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Riassunto Storia dell'idea di europa

- Federico Chabod
Storia della Formazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro (UNIBA)
4 pag.

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STORIA DELL’IDEA DI EUROPA – FEDERICO CHABOD

CAPITOLO SECONDO

La prima formulazione dell’Europa come di una comunità anche al di fuori degli aspetti geografici è di
Machiavelli, ed è una formulazione di carattere politico. E si parla di Europa, non più di cristianità,
un’Europa basata su un proprio modello di organizzazione politica, diversa da quella asiatica. In Europa c’è
la monarchia non assoluta o la repubblica, in Asia il dispotismo. Machiavelli, al contrario di Montesquieu e
Voltaire che rivendicheranno sempre la libertà contro lo stato, considera la libertà necessaria per una
maggiore solidità dello stato stesso. L’Europa è la terra delle molteplici virtù, in Asia uno comanda e gli altri
sono sottomessi. Dottrina dell’equilibrio europeo: una sorta di costituzione dell’Europa che consiste nel
mantenere negli stati una bilancia uguale di poteri, tramite trattative diplomatiche, anche durante le guerre:
questo perché l’Europa costituisce un tutto.

CAPITOLO TERZO

Piano piano il centro del commercio si è spostato dal Mediterraneo all’Atlantico, con il decadere della
fortuna delle repubbliche marinare italiane (Venezia, Genova), e poi si stava incrementando il flusso di
metalli preziosi dall’America in Europa. Quindi la scoperta dell’America ha inciso profondamente sulla vita
europea. Il Rinascimento, che imperversava in Italia, era ancorato ai valori del passato, al trionfo di Roma e
della Grecia antica. Il concetto di progresso era completamente sconosciuto, la mentalità moderna affermava
di essere più ricca e complessa di quella antica.
Con la scoperta del nuovo mondo, l’Europa vuole consolidare la sua immagine e il suo potere in
contrapposizione a questo nuovo mondo, appunto. Ci si sente sempre più europei, e non cristiani. Il
contributo verrà dato dalla Riforma protestante, ma anche da una complessiva laicizzazione del pensiero, per
finire poi al mito della corrente antieuropea che esalta i felici mondi lontani. Mondi dove non ci sono
guerre, dove non c’è corruzione, intrighi politici, il mito del buon selvaggio. L’Europa è contrapposta alla
Non-Europa (un tutt’uno Cina-America), ma stavolta è l’Europa a essere sanguinaria, e la Non-Europa
pacifica: sono gli europei a essere barbari.
Quindi sono due motivi contrastanti: la pace delle terre lontane, e la lotta continua dell’Europa, cristiana
ma dominata dai briganti.
Le terre lontane subiscono una stilizzazione, ma è una connotazione positiva, tutto appare buono.

Lo spirito polemico della corrente antieuropea può essere di due tipi: o fittizio o storicamente precisato.
Nel primo caso c’è l’utopia: lo scrittore crea uno stato immaginario (esempi Moro, Campanella)
Nel secondo caso lo scrittore cerca un modello in qualcosa di già esistente, che stilizza, o esaltando lo stato
di natura (come Rousseau) o esaltando qualche popolo determinato in contrapposizione al proprio.
Con la polemica antieuropea non si vuole annientare l’Europa, ma la si vuole rendere più grande e saggia.

Montaigne è il maggiore esponente della polemica antieuropea: la tematica occupa due capitoli degli
Essais. È vero che sono chiamati selvaggi, ma sono selvaggi come frutti prodotti spontaneamente dalla
natura. Quello che noi chiamiamo barbaro è definito così solo perché è diverso dai nostri usi; i selvaggi
vivono ancora in uno stato di natura, puro e naturale. Addirittura giustifica il cannibalismo: vi è maggior
barbarie a mangiare un uomo vivo (metafora per gli usurai europei) che un uomo morto. Per Montaigne
questi popoli sono da imitare come esempio di virtù , e invece abbiamo sfruttato la loro ignoranza e
inesperienza per piegarli verso la lussuria e l’avarizia.

Per concludere possiamo dire che alla barbarie si è spesso contrapposto il concetto di civiltà, città. La città è
il trionfo dell’agricoltura, del commercio, della stabilità politica, della vita religiosa continua.
La vita economica è basata sui tre settori (agricoltura, industria, commercio)
La vita politica è basata sull’organizzazione dei poteri pubblici
La vita morale si basa sulle norme della religione cristiana
Ancora si batte il tasto su fattori di diversità, come la nudità dei selvaggi contrapposta ai nostri vestiti; ma si
tratta esclusivamente di una differenza di costumi.

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CAPITOLO QUARTO

Il mito del buon selvaggio sarà ripreso nel 700 per contrapporlo a corruzione e malvagità. La Cina non
suscita ancora ammirazione, un posto che viene esaltato invece è l’Egitto, iniziatore della civiltà, con la sua
scienza e filosofia. La polemica antieuropea del 500 rimane ancorata alla sfera politica, e non sfora in quella
religiosa, infatti a parte Montaigne sono tutti favorevoli all’azione dei missionari che predicano tra gli
indigeni la parabola per la conversione alla fede cristiana.

Per MONTESQUIEU si deve compiere quella differenziazione dell’Europa dagli altri continenti. La
letteratura di viaggi che stava avendo successo, incrementò notevolmente anche con le Lettere Persiane di
M. in cui immagina un persiano di alta stirpe che per evitare di cadere vittima di alcuni potenti nemici decide
di allontanarsi dal paese e fare un viaggio in Occidente con un amico. Riappare la distinzione del
Machiavelli: Europa = molti stati, Asia = pochi stati, niente repubbliche, potere del sovrano sui sudditi. La
maggior parte degli stati europei sono monarchie, ma ci sono anche repubbliche, una forma di governo che
l’Asia non conosce minimamente. Le repubbliche nacquero in Grecia e si diffusero in Italia, Spagna, viene
elogiata la giustizia europea, con delle pene commisurate al delitto e non inutilmente severe.
I lati negativi dell’Europa sono le continue guerre, la corruzione, la non applicazione dei princìpi giusti.
Talvolta è l’abbondanza di leggi ad opprimere la giustizia. Le donne però godono di grande libertà, non sono
isolate come quelle orientali. L’Europa è produttiva, non inerte come l’Oriente. Questa febbre di lavoro è
aiutata dalla tecnica e dal progresso (importante è lo scambio di lettere tra Usbek e Redi, un altro persiano
giunto in Europa, riguardo al progresso tecnologico. Per Redi le scoperte sono dannose per il cattivo uso che
se ne fa, per Usbek sono importanti perché senza esse si ripiomberebbe nella barbarie). C’è un’opposizione
alla religione cattolica, il clero è ricco e corrotto, e un’esaltazione alle scienze esatte, al razionalismo.
L’Europa quindi è libera, l’Asia è terra di dispotismo. La libertà europea va ricondotta alle antiche
repubbliche greche e romane. La cultura medievale europea ha come esempio le libertà germaniche nate nei
boschi, in cui il potere del sovrano è limitato dalla nobiltà e dalle leggi.
Montesquieu dice che il cristianesimo sembra avere come fine solo la felicità ultraterrena, invece produce
anche quella terrena (cattolicesimo per monarchia, protestantesimo per repubblica). Si scontrava con Voltaire
che invece disprezzava il Medioevo e lo vedeva come periodo di decadenza e morte delle arti. Ancora la
repubblica può esistere solo in un piccolo stato, appena si hanno grandi imperi si ha il dispotismo, gli stati
dispotici vivono chiusi, ignorano gli scambi internazionali, mentre le nazioni europee, libere, devono la loro
prosperità proprio agli scambi commerciali.

VOLTAIRE: il suo pensiero può essere definito cosmopolitico. Il primato europeo esiste, ma si deve anche
ad altri popoli, all’India per esempio dobbiamo tante invenzioni, e la loro religione è altamente morale con
un odio per l’omicidio. La Cina è ammirevole per la morale e le leggi, non si parla di pene e ricompense
eterne, il bene pubblico è il primo dovere. Come Montaigne è contro il fanatismo cattolico.
Per quanto concerne la politica è avverso al cattivo uso della politica, per lui bisogna porre a capo dello stato
un sovrano illuminato, non un sovrano assoluto come Luigi XIV. Voltaire considera selvaggi gli europei,
soggiogati dalle imposte, dai dogmi religiosi. L’Europa progredisce sempre nel campo delle arti e delle
scienze, la Cina si è fermata per amore della tradizione. L’Europa supera anche gli Arabi, forse perché
cronologicamente è venuta per ultima, quindi ha attinto dagli altri e perfezionato. Una prova inconfutabile è
il fiorire della poesia, ma anche lo spirito culturale sempre vivo, in grado di risollevarsi anche dopo guerre,
devastazioni. Contraddice Montesquieu quando dice che anche in Asia ci sono state repubbliche, parecchie e
potenti. L’elogio all’Europa lo fa in campo specialmente culturale, con una stima particolare per il
trattamento riservato alla donna, libera, e per una certa raffinatezza, visibile anche nei ceti più bassi che non
mostrano grossolanità e rozzezza ma sempre una certa dignità.
Contro Voltaire, che vede il concetto di Europa come cultura e ragione, c’è Fontenelle, che parla di genere
europeo come civiltà: anche se quest’idea di Europa finirà con l’800 quando in contrapposizione alla cultura
europea non c’è più quella asiatica ma quella americana.

CAPITOLO QUINTO

Durante il periodo del Romanticismo si afferma l’idea di nazione, il particolare contro il generale,
l’individualità contro l’universalità. Gli assertori dell’individualità nazionale vanno contro l’europeismo.

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Rousseau: è avverso all’europeismo di Montesquieu e Voltaire, per lui Pietro il Grande ha modificato la
Russia in senso imitativo, imponendole leggi e abitudini estranee all’identità nazionale. In Rousseau non c’è
l’esortazione al recupero dei costumi germanici o all’avversione all’influsso straniero, lui comunque
riconosce la comunità di interessi commerciali e artistici in tutti gli stati europei. In campo politico
l’equilibrio che c’è tra i paesi gli sembra un vincolo imperfetto, e anzi immagina la nascita di
un’organizzazione internazionale che trasformi l’Europa in un vero corpo politico. È contro l’uniformità, la
nazione si affaccia nella storia come coscienza, come amor di patria, in contrasto con il cosmopolitismo, il
contrasto fra il tutto e le sue parti.

Novalis nel suo scritto “Cristianità o Europa” evince un rifiuto del cosmopolitismo illuminista e avverte un
rimpianto nei confronti della cristianità, dove tutto veniva elogiato. Con la riforma protestante la Chiesa,
indivisibile, viene divisa, comincia l’epoca dei filosofi che distruggono le certezze, fine dell’unità europea.
Siamo all’opposto di Voltaire, qui c’è un recupero del Medioevo e del gotico.

Metternich considera l’Europa come una patria, il suo è il tipico europeismo settecentesco. Ogni stato oltre
ai suoi interessi particolari ha degli interessi comuni, quindi c’è la tendenza degli stati ad avvicinarsi gli uni
gli altri. Quello di M. è un europeismo conservatore, che vede l’Europa come un corpo politico complessivo,
fondato sulle grandi potenze, combatte contro l’idea di nazione e l’idea di libertà.

L’anti-Metternich può essere considerato Mazzini. Per Mazzini la patria è il punto d’appoggio tra l’individuo
e l’umanità. Mazzini pensa a una Giovane Europa, l’Europa dei popoli che sta per trionfare succedendo
all’Europa dei princìpi. Si fa strada l’idea di missione, per sviluppare le singole identità nazionali da
conciliare con una più ampia comunità civile. Già De Maistre aveva detto in passato che ogni nazione ha una
missione da assolvere, così come ogni individuo.
Per Mazzini la riforma politica va insieme a quella culturale e religiosa dell’individuo. L’idea che Mazzini ha
della nazione è un’idea francese (nazione come plebiscito di tutti i giorni, mentre l’idea tedesca vedeva la
nazione come un fatto di stirpe e tradizione). Il grande nemico di Mazzini è il dispotismo, il grande impero a
cui aspirava Hitler. Al contrario di Mazzini così idealista si pone Cavour, più realista e poco intellettuale: lui
prova davvero a modernizzare la mentalità dell’aristocrazia e borghesia, non ci riesce, ma il suo
atteggiamento non è rivoluzionario, sta nel giusto mezzo.

CAPITOLO SESTO

Guizot nei suoi studi vuole ripercorrere la storia della civiltà Europea, vista come risultato dell’incontro fra
diversi stati. La libertà e la varietà nell’unità hanno permesso l’armonizzarsi di tendenze diversissime,
questi due elementi sono assenti nelle civiltà asiatiche e nascono dallo sviluppo di un unico principio
creatore che col suo dominio ha causato tirannidi e immobilità sociali.
L’Europa moderna è madre della libertà, in quanto ci sono sempre state forze diverse tra loro, in lotta, ma
nessuna è mai riuscita a soffocare le altre prendendo il sopravvento su tutto.
La separazione di Guizot vede Asia + mondo antico Greco e Romano contro l’Europa moderna. Gli
Illuministi guardavano alle repubbliche greche e romane, i Romantici guardano le repubbliche medievali
italiane, come madri della libertà del mondo moderno.

Anche se nessuna nazione ha mai trionfato esclusivamente sulle altre c’è sempre una nazione che ha influito
più di tutte sul carattere generale europeo, parliamo di PRIMATO DELLA NAZIONE, il diritto a guidare
le altre. Per Guizot questo primato è della Francia, contraddistinta da
- chiarezza
- socievolezza
- capacità propagandistica
La Francia è l’unica nazione che ha unito sviluppo sociale e sviluppo intellettuale. Il progresso intellettuale
senza miglioramento sociale è nulla, all’Italia è mancata questa unione nonostante la presenza di tante
personalità. Molti Stati però lotteranno per rivendicare questo primato.
Tre sono i periodi storici che secondo Guizot si possono distinguere nell’Europa moderna (in cui fa rientrare
anche l’Europa Medievale)
- Periodo delle origini, fino al 300, gli elementi della società sono nelle loro forme native, caotici
- periodo dei tentativi, fino al 700, i vari elementi si combinano tra loro ma non danno alcun risultato
duraturo

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- periodo dello sviluppo propriamente detto, dal 700 in poi, in cui la società europea assume una forma
definitiva

Rispetto al settecento tre novità sono introdotte da Guizot:


- tirannide vista non come causa dell’immobilità della società, ma come effetto del prevalere assoluto di una
sola casta. L’oriente si caratterizza per la sua immobilità sociale; per Montesquieu questa tirannide vista
come dominio violento era causa di immobilità.
- forza all’origine di tutti i poteri politici: appello al principio di legittimità politica
- libertà religiosa congiunta con quella civile: stesse vicissitudini tra società cristiana e civile – entrambe
hanno avuto prima una fase di libertà, poi una aristocratica e infine una monarchica, sovvertita dalla
rivoluzione (Rivoluzioni settecentesche per la società civile, Riforma Protestante per la soc. cristiana)
Nessun Illuminista avrebbe mai pensato a un simile accostamento, affermando che la chiesa viaggia sempre
per prima. A differenza di Novalis che vedeva nella riforma Protestante la fine dell’unità europea, Guizot
coglie l’inizio, il progresso, perché finalmente trionfa la libertà dello spirito umano.

APPENDICE

Il quadro ora è completo: abbiamo analizzato l’idea di Europa come qualcosa al di là della mera idea
geografica. L’Illuminismo si è configurato per andare contro la religione, mentre con il Romanticismo
assistiamo a una ripresa anche dei valori religiosi, e conseguente rivalutazione del Medioevo.
L’irruzione del nazionalismo tolse al sentire europeo gran parte del suo fascino, spostò l’accento sul
particolare e sulla singola nazione.

Estensione territoriale
Voltaire escludeva dall’Europa la penisola Balcanica, sotto il dominio turco, ma includeva la Russia dopo
Pietro il Grande, che l’aveva modernizzata. Anche se la Russia a lungo andare ebbe un’azione passiva,
subiva gli influssi francesi e tedeschi dando ben poco di suo. Per appartenere alla società degli spiriti
(repubblica delle lettere) ogni popolo deve vantare un nome famoso in tutta Europa:
Italia: Dante, Michelangelo, Galileo
Francia: Corneille, Voltaire, Montesquieu
Inghilterra: Shakespeare, Newton, Locke
Germania: Goethe, Kant, Mozart
Spagna: Cervantes, Velazquez
Per la Russia dobbiamo aspettare Tolstoj, Dostojevskij e Stravinskij
Due sono i modi di considerare la nazione: NATURALISTICO (di stirpe – degenererà nel razzismo) e
VOLONTARISTICO. L’Europa è tutta costituita volontaristicamente, anche se degli elementi che
influiscono sullo spirito umano uno è prettamente naturalistico (il clima) e gli altri due no (governo e
religione – fattori morali). Industria, commercio però sono tutti fattori non naturalistici. È vero che tra le
razze ci sono differenze, ma queste non incidono sullo spirito di una nazione.

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