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INDICE
Sezione Prima
1. Cenni storici
2. le fonti
3. i concetti
4. la vigilanza e le sue forme
Sezione seconda
5. le regole dell'organizzazione d'impresa
6. le forme delle attività: i servizi, i modelli contrattuali i prodotti
7. le regole delle attività: tutela del cliente
8. i soggetti e le attività complementari
Sezione terza
9. le sedi e le operazioni di mercato
Prima del 1942 esistevano due codici: il Codice civile e il codice del commercio. In questo sistema chiunque
raccogliere e prestare denaro e, quindi, svolgere liberamente un’attività finanziaria. Era un poteva sistema
totalmente libero. C’era anche la massima libertà nelle forme organizzative. Le tipologie di banche che
esistevano erano le più disparate: es. banche create da comuni, casse di risparmio.
In questa fase non esiste nemmeno un istituto di emissione. La funzione di emissione della moneta veniva
affidata alle varie banche.
Questo portò ad una prima crisi perché lo Stato non riusciva nemmeno a controllare l’emissione della
moneta. I vari istituti potevano emettere moneta fino ad una certa percentuale rispetto alle loro riserve. Ad
un certo punto la Banca Romana iniziò a stampare un eccesso di moneta e questo comportò
successivamente il suo fallimento.
Dopo il fallimento della Banca Romana nasce la Banca d’Italia dalla fusione di alcune delle banche. In questa
fase ci sono tre istituti che emettono moneta: Banca d’Italia, Banco di Napoli e il Banco di Sicilia.
Nel 1926 la funzione di emissione della moneta venne concentrata presso la Banca d’Italia (oggi non è più
così, la moneta viene emessa da BCE)
Legge bancaria del 1936: rappresenta l’assetto normativo rimasto in vigore fino al ‘93. Questo regime può
definirsi come un oligopolio amministrato: sistema rigidissimo. Si passa da un sistema liberale ad un
sistema di totale controllo dello stato sulle banche. Alla base di questa regolamentazione sta il fatto che
buona parte del sistema bancario viene nazionalizzato. Questa nazionalizzazione non avviene a livello
normativo, ma di fatto lo Stato crea degli enti (IMI e IRI) che possiedono gran parte delle partecipazioni
statali nelle aziende private industriali e bancarie.
La legge bancaria prevede un sistema di controllo molto rigido. Si crea, innanzitutto, il sistema della che
sostanzialmente fa diventare l’attività bancaria un’attività sottoposta a tripla autorizzazione regime di
concessione. L’attività bancaria in sostanza diviene un’attività pubblica (di interesse pubblico) soggetta ad
un regime di concessione. La concessione ha una natura giuridica diversa dall’autorizzazione.
L’attività di vigilanza alla fine degli anni ‘40 viene affidata alla Banca d’Italia. Prima di questa data l’attività di
vigilanza era affidata all’Ispettorato per la Difesa del Risparmio e del Credito (ufficio all’interno del
Ministero del Tesoro).
Il sistema delineato dalla legge del 1936 rimane in piedi fino agli anni ’80. Il controllo statale ha portato
inevitabilmente a delle inefficienze. Il controllo politico sulle banche e l’assenza di concorrenza hanno
portato ad una fase di crisi. Lo stato italiano non riesce a finanziare la ripresa del sistema bancario perché lo
stesso stato italiano entra in crisi. Lo stato deve privatizzare una parte del sistema bancario e lo deve fare
necessariamente perché non ha denaro per metterlo in piedi. Questa necessità si avverte nello stesso
momento in cui a livello europeo si decide di cambiare il sistema. L’UE comincia ad attuare anche in ambito
bancario il sistema del mercato unico europeo.
Privatizzazione: Lo Stato inizia a privatizzare le banche. Questo processo avviene per gradi. Oggi non c’è più
nessuna banca controllata dallo Stato. Quali sistemi possono essere utilizzati per attuare la privatizzazione?
Ci sono tre diverse alternative: 1) la trasformazione enti pubblici in spa, 2) fusione banche private, 3)
Conferimento dell’azienda bancaria in una nuova società. banche pubbliche con Quest’ultimo sistema è
stato quello più utilizzato: *banca pubblica sotto forma di ente pubblico, *l’ente pubblico costituisce una
nuova società e conferisce l’azienda, *diventa socio unico e poi man mano inizia a vendere le azioni.
Si vuole mettere al riparo il sistema bancario dalle ingerenze politiche. Si creano le figure delle fondazioni
bancarie: lo Stato non tiene queste azioni ma le attribuisce a delle fondazioni (es. fondazioni Banco di
Sicilia). Si crea un ente separato dallo stato (fondazione privata) che diventa proprietario delle banche e che
poi inizia a vendere le proprie azioni. Le fondazioni sono enti che non hanno un’assemblea ed è lo statuto
che decide chi gestisce la fondazione. Di fatto indirettamente la politica o gli altri poteri continuano a
controllare le banche.
La direttiva del 1977 (attuata nel 1985) contiene le prime regole per la creazione del mercato unico
bancario. Il primo passaggio della direttiva del ’77 è quello di prevedere che l’autorizzazione non sia
discrezionale, Quindi per far sì che si crei un mercato unico e per far sì che le banche possano operare
liberamente in tutti i paesi europei si prevede un’autorizzazione vincolata. L’autorizzazione dipende dal
rispetto di alcuni requisiti (capitale, tipo di imprese, requisiti amministratori).
Con la direttiva del ’89 (attuata nel 1992) si apre totalmente il mercato a livello europeo mediante il
principio del control” cioè del principio della vigilanza da parte dell’autorità del paese “own country di
origine. L’attività bancaria non è controllata dall’autorità del paese in cui si svolge, ma dall’autorità del
paese in cui la banca è costituita. Ogni banca può operare direttamente in altro paese senza autorizzazione
e il suo funzionamento è controllato dall’autorità del paese di origine.
Il sistema delle tre autorizzazioni cade per tutti e si passa al sistema dell’unica autorizzazione.
A livello europeo si è deciso di affrontare la crisi accentrando i controlli. Nel 2007 si crea un meccanismo
unico di vigilanza. La Banca d’Italia non è più autorità di vigilanza autonoma, ma è un’autorità decentrata di
un sistema di vigilanza a livello europeo. La vigilanza sulle banche sistemiche (cioè quelle che superano certi
parametri) è direttamente effettuata dalla BCE. Problema gestione delle crisi: nel caso di grosse crisi
bancarie può accadere che uno stato nazionale punto di vista finanziario, l’obiettivo è quello europeo non
riesca a supportare la crisi bancaria dal di creare un sistema unico di risoluzione delle crisi (creazione di
fondi a livello europeo). Manca ultimo passaggio: non esiste ancora fondo salvabanca a livello europeo.
Le crisi sono comunque regolamentate a livello europeo, quindi lo stato quando vuole intervenire per
risolvere crisi delle proprie banche deve rispettare le regole europee. Tutto questo ha comportato delle
modifiche del t.u. bancario.
$3 I CONCETTI
Le fonti
- Diritto dell'unione europea;
- costituzione art. 47, prevede che la Repubblica incoraggi e tuteli il risparmio in tutte le sue forme;
- testo unico bancario, TUB, art. 5, rilevano la sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, la
stabilità complessiva, l'efficienza e la competitività del sistema finanziario;
- testo unico finanziario, TUF articolo 5, gli obiettivi per gli intermediari sono la salvaguardia della
fiducia nel sistema immunitario, la tutela degli investitori, la stabilità e il buon funzionamento del
sistema finanziario, la competività del medesimo; Per gli emittenti secondo l'art. 91, sia riguardo
alla tutela degli investitori nonché all'efficienza alla trasparenza del mercato del controllo societario
e del mercato dei capitali;
- Codice delle assicurazioni, punto tre lo scopo principale l'adeguata protezione degli assicurati e
degli aventi diritto a prestazioni assicurative
Il denaro
Il denaro costituisce l'oggetto del bisogno finanziario e presenta pertanto l'elemento fondamentale del
sistema finanziario. Sotto il profilo economico si individuano in linea di massima tre funzioni assolte dal
bene denaro.
i) funzione di ben intermediario negli scambi, in questo caso il denaro non soddisfa dunque un
bisogno umano specifico ma un bisogno che si può definire generico o universale In altre parole
il denaro è un bene che incorporò un potere di acquisto generale riconosciuto tale in una data
comunità.
ii) Funzione di unità di misura del valore, il denaro funge da un bel po fuori così che essi possono
venire determinati in modo uniforme era affrontati tra loro.
Quando il riconoscimento avviene in forza di legge si parla di moneta avente corso legale: l'ordinamento
riconosce un dato bene come idoneo a soddisfare le obbligazioni pecuniarie, cioè quelle aventi ad oggetto
l'attribuzione di un potere d'acquisto. Coesistono una pluralità di monete legali: moneta legale domestica,
avente corso legale nel territorio adesso relativo; monete straniere, aventi corso legale all'estero. Le
monete complementari sono beni accettati come intermediari negli scambi su basi meramente
concezionali da una cerchia di persone, esempio criptomonete (Bitcoin).
La moneta non è attività libera, bensì riservata allo stato.
Da un punto di vista giuridico un bene per essere qualificato come denaro è necessaria tale condizione:
documento oggetto di attribuzione esclusiva, esprimerei un dato numerico, svolgente una funzione
intermediaria degli scambi.
Moneta- segno: e un oggetto che non soddisfa altro interesse se non quello di fungere da denaro. è quel
che accade oggi: I Si metallici sono composti in materiale vile, le banconote sono ritagli di carta, essi hanno
valore solo in quanto e fino a quando sono accettati come mezzo di scambio e sono perciò idonei ad
esprimere un potere d'acquisto.
La criptovaluta appartiene infatti al genere della moneta segno. La più nota è il Bitcoin. Si tratta di monete
complementari.
La loro creazione e circolazione poggia sulla tecnologia blockchain e di registrazione distribuita: Si tratta di
una tecnologia che si basa su software presenti nei singoli terminali degli utenti e interconnessi. Le monete
sono registrate nei portafogli virtuali (e-wallet) degli utenti medesimi, i quali vi accedono mediante una
chiave privata; la circolazione la registrazione dei movimenti disposti dai singoli utenti, che vengono
accorpati in blocchi digitali non alterabili dall'esterno. le cripto valute possono essere a emissione
centralizzata, quando un'entità ne cura la creazione e la prima registrazione nei portafogli virtuali, o a
emissione diffusa.
Moneta scritturale: la sua espressione massima è più diffusa e il saldo attivo di un conto corrente bancario,
rappresenta infatti un debito della banca nei confronti del cliente.
Moneta elettronica: definita dall'articolo 1, co. 2 del TUB come valore monetario memorizzato
elettronicamente, ivi inclusa la memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti
dell'emittente che sia emesso per effettuare operazioni di pagamento e che sia accettato da persone fisiche
e giuridiche diverse dall'emittente. si tratta di una moderna forma monetaria funzionale a favorire e
velocizzare i pagamenti virgola che si basa sull'intermediazione di operatori specializzati (gli IMEL, istituti di
moneta elettronica) i quali ricevono denaro, (in contanti o come moneta scritturale) da parte di un utente,
registrando a suo favore, in formato digitale, l'importo corrispondente virgola che si presenta allora come
carta prepagata. Anche gli IMEL non emettono denaro; la moneta elettronica è un credito verso l’IMEL e la
sua circolazione è un'operazione che viene ricondotta alla cessione di tale credito.
Art. 10 TUB c.1 “La raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l’attività
bancaria. Essa ha carattere d’impresa.”
C’è un collegamento tra le due attività: viene raccolto il risparmio per erogare il credito, e l’erogazione
del credito avviene con il denaro raccolto tra il pubblico. I due elementi dell’attività bancaria sono
intimamente connessi tra di loro.
La Banca è autorizzata a compiere congiuntamente queste due attività. Definizione di banca: la banca
è il soggetto che è autorizzato ad esercitare congiuntamente le due attività. Non è invece banca chi di
fatto esercita le due attività, ma lo è solo se iscritta nell’albo della Banca d’Italia (definizione formale di
banca: la banca è l’impresa iscritta nell’albo della Banca d’Italia). Solo alle imprese iscritte nell’albo è
consentito di esercitare congiuntamente la raccolta di risparmio tra il pubblico e l’erogazione del
credito.
Essa ha carattere d’impresa. L’attività bancaria è un’attività di impresa. L’attività bancaria nel Codice
civile è indicata tra le attività che costituiscono impresa commerciale. Il concetto di impresa
commerciale si ha per sottrazione: è impresa commerciale qualunque impresa diversa da quella
agricola. Inoltre, l’art. 2195 c.c. comprende espressamente l’attività bancaria tra le attività di imprese
commerciali.
Dalla legge amato del 1990 in Italia le banche non sono più enti pubblici ma devono rivestire la forma
di società per azioni o di società cooperativa per azioni.
L'esercizio di tale attività è soggetto ad autorizzazione, rilasciata dalla BCE, su proposta della Banca
d'Italia. Il rilascio della stessa richiede il soddisfacimento di numerosi requisiti sia di carattere
patrimoniale, sia di carattere organizzativo. Questa autorizzazione riguarda le banche italiane, cioè le
banche che hanno sede legale e direzione generale in Italia, le quali sono iscritte nell'albo previsto
dall'articolo 13 tub.
Le banche comunitarie possono svolgere liberamente le proprie attività in Italia, con obbligo di
iscrizione nell’albo indicato dall'articolo 13 tub aprendovi succursali (agenzie, filiali, sportelli, che
rappresentano un luogo fisico dove viene svolta l'attività bancaria).
Le banche extracomunitarie invece hanno bisogno dell'autorizzazione della Banca d'Italia per stabilire
in Italia una prima succursale.
I soggetti parabancari
Sono ulteriori intermediari che offrono dei servizi bancari tipici o servizi innovativi o servizi tradizionali
ma con modalità innovative.
a) Gli istituti di moneta elettronica (IMEL), sono le imprese, diverse dalle banche, che emettono
moneta elettronica (es. PostePay). Il TUB Prevede anche in questo caso un'autorizzazione da
parte della BDI dalla quale deriva l'iscrizione in un apposito albo. Oltre ad emettere moneta
elettronica, gli imel possono prestare servizi di pagamento e svolgere le attività accessorie
previste dall'articolo 114 tub. A tutela dei clienti, il tub prescrive che le somme di denaro
consegnate a un IMEL per l'emissione di moneta elettronica costituiscano patrimonio distinto a
tutti gli effetti dal patrimonio del IMEL, sul quale non sono ammesse azioni dei creditori.
b) gli istituti di pagamento (IP), Devono rivestire la forma di SPA, di Saba, di SRL o di società
cooperativa affinché la B di rilasci la richiesta di autorizzazione, anch'essi sono iscritti in uno
specifico albo. Tali intermediari prestano servizi di pagamento e possono esercitare alcune
Le SIM (art. 106 TUB) sono quelle imprese autorizzate a prestare servizi o attività di investimento;
Possono inoltre svolgere professionalmente nei confronti del pubblico, servizi accessori e altre attività
finanziarie, nonché attività connesse e strumentali.
le imprese di investimento Ue possono prestare in Italia servizi attività di investimento, con o senza
servizi accessori, senza quindi necessità di aprire succursali sul territorio nazionale.
Le imprese di paesi terzi invece per stabilire succursali sul territorio nazionale hanno bisogno di
un'autorizzazione della Consob subordinata alla verifica della ricorrenza di specifici requisiti.
b. le società di gestione del risparmio (SGR) in base all'articolo 33 TUF, esse gestiscono gli
OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio) che hanno la forma del fondo
Comune di investimento. quest'ultimo costituisce un patrimonio autonomo, suddiviso
in quote, istituito e gestito da un gestore; un patrimonio che si forma mediante
l'apporto di liquidità da parte di una pluralità di investitori e che viene globalmente
investito dalla SGR in strumenti finanziari. In realtà, le SGR possono prestare anche altri
servizi, come ad es. Quelli di gestione individuale di portafogli, di istituzione gestioni di
fondi pensione. È opportuna l'autorizzazione da parte della BDI sentita la Consob.
Le imprese di assicurazione
le imprese di assicurazione sono gli intermediari cui il codice delle assicurazioni private riserva art 11
c.ass <<l'esercizio delle attività assicurativa nei rami vita e nei rami danni>>.
In particolare, il c.ass richiede che sia adottata la forma della s.p.a, oppure quella della società
cooperativa o della società di mutua assicurazione le cui quote di partecipazione siano rappresentate
da azioni. L'autorizzazione è rilasciata da parte dell'autorità di settore, vale a dire l'istituto per la
vigilanza sulle assicurazioni (IVASS).
a. Crowdfunding, che rappresenta una tecnica di raccolta dal basso del risparmio, con
cui vengono chieste a un pubblico indistinto di finanziatori le risorse necessarie per
sostenere nuove iniziative imprenditoriali, i gestori di portali di crowdfunding sono i
soggetti che è, organizzano e gestiscono le piattaforme, accessibili su Internet che
offrono tale servizio.
Attività bancarie
Art. 10 TUB c.3 “Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria,
secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali. Sono salve le
riserve di attività previste dalla legge.”
Non è richiesto dal legislatore che l’attività bancaria debba essere l’attività prevalente. Le uniche due
attività finanziarie che non possono essere svolte dalle Banche sono l’attività assicurativa e l’attività di
gestione di fondi comuni. Quindi, l’attività bancaria deve essere svolta in maniera non eccessivamente
marginale, ma non è nemmeno richiesto che sia prevalente.
Oltre alle attività finanziarie, il c.3 afferma che le banche possono esercitare anche le attività connesse
o strumentali. Bisogna distinguere le attività strumentali da quelle connesse.
Le attività strumentali sono attività che non hanno a che vedere con l’attività bancaria in senso stretto,
ma servono allo svolgimento della stessa (es. gestione di servizi informatici, manutenzione di immobili
etc.). Queste attività possono essere anche svolte a pagamento nei confronti anche di altre banche (es.
software per gestione dei rapporti bancari).
L’attività connessa è quell’attività che, essendo diversa da quella strumentale, si potrebbe svolgere in
collegamento con quella bancaria (visto che ho una struttura bancaria con certe caratteristiche potrei
utilizzarla anche per attività non bancaria).
Art. 11 TUB “Ai fini del presente decreto legislativo è raccolta del risparmio l’acquisizione di fondi con
obbligo di rimborso, sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma.”
Art. 11 TUB c.3 “Il CICR stabilisce limiti e criteri, anche con riguardo all’attività ed alla forma giuridica
del soggetto che acquisisce fondi, in base ai quali non costituisce raccolta del risparmio tra il pubblico
quella effettuata presso specifiche categorie individuate in ragione di rapporti societari o di lavoro.”
Art. 1 CICR E' raccolta del risparmio l'acquisizione di fondi con obbligo di rimborso, sia sotto forma di
depositi sia sotto altra forma.
Deve essere chiara la distinzione fondamentale tra raccolta del risparmio a titolo di credito e raccolta
del risparmio a titolo di rischio (cioè quando i fondi vengono raccolti tra il pubblico con obbligo di
rimborso o senza obbligo di rimborso). Anche una società che emette azioni raccoglie risparmio, ma a
titolo di investimento perché non c’è nessun impegno da parte della società di rimborsare le somme: la
società raccoglie risparmio nel senso che i risparmiatori versano I conferimenti o e sottoscrivono
azioni, in cambio diventano soci e hanno diritto agli utili e alla quota di liquidazione quando recedono o
quando la società va in liquidazione è un investimento a titolo di rischio. Bisogna quindi nettamente
distinguere quando un’impresa acquisisce denaro impegnandosi a rimborsarlo e quando lo raccoglie a
titolo di investimento. La raccolta di risparmio a titolo di investimento è libera. Le società sono libere di
acquisire risparmio sotto forma di investimento perché il risparmiatore sa di compiere un investimento
a titolo di rischio (disciplina sulla trasparenza). Diversa è invece l’acquisizione di fondi con obbligo di
rimborso, qui non bisogna tradire la fiducia di chi affida dei fondi a dei soggetti che si impegnano a
rimborsarli È un diritto di credito.
Acquisizione di fondi a titolo di rimborso: sotto forma di deposito bancario o di qualunque altra
forma. Questa attività è soggetta ad una riserva di legge che però non è assoluta perché ci sono
tutta una serie di eccezioni. Eccezioni che valgono se i depositi non vengono effettuati per erogare
prestiti (esercizio congiunto coperto da riserva assoluta). La raccolta di fondi con obbligo di rimborso
dipende innanzitutto dal contenuto dal contratto (se è previsto giuridicamente un obbligo di
rimborso), ma questo non è sufficiente.
Art. 1 CICR c.2 “I tempi e l'entità del rimborso possono essere condizionati da clausole di
postergazione o dipendere da parametri oggettivi, compresi quelli rapportati all'andamento
economico dell'impresa o dell'affare in relazione ai quali i fondi sono stati acquisiti.”
Siamo pur sempre nell’ambito della raccolta del risparmio con obbligo di rimborso quando il rimborso
è condizionato o subordinato a certi eventi. Questi elementi sono compatibili con la natura creditizia
dell’operazione.
La raccolta del risparmio con obbligo di rimborso è riservata alle banche (anche se la riserva non
assoluta) perché se è rivolta al pubblico (cioè aperta a masse ingenti di soggetti) deve essere un’attività
riservata a soggetti vigilati. In passato quando non era prevista questa riserva di legge le truffe al
pubblico dei risparmiatori erano molto diffuse.
Tuttavia, non si può consentire a chiunque di raccogliere risparmio tra il pubblico, Le normali società
infatti possono raccogliere risparmio solo tramite le obbligazioni a titolo di rimborso.
Art. 2412 c.c. “La società può emettere obbligazioni portatore al o nominative per somma
complessivamente non eccedente il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve
disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato.”
Art. 11 TUB c.5 “Nei casi previsti dal comma 4, lettere c) e d), sono comunque precluse la raccolta
di fondi a vista ed ogni forma di raccolta collegata all’emissione od alla gestione di mezzi di
pagamento a spendibilità generalizzata.”
Raccolta di fondi a vista -> la raccolta di fondi a vista è quella con obbligo di rimborso immediato. Il
rimborso è collegato alla semplice richiesta, non ci possono essere termini. Dal punto di vista
dell’impresa che raccoglie il risparmio, l’obbligo di rimborso a vista è quello più pericoloso perché
chi ha raccolto il risparmio deve essere sempre in grado di fronteggiare richieste di rimborso a vista.
Ogni Banca ha delle riserve di liquidità che sono minimi percentuali rispetto ai depositi.
Altra attività bancaria è rappresentata dall’esercizio del credito. Ricomprende tutte le operazioni con
cui la banca permette ai propri clienti di fruire della disponibilità di una somma di denaro per un dato
periodo di tempo, decorso il quale i clienti dovranno restituire quanto ricevuto. Rientrano nel concetto
di esercizio del credito: il mutuo (art 1813), apertura di credito (art. 1842), anticipazione bancaria (art.
1846), fideiussione bancaria, leasing finanziario, i pronti contro termine.
Attività parabancari
a. L'emissione di moneta elettronica è l'attività tipica del IMEL, anche se questa attività può
essere svolta dalle banche o dagli intermediari finanziari.
Art. 1 TUB c.2 h ter ““«moneta elettronica» è il valore monetario memorizzato elettronicamente, ivi
inclusa la memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia
emesso per effettuare operazioni di pagamento (..) e che sia accettato da persone fisiche e giuridiche
diverse dall’emittente.” l'emittente ricevute le somme di denaro versato del cliente trasforma
immediatamente tali somme in moneta elettronica, cioè in unità monetarie registrati in un Borsellino
elettronico virgola di cui stesso cliente lo può disporre in tutto o in parte, innanzitutto eseguendo
operazioni di pagamento, salvo il suo diritto al rimborso.
I servizi di investimento
Lo strumento finanziario rappresenta nella sistematica del TUF l'oggetto dei servizi di investimento.
Di strumenti finanziari ricordiamo: i valori mobiliari (azioni, obbligazioni e titoli di debito), gli
strumenti del mercato monetario (titoli di Stato), le quote di un OICR, i strumenti finanziari derivati.
L'elenco dei servizi di investimento è racchiuso nell art.1 co. 5, TUF, E tra le varie tipologie di servizi
troviamo:
I. La negoziazione per conto proprio, cioè l'attività di acquisto e vendita di strumenti
finanziari virgola in contropartita diretta.
II. l'esecuzione di ordini per conto dei clienti, cioè la conclusione di accordi di acquisto o
di vendita di uno o più strumenti finanziari per conto dei clienti;
III. la gestione di portafogli, la gestione su base discrezionale e individualizzata di
portafogli di investimento: l'elemento caratteristico in questo caso è l'individualità della
gestione per cui il portafoglio finanziario di ciascun cliente è gestito in modo
personalizzato;
IV. La ricezione trasmissione di ordini, l'attività consistente nel mettere in contatto due
più investitori, rendendo così possibile la conclusione di un'operazione fra loro:
mediazione;
V. la consulenza in materia di investimenti, cioè la prestazione di raccomandazioni
personalizzate a un cliente riguardo a uno o più operazioni relativi a strumenti
finanziari.
Il TUF consente l'esercizio di tali servizi a diverse tipologie di operatori: precisamente, alle SIM, alle
imprese di investimento UE, alle banche italiane, Alle banche UE e alle imprese di paesi terzi.
Tutto ciò non vale invece per il servizio di gestione collettiva del risparmio, ovvero quel servizio
caratterizzato dal fatto che è un patrimonio raccolto tra una pluralità di investitori viene gestita in
monte nell'interesse della collettività dei medesimi investitori, Piuttosto che nell'interesse individuale
del singolo.
tale attività può essere esercitata soltanto da alcune specifiche categorie di intermediari (SGR, SICAV,
SICAF).
Attività assicurativa
Art. 1882 c.c definisce il contratto di assicurazione come il contratto col quale l'assicuratore, verso
pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l'assicurato, entro i limiti convenuti, del danno adesso
prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un evento attinente
alla vita umana.
l'assicurazione soddisfa un bisogno finanziario dell'assicurato: bisogno di protezione dal rischio di una
perdita finanziaria derivata da un sinistro (danno ai propri beni) oppure da un evento attinente alla vita
umana (morte, infortuni).
Negli ultimi anni si sono diffusi prodotti assicurativi nuovi, finalizzati a soddisfare anche, se non
principalmente, un bisogno di investimento. Ciò si riscontra nelle polizze unit linked o index linked,
nelle quali la prestazione a favore dell'assicurato, pur sempre subordinata al verificarsi di un dato
evento relativo alla sua vita, è legata ad un paniere di titoli oppure ha un particolare indice delle cui
fluttuazioni lo stesso assicurato sopporta dunque i rischi.
Esistono tante tipologie di mercati mobiliari, tutti ricadenti nella nozione di sedi di negoziazione e
sono:
i mercati regolamentati;
i sistemi multilaterali di negoziazione;
i sistemi organizzati di negoziazione
Sistema organizzato di negoziazione, è un sistema diverso dei primi due che consente l'interazione tra
interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a obbligazioni, strumenti finanziari strutturati,
quote di emissione strumenti derivati, in modo da dare luogo a contratti di compravendita; la
differenza rispetto agli MTF e che l'esecuzione degli ordini è svolta su base discrezionale e possono
essere negoziate soltanto alcune tipologie di strumenti finanziari.
$4 LA VIGILANZA
Una prima distinzione che deve essere fatta per quanto concerne la vigilanza sul sistema
finanziario riguarda gli strumenti che possono essere di tipo privatistico oppure pubblicistico.
Rientrano nella categoria dei controlli di carattere privatistico, in primo luogo, i controlli cosiddetti
interni, vale a dire quelli svolti dagli organi competenti in base alla ordinaria disciplina di diritto
commerciale societario. Un'ipotesi particolare è quella dei controlli che sono svolti dalla società di
gestione del mercato. Controlli vengono espletati alla luce del regolamento del mercato, che è un
La Banca d’Italia
La Banca d'Italia e l'autorità cui compete vigilare sul comparto bancario. Istituita con la legge
bancaria del 1926, La Banca d'Italia nel nostro paese si è vista attribuiti sin dalla sua istituzione
compiti di vigilanza sulle banche anche se non esclusivi e, oggi, da coordinare con la vigilanza
svolta in dati casi dalla BCE.
La Banca d'Italia e istituto di diritto pubblico che ha in parte una connotazione para privatistica
Marcon una fortissima declinazione pubblicistica per tutto ciò che riguarda le funzioni istituzionali
espletate e i poteri esercitati: al vertice si pone infatti un Governatore, nominato per un mandato
di sei anni, rinnovabile una sola volta con decreto del presidente della Repubblica. il governatore
compone il Direttorio, assieme al direttore generale e ai vicedirettori generali, nominati dal
consiglio superiore su proposta del primo. Nella legge, speciale importanza è data al profilo
dell'indipendenza << le disposizioni normative nazionali, di rango primario e secondario,
assicurano alla Banca d'Italia e ai componenti dei suoi organi l'indipendenza richiesta dalla
normativa comunitaria per il migliore esercizio dei poteri attribuiti nonché per l'assorbimento dei
compiti e dei doveri spettanti>>.
Alla Banca d'Italia compete la vigilanza, anche se diversi dalle banche, per quanto riguarda il
contenimento del rischio, la stabilità patrimoniale e la sana e prudente gestione.
Sono state conferite competenze in punto di vigilanza in ambito bancario a due ulteriori autorità:
il comitato interministeriale per il credito e il risparmio CICR
il ministro dell'Economia e delle finanze
CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e Risparmio). è una sorta di piccolo Consiglio dei ministri
nel senso che è un comitato interno al Consiglio dei Ministri (è composto da Ministri). Nel corso del
tempo il CICR ha perso sempre più poteri. È stato neutralizzato da tutta una serie di meccanismi, uno
dei quali è il fatto che il CICR delibera solamente su proposta della Banca d’Italia.
Art. 2 TUB c.4 “Per l’esercizio delle proprie funzioni il CICR si avvale della Banca d’Italia.”
Il CICR è considerata un’autorità creditizia, ma non è un’autorità dal punto di vista organizzativo,
non ha né una sede né personale perché si avvale per tutte le questioni organizzative della Banca
d’Italia. Il segretario è il Direttore Generale del Tesoro (che è il primo funzionario del Ministro
dell’economia). Nel corso del tempo di fatto si è così neutralizzato progressivamente il potere della
politica nel settore di vigilanza bancaria.
Art. 2 TUB “Il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ha l’alta vigilanza in materia
di credito e di tutela del risparmio.”
Cosa significa alta vigilanza? Quasi nulla. i poteri del CICR sono di alta vigilanza nel senso che non può
ingerire nella regolamentazione minuziosa; quindi, può emanare solo criteri di massima (solo regole di
principio) e solo laddove la legge lo preveda. Non può emanare delle direttive in certi settori se il testo
unico non gli attribuisce questi poteri. Sono ormai dei regolamenti che poi subdelegano la Banca
d’Italia nella regolamentazione attuativa. Oggi tale autorità ha solo potestà regolamentare in punto di
raccolta del risparmio e di trasparenza bancaria.
La Consob
Commissione nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) istituita dalla l. 216/1974, alla quale spetta la
vigilanza sul comparto finanziario, con riguardo sia agli intermediari operanti sul mercato mobiliare, sia agli
emittenti. La commissione è composta dal presidente e da quattro membri, che per legge devono scegliersi
< tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza>
sono nominati con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei
ministri previa deliberazione dello stesso consiglio. A tutela della sua indipendenza, La Consob gode di
autonomia nella gestione delle proprie spese, come pure del potere di deliberare le norme sulla propria
organizzazione e funzionamento.
Le finalità della vigilanza della Consob cambiano se questa si svolge sugli intermediari oppure sugli
emittenti.
Nella prima ipotesi (vigilanza sugli intermediari) l Art 5 TUF individua una serie di obiettivi: salvaguardia
della fiducia nel sistema finanziario, tutela degli investitori, stabilità e buon funzionamento del sistema
finanziario, competitività del sistema finanziario e osservanza delle disposizioni in materia finanziaria.
Alla Consob, infatti spetta vigilare per quel che attiene alla trasparenza e alla correttezza dei comportamenti
degli intermediari.
Nella seconda ipotesi (vigilanza sugli emittenti) il principio è che questa spetti in via esclusiva alla Consob la
quale esercita i relativi poteri avendo riguardo agli obiettivi della tutela degli investitori, dell'efficienza e
della trasparenza del mercato del controllo societario e del mercato dei capitali.
L’IVASS
Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS), competente per il comparto assicurativo.
L’IVASS ha come propri organi il Presidente, che coincide con il Direttore generale della Banca
d'Italia, il Consiglio - composto dal presidente e da due consiglieri - Direttorio previsto dallo statuto
La vigilanza regolamentare: si allude al potere delle varie autorità (BDI, Consob, IVASS, CICR), di
emanare specifiche regole per disciplinare particolari materie relative al comparto di rispettiva
competenza. la principale norma è quella:
Art. 53 TUB -> “La Banca d’Italia emana disposizioni di carattere generale aventi a oggetto: a)
l’adeguatezza patrimoniale; b) il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni; c) le
partecipazioni detenibili; d) il governo societario, l’organizzazione amministrativa e contabile,
nonché i controlli interni e i sistemi di remunerazione e di incentivazione; d-bis) l’informativa da
rendere al pubblico sulle materie di cui alle lettere da a) a d).”
L’art. 53 TUB dà alla Banca d’Italia un potere fortissimo che ormai è condizionato dagli ultimi interventi
europei. Di fatto nell’emanare questi regolamenti ormai la Banca d’Italia si adegua alle direttive
europee e agli orientamenti della BCE. Queste regole si traducono in disposizioni complicatissime e
dettagliatissime. A livello di legislazione nazionale ormai non si disciplina più nulla, ma si attribuisce alla
Banca d’Italia un potere regolamentare che copre praticamente tutta la materia bancaria.
Vigilanza informativa:
COMPARTO BANCARIO
Riguarda il flusso di informazioni che autonomamente la banca deve
autonomamente inviare alle autorità di vigilanza. Anche questa materia della vigilanza informativa è
stata delegificata e il contenuto di quello che deve essere inviato si trova nelle istruzioni della Banca
d’Italia e della BCE. La legge si limita a dire che le banche devono inviare alla Banca d’Italia le
segnalazioni periodiche e ogni altro dato o documento richiesto.
Art. 51 TUB -> c.1 “Le banche inviano alla Banca d’Italia, con le modalità e nei termini da essa stabiliti,
le segnalazioni periodiche nonché ogni altro dato e documento richiesto. Esse trasmettono anche i
bilanci con le modalità e nei termini stabiliti dalla Banca d’Italia.”
Quindi oltre ai flussi periodici, la Banca d’Italia o la BCE possono richiedere qualsiasi altra
informazione-> a queste non si può opporre alcun segreto d’ufficio o aziendale perché l’informazione
deve essere piena. Le disposizioni attuative della Banca d’Italia prevedono che questi flussi informativi
sono di quattro tipi: 1-flusso mensile che riguarda una serie di dati, 2- flusso trimestrale che riguarda
altra serie di dati, 3- flusso informativo relativo ai dati di bilancio che devono essere dati con un’altra
certa periodicità, 4- flusso informativo che riguarda il patrimonio di vigilanza e i coefficienti
patrimoniali. Questo forma il sistema chiamato matrice dei conti-> è una grande banca dati di
informazioni suddivisa in queste quattro sezioni che le banche devono autonomamente e
periodicamente inviare alla Banca d’Italia o alla BCE in modo tale che queste verifichino il buon
funzionamento delle banche e il rispetto del TUB.
L’art. 52 TUB si occupa del collegio sindacale-> il collegio sindacale nelle banche è la lunga manus della
Banca d’Italia. È un organo della banca ma ha uno stretto collegamento con la Baca d’Italia perché ha il
dovere di informare tutti gli atti o i fatti di cui venga a conoscenza che possano costituire
un’irregolarità nella gestione della banca. Il comma2 estende questa disciplina anche alla società di
revisione contabile.
Art. 52 TUB -> c.1 “Il collegio sindacale informa senza indugio la Banca d’Italia di tutti gli atti o i
fatti, di cui venga a conoscenza nell’esercizio dei propri compiti, che possano costituire una
irregolarità nella gestione delle banche o una violazione delle norme disciplinanti l’attività
bancaria. A tali fini lo statuto della banca, indipendentemente dal sistema di amministrazione e
controllo adottato, assegna all’organo che svolge la funzione di controllo i relativi compiti e poteri.
c.2 “Il soggetto incaricato della revisione legale dei conti comunica senza indugio alla Banca d’Italia
gli atti o i fatti, rilevati nello svolgimento dell’incarico, che possano costituire una grave violazione
delle norme disciplinanti l’attività bancaria ovvero che possano pregiudicare la continuità
dell’impresa o comportare un giudizio negativo, un giudizio con rilievi o una dichiarazione di
impossibilità di esprimere un giudizio sul bilancio. Tale soggetto invia alla Banca d’Italia ogni altro
dato o documento richiesto.”
COMPARTO FINANZIARIO: art 6-bis TUF, la quale stabilisce che la BDI e la Consob possono chiedere la
comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti con le modalità e nei termini dalle
stesse stabilite; nonché la regola del art. 8 TUF che impone al collegio sindacale e al soggetto incaricato
della revisione legale dei conti obblighi informativi analoghi a quelli previsti dall'art 52 TUB.
COMPARTO ASSICURATIVO: art. 190 c.ass che consente all’IVASS di richiedere ai soggetti da esso
vigilati la comunicazione, anche periodica, di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti.
Vigilanza ispettiva: in cui alle autorità si vede riconosciuto il potere procedere ad ispezioni o di svolgere
indagini presso i soggetti sottoposti a vigilanza onde acquisire dati e documenti ulteriori rispetto a
quelli già in suo possesso.
COMPARTO BANCARIO: in questo caso è la stessa Banca d’Italia che fa ispezioni presso le banche.
Quindi la Banca d’Italia con dei propri dipendenti si reca presso l’ufficio di vigilanza delle singole
banche. Le ispezioni si possono effettuare anche nei confronti di altre società non bancarie a cui
siano state esternalizzate delle funzioni aziendali-> es. se il controllo dei rischi è stato delegato a
una società di consulenza, le ispezioni possono essere effettuate anche nei confronti di queste
società non bancarie che svolgono alcune funzioni che derivano un contratto con la banca.
Una volta vi era la distinzione tra ispezioni ordinarie (che dovevano avvenire con una certa
periodicità) e straordinarie-> questa differenza oggi è venuta meno perché la Banca d’Italia
programma periodicamente ispezioni nei confronti di tutte le banche (ovviamente fa più ispezioni
nei confronti delle banche più problematiche). In sede di ispezione non si può opporre segreto
d’ufficio -> la Banca d’Italia ha diritto ad ottenere l’esibizione di qualunque tipo di documento.
C’è un manuale delle ispezioni-> è un documento che stabilisce le modalità delle ispezioni
(preavviso, responsabili delle ispezioni, procedure da rispettare). In effetti, la norma prevede un
limite al potere ispettivo perché la Banca d’Italia può chiedere l’esibizione di atti e documenti che
ritenga necessari.
Art. 53 bis TUB -> “c.1 La Banca d’Italia può: a) convocare gli amministratori, i sindaci e il personale
delle banche; b) ordinare la convocazione degli organi collegiali delle banche, fissandone l’ordine del
giorno, e proporre l’assunzione di determinate decisioni; c) procedere direttamente alla
convocazione degli organi collegiali delle banche quando gli organi competenti non abbiano
ottemperato a quanto previsto dalla lettera b).”
comparto finanziario: art 6-ter TUF, prevede che la Bdi e La Consob possano effettuare ispezioni e
richiedere l'esibizione dei documenti e il compimento degli atti ritenuti necessari nei confronti dei
soggetti abilitati e previa autorizzazione del procuratore della Repubblica anche nei riguardi di soggetti
diversi che abbiano avuto rapporti di natura patrimoniale o professionale con il soggetto abilitato.
Art 7 TUF indica i poteri esercitabili dalla Consob e della Banca d'Italia nei confronti degli intermediari
vigilati.
comparto assicurativo: art. 189, co.2, C.ASS stabilisce che l’IVASS può procedere ad ispezioni presso le
imprese di assicurazione e di riassicurazione e presso gli uffici degli intermediari.
Art 188 c.ass indica i poteri esercitabili nei confronti degli intermediari vigilati.
Vigilanza consolidata
La vigilanza può essere individuale o consolidata (quando avviene nei confronti di gruppi bancari).
Nei gruppi bancari-> la vigilanza si ha nei confronti dell’intero gruppo e l’interlocutore con l’autorità
di vigilanza è la capogruppo. Quindi, le informazioni per conto di tutte le banche del gruppo vengono
trasmesse direttamente dalla capogruppo, anche se chiaramente le ispezioni vengono fatte nelle
singole banche-> il canale informativo è la capogruppo, anche i provvedimenti vengono comunicati
alla capogruppo che è la responsabile dell’esecuzione dei provvedimenti stessi. Es. se l’autorità di
vigilanza deve ordinare alla filiale che fa parte del gruppo Sanpaolo di chiudere uno sportello->
l’ordine viene dato alla capogruppo che poi deve trasmetterlo alla società controllata.
All’interno della vigilanza consolidata vi è un’area ristretta e propria del gruppo bancario ed una più
ampia di secondo livello che riguarda non solo il gruppo bancario, ma anche una serie di società
esterne al gruppo, ma ad esso collegate: area del consolidamento. Quindi, prima bisogna capire da
cosa è composto il gruppo bancario e poi bisogna analizzare il concetto più ampio di area del
consolidamento.
Il gruppo bancario è composto innanzitutto dalla capogruppo (che è una banca o una società
finanziaria).
Art. 61 TUB -> “Capogruppo è la banca italiana o la società finanziaria o la società di partecipazione
finanziaria mista con sede legale in Italia, cui fa capo il controllo delle società componenti il gruppo
bancario e che non sia, a sua volta, controllata da un’altra banca italiana o da un’altra società
finanziaria o società di partecipazione finanziaria mista con sede legale in Italia, che possa essere
considerata capogruppo.”
Vi è un disallineamento tra la capogruppo bancaria e la capogruppo civilistica-> la capogruppo del
gruppo bancario è una banca o una società finanziaria che ha sede in Italia. Teoricamente sopra la
capogruppo banca potrebbe esserci anche un’altra società-> non è vietato infatti che ci sia, perché
si stabilisce solo che la capogruppo di un gruppo bancario deve essere una banca o una società
finanziaria.
Art. 61 TUB -> c.4 “La capogruppo, nell’esercizio dell’attività di direzione e di coordinamento, emana
disposizioni alle componenti del gruppo per l’esecuzione delle istruzioni impartite dalla Banca d’Italia
nell’interesse della stabilità del gruppo. Gli amministratori delle società del gruppo sono tenuti a
Art. 60 TUB -> “Il gruppo bancario è composto alternativamente: a) dalla banca italiana capogruppo
e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da questa controllate; b) dalla società finanziaria
o dalla società di partecipazione finanziaria mista capogruppo italiana e dalle società bancarie,
finanziarie e strumentali da questa controllate, quando nell’insieme delle società da essa partecipate
vi sia almeno una banca italiana controllata e abbiano rilevanza determinante, secondo quanto
stabilito dalla Banca d’Italia, le partecipazioni in società bancarie e finanziarie.”
• Società bancarie, finanziarie e strumentali partecipate almeno per il 20% dalle società
appartenenti a un gruppo bancario o da una singola banca-> quindi se la capogruppo se controlla
una banca X la banca X fa parte del gruppo; se la capogruppo ha una partecipazione nella società Y
es. del 20-30% senza averne il controllo, la società Y non fa parte del gruppo bancario ma, siccome
la capogruppo ha investito una parte importante del capitale nella società Y, la società Y viene
comunque sorvegliata nell’ambito di questo potere di vigilanza. La società Y potrebbe anche es.
appartenere ad un altro gruppo bancario-> supponiamo che Intesa San Paolo ha il 20% della banca
Y e l’altro 80% è di un’altra banca o società finanziaria capogruppo di un altro gruppo bancario. Ci
potrebbero anche dei casi in cui il 20% è sufficiente per avere il controllo della società-> in questo
caso farebbe parte a tutti gli effetti del gruppo.
• Società diverse da quelle bancarie, finanziarie e strumentali controllate da una banca o una
società del gruppo (lett. i)-> si tratta di società non bancarie es. società immobiliare, società che
sviluppano software. Queste società non sono disciplinate dalle norme relative alle banche, ma può
essere che abbiano alcune problematiche che potrebbero influenzare la solidità del gruppo-> es. il
fallimento di una società immobiliare che fa parte del gruppo bancario (questa ipotesi si ha solo
nella misura in cui la capogruppo è una banca e la società immobiliare è controllata dalla banca
capogruppo) potrebbe derivare delle conseguenze per il gruppo bancario. Queste società diverse
da quelle bancarie, finanziarie e strumentali fanno parte della vigilanza consolidate solo se
controllate.
Quindi fanno parte della vigilanza consolidata-> le società bancarie, finanziarie e strumentali
• Società che controllano almeno una banca. Abbiamo già detto che la capogruppo deve essere
una banca o una società finanziaria e che questa potrebbe anche essere controllata da società di
altro tipo (es. una banca potrebbe anche essere controllata da una società industriale). Questa
società controlla il gruppo societario-> rientra nella vigilanza consolidata ma solo per controllare il
funzionamento del gruppo bancario (controllante societaria è diversa dalla capogruppo bancaria).
Vigilanza sull’attività
In questa sede occorre parlare di tre gruppi di norme: in primo luogo di quelle che prevedono requisiti
relativi alla adeguatezza patrimoniale e alla solvibilità delle imprese; poi dei precetti relativi alla
vigilanza in ordine alla condotta degli intermediari; da ultimo quelle disposizioni nel momento
patologico della crisi.
Con l’Accordo di Basilea 2 è stato introdotto il criterio della ponderazione dei rischi. I rischi non
sono tutti uguali ma sono ponderati sulla base delle specifiche situazioni. Questo ha determinato
delle complicazioni enormi nell’operatività delle banche. Le banche sono tenute ad avere dei rating
per qualunque attività che svolgono e a dare un punteggio a qualunque attività-> ciò significa che
qualunque impiego da parte delle banche è valutato sulla base di griglie, di procedure e di regole
che determinano un coefficiente di ponderazione del rischio. Es. un’attività può essere considerata
a rischio 0 e non entra in quel rapporto, o es. può essere considerata rischiosa al 100% o oltre e
rientra in tali misure nel rapporto.
Come si valutano i rischi? Si valutano mediante due tipi di procedure. Le banche possono decidere
di avere un sistema di misurazione dei rischi interno o possono affidarsi a delle agenzie di rating.
Le banche più grandi più facilmente possono adottare dei sistemi interni di misurazione dei rischi,
mentre questo è più complicate per le banche più piccole anche se i costi sono significativi se ci si
affida all’esterno.
Questi accordi di Basilea sono entrati in vigore proprio quando l’economia è entrata in crisi a livello
europeo e mondiale-> secondo molti hanno aggravato la crisi perché hanno ristretto l’operatività
delle banche spingendole a fare operazione solamente o prevalentemente nei settori più sicuri, cioè
ad investire laddove il rischio era più basso possibile. Molti sostengono che questo abbia portato ad
una riduzione dell’operatività delle banche e quindi ad una diminuzione dei finanziamenti alle
imprese e un peggioramento della crisi.
Una regola che è stata pensata per dare maggiore stabilità alle banche ha aggravato la crisi
economica e danneggiato le banche stesse-> se l’economia va male indirettamente aumentano i
COMPARTO ASSICURATIVO
Gli obiettivi della stabilità e della solvibilità delle imprese assicurative sono stati tradizionalmente
perseguiti tramite l'obbligo di costituire le riserve tecniche (art. 36-bis c.ass), Che rappresentano una
parte dei premi versati dagli assicurati, accantonati allo scopo di fronteggiare costi e impegni futuri. I
Infatti, il c.ass ha allestito un articolato sistema di vigilanza prudenziale.
COMPARTO FINANZIARIO
anche nel settore immobiliare va ricordata la norma dell art. 5 TUF, che ripartisce le competenze in
materia di vigilanza sugli intermediari tra la BDI e la Consob, attribuendo solo alla prima il compito di
vigilare per quanto riguarda il contenimento del rischio, la stabilità patrimoniale e la sana e prudente
gestione degli intermediari.
2. Un secondo profilo attiene alla vigilanza sulla condotta degli intermediari sul mercato
COMPARTO BANCARIO
Art 127.TUB dove è stabilito, con l'obiettivo di tutelare il cliente della banca, che le autorità
creditizie vigilino sulla trasparenza delle condizioni contrattuali e sulla correttezza dei rapporti con
la clientela.
COMPARTO MOBILIARE
Art. 5 co.3 TUF, che attribuisce alla Consob il compito di vigilare sulla trasparenza e correttezza dei
comportamenti degli intermediari che prestano servizi di investimento
COMPARTO ASSICURATIVO
3. La terza serie di norme di cui conviene far cenno è quella che riguarda le crisi dei soggetti
operanti nel comparto bancario, nel settore finanziario o assicurativo.
in tutti e tre i comparti si riscontra un elevato livello di attenzione legislativa per il momento
della crisi. per esempio, per fronteggiare crisi bancarie, oggi regolate, oltre che dal TUB, dal
decreto legislativo 180/2015, che governa le procedure di risanamento e di risoluzione delle
banche e delle imprese di investimento. al fine di far fronte ad una situazione di crisi, in via
preventiva, sono conferite alla BDI prerogative che, in altri ambiti, spettano tipicamente
all'autorità giudiziaria.
SECONDA SEZIONE
L'impresa del sistema finanziario
$5 le regole dell'organizzazione d'impresa
Art. 14 TUB c.2 “L’autorizzazione è rilasciata dalla BCE, su proposta della Banca d’Italia; è negata,
dalla Banca d’Italia o dalla BCE, quando dalla verifica delle condizioni indicate nel comma 1 non risulti
garantita la sana e prudente gestione.”
A livello delle banche che fanno parte dall’area euro, l’autorizzazione viene data sempre dalla BCE.
Le competenze della BCE devono essere distinte tra competenze di vigilanza (solo sulle banche
sistemiche) e competenze generali (l’autorizzazione alla costituzione di una qualsiasi banca viene dalla
BCE). L’autorizzazione viene rilasciata dalla BCE ma deve essere chiesta all’autorità nazionale. La Banca
d’Italia e le altre autorità di vigilanza nazionale possono anche rigettare l’autorizzazione e, quindi, se il
risultato dell’istruttoria è negativo non si passa nemmeno alla BCE (è la Banca d’Italia a negare
direttamente l’autorizzazione). Ci sono delle regole procedurali per le quali viene stabilito un termine
di 180 giorni per rilasciare l’autorizzazione, termine prorogabile per altri 90 giorni. Il termine può
anche essere sospeso se la BCE chiede dei chiarimenti. Se la Banca d’Italia è d’accordo a rilasciare
l’autorizzazione lo comunica alla BCE che deve poi emettere il formale provvedimento di
autorizzazione. È previsto anche un silenzio assenso, passati 10 giorni dal momento in cui la pratica
viene trasferita alla BCE l’autorizzazione si ritiene concessa. È più una autorizzazione che solo
formalmente viene rilasciata dalla BCE.
L’autorizzazione è necessaria per la stessa costituzione della società. Questo per evitare che si possa
costituire una società che abbia il nome di banca anche se poi non autorizzata. Mediante questo
meccanismo non è nemmeno possibile iscrivere la società bancaria nel registro dell’imprese (per le
S.p.A. l’iscrizione nel registro delle imprese ha una natura costitutiva) senza l’autorizzazione. La
costituzione della società è un procedimento a due fasi: 1) stipulazione dell’atto costitutivo e 2)
iscrizione nel registro delle imprese. Quello che è vietato non è la stipulazione dell’atto costitutivo, ma
è iscriverlo nel registro delle imprese senza autorizzazione.
2) Sede legale. La sede legale e la direzione generale devono essere situati nel territorio dello
Stato italiano. Questa norma serve a collegare la sede all’albo. Chiaramente è legittimo
costituire una banca che abbia la sede in Francia, ma questa verrà iscritta nell’albo delle
banche francesi. Viene collegato l’elemento della sede da quello della direzione generale
(uffici)-> la banca per poter avere la sede legale in Italia deve avere anche la direzione
generale in Italia. La direzione è un elemento aziendale, operativo. Quello che è vietato è
che venga scelta la sede legale in uno Stato ma poi di fatto la sede effettiva si trovi in un altro
Stato. È una norma speciale perché che va contro tutta la giurisprudenza europea in materia
di società ordinarie. È Vietato avere la sede legale in un paese e la direzione generale in un altro paese.
3) Capitale sociale. Il capitale sociale deve essere di ammontare non inferiore a quello stabilito
dalla Banca d’Italia (10 milioni per le S.p.A. e per le banche popolari e di 5 milioni per le BCC).
Il capitale deve essere tutto in denaro, quindi non ci possono essere conferimenti in natura
e deve essere interamente versato (nelle altre società si può versare il 25% e poi c’è una
procedura con la quale successivamente vengono versati gli altri conferimenti). Il capitale di
10 o 5 milioni è il minimo.
Art. 14 TUB “l’autorizzazione all’attività bancaria è rilasciata quando ricorrano le seguenti condizioni
lett.c) venga presentato un programma concernente l’attività iniziale, unitamente all’atto costitutivo e
allo statuto”. Le banche devono presentare un programma. Visto che la legge richiede la presentazione
di un programma, quali poteri la ha BCE (o la Banca d’Italia) per verificare nel merito questo
programma, cioè per verificare se il capitale è adeguato al programma.
Art. 14 TUB c.2 “L’autorizzazione (..) è negata, dalla Banca d’Italia o dalla BCE, quando dalla
verifica delle condizioni indicate nel comma 1 non risulti garantita la sana e prudente gestione.”
L’autorizzazione può essere anche revocata dalla BCE (solo chi ha dato l’autorizzazione la può
revocare). Sono tre le ipotesi di revoca dell’autorizzazione:
1) Quando siano venute meno le condizioni in base alle quali l’autorizzazione era stata rilasciata
(es. il capitale sociale scende sotto i 10 milioni di euro);
2) Quando l’autorizzazione viene ottenuta rilasciando false dichiarazioni;
3) Quando l’attività bancaria è stata interrotta per sei mesi.
1)La vigilanza prudenziale ruota, in primo luogo, attorno all'idea che alle banche vada imposto un
coefficiente minimo di patrimonializzazione, funzionale ad assicurare la capacità dell'ente di
assorbire le perdite. Tale coefficiente è fissato nella misura del 8% del rapporto tra i fondi propri
dell'ente (patrimonio di vigilanza) e le attività attuate dall'ente, ponderate per i relativi rischi.
I fondi propri della banca devono essere adeguati a fronteggiare i rischi legati alle attività
esercitate. Esistono 4 tipi di rischi:
Rischio di credito, gravante sulla banca quando eroga finanziamento per il caso di non
restituzione anche solo parziale di quanto ricevuto da banca, sono previsti due metodi di
misurazione: il metodo standardizzato (ad opera di agenzie di rating registrate) con
suddivisione delle esposizioni in classi; e il metodo con rating interni alla banca.
il rischio di controparte è una specie del rischio di credito, per inadempimento di
controparte in un'operazione relativa a strumenti finanziari;
il rischio di mercato a riguardo a perdite da operatività sui mercati di strumenti finanziari,
valute e merci, in ragione di variazioni di tassi di interesse, rapporti di cambio e si
articolano in: rischio di posizione (oscillazione dei corsi di borsa); rischio di regolamento
(ove la controparte non esegua la propria prestazione); rischio di concentrazione del
portafoglio (che si determina quando i titoli di un'unica controparte superano una data
soglia); rischio cambio.
il rischio operativo invece riguarda perdite per inadeguatezza organizzative interne alla
banca, come per frodi, errori, inadempienze, per rischio legale, ma anche per eventi
eccezionali pure naturali.
2) Nell'ambito del secondo pilastro degli accordi di Basilea, va garantito un processo di controllo
prudenziale, sicché l'adeguatezza patrimoniale della banca deve essere valutata anche nel tempo:
la banca deve quindi dotarsi di processi per adeguare il patrimonio ad ogni rischio.
Tale processo presenta due fasi periodiche integrate: un processo interno di adeguatezza
patrimoniale (ICCAP) e un processo di revisione dell'autorità di vigilanza (SREP).
all'esito di questo processo di controllo, l'autorità di vigilanza dispone di incisivi poteri di
intervento, con misure anche correttive in caso di inadeguatezza patrimoniale sopravvenuta della
banca. così possono essere imposti accantonamenti a singole banche, con divieto di distribuire
utili o altri elementi del patrimonio.
Art. 19 TUB c.1 “È soggetta ad autorizzazione preventiva l’acquisizione a qualsiasi titolo in una
banca di partecipazioni che comportano il controllo o la possibilità di esercitare un’influenza
notevole sulla banca stessa o che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno
pari al 10 per cento, tenuto conto delle azioni o quote già possedute.” c.2 “Sono soggette ad
autorizzazione preventiva le variazioni delle partecipazioni quando la quota dei diritti di voto o del
capitale raggiunge o supera il 20 per cento, 30 per cento o 50 per cento e, in ogni caso, quando le
variazioni comportano il controllo della banca stessa.”
Sotto il 10% non è prevista l’autorizzazione, l’autorizzazione è prevista per i soli soci che hanno una
partecipazione rilevante: 10%, 20%, 30% o 50% o influenza notevole o controllo. Si ha controllo
quando un soggetto ha una posizione dominante in assemblea a da solo riesce a controllare la
società. Si ha influenza notevole nel caso del c.d. collegamento
Art. 19 TUB c.5 “L’autorizzazione è rilasciata dalla BCE, su proposta della Banca d’Italia. La
proposta è formulata quando ricorrono condizioni atte a garantire una gestione sana e prudente
della banca, valutando la qualità del potenziale acquirente e la solidità finanziaria del progetto di
acquisizione in base ai seguenti criteri: la reputazione del potenziale acquirente ai sensi
dell’articolo 25; l’idoneità, ai sensi dell’articolo 26, di coloro che, in esito all’acquisizione,
svolgeranno funzioni di amministrazione, direzione e controllo nella banca; la solidità finanziaria
del potenziale acquirente; la capacità della banca di rispettare a seguito dell’acquisizione le
disposizioni che ne regolano l’attività; l’idoneità della struttura del gruppo del potenziale acquirente
a consentire l’esercizio efficace della vigilanza; la mancanza di un fondato sospetto che
l’acquisizione sia connessa ad operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.
L’autorizzazione può essere sospesa o revocata se vengono meno o si modificano i presupposti e le
condizioni per il suo rilascio.”
Art. 19 TUB c.5 “(..) L’autorizzazione può essere sospesa o revocata se vengono meno o si
modificano i presupposti e le condizioni per il suo rilascio.”
Il soddisfacimento dei requisiti di onorabilità è richiesta anche a coloro che risultano soci nel
momento in cui viene chiesta l'autorizzazione all'esercizio stesso dell'attività bancaria.
Art. 25 TUB c.1 “I titolari delle partecipazioni indicate all’articolo 19 devono possedere requisiti
di onorabilità e soddisfare criteri di competenza e correttezza in modo da garantire la sana e
prudente gestione della banca.” c.2 “Il Ministro dell’economia e delle finanze, con decreto adottato
sentita la Banca d’Italia, individua: a) i requisiti di onorabilità; b) i criteri di competenza, graduati
in relazione all’influenza sulla gestione della banca che il titolare della partecipazione può
esercitare; c) i criteri di correttezza, con riguardo, tra l’altro, alle relazioni d’affari del titolare della
partecipazione, alle condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e alle sanzioni o misure
correttive da queste irrogate, a provvedimenti restrittivi inerenti ad attività professionali svolte,
nonché a ogni altro elemento suscettibile di incidere sulla correttezza del titolare della
partecipazione.”
I requisiti di reputazione sono di tre tipi:
1) requisiti di onorabilità-> attualmente un vecchio decreto del 1988 stabilisce dei criteri di
onorabilità;
2) requisiti di competenza-> la competenza viene chiesta anche ai soci (i soci non amministrano la
società). Il socio non può essere chiunque, non può essere senza conoscenza o esperienza. Questo
aspetto rischia di entrare in contraddizione con il superamento del principio della separazione del
settore bancario e industriale-> es. se sono imprenditore del settore automobilistico non dovrei avere
competenze in ambito bancario. Infatti si prevede che tali criteri di competenza sono graduati in
relazione all’influenza sulla gestione della banca che il titolare della partecipazione può esercitare.
Quindi è un aspetto molto delicato per questo il decreto ministeriale non è ancora stato emanato->
l’autorizzazione non deve essere solo rilasciata ma può anche essere revocata, quindi può darsi che
con l’adozione di criteri dettagliati da parte del decreto ministeriale molte importanti partecipazioni
vengano possedute da soggetti che effettivamente non rispettino tali requisiti e per questo
l’autorizzazione nei loro confronti dovrebbe essere revocata. Questi requisiti di competenza devono
essere quindi graduati all’influenza sulla gestione della banca che il titolare della partecipazione può
esercitare.
3) requisiti di correttezza-> mentre l’onorabilità si fa riferisce a sanzioni penali, la correttezza
si riferisce al comportamento in ambito bancario.
Art. 26 TUB c.1 “I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo
presso banche devono essere idonei allo svolgimento dell’incarico.” c.2 “Ai fini del comma 1, gli
Amministratori, dirigenti e componenti degli organi di controllo devono essere idonei allo
svolgimento dell’incarico.
i) quanto alla idoneità alle funzioni, si richiede che gli amministratori possiedono requisiti
di professionalità onorabilità e di indipendenza, e che soddisfino criteri di competenza
e correttezza.
ii) l'indipendenza è una caratteristica richiesta per alcuni componenti i quali sono in grado
di esprimere autonomia di giudizio, non solo verso gli amministratori esecutivi ma
anche nei confronti di chi controlla la banca.
iii) e poi stabilito che tale organo deve vedere, complessivamente, tra i suoi componenti,
competenze diffuse opportunatamente diversificate.
iv) deve essere altresì garantita la rappresentanza delle minoranze tramite idonei sistemi
elettorali.
il difetto dei requisiti di onorabilità, come pure di professionalità e indipendenza, determina la
decadenza dall'ufficio.
La struttura gestoria
Le regole sui compensi:
• Trasparenza-> tutti i sistemi di compensi e incentivazioni devono essere deliberati dall’assemblea
diversamente di quanto invece è previsto nel codice civile in cui l’assemblea delibera solo i compensi
degli amministratori e non dei dirigenti (anche il compenso dell’amministratore delegato lo stabilisce il
consiglio, non l’assemblea). Nelle società bancarie, invece, ci vuole un piano che spieghi perché si
adottano particolari compensi e incentivi e l’assemblea deve approvarlo. Non esiste un tetto massimo.
Si è deciso, anche per non creare disparità a livello internazionale, di non stabilire tetti massimi.
Sono previste regole importanti in materia di ripartizione dei compensi tra parte fissa e parte
variabile. I compensi degli amministratori possono essere fissi o variabili (cioè in base ai risultati
raggiunti). Il codice civile non dice nulla, quindi l’assemblea è libera di decidere a quale parametro
agganciare i compensi degli amministratori. Per le banche, invece, viene stabilito che il compenso deve
essere necessariamente misto: non può essere solo fisso perché altrimenti non c’è un incentivo ad una
gestione efficiente e non può essere neanche solo variabile perché c’è il rischio che le strategie
gestionali vengano indirizzate troppo in funzione del raggiungimento del risultato.
Inoltre, è previsto che la parte variabile deve essere parametrata su obiettivi di medio-lungo
Periodo. Mentre nelle normali società è tutto affidato alla contrattazione tra soci e amministrazioni,
per le banche è vietato rapportare i compensi ad obiettivi di breve periodo perché si è visto che questo
può essere molto pericoloso (per es. un amministratore, se una parte importante del compenso è
legata all’aumento del fatturato, può spingere questo aumento del fatturato es aumentando troppo i
costi). Inoltre, una parte del compenso deve essere necessariamente sotto forma di azioni della stessa
società (cd. Stock options), in modo tale che vi sia un legame ancora maggiore con i risultati a lungo
periodo della società.
Oltre a queste disposizioni sui compensi, ve ne sono altre che riguardano i controlli interni.
Per le banche, l’organizzazione interna dell’azienda è disciplinata in modo molto dettagliato, con tutta
una serie di uffici interni, responsabili degli uffici e la struttura varia a seconda che le banche sia di
piccole o grandi dimensioni-> vi sono poi tutta una serie di regole sul funzionamento di questi uffici
interni. Qui importa sapere solo che-> mentre nelle società normali l’organizzazione aziendale è
un’attività discrezionale, nelle banche è regolamentata in maniera molto rigida.
Gli organi della società sono fondamentalmente tre: l’assemblea, gli amministratori e l’organo di
controllo. L’assemblea è toccata poco da queste norme; la normativa si occupa del funzionamento
degli amministratori e degli organi di controllo.
È importante sottolineare che vi sono queste regole dettagliate, ma ogni banca deve inoltre adottare
un suo modello di funzionamento che deve essere spiegato in un documento che si chiama “Progetto
di governo societario” (in realtà, oggi questo strumento esiste anche per le società quotate in borsa e
non solo per le banche-> strumento che va oltre il diritto bancario).
Questo progetto di governo societario spiega perché si sceglie un particolare tipo di statuto. Questo
documento crea delle regole, ma lascia degli spazi, non è rigidissimo. Questo progetto è necessario già
quando la banca si costituisce. (Sezione II, Titolo IV, Parta Prima, Disposizioni di vigilanza per le
banche). Una normale società non deve dare spiegazioni, la banca invece deve spiegare perché quel
determinato modello adottato è il più idoneo.
Altra regola di carattere generale è il principio di proporzionalità. Questa normativa si rende conto che
queste regole non possono essere adatte a tutte le banche: vi sono banche che operano a livello
internazionale, banche quotate in borsa, ma anche banche di piccole dimensioni etc. La regola di
proporzionalità divide le banche in tre fasce:
banche di maggiore dimensione e complessità operativa (quelle quotate e comunque tutte quelle
sottoposte alla vigilanza della BCE)
banche intermedie (attivo tra 3,5 e 30 miliardi di euro)
banche minori (sotto i 3,5 miliardi di euro)
Questa divisione è importante perché la complessità della struttura organizzativa e l’applicazione di
tutta una serie di regole dipende dalla fascia di appartenenza della banca (alcune regole sono comuni a
tutti, altre dipendono dalla fascia).
Altro punto di carattere generale molto interessante è il fatto che gli organi delle società bancarie
vengono denominati con diciture diverse da quelle classiche del codice civile. Alle denominazioni del
codice civile, si aggiunge un’altra qualificazione giuridica, ai fini di questa normativa, che tiene conto
dei poteri effettivi che hanno gli organi societari, visto che anche tra gli amministratori non tutti hanno
gli stessi poteri: vi sono amministratori esecutivi (amministratore delegato, comitato esecutivo) e
amministratori non esecutivi. Però, mentre nel codice civile sono tutti amministratori e poi si hanno
soggetti che all’interno del consiglio hanno più o meno poteri, sulla base di questa normativa si
distinguono tre tipologie di organi:
organo di gestione,
organo di supervisione strategica,
organo di controllo: equivale a quello del codice civile.
Organo di amministrazione.
L’organo di amministrazione viene suddiviso in maniera molto netta in due parti: gli amministratori
All’interno del Cda è obbligatorio costituire dei comitati. In realtà non in tutte le banche: in quelle
piccole si possono costituire, in quelle intermedie possono non essere tutti etc. Di base i comitati
dovrebbero essere, come minimo, tre:
comitato nomine: si occupa di selezionare i curricula per le nomine ad amministratore,
dirigente, si occupa anche di fare le proposte sui compensi degli amministratori.
comitato rischi: si occupa di tutta la materia del controllo dei rischi; propone i responsabili
delle funzioni aziendali di controllo e tutta una serie di compiti che svolge relativamente al
controllo dei rischi
comitato remunerazioni: si occupa solo degli stipendi, degli incentivi e dei compensi.
Nelle banche di grandi dimensioni sono obbligatori tutti e tre i comitati. Nelle banche intermedie è
Le banche cooperative
Banche cooperative-> è una banca con finalità mutualistiche. Un ricorso allo schema mutualistico
esiste in tutto in mondo con varie denominazioni e varie tipologie. La cooperativa è una società che
non ha scopo di lucro, ma ha uno scopo mutualistico. Che cosa vuol dire scopo mutualistico? Le
cooperative servono a dare prestazioni di natura contrattuale a condizioni più vantaggiose e
prestazioni che i soggetti non riuscirebbero ad ottenere in altro modo-> quindi servono o a reperire
delle prestazioni che sarebbero più difficilmente reperibili o a dare condizioni più vantaggiose.
L’utile si realizza nella misura in cui la cooperativa opera anche con i terzi. Se deve offrire le sue
prestazioni a condizioni più vantaggiose tendenzialmente non deve fare utili con i soci-> deve reperire
queste prestazioni, essere in grado di offrirle e darle secondo il criterio del pareggio di bilancio
(facendosi pagare solo i costi di strutture e i costi aziendali quindi senza fare utili). I tipi di prestazioni
che le cooperative possono assicurare ai soci sono i più disparati: ci sono cooperative edilizie che
servono a dare un’abitazione ai soci, di lavoro che servono a creare offerte di lavoro per i soci, di
consumo che servono ad offrire beni di consumo, ect.
Fra le varie prestazioni che una cooperativa può garantire c’è quella di credito. Quindi, la finalità di
una banca cooperativa è quella di offrire servizi bancari ai propri soci a condizioni migliori di quelle
di mercato o comunque riuscire a dare un’offerta di credito che magari il socio potrebbe non trovare
presso altre banche.
Si evidenzia così la netta distinzione tra cooperative a mutualità prevalente e cooperative a mutualità
non prevalente. Questa distinzione c’è già nel codice civile: • la cooperativa “pura” a cui comunque
non è vietato avere rapporti con i terzi ma deve operare prevalentemente con i soci-> il codice civile
prevede regole per calcolare la prevalenza, se queste non sono rispettate per due anni, la cooperativa
dovrà diventare una cooperativa a mutualità non prevalente con una disciplina particolare che non si
applica in ambito bancario; perché per le banche il passaggio da banca popolare a banca cooperativa
(e viceversa) è vietato, mentre entrambe possono trasformarsi in S.p.A.- limite difficilmente
comprensibile. • cooperativa a mutualità non prevalente.
La legge stabilisce che le banche popolari sono cooperative a mutualità non prevalente, quindi
possono operare senza il limite della prevalenza (es. possono operare anche per il 95% con i terzi).
Invece le banche di credito cooperativo sono cooperative a mutualità prevalente, quindi devono
operare in prevalenza i soci.
Le banche popolari non hanno limiti dal punto di vista dell’operatività territoriale e quindi possono
operare in tutta Italia e in tutta Europa come qualsiasi altra banca S.p.A., mentre le banche di credito
cooperativo sono legate ad una zona territoriale molto limitata che è incentrata sul comune in cui ha
sede la banca, più un’ulteriore fascia data dai comuni confinanti (e poi la normativa secondaria
consente, a volte, di andare anche oltre i comuni confinanti). Questo fa si che la banca di credito
cooperativo sia una banca tendenzialmente piccola e questo per motivi sostanzialmente di stabilità- >
nel senso che il carattere della mutualità è un vincolo che crea una certa rigidità perché la banca è
costretta a dare credito prevalentemente ai soci-> si vuole che questo meccanismo funzioni solo in una
zona territoriale limitata in cui questo contatto tra soci, banca e i dirigenti sia effettivo, mentre non ha
senso pensare ad un modello del genere che possa operare senza limiti, perché questo comporterebbe
Art. 28 TUB-> “1. L’esercizio dell’attività bancaria da parte di società cooperative è riservato alle
banche popolari e alle banche di credito cooperativo. 2. Alle banche popolari e alle banche di credito
cooperativo non si applicano i controlli sulle società cooperative attribuiti all’autorità governativa dal
codice civile. 2-bis. Ai fini delle disposizioni fiscali di carattere agevolativo, sono considerate cooperative
a mutualità prevalente le banche di credito cooperativo che rispettano i requisiti di mutualità previsti
dall’articolo 2514 del codice civile ed i requisiti di operatività prevalente con soci previsti ai sensi
dell’articolo 35 del presente decreto. 2-ter. Nelle banche popolari e nelle banche di credito cooperativo
il diritto al rimborso delle azioni nel caso di recesso, anche a seguito di trasformazione, morte o
esclusione del socio, è limitato secondo quanto previsto dalla Banca d’Italia, anche in deroga a norme
di legge, laddove ciò sia necessario ad assicurare la computabilità delle azioni nel patrimonio di
vigilanza di qualità primaria della banca. Agli stessi fini, la Banca d’Italia può limitare il diritto al
rimborso degli altri strumenti di capitale emessi.”
Banche popolari
Art. 29 TUB-> “1. Le banche popolari sono costituite in forma di società cooperativa per azioni a
responsabilità limitata. 2. Il valore nominale delle azioni non può essere inferiore a due euro. 2-bis.
L’attivo della banca popolare non può superare 8 miliardi di euro. Se la banca è capogruppo di un
gruppo bancario, il limite è determinato a livello consolidato. 2-ter. In caso di superamento del limite
di cui al comma 2-bis, l’organo di amministrazione convoca l’assemblea per le determinazioni del
caso. Se entro un anno dal superamento del limite l’attivo non è stato ridotto al di sotto della soglia
né è stata deliberata la trasformazione in società per azioni ai sensi dell’articolo 31 o la liquidazione,
la Banca d’Italia, tenuto conto delle circostanze e dell’entità del superamento, può adottare il divieto
di intraprendere nuove operazioni ai sensi dell’articolo 78, o i provvedimenti previsti nel Titolo IV,
Capo I, Sezione I, o proporre alla Banca centrale europea la revoca dell’autorizzazione all’attività
bancaria e al Ministro dell’economia e delle finanze la liquidazione coatta amministrativa. Restano
fermi i poteri di intervento e sanzionatori attribuiti alla Banca d’Italia dal presente decreto
legislativo.”
Il comma 2-bis prevede un tetto massimo all’attivo della banca che non può superare gli 8 miliardi
di euro.
Funzionamento delle banche popolari che sono rimaste popolari e che stanno al di sotto degli 8
miliardi di euro:
Art. 30 TUB-> c.1 “Ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute.”- come in
tutte le cooperative. c.2 “Nessuno, direttamente o indirettamente, può detenere azioni in misura
eccedente l’1 per cento del capitale sociale, salva la facoltà statutaria di prevedere limiti più
contenuti, comunque non inferiori allo 0,5 per cento. La banca, appena rileva il superamento di tale
limite, contesta al detentore la violazione del divieto. Le azioni eccedenti devono essere alienate
entro un anno dalla contestazione; trascorso tale termine, i relativi diritti patrimoniali maturati fino
all’alienazione delle azioni eccedenti vengono acquisiti dalla banca.”
Art. 30 TUB -> c.4 “Il numero minimo dei soci non può essere inferiore a duecento. Qualora tale
numero diminuisca, la compagine sociale deve essere reintegrata entro un anno; in caso contrario,
la banca è posta in liquidazione.
Art. 33 TUB -> “c.1. Le banche di credito cooperativo sono costituite in forma di società cooperativa
per azioni a responsabilità limitata. c.1-bis. L’adesione a un gruppo bancario cooperativo è
condizione per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria in forma di banca di
credito cooperativo, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 37- bis, comma 1-bis. c.1-ter. Non si
può dare corso al procedimento per l’iscrizione nell’albo delle società cooperative di cui all’articolo
2512, secondo comma, del codice civile se non consti l’autorizzazione prevista dal comma 1-bis. c.2.
La denominazione deve contenere l’espressione «credito cooperativo». c.3. La nomina dei membri
degli organi di amministrazione e controllo spetta ai competenti organi sociali fatte salve le
previsioni degli articoli 150-ter e 37-bis, comma 3. c.4. Il valore nominale di ciascuna azione non può
essere inferiore a venticinque euro né superiore a cinquecento euro”
Per le nuove BCC sarà quindi necessario per ottenere l'autorizzazione allo svolgimento dell'attività
bancaria che al momento della presentazione della richiesta di autorizzazione esse siano già state
accettate da un gruppo, altrimenti non si potranno nemmeno costituire.
Gruppo bancario operativo-> è disciplinato dal TUB in maniera molto articolata, vi è anche una
regolamentazione secondaria della Banca d'Italia, alla quale devono essere presentati i contratti di
coesione (che come sappiamo ancora non sono stati presentati, anche se nel territorio le varie BCC
hanno scelto le banche con cui legarsi).
Patologie e crisi
La materia è cambiata molto, ma nella sostanza gli strumenti della gestione della crisi sono rimasti
gli stessi perché non si possono inventare cose perché ci sono vincoli molto stretti. Il concetto che
si è condiviso a livello internazionale è che occorrono degli strumenti di prevenzione e di gestione
ordinata delle crisi perché prima della grande crisi del 2008 non erano pochi i paesi che non
disponevano di una normativa specifica per i fallimenti bancari e di strumenti per far fronte alle crisi
bancarie. Anzi, sostenevano che una normativa era necessaria perché le banche erano imprese
come le altre e ad esse si applicava la stessa normativa fallimentare prevista per le imprese.
In Italia, invece, vi era già la disciplina della liquidazione coatta bancaria e l’amministrazione
straordinaria, risalenti alla legge del 1936. A seguito della crisi, altri paesi, come l’UK, seguirono
l’Italia creando una normativa molto più pesante di quella italiana. Sulla base di quelle esperienze
l’UE si è dotata di questi strumenti normativi. Questi strumenti non servono a salvare le banche ma
ad assicurare l’ordinata uscita delle banche dal mercato-> questo perché le banche sono soggetti
la cui l’attività è molto particolare perché tutelata, in Italia, a livello costituzionale e poi perché
fortemente correlata con le altre banche (si parla di c.d. effetto domino) ed infine perché correlata
all’economia. Infatti il fallimento di una banca può creare il credit crunch-> cioè la cessazione del
credito all’economia di un territorio.
Sono state inserite norme armonizzate a livello internazionale. L’azione di gestione della crisi è
collegata all’azione correttiva-> è la parte finale del processo di valutazione di vigilanza che si
conclude con l’applicazione di misure correttive di situazioni patologiche, che se non affrontate in
tempo degradano verso la crisi.
Le fasi dell’aggravamento della banca. Da una prima fase in cui la banca ha una valutazione
binaria favorevole, in cui quindi è soggetta ad una vigilanza ordinaria di raccolta di informazione di
dialogo, si passa ad una fase in cui gli indicatori della banca rientrano in quelli che richiedono misure
di attuazione del proprio piano di ristrutturazione (c.d. fase del recovery plan). Andando ancora
oltre si passa alla necessità di interventi correttivi di vigilanza ed ancora oltre si passa alla fase delle
misure di intervento precoce ed infine si arriva alla crisi conclamata e al fallimento. Gli strumenti
per gestire queste situazioni sono:
le misure di intervento di vigilanza: si tratta delle lettere con cui l’autorità di vigilanza dice
alla banca ciò che va e non va e ciò che la banca dovrebbe o potrebbe fare per migliorare. Si
tratta di misure non provvedimentali.
le misure correttive: si entra in un’area provvedimentale. I presupposti per l’applicazione di
queste misure sono normativamente identificati in maniera qualitativa e discrezionale
perché si vuole lasciare flessibilità di azione all’autorità di vigilanza affinché gli interventi
siano davvero utili.
Le misure di intervento precoce introdotte dalla normativa UE del 2015.
Nell’ambito di queste misure ritroviamo la rimozione collettiva degli organi aziendali (c.d. remove)
e l’amministrazione straordinaria (o commissariamento) che sono più gravi e chiedono, rispetto al
rapido deterioramento della situazione della banca, dei presupposti di intervento più gravi-> in
particolari richiedono gravi violazioni normative o gravi perdite per arrivare poi ai presupposti di
liquidazione.
Le misure provvedimentali sono misure che incidono sull’autonomia imprenditoriale del soggetto
bancario quindi sull’ordine di convocazione diretta dell’organo collegiale e dell’assemblea. I
provvedimenti più classici sono quelli di restrizione dell’attività, di struttura territoriale (quindi di
chiusura degli sportelli), di rimozione di uno o più esponenti aziendali (cioè sostituzione di singoli
amministratori). Si tratta di una misura sconosciuta nel nostro sistema perché precedentemente in
Con il remozione collettiva si manda a casa tutto il consiglio di amministrazione e si impone alla banca
di rinnovarlo, ma il rinnovo degli organi deve essere approvato dalla Banca d’Italia.
Amministrazione straordinaria significa sostituzione del consiglio di amministrazione con uno o più
commissari straordinari e per il collegio sindacale con un comitato di sorveglianza da 3 a 5 membri.
Molte crisi possono essere superate con interventi sul management, sulla gestione, sull’organizzazione
o sulla rete direttoriale. Le soluzioni diverse che si possono adottare sono: nuove risorse finanziarie,
se i soci sono disponibili e se si ritiene che i soci non siano la causa della crisi, oppure la cessione della
banca cioè viene dato il controllo della banca ad altri soci ma anche qui i soci devono essere disposti a
cedere le azioni; infine ci sono le fusioni che sono lo strumento classico di gestione delle crisi,
eventualmente con interventi finanziari di sostegno.
Quindi tutte le misure di intervento precoce sono in capo all’autorità di vigilanza. Dopo questo
momento si passa allo stato di dissesto o rischio di dissesto.
Per stato di dissesto si intende:
irregolarità o violazioni di gravità tale da giustificare la revoca del l’autorizzazione iniziale,
perdite patrimoniali di eccezionale gravità,
attività inferiori alle passività,
situazione di insolvenza finanziaria.
Imprese di investimento
Le SIM devono costituirsi in forme di società per azioni (art.19 TUF), e la loro denominazione deve
contenere le parole “società di intermediazione mobiliare”. Si tratta di società ad oggetto (quasi)
esclusivo: esse, infatti, posso erogare solo i servizi di investimento o accessori, altre attività
finanziarie e attività connesse o strumentali.
È previsto un procedimento di autorizzazione da parte della Consob, sentita la Bdi.
Tale autorizzazione ha ad oggetto l’esercizio dell’attività, e per essere più precisi la prestazione di
ogni singola tipologia di servizio di investimento.
Il procedimento prende le mosse dalla domanda presentata dalla società e si conclude entro sei mesi,
in caso di esito positivo, con l'iscrizione della SIM all'albo previsto dall'art 20 TUF.
La domanda deve essere corredata da tutti i documenti atti a comprovare il possesso dei requisiti
indicati nell art. 19 TUF. La Consob procede all'esame della domanda, può richiedere ulteriori
informazioni alla società. autorizzazione negata quando non risulta garantita la sana e prudente
gestione dell’impressa o la correttezza nella prestazione dei servizi. A rilascio dell'autorizzazione deve
Al fine di assicurare una sana e prudente gestione dell’impressa, la legge interviene, ma posso essere
proprietari, stabilendo requisiti e vincoli per l'assunzione di partecipazioni nelle sim.
Questi riguardano i titolari di partecipazioni qualificate (art. 15 TUF). si tratta delle partecipazioni che
comportano il controllo o la possibilità di esercitare un'influenza notevole sulla società e in ogni caso
quelle che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno pari al 10%.
per partecipazione si Inter non solo le azioni ma anche gli strumenti finanziari partecipativi.
I titolari di queste partecipazioni devono possedere i requisiti stabiliti dall'art. 14 TUF di onorabilità,
competenza e correttezza. il loro possesso è anzitutto condizione per l'autorizzazione della sim.
L’art. 15 TUF inoltre subordina la circolazione delle stesse partecipazioni alla comunicazione preventiva
alla Banca d'Italia, la quale può vietare l'acquisto quando ritenga pregiudicata la sana e prudente
gestione dell’impressa, valutata la qualità dell’acquirente e la solidità del progetto di acquisizione.
anche in tal caso le sanzioni della sospensione del diritto di voto e nell'obbligo di rialienazione.
Gli esponenti aziendali (i soggetti che rivestono le principali cariche) debbono soddisfare i requisiti di
onorabilità, professionalità, indipendenza, competenza e correttezza e debbano dedicare all'incarico
un tempo adeguato. In particolare, gli esponenti aziendali sono i componenti dell'organo gestorio e di
quello di controllo e coloro che svolgono funzioni di direzione. la carenza dei requisiti comporta l’ine
leggibilità e se sopravvenuta, la decadenza dalla carica. Quanto alla governance l'art. 6 TUF stabilisce la
necessità, per gli intermediari, di conformarsi a specifici obblighi in materia, fra l'altro, di governo
societario e di organizzazione amministrativa e contabile. I principi di fondo sono i seguenti:
l'istituzione di strutture gerarchiche e di procedure decisionali chiare a tutti i livelli di impresa; la
preparazione e la competenza di tutto il personale; l'istituzione di relativi meccanismi di controllo
interno.
Le autorità, nell'esercizio delle loro funzioni, hanno pervasivi poteri di intervento sui soggetti vigilati.
Consob e BDI:
possono convocare i componenti degli organi societari e il personale;
possono ordinare la convocazione di tali organi o procedere direttamente alla convocazione;
Quando risultino gravi irregolarità nell'amministrazione il presidente della Consob può sospendere in
via d'urgenza l'organo amministrativo e nominare un commissario che assume la gestione della SIM.
In secondo luogo, La Banca d'Italia può rimuovere gli organi amministrativo e di controllo e convocare
l'assemblea per la loro sostituzione. Quando tali provvedimenti siano insufficienti, BDI può sciogliere i
medesimi organi e sottoporre la SIM alla procedura di amministrazione straordinaria.
l'amministrazione straordinaria può essere disposta anche quando si prefigurino gravi perdite nel
patrimonio della società o quando vi sia istanza motivata dello stesso organo amministrativo.
Quando le irregolarità oppure le perdite patrimoniali siano di eccezionale gravità, e anche possibile la
sottoposizione della SIM alla liquidazione coatta amministrativa. e a tale procedura che si fa ricorso
anche per gestire le eventuali crisi delle SIM.
Gestori OICR
Società di gestione del risparmio
Le SGR devono costituirsi in forma di società per azioni e l'esercizio dell'attività è soggetto ad
autorizzazione da parte dalla Banca d'Italia, qui segue l'iscrizione nell'albo tenuto dalla stessa.
Anche le SGR sono vincolate alll'esclusività dell'oggetto, che tuttavia non è limitato alla gestione
collettiva del risparmio, potendo esse venire autorizzate anche alla prestazione di alcuni servizi di
investimento (Gestione individuale di portafogli, consulenza finanziaria).
Sono pure previsti requisiti patrimoniali, tra cui un capitale minimo versato di un milione di euro,
rappresentato da conferimenti in denaro.
Identici a quelli delle SIM sono poi requisiti partecipativi, applicandosi anche alle SGR l'art. 14 TUF
ed essendo dunque richieste onorabilità competenza e correttezza ai titolari di partecipazioni
qualificate. valgono anche le regole sulle vicende proprietarie.
Parimenti, sul piano della governance, si applica innanzitutto l'art. 13, quanto ai requisiti degli
esponenti aziendali: onorabilità, competenza, correttezza, indipendenza e professionalità. sono
previste altresì regole sulla struttura organizzative affini a quelle delle SIM. o incide anche il
trattamento delle patologie essendo attribuiti alle autorità i medesimi poteri di intervento e
potendo essere disposte l'amministrazione straordinaria e la liquidazione coatta amministrativa.
SICAV E SICAF
Queste società non hanno a differenza di SIM e SGR, una clientela di risparmiatori/investitori,
perché i clienti sono i loro soci, in quanto Soci.
Si tratta di società per azioni aventi quale oggetto esclusivo l'investimento collettivo del proprio
patrimonio raccolto mediante l'offerta delle proprie azioni ed eventualmente anche mediante
offerta di strumenti finanziari partecipativi.
La denominazione sociale deve comprendere l'indicazione SICAV/SICAF.
Anche per esse è necessaria l'autorizzazione di Banca d'Italia, che qui tuttavia riguarda la stessa
costituzione e non il mero esercizio dell'attività.
Il capitale minimo è di 1 milione di euro, ridotto alla metà per le SICAF riservate a investitori
professionali. Nelle SICAV l’ART. 35 TUF, stabilisce inoltre che i conferimenti debbano avvenire in
denaro o in strumenti finanziari oggetto di investimento da parte delle società.
Identici a quelli previsti per le SGR sono i requisiti degli esponenti aziendali e dei titolari di
partecipazioni qualificate.
Anche le regole sulla struttura organizzativa corrispondono a quelle previste per le SGR.
Imprese di assicurazione
L'impresa assicurativa deve essere costituita in forma di società per azioni oppure di società
cooperativa con quote rappresentate da azioni. È necessaria l'autorizzazione da parte dell’IVASS, la
quale si inserisce nel procedimento di costituzione, condizionando l’iscrivibilità della società nel
registro delle imprese.
Il rilascio dell'autorizzazione condizionato al soddisfacimento dei requisiti patrimoniali, proprietari
e organizzativi che esamineremo. L'impresa di assicurazione è caratterizzata dal l'esclusività
dell'oggetto, non potendo esercitare attività diversa da quella assicurativa.
L'oggetto sociale suddiviso i rami: L’art. 2 definisce nel dettaglio i rischi assicurabili rispettivamente
nel ramo vita e nel ramo danni, individuando ulteriore sub articolazioni, a ciascuna delle quali
distintamente si deve riferire l'autorizzazione. Ad esempio, al ramo vita appartengono le
assicurazioni sulla durata della vita umana, quelle di nuzialità e di natalità, quelle contro il rischio
di malattia o di non autosufficienza; a ramo danni l'assicurazione per danni a beni, quella per
responsabilità civile, quella per perdite patrimoniali.
E’ previsto un capitale minimo assai più elevato di quello di diritto comune e che oscilla tra 1,5 e
7,5 milioni di euro a seconda del ramo e delle relative sub articolazioni prescelte.
un componente importante del patrimonio dell'impresa è rappresentato dalle cosiddette riserve
tecniche, si tratta di una voce di bilancio avente natura diversa da quelle del riserve di diritto
comune.
Le riserve tecniche delle società assicurative rappresentano vere e proprie passività, ancorché solo
stimate: si tratta infatti di una voce del bilancio che esprime: ogni impegno assicurativo... derivante
dai contratti di assicurazione nei confronti dei contraenti, degli assicurati, dei beneficiari e degli
aventi diritto a prestazioni assicurative. In questa voce sono già raggruppati i debiti aventi ad
oggetto la corresponsione dei risarcimenti e delle indennità a favore dei clienti, cui la società stima
di dover adempiere in conseguenza del verificarsi degli eventi dei dotti nei contratti di
assicurazione. Si tratta di debiti futuri. esprimendo debiti le riserve tecniche vanno iscritte, allo
stato patrimoniale del bilancio, non tra le voci del patrimonio netto, bensì come voci del passivo
vero e proprio.
Quanto ai requisiti proprietari, l'art. 77 c.ass dispone che i soci debbono soddisfare i requisiti di
onorabilità, competenza e correttezza. non tutti i soci si applica tuttavia questo vincolo, bensì ai
I depositi bancari
il deposito bancario è il contratto con il quale una parte versa una somma di denaro alla banca, che ne
acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla. Si tratta di un contratto reale, che si perfeziona con il
versamento del denaro e che assolve, per il cliente, alla duplice funzione di custodia del denaro e di
investimento finanziario; per la banca, alla funzione di reperimento del plafond pecuniario da
impiegare successivamente per l'erogazione del credito.
La Banca acquista la proprietà del denaro e dunque la piena disponibilità dello stesso.
Dalla stipulazione del contratto sorgono dunque obbligazioni a carico della banca: obbligo di
restituzione del capitale ricevuto e l’obbligo di corresponsione di un interesse.
Il deposito può essere a termine o libero. Nel primo caso (deposito vincolato) il credito alla
restituzione è esigibile solo alla scadenza del termine pattuito, nel secondo il depositante può chiedere
la restituzione del denaro (integralmente o parzialmente) in qualsiasi momento.
Il rapporto di deposito può svolgersi secondo modalità particolari.
Le obbligazioni bancarie
le emissioni di obbligazioni è uno strumento alternativo di raccolta del risparmio. E’ un finanziamento
puro e si tratta di una raccolta di massa con incorporazione della posizione finanziaria del
sottoscrittore in un titolo destinato alla circolazione.
L’art.12 TUB stabilisce che le obbligazioni sono titoli di credito. Il loro contenuto può essere
determinato dagli amministratori, sia pur nel rispetto delle regole stabilite dalla Banca d'Italia.
Queste fissano tra l'altro una durata minima(36 mesi) e un taglio minimo (1.000 €). Inoltre accanto alle
obbligazioni classiche ci sono:
le obbligazioni subordinate, cioè postergate, nel rimborso, al soddisfacimento di altri creditori
della banca;
I prestiti irredimibili, ovvero rimborsabili i previa autorizzazione della Banca d'Italia, cioè
obbligazioni il cui rimborso e corresponsione degli interessi sono condizionati al mancato
avverarsi di situazione di criticità patrimoniale della banca (perdite di bilancio, andamenti
negativi della gestione);
obbligazioni garantite, emesse nel contesto di una operazione complessa, che vede coinvolta,
oltre alla banca e ai sottoscrittori, una società veicolo. La banca che emette le obbligazioni al
contempo cede ad una società veicolo un'insieme di crediti di sicura realizzazione (crediti
garantiti da ipoteca o crediti verso pubbliche amministrazioni), concedendo alla medesima un
finanziamento per l'acquisto; la società veicolo rimborserà il finanziamento mediante le
Il mutuo
Il mutuo è il contratto col quale una parte(mutuante) consegna all'altra(mutuatario) una determinata
quantità di denaro o di altre cose fungibili, e l'altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie
e qualità (art. 1813 c.c). Si tratta di un contratto reale, che si perfeziona con la consegna di moneta
scritturale, naturalmente oneroso: salvo diverso accordo, infatti, il mutuatario è tenuto (oltre che a
rimborso del capitale ricevuto) alla corresponsione di un interesse, cioè di un ulteriore importo che
rappresenta per il mutuante la remunerazione del finanziamento concesso.
L'interesse può essere determinato secondo diverse modalità (misura fissa o variabile) è corrisposto con la
periodicità stabilita nel contratto o in unica soluzione. l'art. 1815 stabilisce anche il divieto di pattuizione di
interessi usurari. il costo per il cliente bancario non è rappresentato solo dal l'interesse ma anche da
commissioni.
Il rapporto di mutuo è essenzialmente un rapporto di durata. Il termine pattuito si presume a favore di
entrambe le parti, a meno quando il prestito non sia garantito perché anche il mutuante ha un'aspettativa
alla persistenza del rapporto, te gli consente di maturare gli interessi. la restituzione del capitale può
avvenire in un'unica soluzione, al termine del rapporto, ma può anche essere pattuita una restituzione
rateale.
Il mutuo di scopo si caratterizza per il fatto che il contratto stabilisce la finalità alla quale il mutuatario
destinerà il capitale prestato; tale destinazione diviene oggetto di un ulteriore obbligo, a carico di
quest'ultimo, legittimando la risoluzione del contratto in caso di inadempimento. meritano poi di essere
ricordati anche i finanziamenti al consumatore e i finanziamenti collegati alla fornitura di beni o servizi.
Dallo sconto va distinta anche l'anticipazione su fatture (Sconto improprio), operazione nella quale il
cliente consegna la banca una fattura emessa nei confronti di u terzo suo debitore, incaricando la
banca stessa dell'incasso e ricevendo anticipatamente il relativo importo. In tale operazione non sia
cessione del credito, ma ha mandato conferito alla banca per la riscossione.
si tratta di Un'operazione strutturata, che si sostanzia nel rilascio da parte del cliente di una ricevuta
bancaria (ri.ba) nella quale egli attesta di ricevere per mezzo della banca stessa il pagamento di un
credito vantato nei confronti di un terzo; la banca provvede a riscuotere il credito, nell'interesse del
cliente, rilasciando allora la ricevuta debitore pagante.
Il factoring
Il factoring o cessione dei crediti d'impresa, è un'operazione complessa, di cui sono parte una banca e
un imprenditore, in virtù della quale quest'ultimo cede alla banca, normalmente in blocco, i propri
crediti pecuniari presenti e futuri, nascenti da contratti stipulati nell'esercizio dell'impressa, per un
corrispettivo determinato in ragione del valore nominale dei crediti, dedotto il profitto che la banca si
prefigge di realizzare mediante l'operazione.
il trasferimento avviene pro solvendo. il contratto può prevedere che il corrispettivo da parte di
quest'ultimo venga versato al cedente a mano a mano che i crediti maturano e vengono incassati, o
che sia corrisposto un anticipo.
La locazione finanziaria
Il leasing finanziario è il contratto con il quale una banca o altro intermediario finanziario… si
obbliga ad acquistare o a far costruire un bene su scelta e secondo le indicazioni dell'utilizzatore,
che ne assume tutti i rischi, anche di perimento, e lo fa mettere a disposizione per un dato tempo
verso un determinato corrispettivo che tiene conto del prezzo di acquisto o di costruzione e della
durata del contratto. Alla scadenza del contratto utilizzatore ha diritto di acquistare la proprietà
del bene a un prezzo prestabilito, ovvero, in caso di mancato esercizio del diritto, l'obbligo di
restituirlo. Si tratta di un'operazione complessa cui partecipano tre soggetti: l'utilizzatore, il
fornitore del bene e il concedente. Il primo è interessato ad un bene, anziché acquistarlo
direttamente lo fa acquistare dal concedente; questo gliene concede poi il godimento, a fronte
della corresponsione di determinato canone; al termine del rapporto locatizio, l'utilizzatore può
decidere se riscattare il bene, pagando un canone finale prestabilito, o lasciarlo in proprietà alla
banca, consegnandolo alla medesima. oggetto del contratto può essere un bene mobile o
La locazione finanziaria di ritorno (sale and lease back), È un contratto in cui il proprietario di un
bene (spesso imprenditore) lo cede a un terzo (impresa finanziaria), il quale glielo concede subito
di ritorno in leasing; in questo modo l'utilizzatore mantiene il godimento del bene, conseguendo al
contempo liquida (il prezzo di acquisto che il concedente gli corrisponde) chi è restituisce poi
ratealmente mediante il pagamento dei canoni della locazione. la funzione di finanziamento
evidente: in questo caso il finanziamento non è concesso per l'acquisto di un nuovo bene, ma
disponendo di un bene già di proprietà dell'utilizzatore, bene che, in quanto trasferito in proprietà
al concedente, rappresenta per il medesimo una garanzia di recupero del finanziamento.
L’anticipazione bancaria
La banca, nel concedere un finanziamento ad un imprenditore o ad altro soggetto, valuta
prognosticamente la solvibilità del cliente, cioè la probabilità, in base alla situazione patrimoniale
finanziaria del medesimo, che egli adempia regolarmente al proprio debito restitutorio (merito
creditizio). Spesso poi richiede che il finanziamento sia assistito da una garanzia.
L’anticipazione bancaria consiste in un prestito o in un affidamento, da parte della Banca,
garantito da pegno su titoli o merci.
Il TUB art 38, prevede poi diverse ipotesi di finanziamento speciali assistiti da garanzia. Tra questi
merita di essere menzionato il credito fondiario, finanziamento a medio lungo termine concesso
da una banca e garantito da ipoteca immobiliare; si tratta di un'operazione vantaggiosa per la
banca ma anche per quest'ultimo il quale oltre a poter magari a spuntare un tasso di interessi
migliore può in qualsiasi momento estinguere anticipatamente il debito e può sanare fino a sei
volte eventuali ritardi nel pagamento delle rate.
Ogni contratto di finanziamento può essere assistito da una garanzia personale o reale; e accanto
la legge contempla anche alcune garanzie specifiche, utilizzabili solo nei rapporti con le banche o
altre imprese finanziarie.
Le garanzie speciali, in particolare per i casi in cui il cliente finanziato eserciti un'impresa sono: il
patto marciano, le garanzie grazie e il pegno non possessorio.
Il patto marciano (art.48 TUB), arricchisce il finanziamento concesso dalla banca a favore di un
imprenditore con il trasferimento di un immobile, di proprietà del cliente o di un terzo, a favore
della banca stessa, sospensivamente condizionato all'inadempimento grave degli obblighi di
restituzione del finanziamento. L’ adempimento è grave a ricorrere delle circostanze previste al co.
5: ad es. in caso di rimborso rateale mensile, decorsi 9 mesi dalla scadenza di almeno tre rate.
Il creditore può allora notificare al debitore, o al terzo garante, la propria volontà di avvalersi della
garanzia; l'immobile viene dunque stimato da un perito nominato dall'autorità giudiziaria e se il
Garanzie Bancarie
Quelle appena esaminate sono denominate garanzie attive, cioè costituite, dal cliente o da un
terzo, a protezione di un credito della banca.
Le garanzie passive sono invece quelle che la banca concede per garantire il debito che un proprio
cliente ha nei confronti di un terzo. Le garanzie passive sono garanzie personali.
Il tipo contrattuale di riferimento e la fideiussione: è fideiussore colui che, obbligandosi
personalmente verso il creditore, garantisce l'adempimento di un'obbligazione altrui (art.1936 c.c).
La garanzia nasce dunque da un contratto, stipulato tra creditore e fideiussore. Si tratta di un
contratto con obbligazioni a carico di una sola parte; quindi, si perfeziona quando la dichiarazione
del fideiussore per viene a conoscenza della controparte, se questa non rifiuta.
Una particolare specie diffusa in ambito bancario e la fideiussione a prima richiesta.
nella fideiussione ordinaria, il garante è tenuto al pagamento in solido con il debitore principale e
può opporre al creditore tutte le eccezioni che spettano al debitore principale stesso.
La fideiussione a prima richiesta invece contiene una clausola in deroga che impone al fideiussore
di pagare in ogni caso, sulla base della semplice richiesta del creditore, rinviando ogni eventuale
eccezione sul debito garantito alla fase successiva al pagamento: il garante è tenuto a pagare e
poi, se sussistevano eccezioni, può agire nei confronti del creditore. Il vantaggio offerto al
creditore è evidente, poiché egli non dovrà farsi carico, per ottenere il pagamento, di una
eventuale azione giudiziaria, ma ottiene immediatamente la somma richiesta.
Una garanzia ancora più forte è rappresentata dal contratto autonomo di garanzia, in questo caso
il garante è obbligato a pagare su semplice richiesta del creditore. IIl creditore ha così la certezza di
escutere con successo la garanzia. Sarà poi il debitore principale a poter far valere eventuali
circostanze inficianti il credito garantito, per ottenere dal creditore la restituzione di quanto dallo
stesso indebitamente conseguito. Si tratta di un contratto, stipulato fra garante e creditore, non
riconducibile alla fideiussione, puoi che rompe il legame di accessorietà tra garanzia che
obbligazione principale, tipico di questa.
I conti di pagamento
L’esecuzione delle operazioni vi pagamento può avvenire secondo due distinti schemi: rimessa di
denaro o come scritturazione su conti di pagamento.
la rimessa di denaro ed e finita come il servizio nel quale, senza l'apertura di conti di pagamento, il
prestatore di servizi di pagamento riceve i fondi dal pagatore con l'unico scopo di trasferire un
ammontare corrispondente al beneficiario o ad un'altro prestatore di servizi di pagamento che
agisce per conto del beneficiario.
L'apertura dice conferendo continuità nella fruizione del servizio da parte del cliente che apre
presso l'intermediario un dossier contabile, dove può avere o versare o ricevere denaro utile per
eseguire future operazioni di pagamento.
Il conto corrente bancario è un conto di pagamento. gli intermediari non bancari autorizzati a
fornire i servizi di pagamento possono aprire a loro volta conti di pagamento intestati ai clienti. La
differenza tra i primi e i secondi consiste nel fatto che il conto bancario rappresenta una modalità
di svolgimento di un rapporto di deposito o di finanziamento bancari, mentre il conto di
pagamento non bancario e strumentale all'effettuazione di operazione di pagamento. per tale
ragione, mentre la banca è legittimata ad impiegare e tipicamente impiega il denaro depositato dai
clienti nell’erogazione di credito, l’IP non può farlo, perché esso non svolge attivita di
intermediazione nei finanziamenti.
Vanno ricordati i seguenti principi:
i. la ricezione di fondi da accreditare in conti di pagamento non bancari non costituisce
raccolta del risparmio tra il pubblico, che attività riservata alle Banche;
ii. L’IP deve versare il denaro ricevuto presso una banca o investirlo in relazioni finanziarie a
basso rischio;
iii. il patrimonio costituito da tale denaro ed è rapporti in cui è investito costituisce patrimonio
distinto da quello dell’IP.
per esecuzione di ordini per conto dei clienti si intende la conclusione di accordi di
acquisto un di vendita di uno più strumenti finanziari per conto dei clienti. l'intermediario
raccoglie un ordine di acquisto di vendita su un dato strumento finanziario, da parte del
cliente, ricerca una controparte e stipula in nome e per conto del cliente stesso il contratto
di compravendita. la differenza rispetto alle negoziazioni in proprio consiste nel fatto che,
l'intermediario non utilizza risorse proprie ma si limita a concludere un'operazione che
investe i patrimoni del proprio cliente.
B. L’OICR Societario si basa su una struttura diversa: qui l'investitore è socio di una società
SPA, la quale ha per oggetto esclusivo la gestione collettiva del patrimonio proprio. La
partecipazione azionaria rappresenta dunque essa stessa il rapporto di investimento e il
patrimonio investito e quello della società. Le azioni possono essere nominative o al
portatore della loro circolazione è libera. All'investitore spettano gli ordinari diritti sociali
ma la gestione del patrimonio rimane caratterizzata dall autonomia propria di ogni OICR. Le
azioni di SICAV attribuiscono l’investitore il diritto di rimborso del loro valore, da parte della
società, con la periodicità prevista dallo statuto; a questo è dovuta l'espressione” a capitale
variabile” è il principio per cui il capitale corrisponde sempre al patrimonio netto della
società. Viceversa le azioni di SICAF non prevedono questo diritto, per il che l'investitore
può dismettere la partecipazione solo trasferendola o alle condizioni previste dal diritto
societario comune.
I servizi assicurativi
Il core business delle imprese di assicurazione è rappresentato dalla prestazione dei servizi
assicurativi, per mezzo dei quali il cliente soddisfa il bisogno finanziario di copertura da un rischio
derivante da un possibile evento futuro e incerto. I servizi sono forniti per mezzo di contratti
(contratti di assicurazione). L’art 2 c.ass individua due distinti rami nei quali l'impresa può operare:
il ramo danni e il ramo vita. Nel primo, il servizio consiste nell'impegno dell'impresa di tenere
indenne l'assicurato della perdita patrimoniale che avesse a subire qualora si verificasse l'evento
dedotte in contratto. Nel secondo, consiste nell'assicurare la corresponsione di una somma al
verificarsi di un evento attinente alla vita umana.
I due servizi si distinguono dunque per la funzione (indennitaria l'uno, previdenziale l'altro). Ciò
che li accomuna e l'assunzione di un rischio collegato ad un evento futuro e incerto nella sua
realizzazione o nei tempi di realizzazione. Il rischio per l'impresa è sempre presente e si configura
come il rischio di indennizzo, nell'assicurazione danni, e come rischio demografico,
nell'assicurazione vita.
Per Il cliente è costante la presenza del bisogno finanziario eventuale. Per entrambi le parti,
cruciale è l'incertezza correlata all'evento o ai suoi tempi.
L'attività assicurativa comprende anche i servizi con funzione di investimento. Hanno funzione di
investimento le polizze united linked e index linked.
Va poi menzionato il contratto di capitalizzazione, che l’art 179 c.ass definisce come il contratto
mediante il quale l'impresa di assicurazione si impegna, senza convenzione relativa alla durata
della vita umana, a pagare somme determinate al decorso di un termine prestabilito in
corrispettivo di premi, unici o periodici, che sono stati effettuati in denaro o mediante altre attività.
In sostanza, il cliente affida all'impresa un capitale e questa si obbliga a restituirlo alla scadenza
convenuta incrementato del tasso di interessi concordato.
iii. I documenti informativi devono riportare anche degli indicatori sintetici di costo in
modo da fornire al cliente una rapida informazione sul costo totale dell'operazione per
il cliente.
Nei conti di pagamento, l'indicatore assume la denominazione di ICC (indicatore dei
costi complessivi), mentre nei finanziamenti assume la denominazione di TAEG (tasso
annuo effettivo globale).
I criteri generali
L’art. 21 TUF pone dei criteri generali che devono orientare la prestazione di tutti i servizi di
investimento nei confronti di tutti i clienti. I soggetti abilitati devono sempre:
a. comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, per servire al meglio l'interesse dei
clienti e per l'integrità dei mercati;
b. acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre
adeguatamente informati;
c. utilizzare comunicazioni pubblicitarie e promozionali corrette, chiare e non fuorvianti;
d. disporre di risorse procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l'efficace
svolgimento dei servizi e delle attività.
Tra le regole di carattere generale rientra anche quella di separazione patrimoniale: gli strumenti
finanziari e le somme di denaro costituiscono patrimonio distinto, sia da quello dell'intermediario,
sia da quello degli altri clienti. Su tale patrimonio non sono pertanto ammesse azioni da parte dei
creditori dell'intermediario, mentre sono ammesse azioni da parte dei creditori del cliente.
Un regime di tutela meno forte si ha negli altri servizi, (negoziazione di strumenti finanziari). In
questi casi, l'intermediario deve acquisire, per il cliente al dettaglio, informazioni sulla sola
conoscenza ed esperienza riguardo allo specifico tipo di strumento o di servizio proposto, al fine di
verificare l'appropriatezza dello stesso per il cliente. Il cliente può comunque chiedere di dar corso
all'operazione.
Vigilanza e sanzioni
La violazione della disciplina fin qui esposta comporta l'applicazione di un apparato sanzionatorio
eterogeneo. Muovendo dalle conseguenze civilistiche, si parla di nullità relativa per la violazione
delle regole attinenti alla forma del contratto; l'annullabilità in caso di ipotesi dell'errore o del
dolo. La violazione delle altre regole di comportamento da parte degli intermediari, e in
particolare di quelle che impongono doveri informativi, determina invece tipicamente
conseguenze di tipo risarcitorio e non invalidativo, dando luogo a responsabilità precontrattuale,
po vedete violazioni avvengano nella fase antecedente, e a responsabilità contrattuale, ove si
tratti di violazioni riguardanti operazioni di investimento o di disinvestimento con più dei
successivamente. In quest'ultimo caso, è anche possibile che si pervenga alla risoluzione del
contratto. L’art. 23 TUF, prevede una regola in materia di onere probatorio, che pone a carico
dell'intermediario la dimostrazione di aver adempiuto correttamente ai propri doveri e di avere
agito con la specifica diligenza richiesta. Resta invece il carico del cliente la prova del danno e del
nesso di casualità.
Sul fronte delle sanzioni amministrative, sono specificamente previste sanzioni pecuniarie all'art.
190 TUF, per l'inosservanza di tutte le regole a tutela del cliente, a carico dei soggetti che svolgono
funzioni di amministrazione o direzione. Specifiche sanzioni penali sono previste per la violazione
della normativa in maniera di conflitto di interessi nell'ambito dei servizi di gestione collettiva e di
portafoglio (gestione infedele) e per la violazione delle regole in materia di separazione
patrimoniale (confusione di patrimoni).
Il mercato mobiliare è il segmento del mercato finanziario sul quale vengono prodotti e/o
scambiati valori mobiliari e svolte attività relative a valori mobiliari.
Per valori mobiliari si intendono, in un’accezione pre-giuridica del termine, i prodotti finanziari
naturalmente destinati alla circolazione. I prodotti finanziari si distinguono per il loro rendimento,
per il rischio, per i diritti che attribuiscono, per la scadenza, per la loro utilizzabilità come mezzi di
pagamento: i valori mobiliari si caratterizzano per la loro negoziabilità.
Per il mercato mobiliare si intende l'insieme delle vicende e delle infrastrutture che determinano
l'incontro tra la domanda di investimento introdotti o in strumenti finanziari e l'offerta dei
medesimi.
Nell’ambito del mercato mobiliare sono possibili molteplici distinzioni. Tra le più significative:
1) È necessario distinguere il mercato (mobiliare) primario dal mercato (mobiliare) secondario.
Il primo consiste delle offerte di <<nuovi>> valori mobiliari che le imprese o la pubblica
amministrazione emettono per acquisire <<nuovo>> risparmio; il secondo coincide con le
negoziazioni aventi per oggetto valori mobiliari già emessi.
2) Il mercato dei titoli pubblici, in specie quando si tratti di negoziazioni <<all’ingrosso>>, assume
una particolare rilevanza per la politica economica del Governo e per la politica monetaria della
Banca centrale; rilevanza che non è dato riscontrare sul mercato dei titoli privati. Di qui la
peculiarità della disciplina dettata, anche nel nostro ordinamento, per il mercato all’ingrosso dei
titoli pubblici.
3) Importante e poi la distinzione tra mercati regolamentati e mercati non regolamentati. I primi
sono sottoposti ad una complessa disciplina speciale, mentre i secondi sono regolati
essenzialmente dalle norme generalmente applicabili alle negoziazione di strumenti finanziari.
I mercati regolamentati
Ai sensi dell'art. 1, lett, w-ter, si considera un mercato regolamentato il ” sistema multilaterale
amministrato e/oh gestito da un gestore del mercato, che consente o facilità l'incontro, al suo
interno e in base alle sue regole non discrezionali, di interesse multipli di acquisto e di vendita di
terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a contratti relativi a strumenti finanziari
ammessi alla negoziazione conformemente alle sue regole e ai i suoi sistemi”.
i) Si tratta dunque di sistemi multilaterali, ossia nei quali confluisce una pluralità di parti
distinte, ciascuna portatrice di interessi all'acquisto o alla vendita (di strumenti
finanziari), di cui si programma l'incontro. Ogni struttura progettata per essere sede di
contratti finanziari può assumere la definizione legale di “mercato regolamentato” solo
in quanto capace di produrre una costante movimentazione dei titoli negoziati.
ii) Nello specificare che il mercato regolamentato è amministrato e/o gestito da un
gestore del mercato, il legislatore sancisce, la scelta di affidamento dei sistemi parenti
privati, aventi la forma della più efficiente organizzazione d'impresa, la s.p.a.
Si deve precisare che lincontro tra gli interessi multilaterali avviene nei mercati
regolamentati sulla base di regole non discrezionali, impone un requisito distintivo
rispetto alle sedi OTF, e in comune invece agli MTF, ossia che il soggetto gestore del
mercato non possa interferire nella conclusione dei contratti sugli strumenti finanziari
Il prospetto una volta redatto deve essere reso pubblico, in modo da poter essere consultato dai
potenziali investitori e dagli operatori del mercato in generale. prima però è richiesta l'approvazione
del prospetto stesso da parte dell'autorità di vigilanza competente (Consob).
Tra le diverse moderne forme di sollecitazione dell'investimento ci sono le ICO (initial Coin offeringS) e
le piattaforme di crowdfunding.
Le ICO Sono meccanismi finalizzati alla raccolta di fondi necessari a finanziare un progetto
imprenditoriale, esattamente come in una campagna di crowfunding ma con due differenze:
a) non c'è bisogno di una piattaforma abilitante, che seleziona la compagna da pubblicare scartando
quelle meno affidabili; b) non c'è bisogno di un ente terzo che processi il pagamento.
FASI: 1) il team di progetto offre sul mercato virtuale dei token che possono essere acquistati in cambio
di pagamenti in criptovalute; 2) si promuove il progetto tramite la pubblicazione sul web di un
documento (White paper), contenente tutte le informazioni utili ad un potenziale contributore per
valutare il progetto, gli obiettivi da realizzare con il denaro, la qualità del team proponente e le
modalità mediante cui verranno emessi token; 3) ricorri alla blockchain per le fasi di coinvolgimento
degli investitori.
Il crowfunding e il processo con cui più persone conferiscono somme di denaro, anche di modesta
entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziativa di diverso genere utilizzando siti
Internet(piattaforme o portali) .
La passivity rule
L’opa obbligatoria
la disciplina delL’ OPA, si completa con una serie di disposizioni, in virtù delle quali, al verificarsi di
determinate condizioni, il lancio dell'offerta diviene obbligatorio. L'istituto dell'opa obbligatoria si
fonda sulla considerazione che, di fronte a una vicenda comportante un mutamento del controllo di
una società, l'investitore è esposto al rischio di dover sopportare un duplice pregiudizio. Da un lato,
può teoricamente accadere che all'operazione segue un calo del prezzo delle azioni della società
bersaglio. Dall'altro, l'acquisizione del pacchetto azionario di controllo normalmente comporta il
pagamento di un premio che verrebbe essere lucrato unicamente da coloro che hanno ceduto la
partecipazione al nuovo acquirente. Quindi si impone all' acquirente l'obbligo di estendere al l'intera
categoria degli investitori della società emittente la possibilità di vendere i titoli in essa posseduti.
Sul piano dell'oggetto riguarda esclusivamente i titoli con diritto di voto emessi da società quotate.
Quanto alle figure in cui la disciplina si articola, il legislatore prevede due diverse ipotesi di offerta
pubblica di acquisto obbligatoria: l'opa successiva e l'opa incrementale. Ad esse si affianca anche
l'istituto dell'obbligo di acquisto residuale.
L OPA totalitaria successiva, obbliga a promuovere un'offerta pubblica di acquisto, rivolta tutti i
possessori di titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato emessi da una data s.p.a,
chi abbia acquistato una partecipazione pari al 25% del capitale della società stessa. Per ”
partecipazione” deve intendersi una quota di titoli attributivi del diritto di voto nelle deliberazioni
assembleari riguardanti nomina e revoca degli amministratori o del consiglio di sorveglianza. L'offerta
va lanciata entro 20 giorni dalla data dell'acquisto originario e ha un prezzo determinato ex lege, ossia
a un prezzo non inferiore a quello più elevato pagato dall'offerente e da persone che agiscono di
concerto con il medesimo, nei 12 mesi anteriori.
L'opa totalitaria incrementale, nel caso in cui chi abbia già una partecipazione del 30% nella società
aumenti successivamente la propria partecipazione, anche indirettamente, di più del 5% del capitale
rappresentato dai titoli con diritto di voto.
L'art. 108 TUF, stabilisce l'istituto dell’ obbligo di acquisto residuale, il quale impone a chi abbia
acquistato una partecipazione pari almeno al 95% del capitale rappresentato in titoli di una società
quotata, l'obbligo di acquisire i restanti titoli da chi ne faccia richiesta.
Abusi di mercato, sono quelle azioni suscettibili di ostacolare e alterare il naturale congegno di
selezione dell'offerta di investimento da parte della corrispondente domanda e quindi in grado di
minare la cosiddetta integrità del mercato. Nel dettaglio le fattispecie di abuso sono 3:
Per tentare di raggiungere al massimo grado l’effetto di deterrenza dalle condotte abusive, il
legislatore europeo ha pronta pure una serie di strumenti di prevenzione delle stesse.
Il MAR III, è dedicato agli obblighi di comunicazione delle informazioni privilegiate al fine di scongiurare
la possibilità del verificarsi del relativo abuso.