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1.

Martina Ceolato
5 dicembre 2022, 00:17:35
il sensismo è un orientamento fa
da sottofondo alla cultura italiana
del II° settecento ed è alla base
della riflessione sull’arte degli
autori del “Caffè” e Parini, rimarrà
presente anche in Leopardi.

RIASSUNTI ITALIANO:
EPOCA 6

-LA “CRISI DELLA COSCIENZA EUROPEA” E LA NUOVA LETTERATURA:


Un nuovo orizzonte storico, quadro generale:
La storia del Settecento è sostanzialmente una lenta crisi dell'Antico regime nobiliare (sistema
culturale e sociale). Lo scenario del XVIII secolo si aprirà dunque con la rottura dei vecchi equilibri,
un frattura politico-militare e culturale. Per quanto riguarda il sistema sociale persistono le
problematiche che avevano caratterizzato il secolo precedente: profonda di erenza tra città e campagna,
insormontabili con ni tra le classi sociali, l’eredità assoluta della Controriforma nei paesi cattolici, il potere economico
detenuto unicamente da nobiltà e clero, la precarietà della vita umana e l’aumento del tasso di mortalità dovuto alle
guerre.

La monarchia spagnola è in pieno declino; la monarchia francese dalla Reggenza a Luigi XVI vive
in una contraddizione senza via d'uscita. Solo la monarchia costituzionale inglese ra orza il suo
potere e la sua forza economica. L'impero asburgico estende l'egemonia sull'Italia e diventa la
maggiore potenza europea. La laicizzazione, la necessità di espansione economico-culturale sono
elementi che spiegano la volontà di comunicazione tipica di questi anni. Si assiste inoltre ad un
ampliamento sempre crescente di tra ci, commerci e colonizzazione favorito dai numerosi
progressi tecnici che accompagnano questo periodo (in ambito navale soprattutto). L'Italia, priva
di autonomia politica (lacerata dalle tre guerre di successione spagnola, polacca ed austriaca
aveva attraversato un forte periodo di instabilità) e largamente dipendente dall'Austria, sente
maggior disagio rispetto ad altre nazioni che si vanno sviluppando. Il problema vero dei nostri
intellettuali è come mantenere la cultura italiana al passo di quella europea, cercando una
mediazione che non ci separi dall'antica tradizione umanista e sappia confrontarsi con il
razionalismo europeo ampiamente di uso

-UN SAPERE IN MOVIMENTO:


Già alla ne del XVII secolo si parla di crisi delle certezze > ideologiche e morali dell’assolutismo,
dogmatismo religioso e politico, ogni concezione del sapere e della conoscenza. >> questo
processo è de nito “crisi della coscienza europea”: pone le radici nei fenomeni del razionalismo
cartesiano e nella nuova scienza galileiana, tuttavia importante è anche l’eredità della Riforma
protestante (per la ribellione all’autorità), l’opera loso ca del XVI secolo e il libertinismo
miscredente.
Tutto ciò con uirà nella laicizzazione del sapere che acquisisce ora una nuova concezione: è
inteso come ricerca, interrogazione della realtà , de nizione delle leggi e dei limiti della realtà.
Il ne della conoscenza è dunque quello dell’approfondire sé stessa (la luce del sapere illumina
qualsiasi oggetto). Va sviluppandosi pertanto il moderno concetto laico e borghese di cultura,
premessa fondamentale per l’Illuminismo.
Partendo dalla nuova de nizione di conoscenza come “illuminazione” nasce la critica moderna
=analisi senza pregiudizi dei discorsi e dei fatti umani. Questa disciplina si propone di esplorare i
fondamenti del sapere storico, di indagare la credibilità dei testi e dei documenti trasmessi dalla
tradizione (anche quelli religiosi). Parallelamente avviene un processo di revisione delle fonti della
storiogra a ecclesiastica, testimonianza della volontà di far luce anche su ciò che prima era
indiscutibile e assoluto.
Dal punto di vista culturale, si sviluppa l’esigenza di una collaborazione tra gli intellettuali che, non
dandosi autorità e poteri precostituiti, s’impegnano in ricerche che ammettono il confronto di piu’
punti di vista: è la concezione di una libera ‘repubblica delle lettere’ dove il letterato fa parte di
una comunità universale in cui le varie gure collaborano > scambio reciproco.
Questo progetto trova piena realizzazione nell’Olanda di ne ‘600: qui si apre un ampio dibattito
culturale che coinvolge gure anche extraeuropee quali Bayle.

L’inghilterra invece si caratterizza per il libero sviluppo della ricerca, soprattutto in ambito
scienti co -Newton- e loso co -Locke-. Si tratta di due gure fondamentali, le quali teorie si
di ondono su scala europea, toccando alcuni stati più di altri: il primo per la concezione
meccanicistica e matematica del mondo e il secondo per il concetto di conoscenza svincolata
1 dall’innatismo e riconducibile all’esperienza sensibile > si parla in questo caso di sensismo,
de nendo qualsiasi orientamento loso co che attribuisca un ruolo essenziale ai sensi nei
processi della conoscenza.
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2. Martina Ceolato
30 novembre 2022, 14:34:15
il termine seicentesco indica una
decorazione minuta di roccia
artificiale, fatta di sassi e
conchiglie; nell’Ottocento designa
ogni oggetto minuscolo,
stravagante e curioso; infine il
vocabolo è passato ad indicare
non solo le arti figurative ma
l’intera società nobiliare
settecentesca -in arte
estenuazione del gusto barocco e
lo svolgimento di forme artistiche
ornamentali, edonistiche, preziose.
-LA REPUBBLICA DELLE LETTERE:
La repubblica delle lettere favorisce la nascita di nuove discipline (le cosiddette scienze umane >
antropologia e psicologia) ma non provoca ancora una rottura dell’unità del sapere. Come già
detto, l’uomo di cultura fa parte di una comunità universale, in cui i membri sono de niti con il
termine letterati > comprende tutti coloro che producono testi scritti: non appartengono a questa
categoria solo gli uomini di lettere, ma tutti coloro che sono interessati alla conoscenza
>> la moderna repubblica delle lettere mantiene dunque i caratteri della cultura latina medievale e
umanistica, non rompe con la tradizione ma ragiona in un ottica di confronto e dissenso. L’intensa
attività epistolare che caratterizza il periodo permette lo scambio culturale e un vasto dibattito tra i
dotti europei.
La produzione letteraria si rivolge ad un nuovo pubblico, quello della media e piccola nobiltà.
Così come l’attività culturale di pari passo la produzione editoriale subisce un forte incremento
(attività intensa nell’Olanda di ne ‘600). Sempre più sovente si di onde la pratica di di ondere i
testi in paesi diversi da quelli della lingua originale in cui sono stati scritti > fondamentale per
l’immissione di tali testi nel dibattito europeo è l’opera dei traduttori.
Un nuovo e fondamentale strumento di comunicazione e discussione diviene la stampa periodica.
All’interno delle gazzette e avvisi troviamo notizie sugli avvenimenti pubblici, pubblicate con
periodicità irregolare; d’altra parte il giornalismo letterario opera invece con regolarità ed è
costituito da segnalazioni, rendiconti o estrattati relativi a libri recenti (per tutto il 600 e 700 esiste una
distinzione netta tra gazzetta, con funzione di informazione politica e giornale, con obiettivi di informazione culturale e
libraria. Principali periodici italiani sono riconducibili a Roma, Venezia, Milano > es. “Giornale de’ letterati”, “Il Ca è”,”
L’Osservatore Veneto”…).

-ALTRI MODELLI CULTURALI: La repubblica delle lettere non raggiunge tutta la cultura europea
( ne 600-inizio 700) in quanto si trova a scontrarsi con l’assolutismo e l’intolleranza religiosa.
L’alfabetizzazione è inoltre scarsa e l’istruzione rimane a data alle scuole religiose (primarie),
collegi e precettori privati (l’istruzione superiore).
I modelli francesi della corte del Re Sole continuano ad avere successo > “querelle des anciens et
des modernes” > la cultura francese vede nel presente una razionalizzazione e un superamento
del passato: il progresso del presente ha superato il modello di perfezione antica. La cultura
francese si volge verso il presente attraverso edonismo leggero e cura per le varie occasioni
2 gradevoli della quotidianità > tale atteggiamento si traduce nello stile gurativo del Rococò .
-In Inghilterra si sviluppa un diverso tipo di pubblico, in primo piano la piccola aristocrazia dei
gentleman impegnati nei tra ci commerciali. Questo pubblico prediligeva i ca è e i club per
gentiluomini come luoghi d’incontro. Proprio da questi ambienti si originerà il nuovo giornalismo
periodico (≠da quello che si rivolge alla repubblica dei letterati) che guarda alla vita quotidiana e si
indirizza alla borghesia cittadina (es. “Spectator” di Addison). Si forma un vero e proprio mercato
letterario e nasce il romanzo moderno che ra gura la società contemporanea nella sua interezza
>> “Robinson Crusoe” di Defoe. Si sviluppa una scrittura ironicamente distaccata che incarna il
tipico humour inglese (“Viaggi di Gulliver” di Swift).
-L’ITALIA DI FRONTE ALL’EUROPA:
L’Italia, che nel ‘500 cardine della cultura, si ritrova ora a confrontarsi con una cultura elaborata
altrove e di erente da modello rinascimentale italiano. Tuttavia la cultura italiana non si trova in
una condizione marginale perchè esercita ancora il primato per la tradizione scienti ca galileiana e
produce grandi intellettuali che ottengono riconoscimenti e attenzioni da tutta Europa (I° ‘700).
L’italiano rimane comunque una lingua piuttosto nota nelle corti e, grazie alla di usione della
commedia dell’arte e del melodramma, resta lo strumento espressivo internazionale dello
spettacolo (italiano=lingua internazionale dello spettacolo). L’Italia rimane inoltre una delle mete
più ambite per i viaggi degli intellettuali (Goethe). L’Italia si apre all’Europa con l’obiettivo di
adeguarsi alle più avanzate civiltà europee > questo preciso avviene attraverso una serie di
scambi linguistici, in particolare con il francese tuttavia ogni iniziativa culturale fatica a imporsi.
Il quadro sociale italiano: depressione e miseria delle campagne, separazione netta tra vita urbana
e campestre, sviluppo di una nuova nobiltà di origine borghese, basso livello di alfabetizzazione

-REAZIONE ANTIBAROCCA E RAZIONALISMO POETICO:


Poiché in una posizione di arretratezza rispetto all’Europa, l’Italia decide di mettersi in pari con
essa attuando una riforma del linguaggio poetico: si sviluppa un ceto di uomini di legge e
funzionari ( no ad allora l’attività culturale era prerogativa dei nobili e degli abati) che cerca uno
stile classico e razionale, ri utando le forme del barocco ma aspirando alla meraviglia. Tra questi
la gura di Alessandro Guidi attua il compromesso tra razionalismo e gusto barocco > la sua
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ri essione viene esplicitata da Tommaso Ceva: nel poeta devono coesistere il “pazzo” e il savio”; de nisce la poesia
come “sogno che si fa in presenza della ragione”.
La ri essione razionalistica più interessante sulla nostra poesia è quella ad opera di Gravina,
esperto giurista che emerge dal ceto civile napoletano e occupa una posizione di rilievo
nell’ambiente dell’Arcadia romana.
Nel trattato “Della ragion poetica”, individua nella nzione la caratteristica fondamentale della
poesia, tenendo presenti le antiche favole e i poemi di Omero e la riconduce alla facoltà della
fantasia; attraverso le favole trasmette la verità della vita civile. Gravina non propone un semplice
compromesso tra arti cio e ragione, ma tenta di attribuire una funzionalità sociale alle favole
poetiche prospettando una poesia guidata da una intrinseca tensione civile ( e quindi una critica
alla vita pubblica contemporanea). >> la nzione poetica ha una funzione civile.
Tuttavia la favola pastorale e arcadica prendono una direzione diversa da quanto egli indica che,
deluso, si chiude in un classicismo rigido, disprezzando il mondo contemporaneo corrotto.

-L’ARCADIA E IL MODELLO PASTORALE:


L’esigenza di una poesia razionale porta alla fondazione nel 1690 a Roma dell’Accademia
dell’Arcadia( nasce come reazione di ne Seicento al marinismo e al barocco) da parte di un
gruppo di scrittori: Crescimbeni, Leonio, Gravina, Zappi.
Ottiene in poco tempo l’adesione dei maggiori scrittori italiani.
Fondamentale è il travestimento pastorale: ogni socio deve assumere un nome pastorale greco
ttizio; tutte le attività devono svolgersi in ambienti campestri e boschereggi >secondo il bucolico
stile di vita dell’antica Arcadia; il luogo delle riunioni è de nito Bosco Parrasio; l’insegna è la
siringa di Pan, il protettore è Gesù Bambino; a capo dell’Accademia vi è un custode generale, il
primo dei quali Crescimbeni.
>>> l’antica favola classica dell’Arcadia si pone come occasione di rapporti tra letterati e di
iniziative culturali.
La moda dell’Arcadia si espande e si a erma per tutto il ‘700 tanto che il mondo dei salotti
contemporanei si trasferisce in ambienti campestri e boscherecci.
In questo mondo la stessa natura diventa arti cio. Si ha così una riforma basata che coincide con
l’adozione di un modello razionale fondato sull’arti cio.
L’antica favola pastorale non può pertanto assolvere quelle funzioni civili e razionali che gli
attribuiva Gravina, ma solo consacrare il valore della società presente.
-LA POLITICA CULTURALE DELL’ARCADIA:
L’Arcadia si propose sempre più chiaramente come risposta alla “crisi della coscienza europea” e
alla cultura dinamica che da questa emergeva. Essa si diede strutture organizzative molto
articolate: Gravina compila le leggi accademiche, in varie regioni d’Italia vengono fondate ‘colonie’
legate alla sede di Roma (dipendenza dalla politica culturale della Curia romana), Crescimbeni si
occupa di selezionare i pastori e di pubblicizzarla con la pubblicazione di Rime e Vite degli Arcadi.
Il successo dell’Arcadia fu tale che farne parte divenne il segno necessario per essere riconosciuti
membri della comunità intellettuale. >> l’Arcadia realizzava così una sua versione della
“repubblica delle lettere”, uni cando a livello nazionale il mondo intellettuale.
Rilanciano il genere della lirica come mezzo d’espressione privilegiato >> produrranno una serie di
liriche d’occasione.
All’interno dell’Accademia non mancarono con itti: la rottura tra Gravina e Crescimbeni portò alla
scissione e alla fondazione dell’Accademia dei Quirini (Gravina).

-LA POESIA ARCADICA NEL SETTECENTO: Il razionalismo arcadico rilanciò il genere della lirica;
ma alla poesia barocca della meraviglia e della metafora ardita contrappose un linguaggio poetico
chiaro e lineare
Caratteristiche: >> la sempli cazione del linguaggio poetico
- l’esigenza di razionalità e chiarezza comunicativa porta a nuove misure linguistiche e stilistiche:
sempli cazione, ricerca di una maggiore nitidezza, ri uto di un uso eccessivo della metafora,
lessico svincolato dalla lezione petrarchesca, riduzione della sintassi a favore di una simmetria
piu’ semplice, cantabile ;
- alle forme metriche tradizionali si preferiscono le canzonette (strofette di versi brevi combinate in
vari modi e con molta libertà, sempre con forte attenzione al ritmo. E’ un modello che viene
ripreso in molte odi di Parini e che persiste anche in Leopardi nel Il risorgimento) con versi e strofe
brevi e cantabili, accompagnate da musica.
- le generazioni successive: la contaminazione del Rococò >>
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al modello pastorale si sovrappongono le immagini della società aristocratica: la natura umana
viene ambientata tra giardini, salotti, teatri, feste che costituisce il gusto del Rococò.
- oltre alla lirica anche il teatro: la drammaturgia italiana non vuole sottrarsi al confronto con quella
classica francese, cercando di svincolarsi dalla commedia dell’arte e dal melodramma europee
che esaltano la nzione: si sente l’esigenza di creare un teatro che rispetti il criterio della
verosimiglianza (restaurazione del teatro di parola), essenziale per garantire un discorso razionale.
Si realizzano varie opere drammatiche che anticipano la riforma goldoniana (autori: Carlo Maria Maggi
-attraverso il dialetto milanese cerca un vivo rapporto con il “vero”; Pier Jacopo Martello -autore di numerose tragedie
caratterizzate da situazioni eccessive e e etti paradossali. Dalla meschinità e vanità della società letteraria arcadica egli
trae spunto per una satira pungente e divertita; abbiamo poi una serie di drammaturghi toscani: Fagiuoli, Gigli> il quale
si richiama a Moliere per creare una commedia in cui i vizi e i caratteri negativi di qualche personaggio sono al centro
dell’azione > polemica rivolta contro l’impostura incacante dalla nobiltà. I risentimenti di Gigli esplodono nelle scritture
volanti del Gazzettino >>testi organizzati come nti notiziari o “avvisi ideali” dove l’autore descrive una
serie di eventi bizzarri e fantastici che gettano nello scompiglio la società).

IL TEMPO DELLA CRITICA:


Tra critica ed erudizione:
La grande novità del pensiero critico settecentesco italiano sono l'erudizione, le ricerche di
archivio e di repertori. In quanto improntata ad austerità e severità, l’erudizione può comportare
una disposizione critica nei confronti del presente che cerca di correggere secondo i suoi stessi
criteri di razionalità e rigore. L’attività degli eruditi oscilla tra catalogazione e esigenza di cogliere i
concreti rapporti che stanno dietro alle informazioni accumulate. Per tutto il ‘700 gli eruditi
raccolgono dati ed elaborano strumenti di lavoro essenziale agli studiosi moderni, dando così un
notevolissimo contributo alla costituzione e all’ordinamento di archivi e biblioteche >
fondamentale per la conservazione dei beni letterari.

LUDOVICO ANTONIO MURATORI:


è un ecclesiastico di origini borghesi. In un primo momento momento la sua attività si concentra a Milano e
Modena dove egli è archivista e bibliotecario.
Nella fase iniziale della sua attività elabora inoltre un interessante progetto di politica culturale
alternativo a quello arcadico e lo espone nei “Primi disegni della repubblica letteraria d’Italia” >
propone qui una poesia che miri ad una moderata meraviglia e approfondisca fantasia e ingegno.
Negli anni successivi notiamo da parte sua un profondo impegno storico-erudito: fu infatti un
grande storiografo, studiò in particolare il Medioevo, che rivalutò, dando inizio alla storiogra a
moderna su basi scienti cheIn ne le sue opere tarde sono di impronta civile e religiosa: qui
esprime idee morali, civili e religiose.
POETICA: svecchiamento del sapere, la sua cultura, in cui prevalgono interessi giuridici, storico-
eruditi, letterari, religiosi, ha connotati moralistici e pedagogici.

LA NOBILTÀ VENETA: Dalla nobiltà veneta vengono due pensatori originali, testimoni di un forte
laicismo.
SCIPIONE MAFFEI-, nel saggio Della scienza cavalleresca (1710) accusa la nobiltà
contemporanea, incapace di assumersi una razionale e concreta responsabilità di potere;
aggredisce inoltre gli ideali del mondo nobiliare contemporaneo.
Insieme ad altre gure organizza il “Giornale de’ letterati d’Italia” è un ulteriore tentativo di
proporre una "universalità di cognizione" per formare il nuovo uomo politico.
Notevole il suo tentativo di rinnovamento teatrale: la sua Merope (1713) è una grande prova di
tragedia colta ed erudita > attraverso questa tragedia avvia un programma di rilancio del teatro
tragico italiano
Compì varie ricerche erudite, storiche e scienti che tra le quali sono fondamentali i lavori
archeologici e antiquari e le indagini epigra che e di storia antica e diplomatica. > l’opera più celebre in questo ambito è “Verona
illustrata”.
ANTONIO CONTI- ebbe una cultura di tipo loso co e scienti co approfondita grazie ai molteplici
viaggi e ai rapporti interpersonali a livello europeo (con Newton e Leibniz). Egli si occupa
principalmente di traduzioni poetiche, in particolare dal francese e dall’inglese; tragedie classiciste
su argomenti ricavati dalla storia romana., trattato con una forte tensione morale e civile.

La cultura napoletana mostra una certa vivacità sia per il lavoro dell'Accademia degli Investiganti
(nasce in questo periodo e porta avanti una linea scienti ca e loso ca), sia per la di usione del
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grande dibattito sul giusnaturalismo, la dottrina che riconosce l'esistenza di un diritto naturale
preesistente alla formazione dello Stato.

PIETRO GIANNONE:
Legato alla migliore cultura giusnaturalistica, scrisse la “Istoria civile del Regno di Napoli”, in cui
indaga l'origine del potere civile ed ecclesiastico nel Meridione. Ne deriva un nuovo modello di
storiogra a attenta ai processi di formazione e modi cazione delle istituzioni civili più che alle
vicende belliche e politico-diplomatiche. Da quest’opera scaturisce inoltre la denuncia degli abusi
temporali dei poteri ecclesiastici che suscitò la reazione della Curia romana e dei gesuiti:
Giannone si recò dapprima a Vienna, poi a Venezia dove venne espulso e in ne a Ginevra, dove
attirato con l’inganno venne incarcerato per il suo anticlericalismo. La chiesa impedì la
pubblicazione dei numerosi scritti degli anni viennesi e di prigionia; ma molti di questi circolarono
in manoscritti clandestini.
Il capolavoro resta comunque l'autobiogra a “Vita di Pietro Giannone” che racconta la storia
tragica di un intellettuale e, in ligrana, il naufragio della cultura laica italiana, che non sa reagire
alla sordità del potere. La sua vita rappresenta appieno l’idea d’individuo che si risolve
nell’impegno intellettuale che comporta con itti con realtà politiche e istituzionali.

GIAMBATTISTA VICO:
avverte la propria estraneità alla cultura napoletana in quanto essa nega al suo pensiero gli
adeguati riconoscimenti sociali, ma ciò gli consente di individuare leggi storiche universali in
un’ottica antropologica. Nonostante i legami con esponenti della nobiltà napoletana e la sua
adesione all’ordine politico e religioso costituito, la sua attività intellettuale si svolse al di qua di
ogni dimensione pubblica.
-“Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo": Vico narra in terza persona de nendo la
propria posizione nella repubblica letteraria e rivendicando il valore delle proprie scelte e la
coerenza del proprio pensiero.
-“L’antichissima sapienza italica”: qui sono poste le premesse per l'a ermazione della centralità
della storia nel quadro del sapere dell’uomo. Qui vengono poste le premesse per l'a ermazione
della centralità della storia nel quadro del sapere dell'uomo.Vico individua due storie, una della
lingua e una delle cose. Con quest’opera intende costruire una meta sica attraverso l’analisi delle
locuzioni latine nelle quali vede nascosta l’antica sapienza italica: la loso a si collega così alla
lologia. Si tratta di un’analisi linguistica come ricerca di verità meta siche nascoste sotto le
antiche parole. > concetto di sapienza “risposta”
-“Diritto universale”: si tratta di un’indagine sul costruirsi storico delle verità attraverso le parole.
Il nesso tra le strutture sociali e il prodursi della verità e del linguaggio viene individuato nello
studio del diritto. Questa opera costituisce una sorta di prima elaborazione della -Scienza nuova.
-“Scienza nuova”: Vico insiste sull’esistenza di tre principi fondamentali su cui si costituisce la
civiltà:
1. La credenza in una religione.
2. La celebrazione di matrimoni che de niscono i limiti della famiglia.
3. La sepoltura dei morti.
Insoddisfatto dell’ordine di esposizione della materia, Vico elaborò una seconda redazione che
presenta ormai la struttura de nitiva che non venne più modi cata se non arricchita da
annotazioni e correzioni in vista di un’ultima redazione. Quest’ultima si articola in cinque libri:
Primo libro:
- Ipotesi sulla cronologia della storia umana dalle origini alla seconda guerra cartaginese.
- 114 massime designate come assiomi che, sul modello della dimostrazione geometrica,
vogliono essere i postulati di partenza di tutta la nuova scienza.
Secondo libro: il sapere originario dell’umanità viene rintracciato nella poesia, nel mito e nel loro
linguaggio, da qui si forma una sapienza volgare in cui l’umanità primitiva, sprovvista di una
conoscenza razionale, elabora fantasticamente e intuitivamente il proprio rapporto col mondo e le
prime forme di vita sociale. Questa “sapienza poetica” non consiste solo nei contenuti ma nel suo
stesso procedere: è un sapere di tipo sintetico che si manifesta attraverso un uso immediato del
linguaggio come immagine: la comunicazione avviene attraverso gure, simboli, gerogli ci.
Terzo libro: a ermazione del carattere primitivo della poesia omerica.
Quarto libro: ssa i tre stadi della storia umana in cui si succedono tre diverse nature a cui
corrispondono tre diverse specie di costumi, di governi, di lingue, ecc.
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1. Natura poetica o divina: identi ca la divinità nelle forze minacciose della natura >
Autoinganno mitico: il sapere storico deve tener conto degli autoinganni che sono costitutivi
della natura stessa dell’uomo, ma deve anche avvertire che la civiltà si sviluppa proprio da questi.
I miti non devono essere considerati come imposture, ma come i soli modi possibili di percezione
del reale a certi livelli dello sviluppo umano.
2. Natura eroica: propria di coloro che sono designati dal mito come eroi che, con la forza,
impongono ordine sulle violenze, ssano la struttura familiare ed esercitano il loro dominio su tutti
gli altri e sulle terre coltivate. > Rapporti di dominio: gli uomini più forti assumono con la violenza
il controllo sugli altri uomini e li escludono da una serie di diritti che attribuiscono a se stessi.
Questi uomini costituiscono la matrice della nobiltà.
3. Natura umana: con essa si conquistano il sapere razionale e l’organizzazione civile.
Quinto libro:ipotizza una ripetizione del ciclo indicato nel libro precedente. Il crollo della civiltà
antica e lo sviluppo del Medioevo costituiscono l’esempio di questo ciclo ritornante.
È la divina provvidenza a regolare questi processi verso la razionalità e la civiltà poiché la
consapevolezza dello sviluppo storico sfugge agli uomini che operano senza averne coscienza.

La scienza nuova è una nuova arte critica, di comprensione che attraverso la loso a (che aspira al
vero) e la lologia (che aspira al certo e studia e interpreta le istituzioni che regolano i rapporti
umani) permette di rileggere il passato con gli occhi del presente.

-In morte di donn’Angela Cimmino marchesa della Petrella: orazione che delinea un modello
di virtù privata che consiste nel controllo delle passioni.

IL MONDO DEL MELODRAMMA:

La lingua italiana era ancora molto di usa in Europa grazie soprattutto al melodramma e ai libretti,
che ne costituivano l'elemento narrativo.
La struttura del libretto: distingue recitativi (dove si concentrano l’azione e il dialogo vero e
proprio) e arie (presentano situazioni liriche e musicali).
Il librettista deve avere un buon controllo delle formule più correnti del linguaggio poetico, e deve
lavorare per lo più su temi e situazioni narrative preesistenti disponendo di tutto il repertorio della
tradizione letteraria, lessico e sintassi devono essere facili, il linguaggio deve rendere possibile la
sovrapposizione di musica e canto.
-La reazione razionalistica, interessata ai valori morali e comunicativi della parola, criticava il
melodramma tacciandolo di arti cio e di grossolanità espressiva rispetto alle esigenze dello
spettacolo e della musica. Ne chiedeva dunque una riforma, per quanto il melodramma
continuasse a riscuotere un enorme successo. (Le critiche erano dovute alla prevalenza di
elementi musicali e spettacolari giudicativi negativamente a chi rivendicava la preminenza dei
valori comunicativi e morali della parola).
Il melodramma si opponeva alla comunicazione pura, nitida e trasparente mescolando linguaggi e
tecniche diverse tra loro, aspetti inverosimili, e etti spettacolari…
Nel corso del secolo diversi furono i tentativi di riforma, mirati a ridimensionare gli elementi
arti ciali. Una riforma fu tentata da Apostolo Zeno, poeta u ciale della corte imperiale di Vienna, e
dal librettista Pietro Pariati. Ma solo Metastasio riuscì a esprimere una mediazione per cui la
preminenza del libretto sulla musica non riduceva ma forse esaltava il fascino della musica e dello
spettacolo.

-PIETRO TRAPASSI= METASTASIO

Il romano Pietro Metastasio (1698-1782), pseudonimo grecizzante di Pietro Trapassi, è il massimo


esponente della tradizione italiana arcade e classicheggiante. Fin da giovane studiò con Gravina
che gli impartì una severa educazione classicista; i suoi studi giovanili si concentrarono inoltre
sulla loso a cartesiana.
La sua prima raccolta di Poesie comprende la tragedia Giustino.
Attratto dal vivace ambiente teatrale e musicale della Napoli austriaca decide di trasferirsi anche
per amore di una celebre cantante detta “Romanina”. Incoraggiato da lei e dai rapporti che ella
aveva con il mondo nobiliare scrisse alcuni testi teatrali destinati alla musica come l'Endimione
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e Gli Orti Esperidi. Del 1724 è il suo primo melodramma, “Didone abbandonata”, che ebbe un
successo eccezionale. A Roma, mise in scena diversi melodrammi, tra cui Catone in Utica (1728),
Semiramide riconosciuta…
Venne poi chiamato a Vienna con il titolo di "poeta cesareo" e presso la corte asburgica rimase
tutta la vita. Nei primi 10 anni di permanenza la sua attività fu molto intensa e ricca, egli si occupò
anche dell’organizzazione di spettacoli e feste di corte.
La produzione andò rallentando, sia per la crisi attraversata dalla corte viennese dopo la guerra di
successione austriaca, sia per un progressivo inaridirsi della sua vena poetica, testimoniato anche
da una certa ripetitività che caratterizza i lavori successivi.
-Tutte le opere di Metastasio suscitarono l'interesse di numerosi compositori europei > i suoi
melodrammi furono musicati numerosissime volte.

La struttura del libretto metastasiano:


-Preminenza della poesia> rispetto a tutte le altre componenti. Ciò però non viene a discapito
delle varie esigenze teatrali, musicali e scenogra che (parole e musica vengono fusi
armonicamente >il libretto con ne e di per sé valori spettacolari e musicali che fungono da spunto
per la realizzazione della musica). Il testo poetico una fortissima carica scenico-musicale e lascia
un notevole spazio alle convenzioni del mondo teatrale contemporaneo.
-repertorio tematico> Metastasio lavora su materiale preesistente, ricavando vicende e situazioni
dalla tradizione culturale e dal repertorio mitico e storico (preferendo storie poco note).
Nella misura dei tre atti si muove generalmente un sistema di sei personaggi in
cui si distinguono due coppie di amanti e due altre gure maschili, un aiutante e un oppositore.
-movimento teatrale> anche quando l’amore non costituisce il tema centrale del dramma, è
sempre determinante per la sua struttura. Il movimento teatrale si regge su passioni che si
ostacolano e interferiscono con intrecci complicati. I personaggi alternano atteggiamenti patetici a
pose eroiche: questa continua oscillazione di sentimenti sorregge i drammi spesso poveri di
azione.
Il dramma arriva a una conclusione grazie alla rimozione degli ostacoli che gravano sui rapporti
amorosi autentici.
-corrispondenza tra “stazioni” sentimentali e effetti musicali (=es. l’uscita dei cantanti dopo
aver cantato la propria aria va collegandosi alla tendenza di sfuggire alla piena del sentimento)
-la concentrazione degli effetti drammatici nelle arie
-superamento delle formule arcadiche, un compromesso tra musicalità arcadica e intensità
espressiva: Metastasio prende come punti di riferimento poeti dalla forte intensità espressiva come
Marino e Tasso che egli traduce in chiave di semplicità musicale, di comunicativa leggera e
lineare. Il linguaggio amoroso attinge ad un repertorio ripetitivo che però ridotto alla semplicità,
rendendolo così più autentico

Metastasio si occupò, oltre che di melodramma, di feste teatrali e azioni sacre.


Nelle feste teatrali il poeta rielabora vario materiale mitologico e culturale, sia con intento
celebrativo che in funzione di puro divertimento. Per quanto riguarda le azioni sacre, qui i
personaggi biblici vengono raf gurati in un vortice di perplessità morali e sentimentali
analoghe a quelle degli eroi dei melodrammi.

LA LIBRETTISTICA NEL SETTECENTO:

Il melodramma resta vitale per tutto il secolo. Intorno agli anni '30, l'opera buffa napoletana apre
a una comicità vivace, nutrita di una spensierata sperimentazione linguistica: l'intermezzo de La
serva padrona (1733) di Pergolesi, con libretto di Gennaro Antonio Federico, diviene a Parigi
addirittura il motivo di una complicata discussione, la cosiddetta querelle des bouffons, in cui gli
illuministi si schierano a favore dei "buffoni", ovvero del teatro musicale italiano.
Una vera riforma avverrà solo a metà secolo. Metastasio, infatti, esaltando il librettista dava totale
libertà al compositore. Occorreva un'integrazione più netta. Quando il musicista tedesco Gluck e il
librettista italiano de' Calzabigi si mettono a lavorare in stretto accordo (così che la scrittura del
libretto è direttamente legata alla composizione musicale, favorendo uno schema drammatico più
ordinato e classico), la riforma è nalmente ottenuta: “Orfeo ed Euridice” (1762) e “Alceste” (1767)
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3. Martina Ceolato
30 novembre 2022, 14:34:53
Il breve romanzo “Candido o
l’ottimismo”, pubblicato anonimo a
Ginevra nel 1759, rappresenta lo
scritto più celebre dell’autore.
Le sue opere sono pervase da uno
spirito illuministico. Oltre alle
molteplici opere poetiche,
storiche, filosofiche egli dedicò
particolare cura alla forma del
conte philosophique (=racconto
filosofico) in cui una trama
narrativa ricca di elementi ironici
sostiene riflessioni sulle forme del
comportamento umano, giudizi su ne sono le grandi riprove. La riforma si concretizza nell’unità tra elementi drammatici ed
punti di vista filosofici, morali, elementi musicali e abbandono di intrecci complicati, ci si allontana inoltre dalla netta
separazione metastasiana tra aria e recitativo. La scrittura del libretto viene ora strettamente legata
politici.
alla composizione musicale.
La maturazione avverrà però più tardi con il lavoro di Mozart e di Lorenzo Da Ponte (espressione
Candido si rivolge contro le di uno stretto rapporto tra musicisti e librettista).
filosofie ottimistiche e in
particolare contro quella di Leibniz: L’ILLUMINISMO:
nel romanzo questa filosofia è COS’È?
rappresentata dal precettore
Nel corso del XVIII si sviluppa l’Illuminismo (come reazione alla crisi della coscienza europea): il
Pangloss, che istruisce il giovane concetto è de nito dalla coscienza stessa di uomini e intellettuali che sentono di fare parte del
Candido. secolo dei «lumi», e che in vari modi si impegnano a «illuminare» l’orizzonte del mondo
Candido vive nel castello del contemporaneo. Illuminismo è insieme un movimento e un atteggiamento:
barone Thunder-ten-tronckh: da -come movimento vede impegnati gruppi di intellettuali, i philosophes (=intellettuali illuminati)
qui viene cacciato per aver -come atteggiamento si diffonde in forme anche super ciali ed esteriori tra le classi dominanti
amoreggia con la figlia del barone, europee.
Cunegonda. L’Illuminismo imprime una svolta radicale alla cultura occidentale> si presenta come elemento
peculiare e stimolo costante di tutta l’evoluzione della società occidentale.
Segue un viaggio ricco di
Nell’Illuminismo possiamo identi care il tentativo di sottoporre tutto lo sviluppo della realtà al
disavventure dove il protagonista controllo della ragione; la «ragione» che guida questa ricerca si misura e si confronta con il reale,
ha modo di scoprire che le filosofia e sulla base dell’esperienza veri ca i propri limiti (a questo proposito si parla di tribunale della ragione,
insegnatagli da Pangloss non sia concetto di ci parlerà Kant). L’Illuminismo non è caratterizzato da un semplice razionalismo ma
reale. Caratteristica della dall’intento di emancipare l’uomo dalla tradizione e dal mito. C’è una sostanziale ducia nel
personalità di Candido è il suo progresso dell’uomo: la sua storia gli appartiene integralmente, e solo lui può allontanare i
ottimismo anche di fronte alle caratteri negativi delle società del passato.
situazione più tragiche. Importante ideologia illuminista è inoltre quella legata alla laicizzazione della cultura a cui
corrisponde una concezione laica della dimensione collettiva
-In ordine i punti principali della
L’espansione mondiale dell’industria e dei sistemi di controllo tecnologico (della rivoluzione
storia: Candido fa esperienza della industriale) rappresentano fattori fondamentali per il processo di uni cazione e fusione delle
violenza militare, costretto ad singole e varie culture in una cultura universale. La spinta all’uni cazione presenta un grande
arruolarsi nell’esercito dei bulgari; valore positivo: la rottura delle barriere tra le diverse culture nazionali.
capita poi in mezzo al terribile Si afferma in questo periodo l’idea di cosmopolitismo (ossia il riconoscersi cittadino di un mondo al di fuori
terremoto di Lisbona (1755) (già della propria identità nazionale) e il relativismo culturale (confronto e riconoscimento dell’esistenza della
molteplicità culturale). Questo si collega anche a una decisa tolleranza
Voltaire aveva scritto un testo dove religiosa, politica, di libertà e di democrazia.
denunciava la cecità di chi Fino alle rivoluzioni di America e Francia gli intellettuali illuministi evitano lo scontro diretto con i
sosteneva che “tutto è bene”); la sovrani (dei regimi assolutistici); molti illuministi appartengono alla nobiltà o al clero, e giungono
violenza dell’Inquisizione anche a collaborare con alcuni sovrani propensi a introdurre riforme> Federico II di Prussia, ad esempio.
condanna al rogo Pangloss; Ma la collaborazione tra intellettuali e il potere assoluto comporta varie contraddizioni; in
Candido ritrova Cunegonda, che alternativa a questa collaborazione si formano organizzazioni segrete (come la massoneria).
credeva morta, e con lei fugge nel L’Illuminismo acquista caratteri e sfumature a seconda della nazione in cui si sviluppa e nel caso
delle svariate impostazioni del problema religioso. I progetti politici oscillano tra prospettive
Sud America ma il governatore di
moderate e aspirazioni utopistiche di immagini di società egualitarie.
Buenos Aires si impadronisce di lei -Per quanto riguarda la speci ca dimensione letteraria, l’Illuminismo mantiene la ducia nella
e Candido fugge a Eldorado. Ma tradizione classica (allo stesso tempo si confronta con le “cose”, gli oggetti della realtà presente),
l’inquietudine e il desiderio di ricercando una nitidezza espressiva sorretta da un linguaggio chiaro e razionale.
ritrovare Cunegonda lo spingono a All’interno dell’orizzonte illuministico si sviluppano una estrema varietà di prospettive: Pope,
lasciare la vita felice ad Eldorado e 3 Voltaire, Diderot e Rousseau.
riprendere le peregrinazioni con un
nuovo compagno, Martin, convinto GRANDI MUTAMENTI SOCIALI:
della cattiveria degli uomini. Visita Nel corso del Settecento quelle nuove tendenze già presenti nella società del tardo Seicento
Parigi, la Francia, l’Inghilterra, accelerano a tal punto da produrre autentici mutamenti sociali. Questo processo è molto intenso in
Venezia, Costantinopoli dove Francia e Inghilterra: il fenomeno più travolgente è sicuramente la rivoluzione industriale (da cui si
ritrova e libera Pangloss, e infine la
stessa Cunegonda. I due si
sposano e si ritirano in campagna.
Resta l’inquietudine sul senso
della vita del mondo e sulla natura
dell’uomo> l’unico modo per
sfuggire da ottimismo e
pessimismo è ritirarsi nel lavoro e
estraniarsi dal mondo (“coltivare il
nostro giardino”)
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svilupperà il capitalismo).
Il lavoro dell’uomo è indirizzato alla produzione su vasta scala di merci che non hanno nessun

rapporto diretto con la concreta vita del lavoratore. Alla modi cazione dell’ambiente, determinata
dall’avvento delle macchine, si aggiunge la presenza di un nuovo proletariato che offre sul mercato
la propria forza-lavoro e vive un’esistenza miserabile. l’attività imprenditoriale permette vertiginosi
arricchimenti e crea la possibilità di reimpiegarli in ulteriori investimenti. Nel corso del Settecento
si ha un miglioramento della qualità della vita con una notevole riduzione della mortalità e un
aumento demogra co. Questi grandi mutamenti sono soprattutto dovuto all’espansione della
classe borghese (a sua volta frutto delle sovrapposizioni tra classi e gruppi sociali ergo c’è stato un
forte contributo della nobiltà nelle iniziative borghesi).

LE RIFORME IN ITALIA:
La seconda metà del Settecento, con la pace di Aquisgrana, rappresenta per l’Italia un periodo di
pace. Inizia così anche in Italia il processo di trasformazione della vita sociale e di liberazione delle
antenate condizioni di immobilità.
Vennero promosse importanti riforme da parte dell’assolutismo illuminato > riguardanti la politica
economica e agraria e quella giurisdizionale; risultati signi cativi vennero ottenuti nel campo della
scuola e dell’educazione, oltre che in quelli amministrativo e nanziario.
Sempre più profonda è invece la frattura tra le regione più progredite e quelle più arretrate >divario
Nord-Sud. Nel Sud ebbero luogo trasformazioni di proprietà che portarono alla formazione del
nuovo ceto di galantuomini, proprietari agricoli borghesi.

ISTITUZIONI CULTURALI E MERCATO LIBRARIO:


Rispetto alla situazione d’inizio secolo le forme di trasmissione della cultura non subiscono radicali
trasformazioni: abbiamo ancora epistolari, giornalismo letterario, pro cua attività di traduzione.
Nascono delle iniziative associative autonome per la ricerca e la libera discussione > Accademia
dei Pugni. D’altra parte l’assolutismo illuminato risponde con la creazione di istituti di ricerca
centralizzati (es. l’Accademia delle Scienze di Berlino da parte di Federico II di Prussia). L’attività
autonoma degli intellettuali si incontra con un crescente sviluppo dell’industria libraria >il cui
progetto più ambizioso fu “Encyclopedie” di d’Alembert. L’Encyclopedie costituisce un risultato
essenziale dell’Illuminismo. Si fonda così un nuovo modello di sistemazione delle conoscenze
rivolto ad un sapere in movimento che si confronta continuamente con la realtà sica e materiale.
L’estrema novità del progetto si scontra con le notevoli dif colta economica dell’industria librari.
Il ruolo del mercato librario è più determinante per la letteratura di grande consumo, rivolta ad un
pubblico che privilegia il genere del romanzo, o i libri di viaggi e di memorie. L’espansione del
mercato è collegata naturalmente all’aumento dell’alfabetizzazione.

CARATTERI DELL’ILLUMINISMO ITALIANO:


Le diverse realtà dei paesi europei fanno sì che il movimento illuministico presenti caratteri diversi
nei vari paesi.
In Italia c’è una forte presenza dell’Illuminismo francese (gli autori vengono tradotti
tempestivamente) che però viene attenuato nei suoi aspetti più audaci: gli illuministi italiani
preferiscono affrontare i problemi che riguardano la vita civile e sociale del nostro Paese di cui
avvertono i limiti e l’arretratezza.
Le fasi dell’Illuminismo italiano: 1)prima fase, tra la ne degli anni ’40 e 50 > caratterizzata da una
forte diffusione di punti di vista riformatori; 2) seconda fase, dal 1760 al 1775 > contraddistinta
dalla collaborazione tra intellettuali e potere illuminato; 3)terza fase, dal 1775 a 18790 > la
collaborazione si interrompe per dare inizio a un riformismo più assolutistico e diretto dall’alto.

COSMOPOLITISMO INTELLETTUALE:
Una nuova gura è quella dell’intellettuale cosmopolita, che si mantiene in contatto con le più
diverse realtà europee. Si tratta di una nuova gura di mediatore della cultura interessato a
divulgare i caratteri più riconoscibili e risonanti della cultura internazionale.
Esempi di questo tipo di gura in Italia sono Francesco Algarotti, Saverio Bettinelli e Giuseppe
Baretti.
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4. Martina Ceolato
1 dicembre 2022, 12:01:56
La nascita del romanzo moderno
viene fatta risalire al “Don
Chisciotte” di Cervantes. È solo
con il ‘700, però, che il genere si
afferma in Inghilterra w Francia,
divenendo ubi degli strumenti più
diffusi, anche grazie a Defoe, Swift
e in ambito francese Voltaire.
Sebbene nel corso del ‘700 l’Italia
non produca testi paragonabili per
qualità ai contemporanei romanzi
europei, anche da noi il romanzo si
afferma attraverso opere di varia
natura. FRANCESCO ALGAROTTI- scrive “Newtonianismo per le dame”, esemplare modello di
divulgazione scienti ca rivolta ai salotti nobiliari.
SAVERIO BETTINELLI- scrive “Lettere virgiliane”, rappresenta un vero e proprio atto d’accusa
5. Martina Ceolato contro la poesia italiana, nell’ottica di un classicismo moderno che rifugge dall’imitazione dei
1 dicembre 2022, 12:01:27
classici volgari e vede nella poesia greca e latina i soli modelli di equilibrio e di naturalezza > critica
1 Teatro di San Cassiano, 2 Teatro alla tradizione poetica italiana es. critica Dante e la Commedia.
di San Luca, 3 Teatro di San Scrive poi un altro testo “Lettere inglesi” in cui si immagina che un inglese formuli dei giudizi sulla
Moisè, 4 Teatro di San Samuele, 5 cultura italiana. Si scoprono così i limiti della letteratura italiana (l’eccessiva presenza i imitatori e
Teatro di Sant’Angelo, 6 Teatro di formule e schemi ripetitivi).
San Giovanni Crisostomo, 7 Teatro GIUSEPPE BARETTI- redige e pubblica il periodico “La Frusta letteraria” dove, sotto le vesti del
personaggio ttizio Aristarco Scannabue, muove critiche alle opere contemporanee. Quella del
di San Benedetto
Baretti è una critica militante, che si af da completamente al proprio rapporto personale con gli
oggetti letterari.
Scrisse inoltre un’opera a difesa di Shakespeare contro le critiche razionalistiche di Voltaire,
Discours Sur Shakespeare et Monsieur de Voltaire.

I CENTRI CULTURALI MINORI: Come già detto il movimento illuminista si sviluppa in modi diversi nei
differenti centri della penisola, ciò comporta che in alcuni luoghi (Piemonte) esso si scontri con una politica chiusa e
retriva, tanto da portare i maggiori scrittori ad emigrare: è il caso degli scrittori piemontesi Baretti e Al eri. Un clima
riformista caratterizza invece il Ducato di Parma, importante è la presenza del losofo francese de Condillac, punto di
riferimento per l’illuminismo italiano. Nel ducato di Modena continua invece la tradizione muratoriana. In ne nel
Granducato di Toscana abbiamo un riformismo analogo a quello di Parma, tuttavia questo viene frenato dalla cultura
religiosa giansenista.
GLI ILLUMINISTI MERIDIONALI:
Nella Napoli borbonica le idee dell’Illuminismo indirizzarono gli intellettuali verso l’attenzione alle
questioni socio-economiche.
In questo ambito ricordiamo in particolare due autori: Antonio Genovesi e Ferdinando Galiani.
-Antonio Genovesi, caposcuola dell’Illuminismo napoletana, si interessò particolarmente
all’economia elaborando una lunga serie di analisi e proposte volte al rinnovamento dell’economia
meridionale libera dai privilegi feudali e dal protezionismo.
-Ferdinando Galiani fu uno dei maggiori economisti. Della sua produzione si annoverano il trattato
“Della Moneta”, fondamentale per lo sviluppo della moderna teoria monetaria.
Trasferitosi a Parigi, pubblicò un altro saggio di economia (francese),“Dialoghi sul commercio dei
grani”, in cui si afferma contrario alla totale libertà di commercio dei grani.

CARLO GOLDONI E LA CULTURA VENEZIANA:


Venezia continua ad essere il più attivo centro editoriale italiano, importa libri stranieri e li fa
circolare. I libri degli illuministi si diffondono ampiamente a Venezia e nel territorio veneto, tuttavia
non riesce a svilupparsi un pensiero riformatore che affronti concretamente i problemi della
Repubblica. Piuttosto ricca è l’attività giornalistica.
Allo stesso tempo convivono poi modelli poetici dialettali e modelli culturali europei, spesso tradotti
in modo da smorzarne i toni più moderni e sconvolgenti.
4 Il gusto del pubblico si orienta sempre più al romanzo contemporaneo, specialmente quello inglese
> compaiono così anche i primi tentativi (fallimentari) di romanzi in lingua italiana.
Ma è soprattutto attraverso il mondo dello spettacolo che circolano ampiamente i nuovi modelli di
cultura, raggiungendo anche un pubblico popolare.
5 La stagione teatrale veneziana si apre in ottobre e termina col carnevale, e può contare su 7 teatri
pubblici. Quello che si costituisce è un teatro in cui il pubblico è giudice, capace di determinare il
successo o l’insuccesso dell’opera messa in scena (si occupa della valutazione). Si viene così ad
affermare una nuova dimensione pubblica del teatro che solo a ne secolo andrà diffondendo in
tutta Europa come caratteristica del nuovo teatro borghese.

>> In questo contesto Goldoni, allontanandosi dalla commedia dell'arte, si propose di scrivere il
testo teatrale nella sua completezza, in modo da poter determinare il carattere psicologico dei
personaggi, portando sulla scena la rappresentazione della realtà sociale e non una sua
caricatura.
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6. Martina Ceolato
1 dicembre 2022, 21:04:09
Rappresenta una critica garbata
all’aristocrazia. (Goldoni è invece
favorevole all’ascesa della
borghesia).
Trama: Mirandolina, la
protagonista, padrona di una
locanda (corteggiata da due nobili,
che essa tiene a debita distanza, e
disprezzata dal Cavaliere, che
sostiene di odiare le donne) si
propone di conquistare
quest'ultimo con il suo fascino fino
a farlo invaghire follemente. Ma
alla fine lo umilia di fronte a tutti,
sposando Fabrizio, il cameriere
della locanda. In questo modo ella CARLO GOLDONI:
può godere dello stato di donna Vita: viene inviato dal padre a Rimini per studiare giurisprudenza ma presto fugge a Chioggia con
una compagnia di comici itineranti. Studia poi presso un collegio di Pavia ma viene espulso.
sposata, mantenere la sua locanda
Appena ottiene poi la laurea a Padova intraprese la carriera di avvocato.
e con essa la sua indipendenza. Nonostante ciò, sin da giovane, era appassionato di teatro e aveva iniziato a scrivere per diletto.
Ad un certo punto incontra il primo impresario che apprezza i suoi testi a Verona, Giuseppe Imer,
7. Martina Ceolato che gli propone un contratto con il
1 dicembre 2022, 21:46:04 -1 teatro San Samuele di Venezia (scrive soprattutto tragicommedie, intermezzi e melodrammi in
Costituisce una critica spietata questa fase). A questo periodo corrisponde la de nitiva accettazione della professione teatrale.
verso la borghesia, questo non è Questo è momento di sperimentazione e di confronto con le tradizioni teatrali, in particolare con la
particolarmente apprezzato tanto commedia dell’arte; inizia il processo di sostituzione dei testi scritti all’improvvisazione come in -Il
“Momolo cortesan”, prima vera commedia di Goldoni.
che l’opera sarà un fiasco. Si tratta
-Il primo testo completamente scritto è "La donna di garbo" che però non ottiene successo. Scrive
di 3 testi che vengono il canovaccio “Il servitore di 2 padroni”, con protagonista Arlecchino (poche cose scritte, viene tutto
rappresentati singolarmente. improvvisato in scena).
Il tema è la moda della -2 segue poi un periodo trascorso a scrivere per il teatro Sant’Angelo (compagnia Medebach). >
villeggiatura e la gara di processo di de nizione e affermazione della riforma goldoniana i cui principi vengono indicati nella
apparenza sociale a cui essa dà prefazione all’edizione Bettinelli della prima raccolta di commedie goldoniane e nella commedia Il
luogo> >>pur di andare in vacanza teatro comico.
-Un altro lavoro per il Sant’Angelo è “La bottega del Caffè”: organizzazione dello spazio scenico in
i personaggi si indebitavano
una piazzetta veneziana animata dalla presenza di una bottega di caffè e di altri locali.
(cercano di mantenere le
6 -In questo periodo scrive inoltre “La locandiera”.
apparenze anche comprando Goldoni lascia il Sant’Angelo perchè qui è costretto a produrre con ritmi sostenuti e ottiene un
spesso abiti nuovi…)>>pura nuovo impegno al
ostentazione - 3 primo periodo al teatro San Luca. Goldoni deve adattare i propri testi ad un palcoscenico più
grande e ad attori meno disciplinabili e meno familiarizzati con il suo stile, e questo lo spinge ad
esperimenti complicati destinati a non resistere a lungo sulle scene.
-Il primo testo che scrive per il San Luca è “il Campiello”: narra i diversi momenti della vita
quotidiana del popolo in una piccola piazza veneziana in un intreccio di rapporti.
-In questo periodo scrive anche l’opera “Gl’innamorati!: in un ambiente di cittadini che modella gran
parte dei propri comportamenti su quelli della nobiltà, nascono una serie di scontri originati dalla
gelosia.
- 4 Grandi stagioni del teatro San Luca: analisi della disarmonia e della contraddittorietà tra mondo
e teatro.
7 - “La trilogia della villeggiatura”.
- I rusteghi: un gruppo di quattro vecchi rustici ostili al presente e attaccati agli antichi valori del
mondo mercantile si scontrano con un gruppo di giovani che sentono invece il richiamo del
presente e della gioia.
- Le baruffe chiozzotte: presenta la vita dei pescatori di Chioggia, i loro amori, i loro scontri e i
loro problemi quotidiani.
5- il trasferimento alla corte di Francia: Viene invitato a recarsi a Parigi, per occuparsi della
Commedie Italienne > ritorna quindi a scrivere canovacci perché questo richiede il pubblico
francese (che era abituato ad identi care la commedia italiana nella commedia dell’arte).
In questi anni Goldoni insegnò l’italiano alla famiglia reale a Versailles, ma non riuscì a ottenere
una tranquilla sistemazione economica (=non veniva pagato).
Goldoni smette con il teatro e scrive la sua autobiogra a “Memorie”. Goldoni morì in miseria.

>Dal copione alla stampa: i testi goldoniani sono sempre legati a precise occasioni teatrali e
tengono conto delle esigenze degli attori, delle loro qualità e degli edi ci teatrali in cui è destinata
la loro prima rappresentazione Ma il passaggio dai copioni originari ai volumi stampati su cui
lavorano gli interpreti successivi (e su cui si basano le attuali letture) portava spesso alla
modi cazione dei testi.
>La compresenza di lingua e dialetto: Goldoni passa continuamente dalla lingua al dialetto e
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viceversa, in questo modo intende dare spazio ai diversi usi sociali del linguaggio in rapporto alle
diverse situazioni in cui si trovano i personaggi. Il linguaggio veneziano diviene un linguaggio
concreto e autonomo, distinto in livelli diversi che corrispondono agli strati sociali dei personaggi.
L’italiano è invece quello del mondo borghese.
>Esperienze fuori dalla riforma:
-tracce della commedia dell’arte: ci sono commedie che rimangono legate alla commedia dell’arte>
permangono le maschere nella fase iniziale e le gure di contorno che si presentano come
elementari marionette.
-libretti melodrammatici (spesso in chiave fantastico-utopica)
-intermezzi
-drammi giocosi
>Il rapporto tra le classi sociali: Goldoni aspira ad un mondo paci co e razionale che si lega
all’accettazione delle gerarchie sociali, ma è cosciente dei con itti che possono nascere tra le varie
classi. Nel suo teatro dà ampio spazio al con itto tra nobiltà e borghesia, ma tende comunque ad
avere una visione unitaria della società: egli ritiene che l’individuo possa affermarsi
indipendentemente dalla classe a cui appartiene attraverso l’onore e la reputazione.
>Il ruolo pedagogico della commedia: L’attenzione di Goldoni si rivolge sia ai vizi, che il suo
teatro vuole colpire e correggere, sia a qualità e virtù delle quali esso vuol mostrare il valore.
>I personaggi: -Nelle sue commedie molteplici sono i richiami a situazioni (della vita quotidiana) e
personaggi reali, caratterizzati dalle rispettive abitudini sociali, comportamenti, manie, virtù…
Sulle scene goldoniane convivono inoltre tutte le classi sociali, tuttavia -la borghesia assume un
ruolo centrale (dalla gura di Momolo, alla maschera di Pantalone intesa come immagine del buon
mercante veneziano). Essi affermano i valori di laboriosità e buon senso.
-I nobili appaiono privi di valori, chiusi in una vita di ridicole manie, debiti senza ne per poter
aprire…
I- servi si segnalano invece per la loro intelligenza e capacità di giocosa provocazione.
Ad un certo punto della produzione goldoniana tuttavia si assiste alla crisi dell’eroe borghese
(Trilogia della Villeggiatura) e alla conseguente esaltazione della gura del servitore, che spesso
rivolge una critica alla ragione borghese dei padroni.
>l’amore: viene liberato dagli intrecci della commedia dell’arte anche se poi i sentimenti sono
sottomessi a una dimensione economica e moralistica. Fuori da questo orizzonte, l’amore è solo
dissipazione.
>il lieto ne: è ambiguo perché anziché risolvere il malessere creatosi inizialmente, si limita a
sospendere i con itti più appariscenti.

I FRATELLI GOZZI:
Gasparo > moderato conservatore, egli è fedele alla tradizione classicista ma aperto alla
rappresentazione della quotidianità. Redige due periodici (la Gazzetta Veneta e l’Osservatore
Veneto) che propongono un modello di giornalismo attento alle circostanze della vita quotidiana.
Interessante è anche la sua opera “difesa di Dante”.
Carlo > ebbe un atteggiamento più chiuso e conservatore del fratello, insieme a cui (+altri
intellettuali) fonda l'Accademia dei Granelleschi, a sostegno della tradizione classicista.
A Venezia fu protagonista di uno scontro/polemica violento con Goldoni e con Chiari, dei quali
contestava la riforma del teatro comico in senso borghese e illuminista. Alla commedia goldoniana
contrappone con forza il ritorno alla commedia dell’arte (Carlo è antigoldoniano).
La polemica contro il teatro di Goldoni si realizza nell’uso della parodia e della satira in nove Fiabe
teatrali che riscuotono un enorme successo. Ciò che in esse è determinante è il gusto per il
meraviglioso tipico della aba infantile che Gozzi porta all’esasperazione.

LA CULTURA LOMBARDA E GIUSEPPE PARINI:


-NELL’ETÀ DI MARIA TERESA:
Alla metà del ‘700 il centro più attivo della cultura lombarda è l’Accademia dei Trasformati; essa
proponeva una letteratura strettamente legata ai modelli del classicismo rinascimentale.
Un'aspirazione maggiore all'intervento attivo sulla realtà politica e sociale portò alla formazione
dell’Accademia dei Pugni e alla nascita del vero e proprio movimento illuministico milanese. Gli
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8. Martina Ceolato
5 dicembre 2022, 17:19:59
Così chiamata in seguito alla
diffusione di una voce maligna
secondo cui le discussioni vi si
concludevano a botte. L’attività
dell’Accademia consisteva in
riunioni che si svolgevano in casa
di Verri.
Fu un’esperienza breve a causa di
varie difficoltà tra cui la rottura tra i
Verri e Beccaria e il trasferimento
di Alessandro a Roma.

illuministi lombardi si impegnarono inoltre nell'amministrazione pubblica, appoggiando attivamente


il riformismo illuminato degli Asburgo (in particolare di Maria Teresa), che segnò però il passo
soprattutto a partire dagli anni '70. Sempre negli anni '70 dominano i modelli neoclassici: massimo
interprete ne è Giuseppe Parini e si svolge un’intensa attività nel campo delle scienze sperimentali
(Volta e Spallanzani).

PIETRO VERRI:
…e il Caffè:
8 Pietro Verri fondò con il fratello Alessandro l'Accademia dei Pugni (1761), la fucina dell'illuminismo
lombardo, da cui nel 1764 uscì la rivista "Il Caffè” (con il contributo di Cesare Beccaria), intorno alla
quale maturarono le ri essioni migliori del riformismo illuminista in Italia. Esaurita l'esperienza della
rivista, Verri entrò nell'amministrazione pubblica austriaca, anche se ne fu allontanato per un
insanabile contrasto con Giuseppe II. La sua vastissima produzione è tutta improntata alla
concezione illuministica della cultura e del sapere, secondo cui l'attività intellettuale ha senso solo
se guarda all'"utile" contro i "pregiudizi", nella misura in cui sa promuovere un rinnovamento
morale, civile ed economico della società. "Cose e non parole" è un motto del “Caffè”: Il problema
della diffusione dei “lumi” è infatti anche un problema di linguaggio, con questo motto si
vuole affermare la necessità di un linguaggio che non si limiti a riprodurre passivamente la realtà,
ma che sappia spiegarla.
In questo senso l'illuminismo lombardo si sgancia completamente da ogni residuo classicistico per
tentare una cultura impegnata nelle battaglie civili >>superamento del classicismo.

…dopo il Caffè:
Notevole la produzione di Pietro Verri che non si limitò agli anni del “Caffè”. Il trattato “Meditazioni
sull'economia politica” rappresenta la sua opera più importante. L'attenzione ai problemi sociali lo
indusse inoltre a un riesame del processo degli untori durante la peste del 1630 a Milano: ne
derivò il famoso scritto “Le osservazioni sulla tortura” (importante fonte di informazioni che
Manzoni usò per I Promessi sposi). In altri scritti si impegnò su temi più loso ci, come “il Discorso
sull'indole del piacere e del dolore”, qui approfondisce il tema del dolore come elemento prevalente
della vita e riconduce il piacere soprattutto alla sua cessazione (sono temi che avranno grande
importanza per Leopardi). Interessante è inoltre l'opera composta in occasione della nascita della
glia Teresa, “Ricordi a mia glia” (1777), una delle prime opere letterarie destinate a una bambina,
in cui viene delineato un modello educativo in grado di far crescere più con le cure e l'affetto che
con la severità.

CESARE BECCARIA:
è uno dei grandi esponenti dell'illuminismo italiano. Amico di Parini e dei fratelli Verri, con i quali
partecipò all'Accademia dei Pugni e al "Caffè", fu appassionato lettore dei principali pensatori
francesi del tempo (Montesquieu, d'Alembert, Diderot e, soprattutto, Rousseau).
Il suo trattato “Dei delitti e delle pene” (1764) è considerato l'espressione più originale
dell'illuminismo italiano: sviluppa una violenta polemica contro un sistema giudiziario irrazionale;
condanna la pena di morte e la tortura, considerati strumenti di uno Stato barbaro, e propone pene
meno crudeli; soprattutto teorizza una forma di Stato razionale e laico in cui sia salvaguardata la
dignità dell'uomo: "Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo
cessi di essere persona, e diventi cosa". Di Beccaria rimangono anche altri trattati: Ricerche intorno alla
natura dello stile (1770) ed Elementi di economia pubblica, pubblicati postumi, frutto delle sue lezioni alle
Scuole Palatine di Milano.

GIUSEPPE PARINI:
Fu assunto come precettore in casa dei duchi Serbelloni, dove poté dedicarsi alla poesia e agli
studi letterari incoraggiati dall'illuministica Accademia dei Trasformati (di ci era membro). Licenziato
dai Serbelloni, Parini fu assunto per due anni dal conte Giuseppe Maria Imbonati come precettore
del glio Carlo.
In questi anni Parini compose il suo capolavoro, le prime due parti del poemetto satirico Il giorno: il
Mattino (1763) e il Mezzogiorno (1765). Il notevole successo dell'opera impose il poeta
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9. Martina Ceolato
5 dicembre 2022, 18:51:18
Prima si assiste alla descrizione
del risveglio del giovane eroe, nel
tardo mattino, e dunque alle
operazioni per prepararsi alla
giornata: la colazione, la
vestizione, l'incipriatura.

10. Martina Ceolato


5 dicembre 2022, 18:52:08
Poi, nel contesto di un lussuoso
banchetto che caratterizza il
Mezzogiorno, il "giovin signore"
incontra la dama di cui è
cicisbeo. Durante il pranzo ("i all'attenzione dei rappresentanti del governo riformatore di Maria Teresa d'Asburgo, soprattutto del
desinari illustri") il poeta descrive conte Firmian, che prima gli af dò la direzione della "Gazzetta di Milano" (1769) e poi lo nominò
professore di belle lettere nelle Scuole palatine.
alcuni tipi particolari, tra cui il
-Parini è lontanissimo dal cosmopolitismo degli illuministi, la sua è invece un’ideologia classicista
mangione e il vegetariano, e legata all’insegnamento di Orazio.>>classicismo oraziano= fedeltà alla tradizione classica che però
prendendo spunto dalle parole di non si esaurisce in un modello astratto di misura formale ma è portatore di valori.
costui racconta la vicenda della Parini attribuisce inoltre alla poesia una funzione civile.
"vergine cuccia", uno degli Nella sua opera si serve della critica alla nobiltà con l’intento di rieducarla.
episodi più celebri del poemetto. -Storia e struttura de Il giorno:
>Il Mattino e Il Mezzogiorno: poemetti pubblicati in forma anonima.
11. Martina Ceolato In un primo momento Parini pensava di farli seguire da un terzo poemetto dal titolo La Sera, ma in
5 dicembre 2022, 18:53:29 seguito progettò di comporre un unico poema intitolato Il Giorno e articolato in quattro parti in cui
con uirono anche i primi due poemetti:
Nel Vespro si prendono in
9 1)Il Mattino: è preceduto da una dedica in prosa Alla Moda.
considerazione i falsi rapporti di
descrive dettagliatamente le occupazioni quotidiane del giovin signore, attraverso i consigli che
amicizia basati solo sulle l'autore, presentatosi come "precettor d'amabil rito", gli offre. Mostra così il vuoto e la frivolezza
convenzioni sociali della vita nobiliare. Evita però un’aggressione diretta e preferisce ricorrere all’ironia rivelata dal
tono sublime e da un linguaggio iperbolico con una sintassi complessa e ricco di perifrasi. > La cura
formale di questa rappresentazione mostra come anche l’autore subisce il fascino di quella vita super ciale.
10 2) Il Meriggio: il giovin signore si reca a casa della dama dove una serie di presenze (i desinari
illustri) si raccoglie intorno ad una mensa. > Momenti di polemica sociale che però sfumano in
una sorta di contemplazione dall’esterno: favola del Piacere e digressione sulla vergine cuccia.
>> segue la Rielaborazione delle prime due parti, nuove redazioni: emerge maggiore nitidezza
formale, attenuazione dell’effetto di fatica che poteva ricavarsi dal linguaggio classicistico,
inserimento di ulteriori episodi e di nuove parentesi descrittive; spostamento della parte nale del
Mezzogiorno dal Meriggio al Vespro.
11 3) Il Vespro: è la parte meno estesa e meno elaborata. Tratta del tema dell’amicizia: il biglietto
inviato ad un amico convalescente o la visita ad un’amica reduce da un attacco isterico danno
avvio alla descrizione di rapporti umani super ciali. Il testo rimase incompleto
4) La Notte: (il testo è incompiuto) fu abbandonata solo negli ultimi anni, ma ci restano comunque
una grande quantità di frammenti e di appunti.La Notte è tutta incentrata sul contrasto tra le
tenebre degli esterni e lo sfavillare dei saloni signorili > Caratteristiche formali: sintassi meno
arti ciale e descrizione della realtà attraverso serie regolari di vocaboli spesso collegati tra loro per
asindeto

>>>L’opera Il Giorno fu pubblicata integralmente a cura di un suo alunno, Francesco Reina.<<<

-Le odi: composte in momenti diversi, in un primo tempo furono pubblicate separatamente in
manoscritti o in opuscoli a stampa. Nel 1971 uscì una raccolta iniziale di ventidue Odi già
divulgate. Si possono distinguere 4 fasi:
1) problematica sociale > fanno parte “La vita rustica”, “L’impostura”, “l’innesto del vaiuolo”,
“L’educazione”, “La salubrità dell’aria”
2) dimensione educativa > fanno parte “La laurea”, “La recita de’ versi”, “la tempesta”
3) fase neoclassica > fanno parte “Il pericolo”, “Il dono”.
4) ritorno alla dimensione educativa> “Alla Musa”
L’ode è un componimento in versi caratterizzato da un messaggio morale o civile. Essa è molto
usata nella tradizione classica, e Parini ne conserva l’eleganza stilistica, ma rinnova forma e
contenuti: i temi sono uopi, della realtà contemporanea.

IL NEOCLASSICISMO
Nella seconda metà del settecento si sviluppa il neoclassicismo, caratterizzato da una volontà di
recupero dei valori più autentici e originali dei modelli classici unita ad una consapevolezza della
distanza del mondo greco e latino da quello presente (=non vogliono copiare i classici, essi devono
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essere solo fonte d’ispirazione). Tutto ciò si collega inoltre a nuove forme di sensibilità e
inquietudine.

Il neoclassicismo trova ampia diffusione nel campo delle arti gurative. Un’immagine essenziale di
grecità e romanità viene cercata nell'ambito delle arti visive: gli scavi di Ercolano (1738) e di
Pompei (1748), la stessa nascita dell'archeologia diventano le occasioni per un forte ritorno del
gusto classico.
Il Neoclassicismo si lega a tendenze radicali e rivoluzionarie: la bellezza greca e la virtù romana si
pongono come modelli per una società libera e perfetta, costruita tra natura e civiltà.
In questo periodo si ha inoltre una nuova ri essione sull’arte che fa sorgere una nuova disciplina,
l’estetica >interessata a considerare l’esperienza artistica nella sua totalità> si interroga sui
concetti di bello e bellezza.
-Sempre più forte è la moda del viaggio di formazione in Italia, che acquista ora un nuovo
signi cato: questi luoghi rappresentano la metà di pellegrinaggi verso la patria dell’antica bellezza
e virtù, che permettono il contatto diretto con i luoghi e gli oggetti originali del mondo classico.
Roma costituisce la meta privilegiata di questi pellegrinaggi (molti intellettuali europei di tendenza
neoclassica si recano qui > Mengs, Winckelmann, Piranesi).

-Con il Neoclassicismo si perde la ducia nella ragione e nel progresso storico.


Esso propone inoltre l’idealizzazione della bellezza classica e di conseguenza una “rottura con la
tradizione”>consapevolezza della distanza storica con il presente.
-Contemporaneamente al Neoclassicismo si svolgono varie esperienze raccolte sotto l’etichetta di
Preromanticismo.

Esperienze preromantiche> Un fenomeno apparentemente opposto al gusto neoclassico è il


cosiddetto preromanticismo. I suoi caratteri principali sono: la moda delle "visioni" dell’aldilà
(Gottlieb Klopstock);la diffusione della poesia "notturna" e sepolcrale; il successo dei romanzi
"gotici", ambientati tra fantasmi e leggende antiche (Il Castello di Otranto di Walpole).
-diffusa fu la curiosità per -la poesia primitiva, per le antiche leggende celtiche e germaniche
(traduzione delle poesie di Ossian ad opera di Melchiorre Cesarotti), per -il Medioevo visto come
trionfo di una selvaggia irrazionalità.

Il gusto preromantico è portatore anche di un nuovo sentimento della natura: i contenuti


preromantici niscono per trovare punti in comune anche con un maestro illuministico
dell'"individualità" e del "sentimentale", Jean-Jacques Rousseau.
Nelle sue opere è contenuta una critica radicale delle strutture e dei fondamenti della società e
dell’educazione. Rousseau sperimenta così nuove e inquietanti forme di introspezione dell’io,
analizzando le più sottili e tortuose pieghe dell’animo umano, e dava voce ad un nuovo senso della
natura e del paesaggio, inteso come eco di tutte le complicazioni della sensibilità individuale (locus
amoenus-la natura ri ette lo stato d’animo).
Il preromanticismo ha la sua più forte espressione nel movimento tedesco dello Sturm und Drang
(tempesta e assalto), che rivendica lo spirito come la forza naturale del "popolo", e che ha avuto in
Johann Gottfried Herder il suo maggiore esponente
In questo clima Wolfgang Goethe scrive il suo più grande successo: “I dolori del giovane Werther”.
Sulla base della gura di Werther si svilupperà l’idea dell’eroe romantico, scon tto che decide di
porre ne alla sua vita con il suicidio.> spinta autodistruttiva (presente anche in Foscolo, “Le Ultime
lettere di Jacopo Ortis”).

La letteratura italiana di fronte alla nuova sensibilità neoclassica europea:


>Il neoclassicismo fu per gli italiani un campo di prova> in Italia prevalgono infatti le gure di
“mediatori”, autori che presero la nuova sensibilità europea neoclassicista, smussandone i caratteri
più sconvolgenti. Il neoclassicismo tende così a divenire una sorta di “stile uf ciale”, un generico
modello di razionalità e dignità che si collega a posizioni sensiste molto moderate>si ricordi il
Parini della fase neoclassica.
Peso ben più essenziale il Neoclassicismo avrà più tardi, con Monti e Foscolo; ma intanto esso ha
un ruolo fondamentale nel campo della arti gurative e del teatro (Francesco Milizia, teorico
dell’architettura e del teatro è uno degli esponenti del neoclassicismo italiano).
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Si diffonde inoltre il gusto per il notturno e per il sepolcrale> Alessandro Verri, dopo l’esperienza
illuministica francese, compone testi dove emergono queste tematiche.

MELCHIORRE CESAROTTI:
In Italia l'esempio più alto di "mediazione" culturale è offerto dal lavoro di Melchiorre Cesarotti.
Notevole la sua traduzione delle “Poesie di Ossian”, antico poeta celtico.
Nella traduzione, Cesarotti si avvale d'un linguaggio poetico che recupera modelli della poesia
latina insieme a cadenze della poesia popolare, creando una versi cazione mossa e vibrante, al di
là degli schemi dell'ancora dominante petrarchismo e delle soluzioni linguistiche puriste.
Tradusse l'Iliade, di cui fece una versione in prosa.
Pubblicò due opere sull'estetica e sul problema della lingua, che rappresentano il risultato più
signi cativo dell'illuminismo italiano d'ispirazione sensistica: il “Saggio sulla loso a del gusto” e il
“Saggio sopra la lingua italiana”.

La produzione dialettale:
Nel Settecento orisce inoltre la produzione dialettale con autori quali Giovanni Meli e Domenico
Tempio. Di Giovanni Meli si ricorda l’operaia “Buccolica” > evidente è il processo di rivisitazione
della tradizione pastorale e bucolica.

VITTORIO ALFIERI:
Vita: Nato ad Asti da nobile famiglia, entrò nella Reale Accademia di Torino.
Ebbe una personalità ribelle e intraprese lunghi viaggi (aprendosi peraltro a letture illuministiche),
quasi per reagire alla "solita malinconia, la noia, l'insofferenza dello stare” >sono vissuti più come
un bisogno interiore, un modo per fuggire dal Piemonte piuttosto che come occasione di formarsi.
Ad un certo punto della sua vita decise di “spiemontizzarsi" (si libera dalla lingua francese),
tuffandosi in uno studio tenacissimo e rigoroso dei classici italiani e latini. Lasciati i suoi averi alla
sorella, per non dover dipendere da un monarca lasciò il Piemonte e soggiornò in Toscana.
Compose il trattato “della Tirannide”, seguito dalla stesura del trattato “Del principe e delle lettere”,
le “Rime” e la “Vita”.
Dopo svariate vicende, si stabilisce in Alsazia >In ne la violenza rivoluzionaria del Terrore
giacobino lo indusse a un vero e proprio odio nei confronti della Francia, espresso nelle pagine
ferocemente satiriche del “Misogallo”, un pastiche di prosa e versi.
Fra le altre opere, meritano di essere ricordate le “Rime” (1804), in cui trova piena espressione la
vena autobiogra ca di Al eri. In stretto rapporto con la poesia è la “Vita di Vittorio Al eri da Asti
scritta da esso”. Tutta la narrazione è tesa a mettere a fuoco il momento in cui avvenne la
"conversione" umana e letteraria, culminante nel suo dovere di scrittore tragico, impegnato in una
società che non aveva più alcuna vocazione per il tragico: il tragico è solo nel passato, dal quale
Al eri attinge temi, personaggi, lingua, pronto a vedersi "anche sepolto prima di morire", pur di
contrapporsi alla mediocrità del suo tempo.

La produzione tragica:
La situazione alla base dell'evento tragico è lo scontro tra eroi positivi (l’uomo libero), che si
connotano per "virtù" (giustizia, fedeltà), ed eroi negativi (tiranno), che annientano i valori umani
con la violenza. Accanto ai due "eroi" ruotano personaggi minori, aiutanti dell’uno e dell’altro.
Il con itto spesso non rimane nell'ambito politico, ma si arricchisce delle tensioni familiari, come
nel ciclo di Edipo e di Oreste.

-le prime tragedie: Antonio e Cleopatra (con cui realizza la spiemontizzazione, essendo scritta in
italiano).
-le tragedie di libertà: “Virginia”, “Timoleone”, “la Congiura de’ Pazzi”+il poemetto “L’Etruria
vendicata”> costruite sul diretto scontro politico tra eroi della virtù e potere tirannico (sono in stretto
rapporto con il trattato “Della tirannide”). La concezione di libertà viene intesa dall’autore come un
modo per affermare la propria insofferenza nei confronti del pensiero illuministico
-Satire, sperimentando schemi comici e grotteschi, utilizza un linguaggio diverso come strumento
di disprezzo.
-le tragedie maggiori:
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> “Filippo”:dramma dell’impossibile amore tra il giovane Carlo di Spagna per Isabella, seconda
moglie del padre Filippo II, crudele gura del padre-tiranno. Il padre ucciderà il glio essendo suo
rivale in amore.
> “Saul”: tematica biblica, Saul è il re ribelle che dopo aver scacciato il successore designato
David ri uta il suo aiuto e la protezione divina (c’era una profezia). Il suo popolo, gli ebrei perdono
la battaglia contro i Filistei e Saul si suicida.
> “Mirra”: è incentrata su una vicenda tratta dalle Metamorfosi di Ovidio; Mirra ama di una
passione incestuosa il padre Cinico, re di Cipro. Lei non lo confessa questo amore, lo vive in
silenzio, ma questo segreto la strazia sempre di più. Solo alla ne ella rivelerà il segreto al padre>
porterà alla disgregazione familiare e alla solitudine della protagonista, che si vede costretta al
suicidio.
>>> tutte le tragedie si concludono con la morte perchè ammazzandosi si riappropriano di tutto
ciò di perduto, solo così può avvenire la catarsi, puri cazione <<<

Le caratteristiche delle opere:


-sceglie il genere della tragedia perché poco di uso nel teatro italiano e incline al suo carattere
con ittuale e contestativo
-importanza ai soliloqui
-rispetto delle unità aristoteliche
-esplicitano le sue idee politiche ed anche il principio secondo il quale la poesia è uno strumento
per esortare la libertà: è questo l’istinto che spinge l’eroe, l’individuo d’eccezione, a vivere un
con itto con il potere
-titanismo (anticipa il carattere romantico): un atteggiamento di ribellione e di s da ad ogni forma
di autorità e di potere oppressivo che gravi sugli uomini
-i soggetti sono ricavati da un repertorio storico o letterario
-semplicità, concisione, brevità
-Il processo creativo:
ideare (pensare alla storia+distribuzione dei personaggi nella scene/atti), stendere (scriverla in
prosa), verseggiare (riscriverla in poesia in endecasillabi sciolti)

I trattati e le opere:
-“Della tirannide” > breve trattato (analisi politica) che costituisce il manifesto lo scontro tra l’uomo
libero e i poteri assoluto: vengono de niti la struttura della tirannide (presa dalla storia greca e
romana) e dei relativi sentimenti, istituzioni, forze sociali su cui fa leva, i modi per resisterle.
All’assolutismo nobiliare e religioso della società contemporanea viene opposta la vita civile
dell’antica repubblica romana, il non potersi realizzare di questa nel presente fa scaturire come
unica soluzione la resistenza, a ermando la propria libertà.
-“Del principe e delle lettere” > sviluppa il tema dell’opposizione irriducibile tra letteratura e potere
politico > analizza l'impossibilità dell'integrazione fra potere e letterato, sottolineando la funzione
corruttrice del potere nei confronti della letteratura. Crea un nuovo modello di scrittore: la gura
dell’intellettuale sradicato, estraneo ad ogni potere ed istituzione, che nella propria solitudine
progetta un mondo diverso da quello ostile e nemico che lo circonda (Dante ad esempio, che pur di non
rinunciare alle sue idee accetta l’esilio. Disprezza invece tutti gli intellettuali legati alle corti: Ariosto alla corte di Ferrara).
-“Vita”: opera autobiogra ca, divisa in 4 epoche corrispondenti alle diverse età dell’uomo:
puerizia, adolescenza, giovinezza, virilità.
-“Rime”: componimenti poetici, soprattutto sonetti. è una lirica che tende all’autoritratto . Qui si
sviluppa la gura del poeta-eroe, come un attore delle sue tragedie.

Ideologia:
Alla base della scelta letteraria della tragedia c'è il ri uto di tutto ciò che limiti l'individuo, prima di
tutto la società assolutistica dell'antico regime. La reazione diviene scelta di libertà dell'eroe dal
"forte sentire" che giunge allo scontro con il potere. Il trattato Della tirannide riguarda soprattutto
l'assolutismo, sostenuto dalla nobiltà e dalla religione. Alla tirannide del presente Al eri
contrappone la vita civile dell'antica Roma repubblicana. L'unica via d'uscita è la ribellione, che
non culmina in un'azione costruttiva, ma nel "morire da forti", in quanto solo la morte è vero atto
di libertà. La sua posizione ideologica e politica non deve essere interpretata, tuttavia, in senso
giacobino e rivoluzionario, ma come un'a ermazione di volontà dell'uomo, dell'individuo Al eri,
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con il suo sentirsi antico e classico. Il classicismo al eriano non fu mai gusto neoclassico:
indi erente a una visione estetico-formale, fu la ricerca spasmodica di un modello di rigore morale
tanto assoluto.

EPOCA 7
IL TEMPO DELLA RIVOLUZIONE:
IL CROLLO DELL’ANTICO REGIME:
Alla ne del XVIII la rivoluzione americana e quella francese danno avvio al processo storico che
porterà al crollo della società d’Antico regime. Conseguentemente si formerà un nuovo mondo
borghese e liberale. Si tratta di 2 rivoluzioni spinte dal pensiero illuministico: ri uto del principio
d’autorità, tentativo di costruzione di una società razionale fondata su libertà, fratellanza e
uguaglianza.
La rivoluzione americana diede vita ad una nuova società, basata su principi liberali, dignità del
lavoro e spirito di concorrenza economica.

La rivoluzione francese ebbe invece ripercussioni maggiori su tutt’Europa (per i suoi caratteri più
estremisti e radicali): distrusse quelli che per secoli erano stati principi e simboli cardine della
società europea. Impresse così una svolta determinante nella storia europea, dimostrando che
nessun potere poteva reggersi su legittimità astratte/presunti diritti divini.>>ciò rappresenta la
possibilità reale di un capovolgimento della società.
La caduta di una monarchia dalle antichissime origini come quella francese, la distruzione de
privilegi nobiliari, delle prerogative e dei poteri della Chiesa, gettarono il panico in tutta Europa. Il
tentativo di altre potenze europee di ristabilire l’ordine in Francia ebbe come conseguenza
l’espansione militare della Francia stessa. Con la scon tta delle forze giacobine (determinata dal
colpo di stato del 1794) si assiste all’ascesa della borghesia, classe dirigente della nuova
repubblica.
La rivoluzione aveva turbato gli equilibri degli altri stati europei, conseguenza di ciò fu
l’espansione imperialistica della Francia (sotto la guida di Napoleone) > nasce l’impero
napoleonico. Va così a ermandosi sull’Europa una schiacciante supremazia francese.
Nato dalla spinta rivoluzionaria, l’Impero napoleonico contribuì notevolmente alla liberazione di
molti paesi da antiche strutture e privilegi; d’altra parte provocò di coltà economiche in altri
paesi.
A seguito della caduta dell’impero, con il congresso di Vienna si tentò la restaurazione degli
antichi equilibri e regimi ormai rivoluzionati.
Ma i valori su cui poggiava l’antica società erano crollati per sempre: gli ideali rivoluzionari
continueranno ad animare la storia europea.
L’ORIZZONTE SOCIALE E L’EREDITA DELLA RIVOLUZIONE:
La rivoluzione francese è sempre stata considerata una “rivoluzione della borghesia” in quanto
cacciata la nobiltà, i borghesi avevano reso possibile lo sviluppo del mercato capitalistico, tuttavia
fu l’azione della società nella sua totalità ad attivare la rivoluzione> vissuta pertanto come
un’esplosione collettiva.
Sulla base di questa emerse un mutamento profondo della vita politica e statale > lo stato si pone
ora come organismo civile e razionale (no unione di potere e privilegi), che accentrava in sé tutte
le funzioni e le responsabilità civili.
In questo periodo si a ermarono valori universali basati non più sul privilegio e sul diritto divino,
ma sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla fraternità. >> ciò porta alla “Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino” 1789: il primo documento in cui si a erma la libertà della persona
individuale, la necessità di garantire una serie di diritti inalienabili.
GLI ULTIMI LIBERTINI:
Nel corso del XVIII secolo il libertinismo che aveva avuto un’importante funzione nello sviluppo del
pensiero illuministico si trasformò da pensiero loso co a comportamento sociale.
Nel linguaggio settecentesco, libertino è chi vive una condizione mondana indirizzando la propria
vita verso la ricerca di ogni possibile piacere materiale. I libertini sono individui che cercano ogni
tipo di esperienza andando contro ad ogni regola morale.
Il libertinismo si presenta così come disgregazione e crollo dei fondamenti ideologici dell’Antico
regime.
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12. Martina Ceolato
9 dicembre 2022, 19:35:35
due giovani decidono di mettere
alla prova la fedeltà delle loro
donne fingendo di partire per la
guerra ma tornando a
corteggiarle travestiti da cavalieri.
Dopo una prima resistenza le due
donne cedono ai corteggiamenti
e ciascuna si lascia conquistare
dall’amante dell’altra. Alla fine i
due giovani svelano la loro vera
identità e decidono di sposare
comunque le donne ristabilendo
le coppie originarie nella
convinzione che “così fan tutte” In Italia il libertinismo del Settecento non raggiunge mai quello francese: infatti è rappresentato da
avventurieri che si gettano nella vita dell’epoca e frequentano tutte le corti Europee.
I LIBERTINI ITALIANI
>GIAMBATTISTA CASTI: esponente del libertinismo erotico combinato ad una spregiudicatezza
ideologica >tutto ciò lo ritroviamo nelle opere “poema Tartaro” e ne “Gli animali parlanti”.
>GIACOMO CASANOVA:
Durante il periodo della rivoluzione scrisse la sua Autobiogra a “Histoire de ma vie” (=storia della
mia vita), venne pubblicata postuma e l’autore racconta le sue più varie esperienze, da un’amore
all’altro.
È la rappresentazione di una morale nichilista e un vivido ritratto della società settecentesca.
Il suo è un libertinismo erotico privo dell’aspetto di ribellione o di estremismo ideologico.

>LORENZO DA PONTE:
fu un libertino dalla vita avventurosa e girovaga. Pubblicò le sue “Memorie”, che o rono
un’immagine molto vivace della società europea tardo-settecentesca e di un’esistenza
caratterizzata da instabilità e insicurezza.
Diede però il suo più ampio contributo nel campo dei libretti melodrammatici. Riscosse successo
durante il suo soggiorno a Vienna, grazie ai tre libretti realizzati per le opere di Mozart.
I tre libretti sono:
-“Le nozze di Figaro”: è un’opera bu a, tratta dalla commedia del francese Beaumarchais, si
caratterizza per la carica dissacrante. L’opera si presenta come un gioco di distruzione dei valori,
degli equilibri su cui poggiava la vita quotidiana del mondo nobiliare (protagonista il barbiere di
Siviglia, un servo). Il libretto di Da Ponte funge da sostegno all’organismo drammatico musicale
animato da gioia distruttiva.
-“Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni”: rappresentazione assoluta del mito del Don Giovanni,
già largamente in voga in quel periodo. Il testo mette in luce l’immagine del Libertino, dedito alla
ricerca dei piaceri materiali, conquistatore e ingannatore di Donne, indi erente ai valori morali,
pronto a sovvertire i principi della vita sociale. L’opera mette in rilievo la relazione tra il
libertinaggio e il dominio signorile, attraverso le relazioni tra il protagonista e gli altri personaggi
(Leporello)
12 -“Cosi Fan Tutte ossia la scuola degli amanti”: dramma giocoso, espressione di una nuova
scienza del sentimento e del messaggio amoroso.

L’intensità drammatica, la potenza musicale di Mozart trovano sostegno nel linguaggio


melodrammatico di Da Ponte, che in sé concentra tutta la sapienza del linguaggio sentimentale
elaborato da Metastasio. Le tre grandi opere di Mozart sembrano preannunciare il crollo di un
mondo e di una società attraverso la rivoluzione.
GLI INTELLETTUALI E L’OPINIONE PUBBLICA:
L’eco della rivoluzione:l’eco degli avvenimenti francesi ebbe un forte riscontro anche in Italia,
suscitando l’entusiasmo in molti intellettuali ed esponenti della borghesia, soprattutto durante il
triennio giacobino.
Gli intellettuali rivoluzionari trasformarono la cultura in uno strumento attivo di partecipazione agli
eventi pubblici e di educazione popolare: agiscono in stretto rapporto con l’opinione pubblica,
una nuova forma di giudizio collettivo della realtà.
Agli intellettuali tradizionali, facenti parte della nobiltà o del clero, si a ancano ora quelli di
provenienza borghese, che partecipano attivamente alle strutture amministrative dei nuovi regimi.
La ri essione tra questi si svolge all’interno di club e associazioni politiche, più o meno segrete, in
parte legate alle sette della massoneria (la quale si trasformerà sempre più in uno strumento di
controllo segreto dell’opinione pubblica). Anche l’opposizione al dispotismo napoleonico si
organizza in Italia attraverso vari tipi di società segrete, quali la Carboneria.

Uno dei mezzi più importanti di intervento pubblico e di dibattito rivoluzionario a disposizione
degli intellettuali è il giornale. Durante il triennio giacobino in Italia nascono più di cento testate tra
cui il “Termometro politico della Lombardia”, “Il monitore italiano”, “Il monitore napoletano”. I
governi rivoluzionari cercano inoltre di sollecitare la partecipazione degli intellettuali al dibattito
politico, istituendo concorsi pubblici (ad esempio sul tema "Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità
dell’Italia?).
Il regime napoleonico operò una censura sulla stampa periodica libera e introdusse un
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13. Martina Ceolato
11 dicembre 2022, 14:59:24
trama: Platone viaggia in Magna
Grecia e affronta problemi
filosofici, culturali, politici,
dissalare l’antica scienza italica e
di affermare un primato originario
della nazione italiana.

giornalismo u ciale. Napoleone cercò di inserire vari intellettuali nell'amministrazione statale, e


adottò anche una politica culturale, appoggiando manifestazioni di alta cultura; promosse
istituzioni culturali pubbliche (accademie, università, istituti di ricerca). In questo periodo però la
vivacità culturale sembrò attenuarsi, ad eccezione di Milano e Firenze.
LA CULTURA GIACOBINA ITALIANA:
Durante il triennio giacobino, In Italia si di usero le idee rivoluzionarie e innovatrici del pensiero
illuministico: tipiche del giacobinismo. Questa azione rivoluzionaria sembrò permettere l'e ettiva
realizzazione di una società umana liberale e razionale. L'aspetto giacobino di questa cultura, lo si
ritrova nella sua aspirazione a modi care le strutture sociali per instaurare una società giusta ed
equilibrata.
Francesco Mario Pagano e Vincenzio Russo furono due intellettuali giacobini di stampo molto
rigoroso. L’attività di scrittori e intellettuali giacobini contribuì a creare un nuovo legame tra
intellettuali e opinione pubblica> nella pubblicistica si venne creando un nuovo lessico politico,
che si adattasse alla necessità di una comunicazione rapida e diretta.
LA RIFLESSIONE IDEOLOGICA:
A causa di una fortissima delusione le speranze rivoluzionarie caddero in brevissimo
tempo>fallimento del progetto rivoluzionario. All'inizio del XIX secolo in tutta Europa si sviluppa
una crisi del concetto giacobino.
Ora si indaga sul rapporto tra natura e società, motivando spesso la loro frattura con il concetto di
seconda natura, la società viene vista come un sistema non naturale, ma talmente radicato
nell'uomo d'avere la forza di una natura. La maggior parte delle critiche al pensiero illuministico,
mira a rendere quest'ultimo più realistico. Tra questi troviamo alcuni pensatori francesi “ideologi”
che metteranno in discussione i processi della rivoluzione. Ma in altri casi la critica all'illuminismo
e al movimento rivoluzionario si traduce in una totale rivalutazione della tradizione e della
religione, quindi nell’esaltazione dell’Antico regime.
Nell'ultimo decennio del 700 cominciano a svilupparsi le nuove prospettive per il romanticismo,
una diversa concezione della società, si respinge il predominio assoluto della ragione. In
Germania in questo periodo comincia a svilupparsi la nuova loso a idealistica.
La cultura italiana avverte poco questo fenomeno che anima il panorama culturale europeo; tra gli
autori più coinvolti: Melchiorre Gioia, dapprima giacobino moderato, poi sostenitore del regime
napoleonico è autore di numerose opere letterarie loso che e scienti che; Giandomenico
Romagnosi, fautore di un moderato liberalismo, pone particolare attenzione ai carattere pratici
della realtà sociale e ai modi di intervenire sul suo stato.

VINCENZO CUOCO e la critica della ragione giacobina:


Si apre un intenso e a volte drammatico dibattito politico, che ha il suo vertice nell'opera di
Vincenzo Cuoco.
Vincenzo Cuoco è la personalità più rilevante di questi anni, punto di riferimento essenziale per il
liberalismo moderato italiano. Partecipò alla rivoluzione napoletana e fu esiliato; durante il regime
13 napoleonico visse a Milano, dove diresse il "Giornale italiano" e pubblicò il romanzo “Platone in
Italia” (con questo testo si orienta verso un ideale di unità e indipendenza italiana). Il suo
capolavoro è il “Saggio storico sulla rivoluzione napoletana”. Il saggio critica l'esperienza del
giacobinismo italiano e l’astrattezza dei programmi rivoluzionari, miope rispetto alle esigenze
concrete della "nazione" e del “popolo".

UN NUOVO SGUARDO DELL’EUROPA ALL’ITALIA:


L’Italia rappresenta, per Napoleone, l’esempio più evidente della disgregazione dell’Antico regime,
paese da liberare e da piegare al nuovo movimento della storia.
Vide l'Italia come un museo di antica cultura classica, come la memoria di quella Roma antica che
il nuovo impero francese voleva ricostruire.
L'inserimento dell'Italia nel sistema imperiale spinse intellettuali di altri paesi a interrogarsi sulla
sua situazione e sul suo destino. Ne derivò inoltre una ri essione sulla coscienza letteraria e
politica degli italiani e sulla ricerca di una nuova de nizione dell’identità nazionale.

I contributi più importanti vennero da intellettuali francesi, oppositori moderati del regime
napoleonico. In primo piano la gura di Madame de Staël, grande mediatrice di cultura e
animatrice di dibattiti intellettuali.
Contribuì in modo determinante alla di usione delle nuove idee romantiche in Francia e poi anche
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in Italia. Personaggio assai vicino alla Staël fu de Sismondi, i cui scritti di usero una nuova
immagine della civiltà comunale italiana ed ebbe onore importanza per le nuove concezioni
storiche del Romanticismo italiano.

LA LETTERATURA DELL’ITALIA NAPOLEONICA:


IL CLASSICISMO DELL’ETÁ NAPOLEONICA:

In tutta l'Europa napoleonica il neoclassicismo diventava sempre di più un'arte u ciale. Il


neoclassicismo venne poi a irrigidirsi in forme astratte e celebrative.
In Italia, la persistente presenza della tradizione classica non sembrava mettere in discussione il
nuovo assetto politico sociale, la sua in uenza continuava a essere determinante nelle scelte
politiche degli intellettuali. Una base comune classica accomuna tutte le esperienze letterarie del
tempo.

Mentre nel resto d'Europa il culto della bellezza classica riusciva ad imprimere una nuova capacità
di conoscenza della realtà, la letteratura italiana resto come cristallizzata, imprigionata da una
tradizione troppo lunga, dalle grandi manifestazioni ma che ormai appariva vecchia. La continuità
delle tradizione venne vista in Italia come un modo per a ermare l’identità nazionale italiana,
distinguendosi dalle altre potenze europee.
Le più grandi espressioni di neoclassicismo sono rappresentate da Vincenzo Monti e Ugo
Foscolo: il primo abile mediatore tra forme scelte letterarie di erenti, pronto ad assumere
posizioni moderate e a vivere la classicità come ornamento, piacere della pura parola; l'altro
mosso da una voglia di scontro e polemica, sempre all'opposizione, alla ricerca di una parola
ricca di storia e di valore. Figure di meno rilievo furono invece Ippolito Pindemonte ed altri, già
citati.

VINCENZO MONTI, mediatore:


Durante la sua carriera riuscì a conquistare il titolo di “primo poeta d'Italia”; per la sua versatilità al
gusto e alle tendenze del momento. Riuscì ad attraversare regimi diversi, mantenendo buoni
rapporti> mise la sua poesia al servizio di di erenti regimi. Visse in modo contraddittorio,
con dando nella continuità della tradizione umanistica italiana, e mantenendo in vita l'immagine
del letterato come costruttore di forme perfette. Le sue opere laicizzarono e modernizzarono la
nostra tradizione.
Vita: In seguito alla pubblicazione del suo primo libro in versi, “La visione di Ezechiello”, si trasferì
a Roma dove divenne poeta della corte papale.
Raccolse le sue poesie all’interno di un unico scritto, “Saggio di poesie”.
Gli eventi francesi turbarono l'animo della Roma papale, Monti si fece interprete della rivoluzione
con un poema di attualità, la “Bassvilliana”, manifesto di una poesia anti rivoluzionaria.
Negli anni successivi, però, mostrò una moderata simpatia per la rivoluzione: sospettato
dall'autorità romana, fu costretto a fuggire a Milano sotto la protezione di Napoleone.
A Milano divenne poeta u ciale del nuovo potere napoleonico.
L'indiscussa egemonia sull'ambiente letterario milanese fu ra orzata dalla pubblicazione della
traduzione dell’Iliade.
Alla caduta di Napoleone Monti si schierò subito con i vincitori austriaci, adattandosi così al
nuovo regime. In alcuni suoi scritti si ritrova l’esaltazione del potere austriaco ma non fu mai un
vero sostenitore del regime e cercò di imprimere al suo classicismo un carattere sempre più
nazionale.

La vita in tappe
-Monti, poeta del neoclassicismo papale: Negli anni giovanili, Monti si esercitò impadronendosi di
ogni tipo di linguaggio settecentesco. Sperimentò molto e a Roma continuò ad operare su terreni
diversi >esplora diversi generi. In questo periodo pubblicò vari volumi e volumetti, che possiamo
raggruppare in base al genere:
1- poesia u ciale e celebrativa;
2- una poesia legata a temi e forme barocche
3- poesia d’amore d’in uenza nord-europea, ricca di elementi malinconici
4- poesia drammatica
5- poesia spiccatamente neoclassica
6- l’opera più celebre del periodo romano fu però la “Basvilliana” > scritta su spunto
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dell'assassinio a Roma di un rivoluzionario francese, detto Bassville. Monti immagina la sua anima
accompagnata da un Angelo a vedere gli orrori causati dalla rivoluzione, il testo spinge ad esaltare
la politica cristiana contro i rivoluzionari.
-Monti, poeta del classicismo borghese: Passato al campo opposto, dalla parte dei rivoluzionari
Monti esaltò Napoleone nel “Prometeo” e ancora nel poema “Mascheroniana” e nella tragedia
“Caio Gracco”. Sempre più inserito negli ambienti u ciali del regime, celebrò la gloria
dell'imperatore dei francesi in vari componimenti poetici d'occasione.
I migliori successi poetici di Monti sono però le sue traduzioni > traduzione del poema satirico di
Voltaire “La Pulcella d’Orleans” (sulle vicende di Giovanna d’Arco), traduzione dell’ “Iliade” in
endecasillabi sciolti. Non o re un’immagine veritiera del testo omerico, ma una sua rielaborazione
neoclassica. Il risultato della versione scaturisce in una lingua precisa e luminosa. >>>Omero in
versione Monti appare costruito sull’Italia Napoleonica, tra gli echi delle guerre che all’epoca
percorrevano tutta l’Europa.
Le ultime opere furono la canzone “Per giorno onomastico delle mia donna Teresa Pikler” e il
poemetto mitologico di stampo neoclassico “Feroniade”.

Valore e signi cato dell’opera di Monti:


Monti mira a combinare diverse forme letterarie, a tradurre in linguaggio moderno l'eredità di una
lunga tradizione.
In lui possiamo riconoscere una grande abilità di fare della lettura la portavoce per i modelli
collettivi dominanti (questo perché si adeguò ai vari regimi).
Monti inaugura inoltre un nuovo modello che laicizza la tradizione classica, sempli candola e
arricchendola allo steso tempo, donandole una sensibilità contemporanea.
Lui appare per questo il creatore del ”classicismo borghese” dai caratteri nazionali, che mostra
una tranquilla e moderata ducia nel progresso, pur continuando ad avere formule antiche e a
esprimersi in un linguaggio aulico. Monti tende a porsi come strumento di consenso sociale e per
questo verrà de nito “poeta del consenso”. Con Monti i miti classici continuano a sopravvivere
come maschere borghesi.

LE DISCUSSIONI SULLA LINGUA E IL PURISMO:


Nel periodo napoleonico l’esigenza di a ermare un’identità nazionale italiana si esprime attraverso
la ripresa della questione della lingua.
I classicisti (puristi nel dibattito) puntano a una lingua pura, che derivi dal toscano degli scrittori
del ‘300. Sostenitore più accanto del purismo fu Antonio Cesari che promosse una riedizione del
vocabolario della Crusca, dove propose l’inserimento di termini elaborati da scrittori trecenteschi.
La linea antipurista fu invece sostenuta da Monti che partecipò con vivo interesse al dibattito sulla
questione della lingua con la “Proposta di alcune correzioni e aggiunte al vocabolario della
Crusca”. Assunse così una posizione critica nei confronti del purismo più radicale.

PIETRO GIORDANI:
Tra i classicisti troviamo inoltre la gura di Pietro Giordani.
I suoi scritti sono quasi tutti d'occasione: elogi, orazioni, discorsi accademici, brevi saggi, da cui
emergono una forte adesione agli schemi di eloquenza classica.
La sua idea di letteratura è opposta a quella di Monti: per lui è la ricerca di rigore, un esercizio di
educazione civile. Svolse una ricca opera di mediazione intellettuale: nel giovane Leopardi che lui
ha scoperto, vide la realizzazione più completa della gura dello scrittore da lui vagheggiata.

UGO FOSCOLO:
VITA: Nasce a Zante, territorio appartenente alla Repubblica di Venezia, da padre veneziano e
madre greca.
La prima giovinezza: La famiglia, divisasi dopo la morte del padre, si ricompose trasferendosi a
Venezia. Qui Foscolo poté completare la sua preparazione scolastica, ricca soprattutto di letture
di classici greci, latini e italiani, e aperta anche all'in uenza degli illuministi francesi, in particolare
di Rousseau. In questi anni inoltre Foscolo esordì nel salotto letterario della contessa Isabella
Teotochi Albrizzi. La discesa dei francesi in Italia ra orzò il suo orientamento rivoluzionario e, si
impegnò nell’attività politica> fu rappresentata la sua tragedia “Tieste”, ricca di furore libertario e
costruita sui modelli al eriani.
Inquisito dal governo veneziano, fuggì a Bologna, pubblicò l’"Ode a Bonaparte liberatore” e si
arruolò nell'esercito napoleonico. Caduto il regime conservatore, rientrò a Venezia, dove ebbe
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l'incarico di segretario della municipalità.
Gli anni milanesi+i vari spostamenti: Con il trattato di Campoformio Napoleone cedette Venezia
all'Austria: Foscolo, deluso, si trasferì a Milano in volontario esilio. Qui entrò in contatto con i
principali letterati italiani: incontrò Parini, collaborò con Melchiorre Gioia alla redazione del "Monitore italiano",
fece amicizia con Monti, della cui moglie, Teresa Pikler, s'innamorò perdutamente. Si spostò poi a Bologna dove
iniziò la stampa del romanzo epistolare “Ultime lettere di Jacopo Ortis”. A causa dell'avanzata
dell'esercito austro-russo, tornò a combattere nella Guardia Nazionale.
Il romanzo, completamente rifatto, fu pubblicato in una prima edizione integrale nel 1802; ne
seguirono altre due, rivedute, nel 1816 a Zurigo e nel 1817 a Londra. Di grande importanza
sentimentale fu anche la relazione con Antonietta Fagnani, a cui dedicò l'ode “All'amica risanata”.
Nel 1803 pubblicò l'edizione de nitiva delle “Poesie” di Ugo Foscolo (1803), composte da dodici
sonetti e da due odi, e concluse il lavoro lologico su “la Chioma di Berenice”.
Gli anni della maturità creativa: Foscolo partì per la Francia per partecipare alla progettata e mai
avvenuta spedizione di Napoleone contro l’Inghilterra. Qui dalla relazione con l'inglese Fanny
Hamilton ebbe la glia Mary Floriana. Durante questi anni la sua produzione letteraria si limitò a
traduzioni dal greco di passi dell’”Iliade" e dall'inglese del “Viaggio sentimentale” di L. Sterne.
-Tornò in Italia, recandosi dapprima a Milano e poi a Venezia per rivedere la madre. Fu ospite di
Isabella Teotochi Albrizzi e incontrò Pindemonte: dai colloqui con costoro trasse l'ispirazione che
poi sviluppò nel carme “Dei sepolcri”, pubblicato nel 1807, il cui immediato successo valse al
poeta la cattedra di eloquenza presso l'università di Pavia. Per ragioni politiche la cattedra venne
presto soppressa.
Foscolo lasciò Milano e si trasferì a Firenze dove scrisse le “Tre Grazie”.
L’esilio in Inghilterra: dopo la scon tta di Napoleone a Lipsia, Foscolo tornò a Milano, dove ben
presto fecero ritorno gli Asburgo. Gli austriaci gli o rirono la direzione del periodico che poi
sarebbe stato la "Biblioteca italiana”: ri utò fuggendo in Svizzera (dove pubblicò una nuova
redazione dell’Ortis) e successivamente si nascose in Inghilterra. Qui impostò il progetto di un
testo satirico intitolato ”Lettere dall’Inghilterra” e compose “Lettera apologetica”.
Morta la madre si ricongiunse con la glia che lo assistette in malattia. Gli ultimi anni del poeta
furono di cili e umilianti: oberato di debiti e malato morì. Le sue spoglie sono custodite a Firenze
nella chiesa di Santa Croce accanto ai grandi italiani che egli aveva cantato nei Sepolcri.

Dalla vita alla letteratura:


Nella vita di Foscolo tutto appare provvisorio: egli è dominato da una instabilità che lo porta
sempre altrove, alla ricerca di situazioni sempre nuove e diverse. In questa provvisorietà si
esprime un io irrequieto, che, si lascia trascinare dalle occasioni più varie, ri uta ogni legame
sociale o familiare.
Questa estrema concentrazione sul proprio io sembra riprendere gli atteggiamenti dei libertini
settecenteschi, ma essa trova in Foscolo nuovi elementi morali. L'individualismo foscoliano può
essere riassunto con il termine egotismo: l'a darsi esclusivo alla libertà del proprio io.
Il noto epistolario si pone come manifestazione di una vitalità impetuosa. Qui balzano in primo
piano i due ambiti, che insieme alla letteratura, costituiscono la personalità foscoliana: politica e
amore. Nel periodo rivoluzionario Foscolo avverte con forza la necessità di saldare l'esperienza
intellettuale all'azione politica, assumendo come punto di riferimento la cultura libertaria
settecentesca, come Rousseau e Al eri; quando si allontana dalle posizioni giacobine, egli resta
comunque fedele all'impegno di libero scrittore.
Quanto alle passioni amorose, esse sono vissute con una forza rovinosa, che spinge il poeta a
cercare rapporti di cili e senza futuro. In fondo Foscolo o re una visione passionale di quel
libertinaggio erotico arricchito dall’atteggiamento impetuoso di tipo romantico.

Foscolo ricorre a vere e proprie maschere inventando personaggi che gli fanno da schermo e ai
quali a da aspetti diversi della sua personalità: Jacopo Ortis e Didimo Chierico. Essi sono le sue
contro gure principali, ed esibiscono due caratteri del suo io: quello tragico (Ortis) e quello ironico
(Didimo Chierico). Questi personaggi creano una mediazione tra vita e letteratura.
Sul versante della poesia, Foscolo pare invece cercare una sempre maggiore esaltazione del
proprio egotismo. In una prospettiva neoclassica egli cerca una poesia in cui le contraddizioni e
passioni personal possano trasporsi su un piano ideale.

Considerando la corrispondenza vita-letteratura, si comprende come il carattere precario della


sua esistenza si ri etta nell’instabilità della sua produzione > la maggior parte dei suoi scritti è
costituita da abbozzi e nessuna sua opera è davvero nita: la sua è un’interminabile opera aperta,
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che coincide con la provvisorietà della vita.
L’opera foscoliana tocca molteplici temi: compassione, il sepolcro, patria, amicizia, amore,
bellezza e armonia >> questi si presentano però come illusioni. L'autore non riconosce ad essi
alcun fondamento oggettivo nella natura, li sente come scelte soggettive in cui egli cerca
consolazione e a cui attribuisce un valore sociale. L'illusione che riassume in sé tutte le altre è
costituita dall’arte e dalla poesia.

Il contrasto e la scon tta: Jacopo Ortis:


Il romanzo epistolare “Ultime lettere di Jacopo Ortis” è un tipico esempio di opera aperta e
accompagna Foscolo per gran parte della sua vita, impegnandolo in continue revisioni. Il progetto
è infatti già presente in gioventù, testimoniato nel suo piano di studi.
All’Ortis vero e proprio lavorerà però a Bologna, lasciandolo in sospeso subito dopo con l’arrivo
degli austriaci > l’editore con cui stava collaborando tuttavia pubblicò il testi incompleto e
adattato ala censura austriaca. Furioso per quanto successo, Foscolo fece una revisione
dell’opera e pubblicò lo scritto completo (1802). Durante l’esilio svizzero apportò ulteriori
modi che e fece pubblicare una nuova edizione (1816); l’edizione de nitiva uscirà tuttavia a
Londra a seguito di un’attenta revisione linguistica (1817).

Nella gura di Jacopo Ortis Foscolo trasferisce molti aspetti della sua personalità> Come il suo
personaggio, anche Foscolo aveva pensato al suicidio, come risposta a un'esistenza che gli
sembrava insoddisfacente. La vicenda del romanzo assume quindi un carattere autobiogra co,
sommando però alla delusione politica il fallimento di un’esperienza amorosa. Le Ultime lettere
sono anche il prodotto, complesso e moderno, della letteratura europea dell'epoca e fanno
riferimento ai “Dolori del giovane Werther” di Goethe e alla “Novelle Heloise” di Rousseau.
Trama: Jacopo, fuggito da Venezia sui Colli Euganei dopo il trattato di Campoformio, vi incontra
Teresa, di cui s'innamora perdutamente. Ma essa è danzata al ricco Odoardo; così Jacopo se ne
va senza meta, meditando sulle sventure dell'Italia sottomessa allo straniero. Quando torna da
Teresa, ormai sposata, persa ogni speranza, si uccide.

Il libro e il personaggio di Jacopo si presentano come lo specchio dell’irrequietezza di Foscolo.


Nella natura dell’opera si coglie la presenza del modello al eriano: scontro tra la virtù individuale e
i limiti della realtà presente. In Foscolo il culto di valori alti (persino l’amore) deve fare i conti con il
mondo borghese ed a rontare le convenzioni familiari e la morale del tempo. Jacopo aspira
all’eroico tuttavia risultando scon tto a erma l’impossibilità di ogni iniziativa eroica (vive
un’ininterrotta condizione di impedimento).
Dal punto di vista ideologico Jacopo Ortis perde ogni ducia illuministica nel progresso e nella
realizzazione positiva della ragione nella storia > va riprendendo il pensiero di Hobbes che considera la vita
come una guerra tutta contro tutti. Questa negatività si fonda sul meccanicismo e su una concezione
della natura come forza cieca che può conservare attraverso la distruzione dei singoli esseri.
Una visione così negativa della società e della natura è contrastata dalla ricerca di obiettivi
positivi, le cosiddette illusioni.
Teresa > è ina errabile, allo stesso modo lo diventano tutti i valori di cui ella rappresenta la sintesi.
Lorenzo > gura a cui vengono rivolte i carteggi; anch’egli è un esule. Dell’amico condivide valori
e delusioni tuttavia il suo dolore è più misurato.

La prosa: costituisce una novità importante nella tradizione italiana, in quanto si allontana alla
consueta ricerca di misura e di equilibrio formale cercando di ricavare forza e intensità dal
confronto con il linguaggio comune.

La poesia neoclassica dei sonetti e delle odi:


Fin dall’adolescenza la sua formazione si accompagna da un’attività poetica varia e costante,
ampliata con esercitazioni legate alle tendenze più di use della poesia settecentesca.
Vi si distingue: -1) tematica galante e amorosa (sullo schema della poesia arcadica e di motivi
della poesia antica ); -2) tematica autobiogra ca.
Molte poesie rimasero inedite in quanto in seguito ri utate dal poeta e mai pubblicate.
I primi importanti risultati della poesia foscoliana appartengono ad un’esigua produzione lirica: si
tratta di 12 sonetti e 2 odi.
Pubblicati in più edizioni, dapprima incompleti (solo 7),una parte di sonetti si presentano come
specchio dell’autore> di tema autobiogra co, appare evidente la tendenza con ittuale dell’io
poeta rispetto alla realtà circostante. L’essere nel mondo si manifesta qui come contraddizione e
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14. Martina Ceolato
15 dicembre 2022, 10:52:18
Foscolo va qui inserendo una
sorta di “prefazione” al
commento dove individua le due
qualità essenziali della poesia
(mirabile e passionato) e il suo
fondamento nel mito. Il
commento è invece arricchito da
richiami autobiografici, citazioni e
riferimenti a testi fittizi, con
intenzione ironica.

15. Martina Ceolato


24 dicembre 2022, 23:35:25
Componimento poetico diretto a opposizione, in un confronto continuo con la morte.
Sul piano stilistico i sonetti foscoliani riprendono quelli di Al eri.
interpretare o esaltare liricamente Nel loro insieme questi sonetti mostrano la volontà di Foscolo di adattare alla propria sensibilità la
un fatto, una persona, un tradizione petrarchesca, concepita come la massima linea di sviluppo della tradizione poetica
costume o una consuetudine. italiana.
-Le due odi si pongono invece in rapporto con la più recente tradizione settecentesca, le odi
classicistiche di Parini soprattutto. Allontanandosi dalle tematiche dei sonetti, qui l’autore va
16. Martina Ceolato esplorando la bellezza femminile, minacciata dalla forza distruttiva del tempo, dalla fragilità e dalla
15 dicembre 2022, 11:25:36 malattia.
1 Il carme si apre con una >>“A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”; “Alla amica risanata” <<
riflessione sulla morte e sul ruolo Parallelamente ad una nuova pubblicazione il sonetto subisce una trasformazione,
dei sepolcri 2 tradizionalmente caratterizzato da un carattere lirico, diviene ora complesso dal punto di vista
stilistico-sintattico (acquisendo così una misura di classicismo antico). Da questo derivò però
Citando Giambattista Vico, anche la crisi della forma metrica tradizionale -il sonetti perderà il predominio che aveva avuto
Foscolo afferma che i sepolcri nella lirica precedente.
sono una delle caratteristiche che Tra i sonetti si ricordano i nali, più maturi: “Alla sera”, “Alla musa”, “A Zacinto”>presenta motivi
distinguono l’Uomo dagli animali. autobiogra ci e mitici, vivo è inoltre il ricordo dell’isola dove il poeta è nato e il desiderio
dell’impossibilità di ritornarci, “Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo”>rivolto al fratello
questo rito assume con il tempo Giovanni.
un elevato valore sacrale capace
di unire l’affetto famigliare e Traduzioni e rapporti con i classici:
l’amor di patria. 3 Foscolo La poesia di Foscolo si indirizza successivamente verso un classicismo originale, ponendo
fa un elenco dei grandi uomini attenzione anche a tematiche quali la storia, morale, politica e i fondamenti originari e mitici della
nazioni.
sepolti nella basilica di S. Croce a Il poeta si concentra così sullo studio dei classici così da comprendere a fondo i signi cati storici
Firenze 4 la poesia, capace e sull’esercizio poetico della traduzione dei classici.
di rendere eterna il ricordo delle 14 Di Foscolo ricordiamo il lavoro di traduzione e commento su “La chioma di Berenice”, poemetto
gesta degli uomini ben più dei di Callimaco.
-Foscolo si interessa alle opere di Omero, concepito come poeta carico di valore storico e
sepolcri che ne custodiscono le nazionale > da questa sua naturale predilezione deriva il lavoro di traduzione dell’“Iliade”.
spoglie, poiché anch’essi sono >> la traduzione è per Foscolo un modo per far rinascere nella lingua moderna i valori addensati
destinati a essere rovinati dal nella loro lingua originaria > ciò sottintende una personale ricerca alla propria grecità.
tempo.
Dei Sepolcri:
15 Dall’incontro con Ippolito Pindemonte e Isabella Teotochi nasce il carme “Dei Sepolcri”, dove
l’autore realizza una perfetta sintesi tra classico e moderno, mito e dimensione sociale, riferimenti
autobiogra ci e dati pubblici. L’opera si presenta inoltre come una risposta ad una legge istituita
qualche anno prima e che imponeva la sepoltura fuori delle mura cittadine.
16 Scritto sulla forma di epistola ad Ippolito, l’opera si costituisce ipoteticamente di 4 unità/parti
(come chiarito dallo stesso Foscolo in una lettera in risposta ad alcune critiche ricevute).
Il carme in questione si muove da un estremo all’altro, alternando caratteri cupi e notturni a
elementi luminosi e solari.
Sulla base del concezione meccanicistica della natura (il mondo come un organismo distruttivo; la
morte come impossibilità di comunicazione e la sola possibilità del ricordo di a etti) l’uomo può
con il culto delle tombe dare il giusto rilievo alle virtù dei buoni. Diviene pertanto inconcepibile che
un grande poeta come Parini venga sepolto in una fossa comune.
I Sepolcri acquisiscono inoltre una funzione educativa, rappresentando il segno della continuità
storica tra passato, presente e allo stesso tempo annuncio del futuro.
Dal punto di vista formale il testo si costituisce di endecasillabi sciolti. Ricorrente è l’impiego di
inversioni sintattiche e enjambements.

La maschera di Didimo Chierico:


Già nel “Sesto tomo dell’io” Foscolo si orienta all’ironia, allo scetticismo e al distacco.
Nell’accingersi a questo lavoro pensava di attribuirlo a un personaggio ttizio, Didimo Chierico,
fantasticando sulla sua identità. Il lavoro viene tuttavia abbandonato e ripreso più tardi come
opera di Didimo Chierico, con in appendice una “notizia intorno a Didimo Chierico”.
Presenta qui il personaggio come una gura misteriosa, instabile e senza ssa collocazione nel
mondo> Didimo è un intellettuale che ha conosciuto la vanità della società letteraria e si è
confrontato con la durezza della vita militare.
Didimo Chierico è il personaggio che l'autore usa come maschera di sé stesso.
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La ri essione ideologica di Foscolo: natura, società, letteratura
Durante la maturità in Foscolo si accentua il distacco ideologico dall’Illuminismo e il conseguente
allontanamento dalle teorie di Rousseau, che avevano avuto un peso fondamentale nella sua
formazione. Subentra in questa prospettiva l’ideale poetico neoclassico (di base Al eri), a cui
l’autore aderisce. -Già nell’Ortis il poeta andava de nendo una visione pessimistica e l’inevitabilità
degli aspetti distruttivi della vita sociale; -nei Sepolcri la società che contempla non si identi ca in
quella contemporanea ma in una ideale società futura, legata alla tradizione classica, capace di
risuscitarne le virtù e dialogare con il passato.
Le lezioni all’università di Pavia furono pro cue > tali testi costituiscono infatti la sintesi più
coerente delle sue idee su natura, letteratura e società. In uno di essi va de nendo la funzione
sociale dea letteratura e del letterato impegnato a far conoscere ed amare la verità > in de nitiva il
compito dello scrittore sarebbe di “dire il vero”.

Le tragedie: > un tentativo fallito di realizzare concretamente nel rapporto con il pubblico
contemporaneo quella funzione di mediazione e di verità è la tragedia “Ajace”, dove il
protagonista è un eroe valoroso, immagine esemplare della virtù solitaria. Foscolo si trova infatti in
di coltà nel far vivere gure lontane dal suo io> ne sono prova anche “Tieste”, “Ricciarda”

Le Grazie:
Il poema in questione si caratterizza per lo stato frammentario e provvisorio (non viene mai
portato a compimento interamente). Il poema si svolge attorno all’immagine delle Grazie, tre
divinità femminili minori glie di Venere, poco trattate nell’antichità che ci trasmette poche notizie
su di esse.
L'opera ha una forma frammentaria e proprio in questo è riconoscibile la “grecità” (sta nel
riprodurre la veste lacunosa delle testimonianze della lirica greca antica) in quanto Foscolo fa
credere al lettore che sia un ritrovamento di un poema classico dedicato appunto alle Grazie.
Lavorato più e più volte durante la vita, “Le Grazie” rappresenta un poema in movimento
articolato in tre inni, accresciutosi e trasformatosi negli anni, senza mai raggiungere una struttura
de nitiva.
Con l’obiettivo di sintetizzare l’intero cammino della civiltà umana, il poema si presenta ricco di
signi cati loso ci, morali, civili e allo stesso tempo ha una funzione didattica: si propone di
ispirare ai giovani le virtù civili più alte ossia compassione e pudore. Foscolo aspira inoltre a una
poesia che condensi passato, presente e futuro. Sulla base di modelli antichi l’autore fa le sue
considerazioni personali, riprendendo ad esempio l’ideale di bellezza perfetta e luminosa con una
nuova consapevolezza della sua ina errabilità.
Il poema è anche un’ambigua esaltazione del fascino.
A questo poema va riconosciuta una delle espressioni più alte della poesia neoclassica.

Foscolo critico:
La poesia foscoliana è legata ad una continua interrogazione di altri testi, volontà di chiarire la
propria funzione e il proprio rapporto con la traduzione. Foscolo avverte il bisogno di confrontarsi
con una letteratura già data, attraverso l’esercizio critico, l’erudizione lologica o la traduzione.
Durante l’esilio inglese, l’autore si impegna nella produzione di scritti teorici che si con gurano
come il primo tentativo, per quanto disorganico, di critica moderna. I testi del periodo inglese
posso essere distinti in due gruppi: di carattere storico e di carattere militante.
Della prima categoria fanno parte i testi su Dante (alla cui gura pone particolare attenzione
dando rilievo al grande poeta, al ruolo di esule e di personaggio all’interno della Commedia), su
Petrarca. Gli interventi militanti riguardano i saggi: “Saggio sulla letteratura contemporanea in
Italia”, “La letteratura periodica italiana”, e un saggio contro Manzoni e la poetica romantica del
vero.
All’interno delle ri essioni critiche importanti sono le nozioni portanti della poetica foscoliana: 1)
l’idea generale della poesia come “eloquenza”, strumento di persuasione; 2) il ri uto degli schemi
più esteriori della retorica tradizionale; 3) la poesia vista in relazione con il genio; 4) la coscienza
della storicità della poesia; 5) la celebrazione della poesia primitiva nella quale il genio diviene
diretta espressione sella comunità; 6) la capacità della parola poetica di raccogliere in sé tutte le
facoltà dell’uomo.

Foscolo nella cultura italiana: l'intellettuale vive in prima persona il crollo degli equilibri tradizionali,
e ri uta di riconoscersi in gruppi sociali determinati. Il modello intellettuale e l'ideologia di Foscolo
hanno avuto un ruolo notevole nello sviluppo delle tendenze laiche e del Risorgimento italiano.
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17. Martina Ceolato
18 dicembre 2022, 10:43:02
La costruzione della ferrovia
produce nel corso del XIX secolo
un mutamento generale > ciò
influisce anche sulla letteratura.
La ferrovia e la locomotiva
costituiscono la prima vera
occasione di confronto della
letteratura con la macchina.
L’immagine del treno diventa una
figura essenziale nell’immaginario
europeo e americana e verrà
spesa trattato nei testi poetici e
narrativi dell’800 e del 900 > es
“Un romanzo a vapore” di Dalla sua gura è poi derivato un modello di poeta- vate.
Oggi nella sua opera può riconoscersi una delle espressioni più originali del Neoclassicismo.
Collodi, “Inno a Satana” di
Carducci, “Corto viaggio EPOCA 8
sentimentale” di Svevo, L’EUROPA E L’ITALIA TRA RESTAURAZIONE E RIVOLUZIONI:
“conversazioni in Sicilia” di
Dopo la tempesta della rivoluzione delle guerre napoleoniche l’Europa sembra tornare agli
Vittorini ..
equilibri e alle strutture sociali d’Antico regime. Con il Congresso di Vienna, le potenze vincitrici
vanno de nendo un nuovo assetto europeo, vicino alla situazione pre-rivoluzione francese.
18. Martina Ceolato Si tratta dell’età della Restaurazione, che conserva i suoi caratteri più signi cati almeno no al
18 dicembre 2022, 10:58:57 1830.
Nel 600 >> il termine definisce Gli anni trascorsi hanno però creato grandi mutamenti in Europa a partire dall’acquisizione di una
nuova coscienza di sé da parte della borghesia, che si trova protagonista dello sviluppo
costumi e usi variabili ed effimeri, economico e sociale e pertanto sei orienta verso forme pikaperte di espressione politiche e nuovi
soprattutto nell’ambito sul vestire spazi nella società.
e delle relazioni sociali Proprio in virtù dell’iniziativa borghese, gli anni della restaurazione vedono una potente
Nel 700 >> si riferisce all’uso di accelerazione sociale ed un interessante sviluppo della produzione economica.
In alcune zone dell'Europa e degli Stati Uniti d'America inizia un processo di industrializzazione
oggetti di consumo, esibizione di che ra orza le forme di organizzazione industriale che si erano notevolmente sviluppate in
eleganza e raffinatezza. Inghilterra nel secolo XVIII.
Nel 800 >> la moda diviene un La nuova industria trova un potente incentivo nell’utilizzazione del vapore ad amplissimo raggio >
principio di regolazione dei valori 17 con l’invenzione delle navi a a vapore e della ferrovia.
sociali, un meccanismo che La sopravvivenza negli Stati assolutistici di privilegi, vincoli e protezioni ostacolano tuttavia questo
sviluppo (che invece trova nella più ricca e progredita Inghilterra la possibilità di espandersi).
impone sul mercato forme e Si impongono nettamente il capitalismo e il modo di produzione ad esso collegato.
oggetti, suscitando Lo sviluppo capitalistico porta a un vero e proprio dominio dell’economia e del denaro su tutte le
comportamenti ad essi collegati. sfere della vita pubblica e privata > vengono inglobati nel ciclo della produzione industriale anche
Si instaura un processo di le forme d’intrattenimento: libri, giornali, spettacolo, oggetti del benessere quotidiano…
continua mutazione, che crea Anche qui ciò che viene prodotto deve essere consumato e tutto è soggetto alle nuove leggi della
18 moda.
forme sempre nuove e La centralità dell’economia induce allo studio della disciplina “economia politica”, già sorta nel
provvisorie: esso trasforma ogni XVIII.
atto/oggetto/gesto in un valore
astratto che vale solo perché L’editoria si avvia a diventare un’industria più ampia e la letteratura si trova così condizionata dai
meccanismi economici della produzione e del consumo, e ciò origina nuovi con itti tra scrittori e
appare e in poco tempo sparisce
società. Lo sviluppo dell’editoria italiana vede il suo centro propulsore in Milano.
dalla scena, rimpiazzato da nuovi Un’importante conquista di questi è la legge sul diritto d’autore.
gesti/oggetti. La situazione politica italiana crea di coltà al nuovo mercato editoriale: la censura vigila sui
Proprio questo è il tema su cui messaggi considerati pericolosi e diversivi e le barriere doganali ostacolano la circolazione dei
Leopardi sviluppa l’operetta libri. Inoltre le leggi sulla difesa della proprietà letteraria non vengono applicate ovunque, col
risultato che un libro stampato regolarmente in uno stato può essere impunemente ristampato in
“Dialogo della Moda e della un altro da un editore concorrente, senza il pagamento di alcun diritto. > ciò determina la nascita
Morte”. di edizioni-pirata.
Fu quindi essenziale l’impegno su opere e libri redditi; sostegno fondamentale delle case editrici
19. Martina Ceolato furono le collane dei classici, i libri destinati alla scuola, collane su tematiche e discipline
18 dicembre 2022, 11:35:14
19 particolari e in ne gli almanacchi popolari. Nel mercato trova inoltre grande successo il genere del
20 21 romanzo storico, mentre solo negli anni ’50 comincia a svilupparsi in Italia anche il romanzo
=pubblicazione che contiene d’appendice.
indicazioni sulle festività, i
fenomeni astronomici, i dati La cultura italiana nel contesto europeo: Si avverte in Italia un clima generale di provincialismo e di
climatici e stagionali relativi chiusura in orizzonti limitati > le esperienze italiane perdono il respiro internazionale che aveva
caratterizzato i secoli precedenti. Le due grandi eccezioni, collocabili a livello delle grandi
all’anno in corso. esperienze europee, sono Manzoni e Leopardi.

20. Martina Ceolato LA RIVOLUZIONE ROMANTICA:


18 dicembre 2022, 11:36:47 Il romanticismo in uenza in modo decisivo l'arte, la letteratura, l'ideologia e il costume quotidiano
Si tratta di un romanzo basato dell'Europa nella prima metà del secolo XIX.
Segna un profondo distacco dal secolo precedente, nell'ottica di una riscoperta del sentimento, in
sulla rappresentazione di fatti e opposizione alla ragione e quindi al ri uto delle prospettive illuministiche.
personaggi appartenenti a ben L’individualismo, che caratterizzerà anche l’800, diviene ora esaltazione del valore e della libertà
definite epoche storiche. Le
vicende possono essere reali ma
arricchite da svolgimenti
romanzeschi, oppure possono
essere completamente inventate
ed inserito nel contesto storico
reale, di cui si analizzano usi,
costumi, linguaggi e modi di vita
del tempo.
Esempi: “I Promessi Sposi” di
Manzoni, “Waverley” di Scott…

21. Martina Ceolato


18 dicembre 2022, 11:38:54
= sono i romanzi pubblicati a
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puntate in appendice ai giornali
quotidiani o settimanali, rivolti ad
un pubblico molto vasto, basati
su schemi narrativi convenzionali,
ricchi di esagerazioni e contrasti.
Esempio: “I tre moschettieri” di
Dumas
22. Martina Ceolato
18 dicembre 2022, 18:20:38
Tra le varie opere si ricorda il
“Faust”, testo che racconta di
Faust, scienziato che per
soddisfare la sua sete di
conoscenza stringe un patto con
il diavolo, Mefistofele.

assoluti dell’individuo, che riconosce la sua esperienza privilegiata nell’arte e nella poesia intese
come manifestazioni del “genio”, che qui può esprimersi con spontaneità e originalità.
Il culto dell’individuo si incontra con la riscoperta e l’a ermazione dei valori nazionali, rivendicando
il valore dei caratteri originali di ogni nazione.
Si riscopre una passione per il mondo medievale, i suoi miti e le sue credenze.
Fondamentale è anche il concetto di popolo che si lega a molteplici concezioni: amo steso tempo
c’è chi pensa ad un popolo immerso nel passato, al popolo cristiano secondo una visione
religiosa e medievale, alla borghesia o all’aristocrazia.
In altri casi la singolarità dell’individuo viene a ermata contro tutto e tutti, con atteggiamenti di
titanismo.
Essenziale è il rapporto con la natura, vista come specchio dei sentimenti e delle passioni umane.
La natura diviene un organismo vivente, secondo la ripresa di concezioni neoplatoniche ed
ermetiche. Strumento essenziale per comunicare con la natura è la poesia, che si dota del
simbolo e dell’analogia per raggiungere tale obiettivo.
I romantici si avvalgono inoltre dell’ironia, un modo di svelare l’individualità dell’autore.
I romantici prediligono la musica, forma artistica che consente di dar voce all’inesprimibile.

TENDENZE E FASI DEL ROMANTICISMO EUROPEO:


Il romanticismo tedesco: Con la nuova sensibilità cadono i principi di ordine, armonia e equilibro
alla base del Neoclassicismo. In Germania, più che in ogni altro paese, si cercano forme
espressive completamente nuove.
22 I principali esponenti del Romanticismo tedesco sono W. Goethe e F. Schiller. Di quest’ultimo
ricordiamo il saggio “Sulla poesia ingenua e sentimentale” > qui va distinguendo due aspetti della
poesia: ingenua è la poesia degli antichi, nata a diretto contatto con la natura; sentimentale è la
poesia dei moderni. Questa distinzione rappresenta un tentativo di spiegare la distanza tra poesia
del passato e moderna.
Si arrivò così a formulare la nettissima distinzione tra una letteratura classica e una letteratura
romantica: propugnatore di questo fu il gruppo di Jena, originatosi intorno alle gure dei fratelli
Schlegel. L’organo principale del gruppo fu la rivista “Athenäum”. Questo gruppo (di cui fa parte
anche Novalis) elaborò i concetti critici e teorici alla base della letteratura romantica. Essi
insisterono soprattutto sul ruolo essenziale della fantasia (con cui il poeta si inserisce nel usso
della natura) contrapposta all’immaginazione (caratteristica dell’arte classica).
Nell’800 si ha una vasta produzione teorica e loso ca > loso a idealistica di Hegel > più tardi il
pessimismo irrazionalistico di Schopenhauer.

Il romanticismo inglese: In Inghilterra l’atteggiamento romantico va di ondendosi già a ne


Settecento. Il Romanticismo inglese si spinge verso posizioni di rottura radicale, rivoluzionarie.
Non esiste un gruppo compatto ma vari autori trattano il tema del romanticismo come
Wordsworth, Coleridge ( autore delle “Lirical Ballads”), Keats, Shelley e Byron, imitato dai
romantici di tutta Europa per i suoi gesti eroici. Importante è l’invenzione del romanzo storico ad
opera di Walter Scott; sulla base delle trasformazioni e i con itti originati dallo sviluppo
economico e industriale muovono rappresentazione della realtà sociale, che culminano nell’opera
di Dickens.

Il romanticismo francese: Il romanticismo francese si sviluppa in un primo stato embrionale,


durante gli anni rivoluzionari e napoleonici, come atteggiamento antiilluministico, con esponente
de Chateaubriand. Si iniziò a parlare davvero di romanticismo francese dopo la presentazione
della cultura tedesca da parte di Madame de Stäel, che invitava la Francia a seguire i passi della
nuova poesia romantica tedesca.
Tra i maggiori poeti romantici francesi > de Vigny, de Lamartine, Victor Hugo (autore di “Les
Miserables”). Tematiche ed atteggiamenti romantici verrano in seguito riproposti dal realismo
narrativo ottocentesco, con Stendhal e de Balzac.

ROTTURA E SOPRAVVIVENZA DEL SISTEMA DEI GENERI:


Nel cercare la più assoluta forza espressiva, la letteratura romantica rompe il tradizionale sistema
di generi: si annette tutte le forme del reale e pertanto non può tollerare esclusioni, limiti e codici
tracciati dai generi letterari. Ai classici, per secoli considerati i modelli più alti di tutta la
letteratura occidentale, come Virgilio, Cicerone, Orazio e Petrarca, si sostituiscono tre grandi poeti
già riscoperti nella seconda metà del Settecento: Omero, Dante e Shakespeare >che si pongono
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23. Martina Ceolato
18 dicembre 2022, 23:36:53
I rapporti con la cultura romantica
europea: L’Italia della
restaurazione e del Risorgimento
si presenta come un paese
“romantico” per eccellenza. Essa
esercita un forte fascino sulle
altre culture europee: 1 gli inglesi
nutrono una profonda curiosità
per il nostro paese (Keats,
Shelley e Byron soggiorneranno
anche in Italia), reciproco è il
movimento opposto degli italiani
che si recano in esilio in
Inghilterra (Foscolo); come stimolo all’abbandono delle equilibrate forme poetiche razionalistiche e classicistiche del
XVIII.
2 l’immagine romantica dell’Italia
fu trasmessa in Germania
soprattutto attraverso il “Viaggio La situazione dei tre grandi generi tradizionali: lirico, narrativo, drammatico
in Italia” di Goethe. La -Lirica: entrano in crisi le forme chiuse della tradizione petrarchesca (in molte letterature mantiene
contemporanea letteratura notevole vitalità il sonetto) sostituite da forme libere, scelte in funzione delle loro esigenze
espressive > è il caso della canzone libera di Leopardi.
tedesca fu naturalmente un In Germania e in Inghilterra altre forme proiettano la lirica verso misure narrative e se ne tenta una
essenziale punto di riferimento, in Italia nelle forme della ballata romantica e romanza.
anche se la sua conoscenza fu -Narrativa: Il posto centrale per quanto riguarda la narrativa viene assunto dal romanzo, e qui se
media IN PRIMO LUOGO DAL ne hanno forme particolari come il romanzo storico e romanzo di formazione. Una forma narrativa
TRATTATO De l’Allemagne della di grande successo è quella della novella in versi, caratterizzata da contenuti storici, sentimentali,
avventurosi, esotici.
Stãel.
-Drammatica: rivitalizzazione della tragedia storica, secondo il modello shakespeariano. Ma il tipo
3 Con la Francia e la letteratura di dramma più signi cativo è quello in cui si intrecciano elementi storici e realistici. In Italia, le
francese i rapporti furono più forme della letteratura teatrale europea triano un loro particolare adattamento nell’opera in
stretti e frequenti. Per ciò che musica.
riguarda la presenza in Francia
della letteratura italiana l’unico 23 IL ROMANTICISMO IN ITALIA:
genere che suscitò un interesse Di Romanticismo si comincia a parlare in Italia solo con la polemica suscitata dalla pubblicazione,
su primo numero della “Biblioteca italiana”, dell’articolo di Madame de Stãel “Sulla maniera e
di ampio raggio fu l’opera in l’utilità delle traduzioni” che conteneva un invito ai letterati italiani a guardare al di là delle Alpi,
musica. confrontandosi con la nuova sensibilità europea.
Rispetto al Romanticismo europeo, il Romanticismo italiano si distingue per la moderazione e la
continuità con autori neoclassici e pensiero illuminista (i nostri primi romantici si sentono ancora
legati a Parini e Al eri). Il Romanticismo italiano pone l’accento sul rapporto tra letteratura e
società, sulla necessità di dare autentica espressione al mondo contemporaneo. > rivolge
attenzione anche a momenti storici trascurati come il Medioevo, origine e riduce della moderna
civiltà italiana.
Il Romanticismo agisce in de nitiva come spinta allo svecchiamento della cultura nazionale.
L’espressione più caratterizzata in senso romantico si trova nel melodramma di Verdi.

Classici vs romantici:
L’articolo della de Stãel avviò immediatamente un acceso dibattito fra classicisti (sentono colpito
l’onore italiano, insorgono quindi in difesa dei classici) e romantici.
La polemica classico-romantica fu condotta sulle riviste letterarie. L’articolo in questione fu
pubblicato sulla rivista “Biblioteca italiana”, nata a Milano, come organo culturale u ciale,
nanziato dal governo austriaco, ma dotato di una notevole autonomia.
La rivista aveva un'impostazione classicista (tuttavia pubblicò l’articolo della de Stãel).
Sulla posizione opposta (romantica) si orientò invece “Il Conciliatore”, presto soppressa dalle
autorità austriache. L’eredità del “Conciliatore“ verrà raccolta dal periodico orentino “Antologia”.
La polemica si irrigidì su questioni quali l'uso della mitologia classica, il rapporto con le letterature
straniere, rispetto dell'unità drammatica del modello aristotelico.
Tra gli interventi classicisti di valore furono quelli di Pietro Giordani (discussione contro al
letteratura dialettale). Nel gruppo del Conciliatore emersero invece Pietro Borsieri e Ludovico di
Breme.

CARLO PORTA, poeta in dialetto milanese:


L’articolo aggressivo di Giordani, dalla parte dei classicisti, suscita l’attenzione di Carlo Porta, che
risponde scrivendo 12 aggressivi sonetti contro il Giordani.
Ancora vicino agli atteggiamenti di fondo dell'illuminismo lombardo, l’adesione al romanticismo,
per il milanese, ha il significato di una spontanea partecipazione un fenomeno moderno.
Porta aveva iniziato a dedicarsi alla poesia dialettale nella primissima giovinezza. Grande è la
varietà dei componimenti, delle tematiche e delle gure della poesia portiana, che pullula di un
mondo umano variopinto, che si muove nei luoghi più reali circostanziati della Milano del tempo.
Della sua produzione ricordiamo la poesia giovanile “Il lavapiatti del Meneghin che è morto” e la
versione in dialetto milanese dell’”Inferno” di Dante. Interessanti sono inoltre i due quaderni
autogra , dove l’autore raccoglie le sue poesie, di cui una parte fu successivamente stampata
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24. Martina Ceolato
19 dicembre 2022, 18:22:27
Parla dei dolori e degli inganni
subiti da una ragazza orfana, che
si dà alla prostituzione.

25. Martina Ceolato


19 dicembre 2022, 18:20:47
Storia di un povero ciabattino
dalle gambe storte. Egli parla
dell’amore per una donna che gli
fa subire una serie di inganni,
ingiustizie e prepotenze.

nella raccolta “Poesie”.


Piuttosto ricca è anche la poesia d’occasione> es. poesia per le nozze di Napoleone con Maria
Luigia d’Austria. Compone anche una serie di sonetti e componimenti brevi, tuttavia egli
raggiunge la più grande originalità nei componimenti sul proletariato urbano, dove dà voce alla
categoria degli oppressi, per cui scon tte e disgrazie non sono altro che una “routine”.
Personaggio disgraziato è Giovannin Bongee, protagonista di due testi.
24 25 Su questa linea procedono i testi “La Ninetta del Verzee”, “Lament del Marchino di gamb avert”.
L’ultima fase della sua poesia include componimenti di circostanza e interventi nella polemica
classico-romantica > va qui dipingendo un ritratto del mondo clericale bigotto e dell’uso
strumentale della religione. Su questi tematiche si concentrano il componimento “La nomina del
cappellan”, “La guerra di pret”, “La Preghiera”…
-Oltre alla caricatura: dialetto e realismo >> nella rappresentazione della vita cittadina
contemporanea lo strumento del dialetto viene utilizzato in senso realistico, come espressione
della vita delle classi sociali urbane, con sfumature diverse in popolani, borghesi, ecclesiastici o
aristocratici. Con la poesia di Porta il dialetto si libera da quel carattere di linguaggio comico che
aveva ricoperto nora nella tradizione italiana, per darci l’immagine più concreta e complessa
della realtà italiana in età napoleonica e nei primi anni della Restaurazione.

IL GRUPPO DEL “CONCILIATORE”:


Fondato a Milano nel 1818 il periodico liberale “Il Conciliatore” nasce in opposizione alla u ciale
“Biblioteca italiana”. Il nome è ispirato alla volontà di conciliare le forze intellettuali rivolte al
progresso e alla modernità.
Pubblicato due volte alla settimana, a seguito di vari interventi della censura austriaca, cessò di
esistere dopo appena un anno.
Nonostante il breve periodo d’attività esso portò una ventata di novità nella stampa italiana,
raccogliendo l’eredità del “Ca è” dei Verri.
A questa rivista aderirono gli intellettuali Berchet, Borsieri (a lui si deve la stesura del Programma
del Conciliatore), di Breme, Pecchio e Pellico (che non intervenne mai direttamente nella
polemica).

Ludovico di Breme > grande mediatore di cultura, fu in stretto rapporto con Madame de Stãel.
Nei suoi saggi emerge una ri essione critica e teorica, in un’ottica autobiogra ca

GIOVANNI BERCHET:
Il milanese Giovanni Berchet è celebre soprattutto per la “Lettera semiseria di Giovanni
Grisostomo al suo gliuolo”, considerata il manifesto del romanticismo italiano. La nzione di un
padre che intende spiegare al glio collegiale il signi cato della poesia romantica serve ad
a ermare il carattere sostanzialmente "popolare" della poesia e il suo rapporto storico con il
popolo. Nel rapporto fra scrittore e pubblico, il "popolo" rappresenta il gusto medio e borghese,
opposto sia agli intellettuali ra nati, i "parigini", sia alla plebe ignorante gli "ottentotti".
Berchet, esule in Francia, Inghilterra e Belgio perché carbonaro, tradusse molto e tentò egli
stesso, soprattutto con “I profughi di Praga” e le “Romanze" , quel gusto medio della poesia
"popolare" che aveva teorizzato.
Caratteri fondamentale della sua poesia sono la sperimentazione di metri concitati come il
decasillabo e la combinazione di molteplici forme metriche con un linguaggio molto vicino a
quello del contemporaneo melodramma.

SILVIO PELLICO:
Figura di rilievo del primo romanticismo, Silvio Pellico fu amico di letterati italiani e stranieri (a lui
Foscolo a dò molte delle sue carte quando fuggì da Milano), compose soprattutto tragedie> la
più celebre “Francesca da Rimini”.
Collaborò attivamente al “Conciliatore”, soprattutto nel lavoro organizzativo della rivista.
Fu successivamente arrestato come carbonaro e condannato a morte che fu poi commutata in un
periodo di carcere. Appena graziato compose l'opera autobiogra ca per cui è più noto, “Le mie
prigioni”, che ebbe un grandissimo successo di pubblico in Italia e all'estero.
Letta subito, al di là delle intenzioni dell'autore, come atto di accusa contro il regime austriaco,
l'opera è la so erente descrizione del mondo del carcere dove egli vive una forte crisi religiosa.
Egli voleva esprimere l'esperienza di una vittima tra le vittime in un mondo dominato dal male, con
uno stile semplice nitido, che tende alle ri essioni morali.
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Dopo la liberazione si ritornò a dedicarsi alla tragedia e pubblico il trattato “Dei doveri dell’uomo”
di scarso interesse.

SVOLGIMENTI DEL ROMANTICISMO LOMBARDO:


A questo primo Romanticismo italiano, fenomeno soprattutto lombardo e milanese, è molto vicino
Manzoni. La repressione austriaca e la dispersione del gruppo del “Conciliatore” segnarono
l’arretramento e la scon tta di un’intera generazione intellettuale. Negli anni ’20 il solo punto di
riferimento sicuro per la letteratura lombarda fu costituito da Manzoni, nella chiave di un
Romanticismo dai forti interessi storici, di impostazione cattolica e moderata.
Parallelamente si a ermarono una serie di posizioni intellettuali meno radicali > fortunata fu la
poesia dialettale di Tommaso Grossi, la prospettiva moralistica di Cesare Cantù e la critica di
Scalvini.

GLI INTELLETTUALI DELL’”ANTOLOGIA”:


L'eredità del Conciliatore viene raccolta a Firenze dall’”Antologia", un nuovo periodico nato per
iniziativa di un gruppo di intellettuali guidati dal ricco commerciante Giampietro Vieusseux.
Questo giornale non si interessò alla polemica classico-romantica (ormai esauritasi) ma si aprì alla
di usione della più moderna stampa italiana e straniera e alla discussione di problemi culturali,
tecnici, e scienti ci. Tra i più importanti personaggi abbiamo Gino Capponi e Cosimo Ridol + un
intellettuale laico classicista come Giovanni Nicolini e un cattolico romantico come Niccolò
Tommaseo.
L’Antologia approfondisce l'impegno politico e sociale del conciliatore avvantaggiandosi del clima
relativamente più libero che si respirava nel Granducato di Toscana, e si pone in una prospettiva
dichiaratamente europea. La rivista non era interessata tanto alle scelte letterarie e poetiche
quanto la divulgazione di materiali culturali socialmente utili. L'ideologia prevalentemente era di
tipo cattolico moderato ma con un'apertura cordiale verso le forze culturali più moderne.
L’Antologia affermò sempre più il suo orizzonte di “italianità” entro un progetto di progresso per
l’intera nazione.

ALESSANDRO MANZONI: 1785-1873


La vita: da iluminista (prima della conversione) a romantico, ripudio della fase giovanile

La madre Giulia, sposata al vecchio conte Pietro, era glia dell'illuminista Cesare Beccaria; il
padre naturale fu probabilmente Giovanni Verri. I genitori si separano e la madre va a vivere a
Parigi dove sposa il conte Carlo Imbonati (era stato il precettore di Parini).
Nel frattempo Alessandro venne messo in collegio (dapprima a Lugano, e poi quelli dai Padri
barnabiti a Milano) dove riceve un’educazione rigida. Terminati gli studi, Alessandro aveva seguito
con simpatia e distacco l’esperienza del giacobinismo italiano.
Dopo una breve convivenza con il padre raggiunse la madre a Parigi, reduce della recente morte
del compagno di lei, Carlo Imbonati. A Parigi scrisse e pubblicò il carme “In morte di Carlo
Imbonati”.
Fu la madre ad introdurlo nei circoli intellettuali parigini, dove intrecciò stretti rapporti con alcuni
ideologues parigini, intellettuali dalle posizioni liberali e socialmente impegnati. Qui conosce
l’intellettuale Fauriel, con cui avrà una lunga corrispondenza nella prima metà del ‘800.
Dall’incontro con queste gure si pongono così le premesse di una vera e propria “conversione”
religiosa e letteraria che avverrà nel 1810.
Dopo anni trascorsi soprattutto a Parigi, ma segnati anche da vari viaggi a Milano ed eventi
cruciali come la morte del padre e il matrimonio con Enrichetta Blondel, Manzoni trona a vivere in
Italia.
Tra i vari eventi che segnarono l’approdo della famiglia alla fede cattolica > l’episodio drammatico:
perse la moglie nella folla di persone che assistevano al matrimonio di Napoleone. Alessandro
ebbe una crisi d’angoscia, che comincio da allora a scatenarsi in crisi nevrotiche (sfocia in
agorafobia=paura dei luoghi aperti). Invocò Dio e ritrovò la moglie.
Lo seguì in questo percorso anche Enrichetta che abiurò il calvinismo e si convertì al
cattolicesimo. La conversione religiosa coincise con il distacco dai modi classicheggianti delle
prime poesie > compose in quest’ottica gli “Inni sacri”.
Nuove speranze e una nuova delusione vengono suscitate in lui dai moti del 1820-21, anni in cui
vedono la più febbrile attività dello scrittore. Questa attività porta la pubblicazione del “Conte di
Carmagnola”, dell’”Adelchi”, di “Marzo 1821” e del “5 Maggio” (per la morte di Napoleone).
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Dopo un primo progetto dei Promessi Sposi realizzato a Parigi, lo scrittore si sposta a Firenze per
“sciacquare i panni in Arno” ossia sottoporre il testo ad una revisione linguistica.
Il tranquillo scorrere della sua esistenza viene de nitivamente turbato da gravi e dolorosissimi lutti:
la morte di Enrichetta e quella della glia Giulia.
Nel frattempo l’Italia attorno a lui cambia ed egli viene nominato senatore da Vittorio Emanuele II.
Alessandro partecipò alla proclamazione del Regno d’Italia l’anno seguente. Successivamente
riceve anche l’incarico di presidente della commissione per l’uni cazione della lingua. Muore nel
1873 a causa di una caduta dalle scale della chiesa.
Per il primo anniversario della sua morte Giuseppe Verdi compose la celebre “Messa da requiem”.

Formazione e primi tentativi poetici:


Nella sua formazione scolastica, Manzoni acquisì una buona cultura classica, arricchita da uno
spontaneo avvicinamento alla cultura illuministica. Gli avvenimenti dell’Italia rivoluzionaria (durante
la sua adolescenza) gli fecero assumere poi atteggiamenti giacobini.
> D’ispirazione giacobina è il poemetto-visione “Il trionfo della libertà”, scritto per celebrare la
ricostruzione della Repubblica Cisalpina.
Manzoni si allontana ben presto dall'originaria posizione giacobina e tra i versi di questa fase si
possono ricordare l’idillio “Adda”.
> Sintesi essenziale dei suoi modi letterari e del suo atteggiamento umano precedente alla
“conversione” è il carme in endecasillabi sciolti “In morte di Carlo Imbonati”. Il carme è composto
da un dialogo morale tra Alessandro e Carlo, che gli appare in sogno.
> Egli intanto legge i più diversi autori francesi tra i quali lasciavano su di lui larga impronta di
illuministi e soprattutto i grandi moralisti e pensatori religiosi del XVII secolo come Busset e
Pascal. In alcuni componimenti poetici come gli sciolti “A Parteneide” e il poemetto mitologico in
sciolti “Urania”, egli continua a seguire modelli neoclassici ma si Professa scontento di questo
tipo di poesie.

L’inquieta religiosità di Manzoni:


La conversione di Manzoni fu il punto d’arrivo di una ricerca, segnata dall’aspirazione a un valore
unitario e universale che lo conducesse al di là del razionalismo illuministico e oltre le delusioni
della storia.
Il Manzoni cattolico non rinuncia alle radici illuministiche della sua formazione ed anzi considera la
fede come interramento supremo della ragione illuministica. Il cattolicesimo lo porta a porsi nuove
domande sul rapporto tra “l’essere e il dover esser”: i principi basilari del Cristianesimo
rappresentano il “dover essere”, che si confronta con le forme concrete, sociali e storiche, dell’”
essere”> ne deriva un insuperabile con itto tra esigenza morale e realtà del mondo umano.
Di questa problematicità, rivolta anche a interrogarsi sulle forme e sui progetti letterari, è
testimonianza l’ampio epistolario e la lunga corrispondenza con Fauriel.

GLI “INNI SACRI”, poesia religiosa:


La grande svolta della conversione si pro la con il progetto, rimasto incompiuto, di scrivere dodici
“Inni sacri” per scandire l'anno liturgico. Essi coincidono con l’abbandono dei modelli neoclassici.
Nei cinque composti (La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione, La Pentecoste)
l’autore ricorre spesso all’uso di materiali linguistici stridenti: ardite innovazioni vs sopravvivenze
di ritmi e movenze del linguaggio drammatico > va così volgendo le spalle alla linea melodica
petrarchesca. Manzoni ambisce a rifare in chiave moderna il linguaggio della poesia biblica,
cercando di ritrovare la dimensione “corale” e collettiva, tuttavia il linguaggio che ne risulta è
arti ciale e ttizio.
POESIA CIVILE:
Si dedicò poi alla poesia civile, più direttamente collegata alle trasformazioni politiche
contemporanee e capace di farsi voce di speranze nazionali.
> Durante il passaggio dalla dominazione napoleonica alla restaurazione austriaca scrisse due
canzoni civili rimaste incompiute e inedite: “Aprile 1814” e “Il proclama di Rimini”.
> L’ode “Marzo 1821”: qui il tema è la lotta per la libertà d’Italia (soggiogata dallo straniero). La
vittoria è possibile solo nella fraternità dei popoli insieme (patrioti piemontesi+ lombardi, prima
patteggianti per gli austriaci) in lotta per la patria. L’immagine della fraternità degli italiani è
evidente > “l’Italia come una di armi, di lingua, di memorie, di sangue e di cuore“.
Si tratta di un componimento in strofe di decasillabi, dal ritmo incalzante e scandito, quasi una
marcia.
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> L’ode “ 5 Maggio”: composta di getto, in seguito alla notizia della morte di Napoleone l’ode é da
subito soggetta a censura, tuttavia circolò in forma manoscritta ed ebbe numerose edizioni, non
controllate dall’autore. Il personaggio che aveva sconvolto l'Europa e a cui Manzoni aveva sempre
guardato con di denza e ostilità, emerge sotto il segno della scon tta e della morte. Manzoni
guarda così alla vicenda in un individuo che nella vita ha dato prova di eroismo: è però la scon tta
a riscattare l’eroismo individualistico e tutte le imprese di Napoleone inserite nel più ampio piano
della Provvidenza. È una storia di Provvidenza poiché scon tta, dolore, disperazioni, fallimento si
pongono come occasioni di riscatto di un anima che grazie alla fede può avere la gloria che nella
vita non ha avuto.
LE TRAGEDIE:
“IL CONTE DI CARMAGNOLA”:
Manzoni elaborò una sua idea di tragedia storica, che ri uta le tradizionali unità aristoteliche
(posizioni espresse già nella Lettera a M. Chauvet nella Prefazione al Carmagnola), cerca un intreccio di quadri
storici, con l’obiettivo d suscitare nel pubblico una coscienza critica, capace di distinguere tra
bene e male e di proiettare le vicende tragiche su un piano umano universale.
L'opera intitolata “Il Conte di Carmagnola” è divisa in cinque atti in endecasillabi sciolti e mette in
scena una storia reale, la vicenda del condottiero quattrocentesco Francesco Bussone.
Il Carmagnola, già condottiero dei Visconti di Milano, passa al servizio di Venezia; sbaraglia i
milanesi a Maclodio (1427), ma cade in sospetto della Serenissima per la clemenza usata verso i
vinti (lascia scappare i prigionerei milanesi). Richiamato a Venezia con l'inganno, è accusato di
tradimento e condannato a morte che 'a ronta dopo un travaglio che lo conduce dall'odio al
perdono e alla fede.
Manzoni accetta la tesi dell’innocenza di Carmagnola, facendo di lui un modello di eroe virtuoso,
condotto alla rovina dai “machiavellici” uomini di potere veneziani > giochi di potere, meccanismi
perversi e cattivi.
-Il linguaggio è ancora ricco di formule e schemi classici, specialmente nel lessico.
Interessante è il coro sulla battaglia di Maclodio, dove viene presentata una nuova posizione,
diversa da quella dell’eroe >la battaglia nella tragedia appare come una strage irrazionale tra stolti
guerrieri, tra italiani che dovrebbero essere i fratelli e che invece muoiono senza una ragione, al
servizio di un cieco sistema di potere, mentre lo straniero si prepara a scendere in Italia
appro ttando di quelle divisioni. Il coro rappresenta in realtà il pensiero del poeta, che in questo
modo vuole fare ri ettere i lettori.

“ADELCHI”:
Durante il soggiorno parigino Manzoni progettò una nuova tragedia, dedicata al problema del
rapporto e dello scontro tra popoli e razze diverse sul suolo d’Italia. Nasce così l’”Adelchi”,
incentrata sulla caduta del dominio longobardo in Italia in seguito alla discesa dei Franchi di Carlo
Magno, chiamati dal papa: un episodio decisivo della storia medievale.
La tragedia ebbe tre redazioni. Alla prima seguirono una serie di critiche sul carattere romanzesco
dell’opera (Manzoni era insoddisfatto per quei particolari non corrispondenti a dati storici), l’autore
scrisse allora il “Discorso sopra alcuni punti della storia longobardi in Italia” destinato ad essere
pubblicato insieme alla tragedia nella nuova redazione.
-Per quanto riguarda il linguaggio, Manzoni abbandona i residui classicistici.
-L'Adelchi è divisa anch'essa in cinque atti e scritta in versi, ma più complessa e corale. Vi si
rappresentano gli avvenimenti successivi al ripudio da parte del re dei franchi Carlo Magno della
moglie Ermengarda, glia del re longobardo Desiderio e sorella di Adelchi. Carlo, chiamato in Italia
dal papa, sorprende l'esercito nemico e lo vince.
Vengono qui sviluppate le storie di tutti i 4 personaggi, tra le più interessanti quella di Ermengarda
e Adelchi. Il dramma dei due sta interamente nel loro ri uto dei rapporti di potere e dello stesso
divenire storico.
Ermengarda, vittima remissiva: dopo il ripudio da parte di Carlo Magno ella si rifugia in un
convento, sperando che la fede la conforti. Giunta a lei la notizia del nuovo matrimonio di Carlo
Magno con un’altra donna, in preda alla disperazione e al delirio si suicida. La scena è qui
descritta con un coro che rievoca le immagini della sua vita da sposa. In ne ella si pone pace
nell’accettazione della volontà divina e si apre alla morte cristiana.
Adelchi, eroe virtuoso (a metà): è un ragazzo dai nobili ideali, egli combatte per amore del suo
popolo contro i franchi no alla ne. Lo scontro nale avviene a Verona, dove Adelchi perde la
vita.
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26. Martina Ceolato
20 dicembre 2022, 19:02:48
Cosa sta dietro????
Desiderio si sente in colpa perchè
aveva attaccato il papa (Adelchi
gli aveva detto di non farlo),
alleato di Carlo Magno ed è per
questo Carlo Magno ripudia la
moglie e succede tutto ciò.
Adelchi muore in battaglia per
una guerra che Desiderio ha
causato, la figlia muore per la
provocazione che il padre aveva
fatto a Carlo Magno. >>> tutta
colpa di Desiderio e Carlo.
Egli appare un eroe tragico, infatti non potrà mai essere no in fondo l’eroe che vorrebbe perché
costretto ad adattarsi alle decisioni del padre, che contrastano con il suo bisogno di giustizia.
27. Martina Ceolato La morte rappresenta per Adelchi l’unico modo per ritrovare l’essenza più profonda dell’uomo,
21 dicembre 2022, 15:26:53 sotto il segno della giustizia divina
In particolare sulla vicenda della 26 >> in questo senso, Ermengarda e Adelchi sono due vittime del sistema, di Carlo e Desiderio. <<
monaca di Monza, Gertrude
Carlo = spregiudicato realismo politico VS Adelchi e Ermengarda= virtù incontaminata, essi
non sono responsabili delle ingiustizie commesse dalla loro stirpe e condannati alla morte perché
troppo “puri”.

SAGGISTICA RELIGIOSA E STORICA:


La composizione delle tragedie poneva Manzoni di fronte ad alcuni fondamentali problemi morali,
religiosi, storici, letterari: senta sempre più l’esigenza di spiegare il senso delle sue scelte umane e
artistiche. Si originarono così una serie di ri essioni raccolte nei testi:
-“Osservazioni sulla morale” > parla del rapporto tra cattolicesimo e storia, le contraddizioni tra
verità assoluta della fede e comportamenti reali e mutevoli (fa riferimento al Conte di Carmagnola)
-“Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia” > scritto per chiarire lo sfondo
storico dell’Adelchi, l’opera vuole essere una correzione dell’aspetto troppo romanzesco della
tragedia.
Forte è l’impegno a rivendicare la funzione positiva del Papato nella storia dell’Italia medievale:
egli sostiene che la chiesa abbia reso meno disperata l’esistenza della massa.
“LETTERA AL SIGNOR CHAUVET SULL’UNITÀ DI TEMPO E DI LUOGO NELLA TRAGEDIA”, la
ri essione sulle forme letterarie:
“La lettera a Monsieur Chauvet” viene composta da Manzoni in risposta alle critiche rivolte al
“Conte di Carmagnola”.
Si tratta di un vero manifesto di poetica, in cui Manzoni precisa il senso del suo ri uto, comune a
tutti i romantici, delle unità aristoteliche di tempo e di luogo. Egli vede nelle unità aristoteliche il
supporto di un tipo di teatro che si incentra su una tematica amorosa e su una dialettica delle
passioni estremamente astratta, mentre una tragedia moderna al contrario deve fondarsi sulla
storia e adeguarsi alla complessità degli eventi reali. Guardando il modello anticlassico di
Shakespeare, la poesia tragica deve indagare sui sentimenti con cui gli uomini vivono gli
avvenimenti e su quegli aspetti della storia che sfuggono alla storiogra a vera e propria, puntando
alla più piena oggettività.
Il dramma da lui creato si pre ssa così di esprimere la varietà del reale e della storia,
allontanandosi dalla tradizionale uniformità stilistica della tragedia e mescolando serio e comico.

GENESI E STORIA DEL ROMANZO, dal “Fermo e Lucia” ai “Promessi Sposi”:


La ricerca di un mezzo largamente comunicativo e adatto a trattare una materia complessa come
la società volge Manzoni dal teatro al romanzo, genere rilanciato con successo dalle narrazioni di
argomento storico dello scozzese Walter Scott.
-Premessa: Prima di porre mano alla narrazione, Manzoni fece ricerche scrupolose sulla
Lombardia del '600, studiando la storiogra a d’epoca (Ripamonti).
La prima redazione, Il Fermo e Lucia, 1823: Compiuto nell'autunno del 1823, il Fermo e Lucia
27 resta però nel cassetto dello scrittore insoddisfatto della lingua adottata e delle ampie digressioni
sulle storie dei singoli personaggi e su temi morali e letterari (storie nella storia). Per la presenza di
narrazioni autonome e di digressioni varie, il Fermo e Lucia è simile a un romanzo saggistico, che
procede per assaggi di prospettive diverse.
Il moralismo di Manzoni è qui molto più esplicito, allo stesso modo la separazione tra bene e male
è molto più radicale. Da una parte ci sono gli umili e i religiosi, dall’altra i potenti perversi e coloro
che cedono al loro volere: tra i due gruppi non è possibile alcuna comunicazione. Entrambi sono
sottoposti ad un una puntigliosa analisi critica. In queste analisi l’autore interviene con ironia.
Per quanto riguarda la lingua, in essa si sovrappongono elementi toscani, lombardi, francesizzanti
in cui si alternano registri vocali e stilistici vari.
Dal punto di vista strutturale la prima redazione del romanzo si costituisce di un manoscritto
diviso in 4 tomi + una “Appendice storica su la colonna infame”, testo dove tratta la storia dei
processi agli untori durante la peste del 1630.
La seconda redazione, I Promessi sposi, 1827: Seguì un lavoro di riscrittura e ristrutturazione che
converse nella nuova redazione del 1827 dove il romanzo acquisì il titolo de nitivo “I Promessi
Sposi”.
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Neppure la redazione "ventisettana"dei Promessi sposi soddisfa pienamente l'autore, che si reca
in seguito a Firenze per "sciacquare i panni in Arno”.
La terza redazione, de nitiva 1840-42: Inizia così un processo di “toscanizzazione” della lingua >
la nuova revisione sfocia nella redazione "quarantana" in cui, fra la lingua nazionale ma "morta"
della tradizione scritta (toscano letterario) e quella popolare ma municipale della conversazione
(dialetti), Manzoni trova una geniale mediazione nel orentino vivo della borghesia colta, fornendo
così alla nuova Italia la base linguistica, il suo idioma nazional-popolare.
Nel corso della stampa il testo continuò a essere corretto. In appendice a questa edizione,
apparve in una redazione più ampia la “Storia della colonna infame”.
LA STORIA:
Il romanzo manzoniano è ambientato nella campagna lombarda, a Milano, tra il 1628 e il 1630,
quando il milanese viene sconvolto dai contraccolpi della guerra dei trent’anni, una terribile
carestia e la pestilenza. Ha al suo centro ha la vita di due popolani: Renzo e Lucia.
La scelta del secolo XVII propone un quadro storico lontano da quello contemporaneo ma
realistico, appoggiato su basi storiche. La situazione della Lombardia seicentesca, sottoposta alla
dominazione spagnola, permette inoltre di chiamare in causa la situazione della Lombardia
contemporanea, sottoposta alla dominazione austriaca.
Il primo strumento fondamentale è l'espediente del manoscritto ritrovato, molto di uso. Questo
espediente dà luogo a una mescolanza tra passato storico e presente (oggettività storica e
invenzione narrativa), in cui l'autore può giocare a distinguere il proprio punto di vista da quello
del ttizio originale.
I PROMESSI SPOSI, struttura e movimenti narrativi:
La più generale struttura narrativa dei “Promessi Sposi” si ricollega a uno schema romanzesco
tradizionale, quello dei due giovani innamorati la cui felicità è ostacolata da forze nemiche, ma che
dopo varie peripezie, riescono a ritrovarsi e a spostarsi: questo schema elimina i tradizionali
risvolti erotici e viene integrato in un orizzonte di saldi valori morali e religiosi.
La conclusione positiva non porta però i due protagonisti a un recupero del loro mondo originario
ma li conduce al trasferimento in un altro paese, nel Bergamasco > Manzoni nega così ogni
interpretazione “idillica”.
Densità sociale, forze buone vs forze cattive:
Il più generale movimento narrativo procede attorno a 8 personaggi di questi 4 appartengono al
mondo laico (Renzo, Lucia, don Rodrigo, l’Innominato) e 4 al mondo ecclesiastico (don Abbondio,
padre Cristoforo, la monaca Gertrude, il cardinale Federigo Borromeo).
-Tra i laici i due promessi sposi Renzo e Lucia rappresentano la forza positiva e fanno da centro
all’azione. Rispetto a loro tutti gli altri personaggi assumono il ruolo di opponenti o di aiutanti.
Gli altri due “laici”, don Rodrigo e l’Innominato rappresentano due immagini della prepotente
nobiltà feudale. Quest’ultimo cambia improvvisamente posizione e diviene aiutante delle forze del
bene> avviene così un’inversione nel movimento del romanzo.
-I quattro personaggi appartenenti al mondo ecclesiastico svolgono funzioni diverse e occupano
livelli sociali diversi. Don Abbondio soggiace per paura e per viltà alle minacce di don Rodrigo, e
preferirebbe rimanere nella sua immobilità.
Padre Cristoforo, reduce di una vita di peccato, si era convertito alla giustizia e alla verità e
rappresenta nel romanzo il principale aiutante dei protagonisti nella fase iniziale >egli infatti risolve
tutta l’azione, sciogliendo il voto di castità di Lucia.
La monaca di Monza rappresenta un’immagine opposta del mondo degli ordini religiosi: da ospite
e aiutante di Lucia si trasforma in aiutante dei rapitori.
Il cardinale Federigo Borromeo rappresenta il volto positivo dell’alta gerarchia ecclesiastica, è
simbolo di un’autentica religiosità e carità. Egli ha la funzione essenziale di sostenere l’innominato
nella sua conversione e di mettere al sicuro Lucia dopo la sua liberazione.
-RENZO E LUCIA: essi seguono due diversi percorsi narrativi. Lucia rimane chiusa in una
immobile difesa di sé (la sua azione si svolge in soli spazi chiusi). Renzo invece intraprende un
viaggio di formazione e di iniziazione, di esperienza del mondo e di sé (la sua azione si svolge in
spazi aperti).
Il romanzo raggiunge, a metà del racconto, il suo punto più negativo, che fa temere il trionfo delle
forze del male. Proprio qui avviene la conversione dell’Innominato e entra in scena Borromeo >
introducono decisivi mutamenti e danno inizio ad una svolta positiva, dopo l’arrivo della peste del
1630. La peste assume una funzione riequilibratrice rispetto alla disavventure dei protagonisti >
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permette il ritorno di Renzo e il suo secondo viaggio, che congiungerà nel ritrovamento di Lucia
nel lazzaretto, alla sua accettazione della volontà della Provvidenza e al perdono del nemico.
IL NARRATORE, tra realtà e ideologia:
La narrazione dei Promessi Sposi si svolge secondo il modo del narratore onnisciente. Gli eventi
possono presentare più facce e il loro senso ultimo e più vero non è mai sicuramente riconoscibile
dall'uomo ma deve essere a dato alla Divina Provvidenza.
L'ironia di Manzoni trova le sue radici nel fondo illuministico della cultura e cerca di suggerire un
comprensivo equilibrio tra soggettività e oggettività. La partecipazione soggettiva dell'autore
nisce per dare un'immagine ideale e deformata del mondo stesso degli umili.
Dal romanzo emerge che bisogna sempre accettare i disegni della provvidenza con spirito di
rassegnazione perché la morale rigoristica del Manzoni richiede che ogni momento dell'esistenza
dell'uomo si misuri alla razionalità universale del Cristianesimo.
I PERSONAGGI:
-Renzo è il personaggio più mobile dell’intero romanzo e al contempo è pieno di buon senso. In
lui la più antica immagine del cristianesimo onesto.
-Lucia è invece la rappresentazione della donna angelo e esaltazione del ruolo subalterno della
donna nella società dell’Ottocento
-don Abbondio rappresenta invece la gura comica, egli è tutto preso dall’impegno di difendersi
dalla violenza del mondo, di salvare la propria quiete anche al prezzo di mancare ai suoi doveri.
-Innominato >si converte a ermando così il bene nel profondo di una coscienza non
completamente corrotta
-il percorso di Don Rodrigo lo porterà all punizione divina
- il cardinale Borromeo, manifestazione del bene
-la Suprema Carità di Padre Cristoforo, incarna la gura più autentica del religioso
LA SCELTA DEL ‘600; IL RUOLO DELLA PROVVIDENZA:
Il ritratto del ‘600 che rende è molto negativo, poiché delinea, sin dall’introduzione, la società
dominata dai soprusi e dallo sfruttamento tipica del periodo. Inoltre, appare chiaro che le
istituzioni, compresa la Chiesa, sono strutture ipocrite, vittime del potere; che non compiono nulla
per giungere alla vera giustizia. Manzoni è abilissimo nel bilanciare un’accesissima critica sociale
con una parte comica che delinea la scena del momento: si pensi alla scena con
Azzeccagarbugli.
In questo contesto tragico gli umili sono delle vittime, l’unica possibilità di riscatto è data solo
dalla Provvidenza. Gli umili possono trovare la loro dignità solo grazie alla fede in essa, credendo
che la so erenza sia motivata e nalizzata a qualcos’altro.
Dietro la maschera del ‘600 e al manoscritto cela le sue vere intenzioni: una fortissima critica.
Sono passati due secoli, ma non è cambiato nulla in Italia: si è ancora dominati e si vive in un
contesto di soprusi e di abusi, dove la giustizia è un concetto di fatto inesistente.
LA LINGUA:
La frattura tra lingua parlata e lingua scritta, tipica della tradizione italiana, aveva suscitato
l'attenzione di Manzoni n dagli anni giovanili. Nel primo abbozzo del romanzo l'autore si a da a
un italiano comune, sganciato dagli schemi classicisti. Egli de nisce la sua prosa come un
indigesto di frasi un po' lombarde, un po' toscane, un po' francesi anche un po' latine. Egli
prospettava così un intervento nella secolare questione della lingua e in questo senso Manzoni
svolge negli anni successivi varie ricerche linguistiche, lessicali e grammaticali. Nel corso della
profonda revisione egli individua alla ne come sola forma praticabile la lingua toscana e il
orentino, che gli appariva più ricca di elementi universali, comuni anche ad altri fondi linguistici
regionali (nel soggiorno a Firenze si dice che Manzoni va a sciacquare i panni in Arno).
La lingua dei “Promessi Sposi” nella loro redazione nale è lo strumento migliore per quella
mediazione tra soggettività e oggettività, ricercata dall’autore.
GLI SCRITTI DI TEORIA E DI EDUCAZIONE LINGUISTICA:
Il percorso che porta all’edizione de nitiva dei "Promessi Sposi” è accompagnato da varie
ri essioni, progetti, tentativi di intervento teorico alla questione linguistica > testimonianza di ciò è
il trattato incompiuto “Della lingua italiana”. Qui emerge la volontà dell’autore di estendere la
scelta stilistica del orentino a modello nazionale per tutte le regioni d’Italia, con l’obiettivo di una
e ettiva uni cazione linguistica del nuovo Stato italiano, dopo tanti secoli di frantumazione
dialettale e regionale.

ADDIO AL ROMANZO: Il romanzo non appagò Manzoni nella sua ricerca di “verità” e di storicità:
egli continuò a cercare un uso della cultura in funzione alla religione cattolica. Già durante la
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stesura della prima edizione del suo romanzo egli cominciò a convincersi che la struttura del
romanzo storico in sé non era adatta in quanto implicava una presenza troppo invadente di
elementi soggettivi, ttizi e romanzeschi lontani dalla funzione di verità che egli cercava. La forma
del romanzo storico gli impediva di fornire una rappresentazione vera della storia.
Questa prospettiva venne approfondita in un trattato, dedicato all’argomento dove l’autore giunge
alla teoria che la ricerca della verità condanni ogni tipo di invenzione.
-Di fronte ai limiti dell’esperienza letteraria, solo la scrittura storiogra ca pareva poter garantire un
orizzonte oggettivo > Manzoni inizia così a dedicarsi unicamente a scritti storico- politici (nuovo
scritto sulla “Storia della colonna infame”, molto di erente da quello in Appendice ai P.S., + altri
saggi incompiuti)

>>>pensiero manzoniano: L’arte deve avere per oggetto il vero, l'utile come ne e l'interessante
come mezzo<<<

GIACOMO LEOPARDI, 1798-1837:


Nacque a Recanati nel 1798 in una famiglia della nobiltà dello Stato Ponti cio: il padre, conte
Monaldo, era un erudito biblio lo di idee reazionarie; la madre, una donna dispotica, severa e
bigotta. Il piccolo Giacomo sviluppò ben presto un vivo culto degli eroi antichi e, accostarsi ad una
serie sterminata di letture gli permise di acquisire una padronanza assoluta nel campo della
lologia e della tradizione classica. Iniziarono così "sette anni di studio matto e disperatissimo"
che contribuirono al peggioramento delle sue già precarie condizioni di salute.
Le opere più interessanti della fase giovanile, “puerili”, sono lavori lologici di eccezionale
impegno, stese una “Storia dell'astronomia” e un “Saggio sopra gli errori popolari degli antichi”.
Egli col passare del tempo andava allontanandosi dalle idee reazionarie del padre, pur
continuando ad aderire al cattolicesimo, tradotto da lui in chiave antitirannica come mostra
“Orazione agli italiani in Occasione della Liberazione di Piceno”. Inizia così a porsi su un terreno
“civile”.
Nei primissimi anni della Restaurazione, riesce a liberarsi di gran parte dei condizionamenti
dell’educazione familiare, investendo le sue energie nella letteratura e nella poesia.
L’insoddisfazione e il bisogno di nuove esperienze lo spinsero verso la cosiddetta “conversione
letteraria”, manifestata da esperimenti di di traduzione e da prove poetiche. Tenta di riprodurre le
forme poetiche antiche in “Inno a Nettuno” (che nse di tradurre da un originale greco) e l'idillio
funebre “Le rimembranze”. Più importanti furono le traduzioni dei classici.
Nel 1816 tentò di inserirsi nella polemica tra classicisti e romantici con una Lettera (rimasta inedita)
in cui contestava l'esortazione di Madame de Staël a rinnovare la letteratura italiana attraverso la
traduzione e lo studio degli scrittori stranieri. Nel 1817 iniziò la corrispondenza con Pietro Giordani,
letterato classicista e liberale, che riconobbe per primo il genio del giovane poeta.
Nell'estate dello stesso anno (1817) inizia la stesura di quello che doveva divenire lo Zibaldone. La
visita della cugina a Recanati suscita in lui una prima esperienza dell’amore, per l’occasione scrive
“Diario del primo amore” e “Elegia prima”. Matura in questo periodo un atteggiamento agonistico
verso la società contemporanea, sentita come corruttrice e nemica dei valori autentici della natura:
si tratta del cosiddetto pessimismo cosmico. La sua infelicità andò aggravandosi tanto che cercò di
organizzare una fuga dalla casa paterna, tuttavia il tentativo venne presto sventato dal padre.
Intanto si distaccò de nitivamente dalla religione e aderì alla loso a sensistica e materialistica: è
la cosiddetta conversione loso ca.
Gli anni tra il ‘19 e il ‘23 videro un intenso approfondimento loso co, testimoniato dallo
“Zibaldone” e il primo sviluppo della sua grande poesia, con le “Canzoni” e gli “Idilli”.
La prima vera uscita da Recanati fu un viaggio a Roma con gli zii. Per Giacomo fu un’esperienza
deludente; la vita romana gli apparve meschina e i monumenti e le antiche romane suscitarono in
lui uno scarso entusiasmo.
Alla negatività del reale e alla caduta di ogni speranza di felicità riprendeva l'ultima canzone “Alla
Sua Donna”.
Progetta ed elabora inoltre le “Operette morali” nel 1824.

Nel 25 è possibile una partenza da Recanati grazie ad un impegno di lavoro per l'editore milanese
Stella che lo invita a dirigere l'edizione completa delle opere di Cicerone. Alla ricerca di un clima
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28. Martina Ceolato
24 dicembre 2022, 23:23:34
=Gli esseri umani dell'antichità
erano più felici degli uomini
moderni in quanto la madre
natura dà agli uomini antichi la
capacità di immaginare per
consolarsi, per distrarsi
continuamente dalla loro
infelicità. Con il passare degli
anni e il progresso, gli uomini
moderni vanno allontanandosi
dalla natura e perdendo
l’immaginazione e le illusioni.

Nel corso della storia gli uomini più mite si trasferisce a Pisa dove ritorna alla poesia> “Il Risorgimento” e “a Silvia”. Torna a Firenze
hanno perduto la loro vicinanza e poi a Recanati iniziando così l’ultimo lungo soggiorno nel natio Borgo Selvaggio, sospeso tra i
dolci ricordi dell'immagine della giovinezza, la noia più intollerabile e le sofferenze causate dalle
alla natura e quindi hanno perso
malattie. Ma proprio nel corso dell’ infelicissimo anno 1829, nascono quattro dei suoi canti più
la capacità di essere consolati grandi: Le Ricordanze, La Quiete Dopo la Tempesta, Il Sabato del Villaggio e Canto Notturno di un
dalla natura e si ritrovano di Pastore Errante dell'Asia.
fronte alla loro infelicità. Gli amici toscani raccolgono una somma che gli permetterà a Giacomo di vivere per un anno
lontano dalla famiglia. Passando per Bologna Giacomo raggiunge Firenze dove inizia una vita di
29. Martina Ceolato rapporti sociali, e tra i nuovi incontri c'è quello con l'elegante dama piena di ambizioni intellettuali,
24 dicembre 2022, 23:23:21 chiamata Fanny Tozzetti per la quale scriverà il ciclo di Aspasia. Dall'autunno egli vive insieme ad
Antonio Ranieri, un napoletano già incontrato nel precedente soggiorno Fiorentino e con cui andrà
Leopardi va superando le
a vivere in una villetta ai piedi del Vesuvio. Li compone probabilmente gli ultimi due canti, La
considerazioni precedenti e Ginestra e il Tramonto della Luna. Gli anni napoletani l’autore sembra aver trovato un nuovo
avanza con il suo pensiero al attaccamento alla vita (si lascia andare a piccoli piaceri come quello dei gelati). Trascorse gli ultimi
“pessimismo cosmico”. anni della sua vita in una villetta a Torre del Greco, in cui morì nel 1837.
La natura è una matrigna, una
forza che crea il mondo e non le Altri scritti: -Da una più diretta volontà di intervenire nella situazione presente nascono le due
canzoni “All’Italia” e “Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze”. Leopardi si vuol
importa di consolare le creature
qui poeta integralmente classico, che si rivolge all’Italia presente per risvegliarne la virtù,
viventi, il suo unico interesse è rappresentata anche dalla tradizione di una letteratura volgare che trova in Dante e in Petrarca
portare avanti le specie. Si modelli supremi di tensione civile.
disinteressa completamente degli In risposta ad una lettera della Staël scrive “Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica ,
esseri umani, di conseguenza gli intervenendo in difesa del classicismo. In questo discorso Leopardi espone alcuni cardini della sua
esseri umani sono infelici e concezione di poesia e, nel difendere le posizioni classiche, adotta il concetto di “primitivismo
patiscono le sofferenze. classico”> così l’imitazione dei classici viene difesa in quanto essi sono più vicini alla natura, più
legati ad una vitalità autentica. Come Rousseau, Leopardi vede un’opposizione radicale tra natura
e incivilimento. L’imitazione dei classici non dovrà però essere servile, ma dovrà far rivivere il più
La vita degli esseri umani è
ampio signi cato della loro poesia.
segnata dal dolore e nei rari
momenti in cui non c’è la Tra i generi poetici la lirica appare quello più spontaneo e originario, più vicina all’espressione della
sofferenza, interviene la noia. natura e il suo ambito è quello del vago, dell’indeterminato, dell’in nito e ricordo. La poesia ha la
capacità di generare grandi illusioni.

Romantico vs classicista: Rispetto al giovanile “discorso“ egli abbandonerà successivamente i


residui scolastici della la sua prima formazione classicistica. La sua poetica andrà dunque
evolvendosi e confrontandosi con il romanticismo, tuttavia rimarrà fedele all’interpretazione
classicistica della poesia come strumento autentico e naturale.

ZIBALDONE:
Il 1817 fu un anno di svolta. Tra il luglio e l'agosto ssò le prime annotazioni dello “Zibaldone di
Pensieri”, che crescerà a dismisura no alla data di dicembre 1832. In questi appunti tocca gli
argomenti più diversi, da quelli loso ci, letterari e linguistici a quelli legati alla sua esperienza
personale e a problemi etici o di comportamento sociale.
Si accumularono così vari quaderni dalle facciate numerate progressivamente: a partire dalla 100ª
facciata Leopardi comincia datare tutte le annotazioni. Nello “Zibaldone” la ri essione di Leopardi
si svolge in modo più libero: egli si interroga sempre più a fondo sul senso dell’esperienza
letteraria, sul rapporto con la natura… Si rivela così con chiarezza l’orizzonte della loso a
Leopardiana, qui emergono i temi essenziali del suo pensiero. Il suo pensiero non può essere
pertanto qualcosa di omogeneo e sempre uguale a se stesso.
28 Intorno al 1817 Leopardi elabora il pessimismo storico, che vede nella natura una fonte di vitalità,
produttrice di grandi illusioni a cui si oppone l’arido vero, fondamento delle moderne società
civilizzate. Successivamente Leopardi si accosta ad una tendenza illuministica, quella del
29 meccanicismo materialistico e intorno al 1823 elaborò il cosiddetto pessimismo cosmico. Qui la
natura appare come una forza cieca, matrigna e ostile all’uomo senza possibilità di illusioni.
L’iniziale esaltazione della natura e delle illusioni si rifà in parte al pensiero di Rousseau e si
inserisce in una visione sensistica che mette in primo piano il problema della felicità. L’azione
delle illusioni sull’uomo deriva così da una catena di condizioni e dati dei sensi e si spiega
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attraverso la teoria del piacere. Secondo questa teoria ogni esistenza è guidata da un’aspirazione
al piacere e non riesce mai realizzarsi totalmente ma si risolve in un continuo desiderio. La teoria
del piacere si apre poi ad una prospettiva storica, seguendo i mutamenti che il rapporto con le
illusioni ha subito dal mondo degli antichi a quello dei moderni. In questo contesto è essenziale il
concetto di amor proprio, ossia l’attaccamento naturale di ciascun individuo a se stesso. Nel
mondo civilizzato l’amor proprio si trasforma in egoismo.
VERSO “GLI IDILLI”:

Dopo il fallimento di alcuni esperimenti romantici, la vera poesia leopardiana cominciò e si sviluppò
su due registri distinti: le nove canzoni (1818-22) e i cinque idilli (1819-21), che costituiscono il
primo nucleo di quello che diverrà il libro dei Canti.
- Gli “Idilli” sono componimenti in endecasillabi sciolti che seguono lo svolgersi di sensazioni,
ricordi, sentimenti dell’io. In Leopardi l’idillio diviene una forma poetica molto sfumata, capace di
dar voce a sensazioni inde nite, ai piaceri dell’immaginazione.
Tra il 1819 il 1821 compone i cosiddetti piccoli idilli, di cui fanno parte “L’In nito“ ,“ Alla luna”, “La
sera del dì di festa“ ,“Il sogno“ e “La vita solitaria“.

“L’In nito” ci trasporta verso uno dei momenti più alti della poesia leopardiana. L’esperienza
dell’in nito si pone come un supremo piacere dell’immaginazione il cui paesaggio naturale è una
sorta di limite esterno. Il paesaggio naturale come una sorta di limite esterno (la siepe), da cui nella
mente del poeta prende avvio l’immaginazione di spazi senza limiti e senza con ni.

In “Alla luna”, come nell’In nito, il poeta si reca sul monte Tabor e qui si ferma per ammirare la
luna. Davanti allo spettacolo offerto dalla luna che illumina il paesaggio circostante il poeta trova
una apparente consolazione ai suoi travagli interiori. Forte in questa poesia é inoltre la tematica
della “rimembranza”, elaborato negli ultimi versi.

Su un affascinante notturno lunare si apre anche l'idillio “La Sera del Dì di Festa” che si rivolge
sullo sfondo autobiogra co di un'impossibile colloquio del poeta con una donna che riposa lontana,
ignara di lui e del suo amore.

Nel “Sogno” la componente autobiogra ca e sentimentale è ancora più esplicita mentre nella Vita
Solitaria l'autore si incentra sul tema della solitudine e con tracce del tradizionale idillio campestre.

LE CANZONI:

Le Canzoni sono una raccolta poetica di 8 canzoni apparsa a Bologna nel 1824, il cui linguaggio
lirico dà voce soprattutto a personaggi dell'antichità. La canzone “Ad Angelo Mai”, quand’ebbe
trovato i suoi libri di Cicerone della Repubblica viene pubblicata all'inizio del 1820, e prendere il
pretesto dal ritrovamento compiuto dall’erudito Angelo Mai, di una grossa parte del De Repubblica
di Cicerone alla biblioteca Vaticana. Altre canzoni sono “Nelle nozze della sorella Paolina”, “A un
vincitore nel pallone”, “Bruto Minore”, “Alla primavera o delle favole antiche”, “Il canto di Saffo” e
“Alla sua Donna”.

LE OPERETTE MORALI:

Fin dal ‘19/20 Leopardi progettava di scrivere dei “dialoghi satirici alla maniera di Luciano”, in una
prosa tra ironia e ri essione.
Iniziate nel 1824, Leopardi ne scrive 20 e il tema principale è quello del pessimismo materialistico;
l’autore si ispira al modello ironico-satirico di Luciano e ai Dialoghi di Platone in cui il confronto
letterario viene espresso tra voci diverse. Ne risultò una prosa moderna con un linguaggio preciso,
equilibrato e inafferrabile, che sa innalzarsi verso momenti intensamente lirici.
Le “Operette”, alcune delle quali si svolgono come narrazioni o ri essioni di tipo teorico, altre come
veri e propri dialoghi, si servono di situazioni, personaggi, voci appartenenti all’immaginario
classico, alla tradizione dei miti loso ci, a tutta la storia della cultura e della letteratura.
Tra i temi fondamentali troviamo: l’indagine sulla felicità e sull’infelicità, lo svelamento
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dell’estraneità e dell’ostilità della natura, la derisione delle dottrine che mettono l’uomo al centro
dell’universo, …

Il libro delle “Operette morali” è un’analisi spregiudicata e intensa demenza forme morali della vita
umana: è un addio alle illusione e una condanna senza appello degli inganni ideologici e sociali.

Nello speci co: La prima operetta, “Storia del genere umano” presenta una storia mitica
dell’umanità, distinta in epoche diverse, in cui variamente si con gura una ostinata ricerca della
felicità, incatramata da una serie di “fantasmi”: questa ricerca è de nitivamente ostacolata
dall’arrivo sulla terra della Verità, a cui solo resiste il fantasma di “Amore”.
Segue una serie di operette più vicine al modello lucianeo, dai caratteri satirici e paradossali, con
mitici o grotteschi. In ordine troviamo il “Dialogo d’Ercole e di Atlante”, in cui i due giocano a palla
con il globo terrestre; “Dialogo della Moda e della Morte” in cui si individuano i caratteri della moda
qui paragonata alla morte per il suo “fare e disfare di continuo le cose” e in quanto rende la vita
“più morta che viva”; “Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillogra ” in cui si propone
paradossalmente la costruzione di gure umane arti ciali, dotati di qualità che gli uomini veri hanno
perduto; “Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo” in cui la sparizione degli uomini dalla terra lascia
nell’ indifferenza tutta la natura; “Dialogo di Malambruno e Farfarello”; “Dialogo della Natura e di
un’Anima”; “Dialogo della Terra e della Luna”; “Scommessa di Prometeo” dove il mitico titano si
rende conto della cattiveria costitutiva della natura umana, della casualità della civiltà e della
persistenza dei costumi più barbari e violenti anche presso i popoli più civili; “Dialogo di un Fisico e
di un Meta sicò”; “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare” con protagonista la
malinconica gura del poeta tanto amata da Leopardi; “Dialogo della Natura e di un Islandese”
(massimo vertice del pessimismo) qui l’Islandese che ha sempre cercato di vivere appartato,
lontano da ogni desiderio, ma è stato ugualmente perseguitato dalla natura e si è convinto che
essa sia “nemica scoperta degli uomini”: la natura si rivela così indifferente nei confronti delle
sofferenze umane; “Il Parini, ovvero della gloria” presenta come insegnamenti rivolti da Parini a un
suo disvelino alcune considera io e sulla gloria letteraria divenuta vana e illusoria nel mondo
moderno; “Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie” dove le mummie parlano della
dif coltà nel de nire la morte; “Detti memorabili di Filippo Ottonieri” raccolgono una serie di
aforismi leninisti i e pungenti di questo personaggio immaginario; “Dialogo di Cristoforo Colombo e
Pietro Gutierrez” dove emerge la vitalità del viaggio e dell’avventura; “Elogio degli uccelli”; “Cantico
del gallo terrestre” si presenta come trascrizione del canto mitico di un antico animale sospeso “tra
il cielo e la terra” che al sorgere del mattino ricorda a tutti i viventi la suprema infelicità dell’uomo.
-Nel 1827 aggiunge altre due operette “Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco” e “Dialogo
di Timandro e di Eleandro”. In quest’ultimo si può riconoscere una sintesi ideologica e
rivendicazione di intenti polemici: Eleandro è colui che compatisce gli uomini, immagine dell’autore
mentre Timandro è lodatore degli uomini. Negli anni successivi verrano aggiunte altre operette.

La logica terna delle Operette porta a un’integrale affermazione del tragico “vero”, al rigetto di tutte
le “illusioni” circa il senso dell’essere sulla terra.

I grandi idilli:

Durante il soggiorno a Pisa, nel 1828, Leopardi scrisse due nuove liriche che si presentano come
testimonianza dello spegnimento della sensibilità provati negli anni precedenti e dell’improvviso
risorgere dei “moti del cor” (queste sono le parole che usa nella lettera alla sorella). Si tratta di “Il
risorgimento” e “A Silvia”.

-“A Silvia” > il componimento si con gura come colloquio con una fanciulla morta, glia di un
dipendente di casa Leopardi e morta a causa del tifo a soli vent’anni. Il nome reale della giovane
ragazza è Teresa Fattorini mentre il nome che le viene dato nella poesia è tratto dall Aminta di
Torquato Tasso. Il colloquio si pone come ricordo di una vita giovanile troncata: il mondo di Silvia,
la giovinezza di lei e del poeta sono cose perdute per sempre e ciò suscita la protesta contro la
natura e la sua azione distruttrice. A Silvi risponde alla forma metrica della canzone libera, ed è
composta da sei strofe di diversa lunghezza, in cui si alternano endecasillabi e settenari.
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-Seguirono i canti “Il passero solitario”, “Le ricordanze”, “La quiete dopo la tempesta”, “Il sabato del
villaggio”, il “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia”, composti tra il 1829 e il 1830 a
Recanati, dove L’autore si reca in seguito alla revoca dell’assegno da parte dell’editore Stella.

-“Le Ricordanze” si basano sul uire ininterrotto della memoria che alterna dolore e rimpianto a
tenerezza…

-in “Il sabato del villaggio” e “La quiete dopo la tempesta” con uiscono la rappresentazione della
più dimessa realtà quotidiana, volta nel momento di calma che segue la tempesta e in quello di
vibrante attesa collettiva che precede il giorno festivo: tutto ciò si intreccia con un continuo
riferimento alla teoria del piacere ( in particolare all’impossibilità del piacere).

-“Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia” è rivolto al mistero della natura e dell'esistenza

-“Il passero solitario” è un componimento che si articola in tre stanze, ciascuna con argomento
differente. La prima è dedicata al “passero solitario”, animale che per natura vive da solo, senza
partecipare ai voli e ai Cantù collettivi degli altri uccelli; la seconda al poeta, che vive la sua
giovinezza senza prendere parte alla vita degli altri e alle sue gioie festive; la terza a un confronto
tra passero e poeta.

LA NUOVA POETICA E GLI ULTIMI CANTI:

Tutta l'ultima fase della vita di Leopardi è caratterizzata dal bisogno di rapporti diretti con gure
femminili (Fanny Tozzetti) e quindi dalla tematica dell’amore, vissuto come vicenda interiore
assoluta. Nasce così una lunga serie di componimenti poetici che si suole indicare con l’appellativo
di liriche del “Ciclo di Aspasia”.
Negli stessi anni l’autore si accosta inoltre alla scrittura satirica testimoniata in particolare da “I
Paralipomeni della Batracomiomachia”. Negli scritti satirici si serve del riso, concepito come
potenza vitale contro le imposture del mondo > il riso è un’arma satirica.

La produzione leopardiana termina con le due canzoni “La ginestra” (pubblicata nell’edizione
postuma dei Canti redatta da Ranieri) e “Il tramonto della luna”.
-“La ginestra” > Leopardi sviluppa qui ,’aspra critica nei confronti del suo tempo. L’input gli viene
dato dalla vista della ginestra, un docile ore che vede crescere sulle pendici del Vesuvio, lì dove
città ed esseri umani sono stati distrutti dalla crudeltà della Natura che non si cura dei propri gli.
Da qui, Leopardi sviluppa tutta la propria polemica e il proprio scetticismo verso gli uomini a lui
contemporanei che credono di essere immortali, mentre in realtà sono impotenti di fronte alla
smisurata potenza della Natura. Dalla consapevolezza della propria misera condizione deve
nascere, secondo Leopardi, un sentimento di solidarietà umana.
-“Il tramonto della luna” > qui Leopardi va elaborando il tema del rimpianto della giovinezza e delle
dolci illusioni, a cui segue la vecchiaia, che vede appassire le illusioni e si conclude con la morte.
Il poeta trae lo spunto di questo tema dalla contemplazione di uno spettacolo naturale: il tramonto
della luna, e da questa contemplazione ricava il paragone con il tramonto della giovinezza. In
entrambi i casi si tratta di cicli tuttavia, a differenza della luna, che risorge sempre nel suo
movimento, la giovinezza abbandona per sempre gli individui precipitando nella vecchiaia.

LETTERATURA E POLITICA NEL RISORGIMENTO:


Si può parlare di letteratura risorgimentale solo a partire dal 1830, quando l'impegno politico
assume una centralità e un'urgenza che non erano ancora evidenti nei decenni precedenti.
> A partire dal ‘30 il legame tra esperienza letteraria ed esperienza politica si a erma nel modo più
integrale, e molti sono gli scrittori che si calano nel vivo delle battaglie ideologiche e politiche,
cercando di intervenire direttamente sulla realtà. Si a erma così la centralità assoluta delle
prospettive politiche. Già De Sanctis individuò tra gli scrittori di questo periodo due grandi
“scuole”: la democratica e la cattolico-liberale.
Nel frattempo, la produzione letteraria media conosceva la fortuna di vari generi romantici, dal
romanzo storico alla novella in versi; molto di use e apprezzate erano la poesia patriottica e
generiche forme lirico-sentimentali.
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Il fallimento dei moti del 1831 dimostra i limiti della lotta della Carboneria, priva di programmi
politici e ideologici ben de niti. Era necessario impegnarsi in una più vasta propaganda > in una
prima fase l’iniziativa fu assunta dai gruppi democratico-repubblicani, grazie all’attività di
Giuseppe Mazzini. Egli è anche il fondatore della “Giovine Italia”, un’organizzazione laica e
repubblicana.
Tra le personalità che non possiamo tralasciare nel Risorgimento italiano c’è Giuseppe Garibaldi,
esponente del romanticismo anche a livello letterario e autore di vari romanzi popolari: “Clelia,
ovvero il governo dei preti”, “Cantoni il volontario” e “Manlio”

GIUSEPPE MAZZINI, e gli altri autori della “Scuola democratica”:


Mazzini realizza, per la prima volta nella storia italiana, una piena identi cazione tra l’intellettuale e
il rivoluzionario, concentrando tutto il suo pensiero, le sue opere, la sua azione, in un intervento
diretto sulla realtà presente.
I suoi rapporti con la letteratura furono tutt’altro che marginali e occasionali: non solo egli dedicò
vari scritti ad argomenti di carattere letterario, ma ritenne che la letteratura dovesse avere un peso
essenziale in tutto il suo programma politico.
La sua attività iniziò proprio con saggi letterari. Mazzini e i suoi amici collaborarono attivamente
ad un giornale di Livorno, che proponeva recensioni di opere contemporanee.
Negli anni ‘30, mentre redigeva scritti politici, scrisse anche vari saggi letterari raccolti sotto il
titolo “Scritti letterari di un italiano vivente” che dimostrano un fortissimo interesse per la
letteratura europea e per le grandi discussioni romantiche sulla libertà e la novità dei generi
letterari.
Importanti, anche stilisticamente, i suoi saggi “Fede e avvenire” e “Dei doveri dell'uomo”.

Altri scrittori democratici furono:


- Giovanni Ru ni, amico di Mazzini, scrisse in inglese i due romanzi “Lorenzo Benoni” e “il dottor
Antonio.
- Carlo Bini, la sua unica opera è “Il Manoscritto di un prigioniero” (in contrasto con Le mie
prigioni di Pellico).
- Francesco Domenico Guerrazzi che si ispira a Byron: “la Battaglia di Benevento”, “L’assedio di
Firenze”.
LA SCUOLA CATTOLICO-LIBERALE:

Intorno agli anni '30 e '40 emerse una cultura cattolica interessata al confronto con la cultura laica
e ai progetti di rinnovamento della società italiana (Risorgimento e moti rivoluzionari). Le forze più
vive chiedevano un riformismo cattolico che si de nì soprattutto intorno agli anni '40 nel
"neoguel smo". Non mancarono tuttavia proposte più radicali, di riforma integrale sia della Chiesa
sia della società (Giuseppe Montanelli rappresenta una delle gure alle tendenze più radicali).
L’esigenza di combattere gli aspetti più arretrati dell’organizzazione ecclesiastica viene sentita da
Raffaello Lambruschini e da altri personaggi come Tommaseo, Capponi, ROSMINI e lo stesso
Manzoni.

ANTONIO ROSMINI:

Antonio Rosmini risulta la gura più complessa del cattolicesimo italiano. Egli si oppose con tutte le
forze al relativismo contemporaneo (confrontandosi con il sensismo e il criticismo kantiano),
cercando una rigorosa giusti cazione razionale che potesse dimostrare la piena oggettività
dell'"essere" divino. Egli si muove verso la condanna di tutte le prospettive della loso a
contemporanea. Propose anche una forte "riforma" della Chiesa, attraverso il sostanziale ri uto
del potere temporale. Libri/ trattati come “Delle cinque piaghe della Chiesa”, “La costituzione
secondo giustizia sociale” o la “Logica” testimoniano del suo notevole impegno culturale.

VINCENZO GIOBERTI, teologo e sacerdote:

Il progetto di riforma cattolica della politica assunse una maggiore concretezza con Vincenzo
Gioberti. Il suo libro Del primato morale e civile degli italiani diventò il manifesto del neoguel smo
italiano: l'Italia, scelta dalla Provvidenza come sede del cattolicesimo, doveva assumere la guida
dei popoli per la realizzazione del divino nella storia. Non solo il clero (votato "gagliardamente" a
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modernizzarsi), ma soprattutto il papa aveva il compito di svolgere questo ruolo di guida religiosa e
politica. Dopo l'esperienza del 1848-49 con Pio IX (che deluse le speranze del neoguel smo
italiano), anche Gioberti cambiò posizione, attenuando il suo radicale nazionalismo. “Del
Rinnovamento civile d'Italia” mostra una novità programmatica: il rinnovamento italiano doveva
avere un legame più stretto con il generale contesto europeo, mentre le classi popolari dovevano
assumere un ruolo più decisivo. Anche la leadership mutava: non più il Papato bensì l'"azione
egemonica" del Piemonte.

I suoi molteplici scritti possono essere distinti in 5 categorie: le opere loso che più tecniche, le
opere loso che incompiute, una serie di pensieri/appunti/ricerche/osservazioni di vario genere, l’è
pistola riso e le opere più celebri legate alla sua battaglia politica e culturale.

LIBERALI E MODERATI PIEMONTESI:

Nell'ambito del liberalismo piemontese, sviluppatosi nella nobiltà legata alla monarchia sabauda,
Cesare Balbo con Delle speranze d'Italia si avvicinò alle posizioni guelfe giobertiane e auspicò una
federazione dei principi italiani sotto la guida dei Savoia.
-Ma l'esponente di maggior rilievo della scuola moderata piemontese fu Massimo D'Azeglio,
genero di Alessandro Manzoni. Di interesse politico sono i suoi scritti “Degli ultimi casi di
Romagna” e “I lutti di Lombardia”. Più nota e popolare la sua attività di romanziere> “Ettore
Fieramosca ossia la dis da di Barletta” è un notevole esempio di romanzo storico, con forti accenti
patriottici, in cui si pre gura il formarsi di una coscienza nazionale. Spicca inoltre la sua
autobiogra a “I miei ricordi” (pubblicata postuma), questo è stato letto da varie generazioni
d’italiani come modello di vita “risorgimentale”: con esplicita funzione educativa, mira alla
formazione intellettuale e morale degli italiani.
-Camillo Benso, conte di Cavour, è stato un grande leader liberale che ha orientato la politica
piemontese in senso laico e nazionale. Politico abilissimo, ci ha lasciato un epistolario e saggi di
economia basati sulla sua esperienza in politica.

POESIA ROMANTICA E PATRIOTTICA:


Una sorta di romanticismo minore, volto a una continua divulgazione dei miti e dei culti popolari, si
espresse nella forma della poesia patriottica, che si avvalse spesso di un linguaggio sempli cato.
Tra i numerosi poeti patriottici si distinguono Goffredo Mameli (inno “Fratelli d’Italia) e Luigi
Mercantini (“Inno di Garibaldi”) >loro utilizzano la poesia come sostegno immediato e corale
all’azione politica e militare. Altri autori furono: Sole, Parzanese, Fusinato, Dall’Ongaro.

Le due gure più rappresentative di questo lone sono Prati ( la novella in versi “Ermengarda”, e i
due libri di poesie “Psiche” e “Iside”) e Aleardi.

NICCOLÓ TOMMASEO:

Niccolò Tommaseo, gura di rilievo del cattolicesimo romantico, sentì fortemente la contraddizione
tra i valori della tradizione religiosa e le nuove istanze della modernità.
Sente costantemente il tema della lotta tra peccato e pentimento ma si compiace spudoratamente
dei suoi pensieri. Ri uta e critica apertamente il materialismo delle borghesia in vista della
spiritualità. Tra i suoi lavori più interessanti citiamo:
-“Nuovo Dizionario della lingua italiana”; -“Dizionario dei sinonimi”; -“Dell’Italia”, composto da una
triade di libri dove va de nendo la sua ideologia politico-religiosa; -scrisse anche il romanzo “Fede
e bellezza”; -“Diario intimo” dove vengono raccolti frammenti di percezioni, affetti, amori…

GIUSEPPE GIUSTI:
esponente di una poesia satirica di lunga tradizione, seppe fondere nella sua opera l'intento
patriottico-risorgimentale con i toni della letteratura burlesca toscana.
Sugli ultimi anni '40 scrisse un bel libro storico-politico, “Cronaca dei fatti di Toscana”. Nei suoi
lavori si evidenzia un certo gusto "paesano" e l’odio generico contro lo straniero. La sua poesia si
limita a caricature, senza grande profondità.
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IN UN MONDO ESTRANEO AI MUTAMENTI:
Per gran parte dell'Ottocento sopravvive in Italia una cultura autoritaria che, nelle pretese di
tornare ai modelli della società di antico regime, mantiene una presenza molto ampia ed esercita
un peso sociale notevole. In Italia infatti non operano intellettuali reazionari lucidi come quelli
francesi e tedeschi che sanno giusti care le proprie scelte con un'analisi del presente.

Durante gli anni Trenta e Quaranta gran parte della nobiltà conservatrice pare adeguarsi alle
prospettive nazionali. Si apre così la possibilità di una convergenza tra l’antico legittimismo
cattolico e la ricerca d’unità nazionale > tuttavia nel 48’ e 49’, con la prima guerra d’indipendenza
italiana, si creò una de nitiva frattura in quanto i conservatori guardavano favorevolmente
all’iniziativa del Piemonte.
Protagonisti della battaglia contro il laicismo e la democrazia furono i gesuiti.

GIOACCHINO BELLI:
Nel contesto della Roma papale (in questi anni emarginata rispetto agli altri centri culturali) Belli,
autore che dapprima si approccia alla poesia in lingua (caratterizzata da spunti satirici e polemici)
e successivamente alla poesia dialettale.
La sua poesia dialettale raccoglie, in alcuni aspetti, l’eredità di Carlo Porta, pur mantenendo
differenze signi cative in alcuni tratti. > li accomuna invece, nel dar voce al “popolo” milanese e a
quello romano, una speciale attenzione per gli intrecci tra le classi sociali e alla vita della nobiltà e
del clero.

La poesia dialettale di Belli si serve della ripetizione ossessiva di un’unica forma metrica, il sonetto.
Egli scrive 2300 sonetti, che successivamente tenta di raccogliere in modo organico nella raccolta
“Appunti per poesie romantiche”.
In questi anni, oltre ai sonetti, compose un’ “Introduzione” dove indicò chiaramente il senso del
proprio lavoro: “lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe romana” > qui individua il
carattere della plebe romana nella mancanza assoluta di ogni rapporto con l’arte e con la poesia.
L’insieme dei sonetti, nell’ininterrotto succedersi dei diversi “quadretti” romani, mira esplicitamente
a creare un effetto di ripetizione > delinea così un mondo dove tutto si ripete rimanendo immobile.
Non c’è pertanto possibilità di miglioramento. Si parla perciò di estremismo tragico (=negazione di
ogni valore all’individuo e alla società) nella poesia, che fa di lui un’eccezione per l'epoca
romantica in cui si trova, anche per l’utilizzo di una narrazione a tratti comica e burlesca, ricca di
riferimenti alla tradizione di tale repertorio.
Da questo senso d'impotenza elevato a sistema nasce l'amara comicità belliana, che si risolve
spesso in uno sberleffo verso i potenti. Tra il popolo e i vari potenti è in atto una lotta spietata e
senza prospettiva > la natura particolare del governo ecclesiastico fa di Roma la sede di un eterno
rito crudele e senza contenuti.
-il dialetto si rivela qui come strumento insieme comico e tragico, che affonda nel male e rimane
stranerò a tutte le rappresentazioni tipicamente romantiche del “popolare”. Tutto è visto come
marcio e corroso dall’interno.

VINCENZO PADULA:
Una realtà completamente diversa dal resto dell'Italia è quella che vive la Calabria, ancora
immersa nei residui del feudalesimo. Durante gli anni del Risorgimento gli intellettuali calabresi
avvertono il vuoto e la disperazione del loro mondo ed iniziano a entrare in contatto, seppur in
posizione periferica, con i temi più diffusi della letteratura romantica. La diffusione del brigantaggio
in tutta la regione pone in primo piano la gura romantica del bandito, in lotta contro la società.
L’unico autore che esprime al meglio la condizione dell’intellettuale calabrese è Vincenzo Padula.

Egli ci lascia una produzione poetica in cui si intrecciano spiriti religiosi e moralistici (questo perché
era anche un prete) e tensioni sentimentali represse >compone una serie di novelle in versi e di
abe, tuttavia il suo lavoro più interessante è il dramma in prosa “Antonello capobrigante
calabrese” (parla dei con itti sociali legati al brigantaggio) pubblicato sul bisettimanale “Il Bruzio”,
che si con gura come documento dello “stato delle persone in Calabria”.
Nei suoi testi fa emergere il senso di una realtà che era rimasta sempre uguale a sè stessa,
estranea a ogni tradizione di cultura “alta”.
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>>>i casi di Belli e Padula sono interessanti e unici nel contesto della letteratura romantica e
risorgimentale poiché pongono attenzione alle plebi delle povere città e le grandi masse contadine
> questi due autori ci forniscono pertanto una concreta una concreta immagine della vita popolare.
Il popolo a cui si riferisce invece il romantico italiano corrisponde ad alcuni strati della piccola e
media borghesia cittadina

IL MELODRAMMA ROMANTICO E GIUSEPPE VERDI:

Il teatro drammatico (=non musicale) non ha molto successo in Italia.


In Italia le grandi esperienze teatrali si esprimono attraverso il genere nuovo del melodramma.
Sulla scia del melodramma ma in scala più ridotta, si organizza anche il teatro non musicale: il
teatro di parola si basa soprattutto sull’attività delle compagnie di giro, che si spostano da un
centro all’altro e che ripropongono i testi settecenteschi (Goldoni e Al eri) e i grandi classici del
teatro europeo. (Shakespeare).
La gura dell’attore diventa l’elemento centrale della vita teatrale:gli stessi testi drammatici
vengono adattati alle esigenze e alle caratteristiche degli interpreti protagonisti. Nasce così la
tradizione del cosiddetto teatro dell’attore con l’autore Gustavo Modena.
Nel clima romantico e risorgimentale prevalse la tragedia storica di Gian Battista Niccolini >scrive
l’”Arnaldo da Brescia”.

La grande opera romantica:


L’Italia è la terra natia del melodramma. Nell’opera italiana ottocentesca viene progressivamente
superata la distinzione tra recitativo e aria. Il libretto ora non ha più quella preminenza che vantava
all’epoca di Metastasio, ma è completamente subordinati al discorso musicale.
Caratteristiche fondamentali del melodramma sono una certa schematicità e arti ciosità, che
con uiscono in molteplici intrecci e situazioni macchinose.
L’’opera italiana ottocentesca raggiunge, proprio attraverso la sua arti ciosità, una forza
incontenibile che la rende propriamente romantica avvicinandola alle esperienze europee.
L’opera in musica proietta inoltre l’espressione romantica della passione verso una dimensione
collettiva e una partecipazione corale acquisendo così un carattere nazional-popolare. Questo
perché raggiunge tutti gli strati sociali, anche quelli più bassi.

Negli anni della Restaurazione l’opera italiana è dominata dalle personalità di Rossini, Bellini e
Donizetti. Il primo attribuisce scarso rilievo al ruolo del libretto, il secondo vive una fulminea
esperienza stroncata dalla morte, il terzo raccoglie le suggestioni tipiche della sensibilità
romantica.
Tutti e tre collaborano con il librettista Felice Romani che permise la realizzazione di alcune delle
loro celebri opere. Per Bellini è il caso di “Il pirata”, “La sonnambula”, “Norma”; mentre per
Donizzetti “Elisir d’amore”. Donizzetti, a parte le opere comiche, si rivolse in modo esplicito alla
tematica romantica > su tale scia nasce la “Lucia di Lammermoor” con librettista Cammarrano,
ispirata ad un romanzo di Walter Scott.

GIUSEPPE VERDI:

La sua gura rappresenta la sintesi più potente della sensibilità e della cultura romantica italiana. Il
suo senso del presente si esprime integralmente nel lavoro; rimane invece estraneo al dibattito
intellettuale contemporaneo.

Nel melodramma di Verdi si colgono pienamente i riferimenti al Risorgimento italiano in uenzato


dal romanticismo, sono presenti amori struggenti e impossibili, esaltati no al trionfo della morte.
Nell'opera di Verdi il libretto perde la sue funzione ed è subordinato alla musica: il musicista sceglie
il soggetto e chiede al librettista di estrarne degli schemi drammatici, consigliandolo.
>>ha il controllo e la responsabilità dell’intero lavoro.
per la sua tematica e il suo colore storico, l’opera di Verdi assume durante il Risorgimento un
valore politico di primo piano: il pubblico coglie spontaneamente nella sua energia vitale uno
stimolo alla lotta nazionale. Sul nire degli anni Cinquanta si diffuse lo slogan “viva Verdi”, in cui il
nome del Compositore vale come acrostico di “Vittorio Emanuele re d’Italia”.
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I maggiori librettisti con cui collabora Verdi sono Francesco Maria Piave (Il Rigoletto, la Traviata e
Macbeth), Temistocle Solera (Nabucco), Salvatore Cammarano (Il trovatore) e Arrigo Boito (Otello
e Falstaff).
I libretti delle opere verdiate attingono al vasto repertorio del Romanticismo europeo,
reinterpretandolo e riadattandolo alla sensibilità italiana. Solo in rari casi il soggetto è tratto da una
fonte non drammatica e solo con “I lombardi alla prima crociata” la fonte è italiana. Negli altri casi i
soggetti sono tratti da autori extraitaliani: Shakespeare per il “Macbeth”, Schiller per “Giovanna
d’Arco”…

Tra le maggiori opere in chiave patriottica: Nabucco l’Attila, I lombardi alla Prima Crociata. Tra le
opere nali:Aida, Otello, Falstaff.

VERSO UNA NUOVA REALTÀ:


Al di là del Romanticismo:

Rispetto alle tendenze dominante nella letteratura romantica e risorgimentale si affermano


prospettive più avanzate e moderne, proiettate oltre i limiti storici e ideologici.
Nel caso di Cattaneo viene proposta un’alternativa radicale agli indirizzi prevalenti nel
Risorgimento; nel caso di Ferrari e Pisacane vengono avanzati i primi progetti di integrale
sovvertimento dei rapporti sociali; nel caso di Tenca una nuova critica laica.
Queste esperienze si traducono in analisi rigorose di quelle che sono le tendenze dominanti nei
precedenti anni.

CARLO CATTANEO:

Nel contesto del Risorgimento italiano quello di Cattaneo fu una presenza prestigiosa e solitaria,
concentrata nella ricerca intellettuale, nella ri essione pratico-teorica e nel lavoro di divulgazione.
Fondò la rivista “Il Politecnico”, strumento per una battaglia sociale nel Lombardo Veneto.
Sviluppa sin da giovane un particolare interesse per le scienze positive, insieme a un'impostazione
laica e illuminista.
Il prestigio di Cattaneo lo porta ad avere un ruolo fondamentale nelle cinque giornate di Milano del
1848 (per lui il principio della libertà doveva essere anteposto a quello dell’unità). Quando ritornano
gli austriaci a Milano, lui si sposta a Parigi dove scrive il trattato in francese “Insurrezione a
Milano”, un atto d’accusa contro l'ambiguo governo italiano.

La loso a positivista di Cattaneo aspira ad un progresso materiale inteso come unico mezzo per
civilizzare e liberare l’uomo dalle oppressioni. Nella sua universalità la ragione positiva mira a
educare e responsabilizzare l’umanità.

PISACANE E FERRARI:
Sono due rivoluzionari che ipotizzano l’idea di una rivoluzione che ribalti le classi sociali
ottocentesche.

L’opera più importante di Ferrari è la “Rivoluzione d’Italia”o Guel e Ghibellini”. Irreligione e legge
agraria sono i due principi fondamentali del programma rivoluzionario di Ferrari, volto a
promuovere una piena laicizzazione dell’esistenza e a combattere l’ineguaglianza primitiva dei
beni.
Pisacane invece partecipa ai moti del 48-49, rappresentando la linea d’azione del pensiero di
Ferrari. Scrive diverse opere in cui arriva a concludere che la costituzione della nazione sia
praticabile solo con le classi popolari, mentre la plebe può essere coinvolta solo dal socialismo.
Ritiene che la rivoluzione socialista abbia maggiori possibilità di riuscita in un paese come l’Italia, e
in primo luogo nel Meridione, dove la borghesia è più debole e la plebe più arretrata.

CARLO TENCA:
Partecipa alla “Rivista Europea” e poi al “Crepuscolo”, insieme a Cattaneo essendone il principale.
Quello di Tenco fu uno dei primi esempi di critica militante in senso moderno, una critica che
combatte per la costruzione di una coscienza morale e nazionale.
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30. Martina Ceolato
27 dicembre 2022, 20:02:09
Romanzo di formazione: descrive
il percorso di formazione del
carattere, dell’identità di un
giovane eroe, che riconosce sé
stesso attraverso il rapporto col
mondo e che a partire dalla sua
esperienza personale elabora una
conoscenza critica della realtà
sociale e culturale della propria
condizione in essa. Spesso
troviamo un drammatico scontro
intellettuale con la realtà. La
maturità del protagonista deriva
dal riconoscimento delle Critica il modello di Mazzini mettendo in luce la sua religiosità visionaria per poi appoggiare un
estraneità e dalla negatività del realismo moderato di tipo laico.
mondo. LA LETTERATURA CAMPAGNOLA:
Esempi: Candide di Voltaire, Negli anni 40 e 50 entra in crisi il romanzo storico. Sul nire degli anni 50 si sviluppa una
Goethe, Balzac, Stendhal, Jane letteratura campagnola (prende avvio con il saggio “Della letteratura rusticate” di Correnti)
Austen, Dickens, Flaubert, le sull’esempio dei romanzi campestri in Francia, seguendo l’esigenza di volgere lo sguardo al
confessioni d'un italiano di Nievo mondo contadino.
Ma la letteratura campagnola, oltre a rappresentare le miserie del mondo contadino, ne mette in
luce i contrasti col mondo urbano. Questa letteratura rovescia completamente l’immagine
tradizionale del mondo rurale > il con itto tra città e campagna si presenta ora come opposizione
tra la sanità e l’autenticità della vita rurale e l’ipocrisia della vita cittadina.

IPPOLITO NIEVO:

Laureato in legge, patriota, mazziniano, visse con coraggio l'esperienza risorgimentale,


partecipando all'impresa dei Mille. Della sua ricca produzione fanno parte: opere poetiche; novelle,
nella linea della "letteratura campagnola", che Nievo avrebbe voluto raccogliere in un Novelliere
campagnolo; scritti politici; romanzi; commedie e tragedie. All’interno di questa produzione vasta e
disordinar l’opera più famosa è “Le confessioni di un italiano”. Nievo non lo pubblicò, sia perché
non aveva trovato un editore disponibile, sia perché troppo impegnato nelle vicende garibaldine. Il
protagonista della vicenda è Carlino Altoviti, veneziano, è in realtà l'alter ego dell’autore e vive le
vicende del risorgimento e dei moti rivoluzionari nel veneziano. Il romanzo è diviso in due parti: la
prima dedicata all’infanzia, al mondo chiuso nel feudalesimo, e la seconda parte che tratta di quel
30 mondo spazzato via dai Francesi con il trattato di Campoformio. Quest’opera è una storia di
formazione che aspira al romanzo moderno.
Questo testo è il ritratto migliore di una generazione di grande slancio politico-morale, ma anche
ormai sempre più cosciente dell'illusione risorgimentale.

LA CULTURA LAICA NAPOLETANA:


Già negli anni ‘30 e ‘40 la cultura napoletana mostrava una notevole vivacità, qui si pubblicano
numerose riviste e si registra un forte sviluppo degli studi loso ci. La cultura napoletana va
dunque sviluppandosi af ancandosi a studi loso ci idealisti e spiritualisti, fondamentale è la
diffusione del pensiero hegeliano.
Massimo esponente è Bertrando Spaventa; interessante è però anche il lavoro di Antonio Ranieri
che scrive il romanzo “Ginevra”, “l’orfana della Nunziata” che parla delle ingiustizie subite dalla
plebe.

FRANCESCO DE SANCTIS:

Vita e opere:
Nato in provincia di Avellino, compì gli studi a Napoli presso uno zio passando poi presso un
marchese, Basilio Puoti. Nel 1839 aprì una propria scuola privata di lingua e grammatica, che
mantenne anche dopo la nomina a professore presso il collegio reale della Nunziatella . Frattanto
l'orizzonte dei suoi interessi si andava estendendo all'estetica e alla storia: le letture lo portarono a
contatto con le più recenti e importanti correnti letterarie, loso che e politiche d'Europa >egli
decise di accostarsi a posizioni liberali giobertiane e neoguelfe.
Nel 1848, per aver preso parte all'insurrezione napoletana, fu destituito dalla Nunziatella e accettò
un posto di precettore presso un nobile di Cosenza; venne poi arrestato e rimase in carcere due
anni. In carcere scrisse il dramma “Torquato Tasso”

Lo studio della loso a di Hegel lo portò ad abbandonare le posizioni giovanili cattolico-spiritualiste


a favore d'una concezione laica e democratica. Liberato ma espulso dal Regno di Napoli, De
Sanctis andò esule a Torino, dove visse dando lezioni private e scrivendo articoli per giornali e
riviste; organizzò quindi un corso di conferenze dantesche che suscitarono notevole interesse e lo
resero noto, tanto che nel 1856 fu chiamato a insegnare letteratura italiana al Politecnico di Zurigo.
Nel 1860 rientrò dalla Svizzera e s'impegnò nell'azione politica, divenendo deputato e ministro
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della Pubblica Istruzione del neonato Regno d'Italia. Diresse quindi (1863-65) il quotidiano
"L'Italia", organo dell'Associazione Unitaria Costituzionale, perseguendo l'obiettivo di formare un
raggruppamento di "Sinistra giovane". Non rieletto deputato De Sanctis si concentrò in seguito
esclusivamente sugli studi critico-letterari. Successivamente fu chiamato a ricoprire la cattedra di
letteratura comparata presso l'università di Napoli. Dopo la caduta della Destra storica De Sanctis
tornò alla politica attiva e fu nuovamente ministro dell'Istruzione. Quindi, seriamente ammalato agli
occhi, si ritirò a Napoli, dove morì.

La “Storia della letteratura italiana”:


Nel suo capolavoro critico, la “Storia della letteratura italiana” (1870-71), De Sanctis fa una sintesi
dell’intera storia della società italiana, vista attraverso le opere letterarie. Essa so svolge come
una sorta di romanzo dello spirito italiano , i cui personaggi sono gli autori i loro testi, impegnati
nella dif cile ricerca di una morale laica e razionale.
I primi capitoli della Storia trattano il problema delle origini della letteratura italiana, ostacolata dalla
persistente divisione linguistica tra la lingua dotta latina e la molteplicità dei dialetti. Dante
rappresentò in questo quadro il culmine d'un duplice processo di sviluppo, letterario e loso co-
scienti co. Ma più di lui in uì sulle generazioni successive Petrarca, che aprì la via all'umanesimo
e al Rinascimento. Come Petrarca neppure Boccaccio fu, secondo De Sanctis, uomo veramente
moderno. Nel Quattrocento, Ariosto suggellò con il suo poema l'evasione nella pura
immaginazione letteraria. Il solo, vero uomo moderno fu, per De Sanctis, Machiavelli, scopritore
della scienza politica e primo sostenitore in Italia dell'idea nazionale. Annunciato da Parini e dal
eri, vissuto contraddittoriamente da Foscolo, questo uomo nuovo si afferma nell’esperienza di
Manzoni e di Leopardi e suggerisce la prospettiva della letteratura nazionale moderna.

Altre opere:
Negli anni 50 De Sanctis scrivi saggi importanti, per varie riviste, poi raccolti nel volume dei “Saggi
critici”. Si tratta di interventi che riguardano la produzione letteraria italiana contemporanea > su
Leopardi, Manzoni, ma anche Petrarca, Dante, Schiller,Schopenhauer…

Il concetto di forma: De Sanctis si serve del concetto di forma, ricavato dall’estetica hegeliana.
tuttavia per lui nell’arte nella poesia la forma si con gura come una sintesi di soggettività e
oggettività.
L'opera d'arte non si può ridurre né a un contenuto di pensiero astratto o di fatti concreti, né alla
semplice forma; essa è creazione spontanea e fantastica dell'artista, forma che include in sé il
contenuto. L'artista, però, non la crea dal nulla, ma solo elaborando un "argomento" dato, il quale
impone a sua volta una "situazione" che genera l'ossatura dell'opera e, indirettamente, il suo stile.

Le lezioni napoletane:
Dalle lezioni napoletane emergono una serie di analisi, ri essioni e si può ricavare un quadro della
cultura letteraria, loso ca e politica dell’ottocento italiano. All’interno di questo testo abbiamo un
interessante interpretazione del romanticismo come un ritorno a qualcosa di intimo e concreto, al
sentimento nazionale religioso.l’incarnazione più valida eugenetica del romanticismo si dà
nell’opera di Manzoni, che confronta gli ideali con la realtà e Safari vive rispetto i contratti de niti.
Dif cile è invece per l’autore la collocazione di Leopardi. In questi saggi si nota inoltre
un’attenzione verso le tendenze positivistiche.

Negli ultimi anni della sua carriera si dedica alla scrittura autobiogra ca: Un Viaggio Elettorale e Un
libro di Memorie, il cui titolo nale diventerà La Giovinezza.

La situazione in Italia p.85:

Inserire un commento su cos’è il carme (o su Foscolo o Manzoni)


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