve
spiegare perché lo statuto indica un certo numero di amministratori. Lo statuto, per il codice civile,
può anche indicare solo un minimo ed un massimo senza indicare il numero preciso, lasciando così un
margine di scelta all’assemblea.

Composizione del Consiglio di amministrazione


Innanzitutto, tutte le banche devono avere un certo numero di amministratori indipendenti
(presenti anche nelle società quotate). Sono amministratori che hanno requisiti di indipendenza
rispetto al gruppo di controllo-> non previsti dal codice civile ma sono previsti dal testo unico
finanziario delle società quotate. Si tratta quindi di amministratori che non hanno nessun rapporto
di collegamento con i soci e sono importanti perché in alcuni comitati (che si formano all’interno del
CdA) è obbligatoria la loro presenza, alcuni devono essere addirittura presieduti da amministratori
indipendenti: per es. il comitato che riguarda le operazioni con parti correlate è quel comitato che
da un parere quando la banca ha un’operazione con una parte correlata (es. un socio o un
amministratore) -> gli amministratori prima di fare l’operazione hanno bisogno del parere del
comitato per le operazioni con le parti correlate.
Oltre agli amministratori indipendenti, la composizione del CdA deve essere diversificata (diversity)
(tutti gli amministratori devono comunque rispondere ai requisiti previsti ex art. 26 TUB).
Diversificata sulla base di tutta una serie di parametri previsti dalla normativa europea che sono: le
competenze, le esperienze, l’età, il genere e la proiezione internazionale.
.
Articolazione del Consiglio di Amministrazione:
Presidente,
Amministratore delegato e comitato esecutivo,
Comitati interni.

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Distinzione tra organo di gestione e di supervisione strategica. Nel sistema tradizionale questa
distinzione nasce nel momento in cui il CdA nomina l’amministratore delegato o il comitato
esecutivo. La nomina avviene dando all’amministratore delegato una delega che crea quindi questa
distinzione di compiti all’interno del CdA. Quando viene nominato l’amministratore delegato, la
delega deve essere specifica, non sono ammesse deroghe generiche o indeterminate-> deve essere
una delega circostanziata. Vi sono dei limiti alla delega che sono maggiori rispetto a quelli previsti
dal diritto societario. L’ambito della delega è abbastanza rigido-> Nel codice civile si potrebbero
anche dare all’amministratore delegato solo compiti limitati (per es. solo i rapporti con le banche o
rapporti internazionali) e le funzioni non delegabili sono pochissime. Per le banche sorge il problema
di creare questo organo di gestione, quindi la delega non può essere vincolata a singoli compiti,
deve essere abbastanza ampia, ma allo stesso tempo è comunque più limitata di quella prevista dal
codice civile perché sono previste ulteriori funzioni non delegabili, oltre a quelle previste dal codice
civile-> si tratta di tutte quelle funzioni che appartengono al concetto di supervisione strategica.
Nella supervisione strategica rientrano quindi tutta una serie di funzioni che non possono essere
delegate: per es. la nomina e la revoca del direttore generale; l’assunzione e la cessione di
partecipazioni strategiche (cioè di azioni in altre società); l’approvazione dei regolamenti interni; la
costituzione dei comitati interni; la nomina e la revoca del responsabile delle funzioni di revisione
interna, conformità e controllo dei rischi. In altra parte del documento si afferma che l’organo di
supervisione deve avere un controllo costante sull’organizzazione dell’azienda, deve deliberare sulla
architettura organizzativa della società-> quindi ha tutta una serie di compiti che non può delegare
all’organo di gestione.

Un altro soggetto che ha una regolamentazione particolare è il Presidente del Consiglio di


Amministrazione. I poteri del presidente non sono molto diversi da quelli previsti dal codice civile:
convoca il CdA, coordina il funzionamento del consiglio e soprattutto assicura i flussi informativi.
L’elemento differente riguarda i flussi informativi, che sono un aspetto molto importante nel
funzionamento della società. In una normale società, il responsabile dei flussi informativi è il
presidente del Cda. Nelle banche invece si ha che i flussi informativi sono meno accentrati sul
presidente rispetto ad una normale società, infatti vi sono vari flussi informativi che arrivano agli
amministratori anche da altri soggetti. Le più importanti funzioni aziendali interne sono: il controllo
dei rischi (risk management), l’audit (controllo interno-> in tutte le società ci sono procedure di
controllo e uffici destinati al controllo) e la complaints (ufficio addetto al controllo sul rispetto della
normativa). I responsabili di queste funzioni fanno dei report e li mandano direttamente a tutti gli
amministratori.
Si ha una regola importante-> il divieto di nominare lo stesso soggetto amministratore delegato e
presidente.
Se il presidente fosse la stessa persona dell’amministratore delegato il consiglio rischierebbe di essere
informato in maniera non neutrale o di essere convocato quando ritiene opportuno l’amministratore
delegato e non, invece, tutte le volte necessarie. Sarebbe quindi buona prassi per tutte le società che il
presidente sia persona diversa dall’amministratore delegato.
Il presidente deve essere un soggetto di garanzia che serve a coordinare il funzionamento di tutti gli
altri organi della società.

All’interno del Cda è obbligatorio costituire dei comitati. In realtà non in tutte le banche: in quelle
piccole si possono costituire, in quelle intermedie possono non essere tutti etc. Di base i comitati
dovrebbero essere, come minimo, tre:
comitato nomine: si occupa di selezionare i curricula per le nomine ad amministratore,
dirigente, si occupa anche di fare le proposte sui compensi degli amministratori.
comitato rischi: si occupa di tutta la materia del controllo dei rischi; propone i responsabili
delle funzioni aziendali di controllo e tutta una serie di compiti che svolge relativamente al
controllo dei rischi
comitato remunerazioni: si occupa solo degli stipendi, degli incentivi e dei compensi.
Nelle banche di grandi dimensioni sono obbligatori tutti e tre i comitati. Nelle banche intermedie è

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obbligatorio solo il comitato rischi. Nelle banche piccole ci possono anche non essere comitati.
Il comitato tendenzialmente non è deliberante, perché se no avrebbe una delega. Si dice nel diritto
societario che i comitati hanno una funzione istruttoria: approfondiscono dei temi e poi portano al
consiglio la decisione. Qui però i comitati hanno delle funzioni che sono previste dalla normativa,
quindi devono svolgere certe funzioni e hanno dei poteri di fatto (selezionare i curriculum per le
cariche è un potere fondamentale).
Il comitato ha una funzione preparatoria del lavoro del consiglio; però, di fatto, su
alcuni argomenti può avere poteri molto importanti.

Le banche cooperative
Banche cooperative-> è una banca con finalità mutualistiche. Un ricorso allo schema mutualistico
esiste in tutto in mondo con varie denominazioni e varie tipologie. La cooperativa è una società che
non ha scopo di lucro, ma ha uno scopo mutualistico. Che cosa vuol dire scopo mutualistico? Le
cooperative servono a dare prestazioni di natura contrattuale a condizioni più vantaggiose e
prestazioni che i soggetti non riuscirebbero ad ottenere in altro modo-> quindi servono o a reperire
delle prestazioni che sarebbero più difficilmente reperibili o a dare condizioni più vantaggiose.
L’utile si realizza nella misura in cui la cooperativa opera anche con i terzi. Se deve offrire le sue
prestazioni a condizioni più vantaggiose tendenzialmente non deve fare utili con i soci-> deve reperire
queste prestazioni, essere in grado di offrirle e darle secondo il criterio del pareggio di bilancio
(facendosi pagare solo i costi di strutture e i costi aziendali quindi senza fare utili). I tipi di prestazioni
che le cooperative possono assicurare ai soci sono i più disparati: ci sono cooperative edilizie che
servono a dare un’abitazione ai soci, di lavoro che servono a creare offerte di lavoro per i soci, di
consumo che servono ad offrire beni di consumo, ect.
Fra le varie prestazioni che una cooperativa può garantire c’è quella di credito. Quindi, la finalità di
una banca cooperativa è quella di offrire servizi bancari ai propri soci a condizioni migliori di quelle
di mercato o comunque riuscire a dare un’offerta di credito che magari il socio potrebbe non trovare
presso altre banche.

Si evidenzia così la netta distinzione tra cooperative a mutualità prevalente e cooperative a mutualità
non prevalente. Questa distinzione c’è già nel codice civile: • la cooperativa “pura” a cui comunque
non è vietato avere rapporti con i terzi ma deve operare prevalentemente con i soci-> il codice civile
prevede regole per calcolare la prevalenza, se queste non sono rispettate per due anni, la cooperativa
dovrà diventare una cooperativa a mutualità non prevalente con una disciplina particolare che non si
applica in ambito bancario; perché per le banche il passaggio da banca popolare a banca cooperativa
(e viceversa) è vietato, mentre entrambe possono trasformarsi in S.p.A.- limite difficilmente
comprensibile. • cooperativa a mutualità non prevalente.

La legge stabilisce che le banche popolari sono cooperative a mutualità non prevalente, quindi
possono operare senza il limite della prevalenza (es. possono operare anche per il 95% con i terzi).
Invece le banche di credito cooperativo sono cooperative a mutualità prevalente, quindi devono
operare in prevalenza i soci.

Le banche popolari non hanno limiti dal punto di vista dell’operatività territoriale e quindi possono
operare in tutta Italia e in tutta Europa come qualsiasi altra banca S.p.A., mentre le banche di credito
cooperativo sono legate ad una zona territoriale molto limitata che è incentrata sul comune in cui ha
sede la banca, più un’ulteriore fascia data dai comuni confinanti (e poi la normativa secondaria
consente, a volte, di andare anche oltre i comuni confinanti). Questo fa si che la banca di credito
cooperativo sia una banca tendenzialmente piccola e questo per motivi sostanzialmente di stabilità- >
nel senso che il carattere della mutualità è un vincolo che crea una certa rigidità perché la banca è
costretta a dare credito prevalentemente ai soci-> si vuole che questo meccanismo funzioni solo in una
zona territoriale limitata in cui questo contatto tra soci, banca e i dirigenti sia effettivo, mentre non ha
senso pensare ad un modello del genere che possa operare senza limiti, perché questo comporterebbe

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dei rischi alla stabilità stessa della banca. Quindi c’è tutto un meccanismo che serve a concentrare
l’operatività della banca di credito cooperativo a livello strettamente locale.

Art. 28 TUB-> “1. L’esercizio dell’attività bancaria da parte di società cooperative è riservato alle
banche popolari e alle banche di credito cooperativo. 2. Alle banche popolari e alle banche di credito
cooperativo non si applicano i controlli sulle società cooperative attribuiti all’autorità governativa dal
codice civile. 2-bis. Ai fini delle disposizioni fiscali di carattere agevolativo, sono considerate cooperative
a mutualità prevalente le banche di credito cooperativo che rispettano i requisiti di mutualità previsti
dall’articolo 2514 del codice civile ed i requisiti di operatività prevalente con soci previsti ai sensi
dell’articolo 35 del presente decreto. 2-ter. Nelle banche popolari e nelle banche di credito cooperativo
il diritto al rimborso delle azioni nel caso di recesso, anche a seguito di trasformazione, morte o
esclusione del socio, è limitato secondo quanto previsto dalla Banca d’Italia, anche in deroga a norme
di legge, laddove ciò sia necessario ad assicurare la computabilità delle azioni nel patrimonio di
vigilanza di qualità primaria della banca. Agli stessi fini, la Banca d’Italia può limitare il diritto al
rimborso degli altri strumenti di capitale emessi.”

Banche popolari

Art. 29 TUB-> “1. Le banche popolari sono costituite in forma di società cooperativa per azioni a
responsabilità limitata. 2. Il valore nominale delle azioni non può essere inferiore a due euro. 2-bis.
L’attivo della banca popolare non può superare 8 miliardi di euro. Se la banca è capogruppo di un
gruppo bancario, il limite è determinato a livello consolidato. 2-ter. In caso di superamento del limite
di cui al comma 2-bis, l’organo di amministrazione convoca l’assemblea per le determinazioni del
caso. Se entro un anno dal superamento del limite l’attivo non è stato ridotto al di sotto della soglia
né è stata deliberata la trasformazione in società per azioni ai sensi dell’articolo 31 o la liquidazione,
la Banca d’Italia, tenuto conto delle circostanze e dell’entità del superamento, può adottare il divieto
di intraprendere nuove operazioni ai sensi dell’articolo 78, o i provvedimenti previsti nel Titolo IV,
Capo I, Sezione I, o proporre alla Banca centrale europea la revoca dell’autorizzazione all’attività
bancaria e al Ministro dell’economia e delle finanze la liquidazione coatta amministrativa. Restano
fermi i poteri di intervento e sanzionatori attribuiti alla Banca d’Italia dal presente decreto
legislativo.”

Il comma 2-bis prevede un tetto massimo all’attivo della banca che non può superare gli 8 miliardi
di euro.

Funzionamento delle banche popolari che sono rimaste popolari e che stanno al di sotto degli 8
miliardi di euro:

Art. 30 TUB-> c.1 “Ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute.”- come in
tutte le cooperative. c.2 “Nessuno, direttamente o indirettamente, può detenere azioni in misura
eccedente l’1 per cento del capitale sociale, salva la facoltà statutaria di prevedere limiti più
contenuti, comunque non inferiori allo 0,5 per cento. La banca, appena rileva il superamento di tale
limite, contesta al detentore la violazione del divieto. Le azioni eccedenti devono essere alienate
entro un anno dalla contestazione; trascorso tale termine, i relativi diritti patrimoniali maturati fino
all’alienazione delle azioni eccedenti vengono acquisiti dalla banca.”

Art. 30 TUB -> c.4 “Il numero minimo dei soci non può essere inferiore a duecento. Qualora tale
numero diminuisca, la compagine sociale deve essere reintegrata entro un anno; in caso contrario,
la banca è posta in liquidazione.

BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO


Le banche di credito cooperativo, a differenza delle banche popolari, sono a mutualità prevalente

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cioè sono delle “vere cooperative” che nascono per il fine di avere rapporti bancari con i soci, questa
è la loro principale caratteristica.
Anche le banche di credito cooperativo sono state interessate da una riforma del 2016, la riforma
adottata costringe le BCC ad inserirsi obbligatoriamente in dei gruppi, appositamente creati, in cui la
capogruppo ha dei poteri molto forti. Così facendo si sono salvate le BCC come piccole banche locali
ma sono state inserite in dei gruppi nazionali, ciò al fine di far scattare una responsabilità sull’interno
gruppo per i debiti di queste banche (spostare sull'intero gruppo i problemi legati all'insolvenza di una
di queste). Si è creata una rete di sicurezza molto forte-> se una di queste piccole banche va in crisi il
gruppo deve necessariamente aiutarla-> dell’insolvenza della singola banca ne risponde l’intero
gruppo.
Ad oggi è in fase di approvazione il contratto di coesione, cioè il contratto che dovrà legare le singole
banche alla capogruppo. In questo momento esistono 3 gruppi in cui tutte le BCC d'Italia verranno
riunite, quindi seppur in ritardo è ormai improbabile che la riforma non venga completata.

Art. 33 TUB -> “c.1. Le banche di credito cooperativo sono costituite in forma di società cooperativa
per azioni a responsabilità limitata. c.1-bis. L’adesione a un gruppo bancario cooperativo è
condizione per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria in forma di banca di
credito cooperativo, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 37- bis, comma 1-bis. c.1-ter. Non si
può dare corso al procedimento per l’iscrizione nell’albo delle società cooperative di cui all’articolo
2512, secondo comma, del codice civile se non consti l’autorizzazione prevista dal comma 1-bis. c.2.
La denominazione deve contenere l’espressione «credito cooperativo». c.3. La nomina dei membri
degli organi di amministrazione e controllo spetta ai competenti organi sociali fatte salve le
previsioni degli articoli 150-ter e 37-bis, comma 3. c.4. Il valore nominale di ciascuna azione non può
essere inferiore a venticinque euro né superiore a cinquecento euro”

Per le nuove BCC sarà quindi necessario per ottenere l'autorizzazione allo svolgimento dell'attività
bancaria che al momento della presentazione della richiesta di autorizzazione esse siano già state
accettate da un gruppo, altrimenti non si potranno nemmeno costituire.

Gruppo bancario operativo-> è disciplinato dal TUB in maniera molto articolata, vi è anche una
regolamentazione secondaria della Banca d'Italia, alla quale devono essere presentati i contratti di
coesione (che come sappiamo ancora non sono stati presentati, anche se nel territorio le varie BCC
hanno scelto le banche con cui legarsi).

La costituzione del gruppo avverrà ai sensi dell'art. 37 ter TUB.


Art. 37 ter TUB -> “c.1. La banca che intenda assumere il ruolo di capogruppo ai sensi dell’articolo
37-bis, comma 1, lettera a), trasmette alla Banca d’Italia: a) uno schema di contratto conforme a
quanto stabilito ai sensi dell’articolo 37-bis; b) un elenco delle banche di credito cooperativo e delle
altre società che intendono aderire al gruppo bancario cooperativo. c.2. La Banca d’Italia accerta la
sussistenza delle condizioni previste ai sensi dell’articolo 37-bis e, in particolare, il grado di
adeguatezza patrimoniale e finanziaria del gruppo e l’idoneità del contratto a consentire la sana e
prudente gestione del gruppo. c.3. A seguito dell’accertamento previsto dal comma 2, le banche di
credito cooperativo stipulano con la capogruppo il contratto di cui all’articolo 37-bis e provvedono
alle necessarie modifiche statutarie, che sono approvate con le maggioranze previste dall’articolo
31, comma 1. c.4. Il contratto è trasmesso alla Banca d’Italia, che provvede all’iscrizione del gruppo
nell’albo dei gruppi. Successivamente, si dà corso all’iscrizione nel registro delle imprese ai sensi
dell’articolo 2497-bis, secondo comma, del codice civile.”

Poteri della capogruppo.


Alla capogruppo è affidata-> art. 37 bis c.3 lett. b) n.1 “l’individuazione e l’attuazione degli indirizzi
strategici ed obiettivi operativi del gruppo, tenendo conto di quanto previsto dal comma 3-bis,
nonché gli altri poteri necessari per l’attività di direzione e coordinamento, proporzionati alla
rischiosità delle banche aderenti, ivi compresi i controlli ed i poteri di influenza sulle banche aderenti

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volti ad assicurare il rispetto dei requisiti prudenziali e delle altre disposizioni in materia bancaria e
finanziaria applicabili al gruppo e ai suoi componenti.”

Patologie e crisi
La materia è cambiata molto, ma nella sostanza gli strumenti della gestione della crisi sono rimasti
gli stessi perché non si possono inventare cose perché ci sono vincoli molto stretti. Il concetto che
si è condiviso a livello internazionale è che occorrono degli strumenti di prevenzione e di gestione
ordinata delle crisi perché prima della grande crisi del 2008 non erano pochi i paesi che non
disponevano di una normativa specifica per i fallimenti bancari e di strumenti per far fronte alle crisi
bancarie. Anzi, sostenevano che una normativa era necessaria perché le banche erano imprese
come le altre e ad esse si applicava la stessa normativa fallimentare prevista per le imprese.
In Italia, invece, vi era già la disciplina della liquidazione coatta bancaria e l’amministrazione
straordinaria, risalenti alla legge del 1936. A seguito della crisi, altri paesi, come l’UK, seguirono
l’Italia creando una normativa molto più pesante di quella italiana. Sulla base di quelle esperienze
l’UE si è dotata di questi strumenti normativi. Questi strumenti non servono a salvare le banche ma
ad assicurare l’ordinata uscita delle banche dal mercato-> questo perché le banche sono soggetti
la cui l’attività è molto particolare perché tutelata, in Italia, a livello costituzionale e poi perché
fortemente correlata con le altre banche (si parla di c.d. effetto domino) ed infine perché correlata
all’economia. Infatti il fallimento di una banca può creare il credit crunch-> cioè la cessazione del
credito all’economia di un territorio.

Sono state inserite norme armonizzate a livello internazionale. L’azione di gestione della crisi è
collegata all’azione correttiva-> è la parte finale del processo di valutazione di vigilanza che si
conclude con l’applicazione di misure correttive di situazioni patologiche, che se non affrontate in
tempo degradano verso la crisi.

Le fasi dell’aggravamento della banca. Da una prima fase in cui la banca ha una valutazione
binaria favorevole, in cui quindi è soggetta ad una vigilanza ordinaria di raccolta di informazione di
dialogo, si passa ad una fase in cui gli indicatori della banca rientrano in quelli che richiedono misure
di attuazione del proprio piano di ristrutturazione (c.d. fase del recovery plan). Andando ancora
oltre si passa alla necessità di interventi correttivi di vigilanza ed ancora oltre si passa alla fase delle
misure di intervento precoce ed infine si arriva alla crisi conclamata e al fallimento. Gli strumenti
per gestire queste situazioni sono:
le misure di intervento di vigilanza: si tratta delle lettere con cui l’autorità di vigilanza dice
alla banca ciò che va e non va e ciò che la banca dovrebbe o potrebbe fare per migliorare. Si
tratta di misure non provvedimentali.
le misure correttive: si entra in un’area provvedimentale. I presupposti per l’applicazione di
queste misure sono normativamente identificati in maniera qualitativa e discrezionale
perché si vuole lasciare flessibilità di azione all’autorità di vigilanza affinché gli interventi
siano davvero utili.
Le misure di intervento precoce introdotte dalla normativa UE del 2015.

Nell’ambito di queste misure ritroviamo la rimozione collettiva degli organi aziendali (c.d. remove)
e l’amministrazione straordinaria (o commissariamento) che sono più gravi e chiedono, rispetto al
rapido deterioramento della situazione della banca, dei presupposti di intervento più gravi-> in
particolari richiedono gravi violazioni normative o gravi perdite per arrivare poi ai presupposti di
liquidazione.

Le misure provvedimentali sono misure che incidono sull’autonomia imprenditoriale del soggetto
bancario quindi sull’ordine di convocazione diretta dell’organo collegiale e dell’assemblea. I
provvedimenti più classici sono quelli di restrizione dell’attività, di struttura territoriale (quindi di
chiusura degli sportelli), di rimozione di uno o più esponenti aziendali (cioè sostituzione di singoli
amministratori). Si tratta di una misura sconosciuta nel nostro sistema perché precedentemente in

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Italia non si poteva incidere direttamente sugli esponenti aziendali.
Le più importanti misure correttive sono: la rimozione collettiva che può essere affiancata a
commissari in temporaneo affiancamento, e l’amministrazione straordinaria. Si tratta di misure di
gestione coattiva che impattano sulla governance aziendale.

Con il remozione collettiva si manda a casa tutto il consiglio di amministrazione e si impone alla banca
di rinnovarlo, ma il rinnovo degli organi deve essere approvato dalla Banca d’Italia.

Amministrazione straordinaria significa sostituzione del consiglio di amministrazione con uno o più
commissari straordinari e per il collegio sindacale con un comitato di sorveglianza da 3 a 5 membri.

Molte crisi possono essere superate con interventi sul management, sulla gestione, sull’organizzazione
o sulla rete direttoriale. Le soluzioni diverse che si possono adottare sono: nuove risorse finanziarie,
se i soci sono disponibili e se si ritiene che i soci non siano la causa della crisi, oppure la cessione della
banca cioè viene dato il controllo della banca ad altri soci ma anche qui i soci devono essere disposti a
cedere le azioni; infine ci sono le fusioni che sono lo strumento classico di gestione delle crisi,
eventualmente con interventi finanziari di sostegno.

Quindi tutte le misure di intervento precoce sono in capo all’autorità di vigilanza. Dopo questo
momento si passa allo stato di dissesto o rischio di dissesto.
Per stato di dissesto si intende:
irregolarità o violazioni di gravità tale da giustificare la revoca del l’autorizzazione iniziale,
perdite patrimoniali di eccezionale gravità,
attività inferiori alle passività,
situazione di insolvenza finanziaria.

Istituti di moneta elettronica e istituti di pagamento


Anche gli intermediari dei servizi parabancari sono soggetti ad una pervasiva disciplina
dell’organizzazione d’impresa. (Art. 114 bis per IMEL) (Art. 114 sexies per gli IP).
Sul piano strutturale formale, devono essere costituiti in veste di società di capitali o cooperative e
devono essere autorizzati dalla Bdi. L’autorizzazione dipende da requisiti proprietari, finanziari e
organizzativi fissati nel TUB.
Sul piano finanziario, sono stabiliti requisiti patrimoniali volti a garantire la solidità economica
dell’ente, tra i quali minimi di capitali speciali ( 350.000 per gli IMEL).
Sul piano proprietario, sono richiamati i requisiti di onorabilità previsti dall’art 25 per i soci bancari
titolari di partecipazioni rilevanti.

Imprese di investimento
Le SIM devono costituirsi in forme di società per azioni (art.19 TUF), e la loro denominazione deve
contenere le parole “società di intermediazione mobiliare”. Si tratta di società ad oggetto (quasi)
esclusivo: esse, infatti, posso erogare solo i servizi di investimento o accessori, altre attività
finanziarie e attività connesse o strumentali.
È previsto un procedimento di autorizzazione da parte della Consob, sentita la Bdi.
Tale autorizzazione ha ad oggetto l’esercizio dell’attività, e per essere più precisi la prestazione di
ogni singola tipologia di servizio di investimento.
Il procedimento prende le mosse dalla domanda presentata dalla società e si conclude entro sei mesi,
in caso di esito positivo, con l'iscrizione della SIM all'albo previsto dall'art 20 TUF.
La domanda deve essere corredata da tutti i documenti atti a comprovare il possesso dei requisiti
indicati nell art. 19 TUF. La Consob procede all'esame della domanda, può richiedere ulteriori
informazioni alla società. autorizzazione negata quando non risulta garantita la sana e prudente
gestione dell’impressa o la correttezza nella prestazione dei servizi. A rilascio dell'autorizzazione deve

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eseguire l'effettivo inizio dell'attività, cioè la prestazione dei servizi di investimento, entro il termine di
un anno, appena di decadenza dell'autorizzazione stessa. quest'ultima, una volta ottenuta, non è
comunque acquisita una volta per tutte, sia perché il possesso dei requisiti deve essere mantenuto nel
tempo, sia perché l'attività deve essere realmente proseguita.
Le sim possono esercitare la propria attività In Italia, ma, secondo quanto previsto dall'art. 26 TUF,
anche all'estero, sia stabilendovi una succursale, sia limitandosi a prestarvi servizi (operatività
transfrontaliera). Diverse sono le condizioni di tale esercizio, a seconda che il paese di destinazione sia
uno stato Ue o no. nel primo caso è sufficiente una comunicazione preventiva alla Consob; nel caso in
cui la sim operi in paesi extra UE, e sempre necessaria l'autorizzazione e anche l'esistenza di apposite
intese con l'autorità del paese di destinazione.

Un'importante corpo di regole finalizzate a garantire l'adeguatezza patrimoniale della sim e il


contenimento del rischio. la principale disposizione da menzionare riguardo il capitale minimo, che è
superiore rispetto a quello previsto in generale per le SPA. esso è stabilito nel reg. BDI 4-8-2000,
secondo un criterio di commisurazione rispetto al tipo di servizi erogati, e va da 120.000 € 1.000.000;
tale importo deve essere interamente versato. La sussistenza di questo requisito e condizione per
l'autorizzazione. di grande importanza e poi il principio enunciato nell art. 22 TUF, in base al quale gli
strumenti finanziari e le somme di denaro dei singoli clienti, a qualunque titolo detenuti dalla sim,
costituiscono patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell'intermediario e da quello degli altri
clienti. Tale principio di separazione patrimoniale fa si che su tale matrimonio non sono ammesse
azione dei creditori dell'intermediario. la separazione patrimoniale sancita dal TUF ma intesa come
regola di inappropriabilità degli strumenti finanziari e del denaro dei clienti, da parte
dell'intermediario: gli strumenti finanziari e denaro rimangono di esclusiva proprietà di ciascun cliente
e quindi non entrano mai nel patrimonio dell'intermediario.

Al fine di assicurare una sana e prudente gestione dell’impressa, la legge interviene, ma posso essere
proprietari, stabilendo requisiti e vincoli per l'assunzione di partecipazioni nelle sim.
Questi riguardano i titolari di partecipazioni qualificate (art. 15 TUF). si tratta delle partecipazioni che
comportano il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole sulla società e in ogni caso
quelle che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno pari al 10%.
per partecipazione si Inter non solo le azioni ma anche gli strumenti finanziari partecipativi.
I titolari di queste partecipazioni devono possedere i requisiti stabiliti dall'art. 14 TUF di onorabilità,
competenza e correttezza. il loro possesso è anzitutto condizione per l'autorizzazione della sim.
L’art. 15 TUF inoltre subordina la circolazione delle stesse partecipazioni alla comunicazione preventiva
alla Banca d'Italia, la quale può vietare l'acquisto quando ritenga pregiudicata la sana e prudente
gestione dell’impressa, valutata la qualità dell’acquirente e la solidità del progetto di acquisizione.
anche in tal caso le sanzioni della sospensione del diritto di voto e nell'obbligo di rialienazione.

Gli esponenti aziendali (i soggetti che rivestono le principali cariche) debbono soddisfare i requisiti di
onorabilità, professionalità, indipendenza, competenza e correttezza e debbano dedicare all'incarico
un tempo adeguato. In particolare, gli esponenti aziendali sono i componenti dell'organo gestorio e di
quello di controllo e coloro che svolgono funzioni di direzione. la carenza dei requisiti comporta l’ine
leggibilità e se sopravvenuta, la decadenza dalla carica. Quanto alla governance l'art. 6 TUF stabilisce la
necessità, per gli intermediari, di conformarsi a specifici obblighi in materia, fra l'altro, di governo
societario e di organizzazione amministrativa e contabile. I principi di fondo sono i seguenti:
l'istituzione di strutture gerarchiche e di procedure decisionali chiare a tutti i livelli di impresa; la
preparazione e la competenza di tutto il personale; l'istituzione di relativi meccanismi di controllo
interno.

Le autorità, nell'esercizio delle loro funzioni, hanno pervasivi poteri di intervento sui soggetti vigilati.
Consob e BDI:
 possono convocare i componenti degli organi societari e il personale;
 possono ordinare la convocazione di tali organi o procedere direttamente alla convocazione;

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 possono pubblicare avvertimenti al pubblico;
 possono disporre la rimozione di esponenti aziendali;
 possono ordinare la cessazione delle irregolarità riscontrate;
 possono vietare il compimento di nuove operazioni o limitare l'operatività della SIM.

Quando risultino gravi irregolarità nell'amministrazione il presidente della Consob può sospendere in
via d'urgenza l'organo amministrativo e nominare un commissario che assume la gestione della SIM.
In secondo luogo, La Banca d'Italia può rimuovere gli organi amministrativo e di controllo e convocare
l'assemblea per la loro sostituzione. Quando tali provvedimenti siano insufficienti, BDI può sciogliere i
medesimi organi e sottoporre la SIM alla procedura di amministrazione straordinaria.
l'amministrazione straordinaria può essere disposta anche quando si prefigurino gravi perdite nel
patrimonio della società o quando vi sia istanza motivata dello stesso organo amministrativo.
Quando le irregolarità oppure le perdite patrimoniali siano di eccezionale gravità, e anche possibile la
sottoposizione della SIM alla liquidazione coatta amministrativa. e a tale procedura che si fa ricorso
anche per gestire le eventuali crisi delle SIM.

Gestori OICR
Società di gestione del risparmio
Le SGR devono costituirsi in forma di società per azioni e l'esercizio dell'attività è soggetto ad
autorizzazione da parte dalla Banca d'Italia, qui segue l'iscrizione nell'albo tenuto dalla stessa.
Anche le SGR sono vincolate alll'esclusività dell'oggetto, che tuttavia non è limitato alla gestione
collettiva del risparmio, potendo esse venire autorizzate anche alla prestazione di alcuni servizi di
investimento (Gestione individuale di portafogli, consulenza finanziaria).
Sono pure previsti requisiti patrimoniali, tra cui un capitale minimo versato di un milione di euro,
rappresentato da conferimenti in denaro.
Identici a quelli delle SIM sono poi requisiti partecipativi, applicandosi anche alle SGR l'art. 14 TUF
ed essendo dunque richieste onorabilità competenza e correttezza ai titolari di partecipazioni
qualificate. valgono anche le regole sulle vicende proprietarie.
Parimenti, sul piano della governance, si applica innanzitutto l'art. 13, quanto ai requisiti degli
esponenti aziendali: onorabilità, competenza, correttezza, indipendenza e professionalità. sono
previste altresì regole sulla struttura organizzative affini a quelle delle SIM. o incide anche il
trattamento delle patologie essendo attribuiti alle autorità i medesimi poteri di intervento e
potendo essere disposte l'amministrazione straordinaria e la liquidazione coatta amministrativa.

SICAV E SICAF
Queste società non hanno a differenza di SIM e SGR, una clientela di risparmiatori/investitori,
perché i clienti sono i loro soci, in quanto Soci.
Si tratta di società per azioni aventi quale oggetto esclusivo l'investimento collettivo del proprio
patrimonio raccolto mediante l'offerta delle proprie azioni ed eventualmente anche mediante
offerta di strumenti finanziari partecipativi.
La denominazione sociale deve comprendere l'indicazione SICAV/SICAF.
Anche per esse è necessaria l'autorizzazione di Banca d'Italia, che qui tuttavia riguarda la stessa
costituzione e non il mero esercizio dell'attività.
Il capitale minimo è di 1 milione di euro, ridotto alla metà per le SICAF riservate a investitori
professionali. Nelle SICAV l’ART. 35 TUF, stabilisce inoltre che i conferimenti debbano avvenire in
denaro o in strumenti finanziari oggetto di investimento da parte delle società.
Identici a quelli previsti per le SGR sono i requisiti degli esponenti aziendali e dei titolari di
partecipazioni qualificate.
Anche le regole sulla struttura organizzativa corrispondono a quelle previste per le SGR.

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Sul piano del patrimonio, nelle SICAV il capitale coincide sempre con il patrimonio netto ed è
dunque costantemente variabile: perché nuovi investitori possono sottoscrivere azioni di nuova
emissione, incrementando così il patrimonio collettivo gestito e quindi i soci possono chiedere
rimborso in denaro delle proprie partecipazioni, così riducendo quel patrimonio.
La libera variabilità del capitale della SICAV incontra tuttavia un limite inferiore nel minimo
sopraindicato di 1 milione di euro, in quanto, se tale soglia e superata, verso il basso, per 60 giorni,
la società si scioglie. il patrimonio di entrambi i modelli può essere poi articolato in più comparti
(società multicomparto), giuridicamente autonomi l'uno rispetto all'altro, a ciascuno dei quali
poco rispondere l'emissione di una distinta categoria di azioni
Il patrimonio della Società è raccolto attraverso dei conferimenti dei soci; è destinato interamente
a essere investito nel mercato mobiliare; vi è il divieto di emettere obbligazioni.
Invece le SICAF possono emettere strumenti finanziari partecipativi.
Le azioni possono essere nominative o al portatore, secondo quanto previsto dallo statuto; a esse
sono fornite, oltre che di diritti patrimoniali, anche di diritti amministrativi e soprattutto del diritto
di voto. Il voto è attribuito per ciascuna azione nominativa, mentre quella al portatore
attribuiscono un solo voto al loro titolare, indipendentemente da quante ne possieda.
Per quanto riguarda le patologie, la disciplina applicabile alle SGR si applica anche alle società
SICA/SICAF.

Imprese di assicurazione
L'impresa assicurativa deve essere costituita in forma di società per azioni oppure di società
cooperativa con quote rappresentate da azioni. È necessaria l'autorizzazione da parte dell’IVASS, la
quale si inserisce nel procedimento di costituzione, condizionando l’iscrivibilità della società nel
registro delle imprese.
Il rilascio dell'autorizzazione condizionato al soddisfacimento dei requisiti patrimoniali, proprietari
e organizzativi che esamineremo. L'impresa di assicurazione è caratterizzata dal l'esclusività
dell'oggetto, non potendo esercitare attività diversa da quella assicurativa.
L'oggetto sociale suddiviso i rami: L’art. 2 definisce nel dettaglio i rischi assicurabili rispettivamente
nel ramo vita e nel ramo danni, individuando ulteriore sub articolazioni, a ciascuna delle quali
distintamente si deve riferire l'autorizzazione. Ad esempio, al ramo vita appartengono le
assicurazioni sulla durata della vita umana, quelle di nuzialità e di natalità, quelle contro il rischio
di malattia o di non autosufficienza; a ramo danni l'assicurazione per danni a beni, quella per
responsabilità civile, quella per perdite patrimoniali.

E’ previsto un capitale minimo assai più elevato di quello di diritto comune e che oscilla tra 1,5 e
7,5 milioni di euro a seconda del ramo e delle relative sub articolazioni prescelte.
un componente importante del patrimonio dell'impresa è rappresentato dalle cosiddette riserve
tecniche, si tratta di una voce di bilancio avente natura diversa da quelle del riserve di diritto
comune.
Le riserve tecniche delle società assicurative rappresentano vere e proprie passività, ancorché solo
stimate: si tratta infatti di una voce del bilancio che esprime: ogni impegno assicurativo... derivante
dai contratti di assicurazione nei confronti dei contraenti, degli assicurati, dei beneficiari e degli
aventi diritto a prestazioni assicurative. In questa voce sono già raggruppati i debiti aventi ad
oggetto la corresponsione dei risarcimenti e delle indennità a favore dei clienti, cui la società stima
di dover adempiere in conseguenza del verificarsi degli eventi dei dotti nei contratti di
assicurazione. Si tratta di debiti futuri. esprimendo debiti le riserve tecniche vanno iscritte, allo
stato patrimoniale del bilancio, non tra le voci del patrimonio netto, bensì come voci del passivo
vero e proprio.

Quanto ai requisiti proprietari, l'art. 77 c.ass dispone che i soci debbono soddisfare i requisiti di
onorabilità, competenza e correttezza. non tutti i soci si applica tuttavia questo vincolo, bensì ai

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soli titolari di partecipazioni di controllo o comunque qualificate. e inoltre previsto l'obbligo di
comunicazione preventiva all’IVASS dell'intenzione di acquistare una partecipazione qualificata.
Tali acquisti sono soggetti ad autorizzazione dell'autorità, che la rilascia valutando se sia assicurata
la sana e prudente gestione dell'impresa.
Anche per gli esponenti aziendali sono previsti taluni specifici requisiti: di onorabilità, di
professionalità e indipendenza, nonché criteri di competenza e correttezza.
Gli art. 30 c.ass Fissano infine alcune regole concernenti il sistema di governo societario, che deve
essere efficace, proporzionato la natura, alla portata e alla complessità delle attività e deve
consentirne una gestione sana e prudente.

Assai pervasivi sono i poteri di intervento dell’IVASS così ordinabili:


 audizione dei componenti degli organi sociali ho dei titolari di partecipazione qualificata;
 ordine di convocazione e convocazione diretta dell'assemblea o dell'organo amministrativo
e di controllo;
 adozione di misure preventive o correttive quali la restrizione delle attività poi il divieto di
effettuare determinate operazioni;
 nomina di un commissario per l'adozione dei singoli atti-
Compete invece al ministero dello sviluppo economico, su proposta dell’IVASS, lo scioglimento
dell'organo amministrativo e di controllo e la conseguente sottoposizione delle imprese alla
procedura di amministrazione straordinaria, quando risultino gravi irregolarità o siano previste
gravi perdite patrimoniali. Anche la sottoposizione a liquidazione coatta amministrativa è di
competenza del ministero, in caso di irregolarità o di perdite con eccezionale gravità.

$6 LE FORME DELL’ATTIVITA’: SERVIZI, I MODELLI CONTRATTUALI, I PRODOTTI

I servizi bancari: raccolta del risparmio tra il pubblico


La raccolta del risparmio tra il pubblico con obbligo di rimborso è attività riservata alle banche.
La raccolta da parte delle banche si realizza attraverso una pluralità di strumenti giuridici: in particolare
per mezzo della stipulazione di contratti di deposito di denaro, a loro volta articolati in forme diverse
(depositi semplici, depositi in conto corrente, libretti di deposito a risparmio, certificati di deposito);
per mezzo dell'emissione di obbligazioni, le quali pure possono assumere vesti diversi (obbligazioni
ordinarie, postergate, irredimibili, garantite).
I depositi assolvono, per il cliente, ad una funzione mista, in cui si intrecciano custodia e prestito del
denaro; invece, le emissioni obbligazionari prestano una più spiccata componente di investimento.
I depositi si configurano come operazioni individuali, l'emissione di obbligazioni come raccolta di
massa.

I depositi bancari
il deposito bancario è il contratto con il quale una parte versa una somma di denaro alla banca, che ne
acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla. Si tratta di un contratto reale, che si perfeziona con il
versamento del denaro e che assolve, per il cliente, alla duplice funzione di custodia del denaro e di
investimento finanziario; per la banca, alla funzione di reperimento del plafond pecuniario da
impiegare successivamente per l'erogazione del credito.
La Banca acquista la proprietà del denaro e dunque la piena disponibilità dello stesso.
Dalla stipulazione del contratto sorgono dunque obbligazioni a carico della banca: obbligo di
restituzione del capitale ricevuto e l’obbligo di corresponsione di un interesse.
Il deposito può essere a termine o libero. Nel primo caso (deposito vincolato) il credito alla
restituzione è esigibile solo alla scadenza del termine pattuito, nel secondo il depositante può chiedere
la restituzione del denaro (integralmente o parzialmente) in qualsiasi momento.
Il rapporto di deposito può svolgersi secondo modalità particolari.

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i) Principale è senza dubbio quella del deposito regolato in conto corrente. In tal caso il denaro è
versato in un conto e il correntista può disporre in qualsiasi momento delle somme risultanti a
suo credito (art. 1852 c.c); La disponibilità sulle somme, che gli è riconosciuta, non consiste nel
semplice diritto a rimborso ma nella possibilità di affidare alla banca incarichi di riscossione e di
pagamento che questa è obbligata ad eseguire. Parli servizio si sostanzia nell'esecuzione di
bonifici verso terzi, nel pagamento di assegni, nella domiciliazione di fatture di terzi.
Il cliente si obbliga a corrispondere alla banca un corrispettivo, forfettario o per singola
operazione (cd commissioni bancarie).
Quanto al saldo del conto, si distingue tra saldo contabile, disponibile e per valuta.
- Il saldo contabile è il risultato della mera contabilizzazione dell'operazione;
- il saldo disponibile rappresenta dunque la somma che effettivamente, in un dato momento, il
cliente può utilizzare.
- il saldo per valuta rappresenta la somma su cui il cliente matura interessi: es. Banca può
riconoscere interessi sull'importo incassato per effetto di un assegno.
Periodicamente, il cliente deve ricevere dalla banca l'estratto conto, ossia un riepilogo
contabile delle operazioni di dare e avere. Con la chiusura periodica del conto vengono
contabilizzati gli interessi a favore del cliente. L’art. 119 TUB stabilisce che l'estratto si intende
approvato se il cliente non vi si oppone per iscritto entro 60 giorni dal ricevimento.
Il rapporto di conto corrente può essere sciolto da ciascuna delle parti in qualsiasi momento.
ii) L'alternativa alla perché un c.c è l'emissione di un libretto di deposito a risparmio (art. 1835
c.c). In tal caso la banca rilascia un documento, nel quale viene annotata l'operazione
costitutiva del rapporto, e sul quale vanno altresì registrati gli eventuali versamenti o prelievi
successivi. Il deposito è libero, per cui questi può chiedere anche il rimborso totale, in qualsiasi
momento, con estensione del rapporto.
i libretti nominativi: intestati ad un nome, sono considerati meri documenti di legittimazione,
non destinati alla circolazione;
i libretti al portatore: erano veri e propri titoli di credito e permettevano la circolazione del
rapporto secondo la disciplina dei titoli al portatore; la normativa antiriciclaggio ne ha peraltro
ormai vietato l'emissione.
iii) L’art.12 TUB Prevede la possibilità per la banca di emettere titoli di deposito (certificati di
deposito o buoni fruttiferiferi). si tratta di veri e propri titoli di credito, che incorporano il diritto
del cliente al rimborso della somma depositata (unitamente agli interessi) alla scadenza
pattuita e che non permettono operazioni successive.

Le obbligazioni bancarie
le emissioni di obbligazioni è uno strumento alternativo di raccolta del risparmio. E’ un finanziamento
puro e si tratta di una raccolta di massa con incorporazione della posizione finanziaria del
sottoscrittore in un titolo destinato alla circolazione.
L’art.12 TUB stabilisce che le obbligazioni sono titoli di credito. Il loro contenuto può essere
determinato dagli amministratori, sia pur nel rispetto delle regole stabilite dalla Banca d'Italia.
Queste fissano tra l'altro una durata minima(36 mesi) e un taglio minimo (1.000 €). Inoltre accanto alle
obbligazioni classiche ci sono:
 le obbligazioni subordinate, cioè postergate, nel rimborso, al soddisfacimento di altri creditori
della banca;
 I prestiti irredimibili, ovvero rimborsabili i previa autorizzazione della Banca d'Italia, cioè
obbligazioni il cui rimborso e corresponsione degli interessi sono condizionati al mancato
avverarsi di situazione di criticità patrimoniale della banca (perdite di bilancio, andamenti
negativi della gestione);
 obbligazioni garantite, emesse nel contesto di una operazione complessa, che vede coinvolta,
oltre alla banca e ai sottoscrittori, una società veicolo. La banca che emette le obbligazioni al
contempo cede ad una società veicolo un'insieme di crediti di sicura realizzazione (crediti
garantiti da ipoteca o crediti verso pubbliche amministrazioni), concedendo alla medesima un
finanziamento per l'acquisto; la società veicolo rimborserà il finanziamento mediante le

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somme ricavate dal pagamento di tali crediti, i quali peraltro costituiscono al contempo
garanzia di soddisfacimento del debito assunto dalla banca a favore degli obbligazionisti;
quest'ultimi, in tal modo, trovano garanzia non solo nel patrimonio della banca(garanzia
generica) ma anche nel patrimonio separato costituito dai crediti ad elevata realizzazione,
oggetto dell'operazione.

I servizi bancari: finanziamento alle imprese e ai privati


i contratti di finanziamento sono molteplici. I principali sono il mutuo e l'apertura di credito, cui si
affiancano il leasing, lo sconto e l'anticipazione bancaria.

Il mutuo
Il mutuo è il contratto col quale una parte(mutuante) consegna all'altra(mutuatario) una determinata
quantità di denaro o di altre cose fungibili, e l'altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie
e qualità (art. 1813 c.c). Si tratta di un contratto reale, che si perfeziona con la consegna di moneta
scritturale, naturalmente oneroso: salvo diverso accordo, infatti, il mutuatario è tenuto (oltre che a
rimborso del capitale ricevuto) alla corresponsione di un interesse, cioè di un ulteriore importo che
rappresenta per il mutuante la remunerazione del finanziamento concesso.
L'interesse può essere determinato secondo diverse modalità (misura fissa o variabile) è corrisposto con la
periodicità stabilita nel contratto o in unica soluzione. l'art. 1815 stabilisce anche il divieto di pattuizione di
interessi usurari. il costo per il cliente bancario non è rappresentato solo dal l'interesse ma anche da
commissioni.
Il rapporto di mutuo è essenzialmente un rapporto di durata. Il termine pattuito si presume a favore di
entrambe le parti, a meno quando il prestito non sia garantito perché anche il mutuante ha un'aspettativa
alla persistenza del rapporto, te gli consente di maturare gli interessi. la restituzione del capitale può
avvenire in un'unica soluzione, al termine del rapporto, ma può anche essere pattuita una restituzione
rateale.
Il mutuo di scopo si caratterizza per il fatto che il contratto stabilisce la finalità alla quale il mutuatario
destinerà il capitale prestato; tale destinazione diviene oggetto di un ulteriore obbligo, a carico di
quest'ultimo, legittimando la risoluzione del contratto in caso di inadempimento. meritano poi di essere
ricordati anche i finanziamenti al consumatore e i finanziamenti collegati alla fornitura di beni o servizi.

L'apertura di credito bancario


Il contratto di apertura di credito è un contratto necessariamente bancario. L'art. 1842 c.c lo definisce
come il contratto col quale la banca si obbliga a tenere a disposizione dell'altra parte una somma di
danaro per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato.
Tale contratto prevede la corresponsione di un corrispettivo, a favore della banca (commissioni di
affidamento), determinato in percentuale rispetto alla somma resa disponibile, e che è dovuto a
prescindere dal fatto che il cliente prelevi e utilizzi poi, in tutto o in parte, il denaro. Egli dovrà altresì
corrispondere gli interessi per il godimento del denaro che effettivamente preleverà; in tal caso,
naturalmente, sorgerà anche l'obbligo di rimborso del denaro stesso. Il contratto può essere stipulato
a tempo determinato o a tempo indeterminato.
Se le parti possono convenire che il cliente abbia facoltà di utilizzare una sola volta la somma,
eventualmente in più tranches (apertura di credito semplice), l'art. 1843 stabilisce che, in assenza di
un patto in tal senso, il cliente può effettuare una pluralità di prelievi successivi e, con successivi
versamenti alla banca, può ripristinare in tutto o in parte la propria disponibilità. È usuale che
l'apertura di credito venga regolata in conto corrente, cioè che al contratto di finanziamento si associ
un contratto di conto corrente, in virtù del quale non solo i prelievi e i versamenti sono annotati in
conto, ma la Banca assume l'obbligo di curare, per conto del cliente, il servizio di cassa.
In altre parole, quando il conto è affidato (quando cioè la banca ha concesso un'apertura di credito), il
saldo potrà essere negativo (sino al limite dell'importo massimo dell'affidamento), nullo o positivo a
seconda dell'andamento degli addebiti e degli accrediti. Viceversa, se il conto è associato
esclusivamente a un contratto di deposito, il saldo potrà essere positivo o nullo.
E’ normale che la banca tolleri, entro certi limiti, degli sconfinamenti, cioè che esegua pagamenti o
consenta prelievi oltre l’importo dell’affidamento.

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Lo sconto bancario e anticipo su fatture
Lo sconto bancario è definito dall'art. 1858 c.c come il contratto col quale la banca, previa deduzione
dell'interesse, anticipa al cliente l'importo di un credito verso terzi non ancora scaduto, mediante la
cessione, salvo buon fine, del credito stesso.
Per mezzo di tale operazione il cliente consegue immediatamente il valore di un credito, non ancora
scaduto, ricevendo in anticipo il relativo importo (così, ottenendo di trasformare liquidità futura in
liquidità presente), Egli corrisponde alla banca un interesse(commisurato all'entità della somma
ottenuta e al tempo mancante alla scadenza del credito), nella forma di una riduzione dell' anticipo
rispetto al valore nominale del credito (Lo sconto) che la Banca procederà a incassare alla scadenza.
Il contratto prevede dunque la cessione alla banca del credito e la deduzione dell'interesse, come
elementi essenziali; anche la inesigibilità attuale del credito è essenziale. La cessione del credito
avviene pro solvendo: Il cliente garantisce infatti l'adempimento del debitore ed è tenuto a restituire
alla banca la somma ricevuta, in caso di mancato pagamento da parte del terzo.

Dallo sconto va distinta anche l'anticipazione su fatture (Sconto improprio), operazione nella quale il
cliente consegna la banca una fattura emessa nei confronti di u terzo suo debitore, incaricando la
banca stessa dell'incasso e ricevendo anticipatamente il relativo importo. In tale operazione non sia
cessione del credito, ma ha mandato conferito alla banca per la riscossione.
si tratta di Un'operazione strutturata, che si sostanzia nel rilascio da parte del cliente di una ricevuta
bancaria (ri.ba) nella quale egli attesta di ricevere per mezzo della banca stessa il pagamento di un
credito vantato nei confronti di un terzo; la banca provvede a riscuotere il credito, nell'interesse del
cliente, rilasciando allora la ricevuta debitore pagante.

Il factoring
Il factoring o cessione dei crediti d'impresa, è un'operazione complessa, di cui sono parte una banca e
un imprenditore, in virtù della quale quest'ultimo cede alla banca, normalmente in blocco, i propri
crediti pecuniari presenti e futuri, nascenti da contratti stipulati nell'esercizio dell'impressa, per un
corrispettivo determinato in ragione del valore nominale dei crediti, dedotto il profitto che la banca si
prefigge di realizzare mediante l'operazione.
il trasferimento avviene pro solvendo. il contratto può prevedere che il corrispettivo da parte di
quest'ultimo venga versato al cedente a mano a mano che i crediti maturano e vengono incassati, o
che sia corrisposto un anticipo.

Il contratto di forfaiting ha ad oggetto la cessione di crediti, di regola cambiari, dietro corrispettivo e


senza garanzia di solvenza dei debitori, da parte del cedente (cessione pro soluto); generalmente si
tratta di crediti nascenti da contratti di fornitura di beni o servizi verso clienti esteri.

La locazione finanziaria
Il leasing finanziario è il contratto con il quale una banca o altro intermediario finanziario… si
obbliga ad acquistare o a far costruire un bene su scelta e secondo le indicazioni dell'utilizzatore,
che ne assume tutti i rischi, anche di perimento, e lo fa mettere a disposizione per un dato tempo
verso un determinato corrispettivo che tiene conto del prezzo di acquisto o di costruzione e della
durata del contratto. Alla scadenza del contratto utilizzatore ha diritto di acquistare la proprietà
del bene a un prezzo prestabilito, ovvero, in caso di mancato esercizio del diritto, l'obbligo di
restituirlo. Si tratta di un'operazione complessa cui partecipano tre soggetti: l'utilizzatore, il
fornitore del bene e il concedente. Il primo è interessato ad un bene, anziché acquistarlo
direttamente lo fa acquistare dal concedente; questo gliene concede poi il godimento, a fronte
della corresponsione di determinato canone; al termine del rapporto locatizio, l'utilizzatore può
decidere se riscattare il bene, pagando un canone finale prestabilito, o lasciarlo in proprietà alla
banca, consegnandolo alla medesima. oggetto del contratto può essere un bene mobile o

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immobile. La funzione finanziaria è assolta dalla banca in virtù del fatto che essa anticipa il prezzo
del bene, corrispondendo al fornitore; utilizzatore rimborsa ratealmente il finanziamento
mediante la corresponsione dei canoni.

Leasing Operativo si caratterizza come semplice operazione bilaterale, in cui il concedente è lo


stesso costruttore/proprietario del bene. nel leasing operativo manca ogni funzione di
finanziamento: l'interesse che muove il concedente è quello di allocare il bene di proprietà,
traendone i frutti civili durante la sua vita utile. al termine del rapporto il bene viene restituito,
salvo che sia previsto anche qui il diritto di acquisto a favore dell'utilizzatore.

La locazione finanziaria di ritorno (sale and lease back), È un contratto in cui il proprietario di un
bene (spesso imprenditore) lo cede a un terzo (impresa finanziaria), il quale glielo concede subito
di ritorno in leasing; in questo modo l'utilizzatore mantiene il godimento del bene, conseguendo al
contempo liquida (il prezzo di acquisto che il concedente gli corrisponde) chi è restituisce poi
ratealmente mediante il pagamento dei canoni della locazione. la funzione di finanziamento
evidente: in questo caso il finanziamento non è concesso per l'acquisto di un nuovo bene, ma
disponendo di un bene già di proprietà dell'utilizzatore, bene che, in quanto trasferito in proprietà
al concedente, rappresenta per il medesimo una garanzia di recupero del finanziamento.

L’anticipazione bancaria
La banca, nel concedere un finanziamento ad un imprenditore o ad altro soggetto, valuta
prognosticamente la solvibilità del cliente, cioè la probabilità, in base alla situazione patrimoniale
finanziaria del medesimo, che egli adempia regolarmente al proprio debito restitutorio (merito
creditizio). Spesso poi richiede che il finanziamento sia assistito da una garanzia.
L’anticipazione bancaria consiste in un prestito o in un affidamento, da parte della Banca,
garantito da pegno su titoli o merci.
Il TUB art 38, prevede poi diverse ipotesi di finanziamento speciali assistiti da garanzia. Tra questi
merita di essere menzionato il credito fondiario, finanziamento a medio lungo termine concesso
da una banca e garantito da ipoteca immobiliare; si tratta di un'operazione vantaggiosa per la
banca ma anche per quest'ultimo il quale oltre a poter magari a spuntare un tasso di interessi
migliore può in qualsiasi momento estinguere anticipatamente il debito e può sanare fino a sei
volte eventuali ritardi nel pagamento delle rate.
Ogni contratto di finanziamento può essere assistito da una garanzia personale o reale; e accanto
la legge contempla anche alcune garanzie specifiche, utilizzabili solo nei rapporti con le banche o
altre imprese finanziarie.

Le garanzie comuni possono essere reali(pegno, ipoteca) o personali (fideussione). In particolare,


ricordiamo la fideiussione omnibus, garanzia avente ad oggetto tutti i crediti, anche futuri, chi è il
creditore garantito vanta e vanterà nei confronti di un determinato soggetto.

Le garanzie speciali, in particolare per i casi in cui il cliente finanziato eserciti un'impresa sono: il
patto marciano, le garanzie grazie e il pegno non possessorio.

Il patto marciano (art.48 TUB), arricchisce il finanziamento concesso dalla banca a favore di un
imprenditore con il trasferimento di un immobile, di proprietà del cliente o di un terzo, a favore
della banca stessa, sospensivamente condizionato all'inadempimento grave degli obblighi di
restituzione del finanziamento. L’ adempimento è grave a ricorrere delle circostanze previste al co.
5: ad es. in caso di rimborso rateale mensile, decorsi 9 mesi dalla scadenza di almeno tre rate.
Il creditore può allora notificare al debitore, o al terzo garante, la propria volontà di avvalersi della
garanzia; l'immobile viene dunque stimato da un perito nominato dall'autorità giudiziaria e se il

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valore risulta superiore rispetto al debito restitutorio residuo, il creditore deve core rispondere al
debitore o terzo garante la differenza.

Il contratto di garanzia è il contratto costitutivo di pegno, avente ad oggetto attività finanziarie


(denaro, strumenti finanziari, credi di pecuniari derivanti da un finanziamento), diretto a garantire
un'obbligazione finanziaria è stipulato tra una banca eun soggetto diverso da una persona fisica, o
fra due banche o intermediari. In caso di inadempimento, il creditore può vendere direttamente le
attività finanziarie e trattenere il corrispettivo sino a concorrenza del credito o utilizzare il contante
impegno per soddisfare il credito.

Il pegno non possessorio è costituito da un imprenditore per debiti inerenti all'esercizio


dell'impresa, e ad oggetto beni mobili anche immateriali destinate all'impresa stessa, o crediti
derivanti dal suo esercizio. Contrariamente a quanto accade nel pegno, in generale la garanzia non
richiede la consegna al creditore dei beni, i quali dunque rimangono in possesso del datore della
garanzia stessa e possono così continuare ad essere utilizzati nell'impresa. Inoltre, potendo essere
costituiti impegno beni soggetti ad obsolescenza o destinati ad essere trasformati e venduti, è
prevista come naturale la rotattività della garanzia; il pegno può così gravare su classi di beni
individuate in base alla specifica collocazione all'interno dell'impresa.
In caso di inadempimento del debito garantito, il creditore oltre a potersi avvalere di modalità di
escussione della garanzia simile a quelle previste per la garanzia finanziaria, può se il contratto lo
prevede, concedere in locazione a terzi i beni oggetto del pegno e tenere i canoni fino ad
estinzione del debito stesso.

Garanzie Bancarie
Quelle appena esaminate sono denominate garanzie attive, cioè costituite, dal cliente o da un
terzo, a protezione di un credito della banca.
Le garanzie passive sono invece quelle che la banca concede per garantire il debito che un proprio
cliente ha nei confronti di un terzo. Le garanzie passive sono garanzie personali.
Il tipo contrattuale di riferimento e la fideiussione: è fideiussore colui che, obbligandosi
personalmente verso il creditore, garantisce l'adempimento di un'obbligazione altrui (art.1936 c.c).
La garanzia nasce dunque da un contratto, stipulato tra creditore e fideiussore. Si tratta di un
contratto con obbligazioni a carico di una sola parte; quindi, si perfeziona quando la dichiarazione
del fideiussore per viene a conoscenza della controparte, se questa non rifiuta.
Una particolare specie diffusa in ambito bancario e la fideiussione a prima richiesta.
nella fideiussione ordinaria, il garante è tenuto al pagamento in solido con il debitore principale e
può opporre al creditore tutte le eccezioni che spettano al debitore principale stesso.
La fideiussione a prima richiesta invece contiene una clausola in deroga che impone al fideiussore
di pagare in ogni caso, sulla base della semplice richiesta del creditore, rinviando ogni eventuale
eccezione sul debito garantito alla fase successiva al pagamento: il garante è tenuto a pagare e
poi, se sussistevano eccezioni, può agire nei confronti del creditore. Il vantaggio offerto al
creditore è evidente, poiché egli non dovrà farsi carico, per ottenere il pagamento, di una
eventuale azione giudiziaria, ma ottiene immediatamente la somma richiesta.

Una garanzia ancora più forte è rappresentata dal contratto autonomo di garanzia, in questo caso
il garante è obbligato a pagare su semplice richiesta del creditore. IIl creditore ha così la certezza di
escutere con successo la garanzia. Sarà poi il debitore principale a poter far valere eventuali
circostanze inficianti il credito garantito, per ottenere dal creditore la restituzione di quanto dallo
stesso indebitamente conseguito. Si tratta di un contratto, stipulato fra garante e creditore, non
riconducibile alla fideiussione, puoi che rompe il legame di accessorietà tra garanzia che
obbligazione principale, tipico di questa.

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I servizi di pagamento
Sono servizi offerti innanzitutto dalle banche ma anche da intermediari non bancari, quali gli
istituti di pagamento (IP) e gli istituti emittenti moneta elettronica (IMEL).
i servizi di pagamento sono elencati nell art.1, co. 2 TUB, e sono principalmente i seguenti:
i. ricezione e rilascio di contante su e da un conto e gestione del conto;
ii. esecuzione di operazioni di pagamento, “il pagamento” è il trasferimento di denaro da uno
all'altro conto; questo può avvenire mediante bonifico o mediante addebito diretto oppure
attraverso l'uso di carte di pagamento.
iii. emissione di strumenti di pagamento. Si tratta di dispositivi personalizzati e in primo luogo
delle carte di pagamento, tessere che permettono di effettuare pagamenti presso esercenti
convenzionati o presso sportelli automatici. Tali sono le carte di credito, che instaurano
un'operazione trilaterale nella quale l'intermediario emittente della carta corrisponde all'
esercente l'importo oggetto del singolo pagamento, mentre il pagatore, titolare della carta,
corrisponde al l'emittente l'importo complessivo di tutti i pagamenti effettuati in un
determinato periodo, al termine dello stesso; e le carte di debito, in virtù delle quali
l'importo di ogni pagamento e immediatamente prelevato dal conto del pagatore (servizio
pagobancomat);
iv. rimessa di denaro. Si tratta di un trasferimento di denaro da un pagatore a un beneficiario,
per il tranne di uno o più intermediari, senza transito attraverso conti.

I conti di pagamento
L’esecuzione delle operazioni vi pagamento può avvenire secondo due distinti schemi: rimessa di
denaro o come scritturazione su conti di pagamento.
la rimessa di denaro ed e finita come il servizio nel quale, senza l'apertura di conti di pagamento, il
prestatore di servizi di pagamento riceve i fondi dal pagatore con l'unico scopo di trasferire un
ammontare corrispondente al beneficiario o ad un'altro prestatore di servizi di pagamento che
agisce per conto del beneficiario.
L'apertura dice conferendo continuità nella fruizione del servizio da parte del cliente che apre
presso l'intermediario un dossier contabile, dove può avere o versare o ricevere denaro utile per
eseguire future operazioni di pagamento.
Il conto corrente bancario è un conto di pagamento. gli intermediari non bancari autorizzati a
fornire i servizi di pagamento possono aprire a loro volta conti di pagamento intestati ai clienti. La
differenza tra i primi e i secondi consiste nel fatto che il conto bancario rappresenta una modalità
di svolgimento di un rapporto di deposito o di finanziamento bancari, mentre il conto di
pagamento non bancario e strumentale all'effettuazione di operazione di pagamento. per tale
ragione, mentre la banca è legittimata ad impiegare e tipicamente impiega il denaro depositato dai
clienti nell’erogazione di credito, l’IP non può farlo, perché esso non svolge attivita di
intermediazione nei finanziamenti.
Vanno ricordati i seguenti principi:
i. la ricezione di fondi da accreditare in conti di pagamento non bancari non costituisce
raccolta del risparmio tra il pubblico, che attività riservata alle Banche;
ii. L’IP deve versare il denaro ricevuto presso una banca o investirlo in relazioni finanziarie a
basso rischio;
iii. il patrimonio costituito da tale denaro ed è rapporti in cui è investito costituisce patrimonio
distinto da quello dell’IP.

Servizi di intermediazione negli investimenti


Si tratta di attività, esercitabili principalmente dalle SIM e dalle banche, il servizio di gestione
individuale di portafogli e quello di consulenza anche dalle SGR; solo la consulenza anche dai
consulenti autonomi.

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La gestione collettiva del risparmio è riservata alle SGR, SICAV e SICAF.

A. Il servizio di collocamento. Si tratta del servizio di chi distribuisce strumenti finanziari al


momento della loro emissione. L'operazione muove dunque da un contratto con
l'emittente o il venditore, in forza del quale l'intermediario si impegna a promuovere la
sottoscrizione o la vendita degli strumenti finanziari presso il pubblico.
Nel collocamento con assunzione a fermo, l'intermediario sottoscrive/acquista esso stesso
in proprio gli strumenti finanziari, con l'impegno di distribuirli immediatamente dopo
presso il pubblico; in tal modo l'emittente/venditore alla garanzia del buon esito
dell'operazione. Analoga funzione svolge il collegamento con impegno irrevocabile
dell'intermediario di sottoscrivere/acquistare gli strumenti finanziari che, all'esito
dell'offerta, non risultassero sottoscritti/acquistati da terzi. il rischio di un collocamento
incompleto viene invece a gravare sull’emittente/venditore nel collocamento senza
impegno irrevocabile.

B. il servizio di negoziazione consiste nella conclusione di contratti di acquisto o di vendita di


strumenti finanziari, nell'interesse dei clienti. può essere svolto in due distinti modi: come
negoziazione per conto proprio o come esecuzione di ordini per conto dei clienti.

Negoziazione per conto proprio, si intende l'attività di acquisto e vendita di strumenti


finanziari, in contropartita diretta. l'intermediario, cioè, entra esso stesso come parte del
contratto di compravendita, impegnando il proprio patrimonio, ossia proprio denaro, o
strumenti finanziari di sua proprietà, con ciò potendo trarre anche vantaggio dalle
oscillazioni di valore degli strumenti compravenduti. la negoziazione avviene di regola per
eseguire un ordine di negoziazione del cliente. ciò permette di distinguere il servizio in
esame dal caso in cui un qualsiasi soggetto si limita a gestire il proprio portafoglio di
investimento.

per esecuzione di ordini per conto dei clienti si intende la conclusione di accordi di
acquisto un di vendita di uno più strumenti finanziari per conto dei clienti. l'intermediario
raccoglie un ordine di acquisto di vendita su un dato strumento finanziario, da parte del
cliente, ricerca una controparte e stipula in nome e per conto del cliente stesso il contratto
di compravendita. la differenza rispetto alle negoziazioni in proprio consiste nel fatto che,
l'intermediario non utilizza risorse proprie ma si limita a concludere un'operazione che
investe i patrimoni del proprio cliente.

C. Il servizio di ricezione trasmissione di ordini. Si tratta di un'attività che si sostanzia in un


mero avvicinamento tra domanda e offerta, senza intervento diretto nella stipulazione del
contratto di sottoscrizione o di compravendita dello stesso strumento finanziario.

D. Servizio di consulenza. Consiste nel fornire raccomandazioni personalizzate a un cliente


riguardo a una o più operazioni relative a strumenti finanziari. Una raccomandazione è
personalizzata se è presentata come adatta per lo specifico cliente cui è indirizzata, o è
basata sulla considerazione delle sue caratteristiche. Tale servizio può essere reso non solo
dalle SIM, dalle banche e SGR, ma anche da consulenti autonomi e appositi le società di
consulenza. La caratteristica cruciale della consulenza è rappresentata dall essere calibrata
sulle specificità del singolo cliente e ciò la distingue da altre attività come il rating o
l'informazione pubblicitaria. La raccomandazione deve essere specifica, cioè deve
concernere un'operazione (acquisto, vendita, esercizio di un'opzione) avente ad oggetto un
determinato strumento finanziario.

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E. il servizio di gestione individuale di portafoglio. È la gestione, su base discrezionale e
individualizzata, di portafogli di investimento che includono uno o più strumenti finanziari
nell'ambito di un mandato conferito dai clienti. Il servizio consiste in ciò: il cliente che
dispone di risorse finanziarie le affida l'intermediario, incaricandolo di provvedere alla loro
gestione, mediante il compimento di operazioni finanziarie, con obiettivi di rendimento;
l'intermediario cura la gestione, adottando distintamente per ciascun proprio cliente le
scelte finanziarie che ritiene via via opportune.
Elementi caratterizzanti il servizio sono l'individualità e la discrezionalità della gestione.
L'individualità lo differenzia dalla gestione collettiva del risparmio, nella quale le risorse di
ciascun investitore confluiscono in un patrimonio globale, che viene gestito unitariamente.
l'individualità si esplica su due piani. Su quello proprietario, essa implica che il patrimonio
finanziario affidato dal singolo cliente resta nella titolarità esclusiva del medesimo; sul
piano operativo, le decisioni gestorie vengono assunte dall'intermediario portafoglio per
portafoglio e sono dunque in linea di principio differenziate, quanto ai tempi, entità,
oggetto, a seconda dei clienti. L’art. 24 TUF prevede inderogabilmente che il cliente posse
in ogni momento in impartire istruzioni vincolanti all'intermediario.
La discrezionalità della gestione implica la libertà di quest'ultimo di determinarsi nelle
operazioni da compiere nell'interesse di quest'ultimo. È una discrezionalità vincolata: al
momento della conclusione del contratto; infatti, le parti con concordano la linea di
gestione che l'intermediario dovrà seguire (tipologie di strumenti finanziari, obiettivi di
investimento).
La legge prevede inoltre che l'intermediario indichi al cliente un parametro significativo di
riferimento (benchmark) cioè un indicatore variabile, capace di simulare l'andamento di
una gestione aderente alla linea concordata, così che il cliente possa avere un costante
raffronto comparativo dell'efficienza dell'operato del suo intermediario.
L’intermediario è per tutto ciò tenuto a gestire il portafoglio con diligenza professionale,
nel rispetto delle linee di investimento pattuita, ed è responsabile dei danni arrecati al
cliente in caso di violazione. L'art. 24 TUF, regola il diritto di recesso delle parti, stabilendo
che il cliente può esercitarlo in qualsiasi momento, senza onere di preavviso;
l'intermediario può invece recedere solo se il contratto è a tempo indeterminato e
osservando un congruo termine di preavviso.

Il servizio di gestione collettiva del risparmio


Art. 1 co.1 TUF, si tratta della gestione di OICR, cioè della gestione in monte di un
patrimonio raccolto tra una pluralità di investitori, nel loro interesse e in autonomia dai
medesimi. È riservato a specifici intermediari autorizzati (SGR, SICAV, SICAF).
Il patrimonio e raccolto tra una pluralità di investitori. Il requisito è integrato a condizione
che il servizio non sia concepito e strutturato come meramente bilaterale. Inoltre, le risorse
convergono in un portafoglio unitario di pertinenza di più di un soggetto. La gestione di
tale patrimonio viene esercitata in Monte, cioè mediante operazioni non calibrate sul
singolo investitore, bensì sulla collettività dei partecipanti. Avviene inoltre in autonomia
rispetto agli investitori stessi, i quali non possono impartire direttive vincolanti in relazione
alle operazioni da compiere. Si tratta di una gestione che si basa su una politica di
investimento predeterminata, cioè fondata su criteri e obiettivi di investimento predefiniti.
L’adesione al servizio si realizza per mezzo della sottoscrizione o dell'acquisto di una
partecipazione, che assume la forma di quota del fondo Comune di investimento o di
azione della SICAV o SICAF. Il disinvestimento si attua mediante la vendita della

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partecipazione o, nei fondi comuni aperti e nelle SICAV, mediante rimborso della
medesima. La struttura di erogazione del servizio prevede la presenza di due, distinti
soggetti. All'intermediario gestore si affianca il depositario, una banca o un'impresa di
investimento cui è affidata la custodia dei beni che compongono il patrimonio collettivo. Si
instaura dunque una rete di rapporti giuridici, gli uni tra ciascun investitore e la
SGR/SICAV/SICAF, l'altro tra il gestore e il depositario. Quanto all'oggetto, il servizio può
attenere alla gestione di un patrimonio di investimento non solo in strumenti finanziari ma
anche in partecipazioni, beni mobili o immobili, nei limiti stabiliti poi a livello
regolamentare.

Le nozioni generali: prodotti finanziari, strumenti finanziari e valori mobiliari


La nozione più ampia, comprensiva di ogni relazione finanziaria è quella di prodotto
finanziario; di questa, costituisce un sottoinsieme la classe degli strumenti finanziari; a sua
volta, questa comprende nella categoria dei valori immobiliari.
a) Sono valori mobiliari le categorie di valori che possono essere negoziati nel mercato
dei capitali: in particolare la legge elenca le azioni di società e altri titoli equivalenti, le
obbligazioni e altri titoli di debito. Sono riconducibili a questa categoria anche gli
strumenti finanziari partecipativi o non partecipativi seriali emesse dalle SPA quando
negoziabili.
b) Gli strumenti finanziari sono elencati in allegato al TUF (art 1, co.2). la categoria
comprende gli strumenti finanziari non derivati e i derivati.
Strumenti finanziari non derivati sono:
 I valori mobiliari;
 gli strumenti del mercato monetario, cioè strumenti negoziati nel mercato
monetario (Buoni del Tesoro, certificati di deposito);
 le quote di OICR.
Strumenti Finanziari derivati, consistono in relazioni finanziarie che prevedono uno
scambio futuro di denaro o di altri beni, la cui entità è commisurata (derivata) da un
determinato indice.

c) Prodotti finanziari, sono gli strumenti di ogni forma di investimento di natura


finanziaria.
La finanziarietà è ravvisabile ogni qualvolta vi sia la destinazione di un capitale
finanziario (denaro ma anche altri beni) con attesa di una remunerazione e assunzione
del rischio di mancato recupero del capitale stesso.
Non sono prodotti finanziari un bene materiale o immateriale, i depositi bancari o
postali, gli strumenti di pagamento, o il denaro stesso.

Prodotti finanziari complessi: i derivati


Azioni, obbligazioni, titoli di Stato sono gli esempi principali di quelli che si potrebbero
definire prodotti finanziari semplici. Il mercato ha elaborato anche i prodotti più
complessi. Tali sono gli strumenti finanziari derivati. Pur nella loro varietà, consistono in
relazioni contrattuali avanti ad oggetto un impegno finanziario la cui entità è correlata
ad un determinato parametro esterno. È consueto distingue tre sottinsiemi di derivati: i
derivati finanziari, in derivati su merci e i derivati diversi.
 i derivati finanziari possono consistere in operazioni standardizzate a
termine(futures), aventi ad oggetto la futura consegna di valute ho valori
immobiliari ad un prezzo predeterminato ab origine; la connotazione finanziaria
della relazione consiste nel rischio derivante dalla fluttuazione nel valore del
parametro sottostante tra il momento della perfezionamento dell'operazione e
quello della consegna. Allo stesso gruppo che appartengono gli SWAPS, relazioni

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che prevedono uno scambio reciproco di flussi di denaro ciascuno di entità
commisurata all'andamento di un distinto parametro di carattere finanziario (la
quotazione di un determinato valore mobiliare, il tasso di cambio di una valuta).
L'opzione invece consiste nel diritto, dietro corresponsione di un premio, di
cedere o acquistare a scadenza un dato bene finanziario a prezzo
predeterminato.
 i derivati sul merci presentano la stessa varietà e le stesse strutture dei
precedenti ma il parametro sottostante consiste non in beni finanziari ma in altri
beni (metalli, prodotti agricoli, energia ecc.) un la finanziaria età dell'operazione
dipende qui da un dato estraneo all'oggetto: in particolare dalla circostanza che
il rapporto giuridico in cui essa consiste sia negoziato in una sede di
negoziazione, oppure dal fatto che l'operazione sia destinata ad essere regolata
mediante pagamento del differenziale in contanti.
 i derivati diversi comprendono tutte le relazioni ancorate a parametri non
finanziari e non consistenti in merci: ad es. strumenti per il trasferimento del
rischio di credito, oppure di opzioni, futures o swaps facendo riferimento a
variabili climatiche, tariffe di trasporto, quote di emissione o tassi di inflazione.
In generale tutti questi prodotti possono perseguire finalità speculative, oppure,
in alcuni casi, di copertura. Ad es. attraverso la stipulazione, con un
intermediario, di un contratto denominato interest rate swap, il cliente
conviene di core rispondere annualmente allo stesso un tasso fisso su un dato
capitale nozionale e di ricevere dal medesimo un importo viceversa pari al tasso
ufficiale di sconto sul medesimo capitale nazionale.

I prodotti di secondo livello: gli OICR


Organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR), è un organismo il cui patrimonio è
raccolto tra una pluralità di investitori mediante l'emissione e l'offerta di quote o azioni, gestito in
monte nell'interesse degli investitori e in autonomia dai medesimi nonchè investito in strumenti
finanziari, crediti…, partecipazioni o altri beni mobili o immobili, in base a una politica di
investimento predeterminata.
Gli OICR possono infatti presentarsi nella forma dei fondi comuni oppure in forma societaria.
A. lo schema del fondo Comune di investimento si basa sulla costituzione di un patrimonio
autonomo gestito dalla SGR. L’art. 36 TUF, stabilisce che ciascun fondo Comune di
investimento, o ciascun comparto di uno stesso fondo, costituisce patrimonio autonomo,
distinto a tutti gli effetti dal patrimonio della società di gestione del risparmio e da quello di
ciascun partecipante, nonché da ogni altro patrimonio gestito dalla stessa società; delle
obbligazioni contratte per conto del fondo, la SGR risponde esclusivamente con il
patrimonio del fondo stesso. La società di gestione del risparmio non può in alcun caso
utilizzare virgolo nell'interesse proprio o di terzi, i beni di pertinenza dei fondi gestiti. Del
patrimonio è titolare la SGR, la quale è contrattualmente obbligata alla gestione
nell'interesse dei partecipanti al fondo, secondo le modalità e con gli obiettivi fissati nel
regolamento del fondo predisposto dalla stessa SGR. L'investitore che aderisce al fondo
diviene titolare di quote di partecipazione allo stesso; le quote sono rappresentate da titoli
di credito nominativi o al portatore e sono destinate alla circolazione.
Il TUF contempla una pluralità di tipologie di fondi.
Fondo aperto è quello in cui i partecipanti hanno il diritto di chiedere il rimborso delle
quote secondo le modalità e con la frequenza previste dal regolamento. Fondo chiuso e
quello che non prevede tale diritto(per cui salva la cedibilità della quota, l'investitore dovrà
attendere la scadenza del fondo, come stabilito dal regolamento stesso) o lo prevede con
periodicità superiore.

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Fondi armonizzati sono fondi aperti, così chiamati perché disciplinati omogeneamente a
livello europeo. essi investono prevalentemente in valori mobiliari e strumenti del mercato
monetario quotati.
La categoria dei fondi alternativi (FIA) comprende ogni altro fondo. La FIA che è una SGR
soggetta regole specifiche. Si configurano come una categoria generica sia quanto a
struttura del rapporto (possono essere aperti oppure chiusi) sia quanta oggetto
dell'investimento. Si tratta dei fondi che investono principalmente in imprese di dimensioni
non grandi (fondi per il venture capital e fondi a lungo termine).
I Fondi riservati sono caratterizzati dal fatto che la partecipazione è possibile solo per gli
investitori professionali o per i clienti diversi che investono una somma molto elevata. I
fondi non riservati non prevedono al contrario limitazione.

B. L’OICR Societario si basa su una struttura diversa: qui l'investitore è socio di una società
SPA, la quale ha per oggetto esclusivo la gestione collettiva del patrimonio proprio. La
partecipazione azionaria rappresenta dunque essa stessa il rapporto di investimento e il
patrimonio investito e quello della società. Le azioni possono essere nominative o al
portatore della loro circolazione è libera. All'investitore spettano gli ordinari diritti sociali
ma la gestione del patrimonio rimane caratterizzata dall autonomia propria di ogni OICR. Le
azioni di SICAV attribuiscono l’investitore il diritto di rimborso del loro valore, da parte della
società, con la periodicità prevista dallo statuto; a questo è dovuta l'espressione” a capitale
variabile” è il principio per cui il capitale corrisponde sempre al patrimonio netto della
società. Viceversa le azioni di SICAF non prevedono questo diritto, per il che l'investitore
può dismettere la partecipazione solo trasferendola o alle condizioni previste dal diritto
societario comune.

I servizi assicurativi
Il core business delle imprese di assicurazione è rappresentato dalla prestazione dei servizi
assicurativi, per mezzo dei quali il cliente soddisfa il bisogno finanziario di copertura da un rischio
derivante da un possibile evento futuro e incerto. I servizi sono forniti per mezzo di contratti
(contratti di assicurazione). L’art 2 c.ass individua due distinti rami nei quali l'impresa può operare:
il ramo danni e il ramo vita. Nel primo, il servizio consiste nell'impegno dell'impresa di tenere
indenne l'assicurato della perdita patrimoniale che avesse a subire qualora si verificasse l'evento
dedotte in contratto. Nel secondo, consiste nell'assicurare la corresponsione di una somma al
verificarsi di un evento attinente alla vita umana.
I due servizi si distinguono dunque per la funzione (indennitaria l'uno, previdenziale l'altro). Ciò
che li accomuna e l'assunzione di un rischio collegato ad un evento futuro e incerto nella sua
realizzazione o nei tempi di realizzazione. Il rischio per l'impresa è sempre presente e si configura
come il rischio di indennizzo, nell'assicurazione danni, e come rischio demografico,
nell'assicurazione vita.
Per Il cliente è costante la presenza del bisogno finanziario eventuale. Per entrambi le parti,
cruciale è l'incertezza correlata all'evento o ai suoi tempi.
L'attività assicurativa comprende anche i servizi con funzione di investimento. Hanno funzione di
investimento le polizze united linked e index linked.
Va poi menzionato il contratto di capitalizzazione, che l’art 179 c.ass definisce come il contratto
mediante il quale l'impresa di assicurazione si impegna, senza convenzione relativa alla durata
della vita umana, a pagare somme determinate al decorso di un termine prestabilito in
corrispettivo di premi, unici o periodici, che sono stati effettuati in denaro o mediante altre attività.
In sostanza, il cliente affida all'impresa un capitale e questa si obbliga a restituirlo alla scadenza
convenuta incrementato del tasso di interessi concordato.

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Il contratto di assicurazione in generale
L'assicurazione è il contratto col quale l'assicurato, veros il pagamento di un premio, si obbliga a
rivalere l'assicurato, entro i limiti convenuti, del danno adesso prodotto da un sinistro, ovvero a
pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana. (art. 1882
c.c).
Si tratta di un contratto consensuale, a prestazioni corrispettive (la corrispettività si instaura tra
premio e sicurezza). Si richiede la prova scritta del contratto. Il documento contenente il testo del
contratto, che il contraente ha diritto di ricevere dall’assicuratore, prende il nome di polizza. La
stipulazione può avvenire direttamente tra cliente e impresa di assicurazione ma è assai frequente
che queste si avvalga di intermediari assicurativi. Tali possono essere fra l'altro banche, SIM, agenti
di assicurazione o mediatori di assicurazione. Il contratto concluso da un'impresa non autorizzata è
nullo.
Il Rischio (cioè l'incertezza sulla possibilità che in futuro si verifichi o sui tempi in cui si verificherà
l'evento dedotto in contratto) costituisce elemento essenziale del contratto, che infatti è nullo
sesso non è mai esistito o ha cessato di esistere prima della conclusione del contratto. Si ritiene
nulla anche l'assicurazione che copra il c.s rischio putativo, relativo cioè a eventi già verificatisi, ma
di cui le parti ignorano l'esistenza.
Anche l'interesse dell’assicurato (il soddisfacimento del bisogno finanziario) costituisce elemento
essenziale del contratto. Si ha interesse ogni qualvolta l'assicurato non è finanziariamente
indifferente alla verificazione dell'evento ddedotto in contratto.
Le prestazioni consistono, per il cliente, nel pagamento del premio, che può avvenire in un'unica
soluzione o con versamenti periodici, e per l'assicuratore, nella corresponsione della somma
convenuta.
Il premio è normalmente stabilito dall assicuratore sulla base della probabilità di concretizzazione
del rischio ed è pertanto,da un lato calibrato sulle caratteristiche specifiche dell'evento dedotto in
contratto, dall'altro calcolato in base ai dati statistici e cioè tenendo conto delle probabilità medie
di verificazione del genere di evento dedotto.
Quanto alla prestazione dell'assicuratore, va osservato che è una differenza fondamentale corre,
quanto alla determinazione della somma, tra l'assicurazione contro i danni e quella sulla vita
Appunto per la prima opera il principio indennitario, per cui tale somma corrisponde al danno
subito dall’ assicurato; per la seconda, non si procede ad alcuna misurazione del bisogno
finanziario suscitato dall'evento, la cui entità infatti convenzionalmente fissata ex ante nel
contratto. In caso di mancato pagamento del premio (inadempimento) nell'assicurazione contro i
danni, l'assicurazione è sospesa sino al versamento, se si tratta del premio iniziale, mentre sospesa
dal quindicesimo giorno successivo alla scadenza se si tratta di una rata successiva.
Nell'assicurazione sulla vita, la disciplina è analoga in caso di mancato pagamento del premio
relativo al primo anno, mentre per gli anni successivi, l'assicuratore non ha facoltà di agire per la
riscossione e il contratto è risolto.
La durata del rapporto elemento di estrema rilevanza, poi che fissa il periodo di copertura
assicurativa. Per il ramo danni, l’art 1889, Fissata la decorrenza nello scoccare del giorno
successivo alla stipulazione, lascia l'autonomia negoziale la determinazione della durata,
assumendo peraltro una durata normalmente annuale. Al ramo vita il rapporto ha durata
pluriennale e può anche non avere un termine predefinito e protrarsi fino alla morte
dell'assicurato.

Assicurazione contro i danni


Il ramo danni è molto ampio quanto all'oggetto. L’ assicurazione può riguardare ad esempio: Cose
materiali (copertura dal rischio di distruzione, danneggiamento, furto) oppure la consistenza
patrimoniale dell’assicurato nel suo complesso; ho la persona dell'assicurato.
L'evento dedotto in contratto è il sinistro, il quale deve essere causa del danno che l'assicuratore
sia impegnato a indennizzare. La verificazione del sinistro genera alcuni obblighi di collaborazione

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in capo all'assicurato, il quale deve fare quanto gli è possibile per evitare o diminuire il danno
(obbligo di salvataggio) e deve dare comunicazione del sinistro stesso all'assicuratore entro tre
giorni da quando ne ha conoscenza (obbligo di avviso), pena la perdita o la diminuzione del diritto
all'indennizzo. Tale diritto soggiace al principio indennitario, in virtù del quale è dovuto l'importo
corrispondente al danno patito. Viceversa, nulla esclude che le parti stipulino un'assicurazione
parziale cioè per un valore inferiore al reale. In tal caso l'indennizzo sarà dovuto in misura ridotta
rispetto al danno virgola in proporzione al minor valore assicurato.
Una importante segmento del ramo danni è rappresentato dall'assicurazione sulla responsabilità
civile. Il sinistro consiste qui nel fatto colposo dell'assicurato, che cagiona un danno a terzi e del
quale egli è dunque tenuto a rispondere. Tale assicurazione sono caratterizzate dalla pattuizione di
un massimale, cioè l'importo massimo che l'assicuratore si impegna a coprire.

L'assicurazione sulla vita


L'assicurazione sulla vita ha alla base il rischio inerente alla durata della vita umana: l'assicurato
cerca copertura al bisogno finanziario derivante dalla propria morte o dalla propria sopravvivenza
oltre una certa età.
Per il caso morte, ad es., può convenirsi la corresponsione di un capitale o di una rendita al
momento della morte, indipendentemente da quando essa sopravvenga (assicurazione a vita
intera), contro il pagamento di un premio unico, o periodico sino alla morte stessa o per un certo
numero di anni; oppure l'obbligo dell'assicuratore può essere limitato al caso in cui la morte si
verifichi entro una certa data (assicurazione temporanea).
Per il caso di sopravvivenza, può convenirsi la corresponsione del capitale o della rendita qualora
l'assicurato sia ancora in vita a una certa data.
L'evento dedotto può riguardare la vita propria del contraente o quella di un terzo.
Diversi tra loro possono anche essere l'assicurato e il beneficiario degli obblighi assunti
dell'assicuratore.

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$7 LE REGOLE DELL’ATTIVITA’: LA TUTELA DEL CLIENTE
Trasparenza Bancaria
La disciplina della trasparenza bancaria, contenuta nel Titolo VI del TUB, contempla innanzitutto
una serie di regole generali, contenute nel Capo I (operazioni bancarie e finanziarie), che
attengono ai profili più importanti dell'intero rapporto banca-cliente (pubblicità, forma,
contenuto, variazioni, scioglimento del contratto) e si applicano a tutti i contratti bancari, a meno
che non ricorrano le fattispecie cui sono dedicate le discipline settoriali, di origine europea,
contenute nei successivi Capi I-bis (Credito immobiliare ai consumatori), II (credito ai consumatori)
II-bis (Servizi di pagamento), II-ter (Conti di pagamento).
Una parte rilevante della disciplina è emanata poi a livello secondario, dal comitato
interministeriale del credito e risparmio (CICR) o dalla Banca d'Italia, nelle Disposizioni attuative
sulla “trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari”.
Una prima area di regole speciali riguarda pertanto il credito ai consumatori:
- il credito immobiliare ai consumatori, rappresentato da tutti i contratti di credito, garantiti
da ipoteca su beni immobili residenziali;
- il credito al consumo, rappresentato dai finanziamenti ai consumatori.
Il credito ai consumatori rappresenta la fascia di operazioni in cui si esprime la massima tutela del
cliente, sul presupposto che i consumatori presentano una particolare debolezza informativa ed
economica: a) quando una parte importante del patrimonio viene coinvolta nell'operazione
(credito immobiliare), insieme ad interessi primari del consumatore (immobile residenziale), con
conseguente elevato livello del rischio economico e personale; b) quando l'importo dei
finanziamenti è basso (sotto i 75.000 €), con il rischio che il consumatore sottovaluti l'impegno
finanziario cui si espone.
La seconda area speciale riguarda i servizi di pagamento. Nei servizi di pagamento l'obiettivo
principale del legislatore è quello di aumentare il livello di efficienza e sicurezza del sistema dei
pagamenti.
Regole speciali sono previste per i conti di pagamento e riguardano soprattutto:
a) la comparabilità delle offerte con particolare riferimento alla pubblicità delle condizioni sul web;
b) la portabilità dei conti di pagamento; c) la previsione di una particolare forma di conto corrente,
denominata “conto base”, caratterizzata da un canone omnicomprensivo per un numero massimo
di operazioni annuali effettuabili senza addebito di ulteriori costi.
La finalità di tali regole è quella di aumentare il livello di trasparenza e concorrenza nell'ambito di
servizi molto diffusi tra il pubblico, anche al fine di ridurne il costo.
Una rilevante differenza nell'impostazione del Capo I rispetto alle discipline di settore è che la
prima è tendenzialmente unitaria anche sotto il profilo soggettivo, nel senso che si applica a tutte
le operazioni bancarie e finanziarie, svolte nel territorio della Repubblica dalle banche e dagli
intermediari finanziari.
Le discipline dei successivi capi sono invece dirette essenzialmente alla tutela dei soli
consumatori, e quanto ai servizi di pagamento, anche alle micro imprese.
per consumatore si intende la persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività
imprenditoriale o professionale eventualmente svolta mentre la micro impresa è quell'impresa
che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio non
superiori a due milioni di euro.

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Gli obblighi informativi e la pubblicità
il primo profilo regolato dalla normativa di trasparenza è quello che riguarda la frase
precontrattuale che ricomprende da un lato la pubblicità in senso ampio dei servizi e delle
condizioni offerte sul mercato, e dall'altro la fase pre negoziale volta la conclusione del contratto.
i. Quanto alla pubblicità, l’art. 116 obbliga gli intermediari a rendere noti in modo chiaro
ai potenziali clienti i tassi di interesse e le altre condizioni economiche relative alle
prestazioni e ai servizi offerti. Ciò avviene mediante i cosiddetti fogli informativi che
devono essere messe a disposizione dei clienti nei locali aperti al pubblico e sul sito
web istituzionale, e contengono anche altre informazioni, come i dati
sull’intermediario, le caratteristiche dell'operazione, le condizioni contrattuali.
ii. La fase pre-negoziale attiene invece al contatto personalizzato tra intermediario e
cliente, che avviene prima dell'effettiva conclusione del contratto. Al riguardo, in via
generale le disposizioni regolamentari della Banca d'Italia prevedono solamente il
diritto del cliente di ricevere gratuitamente una bozza del contratto o in alternativa il
documento di sintesi.
o Regole più incisive sono previste nel credito al consumo. L'intermediario anche
senza richiesta del consumatore, hai il dovere di consegnargli gratuitamente, in
tempo utile prima della conclusione del contratto, un documento standard (le
informazioni europee di base sul credito ai consumatori) che riporta pressoché
tutte le condizioni contrattuali effettivamente applicate al singolo rapporto, incluso
il TAEG. Inoltre, l'intermediario hai il dovere di “assistere” il consumatore,
fornendogli chiarimenti adeguati, in modo che questi possa valutare se il contratto
di credito proposto sia adatto alle sue esigenze e alla sua situazione finanziaria. Il
cliente ah in ogni caso diritto di recedere dal contratto senza spese entro 14 giorni
dalla conclusione dello stesso.
o Nel credito immobiliare consumatori il documento standard contenente le
condizioni contrattuali (prospetto informativo europeo standardizzato), deve
essere redatto dopo che il cliente ha fornito le informazioni necessarie per valutare
il suo merito creditizio; il consumatore ha diritto ad un periodo di almeno 7 giorni
per riflettere sull'offerta; l'intermediario deve fornire al consumatore chiarimenti
adeguati sul contratto e la consegna della bozza è oggetto di un vero e proprio
obbligo; in caso di valutazione scorretta del merito creditizio da parte
dell'intermediario, è previsto a carico del finanziatore il divieto di risolvere
anticipatamente il contratto.
o per i conti di pagamento è prevista la redazione e consegna preventiva di un
documento standardizzato a livello europeo, denominato documento informativo
sulle spese, ove sono riportate tutte le spese che il cliente è tenuto a pagare.

iii. I documenti informativi devono riportare anche degli indicatori sintetici di costo in
modo da fornire al cliente una rapida informazione sul costo totale dell'operazione per
il cliente.
Nei conti di pagamento, l'indicatore assume la denominazione di ICC (indicatore dei
costi complessivi), mentre nei finanziamenti assume la denominazione di TAEG (tasso
annuo effettivo globale).

L’ICC è contenuto nel documento informativo sulle spese, è calcolato in fase


contrattuale facendo riferimento a simulazioni sul possibile utilizzo del conto ed è

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espresso in termini assoluti e non percentuali (es. 500 euro l'anno).
Il TAEG va espresso in termini percentuali sotto forma di tasso sul l'intero importo
finanziato (nell'apertura di credito il TAEG si calcola simulando che è l'importo totale
del credito sia prelevato per intero e per l'intera durata del rapporto). Rientrano nel
costo totale del credito gli interessi e tutti gli altri costi, incluse le commissioni, le
imposte e le altre spese che il consumatore deve pagare in relazione al contratto di
credito e di cui il finanziatore è a conoscenza. Il TAEG è contenuto non solo nel foglio
informativo ma anche nel documento di sintesi allegato al contratto.
La forma e il contenuto del contratto
Una regola comune a tutti i contratti bancari e quella che prevede la redazione del contratto per
iscritto appena di nullità e l'obbligo di consegna di un'esemplare al cliente. Per il credito ai
consumatori, n caso si concludano contratti accessori ma quello di finanziamento, ciascuno deve
essere redatto su un documento separato. In giurisprudenza si è ritenuto valido il contratto
firmato solamente dal cliente (Contratto mono-firma). È anche previsto un contenuto
obbligatorio del contratto, infatti si impone alle banche di indicare nei contratti il tasso di interesse
e ogni altro prezzo e condizione praticati. Sono pertanto nulle e/o indebite, ai sensi dell’art 117: a)
Le condizioni economiche che rinviino agli usi; b) le condizioni economiche applicate in assenza di
previsione contrattuale; c) le condizioni economiche e più sfavorevole di quelle pubblicizzate; d) le
condizioni economiche applicate in assenza di regolare pubblicità. Nel credito al consumo è
prevista la nullità delle clausole di prezzo in caso di mancata o errata indicazione del TAEG nel
contratto. Nel TAEG devono essere inseriti anche i costi relativi alle coperture assicurative (che
scattano ad e s. in caso di licenziamento o di perdita del lavoro da parte del consumatore)
connesse al contratto di credito.
L'art. 117 prevede che, in caso di nullità o inefficacia delle condizioni applicate, debbano
adoperarsi dei meccanismi di sostituzione automatica:
i. Per quanto riguarda i tassi di interesse, si applicano i tassi minimo e massimo dei buoni
ordinari del Tesoro emessi nei 12 mesi precedenti alla conclusione del contratto;
ii. per le condizioni diverse dai tassi di interesse, valgono le condizioni pubblicizzate ai
sensi dell'art. 116, mentre nulla è dovuto in caso di mancata pubblicità.
Naturalmente se la nullità è totale l'intermediario ha diritto solo al pagamento degli interessi
legali.
Vista la complessità dei contratti bancari è altresì previsto che ai contratti sia unito un documento
di sintesi che riporta in maniera personalizzata le condizioni economiche che si applicano allo
specifico rapporto.
Il contenimento dei costi
Svariate norme hanno la finalità di contenere, direttamente o indirettamente i costi del servizio
per la clientela.
A. Disciplina antiusura, riguarda i soli contratti di finanziamento, stabilisce il divieto,
sanzionato anche penalmente, di applicare ai prestiti tassi di interesse che superano un
determinato limite massimo.
Il tasso soglia è rappresentato dal TEGM, cioè dalla media dei tassi effettivi globali
praticati dagli intermediari per ogni diversa tipologia di finanziamento. Il tasso soglia e
funzione del mercato, cioè non è determinato autoritativamente in base a valutazioni
politiche, ma dipende dall'andamento medio dei tassi concretamente praticati dagli

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intermediari. Al divieto si aggancia anche la previsione civilistica (art. 1815) che dice la
nullità della clausola che prevede interessi usurari (nullità parziale: il contratto per il
resto rimane valido), e come ulteriore sanzione la gratuità del finanziamento.
Ai fini del superamento del tasso soglia si tiene conto non solo degli interessi ma di
tutte le commissioni, remunerazioni qualsiasi titolo e delle spese collegate
all'erogazione del credito.
Usurario è altresì il tasso che, pure inferiore al tasso soglia, risulti sproporzionato, avuto
riguardo alle modalità del fatto Real tasso medio praticato per le operazioni similari, se
il debitore si trova in una situazione di difficoltà economica o finanziaria: usura in
concreto.
B. Una funzione di contenimento dei costi riveste anche la disciplina dell'art. 117 bis che
regolamenta la remunerazione degli affidamenti (e degli sconfinamenti) nell’apertura
di credito.
Oggi alle banche si consente di prevedere nei contratti, quale unica forma di
remunerazione degli affidamenti, una commissione di affidamento, espressa in termini
percentuali e di importo non superiore allo 0,5% su base trimestrale, che si calcola
sull'intero importo delle somme messe a disposizione, indipendentemente dall'utilizzo
che ne viene fatto dal cliente. La commissione è omnicomprensiva nel senso che il
contratto non può prevedere altre voci di costo, oltre agli interessi, a carico del cliente.
Per quanto riguarda gli sconfinamenti, che si verificano quando la banca tollera che il
saldo debitorio ecceda il limite dell'affidamento, o che il conto vada in passivo pur
senza che sia previsto alcun affidamento, i contratti possono unicamente prevedere
delle commissioni di istruttoria veloce, determinate in misura fissa (es. 50 €), volte a
rimborsare i costi che devono essere affrontati dalla banca per concedere lo
sconfinamento: lo sconfinamento si determina infatti con l'autorizzazione una tantum
del singolo prelievo o del singolo atto di disposizione del cliente.
C. L'art. 120 Una particolare disciplina del c.d anatocismo bancario, e cioè di quella prassi,
tradizionalmente prevista nei contratti bancari, di capitalizzazione periodica degli
interessi maturati sul rapporto. In altre parole, la durata del rapporto viene scomposta
in periodi (es. trimestrali) e al termine di ciascuno di essi la banca determina -con la
chiusura periodica del conto - gli interessi dovuti nel medesimo arco temporale,
ponendoli a debito del cliente, così che gli interessi del periodo successivo iniziano a
maturare su un importo che risulta dalla somma di capitale a debito e interessi del
periodo. L'attuale disciplina prevede che gli interessi attivi e passivi siano contabilizzati
annualmente. Se alla fine dell'anno si determina, quanto agli interessi, un saldo a
credito del cliente, esso può essere subito accreditato in conto. Se invece si determina
un saldo per interessi a favore della banca, esso diventa esigibile solamente dal 1
Marzo dell'anno successivo. Il cliente può tuttavia autorizzare la banca, anche
preventivamente nel contratto, ad addebitare detti interessi sul conto.
D. Per quanto riguarda le spese del rapporto, l'art. 127 bis prevede la gratuità delle
comunicazioni obbligatorie (estratto conto periodico) se effettuate in forma telematica.
Per le altre comunicazioni il contratto può prevedere l'addebito di spese purchè
adeguate e proporzionate ai costi effettivamente sostenuti.
L'esecuzione del contratto
L'art. 118 regolamenta, in tutti i contratti che non rientrano nell'area dei servizi di pagamento, la
possibilità per gli intermediari finanziari di modificare con proprio atto unilaterale, nei rapporti di

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durata, i tassi, i prezzi e le altre condizioni previste dal contratto. Trattasi del c.d ius variandi, che
costituisce un potestativo della banca. Questa facoltà risponde alle caratteristiche proprie dei
rapporti creditizi, il gol attuali sono influenzate da una serie di elementi oggettivi e soggettivi.
Il iu variandi consente pertanto mantenere in vigore il rapporto, adattandolo al mutare delle
circostanze, e senza chiedere il consenso espresso del cliente.
La banca non può, tuttavia, esercitare discrezionalmente il potere di variazione, dovendosi
attenersi a determinate regole. È infatti obbligatorio inviare al cliente un'apposita ed esplicita
comunicazione scritta di preavviso. Inoltre è necessario che sussista un giustificato motivo per la
variazione che viene adottata. La banca poi non può applicare le nuove condizioni se non sono
decorsi almeno due mesi dalla ricezione del preavviso; ed entro lo stesso termine il cliente può
recedere senza spese. In caso di esercizio illegittimo la modifica è inefficace.
Sei il contratto e a la banca può modificare le sole condizioni (commissioni o altre clausole)
diverse dai tassi, che pertanto non possono essere variati. Solamente nel caso in cui il cliente non
sia né un consumatore né un amico impresa e consentito prevedere nel contratto una clausola di
jus variandi a favore della banca.
Nei servizi di pagamento, al cliente non viene dato solamente il diritto di recesso ma anche la
possibilità di un espresso rifiuto da comunicare prima della data prevista per l'applicazione della
modifica, che deve essere almeno di due mesi.
Numerose sono le disposizioni che riguardano l'esecuzione dei servizi di pagamento. Di
particolare interesse applicativo sono le norme in materia di operazioni non autorizzate Che
pongono a carico dell'intermediario tutte le operazioni di pagamento fraudolente, disconosciute
dal cliente ed effettuate da terzi, che non siano dovute a grave negligenza del cliente stesso. In
particolare: a) l'utilizzatore, che deve sempre utilizzare lo strumento in conformità con termini
contrattuali, venuta a conoscenza della frode, deve denunziare il fatto all'intermediario senza
indugio e in ogni caso entro il termine massimo di 13 mesi dalla data del l'addebbito; b)
l'intermediario deve approntare le misure di sicurezza idonee a tutelare il cliente dal rischio di
utilizzi non autorizzati e si ritiene al riguardo che, nei pagamenti online sia obbligatoria l'adozione
di sistemi di autenticazione forte (password dinamica, comunicata di volta in volta ad un
dispositivo); c) l'intermediario, sempre che dimostri di avere adottato i sistemi di sicurezza idonei,
puoi evitare il rimborso, se dimostra il dolo o la colpa grave del cliente, il quale ad esempio abbia
costruito in modo inappropriato le password e gli strumenti di autenticazione o abbia egli stesso
fornito le credenziali online a terzi.
Sempre nei rapporti bancari di durata, l'art. 119 prevede una norma di carattere generale, che
impone all'intermediario il dovere di inviare per iscritto una comunicazione in merito allo
svolgimento del rapporto con periodicità almeno annuale. Nei rapporti di conto corrente è
denominato estratto conto, ed ha periodicità annuale, trimestrale o mensile, seconda di quanto
richiesto dal cliente. In mancanza di opposizione scritta da parte del cliente, le operazioni si
intendono approvate, decorsi 60 giorni dal ricevimento della comunicazione.

Recesso e estinzione anticipata dei finanziamenti


Il titolo VI del TUB si occupa anche del tema della chiusura del rapporto. La ratio della disciplina e
complessivamente volta ad agevolare l'exit del cliente dei contratti bancari.
i. Nei contratti a tempo indeterminato si prevede, a favore di entrambe le parti, una
regola generale di recesso gratuito, senza penalità e senza spese.

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ii. l'estinzione anticipata dei finanziamenti(mutui, prestiti al consumo, ecc) è regolata da
una serie di norme che attribuiscono al cliente la facoltà di sciogliersi dal rapporto
rimborsando il capitale residuo, senza pagamento degli interessi.
iii. per tutti i tipi di finanziamento e poi prevista li rinunciabilità della facoltà del finanziato,
purché sia una persona fisica o una micro impresa, di surrogare un terzo nella posizione
del finanziatore e la gratuità della relativa operazione per il finanziato. Si tratta della
portabilità del finanziamento, per mezzo della quale il cliente può sostituire
all'intermediario originario un secondo, presso cui trova magari condizioni più
favorevoli: infatti la surrogazione comporta il trasferimento del contratto, alle
condizioni stipulate tra il cliente e l'intermediario subentrante.
Le regole organizzative. Le sanzioni
A. L'osservanza delle disposizioni normative e regolamentari in materia di trasparenza rientra
tra le funzioni della Banca d'Italia.
B. l'inosservanza di tutte le regole a tutela del cliente comporta anzitutto sanzioni
amministrative: sanzione amministrative pecuniarie - anche a carico di dipendenti, quando
responsabili dell'illecito - ovvero pure inibitorie dell'attività dell'intermediario.
C. delle conseguenze civilistiche che derivano dall'inosservanza delle regole a tutela del
cliente si occupano invece una serie alquanto numerosa di norme. in via generale si
prevede che tutte le disposizioni normative in materia di trasparenza sono derogabili solo
in senso più favorevole al cliente punto la natura inderogabile della disciplina costituisce il
presupposto per applicare la sanzione della nullità.
La sanzione principale resta come detto la nullità della clausola o dell'intero contratto
colpiti da violazione. E a riguardo si ritiene che la norma qui una nullità di protezione eh
può essere sì rilevata d'ufficio dal giudice, anche se non richiesta dal cliente, ma può
operare soltanto a vantaggio del cliente.
Volendo procedere ad una rassegna delle sanzioni civile espressamente comminate dal
TUB art 117, prevede la nullità totale del contratto se non stipulato per iscritto; la nullità
parziale delle singole clausole che rinviano agli usi e di quelle peggiori per il cliente rispetto
a quelle pubblicizzate; inefficacia delle modifiche del contratto compiute dall'intermediario
senza che sono state rispettate le condizioni di legge; sono inoltre indebiti gli oneri
applicati in assenza di previsione contrattuale.
L’Arbitro bancario e finanziario
A garanzia dell'effettività delle regole di protezione del cliente è stato istituito l'arbitro bancario
finanziario. In funzione dal 2010, l’ABF è un ADR (alternative dispute resolution), al quale possono
rivolgersi tutti i clienti bancari (consumatori e non) per sottoporre la decisione di una propria lite
con un intermediario (banca, finanziaria,IP, IMEL, Poste Italiane).
L'organismo è composto da esperti di diritto bancario nominati da Banca d'Italia. Il ricorso non
richiede il ministero di un avvocato e le spese della procedura carico del cliente sono contenute in
20 €. L’ABF deve decidere in tempi brevi (entro 60 giorni).
Le decisioni non sono formalmente vincolanti ma hanno forza di moral suasion, incidendo sulla
reputazione dell intermediario. Sia l'intermediario che il cliente possono sempre sottoporre poi la
controversia all'autorità giudiziaria, ma l'inottemperanza dell'intermediario alla decisione dell’ABF
è pubblicato sul sito web del ABF stesso e su due quotidiani ad ampia diffusione nazionale.

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L'istituzione delL’ABF è dunque volta al perseguimento di vari obiettivi tra loro complementari:
A) prevenire il contenzioso presso l'autorità giudiziaria, dando la possibilità all'intermediario di
ricomporre il rapporto con il cliente; B) consentire al cliente di ottenere il rispetto dei propri diritti
anche in caso di modesto impatto economico, beh controversie cioè difficilmente verrebbero
portate dinnanzi all'autorità giudiziaria; C) fornire al cliente uno strumento di tutela più rapido; D)
assicurare un maggior controllo sul rispetto della normativa di trasparenza da parte degli
intermediari; E) accresce la fiducia degli utenti nel sistema bancario.
La protezione del cliente nei servizi di investimento
La disciplina protezione del cliente nei servizi di investimento è collegata, a livello di normativa
primaria, nel titolo II, Capo II, del TUF. La normativa presenta una stretta derivazione europea la
cui architrave è costituita dalla direttiva 2014/65/UE (MIFID II). La MiFID Entra in vigore nel 2018,
hai inteso accentuare sotto vari profili la tutela del cliente. Essa riguarda le attività aventi ad
oggetto strumenti finanziari. Si applica anche all'offerta e alla consulenza aventi ad oggetto
depositi strutturati e altri prodotti finanziari offerti dalle banche, anche se e diversi dagli strumenti
finanziari.
La classificazione della clientela
La tutela del cliente è diversificata secondo il tipo di controparte dell'intermediario. La scelta di
fondo del legislatore è, infatti, quella di modulare almeno in parte la protezione in ragione
dell'effettivo livello di debolezza del cliente, che in ambito finanziario risiede principalmente, da un
lato, nelle asimmetrie informative, dall'altro lato, nelle ridotte capacità di comprendere
effettivamente e valutare in modo corretto i rischi dell'operazione. Maggiore il livello di debolezza
del cliente, mi state le normali vanno a colmare il gap informativo, occorrendo allora regole che
impongano all' intermediario di curare in modo attivo l'interesse del cliente, in particolare,
vietando o limitando determinate operazioni.
La tutela viene invece disattivata, allorché la controparte sia dotata di un livello elevato di
qualificazione.
I tipi particolari, in cui si suddivide la fattispecie “cliente” sono tre: clienti professionali, le
controparti qualificate, i clienti al dettaglio.
A) Cliente professionale è sia il cliente professionale di “diritto” sia quello su “richiesta”.
A1) clienti professionali di diritto, sono i soggetti (operatori qualificati) tenuti ad essere
autorizzati o regolamentati per operare nei mercati finanziari (imprese di investimento e
banche); le imprese di grandi dimensioni; gli investitori istituzionali la cui attività principale
è investire in strumenti finanziari.
A2) clienti professionali su richiesta, sono i soggetti, diversi da quelli appena enumerati,
che hanno domandato di essere trattati come clienti professionali e che posseggono
competenza, esperienza e conoscenze. Il trattamento dei richiedenti come clienti
professionali è possibile solo a seguito di un apposito procedimento, molta verificare
l'effettiva competenza del richiedente.
B) controparti qualificate, cui appartengono tutti i soggetti elencati nel art. 6, co. 2 del TUF (le
imprese di investimento, le banche, le imprese di assicurazioni), quando a loro sono offerti
i servizi di negoziazione per conto proprio, di esecuzione di ordini per conto dei clienti, di
ricezione trasmissione di ordini.
C) Cliente al dettaglio, è il cliente che non riveste né la qualifica di cliente professionale né
quella di controparte qualificata.

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in definitiva, il sistema prevede sostanzialmente due livelli di tutela: uno più alto per i clienti al
dettaglio; uno più basso per i clienti professionali e controparti qualificate.
Il criterio distintivo si fonda essenzialmente sulla competenza finanziaria della controparte.

I criteri generali
L’art. 21 TUF pone dei criteri generali che devono orientare la prestazione di tutti i servizi di
investimento nei confronti di tutti i clienti. I soggetti abilitati devono sempre:
a. comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, per servire al meglio l'interesse dei
clienti e per l'integrità dei mercati;
b. acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre
adeguatamente informati;
c. utilizzare comunicazioni pubblicitarie e promozionali corrette, chiare e non fuorvianti;
d. disporre di risorse procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l'efficace
svolgimento dei servizi e delle attività.
Tra le regole di carattere generale rientra anche quella di separazione patrimoniale: gli strumenti
finanziari e le somme di denaro costituiscono patrimonio distinto, sia da quello dell'intermediario,
sia da quello degli altri clienti. Su tale patrimonio non sono pertanto ammesse azioni da parte dei
creditori dell'intermediario, mentre sono ammesse azioni da parte dei creditori del cliente.

Le regole di trasparenza e la formazione del contratto


Le principali regole in materia di trasparenza e doveri informativi nei confronti dei clienti sono
contenute nell art. 36 reg. Interm.
- Innanzitutto è previsto che le comunicazioni promozionali e pubblicitarie siano
chiaramente identificabili come tali e debbono essere corrette, chiari e non fuorvianti.
- Gli intermediari debbano fornire a tutti gli enti, in tempo utile prima dell'erogazione del
servizio, un fascicolo informativo, contenente i) le caratteristiche dell'intermediario e i
servizi resi; ii) gli strumenti finanziari e le strategie di investimento proposte; iii) le sedi di
esecuzione; iv) i costi e gli oneri connessi al servizio.
Il Reg. 1286/2014/UE prevede un maggior livello di tutela per i clienti a dettaglio, per i quali
è previsto l'obbligo di redazione di un KID (Key Investment Document), da consegnare al
cliente. Il KID deve essere sintetico, chiaro e contenere alcune informazioni utili, come il
profilo specifico di rischio dello strumento, gli scenari di performance e la specificazione di
tutti i costi, diretti e indiretti.
- Quanto al contratto è sancita la regola della forma scritta: art. 23 TUF prevede anche la
consegna di un'esemplare ai clienti e la nullità del contratto in caso di inosservanza della
forma prescritta. La nullità totale ha carattere relativo, in quanto può essere fatta valere
solo dal cliente.
Il contratto deve inoltre avere un contenuto obbligatorio minimo, riguardante la cornice
regolamentare destinata a supportare nel tempo i singoli servizi che verranno poi utilizzati
dal cliente. In particolare il contratto: specifica i servizi forniti e le loro caratteristiche;
stabilisce il periodo di efficacia e le modalità di rinnovo del contratto; indica le modalità
attraverso cui il cliente può impartire ordini istruzioni.
- Sempre sul piano dell'informazione generale, la normativa prevede un generalizzato
dovere di rendicontazione ai clienti che riguarda tutti i servizi e le operazioni prestate, con
indicazione dei costi applicati, in modo che il cliente sia sempre adeguatamente informato
dell'andamento del rapporto.

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Obbligo di protezione
il livello vero terapia in questi e presuppongono una gestione attiva da parte dell'intermediario: la
gestione di portafogli e la consulenza in materia di investimenti. La normativa impone
innanzitutto il pieno rispetto del principio know your customer, onde l'intermediario deve
acquisire informazioni dettagliate e affidabili su: a) la conoscenza ed esperienza del cliente in
materia di investimenti; b) la situazione finanziaria, inclusa la capacità di sostenere perdite; c) gli
obiettivi di investimento, inclusa la propensione/tolleranza al rischio. Nel caso in cui
l'intermediario non ottenga le informazioni necessarie per profilare il cliente si deve
rigorosamente astenere dal servizio. Ciò premesso gli intermediari devono astenersi dall'effettuare
o raccomandare operazioni inadeguate. E a tal proposito, prima di ogni operazione, essi devono
fornire al cliente una dichiarazione di adeguatezza. In altri termini, è posto a carico
dell'intermediario l'obbligo di effettuare, operazione per operazione, un giudizio di adesso.
In caso di clienti professionali, gli obblighi degli intermediari sono minori. Infatti, l'esistenza di un
adeguato livello di conoscenza ed esperienza viene presunta per cui l'intermediario può astenersi
dal raccogliere le relative informazioni dal cliente.
La valutazione di adeguatezza non va effettuata solo al momento delle operazioni Ma
periodicamente.

Un regime di tutela meno forte si ha negli altri servizi, (negoziazione di strumenti finanziari). In
questi casi, l'intermediario deve acquisire, per il cliente al dettaglio, informazioni sulla sola
conoscenza ed esperienza riguardo allo specifico tipo di strumento o di servizio proposto, al fine di
verificare l'appropriatezza dello stesso per il cliente. Il cliente può comunque chiedere di dar corso
all'operazione.

La gestione dei conflitti di interesse


tra le regole poste a tutela del cliente, vi sono quelle relative al conflitto di interessi in cui
l'intermediario può venire a trovarsi nell'offrire un servizio o nell’eseguirlo. L’art.21 TUF, non vieta
l'intermediario di agire in conflitto interessi, muovendo dal presupposto che in ambito finanziario,
tale conflitto è fenomeno non sempre evitabile (si pensi alla sim che colloca obbligazioni emesse
dalla banca che la controlla o la banca stessa che offre finanziamenti per l'investimento del cliente
in obbligazioni proprie). Realisticamente si preferisce porre piuttosto regole volte ad evitare che il
conflitto di interesse, ove non sia evitabile, possa tradursi in un danno per il cliente. Tali regole
sono anzitutto regole organizzative dell'attività d'impresa dell'intermediario, il quale deve adottare
ogni misura idonea a identificare e prevenire o gestire i conflitti di interesse e poi misure
ragionevoli volte ad evitare che i conflitti di interesse incidano negativamente sugli interessi dei
loro clienti.
Regole più severe guardano il tema dei c.d incentivi: la possibilità cioè che l'intermediario, per
servizi prestati al cliente, abbia diritto a compensi da parte di terzi, o debba corrisponderli a terzi;
sì che l'intermediario potrebbe essere incentivato a prestare o non prestare il servizio anche
qualora ciò non corrispondesse al l'interesse del cliente. In particolare si ammettono il pagamento
di incentivi, ma solo alle seguenti condizioni: a) l'incentivo sia funzionale ad accrescere la qualità
del servizio fornito al cliente; b) non venga pregiudicato l'obbligo di agire in modo onesto, equo e
professionale; c) il cliente sia stato previamente avvertito dell'esistenza, della natura e
dell'importo degli incentivi.

Product governance e product intervention


la legge prevede a carico degli intermediari produttori (cioè di di quelli che realizzano strumenti
finanziari da vendere alla clientela: es. SGR) l'obbligo di dotarsi di un processo che individui, per
ciascun strumento finanziario, un proprio target market (product governance), rappresentato da
un determinato mercato di riferimento di clienti finali all'interno della pertinente categoria di

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clienti. Questo obbligo vale solo per le imprese di investimento che ne creano.
La Classificazione operata dal produttore non esonera gli intermediari distributori da ogni onere di
controllo, dovendo anch'essi conoscere gli strumenti finanziari offerti o raccomandati.
Al contempo, è anche previsto a livello europeo uno strumento di intervento residuale nelle mani
delle autorità di vigilanza, nel caso in cui riscontri gravi fallimenti delle regole di product
governance, e pertanto la diffusione sul mercato di strumenti finanziari rischiosi. In tal caso, è
previsto un set di strumenti (product intervention) che va dalla possibilità di tipizzare o
conformare i prodotti presenti sul mercato, fino alla possibilità di vietarne la circolazione.

Vigilanza e sanzioni
La violazione della disciplina fin qui esposta comporta l'applicazione di un apparato sanzionatorio
eterogeneo. Muovendo dalle conseguenze civilistiche, si parla di nullità relativa per la violazione
delle regole attinenti alla forma del contratto; l'annullabilità in caso di ipotesi dell'errore o del
dolo. La violazione delle altre regole di comportamento da parte degli intermediari, e in
particolare di quelle che impongono doveri informativi, determina invece tipicamente
conseguenze di tipo risarcitorio e non invalidativo, dando luogo a responsabilità precontrattuale,
po vedete violazioni avvengano nella fase antecedente, e a responsabilità contrattuale, ove si
tratti di violazioni riguardanti operazioni di investimento o di disinvestimento con più dei
successivamente. In quest'ultimo caso, è anche possibile che si pervenga alla risoluzione del
contratto. L’art. 23 TUF, prevede una regola in materia di onere probatorio, che pone a carico
dell'intermediario la dimostrazione di aver adempiuto correttamente ai propri doveri e di avere
agito con la specifica diligenza richiesta. Resta invece il carico del cliente la prova del danno e del
nesso di casualità.
Sul fronte delle sanzioni amministrative, sono specificamente previste sanzioni pecuniarie all'art.
190 TUF, per l'inosservanza di tutte le regole a tutela del cliente, a carico dei soggetti che svolgono
funzioni di amministrazione o direzione. Specifiche sanzioni penali sono previste per la violazione
della normativa in maniera di conflitto di interessi nell'ambito dei servizi di gestione collettiva e di
portafoglio (gestione infedele) e per la violazione delle regole in materia di separazione
patrimoniale (confusione di patrimoni).

La protezione del cliente nei servizi assicurativi


Il settore assicurativo è stato l'ultimo a dotarsi di una disciplina sulla trasparenza contrattuale. Sul
piano soggettivo, pur in presenza di alcune toni della tutela secondo la tipologia di cliente,
l'apparato di protezione si presenta sostanzialmente unitario. Dal punto di vista delle imprese che
operano in tale ambito, occorre invece operare una distinzione a Monte tra: a) le regole imposte
esclusivamente alle imprese di assicurazione; b) le regole riguardanti tutti gli intermediari che
operano a vario titolo nella distribuzione dei prodotti.

La trasparenza delle operazioni


Quanto alle imprese di assicurazione, gli art. 182 ss. prevedono delle norme generali di
trasparenza delle operazioni e protezione dell'assicurato, applicabili a tutti i servizi assicurativi.
1. Le imprese di assicurazione devono innanzitutto rispettare regole di correttezza
nell'informazione pubblicitaria. È previsto un regime di controllo da parte dell’IVASS.
2. Quanto all'informazione precontrattuale, l'art. 185 prevede l'obbligo delle realizzano
prodotti assicurativi di redigere una documentazione informativa.
In particolare, per il ramo danni è previsto un documento denominato DIP(documento
informativo precontrattuale) che deve contenere una serie di informazioni sul tipo di
assicurazione, sui principali rischi assicurati e sulle caratteristiche della copertura
assicurativa, sui premi, sulle principali esclusioni dalla copertura, sugli adempimenti in caso
di sinistro e sulle modalità di risoluzione. Caratteristiche simili presenta il DIP-Vita, previsto

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per i prodotti assicurativi sulla vita appunto per i prodotti di investimento è prevista invece
la redazione del KID.
3. Banche in ambito assicurativo e inoltre previsto un meccanismo di product governance,
dovendo le imprese assicurative elaborare ed attuare un processo di approvazione per
ciascun prodotto, individuando di volta in volta il mercato di riferimento e le categorie di
clienti ai quali lo stesso non può essere distribuito.
4. Quanto alla forma del contratto, il c. ass, non contiene previsioni analoghe a quelle
imposte nei servizi bancari e di investimento. L'art. 165 rinvia al codice civile, per tutto
quanto non previsto espressamente, confermando così la vigenza dell’art. 1888 c.c,
secondo voi la forma scritta è necessaria a soli fini di prova del contratto
5. l'art. 166 prevede inoltre dei criteri di redazione del contratto, stabilendo che il contratto e
ogni altro documento consegnato al contraente va redatto in modo chiaro ed esauriente.
6. In sede di esecuzione dei contratti, le imprese devono infine: comportarsi con diligenza,
trasparenza e correttezza; identificare e prevenire e gestire i conflitti di interesse; realizzare
una gestione finanziaria indipendente sana e prudente, salvaguardando i diritti dei
contribuenti e degli assicurati.

Le regole di comportamento nella distribuzione dei prodotti assicurativi


I distributori di prodotti assicurativi sono tenuti al rispetto di regole di comportamento nei migliori
interesse dei clienti. Obiettivo dell'intervento normativo il materia è quello di assicurare ai clienti
un livello equivalente di protezione a prescindere dal canale distributivo dei prodotti, E tutelare il
cliente al fine di garantirgli la disponibilità di prodotti adatti alle effettive e concrete esigenze
assicurative.
In particolare quanto ai doveri di consulenza, il distributore deve: acquisire le informazioni utili a
identificare le richieste e le esigenze del contraente; fornire allo stesso informazioni sul prodotto in
modo comprensibile e idoneo a consentire una scelta informata; valutare l'adeguatezza del
prodotto.
Quanto alla posizione dell'intermediario assicurativo esso deve anche informare il cliente se sta
agendo semplicemente su incarico dello stesso o non invece per conto di un'impresa di
assicurazione. Non è vietata la percezione di incentivi purché non si leda il dovere di agire nel
migliore interesse dei clienti e si dia idonea informazioni agli stessi. Anche I distributori sono tenuti
ad adottare misure idonee per prevenire, identificare e gestire i conflitti di interesse.

$8 I SOGGETTI E LE ATTIVITA’ COMPLEMENTARI


Il rating del credito
Il rating del credito è definito come “il parere relativo del merito creditizio di un'obbligazione di
debito o finanziaria o di un'emittente, emesso utilizzando un sistema di classificazione in categorie
di rating stabilito e definito”.
Agenzia di rating è “la persona giuridica La cui attività include la emissione di rating del credito a
livello professionale”, “comunicati al pubblico o distribuiti previo abbonamento”.
Si tratta di giudizi enunciati, in semplici codici alfanumerici standardizzati per ciascuna agenzia,
che permettono di apprezzare con immediatezza il grado di rischio di un finanziamento, sotto il
profilo della solvibilità prospettica del debitore, e di comparare fra loro una pluralità di prodotti
finanziari. Le agenzie oggi devono registrarsi presso l'autorità di vigilanza europea; la registrazione
subordinata rispetto di requisiti che attengono fondamentalmente all'organizzazione interna della
società. Si tratta di un'attività riservata ed esclusiva. L’AESFEM esercita continuativamente una
pervasiva vigilanza sulle agenzie.

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SEZIONE TERZA
IL MERCATO MOBILIARE
$9 Le sedi e le operazioni di mercato
Nozione di mercato mobiliare

Il mercato mobiliare è il segmento del mercato finanziario sul quale vengono prodotti e/o
scambiati valori mobiliari e svolte attività relative a valori mobiliari.
Per valori mobiliari si intendono, in un’accezione pre-giuridica del termine, i prodotti finanziari
naturalmente destinati alla circolazione. I prodotti finanziari si distinguono per il loro rendimento,
per il rischio, per i diritti che attribuiscono, per la scadenza, per la loro utilizzabilità come mezzi di
pagamento: i valori mobiliari si caratterizzano per la loro negoziabilità.

Per il mercato mobiliare si intende l'insieme delle vicende e delle infrastrutture che determinano
l'incontro tra la domanda di investimento introdotti o in strumenti finanziari e l'offerta dei
medesimi.

Nell’ambito del mercato mobiliare sono possibili molteplici distinzioni. Tra le più significative:
1) È necessario distinguere il mercato (mobiliare) primario dal mercato (mobiliare) secondario.
Il primo consiste delle offerte di <<nuovi>> valori mobiliari che le imprese o la pubblica
amministrazione emettono per acquisire <<nuovo>> risparmio; il secondo coincide con le
negoziazioni aventi per oggetto valori mobiliari già emessi.
2) Il mercato dei titoli pubblici, in specie quando si tratti di negoziazioni <<all’ingrosso>>, assume
una particolare rilevanza per la politica economica del Governo e per la politica monetaria della
Banca centrale; rilevanza che non è dato riscontrare sul mercato dei titoli privati. Di qui la
peculiarità della disciplina dettata, anche nel nostro ordinamento, per il mercato all’ingrosso dei
titoli pubblici.
3) Importante e poi la distinzione tra mercati regolamentati e mercati non regolamentati. I primi
sono sottoposti ad una complessa disciplina speciale, mentre i secondi sono regolati
essenzialmente dalle norme generalmente applicabili alle negoziazione di strumenti finanziari.

I mercati regolamentati
Ai sensi dell'art. 1, lett, w-ter, si considera un mercato regolamentato il ” sistema multilaterale
amministrato e/oh gestito da un gestore del mercato, che consente o facilità l'incontro, al suo
interno e in base alle sue regole non discrezionali, di interesse multipli di acquisto e di vendita di
terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a contratti relativi a strumenti finanziari
ammessi alla negoziazione conformemente alle sue regole e ai i suoi sistemi”.

i) Si tratta dunque di sistemi multilaterali, ossia nei quali confluisce una pluralità di parti
distinte, ciascuna portatrice di interessi all'acquisto o alla vendita (di strumenti
finanziari), di cui si programma l'incontro. Ogni struttura progettata per essere sede di
contratti finanziari può assumere la definizione legale di “mercato regolamentato” solo
in quanto capace di produrre una costante movimentazione dei titoli negoziati.
ii) Nello specificare che il mercato regolamentato è amministrato e/o gestito da un
gestore del mercato, il legislatore sancisce, la scelta di affidamento dei sistemi parenti
privati, aventi la forma della più efficiente organizzazione d'impresa, la s.p.a.
Si deve precisare che lincontro tra gli interessi multilaterali avviene nei mercati
regolamentati sulla base di regole non discrezionali, impone un requisito distintivo
rispetto alle sedi OTF, e in comune invece agli MTF, ossia che il soggetto gestore del
mercato non possa interferire nella conclusione dei contratti sugli strumenti finanziari

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oggetto di scambio, indirizzando gli ordini nell'una o nell'altra direzione: in un mercato
regolamentato lincontro tra ordini di acquisto e di vendita deve prodursi
automaticamente, per semplice effetto dell'operare di dispositivi e procedure
prefissati.
iii) Tale complessa attività, in quanto affidata a soggetti privati, e guidata dal principio di
autonomia: i mercati regolamentati sono governati da regole che vengono formulate
dai relativi gestori. Tuttavia questi sono sottoposti ad una penetrante vigilanza e al
controllo della Consob, la quale ai sensi dell'art. 62, co. 2, TUF, sorveglia affinché le
regole concretamente stabilite da ciascuna sede “siano idonee ad assicurare l'effettivo
conseguimento della trasparenza del mercato, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni
e la tutela degli investitori”: prevedendosi la possibilità per l'autorità di richiedere ai
gestori delle sedi di negoziazione le opportune modifiche idonee a eliminare le
disfunzioni riscontrate.
Al fine dell'effettiva realizzazione di tali principi, negli art. 65 TUF, sono dettagliate una
serie di requisiti organizzativi delle trading venues, i quali devono riflettersi nelle
relative regole e la cui osservanza è presupposto per l'esercizio dell'attività di gestione
delle sedi. Inoltre, coloro che gestiscono le sedi di negoziazione sono tenuti verso la
Consob all'adempimento di continui obblighi informativi.
iv) Se tutte le sedi di negoziazione, in particolare i sistemi multilaterali, sono luoghi di
incontro tra investitori caratterizzati da regole severe, i mercati regolamentati sono
organismi esclusivi, tipicamente connotati in via essenziale, da un sigillo di qualità
legalmente imposto. Infatti sono oggetto di una speciale attenzione da parte del
legislatore, il quale mira a curare in termini rigorosi che tale finalità si realizzi termini
compatibili con una regola di stabilità del mercato e conseguente attendibilità dei valori
di quotazione.
La legge prevede anzitutto che l'attività di gestione del mercato regolamentato possa
essere esercitata solo da uno speciale soggetto, appunto il gestore del mercato
regolamentato (NO, sim o banche), il quale deve assumere la forma di società per
azioni a cui è consentito unicamente di svolgere l'attività di gestione di sedi di
negoziazione.
v) E stabilito che le istituzione di un mercato regolamentato comporta la formulazione di
un regolamento del sistema. Tale regolamento deve contenere: le condizioni e
modalità di ammissione, esclusione e sospensione dalle negoziazioni degli operatori E
degli strumenti finanziari; le condizioni e le modalità di svolgimento delle negoziazioni;
le modalità di accertamento, pubblicazione e diffusione dei prezzi; i tipi di contratto
ammessi.
vi) Ciascun mercato regolamentato è oggetto di specifica autorizzazione(quindi il gestore
che voglia attivare più mercati deve richiedere una autorizzazione distinta per ciascuno
di essi), la quale è subordinata: sia all'accertamento dei requisiti in capo sì alla
conformità del regolamento alla disciplina dell UE.
In Italia si contano 9 mercati regolamentari riguardanti la negoziazione di distinte
tipologie di strumenti finanziari, di cui sei gestiti dalla società di gestione Borsa Italiana
s.p.a. : MTA (Mercato telematico azionario); MOT (mercato telematico delle
obbligazioni); ETF Plus (Exchange trade fund); ETC/ETN (Exchenage traded
commodities/notes) ; MIV (Investment veicles); SeDex (securitised derivates); IDEM
(negoziazione derivati).
vii) L’art 66 TUF, stabilisce che i mercati debbano dotarsi di regole chiare e trasparenti
relativa all'ammissione alle negoziazioni, anche specificamente concernenti
l'ammissione alla quotazione: ciò segnando una fondamentale distinzione tra dette
sedi, posto che solo nei mercati regolamentati presupposto della negoziazione è la
preventiva sottoposizione degli strumenti ha un procedimento (di quotazione) che

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assicuri la conformità dei valori di listino ha una adeguata valutazione da parte di
operatori professionali investitori.

Quotazione e ammissione alle negoziazioni nei mercati regolamentati


processo di formazione delle quotazioni, i titoli sono ammessi alla negoziazione in un mercato
regolamentato situ ante o operante all'interno dell'unione soltanto previa pubblicazione di un
prospetto. Ne segue che, al contrario di quanto accade nelle altre sedi negoziazione, la domanda di
quotazione e ammissione alla negoziazione di nuovi strumenti finanziari nei mercati
regolamentati, la quale deve essere presentata dall'emittente al gestore del mercato, presuppone
inevitabilmente, perché possa essere accettata, la preventiva elaborazione di un documento di
offerta, dal contenuto tipico previsto dalla legge, destinato a consentire un'adeguata valutazione
degli strumenti finanziari volta a volta in questione da parte dei soggetti i quali abbiano accesso al
mercato.
Si stabilisce la necessità di un documento informativo iniziale, definito appunto prospetto di
quotazione. Affinché sia pubblicato, deve essere approvato dalla Consob. l'elaborazione del
documento rappresenta la base per l'avvio di un complesso procedimento, destinato alla
individuazione del prezzo di prima introduzione degli strumenti del mercato.

Le trading venues alternative ai mercati regolamentati


In particolare, si sono delineati progressivamente, due distinte tipologie di sistemi di negoziazione
alternativi ai mercati regolamentati: Da una parte, quella consistente nella creazione di un sistema
di negoziazione analogo ai mercati regolamentati ma differente rispetto a questi solo per la
maggiore snellezza sul piano procedurale e amministrativo (MTF); da un'altra, quello conseguente
all'attività di internalizzazione degli ordini di negoziazione da parte di un intermediario (SI).
Successivamente con il MiFID II, si è introdotta una nuova categoria, “sistemi organizzati di
negoziazione” OTF, cioè sedi che sono destinate a raccogliere larga parte delle negoziazioni
finanziarie Non collegate nei mercati regolamentati o negli MTF.

I sistemi multilaterali di negoziazione MTF


La sua struttura ricalca il mercato regolamentato, la differenza riguarda per un verso, il soggetto
cui può competere Ex lege lo svolgimento della relativa attività; per un'altro alcune regole di
organizzazione della stessa, le quali riflettono la minore attenzione pubblicistica verso la
salvaguardia della liquidità di tali mercati e soprattutto della stabilità dei corsi dei titoli negoziati
esclusivamente in tale sede.
In base all'art.1,co 5, va tenuto presente che la gestione degli MTF è inserita nel catalogo dei
servizi di investimento tipici: si tratta di un'attività esercitabile ex art. 18 TUF dagli ordinari
intermediari finanziari (sim, banche) dietro regolare autorizzazione da parte della Consob.
Una volta istituito, il sistema va iscritto in appositi registri tenuti da Consob ed ESMA.
Sul piano degli aspetti organizzativi gli MTF sono sistemi che devono produrre il perfezionamento
di contratti finanziari sulla base di regole non discrezionali, ossia per effetto dell' automatico
operare di procedure predeterminate a monte.
Un'altra differenza rispetto ai mercati regolamentati ma tracciata sul piano delle regole sull
ammissione degli strumenti finanziari alle negoziazioni. Infatti non si fa riferimento sui criteri
specifici per l'ammissione dei titoli alla quotazione; Non ci sono disposizioni specifiche che
impongano per l'ammissione l'osservanza delle regole in tema di prospetto; e non prevede
espressamente per gli MTF la necessità che le regole sull'ammissione di strumenti finanziari
assicurino una loro negoziazione corretta, ordinata ed efficiente ma si limita a stabilire che
esistano sul punto regole trasparenti cioè che siano accessibili al pubblico informazioni sufficienti
per la formulazione di un giudizio in materia di investimenti, tenuto conto sia della categoria dei
clienti che delle tipologie di strumenti negoziati.
Gli MTF, si caratterizzano per essere utilizzabili come sedi concorrenti ai mercati regolamentati

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per la negoziazione a condizioni competitive di titoli quotati altrove. Essi si presentano come ideali
candidati a raccogliere le aspirazioni di sviluppo delle piccole e medie imprese.

I sistemi organizzati di negoziazione OTF


Gli OTF sono la tipologia di mercato mobiliare di più recente introduzione. Essi sono destinati pa
recepire le esigenze di quegli operatori che invece di rivolgersi alla complessa struttura dei sistemi
multilaterali, pagandone i relativi costi, si affidano a ad una più snella organizzazione, formalizzata
nelle cosiddette reti di broker Crossing, cioè in network stabilmente partecipati dagli stessi gruppi
di intermediari che condividono una stessa esigenza e incaricati di gestire secondo le condizioni
giudicate concretamente migliori gli ordini dagli stessi ricevuti.
I sistemi organizzati di negoziazione possono essere istituiti e amministrati sia dagli ordinari
intermediari finanziari autorizzati, sia dai gestori di mercati regolamentati.
Connotato distintivo degli OTF, rispetto le altre sedi, e l'assenza di procedure rigidamente
predeterminate ai fini di un'automatica produzione dell'incrocio tra offerte contrapposte su
strumenti finanziari. al contrario di quanto accade nelle altre sedi, il soggetto che gestisce un OTF
chiamato a valutare con la propria discrezionalità professionale se e come fare incontrare le
offerte BID con quelle ASK e viceversa.
Onde evitare il rischio di conflitti di interessi sono stabilire alcune regole specifiche. E’ disposto
che il gestore non può agire negoziando in proprio o impiegando proprie risorse.
In materia di selezione degli strumenti finanziari potenzialmente ammessi a negoziazione, valgono
le stesse precisazioni che riguardano gli MTF. Si tratta principalmente di una sede in cui vengono
fatto operazioni su titoli di debito e derivati. Non posso essere negoziate azioni.

Gli internalizzatori sistematici


Ai sensi dell'art.1 co 5 TUF, Assume la qualifica di internalizzatore sistematico l'impresa di
investimento che in modo organizzato, frequente, sistematico e sostanziale negozio a per conto
proprio eseguendo gli ordini dei clienti al di fuori di un mercato regolamentato, di un sistema
multilaterale di negoziazione o di un sistema organizzato di negoziazione senza gestire un sistema
multilaterale. In questo caso si ha una struttura bilaterale e non multilaterale.
Sul piano normativo, una tale vicenda va inquadrata nell'ambito del servizio di investimento della
pozione per conto proprio. Tuttavia, data l'attivazione delle istanze di liquidità e stabilità
tipicamente collegate alle sedi di negoziazione, al verificarsi di determinati presupposti, viene
assegnata questa qualifica.
Sono oggettivo si traggono 3 elementi identificativi: a) La realizzazione del servizio di negoziazione
per conto proprio; b) lo svolgimento dello stesso in modo organizzato, frequente, sistematico e
sostanziale; c) il collocamento dell'attività over the counter (OTC), cioè al di fuori di una sede di
negoziazione.

Le operazioni sugli strumenti finanziari


Contratti di borsa sono riconducibili a due tipi previsti dal Codice civile: la compravendita
mobiliare e il riporto. Nel primo caso riguarda lo scambio definitivo di titoli verso il corrispettivo di
un prezzo. Il riporto invece è il modello che prevede il trasferimento oneroso di titoli a un soggetto
(riportatore) il quale si obbliga a sua volta Ari trasferirli alla controparte (riportato) ha una data
scadenza, verso il rimborso del prezzo. A tale negozio si ricorre ordinariamente allorché si abbia
interesse alla disponibilità o al godimento di dati strumenti finanziari per un periodo limitato di
tempo (prestito titoli).
Si Sono due specie di operazione di borsa: i contratti a pronti e i contratti a termine. La prima
ipotesi realizza senz'altro l'interesse all'immediato conseguimento della disponibilità di strumenti
finanziari, i quali vengono pertanto da subito acquistati dal compratore o presi a riporto dal
riportatore, contestualmente versandosi il prezzo determinato dalle parti.

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Nella seconda ipotesi, si prega che l'adempimento delle prestazioni corrispettive, le quali vengono
comunque determinate in sede di conclusione del negozio, avvenga dopo il decorso di un
significativo intervallo di tempo: così tipicamente consentendosi di potere speculare sull'eventuale
abbassamento (per il venditore) o innalzamento (per il compratore) dei valori di listino dei titoli
oggetto di trasferimento. Ciò consente anche di immaginare il particolare meccanismo delle
vendite allo scoperto con le quali l alienante trasferisce a termine titoli di cui non ha ancora la
disponibilità, cosicché egli sommetta sulla possibilità di acquistarli in futuro a prezzo più ridotto
quello che l'acquirente si è impegnato a corrispondergli.
Un peculiare contratto a termine, da sempre diffuso nei mercati, è l'affare differenziale, col quale i
contraenti assumono idealmente le parti di una vendita termine, pattuendo tuttavia che in sede di
esecuzione non debba operarsi nessun effettivo trasferimento di titoli, limitandosi esse a liquidarsi
la differenza tra i valori di dati strumenti finanziari alla data di stipula e al verificarsi del termine
stabilito: così che, se questa differenza sarà positiva, sarà il teorico compratore a dover ricevere la
corrispondente somma e conseguire un lucro; se sarà negativa, accadrà ovviamente l'inverso.
I contratti a termine si differenziano a seconda che siano a mercato fermo o a mercato libero. La
distinzione riguarda la circostanza che quest'ultimi contengono, a differenza dei primi, clausole che
comportano il riconoscimento al compratore di un'opzione, ossia il diritto potestativo di
modificare in varia maniera l'originaria pattuizione. La prassi ne conosce un un'ampia serie: la
clausola dont con cui si stabilisce la possibilità di non eseguire nel tutto l'acquisto, previo
pagamento di una somma di denaro; quella stellage, per cui una parte ha la scelta tra acquistare o
alienare i titoli concordati; la previsione noch, che comporta il diritto dell'acquirente a richiedere il
trasferimento a prezzi definiti, di quantità di titoli superiori a quelle inizialmente stabilite.
E’ da segnalare infine che il contenuto dei contratti a termine, al mercato fermo o libero, è spesso
oggi integrato negli strumenti finanziari derivati, diffusi nella prassi finanziario (swaps, futures,
options, ecc.).

le regole in ordine alla realizzazione delle negoziazioni


le operazioni di borsa devono realizzarsi secondo particolari modalità. Il primo obiettivo cardine
del l'organizzazione dello svolgimento delle negoziazioni è quello della liquidità degli strumenti
ammessi alla quotazione, occorre anzitutto che si eliminino eventuali ostacoli alla stipula dei
contratti, predisponendo strumenti per la facilitazione del relativo perfezionamento, riducendo le
possibili costi. Gli art. 65 e 65 bis dispongono che tra i requisiti organizzativi di mercati e MTF sia
compreso quella della previsione di regole e procedure, che garantiscono un processo di
negoziazione corretto e ordinato nonché di criteri obiettivi che consentano l'esecuzione efficiente
degli ordini.
Quanto alle modalità oggettive va riferito che i contratti si perfezionano oggi con l'inserimento del
offerte di vendita o acquisto in piattaforme telematiche.
Premessa, poi, l'ordinaria suddivisione delle negoziazioni in comparti, riguardanti strumenti
finanziari variamente raggruppati per categorie omogenee, se ne prevede lo svolgimento,
nell'ambito di un dato prefissato calendario, in distinte fasi della giornata. Lo svolgimento
quotidiano di un'asta di apertura, una successiva fase di negoziazione continuativa, un'asta finale
di chiusura.
Sotto il profilo soggettivo, le operazioni sono poste in essere da soggetti che, dietro ammissione
disposta dal gestore della sede, possono avere accesso alla medesima come membri o
partecipanti. Tra gli operatori che partecipano stabilmente al mercato, un ruolo fondamentale
spetta ai market makers, ossia società che provvedono stabilmente all'acquisto e vendita di
strumenti finanziari, allo scopo di determinare il continuo raggiungimento di certi livelli di
negoziazione ai vari titoli ammessi, e così garantire la liquidità del relativo mercato.
Ulteriore preoccupazione del legislatore è che insieme alla liquidità sia assicurata la stabilità del
mercato. In tale direzione, è in generale fatto obbligo di comportarsi con diligenza, correttezza e
trasparenza, al fine di non compromette l’integrità del mercato.

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Regole particolari valgono poi in relazione all'esecuzione delle negoziazioni.
i servizi di compensazione, liquidazione e garanzia.
la prima attività concerne la definizione dei risultati netti per singolo operatore delle negoziazioni
effettuate nel sistema, dimodoché i titoli e i corrispettivi da ricevere o prestare al termine di ogni
giornata o scadenza prefissata siano definiti unitariamente, sulla base della somma algebrica dell'
eventuale pluralità di operazioni effettuate su un dato strumento finanziario.
L’attività di liquidazione riguarda invece l'efficiente materiale effettuazione di accrediti e addebiti
tanto dei titoli che delle somme derivanti dalle negoziazioni effettuate, anche quali discendenti
dall'eventuale compensazione svolta in base all'attività sopra riferita. Il servizio di garanzia
concerne infine la predisposizione di strumenti per assicurare l' effettiva soddisfazione delle
posizioni creditorie, ovviandosi a eventuali adempimenti.
A completamento del quadro disciplinare, vai infine riferito che le operazioni di borsa sono
soggette a un regime di trasparenza. Il legislatore europeo ha disposto l'assoggettamento delle
negoziazioni ha un articolato sistema di obblighi di trasparenza, più intensi rispetto al passato e
relativi ai dati tanto pre trading, ossia delle offerte di acquisto e vendita formulate nei mercati,
quanto post trading cioè riguardanti i contratti effettivamente conclusi sulla totalità degli
strumenti finanziari negoziati.
Alla trasparenza pre trading, (art.3 e 8 Reg. Mifid) i gestori del mercato e le imprese di
investimento che gestiscono una sede di negoziazione devono rendere pubblici i prezzi correnti di
acquisto e di vendita mettendole a disposizione in modo continuo durante il normale orario di
contrattazione.
Alla trasparenza post trading (art.3 e 8 Reg. Mifid), hanno l'obbligo di rendere pubblici il prezzo, il
volume e la data delle operazioni eseguite, in tempo reale.

La disciplina del mercato primario


La disciplina approntata in proposito riguarda centralmente la fattispecie della sollecitazione del
pubblico a investire (sottoscrivendo o comprando i titoli oggetto di collocamento) ed è essenzialmente
imperniata Sull'obbligo dei soggetti emittenti od offerenti di Pubblicare e elaborare un complesso
documento denominato prospetto.
Art . 3, co.1 , I titoli possono formare oggetto di offerta al pubblico soltanto previa pubblicazione di un
prospetto. Il prospetto è un documento che deve contenere una serie di informazioni, indirizzate A
fare in modo che un investitore possa procedere a una valutazione con cognizione di causa viene a
profilare con l'offerta. Si tratta di Indurre nel risparmiatore una consapevolezza che può definirsi
qualificata. In particolare il prospetto deve appuntarsi: a) situazione patrimoniale, economica e
finanziaria, attuale e prospettica dell'emittente; b) sui diritti connessi al titolo; c) sulle ragioni delle
emissioni e relativo impatto sull emittente. I requisiti essenziali contenute nel prospetto sono:
completezza delle notizie fornite e il loro carattere veritiero.
Il prospetto può essere redatto nella forma sia di unico documento che di tre documenti distinti (
documento di registrazione, nota informativa sui titoli, nota di sintesi).
Il documento di registrazione riguarda direttamente l'emittente e ne descrive le caratteristiche
soggettive, quali risultanti dallo statuto e dalla documentazione contabile.
La nota informativa sui titoli, contiene informazioni specifiche per la singola emissione(codice
internazionale di identificazione titoli, prezzo di emissione, data di scadenza, cedole, data di esercizio,
prezzo di esercizio e prezzo di rimborso).
la nota di sintesi e un documento che fornisce le informazioni chiave di cui gli investitori necessitano
per comprendere la natura e i rischi dell'emittente, del garante e dei titoli che sono offerti o ammessi
alla negoziazione in un mercato regolamentato.

Il prospetto una volta redatto deve essere reso pubblico, in modo da poter essere consultato dai
potenziali investitori e dagli operatori del mercato in generale. prima però è richiesta l'approvazione
del prospetto stesso da parte dell'autorità di vigilanza competente (Consob).

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L'approvazione viene rilasciata all' esito di un controllo, nel quale l'autorità verifica che la bozza di un
prospetto risponda ai criteri di completezza, comprensibilità e coerenza.

L'adesione degli investitori all'offerta


Dopo che è stato pubblicato il prospetto, può procedersi alla raccolta delle dichiarazioni di
investimento, le quali possono avere ad oggetto la sottoscrizione di titoli di nuova emissione o
l'acquisto di valori già emessi e sottoscritti. Tale raccolta avviene appunto con la divulgazione
dell'offerta pubblica. L'inizio dell'offerta deve avvenire necessariamente dopo la pubblicazione del
prospetto.

Tra le diverse moderne forme di sollecitazione dell'investimento ci sono le ICO (initial Coin offeringS) e
le piattaforme di crowdfunding.
Le ICO Sono meccanismi finalizzati alla raccolta di fondi necessari a finanziare un progetto
imprenditoriale, esattamente come in una campagna di crowfunding ma con due differenze:
a) non c'è bisogno di una piattaforma abilitante, che seleziona la compagna da pubblicare scartando
quelle meno affidabili; b) non c'è bisogno di un ente terzo che processi il pagamento.
FASI: 1) il team di progetto offre sul mercato virtuale dei token che possono essere acquistati in cambio
di pagamenti in criptovalute; 2) si promuove il progetto tramite la pubblicazione sul web di un
documento (White paper), contenente tutte le informazioni utili ad un potenziale contributore per
valutare il progetto, gli obiettivi da realizzare con il denaro, la qualità del team proponente e le
modalità mediante cui verranno emessi token; 3) ricorri alla blockchain per le fasi di coinvolgimento
degli investitori.

Il crowfunding e il processo con cui più persone conferiscono somme di denaro, anche di modesta
entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziativa di diverso genere utilizzando siti
Internet(piattaforme o portali) .

L'offerta pubblica di acquisto e di scambio


“ogni offerta, invito a offrire o messaggio promozionale, in qualsiasi forma effettuati, finalizzato
all’acquisto o allo scambio di prodotti finanziari e rivolti ad un numero di soggetti e di ammontare
complessivo superiori” a soglie fissate per legge.
La procedura e le modalità dell'opa sono previste negli artt. 102- 103 del TUF, con disposizioni
destinate ad applicarsi, quanto all'oggetto, a tutte le offerte di acquisto o scambio di prodotti
finanziari. Un'esclusione generale è stabilita per il caso di offerte aventi a oggetto titoli emesse dalle
banche centrali degli Stati comunitari o dalla BCE.
L'inizio del procedimento di offerta è disciplinato dall'art. 102 TUF. La disposizione identifica tale
riguardo due fatti, rappresentanza dell'intenzione dell'offerente di volere promuovere un'opa e da
quello del l'approntamento del documento di offerta. La prima va trasmessa alla consob “senza
indugio”, tramite un apposito comunicato. L'inizio della promozione dell'offerta vera e propria avviene
invece presentando alla Consob un documento destinato alla pubblicazione, soggetto ad approvazione
dell'autorità.
Si apre dunque la fase di pendenza dell'offerta, la quale, una volta efficace, è irrevocabile ed è rivolta
tutti i titolari dei prodotti finanziari che ne formano oggetto; l'offerta può essere inoltre condizionata
nel relativo documento può essere indicata la percentuale minima oh massima dei titoli che si
intendono acquistare.
La durata dell'appello va concordata con la società di gestione del mercato tra un minimo di 15 e un
massimo di 25 giorni. La Consob, esercita poteri di controllo nel periodo di offerta nei confronti
dell'emittente, il quale soggetto agli obblighi informativi previsti nell'art. 115 TUF. È inoltre possibile
che si pubblichino offerte concorrenti con la prima provenienti da altri soggetti. Sono ammessi inoltre,
a determinate condizioni, rilanci da parte dello stesso offerente rispetto alla sua precedente offerta.

La passivity rule

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la legge stabilisce, nell'ottica della cura dell'efficienza del mercato del controllo, una disciplina con la
quale la società bersaglio può difendersi contro l'offerta. La regola generale è quella della passivity
rule, cioè della proibizione di ogni manovra contrarie al successo dell'opa, nell'ottica di un favor
legislativo verso la contendibilità del controllo. E in quest'ottica che si deve leggere l'art. 104 TUF, ai
sensi del quale” le società italiane i cui titoli sono oggetto dell'offerta si astengono dal compiere atti oh
operazioni che possono contrastare il conseguimento degli obiettivi dell'offerta.

L’opa obbligatoria
la disciplina delL’ OPA, si completa con una serie di disposizioni, in virtù delle quali, al verificarsi di
determinate condizioni, il lancio dell'offerta diviene obbligatorio. L'istituto dell'opa obbligatoria si
fonda sulla considerazione che, di fronte a una vicenda comportante un mutamento del controllo di
una società, l'investitore è esposto al rischio di dover sopportare un duplice pregiudizio. Da un lato,
può teoricamente accadere che all'operazione segue un calo del prezzo delle azioni della società
bersaglio. Dall'altro, l'acquisizione del pacchetto azionario di controllo normalmente comporta il
pagamento di un premio che verrebbe essere lucrato unicamente da coloro che hanno ceduto la
partecipazione al nuovo acquirente. Quindi si impone all' acquirente l'obbligo di estendere al l'intera
categoria degli investitori della società emittente la possibilità di vendere i titoli in essa posseduti.
Sul piano dell'oggetto riguarda esclusivamente i titoli con diritto di voto emessi da società quotate.
Quanto alle figure in cui la disciplina si articola, il legislatore prevede due diverse ipotesi di offerta
pubblica di acquisto obbligatoria: l'opa successiva e l'opa incrementale. Ad esse si affianca anche
l'istituto dell'obbligo di acquisto residuale.

L OPA totalitaria successiva, obbliga a promuovere un'offerta pubblica di acquisto, rivolta tutti i
possessori di titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato emessi da una data s.p.a,
chi abbia acquistato una partecipazione pari al 25% del capitale della società stessa. Per ”
partecipazione” deve intendersi una quota di titoli attributivi del diritto di voto nelle deliberazioni
assembleari riguardanti nomina e revoca degli amministratori o del consiglio di sorveglianza. L'offerta
va lanciata entro 20 giorni dalla data dell'acquisto originario e ha un prezzo determinato ex lege, ossia
a un prezzo non inferiore a quello più elevato pagato dall'offerente e da persone che agiscono di
concerto con il medesimo, nei 12 mesi anteriori.
L'opa totalitaria incrementale, nel caso in cui chi abbia già una partecipazione del 30% nella società
aumenti successivamente la propria partecipazione, anche indirettamente, di più del 5% del capitale
rappresentato dai titoli con diritto di voto.
L'art. 108 TUF, stabilisce l'istituto dell’ obbligo di acquisto residuale, il quale impone a chi abbia
acquistato una partecipazione pari almeno al 95% del capitale rappresentato in titoli di una società
quotata, l'obbligo di acquisire i restanti titoli da chi ne faccia richiesta.

Abusi di mercato, sono quelle azioni suscettibili di ostacolare e alterare il naturale congegno di
selezione dell'offerta di investimento da parte della corrispondente domanda e quindi in grado di
minare la cosiddetta integrità del mercato. Nel dettaglio le fattispecie di abuso sono 3:

1. abuso di informazioni privilegiate (insider trading)


art. 8 MAR (market abuse regulation): una persona in possesso di informazioni privilegiate
utilizza tali informazioni acquisendo o cedendo, per conto proprio o di terzi, direttamente o
indirettamente, di strumenti finanziari cui tali informazioni si riferiscono. In particolare si
colpisce il comportamento di chi sfrutta a proprio vantaggio un'informazione che, una volta
resa pubblica, inciderebbe sulla quotazione di uno strumento finanziario.
Per essere un informazione privilegiata deve avere 3 elementi (art.7): i) il carattere preciso
dell'informazione; ii) il trattarsi di un'informazione che non è stata resa pubblica; iii) da
circostanza che la sua diffusione potrebbe avere un effetto significativo sui prezzi degli
strumenti finanziari.

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2. Comunicazione illecita di informazioni privilegiate, sia quando una persona è in possesso di
informazioni privilegiate e comunica tali informazioni a un'altra persona durante il normale
esercizio di un'occupazione, una professione o una funzione.
3. manipolazione del mercato, la quale copre una vasta serie di comportamenti, per i quali in
passato la fattispecie di riferimento sarebbe stata il delitto di aggiotaggio. Essi sono
caratterizzati dal comune effetto di provocare un'alterazione dei dati di base su cui si formano
le decisioni di negoziazione (volumi di domanda e offerta; prezzi praticati e quotazioni).

Per tentare di raggiungere al massimo grado l’effetto di deterrenza dalle condotte abusive, il
legislatore europeo ha pronta pure una serie di strumenti di prevenzione delle stesse.
Il MAR III, è dedicato agli obblighi di comunicazione delle informazioni privilegiate al fine di scongiurare
la possibilità del verificarsi del relativo abuso.

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