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Appunt i per una ricost ruzione degli st udi cult urali it aliani sulla razza
Gabriele Proglio
Olt re l'It alia: Riflessioni sul present e e il fut uro del post coloniale
cat erina romeo
1 Shohat 1992, p. 103. La traduzione dei brani citati è a cura della traduttrice, ove non altrimenti
segnalato.
loro ‘rifrazioni’ sulle società postcoloniali contemporanee (Poddar – Patke – Jensen 2008).
Cfr. anche Ponzanesi in questo volume.
5 Questo approccio è in qualche modo simile a quello di Paul Gilroy, il quale afferma l’esistenza
di comunità e culture nere che, in differenti contesti geopolitici, hanno sviluppato caratteristi-
che comuni e una comune estetica. Ciò, secondo Gilroy, si deve al fatto che esse affondano le
proprie radici nella comune esperienza della diaspora africana. Cfr. Gilroy 1993.
6 Cfr. Choate 2008, p. 244, nota 1.
7 Choate 2008, p. 1.
8 Le contraddizioni insite nel concetto di «appartenenza nazionale» sono evidenti nel sistema
elettorale italiano. Nonostante la legge 459/2001 e poi il Regolamento di esecuzione DPR
104/2003 (cfr. http://www.esteri.it/MAE/IT/Italiani_nel_Mondo/ServiziConsolari/VotoEste-
ro/ElezioniPoliticheReferendum.htm) abbiano concesso ai cittadini italiani residenti all’estero
il diritto di voto nelle elezioni politiche e nei referendum popolari in Italia – includendo in tal
modo i discendenti degli emigranti che sono dotati di passaporto italiano, spesso persone che
non hanno forti legami con l’Italia e che non conoscono la lingua e la cultura italiana – gli
immigrati in regola che vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia non hanno il diritto di voto
neanche nelle elezioni amministrative.
9 Cfr. Gabaccia 2000; Gaspari 2001.
10 Cfr. Labanca 2002a; Choate 2008, 2010.
11 Cfr. Fiore in questo volume.
12 Cfr. Choate 2008, p. 2.
13 Cfr. Viscusi 2010.
21 Per una discussione critica sulla rilevanza degli scritti di Gramsci nella teoria postcoloniale, cfr.
Chambers 2006; Vacca – Capuzzo – Schirru 2008.
22 Sull’eredità che Gramsci ha lasciato agli studi postcoloniali, cfr. Srivastava – Bhattacharya
2011. Nell’introduzione le curatrici dedicano una sezione alla rilessione di Gramsci sull’impe-
rialismo italiano.
23 Cfr. Srivastava – Bhattacharya 2011.
24 Per un testo di grande rilevanza per la comprensione delle rilessioni di Gramsci sull’Italia meri-
dionale, la cultura regionalista e l’egemonia culturale europea, cfr. Dainotto 2000.
25 Per una discussione sulle migrazioni coloniali, il sistema dei lavoratori ospiti e le migrazioni per-
manenti verso l’Europa nel dopoguerra, cfr. Castles – Miller 2003, pp. 68-75.
la famiglia Parondi giunge per la prima volta nello stabile milanese dove gli è stato
assegnato un sordido seminterrato e i loro vicini settentrionali, vedendoli arrivare con
un carretto carico di valigie e vettovaglie, si riferiscono a loro deinendoli «Africa» 26.
51 Cfr. Dell’Oro 1988; Capretti 2004; Fazel 1994; Nasibù 2005; Ghermandi 2007.
52 Per dettagli bibliograici e lunghe interviste con queste autrici, cfr. Comberiati 2009.
53 Cfr. Camilleri 2003, 2010; Lucarelli 2008; Brizzi 2008.
54 Cfr. Triulzi in questo volume.
55 Cfr. Wu Ming 2 – Mohamed 2012.
56 Come è riportato a p. 18 del Rapporto italiani nel mondo 2012, non è possibile determinare con
esattezza quanti italiani vivano all’estero e quanti emigrino ogni anno. Secondo i dati raccolti
dall’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), ino al 1° gennaio 2012 il numero di cit-
tadini italiani residenti all’estero era di 4.208.977. È necessario ricordare, però, che l’iscrizione
all’AIRE è facoltativa e pertanto questo numero potrebbe non essere del tutto rappresentativo.
57 Per una discussione approfondita delle migrazioni contemporanee in relazione all’identità unita-
ria dell’Italia, cfr. Pratt 2002.
58 Cfr. King 2001. Sul multiculturalismo italiano, cfr. Grillo – Pratt (2002). Secondo il Dos-
sier Statistico Immigrazione 2012 Caritas-Migrantes, al 31 dicembre 2011 erano residenti in Italia
3.685.385 stranieri che costituivano il 6,5% della popolazione totale italiana di 59.570.581 abi-
tanti (p. 12). Secondo la stima, 1.373.000 stranieri sono cittadini comunitari (p. 13). Le comu-
nità di stranieri più popolose sono quelle provenienti dalla Romania (997.000), dal Marocco
(506.369), dall’Albania (491.495), dalla Cina (277.570) e dall’Ucraina (223.782) (p. 12). Tra
le comunità di stranieri, se ne contano 117 con più di 100 persone solo tra i soggiornanti non
comunitari (p. 468). La natura «indiretta» delle migrazioni postcoloniali verso l’Italia risulta evi-
dente nel fatto che, con l’eccezione dell’Albania, da cui proviene la terza comunità di stranieri più
numerosa in Italia, i cittadini delle ex colonie italiane non compaiono tra le comunità a presenza
più signiicativa. L’Eritrea si trova al trentaquattresimo posto (11.439), l’Etiopia al quarantesimo
(8664), la Somalia al quarantaduesimo (8376) e la Libia al settantasettesimo (1279) (questa sti-
ma include solo i gruppi di soggiornanti non comunitari, p. 468).
tiva eurocentrica che hanno dato forma alla storia dell’Italia moderna 62. In Culture
and Imperialism Edward Said sostiene che, dalla metà del XIX secolo in poi, l’impe-
rialismo e il romanzo si sostennero e si rafforzarono a vicenda. Il romanzo inglese,
afferma Said, non aveva concorrenti in Europa precisamente perché la sua posizione
rispecchiava la forza indiscussa dell’impero britannico. Se trasferiamo questa idea al
contesto italiano a cavallo tra il XIX e il XX secolo, si potrebbe affermare che la tradi-
zione del romanzo fu meno signiicativa dal momento che l’Italia costituì un «impe-
ro minore». Dagli anni Ottanta dell’Ottocento in poi, però, la letteratura italiana
vide il iorire di una serie di testi orientalisti e africanisti di scrittori molto inluenti,
quali Edoardo Scarfoglio, Matilde Serao, Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci,
Giovanni Pascoli, Filippo Tommaso Marinetti, Edmondo De Amicis, Enrico Pea,
Giuseppe Ungaretti, Riccardo Bacchelli e, nell’immediato dopoguerra, Carlo Levi 63
ed Ennio Flaiano. I critici letterari hanno da poco iniziato a leggere questo fruttuo-
so ilone di testi nazionalisti e orientalisti in modo contrappuntistico, cercando cioè
«ciò che è taciuto o solo marginalmente presente o rappresentato ideologicamente» 64.
Tuttavia, al contrario di ciò che è avvenuto nel contesto britannico, gli studi postco-
loniali nel contesto italiano non sono nati dalla revisione del canone letterario nazio-
nale, bensì da una critica delle culture imperiali fuori dall’Italia.
62 Per un’analisi del nesso colonialismo-nazionalismo in relazione alla modernità italiana, cfr. Ben-
Ghiat 2001.
63 Cfr. Derobertis in questo volume e Derobertis 2010.
64 Said 1993, p. 66. I testi di riferimento sulla letteratura coloniale italiana sono Tomasello 1984,
2004; Pagliera 1991. Sulla letteratura di esplorazione, cfr. Lombardi-Diop 1999, 2003. Sui
romanzi coloniali scritti durante il periodo fascista sia da autori, sia da autrici, cfr. Lombardi-
Diop 1999; Bonavita 1999; Venturini 2010. Sul ilone africanista nel lavoro di Ungaretti e
Pea, cfr. Re 2003. Sull’esotismo in Marinetti, cfr. Bongie 1991; Sartini-Blum 2003; Trento
2012a. Per un approccio postcoloniale alla visione italiana dell’Africa, con particolare attenzione
al discorso africanista di Pier Paolo Pasolini, cfr. Trento 2010, 2012b.
65 Di recente case editrici come ombre corte di Verona e DeriveApprodi di Roma hanno pubbli-
cato testi correlati direttamente al postcolonialismo o collegati al discorso postcoloniale. La rivi-
sta «Studi culturali» ha dato un apporto signiicativo al campo degli studi postcoloniali in Italia,
pubblicando nuovi studi e testi classici che pongono particolare enfasi su tematiche di genere,
razza, etnicità e cittadinanza in contesti postcoloniali e multiculturali. «Scritture migranti. Rivi-
sta di scambi interculturali», pubblicata dal Dipartimento di Italiano dell’Università di Bologna,
è incentrata sulle produzioni culturali associate alle migrazioni, ai movimenti transculturali e alla
condizione postcoloniale dell’Italia contemporanea. La rivista «Zapruder. Storie in movimento»
ha pubblicato due numeri sul colonialismo e sul postcolonialismo italiani: cfr. L’impero colpisce
ancora 2005; Brava gente 2010.
66 Mentre negli Stati Uniti questi studi sono cominciati come un ampliamento del campo dell’ita-
lianistica, in Italia essi sono nati nei programmi di letterature comparate. Questo mostra la rilut-
tanza dell’italianistica in Italia a considerare le letterature e le culture migranti e postcoloniali
come una parte della cultura italiana in senso ampio ed evidenzia il continuo tentativo, tuttora
in atto in molti dipartimenti di italianistica, di proteggere il concetto stesso di cultura nazionale,
caratterizzando la produzione culturale postcoloniale come non-italiana.
67 Il volume di Matteo e Bellucci è stato pubblicato prima in Italia e poi negli Stati Uniti (cfr. Mat-
teo 2001), ma è parte di un lavoro svolto da studiosi di italianistica operanti all’estero.
questi studi esaminano l’eredità della storia coloniale italiana, le sue implicazioni poli-
tiche e la produzione culturale, ancora poco analizzata, delle società coloniali italiane.
Il 2004 vede la pubblicazione di due volumi (Ponzanesi 2004; Morosetti
2004) che segnano un punto di svolta negli studi postcoloniali italiani. Questi testi
adottano per la prima volta una prospettiva postcoloniale per leggere la produzio-
ne culturale dei migranti e degli italiani di seconda generazione. Il testo di Sandra
Ponzanesi affronta la speciicità della condizione postcoloniale italiana, evidenziando
la marginalità degli studi postcoloniali italiani – e della lingua italiana come lingua
postcoloniale – rispetto alla teoria postcoloniale dominante e alle letterature di lin-
gua inglese. Allo stesso tempo, Ponzanesi evidenzia l’intersezione della teoria postco-
loniale con la teoria femminista, analizzando come il genere complichi le relazioni
di potere in ambiti postcoloniali. Nel volume curato da Tiziana Morosetti, alcuni
capitoli utilizzano temi cari agli studi postcoloniali per analizzare la scena cultura-
le italiana contemporanea (deinizione di postcoloniale italiano; inluenza cultura-
le dell’Italia nelle colonie; lingua; multiculturalismo italiano), mentre altri adottano
una prospettiva postcoloniale per rileggere il canone letterario italiano.
Nello stesso periodo si assiste allo sviluppo di diverse traiettorie di analisi e di
ricerca che contribuiscono, direttamente o indirettamente, a un esame approfondi-
to della condizione postcoloniale italiana. Nel campo della letteratura e del cinema
della migrazione, Jennifer Burns e Loredana Polezzi identiicano l’emigrazione inter-
nazionale, l’immigrazione e le migrazioni intranazionali come fenomeni cruciali nel
processo di formazione di un’identità e di una cultura nazionale (Burns – Polezzi
2003). Graziella Parati utilizza l’approccio dei cultural studies per esaminare la socie-
tà italiana multiculturale del presente e la sua produzione letteraria (Parati 2005;
Orton – Parati 2007). Daniele Comberiati (Comberiati 2010b) esplora la let-
teratura della migrazione in Italia dal 1989 al 2007, strutturando la propria analisi
intorno alle origini geograiche di autori e autrici e alle inluenze culturali che queste
origini hanno sulla letteratura che producono. Comberiati dedica anche un capitolo
alla relazione postcoloniale tra Italia e Albania e alla letteratura albanese italiana 68. I
saggi raccolti nel volume a cura di Lucia Quaquarelli (Quaquarelli 2010) analiz-
zano rappresentazioni di comunità, spazio, genere e postcolonialità nella letteratura
della migrazione in Italia, mentre il volume collettaneo di Fulvio Pezzarossa e Ilaria
Rossini (Pezzarossa – Rossini 2011) suggerisce che la produzione letteraria di scrit-
tori e scrittrici migranti e postcoloniali ha cambiato il modo in cui gli italiani inter-
pretano la propria cultura e società. Anche se in un certo modo questi volumi foca-
lizzano l’attenzione sulle migrazioni verso l’Italia e affrontano la condizione postco-
loniale dell’Italia, il paradigma teorico postcoloniale non è usato in modo costante e
sistematico per analizzare la produzione letteraria e culturale italiana.
Gli ultimi sviluppi nel discorso critico e nel dibattito accademico sulle trasfor-
mazioni dell’Italia contemporanea, che sta avvenendo su scala internazionale, han-
68 Per una prima panoramica sulla letteratura della migrazione in Italia e sulle tendenze critiche, cfr.
Sinopoli 2004, 2006.
69 Il primo numero della rivista accademica online «California Italian Studies», pubblicato nel
2010, è interamente dedicato all’Italia e al Mediterraneo. Cfr. Fogu – Re 2010.
70 Tra le opere più recenti, non incluse in questo excursus, che sono uscite in concomitanza con o
dopo Lombardi-Diop – Romeo 2012 e che contribuiscono ad arricchire il dibattito sul post-
coloniale italiano da prospettive diverse, cfr. Contarini – Pias – Quaquarelli 2011-2012; De
Metodologia e inalità
Il nostro volume adotta una pluralità di metodologie critiche che combinano
gli studi postcoloniali, i cultural studies, la teoria sulla razza e gli studi di genere. Per
ciò che riguarda la categoria di razza, ad esempio, per noi è centrale sottolineare come
essa sia costruita intersecando altre categorie di analisi come genere, classe, sessualità,
religione, nazionalità e cittadinanza, e come il razzismo a sua volta intersechi altre for-
me di discriminazione come l’esclusione sociale, il sessismo, la xenofobia, l’intolleran-
za religiosa, lo sfruttamento economico e la discriminazione legale. Negli Stati Uniti
e in Gran Bretagna la razza e il razzismo sono campi di ricerca con visibilità istituzio-
nale e accademica e si stanno rapidamente sviluppando in varie direzioni che inclu-
dono un più ampio spettro di prospettive critiche e di ambiti disciplinari, compresa
la teoria queer e gli studi sulla bianchezza. Questo succede molto meno nell’Europa
continentale. In Italia, gli studi sulla razza si sono limitati allo studio della storia ita-
liana del razzismo contro popolazioni sia autoctone, sia migranti (meridionali, ebrei
italiani e omosessuali in primo luogo, soggetti coloniali, rom e sinti in seguito) 71. La
teoria della razza in Italia si è sviluppata principalmente come un’analisi delle rela-
zioni razziali nel contesto della storia e della memoria coloniali (Centro Furio Jesi
1994; Sòrgoni 1998, 2002; Burgio 1999; Barrera 2003a, 2003b; Bonavita –
Gabrielli – Ropa 2005; De Donno 2006; Poidimani 2009), avendo come ogget-
to il razzismo contemporaneo e le sue rappresentazioni (Sibhatu 2004; Naletto
2009). Testi sociologici inluenti, con poche eccezioni 72, in un primo tempo hanno
collegato l’insorgenza del razzismo nell’Italia contemporanea all’arrivo degli immi-
grati e alla realizzazione di misure restrittive sull’immigrazione (Balbo – Manconi
1990, 1992). Un’attenzione più incentrata sull’eredità coloniale e fascista del razzi-
smo contemporaneo è divenuta possibile in seguito alla circolazione di studi sull’ide-
ologia razzista e su quello che Labanca deinisce «razzimo ‘diffuso’, delle immagini e
delle percezioni, dei comportamenti e delle prassi» 73 nella letteratura scientiica e nel-
la cultura popolare fascista, incluso il cinema (Mignemi 1984; Centro Furio Jesi
1994; Pinkus 1995; Maiocchi 1999; Ben-Ghiat 2003). Solo di recente un nuovo
Franceschi 2013; Schrader – Winkler 2013; Sinopoli 2013; Bond – Comberiati 2013;
Jedlowski 2014. Cfr. anche i documentari di Brioni, Chiscuzzu e Guida, Aulò e La quarta via.
Testi sulle tematiche di razza e genere in relazione al dibattito sul postcoloniale includono: Petro-
vich Njegosh – Scacchi 2012; Curcio – Mellino 2012; Mellino 2012a; Coburn 2013;
Giuliani – Lombardi-Diop 2013; Giuliani 2013; Spadaro 2013; Marchetti – Mascat –
Perilli 2012; Marchetti 2013; Mascat 2013.
71 Il volume Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d’Italia, 1870-1945, a cura di Alberto Bur-
gio (Burgio 1999), mostra questo tipo di approccio storico.
72 Queste eccezioni sono lo studio di Paola Tabet (Tabet 1997) sull’impatto dell’eredità coloniale
per la percezione delle differenze razziali tra i bambini nelle scuole e quello di Alessandro Dal
Lago (Dal Lago 2004) sulla discriminazione legale dei migranti e sull’eredità del razzismo colo-
niale nelle loro rappresentazioni mediatiche.
73 Labanca 1999, p. 147.
ilone di studi ha iniziato ad analizzare il tema della costruzione della razza in Italia nei
suoi vari processi di signiicazione in rapporto al corpo e alla sessualità (Pinkus 1995;
Pickering-Iazzi 2002; Ardizzoni 2005; O’Healy 2007; D’Arma 2008; Duncan
2010; Greene 2012a; Caponetto e O’Healy in questo volume), alla maschilità
(Stefani 2007; Duncan 2008a) e alle relazioni di potere basate sui privilegi di clas-
se e cittadinanza (Andall 2000; Curcio – Mellino 2010) presenti nelle socie-
tà capitaliste (Mellino 2012b). Di certo una ricerca più approfondita è necessaria
per l’analisi della costruzione della bianchezza degli italiani (Lombardi-Diop 2011;
Giuliani – Lombardi-Diop 2013) e della nerezza degli immigrati (Makaping
2001; Portelli 2003; Romeo 2006, 2011a; O’Healy 2009). Le rilessioni sulla
bianchezza degli italiani sono state fortemente inluenzate da studi sulla razzializza-
zione degli emigrati italiani negli Stati Uniti (Orsi 1992; Vecoli 1995; Guglielmo
2003; Guglielmo – Salerno 2003) e solo nel 2013 è apparso il primo volume a
fornire uno studio di notevole ampiezza storica (dall’Unità agli anni Sessanta del XX
secolo, con una serie di rilessioni sulla contemporaneità), sull’identità razziale degli
italiani 74. Di recente studiosi e studiose sia in Italia, sia negli Stati Uniti hanno ini-
ziato ad esplorare le intersezioni tra razza, subalternità (tanto dei migranti interna-
zionali, quanto degli italiani del Sud) e culture giovanili nella musica contemporanea
italiana, esaminando come la razzializzazione del Sud e dei migranti sia centrale nelle
culture hip hop in Italia (Sciorra 2002; Dawson – Palumbo 2005; Clò in questo
volume). Essi analizzano inoltre come la musica migrante contemporanea in Italia sia
fortemente inluenzata dalla disseminazione globale della musica nera, come teorizza
Paul Gilroy (Sabelli 2006), ed esplorano il modo in cui le controculture italiane si
sono appropriate della musica reggae (Sabelli 2012). Nonostante la proliferazione di
interventi di questo tipo, in Italia gli studi sulla razza non hanno ancora un’esistenza
istituzionale o una visibilità accademica.
A partire dagli studi sul razzismo italiano che hanno aperto la strada per una
seria riconsiderazione della matrice imperiale e coloniale del razzismo, in questo
volume intendiamo analizzare e aiutare a comprendere come la razza sia legata a più
ampi processi sociali e culturali di razzializzazione in speciici momenti storici e attra-
verso speciiche convenzioni narrative nei diversi media 75. Ci preme inoltre esamina-
re come questi processi inluenzino la condizione delle comunità di migranti in Italia
e l’idea stessa di appartenenza nazionale e di italianità 76.
Come ha osservato Iain Chambers, «la xenofobia di oggi […] ha molto a che
fare con il fallimento e la mancanza di volontà di indagare un passato europeo che
rimane ancora molto a livello inconscio, nel quale il colonialismo e l’impero era-
no (e ancora sono) presenti nelle conigurazioni nazionali di ‘identità’, ‘cultura’,
‘modernità’, e ‘progresso’» 77. Questo sottolinea il bisogno di analizzare il razzismo
queste donne vengono discriminate per motivi legati alla razza e al genere, e mar-
ginalizzate sulla base di una pluralità di fattori che includono la religione, l’orienta-
mento sessuale, la classe sociale e la (mancanza di) cittadinanza.
dei rifugiati etiopi nel documentario di Andrea Segre, Dagmawi Yimer e Riccardo
Biadene. Ciò crea una profonda frattura nel modo in cui la memoria nazionale è
costruita nell’Italia postcoloniale. Il capitolo di Roberto Derobertis, che chiude
la sezione, opera una rilettura di Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi da una
prospettiva postcoloniale e con riferimenti a materiale d’archivio. Derobertis sot-
tolinea la connessione esistente tra la posizione subalterna (e la conseguente emi-
grazione di massa) dei contadini meridionali e quella dei soggetti colonizzati nella
AOI. Derobertis, poi, stabilisce un rapporto di continuità con il presente attraverso
l’analisi di come il capitalismo globale abbia creato nuove forme di sfruttamento
nel Sud rurale dove, di recente, gli immigrati clandestini hanno preso il posto pre-
cedentemente occupato dai contadini autoctoni nella scala sociale.
La Sezione IV, che si intitola Relazioni di razza. Estraneità e intimità, è dedica-
ta alla costruzione della razza e alle rappresentazioni di bianchezza e nerezza nell’Ita-
lia contemporanea ed enfatizza la prossimità, piuttosto che la separazione, tra bian-
chi e neri nel presente. Cristina Lombardi-Diop apre la sezione affermando che la
società italiana del presente postcoloniale è essenzialmente una società postrazziale
che neutralizza e spesso nasconde ogni discorso intorno al colonialismo, ma soprat-
tutto intorno alla razza. L’autrice deinisce la situazione attuale come il risultato, tra
le altre cose, di un progetto di «sbiancamento» dell’identità razziale degli italiani,
un progetto che a suo giudizio risale alla concezione eugenetica dell’abiezione raz-
ziale dell’Italia fascista e alle sue politiche intorno all’igiene. Attraverso un’analisi
di rappresentazioni cinematograiche che mettono in luce le intersezioni di razza
e genere, le rilessioni di Rosetta Giuliani Caponetto e Áine O’Healy inducono a
riconsiderare le dinamiche degli incontri interrazziali e ad interrogare quali livelli di
intimità essi producano nella vita e nella cultura contemporanee. La reinterpreta-
zione operata da Caponetto dell’immagine e della funzione ideologica della Venere
nera nel cinema popolare italiano degli anni Settanta testimonia la presenza persi-
stente dell’immaginario razzializzante del colonialismo nell’Italia contemporanea,
sostenendo che il ritorno di quest’icona femminile venga usato per promuovere un
tipo di femminilità sottomessa, in opposizione ai modelli di autodeterminazione
proposti dal movimento di liberazione delle donne che in quegli anni si diffon-
dono. Áine O’Healy analizza come la differenza razziale sia costruita nel cinema
italiano contemporaneo e come questa differenza ruoti intorno alle costruzioni di
maschilità e femminilità nere ereditate dal colonialismo, anche se non immedia-
tamente riconoscibili come tali. I ilm che O’Healy analizza, sostiene la studiosa,
non mettono suficientemente in discussione le strutture razziste della società ita-
liana, ma contribuiscono tuttavia ad una riformulazione dell’immaginario nazio-
nale attraverso la rappresentazione e la problematizzazione delle unioni interrazzia-
li. Il capitolo di Caterina Romeo si concentra sulle rappresentazioni letterarie, esa-
minando come scrittrici e scrittori postcoloniali africani italiani si oppongano alle
fantasie di bianchezza della società italiana e alla mancanza di conoscenza critica di
tematiche inerenti alla razza e al razzismo, assumendo la nerezza come parte inte-
grante dell’identità nazionale italiana. Articolato sull’intersezione tra razza e genere,
80 Per una trattazione di questi due concetti, cfr. Romeo in questo volume.
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