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Nel 256 a.C. il console romano Attilio Regolo assediò Cartagine, ma i Cartaginesi resistettero e distrussero
l'esercito romano.
Nel 241 a.C. i Cartaginesi chiesero prima la pace e poi furono nuovamente sconfitti dalla flotta
romana guidata dal console Quinto Lutazio Catulo presso le isole Egadi: Roma otteneva la Sicilia e tre anni
dopo riuscì a conquistare anche la Corsica e la Sardegna.
Parte del relitto di una nave punica affondata nella battaglia delle Egadi è ancora conservata a Marsala nel
Museo archeologico Baglio Anselmi.
La seconda guerra punica fu combattuta dal 241 al 218 a.C.. Dopo le pesanti sconfitte della prima delle
guerre puniche a Cartagine si crearono due partiti:
Il primo era quello dei proprietari terrieri contrari a una nuova guerra perché timorosi di perdere le
loro terre e i loro beni
Il secondo favorevole alla ricostruzione dell'impero cartaginese e alla distruzione dei Romani era
guidato dalla famiglia Barca di cui faceva parte Annibale
Nel 219 a.C. Annibale trovò un pretesto e dichiarò guerra a Sagunto, città amica di Roma.
Roma in base a un trattato siglato con la città fu costretta a scendere in campo: iniziava così la seconda
guerra punica.
Annibale, che secondo la leggenda giurò agli dei di odiare i Romani fino alla morte, concepì il piano
di invasione dell'Italia sia per vincere la guerra sia per arrivare alla dissoluzione di Roma.
La rapida marcia di Annibale, condotta anche con l'aiuto di elefanti attraverso i Pirenei e le Alpi, disorientò i
Romani: il generale Publio Cornelio Scipione fu battuto nel 218 a.C. sui fiumi Ticino e Trebbia.
Nel 217 a.C. Annibale continuò la sua avanzata sconfiggendo l'esercito del generale Gaio Flaminio in Italia
centrale, presso il lago Trasimeno.
Roma era vicinissima, ma Annibale sapeva di non poter assediare la città prima di aver ottenuto l'alleanza
delle popolazioni italiche ostili ai Romani. Si diresse perciò in Puglia dove sconfisse i Romani nel 216 a.C.
a Canne. Le conseguenze di questa sconfitta furono:
Le defezioni dalla confederazione dei popoli italici guidata da Roma dei Sanniti, dei Bruzi e
dei Lucani
Tuttavia la maggioranza dei popoli confederati rimase fedele a Roma permettendole di resistere e di
riorganizzarsi. Grazie alla paziente tecnica del militare Quinto Fabio Massimo, chiamato il temporeggiatore,
l'esercito romano riuscì a riconquistare lentamente e senza combattere in campo aperto le città che
Annibale aveva appena preso. Siracusa fu conquistata dai Romani nel 212, Capua nel 211 a.C.
Annibale si avvicinò senza creare danni alle porte di Roma e in Spagna Scipione prese nel 209 a.C.
Cartagena, il principale centro nemico. Nel 205 a.C. i due fratelli di Annibale entrarono in Italia:
Asdrubale fu sconfitto e ucciso nelle odierne Marche, mentre Megone tentò, senza successo, di rianimare
la rivolta dei Galli. I Romani erano nelle condizioni di rovesciare la situazione e di portare la guerra
in Africa.
Scipione, sbarcato sulle coste africane nel 204 a.C., dopo essersi alleato con Massinissa re dei Numidi, vinse
ai Campi Magni e impose una pace in base alla quale Annibale e il fratello Megone si sarebbero
dovuti ritirare dall'Italia e avrebbero dovuto rinunciare alla Spagna.
Quando Annibale tornò a Cartagine la guerra ricominciò, ma questa volta i Cartaginesi furono
definitivamente sconfitti da Scipione nel 202 a.C. a Zama.
Ma in un uomo di tali qualità e valore, la contropartita era data da vizi immensi: una crudeltà mai vista in
altra persona, una slealtà che lo rendeva peggiore della sua stessa origine cartaginese, disprezzo per le
cose più vere e più sacre, spregio assoluto per gli dèi, per i giuramenti, per i vincoli religiosi.
Con la vittoria nella seconda guerra punica, Roma divenne la padrona del Mediterraneo occidentale da un
punto di vista politico e commerciale. Inizialmente tollerò la ripresa cartaginese, ma a Roma iniziò a
circolare l'idea che Cartagine dovesse essere distrutta per due motivi:
Nel 151 a.C. Massinissa, re di Numidia, provocò Cartagine che fu costretta a dichiarargli guerra. Il trattato
con Roma fu violato, ma i Cartaginesi pur di evitare lo scontro, cedettero a tutte le richieste romane. Non
poterono accettare solo l’ordine di abbandonare la città per fondarne una nuova più lontana dal mare.
Dopo una resistenza iniziata nel 149 a.C., il generale Scipione Emiliano espugnò nel 146 a.C. Cartagine. La
città fu distrutta e i cittadini uccisi o resi schiavi. Quasi tutto il territorio cartaginese fu trasformato nella
provincia romana d'Africa.
Alla fine delle guerre puniche Roma è rinnovata: l'economia è orientata ai commerci, l'esercito ha
aumentato la sua forza e il Senato della repubblica ha acquisito prestigio con le vittorie.
Cartagine, totalmente sconfitta e non più indipendente, ha smesso di giocare un ruolo importante nel
Mediterraneo.