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Gli Schemi e Schede di Diritto Amministrativo intendono fornire un moderno supporto didattico ai
tradizionali manuali di diritto amministrativo per coloro che, nella preparazione di esami universitari o
pubblici concorsi, necessitano di un quadro sistematico e riepilogativo della materia.
Il volume, infatti, fa il punto sugli elementi portanti della materia, fornendo una definizione di base
dell’argomento oggetto di studio, che viene poi schematizzato e analizzato nei suoi aspetti principali.
Il lavoro, dunque, attraverso comode slide, consente di mettere ordine nelle idee e nei concetti, di
classificare istituti e argomenti per agevolare anche la memoria visiva nella fase del ripasso, la
sistematizzazione e memorizzazione finale.
Anche questa edizione si caratterizza per tre innovative rubriche, che completano la lettura degli
schemi:
— la rubrica Osservazioni, nella quale vengono puntualizzati concetti, nuovi o problematici, spesso
oggetto di dibattito in dottrina e in giurisprudenza, di approfondimento della materia;
— la rubrica Differenze, che analizza aspetti particolari degli argomenti, stimolando al confronto fra i
diversi istituti;
— la rubrica In sintesi, che offre un quadro riepilogativo, in chiave critica, degli argomenti affrontati
nei precedenti paragrafi o capitoli.
L’opera privilegia gli aspetti istituzionali più frequentemente oggetto di domanda d’esame ed è
aggiornata alle più recenti novità normative, tra le quali si segnala la L. 7 aprile 2014, n. 56 (cd.
Legge Delrio), recante disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di
comuni, tenendo altresì conto del testo base del progetto di revisione costituzionale adottato dalla
Commissione Affari costituzionali del Senato il 6 maggio 2014 che modifica numerosi articoli della
Parte Seconda della Costituzione.
Vol. 4 • Manuale di Diritto Amministrativo
La stagione di riforme, costituzionali e legislative, nazionali ed europee, che sta conducendo alla definizione di nuovi assetti
istituzionali, fa sì che questa XXXI edizione del Manuale riporti, da un lato, la disciplina tradizionale del diritto amministrativo e,
dall’altro, illustri quanto di nuovo si sta affacciando nel panorama normativo. Il riferimento è al disegno di legge costituzionale
sulla modifica della Parte II della Costituzione nonché alla riforma degli enti territoriali, da tempo prospettata e solo adesso
avviata. Ed infatti, l’assetto di tali enti è stato profondamente innovato dalla L. 7-4-2014, n. 56 (cd. Legge Delrio), che ha dettato
disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. Altro settore interessato da recenti
innovazioni è quello dei contratti pubblici: anche per tale materia può dirsi aperta una fase di transizione che porterà ad un
radicale cambiamento della normativa vigente. La recente approvazione di nuove direttive europee – nn. 23, 24 e 25 del 2014 –
relative ai settori ordinari, speciali e ai contratti di concessione, condurrà, all’esito del recepimento, ad una sostanziale revisione
del Codice dei contratti pubblici e del relativo Regolamento di attuazione. Il Manuale, dunque, fornisce un quadro completo ed
aggiornato del Diritto Amministrativo, allo scopo di offrire una esaustiva analisi della materia a tutti gli operatori del settore, a chi
si appresta ad affrontare prove concorsuali o ad ultimare gli studi universitari.
PARTE PRIMA
L’ORDINAMENTO AMMINISTRATIVO
1. Lo Stato • 2. Funzioni dello Stato • 3. Il potere politico e la funzione politica • 4. Gli atti
politici • 5. Il potere esecutivo e la funzione amministrativa • 6. Gli atti di alta
amministrazione
Caratteri
È autonomo
È comune
È ad oggetto variabile
2. La Pubblica Amministrazione
Pubblica Amministrazione
La svolta degli anni ’90. Cambiano i rapporti tra Amministrazione e cittadino con alcune
importanti riforme ispirate ai canoni di efficienza ed economicità dell’azione
amministrativa. Le parole chiave delle riforme amministrative sono: decentramento,
autonomia, delegificazione e semplificazione, sussidiarietà.
Principali provvedimenti normativi: L. 142/1990, sugli enti locali (oggi, TUEL, D.Lgs.
267/2000) e L. 241/1990, sul procedimento amministrativo; privatizzazione del pubblico
impiego con il D.Lgs. 29/1993 (ora D.Lgs. 165/2001) finalizzata al recupero di efficienza
della P.A; federalismo amministrativo attuato con la L. cost. 3/2001, di riforma del Titolo V
Cost.
Verso una P.A. più efficiente e «sburocratizzata» . Una P.A. agile, snella, scevra da
oneri burocratici e, soprattutto, trasparente: è questa la finalità cui mirano gli interventi del
legislatore moderno, che fa dell’open government il criterio guida della sua azione.
Il diritto amministrativo quale complesso di regole comuni ai vari diritti amministrativi degli
Stati membri prodotte direttamente da fonti dell’Unione prevalenti sul diritto interno
Commissione europea
Agenzie esecutive
Comitati e Agenzie europee
Trattati dell’Unione
Atti successivi modificativi dei Trattati
Principi generali del diritto
regolamento
— ha portata generale
— è obbligatorio in tutti i suoi elementi
— è direttamente applicabile in ciascun Stato membro
direttiva
— ha efficacia immediata, producendo effetti diretti negli ordinamenti interni se e nelle parti in cui
imponga obblighi precisi ed incondizionati a carico dello Stato
decisione
raccomandazione
Osservazioni
Dopo l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht nel 1992 si era creata una situazione di
possibile confusione dovuta alla presenza, nell’ordinamento dell’UE, di due soggetti, la
Comunità europea e l’Unione europea, e di due Trattati fondamentali: quello istitutivo della
Comunità (TCE), risalente al 1957, e quello istitutivo dell’Unione, (TUE), appunto del 1992.
Conseguenza di tale situazione era anche l’utilizzo, in modo indistinto, delle locuzioni diritto
comunitario e diritto europeo.
Con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, la confusione tra la
denominazione di Unione europea (UE) e quella di Comunità europea (CE) è cessata. I
Trattati oggi in vigore sono due ed hanno lo stesso valore giuridico: il TUE, Trattato
sull’Unione europea, ed il TFUE, Trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
che ha sostituito, il (vecchio) TCE. Il soggetto giuridico di riferimento è uno solo: l’Unione
europea.
In sostanza, la vecchia Comunità europea è assorbita dall’Unione europea ed il termine
Comunità è sostituito con quello di Unione. Conseguentemente, oggi è corretto parlare di
diritto europeo o diritto dell’Unione europea.
Capitolo 2
1. Lo Stato
Nozione: lo Stato è quella particolare organizzazione del potere politico, che esercita il
monopolio della forza legittima su un determinato territorio e che dà vita ad un ordinamento in grado
di soddisfare i suoi interessi generali. Costituisce un’articolazione territoriale della Repubblica,
insieme a soggetti sovrani e autonomi quali Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni (art.
114 Cost.).
Caratteri
Politicità
Sovranità
Elementi costitutivi
Funzione politica
Funzione legislativa
Funzione amministrativa
Funzione giurisdizionale
Tutela e vigilanza sul perseguimento dei fini dello Stato
Osservazioni
Seppur in linea teorica le funzioni anzidette sono distinte tra loro, di talché non dovrebbe
sussistere alcun tipo di ingerenza e confusione, è comunque opportuno specificare il diverso
ambito di operatività della funzione politica rispetto a quella amministrativa, che nella realtà
quotidiana non è sempre facilmente delineabile.
Ed infatti, il rapporto tra amministrazione, governo e politica è uno dei più controversi
della storia repubblicana.
Già in ambito costituzionale è possibile rinvenire l’idea di amministrazione quale
organizzazione strumentale rispetto al Governo (art. 95).
D’altra parte, il Governo, unitamente al Parlamento, esercita attività di indirizzo politico e
amministrativo: il primo consiste in un complesso di manifestazioni di volontà verso un fine
unico, il secondo, viceversa, nella prefissione di obiettivi per l’azione amministrativa. Di qui
la considerazione che il momento amministrativo non è estraneo all’esercizio
dell’attività di governo e, per converso, il governo, espressione delle forze politiche di
maggioranza, allorquando entra nell’amministrazione, vi introduce elementi di politicità.
Relativamente, poi, all’apparato burocratico, la Costituzione stessa non propende per la
«sterilizzazione politica» della burocrazia (CARLASSARRE), né tantomeno ostacola
l’appartenenza della stessa a forze politiche diverse rispetto a quelle al potere (CASETTA).
L’amministrazione deve, tuttavia, essere leale verso la forza politica e/o coalizione avente la
maggioranza in Parlamento; essa deve, invero, porsi quale strumento di esecuzione delle
direttive del Ministro, il quale, a sua volta, assume la responsabilità degli atti del proprio
dicastero.
La tendenziale distinzione tra politica e amministrazione caratterizza il nostro ordinamento
soprattutto con riferimento al lavoro pubblico, la cui disciplina intende delineare con
chiarezza le attribuzioni della componente politica e quelle della componente non politica
(CASETTA).
Caratteri
Libertà dei fini
in quanto tale attività può assumere le forme proprie di atti posti in essere
nell’esercizio di altre funzioni
Titolarità
Corpo elettorale
Parlamento
Governo
Presidente della Repubblica
Regioni
Corte costituzionale
Osservazioni
L’individuazione e la scelta dei fini di interesse generale che lo Stato intende perseguire in
un determinato momento storico costituiscono, dunque, oggetto della funzione politica,
che incontra come unico limite le previsioni della Costituzione. Gli atti emanati dai soggetti
pubblici, nell’esercizio di tale funzione, sono detti politici e sono caratterizzati da una
particolare disciplina (v. infra).
Va considerato che, per la dottrina (SANDULLI), fra i soggetti titolari del potere politico
rientra anche la Corte costituzionale, le cui pronunce rappresentano atti di suprema
direzione della cosa pubblica e sono inquadrabili nel novero degli atti politici.
Nozione: gli atti politici sono quelli in cui si concretizzano l’attività di direzione
suprema della cosa pubblica e l’attività di coordinamento e di controllo delle singole
manifestazioni in cui la direzione stessa si estrinseca (SANDULLI). Si tratta, pertanto, degli atti diretti
alla formulazione delle scelte politiche, in cui sono individuati gli obiettivi che lo Stato vuole perseguire
in un dato momento storico.
Caratteristiche
Criteri di classificazione
Profilo soggettivo
Profilo oggettivo
Ricorsi amministrativi
opposizione (inammissibile)
ricorso gerarchico (inammissibile)
ricorso straordinario al Presidente della Repubblica (inammissibile)
Ricorsi giurisdizionali
Data la loro «latissima discrezionalità» gli atti politici non sono suscettibili di ledere diritti
soggettivi o interessi legittimi, le uniche situazioni alle quali è riconosciuta tutela
giurisdizionale (art. 113 Cost.). Tuttavia, l’insindacabilità di alcuni atti politici risulta sminuita
dalla giurisprudenza comunitaria che ammette la responsabilità dello Stato per mancata
attuazione delle direttive comunitarie (CASETTA)
L’insindacabilità degli atti politici è «attenuata» dalla circostanza che rispetto a tale
tipologia opera, tuttavia, un sistema di controlli e sanzioni di carattere politico, di spettanza del
corpo elettorale e del Parlamento: il primo può, ad esempio, non riconfermare la fiducia agli organi
politici responsabili di un’attività non condivisibile, mentre il secondo può esprimersi con un voto di
sfiducia.
Titolarità
Stato-amministrazione
Enti pubblici autarchici
Nozione: gli atti di alta amministrazione sono particolari atti amministrativi che
svolgono un raccordo tra la funzione politica e la funzione amministrativa. Trattandosi di atti
amministrativi, essi sono in tutto e per tutto assoggettati al regime giuridico di questi, e non possono
ritenersi liberi nei fini, come gli atti politici, ma sono vincolati ai fini ed alla funzione loro assegnati
dalla legge.
Caratteri
Fondamento normativo
Art. 95 Cost.
Titolarità
Esempi
Annullamento governativo degli atti amministrativi illegittimi, ex art.138 TUEL e art. 2, co. 3,
lett. p), L. 400/1988 (controverso)
proponibile avverso gli atti successivi emanati per dare esecuzione all’atto di alta
amministrazione
Ricorso gerarchico
Differenze
L’atto politico realizza una sintesi di tutti gli interessi della collettività ed è da inquadrare
nella funzione di governo. In quanto diretto all’individuazione delle finalità da perseguire
attraverso l’esplicazione dell’attività amministrativa, tale tipologia di atto non rientra nel
novero degli atti amministrativi.
L’atto di alta amministrazione, invece, è caratterizzato dalla settorialità degli interessi
presi in considerazione dall’organo preposto al coordinamento, di talché è la generalità
degli interessi, coinvolgenti più settori pubblici, che vale a connnotare la scelta politica
rispetto a quella amministrativa (GALLI). Tale tipo di atto, quindi, pur non svolgendo una
funzione meramente esecutiva, è da ricondursi agli atti amministrativi in quanto (a differenza
dell’atto politico) vincolato nel suo fine.
È da citare, a conclusione del discorso fin qui svolto, una ulteriore categoria di atto: l’atto
amministrativo legificato o legge-provvedimento. Tale espressione ricorre per
qualificare quegli atti normativi che, pur essendo approvati dalle Camere secondo le
procedure di formazione della legge, hanno perciò la forma della legge, ma difettano del
contenuto generale e astratto della stessa (GUASTINI). Si tratta, difatti, di leggi che non si
limitano a prevedere i casi da regolare, bensì provvedono direttamente e concretamente su
casi e rapporti specifici, attraendo nella propria sfera materie e oggeti normalmente
destinati all’attività amministrativa. Sulla (dibattuta) compatibilità costituzionale delle leggi-
provvedimento, v. in giurisprudenza Corte cost. 8-5-2009, n. 137 e 8-10-2010, n. 289.
Capitolo 3
1.1 • Classificazione
Nozione: sono fonti del diritto tutti gli atti o i fatti idonei a produrre norme giuridiche,
innovando l’ordinamento. Sulla base di tale definizione si distingue tra:
— fonti-atto: sono le fonti del diritto rappresentate da atti scritti, espressione della volontà di un
soggetto a cui l’ordinamento attribuisce il potere di emanare norme giuridiche;
— fonti-fatto: sono quei comportamenti umani o quei fatti socialmente rilevanti ai quali
l’ordinamento attribuisce valore normativo;
— fonti di produzione: sono tutti gli atti e fatti abilitati dall’ordinamento ad innovare il diritto
oggettivo;
— fonti di cognizione: sono tutti gli atti che non producono diritto ma si limitano ad agevolare la
conoscenza di norme facenti parti dell’ordinamento giuridico.
Fonti legali (previste e regolate dalle norme sulla produzione, ossia da atti che
disciplinano i procedimenti formativi delle fonti di produzione) e fonti extra ordinarie
(producono diritto nelle fasi di transizione da un ordinamento all’altro)
Fonti-atto e fonti-fatto
Fonti dirette (previste dallo stesso ordinamento in cui esplicano efficacia) e fonti
indirette (previste da un ordinamento esterno, come l’Unione europea)
Diritto scritto e non scritto
Cronologico
si applica quando le norme confliggenti provengano da fonti dello stesso tipo
— viene preferita la fonte successiva per il principio lex posterior derogat legi priori
Gerarchico
Di competenza
oppure:
in alcuni casi, può essere la Costituzione che, per la disciplina di determinate
materie, mostra di preferire una determinata fonte
Di specialità
— prevale la norma speciale, anche se antecedente, per il principio lex specialis derogat generali
L’ordinamento repubblicano accoglie una pluralità di fonti del diritto; per questo l’attuale
classificazione delle fonti fa riferimento ai centri di produzione delle fonti-atto del sistema
costituzionale ed operanti in quest’ultimo.
Fonti dell’UE
una volta immesse nel nostro ordinamento occupano una posizione di
preminenza rispetto alla legge statale
Fonti regionali
Fonti locali
3. La Costituzione
la Costituzione italiana è
— votata
— rigida
— lunga
— scritta
Riserva di legge (artt. 13, 23, 41, 52 Cost.; in materia di organizzazione dei pubblici uffici:
art. 97 Cost.)
Espropriabilità della proprietà privata per fini di pubblica utilità e salvo indennizzo (art. 42
Cost.)
Leggi costituzionali
Leggi di revisione costituzionale: sono quelle leggi che in virtù di uno speciale
procedimento legislativo, disciplinato dall’art. 138 Cost., possono modificare le norme
contenute nella Carta costituzionale
Altre leggi costituzionali: sono quelle leggi espressamente definite tali dalla Costituzione
(es.: le leggi che si limitano a derogare una norma costituzionale senza apportare una
modifica definitiva)
Nozione: le fonti primarie sono costituite da tutti gli atti aventi forza o valore di legge.
Esse sono soggette solo alla Costituzione.
Tipologie
Leggi regionali
7. Le fonti secondarie
Nozione: tale categoria comprende tutti gli atti espressione del potere normativo della
pubblica amministrazione statale o di altri enti pubblici. Le fonti secondarie consistono in «atti
soggettivamente amministrativi e oggettivamente normativi» e rappresentano le cd. fonti tipiche
del diritto amministrativo, essendo lo strumento normativo specifico per orientare l’azione della
P.A.
Tipologie
Regolamenti
Ordinanze
non possono derogare né contrastare con tutti gli atti legislativi ordinari
7.2 • I regolamenti
Caratteri
Limiti
Non possono mai regolare le materie riservate dalla Costituzione alla legge
All’iter formativo dei regolamenti non si applicano le disposizioni della L. 241/1990 e s.m.i.
relative alla partecipazione dei privati al procedimento amministrativo
Differenze
I regolamenti esterni sono fonti del diritto espressione del potere di supremazia di cui
l’esecutivo dispone verso tutti i consociati e chiunque si trovi nel territorio statale.
Viceversa, i regolamenti interni sono atti espressione del potere pararegolamentare, nel
senso che dispongono circa l’organizzazione interna di un ufficio, organo o ente; obbligano
solo coloro che fanno parte dell’ufficio (o organo o ente) e non sono fonti del diritto.
Classificazione
Differenze
Con il termine regolamenti si indicano diversi tipi di atto. I regolamenti emanati da organi
di Governo (v. supra) sono fonti secondarie del diritto, in quanto devono osservare i limiti
previsti dalla Costituzione; in linea di massima non possono derogare o contrastare con le
leggi ordinarie, a meno che non sia la legge stessa ad attribuire loro il potere, in un
determinato settore e per un determinato caso, di innovare anche nell’ordine legislativo
(delegificando la materia).
Profondamente diversi sono, invece, i regolamenti parlamentari. Si tratta di atti con cui
ciascuna Camera, a maggioranza assoluta, detta la disciplina del proprio funzionamento e
della propria organizzazione interna (art. 64 Cost.). Essi, dunque, hanno un ambito di
competenza riservato, e per tale motivo, pur essendo tradizionalmente definiti regolamenti,
sono da considerarsi fonti primarie, subordinate solo alla Costituzione (BIN-PITRUZZELLA).
Per i regolamenti parlamentari (chiamati anche interna corporis), vale il principio
dell’insidacabilità, che consiste nella sottrazione a qualsiasi controllo esterno degli atti e
dei procedimenti che si svolgono all’interno delle assemblee parlamentari. Essi sono,
pertanto, espressione dell’autonomia del Parlamento, e di ciascuna Camera nei
confronti dell’altra.
I regolamenti dell’UE, infine, sono definiti dall’art. 288 TFUE come atti a portata
generale, obbligatori in tutti i loro elementi e direttamente applicabili in ciascuno
degli Stati membri.
Organi titolari
Organi statali (tali regolamenti sono emanati dal Presidente della Repubblica: art. 87 Cost.)
Regioni (art. 117, co. 6, Cost.; tali regolamenti sono emanati dal Presidente della Giunta
regionale: art. 121, co. 4, Cost.)
Altri enti od organi (ad es., Camere di commercio, collegi ed ordini professionali)
Sottoposti a verifica della legittimità costituzionale formale da parte del P.d.R., che li
emana con D.P.R.
Impugnazione
Tutela cautelare
Laddove il G.O. ritenga illegittimo il regolamento potrà procedere alla sua disapplicazione
e, quindi, decidere la controversia come se il regolamento non vi fosse (tamquam non
esset)
La giurisprudenza più recente prevede una disapplicazione normativa, operante sia per
diritti soggettivi che per interessi legittimi, distinta dalla disapplicazione provvedimentale
operante solo per i diritti soggettivi nelle materie di giurisdizione esclusiva del G.A.
8. Le ordinanze
Nozione: per ordinanze si intendono tutti quegli atti che creano obblighi o divieti ed in
sostanza impongono ordini. Per essere fonti del diritto devono avere carattere normativo e cioè
creare delle regole generali ed astratte. L’esercizio del potere di ordinanza da parte delle
amministrazioni pubbliche comporta una deroga al principio di legalità, nell’accezione della tipicità
dei poteri amministrativi, e precisamente confligge con la regola che impone la previa individuazione
degli elementi essenziali dei poteri a garanzia dei relativi destinatari (CASETTA).
Limiti
Bandi militari
Ordinanze emesse dal Prefetto per tutelare la sicurezza e l’ordine pubblico, dopo un
decreto del C.d.M. che ha dichiarato lo stato di pericolo pubblico interno
Sono quelle emanate da autorità amministrative espressamente investite di tale potere per
far fronte a situazioni di urgente necessità
sono atipiche
sono straordinarie, nel senso che sono possibili solo se la situazione di pericolo
non possa essere fronteggiata con atti tipici
Differenze
Gli atti necessitati costituiscono gli strumenti tipici che l’ordinamento attribuisce all’autorità
per far fronte a particolari, già individuate, situazioni di pericolo o di urgenza. Le ordinanze
di necessità ed urgenza, invece, provvedono a situazioni eccezionali e sostanzialmente
imprevedibili, alle quali non può adeguatamente farsi fronte con gli strumenti tipici previsti
dalla legge.
Nozione: per Statuto si intende un atto normativo avente come oggetto l’organizzazione
dell’ente e le linee fondamentali della sua attività.
Statuti regionali
Sono approvati con legge regionale per le Regioni ordinarie (art. 123 Cost.), e adottati con
legge costituzionale dello Stato per le Regioni ad autonomia speciale (art. 116 Cost.); si
tratta, dunque, di fonti primarie o addirittura costituzionali
Statuti delle autonomie locali
Sono adottati dagli stessi enti ed approvati da un ente superiore (es.: lo Stato per le
Università, le Regioni per gli IACP)
Impugnazione
Tipologie
Bandi militari
Testi unici
Normativi
Compilativi
Misti
12. La consuetudine
Nozione: tipica fonte del diritto non scritta, la consuetudine consiste nella ripetizione di
un comportamento da parte di una generalità di persone, con la convinzione della giuridica
necessità di esso.
Struttura
Elemento oggettivo
Elemento soggettivo
Tipologia
Nozione: sono norme interne quelle dirette soltanto a coloro che fanno parte di una
determinata amministrazione, in quanto si tratta di disposizioni volte a regolare il funzionamento dei
propri uffici e le modalità di svolgimento della propria attività. Tali norme, costituendo una sorta di
«ordinamento amministrativo interno» proprio di ciascuna P.A., non sono fonti del diritto.
Fonti
Regolamenti: atti interni che prevedono regole relative al funzionamento interno degli uffici
Circolari (2)
cd. circolari intersoggettive: si tratta di una categoria che include quelle circolari
che si rivolgono ad organi ed uffici appartenenti ad un ente diverso da quello
dell’autorità emanante, contradddicendo il carattere interno delle stesse (BASSI;
CATELANI)
Fondamento
Potere di auto-organizzazione
Potere di supremazia speciale
Regime giuridico
Caratteri
Può essere utilizzata come referente indiretto per l’interpretazione dell’atto amministrativo
L’inosservanza di una prassi non configura una violazione di legge, ma può essere
sintomo, se non sorretta da adeguata motivazione, di eccesso di potere (CASETTA)
Interpretazione
Il procedimento analogico non può essere applicato alle norme penali ed eccezionali
Applicazione
I SOGGETTI
Attive
diritto soggettivo
interesse legittimo
potere
potestà
aspettativa
Passive
obbligo
dovere
onere
soggezione
Differenze
Diritti condizionati
Si hanno quando l’esercizio degli stessi è sottoposto a condizione che può essere
sospensiva o risolutiva
interesse legittimo viene visto come posizione individuale tutelata solo in quanto
coincidente con la tutela dell’interesse pubblico
Processualistica (GUICCIARDI)
interesse legittimo è inteso come pretesa del singolo alla legittimità dell’atto
amministrativo, ovvero ad un corretto esercizio del potere da parte della P.A.
collega l’interesse legittimo ad un bene della vita, attribuendogli, al pari del diritto
soggettivo, una valenza sostanziale. Esso, pertanto, è definito come la posizione
giuridica soggettiva riconosciuta ai privati che consente ad essi di incidere
sull’attività amministrativa condizionandola, anche attraverso la partecipazione al
procedimento, per tutelare un bene pertinente alla loro sfera d’interessi
Osservazioni
La tesi normativa è stata fatta propria dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite della
Corte di Cassazione con la sentenza n. 500/1999, ove si legge che: «L’interesse legittimo
va quindi inteso (ed ormai in tal senso viene comunemente inteso) come la posizione di
vantaggio riservata ad un soggetto in relazione ad un bene della vita oggetto di un
provvedimento amministrativo e consistente nell’attribuzione a tale soggetto di poteri
idonei ad influire sul corretto esercizio del potere, in modo da rendere possibile la
realizzazione dell’interesse al bene. In altri termini, l’interesse legittimo emerge nel momento
in cui l’interesse del privato ad ottenere o a conservare un bene della vita viene a confronto
con il potere amministrativo, e cioè con il potere della P.A. di soddisfare l’interesse (con
provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dell’istante), o di sacrificarlo (con
provvedimenti ablatori)». Tale sentenza, inoltre, ha aperto la strada alla risarcibilità
dell’interesse legittimo (su cui v. infra Parte V, Cap. 4, par. 10).
Detta configurazione è stata seguita anche dal legislatore: alla luce della riforma del
procedimento amministrativo introdotta dalla L. 15/2005 e, in particolare, con l’inserimento
dell’art. 21octies ne lla L. 241/1990, è stata ulteriormente riconfermata la natura
sostanziale dell’interesse legittimo, nel senso che esso si correla ad un interesse materiale
del titolare ad un bene della vita. Ed invero, ai sensi della disposizione menzionata, la
lesione dell’interesse legittimo può dirsi esistente laddove la violazione delle regole, nella
quale la P.A. è incorsa, abbia pregiudicato la possibilità di realizzazione dell’interesse
materiale. Non a caso, ciò che caratterizza l’interesse legittimo, e ne rappresenta al tempo
stesso il principale tratto distintivo rispetto al diritto soggettivo, è la sua inerenza alla
esistenza e, soprattutto, all’esercizio del potere amministrativo: l’interesse legittimo,
difatti, non è mai percepibile su di un piano «statico», senza cioè che la P.A. abbia
esercitato o negato di esercitare, nei confronti del soggetto, il potere del quale essa è
titolare (C.d.S., sez. IV, 7-3-2013, n. 1403).
Differenziazione
Qualificazione
Differenze
Nell’ambito della categoria degli interessi legittimi è possibile distinguere tra interessi
legittimi pretesivi ed interessi legittimi oppositivi, in base al tipo di interesse materiale
protetto (NIGRO). Gli interessi legittimi pretensivi si sostanziano in una pretesa del
privato a che l’amministrazione adotti un determinato provvedimento o ponga in essere un
dato comportamento; gli interessi oppositivi, invece, legittimano il privato ad opporsi
all’adozione di atti e comportamenti da parte della pubblica amministrazione, che sarebbero
pregiudizievoli per la propria sfera giuridica.
Una diversa dottrina (GIANNINI), seguita dalla giurisprudenza, ha ulteriormente distinto gli
interessi legittimi in interessi procedimentali e interessi sostanziali:
— la nozione di interesse sostanziale considera il momento in cui l’interesse del privato
(ad ottenere o a conservare un bene della vita) viene a confronto con il potere della P.A. di
soddisfare l’interesse o di sacrificarlo;
— l’interesse procedimentale, invece, è l’interesse del privato che emerge nel corso di un
procedimento amministrativo. Tali interessi possono essere fatti valere in giudizio al fine di
eliminare quegli atti e quei comportamenti preclusivi della prosecuzione del procedimento.
Interesse procedimentale e sostanziale rappresentano due aspetti dell’interesse legittimo, in
quanto il primo è strumentale alla tutela degli interessi sostanziali, rappresentandone la
proiezione in giudizio.
Tipi
Interessi collettivi
sono quegli interessi che fanno capo ad un ente esponenziale di un gruppo non
occasionale, della più varia natura giuridica (es. ordini professionali, associazioni
di fatto) ma autonomamente individuabile ed organizzato per le realizzazione dei
fini propri della categoria o del gruppo. Essi sono differenziati e qualificati
Interessi diffusi
sono quegli interessi comuni a tutti gli individui di una formazione sociale non
organizzata e non individuabile autonomamente
Azione collettiva risarcitoria ex art. 140bis Codice del consumo (D.Lgs. 206/2005, come
novellato dal D.L. 1/2012, conv. in L. 27/2012)
— diritti contrattuali di una pluralità di consumatori che nei confronti di una stessa impresa versano in
una situazione del tutto omogenea
— diritti del tutto omogenei spettanti ai consumatori di un prodotto (pericoloso o difettoso) nei
confronti del produttore a prescindere da un contratto
— diritti del tutto omogenei al ristoro del pregiudizio derivante da pratiche commerciali scorrette o da
comportamenti anticoncorrenziali.
Pronuncia del giudice: in caso di accoglimento del ricorso, il giudice adotta una sentenza
di condanna in cui liquida le somme dovute ai partecipanti all’azione o stabilisce il criterio
di calcolo per la liquidazione del danno
Autorità giurisdizionale: giudice ordinario
Ambito soggettivo: azione esperibile sia da singoli cittadini che da associazioni, in caso
di lesione di interessi omogenei di una pluralità di utenti, nei confronti della P.A. o dei
concessionari di servizi pubblici
Oggetto: correzione di inefficienze della P.A., come il mancato rispetto dei tempi previsti o
d e g li standard di qualità di un servizio pubblico o la mancata emanazione di atti
amministrativi generali obbligatori non aventi contenuto normativo
Pronuncia del giudice: in caso di accoglimento del ricorso, il giudice ordina alla P.A. di
adempiere entro un congruo termine. In ipotesi di mancato adempimento, si può instaurare
un giudizio di ottemperanza
Autorità giurisdizionale: giudice amministrativo in sede di giurisdizione esclusiva
Differenze
Interesse semplice
Consiste nella pretesa a che la P.A., nell’esercizio del suo potere discrezionale, si attenga
a quei criteri di opportunità e convenienza che afferiscono al cd. merito amministrativo e
che sono tutelati dalle norme non giuridiche di azione (cd. norme di buona
amministrazione)
tutela giurisdizionale innanzi al G.A. avverso atti viziati nel merito: eccezionale,
per casi tassativamente previsti
7. Interessi di fatto
Nozione: gli interessi di fatto sono quegli interessi non qualificati né differenziati, a che
la P.A. osservi i doveri giuridici posti a suo carico ed a vantaggio della collettività non soggettivizzata.
Secondo SANDULLI sono da ricomprendere nel più ampio genus degli interessi semplici.
Caratteristiche
mere denunce
in casi eccezionali i cittadini uti singuli possono esperire azioni a tutela di tali
interessi (azioni popolari)
Principi
Art. 5 Cost.
pluralismo autonomistico
decentramento
Art. 95 Cost.
le attività amministrative spettanti allo Stato sono esercitate, ratione materiae, dai
Ministeri
Art. 97
— viene esteso alla P.A. il rispetto del pareggio di bilancio e della sostenibilità del debito pubblico (L.
cost. 1/2012)
principio di legalità: organizzazione degli uffici pubblici secondo disposizioni di
legge
— la P.A. deve agire in modo adeguato, finalizzando l’azione all’interesse pubblico da perseguire
(CASETTA)
principio di imparzialità
— postula adeguate forme di raccordo procedurale fra Regione e Stato (accordi ed intese) nelle
ipotesi in cui si verifichino interferenze fra le rispettive competenze (CASETTA)
Ministeriale
Ente pubblico
Autorità amministrativa indipendente
Soggetto privato in controllo pubblico
Osservazioni
La presenza nel nostro sistema amministrativo dei detti modelli organizzativi rappresenta la
più tangibile manifestazione del principio pluralistico, il quale, rapportato all’ambito della
pubblica amministrazione, comporta che accanto allo Stato, che è il primo degli enti
pubblici, «operano altri soggetti dotati di capacità giuridica di diritto pubblico e deputati al
perseguimento di finalità di pubblico interesse» (GAROFOLI-FERRARI).
Stato-amministrazione
Stato come ente pubblico o pubblica amministrazione che agisce non super partes ma
inter partes, sullo stesso livello degli altri soggetti dell’ordinamento (seppur dotato di un
potere di supremazia) e, al pari di questi, soggetto alla legge
Caratteristiche esclusive
Ente sovrano, cioè sovraordinato a tutti gli altri soggetti che operano all’interno
dell’ordinamento
Ente necessario e ad appartenenza necessaria nel senso che, da un lato, la sua esistenza
è indispensabile per il perseguimento dei pubblici interessi e, dall’altro, tutti i cittadini ne
fanno parte
Espressa: nessun nuovo ente pubblico può essere costituito o riconosciuto se non per
legge (art. 4 L. 70/1975, cd. legge sul parastato)
Regime giuridico
Autarchia: in base alla dottrina più moderna consiste nella capacità degli enti pubblici di
amministrare i propri interessi svolgendo un’attività avente gli stessi caratteri e la stessa
efficacia dell’attività amministrativa dello Stato. Per SANDULLI essa è la caratteristica
degli enti diversi dallo Stato di disporre di potestà pubbliche, esercitando pubblici poteri
mediante l’adozione di atti equiparati agli atti amministrativi dello Stato
Autotutela: complesso di attività amministrative con cui ogni P.A. risolve i conflitti,
potenziali od attuali, relativi ai suoi provvedimenti o alle sue pretese (BENVENUTI). È, in
ogni caso, fatta salva la tutela in sede giurisdizionale
giuridica: capacità di agire nel campo giuridico per il raggiungimento dei propri
fini
— aut. normativa
— aut. organizzativa
— aut. finanziaria
— aut. di gestione
Autogoverno: facoltà di alcuni enti pubblici di amministrarsi per mezzo di organi i cui
membri sono eletti da coloro che ne fanno parte
Tipologie
Norma taglia-enti
Gli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle 50 unità sono
soppressi al novantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della normativa de qua,
salvo quelli confermati con decreto ministeriale da emanarsi nel detto termine
Gli enti pubblici non economici con una dotazione organica pari o superiore alle 50 unità
sono soppressi qualora alla data del 31 ottobre 2009 non siano stati emanati specifici
regolamenti di riordino, di cui alla L. 244/2007
Gli enti pubblici non economici con una dotazione organica pari o superiore alle 50 unità
i cui regolamenti di riordino sono stati approvati in via preliminare entro il 31 ottobre
2009, ma non siano stati adottati in via definitiva entro il 31 ottobre 2010 sono
soppressi, con esclusione di quelli che formano oggetto di apposite previsioni legislative
di riordino entrate in vigore nel corso della XVI legislatura (previsione introdotta dall’art.
10bis del D.L. 194/2009, conv. in L. 25/2010)
Osservazioni
La normativa cd. taglia-enti è stata seguita da una serie di ulteriori interventi normativi con
cui il legislatore ha inteso snellire e semplificare il sistema degli enti pubblici.
Tra questi ricordiamo il D.L. 31-5-2010, n. 78, conv. in L. 30-7-2010, n. 122, il quale, al fine
di ottimizzare le risorse ed evitare duplicazioni di attività, ha disposto la soppressione ed
incorporazione di enti ed organismi pubblici, direttamente individuati dal legislatore (a
titolo esemplificativo si cita la soppressione dell’Agenzia autonoma per la gestione
dell’albo dei segretari comunali e provinciali a cui subentra a titolo universale il Ministero
dell’interno).
Si ricordi, ancora, l’accorpamento di INPAD ed ENPALS nell’INPS, ad opera della cd.
manovra salva Italia (D.L. 201/2011, conv. in L. 214/2011 ), nonché le riduzioni delle
spese degli enti pubblici predisposte dal decreto sulla spending review (D.L. 95/2012,
conv. in L. 135/2012).
7. Enti pubblici economici
Nozione: sono enti che operano nel campo della produzione e dello scambio di beni e
servizi, svolgendo attività prevalentemente o esclusivamente economiche (SANDULLI).
Regime giuridico
Sono soggetti all’iscrizione nel registro delle imprese ex art. 2201 c.c.
Non sono assoggettabili al fallimento
A seconda dell’oggetto sociale dell’impresa stipulano con l’utenza contratti disciplinati dal
codice civile
Operano in regime di concorrenza con gli altri imprenditori privati
Osservazioni
Gli enti pubblici economici hanno subìto negli ultimi anni una fase recessiva, legata anche al
ripensamento delle modalità di intervento dello Stato nell’economia: il passaggio da un ruolo
diretto, come imprenditore, ad uno più “defilato”, come regolatore, è stato, infatti,
accompagnato dall’avvio di quel processo di privatizzazione degli enti che, passando per
un mutamento della forma giuridica di gestione degli stessi, ha condotto alla loro
dismissione.
Il cambiamento dell’assetto proprietario, che da pubblico è divenuto privato, è stato attuato
in modo graduale e realizzato, giuridicamente, attraverso un doppio, ma necessario,
passaggio.
Dapprima, a partire dagli anni’90, è stato realizzato il cambiamento della veste giuridica
degli enti (cd. fase fredda della privatizzazione) mediante la trasformazione degli enti
pubblici economici in S.p.A. ad azionariato diffuso e solo successivamente si è
provveduto alla dismissione delle partecipazioni pubbliche, con la vendita ai privati delle
azioni, costituenti il capitale delle società (cd. fase calda della privatizzazione).
Il concetto di pubblica amministrazione si è venuto delineando nel tempo non solo grazie
alle elaborazioni del legislatore nazionale, ma anche in virtù dell’incidenza sempre crescente del
diritto europeo sul diritto nazionale. È nell’ordinamento sovranazionale dell’UE che, infatti, sono nate
due nuove figure che, ormai, sono entrate a far parte del nostro assetto giuridico come soggetti
pubblici sostanzialmente assimilabili ad una amministrazione: l’organismo di diritto pubblico e
l’impresa pubblica.
Organismo di diritto pubblico (art. 1, par. 9, dir. 2004/18/CE; art. 3, co. 26, D.Lgs. 163/2006)
Parametri di qualificazione
personalità giuridica
fine perseguito, costituito dal soddisfacimento di bisogni di interesse generale
aventi carattere non industriale o commerciale
È tale un’impresa nei confronti della quale i pubblici poteri esercitano un’influenza
dominante
Come tutte le persone giuridiche, anche lo Stato e gli enti pubblici hanno una propria
organizzazione interna, costituita da beni e persone fisiche, che agiscono per conto dell’ente.
Nell’organizzazione di un ente è importante distinguere gli organi e gli uffici.
9.1 • L’organo
Organo
il titolare o organo in senso tecnico è solo colui che esercita una pubblica potestà
Natura dell’organo
Teoria soggettiva
Teoria oggettiva
Teoria mista
9.2 • L’ufficio
Ufficio
elemento funzionale
elemento strutturale
Titolarità degli organi e uffici
Organizzazioni-persone giuridiche
Titolare dell’ufficio, in alcuni casi, può essere una persona giuridica (cd. organo-ente)
ISTAT
Banca d’Italia
C.N.R.
Rapporto organico
Esprime la relazione interna tra organo (o ufficio) e soggetto preposto ad esso (rapporto
non giuridico di immedesimazione)
Rapporto di servizio
Nozione: con il termine prorogatio si intende un principio generale in forza del quale il
titolare di un organo, quando non venga tempestivamente sostituito allo scadere del suo mandato o
incarico, continua ad esercitare legittimamente le sue funzioni fino alla nomina del sostituto.
Regime giuridico
gli organi scaduti possono adottare gli atti di ordinaria amministrazione nonché gli
atti urgenti e indifferibili
gli atti straordinari e quelli emanati dopo la scadenza dei 45 gg. sono
radicalmente nulli
– da tale disciplina sono esclusi gli organi rappresentativi delle Regioni, delle Province, dei Comuni,
delle Comunità montane nonché gli organi che hanno comunque rilevanza costituzionale
Gerarchia
potere di sostituzione
potere di avocazione
potere di annullamento d’ufficio di atti illegittimi
potere di riforma di atti inopportuni
potere di decisione dei ricorsi gerarchici
Direzione
Coordinamento
Controllo
Vi sono dei casi in cui un’attività amministrativa di diritto pubblico è esercitata in nome
proprio da soggetti privati estranei all’amministrazione: in tal caso di parla di esercizio privato di
pubbliche funzioni (CERULLI IRELLI parla di munus). Specificamente, tale locuzione è riferibile ad
ogni attività dalla quale derivi l’attuazione di fini pubblici, esercitata da privati (ossia soggetti che
non sono organi dell’amministrazione), che siano titolati all’esercizio della pubblica funzione.
Natura giuridica
Regime giuridico
Gli atti compiuti da tali persone, non essendo soggettivamente atti amministrativi, sono
sottratti alle regole proprie di questi ultimi, compresa l’impugnativa in sede giurisdizionale
Dei danni prodotti ai terzi nell’esercizio della funzione o del servizio, risponde sempre e
soltanto il privato, mentre per i danni provocati dagli organi della P.A. questa è tenuta
solidalmente con l’autore del danno verso i terzi
Sul soggetto che svolge pubbliche funzioni vige il controllo da parte delle autorità statali
I contratti stipulati dai concessionari di pubblici servizi sono soggetti alle procedure
dell’evidenza pubblica
Capitolo 3
1. La competenza
1.1 • Definizione
Competenza
Esterna: riguarda i poteri e le funzioni che l’organo può esercitare nei confronti dei terzi
destinatari
1.2 • Tipologie
Tipi
Per materia
implica una ripartizione delle attribuzioni con riferimento ai singoli compiti, per cui
si formano, all’interno della P.A. vari settori, ciascuno con un proprio compito
specifico
l’attribuzione può avvenire in via esclusiva (competenza esclusiva) o in
concorrenza (competenza concorrente)
Per territorio
Per valore
Nozione: la delega di poteri è l’atto amministrativo organizzatorio per effetto del quale,
nei casi espressamente previsti dalla legge, un organo o un ente, investito in via originaria della
competenza a provvedere in una determinata materia, conferisce ad un altro organo o ad un altro
ente il potere di provvedere in una determinata materia, rientrante nella propria competenza
(GAROFOLIFERRARI).
Principi generali
È ammissibile solo nel caso in cui sia espressamente prevista dalla legge
Deve essere sempre conferita per iscritto
Effetti
Trasferimento al delegato dell’esercizio del potere e non già della titolarità dello stesso
Natura
Atto amministrativo
organizzatorio
discrezionale
essenzialmente temporaneo
ampliativo della sfera giuridica del destinatario
Tipi
Differenze
L a delega deve essere tenuta distinta dalla concessione. Mentre con la concessione
(traslativa) l’amministrazione si spoglia di certi poteri trasferendoli ad un soggetto, con la
delega l’autorità delegante non si priva dei propri poteri in ordine all’attività delegata, ma
sulla base di una espressa previsione legislativa demanda al delegato soltanto l’esercizio
degli stessi, conservando poteri di ingerenza in ordine all’attività svolta dal delegato.
2.3 • L’avocazione
Avocazione
L’organo superiore attribuisce a sé la competenza a compiere un determinato atto
attribuito all’inferiore, per motivi di interesse pubblico e indipendentemente da un
inadempimento
Presupposti dell’avocazione
Rapporto di gerarchia
Attribuzione di competenza non esclusiva a favore dell’inferiore
2.4 • La sostituzione
Sostituzione
Previsione di legge
Rapporto di gerarchia
3. Difetto di competenza
Ipotesi
Acompetenza
Incompetenza assoluta
4. Segue: L’incompetenza
Incompetenza assoluta
L’organo amministrativo emana un atto in una materia del tutto sottratta alla propria
competenza e riservata ad un altro potere dello Stato
L’organo amministrativo emana un atto riservato alla competenza di un settore
amministrativo completamente diverso
L’organo amministrativo emana un atto relativo ad un oggetto che si trova nella
circoscrizione territoriale di un altro organo amministrativo (incompetenza assoluta per
territorio).
Incompetenza relativa
Difetto di legittimazione
5. I conflitti di competenza
Tipi
Positivi: quando due o più autorità affermano la propria potestà in merito ad una questione
Negativi: quando entrambe le autorità negano la propria potestà
Reali: quando le diverse autorità si siano già pronunciate circa la propria potestà in merito
alla questione
Virtuali: quando vi sia solo la possibilità che le autorità si pronuncino
Di attribuzione: quando le autorità appartengono a poteri diversi
Di giurisdizione: quando le autorità fanno parte di due diversi ordini di giurisdizione (es.:
T.A.R. e Tribunale civile)
Di competenza: quando le due autorità appartengano allo stesso potere o allo stesso
ordine di giurisdizione (es.: T.A.R. e C.d.S., dirigenti di prima e di seconda fascia o di pari
grado ma di reparti o uffici differenti)
Soluzione
spontaneamente
con intervento di altra autorità amministrativa
6.1 • Dottrina
Secondo SANDULLI e TERRANOVA, si verifica in tutti i casi in cui una pubblica funzione
Sia stata effettivamente esercitata da un soggetto che non possa considerarsi organo della
P.A.
L’esercizio della stessa sia accompagnata dalla convinzione pubblica della validità ed
efficacia degli atti posti in essere dal soggetto
Esclusivamente nei casi di prorogatio dei poteri e deve escludersi solo nei casi di
sempre che l’atto rientri tra quelli propri dell’ufficio di chi lo compie
sempre che l’atto non sia stato impugnato da chi aveva interesse a farlo
Regime giuridico
Regola del fatto compiuto: decorsi i termini per l’impugnativa dell’atto di investitura (ove
presente), gli atti sono validi, fatta salva la loro impugnabilità per un vizio diverso da quello
dell’incompetenza
GALLI ritiene che tale soluzione non sia applicabile nell’ipotesi di vera e propria
usurpazione
Spetta alla P.A. il riconoscimento dell’utiliter coeptum (utilità iniziale della gestione)
Capitolo 4
1. Il pubblico impiego
Nozione: il rapporto di impiego pubblico è quel rapporto di lavoro per cui una persona
fisica pone, volontariamente e dietro corrispettivo, la propria attività alle dipendenze di una
pubblica amministrazione, assumendo uno specifico status con particolari diritti e doveri.
Caratteristiche
Rapporto volontario
Rapporto bilaterale
Rapporto di subordinazione
Soggetti
Oggetto
prestazione di un’attività lavorativa con cui il dipendente concorre alla realizzazione dei fini
istituzionali dell’ente
trattamento economico corrisposto dalla P.A. e commisurato al tipo di prestazione richiesta
Natura giuridica
Il rapporto di lavoro alle dipendenze della P.A. per la gran parte delle amministrazioni viene
assoggettato al diritto privato, ma l’intrecciarsi di profili organizzativi di rilevante interesse
pubblico impone un certo carattere di specialità al pubblico impiego medesimo. Nelle
pubbliche amministrazioni coesistono rapporti di impiego pubblico con altri di diritto privato
1.2 • Lavoro pubblico e principi costituzionali
Art. 51 Cost.
Artt. 54 e 98 Cost.
Dovere per il funzionario di adempiere con onore alle pubbliche funzioni e di porsi al
servizio esclusivo della Nazione
Art. 97 Cost.
Riserva di legge inerente all’organizzazione dei pubblici uffici e buon andamento della P.A.
Art. 28 Cost.
Art. 40 Cost.
Diritto di sciopero
Profilo retributivo
La disciplina del lavoro alle dipendenze della P.A. è stata assoggettata, nel tempo, ad un
complesso iter di riforme, che, a partire dalla cd. privatizzazione, arriva fino ai giorni nostri.
D.Lgs. 30-3-2001, n. 165: norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze
delle amministrazioni pubbliche
Osservazioni
L. 4-3-2009, n.15: cd. Legge delega Brunetta per la produttività nel lavoro pubblico
convergenza degli assetti regolativi del lavoro pubblico con quelli del lavoro
privato
miglioramento dell’efficienza delle procedure di contrattazione collettiva
introduzione di sistemi interni ed esterni di valutazione del personale e delle
strutture
trasparenza nell’organizzazione e attività delle PP.AA.
valorizzazione del merito e riconoscimento di sistemi premiali in base ai risultati
conseguiti
introduzione di strumenti finalizzati ad una più efficace organizzazione delle
procedure concorsuali
definizione di sistemi più rigorosi di responsabilità dei singoli dipendenti e dei
dirigenti
Osservazioni
La riforma Brunetta intende sviluppare nelle strutture pubbliche meccanismi meritocratici,
legati ai risultati raggiunti, nonché innovativi profili di valutazione delle performances
lavorative, sia di singoli dipendenti che delle relative unità organizzative.
A tal proposito è introdotto un apposito ciclo di gestione della performance, destinato
all’attuazione di specifici obiettivi, tra cui ricordiamo il miglioramento dello standard dei
servizi offerti dalle amministrazioni nonché la crescita delle competenze professionali dei
lavoratori pubblici, attraverso la valorizzazione del merito e la predisposizione di premi per il
raggiungimento dei risultati stabiliti.
I soggetti coinvolti nel ciclo di gestione della performance sono:
— la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni
pubbliche (tale organimo è oggi anche Autorità nazionale anticorruzione e prende il
nome di A.N.AC.);
— gli Organismi indipendenti di valutazione della performance;
— l’organo di indirizzo politico amministrativo di ciascuna amministrazione;
— i dirigenti di ciascuna amministrazione.
La riforma, in secondo luogo, crea un legame strettissimo tra rispetto del procedimento
di valutazione della performance e attribuzione degli incentivi economici legati a
quest’ultima.
A questo riguardo, è prevista la suddivisione dei dipendenti in tre fasce, a seconda del loro
grado di meritevolezza:
— il venticinque per cento è collocato nella fascia di merito alta, alla quale corrisponde
l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al trattamento accessorio
collegato alla performance individuale;
— il cinquanta per cento è collocato nella fascia di merito intermedia, alla quale
corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al trattamento
accessorio collegato alla performance individuale;
— il restante venticinque per cento è collocato nella fascia di merito bassa, alla quale
non corrisponde l’attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance
individuale.
Collegato lavoro
L. 183/2010
Riforma Fornero
L. 92/2012
Spending review
Legge anticorruzione
L. 190/2012
I rapporti di pubblico impiego sono disciplinati dalle disposizioni del capo I, titolo II, del
Libro V del codice civile, e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell’impresa, fatte
salve le diverse disposizioni del D.Lgs. 165/2001, che rappresentano disposizioni a carattere
imperativo.
Fonti
Nullità di disposizioni contrattuali per violazione di norme imperative o dei limiti fissati alla
contrattazione collettiva
Si applicano gli artt. 1339 e 1419, comma 2, codice civile (meccanismo della sostituzione
automatica delle clausole difformi e conservazione del contratto affetto da nullità parziale)
5.2 • Uno dei corollari della privatizzazione: atti di macro e micro-organizzazione
6. La contrattazione collettiva
Sanzioni disciplinari
Valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento economico
accessorio
Progressioni economiche e mobilità
Contrattazione integrativa
Soggetti
ARAN
Rappresentanze sindacali
Procedimento
I comitati di settore emanano gli indirizzi per la contrattazione collettiva nazionale prima di
ogni rinnovo contrattuale
L’ipotesi di accordo è trasmessa all’ARAN ed al Governo dai comitati di settore entro 10
giorni dalla sottoscrizione
Acquisito il parere favorevole sull’ipotesi di accordo nonché la verifica da parte delle
PP.AA. interessate sulla copertura degli oneri contrattuali, il giorno successivo l’ARAN
trasmette la quantificazione dei costi contrattuali alla Corte dei conti ai fini della
certificazione di compatibilità con gli strumenti di programmazione e di bilancio
La Corte dei conti certifica l’attendibilità dei costi quantificati e la compatibilità con gli
strumenti di programmazione e di bilancio entro 15 giorni dalla trasmissione della stessa,
decorsi i quali la certificazione si intende effettuata positivamente
Se la certificazione è positiva, il Presidente dell’ARAN sottoscrive definitivamente il
contratto collettivo
In caso di certificazione non positiva, il Presidente dell’ARAN provvede alla riapertura delle
trattative e alla sottoscrizione di una nuova ipotesi di accordo, adeguando i costi
contrattuali ai fini della certificazione
Nel caso in cui la certificazione non positiva sia limitata a singole clausole contrattuali,
l’ipotesi può comunque essere sottoscritta definitivamente, ferma restando l’inefficacia
delle clausole contrattuali non positivamente certificate
I contratti e accordi collettivi nazionali nonché le eventuali interpretazioni autentiche sono
pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana oltre che sul sito dell’ARAN e
delle amministrazioni interessate
Con la sottoscrizione, il contratto collettivo acquista efficacia sia per le amministrazioni che
per tutti i lavoratori interessati
6.4 • I comparti
Ministeri
Enti pubblici non economici
Regioni e autonomie locali
Sanità
Ricerca
Scuola
Università
Aziende
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Agenzie fiscali
Accademie di belle arti, di danza e arte drammatica
Istituti superiori per le industrie artistiche, conservatori e istituti pareggiati
Enti ex art. 70 D.Lgs. 165/2001
Modalità di accesso
Art. 97 Cost.: agli impieghi nelle PP.AA. si accede tramite concorso pubblico, salvo i
casi stabiliti dalla legge
Procedure selettive (concorso pubblico) (art. 35 D.Lgs. 165/2001, come mod. fal D.L.
01/2013, conv. in L. 125/2013)
Procedure non selettive (chiamata diretta dalle liste di collocamento (quando è
richiesto il solo requisito della scuola dell’obbligo) e assunzioni obbligatorie per
chiamata numerica dei soggetti appartenenti alle categorie protette
Osservazioni
Avviamento al lavoro
Periodo di prova (da due a sei mesi, a seconda della qualifica rivestita)
Osservazioni
Si fa presente che il cd. «decreto fare», D.L. 69/2013, conv. in L. 98/2013, ha provveduto
all’abrogazione delle disposizioni concernenti l’obbligo dei certificati attestanti l’idoneità
psico-fisica al lavoro per determinate categorie di lavoratori, tra cui anche i pubblici
impiegati.
In virtù della riserva di legge di cui all’art. 97 Cost., il T.U. pubblico impiego precisa che
le amministrazioni definiscono, secondo i principi generali stabiliti dalla legge e, sulla base dei
medesimi, mediante gli atti previsti dai rispettivi ordinamenti, le linee fondamentali di
organizzazione degli uffici, individuano gli uffici di maggiore rilevanza e i modi di conferimento
della titolarità degli stessi e determinano le dotazioni organiche complessive.
Nel rispetto di tali leggi e atti organizzativi, le determinazioni per l’organizzazione degli
uffici sono assunte dagli organi preposti alla gestione (i dirigenti) con la capacità e i poteri del
privato datore di lavoro.
Ruolo organico
Numero complessivo dei posti caratterizzati da stabilità di cui dispone ciascuna P.A.
Dotazione organica
Pianta organica
Art. 36 D.Lgs. 165/2001 (come novellato dal D.L. 101/2013, cnv. in L. 125/2013)
Non è possibile ricorrere alla somministrazione di lavoro per l’esercizio di funzioni direttive
o dirigenziali
P e r prevenire fenomeni di precariato, le PP.AA. sottoscrivono contratti a tempo
determinato con i vincitori e gli idonei delle proprie graduatorie vigenti per concorsi
pubblici a tempo indeterminato
La violazione di disposizioni imperative concernenti l’assunzione o l’impiego di lavoratori
da parte della P.A. non comporta mai la costituzione di rapporti di lavoro a tempo
indeterminato con la P.A. medesima
Il lavoratore interessato ha diritto al risarcimento del danno derivante dalla prestazione di
lavoro resa in violazione di disposizioni imperative
Part-time
Rapporto di lavoro in cui l’orario di lavoro risulta inferiore al tempo pieno; può aversi alle
dipendenze delle amministrazioni pubbliche (che hanno la facoltà — e non più il dovere, a
seguiro della manovra d’estate 2008 — di concedere al lavoratore la trasformazione del
rapporto da tempo pieno a tempo parziale)
Telelavoro
Ministro
indirizzo politico-amministrativo
Dirigente
attività di gestione
Disciplina
Incarico dirigenziale
prima fascia
seconda fascia
cura dei rapporti con gli uffici dei Paesi dell’UE e degli organismi internazionali
contrasto e prevenzione dei fenomeni di corruzione
Responsabilità dirigenziale
Osservazioni
Nuovo codice di comportamento per i pubblici dipendenti (art. 54 D.Lgs. 165/2002, sostituito
dalla L. 190/2012)
Osservazioni
Fonte importante per quel che concerne il sistema dei doveri dei dipendenti pubblici è
sicuramente rappresentata dal Codice etico, attualmente recato dal D.P.R. 16-4-2013, n.
62, emanato ai sensi dell’art. 54 T.U. pubblico impiego, D.Lgs. 165/2001, a sua volta
sostituito dalla L. 190/2012, cd. legge anticorruzione.
Il nuovo codice di comportamento, che sostituisce il precedente, di cui al D.M. 28-11-2000,
definisce i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i
pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare ed enuncia i principi di integrità, correttezza,
buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza cui il
funzionario deve attenersi, agendo in posizione di indipendenza e imparzialità ed
astenendosi in caso di conflitto di interessi. Un sezione è poi appositamente dedicata ai
doveri della dirigenza.
Peculiarità del nuovo codice è quella di trovare applicazione non solo per i dipendenti
privatizzati, ma anche, laddove compatibili, nei confronti del personale pubblico non
privatizzato nonché di tutti i collaboratori o consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o
incarico e a qualsiasi titolo, dei titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta
collaborazione delle autorità politiche, nonchè nei confronti dei collaboratori a qualsiasi titolo
di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione.
Esso introduce, tra l’altro, stringenti divieti per i dipendenti, che non potranno chiedere o
sollecitare, per sé o per altri, regali o altre utilità, né li potranno accettare, salvo quelli
d’uso di modico valore (ossia di valore non superiore, in via orientativa, a 150 euro)
effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia e delle consuetudini
internazionali. In ogni caso, indipendentemente dalla circostanza che il fatto costituisca
reato, il dipendente non chiede, per sè o per altri, regali o altre utilità, neanche di modico
valore, a titolo di corrispettivo per compiere o per aver compiuto un atto del proprio ufficio
da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti all’ufficio, nè da
soggetti nei cui confronti è o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività o
potestà proprie dell’ufficio ricoperto.
L a violazione degli obblighi previsti dal codice integra comportamenti contrari ai doveri
d’ufficio, e ferme restando le ipotesi in cui la violazione delle relative disposizioni dà luogo
anche a responsabilità penale, civile, amministrativa o contabile del pubblico dipendente,
essa è fonte di responsabilità disciplinare accertata all’esito del relativo
procedimento, nel rispetto dei principi di gradualità e proporzionalità delle sanzioni.
Diritti patrimoniali
retribuzione
trattamenti pensionistici
Diritto all’ufficio
aspettativa a non essere rimosso dal proprio ufficio, se non nei casi previsti dalla
legge o dai contratti collettivi (inamovibilità in casi limitati)
Diritto al trasferimento
particolari cautele soprattutto in caso di trattamento dei dati sensibili dei lavoratori
Diritti e prerogative sindacali nei luoghi di lavoro e rappresentatività sindacale ai fini della
contrattazione
L’art. 28 Cost. dispone che i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici
sono direttamente responsabili, secondo le leggi civili, penali e amministrative, degli atti compiuti in
violazione di diritti. In tali casi, la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
entro 20 giorni dalla notizia del comportamento punibile con sanzioni disciplinari il
responsabile dell’ufficio contesta l’addebito al dipendente per iscritto e lo
convoca per il contraddittorio con un preavviso di almeno 10 giorni
entro il termine fissato il dipendente, se non intende presentarsi, invia una
memoria scritta o, in caso di oggettivo impedimento, chiede il ri nvi o per
l’esercizio della sua difesa
entro 60 giorni dalla contestazione dell’addebito il responsabile della struttura
conclude il procedimento o con l’archiviazione o con l’irrogazione della sanzione
i l differimento del termine di difesa può essere chiesto per una sola volta
nell’arco del procedimento; la violazione dei termini comporta, per la P.A., la
decadenza dall’azione disciplinare e, per il dipendente, dall’esercizio del diritto di
difesa
Osservazioni
Il mobbing (dall’inglese to mob, ossia assalto di un gruppo ad un individuo, ai fini della sua
espulsione dallo stesso) è una forma di forte pressione psicologica o anche fisica,
esercitata nel luogo di lavoro da colleghi, datori di lavoro, o diretti superiori mediante
maltrattamenti verbali o vari altri atteggiamenti. Esso si sostanzia, pertanto, in un abuso di
potere ripetuto, che causa nell’aggredito sentimenti di angoscia e umiliazione.
Ai fini della configurabilità della condotta di mobbing è rilevante: «la strategia unitaria
persecutoria, che non si sostanzia in singoli atti da ricondurre nell’ordinaria dinamica del
rapporto di lavoro (come i normali conflitti interpersonali nell’ambiente lavorativo, causati da
antipatia, sfiducia, scarsa stima professionale, ma che non sono caratterizzati dalla volontà
di emarginare il lavoratore), che ha come disegno unitario la finalità di emarginare il
dipendente o di porlo in una posizione di debolezza, con la conseguenza che la ricorrenza di
un’ipotesi di condotta mobbizzante deve essere esclusa allorquando la valutazione
complessiva dell’insieme di circostanze addotte ed accertate nella loro materialità, pur se
idonea a palesare singulatim elementi ed episodi di conflitto sul luogo di lavoro, non
consenta di individuare, secondo un giudizio di verosimiglianza, il carattere unitariamente
persecutorio e discriminante nei confronti del singolo del complesso delle condotte poste in
essere sul luogo di lavoro» (C.d.S., sez. IV, 10-1-2012, n. 14; id., sez. IV, 19-3-2013, n.
1609).
Disciplina
Modificazioni soggettive
Modificazioni oggettive
15.2 • I permessi
Permessi retribuiti
Permessi brevi
Esigenze di tipo personale che possono essere concessi nei limiti della metà dell’orario
giornaliero di lavoro
A favore dei lavoratori disabili e dei familiari, lavoratori dipendenti, che assistono un
disabile (L. 104/1992)
Assenze
Per malattia
Per infortuni sul lavoro o per malattia dovuta a causa di servizio
Per maternità e paternità
Servizio militare
Congedi per studio e formazione
Aspettativa
Comando
Distacco
disimpegno di funzioni dello Stato o di altri enti pubblici attinenti agli interessi
della P.A. che lo dispone e che non rientrino nei suoi compiti istituzionali
16. La mobilità
Mobilità
Disciplina pattizia
Disciplina pubblicistica
Disciplina privatistica
Licenziamento
Osservazioni
Osserva la Suprema Corte che, essendo il rapporto di lavoro pubblico ormai ricondotto alla
disciplina del codice civile e delle leggi civili sul lavoro, le dimissioni del pubblico
dipendente vanno considerate come atto unilaterale recettizio, aventi l’effetto di risolvere il
rapporto di lavoro dal momento in cui il datore di lavoro ne acquista la conoscenza. Di
conseguenza, non è più necessario il provvedimento di accettazione da parte della P.A.
come presupposto di efficacia delle dimissioni medesime (Cass., sez. lavoro, 5-3-2013,
n. 5413).
Giudice ordinario
Controversie concernenti
assunzione al lavoro
conferimento e revoca degli incarichi dirigenziali
indennità di fine rapporto
comportamenti antisindacali delle PP.AA.
procedure di contrattazione collettiva
Giudice amministrativo
Controversie concernenti
Osservazioni
Per «procedure concorsuali di assunzione» si intendono quelle preordinate alla costituzione
ex novo di rapporti lavorativi. Le relative controversie sono attribuite alla Giurisdizione
Amministrativa (C.d.S., sez. III, 25-2-2013, n. 1161).
In sintesi
Il pubblico impiego, inteso quale rapporto di lavoro svolto alle dipendenze di una
amministrazione pubblica, è stato assoggettato ad un articolato iter di innovazioni legislative
che, a partire dalla prima privatizzazione, appare ancora in pieno divenire.
Dagli anni Novanta, il legislatore, infatti, dopo avere ricondotto la disciplina del lavoro
pubblico al codice civile e alle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell’impresa (salve
determinate eccezioni), ha portato e porta tuttora avanti un imponente programma di
riorganizzazione e modernizzazione delle amministrazioni pubbliche, nel quale parole-
chiave sono trasparenza, efficienza ed efficacia e in cui, al pari di quanto accade nel
settore privato, le performances lavorative dei singoli dipendenti, dirigenti e non, nonché
delle strutture organizzative, sono sottoposte alla valutazione degli appositi organismi di
controllo (riforma Brunetta, L. 15/2009, e relativo decreto attuativo, D.Lgs. 150/2009).
Il progressivo avvicinamento tra lavoro pubblico e privato — che, tuttavia, non si configura
come assoluto, restando il pubblico impiego comunque connotato da rilevanti profili di
specialità — si rende evidente soprattutto attraverso l’esame del sistema delle fonti e del
ruolo della contrattazione collettiva, avente il compito di determinare i diritti e gli obblighi
direttamente pertinenti al rapporto di lavoro nonché le materie relative alle relazioni
sindacali.
Ai pubblici uffici si accede, in genere, tramite concorso, meccanismo adatto alla selezione
dei più meritevoli; le eccezioni a tale regola sono tassativamente stabilite.
Le amministrazioni pubbliche, a loro volta, definiscono, secondo principi generali di legge e
mediante atti organizzativi, le linee fondamentali di organizzazione degli uffici,
individuando gli uffici di maggiore rilevanza, i modi di conferimento della titolarità degli
stessi e le dotazioni organiche complessive (cd. macro-organizzazione). Le
determinazioni per l’organizzazione degli uffici e la gestione del personale (atti cd. di micro-
organizzazione), invece, spettano ai dirigenti, i quali – soprattutto alla luce della riforma
Brunetta – assumono le vesti dei datori di lavoro nel pubblico impiego.
PARTE TERZA
L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA
L’AMMINISTRAZIONE STATALE
1. Le formule organizzatorie
Forme
Amministrazione diretta
Centrale ordinaria
organi attivi
organi consultivi
organi di controllo
Centrale speciale
decentramento funzionale
Locale o periferica
decentramento burocratico
— distacco di funzioni ad organi amministrativi periferici che sono appendici locali dell’ente centrale
È costituita dal complesso degli enti pubblici che si affiancano allo Stato nello svolgimento
di attività amministrative
3. Il Governo
È un organo
Di parte, perché esprime la volontà delle forze politiche di maggioranza che lo sostengono
con la «fiducia»
Altri compiti (tra essi l’annullamento d’ufficio degli atti amministrativi – CASETTA)
Consiglio di Gabinetto
Funzioni
Cura i rapporti con gli altri organi costituzionali, con le istituzioni europee e il sistema delle
autonomie
6. I Ministri
Nozione: i Ministri sono organi costituzionali politici di vertice dei vari dicasteri, il
cui numero, attribuzioni e organizzazione sono determinati dalla legge (CASETTA).
Funzioni
Politiche
Amministrative
Responsabilità
Politica
collegiale
individuale
Giuridica
civile
penale
Ministri che non sono a capo di un dicastero di cui siano responsabili e che svolgono
funzioni di collaborazione con la Presidenza del Consiglio
Sottosegretari di Stato
Coadiuvano i Ministri
delega
— temporanea
— speciale
A non più di dieci Sottosegretari può essere attribuito il titolo di Vice Ministro
7. I Comitati interministeriali
Nozione: sono organi collegiali costituiti da più Ministri, istituiti per la cura di
particolari settori dell’amministrazione che esigono un coordinamento dell’attività di più Ministeri;
possono avere composizione rigida oppure elastica, ossia modificabile.
Costituzione
Con decreto
— preparatorie
— consultive o esecutive
Con legge
— a composizione rigida
— a composizione elastica
istituito dal D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012, recante misure urgenti per la
crescita del Paese, ha il compito di coordinare le politiche urbane attuate dalle
amministrazioni centrali interessate e di concertarle con le Regioni e con le
autonomie locali, ai fini della crescita e della coesione territoriale
8. I Ministeri
Articolazione in dipartimenti
— uffici dirigenziali
I Ministeri non articolati in dipartimenti sono divisi in direzioni generali (che fanno capo ad
un Segretario generale), a loro volta divise in direzioni centrali, poi in servizi, poi in
divisioni, fino alle sezioni o uffici
Affari esteri
Interno
Giustizia
Difesa
Economia e finanze
Sviluppo economico
Politiche agricole alimentari e forestali
Ambiente e tutela del territorio e del mare
Infrastrutture e trasporti
Lavoro e politiche sociali
Salute
Istruzione, università e ricerca
Beni e attività culturali
9. Le Agenzie
Caratteri
Alcune Agenzie hanno personalità giuridica e, dunque, agiscono jure proprio; altre
agiscono come organi delle amministrazioni di riferimento
Tra le Agenzie attualmente operative si segnalano, tra le altre: le Agenzie fiscali, l’Agenzia
industria difesa, L’Agenzia italiana del Farmaco, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle
pubbliche amministrazioni l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni
sequestrati alla criminalità organizzata. Si ricordi, infine, che il D.L. 201/2011, conv. in L. 214/2011,
manovra salva Italia, ha disposto la soppressione dell’Agenzia nazionale per la regolazione e la
vigilanza in materia di acqua e dell’Agenzia nazionale per la regolamentazione del servizio postale,
mentre il D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012, cd. decreto crescita, ha istituito l’Agenzia per l’Italia
Digitale, nel contesto delle misure per l’Agenda digitale e la trasparenza e accessibilità nella P.A.
Nozione: sono organismi atipici privi, di solito, di personalità giuridica, ma dotati di una
propria e distinta organizzazione amministrativa, pur se incardinati nell’amministrazione statale.
Caratteri
Autonomia amministrativa
Autonomia contabile
Autonomia finanziaria
Tipi
Nozione: sono organi previsti dal Titolo III della Costituzione, ma disciplinati dalla legge
ordinaria. Vengono configurati come organi ausiliari, ossia organi che, in virtù delle funzioni
esercitate e della posizione di indipendenza dei loro membri, godono di particolari prerogative.
Funzioni
Consultive
Di controllo
Composizione (art. 2 L. 936/1986, come sostituito dal D.L. 201/2011, conv. in L. 214/2011)
10 esperti
48 rappresentanti delle categorie produttive
Funzioni
Redazione di una relazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei
servizi erogati dalla P.A.
Aggiornamento dell’Archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro nel
settore pubblico
Promozione e organizzazione dello svolgimento di una conferenza annuale sull’attività della
P.A.
Caratteri
Organo di rilievo costituzionale, ritenuto in dottrina un comitato interministeriale
Competenze
Organo complesso
Costituente un potere dello Stato per quanto concerne l’esplicazione delle funzioni
giurisdizionali
Consiglio di Presidenza
Presidente
Segretario generale
Adunanza generale
Adunanza plenaria
Attribuzioni
Consultive
pareri
Giurisdizionali
Nozione: la Corte dei conti è organo a rilevanza costituzionale (art. 100 Cost.),
ausiliario del Governo, articolato in sezioni regionali e sezioni centrali.
Struttura
Sezioni Riunite
Una Sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle amministrazioni
dello Stato
Una Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato
Una Sezione di controllo sugli enti
Una Sezione delle Autonomie
Una Sezione di controllo per gli affari comunitari ed interministeriali
Sezioni regionali di controllo
Tre Sezioni centrali d’Appello
Sezioni giurisdizionali regionali
Funzioni
Di controllo
Giurisdizionali
giudizi di responsabilità
giudizi in materia pensionistica
Consultive
pareri obbligatori sulle leggi che importino modifiche o integrazioni alle sue
attribuzioni o sulle norme che modifichino la legge sulla contabilità di Stato
Nozione: sono organi collegiali con funzioni consultive e decisionali in cui risiedono
i rappresentanti dello Stato, delle Regioni e degli enti locali.
La finalità di tali organi è quella di consentire che le decisioni di interesse regionale e
locale siano «concertate» con gli enti direttamente interessati, realizzando quel momento di
«confronto» fra gli organi dell’amministrazione centrale e le autonomie locali che deve caratterizzare
un ordinamento pluralistico.
Tipi
Nozione: è l’organo avente carattere ausiliario con competenza generale cui sono
attribuite la rappresentanza e la difesa in giudizio delle amministrazioni dello Stato (nelle
controversie di impiego pubblico è possibile tuttavia per le PP.AA. farsi assistere da un proprio
funzionario debitamente incaricato).
Soggetti patrocinati
Osservazioni
Di rilievo è, inoltre, il FORMEZ PA (non incluso nel Sistama Unico), ossia il Centro servizi,
assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle amministrazioni.
I l D.L. 10-10-2012, n. 174, recante «Disposizioni urgenti in materia di finanza e
funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone
terremotate nel maggio 2012», conv. in L. 213/2012, ha soppresso la Scuola Superiore
per la formazione e la specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione
locale. Ad essa subentra a titolo universale il Ministero dell’interno, presso cui è istituito il
Consiglio direttivo per l’Albo nazionale dei segretari comunali e provinciali.
emanazione degli atti che gli sono attribuiti in materia di ordine e sicurezza
pubblica
svolgimento delle funzioni affidategli in materia di pubblica sicurezza e di polizia
giudiziaria
vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l’ordine pubblico
tenuta dei registri di stato civile e agli adempimenti in materia elettorale, di leva
militare e statistica
adozione di provvedimenti contingibili ed urgenti al fine di prevenire ed eliminare
pericoli per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana
In sintesi
Funzioni
Tutoria
Di controllo
Di regolamentazione
Caratteri
Autonomia
Garanzie
Poteri
ispettivi e d’indagine
sanzionatori e di sollecitazione
decisori
regolamentari
Potere regolamentare
Osservazioni
Osservazioni
Si noti che l’art. 23 D.L. 201/2011, conv. in L. 214/2011, cd. manovra salva Italia, per
favorire il contenimento delle spese, ha ridotto il numero dei componenti di talune Autorità
indipendenti (ad es. quella per la Garanzia delle comunicazioni, quella di vigilanza sui
contratti pubblici e quella per l’energia elettrica e il gas).
2. Natura delle Autorità e strumenti di tutela
Natura giuridica
Procedimento ed accesso
Tutela giustiziale
Ricorso gerarchico
non ammissibili perché non previsti da alcuna norma per dette entità
Tutela giurisdizionale
1. nella crisi della legge, nel senso che i settori di attività ai quali sono preposte le
autorità, in quanto soggetti ad una rapida evoluzione tecnologica e di mercato, «sono
difficilmente regolamentabili con leggi non esposte al rischio di una rapida
obsolescenza». Tale ragione è ancor più evidente, nella ricostruzione autoriale, se
rapportata al potere di regolazione attribuito alle autorità, ossia nella capacità di
emanare regolamenti o atti generali;
Sezione Prima
Le Regioni
Gli enti territoriali sono enti politicamente rappresentativi del gruppo stanziato sui
rispettivi territori e che operano nell’interesse di tutta la comunità (CASETTA).
Comuni
Province
Città metropolitane
Regioni
Stato
Osservazioni
L’art. 114 Cost. identifica la Repubblica con l’ordinamento generale, alla cui determinazione
concorrono tutti gli enti esponenziali delle diverse comunità territoriali presenti sul
territorio italiano, dal più piccolo e vicino ai cittadini (il Comune) al livello di governo più
ampio territorialmente rappresentato dallo Stato. Dal dettato costituzionale si evince che il
sistema dei poteri pubblici muove dal basso verso l’alto, dalle istituzioni più vicine ai
cittadini, ai sensi del principio di sussidiarietà (SCOCA - GIANI).
In merito all’articolazione territoriale della Repubblica deve, sin da ora, evidenziarsi che
l’esecutivo sta portando avanti un progetto di riforma della Costituzione che, tra gli altri
profili, intende eliminare dal dettato costituzionale ogni riferimento all’ente Provincia. Per
questo e per gli ulteriori principali aspetti delle riforme che stanno investendo il sistema delle
autonomie territoriali si fa rinvio amplius infra.
2. Le Regioni: concetto ed elementi costitutivi
Elementi costitutivi
Territorio: ambito spaziale in cui la Regione esercita i suoi poteri e le sue funzioni, nonché
area di riferimento degli interessi che gli organi regionali sono chiamati a perseguire
Popolazione: comunità locale residente nel territorio della Regione
Sistema di governo: insieme degli organi regionali espressamente previsti dalla
Costituzione, o dalle leggi regionali, deputati all’esercizio delle funzioni amministrativa e
legislativa
Classificazione
Regioni ad autonomia ordinaria, disciplinate nel Titolo V della Parte Seconda della
Costituzione: sono in tutto 15
Regioni ad autonomia speciale, cui sono assicurate particolari condizioni di autonomia
in base agli Statuti adottati con leggi costituzionali
Sicilia
Sardegna
Valle d’Aosta
Trentino-Alto Adige
Friuli-Venezia Giulia
Differenze
Per motivi politici, etnici ed economici, l’Assemblea costituente riservò a cinque Regioni
(Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia) una gamma di
poteri e funzioni più ampia, un sistema finanziario diverso e un regime di controllo più
garantista. L’elemento che però segna più marcatamente la differenza rispetto alle Regioni
a Statuto ordinario è costituito dal procedimento di approvazione dello Statuto, adottato con
legge costituzionale.
4. Il sistema di governo delle Regioni
Dura in carica 5 anni ed esercita le sue funzioni fino al 46° giorno antecedente la data delle
elezioni
c’è scioglimento anticipato nel caso in cui il P.d.R. decida lo scioglimento del
Consiglio e la rimozione del Presidente della Giunta o questi, se eletto
direttamente dal popolo, è sfiduciato dal Consiglio stesso
Potestà legislativa
Funzioni
vi rientrano:
Nozione: organo esecutivo della Regione i cui membri sono nominati e revocati dal
Presidente della stessa, salvo che gli Statuti dispongano diversamente
Funzioni
Ha l’iniziativa legislativa
Provvede alla gestione dell’ente, dirige l’attività degli uffici regionali e amministra il
patrimonio
Predispone il bilancio preventivo e il conto consuntivo
Predispone i programmi di sviluppo regionale
Decide, sentito il Consiglio, sui ricorsi di legittimità costituzionale e sui conflitti di
attribuzione
Elezione
tale modalità di elezione è stata estesa anche ai Presidenti delle Regioni speciali
(L. cost. 2/2001)
Poteri e funzioni
5.1 • Disciplina
— scioglimento del Consiglio regionale e rimozione del Presidente della Giunta con decreto
motivato del P.d.R., previa deliberazione del C.d.M., sentito il parere obbligatorio della Commissione
parlamentare per le questioni regionali
approvazione di una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta
che sia stato eletto a suffragio universale e diretto
rimozione, impedimento permanente, morte o dimissioni volontarie del
Presidente della Giunta che sia stato eletto a suffragio universale diretto
dimissioni contestuali della maggioranza dei componenti del Consiglio regionale
Regioni speciali
Sicilia
Altre
Nozione: potere, riservato al Governo dall’art. 120, comma 2 Cost., di sostituirsi agli
organi delle Regioni o a quelli degli altri enti territoriali nel caso ricorrano determinate circostanze e
secondo la procedura prevista dall’art. 8 della L. 131/2003.
Prospettive di riforma
Il nostro Paese sta vivendo un periodo di grande fermento e molteplici sono le linee d’azione
messe a punto dall’esecutivo in vista di una profonda riforma istituzionale che poggia, da un
lato, sul disegno di legge di revisione costituzionale recante disposizioni per il
superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari e la
revisione del Titolo V, Parte II, della Costituzione, e, dall’altro, sulla legge in tema di Città
metropolitane, Province ed Unioni di Comuni (L. 7 aprile 2014, n. 56) che, nella sostanza,
svuota delle proprie attribuzioni le Province, che cedono il passo alle Città metropolitane, e
promuove le unioni e le fusioni dei piccoli Comuni.
Per quanto riguarda, in primo luogo, il disegno di legge di revisione costituzionale, l’aspetto
saliente di questa riforma si ritrova nel superamento del bicameralismo perfetto —
formula che caratterizza il nostro sistema costituzionale ponendo entrambe le Camere su di
un piano di assoluta parità e in virtù della quale, ai sensi dell’art. 55 Cost., Senato e Camera
dei deputati sono eletti direttamente dal corpo elettorale, svolgono identiche funzioni,
partecipando allo stesso modo alla funzione legislativa, e hanno la medesima durata di
cinque anni — e nella trasformazione del Senato in una Camera di rappresentanza
delle istituzioni territoriali, che assumerebbe la denominazione di «Senato delle
Autonomie», alla quale spetterebbe, essenzialmente, la funzione di raccordo tra lo Stato
e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni.
Strettamente connesso a questo profilo è quello relativo alla riforma del Titolo V, Parte II
della Costituzione, che, dopo le innovazioni apportate dalla L. cost. 3/2001, si trova a vivere
una nuova fase di rinnovamento.
In particolare la riforma (S. 1429 presentata al Senato l’8 aprile 2014 e adottata come testo
base dalla Commissione affari costituzionali in data 6-5-2014) in esame intende:
— prefigurare una nuova ripartizione delle competenze legislative di Stato e Regioni,
mediante l’eliminazione della legislazione concorrente e, di converso, l’ampliamento del
novero delle materie di competenza statale esclusiva;
— introdurre la cd. “clausola di supremazia”, per cui la legge statale, su proposta del
Governo, può intervenire su materie o funzioni che non sono di competenza legislativa
esclusiva dello Stato, se lo richiede la tutela dell’unità giuridica o economica della
Repubblica o lo rende necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-
sociali di interesse nazionale;
— dare allo Stato la possibilità di delegare alle Regioni, anche temporaneamente, la
funzione legislativa nelle materie di propria competenza esclusiva, salvo alcune eccezioni;
— riordinare i criteri di riparto della potestà regolamentare;
— abolire il riconoscimento costituzionale all’ente Provincia: in altre parole, dal dettato
costituzionale dovrebbe risultare che la Repubblica è formata da Comuni, Città
metropolitane, Regioni e Stato.
Su di un piano diverso, seppure nella medesima ottica di riduzione dei costi degli apparati
di governo, si colloca la legge ordinaria recante «Disposizioni su Città metropolitane,
Province e Unioni dei Comuni» (L. 56/2014, cd. legge Delrio), che riorganizza
completamente il sistema degli enti territoriali e della quale verrà dato conto nel prosieguo
della trattazione.
Generalità
L’autonomia statutaria è riconosciuta alle Regioni direttamente dalla Costituzione che ne
determina le funzioni ed i limiti
Contenuto
Il tipo e il numero degli organi di governo della Regione, predeterminati dalla Costituzione
La ripartizione della funzione di governo fra tali organi, già operata dall’art. 121 Cost.
Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri
componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali. Essi infatti sono
disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con la legge
2 luglio 2004, n. 165, che fissa anche la durata degli organi elettivi
Nozione: potestà riconosciuta a tutte le Regioni di emanare atti aventi valore di legge
ordinaria.
Articolazioni
Potestà legislativa piena in tutte le materie non attribuite allo Stato e non rientranti nella
legislazione concorrente (art. 117, comma 2, Cost. da ultimo modif. dalla L. cost. 1/2012)
Potestà legislativa concorrente, in virtù della quale le Regioni legiferano nel rispetto
delle disposizioni di principio dettate dallo Stato
Limiti
Controlli
La L. cost. 3/2001, modificando l’art. 127, ha soppresso ogni forma di controllo sulle leggi
regionali
Fase dell’iniziativa nella quale il disegno di legge viene presentato e sottoposto all’esame
del Consiglio
Fase dell’istruttoria
Fase deliberativa
A conclusione di quanto fino a questo momento esposto, si ritiene di dare un cenno alle
novità predisposte in materia dal disegno di legge costituzionale che riforma il Titolo V,
Parte Seconda, della nostra Carta fondamentale. In particolare, per quanto in tal sede di
interesse, deve evidenziarsi che le competenze legislative dello Stato e delle Regioni
sarebbero completamente riviste (mediante una incisiva novella dell’art. 117 Cost.), a
causa dell’abolizione delle materie di legislazione concorrente.
Di conseguenza:
— alle materie affidate alla legislazione esclusiva statale se ne aggiungerebbero altre e,
sparendo le materie di legislazione concorrente, alle Regioni spetterebbe la potestà di
legiferare con riguardo ad ogni materia o funzione non espressamente riservata allo Stato
(con particolare riferimento alla pianificazione e alla dotazione infrastrutturale del territorio
regionale e alla mobilità al suo interno, all’organizzazione, in ambito regionale, dei servizi
alle imprese, dei servizi sociali e sanitari e, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche,
dei servizi scolastici, non ché all’istruzione e formazione professionale);
— in ossequio alla nuova “clausola di supremazia” accordata allo Stato, a quest’ultimo
sarebbe data facoltà di delegare alle Regioni, previa legge approvata a maggioranza
assoluta dei componenti della Camera dei deputati, l’esercizio della funzione legislativa in
materie o funzioni di competenza esclusiva, anche per un arco temporale definito (con la
conseguente soppressione del terzo comma dell’art. 116 Cost., cd. regionalismo
differenziato).
Fonti
Ambiti di esplicazione
Osservazioni
Prima fase (decreti legislativi del 1972): trasferimento alle Regioni delle funzioni
amministrative statali raggruppate per settori
Seconda fase (L. 382/1975 e decreti legislativi nn. 616, 617, 618 e 619 del 1977): ampio
trasferimento in favore delle Regioni non solo di funzioni ma anche di risorse e personale
Terza fase (L. 59/1997 e D.Lgs. 112/1998): recepimento del principio di sussidiarietà
introdotto dal Trattato di Maastricht con conseguente conferimento della totalità delle
funzioni amministrative in capo agli enti più prossimi ai cittadini
Funzione statale di indirizzo e coordinamento
La L. 59/1997 ha previsto che gli atti di indirizzo e coordinamento, gli atti di coordinamento
tecnico nonché le direttive relative all’esercizio delle funzioni delegate alle Regioni siano
adottati previa intesa con la Conferenza permanente Stato-Regioni
Differenze
L’art. 118 Cost., nel testo vigente, attribuisce la titolarità generale delle funzioni
amministrative ai Comuni e, in via subordinata, soltanto qualora lo impongano esigenze
unitarie, ne prevede il conferimento a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato.
Ciò è il risultato dell’applicazione del principio di sussidiarietà verticale. In base a tale
principio i compiti di gestione amministrativa della cosa pubblica devono essere affidati alla
struttura più vicina alla cittadinanza, lasciando alle strutture amministrative sovraordinate
soltanto quelle funzio ni che, per la loro natura, non possono essere svolte localmente.
Per sussidiarietà orizzontale si intende, invece, l’esercizio di funzioni pubbliche da parte
dei cittadini stessi e delle formazioni sociali, non solo grazie ad un’eventuale delega
conferita dalla pubblica amministrazione, ma anche attraverso la propria autonoma
iniziativa.
La sussidiarietà verticale comporta un modello decentrato e tendenzialmente federale della
pubblica amministrazione, mentre la sussidiarietà orizzontale porta alla liberalizzazione delle
attività private.
6.5 • L’autonomia finanziaria e l’art. 119 Cost.
Regioni ordinarie
finanza ordinaria
— fondi strutturali
fondo perequativo
— istituito con legge dello Stato per i territori con minore capacità fiscale per abitante
patrimonio regionale
Regioni speciali
Autonomia finanziaria di più ampia portata rispetto alle Regioni ordinarie, attribuita dai
singoli Statuti
Con L. 5 maggio 2009, n. 42, il Governo è stato delegato ad adottare uno o più decreti
legislativi aventi ad oggetto l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione.
Punti salienti del provvedimento sono:
— l’abbandono del sistema della finanza derivata. Dal criterio della cd. spesa storica si intende
passare al criterio dei costi standard, in virtù del quale si avranno spese fisse per tutte le prestazioni
in tutta la penisola, facendo riferimento ai costi corrispondenti ad una buona amministrazione;
— la previsione di una effettiva autonomia di entrata e di spesa di Regioni ed enti locali. Le
amministrazioni regionali e locali potranno determinare autonomamente i contenuti dei nuovi tributi,
nella cornice e nei limiti fissati dalla legge. In particolare, le Regioni disporranno di tributi regionali da
individuare in base al principio di correlazione tra il tipo di tributo ed il servizio erogato; i Comuni
disporranno di tributi propri derivanti da tributi erariali; le Province disporranno di tributi propri e tributi
di scopo;
— l’integrale perequazione per gli enti con minore capacità fiscale, permettendo, in tal modo, alle
Regioni di garantire il livello essenziale delle prestazioni finanziando, nel contempo, le funzioni
fondamentali di Province e Comuni.
In particolare:
— con il D.Lgs. 68/2011 sono stati soppressi, a decorrere dal 2013, gran parte dei trasferimenti
statali e, di converso, è stata rafforzata l’autonomia impositiva delle Regioni;
— con il D.Lgs. 149/2011, invece, nell’ottica di rafforzare la responsabilizzazione, la trasparenza e
l’effettività del governo delle autonomie territoriali, sono stati previsti premi per gli amministratori
virtuosi e sanzioni per coloro che hanno responsabilità nel dissesto finanziario dei relativi enti.
Tributi propri
autonomi
derivati
Sezione Seconda
Comuni, Province e Città metropolitane
1. Le tappe del processo di riforma delle autonomie locali
Comuni
Province
Città metropolitane
Comunità montane
Comunità isolane
Unioni di Comuni
L. 142/1990
D.Lgs. 267/2000 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento delle autonomie locali)
L. 42/2009 (Legge delega sul federalismo fiscale, in attuazione dell’art. 119 Cost.
trasformazione delle Province quali enti territoriali di area vasta con funzioni
determinate
istituzione e disciplina delle Città metropolitane quali enti territoriali di area
vasta con finalità istituzionali generali
promozione delle Unioni di Comuni, fusione tra piccoli Comuni e modifica alla
disciplina generale dei Comuni
Osservazioni
La legge Delrio stabilisce che le Regioni a Statuto ordinario sono tenute ad adeguare la
propria legislazione alle disposizioni della nuova legge entro 12 mesi dalla sua entrata in
vigore; mentre le Regioni a Statuto speciale (Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Regione
Siciliana) devono adeguare nello stesso termine i propri ordinamenti interni ai principi della
legge.
Alle Province autonome di Trento e di Bolzano e alla Regione Valle d’Aosta non si
applica la disciplina relativa al riordino degli organi e delle funzioni provinciali.
Infine, nelle Regioni a Statuto speciale Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, le
disposizioni sulle Unioni e sulle Fusioni di Comuni trovano applicabilità compatibilmente con
le norme dei rispettivi Statuti e con le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla
legge costituzionale 3/2001.
2. Il Comune e la Provincia
2.1 • Defnizione
Comuni e Province
enti autonomi (con propri Statuti, poteri e funzioni) secondo i principi fissati dalla
Costituzione
Comune
Provincia
Province
enti territoriali di area vasta disciplinati dalla L. 56/2014 (art. 1, commi 51-100),
in attesa della Riforma del Titolo V, Parte II Cost. (v. box infra)
Prospettive di riforma
Nell’ambito del disegno di legge costituzionale (S. 1429 presentato al Senato l’8 aprile 2014
e adottato come testo base dalla Commissione affari costituzionali in data 6 maggio 2014)
sulla razionalizzazione della funzione legislativa e la riforma del Titolo V, parte II della
Costituzione, per quanto attiene più direttamente gli enti locali, tale disegno di legge reca
disposizioni volte a ridisciplinare l’assetto costituzionale dei livelli di governo della
Repubblica: Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.
Ciò anche a seguito della pronuncia della Corte costituzionale n. 220 del 2013 che ha
dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune norme (cd. riforma Monti) che in
precedenza (dietro la pressante esigenza di un contenimento della spesa pubblica
dell’amministrazione territoriale) avevano disposto il riordino delle Province.
Più specificamente, il disegno di legge costituzionale, dispone la soppressione della
dizione «Province» nei diversi articoli della Costituzione (artt. 114-133) che attualmente
disciplinano questo ente territoriale; in ragione di ciò le Province non sarebbero più un
ente territoriale costituzionalmente necessario.
L a ratio di tale complessiva riforma del titolo V è di procedere ad una modernizzazione
dell’assetto istituzionale decentrato anche alla luce dei limiti e delle criticità evidenziate
dall’entrata in vigore della precedente riforma del 2001 e mai completamente attuata.
All’eliminazione testuale del riferimento alle Province dovrebbe conseguire anche
l’eliminazione del procedimento relativo al mutamento delle circoscrizioni
provinciali e all’istituzione delle nuove Province disciplinato dall’art. 133 della
Costituzione (vedi infra §3).
Popolazione
Territorio
Patrimonio
Potestà
Autonomia normativa
statutaria
regolamentare
2.3 • Funzioni
I Comuni sono titolari della generalità delle funzioni amministrative (art. 118 Cost.,
modificato dalla L. cost. 3/2001)
Funzioni fondamentali dei Comuni (art. 14 D.L. 78/2010, conv. con modif. in L. 122/2010, e modif.
dal D.L. 95/2012, conv. con modif. in L. 135/2012)
Scadenze per l’attuazione da parte dei Comuni delle disposizioni relative alle funzioni
fondamentali
decorsi tali termini, il Prefetto assegna agli enti inadempienti un ulteriore termine
perentorio entro il quale provvede, decorso inutilmente anche quest’ulteriore
termine si procede all’applicazione del potere sostitutivo del Governo ai sensi
dell’art. 8 della L. 131/2003
— rappresenta l’ente
— convoca e presiede la Giunta nonché il Consiglio quando non è previsto un Presidente
— sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti
— sovrintende all’espletamento di funzioni attribuite o delegate dallo Stato o dalle Regioni
— nomina i responsabili degli uffici e dei servizi
— esercita ulteriori funzioni attribuitegli dalla legge, dai regolamenti o dallo Statuto
ufficiale di Governo (art. 54, D.Lgs. 267/2000) e successive modifiche
Vicesindaco
nominato dal Sindaco tra gli assessori. Egli sostituisce il Sindaco in caso di
impedimento permanente, rimozione, decadenza o decesso, oppure in caso di
assenza, impedimento temporaneo o sospensione di diritto
La L. 7 aprile 2014, n. 56 (cd. legge Delrio) rappresenta un ponte in attesa della riforma
costituzionale del Titolo V, Parte II Cost. Il passaggio dalle attuali Province alle nuove
Province si avrà con l’elezione degli organi di governo dell’ente che, in sede di prima
applicazione, è così scandita: l’elezione del Consiglio provinciale è indetta entro il 30
settembre 2014 per le Province i cui organi scadono per fine mandato nel 2014. Quindi, il
Consiglio provinciale eletto svolge fino al 31 dicembre 2014 le funzioni relative ad atti
preparatori e alle modifiche statutarie e, entro tale data, l’assemblea dei Sindaci approva le
predette modifiche. Sempre entro il 31 dicembre 2014 si procede all’elezione del
Presidente della Provincia. Per le Province i cui organi scadono successivamente al 2014,
l’indizione dei Consigli provinciali deve avvenire entro trenta giorni dalla scadenza del
mandato (o dalla decadenza o scioglimento anticipato) degli organi provinciali e, nei
successivi sei mesi devono essere approvate le conseguenti modifiche statutarie.
Nelle more, il Presidente della Provincia in carica alla data di entrata in vigore della legge
ovvero, qualora la Provincia sia commissariata, il commissario, assumendo le funzioni
anche del Consiglio provinciale, nonché la Giunta provinciale, restano in carica a titolo
gratuito per l’ordinaria amministrazione e per gli atti urgenti ed indifferibili, fino
all’insediamento del Presidente della Provincia eletto non oltre il 31 dicembre 2014.
La L. 56/2014, inoltre, modifica il meccanismo di elezione degli organi provinciali rispetto al
T.U.E.L., prevedendo che il Presidente della Provincia (che dura in carica 4 anni) e il
Consiglio provinciale (che dura in carica 2 anni) siano eletti dai Sindaci e dai consiglieri dei
Comuni della Provincia (e non più a suffragio universale e diretto) rispettivamente tra i
Sindaci della Provincia e tra i Sindaci e i Consiglieri comunali. La Giunta provinciale lascia il
posto all’Assemblea dei Sindaci, costituita dai Sindaci dei Comuni appartenenti alla
Provincia. I predetti incarichi sono a titolo gratuito.
Le Regioni possono con proprie leggi, istituire nuovi Comuni e modificare le loro
circoscrizioni territoriali sentite le popolazioni interessate
Non possono essere istituiti nuovi Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti
In caso di istituzione di nuovi Comuni mediante fusione di due o più Comuni contigui, lo
Statuto deve prevedere che siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di
decentramento dei servizi per le comunità di origine
Definizione
Enti locali costituiti da due o più Comuni (di norma contermini) finalizzato all’esercizio
associato di funzioni e servizi
Ogni Comune può far parte di una sola Unione di Comuni
Obbligo di esercizio in forma associata, mediante Unioni di Comuni, della maggior parte
delle funzioni fondamentali per i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino
a 3.000 abitanti se appartengono o sono appartenuti a comunità montane (esclusi i comuni
il cui territorio coincide integralmente con quello di una o di più isole e il comune di
Campione d’Italia)
Caratteri
Unioni di Comuni che si caratterizzano per il fatto che i Comuni partecipanti sono montani
o parzialmente montani ed hanno come fine, oltre ovviamente che l’esercizio congiunto
delle funzioni di propria competenza, anche e specificamente la valorizzazione delle zone
montane
Enti locali che possono essere istituiti in ciascuna isola o arcipelago di isole, ad eccezione
della Sicilia e della Sardegna, ove esistono più Comuni
5. Le Città metropolitane
L a L. 56/2014 riordina il sistema delle autonomie locali partendo proprio dalle Città
metropolitane, istituite già a partire dalla L. 142/1990 e mai attuate, alle quali vengono
espressamente estese, per quanto compatibili, le disposizioni in materia di Comuni di cui al TUEL,
nonché le norme di cui all’art. 4 della L. 131/2003 relativo alla potestà normativa degli enti locali.
Definizione
Individuazione e territorio
Organi di governo
Funzioni
Osservazioni
Assemblea capitolina
Giunta capitolina
Sindaco
Applicazione alla Città metropolitana di Roma Captitale delle norme previste per le Città
metropolitane dalla stessa legge
Restano ferme le disposizioni dei decreti già adottati su Roma Capitale
Statuto della Città metropolitana di Roma Capitale disciplina i rapporti tra quest’ultima,
il Comune di Roma capitale e gli altri comuni.
Disposta dal Prefetto per non più di 90 gg. (60 gg. nell’ipotesi di infiltrazione mafiose)
Avvenuta attivazione della procedura per lo scioglimento
Motivi di grave ed urgente necessità
Sospetto di infiltrazioni e condizionamento di tipo mafioso
Disposta dal Prefetto nelle more del procedimento di rimozione nei casi di grave e urgente
necessità
8. Controllo sostitutivo e potere di annullamento
Potere di annullamento governativo degli atti degli enti locali (art. 138 TUEL)
Incompetenza
Eccesso di potere
Violazione di legge
In sintesi
L’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA
Differenze
Giuridicamente irrilevanti
Giuridicamente rilevanti
Osservazioni
Osservazioni
Margine di apprezzamento
attività discrezionale
Causa del potere (fine specifico per cui il potere è stato conferito)
Osservazioni
Con riferimento all’oggetto della discrezionalità amministrativa, v’è da dire che la facoltà di
scelta della P.A. può inerire vari aspetti del suo operare.
In particolare, essa può afferire all’an della emanazione di un provvedimento, ovvero al
quando, sotto il profilo della individuazione del momento più opportuno dell’intervento
programmato. Ancora, può concernere i due diversi aspetti del quomodo ovvero del quid,
ossia rispettivamente gli elementi accidentali e la forma dell’atto nonchè il contenuto che in
concreto si palesi più opportuno.
Sulla base di questa considerazione, parte della dottrina (VIRGA) addiviene ad una
classificazione degli atti amministrativi nelle diverse seguenti categorie:
— atti discrezionali quanto ad emanazione e contenuto. Tali sono gli atti in cui si
riscontra il massimo grado della discrezionalità amministrativa, quali, ad esempio, i
provvedimenti contingibili ed urgenti del Sindaco, nonché, in genere, tutti i provvedimenti
cd. di alta amministrazione;
— atti discrezionali quanto ad emanazione, ma vincolati quanto a contenuto. Trattasi
di atti che la P.A. è libera di emanare o meno, ma che, ove si risolva in senso positivo, è
tenuta ad adottare con un contenuto predeterminato dalla legge. Ne costituiscono un
esempio le autorizzazioni di polizia;
— atti vincolati quanto ad emanazione, ma discrezionali quanto a contenuto. A tale
categoria appartengono, ad esempio, gli atti di controllo, ovvero quei pareri che non
possono essere rifiutati dall’amministrazione consultiva, la quale è tuttavia libera nella
determinazione del loro contenuto;
— atti vincolati quanto all’emanazione ma subordinati all’accertamento di
determinati presupposti. È il caso degli accertamenti i quali possono essere a loro volta
discrezionali o non discrezionali.
ricorso amministrativo
ricorso giurisdizionale innanzi al giudice amministrativo, nei casi di giurisdizione
di merito
Differenze
4. La discrezionalità tecnica
Nozione: tale tipologia di discrezionalità attiene alle ipotesi nelle quali alla P.A. è rimessa
semplicemente una valutazione dei fatti alla stregua di conoscenze tecniche specialistiche
(SANDULLI).
Caratteri
presenza di una fase di giudizio (il cui margine varia a seconda del minore o
maggiore grado di certezza delle regole adottate)
assenza del momento della volontà
La discrezionalità tecnica, al di là della valutazione dei fatti, solo entro margini molto limitati
si spinge alla comparazione degli interessi e alla conseguente scelta di quello prevalente
Differenze
5. La discrezionalità mista
Nozione: la discrezionalità mista sussiste tutte le volte in cui la P.A. dispone tanto di
discrezionalità tecnica quanto di discrezionalità amministrativa. In tali ipotesi l’amministrazione è
chiamata prima a valutare, alla stregua di una determinata tecnica o scienza, la sussistenza delle
condizioni necessarie per la sua azione, per poi decidere, secondo criteri di opportunità e
convenienza, il provvedimento da adottare (ad es.: nel caso in cui, dopo aver accertato, in base alle
norme veterinarie, la sussistenza della peste bovina, debba decidersi se ordinare la distruzione o
l’isolamento del bestiame infetto).
I principi che devono orientare l’azione della P.A. nell’espletamento della funzione
amministrativa sono riconducibili a tre fonti normative su due livelli: mentre nel diritto sovrastatale
sono i principi affermatisi nell’ordinamento europeo che hanno avuto la maggiore incidenza nella
definizione di un vademecum per la corretta gestione della «cosa pubblica», a livello di ordinamento
nazionale il riferimento è alle norme della Costituzione e alle disposizioni della L. 241/1990, quale
legge generale sul procedimento amministrativo.
Fonti
Ordinamento sovranazionale
Ordinamento nazionale
Costituzione
L. 241/1990
6.1 • I principi dell’Unione europea
Legittimo affidamento
Proporzionalità
Impossibilità per le pubbliche autorità di imporre obblighi e restrizioni alla libertà degli
interessati in misura diversa da quella necessaria per raggiungere lo scopo cui è preposta
l’autorità responsabile
Giusto procedimento
Diritto ad essere ascoltati nel corso del procedimento amministrativo. Esso consente il
rispetto delle prerogative della difesa in qualsiasi procedimento instaurato a carico di una
persona e che possa sfociare in un atto per essa lesivo
Buona amministrazione
Principio di legalità
Corrispondenza dell’attività amministrativa alle prescrizioni di legge
Principio di imparzialità
Obbligo per la P.A. di svolgere la propria attività nel rispetto del principio di giustizia
sostanziale
Obbligo per i funzionari e gli agenti dell’amministrazione di svolgere la propria attività con
le modalità più idonee a garantire l’efficacia, l’efficienza, la speditezza e l’economicità
dell’azione amministrativa con il minor sacrificio degli interessi particolari dei singoli (art. 1
L. 7-8-1990, n. 241)
Principio di ragionevolezza
L’art. 28 Cost. espressamente prevede una responsabilità diretta dei funzionari e dei
dipendenti pubblici per gli atti compiuti in violazione di diritti, secondo le leggi penali, civili
ed amministrative. Tale responsabilità si estende anche allo Stato ed agli enti pubblici
Esso si traduce nel trasferimento di competenze e poteri decisionali dagli organi centrali
statali agli organi periferici o ad altri soggetti. L’art. 5 Cost. espressamente sancisce che la
Repubblica attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento
amministrativo. Il processo di conferimento alle Regioni e agli enti locali delle funzioni e dei
compiti amministrativi avviene secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza
Nel Capo I della L. 241/1990 sono individuati alcuni principi e criteri direttivi che sono
applicazione delle previsioni costituzionali e che rappresentano le regole sulle quali deve essere
improntata l’azione amministrativa.
Tale normativa, nota come legge generale sul procedimento amministrativo, consente di
inquadrare quest’ultimo, che precede l’adozione di ogni provvedimento amministrativo, come
strumento tipico di formazione della volontà della P.A. Esso è il “luogo” in cui vengono bilanciati
interessi pubblici e privati ed il momento nel quale si assiste ad un progressivo e tendenziale
avvicinamento delle posizioni di governati e governanti, nell’ottica della collaborazione reciproca e
della dialettica, finalizzata al perseguimento dell’interesse pubblico.
I l procedimento amministrativo è, quindi, il principale strumento di realizzazione
dell’azione della P.A.
Principio di legalità
Principio di semplificazione
In forza di tale principio sono stati introdotti alcuni istituti volti a snellire e rendere più celere
l’azione della P.A.
Principio efficientistico
L’art. 3bis L. 241/1990 stabilisce il dovere della P.A. di incentivare l’uso della telematica,
sia nei rapporti tra le diverse amministrazioni che tra queste e i privati
Capitolo 2
IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
Sezione Prima
Nozione
Concezione staticoformalistica
pluralità di atti (susseguenti e diversi fra loro) che, nonostante la loro eterogeneità
e la loro relativa autonomia, sono preordinati allo stesso fine e, cioè, alla
produzione degli effetti giuridici propri di una determinata fattispecie (VIRGA)
Concezione dinamica
forma della funzione, ovvero il tramite (attraverso una serie coordinata di attività e
atti procedimentali) fra due situazioni statiche: il potere (momento iniziale
dell’attribuzione) e il provvedimento (momento finale di produzione) (BENVENUTI,
CASETTA)
Caratteristiche
2. Classificazione
Classificazione
Funzioni
Principio di legalità
Applicazione dei principi dell’ordinamento europeo
Criteri di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza e pubblicità ai quali deve
ispirarsi l’attività amministrativa (art. 1, comma 1)
Applicazione delle norme di diritto privato nell’adozione di atti di natura non autorizzativa
da parte della P.A. (art. 1, comma 1bis)
Divieto di aggravamento del procedimento (art. 1, comma 2)
Obbligo di conclusione esplicita del procedimento (art. 2, comma 1)
Tempistica procedimentale per l’adozione del provvedimento (art. 2, commi 2 e
seguenti)
Sistema di responsabilità per mancata o tardiva emanazione del provvedimento nei
termini di legge (art. 2, commi 8 e seguenti)
Risarcimento del danno ingiusto per inosservanza dolosa o colposa del termine (art.
2bis)
Indennizzo per il mero rirtardo in caso di inosservanza del termine di conclusione del
procedimento ad istanza di parte, per il quale sussista l’obbligo di pronunziarsi (art. 2bis,
comma 1bis)
Obbligo generale di motivazione del provvedimento amministrativo (art. 3). È ammessa
la motivazione per relationem, e cioè la motivazione non risultante dal corpo del
provvedimento finale ma dagli atti precedentemente compiuti nel corso dell’iter
procedimentale (pareri, proposte); in tal caso, però, l’atto da cui risultano le regioni della
decisione deve essere indicato e reso disponibile
Incentivo all’uso della telematica nei rapporti interni tra amministrazioni e tra queste ed i
privati (art. 3bis)
Osservazioni
istruttoria (qualora sia opportuno un esame contestuale dei vari interessi pubblici
coinvolti nel procedimento)
D.P.R. 445/2000
Capo IVbis - Efficacia ed invalidità del provvedimento. Revoca e recesso (artt. 21bis-
21nonies)
violazione di legge
eccesso di potere
incompetenza
vizi non invalidanti (art. 21octies, comma 2)
Osservazioni
L’art. 29 individua l’ambito di applicazione della normativa sul procedimento.
Quanto ai soggetti tenuti all’applicazione della legge, questi sono individuati, dal comma 1
della disposizione, nelle amministrazioni statali, negli enti pubblici nazionali, nonché nelle
società con totale o prevalente capitale pubblico, limitatamente all’esercizio delle funzioni
amministrative.
Si applicano a tutte le pubbliche amministrazioni, poi, le disposizioni relative alla
responsabilità per ritardo nella conclusione del procedimento (art. 2bis), agli accordi
integrativi o sostitutivi del provvedimento (art. 11) e a quelli fra PP.AA. (art. 15), nonché il
Capo IVbis della legge. Si ricorda che è prevista l’applicazione anche delle previsioni
relative alla tutela giurisdizionale del diritto di accesso (art. 25, commi 5, 5bis e 6), anche se
la relativa disciplina è oggi confluita nel Codice del processo amministrativo.
I commi 2bis e 2ter dell’art. 29 individuano, invece, quelle disposizioni della L. 241/1990
che, attenendo ai livelli essenziali delle prestazioni di cui all’art. 117, secondo comma,
lettera m), della Costituzione, devono trovare uniforme applicazione su tutto il territorio
nazionale. Si tratta delle norme concernenti gli obblighi per la pubblica amministrazione di
garantire la partecipazione dell’interessato al procedimento, di individuarne un
responsabile, di concluderlo entro il termine prefissato e di assicurare l’accesso alla
documentazione amministrativa, nonché quelle relative alla durata massima dei
procedimenti; a queste ipotesi deve aggiungersi la disciplina degli istituti della
segnalazione certificata di inizio attività, del silenzio assenso e della conferenza di
servizi.
Regioni ed enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, regolano le materie
disciplinate dalla L. 241/1990 nel rispetto del sistema costituzionale e delle garanzie del
cittadino nei riguardi dell’azione amministrativa; essi, nel disciplinare i procedimenti di loro
competenza, non possono stabilire garanzie inferiori a quelle assicurate ai privati dalle
disposizioni attinenti ai livelli essenziali delle prestazioni di cui sopra, ma possono
prevedere livelli ulteriori di tutela. Le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome di
Trento e Bolzano, infine, adeguano la propria legislazione alle disposizioni dell’art. 29,
secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
Dottrina
Fase d’iniziativa
Iniziativa privata
Iniziativa d’ufficio
— richieste
— proposte
Fase istruttoria
Acquisizione degli interessi (definizione degli interessi pubblici e privati coinvolti nel
procedimento)
Fase decisoria
Decisione discrezionale
Decisione vincolata
Decisioni monostrutturate
Decisioni pluristrutturate
Ricorre nelle ipotesi previste dalla legge quando è necessario valutare la legittimità o la
congruità del provvedimento adottato o quando quest’ultimo, per propria natura, deve
essere portato a conoscenza dei destinatari per esplicare i propri effetti giuridici (cd. atti
recettizi)
Si ricordi che gli atti amministrativi vengono sottoposti ad un controllo, da parte della
stessa P.A. o di altro soggetto esterno, che può intervenire sia su un atto già perfetto ma non
efficace, sia su un atto che già esplica effetti.
Sulla funzione di controllo e, in particolare, sul controllo sugli atti si veda infra par. 9.
Osservazioni
Inizio dell’efficacia
Per gli atti non recettizi gli effetti si producono dal momento in cui l’atto è posto in essere
Per gli atti recettizi gli effetti decorrono dalla comunicazione al destinatario
Modificazioni
Cessazione
Fatti naturali
Limiti spaziali
Validità dell’atto (es. ordinanza del Sindaco emessa in riferimento ad un altro Comune, è
nulla)
Efficacia dell’atto (se l’autorità emanante circoscrive l’efficacia dell’atto ad un particolare
ambito territoriale)
Strumenti d’esecuzione
9.1 • Introduzione
Tipi di controllo
Il potere di controllo, una volta esercitato, si estingue, per cui sono inammissibili
autoannullamento o autorevoca
L’atto di controllo positivo, in quanto procedimentale, non è impugnabile autonomamente
L’atto di controllo negativo, in quanto immediatamente impeditivo dell’efficacia dell’atto, è
autonomamente impugnabile
Il diniego del visto da parte della Corte dei conti non è impugnabile poiché proviene da una
magistratura
Controlli su soggetti
Controllo sull’attività
Osservazioni
Sezione Seconda
I cittadini e le imprese hanno diritto a richiedere ed ottenere l’uso delle moderne tecnologie
informatiche per tutti i rapporti con qualsiasi amministrazione dello Stato, ivi comprese le
società interamente partecipate da enti pubblici e a prevalente carattere pubblico e con i
gestori di pubblici servizi
È facoltà di ogni cittadino quella di indicare alla P.A. un proprio indirizzo di posta
elettronica certificata quale suo domicilio digitale. Tale indirizzo è inserito nell’Anagrafe
nazionale della popolazione residente - ANPR ed è reso disponibile a tutte le PP.AA. e ai
gestori o esercenti di pubblici servizi
Cittadini e le imprese hanno diritto di accedere a tutti gli atti che li riguardano e di
partecipare a tutti i procedimenti in cui sono coinvolti tramite le moderne tecnologie
informatiche e telematiche
Diritto di comunicazione tra imprese e amministrazioni pubbliche attraverso l’ICT (art. 5bis)
Diritto alla qualità del servizio e alla misura della soddisfazione (art. 7)
Lo Stato promuove iniziative volte a favorire l’alfabetizzazione informatica dei cittadini, con
particolare riguardo alle categorie a rischio di esclusione
Le pubbliche amministrazioni favoriscono ogni forma di uso delle nuove tecnologie per
promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini, anche residenti all’estero, al
processo democratico e per facilitare l’esercizio dei diritti politici e civili sia individuali che
collettivi
Diritto a trovare on line tutti i moduli e i formulari validi e aggiornati (art. 57)
Osservazioni
I diritti individuati nel Codice dell’amministrazione digitale sono resi effettivi dalla P.A.
mediante l’utilizzo di alcuni strumenti, che costituiscono il «mezzo» per realizzare un’effettiva
digitalizzazione dell’azione amministrativa.
Strumenti
Firme elettroniche
firma elettronica
firma elettronica avanzata
firma elettronica qualificata
firma digitale
In sintesi
Sezione Prima
Atti e provvedimenti
Teoria tradizionale
Sono considerati atti amministrativi tutti gli atti di natura pubblicistica emanati dal potere
esecutivo (massima estensione della nozione di atto)
Teoria negoziale
Sulla base di una presunta analogia con l’autonomia negoziale si distingue tra: atti
amministrativi negoziali, cioè dichiarazioni di volontà volte alla realizzazione di finalità
pubbliche, e meri atti amministrativi costituenti atti di scienza, conoscenza. In realtà una
tale analogia è inammissibile
Natura dell’attività
Atti di amministrazione attiva diretti a soddisfare gli interessi propri della P.A.
Atti di amministrazione di controllo diretti a sindacare sotto il profilo del merito o della
legittimità l’operato dell’amministrazione attiva
Elemento psichico
Discrezionalità
Atti discrezionali
Atti vincolati
Efficacia
Risultato
Atti restrittivi che estinguono diritti o creano nuovi obblighi in capo al destinatario
Destinatari
Reciproca interdipendenza
atti complessi (fusione di pari volontà che esprimono interessi non contrapposti
ma convergenti)
atti continuati (determinazioni molteplici, poste in essere dallo stesso agente)
Atti contestuali (costituiti da più atti che conservano la propria autonomia funzionale)
Procedimento amministrativo
Atti procedimentali
Atti presupposti (pur rilevando ai fini dell’effetto giuridico finale, possono acquistare rilievo
giuridico autonomo nell’ambito del procedimento amministrativo, ovvero costituiscono atto
finale di un procedimento autonomo)
Agenti
atti complessi (concorso di volontà di più organi, con fine ed interesse comune)
aventi pari o differente valore
atti di concerto (adottati da un organo ma d’intesa con altri)
atti di intesa: l’intesa di norma viene raggiunto tra enti differenti ai quali si imputa
l’effetto (CASETTA)
Differenze
3. Provvedimenti amministrativi
Esecutorietà
Tipicità
I provvedimenti amministrativi sono solo quelli previsti dall’ordinamento
Nominatività
Elementi
Requisiti
Agente
Destinatario dell’atto
Forma
Oggetto
Volontà
Soggetto
Oggetto
Forma
Contenuto
Finalità
Agente o soggetto
Centro d’imputazione giuridica che pone in essere l’atto e può essere rappresentato da
Destinatario
L’organo pubblico o il soggetto nei cui confronti si producono gli effetti del provvedimento
(determinato o determinabile)
Volontà
Nessun atto può considerarsi riferibile all’autore se non è stato consapevolmente voluto.
Per Sandulli invece non rileva il momento psichico dell’agente, ma la statuizione fondata su
una corretta rappresentazione della realtà e coerente, nella conclusione, ai presupposti
Oggetto
Contenuto
Finalità
Forma
Deve ritenersi vigente il principio generale della libertà della forma (nonostante la
giurisprudenza ritenga che la regola generale sia la forma scritta ad substantiam). La
forma può essere:
esplicita
implicita
Struttura
parte descrittiva in cui la P.A. indica gli interessi coinvolti nel procedimento
Motivazione
Indicazione dei presupposti di fatto e delle ragioni giuridiche che hanno determinato
l’adozione dell’atto
prima della L. 241/1990, era necessaria solo se imposta dalla legge o dalla
natura dell’atto
con l’art. 3 L. 241/1990 ogni provvedimento deve essere motivato
— tranne gli atti normativi e a contenuto generale
— è ammessa la motivazione per relationem
Sezione Seconda
Il silenzio amministrativo
Nozione: per silenzio amministrativo si intende l’inerzia della P.A. che non integra un
atto, ma un mero fatto (SANDULLI). Il silenzio si configura allorché la pubblica amministrazione
omette di provvedere quando vi abbia obbligo giuridico. Si pone, pertanto, la necessità di
qualificare giuridicamente tale comportamento omissivo, al fine di individuare gli strumenti di tutela
adoperabili dal privato ove l’inerzia della pubblica amministrazione lo danneggi.
silenzio assenso: si configura nei casi in cui la legge attribuisce al silenzio il valore di
accoglimento di un’istanza (art. 20 L. 241/1990)
silenzio diniego: si realizza quando la legge conferisce all’inerzia della P.A. il significato
di diniego di accoglimento dell’istanza o ricorso. Tra le ipotesi più importanti di silenzio-
diniego troviamo quella disciplinata dall’art. 53 D.Lgs. 165/2001, T.U. pubblico impiego, ai
sensi del quale l’autorizzazione richiesta da dipendenti pubblici alla P.A. di appartenenza
ai fìni dello svolgimento di incarichi retribuiti si intende definitivamente negata quando sia
inutilmente decorso il termine di 30 giorni per provvedere
silenzio devolutivo: si ha quando il silenzio di una P.A. comporta l’attribuzione della
competenza ad altra autorità (v. art. 17 L. 241/1990)
silenzio-inadempimento: riguarda le ipotesi in cui la P.A., di fronte alla richiesta di un
provvedimento da parte del privato, abbia omesso di provvedere entro i termini previsti
dalla legge (o da norma regolamentare) e questa non contenga alcuna indicazione sul
valore da attribuire al silenzio. Ai sensi degli artt. 31 e 117 del Codice del processo
amministrativo, il privato può adire l’autorità giurisdizionale al fine di ottenere
l’accertamento dell’obbligo della P.A. di provvedere. L’azione avverso il silenzio si svolge
secondo il rito speciale all’uopo previsto
Sul silenzio assenso si veda amplius infra Cap. 4, par. 3.
Silenzio-inadempimento
Silenzio assenso
Il decorso del termine comporta la consumazione del potere della P.A. di decidere
sull’istanza, e cioè l’inammissibilità di una pronuncia tardiva di rigetto
In sintesi
1. Le autorizzazioni
Elementi costitutivi
Natura giuridica
Provvedimento ampliativo della sfera giuridica del privato, non a carattere costitutivo
Provvedimento di natura personale (divieto di rappresentanza e intrasmissibilità dello
stesso, salve le deroghe espressamente previste)
Profili funzionali
Tipi di autorizzazioni
Espresse o formali
Tacite (silenzio assenso)
Non modali (quando il contenuto è stabilito dalla legge e la P.A. non può inserire
limitazioni)
Personali (quando l’apprezzamento della P.A. riguarda requisiti inerenti la persona del
soggetto autorizzato)
Reali (quando l’accertamento verte su requisiti concernenti una res)
Destinatario
P.A.
Procedura
Il termine entro il quale la P.A. può adottare provvedimenti inibitori dell’attività è ridotto da
60 a 30 gg. dal ricevimento della segnalazione
Restano ferme le disposizioni, contenute nel D.P.R. 380/2001 e nelle leggi regionali,
relative alla vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia, alla responsabilità e alle sanzioni
Non si applica la s.c.i.a. edilizia nelle ipotesi in cui la denuncia, in base alla normativa
statale o regionale, sia alternativa o sostitutiva del permesso di costruire (si continua ad
applicare la cd. super-d.i.a.)
Natura giuridica
Possibilità per gli interessati di presentare solleciti all’amministrazione per l’esercizio delle
verifiche di competenza
In caso di inerzia della P.A. ai solleciti degli interessati, questi possono esperire, innanzi al
G.A., esclusivamente l’azione avverso il silenzio, ex art. 31 c.p.a.
3. Il silenzio assenso
Art. 20 L. 241/1990
Differenze
La ratio delle diversità delle discipline della s.c.i.a. e del silenzio assenso va ricercata
nella diversità dell’oggetto:
— l’art. 19, concernente materie soggette a provvedimenti autorizzatori a carattere
sostanzialmente vincolato, che non abbisognano di una valutazione comparativa di interessi
primari e secondari, legittima all’esercizio dell’attività in parola a seguito della sola
presentazione di apposita segnalazione dell’interessato;
— l’art. 20, afferendo a settori caratterizzati dall’intervento di autorizzazioni a contenuto
discrezionale, e conseguentemente comportando un’opera di organica disamina degli
interessi in considerazione, impedisce al privato di iniziare l’attività autorizzanda
antecedentemente a l decorso dell’arco temporale funzionale alla maturazione del
provvedimento tacito di accoglimento (FERRARI).
Abilitazione
Provvedimento che consente l’attività di cui trattasi sulla base di un riscontro tecnico circa
la sussistenza dei requisiti di idoneità richiesti dalla legge
Approvazione
Nulla-osta
Atto con cui un’autorità amministrativa dichiara di non avere osservazioni in ordine
all’adozione di un provvedimento da parte di un’altra autorità
Licenza
Registrazione
Dispensa
Differenze
5. Le concessioni
Distinzioni
Concessioni di servizi
Differenze dall’autorizzazione
Profilo sostanziale
Profilo strutturale
Concessioni
di diritti subiettivi
di diritti all’esercizio di professioni cui sia limitato il numero degli esercenti
potere di direzione
potere di vigilanza
— di carattere tecnico
— di carattere economico
Ambito di applicazione
Delega
Ammissione
7. Gli ordini
Nozione: gli atti ablativi reali sono i provvedimenti mediante i quali la P.A. priva il
titolare di un diritto reale, estinguendolo, trasferendolo o limitandolo (si pensi, a titolo
esemplificativo, alla espropriazione. Su tale argomento si fa rinvio alla Parte V, Cap. 3).
Oltre, ed accanto, ai provvedimenti esiste tutta una serie di atti amministrativi che per lo
più assolvono a funzioni strumentali, accessorie o quanto meno secondarie. Taluni di essi
rappresentano semplici momenti dei procedimenti preordinati all’emanazione ed all’operatività dei
provvedimenti (es. proposte, pareri, accertamenti preparatori, deliberazioni preliminari, visti); altri
pongono in essere compiti di mera testificazione (es. certificazioni, registrazioni, verbalizzazioni).
Tali atti, detti anche meri atti amministrativi, cotituiscono una categoria residuale,
caratterizzata dalla mancanza dei requisiti tipici dei provvedimenti amministrativi.
atti paritetici
atti facenti parte del procedimento amministrativo
atti di controllo
Atti paritetici
Atti amministrativi con i quali la P.A., tenuta per legge a far fronte ad un obbligo in relazione
ad un dato rapporto di diritto pubblico di natura patrimoniale, determina unilateralmente il
contenuto dell’obbligo stesso in base ad una mera attività accertativa
Atti di controllo
Categorie (SANDULLI)
funzione dichiarativa
Atti di valutazione
Intimazioni
Atti vincolati
Certezze di fatti
Certezze di rapporti
Certezze legali
Certezze notiziali
3.2 • Tipologia
GIANNINI
acclaramenti
accertamenti
certazioni
ispezioni
inchieste
verbalizzazioni
certificazioni
registri
registrazioni
notificazioni
comunicazioni
SANDULLI
giudizi
relazioni
pareri
proposte
Intimazioni
4. I pareri
Nozione: sono atti consistenti in manifestazioni di giudizio con cui gli organi
dell’amministrazione consultiva mirano ad illuminare e/o consigliare gli organi
dell’amministrazione attiva: in tale prospettiva, essi consistono in giudizi su un’attività che dovrà
essere compiuta da parte di chi li chiede.
Sono di regola di competenza di speciali organi collegiali, privi di autonomia
funzionale e quindi impugnabili congiuntamente all’atto finale del procedimento cui si riferiscono
(sull’attività consultiva cfr. l’art. 16 L. 241/1190, come novellato ex art. 8 L. 69/2009, di modifica della
disciplina del procedimento amministrativo).
Classificazione
non vincolanti
vincolanti
parzialmente vincolanti
conformi
Funzione
Conoscitiva
Valutativa
Di coordinamento
4.2 • Disciplina
Disciplina
Parere obbligatorio
Parere facoltativo
immediata comunicazione alla P.A. procedente del «termine entro il quale il
parere sarà reso»
Acquisizione dei pareri e silenzio dell’organo consultivo (art. 16, comma 2, L. 241/1990)
Parere obbligatorio
Parere facoltativo
Osservazioni
La disciplina sui termini e sull’acquisizione dei pareri, di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 16,
subisce una d e ro g a con riferimento ai pareri che devono essere rilasciati da
amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriale e della
salute dei cittadini (art. 16, comma 3, L. 241/1990). Il legislatore, inoltre, ai commi 4 e 5
dell’art. 16, ha previsto, rispettivamente, che i termini per il rilascio dei pareri (obbligatori e
facoltativi) possano essere interrotti, per una sola volta, qualora l’organo consultivo abbia
rappresentato all’amministrazione la necessità di esigenze istruttorie (in tal caso, il parere
deve essere reso entro 15 giorni dalla ricezione dei detti elementi istruttori), nonché la
trasmissibilità dei pareri con mezzi telematici.
I pareri vanno tenuti distinti dalle cd. valutazioni tecniche, disciplinate dall’art. 17 L.
241/1990.
La differenza tra parere e valutazione tecnica risiede, secondo alcuni, nella circostanza che
il primo ha un oggetto giuridico-amministrativo, mentre la seconda riguarda profili tecnici;
secondo altri ancora, nella circostanza che l’art. 17 riguarda fatti o elementi singoli rilevanti
nel corso dell’istruttoria per la decisione, mentre l’art. 16 riguarda i pareri a istruttoria
conclusa.
La dottrina più moderna (CARINGELLA) definisce le valutazioni tecniche come «giudizi
tecnici espressi in conformità alle scienze ed alle arti».
Nell’ipotesi di inerzia dell’organo competente ad emettere una valutazione tecnica
obbligatoria, si realizza un’ipotesi di silenzio-devolutivo con la sostituzione dell’organo
inadempiente con un altro di pari competenza e capacità tecnico-scientifica. Si
verifica così un effetto devolutivo della competenza ad emettere la valutazione.
L’amministrazione decidente, di fronte al silenzio dell’organo consultivo, può rivolgersi ad
altri organi od enti pubblici, oppure ad istituti universitari, che siano dotati di qualificazione e
capacità tecniche equipollenti a quelle del soggetto rimasto inerte.
Anche nel caso delle valutazioni tecniche vale l’eccezione relativa alle amministrazioni
preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriale e della salute dei cittadini.
I pareri vanno tenuti distinti anche dalle proposte: queste ultime tendono a sollecitare
l’attività di un altro organo ed al tempo stesso ad esprimere un giudizio cira il contenuto da
dare al provvedimento. Nella proposta vengono a convergere, quindi, una manifestazione di
volontà propulsiva e una manifestazione di giudizio. Inoltre, mentre i pareri sono in genere
richiesti e derivano da organi neutrali, le proposte sono spontanee e provengono da organi
interessati; i pareri, infine, sono atti infra-procedimentali, mentre le proposte danno il via al
procedimento.
Tipi
Nozione: provvedimenti che, pur incidendo in modo favorevole sulla sfera del
destinatario, non sono manifestazioni di potere discrezionale, ma vengono adottati sul semplice
accertamento della sussistenza dei requisiti e presupposti richiesti dalla legge.
Natura giuridica
Tipi
In sintesi
Quella degli atti amministrativi non provvedimentali costituisce una categoria residuale che
si caratterizza in quanto questi ultimi non sono di norma dotati di esecutorietà, di
autoritarietà e non sono tutti tipici o nominati.
Tale categoria ha trovato espresso riconoscimento nell’art. 1, comma 1bis, L. 241/1990, che
menziona espressamente gli atti di natura non autoritativa, a loro volta raggruppabili in due
grandi categorie:
a ) atti consistenti in manifestazioni di volontà, che si dividono in atti paritetici (non
autoritativi), taluni atti facenti parte del procedimento amministrativo e atti di controllo (che
peraltro, secondo parte della dottrina, sono manifestazioni di giudizio);
b) atti non consistenti in manifestazioni di volontà, che si dividono in atti ricognitivi, aventi
ad oggetto una manifestazione di conoscenza, nonché in atti di valutazione, aventi ad
oggetto una manifestazione di giudizio e intimazioni.
Come insegna GAROFOLI, «gli atti non provvedimentali si connotano per non essere
direttamente impugnabili, in quanto ad efficacia meramente interna al procedimento
amministrativo e come tali insuscettibili di ledere situazioni soggettive facenti capo a terzi.
Fanno eccezione taluni atti che, pure endoprocedimentali, assumono carattere di immediata
lesività (es. pareri vincolanti negativi che non lasciano all’interessato alcun dubbio sul
contenuto della decisione finale)».
Capitolo 6
Diritto di accesso
Appartenenza ai livelli essenziali delle prestazioni, ex art. 117, comma 2, lett. m), Cost.,
che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (art. 29, comma 2bis, L.
241/1990)
Osservazioni
Il cd. T.U. sulla trasparenza nelle pubbliche amministrazioni, approvato con D.Lgs.
33/2013, introduce una serie di obblighi in capo alle PP.AA., tenute a pubblicare sui propri
siti istituzionali ogni aspetto della propria organizzazione e attività, in ossequio al principio
della trasparenza quale total disclosure.
In particolare, devono trovare posto sui siti le notizie concernenti gli atti di carattere
normativo e amministrativo generale, l’organizzazione degli uffici e del personale, i
provvedimenti amministrativi e l’attività in genere. Tutti i documenti, le informazioni e i dati
oggetto di pubblicazione obbligatoria sono pubblici e chiunque ha diritto di conoscerli di
fruirne gratuitamente, di utilizzarli e riutilizzarli. In ogni P.A., inoltre, viene istituita, ai sensi
della L. 190/2012, una figura di «Responsabile per la prevenzione della corruzione»; tale
soggetto svolge anche un’attività di controllo sull’adempimento, da parte delle
amministrazioni, degli obblighi di pubblicazione di cui alla vigente normativa (Responsabile
per la trasparenza). Tale decreto introduce, inoltre, una nuova figura di diritto di accesso,
detto «civico» (su cui amplius infra).
Finalità
Trasparenza
Imparzialità dell’azione amministrativa (terzietà e non prevaricazione da parte della P.A.)
Partecipazione dei privati all’attività amministrativa
Osservazioni
Oggetto
Legittimazione attiva
Sono titolari di tale diritto i soggetti che hanno un interesse diretto, concreto ed attuale, alla
tutela di una situazione qualificata e differenziata (diritti soggettivi, interessi legittimi e
diffusi), collegata al documento cui si è chiesto l’accesso
Soggetti passivi
2.3 • I limiti
Tassativi (sono sanciti direttamente dal legislatore senza che residui in capo alla P.A.
alcun margine discrezionale di apprezzamento)
Facoltativi (tali limiti sono stabiliti in forma discrezionale dalla P.A. e producono un
semplice differimento dell’accesso)
Giurisprudenza
al difensore civico: per gli atti delle amministrazioni degli enti territoriali
alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi per gli atti delle
amministrazioni centrali e periferiche dello Stato
Nozione: organo istituito dalla L. 241/1990 al fine di vigilare sulla reale attuazione del
principio della piena conoscibilità dell’attività amministrativa, garantendo il diritto di accesso. È
nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Attribuzioni URP
Presta un servizio di utenza che consente ai cittadini l’esercizio del diritto di partecipazion
Informa l’utenza circa gli atti e lo stato dei procedimenti
Svolge ricerche ed analisi finalizzate alla formulazione di proposte indirizzate alla P.A.
riguardanti gli aspetti organizzativi e logistici
7. L’accesso civico
8. Accesso e riservatezza
Dati comuni
prevalenza del diritto di accesso nei limiti in cui è strettamente indispensabile per
consentire al richiedente di curare e di difendere i propri interessi giuridici
In sintesi
Il Codice in materia di privacy, recato dal D.Lgs. 196/2003, esordisce statuendo che
chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano.
L o scopo del Codice è, infatti, quello di garantire che il trattamento dei dati personali si
svolga nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità
dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto
alla protezione dei dati personali. Il trattamento medesimo è disciplinato assicurando un
elevato livello di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nonché nel rispetto dei principi di
semplificazione, armonizzazione ed efficacia delle modalità previste per il loro esercizio da
parte degli interessati, e per l’adempimento degli obblighi da parte dei titolari del
trattamento.
Abbiamo vari tipi di dati:
— il “dato personale” è qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata o
identificabile, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi
compreso un numero di identificazione personale (il decreto salva Italia, D.L. 201/2011,
conv. in L. 241/2011 , ha soppresso qualsiasi precedente riferimento alle persone
giuridiche, enti o associazioni);
— i”dati identificativi” sono quei dati personali che permettono l’identificazione diretta
dell’interessato;
— i “dati sensibili” sono quelli idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni
religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati,
associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i
dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale;
— per “dati giudiziari” si intendono, infine, i dati personali idonei a rivelare provvedimenti in
materia di casellario giudiziale, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da
reato e dei relativi carichi pendenti, o la qualità di imputato o di indagato.
Capitolo 7
Invalido
Quando difetti o sia viziato uno degli elementi o requisiti prescritti, ovvero quando vi sia
lesione dell’interesse concreto tutelato dalla norma violata. A seconda della gravità dei vizi
l’atto può essere nullo o annullabile
Irregolare
Quando l’atto presenta un vizio per il quale la legge non commina conseguenze negative
per l’atto stesso, ma solo delle sanzioni amministrative a carico dell’agente
Poi vi sono degli stati patologici caratterizzati dal fatto che il provvedimento, pur conforme
allo schema legale, non è comunque idoneo a produrre effetti:
Imperfetto
Allorché non si sia ancora concluso il suo ciclo di formazione (D.P.R. non controfirmato dal
Ministro)
Inefficace
Quando l’atto, benché perfetto, non è idoneo a produrre gli effetti giuridici in quanto sono
inesistenti i requisiti d’efficacia previsti
Ineseguibile
Tipi d’invalidità
Totale o parziale (qualora afferisca all’intero provvedimento ovvero solo ad una parte di
esso)
Diretta o derivata (è derivata quando l’invalidità discende dalla connessione con un altro
precedente atto invalido)
Invalidità derivata
3. La nullità
3.1 • Casistica
Quando l’agente che ha emanato l’atto non è qualificabile come organo della P.A.
Inesistenza dell’oggetto
Termine passivo del provvedimento e cioè il destinatario o la res sui quali l’atto produce gli
effetti giuridici, è inesistente quando
Nelle ipotesi nelle quali la forma sia prescritta ad substantiam, e cioè a pena di nullità
Quando la parte precettiva dell’atto ovvero ciò che l’atto intende autorizzare, disporre,
ordinare, attestare etc. è
indeterminata o indeterminabile
illecita
impossibile
Mancanza di finalità
Dal punto di vista processualistico, l’art. 31 del Codice del processo amministrativo
disciplina l’azione di accertamento, e relativa declaratoria, delle nullità previste dalla legge. Inoltre, il
Codice ha attribuito alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo la cognizione delle
controversie in materia di nullità del provvedimento amministrativo adottato in violazione o elusione
del giudicato (art. 133 c.p.a.).
Inesistenza giuridica
Inesecutorietà
Inannullabilità
Insanabilità
Inconvalidabilità
4. L’illegittimità
Nozione: l’atto amministrativo esistente che presenta vizi di legittimità incidenti sui suoi
elementi essenziali, determinando la difformità del provvedimento dalla normativa vigente e, dunque,
la sua annullabilità, è illegittimo. La fonte normativa originaria dei vizi di «legittimità» era l’art. 26
R.D. 1054/1924, che individuava quali categorie di vizi l’incompetenza, l’eccesso di potere e la
violazione di legge. Attualmente essa è rinvenibile nell’art. 21octies L. 241/1990 che, al comma 1,
individua quegli stessi vizi come causa di annullabilità del provvedimento amministrativo, nonché
nell’art. 29 del Codice del processo amministrativo, che, appunto, disciplina l’azione di
annullamento, per violazione di legge, eccesso di potere e incompetenza.
Differenze
4.1 • L’incompetenza
Nozione: l’eccesso di potere può essere definito come «scorrettezza» in una scelta
discrezionale. Efficaci risultano anche le definizioni di eccesso di potere quale cattivo uso di un
potere da parte della P.A. (QUARANTA); o l’insieme delle violazioni di quei limiti interni che, pur non
essendo consacrati in norme positive, sono inerenti alla natura del potere esercitato (cfr.: interessi
pubblici, precetti di logica e d’imparzialità) (VIRGA); ovvero quale «risvolto patologico della
discrezionalità» che si realizza quando la facoltà di scelta della pubblica amministrazione non viene
da questa esercitata in modo corretto (CASETTA).
Presupposti
Potere discrezionale (per gli atti vincolati, essendone il contenuto predeterminato dalla
legge, non può riscontrarsi vizio della funzione)
Sviamento di potere, ossia esercizio del potere per fini diversi da quelli stabiliti dal
legislatore
la P.A. usa un suo potere discrezionale per un fine diverso da quello per il quale il
potere era stato conferito
la P.A. persegue sì un interesse pubblico, ma con un potere diverso da quello
previsto a tal fine dalla legge
Prova dello sviamento, necessaria per far venir meno la presunzione di legittimità dell’atto
Natura giuridica
Teoria del vizio di volontà (individua il vizio non nella volontà in quanto tale, ma nel
procedimento corretto di formazione della volontà)
Teoria del vizio della causa (individua il vizio nello sviamento dal fine pubblico
determinato dalla norma)
Teoria del vizio dei motivi (mancanza di imparzialità nell’attività amministrativa che
emerge dalla valutazione dei motivi impliciti o esplicitati)
Teoria del vizio della funzione (il vizio dell’atto non deriva dalla deviazione dal fine tipico
ma dalla «linea di continuità costituita dal complesso di atti e provvedimenti attraverso i
quali si svolge la funzione». L’azione deve svolgersi nel rispetto della linea di coerenza tra
una valutazione e le altre)
Figure sintomatiche
Nozione: tale vizio si sostanzia nel contrasto fra l’atto e l’ordinamento giuridico
indipendentemente dalla posizione psicologica del soggetto agente. La violazione di legge deve
considerarsi una figura residuale e l’espressione «legge» deve intendersi in senso ampio,
comprendente tutti gli atti normativi (di fonte primaria, secondaria e europea).
Casistica
Atto illegittimo
Giuridicamente esistentean
Effcace
Esecutorio
L’atto annullabile, infine, può essere sanato, ratificato o convertito in un atto valido (su
queste ultime figure, v. amplius infra).
Atti presupposti
Campo d’applicazione
Definizione
Gli atti di ritiro sono provvedimenti amministrativi a contenuto negativo emanati in base ad
un riesame dell’atto, compiuto nell’esercizio del medesimo potere amministrativo
esercitato con l’emanazione dell’atto, al fine di eliminare l’atto viziato (cd. autotutela)
(VIRGA)
Caratteri
Discrezionali (la P.A. non è obbligata a ritirare l’atto illegittimo o inopportuno ma deve di
volta in volta valutare l’interesse pubblico)
Formali (il procedimento e le forme sono le medesime prescritte per l’atto ritirato)
Motivati obbligatoriamente
Distinzioni
autorità emananti
autorità gerarchicamente superiori
autorità di controllo
Autoannullamento d’ufficio
Discrezionale, entro un termine ragionevole e tenendo conto degli interessi dei destinatari
e dei controinteressati quando lo esige l’interesse pubblico, ricorrendo vizi di legittimità
Doveroso
Fondamento
Atti annullabili
Provvedimenti per i quali la P.A. abbia ancora il potere di provvedere, che presentino un
vizio di legittimità e per il quali vi sia un interesse pubblico concreto ed attuale
all’eliminazione
Conseguenze
9.4 • La revoca
Tipologie
La revoca presuppone una nuova valutazione degli interessi concreti; è collegata alla
competenza funzionale e per materia dell’organo amministrativo e si concretizza dunque in
Presupposti
Mancanza attuale di rispondenza dell’atto alle esigenze pubbliche
Esistenza di un interesse pubblico concreto e attuale all’eliminazione dell’atto
Atti irrevocabili
Atti vincolati
Atti la cui efficacia si è già esaurita
Effetti
È possibile che siano revocati diritti soggettivi perfetti già concessi con precedente atto
amministrativo, ma non possono essere revocati i diritti che i beneficiari hanno già
esercitato
Conseguenze
La revoca ha efficacia ex nunc e gli effetti dell’atto revocato cessano dal momento di
operatività della revoca
Giurisdizione
9.5 • L’abrogazione
Pronuncia di decadenza
È un atto di ritiro di precedenti atti ampliativi delle facoltà dei privati emesso dalla P.A. in
caso di inadempimento di obblighi e oneri; in caso di mancato esercizio delle facoltà;
nell’ipotesi del venir meno dei requisiti necessari sia per la costituzione che per la
continuazione del rapporto. Sandulli non la configura come atto di ritiro
Mero ritiro
È un atto di ritiro che si esplica nei confronti di atti non ancora efficaci. Per il ritiro è
condizione sufficiente l’accertamento dell’illegittimità o inopportunità, non essendo richiesto
l’apprezzamento di un interesse pubblico
Gli atti illegittimi, e quindi annullabili, possono essere ritirati oppure sanati e mantenuti in vita
mediante
Differenze
La convalida è un provvedimento nuovo, autonomo, che elimina i vizi di legittimità di un atto
invalido precedentemente emanato dalla stessa autorità. Il provvedimento di convalida deve
contemplare: l’atto che si intende convalidare; il vizio da cui è affetto; la volontà di rimuovere
il vizio invalidante (cd. animus convalidandi).
— atti annullabili (non nulli, in quanto non si può mantenere in vita un atto inesistente);
— c h e non siano stati precedentemente annullati (perchè tale atto può esser solo
rinnovato, non più convalidato);
— in relazione ai quali l’autorità abbia ancora il relativo potere sull’atto (se il potere si è
«consumato», nulla può più l’autorità emanante);
— il cui vizio inficiante possa essere eliminato (non attenga ad invalidità sostanziale).
La convalida opera ex nunc ma, poiché si collega ad un atto precedentemente emanato
conservandone gli effetti anche nel tempo intermedio, di fatto opera ex tunc.
La ratifica anche è un provvedimento nuovo, autonomo, costitutivo, con cui viene eliminato il
vizio di incompetenza relativa da parte dell’autorità astrattamente competente la quale si
appropria di un atto adottato da autorità dello stesso ramo. Per avere efficacia sanante la
ratifica deve contenere la precisa menzione dell’atto e del vizio che si intende sanare e la
chiara e univoca volontà di eliminarlo. Si differenzia dalla convalida per l’autorità che
pone in essere l’atto, che non è la stessa autorità emanante e per il vizio sanabile, che è
solo di incompetenza relativa.
Si ha sanatoria, infine, quando un atto o un presupposto di legittimità del procedimento, che
manca al momento dell’emanazione del provvedimento amministrativo, viene emesso
successivamente in modo da perfezionare ex post l’atto illegittimo. La sanatoria, a
differenza della convalida e della ratifica, non costituisce un provvedimento nuovo
ed autonomo, ma si identifica con l’atto che nel singolo caso è stato omesso; può aversi
solo per alcune categorie di atti (proposte, approvazioni, autorizzazioni, accertamenti
tecnici).
Consolidazione
Conversione
Consiste nel considerare un atto invalido come appartenente ad un altro tipo, di cui
presenta i requisiti di forma e di sostanza (utile per inutile non vitiatur)
Conferma
È una manifestazione di volontà non innovativa con cui l’autorità ribadisce una sua
precedente determinazione, eventualmente ripetendone il contenuto
conferma propria qualora sia adottata sulla base di un nuovo iter procedimentale
(nuova istruttoria, nuova ponderazione di interessi pubblici, nuovo provvedimento)
In sintesi
La patologia dell’atto amministrativo può essere considerata una delle tematiche più
discusse nell’ambito del diritto amministrativo.
In generale, quando si parla di invalidità dell’atto si fa riferimento alla difformità del
medesimo dal diritto e alla conseguente sanzione della inefficacia dell’atto stesso. Con
l’espressione «patologia», invero, si intende fare riferimento allo stato di «malattia» dell’atto
giuridico, e, nella specie, quello amministrativo. La dottrina, a riguardo, ha ben posto in
evidenza che «nella teoria generale del diritto l’elaborazione di questi concetti è
storicamente da accreditarsi agli studi di diritto civile, con particolare riferimento a quelli sul
negozio giuridico. Il negozio “malato” è quello che nasce affetto da una alterazione»
(BELLOMO).
Con l’espressione vizio dell’atto amministrativo si indica, invero, la divergenza tra la
fattispecie in concreto posta in essere dalla P.A. ed il modello astratto predeterminato
in sede normativa.
Al fine di rilevare un vizio dell’atto è, infatti, necessario procedere ad una comparazione tra
l’atto posto in essere ed il modello astratto. In diritto amministrativo esiste una particolarità in
base alla quale l’atto adottato dalla P.A. per essere legittimo deve rispondere ad un duplice
criterio: deve essere conforme alle norme di legge, da un lato, ed alle regole di opportunità,
dall’altro.
Ne consegue che i vizi che possono inficiare l’atto amministrativo possono essere:
— vizi di legittimità, qualora l’atto si discosti da quanto disposto dalle norme giuridiche;
— vizi di merito, qualora l’atto, sebbene conforme alle norme, non sia rispondente alle
regole di buona amministrazione.
La rilevanza dei vizi di merito trova la propria ratio giustificatrice nel fatto che l’attività della
P.A. è un’ attività funzionalizzata, nel senso che essa non solo deve essere conforme alle
norme di legge, ma deve essere, comunque, protesa alla realizzazione dell’interesse
pubblico (causa del potere).
Capitolo 8
provvedimento amministrativo
Moduli privatistici
contratti
Attività consensuale
accordi
Differenze
Tra i contratti di diritto comune e gli accordi che la P.A. può concludere con il
destinatario del provvedimento sussiste una notevole differenza: se l’elemento che
accomuna tali istituti è la partecipazione del privato all’azione amministrativa, mediante
l’espressione del proprio consenso alla stessa, tale parificazione è, però, solo di natura
formale.
Dal punto di vista sostanziale, infatti, si deve rilevare che quando la pubblica
amministrazione ricorre al modulo contrattualistico, essa, pur nel perseguimento del
pubblico interesse, agisce su di un piano di parità con il contraente, quindi jure
privatorum, e diviene «parte» del relativo rapporto giuridico; viceversa, in ipotesi di accordi,
il soggetto pubblico non si spoglia del suo potere amministrativo ma opta per l’esercizio
consensuale dello stesso.
Con riferimento al rapporto tra negozio privato ed interesse pubblico, si rileva che la
P.A. deve, in ogni caso, dar conto sia delle ragioni che la inducono ad utilizzare lo strumento
negoziale in luogo di quello provvedimentale che dell’effettiva realizzazione dell’interesse
pubblico.
Ciò significa che, anche quando la P.A. decide di ricorrere allo strumento contrattuale,
deve essere sempre possibile la verifica successiva, da parte del privato ed eventualmente del
giudice, circa la rispondenza dell’azione amministrativa ai principi di buon andamento ed
imparzialità e deve essere evincibile l’interesse pubblico perseguito.
In tale prospettiva assume specifico rilievo la procedura di evidenza pubblica, che è
quel procedimento che deve precedere la stipulazione di uno specifico contratto: esso, infatti,
consente di conoscere le ragioni che hanno indotto la pubblica amministrazione a stipulare proprio
con un determinato soggetto.
Tipi
Differenze
deliberazione a contrarre
scelta del contraente all’esito della procedura di gara
conclusione del contratto
approvazione del contratto
La P.A. è in genere legittimata a compiere tutti quegli atti di diritto privato posti in essere
normalmente dai soggetti privati, tranne quelli che presuppongono la partecipazione di una
persona fisica. La legittimazione manca anche per quegli atti che mirano al raggiungimento
di fini contrastanti con i fini pubblici
Ai sensi dell’art. 21sexies L. 241/1990, il recesso unilaterale dai contratti della P.A. è
ammesso nei casi previsti dalla legge o dal contratto
Con il D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, recante il Codice dei contratti pubblici, sono
state recepite le direttive comunitarie in materia di appalti pubblici (nn. 17/2004 e 18/2004) creando
un sistema organico, coerente, semplificato ed esaustivo delle norme disciplinanti le procedure di
affidamento.
Successivamente alla sua approvazione, il Codice è stato oggetto di ulteriori
provvedimenti normativi che hanno apportato «correttivi», integrazioni e modificazioni alle originarie
previsioni. Con il D.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207 è stato adottato il Regolamento di esecuzione e
di attuazione del Codice, che contiene disposizioni di dettaglio (di particolare rilevanza sono le
norme — artt. 4 e 5 — a tutela dei lavoratori, che prevedono il potere sostitutivo della stazione
appaltante in caso di inadempienza contributiva e retributiva dell’esecutore dell’appalto).
L’importanza dei contratti pubblici nel sistema economico nazionale spiega gli interventi
legislativi settoriali che hanno interessato tale ambito. Si segnalano, in particolare: la L. 136/2010,
che ha introdotto l’obbligo per gli operatori economici di utilizzare conti correnti bancari o postali
dedicati alle commesse pubbliche al fine di contrastare le infiltrazioni mafiose negli appalti; la L.
180/2011, che ha introdotto misure volte a favorire l’accesso agli appalti pubblici delle piccole e
medie imprese; la L. 190/2012 e il D.Lgs. 33/2013, che hanno individuato specifiche modalità per
l’attivazione del principio di trasparenza negli appalti.
Osservazioni
Garanzia della qualità delle prestazioni che il futuro contraente dovrà fornire
Rispetto dei principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza
Relativi all’affidamento
Applicazione
L’art. 2 del Codice dei contratti detta una serie di principi generali che devono
governare sia la fase pubblicistica di scelta del contraente, che quella, prettamente privatistica,
relativa all’esecuzione del contratto. L’individuazione specifica degli stessi da parte del legislatore è,
inoltre, finalizzata a garantire unicità ed omogeneità al sistema, in quanto trattasi di principi
comuni a tutti i contratti pubblici ed applicabili indistintamente, a prescindere dalla tipologia di
contratto.
L’elencazione legislativa parte dalle diverse interpretazioni, affermatesi nel tempo, dei
parametri di buon andamento ed imparzialità della P.A., di cui all’art. 97 Cost., per poi conciliarle con
i principi fondamentali dell’ordinamento dell’Unione europea.
Settori di interesse
Ordinari
tutti, tranne
— quelli speciali
— quelli esclusi dall’applicazione del Codice
Speciali
Tipologia di contratti
Appalto: contratto a titolo oneroso stipulato in forma scritta, tra uno o più operatori
economici e una o più stazioni appaltanti, avente ad oggetto
Concessione
Differenze
La distinzione tra appalto e concessione si fonda sulla circostanza che nella concessione,
il corrispettivo dei lavori o della fornitura dei servizi è dato esclusivamente dal diritto di
gestire l’opera o il servizio ovvero dallo stesso diritto accompagnato da un prezzo. Il
concessionario, quindi, non viene mai remunerato direttamente dalla pubblica
amministrazione, come accade per l’appaltatore, ma riceve esclusivamente i proventi
derivanti dalla gestione dell’opera o del servizio (canoni pagati dall’utenza). Su un piano
pratico, ciò significa che, mentre l’appalto crea un rapporto esclusivamente tra
l’amministrazione appaltante e quello aggiudicatario, nella concessione detto rapporto
investe anche gli utenti che fruiscono del servizio.
Amministrazioni aggiudicatrici
Enti aggiudicatori
amministrazioni aggiudicatrici
imprese pubbliche
soggetti titolari di diritti speciali o esclusivi
Stazione appaltante
amministrazioni aggiudicatrici
soggetti di cui all’art. 32 del Codice
Osservazioni
Una menzione a parte deve essere fatta alla cd. centrale di committenza e alla stazione
unica appaltante (SUA) che nel sistema delineato dal legislatore stanno acquisendo
sempre più rilevanza.
La cd. centrale di committenza, nel sistema dei contratti pubblici, è un’amministrazione
aggiudicatrice che acquista forniture o servizi o aggiudica appalti di lavori o accordi
quadro di forniture e servizi per altre amministrazioni aggiudicatici (art. 3, comma 34,
D.Lgs. 163/2006): si tratta, in sostanza, di uno strumento di centralizzazione degli acquisti
delle pubbliche amministrazioni che consente ai soggetti pubblici, soprattutto per grandi
volumi di acquisti, di risparmiare sia in termini di prezzi che di costi di gestione della
procedura. Il maggior risparmio è legato al fatto che anzicché procedere ad indire tante
singole gare di appalto, le amministrazioni interessate si rivolgono all’operatore economico
individuato dalla centrale di committenza, comunque all’esito di una procedura concorsuale,
con il quale si procede alla stipula del contratto.
La stazione unica appaltante è una centrale di committenza, da istituire, ai sensi dell’art.
13 L. 136/2010, al fine di “assicurare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della
gestione dei contratti pubblici e di prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose”.
Successivamente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30-6-2011
è stata dettata la prima disciplina delle SUA, al quale ha fatto seguito la più dettagliata
circolare del Ministro dell’interno 5-10-2011, n. 119 . La stazione unica appaltante è un
soggetto centralizzato che cura, per conto degli enti aderenti, l’intera procedura di gara per
l’aggiudicazione di contratti pubblici per la realizzazione di lavori, la prestazione di servizi e
l’acquisizione di forniture, svolgendo tale attività in ambito regionale, provinciale e
interprovinciale, comunale e intercomunale. Possono aderire alla SUA, facoltativamente: le
amministrazioni dello Stato, le Regioni, gli enti locali, gli enti pubblici territoriali, gli altri enti
pubblici non economici, gli organismi di diritto pubblico, le associazioni, unioni, consorzi, e
gli altri soggetti di cui all’art. 32 D.Lgs. 163/2006, nonché le imprese pubbliche e i soggetti
che operano in virtù di diritti speciali o esclusivi concessi loro dall’autorità competente
secondo le norme vigenti.
Quanto all’attività da svolgere, alla SUA è affidata la cura di tutte le fasi della gara che
porta all’individuazione del soggetto contraente, nonché la cura degli adempimenti relativi
all’eventuale contenzioso insorto in relazione alla procedura di affidamento.
Procedura
La prima fase del procedimento di evidenza pubblica si apre con l’adozione da parte
della P.A. di un provvedimento amministrativo o di analoga manifestazione di volontà (cd.
deliberazione a contrarre) con cui la stessa dichiara le finalità che intende perseguire ed il modo
con cui intende realizzarle: tale atto rappresenta il presupposto del futuro negozio.
In particolare, ai sensi dell’art. 11, comma 2, del Codice, la delibera a contrarre è l’atto
con il quale la P.A. manifesta la propria volontà di concludere un contratto, fornisce delle
indicazioni di massima circa la futura procedura (g li elementi essenziali del contratto, la
procedura di scelta del contraente che l’amministrazione intende adottare nonché il criterio da
seguire per selezionare l’offerta migliore) e legittima la successiva azione dell’organo esecutivo
che rappresenta l’ente.
Delibera a contrarre
Finalità: garantire la più ampia partecipazione e creare una reale concorrenza tra le ditte
partecipanti
Capitolati
Finalità: individuazione della disciplina tecnica e di dettaglio dei contratti che la P.A. vuole
concludere
Tipologia: capitolati generali, riguardano la generalità dei contratti di un certo tipo (es.:
contratti di appalto di opere pubbliche) e fissano, in via generale, le forme e le condizioni
della stipulazione, nonché le clausole fondamentali comuni a tutti i contratti di quella
specie; capitolati speciali, disciplinano il singolo rapporto concreto
Successivamente alla pubblicazione del bando, tutti i soggetti interessati, in possesso dei
requisiti richiesti, possono presentare la propria offerta.
La stipulazione di un contratto con una P.A. richiede che il soggetto contraente sia colui
che ha presentato l’offerta migliore e che possegga determinate caratteristiche e requisiti
(individuati dalla legge) che lo rendano meritorio di rivestire una simile qualifica: ciò in considerazione
della natura pubblica della P.A. e delle finalità pubbliche che la stessa deve perseguire con la propria
attività.
La scelta del soggetto contraente deve avvenire sulla base di regole procedurali definite
e criteri oggettivi che, congiuntamente, consentono di verificare la trasparenza della scelta
compiuta dall’amministrazione procedente.
Procedure
Procedura aperta
procedura in cui ogni operatore economico interessato può presentare un’offerta;
è sempre ammessa
Procedura ristretta
procedura in cui solamente gli operatori economici invitati dalle stazioni appaltanti
possono presentare un’offerta; è sempre ammessa
Procedura negoziata
— il dialogo competitivo;
— gli accordi quadro;
— i sistemi dinamici di acquisizione.
Termine dilatorio della stipulazione (cd. stand still period): si tratta di un termine che
blocca, temporaneamente, la stipulazione del contratto («il contratto non può
comunque essere stipulato») per un periodo di 35 giorni decorrente dall’invio «dell’ultima
delle comunicazioni del provvedimento di aggiudicazione definitiva»
Sospensione automatica del termine: si verifica nel caso in cui venga proposto ricorso
giurisdizionale avverso l’aggiudicazione definitiva con contestuale domanda
cautelare. L’effetto sospensivo obbligatorio decorre dal momento della notificazione
dell’istanza cautelare alla stazione appaltante e per i successivi 20 giorni
Ha effetto retroattivo, rendendo possibile l’esplicazione degli effetti del contratto sin dal
momento della sua stipula
Tutela stragiudiziale
Transazione: per questioni aventi ad oggetto diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione dei
contratti pubblici di lavori, servizi, forniture, nel rispetto delle disposizioni del codice civile
Accordo bonario: consentito solo in relazione a controversie relative a lavori pubblici che
superano un certo valore economico; esso, quindi, presenta un ambito di applicazione più
circoscritto rispetto alla transazione
Osservazioni
Tutela giudiziale
Tecnica del rinvio tra Codice dei contratti pubblici e Codice del processo amministrativo
Rito processuale in materia di affidamento di pubblici lavori, servizi e forniture, e poteri del
G.A. in ordine al contratto medio tempore stipulato, in caso di annullamento
dell’aggiudicazione definitiva, sono disciplinati negli artt. 119 e ss. c.p.a.
Controversie relative al divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici di lavori, servizi,
forniture, relative alla clausola di revisione del prezzo e al relativo provvedimento
applicativo nei contratti ad esecuzione continuata o periodica, nell’ipotesi di cui all’art. 115
del D. Lgs. 163/2006, nonchè quelle relative ai provvedimenti applicativi
dell’adeguamento dei prezzi, ai sensi dell’art. 133, commi 3 e 4, dello stesso Codice dei
contratti
Osservazioni
Con riferimento al potere del giudice di dichiarare, nello stesso giudizio in cui viene
pronunciato l’annullamento dell’aggiudicazione definitiva, l’inefficacia del contratto medio
tempore stipulato e di disporre le sanzioni alternative da applicare, si osserva che il
legislatore ha previsto due ordini di cause che generano l’inefficacia del contratto.
In particolare:
a) il contratto è inefficace quando l’amministrazione abbia commesso, durante la procedura
concorsuale, gravi violazioni: si tratta, per lo più, di ipotesi legate alla mancata pubblicità
della gara o al mancato rispetto del termine dilatorio o della sospensione obbligatoria del
termine per la stipulazione del contratto. In tal caso, il giudice dichiara l’inefficacia e decide
se la privazione degli effetti sia retroattiva o soltanto limitata alle prestazioni ancora da
eseguire. Inoltre, il contratto, benché gravemente viziato, resta efficace se giustificato da
esigenze imperative connesse ad un interesse generale;
b) il contratto è inefficace quando sia stato stipulato all’esito di una procedura concorsuale
comunque viziata, quando, però, tali vizi non rientrano tra le “gravi violazioni”: in tal
caso, è rimessa alla discrezionalità del giudice, la decisione in ordine alla possibilità di
dichiarare inefficace il contratto, fissandone la decorrenza.
Acquisti centralizzati
Strumenti di attuazione
convenzioni Consip
Mercato Elettronico della pubblica amministrazione
Differenze
Nozione: si definisce contratto ad oggetto pubblico quello che intercorre tra pubbliche
amministrazioni o tra queste e i soggetti privati, caratterizzato dalla mancanza di parità tra i
contraenti, propria del contratto di diritto privato: ed infatti, uno di essi, l’amministrazione, ricopre una
posizione di supremazia rispetto all’altro contraente.
Peculiarità di tali tipi di contratti è, invece, l’oggetto pubblico, costituito da un bene di cui
solo la P.A. può disporre.
Classificazioni
Tipi
Concessioni che attribuiscono ai privati utilità derivanti da beni pubblici che danno luogo
ad effetti giuridici patrimoniali
Osservazioni
Presupposti
Contenuto
Tipi
Osservazioni
Disciplina
Profili giurisdizionali
Eccezioni
L’art. 13 L. 241/1990 esclude l’applicabilità delle norme sulla partecipazione (Capo III della
L. 241/1990, fra le quali la disposizione sugli accordi) ai procedimenti diretti
all’emanazione di
atti normativi
atti amministrativi generali
atti di programmazione e di pianificazione
Disciplina
Art. 34 D.Lgs. 267/2000
Art. 15 L. 241/1990
Art. 11, co. 2 e 3, L. 241/1990 se compatibili
Soggetti
Necessari
soggetti promotori; Presidenti delle Regioni, delle Province, ovvero i Sindaci che
hanno competenza primaria o prevalente sull’opera da eseguire
Eventuali
Procedimento
Fase dell’iniziativa
Fase istruttoria
Fase conclusiva
Fase integrativa dell’efficacia
Effetti
L’accordo di programma obbliga le parti stipulanti ad ottemperare agli impegni assunti con
lo stesso
Profili giurisdizionali
Devoluzione alla giurisdizione esclusiva del G.A. delle controversie relative alla
formazione, alla conclusione e all’esecuzione di tali accordi (art. 133 c.p.a.)
In sintesi
La pubblica amministrazione, nel perseguire i suoi fini, non si avvale unicamente di forme e
mezzi previsti dal diritto pubblico, ma può anche utilizzare, al pari dei soggetti privati, i
negozi di diritto privato. In questo caso la P.A. si pone sullo stesso piano del privato
cittadino e non agisce in veste di organo pubblico, dotato di potere di imperio e di
autotutela, ma come qualsiasi altro soggetto, con i suoi stessi diritti e doveri.
Appare evidente, infatti, come un’attività amministrativa che si esplichi mediante atti
autoritativi unilaterali non assicura alcuna adesione delle parti private alle scelte della
P.A.; in uno Stato democratico, che consenta ai cittadini di resistere in giudizio contro i
provvedimenti, ciò implica un alto grado di conflittualità e, in definitiva, un rallentamento ed
una perdita di efficacia dell’azione amministrativa. È per questo motivo che, negli ultimi anni,
la legislazione in materia di atti e procedimenti si è evoluta da un modello di esercizio
autoritativo-unilaterale ad un modello di esercizio consensuale-contrattuale della
potestà amministrativa.
Un momento fondamentale di questa evoluzione si è registrato con riguardo alla materia dei
contratti pubblici, disciplinata dal D.Lgs. 163/2006, e degli accordi integrativi e sostitutivi
del provvedimento (art. 11 L. 241/1990). L’uso di questi ultimi è stato generalizzato dalla L.
15/2005, che ha abrogato il principio di tipicità degli accordi sostitutivi.
PARTE QUINTA
1. La disciplina dei beni della P.A.: profili introduttivi • 2. La tradizionale distinzione dei
beni pubblici: beni demaniali e beni patrimoniali • 3. I beni demaniali • 4. Beni
patrimoniali indisponibili • 5. Utilizzazione dei beni pubblici • 6. Tutela dei beni
demaniali (art. 823, co. 2, c.c.) • 7. I beni patrimoniali disponibili • 8. I diritti reali della
P.A. su beni altrui • 9. Acquisto dei diritti reali della P.A. • 10. La tutela giurisdizionale in
tema di beni pubblici
Privati
Pubblici
Beni pubblici
Soggettivo
Oggettivo
Misto
Regime giuridico
Caratteri
Distinzioni
Demanio necessario
beni di appartenenza sia pubblica che privata ma laddove di proprietà dello Stato
o di altro ente pubblico, sono demaniali
Demanio regionale
Regioni ordinarie
— art. 11 L. 281/1970
Regioni speciali
Demanio provinciale
art. 824 c.c (strade provinciali)
cimiteri
mercati comunali
Regime giuridico
Sono inalienabili (art. 823 c.c.), salvo eccezioni previste dalla legge (D.P.R. 283/2000)
Non sono suscettibili di acquisto a titolo originario per usucapione (artt. 823 e 1145 c.c.)
Il diritto di proprietà pubblica è imprescrittibile
Sono insuscettibili di espropriazione forzata
La demanialità si estende anche alle pertinenze e alle servitù
Il passaggio di beni dal demanio al patrimonio dello Stato deve essere dichiarato
dall’autorità amministrativa (art. 829 c.c.)
acquisto mediante realizzazione, per legge, del bene da parte dell’ente pubblico
territoriale; perdita mediante atto di declassificazione
la demanialità del bene accessorio viene meno con la manifesta volontà della
P.A. di sottrarre la pertinenza alla sua funzione
Osservazioni
Concetto
Carattere
Indisponibilità
4.2 • Elencazione
Principali categorie
Foreste
Miniere
Acque minerali e termali
Cave e torbiere
Beni di interesse storico-archeologico-artistico
Beni militari (non rientranti nel demanio militare)
Beni costituenti la dotazione del P.d.R.
Arredi ed edifici sede dei pubblici uffici
Regime giuridico
Art. 828 c.c. (non possono essere sottratti alla destinazione se non nei modi stabiliti
dalla legge)
Venuta ad esistenza
Acquisto in proprietà dell’ente
Destinazione
Generale (chiunque)
— diritto soggettivo a che non sia impedito il libero godimento dello stesso
legge
atto amministrativo di concessione
concessione-contratto
contratto di diritto privato
Tutela amministrativa
Autotutela decisoria
Autotutela esecutiva
azioni petitorie
azioni possessorie
7. I beni patrimoniali disponibili
Nozione: Fanno parte del patrimonio disponibile dello Stato e degli altri enti pubblici
tutti i beni ad essi appartenenti diversi da quelli demaniali e da quelli patrimoniali indisponibili.
Categorie
Alienazione
Differenze
I beni patrimoniali disponibili non sono beni pubblici, ma solo beni di proprietà di un ente
pubblico. Essi si distinguono dai beni indisponibili per i seguenti profili:
1) carattere prevalentemente redditizio: i beni del patrimonio disponibile hanno un valore
economico e sono usati dalla P.A. affinché producano reddito;
2) mancanza di una destinazione attuale ad un pubblico servizio.
Diritti reali
Acquisto
Ex lege
Atti o fatti di diritto comune (art. 922 c.c.)
atti di acquisto
— negozi giuridici
— provvedimenti giudiziari di esecuzione
La pubblica amministrazione, per il raggiungimento dei suoi scopi, si avvale non soltanto di
soggetti, ma anche di beni (mobili ed immobili) che rappresentano la categoria dei cd.
«beni pubblici»: questi si differenziano dai beni «privati» in quanto sono sottoposti ad un
diverso regime giuridico. Più propriamente, col termine di beni pubblici viene indicato il
complesso dei beni appartenenti, a qualsiasi titolo, allo Stato o ad un altro ente pubblico,
siano essi destinati direttamente al servizio della collettività mediante l’uso immediato,
oppure siano diretti a procurare i mezzi da impiegare nell’approntamento dei servizi di
pubblica utilità.
I beni pubblici si distinguono in due grandi categorie:
— beni demaniali, indicati nel loro complesso col termine demanio (art. 822 c.c.);
— beni patrimoniali indisponibili (art. 826 c.c.).
Capitolo 2
Diritto di proprietà
Art. 42 Cost.
Diritto assoluto
potere di usare, fruire e disporre di una cosa nei confronti di chiunque e nei limiti
fissati dalla legge
Regime giuridico
Limiti negativi
Obblighi positivi
Nozione: l’urbanistica è quella branca del diritto che ha per oggetto le norme che
regolano lo svolgimento delle attività di trasformazione del territorio.
Legislazione fondamentale
territoriale di coordinamento
— provinciale di coordinamento
— urbanistica metropolitana
regolatore generale
programma di fabbricazione
intercomunale
di sviluppo urbanistico delle Comunità montane
dell’area o del nucleo di sviluppo industriale
territoriale paesistico
particolareggiato
di lottizzazione
di edilizia economica e popolare
di recupero
programma pluriennale di attuazione
comparto edificatorio
Quella dei vincoli è una tematica che raccorda la materia della pianificazione urbanistica
con quella dell’espropriazione (cfr. gli artt. 9-11 T.U. espropriazione; sul punto v. anche amplius Cap.
successivo).
In particolare, i vincoli conformativi trovano la loro ratio nell’art. 42 Cost., da cui deriva il
cd. potere conformativo della P.A., ossia il potere di connotare giuridicamente, in senso limitativo, il
diritto di proprietà. Essi discendono dalle cd. zonizzazioni del territorio comunale o di parte di esso,
con cui si incide su una generalità di beni e, quindi, nei confronti di una pluralità indifferenziata di
soggetti. Viceversa, i vincoli preordinati all’esproprio sono quelle previsioni urbanistiche
(localizzazioni) che incidono direttamente su un bene determinato, apponendovi un vincolo funzionale
alla realizzazione di un’opera pubblica, ex se incompatibile con la persistenza della proprietà privata.
Vincoli posti con il piano regolatore generale
Vincoli conformativi
assoluti o relativi
derivano dalle zonizzazioni
destinati ad aree verdi o a bassa urbanizzazione
Nozione: l’edilizia è quella branca del diritto urbanistico che si occupa specificamente
degli aspetti esecutivi dell’attività edilizia. Per attività edilizia si intende la costruzione di manufatti
stabili destinati a soddisfare bisogni abitativi o produttivi.
Il diritto ad edificare, o jus aedificandi, spetta — come ha riconosciuto la Corte
costituzionale con la famosa sentenza n. 5 del 1980 — al proprietario del suolo su cui viene
costruito il manufatto, e costituisce quindi estrinsecazione del diritto di proprietà. Tuttavia, l’attività
edilizia è sottoposta all’esplicazione di poteri amministrativi finalizzati al controllo sull’assetto del
territorio e sullo sviluppo urbanistico.
La disciplina dell’edilizia è oggi contenuta nel D.P.R. 380/2001, Testo Unico dell’edilizia,
che ha razionalizzato l’intera materia. Tale provvedimento normativo è stato, nel tempo oggetto di
numerose modifiche, sia dirette che indirette, che hanno interessato le diverse ipotesi in cui può
esplicarsi l’attività edilizia e la disciplina dei titoli edilizi eventualmente necessari per realizzare gli
interventi.
Sistema delle attività edilizie realizzabili e relativi titoli edilizi (D.P.R. 380/2001)
Attività edilizia totalmente libera: comprende quegli interventi edilizi per la cui
realizzazione non è richiesto alcun titolo abilitativo né è prevista alcuna specifica
comunicazione all’ente comunale
Attività edilizia libera previa comunicazione di inizio dei lavori: ricomprende interventi
edilizi che possono essere eseguiti senza il rilascio di alcun titolo abilitativo, ma che
necessitano della previa comunicazione dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato al
Comune
Attività edilizia soggetta a permesso di costruire: sono soggetti al previo rilascio del
detto titolo abilitativo gli interventi edilizi indicati all’art. 10 D.P.R. 380/2001
Attività edilizia soggetta alla cd. “super-d.i.a.”: rientrano in tale tipologia gli interventi
edilizi (ad es. quelli ex art. 22, co. 3, D.P.R. 380/2001) che, per espressa previsione della
normativa statale o regionale, possono essere realizzati mediante d.i.a. (denuncia di inizio
attività) in via alternativa o sostitutiva rispetto al permesso di costruire
artt. 22 e 23 D.P.R. 380/2001 nonché art. 5, co. 2, lett. c), D.L. 70/2011, conv. in L.
106/2011
Attività edilizia soggetta a s.c.i.a.: possono essere realizzati con la segnalazione di inizio
attività – s.c.i.a. (che ha sostituito l’originaria denuncia di inizio attività – d.i.a.) tutti i restanti
interventi edilizi non rientranti nelle precedenti ipotesi
artt. 22 e 23 D.P.R. 380/2001 nonché art. 5, co. 2, lett. b) e c), D.L. 70/2011, conv.
in L. 106/2011
5. Il permesso di costruire
Interventi da sottoporre al rilascio del permesso di costruire (art. 10 D.P.R. 380/2001, come
novellato dal D.L. 69/2013, conv. in L. 98/2013, cd. “decreto fare”)
Procedura di rilascio del permesso di costruire (art. 20 D.P.R. 380/2001, come sostituito dal D.L.
70/2011, conv. in L. 106/2011 e novellato dal D.L. 83/2012, conv. in L. 134/2012 e dal D.L. 69/2013,
conv. in L. 98/2013)
La domanda per il rilascio del permesso di costruire va presentata allo sportello unico
corredata da un’attestazione concernente il titolo di legittimazione e dagli elaborati
progettuali richiesti. La domanda è accompagnata da una dichiarazione del progettista
abilitato che asseveri la conformità del progetto agli strumenti urbanistici approvati ed
adottati, ai regolamenti edilizi vigenti, e alle altre normative di settore aventi incidenza sulla
disciplina dell’attività edilizia (in particolare con riguardo alle norme antisismiche, di
sicurezza, antincendio e igienico-sanitarie)
Lo sportello unico comunica entro dieci giorni al richiedente il nominativo del responsabile
del procedimento che, entro 60 giorni dalla presentazione della domanda, cura l’istruttoria,
acquisisce i prescritti pareri e gli atti di assenso necessari e formula una proposta di
provvedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la qualificazione tecnico-
giuridica dell’intervento richiesto. Il responsabile del procedimento, inoltre, qualora ritenga
che ai fini del rilascio del permesso di costruire sia necessario apportare modifiche di
modesta entità rispetto al progetto originario, può richiedere tali modifiche
Se entro il citato termine di 60 giorni non sono intervenute le intese, i concerti, i nulla osta o
gli assensi, comunque denominati, delle altre amministrazioni pubbliche, o è intervenuto il
dissenso di una o più amministrazioni interpellate, qualora tale dissenso non risulti fondato
sull’assoluta incompatibilità dell’intervento, il responsabile dello sportello unico indice una
conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti L. 241/1990. Le amministrazioni
che esprimono parere positivo possono non intervenire alla conferenza di servizi e
trasmettere i relativi atti di assenso, dei quali si tiene conto ai fini dell’individuazione delle
posizioni prevalenti per l’adozione della determinazione motivata di conclusione del
procedimento
Il provvedimento finale, che lo sportello unico provvede a notificare all’interessato, è
adottato dal dirigente o dal responsabile dell’ufficio, entro il termine di trenta giorni dalla
proposta. Dell’avvenuto rilascio del permesso di costruire è data notizia al pubblico
mediante affissione all’albo pretorio
Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente
o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di
permesso di costruire si intende formato il silenzio assenso, fatti salvi i casi in cui
sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali
Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto a vincolo (ambientale,
paesaggistico, culturale) il termine di 30 giorni decorre dal rilascio del relativo atto di
assenso e il procedimento si conclude con l’adozione di un provvedimento espresso (ai
sensi dell’art. 2 L. 241/1990 sul procedimento amministrativo). In caso di diniego dell’atto
di assenso, eventualmente acquisito in conferenza di servizi, decorso il termine per
l’adozione del provvedimento finale, la domanda di rilascio si intende respinta. Il
responsabile del procedimento trasmette al richiedente il provvedimento di diniego
dell’atto di assenso entro cinque giorni dalla data in cui viene acquisito agli atti
Ove il fatto non costituisca più grave reato, chiunque, nelle dichiarazioni o attestazioni o
asseverazioni dichiara o attesta falsamente l’esistenza dei requisiti o dei presupposti per il
rilascio del permesso di costruire è punito con la reclusione da uno a tre anni
6. La segnalazione certificata di inizio attività (s.c.i.a.) in
materia edilizia
La s.c.i.a. è uno strumento di liberalizzazione delle attività private, che rinviene la sua
disciplina nell’art. 19 L. 241/1990: essa, infatti, sostituisce, a determinate condizioni, «ogni atto di
autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque
denominato». L’istituto è stato introdotto nella legge sul procedimento (in sostituzione della
precedente dichiarazione di inizio attività) dall’art. 49, comma 4bis, D.L. 78/2010, conv. in L.
122/2010, il quale, però, non ha, nel contempo, modificato le disposizioni del D.P.R. 380/2001 in
materia di d.i.a. – denuncia di inizio attività, creando così un dubbio interpretativo.
L’applicazione della s.c.i.a. alla materia edilizia è stata controversa fino all’approvazione
d e l D.L. 70/2011, conv. in L. 106/2011, che, all’art. 5, comma 2., lett. c), ha previsto che «le
disposizioni di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241 si interpretano nel senso che le
stesse si applicano alle denunce di inizio attività in materia edilizia disciplinate dal decreto del
Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380».
Restano escluse dall’applicazione della s.c.i.a. edilizia, e troverà ancora applicazione la
cd. “super-d.i.a.” (come definita nella prassi), le ipotesi in cui la denuncia, in base alla normativa
statale o regionale, sia alternativa o sostitutiva al permesso di costruire (art. 22, comma 3, D.P.R.
380/2001).
Per una disamina della s.c.i.a. si rinvia alla Parte IV, Cap. 4, par. 2.
Osservazioni
L’art. 6 del D.P.R. 380/2001 , come sostituito D.L. 40/2010, conv. in L. 73/2010 e novellato
dai decreti legge 83/2012 e 69/2013, come rispettivamente convertiti, individua le categorie
di interventi edilizi cd. liberi, cioè quelli che per la loro realizzazione non necessitano di
alcun titolo abilitativo: si tratta, in sostanza, di interventi che, come osservato dalla dottrina
(LATTANZI), costituiscono «pura espressione del diritto di proprietà».
La norma, in particolare, ai commi 1 e 2, individua, rispettivamente, le ipotesi in cui gli
interventi sono totalmente liberi e quelle in cui gli interventi, pur non necessitando di alcun
titolo autorizzatorio, sono subordinati alla previa comunicazione, anche per via telematica,
dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato all’amministrazione comunale.
Rientrano tra le ipotesi di interventi totalmente liberi: a) gli interventi di manutenzione
ordinaria; b) gli interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino
la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma
dell’edificio; c) le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano
carattere geognostico e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato; d) i
movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-
silvo-pastorali; e) le serre mobili stagionali, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola.
La ratio di tale previsione, che consente la realizzazione dei detti interventi senza alcun titolo
legittimante, è da rinvenire nella attitudine degli stessi a determinare un impatto
urbanistico minimo, se non irrilevante.
Ai sensi del comma 2 della disposizione in questione, gli interventi liberi ma subordinati
alla preventiva comunicazione di inizio lavori sono: 1) gli interventi di manutenzione
straordinaria, sempre che non riguardino le parti strutturali dell’edificio, non comportino
aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri
urbanistici; 2) le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e
ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità; 3) le opere di
pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta; 4) i pannelli solari e
fotovoltaici, a servizio degli edifici; 5) le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di
arredo delle aree pertinenziali degli edifici; 6) le modifiche interne di carattere edilizio sulla
superficie coperta dei fabbricati adibiti ad esercizio di impresa ovvero le modifiche della
destinazione d’uso dei locali adibiti ad esercizio di impresa.
Capitolo 3
Il potere ablatorio è quello con cui una pubblica amministrazione, per un vantaggio della
collettività, sacrifica l’interesse ad un bene della vita di un privato cittadino (GIANNINI).
Le forme e l’intensità del sacrificio imposto variano in relazione ai diversi provvedimenti:
esso può consistere nella semplice limitazione di una facoltà, nell’imposizione di un obbligo o,
ancora, nell’estinzione di un diritto del privato (es.: espropriazione).
Personali
Obbligatori
Reali
2.1 • Presupposti
Parti
Indennizzo
— unico
— giusto
Fonte normativa
D.P.R. 327/2001, cd. Testo Unico in materia espropriativa, sostanzialmente modificato dal
D.Lgs. 302/2002 ed entrato in vigore il 30 giugno 2003
Procedimento
Apposizione del vincolo (approvazione del piano urbanistico generale, o variante, che
prevede l’esecuzione dell’opera pubblica)
Aree destinate ad opere private di pubblica utilità: valore venale del bene, tranne per
le opere rientranti nell’edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata
Tale occupazione è consentita solo nei casi previsti dal legislatore, e cioè
Retrocessione
Totale
Retrocessione
Parziale
Il problema della occupazione illegittima di un’area da parte della P.A. con conseguente
irreversibile trasformazione della stessa è stato affrontato in più occasioni sia dalla giurisprudenza
che dal legislatore: attualmente tale questione rinviene una disciplina positiva nell’art. 42bis D.P.R.
327/2001, Testo Unico delle espropriazioni, introdotto dal D.L. 6-7-2011, n. 98, conv. in L. 15-7-
2011, n. 111.
Con la detta norma, concernente l’ipotesi in cui un’autorità utilizzi senza titolo un bene
immobile per scopi di interesse pubblico, il legislatore ha previsto che il bene in questione,
modificato in assenza di un valido ed efficace provvedimento di esproprio o dichiarativo della
pubblica utilità, può essere acquisito, non retroattivamente, al patrimonio indisponibile dell’autorità
che lo utilizza, previa valutazione degli interessi in conflitto e dietro corresponsione al proprietario di
un indennizzo per il pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale subìto. Quest’ultimo viene
forfettariamente determinato dal legislatore nella misura del dieci per cento del valore del bene.
L’istituto si applica quando sia stato annullato il precedente atto da cui era sorto il vincolo
preordinato all’esproprio ovvero l’atto che aveva dichiarato la pubblica utilità di un’opera o il decreto
di esproprio, nonché durante la pendenza di un giudizio per l’annullamento dei menzionati atti, ma a
condizione che l’amministrazione, che ha adottato il precedente atto impugnato, lo ritiri.
Considerato che il provvedimento di acquisizione comporta il passaggio del diritto di
proprietà del bene (sotto condizione sospensiva del pagamento delle somme dovute ovvero del loro
deposito presso la Cassa depositi e prestiti S.p.A.), esso deve essere trascritto presso la
Conservatoria dei registri immobiliari a cura dell’amministrazione procedente e trasmesso in copia
all’ufficio competente all’aggiornamento degli elenchi degli atti da cui deriva la dichiarazione di
pubblica utilità ovvero con cui è disposta l’espropriazione. La stessa autorità procedente, poi, deve
trasmettere una copia integrale del provvedimento di acquisizione, entro 30 giorni, alla Corte dei
conti.
Oggetto
Ipotesi
Requisizione in uso
Occupazione temporanea
Nozione: gli atti ablativi di urgente necessità sono quelli che la legge disciplina molto
sommariamente, fissando soltanto i presupposti di urgenza indispensabili per la loro adozione; tali
atti sono, quindi, atipici dal punto di vista contenutistico e sono legittimi se adottati nei soli casi
tassativi stabiliti dal legislatore.
Tipi
Occupazione di urgenza
occupazioni necessitate da forza maggiore (eventi naturali calamitosi)
occupazioni necessitate dall’urgenza di eseguire opere dichiarate indifferibili e
urgenti
Requisizione di urgenza
— beni mobili
— beni immobili: requisizione in uso
Confisca sanzionatoria
Provvedimento
sanzionatorio
repressivo
successivo
ablativo (ma ricade non nell’art. 42, co. 3, Cost. bensì nell’art. 25, co. 2, Cost.)
Sequestro amministrativo
Atto ablativo
Atto prettamente cautelare
Osservazioni
La confisca sanzionatoria è disciplinata in via generale dagli artt. 20-22 della L. 24-11-
1981, n. 689, che la configurano come una sanzione amministrativa accessoria a quella
consistente nel pagamento di una somma di danaro. Ne sono previste due ipotesi:
— la confisca facoltativa, che può avere ad oggetto le cose che servirono o furono
destinate a commettere l’illecito amministrativo;
— la confisca obbligatoria, che deve avere ad oggetto le cose che sono il prodotto
dell’illecito amministrativo, sempre che appartengano ad uno degli autori dell’illecito.
Si ricordi che all’art. 20 cit. è stata, di recente, introdotta una particolare ipotesi di
confisca obbligatoria: infatti, è previsto che, in caso di violazioni gravi o reiterate, in
materia di tutela del lavoro, di igiene sui luoghi di lavoro e di prevenzione degli
infortuni, è sempre disposta la confisca amministrativa delle cose che servirono o furono
destinate a commettere la violazione o delle cose che ne sono il prodotto, anche se non
viene emessa l’ordinanza-ingiunzione di pagamento. Tale previsione, tuttavia, non si applica
se la cosa appartiene a soggetto estraneo alla violazione amministrativa ovvero quando, in
relazione ad essa è consentita la messa a norma e quest’ultima risulta effettuata secondo
le disposizioni vigenti (art. 20, comma 4, L. 689/1981, introdotto dal D.L. 12-11-2010, n.
187, conv. in L. 17-12-2010, n. 217, recante misure urgenti in materia di sicurezza
pubblica).
Il sequestro amministrativo, a sua volta, differisce dalla confisca in quanto comporta una
indisponibilità temporanea del bene alla quale non corrisponde, pertanto, pro facto
un effetto ablativo della titolarità del bene per il destinatario del provvedimento. Ciò
deriva dal fatto che mentre la confisca è una conseguenza dell’illecito ed è accessoria ad
altra sanzione amministrativa principale, il sequestro è atto prettamente cautelare,
adottato in via preventiva, per salvaguardare la collettività dai rischi derivanti dalla
pericolosità di un bene (CASETTA).
In sintesi
Nozione: la P.A., nel provvedere alla realizzazione dei suoi compiti (con mezzi di diritto
pubblico o con mezzi di diritto privato), entra in rapporto con altri soggetti giuridici, nei confronti dei
quali assume spesso degli obblighi.
Primari
Obblighi di fare
Obblighi di dare
Secondari
La violazione dei detti obblighi comporta una responsabilità per la P.A. che, dal punto di
vista giuridico, è chiamata a rispondere di un certo fatto e a sopportarne le conseguenze previste
dalla legge.
Responsabilità giuridica
Civile
Penale
Amministrativa
Responsabilità civile
Contrattuale
violazione di un obbligo derivante da un preesistente rapporto obbligatorio
Extracontrattuale
violazione del principio del neminem laedere (si basa sui medesimi principi del
diritto privato, con la necessaria presenza della imputabilità della condotta alla
P.A.)
Poi vi è un terzo tipo di responsabilità civile, cd. precontrattuale. Questa discende dalla
violazione delle norme che regolano la fase delle trattative in ambito contrattuale.
Natura giuridica
gli enti non hanno capacità di agire e perciò sono costretti a mutuarla dalle
persone fisiche
Riferimenti normativi
attiva
omissiva
dolo
colpa
Evento dannoso
Rapporto
Solidarietà e concorrenza alternativa rispetto a quella (diretta) del dipendente
Fonti
Art. 28 Cost.
Normativa in tema di pubblico impiego
Presupposti
Dolo
Colpa grave
Legittima difesa
Violenza fisica
Responsabilità oggettiva
responsabilità dei padroni e committenti (art. 2049 c.c.) e del proprietario (art.
2054, co. 3, c.c.)
— responsabilità indiretta
presunzione di colpa a carico di chi svolge un’attività pericolosa (art. 2050 c.c.)
— è discussa la configurabilità in capo alla P.A., visto che questa persegue finalità pubbliche
Responsabilità per cose in custodia (art. 2051 c.c.)
Responsabilità
Contrattuale
individuazione dei principi generali previsti dal codice civile (art. 1218 c.c.)
8. La responsabilità precontrattuale
Responsabilità
Precontrattuale
violazione dei principi di correttezza e buona fede (artt. 1337 e 1338 c.c.); nei
contratti ad evidenza pubblica si configura qualora la P.A.
Osservazioni
Indennizzo
La questione del risarcimento dei danni derivanti dalla lesione di interessi legittimi è
particolarmente delicata perché ha visto schierarsi su opposti fronti una giurisprudenza per lo più
arroccata su posizioni negative e una parte della dottrina che evidenziava una carenza all’interno del
sistema, la quale si traduceva in un sostanziale svantaggio per il privato.
Prima della storica sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n. 500/1999, che ha
statuito la risarcibilità degli interessi legittimi, sia pretesivi che oppositivi, il panorama dottrinale e
giurisprudenziale era così schematizzabile:
Dottrina e giurisprudenza
posizione caratterizzata dal fatto di non avere alcun punto di contatto con il diritto
soggettivo
interesse che coesiste con una posizione di diritto soggettivo che necessita
dell’atto di rimozione per poter esplicare la sua operatività
Art. 7 L. 205/2000
il legislatore con tale norma ha innovato il sistema di riparto di giurisdizione tra
G.O. e G.A., attribuendo a quest’ultimo le controversie risarcitorie non solo nei
casi di giurisdizione esclusiva ma anche nei casi di giurisdizione generale di
legittimità
Responsabilità civile
intesa alla soddisfazione patrimoniale del danno cagionato
Responsabilità penale
Responsabilità disciplinare
Responsabilità contabile
Agenti contabili
Coloro che maneggiano pubblico denaro
Coloro che hanno in consegna beni o valori pubblici
Danno erariale
Danno da disservizio
Sanzione amministrativa
Pagamento di una somma di danaro non inferiore a 10 euro e non superiore a 15.000
euro, salvo che si tratti di sanzione proporzionale
della gravità della violazione, desunta da ogni circostanza del fatto concreto
dell’opera svolta dall’agente per eliminare o attenuare le conseguenze dannose
del fatto (provvedimento)
della personalità del trasgressore
delle condizioni economiche del trasgressore
Differenze
Tutte le forme di illecito presentano un aspetto comune, dato dalla violazione di una
regola posta dall’ordinamento.
Nell’illecito civile la norma violata è posta a tutela di interessi individuali e patrimoniali,
mentre nell’illecito amministrativo la norma mira a tutelare interessi di carattere pubblico.
Allorquando, invece, si tratta di distinguere l’illecito amministrativo dall’illecito penale, il
discorso si complica perché per entrambi vengono in rilievo interessi pubblicistici.
A tal proposito è possibile individuare due orientamenti:
— il primo fa leva sul fatto che l’illecito amministrativo può consistere, a differenza di quello
penale, anche nella violazione del provvedimento amministrativo;
— il secondo individua la distinzione de qua, nel fatto che l’illecito penale è posto a tutela di
un interesse generale, mentre l’illecito amministrativo mira a tutelare interessi pubblici
specifici di cui la P.A. è attributaria.
PARTE SESTA
I SERVIZI PUBBLICI
1. Le funzioni pubbliche • 2. Lo sviluppo dei compiti pubblici nello Stato sociale. I servizi
pubblici: teoria soggettiva ed oggettiva • 3. I servizi pubblici locali • 4. La riforma dei
servizi pubblici locali (SPL) • 5. L’affidamento in house
Capitolo Unico
1. Le funzioni pubbliche
Nozione: le funzioni amministrative designano attività non libere nel loro fine ma intese
alla cura di interessi altrui e segnatamente di interessi pubblici, cioè pertinenti alla collettività,
predeterminati ed individuati in sede politica. La funzione amministrativa in senso tecnico è rivolta alla
cura degli interessi collettivi, assicurata mediante l’esercizio di poteri amministrativi di stampo
pubblicistico.
Teoria soggettiva
Teoria oggettiva
Disciplina normativa
art. 23bis D.L. 25-6-2008, conv. in L. 6-8-2008 (mod. dal D.L. 135/2009, conv. in L.
166/2009)
— in via eccezionale
— a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipate dall’ente locale aventi i requisiti
previsti dall’ordinamento UE per la gestione in house (v. infra)
art. 3bis
— lo svolgimento dei SPL viene organizzato in base ad ambiti o bacini territoriali omogeni definiti
dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano
— la dimensione degli ambiti o bacini territoriali non deve essere inferiore a quella del territorio
provinciale
art. 4
art. 34
— obbligo per l’ente affidante di pubblicare sul proprio sito una relazione che evidenzia le ragioni e
la sussistenza dei requisiti previsti dall’UE per la forma di affidamento prescelta
Osservazioni
5. L’affidamento in house
Nozione: la cd. gestione in house contrassegna l’ipotesi in cui una P.A. si avvale di
soggetti sottoposti al suo penetrante controllo, al fine di reperire determinati beni e servizi ovvero per
erogare alla collettività prestazioni di pubblico servizio. È questa una modalità derogatoria di
affidamento di servizi pubblici locali rispetto alle modalità di affidamento della gestione attraverso
l’evidenza pubblica.
Controllo sulla società da parte dell’ente pubblico proprietario, (attraverso una relazione di
subordinazione gerarchica) analogo a quello esercitato su propri servizi
esistenza di una relazione gerarchica, tale da non residuare alcun potere
decisionale autonomo in capo al controllato
In sintesi
La nozione di «servizio pubblico» è una delle più complesse che la teoria del diritto pubblico
e amministrativo abbia cercato di dare: è un concetto che si colloca a confine tra il
«pubblico» e il «privato», in una sorta di zona grigia i cui limiti mutano costantemente nel
tempo a seguito di trasformazioni socio-economiche, del riassetto dei compiti dello Stato,
nonché per l’evoluzione tecnico-scientifica o per l’insorgere di nuovi bisogni della collettività
cui i pubblici poteri sono chiamati a far fronte.
Il legislatore non ha mai fornito una nozione espressa di servizio pubblico capace di
resistere al mutare delle condizioni sopra illustrate e, conseguentemente, la dottrina non ha
avuto a disposizione precisi e univoci termini di riferimento su cui fondare le proprie
ricostruzioni teoriche (TRETOLA). Secondo un primo filone di pensiero è giusto il riferimento
a criteri di carattere soggettivo; pertanto deve intendersi come servizio pubblico qualunque
attività svolta, direttamente o indirettamente, dalla P.A. Per altri (NIGRO-POTOTSCHING),
invece, è più opportuno ancorare la qualificazione pubblica di un servizio ad un dato
oggettivo, considerando tali quelle attività esercitate sotto il potere direttivo di un organo
pubblico, indipendentemente dal fatto che a svolgerle in concreto sia un soggetto pubblico o
privato. Infine, non manca chi (GIANNINI) pone l’attenzione sul fatto che nell’esercizio di un
servizio pubblico si riscontra l’esercizio di un potere di «autonormazione» diverso da quello
dell’ordinamento statale. Si ricordi, in conclusione sull’argomento, che le modalità di
affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, secondo consolidata
giurisprudenza costituzionale, attengono alla materia della «tutela della concorrenza», di
competenza esclusiva statale, tenuto conto della loro incidenza diretta sul mercato e in
quanto «strettamente funzionale alla gestione unitaria del servizio» (in tal senso, cfr. Corte
cost., 20-3-2013, n. 46).
PARTE SETTIMA
LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA
1. La giurisdizione della Corte dei conti • 2. I Tribunali delle acque (R.D. 1775/1933) • 3.
Altri organi speciali di giustizia amministrativa • 4. Il contenzioso tributario • 5. I conflitti
di giurisdizione e di attribuzione
Capitolo 1
1. Profili generali
Principi fondamentali
Principio dell’autonomia del potere giudiziario (rispetto del principio della separazione dei
poteri: art. 101 Cost., a norma del quale i giudici sono soggetti soltanto alla legge)
Principio di legalità della azione amministrativa, la cui conformità alla legge viene
accertata dall’autorità giudiziaria
Rimedi giurisdizionali
ricorso al G.A.
ricorso al G.O.
Rimedi amministrativi
ricorso gerarchico
ricorso in opposizione
ricorso al Presidente della Repubblica
Il sistema della doppia giurisdizione (o del doppio binario) si basa principalmente sulla
distinzione tra diritti soggettivi ed interessi legittimi. Proprio la coesistenza di due diversi ordini
di giurisdizione aventi una propria e differenziata competenza ha posto notevoli problemi in ordine
all’identificazione di criteri idonei ad operare il necessario riparto. Numerose sono state le teorie
susseguitesi nel tempo.
Teorie
attività di gestione
Teoria del petitum (in relazione alla natura del provvedimento richiesto) (SCIALOJA)
Osservazioni
Fra i tanti possibili, il criterio oggi ritenuto maggioritario è quello relativo alla causa petendi
(o petitum sostanziale) posto dalla Corte di Cassazione.
Con sentenza del 4-7-1949, n. 1657, le Sezioni Unite della Corte hanno posto con chiarezza
il criterio discretivo fra i due ordini di giurisdizioni, osservando che: «tutte le volte che si
lamenta il cattivo uso del potere dell’amministrazione, si fa valere un interesse legittimo e
la giurisdizione è del G.A., mentre si ha questione di diritto soggettivo e giurisdizione del
G.O. quando si contesta la stessa esistenza del potere». In tal modo si è posto il
collegamento seguente: carenza di poterediritto soggettivo, cattivo uso del potere-
interesse legittimo.
La soluzione accolta dalla Cassazione si spiega in quanto si è concordi nel ritenere che il
provvedimento amministrativo, per quanto illegittimo (ossia adottato con cattivo uso di
potere), è pur sempre efficace, ossia dotato di autoritatività ed esecutività comportando,
laddove incida su di un diritto soggettivo, la degradazione del diritto ad interesse legittimo
con conseguente competenza del G.A. (cd. diritti suscettibili di affievolimento).
Dal punto di vista legislativo, il collegamento fra potere amministrativo/interesse
legittimo/giurisdizione del G.A. è confermato dalle previsioni del Codice del processo
amministrativo. L’art. 7 c.p.a., infatti, nel definire la giurisdizione del giudice
amministrativo, stabilisce che tale autorità conosce delle controversie aventi ad
oggetto interessi legittimi e, nelle materie indicate dalla legge, diritti soggettivi, «concernenti
l’esercizio, o il mancato esercizio, del potere amministrativo, riguardanti provvedimenti,
atti, accordi o comportamenti riconducibili anche mediatamente all’esercizio di tale potere
e posti in essere da pubbliche amministrazioni».
Il tradizionale riparto di giurisdizione per posizioni soggettive viene meno laddove il
legislatore disponga il cd. riparto per blocchi di materie, ovverosia qualora attribuisca alla
giurisdizione esclusiva di un’autorità giurisdizionale, sia essa ordinaria o amministrativa,
una determinata tipologia di materie. In tale ipotesi, la possibilità, per il giudice adito, di
conoscere — escludendo la competenza di ogni altro giudice — sia questioni inerenti diritti
soggettivi che interessi legittimi implica ex se l’irrilevanza della situazione giuridica
soggettiva sottesa che si vuole tutelare con l’azione.
D.P.R. 1199/1971
Osservazioni
Il Codice del processo amministrativo (c.p.a.) è entrato in vigore il 16 settebre 2010. Esso è
stato successivamente riveduto e corretto in alcuni punti con il D.Lgs. 15-11-2011, n. 195 e,
in seguito con il D.Lgs. 14-9-2012, n. 160, cd. correttivi al Codice del processo. Entrambi,
infatti, hanno dettato disposizioni integrative e correttive al Codice, al fine di rendere più
funzionali taluni istituti processuali.
5. Le questioni di giurisdizione nel giudizio amministrativo
Nel giudizio di primo grado, può essere rilevato oltre che dalla parte anche d’ufficio,
ossia direttamente dal giudice, quindi pur in mancanza di una sollecitazione, in tal senso,
della parte avversa
Nei giudizi di impugnazione, invece, è necessaria un’espressa attività della parte: il
difetto «è rilevato se dedotto con specifico motivo avverso il capo della pronuncia
impugnata che, in modo implicito o esplicito, ha statuito sulla giurisdizione»
1. Principi generali
Natura giuridica
Autotutela amministrativa
2. I ricorsi amministrativi
Nozione: il ricorso amministrativo è l’istanza diretta ad ottenere da un’autorità
amministrativa l’annullamento, la revoca o la riforma di un atto amministrativo, con il rispetto delle
forme e dei termini previsti dalla legge, affinché questa risolva di sua autorità la controversia che tale
atto ha generato, nell’ambito dello stesso ordinamento amministrativo.
Tipologie
Opposizione
Ricorso gerarchico
proprio
improprio
2.2 • Classificazione
Classificazione
Ordinari
ricorso gerarchico
ricorso in opposizione
— provvedimento non definitivo per eccepire sia vizi di legittimità sia vizi di merito
Straordinari
ricorso al P.d.R.
— provvedimento definitivo (ossia quando, per la natura del provvedimento o per legge, non è
possibile esperire rimedi amministrativi ordinari) per eccepire vizi di legittimità
Impugnatori
Atto amministrativo
Definitivo
per natura
per legge
— possibili solo ricorso straordinario al P.d.R., ricorso giurisdizionale al TAR, ed, eccezionalmente e
in casi tassativi, un ricorso gerarchico improprio
Non definitivo
Elementi
Soggetti
persone fisiche
persone giuridiche
associazioni non personalizzate
Interesse
materiale
formale
— personale
— diretto
— attuale
Termini
perentorio di 30 gg.
— gerarchico
— in opposizione
120 gg.
— straordinario
Forma
scritta e in bollo
Oggetto
atto amministrativo
comportamento
rapporto
Istruttoria
principio inquisitorio
Con decreto
Di merito (contiene il giudizio sulla fondatezza o meno dei motivi del ricorso)
rigetto
Effetti
Oggettiva
Soggettiva
investe solo le parti, salvo per regolamenti e atti con pluralità di destinatari
Estinzione
Rinuncia
4. Il ricorso gerarchico
Presupposti
Tipi
Ricorso gerarchico proprio
carattere eccezionale
ammesso in casi tassativi previsti dalla legge
è proposto a:
Regime giuridico
4.2 • Procedimento
Procedimento
Modalità di presentazione
Contraddittorio ed istruzione
Sospensione del provvedimento impugnato
Caratteristiche
Atipicità
Rivolto alla stessa autorità che ha emanato l’atto
Eccezionale
Ammesso in casi tassativi
Può essere proposto per motivi di legittimità e di merito
Può essere proposto a tutela di interessi legittimi e di diritti soggettivi
Requisiti
6.2 • Procedimento
Procedimento
Notifica e deposito
— il ricorrente deve depositare l’atto di costituzione in giudizio entro 60 gg. dall’atto di opposizione
— se sono state emesse misure cautelari in sede straordinaria, le stesse perdono efficacia alla
scadenza del 60° giorno successivo al deposito dell’atto di costituzione nel giudizio di opposizione; in
caso di inammissibilità dell’opposizione, il giudice adito dispone le restituzione del fascicolo per le
prosecuzione del giudizio in sede straordinaria
Contraddittorio
eventuale integrazione se il ricorso non è stato notificato a tutti i controinteressati
Istruttoria
Decisione
con D.P.R., su proposta del Ministro competente, conforme al parere del C.d.S.
revocazione
Osservazioni
Nozione: i ricorsi atipici sono ricorsi proposti avanti ad autorità diversa da quella che ha
emanato l’atto e non legata ad essa da nessun rapporto di gerarchia, neppure improprio.
In sintesi
Casi
3.1 • Regole generali e limiti della potestà del G.O. nei confronti della P.A.
Generalità
Il G.O. può conoscere di tutti i comportamenti della P.A. lesivi di diritti soggettivi, sia dei
meri comportamenti che degli atti compiuti in esecuzione di provvedimenti amministrativi
L’accertamento dell’atto amministrativo da parte del G.O. è limitato alla rilevanza che esso
riveste per il giudizio in corso (non ha quindi efficacia erga omnes)
Il sindacato del G.O. è di sola legittimità (per vizi di incompetenza, violazione di legge o
eccesso di potere) e non potrà in nessun caso estendersi al merito
Il G.O., pur non potendo procedere all’invalidazione dell’atto, ove ne riscontri l’illegittimità è
abilitato a disapplicarlo
Il problema che si pone è quello di stabilire se il potere di disapplicazione riguardi la sola
ipotesi di cognizione incidentale su atti illegittimi di cui all’art. 5 L.A.C. ovvero anche quello
di cognizione diretta di cui all’art. 4 L.A.C.
Secondo Virga, la disapplicazione concerne le sole ipotesi in cui il G.O. conosce della
legittimità dell’atto in via incidentale
Secondo SANDULLI, la disapplicazione costituisce uno strumento di portata generale
operante sia in sede di cognizione diretta (art. 4) che incidentale (art. 5)
Dottrina e giurisprudenza maggioritaria escludono la disapplicazione in malam partem,
ossia di atti già favorevoli al destinatario, che quindi vedrebbe così compressa la sua sfera
giuridica
Oggetto
La dottrina tradizionale riteneva che la disapplicazione concernesse i soli atti viziati per
incompetenza o violazione di legge
Secondo Virga la disapplicazione andrebbe limitata all’eccesso di potere estrinseco
ovvero all’eccesso di potere per sviamento
Secondo la dottrina prevalente, la disapplicazione è estesa a qualsiasi vizio di legittimità
Il potere di disapplicazione può essere esercitato dal giudice ex officio e non è precluso
dalla mancanza di istanza di parte o eventuale inoppugnabilità dell’atto
Poteri
L’art. 7 L.A.C. conferisce alla P.A., oltre al potere di disporre della proprietà privata per
grave necessità, il potere di portare ad esecuzione, in pendenza di giudizio avanti il G.O.,
gli atti di diritto privato delle cui conseguenze giuridiche si disputa mediante decreto
motivato senza pregiudizio dei diritti delle parti
Osservazioni
Tipi
Azioni costitutive
Azioni dichiarative
sempre consentite contro la P.A.
Azioni di condanna
risarcitorie
— sempre ammissibili
Azioni di condanna
reintegratorie
— devono ritenersi ammissibili solo qualora la P.A. abbia agito o detenuto qualcosa sine titulo,
eccedendo il titolo o sulla base di un titolo inefficace
Azioni possessorie
Altre azioni
Beni
Denaro
Crediti
Parti
art. 75 c.p.c.
salvo in primo grado e nelle controversie di lavoro, in cui la difesa può essere
affidata a propri funzionari ex art. 417bis c.p.c.
Foro
Art. 25 c.p.c.
Prove
Tipi
Generale di legittimità
Speciale di merito
Esclusiva
1.1 • Organi
Organi
Giudizio amministrativo
Di cognizione
Cautelare
Di esecuzione
violazione di legge
incompetenza
eccesso di potere
Azione di condanna
contestualmente al giudizio
fino a 120 gg. dal passaggio in giudicato
Azione di condanna al rilascio del provvedimento richiesto (cd. esatto adempimento) (art. 34,
co. 1, lett. c), c.p.a.)
attività vincolata
non residuano margini di esercizio della discrezionalità
non sono necessari adempimenti istruttori che debbano essere compiuti dalla
P.A.
Istituzione e disciplina
Competenza
Caratteri
Generale
Simmetrica
vizio di incompetenza
Interessi legittimi di persone fisiche o giuridiche; eventualmente diritti soggettivi la cui tutela
non sia attribuita all’autorità giudiziaria ordinaria o ad altri organi di giurisdizione
Oltre ai casi di giurisdizione esclusiva il T.A.R. può conoscere di questioni relative a diritti
soggettivi quando la soluzione delle stesse è presupposto necessario per la decisione
della controversia relativa ad un interesse
Nozione: la giurisdizione di merito mira all’esame dell’atto oltre che sotto il profilo
della legittimità anche sotto il profilo della convenienza e della opportunità.
Ai sensi dell’art. 7, comma 6, c.p.a. nell’esercizio della giurisdizione di merito il G.A. può
sostituirsi all’amministrazione.
Caratteri
Giurisdizione eccezionale
Giurisdizione tassativa
solo nei casi previsti espressamente dall’art. 134 c.p.a. e dalla legge
Giurisdizione aggiuntiva
6. Il giudizio di ottemperanza
Giudizio di ottemperanza
Presupposti
giudicato o pronuncia esecutiva o lodo arbitrale esecutivo inoppugnabile
necessità di un provvedimento della P.A. successivo alla pronuncia
inottemperanza della P.A.
Domande esperibili
Conosce
Caratteri
Eccezionale, poiché ammessa nelle sole materie tassativamente indicate dalla legge e
dall’art. 133 c.p.a.
Non ammette concorrenza con altre giurisdizioni
Ammessa sia per la lesione di diritti soggettivi che di interessi legittimi
È soggetta ai principi generali che regolano la giurisdizione amministrativa, laddove si
verta in tema di interessi legittimi
Oggetto
Atto amministrativo
Rapporto tra P.A. e soggetti terzi
Limiti
Questioni pregiudiziali concernenti lo stato e la capacità delle persone fisiche salvo che si
tratti della capacità di stare in giudizio e la risoluzione dell’incidente di falso
Ipotesi
D.Lgs. 198/2009
Organi
Sezioni singole
Adunanza plenaria
9. La tutela cautelare
Presupposti
Tutela
Misure cautelari
Collegiali
Monocratiche
Ante causam
Impugnazione dell’ordinanza
Appello al C.d.S.
Ottemperanza
Differenze
Le misure cautelari collegiali sono concesse nel caso in cui il ricorrente alleghi di subire
u n pregiudizio grave ed irreparabile durante il tempo necessario per giungere alla
decisione del ricorso.
L e misure cautelari monocratiche vengono richieste ed eventualmente concesse dal
Presidente del T.A.R. dinanzi a cui pende il relativo ricorso, in ipotesi di estrema gravità
ed urgenza tali da non consentire neppure la dilazione fino alla camera di consiglio.
Le misure cautelari anteriori alla causa sono previste in caso di eccezionale gravità
ed urgenza, tale da non consentire neppure la previa notificazione del ricorso e la
domanda di misure provvisorie con decreto presidenziale.
Capitolo 5
IL PROCESSO AMMINISTRATIVO
Principi
Della domanda
Dell’impulso processuale di parte
Del contraddittorio
Del libero convincimento del giudice
Della concentrazione
Dell’oralità
Della collegialità
Della ragionevole durata
Osservazioni
Oltre ai principi di carattere tipicamente processualistico, il legislatore del Codice, nel Libro
I, ha dettato degli altri principi generali che devono orientare lo svolgimento del giudizio:
— la giurisdizione amministrativa deve assicurare una tutela piena ed effettiva secondo i
principi della Costituzione e del diritto europeo (art. 1 c.p.a.);
— il processo amministrativo attua i principi della parità delle parti, del contraddittorio e
del giusto processo, ex art. 111, comma 1, Cost.: evidente l’intento del legislatore di
improntare un processo amministrativo in cui la P.A. perde le sue prerogative, legate alla
posizione di supremazia legittimata dalla «pubblicità» dell’interesse perseguito con la sua
azione, e agisce sullo stesso piano dei cittadini e degli altri soggetti privati. Inoltre, il giudice
e le parti cooperano per la realizzazione della ragionevole durata del processo (art. 2
c.p.a.);
— importante anche il richiamo al dovere di motivazione e di sinteticità degli atti (art. 3
c.p.a.): è stabilito, difatti, che ogni provvedimento del giudice deve essere motivato e che il
giudice e le parti redigono gli atti in maniera chiara e sintetica.
Presupposti dell’azione
Interesse a ricorrere
personale
attuale
concreto
Legittimazione ad agire
Differenze
Nozione: parte è sia il soggetto che propone l’azione che il soggetto avverso il quale
l’azione è proposta.
Ricorrente
Amministrazione autrice dell’atto impugnato (resistente)
Eventuali controinteressati
Parti accessorie
Interventori
Osservazioni
Competenza
criteri generali
Competenza funzionale inderogabile (art. 14 c.p.a.)
Osservazioni
Ai sensi dell’art. 15 del Codice del processo amministrativo, come sostituito dal D.Lgs.
160/2012, il difetto di competenza è rilevato d’ufficio finché la causa non è decisa in
primo grado, mentre nei giudizi di impugnazione esso è rilevato se dedotto con
specifico motivo avverso il capo della pronuncia impugnata che, in modo implicito o
esplicito, ha statuito sulla competenza.
In ogni caso, il giudice decide sulla competenza prima di provvedere sulla domanda
cautelare e, se non riconosce la propria competenza territoriale e funzionale, non decide
sulla stessa. In mancanza di domanda cautelare, il difetto di competenza può essere
eccepito entro il termine previsto per la costituzione in giudizio. Il presidente fissa la
camera di consiglio per la pronuncia immediata sulla questione di competenza. Il giudice,
nei casi di misure cautelari, provvede con ordinanza, e, se dichiara la propria
incompetenza, indica il giudice ritenuto competente. Se, nel termine perentorio di trenta
giorni dalla comunicazione di tale ordinanza, la causa è riassunta davanti al giudice
dichiarato competente, il processo continua davanti al nuovo giudice. L’ordinanza che
pronuncia sulla competenza senza decidere sulla domanda cautelare è impugnabile
esclusivamente con il regolamento di competenza. Il giudice dinanzi al quale la causa è
riassunta, se ritiene di essere a sua volta incompetente, richiede d’ufficio il regolamento di
competenza. L’ordinanza che pronuncia sulla competenza e sulla domanda cautelare può
essere impugnata col regolamento di competenza, oppure nei modi ordinari quando
insieme con la pronuncia sulla competenza si impugna quella sulla domanda cautelare. In
pendenza del regolamento di competenza la domanda cautelare si propone al giudice
indicato come che decide in ogni caso.
I provvedimenti cautelari pronunciati dal giudice dichiarato incompetente perdono efficacia
alla scadenza del termine di trenta giorni dalla data di pubblicazione dell’ordinanza che
regola la competenza. La domanda cautelare può essere riproposta al giudice dichiarato
competente.
4. Il ricorso
Nozione: il ricorso è l’atto introduttivo del giudizio davanti al T.A.R., con il quale
l’interessato chiede al G.A. la tutela della propria posizione giuridica lesa dall’attività della P.A.
Si tratta dell’istanza rivolta al giudice dall’interessato al fine di ottenere l’annullamento,
sulla base dei motivi proposti, del provvedimento impugnato ovvero, ove consentito, l’accertamento
dell’esistenza di un diritto vantato dal ricorrente ed illegittimamente negato o pregiudicato
dall’amministrazione. Solo in ipotesi di controversia rientrante nella giurisdizione di merito è possibile
chiedere al G.A. di sostituirsi all’amministrazione. Inoltre, ai sensi del combinato disposto degli
artt. 7 e 30 del Codice, il ricorrente può chiedere al giudice amministrativo la condanna
dell’amministrazione al risarcimento dei danni dallo stesso subiti.
Elementi identificativi del ricorrente, del suo difensore e delle parti nei cui confronti il
ricorso è proposto
Indicazione dell’oggetto della domanda, compreso l’atto o il provvedimento eventualmente
impugnato, la data della sua notificazione, comunicazione o comunque della sua
conoscenza
Notifica
Deposito
Deposito presso la cancelleria del T.A.R. entro 30 gg. dall’ultima notifica
In mancanza il ricorso è irricevibile
Motivi
Sospensione
Differenze
Il ricorso al giudice amministrativo assume un ruolo diverso rispetto a quello che riveste
l’atto di citazione nel processo civile e che, sostanzialmente, li differenzia.
Ed invero, mentre nel processo amministrativo il ricorso realizza una vocatio iudicis, intesa
nel senso di invitare il giudice a provvedere sulla questione sottoposta al suo giudizio, con la
citazione si attiva una vocatio in ius, essendo l’atto rivolto ad altro soggetto (convenuto),
che viene in vitato a comparire davanti al giudice.
Parti resistenti
Possono costituirsi nel termine di 60 gg. dal perfezionamento della notifica nei confronti del
destinatario interessato
Ricorso incidentale
È consentito solo ai controinteressati e non di norma alla P.A., se non per atti di altre
amministrazioni
È proponibile solo nei confronti dell’atto già impugnato con ricorso principale
Non è proponibile dal ricorrente principale
È accessorio rispetto al ricorso principale
Intervento
Volontario
ad adiuvandum
ad opponendum
Osservazioni
Casi
Sospensione necessaria
Art. 295 c.p.c.: quando il giudice adito o altro giudice debba risolvere una controversia,
dalla cui definizione dipenda la decisione della causa
Quando sorga una questione di stato o capacità di persone fisiche
Quando sia proposto regolamento preventivo di giurisdizione (SATTA)
Quando sia proposta querela di falso e la falsità influisce sul giudizio
Quando sia stata sollevata questione di legittimità costituzionale di una legge
Nei casi di questioni pregiudiziali rientranti nella competenza riservata alla Corte di
Giustizia europea
Sospensione facoltativa
Art. 296 c.p.c.: sospensione su istanza delle parti, ove sussistano giustificati motivi, per non
più di 3 mesi
Se l’evento si verifica dopo la notifica del ricorso ma prima della costituzione in cancelleria,
l’interruzione opera di diritto dal verificarsi dell’evento
Se l’evento si verifica dopo la costituzione, l’interruzione ha luogo dal momento in cui il
procuratore della parte colpita dall’evento fa presente, all’udienza, il verificarsi dell’evento
stesso, o dalla notifica alle altre parti
Se l’evento, invece, si verifica dopo la discussione, non si ha interruzione
In qualunque momento produce l’interruzione di diritto del processo (es.: morte, radiazione
dall’albo etc.)
Cause
Rinuncia al ricorso
Implicita
Con dichiarazione
Perenzione
Annuale
Ultraquinquennale
Richiesta di documenti
Richiesta di chiarimenti
Verificazione
Consulenza tecnica d’ufficio
Ispezione
Testimonianza (nella sola forma scritta)
La decisione sui mezzi istruttori è assunta dal Presidente o dal magistrato da lui delegato o
dal collegio (es. per la CTU e la verificazione)
Nel rispetto del principio del contraddittorio
Udienza di discussione
Il giudice incaricato fa la relazione, esponendo i fatti ed i motivi di diritto quali risultano dal
ricorso, dal controricorso e dalle memorie delle parti
Le parti che si sono fatte rappresentare da un avvocato sono ammesse a discutere
sinteticamente le proprie difese
Se il giudice ritiene di decidere in virtù di una questione rilevata d’ufficio
Sentenza
di merito
di rito
Osservazioni
L’art. 74 del Codice sancisce che, nel caso in cui ravvisi la manifesta fondatezza ovvero
la manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza del ricorso, il
giudice decide con sentenza in forma semplificata. La motivazione della sentenza può
consistere in un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo ovvero, se
del caso, ad un precedente conforme.
Ordinanza
Misure cautelari
Misure interlocutorie (quando il giudice non definisce nemmeno in parte il giudizio: art. 36
c.p.a.)
Decisione sulla competenza
Decreto
Nei casi previsti dalla legge (ad es.: abbreviazione dei termini, art. 53 c.p.a.; dichiarazione
di improcedibilità del ricorso, art. 85 c.p.a.)
Mezzi di impugnazione
di II grado
è devolutivo
non è sospensivo
Opposizione di terzo
Ricorso per Cassazione avverso le sentenze del Consiglio di Stato per soli motivi
inerenti la giurisdizione
Nozione: il Libro IV del Codice del processo amministrativo contiene la disciplina dei riti
speciali. Si tratta di forme processuali “speciali” che si discostano da quella ordinaria del processo
amministrativo, in ragione della particolarità della materia cui attengono.
Il legislatore del Codice ha proceduto ad una riorganizzazione degli stessi mediante
riduzione ed unificazione dei riti speciali disciplinati dalla legislazione vigente e l’eliminazione di
quelli superflui o desueti.
Osservazioni
Domanda
Incidentale: istanza notificata e poi depositata nella segreteria del T.A.R. adito
Caratteristiche
Legittimati
Richiedente l’accesso
Controinteressati
12.2 • Silenzio
Proponibilità
Cognizione
attività vincolata
quando la P.A. non ha più discrezionalità
non sono necessari ulteriori adempimenti istruttori
Rito
Ricorso senza previa diffida
Notifica
Sentenza di accoglimento
Caratteristiche
ricorso
motivi aggiunti
Osservazioni
Per quanto riguarda il rito in materia di operazioni elettorali relativamente alle elezioni di
Regioni, Province, Comuni e dei membri spettanti all’Italia nel Parlamento europeo,
si osserva che tale tipo di controversie rientra, ex art. 134 del Codice, nelle ipotesi di
giurisdizione con cognizione estesa al merito. In relazione alle elezioni regionali, provinciali
e comunali, l’art. 129 del Codice disciplina la tutela anticipata giurisdizionale, ossia la
possibilità di ricorrere immediatamente, senza attendere l’esito delle elezioni, avverso i
provvedimenti del procedimento elettorale preparatorio, limitandola agli atti di esclusione di
liste o di candidati. Per quanto riguarda il contenzioso ordinario relativo alle operazioni
elettorali di Comuni, Province, Regioni e Parlamento europeo questo è disciplinato dagli
artt. 130-132 del Codice del processo amministrativo: contro tutti gli atti del procedimento
elettorale successivi all’emanazione dei comizi elettorali è ammesso ricorso (entro 30
giorni, decorrenti nel primo caso, dalla proclamazione degli eletti e nel secondo dalla
pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’elenco dei candidati proclamati eletti) solo alla
conclusione del procedimento elettorale, unitamente all’impugnazione dell’atto di
proclamazione degli eletti. Il giudizio così incardinato mira, dunque, a verificare qualsiasi
vizio del procedimento elettorale, che abbia causato un’alterazione nell’esito delle elezioni: il
T.A.R, quando accoglie il ricorso, corregge il risultato delle elezioni e sostituisce ai candidati
illegittimamente proclamati coloro che hanno diritto di esserlo (art. 130, comma 9).
Capitolo 6
Di controllo
Amministrativa
Consultiva in materia di contabilità generale dello Stato
Giurisdizionale
Caratteri
Esclusiva
conosce di tutte le questioni relative sia a diritti soggettivi che interessi legittimi
nelle materie affidatale
esclude la giurisdizione di ogni altro giudice
Piena
Sindacatoria
non è vincolata da
— precedenti statuizioni della P.A.
— domande delle parti o del P.M.
— motivi addotti in causa
Ambiti
Responsabilità degli amministratori e dipendenti delle Regioni e degli altri enti pubblici
Giudizi ad istanza di privati
Giudizi in materia di pensioni
Impugnativa
Opposizione di terzo
Appello
Generalità
Le controversie concernenti il demanio idrico sono attribuite alla competenza dei Tribunali
delle acque pubbliche
Tribunali regionali
Istituiti presso 8 Corti di appello (Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo
e Cagliari)
Tribunale superiore
Natura giuridica
Tribunali regionali
Tribunale superiore
Organi di rilievo
4. Il contenzioso tributario
Organi
Commissioni tributarie regionali, aventi sede nel capoluogo di ogni regione
Commissioni tributarie provinciali, con sede nel capoluogo di ogni provincia
Osservazioni
Di attribuzione
Di giurisdizione
Di competenza
le autorità appartengono allo stesso potere e allo stesso ordine (es.: T.A.R. -
C.d.S.)
Tipi
Positivi
Negativi
Reali
Virtuali
conflitti di attribuzione
INDICE GENERALE
PARTE PRIMA: L’ORDINAMENTO AMMINISTRATIVO
1. Lo Stato
2. Funzioni dello Stato
3. Il potere politico e la funzione politica
4. Gli atti politici
5. Il potere esecutivo e la funzione amministrativa
6. Gli atti di alta amministrazione
1. La competenza
2. Il trasferimento dell’esercizio della competenza
3. Difetto di competenza
4. Segue: L’incompetenza
5. I conflitti di competenza
6. L’esercizio di fatto di pubbliche funzioni (cd. funzionario di fatto)
1. Il pubblico impiego
2. L’evoluzione storico-normativa del lavoro pubblico: dalla privatizzazione alla «riforma
Brunetta»
3. Segue: Le attuali prospettive di riforma
4. L’ambito di applicazione del T.U. pubblico impiego
5. Il nuovo sistema delle fonti del pubblico impiego
6. La contrattazione collettiva
7. Accesso al pubblico impiego
8. L’organizzazione dei pubblici uffici
9. Le forme flessibili di impiego presso la P.A. e le consulenze esterne
10. La dirigenza pubblica
11. I doveri-obblighi dell’impiegato e il nuovo codice di comportamento
12. I diritti del pubblico dipendente
13. Responsabilità dell’impiegato: profili generali
14. Segue: La responsabilità disciplinare
15. Lo svolgimento del rapporto di impiego
16. La mobilità
17. Estinzione del rapporto di impiego
18. La giurisdizione in tema di pubblico impiego
1. Le formule organizzatorie
2. L’organizzazione amministrativa dello Stato
3. Il Governo
4. Il Consiglio dei Ministri
5. Il Presidente del Consiglio dei Ministri
6. I Ministri
7. I Comitati interministeriali
8. I Ministeri
9. Le Agenzie
10. Le Aziende autonome
11. Gli organi di rilievo costituzionale
12. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL)
13. Il Consiglio Supremo di Difesa
14. Il Consiglio Superiore della Magistratura e i Consigli dei giudici speciali
15. Il Consiglio di Stato
16. La Corte dei conti
17. Le Conferenze permanenti
18. L’Avvocatura dello Stato
19. Le Scuole della Pubblica Amministrazione
20. L’organizzazione periferica dello Stato
1. Le autorizzazioni
2. La segnalazione certificata di inizio attività (s.c.i.a.)
3. Il silenzio assenso
4. Figure analoghe all’autorizzazione
5. Le concessioni
6. Le figure similari alla concessione
7. Gli ordini
8. Gli atti ablativi reali
9. Provvedimenti che operano su atti amministrativi (cd. provvedimenti di secondo
grado)
1. Le funzioni pubbliche
2. Lo sviluppo dei compiti pubblici nello Stato sociale. I servizi pubblici: teoria
soggettiva ed oggettiva
3. I servizi pubblici locali
4. La riforma dei servizi pubblici locali (SPL)
5. L’affidamento in house
1. Profili generali
2. Il sistema di giustizia amministrativa
3. Riparto della giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo
4. I mezzi di tutela del privato e la normativa di riferimento
5. Le questioni di giurisdizione nel giudizio amministrativo
1. Principi generali
2. I ricorsi amministrativi
3. Il procedimento per la decisione del ricorso (D.P.R. 1199/1971)
4. Il ricorso gerarchico
5. Il ricorso in opposizione (art. 7 D.P.R. 1199/1971)
6. Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica
7. I cd. ricorsi atipici