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La prima guerra punica fu combattuta da Roma e Cartagine tra 264 e 241 a.C.

i Mamertini, una banda di mercenari che aveva occupato Messina, non contenti dell'aiuto offertogli da
Cartagine per sconfiggere il tiranno di Siracusa Gerone chiesero di potersi alleare con Roma, che accettò. I
Cartaginesi, che considerarono questa alleanza un affronto ai loro interessi in Sicilia, decisero di muovere
guerra a Roma.

Il primo scontro della prima guerra punica fu vinto dalla flotta romana grazie all'uso del “corvo”, passerella
mobile dotata di uncini alle estremità che permetteva di agganciare la nave nemica e di far combattere i
soldati quasi come sulla terraferma.

I romani portarono poi la guerra in Africa, guidati dal console Attilio Regolo, che venne però sconfitto e
catturato. Dopo quindici anni di guerra, e quindi tante perdite di uomini e navi, i romani riuscirono a
sconfiggere nuovamente i Cartaginesi nelle Isole Egadi.

Successivamente Roma conquisto anche la Sardegna e la Corsica.

Nel 219 a.C. Annibale trovò un pretesto e dichiarò guerra a Sagunto, città amica di Roma.
Roma, in base a un trattato siglato con la città, fu costretta a scendere in campo: iniziava così la seconda
guerra punica.
Annibale organizzò piano di invasione dell'Italia sia per vincere la guerra sia per arrivare alla dissoluzione di
Roma.
La rapida marcia di Annibale, condotta con 20000 uomini, 6000 cavalieri e 40 elefanti attraverso i Pirenei e
le Alpi, disorientò i Romani.

L’intento di Annibale era di mettere i popoli alleati di Roma contro. Roma fu battuta prima sui fiumi Ticino e
Trebbia e poi sul Lago Trasimeno.

Roma, per gestire l’emergenza militare, elegge un dittatore. Il Dittatore è un uomo politico che per sei mesi
ha tutti i poteri. Viene eletto Quinto Fabio Massimo, chiamato il temporeggiatore perché Quinto Fabio
Massimo fa tante piccole e lente battaglie per stancare i nemici. Dopo i suoi mesi di carica vennero eletti
Lucio Emilio Paolo e Gaio Terrenzio Varrone che guidarono una a Canne (in Puglia), che vince Annibale.

Tuttavia la maggioranza dei popoli confederati rimase fedele a Roma permettendole di resistere e di
riorganizzarsi.

Nel 211 a.C. Roma comincia a vincere delle battaglie in Italia e in Spagna, dove c’è un grande generale
romano Scipione. Le vittorie di Scipione in Spagna fermano gli aiuti ad Annibale, l’esercito romano vince
quello di Annibale al fiume Metauro. Poi la guerra si sposta in Africa dove il generale Scipione vince molte
battaglie. Annibale torna in Africa per combattere contro Scipione, ma nel 202 a.C. a Zama perde la guerra.

Nonostante le pesanti condizioni di pace, Cartagine riuscì a rifiorire economicamente, Roma decide che
Cartagine doveva essere definitivamente distrutta.

Massinissa sottrasse molto territorio a Cartagine, che non poteva difendersi se non autorizzata da Roma,
tuttavia loro si difesero con le armi. Dopo una resistenza iniziata nel 149 a.C., il generale Scipione Emiliano
espugnò nel 146 a.C. Cartagine. La città fu distrutta e i cittadini uccisi o resi schiavi. Quasi tutto il territorio
cartaginese fu trasformato nella provincia romana d'Africa.

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