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N O R M A I T A L I A N A CEI

Norma Italiana

CEI 45-1
Data Pubblicazione Edizione
1997-09 Prima
Classificazione Fascicolo
45-1 3318 C
Titolo
Strumentazione dei reattori nucleari
Principi e caratteristiche generali

Title
Nuclear reactor instrumentation
General principles and characteristics

ELETTROTECNICA GENERALE E MATERIALI PER USO ELETTRICO

NORMA TECNICA

COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
La Norma fornisce una guida per la scelta della strumentazione e la definizione delle caratteristiche ge-
nerali dei complessi di misura impiegati per regolare e proteggere con interventi automatici i reattori nu-
cleari.
La presente Norma costituisce la ristampa consolidata, secondo il nuovo progetto di veste editoriale, del-
la Norma pari numero ed edizione (Fascicolo 277); essa incorpora le Varianti pubblicate precedentemente
in Fascicoli separati: V1 (Fascicolo 462 S) e V2 (Fascicolo 620 S), quest’ultima varante è conservata nella
sua integrità e riprodotta come Supplemento alla fine del testo originale della Norma.

DESCRITTORI
strumentazione nucleare; reattori nucleari; principi generali; caratteristiche generali;

COLLEGAMENTI/RELAZIONI TRA DOCUMENTI


Nazionali

Europei

Internazionali (IDT) IEC 231:1967-01; IEC 231 A :1969-01; IEC 231 B:1972-01; IEC 231 C:1974-01; IEC 231 D:1975-01;
IEC 231 E:1977-01; IEC 231 F:1977-01; IEC 231 G:1977-01; IEC 232:1966-01;
Legislativi

INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 45-1 Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.

Stato Edizione In vigore Data validità 1970-12-15 Ambito validità Nazionale


Varianti Nessuna
Ed. Prec. Fasc. Nessuna

Comitato Tecnico 45-Strumentazione nucleare del reattore e suo ambito


Approvata dal Presidente del CEI in Data 1970-10-9
in Data

Sottoposta a inchiesta pubblica come Progetto P. 021 Chiusa in data 1969-10-15

Gruppo Abb. 1 Sezioni Abb. C


ICS

CDU

LEGENDA
(IDT) La Norma in oggetto è identica alle Norme indicate dopo il riferimento (IDT)

© CEI - Milano 1997. Riproduzione vietata.


Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente Documento può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi senza il consenso scritto del CEI.
Le Norme CEI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione sia di nuove edizioni sia di varianti.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dell’ultima edizione o variante.
INDICE GENERALE
Rif. Argomento Pag.

CAPITOLO
1 GENERALITÀ 1

SEZIONE
1 OGGETTO E SCOPO 1

SEZIONE
2 CLASSIFICAZIONE 1

SEZIONE
3 TERMINOLOGIA 1

SEZIONE
4 PRESCRIZIONI GENERALI 2

CAPITOLO
2 MISURE DI RATEO DI FLUENZA NEUTRONICA 3

SEZIONE
1 GENERALITÀ 3

SEZIONE
2 RIVELATORI NEUTRONICI 4

SEZIONE
3 SORGENTI NEUTRONICHE 5

SEZIONE
4 STRUMENTAZIONE PER MISURE DI RATEO DI FLUENZA NEUTRONICA 5

SEZIONE
5 PROVE E TARATURA DI COMPLESSI DI MISURA DI RATEO DI FLUENZA NEUTRONICA 7

SEZIONE
6 MISURE DI DISTRIBUZIONE DI RATEO DI FLUENZA 7

CAPITOLO
3 MISURE DI TEMPERATURA 8

SEZIONE
1 CONSIDERAZIONI GENERALI 8

SEZIONE
2 EFFETTO DELLE RADIAZIONI SULLA PRECISIONE DELLE MISURE DI TEMPERATURA 8

SEZIONE
3 MISURE DI TEMPERATURA DEL COMBUSTIBILE 8

SEZIONE
4 MISURE DI TEMPERATURA DEL MODERATORE 9

SEZIONE
5 PRESENTAZIONE DELLE TEMPERATURE 9

CAPITOLO
4 MISURE RELATIVE AL FLUIDO REFRIGERANTE 9

SEZIONE
1 CONSIDERAZIONI GENERALI 9

SEZIONE
2 TEMPERATURA DEL FLUIDO REFRIGERANTE 10

SEZIONE
3 PORTATA DEL FLUIDO REFRIGERANTE 10

NORMA TECNICA
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Pagina iii
SEZIONE
4 PRESSIONE DEL FLUIDO REFRIGERANTE 11

SEZIONE
5 LIVELLO DEL FLUIDO REFRIGERANTE 11

SEZIONE
6 PERDITE DI FLUIDO REFRIGERANTE 11

SEZIONE
7 PUREZZA DEL FLUIDO REFRIGERANTE 11

SEZIONE
8 ATTIVITÀ DEL FLUIDO REFRIGERANTE 12

CAPITOLO
5 SISTEMI DI PROTEZIONE 12

SEZIONE
1 CONSIDERAZIONI GENERALI 12

SEZIONE
2 PROGETTO DEL SISTEMA DI PROTEZIONE 13

SEZIONE
3 COMPLESSI DI MISURA DI SICUREZZA 14

SEZIONE
4 PROGETTO DELL’APPARECCHIATURA DI PROTEZIONE PER ARRESTO DI EMERGENZA 14

SEZIONE
5 PROGETTO DELL’APPARECCHIATURA DI PROTEZIONE A PROGRAMMA 16

SEZIONE
6 PROGETTO DELLE APPARECCHIATURE DI INTERBLOCCO DI PROTEZIONE 16

SEZIONE
7 INIBIZIONE DI DISPOSITIVI DI SICUREZZA 17

CAPITOLO
6 ALIMENTAZIONI DELLA STRUMENTAZIONE 17

SEZIONE
1 CARATTERISTICHE GENERALI 17

SEZIONE
2 ALIMENTAZIONI DI SOCCORSO 18

CAPITOLO
7 SALE MANOVRA 19

SEZIONE
1 CONSIDERAZIONI GENERALI 19

SEZIONE
2 STRUTTURA DELLA SALA MANOVRA 19

SEZIONE
3 DISPOSIZIONE DELLE APPARECCHIATURE 19

SEZIONE
4 COMUNICAZIONI 21

CAPITOLO
8 APPARECCHIATURA DI ALLARME DI PROTEZIONE 22

SEZIONE
1 CONSIDERAZIONI GENERALI 22

NORMA TECNICA
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Pagina iv
SEZIONE
2 PROGETTO DELL’APPARECCHIATURA DI ALLARME 23

SEZIONE
3 LIVELLI DI SCATTO DEI COMPLESSI DI AVVERTIMENTO 24

SEZIONE
4 PARAMETRI CHE AZIONANO LE UNITÀ DI ALLARME 25

CAPITOLO
9 APPARECCHI SPECIALI PER IL COMANDO (CONTROLLO)
E LA PROTEZIONE DEI REATTORI NUCLEARI 25

SEZIONE
1 INTRODUZIONE 25

SEZIONE
2 CONTENITORI 26
Fig. 1 Dimensioni d’ingombro del contenitore .............................................................................................................. 27

SEZIONE
3 CABLAGGIO DEGLI APPARECCHI 29

SEZIONE
4 ALIMENTAZIONE DEGLI APPARECCHI ELETTRICI 30

SEZIONE
5 SEGNALI DI USCITA 30

SEZIONE
6 PRINCIPI GENERALI DI FUNZIONAMENTO 31

SEZIONE
7 QUADRI DI COMANDO (CONTROLLO) 32

A PP ENDI CE
A ESEMPIO DI CONTENITORI NORMALIZZATI (SEZ. 2 DEL CAP. 9) 33
A ............................................................................................................................................................................................................. 33

A PP ENDI CE
B CODICE DEI COLORI DELLE SPIE OTTICHE 34
Tab. 1 Colori principali ...................................................................................................................................................................... 34
Tab. 2 Colori ausiliari .......................................................................................................................................................................... 34

A PP ENDI CE
C LISTA DEGLI ORGANI CHE POSSONO ESSERE INSTALLATI SUL PANNELLO INTERNO 34

A PP ENDI CE
D ESEMPIO DI DISPOSIZIONE DEI MORSETTI (FIG. D1)
E DI CABLAGGIO DI CIRCUITI COMUNI (FIG. D2) 35
Fig. D.1 Esempio di disposizione dei morsetti sul pannello posteriore del contenitore ....................... 35
Fig. D.2 Esempio di cablaggio di circuiti comuni .............................................................................................................. 36

A PP ENDI CE
E ESEMPIO DI QUADRI DI COMANDO E CONTROLLO (FIG. E1) 37
Fig. E.1 Esempio di quadro di comando e controllo ...................................................................................................... 37

CAPITOLO
1 GENERALITÀ 38

SEZIONE
1 OGGETTO E SCOPO 38

SEZIONE
2 TERMINOLOGIA 39

NORMA TECNICA
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Pagina v
CAPITOLO
2 PRESCRIZIONI TECNICHE 39

A L L E G AT O
A TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 B PRIMA EDIZIONE 1972 40
1 Introduzione .............................................................................................................................................................................. 40

CAPITOLO
2 40
3 Misura di rateo di fluenza neutronica ..................................................................................................................... 40

SEZIONE
2 40

SEZIONE
4 41

CAPITOLO
3 42
3 Misure di temperatura ........................................................................................................................................................ 42

SEZIONE
1 42

CAPITOLO
4 42
4 Misure sul fluido refrigerante ........................................................................................................................................ 42

SEZIONE
3 42

SEZIONE
4 43

SEZIONE
5 43

SEZIONE
6 43

SEZIONE
8 44

CAPITOLO
5 44
5 Sistema di protezione ......................................................................................................................................................... 44

SEZIONE
1 44
9 (articolo mancante in 45-1) Regolazione del reattore ........................................................................................... 45

A L L E G AT O
B TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 C PRIMA EDIZIONE 1974 48
1 Introduzione .............................................................................................................................................................................. 48
2 Misure del rateo di fluenza di neutroni ................................................................................................................. 48
3 Misura delle temperature ................................................................................................................................................. 49
4 Misure relative al refrigerante ....................................................................................................................................... 50
5 Sistema di protezione ......................................................................................................................................................... 51

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A L L E G AT O
C DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 D PRIMA EDIZIONE 1975
TRADUZIONE 53
1 Introduzione .............................................................................................................................................................................. 53
2 Misure del rateo di fluenza di neutroni ................................................................................................................. 55
3 Misure di temperatura ........................................................................................................................................................ 56
4 Misure del refrigerante ....................................................................................................................................................... 57
5 Sistema di protezione ......................................................................................................................................................... 58

A L L E G AT O
D TRADUZIONEDELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 E PRIMA EDIZIONE 1977 61
1 Introduzione .............................................................................................................................................................................. 61
2 Misura di rateo di fluenza neutronica ..................................................................................................................... 61
3 Misure di temperatura ........................................................................................................................................................ 62
4 Misure relative al refrigerante ....................................................................................................................................... 63
5 Sistema di protezione del reattore ............................................................................................................................ 64
*9 Regolazione del reattore .................................................................................................................................................. 65

A L L E G AT O
E TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 F 67
1 Introduzione .............................................................................................................................................................................. 67
2 Misura del rateo di fluenza neutronica .................................................................................................................. 67
3 Misura delle temperature ................................................................................................................................................. 68
4 Misure del refrigerante ....................................................................................................................................................... 70

A L L E G AT O
F TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC N. 231 G 76
1 Introduzione .............................................................................................................................................................................. 76
2 Misura del rateo di fluenza neutronica (densità di flusso) ...................................................................... 77
3 Misura delle temperature ................................................................................................................................................. 79
4 Misure relative al refrigerante ....................................................................................................................................... 80
5 Sistemi di protezione .......................................................................................................................................................... 82
9 Regolazione del reattore .................................................................................................................................................. 83

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Pagina vii
NORMA TECNICA
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Pagina viii
Il presente fascicolo comprende la Variante V1 inserita nel testo nei punti interes-
sati e la Variante V2 conservata nella sua integrità e riprodotta come Supplemen-
to alla fine del testo originale della Norma.

1 GENERALITÀ
CAPITOLO

1 OGGETTO E SCOPO
S E Z I O N E

1.1.1 Oggetto e scopo


Le presenti Norme forniscono una guida per la scelta della strumentazione e la
definizione delle caratteristiche generali dei complessi di misura impiegati per re-
golare e proteggere con interventi automatici i reattori nucleari.
Le variabili misurate possono essere nucleari (per es. flusso neutronico o radia-
zioni gamma), o non nucleari (per es. temperatura o pressione).
I complessi di misura devono, tra l’altro, informare l’operatore con continuità
sull’andamento dei principali parametri del reattore stesso.

2 CLASSIFICAZIONE
S E Z I O N E

1.2.1 Classificazione degli apparecchi


Le presenti norme si applicano alle seguenti due categorie di apparecchi:
a) Apparecchi direttamente sottoposti a radiazioni ionizzanti per i quali si pre-
sentano problemi tecnologici relativi alle prestazioni sotto irraggiamento. A
tale categoria appartengono principalmente trasduttori che producono un
segnale di uscita elettrico. Questi apparecchi possono essere classificati in
base al tipo di reazione sfruttata ed all’uso che vien fatto dei loro segnali di
uscita.
b) Apparecchi atti all’elaborazione dei segnali di uscita dei trasduttori. Questi ap-
parecchi sono in genere protetti dagli effetti distruttivi delle radiazioni ioniz-
zanti. Si tratta principalmente di apparecchi impiegati per:
n l’elaborazione, la presentazione o la memorizzazione delle informazioni;
n la sorveglianza;
n la protezione.

3 TERMINOLOGIA
S E Z I O N E

1.3.1 Generalità
La terminologia adottata nelle presenti Norme è quella della pubblicazione CEI:
Supplemento S. 447, (1973) «Dizionario della Strumentazione Nucleare».
Termini speciali modificati rispetto a tale pubblicazione o non contenuti in essa,
sono riportati nell’articolo 1.3.2.

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1.3.2 Termini speciali
INTERBLOCCO
n Apparecchiatura di interblocco di protezione
n Complesso di interblocco
Valgono le definizioni dei termini A. 45, C. 102 della Pubblicazione S. 447, con la
dizione «blocco» anziché «interblocco».
FOTONEUTRONE
Fotone emesso in una reazione nucleare in seguito ad una interazione di un fo-
tone con un nucleo.
RECIPIENTE IN PRESSIONE
La definizione è data nel Supplemento S. 447 sotto la voce «Contenitore (di un
reattore nucleare)» (termine C. 151).
RIVELATORE DI NEUTRONI (O NEUTRONICO)
Rivelatore di radiazioni ionizzanti particolarmente sensibile ai neutroni, conte-
nente nel gas di riempimento, o sotto forma di deposito, sostanze che in seguito
ad interazione con neutroni, danno luogo a reazioni (n, p), (n, α) o di fissione,
con produzione di particelle direttamente ionizzanti.
SORGENTE DI NEUTRONI (O NEUTRONICA)
Materiale od apparato che emette neutroni. Una sorgente di neutroni è una parti-
colare sorgente di radiazioni ionizzanti.

4 PRESCRIZIONI GENERALI
S E Z I O N E

1.4.1 Strumentazione
La strumentazione deve presentare in modo chiaro ed immediato tutte le infor-
mazioni necessarie per determinare lo stato fisico ed il comportamento dell’im-
pianto.
Adatte segnalazioni devono tempestivamente indicare condizioni anormali.
Il progetto e la costruzione della strumentazione devono garantire un funziona-
mento sicuro sia in condizioni normali, sia in determinate altre situazioni ipotiz-
zabili, durante l’intera vita dell’impianto.

1.4.2 Affidabilità
Il grado di sicurezza garantito dalla strumentazione deve tener conto di:
a) situazioni in cui l’azione del sistema di protezione è necessaria per evitare
inaccettabili pericoli per la popolazione esterna all’impianto;
b) situazioni in cui l’azione del sistema di protezione è rivolta a proteggere l’im-
pianto ed il suo personale.
In entrambi i casi l’affidabilità del sistema di protezione deve essere stabilita
tenendo conto delle possibili conseguenze.

1.4.3 Ridondanza di parametri fisici


È opportuno utilizzare più di un parametro fisico per garantire, indipendente-
mente l’uno dall’altro, un’adeguata protezione tenendo conto della diversa
natura dei possibili incidenti, dei limiti dei modelli matematici impiegati per
valutare le conseguenze dell’incidente e del comportamento del nocciolo du-
rante la sua vita.

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Conviene utilizzare almeno due parametri fisici dei quali uno legato nel modo
più immediato possibile all’escursione presa in esame nell’analisi dell’incidente.

1.4.4 Indipendenza dei sistemi


Il sistema di comando (controllo) e quello di protezione devono essere indipen-
denti tra loro quanto più possibile, nel senso che un guasto di uno non deve por-
tare a funzionamenti non corretti dell’altro. In generale l’azione di protezione
deve avere la priorità su quella di controllo.
Il progetto del sistema di protezione del reattore deve essere tale che nessuna
azione presumibile, nessun guasto presumibile e nessun malfunzionamento del
sistema di comando (controllo) possa portare ad una situazione in cui il sistema
di protezione sia inefficace.
Nell’esame dei guasti del sistema di comando (controllo), devono essere consi-
derate tutte le loro presumibili combinazioni.
Il progetto del sistema di comando (controllo) deve essere tale che nessun gua-
sto presumibile nel sistema di protezione possa provocare un aumento di reatti-
vità per intervento del sistema di comando (controllo). Nell’esame dei guasti del
sistema di protezione, devono essere considerate tutte le loro presumibili combi-
nazioni.

1.4.5 Condizioni particolari di esercizio


Devono essere previste efficienti protezioni e mezzi di controllo per i periodi in
cui il reattore viene mantenuto in condizioni diverse da quelle del normale eser-
cizio (per prove, ricarica, ecc.).

2 MISURE DI RATEO DI FLUENZA NEUTRONICA


CAPITOLO

1 GENERALITÀ
S E Z I O N E

2.1.1 Impiego di rivelatori di rateo di fuenza neutronica


I rivelatori di neutroni sono generalmente preferibili ad altri mezzi di misura della
potenza per prontezza, sensibilità e intervallo di misura.

2.1.2 Caratteristiche dei rivelatori


Per l’esercizio sicuro del reattore è necessario che il rateo di fluenza neutronica
sia misurato in un campo molto ampio.
È possibile che la costante di tempo (periodo) del reattore divenga molto breve
mentre il rateo di fluenza neutronica è ancora assai basso. In tal caso la potenza
del reattore può aumentare tanto rapidamente da raggiungere livelli pericolosi
prima che possano divenire efficienti le azioni correttive. Di ciò si deve tenere
conto nel progetto.

2.1.3 Misura a reattore spento


Quando si misura il rateo di fluenza neutronica a reattore spento, dopo un pe-
riodo di funzionamento a potenza, bisognerà tenere presente l’influenza dell’atti-
vità dei prodotti di fissione su tale misura.

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2.1.4 Campo di misura
Quando un solo complesso di misura non può coprire utilmente l’intero campo
di misura, è necessario prevedere complessi di misura di caratteristiche diverse,
adatti ciascuno ad effettuare la misura del rateo di fluenza neutronica in un parti-
colare campo con sufficiente sovrapposizione.

2 RIVELATORI NEUTRONICI
S E Z I O N E

2.2.1 Caratteristiche generali


Nella scelta dei rivelatori neutronici per il controllo dei reattori devono essere te-
nute presenti le seguenti considerazioni:
a) Compatibilmente con le prestazioni richieste, le dimensioni devono essere
minime, sia per poter disporre un sufficiente numero di rivelatori in un parti-
colare reattore, sia per ridurre le perturbazioni sulla variabile da misurare.
b) Per motivi di precisione e rapidità di risposta è spesso necessario ubicare i
rivelatori in una zona di elevato rateo di fluenza neutronica.
I materiali costruttivi devono perciò essere resistenti ad alti livelli di fluenza
ed elevate temperature.
c) I materiali costruttivi non devono dar luogo ad una attivazione tale da ren-
dere difficile la misura del rateo di fluenza neutronica e creare problemi di
manutenzione.
d) Gli effetti di prolungati irraggiamenti devono essere valutati anche in rela-
zione all’impoverimento degli eventuali materiali attivabili usati nel rivelatore.
e) Il ritardo tollerabile nella risposta viene determinato in base alle caratteri-
stiche dei sistemi di protezione, di comando e di controllo.

2.2.2 Ubicazione dei rivelatori


I rivelatori neutronici debbono essere installati in zone in cui la loro risposta, en-
tro limiti accettabili, sia proporzionale al numero di fissioni per unità di tempo
che avvengono nell’intero reattore. L’installazione deve rendere il più costante
possibile il rapporto tra la potenza del reattore e la misura del rateo di fluenza
neutronica in tutte le configurazioni di reattività che si possono verificare durante
l’esercizio del reattore.
L’ubicazione dei rivelatori deve essere scelta in modo che lo spostamento di
qualsiasi rivelatore non faccia apprezzabilmente variare i segnali provenienti da-
gli altri.
Nello stabilire il numero dei rivelatori neutronici necessari alla protezione del re-
attore, devono essere considerati gli effetti delle distorsioni spaziali di flusso.
Deve essere considerata l’opportunità di installare rivelatori di riserva a meno che
la sostituzione dei rivelatori non sia agevole.

2.2.3 Spostamento dei rivelatori


Per ottenere un segnale adeguato, può essere necessario variare la posizione del
rivelatore o di un adatto assorbitore neutronico. Questi spostamenti devono però
essere limitati in modo da evitare effetti indesiderabili (esempio rivelazione di fo-
toneutroni).
Lo spostamento dei rivelatori è anche da prevedere nel caso di tubi contatori di
vita limitata onde assicurarne un’accettabile disponibilità istantanea.

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Spesso tali rivelatori vengono spostati in una regione di basso flusso quando non
sono in servizio; la reinserzione dei rivelatori durante le fermate deve essere as-
sicurata da mezzi adeguati.
La posizione dei rivelatori mobili deve essere nota e riproducibile. La corsa e la
velocità dei rivelatori devono essere scelte in modo da evitare ogni eventuale
pericolo, in particolare ove il rivelatore fosse usato per la regolazione automatica.

2.2.4 Schermatura dei rivelatori


Per misure di basso livello di rateo di fluenza neutronica devono essere previsti
mezzi per ridurre adeguatamente l’effetto dei raggi gamma.

3 SORGENTI NEUTRONICHE
S E Z I O N E

2.3.1 Caratteristiche generali


Il numero, l’ubicazione e l’attività delle sorgenti neutroniche deve essere tale da
fornire ai complessi di misura impiegati alle basse potenze ed a reattore spento,
un segnale adeguato, tenuto conto delle condizioni più sfavorevoli.

2.3.2 Segnale utile


Il rapporto tra i ratei di fluenza relativi ai neutroni di fissione ed ai neutroni
emessi dalla sorgente, in corrispondenza della posizione occupata dai rivelatori
dei complessi ad impulsi e nelle condizioni più sfavorevoli, deve essere il più
elevato possibile e comunque non inferiore a 20 quando il reattore è sottocritico
dell’1%.

4 STRUMENTAZIONE PER MISURE DI RATEO DI FLUENZA NEUTRONICA


S E Z I O N E

2.4.1 Generalità
1) La strumentazione per la misura del rateo di fluenza neutronica ha in ge-
nerale tre funzioni:
a) indicazione, registrazione e simili
b) protezione
c) regolazione automatica.
La strumentazione per le misure di rateo di fluenza neutronica è classificabile
secondo quattro tipi:
n complessi di misura lineare di corrente;
n complessi di misura logaritmica di corrente;
n complessi per conteggio di impulsi;
n complessi di misura di fluttuazioni statistiche.
2) Quando vengono impiegati complessi di misura a fondo scala variabile o con
commutazione di scala oppure quando si agisce sul rivelatore per variare il
fondo scala del complesso, queste variazioni non debbono dar luogo ad una
riduzione dell’efficienza del sistema di protezione.
Particolari precauzioni devono essere prese per assicurare un’adeguata pro-
tezione del reattore quando il flusso si avvicina al valore di saturazione del
complesso di misura. In casi in cui sono previsti più complessi aventi campi
di misura diversi, i campi adiacenti devono essere sovrapposti di almeno una
decade.

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3) Deve essere sempre possibile identificare con immediatezza gli indicatori de-
gli strumenti che stanno misurando grandezze entro il proprio campo di fun-
zionamento.

2.4.2 Complessi di misura lineare di corrente


I complessi di misura lineare di corrente possono avere tutte e tre le funzioni
elencate al punto 1) di 2.4.01.
Per quanto riguarda le funzioni di protezione e regolazione automatica si riman-
da rispettivamente ai capitoli V e VII.
Per quanto riguarda la funzione di indicazione, registrazione e simili devono es-
sere tenute presenti le seguenti precisazioni:
a) La precisione della misura della corrente del rivelatore non deve essere infe-
riore al ±1% del fondo scala quando questo è maggiore o uguale al valore
corrispondente al 10% della potenza nominale del reattore.
b) Il valore di fondo scala di ciascun complesso di misura deve essere chiara-
mente indicato.
c) Ogni complesso di misura deve avere un valore di fondo scala pari ad al-
meno il 120% della potenza nominale.
d) Almeno uno dei complessi di misura lineari deve essere alimentato da una
sorgente di energia di affidabilità tale da garantire le indicazioni anche du-
rante una mancanza totale di alimentazione elettrica dall’esterno.

2.4.3 Complessi di misura logaritmica di corrente


I complessi di misura logaritmica di corrente impiegati nei reattori forniscono
generalmente una misura del rateo di fluenza neutronica su scala logaritmica e
spesso una misura della costante di tempo del reattore.
Per quanto riguarda la funzione di protezione, esplicata prevalentemente tramite
la misura della costante di tempo, si veda il capitolo V.
Per quanto riguarda la funzione di indicazione, registrazione e simili, valgono le
prescrizioni seguenti:
a) Il campo dei complessi di misura logaritmica di corrente deve da un lato co-
prire il 120% della potenza nominale e dall’altro essere tale da sovrapporsi al-
meno per una decade al campo di misura dei complessi eventualmente im-
piegati a potenze più basse.
Il campo dei complessi di misura della costante di tempo deve essere suffi-
cientemente ampio, tenendo conto delle caratteristiche dinamiche del reat-
tore.
b) La precisione nella misura della corrente di ingresso non deve essere inferiore
a ±10% di decade.
La precisione della misura della costante di tempo non deve essere inferiore
al ±10% del valore effettivo.

2.4.4 Complessi per conteggio di impulsi


I complessi per conteggio di impulsi, generalmente impiegati per potenze molto
basse, debbono essere in grado di fornire indicazioni attendibili sul rateo di
fluenza neutronica anche nelle condizioni di massima reattività negativa inserita.
L’attendibilità della misura è determinata con considerazioni legate al rapporto tra
il segnale e il fondo nonché ai disturbi ed alle fluttuazioni statistiche; la costante
di tempo che tiene conto di una media deve costituire un buon compromesso tra
la prontezza nella risposta e la probabilità di avere scatti accidentali.

NORMA TECNICA
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Il campo di misura di tali complessi deve ricoprire di almeno una decade il cam-
po di misura dei complessi impiegati nei livelli superiori di potenza.
Devono essere adottati tutti gli accorgimenti necessari onde evitare che durante il
funzionamento di tali complessi, variazioni accidentali di quei parametri (quali
tensioni di polarizzazione, livelli di soglia, guadagni, ecc.) che influenzano la mi-
sura, producano variazioni significative del rateo di conteggio indicato.
La posizione di riposo di quei rivelatori ad impulsi che vengono spostati in una
zona di basso rateo di fluenza neutronica quando la potenza del reattore ha su-
perato il loro campo di misura, deve permettere la prova operativa del comples-
so.

5 PROVE E TARATURA DI COMPLESSI DI MISURA


DI RATEO DI FLUENZA NEUTRONICA
S E Z I O N E

2.5.1 Taratura
Se è necessario determinare una potenza termica per mezzo della misura del ra-
teo di fluenza neutronica, i relativi complessi devono essere tarati nel campo di
potenza mediante bilancio termico. Poiché il rapporto tra la potenza del reattore
e il rateo di fluenza neutronica al rivelatore è funzione di numerose variabili e
della distribuzione del rateo di fluenza neutronica nel reattore, la taratura deve
essere eseguita ad opportuni intervalli ed in condizioni di equilibrio.

2.5.2 Intercambiabilità
Gli elementi funzionali e le unità di un complesso di misura devono essere inter-
cambiabili con rapidità e semplicità.
In particolare per complessi di misura ad impulsi devono essere facilmente ripro-
ducibili i valori: delle soglie di discriminazione, del guadagno dell’amplificatore e
della tensione di polarizzazione del rivelatore.

2.5.3 Verifiche
Per facilitare le prove “in situ”, si raccomanda che siano incorporate, in tutte le
unità dove ciò sia pratico, possibilità di controllo del comportamento.
I complessi di misura devono essere progettati in maniera che siano possibili
prove operative che interessino l’intero complesso di misura e che inoltre, ove
possibile, permettano la localizzazione dei guasti.

6 MISURE DI DISTRIBUZIONE DI RATEO DI FLUENZA


S E Z I O N E

2.6.1 Misure di distribuzione di rateo di fluenza


Oltre le misure del rateo di fluenza di neutroni termici all’esterno del contenitore
del reattore, per certi tipi di reattori è necessario conoscere con continuità la di-
stribuzione di rateo di fluenza assiale e radiale nell’intero nocciolo. In tal caso de-
vono essere forniti adatti complessi di misura del rateo di fluenza in diversi punti
all’interno del nocciolo.

NORMA TECNICA
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3 MISURE DI TEMPERATURA
CAPITOLO

1 CONSIDERAZIONI GENERALI
S E Z I O N E

3.1.1 Scopi delle misure di temperatura


Le misure di temperatura in un reattore nucleare vengono generalmente eseguite
con i metodi tradizionali e possono avere il compito di protezione, di regola-
zione e di indicazione per l’ottimizzazione dell’esercizio.
Di seguito si elencano alcune raccomandazioni relative a problemi caratteristici
dei reattori nucleari. È dato particolare rilievo alle conseguenze dei cambiamenti
fisici e chimici dovuti all’irraggiamento dei materiali con cui sono costruiti gli ele-
menti sensibili.

3.1.2 Numero dei rivelatori


Il numero dei punti in corrispondenza dei quali vengono effettuate misure di
temperatura deve essere sufficiente per permettere di mantenere un efficace con-
trollo del reattore tenendo conto che i rivelatori possono subire, durante la vita
del reattore, alterazioni e guasti.
Se i rivelatori sono insostituibili deve essere installato un numero sufficiente di
rivelatori di riserva.

2 EFFETTO DELLE RADIAZIONI SULLA PRECISIONE


DELLE MISURE DI TEMPERATURA
S E Z I O N E

3.2.1 Prescrizioni generali


L’irraggiamento dei materiali in un reattore produce vari effetti dipendenti dal
tipo delle radiazioni, dall’energia trasferita dalle radiazioni ai materiali irraggiati e
dalle proprietà di questi ultimi.
Nel progettare un sistema di misura di temperatura con gli elementi sensibili
esposti alle radiazioni va tenuto presente che:
a) nei materiali costituenti il rivelatore si sviluppa calore per effetto delle radia-
zioni;
b) le proprietà elettriche dei conduttori e degli isolanti subiscono alterazioni con
l’irraggiamento;
c) la struttura fisica dei materiali dei rivelatori tende a perdere la sua omoge-
neità;
d) gli elementi chimici possono subire delle trasmutazioni.

3 MISURE DI TEMPERATURA DEL COMBUSTIBILE


S E Z I O N E

3.3.1 Caratteristiche generali


Se è necessario misurare la temperatura del combustibile devono essere adottate
apparecchiature aventi campo di misura e velocità di risposta adeguate.

NORMA TECNICA
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Nel progetto devono essere tenuti presenti i gradienti di temperatura del combu-
stibile, le differenze di temperatura attraverso il nocciolo del reattore ed il nume-
ro di misure di temperatura necessarie.
Quando non sia possibile misurare direttamente le temperature del combustibile
che interessano, esse devono essere dedotte dalle indicazioni di rivelatori vicini;
particolare attenzione deve essere dedicata ai gradienti termici ed alle modalità di
trasferimento del calore dal combustibile al refrigerante.

3.3.2 Misure utilizzate per la protezione


Quando le misure di temperatura vengono impiegate per azionare il sistema di
protezione, tali misure debbono essere eseguite su più elementi di combustibile.

4 MISURE DI TEMPERATURA DEL MODERATORE


S E Z I O N E

3.4.1 Misure di temperatura del moderatore


Per alcuni reattori è necessario misurare la temperatura del moderatore per stabi-
lire il suo comportamento fisico.

5 PRESENTAZIONE DELLE TEMPERATURE


S E Z I O N E

3.5.1 Presentazione delle temperature


Alcuni reattori nucleari richiedono particolare cura nella presentazione delle mi-
sure di temperatura perché l’operatore possa effettuare rapide valutazioni anche
quando i punti di misura sono molto numerosi.

4 MISURE RELATIVE AL FLUIDO REFRIGERANTE


CAPITOLO

1 CONSIDERAZIONI GENERALI
S E Z I O N E

4.1.1 Misure usate per la protezione


Quando per la sicurezza del reattore è necessario garantire una portata di refri-
gerante, devono essere previste misure dirette delle principali variabili relative al
refrigerante stesso (pressione, temperatura, livello e portata) tali da informare
prontamente l’operatore.

4.1.2 Prescrizioni per l’installazione


Devono essere impiegati trasduttori elettrici o pneumatici per evitare di portare
nella sala manovra tubazioni contenenti fluidi pericolosi.
Se il fluido refrigerante giunge a contatto diretto con i trasduttori delle grandezze
fisiche da misurare, le misure non devono essere compromesse dalla presenza di
particelle solide contenute nel refrigerante.

NORMA TECNICA
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La sezione di passaggio di tutti gli elementi utilizzati nei circuiti di misura deve
essere di dimensioni tali da consentire una buona precisione ed un corretto fun-
zionamento; è inoltre necessario che tutte le tubazioni siano costruite con mate-
riali appropriati, ad esempio di acciaio inossidabile.

2 TEMPERATURA DEL FLUIDO REFRIGERANTE


S E Z I O N E

4.2.1 Considerazioni generali


Per alcuni reattori sono necessarie misure di temperatura del fluido refrigerante
all’ingresso ed all’uscita del reattore. Per tali misure si raccomanda l’adozione di
complessi di misura con risposta adeguatamente pronta.

4.2.2 Temperatura del fluido refrigerante all’ingresso ed all’uscita del reattore


Se le indicazioni delle temperature del refrigerante all’ingresso ed all’uscita del
nocciolo hanno notevole importanza e se il mescolamento del refrigerante non è
sufficiente va attentamente studiata l’ubicazione dei rivelatori ed il loro numero al
fine di poter ottenere un valore rappresentativo della temperatura media del re-
frigerante stesso.

4.2.3 Temperatura del fluido refrigerante all’uscita di un canale del nocciolo


La misura della temperatura del refrigerante all’uscita di un canale del nocciolo in
alcuni reattori può consentire una valutazione della distribuzione di potenza e
talvolta può fornire il mezzo per correggere gli effetti di instabilità spaziali.

3 PORTATA DEL FLUIDO REFRIGERANTE


S E Z I O N E

4.3.1 Portata del liquido refrigerante


Il valore della portata in ogni circuito di refrigerazione deve essere indicato nella
sala manovra, in posizione tale da poter essere letto prontamente e facilmente
dall’operatore nella sua normale posizione di lavoro.
Il metodo scelto per effettuare le misure di portata deve essere il più diretto pos-
sibile e fornire valori attendibili in tutto il campo di funzionamento.
Gli elementi primari devono essere ubicati in punti tali che siano evidenziate le
variazioni di portata dovute sia a variazioni della velocità delle pompe, sia a
movimenti delle valvole o comunque a difetti di ogni circuito di refrigerazione.
In caso di forti variazioni della portata si possono verificare situazioni pericolose;
pertanto in caso di guasti a componenti capaci di modificare sensibilmente il va-
lore della portata, devono essere previsti dei segnali di allarme e delle azioni cor-
rettrici (vedi Capitolo V). La mancanza di alimentazione per l’azionamento di tali
componenti deve pure provocare un allarme o un intervento protettivo (vedi
Capitolo V).

NORMA TECNICA
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4 PRESSIONE DEL FLUIDO REFRIGERANTE
S E Z I O N E

4.4.1 Pressione del fluido refrigerante


Al fine di assicurare un valore adeguato della capacità del refrigerante di estrarre
calore per ogni condizione di funzionamento, le variabili legate al refrigerante
sono tutte importanti e tra queste, in particolare, la pressione.
La pressione fornisce infatti anche un mezzo per individuare e valutare eventuali
perdite dal circuito pressurizzato che possono variare da valori minimi fino a
quantità ingenti, provocate da rotture nel circuito di refrigerazione. Per queste ra-
gioni talvolta può essere necessario misurare anche la rapidità di variazione della
pressione.
Possono essere necessarie talora misure di pressione differenziale in punti parti-
colari del circuito primario quali ad esempio tra monte e valle delle valvole di in-
tercettazione, in modo che, prima dell’avviamento di un altro circuito, si possa
accertare che sussistano le corrette condizioni.

5 LIVELLO DEL FLUIDO REFRIGERANTE


S E Z I O N E

4.5.1 Livello del fluido refrigerante


Nei reattori refrigerati mediante fluidi allo stato liquido devono essere previsti de-
gli apparecchi per indicare il livello del liquido refrigerante contenuto nel circuito
primario in modo da assicurare la continuità della portata attraverso il nocciolo
del reattore ed impedire fenomeni di cavitazione nelle pompe.
Per i reattori utilizzanti acqua come schermo contro le radiazioni, la strumenta-
zione deve permettere di verificare che il livello venga mantenuto ad un valore di
sicurezza e in particolare che gli elementi di combustibile restino completamente
immersi.

6 PERDITE DI FLUIDO REFRIGERANTE


S E Z I O N E

4.6.1 Perdite di fluido refrigerante


Per effettuare un controllo delle perdite di refrigerante, che può essere tra l’altro
tossico o radioattivo, in qualche caso può essere utile registrare la portata del re-
frigerante di reintegro.

7 PUREZZA DEL FLUIDO REFRIGERANTE


S E Z I O N E

4.7.1 Purezza del fluido refrigerante


In certi reattori è necessario effettuare la misura del grado di purezza del refrige-
rante, qualora si voglia conoscere l’entità delle reazioni chimiche fra il refrige-
rante stesso e gli altri componenti del reattore. L’analisi del fluido refrigerante
secondario può fornire anche un’indicazione di perdite fra il circuito primario e
quello secondario.

NORMA TECNICA
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8 ATTIVITÀ DEL FLUIDO REFRIGERANTE
S E Z I O N E

4.8.1 Attività del fluido refrigerante


Le misure dell’attività del fluido refrigerante possono servire a vari scopi, per
esempio:
n a stabilire l’entità dell’attività del refrigerante liberato nel corso di una perdita,
intenzionale o accidentale;
n a rivelare e localizzare gli elementi di combustibile guasti;
n a verificare il funzionamento corretto dell’impianto di purificazione del refri-
gerante.

5 SISTEMI DI PROTEZIONE
CAPITOLO

1 CONSIDERAZIONI GENERALI
S E Z I O N E

5.1.1 Scopo
Lo scopo del sistema di protezione è:
n impedire che le condizioni del reattore possano evolversi in modo tale da
provocare danno agli impianti o creare una situazione di pericolo per il per-
sonale e per la popolazione;
n ridurre le conseguenze che possono derivare da condizioni anormali del reat-
tore.

5.1.2 Modalità di intervento


Per assolvere i suoi compiti, il sistema di protezione, in caso di necessità, deve
comandare automaticamente le necessarie azioni protettive.

5.1.3 Progetto
Il progetto del sistema di protezione deve garantire la piena sicurezza dell’im-
pianto alimentato dal reattore, pur assicurandone la massima possibile disponibi-
lità.
A tale scopo devono essere previste apparecchiature e procedure che consen-
tano prove e manutenzione senza compromettere la disponibilità dell’impianto.

5.1.4 Periodi di esercizio particolare


Il sistema di protezione deve assolvere le sue funzioni anche durante periodi di
esercizio particolare quali la ricarica del combustibile, i collaudi ed il caricamento
iniziale. Devono quindi essere previste tutte le apparecchiature necessarie a tale
scopo; esse, anche se impiegate saltuariamente, devono essere costruite secondo
gli stessi princìpi e devono essere di qualità pari a quella degli altri componenti
del sistema di protezione.

NORMA TECNICA
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5.1.5 Parti del sistema di protezione
Il sistema di protezione deve comprendere in ogni caso l’apparecchiatura di pro-
tezione per arresto di emergenza: esso, inoltre, può comprendere:
n apparecchiature di interblocco di protezione;
n apparecchiature di protezione a programma;
n complessi di avvertimento.

5.1.6 Parti delle apparecchiature


Ciascuna delle apparecchiature facenti parte del sistema di protezione può essere
costituita da:
n complessi di misura
n complessi logici
n unità di azionamento

2 PROGETTO DEL SISTEMA DI PROTEZIONE


S E Z I O N E

5.2.1 Caratteristiche generali


Il sistema di protezione deve essere di concezione semplice, avere caratteristiche
adeguate alle funzioni che deve assolvere ed essere progettato in modo da non
essere reso inefficiente da un qualsiasi intervento o manovra errati dell’operatore.

5.2.2 Probabilità di guasti


Le caratteristiche costruttive e di progetto di tutte le apparecchiature nonché il ca-
blaggio e la disposizione fisica di tutti i componenti del sistema devono essere
tali da rendere accettabilmente piccola la probabilità che si verifichino, per l’inte-
ro sistema, sia guasti insicuri, sia guasti sicuri.

5.2.3 Guasti sicuri e guasti insicuri


Nel progetto dei componenti del sistema di protezione, tenuto conto delle speci-
fiche funzioni svolte da ciascun componente, si deve fare in modo, per quanto
possibile, che i guasti dei componenti si traducano eventualmente in guasti sicuri
del sistema generale di protezione piuttosto che in guasti insicuri.

5.2.4 Coincidenze e ridondanza


Per ottemperare a quanto prescritto ai punti 5.3.1 e 5.3.2, si può fare uso di cir-
cuiti logici di coincidenza, adottare complessi di misura ridondanti e ricorrere ad
adeguate tecniche di controllo periodico.

5.2.5 Prove
Le prove periodiche da effettuarsi ad impianto funzionante devono essere estese
in modo da interessare, per quanto possibile, le apparecchiature, componenti
l’intero sistema di protezione.

5.2.6 Indipendenza
Tutte le apparecchiature facenti parte del sistema di protezione devono essere in-
dipendenti e separate da ogni altro sistema, o apparecchiatura.
L’accoppiamento con altri sistemi è ammesso per gli organi di alimentazione del
sistema di protezione e delle unità di azionamento, per apparecchiature di indi-
cazione e segnalazione relative all’intervento principalmente dei complessi logici

NORMA TECNICA
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e delle unità di azionamento del sistema di protezione. L’accoppiamento deve es-
sere progettato in modo che si abbia separazione elettrica tra circuiti facenti parte
del sistema di protezione e circuiti facenti parte di altri sistemi e apparecchiature.

5.2.7 Ripristino
Non deve essere possibile ripristinare l’apparecchiatura di protezione dopo un
arresto rapido, finché i parametri che hanno provocato l’intervento non si siano
riportati a valori sicuri. Nel caso di un arresto rapido, il ripristino dell’apparec-
chiatura di protezione deve essere possibile solo manualmente.

3 COMPLESSI DI MISURA DI SICUREZZA


S E Z I O N E

5.3.1 Separazione
I complessi di misura di protezione devono essere separati tra loro e da ogni al-
tro complesso di misura.
In particolare, si raccomanda che essi non siano impiegati per effettuare le rego-
lazioni del reattore, e che nessuna altra funzione venga ad essi affidata. Se tutta-
via fosse necessario collegarli con l’apparecchiatura di allarme o impiegarne i
segnali per effettuare registrazioni o per azionare indicatori, le apparecchiature
collegate ai complessi, di misura di protezione devono essere costruite in modo
tale che un loro guasto non possa impedire che il sistema di protezione venga
correttamente azionato.

5.3.2 Risposta
Le caratteristiche di risposta dei complessi di misura di protezione devono essere
adeguate alle prescrizioni relative alla protezione del reattore.

5.3.3 Dispositivi di controllo


Se i complessi di misura di protezione sono dotati di indicatori della variabile mi-
surata oppure di indicatori del livello di scatto o del margine di scatto, aventi per
solo scopo controlli operativi del complesso, tali dispositivi non devono in alcun
modo compromettere la protezione di intervento del complesso stesso.

4 PROGETTO DELL’APPARECCHIATURA DI PROTEZIONE


PER ARRESTO DI EMERGENZA
S E Z I O N E

5.4.1 Prescrizioni
In aggiunta alle prescrizioni della Sezione 3, il progetto dell’apparecchiatura di
protezione per arresto di emergenza deve rispettare le prescrizioni dei punti che
seguono.

5.4.2 Ridondanza di parametri


Per quanto possibile devono essere misurati almeno due diversi parametri relativi
ad effetti fisici diversi legati ad ogni specifica condizione anormale del reattore.

5.4.3 Guasto singolo insicuro


Il guasto ad un singolo apparecchio non deve impedire l’arresto di emergenza
del reattore in caso di necessità.

NORMA TECNICA
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Pagina 14 di 84
5.4.4 Guasti contemporanei
Guasti contemporanei a due complessi di protezione, misuranti variabili diverse,
non devono impedire l’arresto di emergenza del reattore in caso di necessità.

5.4.5 Guasti sistematici


Gli apparecchi devono essere studiati e realizzati in modo che non si possano
verificare guasti sistematici.
Si suggerisce di adottare componenti dimensionati per sopportare sollecitazioni
molto superiori a quelle derivanti dal normale esercizio.

5.4.6 Guasto singolo sicuro


Per quanto possibile il guasto ad un singolo apparecchio non deve produrre l’ar-
resto rapido del reattore.

5.4.7 Azione manuale


Deve essere previsto almeno un pulsante manuale di emergenza, protetto oppor-
tunamente per evitare arresti involontari. L’azione manuale deve avere effetto
diretto sulle unità di azionamento e svolgersi indipendentemente dalla efficienza
e dall’assetto dei complessi di misura e logici.

5.4.8 Componenti
Si raccomanda l’impiego di componenti già sperimentati a lungo in condizioni di
lavoro simili a quelle prevedibili per l’apparecchiatura in progetto.

5.4.9 Affidabilità
Si raccomanda uno studio di affidabilità che, partendo da dati sperimentali sui
componenti, permetta di ottenere valori prefissati di probabilità di guasto sicuro
e di guasto insicuro per l’apparecchiatura di protezione per arresto di emergenza.

5.4.10 Tarature
Si raccomanda che l’apparecchiatura abbia caratteristiche tali da richiedere taratu-
ra e manutenzione con intervalli molto lunghi.

5.4.11 Dispositivi di taratura


Si raccomanda che il numero di dispositivi necessari per la taratura dell’apparec-
chiatura risulti minimo.

5.4.12 Scatto
Lo scatto dell’apparecchiatura di protezione deve essere determinato soltanto dal
superamento del livello di scatto da parte della variabile misurata e non dal
modo con cui la variabile supera il livello. Tuttavia è ammissibile che lo scatto
dell’apparecchiatura di protezione non avvenga in quei casi in cui il livello viene
superato solo per un tempo brevissimo e comunque inferiore ai tempi morti
dell’apparecchiatura stessa e a condizione che un fenomeno transitorio così rapi-
do non possa con certezza provocare danni di alcun genere al reattore.

5.4.13 Livelli di scatto variabili


Quando vengono impiegati livelli di scatto variabili con continuità devono essere
previsti dispositivi automatici per effettuare tale variazione e segnalazioni di alto
margine di scatto per segnalare all’operatore l’eventuale eccessiva distanza del
livello di scatto dalla variabile misurata. Sia i dispositivi di variazione automatica

NORMA TECNICA
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del livello di scatto sia quelli di segnalazioni di alto margine devono rispettare le
prescrizioni relative ai componenti dell’apparecchiatura di protezione per arresto
di emergenza.

5.4.14 Alimentazioni
Tutti i sistemi di alimentazione di energia all’apparecchiatura di protezione per
arresto di emergenza, siano essi esterni o interni, devono essere progettati e rea-
lizzati in modo che i loro guasti possano provocare, per quanto possibile, soltan-
to guasti sicuri dell’apparecchiatura di protezione.

5.4.15 Separazione dei gruppi


Quando nell’apparecchiatura di protezione si hanno due o più gruppi di com-
plessi di misura destinati a provocare l’arresto di emergenza del reattore per coin-
cidenza di intervento, deve essere garantita l’indipendenza dell’alimentazione e
la separazione fisica di ciascun gruppo e deve essere impedito l’accesso contem-
poraneo a due o più di tali gruppi, per taratura e manutenzione.

5.4.16 Separazione fisica


Il concetto di separazione dei vari componenti e circuiti dell’apparecchiatura di
protezione rispetto a componenti e circuiti di altre apparecchiature e sistemi non
va limitato al concetto di isolamento elettrico ma deve essere esteso, nei limiti del
possibile, alla separazione fisica dei componenti e dei circuiti onde fornire una
maggiore protezione in caso di incendio o di gravi danni meccanici alle strutture
dell’impianto. In tutti i casi in cui sia praticamente utile, ed in particolare nel caso
esaminato al paragrafo precedente, si devono suddividere i conduttori in gruppi
che devono essere disposti in alloggiamenti indipendenti e separati.

5 PROGETTO DELL’APPARECCHIATURA DI PROTEZIONE A PROGRAMMA


S E Z I O N E

5.5.1 Prescrizioni generali


In aggiunta alle prescrizioni della Sezione 3, i componenti, il cablaggio e il pro-
getto della apparecchiatura di protezione a programma devono rispettare le pre-
scrizioni espresse nei punti che seguono.

5.5.2 Indipendenza
L’apparecchiatura di protezione a programma deve essere assolutamente in-
dipendente da ogni altra apparecchiatura per la riduzione della potenza.

5.5.3 Segnalazione
L’intervento dell’apparecchiatura di protezione a programma deve essere chiara-
mente indicato in sala manovra.

6 PROGETTO DELLE APPARECCHIATURE DI INTERBLOCCO DI PROTEZIONE


S E Z I O N E

5.6.1 Prescrizioni generali


In aggiunta alle prescrizioni della Sezione 3, i componenti, il cablaggio e il pro-
getto delle apparecchiature di interblocco (di protezione) devono rispettare le
prescrizioni espresse nei punti che seguono.

NORMA TECNICA
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5.6.2 Anomalie
In caso di mancanza di energia di alimentazione o in caso di guasto ad un com-
ponente, le apparecchiature di interblocco devono assumere un assetto che com-
porti condizioni di sicurezza per l’impianto, arrestando eventualmente sequenze
in corso o portandole a stadi più idonei, a seconda delle esigenze della sicurezza
del reattore.

5.6.3 Segnalazione
Deve essere fornita all’operatore una indicazione di quanto avvenuto. Le modi-
fiche di assetto, al ritorno della normalità, devono poter avvenire solo per inter-
vento manuale.

7 INIBIZIONE DI DISPOSITIVI DI SICUREZZA


S E Z I O N E

5.7.1 Campo di misura


Quando un tipo di complesso di misura di protezione non riesce a coprire da
solo l’intero campo di misura necessario per la sicurezza del reattore, si rende
necessario l’impiego di complessi di misura che ricoprono parzialmente il campo
e che si sovrappongono in parte per garantirne la continuità di copertura. Non
deve essere possibile rendere inefficaci per mezzo di dispositivi di inibizione i
segnali di uscita dei complessi di misura di protezione a meno che non sia garan-
tita la sicurezza del reattore per mezzo di altri complessi di misura.

5.7.2 Segnalazione
Lo stato operativo dei dispositivi di inibizione deve essere sempre chiaramente
segnalato all’operatore in sala manovra.

5.7.3 Applicazione dei dispositivi di inibizione


È consigliabile che i dispositivi di inibizione siano collegati agli apparati di inter-
blocco di protezione per assicurare che essi vengano applicati soltanto quando
esistono condizioni predeterminate. La non corretta applicazione di dispositivi di
inibizione deve in ogni caso essere segnalata all’operatore.

5.7.4 Automazione
Si raccomanda che le inibizioni ai complessi di misura e logici siano applicate ed
escluse automaticamente. In tale caso devono essere adottati circuiti ridondanti
ed a coincidenza per garantire la corretta applicazione dei dispositivi di inibi-
zione.

6 ALIMENTAZIONI DELLA STRUMENTAZIONE


CAPITOLO

1 CARATTERISTICHE GENERALI
S E Z I O N E

6.1.1 Prescrizioni generali


Per garantire il sicuro funzionamento del reattore si deve assicurare l’alimenta-
zione a tutti gli apparecchi connessi con il sistema di misura e di segnalazione e
con ogni altro sistema necessario a garantire la corretta fermata dell’impianto.

NORMA TECNICA
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6.1.2 Alimentazioni di soccorso
I parametri più importanti del reattore devono essere misurati in permanenza e
pertanto devono essere previsti uno o più sistemi di alimentazione di soccorso.

2 ALIMENTAZIONI DI SOCCORSO
S E Z I O N E

6.2.1 Alimentazione elettrica


1) Per gli apparecchi a corrente continua come alimentazione elettrica di soccor-
so, è preferibile quella con batterie in tampone.
2) In genere l’alimentazione di soccorso deve essere progettata tenendo pre-
sente che:
a) nessun tipo di alimentazione singola offre sufficienti garanzie;
b) si possono impiegare alimentazioni multiple, funzionanti sia per commu-
tazione automatica dall’una all’altra, sia per inversione della funzione
delle macchine (per esempio da motori a generatori) ma è necessario ga-
rantire che le perturbazioni che si possono verificare durante le commuta-
zioni non riducano la sicurezza ne disturbino in alcun modo il funziona-
mento del reattore;
c) la potenza erogabile dall’apparecchiatura di soccorso deve essere adegua-
ta al carico richiesto;
d) le alimentazioni degli apparecchi di registrazione e di segnalazione essen-
ziali devono essere sempre mantenute in condizioni tali da permettere
all’operatore di apprezzare la gravità di tutte le situazioni anomale; questo
deve avvenire anche in caso di arresto del reattore.

6.2.2 Alimentazioni pneumatiche


Quando le alimentazioni pneumatiche sono essenziali per la protezione del reat-
tore (per esempio: apparecchiature per il movimento di rivelatori, attuatori di
componenti del sistema di protezione, ecc.) il sistema di alimentazione deve sod-
disfare, ove possibile, a condizioni equivalenti a quelle enumerate in 6.2.1, ove
applicabili, ed inoltre alle seguenti:
a) deve essere azionata una unità di un allarme quando si verifica una perico-
losa diminuzione di pressione. Devono essere previste opportune azioni cor-
rettrici automatiche nei casi in cui il cattivo funzionamento del sistema di ali-
mentazione pneumatica possa mettere in pericolo la protezione del reattore.
b) L’ubicazione dei compressori, delle tubazioni, dei ricevitori e di ogni apparec-
chiatura associata, deve essere tale che, in caso di grosse rotture all’alimen-
tazione pneumatica, nessun danno venga causato alle altre apparecchiature e
di conseguenza al reattore.
c) Le alimentazioni pneumatiche devono essere esenti da impurezze e prive di
umidità; devono essere evitate condensazioni di vapore alle più basse tem-
perature ambiente prevedibili.

NORMA TECNICA
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7 SALE MANOVRA
CAPITOLO

1 CONSIDERAZIONI GENERALI
S E Z I O N E

7.1.1 Centralizzazione
Il coordinamento dei sistemi di controllo del reattore e dell’impianto associato è
necessario per un sicuro ed efficiente funzionamento. Si raccomanda la centraliz-
zazione dei sistemi di comando (controllo) in una sala manovra.

7.1.2 Ubicazione
L’ubicazione della sala manovra nell’impianto deve essere, per quanto possibile,
baricentrica, compatibilmente con le caratteristiche specifiche e con le modalità
di funzionamento dell’impianto nonché con le azioni e procedure da seguire in
caso di emergenza.
Devono essere considerati anche il numero e i compiti delle persone normal-
mente in servizio nell’impianto e i mezzi di comunicazione necessari per coordi-
narne il lavoro.

2 STRUTTURA DELLA SALA MANOVRA


S E Z I O N E

7.2.1 Caratteristiche
La sala manovra non deve essere esposta a danni. Essa deve inoltre essere pre-
sidiabile anche nel caso degli incidenti più gravi. Quanto sopra non deve tuttavia
pregiudicare un agevole accesso al reattore ed agli impianti annessi, incluse le
apparecchiature ausiliarie di emergenza.

7.2.2 Fattori ambientali


La sala manovra deve, per quanto possibile:
a) essere silenziosa e priva di vibrazioni
b) essere adeguatamente climatizzata
c) essere dotata di illuminazione artificiale diffusa.

3 DISPOSIZIONE DELLE APPARECCHIATURE


S E Z I O N E

7.3.1 Grado di centralizzazione e di automazione


Per ogni reattore il grado di automazione e di centralizzazione dei comandi deve
essere stabilito in base alle caratteristiche dell’impianto ed al numero delle per-
sone destinate alla sua condotta.
In sala manovra devono confluire tutte quelle informazioni che riflettono in
modo significativo lo stato del reattore e i comandi (controlli) necessari per la si-
curezza e la regolare condotta del reattore sia in condizioni normali che di emer-
genza.
In quei casi in cui è necessario adottare comandi locali si deve evitare con cura
che essi possano impedire l’intervento dei corrispondenti comandi posti in sala
manovra.

NORMA TECNICA
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7.3.2 Disposizione dei banchi e dei quadri di comando (controllo)
1) Gli strumenti di misura e segnalazione e i dispositivi di comando (controllo)
necessari in sala manovra possono essere divisi in tre gruppi:
a) quei dispositivi che devono essere sistemati sul banco di comando (con-
trollo) del reattore in modo che essi cadano immediatamente sotto l’oc-
chio e la mano dell’operatore che li deve mantenere sotto una continua
sorveglianza;
b) quegli strumenti che devono essere facilmente leggibili senza allontanarsi
dal banco di comando (controllo);
c) quei dispositivi che devono essere prontamente accessibili per ispezioni
ma che non devono necessariamente essere visibili dal banco di comando
(controllo).
2) Si raccomanda l’adozione di apparecchiature semplici e di facile manuten-
zione.
Si raccomanda anche di installare sul banco di comando (controllo) soltanto
indicatori e non registratori a meno che non sia richiesta una continua sor-
veglianza della grandezza misurata.
3) Nei grandi impianti è consigliabile che i circuiti di telecomando e le apparec-
chiature di elaborazione dei segnali, siano, se possibile, montati in una sala
strumenti separata, ma adiacente alla sala manovra.
È opportuno che alla sala strumenti si possa accedere dalla sala manovra ma
l’accesso deve essere limitato al personale di manutenzione.

7.3.3 Raggruppamenti di apparecchi di misura e di controllo


1) Gli strumenti che indicano il valore dei parametri più importanti per il funzio-
namento del reattore devono essere disposti in modo da dare all’operatore
una rapida e chiara visione delle condizioni dell’impianto.
Gli indicatori e i comandi principali devono essere raggruppati in modo da
facilitarne le manovre.
2) I comandi essenziali devono essere disposti sul banco di comando (con-
trollo).
Deve essere possibile effettuare la supervisione dei principali circuiti di con-
trollo automatico senza che l’operatore si allontani dal banco di comando
(controllo).
3) In generale l’operatore deve essere in grado di controllare le condizioni del
reattore senza abbandonare il banco di comando (controllo).
Ove esistano impianti ausiliari relativamente autonomi nel loro funzionamen-
to, i cui apparecchi di controllo e di misura siano raggruppati su quadri locali,
deve essere previsto in sala manovra il telecomando dell’avviamento e dell’ar-
resto nonché una segnalazione in caso di guasto.
4) Gli strumenti di cui al par. 7.3.2 1 b), possono essere sistemati su quadri di-
sposti ad arco in prossimità del banco di comando (controllo).
5) Le spie ottiche devono essere disposte in modo da essere chiaramente visibili
dal banco di comando (controllo). Gli strumenti indicatori devono poter es-
sere letti senza difficoltà dal banco di comando (controllo).
6) Devono essere adottati strumenti registratori a carta per quelle grandezze di
cui è importante conoscere l’andamento o su cui devono essere effettuati suc-
cessivamente studi e controlli.

7.3.4 Raggruppamento delle unità di allarme


1) Il numero delle unità di allarme installate in sala manovra deve essere limitato
allo stretto necessario; comunque, per tutte le condizioni di emergenza che
richiedono un’azione correttiva da parte dell’operatore in sala manovra, de-

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vono essere previste unità di allarme specifiche che devono essere disposte
in prossimità del banco di comando (controllo).
Per tutte le anomalie che non richiedono interventi dalla sala manovra, le
unità di allarme specifiche devono essere installate localmente presso l’im-
pianto interessato; in sala manovra va installata soltanto una unità di allarme
globale.
2) È consigliabile che il raggruppamento e la disposizione delle unità di allarme
relative al sistema di protezione siano tali da metter prontamente in evidenza
le loro segnalazioni, permettendo una rapida valutazione dello stato dei cir-
cuiti e dello stato operativo dei dispositivi di inibizione.
3) Se sono previsti sistemi di registrazione cronologica di eventi, la stampante
può essere installata in una sala contigua alla sala manovra.

4 COMUNICAZIONI
S E Z I O N E

7.4.1 Prescrizioni generali


Le conseguenze di un disservizio del sistema di comunicazioni possono essere
molto più gravi in un impianto nucleare che non in un impianto tradizionale; le
specifiche per i componenti dei sistemi di comunicazione debbono essere perciò
considerevolmente più restrittive. In pratica si sconsiglia l’adozione di soli sistemi
telefonici commerciali.

7.4.2 Sistemi di comunicazione


Si raccomanda che i sistemi di comunicazione per impianti nucleari compren-
dano:
a) un sistema interfonico per le normali comunicazioni all’interno dell’impianto;
b) un sistema telefonico ausiliario ad alimentazione garantita per mantenere in
comunicazione, in caso di emergenza o in caso di perdita dell’alimentazione
al sistema interfonico, in particolare la sala manovra con i punti più strategici
dell’impianto;
c) un ristretto numero di telefoni in comunicazione diretta con i servizi di si-
curezza nazionale esterni all’impianto senza bisogno di intermediari (ponte
radio).

7.4.3 Sistemi ausiliari


In aggiunta a quanto sopra detto sono consigliabili:
a) un sistema di diffusione acustica in caso di emergenza (sirene);
b) dispositivi per individuare la posizione del personale di turno sull’impianto;
c) un sistema di segnalazione in caso di incendio.

7.4.4 Sistema interfonico


Il sistema interfonico deve essere tale da mettere in comunicazione la sala
manovra con le zone operative.
Esso deve anche permettere che diverse zone possano comunicare tra di loro
sotto la diretta sorveglianza della sala manovra e lasciare la possibilità di colloqui
tra più persone.

NORMA TECNICA
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7.4.5 Sistema telefonico ausiliario
Nel progetto del sistema telefonico ausiliario bisogna prendere in considerazione
i seguenti punti:
1) esso deve assicurare un adeguato funzionamento delle comunicazioni nel
caso di guasti o di disservizi del sistema interfonico;
2) il sistema deve permettere la chiamata anche se il telefono interessato è in
funzione;
3) il cablaggio del sistema telefonico ausiliario deve essere indipendente dal ca-
blaggio del sistema interfonico.

7.4.6 Sistema di diffusione acustica


Il cablaggio dei circuiti di diffusione acustica del sistema di allarme deve essere
indipendente dal cablaggio di ogni altro sistema.

8 APPARECCHIATURA DI ALLARME DI PROTEZIONE


CAPITOLO

1 CONSIDERAZIONI GENERALI
S E Z I O N E

8.1.1 Principi generali


È necessaria un’apparecchiatura di allarme per sorvegliare lo stato del reattore e
di tutti i servizi ausiliari essenziali per il suo esercizio.
La funzione dell’apparecchiatura di allarme è quella di segnalare all’operatore
situazioni particolari o anormali, affinché possano essere intraprese eventuali
azioni correttive.
Le unità di allarme sono generalmente centralizzate in sala manovra.
In casi particolari esse possono essere disposte nei punti più idonei dell’im-
pianto, comunque una unità globale deve essere disposta in sala manovra.

8.1.2 Suddivisione
Le unità di allarme devono essere suddivise in unità destinate a segnalare situa-
zioni che richiedono l’intervento dell’operatore e unità destinate a segnalare si-
tuazioni di cui è necessario solo prendere visione.
La presentazione deve mostrare senza incertezza il grado di importanza della
segnalazione relativa all’unità di allarme, ad esempio mediante un opportuno
codice di colori o di suoni.

8.1.3 Registrazione cronologica


Se viene utilizzato un sistema di registrazione cronologica delle segnalazioni,
esso deve essere in grado di registrare segnalazioni di durata molto breve e stabi-
lire l’ordine cronologico tra segnalazioni che hanno luogo a breve distanza di
tempo l’una dall’altra.

8.1.4 Analisi degli allarmi


In qualche caso può essere giustificata l’introduzione di un’apparecchiatura in
grado di esaminare automaticamente la sequenza delle segnalazioni pervenute,
di valutarne le conseguenze per l’impianto e indicare all’operatore le azioni da
intraprendere.

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2 PROGETTO DELL’APPARECCHIATURA DI ALLARME
S E Z I O N E

8.2.1 Guasti
I guasti nell’apparecchiatura di allarme non devono influenzare alcun altro di-
spositivo.

8.2.2 Indipendenza
L’apparecchiatura di allarme non deve influenzare il funzionamento dei com-
plessi di avvertimento.

8.2.3 Persistenza delle segnalazioni


La segnalazione deve rimanere visibile finché non siano ristabilite le condizioni
normali.
Per mettere in particolare evidenza alcuni interventi, possono essere impiegati
idonei mezzi, quali luci lampeggianti.
Anche in tal caso le segnalazioni devono restare visibili finché non siano ristabi-
lite le condizioni normali.

8.2.4 Segnalazioni acustiche


Deve essere previsto anche un dispositivo di segnalazione acustica che, una volta
tacitato dall’operatore, deve essere immediatamente disponibile per altre se-
gnalazioni.
Esso non deve impedire agli operatori di udire altre comunicazioni utili.

8.2.5 Segnalazioni di gruppo


Se l’unita di allarme installata in sala manovra è relativa ad un particolare im-
pianto, di cui mette in evidenza gruppi di guasti, la luce deve poter lampeggiare
ad ogni nuova segnalazione che provenga dallo stesso impianto anche se sussiste
una precedente segnalazione.

8.2.6 Segnali di breve durata


È consigliabile che le unità di allarme comandate da segnali di breve durata
rimangano eccitate anche dopo la fine del segnale.

8.2.7 Risposta del sistema


Il progetto dell’apparecchiatura di allarme deve essere adeguato alle caratteri-
stiche dinamiche del processo da controllare.

8.2.8 Verifiche
Si deve garantire la possibilità di verificare l’efficienza delle unità di allarme.

8.2.9 Prima segnalazione


Deve essere possibile identificare la prima segnalazione.

8.2.10 Segnalazioni successive


L’identificazione della prima segnalazione non deve pregiudicare l’apparizione di
eventuali segnalazioni successive.

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8.2.11 Registrazione cronologica
In ogni sistema di elaborazione dei dati usato per l’analisi e la registrazione delle
segnalazioni, si raccomanda di prevedere la registrazione a lungo termine delle
segnalazioni ricevute, nell’ordine in cui si sono presentate. Tali registrazioni, su
telescrivente o su nastro di carta, devono permettere di effettuare un’analisi in
caso di incidente, e a tale scopo può essere usata anche una registrazione in co-
dice.

8.2.12 Registrazione analogica


In alcuni casi particolari, assieme alla registrazione sequenziale delle segnalazioni
è utile la registrazione di certi parametri per un determinato periodo di tempo. La
registrazione può essere ad esempio avviata dall’intervento del sistema di prote-
zione.

8.2.13 Alimentazione
L’alimentazione delle apparecchiature di allarme deve essere garantita.

8.2.14 Affidabilità
I complessi di avvertimento essenziali e le relative unità di allarme pertinenti
alle variabili che comandano i sistemi di protezione devono essere realizzabili
con criteri di sicurezza e di affidabilità analoghi a quelli del sistema di prote-
zione stesso.

3 LIVELLI DI SCATTO DEI COMPLESSI DI AVVERTIMENTO


S E Z I O N E

8.3.1 Livelli di scatto fissi


I livelli di scatto di taluni complessi di avvertimento (di basso margine) devono
essere fissi se sono fissi quelli relativi ai relativi complessi di misura di protezione
impiegati per la stessa variabile.
I livelli a cui intervengono le segnalazioni devono essere sufficientemente lontani
da quelli di azionamento del sistema di protezione in modo da permettere
all’operatore un intervento efficace.

8.3.2 Livelli di scatto variabili


Per quei parametri per cui è previsto un intervento sul sistema di protezione con
livello di scatto variabile, devono essere previste anche segnalazioni di eccessivo
margine intese a segnalare all’operatore il pericolo dovuto ad un livello di scatto
del sistema di protezione troppo lontano dal livello di funzionamento.

8.3.3 Allarme di basso livello


In particolari casi può essere opportuno segnalare, con appropriate unità di al-
larme, un valore eccessivamente basso della variabile.

8.3.4 Segnalazioni di intervento


Devono essere previste segnalazioni di allarme che avvertano l’operatore dello
scatto di ciascun elemento funzionale dei complessi logici e delle unità di azio-
namento del sistema di protezione.
L’accoppiamento tra l’apparecchiatura di allarme e il sistema di protezione deve
garantire la separazione tra i due sistemi.

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4 PARAMETRI CHE AZIONANO LE UNITÀ DI ALLARME
S E Z I O N E

8.4.1 Prescrizioni generali


Per tutti i parametri importanti, e particolarmente per quelli che agiscono sul
sistema di protezione, devono essere previste singole unità di allarme.

8.4.2 Tensioni di polarizzazione


Devono essere previste segnalazioni per avvertire l’operatore della mancanza di
tensione di polarizzazione ai rivelatori di rateo di fluenza neutronica o dello sco-
stamento di tale tensione dal valore nominale oltre limiti accettabili.

8.4.3 Complessi di misura a impulsi


Devono essere previste segnalazioni per avvertire l’operatore che i rivelatori dei
complessi di misura a impulsi e i complessi stessi sono in condizioni non opera-
tive, quando il reattore è a bassa potenza.

8.4.4 Discontinuità
Devono essere previste segnalazioni che denuncino eventuali discontinuità nei
complessi di misura di protezione, dal rivelatore all’uscita.

9 APPARECCHI SPECIALI PER IL COMANDO (CONTROLLO)


E LA PROTEZIONE DEI REATTORI NUCLEARI
CAPITOLO

1 INTRODUZIONE
S E Z I O N E

9.1.1 Generalità
Gli apparecchi in oggetto devono soddisfare ad alcuni requisiti intesi a miglio-
rare:
n l’intercambiabilità dei connettori;
n la semplicità e la sicurezza d’impiego;
n l’affidabilità;
n l’elaborazione e la presentazione delle informazioni.

9.1.2 Requisiti meccanici


Per la semplicità e sicurezza di impiego si devono disporre gli organi di comando
(controllo) non necessari per il funzionamento normale del reattore, su un pan-
nello interno piuttosto che sul pannello anteriore. In questo modo viene ridotto il
rischio di mutare accidentalmente il valore prefissato dei parametri di funziona-
mento, viene inoltre anche migliorata la presentazione delle informazioni.
Gli organi di comando (controllo), necessari all’operatore per il funzionamento
normale del reattore e che non sono installati a distanza, devono invece essere
disposti sul pannello anteriore.

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9.1.3 Requisiti elettrici
Per la semplicità e la sicurezza di impiego si devono stabilire:
n il codice a colori per le spie ottiche relative ai diversi stati di funzionamento;
n i criteri generali di prova degli apparecchi;
n le modalità per l’inibizione delle segnalazioni e/o dei dispositivi di prote-
zione.

9.1.4 Varie
I circuiti comuni di massa e di schermo richiedono una particolare cura (cfr. Ap-
pendice D).

2 CONTENITORI
S E Z I O N E

9.2.1 Caratteristiche meccaniche


a) Descrizione.
L’apparecchio generalmente viene installato in un contenitore indipendente
monoblocco, o in un contenitore per cassetti le cui dimensioni (determinate
sulla base di U = 44,45 mm) sono indicate nella Fig. 1.
Si noti che:
n la larghezza è fissa;
n l’altezza è un multiplo di U, tenuto conto delle tolleranze tra i contenitori
eventualmente installati;
n la profondità massima è fissata e vengono raccomandati due valori, esclu-
dendo i connettori e componenti montati posteriormente.
L’appendice A contiene un esempio di contenitori.
b) Disposizione interna e ventilazione.
La disposizione dei componenti del circuito deve permettere un’adeguata
ventilazione del contenitore sia considerato singolarmente sia montato in un
telaio protetto e nelle condizioni più sfavorevoli.
È raccomandato che la forma del pannello interno sia tale da mantenere in-
variate le condizioni di ventilazione all’interno del contenitore quando è ne-
cessario accedere agli organi installati sul pannello interno.
A meno che non sia specificato diversamente, ogni apparecchio deve essere
in grado di funzionare con continuità ad una temperatura ambiente compresa
nel campo 0-55 °C. In ogni caso la temperatura interna, tenuto conto dei
“punti caldi”, non deve superare la massima temperatura stabilita per il tipo
dei componenti che interessa: tubi elettronici, transistori (Ge o Si), circuiti
magnetici. Perciò, i componenti le cui caratteristiche di funzionamento pos-
sono essere influenzate da un riscaldamento non uniforme o eccessivo, de-
vono essere disposti in modo da non ricevere aria preriscaldata (ad es. un
relè non deve essere sistemato immediatamente al di sopra di un tubo
elettronico o di un resistore che dissipi parecchi watt).
Analogamente, i componenti con limiti piuttosto bassi delle massime tempe-
rature ambiente di funzionamento devono essere opportunamente ubicati.
Può essere prevista una ventilazione forzata di un singolo contenitore: vanno
considerati gli effetti dell’eventuale perdita della ventilazione forzata.

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Fig. 1 Dimensioni d’ingombro del contenitore
LEGENDA
a Valori consigliati; 406 e 457 (connettori ed accessori esclusi)
Nota Lo spessore del pannello anteriore ε, deve essere scelto tra i valori limiti di 3 ed 8 mm in rela-
zione alla sollecitazione meccanica del pannello. Tolleranze su tutte le dimensioni: ±0,4 mm a
meno che non sia indicato diversamente.

Dimensioni del pannello anteriore


C F E
2 U 76,2 — 88,1
3 U 57,1 — 132,5
4 U 101,6 — 177
5 U 146 — 221,5
6 U 190,5 762 265,9

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9.2.2 Aspetto del pannello anteriore
a) Organi installati sul pannello anteriore.
Gli organi che non sono necessari per il funzionamento normale del reattore
non vanno installati sul pannello anteriore. Di conseguenza, si raccomanda
che gli organi installati sul pannello anteriore siano principalmente:
n spie ottiche;
n strumenti di misura;
n mezzi visivi per verificare il valore prefissato dei parametri di funziona-
mento degli strumenti (come sensibilità, soglie, telecomandi ecc.).
In caso di necessità sul pannello anteriore possono essere installati pulsanti,
comandi a chiave, ecc.
Nota Gli organi disposti sul pannello interno sono descritti al paragrafo 9.2.3.
b) Spie ottiche e strumenti indicatori.
Sul pannello anteriore è consigliabile figurino almeno:
n una spia ottica avente lo scopo di informare che l’apparecchio è in fun-
zione;
n spie ottiche o strumenti indicatori aventi il compito di segnalare se il fun-
zionamento è normale ed eventualmente di indicare lo scostamento da
tale condizione.
Nota Per il codice dei colori delle spie ottiche vedere l’appendice B.
c) Visibilità delle spie ottiche luminose.
La luminanza dei segnali luminosi deve essere sufficiente per consentire
all’operatore una visione chiara e distinta a distanza e in condizioni di visibi-
lità normali.
Deve essere prevista la possibilità di verificare in modo semplice ed in
qualunque momento il corretto funzionamento dei segnali luminosi.
d) Indicazione dei valori prefissati.
Le indicazioni dei valori prefissati dei parametri di funzionamento devono es-
sere chiaramente riferite agli organi tramite i quali, tali valori vengono variati.
Se necessario, il pannello anteriore può presentare piccole finestre per la let-
tura dei valori prefissati sul pannello interno, o comunque all’interno dell’ap-
parecchio.
e) Scritte di identificazione.
Le scritte di identificazione o le indicazioni della funzione di ogni compo-
nente installato sul pannello anteriore devono figurare vicino ai corrispon-
denti componenti senza creare alcuna ambiguità.

9.2.3 Aspetto del pannello interno


Il pannello interno è destinato a quegli organi che non interessano il normale
funzionamento del reattore.
Questi organi possono essere ad esempio:
a) dispositivi di prova;
b) dispositivi di commutazione di scala o di funzione;
c) dispositivi di messa a punto;
d) fusibili.
Come esempio, nell’Appendice C si riporta una lista di dispositivi che possono
essere montati sul pannello interno.

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9.2.4 Aspetto del pannello posteriore
a) Organi posti sul pannello posteriore.
Il pannello posteriore è destinato principalmente all’installazione dei connet-
tori relativi ai cavi collegati permanentemente all’apparecchio, e in partico-
lare:
n i connettori di alimentazione;
n i connettori dei segnali di ingresso e/o dei preamplificatori;
n i connettori dei segnali di uscita.
È opportuno distanziare tra loro quei connettori i cui circuiti possono influen-
zarsi mutuamente.
Sul pannello posteriore devono inoltre venir installati:
n i terminali di massa;
n la targhetta indicante le prestazioni dell’apparecchiatura;
n le scritte di identificazione dei connettori.
b) Connettori.
Per ragioni di sicurezza, i contatti dei connettori sui quali si possono avere
delle tensioni quando i connettori stessi non sono collegati, devono essere
del tipo femmina. Il corpo del connettore deve essere isolato dalla massa
dell’apparecchio e dai circuiti di schermo, quando necessario. È necessario
studiare l’ubicazione dei connettori in modo che non vi sia possibilità di con-
fusione fra connettori posti su uno stesso cassetto, su uno stesso apparecchio
o su uno stesso complesso.

3 CABLAGGIO DEGLI APPARECCHI


S E Z I O N E

9.3.1 Cablaggio interno


Il cablaggio interno di un complesso o di una unità deve essere eseguito in modo
tale da:
n facilitare la verifica di un singolo circuito e l’accesso ai suoi terminali;
n assicurare una ventilazione adeguata;
n evitare qualsiasi effetto di interferenza elettrica, sia di origine esterna che in-
terna.

9.3.2 Separazione fra circuiti


I circuiti che potrebbero mutuamente influenzarsi devono essere oppor-
tunamente separati tra loro.
Le uscite dei circuiti di comando del sistema di protezione devono essere sepa-
rate dagli altri circuiti.

9.3.3 Circuiti di terra e di massa


Principi generali:
a) per ragioni di sicurezza, tutte le strutture metalliche devono essere messe a
terra con un conduttore elettrico avente la più bassa impedenza possibile;
b) le connessioni tra i circuiti di massa comune di un contenitore è opportuno
siano fatte in un sol punto;
c) i rivelatori di radiazioni ionizzanti, i preamplificatori e le unità simili, se ne-
cessario, devono essere isolati elettricamente e schermati;

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d) quando i rivelatori, i preamplificatori o unità simili sono elettricamente isolati
e schermati, la continuità e l’isolamento dei circuiti comuni di schermo deve
essere assicurata fino alla connessione con un altro circuito comune di massa
o con il circuito di terra.
L’Appendice D contiene un esempio conforme ai sopraddetti principi.

9.3.4 Schermatura
I componenti che possono creare disturbi tali da alterare il corretto funzionamen-
to dell’apparecchio stesso o di apparecchi vicini devono essere sufficientemente
schermati.

9.3.5 Identificazione
Si consiglia l’adozione di un chiaro sistema di identificazione dei conduttori del
cablaggio interno onde facilitare la manutenzione dell’apparecchio.

4 ALIMENTAZIONE DEGLI APPARECCHI ELETTRICI


S E Z I O N E

9.4.1 Apparecchi alimentati con correnti alternate


Tutti gli apparecchi elettronici alimentati con correnti alternate devono essere
progettati per funzionare, entro i limiti delle loro caratteristiche, con tensioni con-
formi con quelle raccomandate nella pubblicazione 8-5 del CEI (Norme per le
Tensioni normali).
È opportuno tuttavia che gli apparecchi possano funzionare regolarmente con
variazioni della tensione di rete da -12% a +10% del valore nominale.

9.4.2 Apparecchi alimentati con correnti continue


Le due tensioni nominali consigliate per l’alimentazione degli apparecchi in cor-
rente continua sono -24 V e +24 V, e, in ogni caso, gli apparecchi devono poter
funzionare regolarmente con variazioni di tensione da -5% a +15% del valore
nominale.

5 SEGNALI DI USCITA
S E Z I O N E

9.5.1 Segnali analogici


In corso di studio.

9.5.2 Segnali numerici


In corso di studio.

9.5.3 Segnali numerici derivati da contatti di relè


È opportuno che questi segnali siano ricavati da un alimentatore esterno. È rac-
comandato che ciascun relè abbia almeno due contatti di scambio dimensionati
per una potenza minima di rottura di 10 W corrente continua su un carico resisti-
vo, e per una tensione di apertura non inferiore a 250 V.

NORMA TECNICA
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6 PRINCIPI GENERALI DI FUNZIONAMENTO
S E Z I O N E

9.6.1 Indicazione di funzionamento regolare


Quando è necessario si deve provvedere con mezzi, generalmente ottici, ad indi-
care il regolare funzionamento del complesso o almeno segnalarne le anomalie
più gravi.

9.6.2 Avviamento programmato


Gli apparecchi che vengono messi in servizio mediante una sequenza program-
mata debbono essere dotati di dispositivi temporizzatori e di opportuni blocchi
che assicurino automaticamente il rispetto della sequenza programmata. In parti-
colare tale sequenza deve essere rispettata in corrispondenza del ritorno dell’ali-
mentazione alle condizioni normali dopo un incidente o un guasto.

9.6.3 Inibizione di dispositivi di protezione


L’inibizione di dispositivi di protezione non deve mai essere eseguibile agendo
sui comandi dell’apparecchio, a meno che esso non faccia parte del quadro di
comando (controllo).

9.6.4 Dispositivi di prova


Lo scopo della prova è la verifica del funzionamento corretto dell’intero comples-
so anche durante il normale esercizio dell’impianto. Il segnale di prova, ove pos-
sibile, deve interessare i cavi e il rivelatore stesso.
È raccomandato che la prova permetta:
n la verifica precisa di almeno un valore della grandezza misurata;
n la verifica dello zero;
n la verifica con una precisione adeguata dei valori di soglia.
Deve essere possibile eseguire una prova globale del complesso per verificare
il funzionamento delle unità di conversione di segnali analogici in segnali nu-
merici.
La prova deve rispettare i criteri generali di sicurezza dell’impianto.
La prova può essere telecomandata.
Lo strumento indicatore con cui si effettua il controllo durante le prove deve
avere un campo pari almeno al 110% della massima soglia di sicurezza della
grandezza sotto misura.
Nel caso di strumenti la cui funzione primaria è relativa alla protezione, è oppor-
tuno che il rivelatore non sia scollegato durante le prove; devono comunque es-
sere sempre soddisfatte tutte le norme di sicurezza.

9.6.5 Telecomandi sui complessi di misura


Sono ammessi soltanto i seguenti telecomandi:
n verifica globale del complesso;
n commutazione di scala.
Non deve essere possibile agire sull’apparecchio simultaneamente con manovra
locale e con telecomando. L’apparecchio e il dispositivo di telecomando devono
portare una chiara indicazione di quale dei due comandi è in funzione.

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7 QUADRI DI COMANDO (CONTROLLO)
S E Z I O N E

9.7.1 Esigenze meccaniche e di ventilazione


L’apparecchio è opportuno sia introdotto dalla parte frontale del quadro e da
questo lato sia accessibile, eventualmente previa estrazione.
La ventilazione forzata, quando presente, deve soddisfare quanto specificato in
2.1.2.
Il retro dei telai protetti è opportuno sia accessibile con accessibilità controllata.
La ventilazione forzata o naturale deve limitare la temperatura media dell’aria
all’uscita ad un valore tale da assicurare il corretto funzionamento di tutti i com-
ponenti del complesso. Deve essere stabilito quindi un limite superiore di questa
temperatura.
L’appendice E dà un esempio di telaio protetto per quadri di comando (control-
lo).

9.7.2 Spie ottiche ed avvisatori acustici


I quadri di comando (controllo) devono includere una o diverse sezioni di grup-
pi di segnalazioni acustiche o spie ottiche.

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APPENDICE
A ESEMPIO DI CONTENITORI NORMALIZZATI (SEZ. 2 DEL CAP. 9)

LEGENDA
a Panello posteriore
b Pannello interno
c Pannello frontale
d Distanziatori
e Connettori
f Guide
g Circuiti stampati
h Cassetto
i 1 - Modulo ordinario
j 2 - Modulo con cassetti
k 3 - Modulo con porta

e
a f
h g
b

c j

i k

Caratteristiche dei moduli


Capacità Larghezza Altezza Profondità N. massimo
Tipo
(N. massimo) mm mm mm contatti
cassetto
con
multiplo 4 unità
pannello
➁ 6 cassetti di 64 telaio 320 88 × N
esterno e
(64 × N) (177)
basette
normali
basette 160
multipli
normali normalizzata
➂ 24 basette
singole o
di 16 110
260
44 × N
(16 × N)
raggruppate (massimo)

NORMA TECNICA
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APPENDICE
B CODICE DEI COLORI DELLE SPIE OTTICHE
Tab. 1 Colori principali

Colore Significato Esempi


Segnalazione di allarme grave o di
rosso Superamento della soglia superiore
pericolo
giallo Segnalazione di allarme o avvertimento Superamento della soglia intermedia
Funzionamento regolare o comando
verde
eseguito

Tab. 2 Colori ausiliari

Colore Significato Esempi


bianco Segnalazione Prova, posizione di cambio scala
bleu Alimentazione collegata

APPENDICE
C LISTA DEGLI ORGANI CHE POSSONO ESSERE INSTALLATI
SUL PANNELLO INTERNO
n terminali collegati ai punti di prova;
n spie ottiche ausiliarie;
n strumenti di misura;
n pulsanti, commutatori, comandi di prova a chiave;
n dispositivi per prefissare le soglie (commutatori o potenziometri);
n dispositivi per la regolazione dello zero e per la taratura dell’apparecchio;
n dispositivi per comando locale o per telecomando;
n commutatore di alimentazione alternata/continua;
n dispositivi di “avviamento/arresto” o “acceso/spento”;
n fusibili.

NORMA TECNICA
CEI 45-1:1997-09
Pagina 34 di 84
APPENDICE
D ESEMPIO DI DISPOSIZIONE DEI MORSETTI (FIG. D1)
E DI CABLAGGIO DI CIRCUITI COMUNI (FIG. D2)
Tutti i connettori sono montati su un pannello di materiale isolante.
I contenitori hanno almeno tre morsetti isolati tra loro sul pannello posteriore.
Il primo morsetto, designato con “M” (massa) collega tra loro tutte le parti metal-
liche dell’apparecchio racchiuso nel contenitore e permette di collegare tra loro
tutte le parti metalliche dei contenitori del complesso.
Il secondo morsetto, designato con “C” (circuito comune) è collegato al punto
comune dei vari circuiti comuni isolati.
Il terzo morsetto, designato con “T.E.” (terra elettronica) permette di operare col-
legamenti con una terra particolare.
Se è necessario si possono prevedere altri morsetti per collegare particolari cir-
cuiti comuni con “M” o con “C”.
In particolare viene spesso fornito un morsetto “ SC “ (circuito comune di scher-
mo).

Fig. D.1 Esempio di disposizione dei morsetti sul pannello posteriore del contenitore
LEGENDA
a Contenitore
b Saldatura
c Pannello isolante
d Alla terra elettronica
e Alla terra
SC Circuito Comune dl Schermo
C Circuito Comune
M Massa dell’apparecchio
TE Terra Elettronica

a b

d
e

NORMA TECNICA
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Fig. D.2 Esempio di cablaggio di circuiti comuni
LEGENDA
a Trasduttore
b Segnale
c Comune alim.
d Preamplificatore
e Circuito comune di misure del preamplificatore
f Amplificatore
g Comune alimentazione
h Circuito comune di schermo
i Facoltativo
j Circuito comune
k Massa dell’apparecchio
l Circuito comune di misura
Nota La copertura di protezione o di schermo del trasduttore, il preamplificatore ed i cavi sono rive-
stiti di materiale isolante. Possono essere adottati collegamenti diversi da quelli indicati in figu-
ra, ad esempio lo schermo dell’attenuatore di ingresso può essere collegato al circuito comune
di misura piuttosto che al circuito comune.

c
a
b

h l
i j
k

NORMA TECNICA
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APPENDICE
E ESEMPIO DI QUADRI DI COMANDO E CONTROLLO (FIG. E1)
a) Accesso frontale.
L’accesso all’apparecchiatura è facilitato dalla possibilità di aprire il pannello
frontale che può ruotare come una porta.
b) Accesso al retro.
L’accesso al retro è ottenuto aprendo le porte che sono dotate di dispositivi di
blocco e garantiscono una buona tenuta d’aria. Aprendo la parte posteriore
del telaio protetto, si accede ai cavi, ai connettori sistemati sulla parte poste-
riore del contenitore, ed alle morsettiere.

Fig. E.1 Esempio di quadro di comando e controllo


LEGENDA
a Vista frontale
b Vista posteriore
c Ventilatore individuale
Nota Se necessario, il telaio protetto può essere montato su ruote.

Dimensioni in millimetri

NORMA TECNICA
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SUPPLEMENTO ALLA NORMA CEI 45-1:1970
che riproduce la Variante V2: 1982 conservata nella sua integrità

1 GENERALITÀ
CAPITOLO

1 OGGETTO E SCOPO
S E Z I O N E

1.1.1 Oggetto
Le presenti Norme hanno per oggetto le prescrizioni specifiche relative a:
A) reattori di potenza ad acqua bollente e a ciclo diretto;
B) reattori di potenza raffreddati a gas e moderati a grafite;
C) reattori di potenza ad acqua in pressione;
D) reattori di potenza ad alta temperatura a ciclo indiretto raffreddati a gas;
E) reattori di potenza generatori di vapore moderati ad acqua pesante e a ciclo
diretto.
F) reattori veloci refrigerati con metallo liquido.

1.1.2 Scopo
Le presenti Norme hanno lo scopo di aggiungere ai «Principi e Caratteristiche
generali della Strumentazione dei Reattori Nucleari», fascicolo di Norme CEI 45-1
(1970) ed al Supplemento S. 462 (1975), le prescrizioni specifiche relative alla
Strumentazione di particolari reattori di potenza, e precisamente:
A) reattori refrigerati ad acqua in cui il refrigerante primario è acqua leggera (re-
attori ad acqua bollente);
B) 1) reattori moderati a grafite con combustibile di uranio arricchito incamicia-
to con lega di magnesio;
2) reattori moderati a grafite con combustibile di uranio arricchito incamicia-
to con acciaio inossidabile;
C) reattori moderati ad acqua in pressione aventi le seguenti caratteristiche:
a) refrigerante costituito da acqua leggera in pressione avente anche funzio-
ni di moderatore e assenza, all’interno del recipiente in pressione del reat-
tore, di una ebollizione apprezzabile; vapore per l’azionamento delle tur-
bine prodotto in scambiatori di calore;
b) combustibile e refrigerante primario racchiusi in un circuito (circuito pri-
mario) ad elevata integrità, a sua volta generalmente racchiuso in una
struttura di contenimento di elevata integrità;
c) combustibile solido ceramico racchiuso in guaine metalliche;
d) geometria fissa combustibile - moderatore - riflettore;
e) regolazione della reattività in esercizio ottenuta per mezzo di servomotori
telecomandati, che azionano elementi di controllo nel nocciolo;
f) regolazione addizionale di reattività ottenuta talvolta per mezzo di mate-
riali assorbitori di neutroni aventi posizione fissa e/o per mezzo di con-
centrazioni lentamente variabili di materiali assorbitori di neutroni disciolti
nel moderatore;
D) reattori di potenza ad alta temperatura e a ciclo indiretto raffreddati a gas;

NORMA TECNICA
CEI 45-1:1997-09
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E) reattori generatori di vapore moderati ad acqua pesante con funzionamento a
ciclo diretto, aventi le seguenti caratteristiche:
a) combustibile leggermente arricchito, con guaina metallica, contenuto in
un tubo sotto pressione;
b) raffreddati ad acqua leggera, a circolazione forzata, con ebollizione all’in-
terno del tubo a pressione, e funzionamento a ciclo diretto;
c) sistema moderatore ad acqua pesante, che può essere utilizzato per rego-
lazioni di reattività a breve termine mediante variazioni del livello del
moderatore, e per regolazioni di reattività a lungo termine mediante la
variazione della concentrazione di un assorbitore neutronico solubile.
F) reattori veloci refrigerati con metallo liquido in cui il refrigerante primario è il
sodio o una lega di sodio e potassio e dotati di un sistema secondario che im-
piega anch’esso tali metalli.

2 TERMINOLOGIA
S E Z I O N E

1.2.1 Generalità
La terminologia adottata nelle presenti Norme deriva dal fascicolo di Norme
CEI 45-1, n. 277, e dai Supplementi CEI S. 447 «Dizionario della Strumentazione
Nucleare» e S. 462: Variante alle Norme 45-1, n. 277. Essa è in accordo con la
Pubblicazione IEC 181, 181A, 181B, 231, 231A, 231B, 232.

2 PRESCRIZIONI TECNICHE
CAPITOLO

2.1.1 Riferimenti
Negli allegati sono riportate le traduzioni delle seguenti Pubblicazioni:
n allegato A: IEC 231B «Principles of instrumentation of direct cycle boiling
water power reactors»;
n allegato B: IEC 231C «Instrumentation of gas cooled graphite-moderated
reactors»;
n allegato C: IEC 231D «Principles of instrumentation for pressurized water
reactors»;
n allegato D: IEC 231E «Principles of instrumentation of high temperature
indirect cycle gas cooled power reactors»;
n allegato E: IEC 231F «Principles of nuclear reactor instrumentation for steam
generating direct cycle heavy water reactors»;
n allegato F: IEC 231G «Principles of nuclear reactor instrumentation for
liquid metal cooled fast reactors».
Non vi sono in Italia leggi o disposizioni che possano limitare l’applicazione della
Norma internazionale basata sui predetti documenti.
Pertanto le Norme IEC sopracitate vengono accettate integralmente senza alcuna
variante o limitazione come Norma CEI.

NORMA TECNICA
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ALLEGATO
A TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 B PRIMA EDIZIONE 1972
SECONDO SUPPLEMENTO ALLA PUBBLICAZIONE 231 (1967)
PRINCIPI GENERALI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI NUCLEARI
PRINCIPI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI
DI POTENZA AD ACQUA BOLLENTE ED A CICLO DIRETTO

1 Introduzione

1.1 Generalità
Lo scopo di questo Supplemento è quello di fornire raccomandazioni relative ai
reattori di potenza ad acqua bollente a ciclo diretto, in aggiunta a quelle date
nelle Pubblicazioni IEC 231 e 231A(1).
La numerazione dei paragrafi di questo supplemento è in accordo con quella del-
la Pubblicazione 231 a cui essi si riferiscono.
Argomenti di applicazione generali e che dovranno essere inseriti nella Pubblica-
zione 231 quando sarà revisionata, sono contrassegnati da un asterisco.

1.2 (1.1.1) Oggetto


Questo supplemento contiene i principi generali della strumentazione dei reattori
refrigerati ad acqua in cui il fluido refrigerante primario è acqua leggera e dove
può verificarsi ebollizione in quantità apprezzabile, cioè reattori ad acqua bol-
lente. Ci si riferisce a reattori a ciclo diretto a circolazione forzata. Il vapore pro-
dotto nel reattore viene usato per azionare direttamente la turbina senza passare
attraverso scambiatori di calore intermedi.

2
CAPITOLO

3 Misura di rateo di fluenza neutronica

2
S E Z I O N E

2.2 (2.2.2) Rivelatori neutronici


In un reattore ad acqua bollente il rateo di fluenza neutronica in un punto è in-
fluenzato dal rapporto acqua-vapore e dalla densità dell’acqua.

2.2.2 (2.1.1) Per piccoli reattori con elevate percentuali di neutroni di fuga, le prescrizio-
ni relative alla misura della potenza globale possono essere soddisfatte usando
rivelatori montati all’esterno del recipiente a pressione.
Tuttavia può essere necessario, a causa delle grandi dimensioni del nocciolo o
per altri motivi, sistemare diversi rivelatori nel nocciolo per ottenere misure accu-
rate della potenza globale. Può quindi essere necessario combinare segnali da di-
versi rivelatori in un sistema che misuri adeguatamente la potenza globale
dell’impianto.
(1) Le raccomandazioni contenute nelle Pubblicazioni IEC 231 e 231A sono riportate nel Fascicolo di Norme CEI 45-1, n. 277
(1970). Nel seguito, nei casi in cui la numerazione dei paragrafi del fascicolo 45-1 differisce da quella delle Pubblicazioni IEC
231 e 231B, si è indicato in parentesi i paragrafi ed i capitoli del fascicolo 45-1 cui si fa riferimento.

NORMA TECNICA
CEI 45-1:1997-09
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L’uso di rivelatori interni al nocciolo può anche essere necessario ai fini della
protezione per mezzo della misura continua del rateo di fluenza neutronica onde
evidenziare condizioni anormali a regime o durante transitorie dovute a movi-
menti delle barre o riduzioni del fluido refrigerante.

4
S E Z I O N E

2.4 Strumentazione per la misura del rateo di fluenza neutronica

2.4.1.1 (2.4.1) Il rateo di fluenza neutronica può essere misurato per mezzo delle fluttua-
zioni del segnale del rivelatore. Questo metodo viene chiamato il metodo della
varianza o dello scarto quadratico medio.

2.4.3.1 (2.4.3) Il «rumore» prodotto dalla ebollizione impone particolare attenzione nei ri-
guardi delle costanti di tempo dei complessi di misura del periodo. Quindi, in
contrasto col par. 2.4.3.1 della Pubblicazione IEC 231(1), le misure della costante
di tempo (periodo) del reattore possono essere limitate agli intervalli di potenza
più bassi. La protezione contro una eccessiva velocità di variazione della potenza
può anche essere ottenuta da scatti di alto livello su strumenti lineari a scale com-
mutabili. In tal caso la selezione delle scale dovrebbe essere limutata allo scopo
di evitare margini eccessivi rispetto ai livelli di scatto.

2.4.5 (paragrafo mancante in 45-1) Complessi di misura a varianza


In un segnale comprendente molti eventi casuali sovrapposti, la varianza è pro-
porzionale al numero di eventi e quindi proporzionale al rateo di fluenza neu-
tronica.
Complessi di misura opportuni amplificano la porzione fluttuante del segnale
proveniente dal rivelatore ed estraggono il valore quadratico medio, la varianza,
oppure il valore medio delle fluttuazioni. Il segnale in uscita può essere lineare,
lineare su più scale commutabili o logaritmico.
Il campo di funzionamento è limitato verso il basso dalla sensibilità del rivelatore
e dal rapporto segnale/disturbo. Il limite superiore è funzione della saturazione
del rivelatore e si estende fino al campo di potenza.
Particolare attenzione richiedono la scelta dei valori delle costanti di tempo e
l’ubicazione dei rivelatori quando si impiega il metodo della varianza.
La tecnica di estrazione della radice quadrata esalta la parte del segnale dovuto ai
neutroni rispetto a quella dovuta ai raggi gamma e ciò comporta l’aumento del
campo di impiego ai bassi livelli di potenza in paragone con quello che si ottiene
con le tecniche di misura di segnali continui.
In applicazioni che richiedono il funzionamento dei rivelatori ad alte tempera-
ture, il metodo della varianza risolve il problema delle correnti continue di di-
spersione utilizzando solo la parte fluttuante del segnale.

2.7 (2.6.1) Distribuzione del rateo di fluenza neutronica


La misura del rateo di fluenza neutronica, effettuata internamente al nocciolo,
può essere impiegata per determinare la distribuzione del rateo di fluenza neu-
tronica interna al nocciolo e permettere una più precisa determinazione detta-
gliata della potenza. Viene anche usata per ottenere l’utilizzazione ottima del
combustibile allo scopo di ottenere dal nocciolo la massima potenza e durata.

(1) Vedi paragrafo 2.4.3 del fasdcolo di Norme CEI 45-1.

NORMA TECNICA
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3
CAPITOLO

3 Misure di temperatura

3.3 (3.3.1) Misure di temperatura del combustibile


Dato che le caratteristiche di trasferimento del calore, la distribuzione di potenza
e la temperatura del fluido refrigerante sono note o misurate, si può determinare
la temperatura delle guaine senza effettuare la misura direttamente. Perciò la
temperatura delle guaine può essere mantenuta entro limiti sicuri mantenendo il
rateo di fluenza neutronica, la portata e la temperatura del fluido refrigerante en-
tro limiti appropriati.

1
S E Z I O N E

3.5 Misure di temperatura del fluido refrigerante


Non è necessaria la misura della temperatura di uscita del fluido refrigerante dal
reattore, perché il fluido è in condizioni di saturazione.
La misura della pressione del fluido refrigerante, come raccomandato al par. 4, è
più sensibile e fornisce informazioni più significative all’operatore.
La misura della temperatura dell’acqua di alimento in un reattore ad acqua bol-
lente è di notevole importanza a causa del forte coefficiente negativo di vuoti.
Nel caso di diminuzione della temperatura del fluido refrigerante, conseguente
ad esempio ad un errore di immissione di acqua fredda, si potrebbe verificare un
aumento di potenza pericoloso. Dovrà essere prevista una opportuna strumenta-
zione per la misura delle temperature dell’acqua di alimento capace di mettere in
evidenza un tale evento.

3.9 (3.1.2) Misure di temperatura del recipiente in pressione


Durante le fasi di riscaldamento e raffreddamento debbono essere misurate le
temperature della parete del recipiente in pressione per garantire che non siano
superati i limiti di progetto del recipiente determinati dalla velocità di variazione
della temperatura.

4
CAPITOLO

4 Misure sul fluido refrigerante

3
S E Z I O N E

4.2 (4.3.1) Portata del fluido refrigerante


La misura della portata che attraversa il nocciolo può essere difficile in un reat-
tore ad acqua bollente, specialmente per quei sistemi che impiegano pompe a
getto, installate all’interno del recipiente in pressione. In tali casi può essere ne-

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cessaria una combinazione di misure di altre variabili (quali la distribuzione del
rateo di fluenza neutronica), per garantire che l’integrità delle guaine del com-
bustibile non sia compromessa.
Inoltre può essere usata una misura di pressione differenziale tra ingresso ed
uscita del nocciolo per sorvegliare la portata che attraversa il nocciolo stesso.

4
S E Z I O N E

4.3 (4.4.1) Pressione del fluido refrigerante


La misura della pressione del vapore è di primaria importanza nei reattori ad
acqua bollente con grandi coefficienti di vuoti. Essa può essere usata per la rego-
lazione della potenza in condizioni normali di esercizio e per azionare valvole di
by-pass adatte a scaricare l’eccesso di vapore in caso di improvvise riduzioni di
carico. Nel caso di eccessiva pressione del vapore deve essere provocato l’arresto
rapido del reattore per ridurre il calore generato nel nocciolo. Appropriata stru-
mentazione può essere anche adoperata per aprire automaticamente valvole di
sicurezza motorizzate nelle condizioni in cui ciò è necessario.
Poiché la perdita della capacità di allontanare calore dal reattore provoca nel re-
frigerante un forte aumento transitorio di pressione, devono essere utilizzati
come parametri di arresto rapido segnali anticipatori, quali quelli provocati dalla
chiusura delle valvole di isolamento delle tubazioni di vapore primario, delle val-
vole di emergenza della turbina e, in taluni casi dal distacco del carico.

5
S E Z I O N E

4.4 (4.5.1) Livello del fluido refrigerante


Particolare attenzione va dedicata alla misura ed al controllo del livello dell’inter-
faccia acqua-vapore nel recipiente in pressione di un reattore ad acqua bollente,
per evitare un abbassamento di questo livello fino ad un punto in cui la refrige-
razione degli elementi venga compromessa con conseguenze pericolose.

6
S E Z I O N E

4.5 (4.6.1) Perdite di fluido refrigerante


Quando il reattore è racchiuso in una struttura di contenimento, una elevata pres-
sione entro questa struttura, o il valore di parametri misurati, possono essere in-
dicativi di una rottura nel circuito primario (v. par. 5.1.2.1) e, in questo caso do-
vranno provocare un arresto rapido.

NORMA TECNICA
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8
S E Z I O N E

4.7 (4.8.1) Attività del refrigerante


Una intensa radiazione in prossimità alle condutture del vapore prodotto nel re-
attore può indicare un serio danneggiamento delle guaine del combustibile.
Quando in vicinanza di tali condutture vengono superati limiti prefissati di atti-
vità, è opportuno che venga automaticamente comandato un arresto rapido per
limitare la quantità di prodotti di fissione emessi dal combustibile.

4.7.4 (paragrafo mancante in 45-1) Emissione di materiale radioattivo


Deve essere continuamente misurato il livello di radioattività dei gas radioattivi
generati nel nocciolo del reattore ed estratti dalla turbina e dal condensatore pri-
ma che essi siano diluiti o scaricati nell’atmosfera.
Se la radioattività dei gas supera un limite prefissato, la valvola che controlla lo
scarico dei gas deve chiudersi automaticamente.

5
CAPITOLO

5 Sistema di protezione

5.1 (1.3.2) Definizioni

5.1.2.1 (senza numerazione nel fascicolo 45-1) Circuito primario


Un circuito di alta ingegrità contenente il combustibile ed il refrigerante primario.

1
S E Z I O N E

5.4 Funzioni del sistema di protezione

5.4.2 (5.1.1) Apparecchiature di protezione per arresto di emergenza


Nei reattori ad acqua bollente è necessario misurare certe variabili per poter pro-
vocare un arresto rapido nel caso che vengano superati i limiti prefissati. È op-
portuno che diversi parametri anticipatori siano misurati e possono essi pure pro-
vocare l’arresto rapido.
Segue una lista di condizioni che richiedono l’arresto rapido e che sono state
adottate in diversi reattori ad acqua bollente di costruzione recente e che devono
essere tenute nella dovuta considerazione. In relazione alla configurazione
dell’impianto, può essere necessario misurare altre grandezze fisiche. Al contra-
rio, allo scopo di ridurre al minimo gli arresti rapidi del reattore e gli inconve-
nienti relativi, si devono omettere quelle, tra le cause elencate di seguito, che
non siano applicabili alla configurazione dell’impianto.
Tali condizioni sono le seguenti:
n eccessivo rateo medio di fluenza, se necessario correlato alla portata del re-
frigerante nel campo di potenza;
n eccessiva pressione del fluido refrigerante del reattore;
n livello insufficiente del fluido refrigerante del reattore;
n eccessiva pressione dell’atmosfera del contenitore primario;

NORMA TECNICA
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n eccessiva radioattività del vapore nelle tubazioni del vapore principale;
n eccessivo rateo di fluenza neutronica durante gli avviamenti (quando sono
usati soltanto strumenti con scale lineari commutabili);
n chiusura delle valvole di isolamento delle tubazioni del vapore principale o
delle valvole di emergenza della turbina oppure chiusura rapida delle valvole
di regolazione della turbina, nel campo di potenza;
n guasti specifici dell’apparecchiatura di protezione per arresto di emergenza
quali la diminuzione del volume disponibile in cui viene scaricata l’acqua
spostata dal servomotore idraulico delle barre durante un arresto rapido;
n insufficiente numero di complessi di misura del rateo di fluenza neutronica
collegati al sistema di protezione;
n arresto rapido manuale.

5.4.7 (paragrafo mancante in 45-1) Impianti di salvaguardia


Un impianto di salvaguardia deve poter funzionare durante o dopo un incidente
per limitare le conseguenze dell’incidente stesso. Gli impianti di salvaguardia, i
comandi, la strumentazione e le alimentazioni di emergenza debbono essere pro-
gettati in accordo con i criteri applicabili all’apparecchiatura di protezione per ar-
resto di emergenza.
L’alimentazione di emergenza è essenziale per diversi impianti di salvaguardia,
ma il progetto del sistema di alimentazione di emergenza non viene trattato in
questo documento. Si riporta di seguito un elenco tipico di impianti di salva-
guardia previsti nel progetto di recenti reattori ad acqua bollente che devono es-
sere presi in considerazione.

5.4.7.1 (paragrafo mancante in 45-1) Isolamento del contenitore primario


Le valvole di isolamento delle tubazioni del vapore principale devono essere
chiuse nelle condizioni seguenti:
n insufficiente livello del fluido refrigerante;
n eccessiva pressione dell’atmosfera nel contenitore primario;
n rottura delle tubazioni nel circuito principale di vapore (può essere rivelata
dalla misura di una temperatura elevata in vicinanza delle tubazioni, alta
portata del vapore principale e/o bassa pressione nelle tubazioni del vapore
stesso.
Deve anche essere tenuta in conto una elevata radioattività del vapore principale.

5.4.7.2 (paragrafo mancante in 45-1) Intervento della refrigerazione di emergenza del nocciolo
Il sistema di refrigerazione di emergenza del nocciolo deve essere avviato in con-
seguenza delle seguenti cause:
n eccessiva pressione nell’atmosfera del contenitore primario;
n insufficiente livello del fluido refrigerante del reattore.

9 (articolo mancante in 45-1) Regolazione del reattore


(Questo è un nuovo articolo attualmente non incluso nella Pubblicazione
IEC 231).

9.1 Pressione e potenza


A causa dei vistosi effetti provocati dai vuoti, la potenza di un reattore ad acqua
bollente è direttamente dipendente dalla sua pressione di vapore. Perciò, quando
è previsto un sistema di regolazione per mantenere costante la pressione del va-

NORMA TECNICA
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pore, il reattore adeguerà automaticamente la sua potenza al carico. L’accoppia-
mento tra il carico e la potenza del reattore si effettua attraverso il sistema di ricir-
colazione del refrigerante.
Per assicurare la capacità di seguire il carico, la potenza del reattore può essere
regolata sia per mezzo della temperatura del fluido refrigerante in ricircolazione,
sia per mezzo della sua portata.

9.2 Movimento delle barre di controllo


Il movimento delle barre di controllo per la regolazione automatica della potenza
del reattore può non essere necessario giacché soltanto variazioni di carico supe-
riori alla capacità di autoregolazione (per mezzo della variazione della tempe-
ratura e della portata di ricircolazione) richiedono variazioni della posizione delle
barre e tali variazioni, generalmente, possono essere effettuate manualmente.
Nei reattori ad acqua bollente ad alta densità di potenza può essere necessario
prevenire alti ratei locali di fluenza neutronica. In tali casi vengono normalmente
impiegate apparecchiature di interblocco all’estrazione delle barre.
Queste apparecchiature devono essere predisposte tenendo conto delle condi-
zioni termo-idrauliche del nocciolo in prossimità di punti caldi locali. Apparec-
chiature simili possono essere previste per impedire l’estrazione delle barre
quando la potenza media supera limiti specificati definiti dalle effettive condizio-
ni termo-idrauliche.
Nei reattori di potenza in cui è necessario seguire prefissate sequenze di estra-
zione delle barre per evitare variazioni anormali della distribuzione di reattività o
di potenza, le corrette sequenze di movimento delle barre è opportuno siano as-
sicurate per mezzo di apparecchiature di interblocco fino al livello di potenza in
cui si manifesta una apprezzabile frazione di vuoti.
Nei reattori di potenza nei quali le barre di controllo possono essere azionate du-
rante le operazioni di ricarica del combustibile, devono essere aggiunti i circuiti
di estrazione di barre di comando provvisti di apparecchiature di interblocco per
impedire incidenti durante la ricarica: per esempio il circuito di comando del car-
roponte ed il circuito di comando estrazione barre devono essere interbloccati.

9.3 Indicazione del movimento e della posizione delle barre


Quanto segue si riferisce a reattori in cui il movimento delle barre è normalmente
manuale, una alla volta, come è pratica corrente nei reattori ad acqua bollente.
Informazioni relative alla posizione ed al movimento delle barre di controllo de-
vono essere disponibili in sala manovra per fornire all’operatore mezzi per otte-
nere il prescritto posizionamento delle barre di controllo.
La posizione di ciascuna barra di controllo deve essere indicata all’operatore sot-
to forma di rappresentazione globale del nocciolo in modo continuo oppure su
richiesta dell’operatore stesso.
Devono essere previsti mezzi per la memorizzazione e l’aggiornamento dei dati
relativi alla posizione delle barre.
Un calcolatore in linea può fornire la rappresentazione della posizione delle
barre su richiesta e la memorizzazione dei dati. Quando una barra di controllo è
selezionata per l’azionamento, la sua posizione deve essere presentata e con essa
possono essere presentate le posizioni delle barre adiacenti. Deve essere previsto
un allarme per ogni movimento anormale delle barre.

NORMA TECNICA
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È opportuno che per ogni barra sia messa in evidenza l’indicazione delle seguen-
ti condizioni o delle loro equivalenti, specialmente quando non è disponibile una
rappresentazione completa della loro posizione.
a) indicazione delle barre completamente inserite;
b) indicazione delle barre completamente estratte;
c) indicazione delle barre selezionate per l’azionamento;
d) indicazione delle barre in movimento non comandato;
e) indicazione di barra inserita dal sistema di arresto rapido.

9.4 Controllo della distribuzione del rateo di fluenza


Per determinare il posizionamento delle barre di controllo che produrrà la desi-
derata distribuzione di potenza e permetterà l’esercizio più economico può es-
sere usato un calcolatore.
Usando le informazioni relative alle barre selezionate, alla loro posizione ed al
posizionamento voluto, il calcolatore può essere usato per azionare le apparec-
chiature di interblocco alla estrazione, menzionate nel par. 9.2.

NORMA TECNICA
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ALLEGATO
B TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 C PRIMA EDIZIONE 1974
TERZO SUPPLEMENTO ALLA PUBBLICAZIONE 231 (1967)
PRINCIPI GENERALI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI NUCLEARI
STRUMENTAZIONE DEI REATTORI DI POTENZA RAFFREDDATI A GAS
E MODERATI A GRAFITE

1 Introduzione

1.1 Generalità
Per i reattori oggetto della presente Pubblicazione lo scopo del Supplemento è
quello di aggiungere delle prescrizioni a quelle già esistenti nelle Pubblicazioni
IEC 231 (1967) e 231 A (1969).
La numerazione dei paragrafi del presente Supplemento è in armonia con quella
dei paragrafi della Pubblicazione IEC 231 cui si riferiscono. I paragrafi di carattere
generale, che dovranno essere inseriti nella Pubblicazione IEC 231 dopo la revi-
sione, sono contrassegnati da un asterisco.

1.2 Oggetto
Il presente Supplemento riguarda solo le prescrizioni per la strumentazione dei
seguenti tipi di reattori raffreddati a gas e moderati a grafite:
n Tipo 1: reattori aventi combustibile di uranio naturale metallico rivestito con
lega di magnesio;
n Tipo 2: reattori aventi combustibile di ossido di uranio arricchito rivestito con
acciaio inossidabile.

1.3 Caratteristiche generali

1.3.4 Per la maggior parte dei reattori di tipo 2 e per qualcuno dei reattori di tipo 1
l’eccezione fatta alla prescrizione del paragrafo 1.3.4 della Pubblicazione IEC 231
è giustificata e valida in quanto i mezzi che occorrono per la misura diretta delle
temperature del combustibile o della guaina del combustibile non sono normal-
mente previsti. La temperatura del combustibile può essere adeguatamente de-
dotta dalle altre misure meno dirette e più affidabili, per esempio dalla tempe-
ratura del refrigerante. Di solito si include nel circuito primario del reattore, come
funzione protettiva, una misura indiretta della portata del gas.

2 Misure del rateo di fluenza di neutroni

2.4 Strumentazione di misura del rateo di fluenza neutronica

* 2.4.1.1 Il rateo di fluenza neutronica può essere ricavato dalla misura delle fluttuazioni
dei segnali del rilevatore. Questo metodo viene chiamato della varianza e della
media dei quadrati.

* 2.4.2 Complessi di misura lineari di corrente


Le tarature delle soglie di scatto possono essere controllate dai dispositivi auto-
matici, i quali evitano i frequenti interventi dell’operatore. In tal modo si man-
tiene un margine prestabilito tra il rateo di fluenza neutronica esistente e la soglia

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di scatto. Se la velocità di aumento del rateo di fluenza neutronica supera la ve-
locità ammissibile prefissata, il margine si riduce automaticamente fino a che si
verifica lo scatto.
a) Questi complessi dovrebbero avere i mezzi occorrenti per tarare validamente
un limite massimo oltre il quale la soglia di scatto non può essere automatica-
mente modificata.
b) Uno scatto per margine eccessivo deve essere iniziato se il margine di scatto
supera una quantità fissata ammissibile.
c) Può essere previsto un sistema di variazione automatica del margine quale
funzione del livello di potenza del reattore.

* 2.4.4 Complessi di misura ad impulsi o complessi di misura a bassa potenza equivalenti


In quei reattori, in cui alcune barre di controllo restano estratte durante le norma-
li fermate, deve essere previsto un complesso di misura a bassa potenza per
fornire una protezione basata sul livello di scatto del flusso.

* 2.4.5 Complessi di misura del tipo a varianza


In questi complessi viene impiegato un segnale comprendente molti eventi ca-
suali sovrapposti; la varianza è proporzionale al numero di eventi e quindi pro-
porzionale al rateo di fluenza neutronica.
I complessi tipici amplificano la parte fluttuante del segnale del rivelatore ed
estraggono o il valore della media dei quadrati, o la radice quadrata della media
dei quadrati, o una grandezza media rappresentative delle fluttuazioni. I segnali
in uscita possono essere lineari, lineari con campi commutabili; oppure logaritmi-
ci. Il campo di funzionamento è limitato verso il basso dalla sensibilità del rivela-
tore e dal rapporto segnale-disturbo. Il limite superiore di funzionamento è fun-
zione della saturazione del rivelatore e si estende nel campo di potenza.
Particolare attenzione deve essere anche prestata alle costanti di tempo e alla po-
sizione dei rivelatori quando si utilizza il metodo della varianza. La tecnica della
varianza accentua la parte del segnale dovuto alla rivelazione dei neutroni rispet-
to alla parte di segnali prodotta dai raggi gamma e a causa di ciò i campi di va-
riazione di funzionamento hanno un limite inferiore più esteso in confronto a
quello della tecnica delle misure a corrente continua. Nei casi in cui i rivelatori
devono funzionare ad alte temperature, il metodo della varianza riduce il proble-
ma delle dispersioni in continua, utilizzando soltanto la parte fluttuante dei se-
gnali.

3 Misura delle temperature

3.5.3 Temperatura del refrigerante all’uscita dei canali


Come è stato detto in 1.3.4, le misure della temperatura del refrigerante all’uscita
dei canali hanno un’importanza maggiore di quanto non si deduca dalla Pubbli-
cazione IEC 231.
a) Le misure della temperatura del refrigerante dei canali si possono utilizzare
per valutare le condizioni di funzionamento degli elementi di combustibile e
per farne la storia.
La temperatura del refrigerante dei canali nel punto in cui si eseguono le mi-
sure dovrebbe rispecchiare la temperatura media del gas all’uscita nel campo

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di portata compreso tra il 20% e il 100% della portata. Dovrebbero essere pre-
si in considerazione gli effetti delle radiazioni termiche in corrispondenza dei
punti in cui vengono eseguite le misure.
b) L’impiego delle temperature del refrigerante in uscita dai canali per le misure
da usarsi per la protezione richiede che sia garantita la presenza di una suffi-
ciente portata di refrigerante tutte le volte che le apparecchiature di prote-
zione del reattore sono in servizio (4.2.1).
In alcuni casi le soglie di scatto possono essere modificate in funzione della
portata del refrigerante o della potenza del reattore e questi dispositivi de-
vono essere progettati in accordo con le prescrizioni dei sistemi di protezione
del reattore.
c) Le caratteristiche di risposta (in funzione del tempo) della misura della tem-
peratura del refrigerante alla uscita del canale devono essere proporzionate ai
compiti di protezione o di regolazione che devono essere assolti nel campo
dal 20% al 100% della portata.
d) Le misure della temperatura del refrigerante dei canali possono essere utiliz-
zate per effettuare la regolazione della portata del canale (4.2.1).
e) Si può fare una media delle misure della temperatura del refrigerante di un
certo numero di canali ai fini della regolazione.

4 Misure relative al refrigerante

4.2.1 Generalità
a) Devono essere forniti degli interblocchi o un sistema automatico adeguato,
conforme alle norme di cui in 5. per i sistemi di protezione, per arrestare il
reattore quando non è disponibile una portata di gas di refrigerazione ade-
guata per assicurare un valido funzionamento del sistema di protezione della
temperatura del reattore. I mezzi per conformarsi a questa prescrizione pos-
sono essere le misure dirette o indirette, per esempio la posizione delle val-
vole del refrigerante, la pressione del refrigerante e il numero delle soffianti
in servizio.
b) Nei reattori che sono dotati di dispositivi di regolazione della portata di singo-
li canali, con il reattore in servizio, il dispositivo di regolazione dovrebbe es-
sere installato in modo che esso non possa provocare seri danni al combusti-
bile. Quando il guasto di un dispositivo di regolazione può provocare un
danno serio, si debbono prendere le seguenti precauzioni:
1) ridurre la velocità di funzionamento;
2) prevedere un interblocco proporzionato alla entità del pericolo o del dan-
no in modo da impedire un’ulteriore regolazione che potrebbe provocare
un aumento della temperatura del refrigerante all’uscita dei canali al di là
dei limiti prefissati.

4.6 Purezza del refrigerante


a) Si devono tener presenti gli effetti di un eventuale deposito di carbone solido
sugli isolanti elettrici esposti al gas.
b) Dovrebbe essere prevista la strumentazione per misurare la concentrazione di
miscele deliberatamente introdotte e rilevare la presenza di sostanze nocive,
quali metano o umidità.

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4.7 Attività del refrigerante
Si deve misurare l’attività globale del refrigerante per entrambi i tipi di reattore.
Nei reattori di tipo 1 si dovrebbe prevedere uno scatto per alta attività del refri-
gerante e questo può essere previsto anche per i reattori di tipo 2.
Generalmente viene previsto un sistema sequenziale per localizzare rotture del
combustibile. Per i reattori di tipo 1 dovrebbe essere previsto un sistema auto-
matico sequenziale, mentre per i reattori di tipo 2, tenuto conto della lenta
propagazione della rottura della guaina del combustibile, è sufficiente un sistema
manuale.

5 Sistema di protezione

5.4.2 Sistema di arresto


Nei reattori raffreddati a gas devono essere misurate le grandezze che danno in-
formazioni affidabili per iniziare un arresto rapido del reattore, nel caso che i li-
miti prestabiliti di sicurezza vengano oltrepassati. Dovrebbero essere anche misu-
rate grandezze anticipatrici che dovrebbero iniziare l’arresto rapido del reattore.
Qui di seguito si fornisce un elenco delle grandezze che sono state utilizzate a tal
fine nei reattori raffreddati a gas e moderati a grafite in esercizio. L’elenco non è
in nessun modo restrittivo e alcune grandezze possono essere omesse se provo-
cano numerosi arresti rapidi incompatibili con il soddisfacente funzionamento
del reattore:
n temperatura della incamiciatura del combustibile (soltanto reattori di tipo 1);
n temperatura del gas all’uscita dei canali;
n livelli e periodi del rateo di fluenza neutronica (flusso);
n perdita di più del 50% delle soffianti;
n chiusura di oltre il 50% delle valvole di regolazione del gas;
n perdita totale o rapida dell’acqua alimento;
n alta e bassa pressione del refrigerante;
n attività globale del refrigerante (facoltativo, soltanto per i reattori di tipo 1).

5.4.7 Apparecchiature di salvaguardia


Una apparecchiatura di salvaguardia deve funzionare durante o dopo un inci-
dente per ridurne le conseguenze. Le apparecchiature di salvaguardia, la loro
strumentazione e l’alimentazione elettrica di emergenza devono essere progettate
in conformità con le norme di sicurezza. L’alimentazione elettrica di emergenza è
essenziale a molte apparecchiature di salvaguardia, ma la progettazione del siste-
ma di alimentazione elettrica di riserva non viene esaminata in questa Pubblica-
zione.
Qui di seguito si fornisce un elenco delle apparecchiature di salvaguardia abitual-
mente installate in centrali con reattori ad acqua bollente e delle quali si deve
tener conto.

5.4.7.3 Apparecchiature di salvaguardia per l’avviamento della refrigerazione


di emergenza del nocciolo
Dopo che un arresto rapido del reattore è stato provocato dal sistema di prote-
zione in seguito ad una depressurizzazione del circuito primario, dovrebbe es-
sere avviata la refrigerazione di emergenza entro un periodo di tempo compati-
bile con le caratteristiche termiche dell’impianto. In questa prescrizione vanno
prese anche in considerazione la circolazione del refrigerante, un confacente ali-
mento della caldaia e lo smaltimento finale del calore.

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Per impedire l’ingresso di aria dopo un incidente per depressurrizzazione occor-
rerebbe un adeguato rifornimento di gas refrigerante.

5.4.7.3 Macchina per la carica del combustibile


Nei reattori, il cui combustibile viene ricaricato in esercizio da una macchina
esterna, vanno previsti dei validi interblocchi conformi alle norme di sicurezza
per impedire che la macchina per la carica si muova quando è collegata con il
circuito dei gas del reattore.

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ALLEGATO
C TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 D PRIMA EDIZIONE 1975
QUARTO SUPPLEMENTO ALLA PUBBLICAZIONE 231 (1967)

PRINCIPI GENERALI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI NUCLEARI


DI POTENZA AD ACQUA IN PRESSIONE

1 Introduzione

1.1 Generalità
Scopo del presente Supplemento è di formulare raccomandazioni relative ai reat-
tori ad acqua in pressione, ad integrazione di quelle contenute nelle Pubblicazio-
ni IEC 231 e 231 A.
La numerazione dei paragrafi del presente Supplemento è in accordo con quella
dei paragrafi delle Pubblicazioni IEC 231 e 231 A cui si riferiscono.
I paragrafi di applicabilità generale, destinati ad essere inclusi nelle Pubblicazioni
231 e 231 A quando saranno riedite, sono contrassegnati con un asterisco.

1.2 Oggetto
Il presente Supplemento si riferisce ai principi generali della strumentazione
impiegata nei reattori ad acqua in pressione aventi le seguenti caratteristiche.
a) Refrigerante costituito da acqua leggera in pressione avente anche funzioni di
moderatore e assenza, all’interno del recipiente in pressione del reattore, di
una ebollizione apprezzabile. Il vapore per l’azionamento delle turbine è pro-
dotto in scambiatori di calore.
b) Combustibile e refrigerante primario racchiusi in un circuito (circuito prima-
rio) ad elevata integrità, a sua volta generalmente racchiuso in una struttura di
contenimento di elevata integrità.
c) Combustibile solido ceramico racchiuso in guaine metalliche.
d) Geometria fissa combustibile-moderatore-riflettore.
e) Regolazione della reattività in esercizio ottenuta per mezzo di servomotori
telecomandati che azionano elementi di controllo nel nocciolo.
f) Regolazione addizionale di reattività ottenuta talvolta per mezzo di materiali
assorbitori di neutroni aventi posizione fissa e/o per mezzo di concentrazioni
lentamente variabili di materiali assorbitori di neutroni disciolti nel modera-
tore.

1.3 Prescrizioni generali

1.3.4 La temperatura delle guaine del combustibile, è considerata il parametro di


massima importanza.
Essa non viene misurata direttamente, ma ricavata da misure di temperatura,
pressione e portata del fluido refrigerante primario, come pure da misure della
potenza globale generata e della sua distribuzione spaziale.
Dalle misure nucleari e termiche e da misure intese a verificare che viene mante-
nuta una adeguata configurazione di barre in relazione al livello di potenza e ad
altre condizioni del reattore si ottiene conferma che la generazione di potenza e
la distribuzione spaziale di densità di potenza si mantengono entro limiti accetta-
bili.

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Misure che evidenziano la presenza di squilibri significativi tra la generazione di
potenza e la richiesta di potenza possono essere usate per realizzare funzioni
protettive secondarie.
Queste misure includono alto e basso volume di refrigerante nel sistema prima-
rio, normalmente ricavato da misure di livello nel pressurizzatore. Inoltre, condi-
zioni che conducono ad uno squilibrio tra la generazione di potenza e la richie-
sta di potenza possono essere misurate ed impiegate come funzioni protettive
secondarie. Queste condizioni possono includere lo scatto della turbina e la per-
dita del sistema di asportazione del calore (che possono essere indicate da basso
livello nei generatori di vapore o bassa portata di alimento).
Sovrappressioni del circuito primario sono evitate mediante azionamento delle
valvole di sicurezza e/o riducendo la potenza del reattore.
Una falla nel sistema primario di dimensioni tali da superare la capacità del siste-
ma di riempimento provoca bassa pressione nel circuito primario, basso livello
nel pressurizzatore ed alta pressione nel contenitore primario. Il contenitore pri-
mario, progettato per resistere alla temperatura, pressione, ecc., che si verificano
in conseguenza di falle nel circuito primario, deve essere provvisto di strumenta-
zione per fare intervenire il sistema di protezione in modo da assicurare l’inte-
grità del contenimento a breve e lungo termine dopo un incidente.
Benché non si possa sempre realizzare una misura diretta della integrità del con-
tenimento, devono essere misurate delle variabili di processo che indichino una
condizione:
a) che di per sé stessa supererebbe i limiti di resistenza di una delle tre barriere
(guaine del combustibile, circuito primario e contenitore primario).
ovvero:
b) che, se lasciata evolvere, si tradurrebbe in una condizione che supererebbe i
limiti di resistenza di una delle tre barriere.
Con una adeguata scelta di misure legate a questi due tipi di condizioni
dovrebbe essere possibile, nella maggior parte delle situazioni anormali, assi-
curare sia le funzioni protettive principali che quelle secondarie delle barriere fi-
siche in modo da impedire il rilascio incontrollato di radiazioni.

* 1.3.5 La maggior parte delle funzioni del sistema di regolazione richiedono la misura
delle stesse variabili di processo che sono utilizzate per il sistema di protezione, e
in molti casi con una precisione, velocità di risposta, ecc. simili. Riducendo il nu-
mero delle misure di una variabile particolare, possono essere anche ridotti i
problemi relativi al montaggio dei dispositivi di misura (come ad esempio la de-
terminazione di una posizione ottimale, la preparazione di strutture di supporto e
il mantenimento della funzione protettiva in condizioni di fattori ambientali
avversi).
Ciò suggerisce l’adozione delle stesse misure di processo ridondanti sia per le
funzioni di regolazione che per quelle di sicurezza, quando ciò sia possibile sen-
za trasgredire le prescrizioni del sistema di protezione.
In questo caso le motivazioni tecniche e di sicurezza dovrebbero essere specifi-
cate e le prescrizioni riportate in 5.5.1 del presente documento dovrebbero es-
sere rispettate dal progetto.

* 1.3.6 Durante il periodo iniziale di funzionamento dell’impianto si dovranno adottare


accorgimenti adatti a dimostrare che sono stati soddisfatti gli obiettivi per un sicu-
ro funzionamento del sistema.
A questo scopo potrà essere necessario installare, sia temporaneamente che per-
manentemente, delle altre apparecchiature.

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* 1.3.7 I rivelatori essenziali per la regolazione e la protezione, per i quali non siano stati
montati dei gruppi di riserva, dovrebbero essere installati in modo da consentire
sostituzioni senza la necessità di rimuovere il nocciolo.

2 Misure del rateo di fluenza di neutroni

* 2.1.2 Per il funzionamento sicuro di un reattore è necessario che il rateo di fluenza


e neutronica (o rateo di fissione) sia conosciuto in un campo molto ampio. Nel
* 2.1.4 caso che vengano impiegati più di un complesso di misura per l’intero campo del
flusso neutronico, i segnali del sistema di protezione dovrebbero provenire dai
complessi di misura che sono in grado di dare misure valide in corrispondenza
del rateo di fluenza al quale il reattore è in funzione. Si dovrebbero adottare dei
provvedimenti per evitare il trasferimento della funzione di protezione da una se-
rie di complessi di misura a quelli per il campo immediatamente superiore fino a
che non sia certo che tali complessi di misura sono in funzione. Oltre alle misure
del rateo di fluenza, è consigliabile nel campo di bassa potenza (al di sotto del
livello in cui la potenza termica prodotta è apprezzabile) indicare anche il tasso
di variazione del rateo di fluenza (costante di tempo del reattore).

2.2.1 In un reattore ad acqua in pressione, i rivelatori neutronici che misurano il rateo


di fluenza nel campo di potenza possono essere combinati per dare una lettura
mediata lungo una apprezzabile parte dell’altezza del nocciolo o sull’intero vo-
lume del nocciolo.
A seconda delle prescrizioni relative al progetto del sistema di protezione e rego-
lazione, si potranno avere quindi sia rivelatori esterni al nocciolo di altezza effet-
tiva circa uguale all’altezza totale del nocciolo, oppure rivelatori distribuiti all’in-
terno del nocciolo.

* 2.2.3 I rivelatori di basso rateo di fluenza usati nel campo delle sorgenti possono es-
sere messi fuori servizio quando il reattore funziona a potenze superiori a quelle
corrispondenti al campo dei rivelatori stessi. Per alcuni tipi di rivelatori, ciò può
essere realizzato interrompendo l’alta tensione, se i complessi di misura per i li-
velli superiori di rateo di fluenza sono correttamente funzionanti e se la funzione
protettiva è stata trasferita a questi complessi di misura. Tale operazione può
servire a prolungare la vita effettiva dei rivelatori, senza doverli fisicamente
spostare.

* 2.4.1.1 Il rateo di fluenza dei neutroni può essere rilevato misurando le fluttuazioni del
segnale dei rivelatori. Questo metodo viene chiamato metodo della varianza o
metodo della media dei quadrati.

2.4.2 a) In un reattore ad acqua in pressione di grandi dimensioni i rivelatori del noc-


ciolo in prossimità del recipiente a pressione del reattore rivelano principal-
mente neutroni veloci generati nelle zone esterne del nocciolo del reattore e
termalizzati nelle zone prossime ai rivelatori. La relazione esistente tra la cor-
rente dei rivelatori neutronici e la potenza globale prodotta, può essere alte-
rata a causa di effetti che possono essere non direttamente proporzionali alla
potenza globale prodotta come ad esempio variazioni nella posizione delle
barre di comando, variazioni nella temperatura del refrigerante e della di-
stribuzione spaziale dello xeno. Queste cause di alterazioni della taratura de-
vono essere considerate come parte dell’errore del complesso di misura, a
meno che non siano previsti mezzi di compensazione.
La precisione della misura di corrente dei rivelatori deve essere compatibile
con le prescrizioni relative alle funzioni protettive.

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* 2.4.2 b) Inoltre, dato che l’irraggiamento del combustibile e le caratteristiche dei rive-
latori cambiano col tempo, la relazione esistente tra la corrente dei rivelatori
dei neutroni e la potenza globale prodotta può variare. Per compensare tale
effetto, può essere necessaria una periodica ritaratura dei complessi di misura
di neutroni.

2.4.3.2 Complessi di misura logaritmici di corrente


In un reattore ad acqua in pressione gli scatti di livello di tali complessi sono di
solito sufficienti per la protezione nei campi intermedi dei livelli di potenza e
pertanto gli scatti basati sulla costante di tempo o sulla velocità di avviamento
possono anche non essere necessari.
Comunque la costante di tempo o la velocità di avviamento possono essere mi-
surate e indicate all’operatore per assisterlo nella valutazione degli effetti provo-
cati dalle variazioni nella reattività, come ad esempio quelli causati dagli sposta-
menti delle barre di comando o da modifiche nella concentrazione di boro.

2.7 I rivelatori esterni al nocciolo possono essere impiegati per la stima di uno squi-
librio nella distribuzione di potenza nel nocciolo che superi i limiti consentiti e
per provocare uno scatto del reattore oppure per ridurre il livello di scatto di al-
cune altre funzioni di protezione di una quantità correlata alla entità dello squi-
librio nella distribuzione di potenza. All’interno del nocciolo possono essere pre-
visti dei sistemi di misura del rateo di fluenza per valutare la distribuzione del
rateo di fluenza dei neutroni nel nocciolo e per consentire una valutazione più
accurata della distribuzione dettagliata di potenza. Il sistema può essere compo-
sto da rivelatori fissi che diano segnali continui oppure da sistemi a scansione
che diano informazioni solo quando posti in funzione. Il sistema viene anche uti-
lizzato per contribuire ad ottenere la massima potenza del reattore e per facilitare
una efficace gestione del combustibile.

3 Misure di temperatura

3.1 Considerazioni di carattere generale


In un reattore ad acqua in pressione il fluido refrigerante serve anche da mode-
ratore ed il principale scopo del sistema di regolazione del reattore è quello di
mantenere una data relazione tra la temperatura del refrigerante e il livello di po-
tenza del reattore.

3.3 Misura della temperatura del combustibile


Come già detto in 1.3.4 nei reattori ad acqua in pressione non viene general-
mente effettuata la misura della temperatura del combustibile.

3.5 Misura della temperatura del refrigerante

3.5.2 Temperatura in ingresso e in uscita del refrigerante del reattore


Nei reattori ad acqua in pressione le temperature in ingresso e in uscita del cir-
cuito del refrigerante vengono misurate sia per la regolazione che per la prote-
zione. Quando si verifica una stratificazione della temperatura nelle tubazioni in
uscita dal recipiente a pressione del reattore e nelle tubazioni in uscita dai gene-
ratori di vapore, si dovrà adottare della strumentazione adeguata ad ottenere mi-
sure di temperatura tali da consentire di ridurre gli effetti di tale stratificazione. A
questo scopo, si dovrebbe misurare la temperatura di ingresso al recipiente a
pressione del reattore a valle delle pompe del sistema del refrigerante primario.
Dato che potrebbe non essere possibile ottenere in modo pratico una media del-

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la distribuzione spaziale della temperatura in uscita dal recipiente a pressione, il
numero e la disposizione dei rivelatori della temperatura dovrebbero essere tali
da rendere minimo l’effetto delle variazioni a breve termine nella distribuzione di
potenza del nocciolo.
Misure del sistema di refrigerazione possono essere usate per ottenere una pro-
tezione di temperatura contro incontrollati aumenti di potenza e/o temperatura.
Se i limiti consentiti dalle misure della temperatura sono funzione di parametri
quali la distribuzione di potenza del reattore, il livello di scatto dovrebbe essere
automaticamente ridotto da segnali che indicano una distribuzione di potenza
sfavorevole. In alternativa, il livello di scatto dovrebbe basarsi sulla distribuzione
di potenza più sfavorevole prevedibile, compatibilmente con le restrizioni opera-
tive dei componenti di regolazione nel nocciolo e la idoneità dei metodi di sor-
veglianza sulla distribuzione di potenza.

3.5.3 Temperatura all’uscita dei canali combustibile del fluido refrigerante


Spesso nei reattori ad acqua in pressione gli elementi di combustibile nel noccio-
lo non sono racchiusi per separarli gli uni dagli altri.
In tali casi, se vengono effettuate misure delle temperature in uscita, non tutti i
canali del combustibile dovranno essere dotati di strumentazione. Il numero delle
misure della temperatura in uscita e la loro distribuzione dovrebbero essere scelti
in modo da dare un campione rappresentativo della distribuzione radiale della
temperatura nel reattore.
Non sempre è possibile ottenere una taratura diretta dei rivelatori di temperatura
installati nel nocciolo. In sostituzione si può eseguire una taratura indiretta para-
gonando le indicazioni di questi rivelatori con le indicazioni dei rivelatori della
temperatura del refrigerante primario nelle condizioni isotermiche di funziona-
mento e con le misure della distribuzione della potenza nel nocciolo eseguite da
un sistema di misura del rateo di fluenza neutronica o gamma quando la potenza
del reattore si avvicina o si trova al suo massimo.

4 Misure del refrigerante

4.2 Portata del fluido refrigerante


In un reattore ad acqua in pressione a molti circuiti con pompe aventi portate
volumetriche costanti in ciascun circuito, può non essere possibile ottenere una
misura precisa della portata per tutto l’intero campo delle condizioni di esercizio
dei circuiti stessi.
In tale caso le misure della caduta di pressione attraverso una curva di un tubo o
su un generatore vapore o misure di velocità delle pompe (con adeguati accorgi-
menti se sono comprese valvole di isolamento) possono essere impiegate per
azionare il sistema di protezione e la verifica della osservanza delle condizioni di
progetto della portata si ottiene mediante altri mezzi durante l’avviamento
dell’impianto. Quando non tutti i circuiti refrigeranti sono in servizio durante il
funzionamento del reattore, i livelli di intervento del sistema di protezione de-
vono essere regolati per tener conto della ridotta portata del refrigerante.
Se questo tipo di funzionamento è poco frequente e viene adottato solo in con-
dizioni particolari, fino a che le operazioni di manutenzione per riavviare il cir-
cuito inattivo possono essere eseguite, la regolazione del livello di scatto può es-
sere compiuta manualmente sotto stretto controllo procedurale. Il riavviamento
del circuito inattivo deve essere regolato dai criteri indicati in 5.9. Se il sistema di

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regolazione è progettato in modo da ridurre automaticamente la potenza del re-
attore quando un circuito refrigerante è fuori servizio, la riduzione nel livello di
scatto deve essere automatica.

4.6 Purezza del fluido refrigerante


Il controllo chimico del refrigerante primario è molto importante.
Devono essere previsti dei mezzi per la misura continua o intermittente degli ad-
ditivi chimici e delle impurità nel refrigerante primario.

4.8 Controllo della reattività


Le variazioni della concentrazione del materiale assorbitore dei neutroni disciolto
e della temperatura del refrigerante costituiscono mezzi importanti per la regola-
zione della reattività. Si devono prevedere delle misure continue o intermittenti
di questi due parametri. Tali misure sono necessarie soprattutto nelle condizioni
che seguono l’arresto del reattore.
In alcuni progetti l’azione delle barre di comando sulla reattività può non essere
sufficiente per mantenere in modo sicuro il reattore in condizioni di arresto. Dei
mezzi di iniezione di assorbitori di reattività possono essere necessari.

5 Sistema di protezione

5.4.2 Sistema per l’arresto di sicurezza


Qui di seguito viene dato un elenco tipico dei parametri che possono essere uti-
lizzati per provocare l’arresto rapido nel caso in cui i limiti prefissati vengano su-
perati. Se qualcuno dei parametri non è applicabile alla configurazione dell’im-
pianto, esso può essere omesso. Saranno invece aggiunti altri parametri se essi
sono necessari a soddisfare i criteri del sistema di protezione.
1) Elevato rateo di fluenza dei neutroni nel campo di sorgente, campo interme-
dio e campo di potenza.
2) Elevata velocità di avviamento e/o bassa costante di tempo.
3) Margine termico(1).
4) Bassa pressione del refrigerante primario.
5) Alta pressione del refrigerante primario.
6) Alto livello d’acqua nel pressurizzatore.
7) Insufficiente portata del refrigerante primario.
8) Inadeguata alimentazione elettrica alle pompe del refrigerante primario.
9) Bassa portata alimento.
10) Basso livello d’acqua nel generatore di vapore.
11) Scatto del turbogeneratore(2).
12) Arresto manuale.
Inoltre, in alcuni progetti, l’avviamento di altri sistemi di sicurezza, come ad
esempio la refrigerazione di emergenza del nocciolo, l’isolamento del contenitore
e la refrigerazione del contenitore, provocano l’intervento del sistema di arresto
di sicurezza.

(1) Lo scatto del margine termico può essere usato per la protezione contro la eccessiva ebollizione nel nocciolo, contro l’allon-
tanamento dalle condizioni di ebollizione nucleata e contro una eccessiva densità di potenza.
(2) Lo scatto del turbogeneratore può non essere necessario negli impianti aventi una sufficiente capacità di scarico del vapore
o negli impianti dove è prevista una veloce diminuzione di potenza.

NORMA TECNICA
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* 5.4.7 Impianti di salvaguardia
Un impianto di salvaguardia deve funzionare durante o dopo un incidente per
limitarne le conseguenze. I comandi, la strumentazione e l’alimentazione di
emergenza degli impianti di salvaguardia dovranno essere progettati in confor-
mità agli applicabili criteri del sistema di protezione.
L’alimentazione di emergenza è essenziale per parecchi impianti di salvaguardia,
ma il progetto di detto sistema di alimentazione di emergenza non viene consi-
derato nel presente documento.
Qui di seguito viene riportato un elenco tipico di impianti di salvaguardia che
sono stati adottati nel progetto e nella costruzione di reattori ad acqua in pres-
sione e che devono essere tenuti presenti.

5.4.7.1 Isolamento del contenitore


L’isolamento del contenitore dovrebbe essere avviato in conseguenza delle se-
guenti condizioni:
n avviamento della refrigerazione di emergenza del nocciolo;
n avviamento della refrigerazione del contenitore.

5.4.7.2 Avviamento del sistema di refrigerazione di emergenza del nocciolo


Il sistema di refrigerazione di emergenza del nocciolo dovrebbe essere messo in
funzione quando una o più delle seguenti condizioni si verificano:
n alta pressione nell’atmosfera del contenitore (di solito dal 10% al 25% della
pressione di progetto);
n bassa pressione e basso livello d’acqua nel pressurizzatore coincidenti;
n bassa pressione nel sistema primario.

5.4.7.3 Avviamento del sistema di refrigerazione del contenitore


Se previsti i ventilatori per la refrigerazione del contenitore dovrebbero essere
messi in funzione per le stesse ragioni che causano l’avviamento del sistema di
emergenza per la refrigerazione del nocciolo.
Se previsto, il sistema di spruzzamento del contenitore dovrebbe essere messo in
funzione da alta pressione nel contenitore (di solito il 50% della pressione di pro-
getto).

5.4.7.4 Avviamento del sistema ausiliario di acqua di alimento per i generatori di vapore
Il sistema ausiliario di acqua di alimento dovrebbe essere messo in funzione
quando si verificano le seguenti condizioni:
n basso livello di acqua nei generatori vapore;
n indisponibilità o fuori servizio d’una pompa alimento;
n avviamento del sistema di refrigerazione d’emergenza del nocciolo.

* 5.5 Misura delle variabili di protezione


Quando le variabili che sono misurate per l’impiego nel sistema di protezione
vengono anche utilizzate nel sistema di regolazione, per le ragioni specificate in
1.3.5, si devono adottare nel progetto misure per evitare che l’azione di sicurezza
ne venga in qualche modo influenzata. Tali misure dovrebbero comprendere
mezzi per isolare elettricamente il sistema di protezione dalle apparecchiature del
sistema di regolazione, nonché mezzi per il trattamento di guasti insicuri del
sistema di protezione (sia singoli che multipli causati da un evento singolo) se
tali guasti possono anche causare una azione di regolazione che richieda un in-
tervento di protezione. Altri provvedimenti potrebbero anche comprendere dei
circuiti ridondanti supplementari e una diversificazione delle misure.

NORMA TECNICA
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5.9 Sistema di interblocco di sicurezza
Poiché variazioni sia nella temperatura del refrigerante sia nella concentrazione
del materiale di assorbimento dei neutroni nel refrigerante influenzano le carat-
teristiche di moderazione e di assorbimento dei neutroni del nocciolo del reat-
tore, si devono prevedere degli interblocchi per evitare l’improvvisa introduzione
di acqua fredda, o senza assorbitori, nel nocciolo.

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ALLEGATO
D TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 E PRIMA EDIZIONE 1977
QUINTO SUPPLEMENTO DELLA PUBBLICAZIONE 231 (1967)
PRINCIPI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI NUCLEARI
DI POTENZA AD ALTA TEMPERATURA
E A CICLO INDIRETTO RAFFREDDATI A GAS (HTGR)

1 Introduzione

1.1 Generalità
Scopo del presente Supplemento è di fornire le norme relative ai reattori nucleari
di potenza ad alta temperatura, a ciclo indiretto raffreddati a gas (HTGR), in ag-
giunta a quelle contenute nelle pubblicazioni IEC 231 e 231 A.
La numerazione dei paragrafi di questo Supplemento è conforme agli articoli del-
la Pubblicazione IEC 231, ai quali si riferisce.
I paragrafi che sono di validità generale e dovranno pertanto essere inseriti nella
Pubblicazione IEC 231, in occasione della sua revisione, sono indicati con un
asterisco.

1.2 Oggetto
Questo Supplemento contiene le prescrizioni di carattere generale relative alla
strumentazione dei reattori nucleari ad alta temperatura raffreddati a gas, nei qua-
li il refrigerante primario è l’elio ad alta pressione, il quale circola attraverso il
nocciolo del reattore moderato a grafite ed i generatori di vapore.
Il vapore dei generatori di vapore è utilizzato per l’azionamento dei turboalterna-
tori principali o di altri impianti. Il combustibile arricchito è non metallico e può
essere rivestito di grafite ceramica, oppure con altri materiali non metallici resi-
stenti alle alte temperature.

2 Misura di rateo di fluenza neutronica

2.4 Strumentazione per la misura del rateo di fluenza neutronica

* 2.4.1.1 Il rateo di fluenza neutronica può essere rilevato misurando le fluttuazioni del
segnale proveniente dal rivelatore. Questo metodo viene chiamato metodo della
varianza oppure metodo del valore quadratico medio.

* 2.4.5 Complessi di misura a varianza


In un segnale, nel quale si sovrappongono molti eventi casuali, la varianza è pro-
porzionale al numero degli eventi ed è quindi proporzionale al rateo di fluenza
neutronica.
Dei complessi di misura opportuni amplificano la parte fluttuante del segnale del
rivelatore ed estraggono o il valore quadratico medio o il quadrato dell’ampiezza
media delle fluttuazioni. L’uscita può essere lineare, lineare con campi di misura
commutabili oppure logaritmica. Il campo di funzionamento è limitato verso il
basso della sensibilità del rivelatore e dal rapporto segnale-rumore. Il limite supe-
riore di funzionamento è funzione della saturazione del rivelatore e si estende
fino al campo di produzione della potenza.
In particolare considerazione deve essere presa la scelta delle costanti di tempo
dei complessi di misura se si utilizza il metodo della varianza.

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La tecnica basata sulla varianza accentua quella parte del segnale che proviene
dal rilevamento dei neutroni rispetto a quella derivante dal rilevamento dei raggi
gamma e, a causa di ciò, la parte inferiore del campo di funzionamento è più
estesa di quella che si ottiene con la tecnica di misura a corrente continua. Nelle
applicazioni che richiedono l’impiego di rivelatori in ambienti ad alta temperatu-
ra, il metodo della varianza elimina il problema della corrente continua di disper-
sione mediante l’utilizzazione della sola parte fluttuante del segnale.

* 2.4.6 Complessi di misura combinati, a varianza ed a conteggio di impulsi


Il segnale della varianza proviene di solito da una camera a fissione e il più basso
campo di misura del rateo di fluenza neutronica ad esso relativo si estende molto
al di sotto del limite superiore del campo di misura in cui la camera può essere
usata per contare impulsi. A causa di questa sovrapposizione si utilizzano talvolta
dei complessi di misura del rateo di fluenza neutronica ad ampio campo, che uti-
lizzano sia i segnali impulsivi sia il segnale della varianza provenienti da una stes-
sa camera di fissione. Questo tipo di canale ad ampio campo copre circa dieci
decadi (1010) e può essere progettato sia per una uscita lineare che logaritmica.
Quest’ultima viene generalmente accompagnata da una misura della costante di
tempo del reattore (periodo). Quando si utilizzano questi complessi di misura
della potenza ad ampio campo ad uscita logaritmica, essi, di solito, prendono il
posto di distinti complessi di misura della corrente e degli impulsi. È pratica co-
mune, quando si effettua la misura logaritmica del rateo di fluenza con la tecnica
a corrente alternata (con conteggio degli impulsi e col metodo della varianza), di
utilizzare anche la tecnica della corrente continua per la misura lineare della po-
tenza in corrispondenza di campi di misura più elevati (2.4.2). Se questo segnale
lineare di corrente viene utilizzato per una funzione protettiva del reattore, i
complessi a corrente lineare devono rispettare tutte le norme relative ai com-
plessi di misura di protezione del rateo di fluenza neutronica.

* 2.7 Distribuzione del rateo di fluenza neutronica


Può essere prevista la misura del rateo di fluenza neutronica all’interno del noc-
ciolo, per determinarne la distribuzione nel nocciolo e consentire una più precisa
e dettagliata misura della distribuzione della potenza. Essa viene utilizzata anche
per migliorare la gestione del combustibile onde ottenere dal nocciolo la massi-
ma potenza e durata.

3 Misure di temperatura

* 3.3 Misura delle temperature del combustibile


Poiché le caratteristiche del trasferimento di calore, della distribuzione di poten-
za, e della temperatura del refrigerante sono note o misurate, si può determinare
la temperatura delle guaine o del rivestimento del combustibile senza ricorrere a
misure dirette. La temperatura delle guaine o del rivestimento del combustibile
può perciò essere mantenuta entro limiti sicuri mantenendo entro limiti accetta-
bili il rateo di fluenza neutronica, la portata e la temperatura del refrigerante.

3.5 Misura della temperatura del refrigerante


La misura della temperatura del refrigerante in uscita dalle varie zone del com-
bustibile del reattore può essere necessaria per consentire l’adattamento degli
orifizi del nocciolo (se ci sono) ai fini della regolazione della portata del refrige-
rante nel canale di circolazione.

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La temperatura del refrigerante del reattore in uscita (misurata all’entrata dei ge-
neratori di vapore) funge, in generale, da segnale in entrata del sistema di arresto
rapido del reattore e si può utilizzare anche per la regolazione del reattore.
Per l’utilizzazione ai fini della protezione del reattore della temperatura del refri-
gerante in uscita, occorre che la portata del fluido refrigerante sia sufficiente per
una misura significativa della temperatura.

3.6 Temperatura del recipiente a pressione del reattore


in calcestruzzo armato precompresso
I reattori ad alta temperatura refrigerati a gas sono generalmente installati all’in-
terno di un recipiente a pressione in calcestruzzo armato precompresso, rivestito
con un leggero spessore di acciaio inossidabile; ambedue devono essere mante-
nuti a temperature accettabili. Essi possono essere raffreddati direttamente o in-
direttamente e si possono avere sistemi di refrigerazione ridondanti. Si devono
prevedere dei sistemi di rilevamento di condizioni anomale che possono provo-
care delle temperature inaccettabili sia del rivestimento metallico che del calce-
struzzo.

4 Misure relative al refrigerante

4.2 Portata del refrigerante


La caduta di pressione attraverso il nocciolo del reattore o singole misure delle
portate del canale di circolazione possono essere utilizzate ai fini della prote-
zione e della regolazione del reattore.
I mezzi per ottenere l’adeguamento a questa prescrizione possono essere misure
dirette o indirette, per esempio, la posizione delle valvole del refrigerante, la
pressione del refrigerante e il numero dei circolatori in funzione.
Nei reattori di tipo HTGR a canali, può diventare difficile la misura della portata
del singolo canale attraverso il nocciolo.
Può essere necessaria una adeguata combinazione delle misure di altre variabili
(quali la distribuzione del rateo di fluenza neutronica, la temperatura all’uscita,
ecc.) per garantire che la temperatura del rivestimento del combustibile sia man-
tenuta entro limiti accettabili.

4.3 Pressione del refrigerante


Per garantire una portata di massa del refrigerante adeguata e per impedire un
eccesso di pressione occorre misurare la pressione dell’elio. Il refrigerante del
reattore è generalmente una massa costante di elio e quindi la pressione del re-
frigerante varia con la sua temperatura media. Normalmente si utilizzano ai fini
della sicurezza, sia scatti di alta pressione, sia di bassa pressione. Si può produrre
una sovrapressione se si verifica una fuga di vapore ad alta pressione nel genera-
tore di vapore. Per rilevare questo incidente si utilizzano misure di umidità
(4.8.2).

* 4.5.1 Perdita di refrigerante


Quando il reattore è racchiuso da una struttura di contenimento, alta pressione
all’interno di questa struttura o il valore di altri parametri misurati (per esempio le
temperature) possono essere indicativi di una rottura del circuito (5.1.2.1) e pos-
sono in tal caso essere utilizzati per avviare l’arresto rapido del reattore.

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4.5.2 Perdite di refrigerante nei circuiti del vapore
Nelle zone dei generatori di vapore in cui il campo delle pressioni del vapore, in
normali condizioni di esercizio può essere inferiore alla pressione del refrige-
rante, una elevata radiazione nelle tubazioni di vapore in uscita dal generatore o
altre misure possono indicare la rottura di una tubazione, per esempio nella zona
di surriscaldamento del generatore di vapore.
In caso di rilevamento di una perdita può essere necessario un arresto rapido del
reattore oppure l’isolamento del generatore per limitare la quantità dei prodotti
di fissione scaricati nel sistema acqua-vapore.

4.8 Perdite di vapore ad alta pressione nel refrigerante primario

4.8.1 L’elevata pressione o l’elevata umidità del refrigerante primario possono indicare
che si è prodotta la rottura di una tubazione nella sezione principale del genera-
tore di vapore poiché la pressione del vapore in questa sezione è generalmente
più elevata di quella del refrigerante. L’isolamento del generatore di vapore difet-
toso sia sul lato primario sia sul secondario è necessario per limitare l’aumento di
pressione del refrigerante primario.

4.8.2 Misura dell’umidità del refrigerante


In un HTGR, il moderatore a grafite funziona ad una temperatura molto elevata,
fino a 1000 °C, o superiore secondo i tipi. Il vapore che proviene dal generatore
di vapore difettoso o entrando nel circuito di refrigerazione primario reagisce a
queste temperature con la grafite e produce CO e H2, con una corrispondente
perdita di grafite. Le perdite di grafite durante un certo periodo di tempo, anche
se derivano da una piccola perdita, possono produrre effetti indesiderabili e
quindi si deve prevedere un sistema sensibile e affidabile di misura dell’umidità
per rilevare le fughe dai singoli generatori di vapore o scambiatori di calore ad
acqua ad alta pressione.
Questo sistema di misura dovrebbe poter rilevare piccolissime quantità di umi-
dità, per esempio un milionesimo (ppm) in volume.
Questo sistema o un sistema supplementare devono essere in grado di provocare
lo scatto del complesso di misura di protezione quando il contenuto di umidità
avrà raggiunto un valore superiore, per esempio 1000 ppm. Lo scatto può servire
per l’isolamento del circuito di circolazione, del generatore di vapore oppure per
l’arresto rapido del reattore; in tal caso esso deve essere realizzato in conformità
alle norme relative al sistema di protezione del reattore.

5 Sistema di protezione del reattore

5.1 Definizioni

* 5.1.2.1 Circuito primario


Una struttura ad elevata integrità racchiudente il combustibile e il refrigerante pri-
mario.

5.4 Funzioni del sistema di protezione del reattore

5.4.2 Sistema di arresto rapido del reattore


Per poter iniziare l’arresto rapido del reattore in caso vengano superati i limiti
prefissati, si devono misurare alcune variabili. Possono essere misurati vari
parametri anticipatori e anche essi possono iniziare l’arresto rapido del reattore.

NORMA TECNICA
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Qui di seguito si elencano le condizioni di arresto rapido del reattore degli HTGR
progettati o costruiti da tenere in considerazione, a seconda della configurazione
dell’impianto può essere necessario misurare altri parametri:
a) elevato rateo di fluenza neutronica e/o rapporto tra elevato rateo di fluenza e
portata di refrigerante nel nocciolo;
b) alta pressione del refrigerante del reattore;
c) bassa pressione del refrigerante del reattore;
d) alta pressione dell’atmosfera del contenitore, quando esiste una struttura di
contenimento con basso tasso di perdite;
e) umidità eccessiva del refrigerante primario in un circuito di circolazione;
f) alta temperatura del refrigerante primario (Per assicurare una adeguata pro-
tezione per mezzo della temperatura del refrigerante, debbono essere previsti
degli interblocchi conformi alle prescrizioni dei sistemi di protezione del reat-
tore onde poter arrestare il reattore quando non è sufficiente la portata del re-
frigerante);
g) arresto rapido manuale;
h) perdita dell’alimentazione elettrica essenziale;
i) perdita della portata dell’acqua di alimento.

* 5.4.7 Impianti di salvaguardia


Gli impianti di salvaguardia devono funzionare durante e/o dopo un incidente,
onde limitarne le conseguenze. Gli impianti di salvaguardia, i comandi, la stru-
mentazione e l’alimentazione di energia elettrica di emergenza devono essere
previsti in conformità alle norme relative ai sistemi di protezione.
Una alimentazione elettrica di emergenza è essenziale per i diversi impianti di
salvaguardia ma la progettazione del sistema di alimentazione elettrica di emer-
genza non è presa in esame in questo documento.
I seguenti impianti di salvaguardia sono stati previsti in diversi progetti dei reat-
tori HTGR e dovrebbero essere attentamente considerati.

5.4.7.1 Avviamento del sistema di isolamento del contenitore


Pressione o radioattività al di sopra di limiti prestabiliti nell’atmosfera del conte-
nitore secondario devono provocare l’avviamento del sistema d’isolamento del
contenitore.

5.4.7.2 Avviamento del sistema di refrigerazione ausiliaria del nocciolo


La grande capacità termica del nocciolo moderato a grafite dà la possibilità di ac-
cumulare calore, insieme al refrigerante monofase, può rendere non necessario
l’avviamento del sistema ausiliario di refrigerazione del nocciolo nelle centrali
HTGR.
Per questa ragione, il sistema di refrigerazione ausiliaria del nocciolo può essere
messo in servizio manualmente se i circuiti principali di circolazione del refrige-
rante sono inutilizzabili per la refrigerazione in seguito all’arresto rapido del reat-
tore.
Il sistema di refrigerazione ausiliaria è generalmente formato da uno (o più) cir-
cuiti di circolazione che comprende un circolatore e uno scambiatore di calore di
capacità sufficiente ad estrarre il calore residuo del reattore.

*9 Regolazione del reattore


Nei reattori HTGR la potenza termica dovrebbe essere regolata per ottenere la
prescritta temperatura del vapore surriscaldato.

NORMA TECNICA
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9.1 Movimento delle barre di regolazione
Nei reattori HTGR ad elevata densità di potenza, può essere utile impedire elevati
livelli del rateo di fluenza neutronica locale. In tali casi sono di uso comune se-
gnali di allarme o interblocchi per errata sequenza di estrazione delle barre di re-
golazione. I segnali di allarme di sequenza devono essere prefissati tenendo pre-
senti i valori del rapporto tra potenza del nocciolo e portata del refrigerante.
Nei reattori nucleari di potenza in cui è preferibile seguire una sequenza presta-
bilita di estrazione delle barre di regolazione per evitare che si producano delle
variazioni anormali di reattività o di distribuzione di potenza, le corrette sequen-
ze dei movimenti delle barre possono essere evidenziate mediante segnali di al-
larme di estrazione fino al livello di potenza in cui l’incremento della efficacia
delle barre, in rapporto alla loro velocità, diviene accettabile.

* 9.2 Indicazione della posizione e del movimento delle barre di regolazione


La posizione e il movimento delle barre di regolazione devono essere segnalati
nella sala controllo per fornire all’operatore i mezzi che gli consentano di otte-
nere la prescritta configurazione delle barre. La posizione di ciascuna barra di re-
golazione (o di ciascun gruppo di barre collegato meccanicamente) dovrebbe es-
sere disponibile all’operatore in modo continuo o a richiesta dello stesso.
Possono essere previsti anche dei mezzi per la registrazione e l’aggiornamento
dei dati relativi alla posizione delle barre.
Un calcolatore in linea può fornire su richiesta la posizione delle barre e i dati
registrati. Quando una barra di regolazione (o un gruppo di barre) viene selezio-
nata per eseguire un movimento, la sua posizione deve essere segnalata; anche
quella delle barre adiacenti può essere segnalata.
Occorre prevedere un allarme per segnalare un qualsiasi movimento anormale
delle barre di regolazione.
La segnalazione delle seguenti condizioni, se applicabili, deve essere prevista per
ciascuna barra, in particolare quando mancano la rappresentazione completa del-
la posizione delle barre nel nocciolo;
a) barra di regolazione completamente inserita;
b) barra di regolazione completamente estratta;
c) barra di regolazione selezionata per il movimento;
d) barra di regolazione in movimento incontrollato
e) barre di regolazione inserite dal sistema di arresto di protezione;
f) cavo allentato (per servomotori di barre di regolazione comandati mediante
cavo).

* 9.3 Controllo della configurazione spaziale del rateo fluenza


Si può utilizzare un calcolatore per determinare la configurazione delle barre di
controllo che darà la distribuzione della potenza desiderata e consentirà il fun-
zionamento più economico.
Utilizzando le informazioni relative alla selezione delle barre, alla loro posizione
e alle configurazioni desiderate, il calcolatore può essere utilizzato per generare i
segnali di allarme di estrazione delle barre indicati in 9.1.

NORMA TECNICA
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ALLEGATO
E TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC 231 F
SESTO SUPPLEMENTO ALLA PUBBLICAZIONE 231 (1967)
PRINCIPI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI NUCLEARI
GENERATORI DI VAPORE MODERATI AD ACQUA PESANTE
ED A CICLO DIRETTO

1 Introduzione

1.1 Generalità
Lo scopo del presente Supplemento è quello di elencare le prescrizioni relative ai
reattori nucleari generatori di vapore, moderati ad acqua pesante, con funziona-
mento a ciclo diretto. Tali prescrizioni devono essere aggiunte alle prescrizioni
contenute nelle Pubblicazioni IEC 231 e 231 A.
La numerazione delle voci del presente Supplemento si accorda con quella dei
paragrafi delle Pubblicazioni IEC 231 e 231 A cui si riferiscono.
Le voci di carattere generale, che dovranno essere inserite nella Pubblicazione
IEC 231 dopo la sua revisione, sono contrassegnate da un asterisco.

1.2 Oggetto

1.2.1 Il presente Supplemento contiene i principi generali relativi alla strumentazione


dei reattori nucleari generatori di vapore, moderati ad acqua pesante, con fun-
zionamento a ciclo diretto, che hanno le seguenti caratteristiche:
a) Combustibile leggermente arricchito, con guaina metallica, contenuto in un
tubo sotto pressione.
b) Raffreddati ad acqua leggera, a circolazione forzata, con ebollizione all’inter-
no del tubo a pressione, e funzionamento a ciclo diretto.
c) Sistema moderatore ad acqua pesante, che può essere utilizzato per regola-
zioni di reattività a breve termine mediante variazioni del livello del modera-
tore, e per regolazioni di reattività a lungo termine mediante la variazione
della concentrazione di un assorbitore neutronico solubile.

1.2.2 Il nocciolo del reattore, i circuiti di refrigerazione, e il circuito del moderatore


sono di solito ubicati all’interno di un involucro chiamato contenitore. Quest’ulti-
mo ha il compito di contenere qualsiasi genere di radioattività che può provenire
da una rottura dei circuiti di refrigerazione oppure del moderatore.

1.3 Prescrizioni generali

1.3.4 Il parametro più importante è la temperatura della guaina del combustibile, la


quale può essere mantenuta entro i limiti di sicurezza con il metodo raccomanda-
to in 3.3.

2 Misura del rateo di fluenza neutronica

2.2 Rivelatori neutronici

2.2.1 b) È generalmente possibile installare tutti i rivelatori neutronici operanti nell’in-


tero campo di potenza all’esterno del serbatoio del moderatore in una zona a
bassa temperatura.

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2.2.2 I rivelatori neutronici dovrebbero essere distribuiti in modo da rendere minime le
variazioni del rapporto tra il rateo di fluenza neutronica misurato e la potenza del
reattore.
La variazione più importante di questo rapporto è probabile che si produca du-
rante le variazioni di livello del moderatore e si dovrebbe considerare quindi
l’opportunità di prevedere i mezzi per compensare i segnali di rateo di fluenza
neutronica in funzione di misure del livello del moderatore.
Quando si applica tale compensazione ai complessi di misura del rateo di fluen-
za neutronica usati nel sistema di protezione, i complessi di misura del livello del
moderatore dovranno essere realizzati in accordo con le norme relative al siste-
ma di protezione.

2.4 Strumentazione per le misure del rateo di fluenza di neutroni

2.4.3 Complesso di misura logaritmico di corrente

*2.4.3.2 Al di sopra di un livello di potenza prestabilito può diventare indesiderabile uno


scatto di periodo, e in tal caso è utile che vi sia un meccanismo di esclusione
condizionata; in tal caso, il dispositivo dovrebbe far parte del sistema di prote-
zione ed essere realizzato in maniera tale che l’esclusione sia automaticamente ri-
mossa a potenze inferiori alla potenza prefissata.

2.7 Misura della distribuzione del rateo di fluenza neutronica


La misura della distribuzione del rateo di fluenza neutronica lungo l’intero noc-
ciolo, per mezzo di rivelatori assiali e radiali può non essere necessaria per le
seguenti ragioni:
a) Rateo di fluenza neutronica assiale.
Il reattore è esercito di norma in modo da impedire che si verifichi la condi-
zione nota come trasmissione di calore «a secco», che si realizza nel canale del
combustibile quando lo strato di acqua in ebollizione in contatto con la guai-
na del combustibile viene sostituito da una pellicola di vapore. Questa con-
dizione viene determinata dal flusso termico integrato assialmente lungo il ca-
nale e di conseguenza si verifica nei pressi della estremità del canale, lontano
dal punto in cui il flusso termico è al suo massimo valore. Ne consegue che
questa condizione può essere evitata adottando le misure raccomandate in
4.2.5.
b) Rateo di fluenza neutronica radiale.
Le misure raccomandate in 4.2.5 consentono la determinazione della potenza
di canale per ciascun canale di combustibile, fornendo così all’operatore un
quadro completo della potenza dell’intero nocciolo. Ciò facilita la regolazione
della distribuzione di potenza radiale.

3 Misura delle temperature

3.1 Considerazioni generali

3.1.1 La misura delle temperature del combustibile, della guaina del combustibile, e
del refrigerante all’uscita può non essere necessaria (perché il trasferimento di ca-
lore dal combustibile al refrigerante avviene nel campo di potenza con il refrige-
rante in condizioni di saturazione), e le temperature possono essere quindi deter-
minate per mezzo della misura della pressione del refrigerante. Una valida

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protezione contro le escursioni di temperatura si ottiene inviando al sistema di
protezione del reattore le misure del rateo di fluenza neutronica, della pressione
e della portata del refrigerante.

* 3.1.2 Gli elementi primari di riserva installati per la misura della temperatura dovrebbe-
ro essere collegati a morsettiera in una zona accessibile.

3.2 Effetti dell’irraggiamento sulla precisione delle misure delle temperature


Gli elementi primari per la misura delle temperature dovrebbero essere installati
all’esterno delle zone che hanno un elevato rateo di fluenza neutronica e gamma,
per evitare gli effetti negativi dell’irraggiamento.

3.3 Misure delle temperature del combustibile


Per ragioni simili a quelle spiegate in 2.7. a), le misure delle temperature del
combustibile non sono in grado di impedire le condizioni di trasmissione di ca-
lore «a secco». Tuttavia, poiché le caratteristiche di trasmissione del calore sono
note, si possono misurare sia la potenza dei canali che le temperature del refri-
gerante all’ingresso, la temperatura della guaina del combustibile può essere
mantenuta entro i limiti di sicurezza senza che si debba misurare direttamente
questo parametro. Questo si ottiene mantenendo il rateo di fluenza neutronica
media, la portata del refrigerante, la potenza dei canali e la pressione del refrige-
rante entro i limiti accettabili.

3.4 Misure della temperatura del moderatore


La temperatura del moderatore è importante, ed è prassi comune progettare il
sistema di refrigerazione del moderatore in modo che i tassi di variazione della
temperatura del moderatore e le risultanti variazioni della reattività siano minori e
si mantengano entro i limiti della capacità del sistema di regolazione della reatti-
vità. Il moderatore viene ricircolato attraverso il nocciolo del reattore, e la tem-
peratura del moderatore all’ingresso e all’uscita del nocciolo si deve misurare allo
scopo di fornire indicazioni di allarme per alta e bassa temperatura.

3.5 Misure della temperatura del refrigerante

3.5.1 Generalità
La misura della temperatura del refrigerante del reattore all’uscita non è necessa-
ria poiché il refrigerante si trova in condizioni di saturazione, come già è stato
detto in 3.1.1. La misura della pressione del refrigerante, come raccomandato in
4. è più sensibile e fornisce all’operatore le informazioni più significative.

3.5.2 Temperatura del refrigerante del reattore all’ingresso e all’uscita


La temperatura del refrigerante dovrebbe essere misurata in ciascuno dei collet-
tori di ingresso nel reattore, alimentati separatamente dai relativi corpi cilindrici,
e le misure dovrebbero fornire indicazioni utili all’operatore.

3.5.3 Temperatura del refrigerante all’uscita dei canali


Questa misura non è necessaria nei reattori di questo tipo per le ragioni indicate
in 3.1.1 e 3.3.

3.6 Misura di temperature che sono considerate vitali per la sicurezza del reattore
Misure di temperatura non vengono usate nel sistema di protezione del reattore.
Quelle che occorrono per gli allarmi devono essere effettuate secondo le norme
del sistema di protezione del reattore.

NORMA TECNICA
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3.7 Complesso di misura di protezione per la temperatura
Le prescrizioni relative a questi complessi sono adeguatamente trattate in 3.6.

3.9 Misura della temperatura dell’acqua alimento


L’acqua alimento entra direttamente nel circuito del refrigerante del reattore, in
corrispondenza del corpo cilindrico. La misura delle temperature all’entrata del
corpo cilindrico deve essere eseguita per le seguenti ragioni:
a) Essa è necessaria per la determinazione della potenza termica totale del reat-
tore.
b) Le variazioni di temperatura dell’acqua alimento influenzano direttamente la
temperatura del refrigerante all’ingresso del nocciolo.
Deve essere previsto un allarme per bassa temperatura dell’acqua alimento.

4 Misure del refrigerante

4.1 Considerazioni generali


a) Occorre accertare la produzione di energia all’uscita di ciascun canale com-
bustibile, in modo da facilitare un funzionamento efficiente ad alta potenza.
Ciò viene dedotto da misure di portata di massa del refrigerante in canali
prescelti. Le altre misure del refrigerante descritte in questo paragrafo sono
importanti poiché consentono di misurare le condizioni del combustibile e di
accertare l’integrità e le condizioni metallurgiche dei circuiti del refrigerante.
Inoltre, le misure delle condizioni interne del circuito del moderatore sono
necessarie per la sicurezza e il valido funzionamento del reattore, come già
detto in 4.2.7, 4.4.3 e 4.6.2.
*b) Tutti i materiali impiegati nei sistemi di misura, a contatto con il refrigerante,
dovranno essere compatibili con il refrigerante e gli altri materiali all’interno
del circuito di refrigerazione.

4.2 Portata del fluido refrigerante

4.2.2 Prescrizioni del sistema


I reattori di questo tipo hanno un sistema refrigerante a ciclo diretto e non pos-
siedono circuiti di trasferimento di calore individuali.

4.2.3 Misure sull’acqua alimento


Devono essere considerate le conseguenze di una avaria delle pompe dell’acqua
alimento oppure di una intempestiva chiusura delle valvole di regolazione
dell’acqua alimento, e quando questi eventi dovessero condurre a situazioni pe-
ricolose, dovrà essere prevista una protezione. Si possono utilizzare come
parametri di protezione la pressione alla mandata delle pompe dell’acqua ali-
mento e i livelli dell’acqua nel corpo cilindrico, ma dovrebbero essere considerati
i tempi di risposta di tali sistemi di misura.

4.2.4 Portata del vapore


Le misure della portata totale del vapore proveniente dai corpi cilindrici devono
essere eseguite soprattutto per i motivi seguenti:
a) regolazione automatica della portata dell’acqua alimento;
b) regolazione automatica della potenza del reattore;
c) determinazione della potenza termica totale del reattore.

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4.2.5 Qualità del vapore all’uscita e potenza dei canali combustibile
Le misure delle portate del refrigerante all’ingresso e all’uscita devono essere ese-
guite su un numero sufficiente di canali combustibile. Il numero e l’ubicazione
dei canali da misurare dipende dai limiti termici di funzionamento del reattore e
dal sistema di gestione del combusitibile, ma dovrebbero essere tali da consentire
l’accertamento dei seguenti dati, entro limiti accettabili, per tutti i canali combu-
stibile:
a) qualità del vapore all’uscita, % per peso di vapore nella miscela acqua va-
pore;
b) potenza termica di ciascun canale, in megawatt.

4.2.6 Rilevamento dei blocchi dei canali combustibile


Dovranno essere previste delle apparecchiature per permettere all’operatore di
accertare l’integrità della portata del combustibile attraverso ciascun canale. Il
sistema di rilevamento dovrebbe essere abbastanza sensibile da evidenziare i
blocchi parziali. Un tipico metodo di misura consiste nel misurare le cadute di
pressione dei canali di combustibile prima dell’avviamento del reattore. Tali ap-
parecchiature non sono necessarie per i canali combustibile che possiedono già i
misuratori di portata indicati in 4.2.5.

4.2.7 Portata del moderatore


L’asportazione del calore nucleare dal moderatore acqua pesante dipende da una
circolazione adeguata dell’acqua attraverso un refrigeratore. Il sistema di prote-
zione del reattore dovrà essere dotato di apparecchiature per la misura della por-
tata del moderatore e per provocare un arresto rapido del reattore se la portata
del moderatore scende al di sotto del valore prefissato.

4.2.7.1 Le prescrizioni di cui in 4.3.2 dovrebbero essere di applicazione generale e, inol-


tre, bisognerebbe cercare di ridurre al minimo le lunghezze delle tubazioni di
collegamento della strumentazione al processo in modo da ridurre il volume
dell’acqua pesante.

4.3 Pressione del fluido refrigerante

4.3.1 Generalità
Per garantire il corretto comportamento nucleare del sistema di refrigerazione a
ciclo diretto in varie condizioni di carico occorre misurare e regolare automatica-
mente la pressione del vapore alla turbina (per esempio il refrigerante). Può di-
ventare necessario l’arresto del reattore, mediante il sistema di protezione del
reattore, in caso di bassa pressione del refrigerante. In caso di alte pressioni del
refrigerante, occorrerebbe predisporre un segnale di allarme.
Quando sono installati dei serbatoi per fornire una riserva di acqua refrigerante
in pressione per condizioni di emergenza, deve essere misurata la pressione
sull’acqua immagazzinata e dovranno essere previste apparecchiature di allarme
e di protezione in caso di inaccettabili differenziali tra la pressione del reattore e
la pressione di questi serbatoi.

4.3.2 Configurazioni strutturali


Gli elementi primari per la misura delle portate dei canali possono essere instal-
lati nel contenitore come già detto in 1.2.2. Ciò serve a ridurre la lunghezza delle
tubazioni di collegamento della strumentazione al processo che contengono il re-
frigerante del reattore. Tuttavia, altri strumenti di misura di altri parametri del re-
frigerante impiegati per protezione, per regolazione o altre funzioni vitali dovreb-

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bero essere installati all’esterno del contenitore in zone adeguatamente segregate
e protette da altre apparecchiature dell’impianto. Ciò per facilitare la manuten-
zione e le prove del reattore a pieno carico.

4.4 Livello del refrigerante

4.4.1 Il livello dell’acqua del corpo cilindrico deve essere misurato separatamente per
l’arresto del reattore ai fini della sicurezza e per la regolazione dell’acqua alimen-
to. Difetti oppure errori di funzionamento possono provocare alto o basso livello
di entità inaccettabile e in tal caso dovrà essere prevista un’adeguata protezione.
Il campo di misura deve essere scelto in modo da comprendere le condizioni che
conducono a trascinamento d’acqua per alto livello ed a cavitazione delle pompe
per basso livello.

4.4.2 Quando i serbatoi devono fornire l’acqua di refrigerazione di riserva in condizio-


ni di emergenza, si deve misurare il livello dell’acqua immagazzinata, e predi-
sporre delle apparecchiature di allarme e di protezione contro` inammissibili
riduzioni di livello.

4.4.3 Livello del moderatore


Il livello dell’acqua pesante nel serbatoio del moderatore del nocciolo del reat-
tore deve essere misurato secondo le norme previste per i sistemi di protezione,
e tale misura deve essere eseguita per arrestare il reattore mediante il sistema di
protezione, nel caso che il livello dovesse salire al di sopra di un valore prefissa-
to. Possono anche essere necessarie misure di livello simili ma aggiuntive per
compensare i segnali di rateo di fluenza neutronica, come detto in 2.2.2.
I livelli di moderatore nei serbatoi di immagazzinamento o di drenaggio dovreb-
bero essere misurati per fornire delle indicazioni.

4.5 Perdite del refrigerante


Consistenti perdite dal sistema primario vengono evidenziate dalle misure di
pressione raccomandate in 4.3. Piccole perdite possono generare dei pericoli per
la salute del personale e tali perdite devono quindi essere evidenziate, per esem-
pio, dai seguenti monitori di radioattività:
a) monitori beta-gamma per misurare la radioattività dell’aria estratta dal conte-
nitore;
b) monitori gamma nelle zone attraversate dalle tubazioni principali di vapore;
c) monitori di trizio insieme al sistema di campionamento continuo dell’aria per
misurare le perdite provenienti dai sistemi di refrigerazione acqua pesante e
di purificazione.
I suddetti monitori dovranno essere sistemati in modo che gli allarmi per le per-
dite vengano forniti all’operatore.

4.6 Purezza del refrigerante e del moderatore

4.6.1 Il refrigerante del reattore deve essere depurato in modo da impedire reazioni
dannose con i materiali in contatto con esso.
Quindi bisognerebbe provvedere ad installare strumenti di analisi per fornire in-
dicazioni in merito.

4.6.2 Anche il moderatore deve essere purificato per le stesse ragioni, ma in aggiunta il
suo contenuto di boro viene variato per facilitare i controlli a lungo termine della
reattività.

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Quindi, dovrebbero essere previste delle misure analitiche, comprese le misure
della concentrazione di boro, per supervisione.

4.7 Radioattività nel refrigerante

4.7.3 Le misure della radioattività possono essere non necessarie nell’impianto di puri-
ficazione del refrigerante, poiché lo scopo principale di quest’ultimo non è quel-
lo di contenere l’accumulo di radioattività che si forma nel refrigerante.

4.7.4 Le misure della radioattività nel refrigerante si possono eseguire sulle tubazioni
principali del vapore dopo lo stacco dai corpi cilindrici e sulle tubazioni dei gas
di scarico del condensatore della turbina prima dello scarico dei gas attraverso il
camino di ventilazione.

4.7.5 Prescrizioni per i sistemi di protezione del reattore


I monitori principali della radioattività del vapore dovrebbero essere installati nel
contenitore e disposti in modo che possano rilevare la presenza di grosse quan-
tità di prodotti di fissione nel vapore, comprese le perdite che possono provenire
da una rottura della guaina di combustibile provocata dal blocco di uno dei cana-
li di combustibile. Il sistema di rilevamento dovrà essere previsto in modo che un
eccesso di radioattività rispetto ai valori prestabiliti darà l’avvio all’arresto rapido
di emergenza del reattore, e inoltre in modo che impedisca la fuoriuscita del va-
pore radioattivo dal contenitore.
Il sistema di misura dei gas di scarico deve essere progettato in conformità alle
norme previste per i sistemi di protezione, ed essere in grado di rilevare gli
aumenti della radioattività risultanti da una avaria di uno degli elementi combu-
stibile. L’operatore dovrà avere valide indicazioni ed allarmi includenti il livello
dell’attività di fondo.
Il sistema di misura della radioattività dei canali di combustibile può essere pro-
gettato in modo che l’operatore possa estrarre dei campioni da ciascun canale o
gruppi di canali sia in funzione che in arresto, per inviarli ad un sistema di misu-
ra dei prodotti di fissione in modo da facilitare la localizzazione del punto in cui
si è verificata l’avaria dell’elemento di combustibile. Il sistema è predisposto per
funzionare su una base di parzializzazione dei tempi misurando sequenzialmente
l’attività di ciascun canale oppure il sistema può essere progettato per funzionare
quando il reattore è fermo.

4.8 Pressione del contenitore


Nel sistema di refrigerazione del reattore all’interno del contenitore la cui pres-
sione è di norma mantenuta al di sotto della pressione atmosferica, una rottura
del sistema di refrigerazione provoca un aumento di pressione all’interno del
contenitore e questa deve essere misurata e utilizzata per l’avviamento dell’arre-
sto di emergenza del reattore.

5.4 Funzioni del sistema di protezione del reattore

5.4.7 Impianti di salvaguardia


* Un impianto di salvaguardia deve funzionare durante o dopo un incidente per ri-
durne le conseguenze. Gli impianti di salvaguardia, le apparecchiature di stru-
mentazione e l’alimentazione di emergenza devono essere progettati in confor-
mità alle norme dei sistemi di protezione.

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L’alimentazione di emergenza è essenziale per molti impianti di salvaguardia ma
il progetto del sistema di alimentazione di emergenza non viene preso in esame
in questo documento.
* Ciascun impianto di salvaguardia deve avere una adeguata strumentazione per
informare l’operatore che l’impianto di salvaguardia è stato avviato correttamente
quando richiesto e che esso funziona entro i suoi limiti operativi.
La seguente è una lista tipica di impianti di salvaguardia:
a) Azionamento delle valvole di isolamento del vapore primario e delle valvole
di scarico.
Durante un arresto di emergenza del reattore le valvole di isolamento delle
tubazioni del vapore primario devono essere chiuse, e l’eccesso di vapore
proveniente dal reattore deve essere scaricato automaticamente. Lo scarico
deve essere controllato automaticamente in modo che il refrigerante si man-
tenga alla pressione nominale.
b) Avviamento del sistema di refrigerazione di emergenza del nocciolo.
Durante un arresto di emergenza del reattore provocato dalla rottura del siste-
ma di refrigerazione del reattore, deve intervenire il sistema di refrigerazione
di emergenza del nocciolo per fornire al combustibile il refrigerante che gli
occorre per eliminare il calore di decadimento.
c) Avviamento del sistema di alimento di emergenza.
Durante un arresto di emergenza del reattore, provocato da una perdita della
portata dell’acqua di alimento in un circuito di refrigerazione intatto deve in-
tervenire il sistema di alimento di emergenza. Ciò assicura la sostituzione
dell’acqua perduta per evaporazione durante lo smaltimento del calore di
decadimento.
d) Avviamento delle pompe di emergenza del moderatore.
La misura della portata del moderatore (4.2.7) va fatta per avviare le pompe
di emergenza del moderatore se la portata del moderatore scende al di sotto
di un valore prefissato.

5.9 Progettazione di un sistema di interblocco di sicurezza

* 5.9.2.1 d) Lo stato del sistema di interblocco e lo stato di ogni apparecchiatura della


centrale comandata dal sistema di interblocco dovrebbero essere segnalati
all’operatore.

5.12 Parametri di misura impiegati per la protezione


Il seguente elenco delle condizioni di sicurezza non è da considerarsi esatto o
completo. Secondo la configurazione dell’impianto può essere necessario mi-
surare altri parametri.
Allo scopo di ridurre il numero di arresti rapidi del reattore e i relativi inconve-
nienti, se qualcuna delle seguenti condizioni non è applicabile alla configura-
zione dell’impianto, essa deve essere omessa:

5.12.1 Il seguente è un elenco tipico di condizioni di arresto rapido:


n pressione eccessiva nel contenitore;
n velocità di aumento della pressione nel contenitore primario;
n basso livello d’acqua nei corpi cilindrici;
n bassa pressione del refrigerante del reattore;
n velocità di diminuzione della pressione del refrigerante;
n bassa portata del refrigerante del reattore;
n bassa velocità delle pompe del refrigerante;

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n bassa pressione dell’acqua alimento;
n eccessiva radioattività del vapore;
n eccessivo rateo di fluenza neutronica;
n breve costante di tempo del reattore;
n bassa portata del refrigerante del moderatore;
n eccessivo livello del moderatore nel contenitore del nocciolo;
n arresto manuale.

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ALLEGATO
F TRADUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE IEC N. 231 G
SETTIMO SUPPLEMENTO ALLA PUBBLICAZIONE IEC N. 231 (1967)
PRINCIPI GENERALI DELLA STRUMENTAZIONE DEI REATTORI NUCLEARI
REATTORI VELOCI REFRIGERATI CON METALLO LIQUIDO

1 Introduzione

1.1 Generalità
Scopo delle presenti Norme è quello di fissare le prescrizioni relative ai principi
generali della strumentazione nucleare per i reattori veloci refrigerati con metallo
liquido, in aggiunta a quelle indicate nelle pubblicazioni IEC 231 «General
principles of nuclear reactor instrumentation» e 231 A «First supplement».
La numerazione dei paragrafi del presente Supplemento è in armonia con quella
delle Pubblicazioni IEC n. 231 e 231 A ai quali si riferiscono.
I paragrafi di generale applicazione, che dovrebbero essere inclusi nella Pubbli-
cazione IEC n. 231 dopo la revisione, sono contrassegnati da un asterisco. Alcuni
di essi riprendono paragrafi contrassegnati da un asterisco contenuti nelle Pubbli-
cazioni: IEC n. 231 B, Secondo supplemento «Principles of instrumentation of
direct cycle boiling water power reactor»; 231 C Terzo supplemento
«Instrumentation of gas-cooled graphite-moderated reactors»; 231 D, Quarto sup-
plemento «Principles of instrumentation for pressurized water reactors».

1.2 Oggetto
Le presenti Norme si applicano soltanto ai reattori veloci refrigerati con metallo
liquido, in cui il refrigerante primario è il sodio o una lega di sodio e potassio, e
dotati di un sistema secondario che impiega anch’esso tali metalli. Il calore viene
trasferito dal refrigerante primario ai gruppi di generazione vapore mediante un
circuito secondario con scambiatori di calore abitualmente disposti in una delle
due seguenti configurazioni:
a) configurazione a circuito, in cui gli scambiatori sono collegati al recipiente
del reattore mediante tubazioni;
b) configurazione a piscina, in cui gli scambiatori sono contenuti nello stesso re-
cipiente a pressione del nocciolo del reattore.
Nelle presenti Norme non viene considerato un terzo sistema indiretto che impie-
ga un unico scambiatore di calore a tubo a pareti multiple.
Il combustibile è rivestito mediante incamiciature metalliche a tenuta.

1.3 Prescrizioni generali

* 1.3.6 Adeguate predisposizioni per la strumentazione dovranno essere previste per


permettere di dimostrare, prima e durante il primo periodo di funzionamento
dell’impianto, che gli obiettivi fissati per la sicurezza di funzionamento del reat-
tore e della strumentazione siano stati raggiunti. A questo scopo potrà essere
necessario installare in via temporanea o permanente apparecchiature supple-
mentari.

* 1.3.7 I rivelatori che sono essenziali per le funzioni di regolazione o protezione


dovrebbero essere installati in modo da consentire le sostituzioni, senza la neces-
sità di rimuovere il nocciolo, il refrigerante o i componenti più importanti, e con
il reattore a potenza.

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Quando i rivelatori sono ubicati in modo che l’accesso per le riparazioni o la so-
stituzione non sia possibile durante o immediatamente dopo il funzionamento
del reattore a causa delle radiazioni del refrigerante primario o a causa della iner-
tizzazione di elementi, dovranno essere previsti rivelatori di riserva, e questi
dovranno essere collegati fino a zone accessibili.

2 Misura del rateo di fluenza neutronica (densità di flusso)

2.1 Generalità

* 2.1.3 Si dovrà tener conto dell’effetto della attività del refrigerante sul segnale del rive-
latore.

* 2.1.5 I reattori progettati per funzionare con una apprezzabile parte di combustibile ad
alto livello di irraggiamento contengono notevoli quantità di isotopi pesanti che
subiscono la fissione spontanea ed altre reazioni producenti neutroni. Quando si
misura il margine di reattività residua all’arresto ricavandolo dalla misura di rateo
di fluenza, si deve tener conto delle variazioni intervenute nel rateo di fluenza
neutronica dovute all’accumulo di tali isotopi e alle operazioni di ricarica del
combustibile.

2.2 Rivelatori neutronici

* 2.2.2 Nei piccoli reattori nei quali si verifica una apprezzabile fuga di neutroni, le pre-
scrizioni per le misure di potenza globale possono essere soddisfatte impiegando
rivelatori installati all’esterno del recipiente in pressione. Invece, sia per le
notevoli dimensioni del nocciolo, sia per altre ragioni, può essere necessario in-
stallare all’interno del nocciolo diversi rivelatori per ricavare indicazioni precise
della potenza locale e di quella globale. A questo scopo può essere necessario
combinare segnali provenienti da diversi rivelatori in un sistema per misurare
adeguatamente la potenza globale del reattore.
L’impiego di rivelatori interni al nocciolo può anche essere necessario per assi-
curare la protezione per mezzo di misure continue del rateo di fluenza neutroni-
ca in condizioni anormali, a regime o in transitori dovuti a movimento di barre di
controllo o a riduzione della refrigerazione.

* 2.2.4.1 Durante il funzionamento, la relazione intercorrente tra il segnale del rivelatore


neutronico e la produzione di potenza termica si modifica. La compensazione di
questo effetto può richiedere la ritaratura periodica dei complessi di misura del
rateo di fluenza neutronica.

* 2.2.5 Quando i rivelatori neutronici sono impiegati a scopo di sicurezza e sono refrige-
rati ad una temperatura inferiore a quella dell’ambiente che li circonda, si dovrà
considerare il guasto dei sistemi di refrigerazione dei rivelatori, renderne accetta-
bili le conseguenze e segnalare il guasto mediante un allarme.

2.4 Strumentazione di misura del rateo di fluenza neutronica

* 2.4.1 d) Il rateo di fluenza neutronica può essere ricavato dalla misura delle fluttua-
zioni dei segnali del rivelatore. Questo metodo viene chiamato della varianza
o della media dei quadrati.

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* 2.4.2 Complessi di misura lineare di corrente
I valori delle soglie di scatto possono essere variati da dispositivi automatici, i
quali evitano i frequenti interventi dell’operatore. In tal modo, si mantiene un
margine prestabilito tra il rateo di fluenza neutronica esistente e la soglia di scat-
to. Se la velocità di aumento del rateo di fluenza neutronica supera la velocità
ammissibile prefissata, il margine si riduce automaticamente fino a che si verifica
lo scatto.
Può essere previsto un mezzo automatico per variare il margine in funzione del
livello di potenza del reattore. Tali complessi devono comprendere:
a) dispositivi per tarare validamente un limite massimo oltre il quale la soglia di
scatto non può essere automaticamente ripristinata;
b) uno scatto per margine superato.

* 2.4.4 Complessi di misura ad impulsi o complessi di misura a bassa potenza equivalenti


Nei reattori in cui a reattore fermo alcune barre di controllo sono estratte, devono
essere previsti complessi di misura a bassa potenza per fornire un intervento del
sistema di protezione per basso livello di potenza.

* 2.4.5 Complessi di misura a varianza


In un segnale comprendente molti eventi casuali sovrapposti, la varianza è pro-
porzionale al numero di eventi e quindi proporzionale al rateo di fluenza neu-
tronica. I complessi tipici amplificano la parte fluttuante del segnale del rivelatore
e ricavano o il valore della media dei quadrati, o il quadrato della grandezza me-
dia delle fluttuazioni.
I segnali in uscita possono essere lineari, lineari con campi commutabili, op-
pure logaritmici. Il campo di funzionamento è limitato verso il basso dalla sen-
sibilità del rivelatore e dal rapporto segnale-disturbo. Il limite superiore di fun-
zionamento è funzione della saturazione del rivelatore e si estende nel campo
di potenza.
Particolare attenzione deve essere anche prestata alle costanti di tempo ed
alla ubicazione dei complessi di misura quando si utilizza il metodo della va-
rianza.
Nota La tecnica della varianza accentua la parte del segnale dovuta alla rivelazione dei neutroni
rispetto alla parte di segnale prodotta dai raggi gamma e, a causa di ciò, il campo di funzio-
namento ha un limite inferiore più esteso in confronto a quello della tecnica delle misure a
corrente continua. Nei casi in cui i rivelatori devono funzionare ad alte temperature, il metodo
della varianza riduce il problema delle dispersioni in continua, utilizzando soltanto la parte
fluttuante dei segnali.

* 2.4.6 Complessi combinati di misura ad impulsi e a varianza


Il segnale di varianza viene di solito ottenuto da una camera a fissione e il suo
campo inferiore del rateo di fluenza neutronica si estende al di sotto del limite
superiore del campo utile di misura ad impulsi per la camera stessa.
A causa di questa sovrapposizione, vengono usati qualche volta complessi di mi-
sura del rateo di fluenza neutronica ad ampio campo che utilizzano i segnali di
misura ad impulsi e quelli a varianza provenienti dalla stessa camera a fissione.
Questo tipo di complesso di misura ad ampio campo può essere progettato per
segnali in uscita lineari o logaritmici. A questi ultimi si aggiunge di solito la misu-
ra del periodo.
Nel caso di impiego di complessi di misura ad ampio campo, questi sostituiscono
di solito i complessi separati di misura ad impulsi e a corrente logaritmica.

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Quando si usa la tecnica in alternata (ad impulsi e a varianza) per la misura lo-
garitmica del rateo di fluenza neutronica, si è soliti anche impiegare la compo-
nente continua della corrente della camera di ionizzazione per la misura di po-
tenza lineare nei campi superiori (2.4.2). Se questo segnale di corrente lineare
viene usato per una funzione protettiva del reattore, i complessi di misura della
corrente lineare devono soddisfare tutti i requisiti applicabili ai complessi di mi-
sura del rateo di fluenza di protezione del reattore.

2.4.7 Misura della reattività a reattore fermo


Possono essere effettuate misure periodiche indicative della reattività a reattore
fermo; esse devono tener conto dell’incertezza della misura. Durante il carica-
mento del combustibile ed altre manovre su componenti del nocciolo, devono
essere previsti mezzi sufficienti per verificare che la reattività sia al di sotto di un
valore limite di sicurezza.
In tal caso il criterio che determina la frequenza delle misure dovrà essere tale
che, nell’intervallo tra le misure, non possa essere effettuata alcuna operazione
meccanica che possa ridurre il margine di reattività in rapporto alla criticità ad un
livello minore di quello considerato adeguato per la sicurezza.
Non esiste una singola tecnica che possa essere applicata a tutti gli aspetti dell’ar-
resto del reattore e quindi dovrebbero essere esaminati i seguenti metodi in fun-
zione del loro ambito di applicabilità:
1) analisi del rumore fino alla frequenza di taglio;
2) reattività modulata (per esempio, oscillazione barre di regolazione);
3) inversione della cinetica dei neutroni;
4) coerenza spettrale della polarità;
5) modulazione di sorgente (nocciolo non irraggiato);
6) sorgente asimmetrica (nocciolo non irraggiato).

* 2.7 Distribuzione del rateo di fluenza neutronica


Può essere prevista la misura del rateo di fluenza neutronica per determinare la
distribuzione del rateo di fluenza neutronica all’interno del nocciolo e per con-
sentire una più accurata conoscenza della distribuzione dettagliata della potenza.
Essa viene anche usata per semplificare una gestione ottimale del combustibile
per ottenere dal nocciolo la massima durata e potenza.

3 Misura delle temperature

* 3.1.2 I dispositivi di riserva installati per la misura delle temperature dovrebbero essere
cablati fino ad una posizione accessibile.

* 3.1.2 e) Il potenziale del sistema di misura mediante termocoppie dovrà essere im-
mune dagli effetti di accumulo di una eccessiva carica sulle termocoppie in-
stallate nel nocciolo del reattore, causato dalle radiazioni ionizzanti.

3.5 Misura della temperatura del refrigerante

* 3.5.3.1 Temperatura del refrigerante all’uscita dei canali


Oltre alle misure delle temperature a scopo di protezione, si può conseguire un
ulteriore grado di protezione usando dispositivi di misura della temperatura a
bassa costante di tempo termico, per determinare le fluttuazioni della temperatu-
ra del refrigerante.

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* 3.5.3.2 Per un impiego efficace della misura della temperatura del refrigerante in uscita
dai canali ai fini della protezione è necessario esaminare le condizioni di portata
del refrigerante.
Particolare attenzione dovrebbe essere prestata al tempo di transito, alla capacità
termica e all’ubicazione rispetto all’uscita del canale di combustibile.

3.9 Misura della temperatura del recipiente a pressione


La temperatura delle pareti del recipiente a pressione del reattore dovrebbe es-
sere rilevata durante le variazioni di temperatura del recipiente a pressione du-
rante le quali potrebbero essere superati i limiti di sollecitazione o delle deforma-
zioni determinati dalla velocità di variazione della temperatura.

4 Misure relative al refrigerante

* 4.1 b) Tutti i materiali usati nel sistema di misura che vengono in contatto col refri-
gerante devono essere compatibili dal punto di vista sia chimico che fisico
con tutte le condizioni e i materiali presenti nel circuito del refrigerante. De-
vono essere considerati anche gli effetti provocati da contatti accidentali col
refrigerante.

4.2 Portata del refrigerante

4.2.3 Portata del refrigerante di gruppi di canali


Le misure della portata del refrigerante possono essere eseguite su gruppi di
canali di refrigerante principalmente per l’esame delle prestazioni del nocciolo.
Le fluttuazioni di temperatura dovute alle anomalie di portata dei gruppi di canali
possono essere ricavate dalle misure descritte in 3.5.3.1.

4.5 Perdite del refrigerante

4.5.1 Perdite di metallo liquido verso l’atmosfera


Data la natura combustibile, la tossicità e la radioattività del fluido refrigerante,
devono essere installati dispositivi per rivelare e localizzare le fughe di refrige-
rante, particolarmente quando potrebbero influenzare la sicurezza del reattore o
del personale, o danneggiare sistemi di salvaguardia.

4.5.2 Acqua o vapore a contatto con il metallo liquido


Si devono installare dispositivi aventi sensibilità e tempo di risposta adeguati per
rivelare le perdite di acqua o di vapore verso il metallo liquido.
Tra i metodi da impiegarsi si indicano i seguenti:
n concentrazione di H2 nel metallo liquido;
n concentrazione di H2 nel gas di copertura;
n concentrazione di O2 nel metallo liquido;
n concentrazione di O2 nel gas di copertura;
n emissione acustica dal punto di perdita;
n aumento di pressione del gas di copertura o del metallo liquido.

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4.6 Purezza del refrigerante
Al fine di controllare la degradazione del nocciolo e dei componenti del circuito,
può essere necessario prevedere i mezzi per misurare le concentrazioni delle
seguenti impurezze sia direttamente sia mediante campionamento:
n ossigeno;
n carbonio;
n azoto;
n particelle insolubili;
n idrogeno.
Inoltre possono essere impiegate tecniche basate sulla variazione delle proprietà
fisiche del refrigerante con concentrazione di impurezze solubili, al fine di dare
una indicazione generale dei livelli di impurezza.

4.7 Attività del refrigerante


Si devono fornire i mezzi per controllare l’attività del refrigerante per indicare li-
velli troppo alti dei prodotti di fissione e dei prodotti di corrosione radioattivi.
Ad esempio, può essere previsto un sistema per il campionamento del refrige-
rante proveniente da gruppi di canali. La presenza di prodotti di fissione nuovi o
in quantità maggiore può servire ad indicare rotture delle incamiciature del com-
bustibile; ad esempio, usando tecniche per la rivelazione dei neutroni ritardati o
di precipitazione dei gas.
Tali misure possono fornire segnali al sistema di protezione del reattore. In que-
sto caso l’apparecchiatura e la relativa installazione devono essere progettati se-
condo le norme del sistema di protezione.

4.9 Ebollizione del refrigerante


Qualsiasi dispositivo installato per rivelare una incipiente ebollizione nel noccio-
lo deve includere un numero di rivelatori sufficiente ad evidenziare il fenomeno,
indipendentemente dal gruppo di canali in cui si verifica.

4.10 Sistema del gas di copertura

4.10.1 Purezza del gas di copertura


Il sistema del gas di copertura del refrigerante fa parte del sistema di refrigera-
zione. Quando applicabile, dovrebbe essere effettuata una analisi del gas me-
diante un rivelatore continuo per evidenziare variazioni nella composizione del
gas di copertura indicanti guasti nel sistema del gas di copertura.
I metodi di identificazione dei gas possono essere impiegati per rivelare perdite
di gas dalle barrette di combustibile contrassegnate.

4.10.2 Attività del gas di copertura


Il sistema del gas di copertura deve essere dotato di dispositivi idonei a rivelare i
livelli in eccesso dei prodotti di fissione.
Dovrebbero essere considerati anche gli effetti delle radiazioni di fondo, come
quelle dovute all’argon 41 (41A) e al neon 23 (23Ne).

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5 Sistemi di protezione

5.4 Funzioni del sistema di protezione

5.4.2 Sistema arresto rapido


Sebbene non sia possibile esporre al momento una filosofia completa sulla scelta
dei parametri per il reattore veloce raffreddato a sodio, nello scegliere una spe-
ciale configurazione d’impianto si dovrebbero considerare le voci dell’elenco che
segue:
a) valori eccessivi o insufficienti del rateo medio di fluenza neutronica;
b) livelli eccessivi o insufficienti del refrigerante;
c) alta temperatura di uscita del refrigerante dal nocciolo e relative ampie flut-
tuazioni;
d) bassa portata del refrigerante nel nocciolo;
e) alta temperatura di uscita del refrigerante da un gruppo di canali;
f) bassa portata del refrigerante in un gruppo di canali;
g) bassa velocità delle pompe primarie;
h) incipiente o effettiva ebollizione del refrigerante;
i) alta velocità di variazione del periodo del rateo di fluenza neutronica all’av-
viamento;
j) alta fluttuazione del rateo di fluenza neutronica;
k) alta attività nel sistema di contenimento ventilato;
l) alta velocità di variazione della temperatura all’uscita del refrigerante dal noc-
ciolo;
m) alta intensità sismica;
n) alta attività e alta velocità di aumento dell’attività dei prodotti di fissione nel
refrigerante (includendo le tecniche di misura di neutroni ritardati);
o) perdita di alimentazione delle pompe primarie;
p) perdita di una adeguata capacità di rimozione del calore, compreso il distacco
o la riduzione del carico elettrico;
q) incendi del sodio;
r) avviamento dei sistemi di salvaguardia.

5.4.7 Sistemi di salvaguardia


Un sistema di salvaguardia deve funzionare durante e/o dopo un incidente per
limitarne le conseguenze. I comandi, la strumentazione e l’alimentazione elettrica
di emergenza dei sistemi di salvaguardia devono essere progettati in conformità
ai criteri applicabili del sistema di arresto rapido.
L’alimentazione elettrica di emergenza è essenziale per molti sistemi di salva-
guardia, ma la progettazione del sistema di alimentazione elettrica di emergenza
non viene esaminata nelle presenti Norme.
Si deve tener conto dei seguenti sistemi di salvaguardia che sono stati inclusi nel
progetto dei reattori veloci.

5.4.7.1 Avviamento dell’isolamento del contenitore


L’isolamento del contenitore deve essere avviato automaticamente a seguito di
alto livello di radioattività nel suo interno. Devono essere considerate le altre
condizioni che conducono ad un rilascio di radioattività all’interno del conteni-
tore.

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5.4.7.2 Avviamento e funzionamento del sistema ausiliario di refrigerazione del nocciolo
(refrigerazione di emergenza del nocciolo)
L’avviamento del sistema ausiliario di refrigerazione del nocciolo può essere ini-
ziato automaticamente o dall’operatore, a seconda della valutazione delle condi-
zioni di incidente e della possibilità di circolazione naturale del refrigerante.

9 Regolazione del reattore

9.1 Parametri di regolazione


Il reattore veloce refrigerato con sodio può utilizzare la temperatura media di
uscita del refrigerante dal nocciolo come variabile principale di regolazione. Va-
riabili ausiliarie di regolazione possono essere:
n la temperatura di ingresso del refrigerante nel nocciolo;
n la portata del refrigerante o la velocità delle pompe (circuiti primario e se-
condario);
n il rateo di fluenza neutronica;
n la richiesta di potenza al generatore;
n la temperatura o la pressione del vapore.
Le velocità di variazione ed i limiti consentiti per queste variabili devono essere
controllati per limitare i danni a tutte le parti dell’impianto dovuti a sollecitazione
termica ed alle sollecitazioni cicliche derivanti dal normale funzionamento e dai
prevedibili guasti dell’impianto.

* 9.3 Indicazione della posizione e del movimento delle barre di regolazione


La posizione e il movimento delle barre di regolazione dovranno essere indicati
nella sala manovra in modo da consentire all’operatore di realizzare le prescritte
configurazioni delle barre di regolazione. La posizione di ogni barra di regola-
zione (o del gruppo di barre collegate meccanicamente) dovrebbe essere segna-
lata all’operatore con continuità o a sua richiesta.
Si potranno altresì prevedere i dispositivi per la registrazione e l’aggiornamento
dei dati sulla posizione delle barre.
Un calcolatore per l’elaborazione continua dei dati può provvedere, su richiesta,
a visualizzare la posizione e a registrare i dati.
Al momento di muovere una barra di controllo (o un gruppo di barre), la posi-
zione delle barre adiacenti può essere visualizzata.
Si dovrebbe prevedere un allarme acustico in caso di qualsiasi movimento anor-
male delle barre di regolazione. Si dovrebbero visualizzare, se applicabili, le se-
guenti condizioni relative a ciascuna barra, specialmente quando non è prevista
una visualizzazione completa della loro posizione nel nocciolo:
a) barra di regolazione completamente inserita;
b) barra di regolazione completamente estratta;
c) barra di regolazione selezionata per l’azionamento;
d) barra di regolazione soggetta a movimenti incontrollati;
e) barra di regolazione inserita dal sistema di arresto rapido;
f) cavo allentato (per i meccanismi di azionamento delle barre di regolazione
azionati tramite cavi);
g) blocco della barra di regolazione.

Fine Documento

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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
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Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. E. Camagni

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