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Norma Italiana
CEI 22-2
Data Pubblicazione Edizione
1998-04 Prima
Classificazione Fascicolo
22-2 3807 R
Titolo
Convertitori elettronici di potenza a semiconduttori
per applicazioni industriali e di trazione
Title
Power semiconductor convertors for industrial applications and electric traction
NORMA TECNICA
COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
Questa Norma, elaborata in collaborazione con l’Unifer, si applica ai convertitori elettronici di potenza a
semiconduttori e cioè a tutti i convertitori che, utilizzando dispositivi a valvola a semiconduttore, alimen-
tano il circuito principale di una qualsiasi applicazione industriale, o di trazione, o di telecomunicazione,
o di laboratorio, o di computer, ad esclusione dei convertitori per gli strumenti di misura e di quelli per i
circuiti di comando, controllo e regolazione da considerarsi al servizio di circuiti principali. S’intendono
quindi esclusi i transistori e i gruppi relativi.
La presente Norma costituisce la ristampa senza modifiche, secondo il nuovo progetto di veste editoriale,
della Norma pari numero ed edizione (Fascicolo 494).
DESCRITTORI
convertitori; convertitori di potenza; semiconduttori; applicazioni industriali; trazione elettrica;
Europei
Internazionali
Legislativi
INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 22-2 Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.
CDU
CAPITOLO
1 OGGETTO E SCOPO 1
CAPITOLO
2 DEFINIZIONI GENERALI 1
SEZIONE
1 CIRCUITI 1
SEZIONE
2 COMPONENTI CONCRETI 3
CAPITOLO
3 GRANDEZZE ELETTRICHE 9
SEZIONE
1 DIODI RADDRIZZATORI - TERMINI E DEFINIZIONI 9
SEZIONE
2 TIRISTORI - TERMINI E DEFINIZIONI 11
CAPITOLO
4 VALORI NOMINALI E VALORI CARATTERISTICI 15
SEZIONE
1 GENERALITÀ 15
SEZIONE
2 COMPORTAMENTO TERMICO 16
SEZIONE
3 VALORI LIMITE ELETTRICI PER I DIODI 17
SEZIONE
4 CARATTERISTICHE ELETTRICHE DEI DIODI 18
SEZIONE
5 VALORI LIMITE ELETTRICI PER I TIRISTORI 19
SEZIONE
6 CARATTERISTICHE ELETTRICHE DEI TIRISTORI 21
CAPITOLO
5 MISURE E PROVE 23
SEZIONE
1 GENERALITÀ 23
SEZIONE
2 PROVA D’ISOLAMENTO PER LE COLONNE, I COMPLESSI E I GRUPPI 27
SEZIONE
3 MISURE E PROVE SUI DIODI 29
SEZIONE
4 MISURE E PROVE SUI TIRISTORI 42
SEZIONE
5 MISURE E PROVE SUI GRUPPI CONVERTITORI E RELATIVI COMPLESSI 71
NORMA TECNICA
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Pagina iii
NORMA TECNICA
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1 OGGETTO E SCOPO
CAPITOLO
1.1.01 Oggetto
Le presenti Norme si applicano ai convertitori elettronici di potenza a semicon-
duttori e cioè a tutti i convertitori che, utilizzando dispositivi a valvola a semicon-
duttore, alimentano il circuito principale di una qualsiasi applicazione industriale,
o di trazione, o di telecomunicazione, o di laboratorio, o di computer, ad esclu-
sione dei convertitori per gli strumenti di misura e di quelli per i circuiti di co-
mando, controllo e regolazione da considerarsi al servizio di circuiti principali.
S’intendono quindi esclusi i transistori e i gruppi relativi.
1.1.02 Scopo
Lo scopo delle presenti Norme è quello di dare prescrizioni per l’offerta, l’ordina-
zione e il collaudo dei convertitori e dei dispositivi di cui in 1.1.01.
Nota Abbreviazioni. I termini relativi alla materia oggetto delle presenti Norme sono spesso necessa-
riamente composti di più parole. Nell’uso si tende ad abbreviarli e in quanto segue tale possibi-
lità è indicata mettendo fra parentesi le parole che si possono sottintendere quando il significa-
to completo risulti chiaro dal contesto.
2 DEFINIZIONI GENERALI
CAPITOLO
1 CIRCUITI
S E Z I O N E
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2.1.12 Ramo di spegnimento (ingl. turn-off arm)
Ramo ausiliario destinato a rilevare temporaneamente la corrente di un ramo
principale che conduce, allo scopo d’interromperne la conduzione.
2 COMPONENTI CONCRETI
S E Z I O N E
2.2.05 Semiconduttore
Materiale la cui resistività è normalmente compresa fra quella dei metalli e quella
degli isolanti ed in cui la concentrazione di portatori di cariche cresce con la tem-
peratura entro un certo intervallo di temperatura.
Nota Il semiconduttore può essere costituito da un insieme di cristalli (policristallino) o da un unico
cristallo (monocristallino). I semiconduttori usuali del primo tipo sono quelli a cristalli di ossi-
do di rame o di selenio; quelli del secondo tipo sono a un cristallo di germanio o di silicio.
2.2.09 Giunzione
Regione di transizione tra regioni semiconduttrici di proprietà elettriche differenti
e che ha la proprietà di una conducibilità asimmetrica.
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2.2.10 Dispositivo, o cella, a valvola a semiconduttore (abbreviabile in: dispositivo (a
semiconduttore); oppure cella (a semiconduttore); oppure valvola (a semiconduttore))
Dispositivo a valvola elettronica, le cui caratteristiche essenziali sono dovute a un
flusso di portatori di cariche entro un semiconduttore.
Nota Il semiconduttore delle celle non comandate può essere monocristallino o policristallino. In
quest’ultimo caso le celle vengono anche dette piastre a semiconduttore o piastre raddrizzatrici
abbreviabili in piastre.
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2.2.20 Tiristore P
Tiristore in cui il terminale di comando è collegato alla regione P più vicina al
catodo e che normalmente viene commutato verso lo stato di conduzione appli-
cando al terminale di comando un segnale positivo rispetto al terminale catodico.
2.2.21 Tiristore N
Tiristore in cui il terminale di comando è collegato alla regione N più vicina
all’anodo e che normalmente viene commutato verso lo stato di conduzione ap-
plicando al terminale di comando un segnale negativo rispetto al terminale ano-
dico.
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2.2.31 Avvolgimento lato valvole
Avvolgimento del trasformatore connesso coi terminali lato corrente alternata di
uno o più complessi (2.2.23).
2.2.38 Cicloconvertitore
Convertitore elettronico di frequenza diretto che consente di passare ad una ten-
sione di frequenza più bassa costituita da porzioni delle onde della tensione di
partenza.
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2.2.42 Convertitore semplice
Convertitore costituito da una sola sezione per cui può dare o ricevere potenza
dal circuito a corrente continua senza che in esso la corrente continua cambi ver-
so.
2.2.44 Dissipatore
Elemento buon conduttore di calore, in intimo contatto con l’involucro del di-
spositivo, in modo tale da migliorarne lo smaltimento del calore.
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2.2.54 Temperatura dell’involucro
Temperatura misurata in un punto specificato dell’involucro del dispositivo, detto
punto di riferimento.
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Immediatamente prima del suddetto intervallo di tempo la distribuzione della
temperatura nel dispositivo deve essere costante in funzione del tempo.
Nota L’impedenza termica transitoria è data in funzione della durata dell’intervallo di tempo.
3 GRANDEZZE ELETTRICHE
CAPITOLO
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3.1.11 Corrente inversa di ripristino
Componente transitoria della corrente inversa, relativa al passaggio dallo stato di
conduzione a quello di blocco inverso.
T
1
P F = ---
T
òo uF iF dt
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3.1.21 Perdite inverse PR
Perdite risultanti dalla circolazione della corrente inversa.
Nota Le perdite inverse hanno un’espressione matematica analoga a quella delle perdite dirette.
3.1.23 Energia dissipata inversa non ripetitiva o accidentale PRS (per diodi a valanga)
Energia dissipata nel diodo in conseguenza delle tensioni transitorie non ripeti-
tive in senso inverso.
Questa sezione riguarda i tiristori a triodo con blocco inverso e può valere per gli
altri tipi di tiristori, in quanto applicabile.
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3.2.08 Corrente (in conduzione) ripetitiva di picco ITRM
Il più elevato valore istantaneo della corrente in conduzione, incluse tutte le cor-
renti transitorie ripetitive.
T
1
P T = ---
T
òo uT iT dt
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3.2.19 Tensione in (stato di) blocco UD
Tensione principale quando il tiristore è in stato di blocco.
3.2.23 Velocità di salita della tensione in (stato di) blocco duD /dt
Velocità di salita della tensione in blocco, in condizioni specificate.
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3.2.31 Tensione inversa ripetitiva di picco URRM
Il più elevato valore istantaneo della tensione inversa, escludendo tutte le tensio-
ni transitorie non ripetitive.
Nota La tensione inversa ripetitiva è, generalmente, una funzione del circuito e aumento il valore
della potenza dissipata nel tiristore.
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3.2.44 Tensione di comando inversa di picco UGRM
Il più elevato valore istantaneo della tensione di comando inversa, comprese tut-
te le tensioni transitorie.
3.2.48 Tempo di innesco (per azione sul terminale di comando) (ingl. turn-on time) tgt
Intervallo di tempo durante il quale il tiristore commuta dallo stato di blocco allo
stato di conduzione per effetto dell’applicazione di un impulso d’innesco sul ter-
minale di comando.
Nota L’intervallo di tempo è, in generale, preso tra un punto specificato all’inizio dell’impulso di co-
mando e l’istante in cui la tensione principale è caduta dal valore iniziale ad un valore speci-
ficato. Il tempo di innesco tgt è perciò la somma del tempo di ritardo td e del tempo di salita tr, di
cui ai seguenti due articoli (vedi anche Fig. 32b).
3.2.49 Tempo di ritardo (dopo l’impulso al terminale di comando) (ingl. gate controlled
delay time) td
Intervallo di tempo fra un istante specificato all’inizio dell’impulso di comando e
l’istante in cui la tensione principale è caduta ad un valore specificato, vicino al
suo valore iniziale, durante la commutazione del tiristore dallo stato di blocco
allo stato di conduzione, in seguito all’impulso di comando suddetto.
3.2.50 Tempo di salita (dopo l’impulso al terminale di comando) (ingl. gate controlled
rise time) tr
Intervallo di tempo fra l’istante in cui la tensione principale è caduta ad un valore
specificato, vicino al suo valore iniziale, e l’istante in cui raggiunge un valore
specificato più basso, durante la commutazione del tiristore dallo stato di blocco
allo stato di conduzione, in seguito a un impulso di comando.
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
4.1.01 Generalità
Nel presente capitolo è precisato in quali termini devono essere dati dal forni-
tore, su richiesta del committente, i valori nominali e i valori caratteristici dei di-
spositivi e delle colonne, da utilizzare nei convertitori di potenza, in relazione
alla loro capacità di assorbimento del carico.
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A condizione che siano compatibili fra di loro, si deve intendere che tutti i valori
nominali siano applicati simultaneamente.
2 COMPORTAMENTO TERMICO
S E Z I O N E
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Il fornitore deve tuttavia specificare i seguenti valori caratteristici massimi:
a) resistenza termica fra giunzione e punto di riferimento (2.2.54) (massima);
b) resistenza termica fra punto di riferimento e radiatore, con l’indicazione del
modo di contatto e di fissaggio (massima);
c) impedenza termica transitoria fra giunzione e punto di riferimento (massima).
4.3.01 Generalità
Salvo indicazione diversa, tutti i valori limite indicati nella presente sezione van-
no intesi riferiti alla temperatura di giunzione massima nominale limite (4.2.01).
Per determinare questa temperatura si deve tenere conto di tutte le perdite nel
diodo. Si devono dare la frequenza massima e/o minima e altre indicazioni co-
me, per es., durata ammissibile, frequenza di ripetizione, ecc., applicabili al valo-
re considerato. Tutti i valori limite indicati nella presente sezione sono valori limi-
te massimi. L’attributo massimo o minimo, può essere omesso quando risulti dal
contesto.
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no essere specificate la frequenza, la durata della conduzione, la forma della
corrente, la tensione inversa e la velocità di salita di quest’ultima, dopo e du-
rante il sovraccarico.
In entrambi i casi a) e b), salvo indicazione diversa, la temperatura virtuale di
giunzione all’inizio del sovraccarico deve essere quella limite (4.2.01).
4.3.08 Energia dissipata inversa non ripetitiva o accidentale (massima) (solo per diodi
a valanga)
I valori limite devono essere dati per la durata della punta e per la temperatura
virtuale di giunzione specificate.
Le perdite di energia in senso diretto sono assunte uguali a zero. Quando le per-
dite di energia dirette e quelle inverse dovessero essere considerate concomitan-
ti, bisogna chiedere informazioni al fornitore.
4.4.01 Generalità
Tutti i valori indicati nella presente sezione sono valori massimi nel senso che
nessun diodo, fornito sciolto o in una colonna, deve presentare valori maggiori
di quelli dichiarati. L’attributo massimo può essere omesso quando risulti dal
contesto.
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4.4.06 Tensione di soglia (massima)
Per ricavare la caratteristica diretta approssimata e la relativa tensione di soglia
(3.1.14) è raccomandato il seguente procedimento: si traccia la caratteristica della
caduta nel diodo in funzione dei valori di cresta delle correnti come specificate in
4.3.04. La caratteristica approssimata è data dall’asse delle tensioni fino all’incon-
tro con la retta che unisce i due punti della caratteristica corrispondenti alle cor-
renti di cresta uguali rispettivamente a 0,5 e 1,5 il valore limite della corrente di-
retta media (4.3.04) e successivamente da detta retta.
4.5.01 Generalità
Salvo indicazione diversa, tutti i valori limite indicati nella presente sezione s’in-
tendono riferiti alla temperatura di giunzione massima nominale limite (4.2.01).
Per determinare questa temperatura si deve tener conto di tutte le perdite nel ti-
ristore.
Devono essere date la frequenza massima e/o minima e altre indicazioni come,
per es., durata ammissibile, frequenza di ripetizione, ecc., applicabili al valore
considerato. Tutti i valori limite indicati nella presente sezione sono valori limite
massimi che il tiristore può sopportare.
L’attributo massimo può essere omesso quando risulti dal contesto.
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Nel caso di colonne (2.2.22) che formino un complesso completo (2.2.23) per
corrente in conduzione media s’intende la corrente raddrizzata totale fornita dal
complesso su carico resistivo e, salvo indicazione diversa, senza riduzione della
tensione con la regolazione di fase.
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6 CARATTERISTICHE ELETTRICHE DEI TIRISTORI
S E Z I O N E
4.6.01 Generalità
Tutti i valori indicati nella presente sezione sono valori massimi nel senso che
nessun tiristore, fornito sciolto o in una colonna, deve presentare valori maggiori
di quelli dichiarati, ad eccezione di quanto specificato in 4.6.09, 4.6.15 e 4.6.16.
L’attributo massimo o minimo può essere omesso quando risulti dal contesto.
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oppure rettangolare con un’ampiezza al massimo di 100 V.
Il valore di picco della tensione in blocco deve essere almeno 2/3 del valore limite ripetitivo di
picco.
4.6.15 Tempo d’innesco (per azione sul terminale di comando) (massimo e minimo)
Valore alla velocità di salita della corrente in conduzione e forma dell’impulso
della corrente al terminale di comando, specificate.
Nota In generale si dà un intervallo di tempo entro il quale l’innesco avviene con sicurezza.
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Fig. 1
5 MISURE E PROVE
CAPITOLO
1 GENERALITÀ
S E Z I O N E
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Sempre se specificato nell’ordinazione, alle prove di tipo si possono sostituire
certificati di prova relativi a precedenti forniture uguali o analoghe.
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n funzionamento a temperatura ambiente inferiore a +5 °C con raffreddamento
ad acqua;
n funzionamento a temperatura ambiente inferiore a -5 °C con raffreddamento
ad olio.
5.1.10 Frequenza
Salvo accordi diversi, stabiliti tra committente e fornitore in sede di ordinazione,
le tensioni d’alimentazione a corrente alternata e la tensione di prova devono
avere una frequenza di 50 Hz o 60 Hz per le prove dei dispositivi, e la frequenza
nominale per i complessi e i gruppi; per le prove di tensione (Sezione 2) eseguite
su questi ultimi può essere impiegata la frequenza di 50 Hz o 60 Hz o un’altra
non maggiore di 100 Hz.
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corso della prova. Così pure non si è specificato quando conviene usare tra-
sformatori come alimentatori, rientrando questo negli artifici usualmente impie-
gati.
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di selezione prima della spedizione. Le prove devono essere eseguite in modo che
il funzionamento elettrico sia equivalente a quello che si ha in servizio.
Se questo non è realizzabile, i complessi o i gruppi devono essere provati rispet-
tivamente in condizioni che comunque consentano di verificare le prestazioni
richieste.
Nelle prove di gruppi, quando è conveniente, si possono provare separatamente
i complessi e gli altri componenti. Se provati separatamente, le colonne i com-
plessi devono essere alimentati da un trasformatore avente una connessione
equivalente a quella specificata nella ordinazione.
5.2.01 Generalità
La prova d’isolamento ha lo scopo di verificare l’efficienza dell’isolamento di una
unità completamente montata (colonna, complesso, gruppo) verso una parte
specificata (in generale verso terra, o verso il contenitore, o verso una intelaiatura
o collegamenti metallici), che nel seguito verrà indicata come massa.
Prima di applicare la tensione di prova si devono collegare tra loro i terminali
principali dell’unità e i terminali di tutti i dispositivi a semiconduttore (anodo,
catodo, terminali di comando) in modo da essere sicuri che la tensione di prova
non sia applicata tra i terminali stessi. Se esistono dispositivi collegati fra loro in
serie, con terminali non accessibili, i collegamenti sopra detti devono essere limi-
tati ai terminali accessibili.
Se esistono apparecchiature ausiliarie (motori, ventilatori, apparecchiature di co-
mando, ecc.) non metallicamente connesse con i circuiti principali, durante le
prove d’isolamento di cui ai punti a) e b) di 5.2.03 i loro morsetti devono essere
messi a massa.
La tensione di prova, alla frequenza di 50 Hz o 60 Hz o altra non maggiore di
100 Hz, deve essere applicata a partire da un valore non maggiore del 50% di
quello finale ed essere aumentata o in maniera continua o a gradini inferiori o
uguali al 5% del valore finale, fino a raggiungere quest’ultimo in non meno di 10 s.
L’unità di prova deve sopportare la tensione di prova per 1 min. La prova ha esi-
to negativo se dà luogo ad una perforazione o ad una scarica.
La prova deve essere eseguita alla temperatura ambiente. In casi particolari di
ambiente o di applicazione o quando sono previste forti sovratensioni, il valore
della tensione di prova può essere aumentato rispetto a quello in seguito specifi-
cato e le modalità di applicazione possono essere variate d’accordo fra fornitore
e committente in sede di ordinazione.
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Tali ausiliari sono ad es. i motori, i ventilatori, le apparecchiature di comando,
che in generale lavorano con tensioni minori di quelle dei circuiti principali.
Se l’unità in prova è ubicata in un contenitore isolante, al quale è affidato l’isola-
mento dell’unità, il contenitore deve essere coperto con un foglio metallico, il qua-
le verrà considerato come la parte rispetto alla quale viene effettuata la prova (mas-
sa). Se le dimensioni del contenitore non consentono la copertura totale con il
foglio metallico, si può ricorrere ad una copertura parziale limitata ai punti più pe-
ricolosi.
Se alcuni componenti, come i filtri contro i disturbi radio, non consentono l’ap-
plicazione della tensione alternata di prova e non possono essere scollegati, si
può utilizzare una tensione continua avente il valore di cresta della tensione al-
ternata prescritta.
Per i gruppi convertitori composti da parti da installare separatamente, queste de-
vono essere provate a parte (eventualmente prima della consegna) secondo le
norme relative indicate ai punti a), b) e c). In tal caso il convertitore completo
deve essere verificato solamente per quanto riguarda l’isolamento verso massa
delle connessioni, tenendo conto delle loro funzioni per l’esecuzione delle prove
di cui in a), b) e c).
Devono essere eseguite le prove qui sotto indicate:
a) Prova d’isolamento dei componenti collegati metallicamente al complesso. - La
tensione di prova deve essere applicata tra tutti i terminali di tutti i compo-
nenti metallicamente connessi con i terminali principali del complesso, colle-
gati tra loro, e la massa. Alla massa devono essere collegati i terminali che
non risultano metallicamente connessi coi terminali principali del complesso,
e quindi in particolare tutti quelli lato linea a corrente alternata se il converti-
tore è contenuto in un unico contenitore, nel quale sia anche compreso il
trasformatore con avvolgimenti separati.
b) Prova d’isolamento dei componenti collegati metallicamente al lato linea di
un trasformatore con avvolgimenti separati. - La tensione di prova deve esse-
re applicata tra tutti i morsetti lato linea, collegati fra loro, e la massa, mentre
i morsetti di tutti gli altri componenti, non connessi con la linea e compresi
nello stesso contenitore, devono essere collegati fra loro e alla massa.
c) Prova dell’isolamento proprio degli ausiliari di cui in 5.2.01 i cui morsetti non
siano in collegamento metallico con il lato linea o con il complesso. - La ten-
sione di prova deve essere applicata tra i morsetti delle apparecchiature ausi-
liarie, collegati tra loro e la massa, alla quale devono essere connessi tutti gli
altri morsetti del convertitore.
Nota Con la prova a) viene provato l’isolamento del complesso verso massa e verso le apparecchiature
ausiliarie, di cui in 5.2.01, oltre eventualmente l’isolamento fra il complesso e la linea.
Con la prova b) l’isolamento degli stessi ausiliari viene provato rispetto alla linea e viene ancora
provato quello fra complesso e linea. Le due prove si riducono ad una sola, se i morsetti del com-
plesso sono metallicamente connessi con il lato linea.
Con la prova c) viene provato l’isolamento rispetto alla massa delle apparecchiature ausiliarie per
la tensione di funzionamento degli ausiliari stessi, tensione che in generale è più bassa di quella
del convertitore. Se più apparecchiature ausiliarie devono essere provate insieme, i loro morsetti
possono essere tutti collegati fra di loro, se la tensione di prova è uguale per tutte; diversamente,
ogni apparecchiatura deve essere provata singolarmente collegando fra loro i suoi morsetti.
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maggior valore possibile di tensione, esclusi i transitori). Se il rapporto Um/ 2
non supera 90 V, la tensione di prova può essere ridotta a 1000 V. Per le co-
lonne singole (5.2.02) deve essere impiegata la tensione determinata, come
sopra detto, per il complesso di cui devono far parte. Se questo complesso
non è stabilito e la prova è richiesta, la tensione di prova deve essere oggetto
di accordi tra fornitore e committente;
b) per la prova di cui in 5.2.03 b), la tensione di prova, salvo diverso accordo
tra fornitore e committente all’ordinazione, è quella indicata nella Norma
CEI 14-4 per la prova ripetitiva relativa al trasformatore del convertitore;
c) per la prova di cui in 5.2.03 c), la tensione di prova, salvo diverso accordo tra
fornitore e committente all’atto dell’ordinazione, è quella per la prova ripetiti-
va relativa a ciascuna apparecchiatura ausiliaria, indicata nelle rispettive Nor-
me CEI in relazione alla tensione propria di funzionamento;
d) per altri elementi considerati in particolari Norme CEI la tensione di prova è
quella in esse specificata. Nel caso di convertitori collegati in serie o simili,
per i quali le tensioni verso terra possono risultare la somma di più tensioni
parziali, si deve tenerne conto nello stabilire la tensione di prova.
Prove di
Articolo
tipo selezione
a) Misure
n Misura della tensione diretta e/o
della caratteristica diretta * * (1) 5.3.02
n Misura della caratteristica inversa * * (1) 5.3.03
n Misura della corrente inversa * 5.3.04
n Misura della carica inversa di
ripristino * 5.3.05
n Misura della resistenza termica * 5.3.06
n Misura della impedenza termica
transitoria * 5.3.07
b) Prove
n Prova d’isolamento (soltanto per
le colonne) * * 5.2.02
n Prova della corrente di sovracca-
rico accidentale * * 5.3.08
n Prova della tensione inversa * * 5.3.09
c) Prove di durata
n Prova di carico o prova di durata
di vita in regime continuativo * 5.3.10
n Prova di durata ai cicli termici * 5.3.11
n Prova di riscaldamento (soltanto
per le colonne) * * 5.3.12
n Prove meccaniche e di corro-
sione * 5.3.13
(1) Il rilievo della caratteristica come prova di selezione verrà eseguito solo se richiesto, mentre dovrà essere sem-
pre eseguita la misura della tensione diretta di cui in 5.3.02.
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5.3.02 Misura della tensione diretta e/o della caratteristica diretta (Figg. 2; 3a; 3b)
I Metodo (in corrente alternata) (Fig. 2) - Da usare preferibilmente per le prove
di tipo.
Dati da specificare:
n valore della tensione alternata da impiegare;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di D,
come specificato dal fornitore (nota al 5.1.12).
Fig. 2
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata
R1 derivatore non induttivo
R2 resistore di carico
D1 diodo per la soppressione della semionda inversa in D
O oscilloscopio
Modalità della misura. - La misura deve essere eseguita con un circuito che dia la
corrente diretta che compete a un collegamento semplice monofase con carico resi-
stivo.
Fig. 3 a
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
R1 resistore per la carica di C1
R2 derivatore non induttivo
NORMA TECNICA
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D1 diodo per la carica di C1
D2 diodo di ricircolazione dell’energia reattiva immagazzinata in L1
T1 tiristore per l’applicazione dell’impulso di corrente in D
C1 condensatore sorgente dell’impulso di corrente
O oscilloscopio o voltmetro e milliampermetro di cresta
L1 induttore
uF tensione diretta ai capi di D
iF corrente diretta in D
Fig. 3 b
Modalità della misura. - Dopo che C1 nella semionda positiva si è caricato al va-
lore di cresta di G1, nella successiva semionda negativa si innesca T1. In tal modo
C1 si scarica attraverso L1, D e R2.
La prova viene condotta misurando il valore di cresta dell’impulso di tensione così
generato in corrispondenza della cresta dell’impulso di corrente. La durata dell’im-
pulso della corrente di prova deve essere tale da garantire che D abbia raggiunto
la condizione di regime. In generale una durata dell’impulso di 3 ms ¸ 4 ms è
sufficiente.
L’insieme degli impulsi di corrente, tenuto anche conto della loro frequenza di
ripetizione, deve essere tale che il riscaldamento interno di D possa essere ritenu-
to trascurabile.
La corrente di prova può venire rilevata per mezzo di un resistore non induttivo
R2 di basso valore.
Fig. 4
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
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R1 derivatore non induttivo
R2 resistore di protezione
D1 diodo per l’applicazione della semionda di tensione inversa in D
D2 diodo per la soppressione della semionda di corrente diretta in D
O oscilloscopio
Dati da specificare:
n semionda di tensione inversa da applicare, il cui valore di cresta deve essere
uguale a quello della tensione inversa ripetitiva nominale di D (URRMN - 4.3.02);
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di D,
le due ultime intendendosi opportunamente elevate (nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - La misura deve essere effettuata con un circuito che sia
in grado di applicare la tensione inversa che compete a un collegamento mono-
fase, a vuoto. Ogni punto della caratteristica deve essere rilevato in corrispon-
denza del valore di cresta della tensione inversa applicata.
Modalità di misura
I Metodo (Fig. 5).
Fig. 5
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
D1 diodo per l’applicazione della semionda di corrente inversa in D
R1 resistore di limitazione
mA milliampermetro di cresta o oscilloscopio
V voltmetro di cresta o oscilloscopio
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II Metodo (Fig. 6).
Fig. 6
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
D1 diodo per l’applicazione della semionda di corrente inversa in D
D2 diodo per la soppressione della semionda di tensione diretta su D
D3 diodo per il blocco della corrente diretta in D
V voltmetro di cresta o oscilloscopio
mA milliampermetro di cresta o oscilloscopio
La corrente diretta in D viene bloccata dal diodo D1. I diodi D2 e D3 consentono
di far passare in D2, anziché in D, la corrente inversa in D1.
Fig. 7 a
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
R1 resistore di carica di C1
R2 derivatore non induttivo
D1 diodo per la carica di C1
D2 diodo per la circolazione della corrente inversa in D
T1 tiristore per l’applicazione dell’impulso di corrente in D
C1 condensatore sorgente dell’impulso di corrente
L1 induttore
O oscilloscopio
NORMA TECNICA
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Fig. 7 b
iF corrente diretta in D
IFM valore di cresta di iF
ir corrente inversa in D
IRM valore di cresta di ir
Qs carica di ripristino
trr tempo di ripristino per commutazione
Dati da specificare:
n valore di cresta della corrente diretta (IFM);
n velocità di discesa della corrente diretta (di/dt) nel tratto fra 50% IFM e O;
n tempo fra l’inizio e la fine della semionda positiva di iF;
n frequenza di ripetizione, cioè il rapporto d’intermittenza (rapporto fra il tem-
po di conduzione e il tempo totale) che deve essere di circa l’1%;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di D
(nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - Si porta D alla temperatura voluta. Dopo che C1 nella
semionda positiva si è caricato al valore di cresta di G1, nella successiva semion-
da negativa si innesca T1. In tal modo C1 si scarica attraverso L1, D, R2, T1.
La forma della corrente che risulta è praticamente esente dall’influenza di resi-
stenze, essendo quella di R2 molto piccola. La corrente di prova dipende quindi
soltanto dai valori di L1 e C1.
Nota Questa prova consente di misurare, oltre alla carica inversa di ripristino, anche la corrente in-
versa di ripristino e il tempo di ripristino per commutazione.
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Fig. 8
UD tensione diretta
qj temperatura virtuale di giunzione
Fig. 9
q2 Ð q1
R th = ---------------------
P1 Ð P2
Osservazioni.
n La potenza applicata può essere data sia da una corrente continua sia da una
corrente a frequenza sufficientemente alta affinché la fluttuazione della tem-
peratura virtuale di giunzione sia trascurabile.
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n Per il passaggio dalle misure di tensione a quelle di temperatura di giunzione
conviene preparare una curva di conversione ottenuta variando dall’esterno
la temperatura del dispositivo da provare, per es. in un bagno d’olio, e rile-
vando man mano le cadute ai capi del dispositivo stesso provocate dalla cor-
rente di riferimento (Fig. 8).
n La misura della caduta di tensione provocata dal passaggio della corrente di
riferimento deve essere eseguita ad un tempo successivo all’interruzione della
potenza, tale che i transitori non termici siano praticamente esauriti, ma abba-
stanza rapidamente affinché la variazione di temperatura di giunzione sia
trascurabile.
Fig. 10
Dati da specificare:
n valore limite massimo della corrente diretta (IFN - 4.3.04);
n punto di riferimento per la misura della temperatura sull’involucro.
Modalità della misura. - Chiuso l’interruttore S1, si aspetta che D abbia raggiunto
la temperatura d’equilibrio e si misura la potenza dissipata P. Aprendo S1, s’inter-
rompe la corrente di riscaldamento e subito dopo si chiude S2 e si rileva la cadu-
ta di tensione in D dovuta alla corrente di misura fornita da G2, mettendola in
diagramma in funzione del tempo come indicato nella Fig. 10. Questa curva vie-
ne convertita in quella della temperatura di giunzione in funzione del tempo at-
traverso una curva di taratura del tipo di quella indicata dalla Fig. 8, descritta in
5.3.06.
Contemporaneamente vengono rilevate e messe in diagramma le temperature del
punto di riferimento, in funzione del tempo.
Ai vari istanti l’impedenza termica transitoria Z(th)t [t ] al tempo t, dopo l’interru-
zione della corrente di riscaldamento, è data dalla seguente formula:
( qjo Ð q o ) Ð ( qjt Ð q t )
Z ( th )t [ t ] = -----------------------------------------------------------
P
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dove: qjo temperatura virtuale di giunzione al momento dell’interruzione
della potenza P
qjt temperatura virtuale di giunzione dopo il tempo t, espresso in se-
condi, dall’interruzione della potenza P
qo temperatura del punto di riferimento al momento dell’interruzione
della potenza P
qt temperatura del punto di riferimento dopo il tempo t, espresso in
secondi, dall’interruzione della potenza P.
5.3.08 Prova della corrente di sovraccarico accidentale (IFSM) (Figg. 11a; 11b)
Fig. 11 a
D diodo in prova
R1 resistore di carico
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R2 resistore di protezione
T1 tiristore per il passaggio della corrente diretta in D
T2 tiristore per l’applicazione della tensione inversa su D
G1 sorgente di tensione per fornire le semionde di corrente a 50 Hz o 60 Hz,
specificate (iF)
G2 sorgente di tensione per fornire le semionde di tensione inversa a 50 Hz
o 60 Hz, specificate (uR)
A ampermetro di cresta
V voltmetro di cresta
Fig. 11 b
iF corrente diretta in D
IFSM valore massimo di iF
uR tensione inversa ai capi del diodo D
Dati da specificare:
n valore di cresta della semionda della corrente di prova (IFSM);
n semionda della tensione inversa da applicare, il cui valore di cresta deve essere
uguale a quello della tensione inversa ripetitiva nominale di D (URRMN - 4.3.02);
n numero delle semionde della corrente di prova;
n numero delle semionde di tensione inversa prima e dopo le semionde della
corrente di prova;
n grandezze e differenze fra i loro valori misurati prima e dopo la prova;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di D
(nota al 5.1.12).
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5.3.09 Prova della tensione inversa (Fig. 12)
Fig. 12
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
R1 resistore di carico
T1 tiristore per l’applicazione della semionda di tensione inversa
V voltmetro
Dati da specificare:
n semionda della tensione inversa da applicare il cui valore di cresta deve essere
uguale a quello della tensione inversa non ripetitiva nominale di D (URSMN - 4.3.03);
n grandezze e differenze fra i loro valori misurati prima e dopo la prova;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di D,
queste due ultime intendendosi uguali alle nominali limiti (4.2.01; nota 5.1.12).
Modalità della prova. - D viene sottoposto ad una sola semionda di tensione inver-
sa portando in conduzione T1 con un solo segnale all’inizio di una semionda di G1.
La conferma che D ha sopportato la tensione di prova si ha se le differenze fra i
valori delle grandezze specificate, misurati prima e dopo la prova, sono conte-
nute entro i limiti specificati.
5.3.10 Prova di carico o prova di durata di vita in regime continuativo (Figg. 13a; 13b)
(Prova della corrente diretta media (4.3.04) e della tensione inversa ripetitiva di
picco (4.3.02)).
Fig. 13 a
D diodo in prova
G1 sorgente di tensione alternata, a 50 Hz o 60 Hz, per il passaggio delle se-
mionde della corrente di prova IF(AV)
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G2 sorgente di tensione alternata, a 50 Hz o 60 Hz, sincrone con G1, di valore
opportunamente elevato per fornire le semionde di tensione alternata in-
versa UR
R1 resistore di regolazione e protezione
R2 resistore di protezione
T1 tiristore per il passaggio delle semionde positive di corrente
T2 tiristore per l’applicazione delle semionde negative di tensione
A ampermetro
V voltmetro
Dati da specificare:
n valore medio (IF(AV)N) della corrente di prova (4.3.04);
n semionda sinusoidale a 50 e 60 Hz della tensione inversa, il cui valore di cre-
sta deve essere uguale a quello della tensione inversa ripetitiva nominale di
D (URRMN - 4.3.02);
n durata della prova;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di D
(nota al 5.1.12).
Fig. 13 b
iF corrente diretta
IF(AV) corrente diretta media
uR tensione inversa applicata ai morsetti di D
URM valore di cresta di uR
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5.3.11 Prova di durata ai cicli termici (Figg. 14a; 14b)
Fig. 14 a
D diodo in prova
R1 resistore di regolazione
S interruttore
A ampermetro
G1 sorgente di tensione continua o alternata
Fig. 14 b
Dati da specificare:
n temperatura massima del ciclo, uguale al valore nominale limite della tempe-
ratura virtuale di giunzione di D (qj max - 4.2.01);
n temperatura virtuale di giunzione minima del ciclo, non maggiore di 50 °C;
n corrente diretta di riscaldamento in D, avente un valore non minore di quello
nominale limite (IF(AV)N - 4.3.04);
n tempo di riscaldamento (non maggiore di 6 min);
n tempo di raffreddamento (non maggiore di 8 min);
n numero dei cicli in condizione di regime;
n sistema di raffreddamento del diodo in prova;
n grandezze e differenze tra i loro valori misurati prima e dopo la prova.
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5.3.12 Prova di riscaldamento (soltanto per le colonne)
Ciascuna colonna deve essere provata nelle condizioni nominali di raffreddamento
(Sez. 2 del IV Capitolo) con una corrente di prova tale che le perdite ottenute siano
uguali a quelle che si hanno nella colonna, come facente parte del complesso, quan-
do quest’ultimo eroghi in servizio la corrente raddrizzata continuativa nominale.
Quando non è definito il complesso al quale la colonna è destinata e manchino
altre indicazioni, si deve intendere che la corrente di riferimento è quella conti-
nuativa nominale garantita per la colonna con un angolo di conduzione di 180°.
Per la prova il riscaldamento definito sopra può essere raggiunto facendo circola-
re nella colonna una corrente alternata, oppure continua, a bassa tensione di op-
portuno valore.
Se è previsto che la colonna funzioni ad altitudini superiori ai 1000 m, le perdite
durante la prova effettuata al di sotto dei 1000 m devono essere aumentate
dell’1% ogni 100 m al di sopra di 1000 m, nel caso di raffreddamento naturale in
aria, e dell’1,5% nel caso di raffreddamento con ventilazione forzata; ciò si può
ottenere aumentando opportunamente la corrente di prova.
La temperatura del punto di misura prescritto non deve superare quella limite
specificata (4.2.01).
Prove di
Articolo
tipo selezione
a) Misure
n Misura della tensione e/o della
caratteristica in conduzione * * (1) 5.4.02
n Misura della caratteristica inversa
e della caratteristica in stato di
blocco * * (1) 5.4.03
n Misura della corrente inversa e
della corrente in stato di blocco * 5.4.04
n Misura della pendenza critica
della tensione in blocco (dv/dt) * * (2) 5.4.05
n Misura della corrente di manteni-
mento * 5.4.06
n Misura della corrente di aggancio * * (2) 5.4.07
n Misura del tempo di ripristino
per commutazione (tq) * * (2) 5.4.08
n Misura della resistenza termica * 5.4.09
n Misura dell’impedenza termica
transitoria * 5.4.10
n Misura della carica inversa di
ripristino * 5.4.11
n Misura della corrente e della ten-
sione d’innesco comandato * * 5.4.12
n Misura della corrente e della ten-
sione di non innesco * 5.4.13
(segue)
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Prove di
Articolo
tipo selezione
n Misura del tempo d’innesco co-
mandato * 5.4.14
b) Prove
n Prova d’isolamento (soltanto per
le colonne) * * 5.2.02
n Prova della velocità critica della
corrente in conduzione all’in-
nesco (di/dt) * 5.4.15
n Prova della tensione in stato di
blocco e della tensione inversa * * 5.4.16
n Prova della corrente in condu-
zione di sovraccarico accidentale * * 5.4.17
c) Prove di durata
n Prova di carico o prova di durata
di vita in regime continuativo * 5.4.18
n Prova di durata ai cicli termici * 5.4.19
n Prova di riscaldamento (soltanto
per le colonne) * 5.4.20
n Prove meccaniche e di corro-
sione * 5.4.21
(1) Il rilievo della caratteristica come prova di selezione sarà eseguito solo se richiesto, mentre dovrà essere sem-
pre eseguita la misura della tensione diretta, di cui in 5.4.02.
(2) Prova di selezione solo per tiristori con valori massimi e minimi specificati.
Dati da specificare:
n valore della tensione alternata da impiegare;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T,
come specificato dal fornitore (nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - La misura deve essere eseguita con un circuito che dia la
corrente in conduzione che compete ad un collegamento semplice monofase con
carico resistivo.
La corrente d’innesco sarà la massima corrente d’innesco alla temperatura indi-
cata.
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Fig. 15
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
G2 sorgente degli impulsi di accensione
R1 derivatore non induttivo
R2 resistore di carico
D1 diodo per la soppressione della semionda inversa su T
A ampermetro
O oscilloscopio
Fig. 16
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
G2 sorgente degli impulsi di accensione
R1 resistore di carica di C1
R2 derivatore non induttivo
D1 diodo per la carica di C1
D2 diodo di ricircolazione dell’energia reattiva immagazzinata in L1
C1 condensatore sorgente dell’impulso di corrente
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L1 induttore
O oscilloscopio o voltmetro e milliampermetro di cresta
uF tensione in conduzione ai capi di T
iF corrente in conduzione in T
Fig. 17
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
G2 sorgente di tensione per la polarizzazione del terminale di comando di T
D1 D2 diodi per l’applicazione della semionda di tensione diretta su T
R1 derivatore non induttivo
R2 resistore di protezione
O oscilloscopio
Dati da specificare:
n semionda della tensione in blocco e di quella inversa da applicare, i cui valori
di cresta devono essere uguali rispettivamente a quello della tensione in bloc-
co ripetitiva nominale (UDRMN - 4.5.04) e a quello della tensione inversa ripe-
titiva nominale di T (URRMN - 4.5.02);
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n condizioni di polarizzazione e impedenza del circuito di innesco;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T,
queste due ultime intendendosi opportunamente elevate (nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - La misura deve essere effettuata con un circuito che sia
in grado di applicare una tensione in stato di blocco ed una tensione inversa, che
competono a un collegamento monofase a vuoto. Ogni punto della caratteristica
deve essere rilevato in corrispondenza dei valori di cresta della tensione inversa
o della tensione in blocco applicata.
Il circuito deve essere provvisto di una accurata schermatura.
La Fig. 17 si riferisce alla misura della caratteristica diretta, ma lo stesso circuito
può essere usato per la misura della caratteristica inversa, invertendo l’inserzione
di T e quella di G2.
5.4.04 Misura della corrente inversa e della corrente in stato di blocco (Fig. 18)
Fig. 18
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione continua regolabile
G2 sorgente di tensione per la polarizzazione dell’elettrodo di comando di T
R1 resistore di carico
A ampermetro
V voltmetro
Dati da specificare:
n tensione in blocco e tensione inversa da applicare, i cui valori devono essere
uguali rispettivamente a quello di picco della tensione in blocco ripetitiva
nominale (UDRMN - 4.5.04) o a quello di picco della tensione inversa ripetitiva
nominale di T (URRMN - 4.5.02);
n condizioni di polarizzazione e impedenza del circuito d’innesco;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T,
le due ultime intendendosi uguali alle nominali limite (4.2.01; nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - Il valore del resistore di carico deve essere abbastanza
elevato in modo da proteggere lo strumento per la misura della corrente e l’ele-
mento in prova nel caso che questo ultimo passi improvvisamente allo stato di
conduzione.
La Fig. 18 si riferisce alla misura della corrente in blocco, ma lo stesso circuito
può essere usato per la misura della corrente inversa, invertendo l’inserzione di T
e quella di G2.
NORMA TECNICA
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5.4.05 Misura della pendenza critica della tensione in blocco (dv/dt) (Figg. 19a; 19b)
Fig. 19 a
T tiristore in prova
G1 alimentazione a corrente continua di valore costante
G2 alimentazione a tensione continua di valore costante
D1 diodo sfioratore
R1 C 1 resistore e condensatore per la formazione del gradiente di tensione
R2 resistore di protezione
P circuito di polarizzazione dell’elettrodo di comando di T
O oscilloscopio
A ampermetro
V voltmetro
u tensione all’oscilloscopio
S interruttore
Fig. 19 b
Dati da specificare:
n tensione in stato di blocco;
n condizioni di polarizzazione e d’impedenza del circuito d’innesco;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T
(nota al 5.1.12).
NORMA TECNICA
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La tensione utilizzata per la misura deve avere un andamento lineare rispetto al
tempo, di ampiezza e pendenza specificate.
La sorgente a tensione costante G2 è regolata per il valore specificato della ten-
sione in blocco.
Con S in posizione 2 il condensatore è caricato e la tensione in blocco sale con
pendenza dipendente dal valore di C e della corrente erogata. La pendenza me-
dia nel tratto di oscillogramma compreso tra il 10% ed il 90% della tensione appli-
cata non deve differire di oltre il 10% da quella del tratto compreso tra il 25% ed il
75%. La durata dell’impulso dovrà essere almeno 5 volte il tempo totale di salita.
R2 è un resistore limitatore di corrente.
R1 deve essere di valore abbastanza piccolo per assicurare la scarica completa di
C quando S è in posizione 1. Tuttavia la corrente che percorre R1 deve essere
trascurabile rispetto alla corrente di carica di C.
Fig. 20
T tiristore in prova
G1 G2 sorgenti di tensione continua regolabili
R1 R3 resistori di protezione
R2 resistore variabile di regolazione
R4 resistore di fuga (facoltativo, da specificare se usato)
V voltmetro
A ampermetro
S interruttore
Dati da specificare:
n tensione in stato di blocco;
n resistenza di fuga R4 (se richiesta);
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T,
come specificate dal fornitore (nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - Con S aperto e con G1 e G2 a zero si porta T alla tempe-
ratura specificata; indi si porta al valore specificato la tensione di G1.
Si porta R2 a zero, avendo scelto il valore di R1 in modo tale che la corrente che
percorrerà T, quando sarà entrato in conduzione, sia sufficiente a mantenerlo in
tale stato in assenza di corrente di innesco, senza tuttavia riscaldarlo in modo ap-
prezzabile.
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Si chiude S e si aumenta la tensione di G2 fino a che T si innesca. Si apre S, si au-
menta il valore di R2 finché T va in blocco. Il valore della corrente, letto immedia-
tamente prima che T vada in blocco, è la corrente di mantenimento.
Nota Per assicurare che la corrente in conduzione venga diminuita gradualmente e senza interru-
zioni si potrà sostituire ad R2 un transistore con un circuito RC collegato alla base.
5.4.07 Misura della corrente di aggancio (Figg. 21; 22; 23a; 23b)
Dati da specificare:
n tensione in stato di blocco;
n polarizzazione del comando (valore della resistenza tra il terminale di coman-
do o catodo);
n impulso di comando (ampiezza della tensione e resistenza equivalente
dell’alimentatore, nonché tempo di salita, tempo di discesa, durata e frequen-
za di ripetizione del guizzo di corrente);
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T
(nota al 5.1.12).
Fig. 21
T tiristore in prova
G1 G2 sorgenti di tensione continua
R1 R3 resistori di protezione
R2 resistore variabile di regolazione
R4 resistore di fuga (facoltativo, da specificare se usato)
V voltmetro
A ampermetro
S interruttore
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II Metodo (Figg. 22; 23a; 23b).
Fig. 22
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione continua
G2 sorgente degli impulsi di comando
R1 resistore di protezione
R2 resistore variabile di regolazione
R3 resistore di fuga (facoltativo, da specificare se usato)
R4 derivatore non induttivo
L induttanza propria dei collegamenti
O oscilloscopio
S interruttore
Fig. 23 a
iT corrente in T
t1G durata dell’impulso di comando
Fig. 23 b
iT corrente in T
t1G durata dell’impulso di comando
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Modalità della misura. - Con i valori alti di R2 la corrente principale iT si abbassa
ogni volta che cessa l’impulso di comando (Fig. 23a).
Riducendo il valore di R2 si arriva ad una corrente che non cade alla fine dell’im-
pulso (Fig. 23b). La corrente al punto di transizione tra i due comportamenti è la
corrente di aggancio. A questo punto si può affinare la misura manovrando S e
modificando leggermente il valore di R2, se necessario.
Modalità della misura (Figg. 24a; 24b). - Agendo su G1 e R1 e con T1 e T2 non in-
nescati si fa passare in T, mantenuto alla temperatura specificata, la corrente in
conduzione prevista, chiudendo S.
Fig. 24 a
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G4 sorgente di tensione continua regolabile per il blocco inverso di T
G5 sorgente per l’alimentazione del terminale di comando di T
T tiristore in prova
C1 condensatore caricato da G2 per ottenere ai capi di T il gradiente di tensio-
ne duD/dt specificato
C2 condensatore per ottenere il gradiente di corrente diT/dt voluto
C3 condensatore per mantenere praticamente costante la corrente in condu-
zione
D1 diodo di blocco di G2 verso G4
D2 diodo di ricircolo
D3 diodo di blocco
R1 resistore di protezione e regolazione della corrente in conduzione
R2 resistore di protezione e smorzamento
R3 derivatore non induttivo
R4 resistore di scarica di C1
L1 reattore per ottenere la di/dt voluta
S interruttore
T1 tiristore per l’applicazione della tensione inversa
T2 tiristore per l’applicazione della tensione in blocco
O oscilloscopio
Fig. 24 b
up tensione principale
uD tensione in stato di blocco
ip corrente principale
iT corrente in stato di conduzione
tq tempo di ripristino in blocco a circuito commutato
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Indi si apre S e si innesca T1 applicando così la tensione inversa fornita da G4.
Dopo un intervallo breve, ma certamente sufficiente a non permettere che T rien-
tri in conduzione, si applica la tensione in blocco innescando T2.
L’intervallo di attesa viene mano a mano ridotto finché alla applicazione della
tensione in blocco si verifica l’innesco di T.
Il tempo indicato con tq nella Fig. 24b, corrispondente all’istante immediatamente
precedente all’innesco, è il tempo di ripristino a circuito commutato.
Il gradiente diT/dt voluto è ottenuto proporzionando opportunamente L1 e C2.
D2 impedisce una punta di tensione quanto T blocca la tensione inversa.
La sorgente G2 a corrente costante carica C1 creando ai capi di T (dopo il ripristi-
no di D1) il gradiente duD/dt specificato.
Affinché la tensione inversa compaia ai capi di T, occorre che il tempo di ripristino
di D1 sia superiore a quello inverso di T e inferiore al tempo di ripristino tq di T.
R4 provvede a scaricare C1 e la sua resistenza deve essere sufficientemente eleva-
ta da non consentire il passaggio di una corrente maggiore di quella di manteni-
mento di T2. Fra una inserzione di prova e l’altra deve passare un tempo suffi-
ciente perché la corrente in conduzione stabilisca l’equilibrio dei portatori.
Oscillazioni indesiderate nel riapplicare la tensione in blocco possono essere
ridotte al minimo con i consueti provvedimenti, compreso l’uso di adatte resi-
stenze di smorzamento.
Modalità della misura (Figg. 25a; 25b). - Dopo aver portato T alla temperatura
voluta, agendo su G1 e R1 e con T1 e T2 non innescati, si innesca T facendovi pas-
sare la corrente in conduzione prevista, che attraversa anche L1, R1, D1.
Fig. 25 a
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D3 diodo di blocco delle semionde negative di G2
D4 diodo per l’applicazione della tensione in blocco
R1 resistore di regolazione e protezione
R2 resistore per l’applicazione della tensione in blocco
T1 tiristore per l’applicazione della tensione inversa e in blocco
T2 tiristore di cortocircuito per interrompere la carica di C quando la tensione
in blocco ha raggiunto il valore prefissato
up tensione principale
O oscilloscopio
Fig. 25 b
up tensione principale di T
up2 tensione principale di T2
uc tensione ai capi di C
ip corrente principale in T
iD1 corrente in D1
t1 inizio della corrente in conduzione
t2 istante di innesco di T1
t3 istante in cui la tensione in blocco ha raggiunto il valor massimo
tq tempo di ripristino in blocco per commutazione
tuR tempo di tensione inversa
Al tempo t2 s’innesca T1, per cui la corrente viene deviata nel ramo D2 C L2 T1,
abbandonando T, ai cui capi compare una tensione inversa dovuta alla carica
precedentemente accumulata da C; tale tensione successivamente si annulla e
poi diventa positiva per effetto della corrente proveniente da G1, che è mantenu-
ta praticamente costante da L1.
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Quando la suddetta tensione positiva ha raggiunto il valore prefissato, viene in-
nescato T2, per cui la carica di C è interrotta e la tensione in blocco, applicata at-
traverso R2 e D4, resta praticamente costante.
La prova è superata se ai capi di T riappare la tensione in blocco.
Nota Se è così convenuto, si può ricavare tq misurando la durata della tensione inversa tuR e aggiun-
gendovi il tempo tq - tuR, cioè il tempo compreso fra l’istante in cui s’annulla la corrente princi-
pale e quello in cui ricompare la tensione principale, dedotto dalle informazioni del fornitore.
Fig. 26
UT tensione in conduzione
qj temperatura virtuale di giunzione
A curva di taratura eseguita con corrente sufficiente
B curva di taratura eseguita con corrente insufficiente
Fig. 27
Dati da specificare:
n valore limite massimo della corrente in conduzione (ITN - 4.5.07);
n punto di riferimento per la misura della temperatura sull’involucro di T.
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Modalità della misura. - Essendo necessaria la misura della temperatura virtuale
di giunzione, questa è effettuata indirettamente misurando una grandezza elettri-
ca che dipende dalla temperatura in questione.
In generale viene utilizzata la caduta di tensione che si presenta ai capi del tiris-
tore da provare al passaggio di una corrente di riferimento, che di massima si fa
eguale a una piccola percentuale del valore limite massimo della corrente media
di conduzione (Fig. 26).
Si fa assorbire al dispositivo in prova la potenza P1 e si misura la temperatura q1
del punto di riferimento. Si interrompe il flusso della potenza P1 e immediata-
mente dopo si misura la temperatura virtuale di giunzione in base ad una corren-
te di riferimento prefissata.
Si fa poi assorbire la potenza P2 < P1 e si riscalda esternamente l’elemento in pro-
va in modo da raggiungere lo stesso valore della temperatura virtuale di giun-
zione misurato in precedenza. A questo punto si misura la temperatura q2 del
punto di riferimento.
La resistenza termica Rth risulta:
q2 Ð q1
R t h = ---------------------
P1 Ð P2
Osservazioni.
n La potenza applicata può essere data sia da una corrente continua sia da una
corrente a frequenza sufficientemente alta perché la fluttuazione della tem-
peratura virtuale di giunzione sia trascurabile.
n Per il passaggio dalle misure di tensione a quelle di temperatura di giunzione
conviene preparare una curva di conversione, ottenuta variando dall’esterno
la temperatura del dispositivo da provare, per esempio in un bagno d’olio, e
rilevando man mano le cadute ai capi del dispositivo stesso provocate dalla
corrente di riferimento (Fig. 26). Discontinuità, come quella indicata nella cur-
va B di questa figura, dipendenti da una conduzione parziale del tiristore,
possono essere evitate ricorrendo ad una corrente di riferimento più alta,
come risulta dalla curva A.
n La misura della caduta di tensione provocata dal passaggio della corrente di
riferimento deve essere eseguita ad un tempo successivo all’interruzione della
potenza, tale che i transitori non termici siano praticamente esauriti, ma abba-
stanza rapidamente affinché la variazione della temperatura di giunzione sia
trascurabile.
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Fig. 28
( q j0 Ð q 0 ) Ð ( q jt Ð q t )
Z ( th )t [ t ] = -----------------------------------------------------------------
P
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quindi estrapolare la curva della caduta di tensione in funzione del tempo, par-
tendo dall’istante t1 nel quale si sa che vi è equilibrio delle cariche fino al tempo
t0 come indicato in Fig. 28.
L’istante t1 può essere stimato in base ad osservazioni sulla durata della vita dei
portatori, oppure effettuando le misure a diversi livelli di potenza e scegliendo
l’istante corrispondente al più breve tempo, oltre il quale la temperatura virtuale
della giunzione diventa una funzione lineare della potenza dissipata (impedenza
termica costante). La parte tratteggiata della curva della caduta di tensione in fun-
zione del tempo indica l’estrapolazione dal punto di cui sopra fino a quello indi-
cato con UT0.
Un’altra causa di disturbo, non dovuta a transitori termici, è la brusca variazione
del campo magnetico concatenato con l’elemento in prova quando si interrompe
la corrente di riscaldamento. Anche in questo caso si hanno tensioni che non
dipendono dalla temperatura e che assumono particolare importanza nei tiristori
percorsi da correnti dell’ordine di 10 o più ampere e aventi contenitori di mate-
riale magnetico concatenati con la corrente principale. A causa di tale fenomeno
sono stati osservati i tempi di smorzamento dell’ordine di 0,5 ms ¸ 1 ms.
Modalità della misura. - Dopo aver portato T alla temperatura voluta, lo si inne-
sca chiudendo S. La corrente principale è limitata ad un valore molto basso dal
resistore R2. Innescando quindi T1 durante la semionda negativa di G1 si scarica
C1 (caricato in precedenza dalle semionde positive di G1).
Fig. 29 a
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R3 resistore di polarizzazione dell’elettrodo di comando
R4 derivatore non induttivo
D1 D2 diodi di raddrizzamento e di blocco
D3 diodo per la circolazione della corrente inversa di T
T1 tiristore di comando
S interruttore
O oscilloscopio
Fig. 29 b
5.4.12 Misura della corrente e della tensione d’innesco comandato (IGT, UGT) (Figg. 30a;
30b; 31)
I Metodo. - Da usare per la prova di tipo (Figg. 30a; 30b).
Fig. 30 a
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B batteria
D1 D2 D3 diodi di raddrizzamento e di blocco
R1 R2 R3 resistori limitatori
R4 derivatore non induttivo
O oscilloscopio
uG tensione di comando
iG corrente di comando
V voltmetro
Fig. 30 b
iG corrente di comando
IGT corrente d’innesco per la prova 5.4.12 e corrente di non innesco per la
prova 5.4.13
uG tensione di comando
UGT tensione d’innesco per la prova 5.4.12 e tensione di non innesco per la
prova 5.4.13
Dati da specificare:
n valore della tensione fornita da G1;
n valore della tensione (in fase con la G1) fornita da G2;
n valore della tensione della batteria B (£ 2,5 V);
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T
come specificate dal fornitore (nota al 5.1.12).
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II Metodo. - Da usare per le prove di selezione (Fig. 31).
Fig. 31
5.4.13 Misura della corrente e della tensione di non innesco (Figg. 30a; 30b)
Dati da specificare:
n valore di cresta della tensione di G1, che deve essere uguale a quello della
tensione in blocco ripetitiva nominale (UDRMN - 4.5.04);
n valore eventuale di R2;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T
come specificata dal fornitore (nota al 5.1.12).
Modalità della misura. - Salvo la differenza nel valore della tensione G1 sopra in-
dicata, la misura si esegue secondo il I Metodo descritto in 5.4.12. La corrente e
la tensione immediatamente precedenti il punto di discontinuità che compare
nella traccia dell’oscilloscopio come quella di Fig. 30b sono rispettivamente la
corrente e la tensione di non innesco comandato.
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5.4.14 Misura del tempo d’innesco comandato (Figg. 32a; 32b)
Dati da specificare:
n valore della tensione in blocco UD;
n valore e forma della corrente in conduzione IT;
n valore e forma della corrente di comando IG (il tempo di salita di IG non deve
essere superiore al 10% di td e la durata di IG deve essere sufficientemente
grande, proporzionandola in base a quella specificata per tgt - 3.2.48);
n rapporto L/R2 intendendosi compresa in L anche l’induttanza parassita dei
conduttori;
n la temperatura virtuale di giunzione, che deve essere di 25 °C.
Fig. 32 a
Fig. 32 b
uD tensione in blocco
uG tensione di comando
td tempo di ritardo
tgt tempo d’innesco comandato
tr tempo di salita
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Modalità della misura. - Si porta T alla temperatura voluta e si inserisce G1 che
carica C.
Alla semionda successiva si innesca T con G2, che deve essere sincronizzato in modo
che dia gli impulsi di accensione in corrispondenza alle semionde negative di G1.
Il tempo di ritardo td ed il tempo di salita tr sono rilevati con l’oscilloscopio come
indicato nella Fig. 32b.
Il valore specificato di IT si ottiene con l’opportuno dimensionamento di R2. Il
prodotto R2 C deve essere uguale o maggiore di 10 volte il tempo di salita previ-
sto, ma abbastanza piccolo da permettere la scarica completa di C prima che ar-
rivi l’altra semionda di carica.
5.4.15 Prova della velocità critica della corrente in conduzione all’innesco (di/dt)
(Figg. 33; 34)
Fig. 33
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
G2 sorgente degli impulsi di comando
R1 resistore di smorzamento del circuito di scarica
R2 resistore di carica di C1
R3 derivatore non induttivo
R4 C 1 resistore e condensatore per simulare le caratteristiche del circuito d’impie-
go (eventuali, da specificare se usati)
C condensatore sorgente dell’impulso di corrente
L induttore del circuito di scarica
D1 diodo di carica
D2 diodo di protezione da impiegarsi con alti valori di ITM
V voltmetro per la misura della tensione di alimentazione
iT corrente di prova
O oscilloscopio
Fig. 34
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Dati da specificare:
n velocità critica della corrente in conduzione all’innesco (di/dt);
n valore di cresta della corrente in conduzione ITM;
n valore della tensione in blocco di partenza, che deve essere uguale a quello
della tensione in blocco ripetitiva nominale di picco (UDRMN - 4.5.04);
n frequenza di ripetizione o numero degli impulsi (se richiesto);
n impulso di comando (ampiezza della tensione e resistenza equivalente
dell’alimentatore, nonché ampiezza, tempo di salita, tempo di discesa, durata
e frequenza di ripetizione degli impulsi della corrente di comando);
n grandezze e differenze tra i loro valori misurati prima e dopo la prova;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T
(nota al 5.1.12).
Modalità della prova. - Con le notazioni delle Figg. 33 e 34, le varie grandezze
sono legate, in prima approssimazione, dalle seguenti relazioni:
C = 5,6 ITM t1/UDRM
L = 1,68 UDRM t1/ITM
R1 = 0,54 UDRM/ITM
di/dt = 0,5 ITM/t1
onda sinusoidale smorzata.
Quando vengono impiegati anche R4 e C1, il valore di di/dt s’intende dato esclu-
dendo il picco iniziale della corrente in chiusura originato dalla scarica di C1.
In questo caso deve però essere specificata anche la corrente transitoria dovuta
alla presenza di R4 e C1.
Prima di iniziare la prova si ritoccano i valori di L o C in modo da portare esatta-
mente ai valori specificati le letture effettuate con l’oscilloscopio rispettivamente
del valore massimo e del gradiente della corrente in conduzione.
Con G1 a zero e C completamente scarico, si porta T alla temperatura specificata.
Si aumenta la tensione di G1 in modo che ai capi di C si abbia un valore massimo
uguale a UDRMN come si potrà rilevare da V.
Innescando T, C si scarica attraverso L e R1, provocando il picco di prova.
Deve essere presa cura che la frequenza di ripetizione degli impulsi di comando
(che è la stessa di quella dell’impulso della corrente principale) sia quella specifi-
cata, e che questo impulso di comando avvenga durante il semiperiodo negativo
della tensione di alimentazione.
T si blocca naturalmente ogni volta che la corrente principale si annulla. La con-
ferma che T ha sopportato il gradiente di corrente specificato, si ha se le differen-
ze tra i valori delle grandezze specificate, misurati prima e dopo la prova, sono
contenute entro i limiti specificati.
Per tiristori di grande potenza, dove sono richiesti elevati valori di ITM e di di/dt,
si riduce a zero R1, limitando la resistenza del circuito a quella propria e allora le
relazioni (approssimate) di cui sopra diventano:
C = 1,9 ITM t1/UDRM
L = 1,9 UDRM t1/ITM
R1 = 0
di/dt = 0,5 ITM/t1
onda sinusoidale pura.
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D2 protegge T da eventuali punte di tensione inversa, che possono manifestarsi
per fenomeni di risonanza e ciò specialmente con valori di R1 molto bassi o nulli
e conseguenti bassi smorzamenti.
5.4.16 Prova della tensione in stato di blocco e della tensione inversa (Fig. 35)
Fig. 35
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione alternata regolabile
G2 sorgente di tensione per la polarizzazione del terminale di comando di T
T1 tiristore per l’applicazione della semionda di tensione diretta
R1 resistore di carico
R2 derivatore non induttivo
V voltmetro
up tensione principale
ip corrente principale
O oscilloscopio o voltmetro di cresta
Dati da specificare:
n semionda della tensione in blocco e di quella inversa da applicare, i cui valori
di cresta devono essere uguali rispettivamente a quello della tensione in bloc-
co non ripetitiva nominale (UDSMN - 4.5.05) e a quello della tensione inversa
non ripetitiva nominale di T (URSMN - 4.5.03);
n condizioni di polarizzazione e d’impedenza del circuito di innesco;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione di T,
le due ultime intendendosi uguali alle nominali limiti (4.2.01; nota al 5.1.12).
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5.4.17 Prova della corrente in conduzione di sovraccarico accidentale ITSM (Figg. 36a;
36b)
Fig. 36 a
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione alternata per fornire le semionde di corrente in con-
duzione specificate, da 50 Hz o 60 Hz (ITS)
G2 sorgente di tensione alternata per fornire le semionde di tensione inversa
specificate (UR) sincrone con quelle fornite da G1
T1 tiristore per il passaggio della corrente in conduzione in T
T2 tiristore per l’applicazione della tensione inversa su T
D1 diodo per il passaggio della semionda negativa di corrente
R1 resistore di regolazione delle semionde di corrente
R2 resistenza di protezione
A ampermetro di valor massimo
V voltmetro di valor massimo
Fig. 36 b
iT corrente in conduzione
ITSM valore di cresta di iT
uR tensione inversa
Dati da specificare:
n semionde della corrente in conduzione, a 50 Hz o 60 Hz, da applicare (ITS);
n semionde della tensione inversa, da 50 Hz o 60 Hz, da applicare (UR);
n impedenza massima della sorgente di tensione inversa;
n numero delle semionde di corrente e di tensione, a 50 Hz o 60 Hz, per ogni
transitorio, numero dei transitori e loro frequenza di ripetizione;
n grandezze e differenze tra i loro valori misurati prima e dopo la prova;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione (nota
al 5.1.12).
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Modalità della prova. - Con la tensione fornita da G1 si porta T alla temperatura
specificata. Leggendo sugli strumenti A e V si porta al loro valore specificato ri-
spettivamente iT e uR.
A questo scopo, per iT, il valore specificato è ottenuto agendo su R1.
Si applicano le semionde positive e negative previste. Per le prime, serve T1, che
deve essere innescato in sincronia con T. Per le seconde, serve T2, che viene in-
nescato con un piccolo ritardo rispetto all’inizio del relativo semiperiodo negati-
vo in modo da applicare una semionda di tensione inversa a T quando T1 sia già
bloccato.
La conferma che T ha sopportato la corrente di sovraccarico prevista si ha se le
differenze tra i valori delle grandezze specificate, misurati prima e dopo la prova,
sono contenute entro i limiti specificati.
5.4.18 Prova di carico o prova di durata di vita in regime continuativo (Figg. 37a; 37b;
37c)
Prove della corrente media di conduzione (4.5.07), della tensione inversa ripetiti-
va di picco (4.5.02) e della tensione in blocco ripetitiva di picco (4.5.04).
Dati da specificare:
n valore medio (IF(AV)N) della corrente di prova (4.5.07);
n semionda sinusoidale, a 50 Hz o 60 Hz, della tensione in blocco e di quella
inversa da applicare (UAB), i cui valori di cresta devono essere uguali rispetti-
vamente a quello della tensione in blocco ripetitiva nominale (UDRMN - 4.5.04)
e a quello della tensione inversa ripetitiva nominale di T (URRMN - 4.5.02);
n durata della prova;
n temperatura ambiente o del punto di riferimento o virtuale di giunzione dei
tiristori in prova (nota al 5.1.12).
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Fig. 37 a
Fig. 37 b
D3 diodo di raddrizzamento
G3 sorgente a tensione alternata regolabile a 50 Hz o 60 Hz per le tensioni
UDR e URR; (uAB)
C0 dispositivo di comando
T2 ponte di inversione della tensione di prova uAB a tiristori
CD arrivo degli impulsi per il dispositivo di comando
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Fig. 37 c
iT corrente in conduzione
uAB tensione tra i morsetti A e B delle Figg. 37a e 37b, alternativamente inversa
e in blocco per i due gruppi T’ e T’’
Fig. 38 a
T tiristore in prova
G1 sorgente di tensione continua regolabile
G2 sorgente di tensione continua
R1 resistore di carico
R2 resistore di protezione
S interruttore
A ampermetro
Fig. 38 b
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Dati da specificare:
n temperatura massima del ciclo, uguale al valore nominale limite della tempe-
ratura virtuale di giunzione di T (qj max - 4.2.01);
n temperatura virtuale di giunzione minima del ciclo, non maggiore di 50 °C;
n tempo di riscaldamento (non maggiore di 6 min);
n tempo di raffreddamento (non maggiore di 8 min);
n corrente in conduzione di riscaldamento in T, avente un valore non minore di
quello nominale limite (IT(AV)N - 4.5.07);
n sistema di raffreddamento di T;
n numero dei cicli in condizione di regime;
n grandezze e differenze fra i loro valori misurati prima e dopo la prova.
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5 MISURE E PROVE SUI GRUPPI CONVERTITORI E RELATIVI COMPLESSI
S E Z I O N E
5.5.01 Elenco riassuntivo delle misure e prove sui gruppi convertitori e relativi
complessi
Prove di
Articolo
tipo selezione
a) Misure
Misura delle perdite:
n per gruppi raddrizzatori senza
comando di fase (diodi) con
PN > 300 kW e con IdN > 5000 A (1) * 5.5.02
n per gruppi con comando di fase
(tiristori) con PN > 300 kW e con
IdN > 5000 A (1) * 5.5.03
n per gruppi con PN £ 300 kW e
con IdN £ 5000 A (1) * 5.5.04
Misura dell’aumento di temperatura * 5.5.05
Misura del fattore di potenza (solo
per gruppi con PN £ 300 kW e
IdN £ 5000 A (1) * 5.5.06
Misura della caduta di tensione del
gruppo (solo per gruppi con
PN £ 300 kW e IdN £ 5000 A (1) * 5.5.07
b) Prove
Prova d’isolamento * * 5.2.03
Prova a carico ridotto (2) * * 5.5.08
Prova della corrente nominale (2) * 5.5.09
Prova di carico * (3) 5.5.10
Controllo dei dispositivi ausiliari * (2) * 5.5.11
Controllo delle proprietà dei disposi-
tivi d’innesco (4) * * 5.5.12
Controllo del coordinamento degli
apparecchi di protezione * * 5.5.13
Controllo delle proprietà del sistema
di stabilizzazione incorporato * * 5.5.14
Prove particolari * (3) * 5.5.15
(1) PN Potenza nominale lato corrente raddrizzata del gruppo.
IdN Corrente raddrizzata nominale erogata dal gruppo.
(2) Da non eseguire per i gruppi con PN £ 300 kW e IdN £ 5000 A.
(3) Solo se richiesto e concordato in sede d’ordinazione.
(4) Solo per i convertitori a tiristori.
5.5.02 Determinazione delle perdite nei complessi senza comando di fase (diodi)
(2.2.23)
5.5.02.1 Generalità
Per i complessi di diodi le perdite possono essere determinate sia indirettamente,
per mezzo di calcoli basati su alcune misure ovvero su caratteristiche verificabili,
sia mediante la misura diretta delle perdite stesse.
Quando è prescritta la misura diretta delle perdite, questa deve essere basata sul-
le seguenti ipotesi e condizioni:
a) in servizio nei dispositivi le perdite dovute alla corrente e alla tensione inver-
sa siano trascurabili, come è in generale. Se impiegando diodi a valanga con-
trollata le perdite inverse fossero apprezzabili, esse devono essere prese in
considerazione;
b) la caduta di tensione diretta nelle celle sia rappresentata da un termine co-
stante più uno variabile direttamente proporzionale alla corrente;
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c) le perdite in servizio dovute alla corrente diretta siano uguali a quelle che si
avrebbero con la corrente raddrizzata voluta, ma con forme d’onda rettango-
lari nei rami del complesso;
d) le induttanze saturabili o non saturabili facenti parte del gruppo ed attraver-
sate dalle correnti di fase lato celle o dalle correnti dei rami del complesso
devono essere comprese nel circuito oggetto della misura. La polarizzazione
delle induttanze saturabili deve essere regolata al valore che verrà richiesto
nel normale funzionamento per fornire la tensione e la corrente continua
nominali con la tensione nominale lato linea a corrente alternata.
Salvo accordi diversi fra committente e fornitore, le prove devono essere eseguite
alla normale temperatura ambiente del locale di prova.
La misura delle perdite nel senso diretto deve essere eseguita quando tutte le
parti del complesso hanno raggiunto la temperatura di regime fornendo la cor-
rente nominale.
Nel caso in cui nella misura delle perdite P è compresa la perdita del trasforma-
tore del gruppo, le perdite a carico devono essere corrette, riportandosi a una
temperatura di riferimento uguale a quella corrispondente al limite di riscalda-
mento specificato, aumentata di 20 °C (classi di isolamento A e B), aumentando il
valore di P di 0,12% per ogni °C di cui la temperatura del trasformatore è inferio-
re al valore di riferimento.
A tale scopo si prende come temperatura del trasformatore quella media
dell’olio, se il trasformatore è immerso in olio, o quella media degli avvolgimenti,
se il trasformatore è raffreddato in aria.
In tutti i casi le perdite in servizio dovute alle resistenze di ripartizione della ten-
sione, ai circuiti di smorzamento e ai limitatori di sovratensione, se esistono, de-
vono essere calcolate e aggiunte.
A seconda del montaggio utilizzato, la prova deve essere eseguita secondo quan-
to previsto in 5.5.02.3, 5.5.02.4 e 5.5.02.5.
Dopo aver raggiunto una temperatura costante si esegue una prima misura delle
perdite P2 con la corrente kIdN; viene poi eseguita, il più rapidamente possibile
e dopo aver ridotto il valore della corrente a IdN, una seconda misura della per-
dita P1.
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Le perdite P corrispondenti alla corrente continua nominale in servizio normale si
calcolano con la formula
k+1
P = ------------ P 2 Ð kP 1
k
Se le perdite nei collegamenti del cortocircuito lato corrente continua e nei deri-
vatori sono apprezzabili, devono essere misurate e sottratte da P1 e P2.
P = 1, 91 P 2 Ð 1, 1 P 1
Questa relazione si basa sull’ipotesi che le forme d’onda durante la prova siano
perfettamente sinusoidali con un fattore di forma uguale a 1,11. Se non si otten-
gono correnti sinusoidali, i coefficienti di IdN, P2 e P1 devono essere determinati
col metodo indicato in 5.5.02.2.
Fig. 39
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mente superiori e inferiori ai valori specificati. La potenza assorbita alla corrente
specificata verrà allora ricavata interpolando le letture del wattmetro per questi
due valori.
Metodo C - Si esegue come il metodo B, con la sola differenza che al posto del
trasformatore proprio del gruppo è utilizzato un trasformatore di prova, le cui
perdite sono note. Le perdite del complesso sono uguali a quelle P del gruppo,
meno le perdite del trasformatore di prova.
Se sono richieste separatamente le perdite del trasformatore e del complesso, si
può dapprima determinare le perdite del trasformatore proprio del gruppo e suc-
cessivamente utilizzarlo come trasformatore di prova.
Fig. 40
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t trasformatore di corrente avente rapporto a tra la corrente primaria e la
corrente secondaria. Quando il secondario è alimentato con una tensione
sinusoidale pari a 10 UF (che deve essere inferiore alla tensione per la qua-
le la corrente magnetizzante comincia a crescere) con il primario aperto, la
corrente magnetizzante IM non deve superare il valore 0,02 Ip/a essendo Ip
il valore medio della corrente primaria nella prova di misura delle perdite
D diodo, montato con una polarità tale che la componente continua delle
correnti primaria e secondaria del trasformatore di corrente siano in oppo-
sizione. La corrente inversa per una tensione inversa pari a 15 UF deve es-
sere trascurabile, essendo UF la caduta di tensione diretta in D, uguale a
circa 0,5 V ¸ 1 V
W wattmetro a bassa tensione (resistenza della bobina di corrente < r/1000)
A1 ampermetro in corrente alternata per la misura dei valori efficaci
A2 A3 ampermetri in corrente continua per la misura dei valori medi
r resistore di valore ohmico uguale a circa 10 UF/IM
I1 valore efficace della corrente, misurata da A1
I2 valore medio della corrente, misurata da A2
I3 corrente continua della colonna o del complesso, misurata da A3
IM corrente magnetizzante del secondario di t (valore di cresta)
p potenza in watt, misurata da W
I 2 = I dN ¤ n e I 2 = kI dN ¤ n
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Se si indicano con P1 e P2 le potenze misurate dal wattmetro W, rispettivamente
alla corrente media del ramo I2 = IdN/n e I2 = kIdN/n, le perdite nella colonna o
nel complesso per la corrente nominale IdN sono:
P = n a æ ------------ P 2 Ð kP 1ö
k+1
è k ø
5.5.03 Determinazione delle perdite nei complessi con comando di fase (tiristori)
5.5.03.1 Generalità
Per i complessi di tiristori le perdite possono essere determinate, sia indiretta-
mente per mezzo di calcoli basati su alcune misure ovvero su caratteristiche veri-
ficabili, sia mediante la misura diretta delle perdite stesse.
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In quanto segue la misura delle perdite è prevista facendo funzionare il converti-
tore da raddrizzatore, sistema questo da impiegare tutte le volte che è possibile.
Per la prova si può utilizzare, a scelta del fornitore, sia il trasformatore del grup-
po, sia un trasformatore di prova.
Nel primo caso si misurano le perdite del gruppo completo e le perdite totali del
gruppo convertitore risultano dalla somma delle perdite misurate nel corso di
due prove: quella a piccolo carico e quella in cortocircuito, di cui in 5.5.03.2 e
5.5.03.3.
Nel secondo caso si misurano soltanto le perdite del complesso a tiristori, com-
prese quelle dovute ai dispositivi di comando d’innesco, mentre le perdite nel
trasformatore del gruppo si misurano a parte.
Il trasformatore deve essere tale da dare luogo allo stesso numero di commuta-
zioni non simultanee, nel periodo della tensione d’alimentazione, e avere lo stes-
so indice di commutazione del trasformatore del gruppo.
Nota Per indice di commutazione s’intende il numero di commutazioni in un periodo della tensio-
ne alternata d’alimentazione, in ogni gruppo commutante (Nota al 5.5.02.5).
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Le perdite in cortocircuito del convertitore sono uguali alla potenza fornita
dall’alimentazione in corrente alternata, depurate delle perdite nel ferro del tra-
sformatore, se esiste, e delle perdite nel collegamento di cortocircuito lato cor-
rente continua, queste ultime calcolate attraverso la misura dei valori medi della
corrente e della tensione continua.
Se esiste un accordo tra fornitore e committente o se il convertitore non è pre-
visto per poter funzionare nelle condizioni sopra descritte, la misura delle perdite
in cortocircuito deve essere eseguita con angolo di ritardo nullo, secondo i meto-
di descritti in 5.5.02.
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Per i convertitori di potenza maggiore della suddetta, il metodo per determinare
il fattore di sfasamento (cos j) deve essere specificato.
5.5.07 Misura della caduta di tensione del gruppo (solo per gruppi monoblocco con
PN £ 300 kW e IdN £ 5000 A)
La caduta è espressa in volt.
La misura deve essere eseguita alimentando il convertitore con la tensione nomi-
nale, fissando ad un valore specificato la corrente di comando dei tiristori, l’ango-
lo di ritardo di fase, ecc. e misurando poi la tensione e la corrente continua per
diversi valori di quest’ultima.
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tore e quindi praticamente entra in considerazione soltanto per i convertitori con
regolazione di fase (con tiristori). In ogni caso essa deve essere effettuata solo
nel caso di accordo speciale in fase d’ordinazione e può sostituire la prova
dell’aumento di temperatura.
La prova deve essere effettuata come la prova di cui in 5.5.09. Se necessario, si
cortocircuiteranno i terminali lato corrente continua attraverso una induttanza.
Il coordinamento della regolazione di fase, della tensione alternata applicata e
dell’induttanza, se esiste, deve essere tale che la componente alternata sovrap-
posta a quella continua dia una corrente raddrizzata corrispondente, il più possi-
bile, a quella prevista in servizio. Tale corrente raddrizzata avrà valori e durate
quali risultano dalle sequenze di carico specificate.
Tutte le condizioni di funzionamento che possono influenzare il risultato della
prova, comprese le condizioni di raffreddamento e l’altitudine, devono essere
identiche o equivalenti a quelle specificate per la corrente nominale.
Si deve rilevare l’aumento di temperatura dei dispositivi a semiconduttore nei
loro punti di riferimento. Basandosi su queste misure si deve calcolare l’aumento
della temperatura virtuale di giunzione per verificare se il complesso è capace di
sopportare il carico specificato senza superare la massima temperatura virtuale di
giunzione.
5.5.12 Controllo delle proprietà del dispositivo di comando d’innesco (solo per gruppi
a tiristori)
Non è possibile controllare le proprietà dei dispositivi d’innesco in tutte le possi-
bili condizioni di carico. Si raccomanda tuttavia di controllarle nelle condizioni di
carico reali per quanto è possibile. Se non è possibile farlo presso il costruttore,
si può fare in opera, previo accordo con il committente.
Quando si può, il controllo può essere limitato alle condizioni di carico specifi-
cate in 5.5.08 e 5.5.09.
In tutti i casi devono essere controllate le proprietà statiche e dinamiche dei sud-
detti dispositivi, per cui si deve anche controllare che questi dispositivi funzioni-
no in maniera soddisfacente per tutti i valori della tensione alternata di alimen-
tazione compresi nella gamma di variazione di tensione per le quali il gruppo è
previsto.
A causa della grande varietà dei dispositivi di comando, non si può stabilire una
procedura semplice per controllare le loro proprietà statiche. Le proprietà di-
namiche possono essere controllate con prove analoghe.
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Se si giudica necessario effettuare prove di tipo per verificare l’efficienza della
protezione offerta dai fusibili, ciò dovrà essere stabilito, tra committente e forni-
tore, con un accordo preventivo nel quale dovranno essere specificate le condi-
zioni di prova.
Gli apparecchi di protezione devono essere controllati con prove di selezione.
Ciò tuttavia non significa che deve essere così controllato il funzionamento di
elementi come i fusibili, perché ciò implicherebbe la loro distruzione.
Fine Documento
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e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
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Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
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