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AL DI QUA E AL DI LA’ DEI CONFINI

Il tema immigrazione è stato toccato molto dagli esperti e dai mass media ma senza arrivare
veramente alla vera causa di ciò. A questo presupposto bisogna dare uno sguardo alla colonizzazione
avvenuta negli ultimi due secoli.
Viviamo in una società liquido-moderna fondate del consumismo e di conseguenza con presenza di
tanti rifiuti, questa visione rispecchia anche la popolazione dato che esistono molte persone che non
si sono adeguate al nostro sistema consumistico, questo fa si che gli “scarti umani “della nostra
contemporaneità costituiscano un facile bersaglio su cui scaricare le ansie e i timori di una collettività
precaria.
Ciò porta ad uno scarto del migrato ma allo stesso tempo una specie di integrazione dettata dal
nostro valore universale.
E’ opportuno quindi studiare le motivazioni del flusso migratorio che porta alla stigmatizzazione degli
immigrati.

Diritto coloniale e rappresentazione della popolazione indigena cap1


Secondo la realtà formale per diritto s’intende come un sistema formativo, ma è anche libertà di
espressione e uguaglianza, anche se il diritto coloniale si fa spazio soprattutto alla visione occidentale
e su quello che la storia ci ha lasciato.
Secondo Bras il diritto coloniale era suddiviso in tre sottogruppi: il diritto metropolitano (che
differenzia tra le metropoli e le colonie), speciale (che riguarda la cura dell’altro poiché diverso) e
locale (ad es. il diritto musulmano con il quale avvenne una contaminazione tra mondi culturali
diversi).
Per il diritto coloniale il paese assoggettato come colonia era considerato portatore di una
civiltà inferiore ed era scelto da uno Stato come campo della sua attività colonizzatrice.
Per Santi Romano la “civiltà” è un concetto relativo, in quanto la “civiltà” di una colonia possa non
essere inferiore a quella della metropoli.
Romano riconosce che la colonizzazione ha di mira il territorio, di cui si vogliono sfruttare le
risorse, piuttosto che la popolazione, poiché quest’ultimo è uno scopo secondario.
Umberto Bossi differenziava la popolazione metropolitana (cittadini e stranieri) e la
popolazione coloniale (cittadini o sudditi coloniali) che ne costituivano “l’elemento
caratteristico”. In realtà alla distinzione tra cittadinanza coloniale e sudditanza coloniale era
attribuito un valore puramente formale, in quanto il titolo di cittadini coloniale era riversato
agli indigeni appartenenti alla colonia di “più avanzata civiltà”, ossia alla Libia, mentre la
denominazione di suddito coloniale era attribuita agli indigeni appartenenti all’Africa
orientale.
Dunque il diritto coloniale costituiva una serie di gerarchie su base etnica e differenziazioni
di diritti, che tutt’oggi si rispecchiano nella società contemporanea.

COLONIALISMO E ANTROPOLOGIA CAP 2

Quando il diritto parla del trattamento di disuguaglianza lascia intendere che ci siano persone
antropologicamente inferiori, infatti nei diritti universali erano esenti i popoli orientali. La
rappresentazione di Tocqueville infatti ci spinge a pensare che il diverso viene trattato come un
bambino o come un barbaro, come successe nell’età moderna. Mentre nella visione di Francisco de
Vitoria si nota come se si creda che ci fosse solo una civiltà universale: quella cristiana occidentale,
tanto che le altre culture furono assoggettate durante il colonialismo. Infatti, per il mondo
occidentale fu molto difficile assimilare la differenza del “diverso”, tanto da creare violenza.

LA GIUSTIFICAZIONE SCIENTIFICA DELL’INFERIORITA’ DELL’ALTRO CAP 3


La raffigurazione dell’altro si andò a perfezionare grazie alla psichiatria, infatti Porot fu uno studioso
di psichiatria coloniale che sostenne che i tratti della mentalità occidentale venisse da un presunto
“primitivismo” dovuto dalla scarsa attività della corteccia cerebrale

LA VIOLENZA E IL DIRITTO CAP 4


Le scienze coloniali sviluppate tra ‘800 e ‘900 si misero a servizio del diritto coloniale, incentivando
violenza.
Il diritto coloniale “speciale” organizzava la vita della popolazione ma non deve gli stessi diritti agli
indigeni, legge sancita da “Code de l’indigénat”.

COLONIALISMO E STADI DI SVILUPPO ECONOMICO CAP 5


Le scienze politiche, la psichiatra e il diritto coloniale misero in luce l'arretratezza e l'inferiorità
evidenziati dagli aspetti economici.
Girault mise in risalto gli ambiti in cui le risorse coloniali venivano sfruttate, come nella pesca,
agricoltura, metalli.
Questi nuovi paesi dovevano avere lo stesso sviluppo dell'Europa che passò da diversi stadi; Girault
osservò come lo sviluppo dell'Industria nella colonia era molto arretrata poiché le metropoli se ne
servivano condannandole all'arretratezza.
Infatti il progetto coloniale e sta proprio nel trasformare i popoli colonizzati in consumatori dei
prodotti europei e occidentali.

L'IDEOLOGIA "EURAFRICANA" E L'EREDITÀ COLONIALE DELL'EUROPA CAP 6


Il progetto dell'Eurafrica si presenta nella seconda guerra mondiale in negazione dei movimenti
nazionalisti per uno stato di equilibrio. Nel 1975 fu creata la Comunità Economica Europea (CEE) che
oltre i paesi fondatori comprendeva anche le colonie; fu così che l'africa fu considerata una risorsa
comune.
Nel 1963 gli stati africani ottennero l'indipendenza ma decisero di mantenere la associazione con CEE
nel quadro della convenzione Yaoundé (patto firmato tra la CEE gli stati africani)

EREDITÀ COLONIALE DEI MODELLI DI INTEGRAZIONE EUROPEI CAP 7


L'eredità coloniale si manifesta diverse realtà nelle metropolitane europee.
Nell'ideologia francese c'è il concetto in cui si tende a rendere l'altro simile a noi non rispettando la
sua diversità, ma accettandolo sono nella condizione in cui neghi la sua identità culturale; poiché il
modello francese si basava sulla "civilizzazione" dell'altro considerato diverso in modo conforme ai
canoni della civiltà francese considerata "superiore", infatti in Francia non viene messa in atto alcuna
politica multiculturale.
In Gran Bretagna è garantito ai gruppi etnici di avere specificità culturali, ma ciò ha portato alla
formazione di quartieri etnici separati.
Amartya Sen critica il modello di integrazione britannico perché potrebbe creare una pluralità di
culture separate, soprattutto dal punto di vista religioso nonostante non dipenda solo da questo.

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