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STORIA DELLE CIVILTÀ E DELLE CULTURE POLITICHE

EUROCENTRISMO E IMPERIALISMO

L’Europa non solo si percepisce come centro geografico, economico e politico ma espande i proprio confini.
È una fase che vede dunque le potenze europee acquisire un numero crescente di territori al di fuori
dell’Europa.

“Occidente come periferia”

La centralità dell’Europa non è una condizione che si può definire costante. Il continente europeo è stato uno
degli ingranaggi essenziali per il funzionamento del sistema internazionale, ma, almeno fino al 1800, non è
stato il nucleo di esso. Fino al 1800 le potenze asiatiche hanno avuto la supremazia sull’Europa intera.

Analizzando il PIL delle potenze del globo, la prima potenza è proprio la Cina, seguita poi dall’impero
mongolo e sul podio troviamo infine l’Italia la cui quota risulta analoga a quella britannica.

La supremazia asiatica rimane invariata fino alla


seconda metà del 1800, il calo di potenze come Cina
e India avviene vorticosamente.

Le potenze occidentali occupano prontamente i


territori asiatici con l’obiettivo di depredarli e si
riservano di queste zone per poter ottenere vantaggi.
Contemporaneamente al drastico calo del PIL
asiatico, l’Europa promuove la propria produzione.

È importante mettere in luce che l’Europa della


seconda metà dell’800 non è solo un centro politico
e militare, bensì demografico, da cui milioni di
persone migrano. È chiaramente una situazione che è
cambiata nel corso del tempo e che ci riporta alla
situazione odierna. Altri godono di una situazione
più florida, e non è qualcosa di secondario, bensì
determinante.

Sul piano militare, per moltissimo tempo, l’Europa è


stata ai margini del teatro mondiale. Il cambio
tattico avviene solo nel 1683 con Napoleone.

Le potenze europee, fino al XVII secolo, dovettero resistere a una notevole pressione militare proveniente
dall’impero ottomano. Quest’ultimo si estendeva su enormi possedimenti, controllava, ad esempio, buona
parte dei Balcani, da cui provenivano molti dei suoi leader importanti. (È importante da sottolineare, in
quanto i Balcani facevano parte dell’Europa, e il controllo ottomano era una vera e propria minaccia)

Nel corso del 1800 hanno luogo cambiamenti radicali. Alla fine del 700, L’europa abbandona il proprio
carattere difensivo con le campagne napoleoniche in Egitto. Quest’ultime sono qualcosa di assolutamente
inimmaginabile, perché l’Egitto, seppur otto dominio ottomano, era il cuore pulsante dell’impero. Le forze
mammalucche vengono sconfitte senza combatter e tale sconfitta viene percepita come il momento esatto in
cui l’Occidente irrompe nel Medio Oriente e l’impero ottomano, dunque nel monde islamico. Il mondo
prende coscienza di un divario he si sta registrando, sia sul piano tecnico e scientifico, che militare e
economico.

Il progetto di Napoleone è a dir poco minuziosamente elaborato. Il comandante non vede questa invasione,
come una pura e semplice missione militare, bensì ritiene sia l’occasione ideale per studiare il territorio.
Infatti, ad accompagnarlo non saranno solo militari, ma una squadra scientifica, il cui compito principale è la

classifica di reperti archeologici. Non è uno studio neutro, ma è la modalità con cui la Francia e occidente
hanno determinato l’identità del Medio Oriente influenzandola.

Dunque l’Europa come si afferma ulteriormente? Con le rivoluzioni industriali.

Con le rivoluzioni industriali viene moltiplicata la capacità produttiva dell’occidente, così trainando lo
sviluppo scientifico, culturale e finanziario. L’800 è passato alla storia come l’era della scienza.
Quest’ultima si riappropria, finalmente, della sua centralità, diventa la misura di tutte le cose. L’idea di fondo
che si diffonde è, che il genere umano ha iniziato a progredire e che il progresso porta dunque benefici. Il
futuro può solamente portare ulteriori benefici grazie allo sviluppo tecnologico.

L’Europa per poter mantenere un ottimo equilibrio finanziario necessita materie a costo sempre più basso, le
quali non può richiedere dai paesi limitrofi, date le loro significative capacità belliche. Per questo motivo
decidono di dirigersi in Africa e Asia. In questi territori è doveroso creare delle sfere d’influenza esclusive,
dove non solo si ottengano materie prime, ma dove si deve creare un rapporto speciale. Il fine principale è
che le classi medie possano avere potere d’acquisto in modo da poter comprare i prodotti in madrepatria.

Nel 1700 era ben presente un centro politico, ma la periferia non era influenzata da quest’ultima, era
possibile per gli abitanti delle periferie, vivere senza aver alcun diretto contatto con il centro. Nell’800, però,
lo stato diventa sempre più accentratore. L’apparato amministrativo e le acclimazioni sono sempre più
rapide. Nascono le prime ferrovie, il telegrafo, c’è dunque un cambio di prospettiva. Il centro politico si
rafforza nei confronti dell’opinione pubblica, si cerca di trasmettere un senso di orgoglio nazionale.

Dopo il successo delle campagne napoleoniche, viene stipulato un accordo tra le diverse potenze europee,
con l’obiettivo di mantenere lo status quo (ci potevano essere delle variazioni, ma dovevano essere
minime). In questo modo, però, la competizione si trasferisce al di fuori dei confini dell’Europa, alimentando
così l’imperialismo.

Determinante per la crescita delle ambizioni delle potenze europee e non, è la diffusione della teoria di
Darwin. Quest’ultima intacca in particolare l’ambito geopolitico, per quanto possa sembrare ambiguo.
Secondo lo studioso, nel mondo sono presenti razze dominanti e non, (razza è la terminologia specifica
impiegata da lui). Questo concetto sarà poi uno dei casi scatenanti del nazismo in Germania. La questione
della razza inferiore e superiore ha dunque un retroterra profondo. Nasce quindi una vera e propria
competizione riguarda a chi sia il paese dominante. C’è il desiderio di creare una gerarchia, che nell’800 si
cercava di limitare.

Evidente indebolimento dei centri di potere in Asia, vede la dinastia cinese entrare in crisi, così come quello
indiano. Aggressività esterna e crisi interne.

GUERRE DELL’OPPIO

Tramite le guerre dell’Oppio viene scardinato il sistema della Cina nel sistema internazionale. Il territorio
nominato era costretto ad accettare le condizioni imposte dall’esterno, e questo ebbe notevoli riscontri
economici.

L’ India britannica, è ricordata nella storia come il gioiello dell’Inghilterra (sub continente indiano, raj
britannico). Inizialmente il Raj britannico era amministrato dalla compagnie delle indie, e il controllo era ciò
che rendeva Londra la prima potenza del globo. Seppure il cuore politico dell’impero britannico fosse
Londra, il centro economico e geografico era proprio Raj.

In questi anni vi è uno degli eventi più significativi dal punto di vista geografico ed economico, nonché
l’apertura del canale di Suez (mediterraneo - rosso). Questo canale ha permesso alle navi di evitare di
circumnavigare l’africa, tagliando drammaticamente i tempi e i costi, garantendo così un impatto eccezionale
sul bilancio economico mondiale. È ad oggi riconosciuto come uno dei più importanti choke points (1).
1. (choke point : passaggio marittimo di piccola estensione, ma cruciale per i collegamenti marittimi)

Nel 1884 ha luogo la conferenza di Berlino con cui viene inaugurata una nuova fase. Questa conferenza non
aveva l’obiettivo di spartire l’Africa tra le diverse potenze europee, bensì aveva come scopo principale
quello di imporre regole. Il trentennio che ne segue vede l’Africa sotto il dominio dell’Occidente, escluse
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Liberia e Etiopia. Ci sono dei potentati locali, ma dominanti sono l’impero britannico e francese. L’obiettivo
primario degli inglesi era collegare il Cairo a Città del capo, così creare una continuità territoriale da nord
verso sud. Questo progetto risulterà in un fallimento.

IMPERIALISMO
Quando si tratta di imperialismo bisogna distinguere le sue diverse sfumature : colonie, protettorati,
insediamenti e sfere di influenza. La differenza tra queste risiede soprattutto nell’intensità del controllo
imposto per mano dei grandi imperi. Il controllo esercitato può contraddistinguerai in diretto (1) ed
indiretto (2) . (Colonie e poi sfere d’influenza)

I. Nel primo caso vi è un controllo prettamente stringente. Il territorio è, infatti, amministrato da ufficiali
della madrepatria e di quest’ultima si cercano di importare anche i sistemi funzionali. Proprio per questo
motivo non si trova alcuna forma di autogoverno e si insiste per promuovere il processo di
assimilazione. Nell’Africa nord occidentale, ad esempio, la madrepatria francese si assicura che
l’educazione degli autoctoni sia, per lo meno in parte, analoga a quella dei cittadini francesi, vi è dunque
una missione civilizzatrice.

II. Il secondo caso preso in analisi differisce completamente dal precedente. In territori in cui il controllo è
indiretto vi è un graduale inserimento della popolazione autoctona in amministrazione, il modello di
gestione è dunque agli antipodi. È inoltre possibile trovare una convivenza tra modelli istituzionali locali
e importati. Nonostante vi sia un controllo indiretto, anche con tale gestione ci si impegna a limitar Ele
forme di governo autoctone, così come i processi di assimilazione. Una potenza che esercita questo
controllo è l’impero britannico. In questi casi è presente un capo tribale locale, dunque le truppe saranno
minori, dato che il capo è risponde direttamente alla madrepatria. Meno oneroso in termini di risorse.

IMPERO BRITANNICO

Le principali direttrici sono i luoghi nei quali le potenze concentrano il proprio interesse. L’impero britannico
era un impero estremamente vasto, ciò nonostante non poteva considerarsi contiguo. Tale impero si basava
sul dominio dei mari, con il fine di mantenere il controllo su tanti territori. La capitale Londra era la padrona
politica e vantava una netta superiorità, che rimane costante fino al WWI e dopo.

Londra controlla direttamente o indirettamente 1/5 della popolazione mondiale e, dal XVII secolo, dispone
della più grande flotta navale al mondo. Per comprendere al meglio la potenza di tale flotta basta ricordare
che la sua grandezza superava di gran lunga la somma della seconda e terza flotta più potente al mondo. Non
solo godeva di una tale potenza militare, ma fino alla fine del XIX secolo era il nucleo finanziario del
globo, titolo successivamente ceduto agli Stati Uniti. ( Sub power standard : flotta più forte di Francia e Germania )

L’obiettivo principale dell’impero britannico era la garanzia di una via di collegamento tra la capitale, il
mediterraneo, il canale di Suez, il Mar Rosso e l’oceano Indiano, così da vantare un’ottima continuità
territoriale.

Come le principali potenze mondiali, Londra desidera fortemente rafforzare la sua presenza in Africa. Il
progetto londinese prevede un espansionismo verticale, dunque da nord a sud e viceversa. Notevole era il
controllo sull’Egitto e il Sudan, controllo che agli inglesi non risultava essere sufficiente e negli anni si
impegnano infatti a manifestare il proprio poter nella penisola arabica e nel golfo persico.

Da sottolineare sono i costi dell’apertura del canale di Suez. La popolazione autoctona ha sofferto
particolarmente l’apertura di tale canale, dati i molteplici morti. Inoltre nonostante il regno Tiziano
inizialmente avesse goduto di minimi benefici, questi ultimi hanno avuto vita breve, evaporando
prontamente. Allora era presente la cosiddetta compagnia del canale, la quale era incaricata a riscuotere il
pedaggio. ( economica finanziaria importante )

Un’altra direttrice è la proiezione crescente in Cina, che però risultava avere un’estensione territoriale
troppo vasta per essere controllata direttamente. Per tale ragione, gli inglesi optano per dei semplici spazi di
manovra esclusivi.

L’impero britannico era, ormai, talmente esteso e ricco che aveva portato Londra, dalla seconda metà
dell’ottocento a chiudersi in uno splendido isolamento, era ormai diventato autosufficiente: erano presenti
vie per il commercio aperte, la via per India aperta. Questa condizione sarebbe stata interrotta solo nel
momento in cui sorgesse nella curia continentale una potenza in grado di ridefinire gli equilibri e tutto il
resto.

Per mantenere il proprio status di potenza suprema, era necessario assicurarsi la presenza di collegamenti tra
i propri possedimenti ma era rilevante avere delle basi di appoggio o rifornimento, punti sicuri dove puntare,
come ad esempio il controllo dei choke points : Panama, Gibilterra, Suez, Iran meridionale, Singapore.
Quando si parla di Sea lanes applications, si fa riferimento a passaggi che toccano punti fondamentali, il cui
grado di importanza non rimane invariato nel tempo. Ad esempio : Gibilterra nel XV secolo è il passaggio
più importante in quanto assicura una via di passaggio per il nuovo mondo. Successivamente subentra il
canale di Suez, fondamentale per un impero come quello britannico. Infine, vi è il Singapore che diventa
l’elemento centrale.

Il principale pericolo per la Gran Bretagna non era la Francia rivoluzionaria ma il paese che più di tutti aveva
le potenzialità per avere la supremazia sul territorio sud est asiatico. Vi era il timore che ci potesse essere
solo una potenza nella massa euroasiatica, nonché l’impero zarista. Finché in presenza di frammentazione
può continuare ad essere la prima potenza, ma quando emerge una potenza in grado di unificare lo spazio
non c’è modo di mobilitare risorse.

Italia e Russia subiscono sconfitte rispettivamente contro Adua e Giappone, l’impero britannico esce
vittorioso ma soffre per aver ragione dei boeri.

IMPERO ZARISTA

E’ il secondo impero più importante, e l’impero contiguo più esteso. L’espansione dell’Impero Zarista
implicava il tentativo di raggiungere diversi obiettivi : i mari caldi data la mancanza di sbocchi strategici sul
mare. Spingersi verso il Raj Britannico, spinta che diede vita al Grande Gioco un conflitto diplomatico tra
Russia e l’Impero Britannico nel Medio Oriente e nell’Asia Centrale e inoltre la costruzione di una linea
transiberiana per poter ridurre il tempo-spazio.

Però queste ambizioni vennero limitate da diversi motivi come i porti congelati, come il porto di Murmansk
e svantaggi a livello di posizione, come ad esempio San Pietroburgo. Col fine di avere importanti sbocchi sul
mare, viene presa in considerazione la possibilità di rafforzare l’influenza in Persia per poi accedere al golfo
persico e premere sul Mar Nero e gli stretti.

In Europa avevano intuito le potenzialità della Russia e compresero che sarebbe stata in grado di sconvolgere
l’equilibrio mondiale quindi ci furono creazioni di coalizioni e/o allineamenti ostili verso il dominio dello
Zar: nella Guerra di Crimea, dopo la vittoria dell’Impero Zarista contro l’Impero Ottomano venne stipulata
la Pace di Santo Stefano, che obbligava la Russia a sedersi ad un tavolo delle trattative e nonostante la
vittoria vengono fatte pressioni per limitare le potenzialità russe. Un’altra ostilità è rappresentata dal
Giappone. La Russia subisce una sconfitta da un Giappone appena sviluppato, che riesce nel suo intento
sfruttando la debolezza, l’estensione e i teatri lontani l’uno dall’altro. La Russia ha, di fatto, dovuto
circumnavigare l’Europa e l’Africa per combattere contro il Giappone.

Questo impero era un gigante con i piedi d’argilla grazie alla sua estensione territoriale che non rendeva
facile la sua conquista. Gran parte di esso, inoltre, presentava una scarsa densità popolare in cui, per lo più, è
presenta una notevole diversità culturale. Un ulteriore punto debole di questa potenza era la sua arretratezza
industriale che si vide nella guerra contro il Giappone. Si assiste ad un tentativo di modernizzazioni
incentivizzazione della crescita di aeree non sviluppate, pertanto l’impero realizza la cosiddetta linea
transiberiana. Quest’ultima raffigura il tentativo di collegare gli estremi dell’impero zarista con la ferrovia, in
modo da minimizzare i tempi necessari per trasferire le risorse, data l’espansione territoriale. In questo modo
è stato possibile compattare lo spazio, da ovest verso est. Una crescita però incentivata dal governo, e quando
ciò accade, difficilmente sarà armoniosa.
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Si ha sempre avuto una percezione sulla Russia di una potenza in espansione ma la storia della Russia è
quella di un paese sempre sotto assedio, dal 1812 al 1941 ha subito un’invasione ogni 33 anni di
conseguenza il primo obiettivo della Russia è sempre stato difendere il suo territorio. L’estensione territoriale
dà protezione alla Russia ma la sua debolezza è la mancanza di barriere naturali a proteggere i propri
confini : la pianura nord europea punta proprio al cuore di tale territorio, non vi sono fiumi che controlla o
catene montuose, c’è una costante minaccia alla sovranità russa.

L’impero zarista si presentava come un pericolo agli occhi del continente Europeo, data la sua possibile
espansione, ma chi in particolare era tenuto a seguire la dinamica zarista era l’impero britannico. A
preoccupare particolarmente i britannici era la possibile espansione sulla massa euroasiatica : dal Caucaso,
passando per la Persia settentrionale all’Afganistan, essenziale in quanto stato cuscinetto. Qualora la Russia
avesse rafforzato la propria presenza sull’Afghanistan sarebbe entrata in contatto con il Raj, uno dei
possedimenti inglesi più preziosi.

TERZA REPUBBLICA FRANCESE

Era un attore che doveva convivere dopo la sconfitta di Sedan (1870), conflitto franco-prussiano che portò
alla perdita del riconoscimento di nazione militare più forte in Europa. Se questa sconfitta porta notevole
sconforto in terra francese, al contempo rappresenta un momento di speranza per la Germania. Questi sono
infatti i momenti fondanti per ottenere l’unificazione nazionale.

Questa sconfitta portò via dal territorio francese due importanti territori, quali Alsazia e Lorena, di
conseguenza la Francia convoglierà le sue forze verso l’esterno così da poter garantire alla repubblica
risorse, ma non solo; Di fatto questo avrebbe permesso alla Francia di acquisire e riacquistare un ruolo
importante all’interno della scacchiera internazionale. Facendo ciò la Francia si posizionerà solamente
seconda alla Gran Bretagna come impero coloniale, infatti aveva la sua concentrazione in Africa,
occupandola da ovest verso est con epicentro, a livello territoriale, l’Algeria francese.

Questa Francia era erede della Francia rivoluzionaria, infatti Bismarck riteneva fosse imperativo contenere
le sue ambizioni. Visione dicotomica, se la Francia si difende, la Germania vede il ruolo di prima potenza
europea vacillare.

All’interno delle proprie colonia la Francia applicava un controllo diretto cercando di imporre anche diversi
processi di assimilazione. La repubblica francese punterà anche verso l’Indocina, creando l’Indocina
francese (Laos, Cambogia, Vietnam) e anche verso la Cina Meridionale e l’Asia Minore (Libano e Siria).
Vi è un momento di incontro, un potenziale scontro, nonché l’incidente di Fascioda. I francesi fecero un
passo indietro per scongiurare lo scoppio di un eventuale conflitto.

IMPERO TEDESCO

Gli Stati Uniti stavano crescendo fuori la lente di tutti. Germania in questo periodo è la prima forza
continentale d’europa, la politica europea è nelle mani di Berlino e Bismarck. Il primo passo verso la gloria
è la vittoria contro l’impero asburgico e i francesi a Sedan. Tra le prime conseguenze vi è una fortissima
crescita demografica ed economica, diventa agli occhi di tutti il faro della scienza, della tecnologia,
meccanica, chimica, e apparati industriali.

La Germania si ritrova prontamente a dover affrontare un problema. Non vi è alcuno spazio per l’espansione,
non vi è un vero e proprio “spazio vitale”, così definito. Per questo motivo si ritrova costretta a guarda al di
fuori dell’Europa. I territori principali a cui la Germania si affida per poter difendere la propria influenza
sono Africa e Asia. I tedeschi però desiderano agire in un momento successivo alle altre potenze europee.
L’epoca delle grandi scoperte sta progressivamente svanendo, non vi sono spazi non controllati, così come
sfere d’influenza, e per tale ragione non è possibile massimizzare la propria influenza. Ciò nonostante optano
per un’espansione, quest’ultima però avviene nelle zone prefiche, dunque zone non contigue e difficilmente
difendibili.

Era importante che la Germania non alterasse lo status quo, disturbando l’equilibrio britannico. Infatti, uno
dei territori ostili all’Inghilterra era la Germania, nonché una potenza terrestre (centro europa), che godeva
di una esposizione importante sui mari. Guglielmo II, consapevole che la propria flotta non potesse
competere con quella britannico, compensa il divario con la tecnica, era di fatto considerato il paese della
scienza e della tecnologia.

Per quanto la Germania avesse uno sbocco sul mare, quest’ultimo era il mare del Nord, acque in cui
l’Inghilterra aveva una notevole supremazia. La ferrovia era oggettivamente l’ordigno migliore per
compattare lo spazio, permette alla Germania di proiettarsi sul golfo persico (mar nord-baltico-golfo
persico). La costruzione di tale ferrovia permette alla Germania di ottenere numerosi benefici, come il diritto
di sfruttare le risorse primarie dei territori, tra le più importanti i campi petroliferi a sud della Persia. In
questo periodo, infatti, le principali flotte non si alimentano più con il carbone, bensì con il petrolio.

Vi è il tentativo di rafforzare l’intesa con gli imperi centrali : Austria - Ungheria e impero ottomano. Vi è una
visione claustrofobica del mondo alla base del passaggio dal balance of power alla politica di potenza tra
Ottocento e Novecento. Bismarck non vuole svegliare la Gran Bretagna e vuole contenere la Francia
diplomaticamente, doveva essere considerato un paria a livello internazionale. Mantenere un rapporto di
relazioni internazionali, fine 800 e inizio 900 crolla.

IMPERO AUSTRO - UNGARICO

L’impero austro ungarico è il vero e proprio perno della restaurazione (1815). Grazie anche alla progressiva
erosione dell’impero ottomano, impero asburgico si espande notevolmente. Vi è un forte legame con il
vaticano e si proclama, metaforicamente, difensore della pressione ottomana, si pone dunque al centro della
restaurazione.

Il processo di unificazione dell’Italia e della Germania ha privato l’impero asburgico della sua centralità. A
metà ottocento avrà luogo una riforma interna la quale prevede la formazione di uno stato duale, una duplice
monarchia che ha due sedi del parlamento. Importante ricordare che il duca sia stato ucciso a Sarajevo era
pro alla centralità delle popolazioni slave e sempre più legato all’impero tedesco e si espande nei Balcani
occupa Bosnia, eterogeneità etnica significativa.

Il legame con la Germania è particolarmente forte e infatti entra nel primo conflitto non a fianco dell’intesa
ma delle potenze centrali. Anche L’Italia sottrae a loro territori importanti.

IMPERO OTTOMANO

Considerato il grande malato d’Europa, questo impero si trova a subire una grande crisi che comporta una
grande contrazione territoriale. All’interno di esso vi erano diverse divisioni di grande spessore a livello
religioso, etnico e linguistico. Era un impero molto variegato che durante la sua storia ha avuto grandi
territori. L’Impero Ottomano viene sempre visto come la sua parte finale, ma era un impero che per
centinaia di anni è stato uno degli epicentri del sistema internazionale fino allo scoppio della prima guerra
mondiale.

Tra l’ottocento e il novecento l’impero si trova in una fase profonda di decadenza e perderà una gran numero
di territori. Questa decadenza era dovuta anche al disastro interno che viveva il proprio impero, vi erano stati
diversi tentativi di riforma che puntavano a guardare e applicare quello che era l’esempio occidentale e
portare le innovazioni tecnologiche, scientifiche ma anche riforme sul piano amministrativo e sul diritto.
Abdul Hamid II capisce che queste riforme attaccavano la sua posizione e mettevano in repentaglio il paese
e di conseguenza le ferma e accetterà poi il piano creato dall’impero tedesco per la costruzione della ferrovia
per collegare i tedeschi verso quelle che erano le vie di comunicazioni inglesi che portavano verso l’India e
di conseguenza si ha un'avvicinamento da parte dell’impero a Berlino e un allontanamento da Londra.

STATI UNITI

Gli Stati Uniti crescono rapidamente, ciò nonostante è particolarmente sottovalutato sia dall’esterno che
dall’interno, ovvero non avevano preso piena contezza delle proprie capacità e ciò che potenzialmente
avrebbe potuto fare. Proprio per questa sorta di insicurezza, si limita ad affermare il controllo su aree
prossime, evitando un espansione troppo ambiziosa e lontana.

A dispetto di ciò, ovvero nonostante venissero considerati una potenza periferica, gli Stati Uniti erano la
prima potenza sul piano internazionale, sia a livello economico che industriale, ed è infatti uno dei principali
centri finanziari. Si impegnano a liberare l’America intera dall’ influenza Europea. Vi è anche una crescita
demografica da non sottovalutare. Alla fine della guerra civile (1861-5) la popolazione contava circa 31
milioni di persone, mentre nel 1914, allo scoppio del primo conflitto contava circa 100 milioni. Si apre,
dunque, una straordinaria vitalità (c’è anche un flusso migratorio cinese molto importante ma poco studiato)

Nonostante la crescita tecnologica e scientifica, all’inizio del 900 sembrano comunque mostrare capacità
belliche inferiori rispetto alle principali potenze. Guarda sugli oceani, quindi ci aspetterebbe una marina
attrezzata ma gli stati unitesi non erano in possesso di una flotta paragonabile per stazza e capacità tecniche a
quelle dell’impero britannico e delle altre potenze.

A metà del secolo completano la corsa all’ovest con la vittoria contro il Messico. Tale guerra civile
rappresenta un momento di frattura importante, rappresenta l’interruzione della crescita, che poi riprende
progressivamente sia ricorrendo alle tecniche militari che acquistando l’Alaska, dall’impero zarista. Attuano
così una straordinaria espansione verso l’oceano Pacifico, area perno alla quale guardare, in cui gli stati uniti
otterranno il protettorato delle filippine. Oltre a questa zona vi è anche Cuba. Gli Stati Uniti avviano una
guerra per garantire la sua indipendenza, contro la Spagna. La guerra termina con la vittoria delle colonie
spagnole che tali non sono più, e grazie a tale vittoria gli Stati Uniti ottengono un controllo sulla base cubana
(Guantanamo). In questa base vi è una fortissima influenza sia sul piano politico ed economico che sulla
sicurezza.

Era fondamentale affermare la propria autorità su aree chiave come il golfo del Messico, Cuba e l’oceano
Pacifico.

Dalla seconda metà del 1800 crescono le pressioni che obbligano la Cina ad aprirsi, si vede dunque obbligata
a perdere la sovranità sulle aree chiave del paese. Giungono troppo tardi, non vi sono i mezzi e neppure la
volontà politica a favore politica porta aperta, pari diritti per tutti si compete per il mercato cinese
considerato il mercato meegrrnete in assoluto per ricchezza del paese, no raggiunto. A dispetto di ciò, non
vuol dire che non contassero. Nel conflitto tra Russia e Giappone, i mediatori che permisero di arrivare alla
pace furono proprio gli stati uniti. Area di conflitto collocata geograficamente, prossima al pacifico, mar
cinese, ma comunque un area che era lontanissima dalle loro coste, acquisiscono una minima centralità nel
pacifico. Gli stati uniti irromperanno durante il IWW nelle relazioni internazionali, a fianco alle forze
dell’intesa, ne determina la vittoria su potenze centrali.

SITUAZIONE ASIATICA

In questo periodo storico vi è un crescente indebolimento delle potenze tradizionali.

1. L’impero Mogul che aveva dominato per anni il sub continente indiano collassa sotto il controllo
britannico, che tende ad accrescere in India, Birmania, isola di Silos, Pakistan e in parte Afganistan.

2. In Cina sta vivendo un progressivo indebolimento interno con l’aggiunta di ulteriori pressioni
dall’esterno. La cina è troppo grande e importante per essere colonizzata in maniera significante. Le
potenze si riservano dunque di semplici zone di influenza, è assente qualsiasi controllo politico ma è
intenso il controllo economico. La criticità della situazione interna è alimentata dalla sconfitta subita per
mani del Giappone, a seguito del quale inizia un processo di ridefinizione.

CINA

La Cina è paese in profondissima crisi, è noto il ritardo tecnologico fortissimo. Fino all’800 vi è una solida
sovranità capace di esercitare una certa autorità sul territorio ma entra in crisi, e non solo c’è una pressione
esterna ma ha luogo una crisi sistemica interna, dovuta soprattuto alla difficoltà di amministrare un territorio
vastissimo. Non viene raggiunta l’eccellenza del passato, a causa anche di fratture interne significative. 8

L’800 è un anno di grandi rivolte, che si susseguono con un impatto drammatico a livello della popolazione
mondiale. Con in corso una guerra civile in corso, sarà difficoltosa la coltivazione e quindi questo avrà un
forte impatto in termini di approvvigionamento. La Cina è ricca di risorse, che le potenze europee desiderano
sfruttare e tentano di fatto di imporre la propria presenza. Esempio : le guerre dell’oppio sono conflitti
fomentati da Londra che obbliga l’impero celeste ad aprirsi e soprattutto puntano a far si che l’oppio possa
essere venduto all’interno della Cina. Perché? Per invertire il trend della bilancia dei pagamenti, aveva visto
l’afflusso di materiali preziosi giungere dall’Europa verso la Cina e non viceversa, con l’oppio si tenta di fare
il contrario. Una volta compreso l’effetto dell’oppio sulla popolazione, si cercò di vietarne il commercio, ed
è in questa occasione che avviene la pressione britannica, la quale porta alle due guerre dell’oppio.

Si passa da alcuni avamposti lungo le coste ad una penetrazione crescente. Sono diverse le zone di interesse
esclusivo ricavate dalle principali potenze europee, la più rilevante sarà la zona centrale, ovvero il cuore
politico e demografico. Spartizione :

Centro : Inghilterra
Cina meridionale : Francesi, puntavano a favorire i collegamenti tra le loro posizioni nell’Indocina francese
e il sud della Cina, si aspira ad ottenere una continuità territoriale.
Nord : Germania, Russia (Manciuria) e Giappone, quest’ultimo è un attore centrale che evidenzia i suoi
interessi sul territorio cinese.

Il secondo conflitto mondiale coinvolge direttamente lo scenario asiatico, pacifico e il territorio cinese. La
guerra per il controllo cinese ha luogo diversi anni prima della seconda guerra, molti territori cinesi sono
infatti sotto il controllo di Tokyo. Le guerre dell’oppio si danno una battuta d’arresto pesante. Infatti, è con la
guerra con il Giappone che questo gap tecnologico e anche politico, amministrativo e militare si manifesta.
Un conto sarebbe stato ricevere una sconfitta dalle coalizioni europee che in quegli anni si stavano spartendo
il mondo, un conto dal Giappone, che allora era un paese periferico e tradizionalmente sotto influenza
dell’impero celeste.

Le Cina è rafforza a delle spinte di cambiamento interno che avvengono in modo inorganico. Il centro cerca
di avviare un processo di modernizzazione acquisendo informazioni, tecnologie e prestiti culturali
dall’occidente. Questo approccio crea disfunzioni crescenti, alcune zone crescono più veloce di altre.
Nel 1911 finisce l’impero celeste, con tale caduta si apre una fase di instabilità che si protrae nei decenni
successivi e che costituisce l’anticamera per l’aggressione giapponese e l’ingresso nel secondo conflitto. La
Cina sembra vivere un processo di disgregazione che ne mette in repentaglio l’integrità.

Il raj britannico diffonde la sua influenza nella regione del tibet.

INDIA E BURMA

Controllo economico politico e militare crescente dell’ impero britannico.

GIAPPONE

Il Giappone, negli anni ’50 fu obbligato ad aprirsi all’influenza occidentale degli USA, ma questa
apertura forzata aveva spinto la classe dirigente giapponese ad intraprendere un processo
d’innovazione. Nel giro di 20 anni aveva eseguito un processo di modernizzazione con una velocità
sorprendente. Passò da una piccola potenza asiatica a una media potenza fino a diventare una grande
potenza. Durante il conflitto sino-giapponese venne sconfitta la Cina e il Giappone ebbe il controllo su
Taiwan, sulla Corea e sulle isole Pescadores. Ciò mostra come il Giappone a fino 800 fosse già una
grandissima potenza navale e non. Ma ciò che romperà in maniera definitiva il mito dell’invincibilità delle

potenze europee e che mostrerà veramente la potenza del Giappone fu la vincita della guerra russo-
giapponese, a seguito della quale Tokio estese il suo controllo sulla Manciuria. Questa vittoria fu una
testimonianza dell’evoluzione che aveva effettuato il Giappone, il quale passò dall’essere una piccola-media
potenza a sconfiggere una delle grandi potenze europee.

CONTESTO INTERNAZIONALE ANTECEDENTE IL PRIMO CONFLITTO

Tra il 800-900 l’impero britannico è il dominatore del sistema internazionale, bastava a se stesso e poteva
crogiolarsi nello splendido isolamento (diverso da isolazionismo : questo è il timore che gli affari europei
possano contaminare gli equilibri americani, sfera assestante), nonchè una postura politica che deriva dalle
enorme carità che l’impero poteva garantire.

Il predominio britannico era evidente, nulla faceva presagire che sarebbe collassato nel giro di 50 anni. In
questi anni inizia ad essere messa in discussione l’ascesa della Germania, la sua crescita demografica,
economica e militare. Un fattore che contribuisce a interrompere l’isolamento è il rifiuto della Germania al
siglare una alleanza proposto da loro.
Per ben due volte Londra cerca di designare un asse con Berlino, per assicurare delle relazioni stabili e
solide. Ritenevano che non ci fosse la necessità di confrontarsi, ma semplicemente di concordare la gestione
dell’assetto internazionale. I tedeschi impongono una serie di vincoli che Londra non accetta e per questo
motivo la classe dirigente britannica avvia un processo di aperta competizione.

All’inizio dell’800 sia all’interno dell’impero britannico, che in Germania, si moltiplicano le voci che
definiscono le due nazioni come nemiche, vi è una crescente competizione.

Un altro elemento di frattura è la crescita degli imperi coloniali, in particolare quello francese in Africa. Il
suo processo di espansione prevedeva una linea da ovest a est, dunque perpendicolare a quello britannico.

Non solo la Francia, ma c’è anche la Russia zarista, che nella seconda meta del 800 arriva a ridosso di quella
che era la sfera d’influenza britannica attorno al sub continente indiano.

Londra, percepisce la crescita del Giappone, che non è più un attore periferico, bensì una potenza con cui
allearsi. L’impero britannico sarà la prima potenza occidentale a fare ciò e lo fa con termini estremamente
favorevoli al Giappone, c’è un dialogo che porta ad un accordo di massa, si ritiene che l’ascesa del Giappone
possa essere sfruttata.

La postura degli Stati Uniti sul piano delle relazioni estere si muove lungo due estremi :
I. ISOLAZIONISMO - tendenza a dire che gli USA sono tali perché hanno guardato a se stessi e sono
riusciti a tutelare la loro sfera d’influenza (America first)
II. INTERVENTISMO ESASPERATO - in questo senso vi è la missione di portare la democrazia e in
particolare il modello americano al mondo, un modello prometeo. (George w. Bush, 2001, giustificare
attacchi siamo chiamati, vogliamo portare in medio oriente un pilastro di luce, ruolo di guida)

La crescita tedesca è percepita come una sfida in seguito alla battaglia di Sedan e la politica aggressiva
intrapresa da Guglielmo II. Le scelte strategiche di quest’ultimo vengono lette come una potenziale minaccia
o addirittura un’evidente minaccia. Vi è la scelta esplicita di rafforzare a dismisura la propria flotta e in 20
anni riesce nel suo intento, diventando la seconda potenza marittima, di tonnellaggio. Questa situazione
provoca preoccupazione negli animi delle sedi amministrative britanniche, in quando la flotta inglese era
dislocata sull’intero scenario internazionale, mentre quella tedesca era compatta e concentrata nel Mare del
Nord.

In questi anni la Germania è protagonista di una forte ascesa scientifica, militare e tecnologica. Passa
dall’essere la garante dello status quo ad essere il primo che desidera variarla. Alla Germania non bastava più
essere il “primus inter pares” (primo attore tra pari), ma vuole ottenere il ruolo di potenza egemone nel
continente, una nazione che vuole dimostrare la sua volontà di espandere il territorio.

Il terzo elemento che favorisce questo sbilanciamento è la profonda debolezza dell’impero asburgico e
ottomano. Quest’ultimo subisce sconfitte, una dopo l’altra, tant’è che nel 1908 vi è un colpo di stato e un
processo rivoluzionario. Sebbene formalmente mantenga la struttura imperiale intatta, vede l’ascesa al potere
dei giovani turchi (partito comitato nell’unione del progresso).

I Balcani erano centro di mire contrapposte, non solo di grandi potenze. Francesco Ferdinando viene ucciso a
Sarajevo, l’organizzazione della mano nera uccide l’erede al trono d’Austria. Il sistema austro-ungarico
puntava a espandersi, no desiderava più la presenza di una duplice monarchia, bensì il riconoscimento delle
etnie slave, incorporandole.

La Serbia è un attore che rivendica la centralità e punta a diventare l’elemento di coesione che unisse le
popolazioni slave, in contrasto con l’impero ottomano, Bulgaria, italia e austro Ungheria. I Balcani erano
territori per secoli dominati dagli ottomani, solo nel corso del 800 alcune parti iniziano ad affrancarsi, ci sono
comunità islamiche presenti, ma vi era una predominanza di popolazione cristiana soggetta ad un impero
islamico. Il sultano di Costantinopoli, tra 800 e 900 si arroga la posizione di califfo, successore del profeta
Mohammed su piano politico, che però è una posizione non riconosciuta sul piano politico. I Balcani sono
dei territori collocati geograficamente nel cuore dell’Europa e sono soggetti a potenze arretrate
politicamente, economicamente e tecnologicamente. In molti casi non sono le grandi potenze direttamente a
spingere a un ridefinizione, ma lo fanno tramite attori locali. Guerre per procura. La Serbia era saldamente
allineata all’impero zarista che puntava al rafforzamento serbo, religioso, politico e culturale, una potenza
cristiano-ortodossa.

Si consolidano così i blocchi contrapposti. I problemi veniva risolti tramite congressi e conferenze, vi è una
concordanza, un do ut es. È una fase in cui si arriva ad una polarizzazione delle posizioni. Vi è il cosiddetto
gioco a somma zero, ovvero due attori scontrandosi perdano inevitabilmente, non come quando cooperano.
C’è però il l timore che l’altro non rispetti gli accordi. Se compio una determinata azione, sono due gli
scenari, o si vince o si perde, è totalmente assente un mutuo beneficio, proprio per questo ci sarà una corsa ai
riarmi. Si perde fede nella concertazione e si applica di conseguenza un approccio muscolare. (Guarda pos
falchi)

È significativa l’irruzione nello scenario internazionale del ruolo dei gruppi terroristici. È quindi crescente
l’instabilità dal basso, di matrici diverse. Hanno un peso notevole, non solo per l’assassinio di Sarajevo, ma
precedentemente a quest’ultimo avevano avuto luogo attentati che costellano la vita del continente europeo.
Le potenze pensano che dietro di loro vi siano interessi di altri attori e che non siamo semplici gesti di singoli
individui. Un esempio è la mano nera, si riteneva che non fossero i singoli, ma che fosse stata la Serbia ad
aver mobilitato i propri agenti.

EQUILIBRIO BISMARKIANO
(dal 1870 al 1890)

Non esiste il vuoto, ogni spazio liberato che registra un diminuito controllo della potenza relativa è soggetto
ad una competizione crescente. L’impero ottomano stava arretrando, ciò prefigurava la possibilità di
occupare i territori dei Balcani.

MOMENTI CHIAVE

1. PATTO DEI TRE IMPERATORI 1873 : questo è un accordo che allinea Germania - Austria Ungheria -
Russia zarista. Il patto prefigura che questi attori definiscano concordemente la propria politica estera sul
territorio europeo, vi è una concertazione, si cerca di riaffermare che questi imperatori siano concordi nel
dire che si debbano gestire in unisono le dinamiche europee. Questo patto entra in crisi nel momento in
cui la Russia vince contro ottomani (rischio che cada Istanbul) e si prefigura una variazione degli
equilibri di potenza, si può allargare verso gli stretti e Berlino interviene a gamba tesa. Convoca
immediatamente una conferenza e rettifica i termini della pace di santo Stefano (guerra di Crimea,
vittoria zarista contro l’impero ottomano) . La Russia non è felice di dover retrocedere e quindi entra in
crisi la dinamica, primo scollamento che per qualche anno rimane sullo sfondo.

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2. DUPLICE ALLEANZA 1879 : questo è un binomio inscindibile fino alla fine della IWW, rappresenta il
primo tassello della triplice alleanza che verrà estesa anche al regno d’italia nel 1882, perché da parte
tedesca c’è la convinzione che per evitare un scontro tra Austria e italia, non ci sia soluzione migliore
che gestire insieme questo processo. Da ricordare che è una pura alleanza difensiva. Non è un blocco
monolitico, presenta crepe e diversità significativa, tant’è che quando scoppia la guerra l’Italia non entra
a loro fianco ma rimane in attesa del miglior offerente e lo può fare perché è una alleanza difensiva.

3. TRATTATO DI CONTROASSICURAZIONE CON LA RUSSIA 1887 : le due potenze si assicuravano una


benevola neutralità nel caso in cui l’una o l’altra fossero impegnate in un conflitto con un’altra potenza.
Era però presenti precise clausole : la neutralità sarebbe stata assicurata a meno che la Germania avesse
attaccato la Francia o la Russia avesse attaccato d’Austria Ungheria. Mentre si guardava la relazione tra
le principali potenze, si pensava che la Francia fosse isolata, perché viene esplicitata questa clausola?
Perché la Russia ha sviluppato negli anni 70 una relazione finanziaria con la Francia, la terza repubblica
intuendo che si stesse interrompendo il legame russo - tedesco, subentra la Francia, consapevole che il
territorio russo necessiti di sussidi economici. La Russia è molto arretrata, ed è in corso una
modernizzazione, per la quale erano però necessari capitali che la Francia era disposta a versare. La
Russia aveva delle mire nei confronti dei territori controllati da Austria Ungheria.

WELTPOLITIK

Guglielmo II, date le loro visioni distanti, entra in rottura con Bismarck. Quest’ultimo non desiderava
alterare lo status quo, mentre Guglielmo, al contrario, bramava affermare la centralità tedesca. Vi è, dunque,
un passaggio significativo dal balance of power alla Weltpolitik, promossa da Guglielmo II e sostenuta dalla
crescita tedesca.

Nonostante ciò è anche figlia di calcoli sbagliati. Ci furono una serie di assunti da parte tedesca che si
dimostrarono infondati e sbagliati. Non esiste un metro scientifico che definisca una potenza come tale, o
una alleanza ma è un gioco di impressioni e percezioni. Se si riteneva che qualcuno volesse attaccare la
propria nazione, era doveroso rispondere in un certo modo. La Germania dava per scontato che la Russia non
si sarebbe mai allineata con la Francia, in quanto troppo diverse (principio della rivoluzione vs assolutismo
zar, diversità completa apparato industriale ) erano inoltre profonde le cicatrici (campagna di napoleone),
questa era a tutti gli affetti una improbabile alleanza. Eppure con Guglielmo II il trattato di contro
assicurazione non viene rinnovato. Quest’ultimo, infatti, aveva durata triennale. Guglielmo riteneva che non
ci fosse bisogno di firmarlo, perché limitarsi, se la Francia non si allineerà mai con la Russia? Nel 1890,
però, vi è una escalation, ovvero una intensificazione esponenziale dei legami economico-finanziari tra
Russia e Francia che giungono agli estremi. La politica tariffaria è ostile nei confronti della Russia.

RAPPORTI TRA LONDRA E BERLINO

Russia e Francia sono ostili. Tra l’impero britannico, quello tedesco e quello zarista i rapporti erano rafforzati
grazie a legami di sangue che li univano. Dunque le tre principali teste coronate hanno legami di sangue
stretti. Al tempo era forte la presunzione che un tale legame non sarebbe stato sacrificato sulla logica di
interessi geopolitici minori e in un certo senso Berlino dà Londra per scontata, era consapevole del fatto che
la Weltpolitik avrebbe irritato la classe dirigente inglese ma non pensava fosse sufficiente per provocare una
rottura dati diversi fattori tra i quali :

I. Ottime relazioni tra le due casate avrebbero compensato situazione


II. Improbabile che Londra si allineasse con Parigi e con San Pietroburgo
III. Consolidamento asse Berlino-Londra potesse portare alla definitiva rottura con la Russia

Non è solo un gioco di percezioni, infatti a un certo punto la classe dirigente inglese decide di stabilire le
relazioni future con la Germania : partner in un mondo co-dominato o se nemici?
Londra scommette sull’allineamento e propone una alleanza formale, solitamente non era così propensa a
siglare alleanze, ma in questo modo avrebbe sancito il riconoscimento dello status tedesco e avrebbe definito
le relazioni tra le due nel 1888. La riposta di Berlino? Negativa, decide di far cadere la proposta.

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Nel 1901 la situazione si ripete ma a ruoli invertiti. Guglielmo II fa una controproposta, è propenso ad
accettare l’alleanza, ma quest’ultima deve essere allargata ad Austria-Ungheria, convertendo la duplice
alleanza in una triplice alleanza. Condizione che gli inglesi non potevano assolutamente accettare in quanto a
conoscenza dell’estrema crisi che stesse colpendo l’impero austro-ungarico causata anche dalle forti fratture
interne. Il rischio di disgregazione interna era altissimo. Era nel mezzo della polveriera d’europa, la crisi
avrebbe presto colpito il limes, prossimo all’impero in questione e quello ottomano. Londra inizia a
prepararsi a ridefinire le proprie posizioni, si pone in maniera diversa sullo scenario internazionale mettendo
definitivamente un punto a quello che era considerato il cosiddetto splendido isolamento.

In questo periodo la Russia prova un forte senso accerchiamento. Uno degli elementi che ha messo
particolare pressione alla classe dirigente russa è l’espansione della NATO a est, spesso a pari passo con
l’allargamento dell’Unione europea. È lecito che tale espansione venisse percepita come una forma di
aggressività e di fatto in una certa misura sostanzia il cambio di impostura adottato dalla Russia.

L’impostazione del primo governo di Putin era divergente da quella attuale. C’era un margine di manovra
nelle relazioni internazionali, che si chiude progressivamente.

2010-11 primavere arabe, termine infausto privo di logica, fanno riferimento a una serie di sollevazioni che
dalla Tunisia fino all’Egitto, Libia, Siria e Yemen vanno ad investire una parte significativa del medio
oriente, dando così origine a regimi lottizzanti.

In Libia ci sono sollevazioni e la NATO interviene, l’unico attore che si oppone è l’Italia, l’intervento della
NATO è accettato dalla Russia, perché sembra un intervento con dei limiti precisi : stabilizzare il contesto
libico. La Russia è uno dei paesi più vicino a Gaddafi, tutto intere a mantenere al potere lui, così come
l’Italia. Purtroppo però la NATO aveva altri obiettivi, infatti non si limitano a una stabilizzazione, la loro
missione porta alla caduta di Gaddafi e la Russia decide dunque di tracciare una linea perdendo così fiducia.

NASCITA DELL’INTESA
L’intesa è una alleanza che prevede la collaborazione tra: la Russia zarista, la terza repubblica francese, ed
infine l’ impero britannico. Vengono riuniti dunque ordini istituzionali tra loro divergenti, quali la monarchia
assoluta, l’ordine costituzionale francese e l’impero britannico. Proprio per questo motivo era una alleanza
assolutamente imprevedibile, ma nonostante ciò bisogna tener conto del fatto che fosse figlia di calcoli errati
elaborati da Guglielmo II. Quest’ultimo favorisce l’allineamento tra Francia e Impero zarista.

La formazione di tale alleanza non ha luogo in modo repentino ma vive diverse fasi che portano poi alla sua
formazione.

I. 1894 INTESA FRANCO-RUSSA: questa duplice alleanza ha luogo nel momento in cui, nel 1890,
Guglielmo II si pone contro il rinnovo della contro assicurazione. Tale avvicinamento sfocia
definitivamente proprio nel 1894. Ulteriori fattori che facilitano l’avvicinamento diplomatico tra le due
potenze sono : il rafforzamento delle relazioni politiche, finanziarie e di sicurezza. Inoltre vi è un
accordo anche sul piano militare, portando così la Francia ad uscire definitivamente dal suo isolamento.

II. 1904 INTESA CORDIALE FRANCO-BRITANNICA : questa sancisce il riavvicinamento ma anche una
spartizione delle aree di influenza sul piano coloniale. Nasce per motivi differenti : dal duplice rifiuto di
Berlino per la formazione di una alleanza con l’impero britannico, rifiuti che avvengono tra il 1898 e
1901.

Questa però non è la sua unica causa, di fatto nasce anche da un, cosiddetto, non-incidente, ovvero quello di
Fashoda nel 1898. L’Inghilterra si vuole spostare progressivamente dal Cairo e la Francia, invece, dall’
Africa Occidentale. Questi due movimenti trovano un punto di incontro nel Sudan attuale. La Francia compie
un gesto inaspettato, permette alla spedizione britannica di procedere per prima e questo avvenimento
permetterà l’apertura di un canale di comunicazione, che si fa più significativo negli anni successivi e nel
giro di sei anni vi è l’intesa cordiale.

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Vi è, inoltre, la risoluzione di controversie sul piano coloniale. Viene riconosciuto l’interesse francese in
Marocco, e i francesi riconoscono gli interessi inglesi in Egitto (di notevole importanza il canale di Suez,
estremamente ricco in campo agricolo e cotone).

III. 1907 INTESA ANGOLO-RUSSA: la ricomposizione tra gli interessi inglesi e russi era praticamente
impossibile, ma l’ottima mediazione francese permettere di giungere alla stipulazione del trattato di
San Pietroburgo. Quest’ultimo prevedeva la risoluzione delle controversie sul piano coloniale asiatico.

Persia: Nord affidato alla Russia - Centro sud affidato all’impero britannico.
L’Afghanistan, invece, era uno stato cuscinetto e il Tibet era di preminenza britannica.

I “Games of shadows” : cessano di esistere, vi erano ormai le basi per la formazione di ciò che sarebbe
passata alla storia come triplice intesa. In questa alleanza, in realtà, vi era anche un quarto attore, nonché
Giappone, data l’alleanza con l’impero britannico stretta nel 1902.

Alleanza : italia, asburgico, impero tedesco - legame ultime due fortissimo, sia a livello culturale, identitaria
di sistemi è molto più coese, economie più integrate. Sistema istituzionale : impero asburgico costituzionale
come le altre.

La triplice alleanza molto più coesa e stabile. L’intesa è unita dalla contrapposizione alla crescita tedesca.
Data la mancata alleanza tra impero britannico e tedesco, le diverse potenze si indirizzano verso una strada
definita che prevede l’affermazione dell’ostilità tedesca. Entrambe le posture e le rivalità esplodono in
particolare nel primo conflitto. N.B. Il regno d’italia non entra in guerra subito.

CRISI PERIFERICHE

La Germania all’inizio del 1900 era ancora una potenza centrale ed era fiduciosa che le altre potenze non si
sarebbero contrapposte, ma dietro questa percezione c’erano profondi errori di calcoli che si sarebbero
palesati durante una serie di crisi, le crisi periferiche. Le principali tra queste furono :

IMPERO BRITANNICO

Battaglia di Adua 1896 : L’Impero britannico viene sconfitto durante la sua spedizione in Etiopia nel 1896.
Questa sconfitta fu molto importante per mettere in luce il fatto che non bastasse appartenere all’Europa
civilizzata per sottomettere i paesi autoctoni, era necessario fra i conti con i limiti logistici e militari.

Guerra anglo-boera 1899-1902 : La Sudafrica attuale era governata ai danni di coloni di ordine olandese e
in parte britannica. In quanto ricca di materie prime, scatena un forte conflitto dovuto agli interessi
combacianti delle due potenze. Il conflitto, oltre ad essere seguito dalla stampa, evidenza le debolezze
strutturali, la debolezza militare di terra. Esalta la debolezza di quella che doveva essere la prima potenza al
mondo. Si sviluppa tramite guerriglie e campi di interramento. È un conflitto che inizia a presentare la guerra
totale successiva e scatena una forte opposizione. Londra, comunque, ha la meglio ma ci impiega 3 anni.

RUSSIA E GIAPPONE

Guerra russo-giapponese 1904-05 : Il conflitto contrappone quelle che erano la seconda/terza potenza e
una potenza emergente. Questo conflitto scoppia per il controllo della Manciuria, dato che le forze russe
controllavano Port Artur e il Giappone ambiva a sostituirla, con l’obiettivo di ampliare il controllo verso
l’isola coreana. Era un porto navigabile per tutto l’anno, e permetteva, a chiunque lo controllasse, una
proiezione importante sul mare. La Manciuria era il terminale di una grandissima opera infrastrutturale,
ovvero la linea transiberiana che permetteva alla Russia di proiettare le forze e muovere, in modo più rapido
ed efficiente, le risorse sul territori.

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A sferrare il primo attacco è il Giappone, che con tale azione dà origine ad un conflitto lungo ben 2 anni. La
battaglia principale impegna la flotta zarista e giapponese, concentrata in un’area. Londra rifiuta la richiesta
russa a passare per il canale di Suez e si vede corretta a circumnavigare l’Africa il che causa problemi, come
la necessità di manutenzione durante il viaggio, e quella di ottenere risorse dalla patria. Questo rifiuto era
dovuto al fatto che Londra e San Pietroburgo fossero nemiche giurate in quel periodo.

Tra le due potenze vi era un gap sul piano tecnologico e strategico, la Russia godeva di una stazza maggiore
ma la flotta era lenta nei movimenti. Il Giappone invece presentava una flotta di dimensioni ridotte ma con
dotazioni tecniche più avanzate e più mobili, questa distanza sul piano tecnico è ciò che permetterà al
Giappone di uscire vincitrice dal conflitto. Al termine viene stipulata una pace grazie alla mediazione degli
Stati Uniti. In Russia la situazione è critica, i moti rivoluzionari sono numerosi e vi è una transizione da
monarchia assoluta a parlamentare. Questi conflitti furono significativi e importanti, ma non determinanti.

IMPERO TEDESCO

Molto più significative sono la prima e la seconda crisi marocchina. Quest’ultime pongono la Germania di
fronte alla nuova realtà, la quale è parte attiva di queste crisi, ma ciò non desta particolare preoccupazione in
quanto convinta di poter contare sul sostengo europeo. Si manifesta come questo sistema fosse molto più
articolato e fluido.

1° crisi marocchina 1905-06 : La prima crisi, sorge nel momento in cui la Francia stabilisce sia opportuno
rafforzare la propria influenza sul Marocco, l’influenza su quest’ultimo era già significativa ma voleva
aumentarla. In particolare scoppia in seguito alla visita del Kaiser in Marocco. Questa crisi mostra a pieno le
dinamiche geopolitiche del tempo, la debolezza europea e dimostrano, soprattutto, che la Germania non è più
al centro del sistema internazionale.

Nel 1904 era stata siglata l’intesa cordiale (Londra e Parigi) e la Francia quindi attua una serie di misure che
aumentino le pressioni sul sultano marocchino, ma il kaiser Guglielmo II non accetta la posizione francese,
decidono così di porre un freno. Il Marocco doveva essere gestito dal concerto Europeo, per questo motivo la
Germania spinge per creare una conferenza che definisca lo status del Marocco e oltretutto, il Kaiser aveva
dichiarato al sultano che avrebbe fatto di tutto per preservare l’indipendenza marocchina.

La conferenza ha luogo e Berlino è convinta che la Francia si sarebbe trovata isolata, invece ad essere isolata
fu la Germania stessa. Questo accade per diversi motivi :

I. Londra mantiene la promessa di alleanza con la Francia


II. L’Italia non si mette di traverso perché segretamente accordata con Londra e Parigi (Tale accordo
prevedeva che l’Egitto fosse riconosciuto come dominio inglese, il Marocco come francese, e la Libia
come italiana, in particolare Cirenaica e Tripolitania) - dinamiche ben radicate in realtà fluide.

La Germania pensava che la Russia non l’avrebbe sostenuta in quanto reduce di una sconfitta e gli inglesi
avevano una intesa debole destinata a franare.

La Francia aumenta la propria influenza e vengono assegnati alcuni territori in Africa alla Germania, che non
è più l’attore dominante, non è più il centro indiscusso, bisogna contare con dinamiche sconosciute.

La prima scoppia per la visita del kaiser. Marocco : dinamiche geopolitiche, debolezze Europa, diplomatico,
dimostrano Germania no centro.

2° crisi marocchina 1911 : La seconda crisi si risolve analogamente alla precedente. Questa volta, però, è
l’invio di una cannoniera nelle acque territoriali marocchine, davanti alla coste del Marocco, ad avviare la
crisi. Tale gesto derivava dalla volontà di lanciare un messaggio mandano una propria per unità navale e ciò
non fa altro che segnalare un possibile avvio di una ostilità.

In seguito si decide dunque di convocare una conferenza. La Germania viene posta in una posizione di
subalternità e l’alleanza anglo - francese blocca le velleità tedesche di ottenere posizioni in Marocco. Il
desiderio della Germania era avere controllo di un porto in prossimità dello stretto di Gibilterra, grazie al
quale avrebbe potuto avere uno sbocco sull’oceano atlantico, in questo modo però avrebbe messo a rischio le
linee di comunicazione britanniche.
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IMPERO AUSTRO UNGARICO

Annessione Bosnia-Erzegovina 1908 : L’Austria-Ungheria annette il territorio della Bosnia-Erzegovina al


proprio impero, mossa che altera gli animi dell’intero continente ma soprattutto della Serbia che guardava la
Bosnia per espandere i propri territori. La Bosnia-Erzegovina aveva un limitato sbocco sul mare, a differenza
della Serbia che era chiusa tra i suoi confini e voleva perciò ampliarsi verso ovest e il Mar Adriatico. Inoltre,
la Bosnia era abitata da popolazioni slave e la Serbia ambiva ad essere il nucleo di una nazione degli slavi
del sud (Iugoslavia), ma se l’impero annette la Bosnia, questo disegno non può realizzarsi. L’annessione
della Bosnia spinge la Serbia nelle mani della Russia, in previsione di un conflitto futuro e in funzione anti-
austriaca. Questa annessione fu priva di fondamento, dietro vi era una semplice volontà di manifestare la
propria potenza.

I Balcani erano stati, fino a 50 anni prima, dominio esclusivo degli ottomani e si erano create delle regioni
indipendenti o delle sfere d’influenze per mano di attori terzi, che potevano essere piccole, medie e grandi
potenze. La potenza più rilevante era l’impero Austro-Ungarico, il quale aveva un protettorato nella Bosnia.
Nel 1908 gli Asburgo annette tale territorio senza chiedere il benestare del continente europeo. Aumenta,
così, ostilità tra l’impero e gli slavi ma anche Italia e Germania. Questa è una crisi periferica che ha impatto
diretto su territorio e le relazioni delle principali potenze, rompendo i legami interni alla triplice alleanza.
Manifestazione di tale rottura è la denuncia dell’Italia, che decide di lanciarsi nella sua impresa.

REGNO D’ITALIA

Conquista di Libia, Rodi e Dodecaneso 1911 : Un altro tassello, di questo periodo di crisi, è l’offensiva
Italiana per il controllo della Libia. L’Italia desidera mettere una significante pressione all’impero ottomano,
occupando le isole dell’Egeo, in quanto poste di fronte al cuore dell’impero, nonché la penisola anatolica.
L’italia vince e ottiene il controllo sulla Libia del nord e per una questione di sicurezza mantiene le isole. È
una situazione in costante divenire, che dimostra che è possibile alterare gli equilibri.

1° guerra balcanica 1912 : Questi sono conflitti con un fine preciso : liberare i Balcani da ciò che rimaneva
del controllo ottomano.

Potenze come la Serbia, il Montenegro, la Bulgaria e la Grecia, si uniscono agli insorti albanesi per
combattere contro gli ottomani. Queste erano aree su cui l’impero ottomano vantava una nota sovranità. La
guerra termina con la sconfitta delle forze ottomane, che come conseguenza vengono private della quasi
totalità dei territori europei.

2° guerra balcanica 1913 : Questa seconda guerra scoppia perché uno dei vincitori non è soddisfatto degli
accordi e ritiene sia doveroso dichiarare guerra agli ex alleati per potere ottenere i territori a cui ambiva. Il
territorio in questione è la Bulgaria, insoddisfatta delle acquisizioni territoriali, ritiene di aver investito
risorse umane maggiori ad altri e scompiglia le carte, alleandosi con gli ottomani. La Bulgaria, però, non
ottiene alcun successo e si diviene a una ridefinizione dell’area. Gli ottomani recuperano alcuni territori,
mentre la Bulgaria ne perde alcuni e i vincitori del conflitto ridefiniscono i propri territori. I protagonisti, per
eccellenza, delle due guerre furono i serbi.

La fase antecedente alla prima guerra, era caratterizzata da una mancata instabilità e tranquillità. Al termine
ci sono minimi cambiamenti ma nella periferia sono significativi i cambiamenti diplomatici e territoriali.

Momenti da ricordare : le conseguenze della guerra russo giapponese, idea delle dinamiche marocchine,
prima e seconda guerra balcanica.

PRIMA GUERRA MONDIALE

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Vide la Germania sconfitta, non sul campo, ma sul piano interno. Ci furono rivoluzioni che obbligarono
l’apparato centrale ad abbandonare il potere.

L’Austria-Ungheria collassa e vi è una richiesta di indipendenza delle diverse nazionalità all’interno


dell’impero che sfruttarono la sua precaria condizione.
L’Unione Sovietica e gli Stati Uniti sono promotori di una pace senza vincitori ne vinti, soprattutto vi è un
ordine nuovo, non c’è una diplomazia segreta, ma nonostante ciò bisogna rivedere il sistema internazionale.

Le nazioni unite non funzionano e sono l’erede dalla società delle nazioni, il primo organismo messo a punto
con l’obiettivo di contenere conflitti. Guardandole dal punto di vista delle potenze, notiamo nella loro
creazione un elemento di novità straordinario, il fatto di collaborare pacificamente, vi è una mediazione e un
arbitrato attraverso i quali si tentava di contenere l’instabilità.

Le aree in rosso sulla cartina, indicano coloro che durante il conflitto erano associati alle potenze dell’intesa,
mentre le aree in verde fanno riferimento alle potenze centrali, dunque alla triplice alleanza. Come si può
notare lo squilibrio è enorme, è evidente che le forze in campo siano nettamente diverse. È importante
ricordarsi che i diversi attori non sono tutti contemporaneamente coinvolti, ma entrano ed escono dal
conflitto in momenti differenti.

Sin dal principio, in termini assoluti, le potenze centrali dimostrano una chiara inferiorità e per questo
prediligono come tecnica, quella della guerra lampo, che prevedeva una sconfitta repentina del nemico
occidentale, la Francia, con il fine ultimo di spostare tutte le forze sul fronte orientale, e sfruttare al massimo
la capacità di mobilitazione. In realtà questo è un scenario che non si realizza. La Germania ha la possibilità
di interrompere la guerra, ma le somme di denaro impiegate per ottenere la vittoria erano troppo, da essere
ormai obbligati a dover puntare alla vittoria. La narrazione del conflitto, che vedeva gli uni contro gli altri,
rendeva disumano il nemico.

PIANI DI GUERRA

POTENZE CENTRALI

Piano Schlieffen : tale piano prevedeva una vittoria fulmina, laddove la Germania riteneva la Francia fosse
più debole. Perché attaccare la Francia, vista la sua ottima milizia? Perché la Russia aveva un estensione
territoriale troppo vasta e non poteva mettere risorse prontamente, necessitava tempo per inserirsi
definitivamente nel conflitto. Proprio per questo motivo la Germania, nell’attesa che la Russia si mobilitasse,
attaccò la Francia. L’attacco prevedeva una avanzata tedesca nel nord est e una da parte dell’Austria-
Ungheria nella parte inferiore.

Tenendo conto della posizione geografica francese, che confinava a Sud con la Spagna neutrale e a nord con
il Belgio neutrale, da questo punto di vista conveniva operare cosi, ma perché puntare a farla cadere ? Una
volta sconfitta la Francia, le risorse dell’impero britannico venivano annullate, non poteva esportare in
Francia i propri prodotti.

In Francia non era in vigore la coscrizione obbligatoria ed aveva dunque un esercito di stazza minore e anche
la demografia era minore, assolutamente non comparabile alla Germania. Quest’ultima si mobilita con
l’obiettivo di arrivare a Parigi dalle spalle, a pochi chilometri dal confine nord orientale. Grazie al sacrificio
di migliaia di persone, l’avanzata tedesca viene fermata e viene avviato un lentissimo processo di
indietreggiamento, che porterà poi alla definizione delle linee di trincea che avrebbero l’intera Europa
centrale. La strategia, per quanto fallimentare in questo contesto, funziona nel secondo conflitto, date le
diversità belliche e dottrine.

Si scommette sulla debolezza interna della Russia, che dopo la sconfitta Giappone, aveva certamente avviato
un processo di modernizzazione, ma l’arretratezza era comunque notevole, vi era una distanza sempre più

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crescente tra élite al potere e la campagna. In Russia si radica inoltre il partito comunista, particolarmente
attivo sul territorio.

La Germania, non guarda solo al fronte occidentale e orientale ma anche anche a quello britannico e
francese, con un sistema di colonie che avrebbe potuto rifornirli all’infinito e devono fare conti con risorse
infinite. La Germania era la prima produttrice di metallo e carbone, ma non poteva far fronte a una
coalizione con india britannica, nord africa, africa occidentale, sud est asiatico e cerca di inserire un cuneo
tra le potenze dell’intesa nonché l’impero ottomano. Avere tale impero dalla propria parte significava isolare
la Russia. Perché in quel caso la Russia come avrebbe ricevuto rifornimenti via mare con la chiusura dello
stretto dei Dardanelli? Inoltre cooptando l’impero ottomano si punta a fomentare la rivolta nei possidenti
coloniali francesi e inglesi. L’Africa occidentale (francese) - L’Egitto, Sudan, India, Pakistan, Iran (impero
britannico). Questi erano tutti territori a maggioranza musulmana. Lo scopo del Kaiser era alleasi con
Istanbul in modo da alimentare una mobilitazione dei musulmani sotto Francia e Gran Bretagna. Quando
l’impero ottomano entra in guerra, il sultano proclama uno jihad difensivo. Il termine non significa guerra
santa, bensì sforzo, tensione ed è associato alla frase “tensione lungo la via di Dio”. Jihad con la spada
difensivo, vuol dire che l’islam è sotto attacco e quindi è necessaria una risposta armata, e tale frase
dovrebbe generare un obbligo su ogni individuo maschio che possa sostenere il conflitto. Gli austro-ungarici
puntano a creare destabilizzazione nei territori occupati puntando sui legame religiosi. La chiamata alle armi,
però, ha una eco limitata, ottiene un certo successo in Mesopotamia, ma al di fuori no. L’Impero ottomano
è ,dunque, un alleato a cavallo tra tre continenti su posizioni importanti e che con i suoi alleati vuole creare
problemi all’intesa.

INTESA

Questa alleanza non elabora piani coerenti e dettagliati, ma semplicemente puntava a sfruttare le risorse a
propria disposizione. La percezione franco britannica è che una volta sostenuto l’urto iniziale, sarebbe stato
possibile arrivare ad una vittoria semplice. I territori tedeschi facevano gola e la Gran Bretagna voleva
disarticolarli, riportare la Germania alla fase di pre unificazione e far sì che la Francia potesse avere totale
controllo della flotta tedesca e del canale di Kiel, che tagliava il territorio al confine tra Germania e
Danimarca (mare del nord manica e affermazione sul campo).

Il piano bellico prevedeva una convinta resistenza, in modo da poter mobilitare le truppe e sfruttare il
potenziale bellico francese, quello limitato terrestre della Gran Bretagna e quello estremamente significativo
della Russia zarista, così da chiudere a tenaglia le potenze centrali. Era doveroso sfruttare a tutti i modi il
controllo dei mari, era necessario un embargo totale. La Germania, infatti, era ricca di risorse, alcune delle
quali venivano importate e proprio per questo motivo si volevano bloccare i porti, (guerra di posizione in
questo senso).

Oltretutto, si cerca di evitare che il coinvolgimento ottomano con le potenze centrali potesse avere ricadute
negative sulle popolazioni controllate da Inghilterra e Francia, trovando un alleato alternativo. Queste
scelgono un esponente del mondo islamico, che depotenzi l’appello dello jihad difensivo, ovvero Hussein,
capo della famiglia Hascemita che controllava il santuario di Medina e Mecca. Mobilitare l’intera comunità
islamica in funzione anti-intesa.

INIZIO CONFLITTO
Il 28 Giugno del 1914 ha inizio quella che sarà una carnefice senza precedenti. Il primo conflitto ha inizio in
seguito all’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando e si presuppone ci sia stato un coinvolgimento per
mano di gruppi terroristici pilotati dal governo serbo. Austria-Ungheria si vede costretta a lanciare un
ultimatum. La Serbia rigetta le richieste più ostiche e l’Austria-Ungheria interpreta questo rifiuto come la
prova della sua connivenza con gli attentatori e dunque dichiara formalmente guerra esattamente un mese
dopo l’ultimatum, il 28 Luglio.

La Russia viene subito coinvolta nel conflitto, mobilitando le sue truppe al fianco della Serbia. Si mette in
moto la macchina bellica, che però richiede giorni, settimane, se non mesi. Questo schieramento però viene
recepito come punto di non ritorno dalla Germania, la quale si mobilita e da quel momento inizia il domino
con l’attivazione di tutte le alleanze precedentemente strette. Il Regno d’Italia in realtà non entra
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prontamente nel conflitto, in quanto parte integrante di una pura alleanza difensiva. L’Italia attendeva
l’offerta migliore che arriva finalmente nel 1915 la stipulazione del Patto di Londra, schierandosi così a
fianco dell’intesa. L’entrata dell’Italia nel conflitto era particolarmente attesa in quanto si ritenga fosse l’ago
della bilancia che potesse cambiare le sorti ma così non fu. Inizialmente non porta alcun beneficio all’intesa,
anche se a lungo termine garantirà vantaggi finanziari.

FRONTE OCCIDENTALE

1914 : FALLIMENTO GUERRA LAMPO

Il fronte occidentale è di gran lunga il più rilevante e si dipana per circa 800 chilometri, dal mare del nord
fino all’adriatico. È chiaramente meno dinamico rispetto al fronte orientale, ma è più rilevante per
l’economia del conflitto.

Nella fase iniziale le forze tedesche occupano il Belgio neutrale e le forze del Belgio obbligate a retrocedere.
L’offensiva coglie impreparati i comandi francesi e britannici. Le truppe tedesche si mobilitano e arrivano a
minacciare la stessa Parigi, capitale che si trova a circa 40km dalle truppe tedesche. La risposta franco
britannica in realtà, per quanto sorpresi, non tarda ad arrivare e permette la stabilizzazione del fonte presso il
fiume Marna e Somme, dove si vanno a definire quei sistemi di trincee che dal mare del nord sarebbero scesi
fino all’adriatico.

Il fronte è estremamente ampio e statico, perché la prima guerra è una guerra di posizione, vengono scavate
enormi opere difensive quali le trincee e linee difensive parallele. Hanno luogo bombardamenti crescenti e
massicci, che rendevano difficoltava l’avanzata dei fanti che dovevano mobilitarsi un terreno colmo di crateri
in cui era difficile muoversi. È statico non per assenza di movimenti, ma perché le acquisizioni territoriali si
limitano a pochissimi chilometri.

1915-1917 : STALLO

L’offensiva fu atroce, vennero impiegate nuove dotazioni militari, come il carro armato e ci fu un utilizzo
significativo di armi chimiche per spezzare le linee di difesa. Un esempio è la battaglia di Ypres, dove viene
usato per la prima volta l’agente chimico (iprite). L’approccio è ancora rudimentale, i tedeschi non si
aspettavano il successo che questa ebbe ad Ypres, ma il fatto che questa avesse provocato morti e panico non
venne sfruttato adeguatamente e le forze britanniche riuscirono a ricompattarci. La guerra lampo, dunque,
fallisce miseramente e separa i contendenti. Si è di fronte ad una vera e propria carneficina, località simbolo
della natura cruda del conflitto è ad esempio Verdun, dove nel 1916 vennero uccisi decine di migliaia di
persone.

Guerra è definito totale, non per il coinvolgimento dell’intero scenario internazionale, ma per il
coinvolgimento delle società a 360 gradi. Vi è un impatto diplomatico, territoriale e militare drammatico, è
un conflitto che obbliga tutte le società coinvolte ad entrar in diretto contatto con il progresso. I soldati
provengono anche dalle coloniale, da popoli che mostravano problematiche diverse, come la lingua ad
esempio. Anche all’interno del contesto austro-ungarico, non vi erano mezzi di comunicazione e i reparti
erano distanti chilometri e chilometri.

In questo fronte ebbe luogo anche una battaglia navale, più precisamente attorno alla penisola dello Jutland
ed è uno scontro che vede la contrapposizione tra Germania e Gran Bretagna. Quando si parla di guerra
navale si fa riferimento a corazzate che si fronteggiavano e si cannoneggiavano, dunque protezioni
significative e forze di fuoco. Questa battaglia si risolve in un pareggio, ed è l’unica grande battaglia navale.
La flotta tedesca era confinata nelle sue basi e aveva il forte timore che una battaglia decisiva sui mari
avrebbe dato fine al conflitto.

1917 APRILE : US > INTESA

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Le forze dell’intesa bloccano qualsiasi arrivo di rifornimenti agli imperi centrali. Ciò che però trascurano
sono le capacità tecnologiche senza pari della Germania, che si servirà dei sottomarini.
Nell’aprile del 1917 gli Stati Uniti entrano nel conflitto, decisione, presa una volta rieletto Wilson, dovuta
alla ripresa sottomarina tedesca. La Germania provocò questa reazione degli Stati Uniti anche a causa di
errori compiuti sul fronte diplomatico. Non è un ingresso banale, bensì una scelta problematica vista la
presenza di comunità tedesche importanti e vi era una incidenza diretta su equilibri interni. La corsa ai
sottomarini caratterizzerà la seconda parte del conflitto.

1918 : PENETRAZIONE TEDESCA (MAR-LUGLIO)

La Germania coglie il collasso della Russia come la perfetta occasione per poter attaccare la Russia. La
mobilitazione avviene nell’estate del 1918 sfruttando intere risorse sul fronte occidentale. Questa avanzata
rappresenta l’ultimo tentativo delle potenze centrali di ottenere vittoria sul campo, l’offensiva viene fermata
e vi è una lenta operazione di recupero. Nell’inverno del 1918 la Germania collassa internamente, esplodono
rivolte all’interno della base navale di Kiel e Berlino. I rivoltosi puntano ad un cambio di regime e alla
cessazione delle ostilità. Per la Germania i danni sono assolutamente disumani, non c’è una sconfitta militare
decisiva che spinga la Germania ad abbandonare il conflitto, ma la popolazione non può reggere e ha luogo
un cambio di regime con la richiesta dell’armistizio nel novembre del 1918.
Termina così il primo conflitto e inizia una fase che culmina con la conferenza per la pace di Parigi, dove ven
sono stipulati i trattati che definiranno le relazioni tra vincitori e vinti.

FRONTE ORIENTALE
Il fronte orientale è ancora più lungo, ma non è statico, ci sono campagne offensive di movimento e quindi
non c’è un sistema di trincee bloccate per tutto il conflitto. A differenza del fronte occidentale avremo quindi
una guerra di movimento.

1914 : VITTORIA RUSSA A GALIZIA, INTERRUZIONE TEDESCA

La Russia mobilita le proprie forze e inizia l’offensiva che muove lungo due direzioni, verso il nord est
dell’impero tedesco e verso la Galizia, odierna Polonia. Questa offensiva sembra produrre risultati ma già nel
1914 incontra a nord la resistenza tedesca che interrompe prontamente l’avanzata. Anche contro l’Austria
Ungheria non ottiene alcuna vittoria. La Russia esce vincitrice dalla battaglia in Galizia ma la sua avanzata
viene interrotta ai Laghi Misuri e Tannenberg.

1915 : FORZE AUSTRO-TEDESCHE > SERBIA E POLONIA

Nel 1915 le forze austro tedesche ottengono vittorie importanti, occupano la Serbia e occupano la Polonia
attuale, entrambe sotto controllo russo. Nessuno è disposto a far terminare la guerra in questo momento e
infatti gli attori in campo continuano la loro offensiva. La Russia viene sconfitta sul fronte occidentale ma
contro gli ottomani vince, soprattutto a più riprese nel Caucaso.

1915 : PENETRAZIONE RUSSA NEL CAUCASO

In linea generale appare il Caucaso, territorio che la Russia occupa. La volontà dello zar di continuare il
conflitto sarà una delle motivazioni principali che porteranno al successo delle forze di Lenin e che
segneranno la vittoria della rivoluzione d’ottobre.

1917 : SOLLEVAZIONI DI MARZO > ABDICAZIONE ZAR

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Già all’inizio del 1917 vi sono manifestazioni in Russia, che inizialmente non puntano ad una uscita dal
conflitto bensì ad un semplice cambio di marcia. Lo zar è costretto ad abdicare e cessa in questo momento
una delle dinastie più longeve di allora, ovvero la dinastia dei Romanov. Il governo inizialmente va nelle
mani di gruppi diversi guidati dal principe Kerensky che è in oltre a capo del governo con gli esponenti della
nobiltà e della classe media. Ciò nonostante è costretto a fare i conti con la crescita costante del partito
comunista che si organizza nei soviet in comunità autosufficienti, e che quindi si autogestiscono. Il peso di
quest’ultime è particolarmente crescente nelle campagne.

3 MARZO 1918 : TRATTATO BREST - LITOVSK

L’influenza di Lenin cresce nei mesi successivi culminando con la rivoluzione d’ottobre, grazie alla quale
sale al potere e nasce l’unione sovietica. L’avvento di quest’ultima porta come corollario l’uscita della Russia
dal conflitto e la richiesta dell’armistizio a Dicembre. L’uscita definita avviene una volta stipulato il trattato
Brest-Litovsk nel marzo del 1918. Questo trattato sanciva per la Russia la perdita di oltre un quarto dei suoi
possedimenti in Europa. Richieste, chiaramente, erano inimmaginabili ma pur di uscire la dirigenza sovietica
accetta perché crede che da lì a poco sarebbe scoppiate in Europa rivoluzioni di matrice comunista. Il suo
obiettivo è stabilizzarsi e interrompere l’ostilità per riorganizzarsi e puntare ad una rivoluzione che avrebbe
portato al collasso capitalistico e alla ridefinizione degli equilibri internazionali.

Già alla fine del 1917 è fuori dal conflitto e la sua uscita avrebbe potuto cambiare l’inerzia della guerra, ma
in realtà la volontà della Germania di spostare le truppe da est a ovest viene annullata dall’afflusso non tanto
di forze fresche statunitense, ma dal coinvolgimento esponenziale, c’erano maggiori dotazioni militari e
risorse.

I sovietici, inoltre, decidono dare pubblicità ai trattati


segreti siglati in precedenza. Lenin ambisce
all’affermazione di un nuovo ordine internazionale, dove
colonialismo e imperialismo siano assenti e dove i singoli
popoli possano avere diritto di autodeterminazione, in
quanto ritenevano che se avessero potuto scegliere tra
imposizione comunista e la precedente avrebbe scelto
quella comunista.

C’è una convergenza con le posizioni di Wilson, che


puntava formalmente all’autodeterminazione dei popoli.
In realtà con l’uscita di San Pietroburgo, non cessano le
ostilità perché ci saranno poi scontri nel territorio russo.

FRONTE ITALIANO

26 APRILE 2015 : PATTO DI LONDRA

L’ Italia non entra nel conflitto con l’intesa, in quanto l’alleanza stretta con le potenze centrali era di carattere
difensivo. Dopo una lunga attesa l’Italia entra nel conflitto, ma non al fianco della triplice intesa. L’italia
stipula un accordo con le potenze dell’intesa, il patto di Londra dell’aprile del 19515, che prevedeva il
riconoscimento dei confini naturali in cambio del suo coinvolgimento. L’Italia bramava tale ampliamento
territoriale dai tempi del processo di unificazione avviato nel 1800, processo che aveva, tra tanti, l’obiettivo
di espandersi sul Mar Adriatico e rivendica la propria centralità in l’Albania.

Uno dei più importanti porti del tempo era in mano austro ungarica e guardava sul mare adriatico con Trieste.
Era un porto estremamente moderno. L’Italia cerca di ottenerlo in modo da poter aumentare le proprie
capacità sul mare.

1915 : OFFENSIVA FERMATA SULL’ISONZO - 1916 : STRAFEN EXPEDITION


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Si pensava che l’ingresso dell’Italia avrebbe avuto un effetto dirompente. Nel corso del 1915 le offensive
italiane vengono neutralizzate e la risposta delle potenze centrali arriva nel 1916 con la “strafenexpedition”,
letteralmente spedizione punitiva, si desiderava Ripagare i traditori, gli ex alleati.

Le forze italiane resistettero in quella che era da considerarsi una lotta diversa dalle solite. Sul fronte
occidentale i territori erano prevalentemente pianeggianti, si combatteva su linee di trincea ma su questo
fronte il conflitto era montuoso e la guerra risultava particolarmente complicata, non solo per questioni di
approvvigionamento, ma i soldati dovettero incorrere a difficoltà climatiche.

24 OTTOBRE 1917 : DISFATTA DI CAPORETTO

Nell’ottobre del 1917 ha un luogo un disastro che segna eternamente la storia italia, si tratta della disfatta
delle forze italiana a Caporetto. Le truppe italiane dovettero retrocede lungo il Piave per poter stabilizzarsi su
un fronte difendibile. Non solo vi è una progressiva perdita di territori, ma il problema è che vengono
abbandonate gran parte delle dotazioni militari, armi e munizioni che erano collocate in quei territori, così
come migliaia prigionieri di guerra. L’avanzata austro ungarica arriva in Friuli e il Nord-Italia rischia il crollo
definitivo, con costi umani inimmaginabili.

24 OTTOBRE 1918 : VITTORIA A VITTORIO VENETO

Il destino dell’Italia viene salvato grazie al sostegno degli alleati, i quali permettono all’Italia di ricominciare
l’offensiva. La pressione costante dell’Italia e degli alleati rende possibile la vittoria dell’Italia a Vittorio
Veneto nell’ottobre del 1918. Questo però non è il fattore decisivo, l’impero austro-ungarico stava già
collassando. Le diverse nazionalità si ribellavano agli Asburgo e reclamavano la propria indipendenza e
l’impero era carente della forza politica necessaria per rispondere all’avanzata italiana e questo porterà al
collasso interno con conseguente armistizio.

La vittoria dell’Italia per quanto celebrata non è completa, si parla infatti di “vittoria mutilata”. Le clausole
del patto di Londra non vengono rispettate, e uno dei simboli è la città di fiume. La città, in realtà non era
inclusa nel patto, ciò nonostante proclama la sua italianità alla fine del conflitto. Questo causa lo sviluppo di
una crisi internazionale che contrappone il Regno d’Italia e il Regno dei serbi-croati-slovacchi. Ha luogo la
celebre spedizione di D’annunzio, con conseguente liberazione delle forze italiane e la restituzione al regno
serbi.

All’esplosione del conflitto nessuno si immaginava potessero durare così tanto. Il conflitto, che inizialmente
era di portata regionale venne risolto in pochi mesi, ma in parte il sistema di alleanze contrapposte e in parte i
calcoli sbagliati, trasformarono questa guerra in una guerra di scala internazionale. Le parti coinvolte non
potevano permettersi di fare un passo indietro, erano oramai costrette a dover garantire la propria
sopravvivenza. Con tutti i sacrifici compiuto non era più possibile poter uscire dal conflitto. Questa era una
guerra inizializzata per porre fine a tutte le guerre, bisognava raggiungere una pace per le generazione future.

Gli americani desideravano riconfigurare il sistema internazionale secondo principi cardini, ma furono gli
Stati Uniti stessi a non tutelare alcuni punti del manifesto, non ci fu alcun impegno per proteggerli.

FRONTE ASIATICO
Vi erano delle posizioni tedesche in Cina, occupate dalle forze giapponesi. Fonti coloniali in Africa ama
secondari. Da Marocco ad Asia centrale - specificità locali, west Asia e nord africa, medio oriente come una
parte dell’asia occidentale, peggio di evidenziare maggiormente legami storicamente fortissimi tra golfo
perisco, sub contiene indiano e estremo oriente.

FRONTE MEDIO ORIENTALE


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Tale fronte fa riferimento ai territori dell’impero ottomano, ed è importante sottolineare che si parla di più
fronti, più aree, nonché quattro.

1. Stretti con la campagna di Gallipoli (dalla Mesopotamia e che punta a risalire)


2. il Caucaso
3. Dal Sinai punta lungo Palestina
4. L’intero levante. (Grande Siria) vince non in Galizia Russia.

1914-17: AVANZATA RUSSA NEL CAUCASO

Aumenta vorticosamente la pressione delle forze zariste sulle frontiere nord orientali dell’impero ottomano,
dove i zaristi raggiungono un successo rilevante, grazie al quale ottengono il sostegno delle popolazioni
locali, in particolare degli armeni. Nella porzione nord orientale erano, infatti, da secoli stanziate comunità
cristiane. Una parte di queste erano movimentate dalle forze zariste per combattere al loro fianco, in quanto
consapevoli delle loro velleità indipendentiste molto marcate. La risposta ottomana, però, è terribile. Ha un
luogo un massacro indiscriminato della popolazione, le quali stime non sono tutt’oggi completamente
conosciute. Questo provoca una lacerazione nelle relazione tra la Repubblica di Turchia e l’Armenia.
Questa disputa ha lasciato un profondo impatto sulle due classi dirigenti, di fatto, quando si fa riferimento a
questo massacro si sollevano opposizioni in ambito turco.

Stupro di Nanchino : L’occupazione della città cinese per mano dei giapponesi nel periodo che porta alla
seconda guerra ebbe una gravità tale da segnare tuttora la relazione tra le due potenze. Il massacro di
Nanchino, conosciuto anche come stupro di Nanchino, è stato un insieme di crimini di guerra perpetrati
dall'esercito giapponese a Nanchino, all'inizio della seconda guerra sino-giapponese. La città, in quel periodo
capitale della Repubblica di Cina, era caduta in mano all'Esercito imperiale giapponeseL’occupazione del
Giappone della penisola coreana e Taiwan fu particolarmente dura. (Diaspora popolazione palestinese dopo
nascita stato Israele, ha avuto esiti atroci che riecheggiano nelle coscienze delle generazioni attuali.)

1914-15 : AVANZATA UK IN MESOPOTAMIA

Le potenze dell’intesa vogliono diminuire la pressione applicata sui due fronti, occidentale e orientale. Per
farlo escogitano dei piani per colpire l’anello debole delle potenze centrali, ovvero impero ottomano, il
vecchio e malato d’Europa, che in questo momento non può, in alcun modo, reggere una aggressione diretta.
Così facendo si giunge all’uscita di un attore vitale, nonché alleato degli imperi centrali che risulterebbero
particolarmente indeboliti. Con la fuoriuscita dell’impero ottomano inoltre, l’intesa sarebbe agevolata a far
giungere approvvigionamenti all’alleata russa, atto che diventava difficoltoso con l’impero ottomano in
gioco, in quanto contrario al libero accesso dei Dardanelli.

1915 : SCONFITTA INGLESE DI GALLIPOLI

L’impero britannico scaglia il primo attacco nel cuore dell’impero ottomano, a Gallipoli, in prossimità degli
stretti ed Istanbul, una città di notevole importanza in quanto snodo centrale dei traffici. L’offensiva è
moderna, per la prima volta, su una scala così massiccia, ha luogo una offensiva anfibia, vale a dire una
operazione che combina forze terrestri e navali. L’obbiettivo degli inglesi era sbarcare a Gallipoli in modo da
potersi muovere verso nord e occupare Istanbul. A Gallipoli convergono centinaia di migliaia di uomini,
provenienti dall’India, Nuova Zelanda, Sud Africa, Australia.

Le forze britanniche, però, commettono un errore : sottostimano le capacità operative ottomane e la loro
volontà di combattere. La difesa di Gallipoli vedrà emergere un officiale ottomano Mustafa Kemal che
diventerà protagonista assoluta della moderna repubblica turca (Ataturk).

1916 : SCONFITTA INGLESE A KUT, PRESSIONE RUSSA DAL CAUCASO

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Il comando britannico decide di impiegare un’altra strategia, una più semplice, che vede come teatro
operativo privilegiato la Mesopotamia. Il corpo di spedizione britannico sbarca nell’odierno Irak meridionale
e prende la città di Bassora, proseguendo lentamente verso nord, finché si vede obbligato a fermarsi. Le linee
di comunicazione sono scarse e non ci sono rifornimenti, le forze locali comprendono prontamente la
situazione inglese ed avendo il comando ottomano una perfetta conoscenze del territorio, sfrutta la situazione
e obbliga le truppe inglesi a retrocedere, chiudendosi così a Kut, dove vengono circondate e si arrendono.
Questa è la sconfitta più pesante che le forze devono subire nell’intero teatro medio orientale.

1917: VITTORE INTESA (Gerusalemme, Baghdad, Aqaba)

La missione risulta in un fallimento, l’obiettivo non è stato raggiunto, si ottengono nuovi rifornimenti e si
mobilita un nuovo corpo di spedizione. Nel 1917 la pressione è sempre più significativa, così che decidono
di occupare Baghdad, dove ottengono una vittoria. Quest’ultima è significativa sul piano dell’opinione
pubblica, ma tecnicamente era una vittoria alquanto irrilevante in quanto Baghdad era una località posta nella
periferia dell’impero.

Successivamente ha luogo una nuova offensiva, la direttrice in questione guarda al mediterraneo orientale,
dunque si fa riferimento alla Palestina storica, Grande Siria. L’impero britannico presidia l’Egitto e spinge
progressivamente verso nord e occupando Gerusalemme e Damasco. Un ruolo fondamentale lo hanno le
forze irregolari arabe, coloro che combattono con gli inglesi e guidati dalla dinastia Hascemita. Significativa
fu la figura di T.E. Lawrence, il quale arriva in Medio Oriente come archeologo, in Siria, poi inviato in
Egitto come addetto al servizio cartografico. Sostenitore del nazionalismo arabo, il suo ruolo quello di
convincere lo sceriffo della Mecca Husayn a unirsi agli Alleati . Nel 1917 si pone alla testa delle forze arabe
comandate dal figlio Faysal conquistando il porto di Aqaba, sul mar Rosso. Il comandante è l’emiro Faysal,
sostenuto da un officiale britannico, e questa fa intendere la sua statura quasi mitica.

1918 : INTESA OCCUPA DAMASCO > armistizio di Mudros

Nel 1918 l’impero ottomano perde il territorio di Damasco, viene firmato l’armistizio di Mudros che
sancisce l’uscita delle forze ottomane dal conflitto.

I CONFIGGENTI IMPEGNI DEGLI ALLEATI IN MEDIO ORIENTE

I. 1915 ACCORDI DI COSTANTINOPOLI : sono accordi che Francia e Gran Bretagna stringono con la
Russia zarista per spingerla a non cessare con le ostilità. Per cementare la volontà zarista viene promesso
a San Pietroburgo che qualora avessero continuato a combattere, alla fine del conflitto avrebbero
ottenuto il controllo su Istanbul e sugli stretti. Questi due erano tra gli obiettivi principali dei russi. Gli
stretti avrebbero permesso alla Russia di ottenere approvvigionamenti più facilmente ad esempio. Per
quanto concerne Istanbul, quest’ultima aveva una notevole rilevanza dal punto di vista strategico e
geopolitico, ma anche religioso. Questo perché nella città di Iran era la sede del patriarcato ortodosso. Gli
ottomani entrarono in un graduale declino che permise alla Russia di perseguire il suo obiettivo come
sede del cristianesimo ortodosso per conquistare Costantinopoli. Strategicamente, il controllo russo di
Costantinopoli consentirebbe a Mosca di esercitare una maggiore influenza nel Nord Africa e
nell'Europa meridionale. La loro marina non avrebbe alcun ostacolo nei loro sforzi mediterranei e
eliminerebbe qualsiasi minaccia ai confini meridionali russi.

II. 1915-1916 CARTEGGIO MCMAHON - HUSSEIN : Tra il 1915 e il 1916 avviene uno scambio di lettere di
comunicazione di missive tra McMahon, alto commissario inglese in Egitto (più alta carica inglese di
stanza in Egitto) e Husayn capo della famiglia Hascemita (famiglia importantissima del mondo arabo,
antenati profeta Muhammad). La sua influenza si può comprendere dal fatto che controllasse i santuari di
Mecca e Medina, due dei tre più importanti santuari dell’islam. Tramite queste lettere, McMahon mira a
creare una relazione, più precisamente, a coinvolgere gli hascemiti nel primo conflitto mondiale. Gli
hascemiti sono formalmente sudditi dell’impero ottomano, e ciò che vuole fare McMahon è alimentare

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una loro ribellione che indebolisca ulteriormente le posizione ottomane. Ci si mobilita per depotenziare
la dichiarazione di jihad difensivo lanciata nel 1914 dal sultano, nonché imperatore ottomano. Perché
Husayn avrebbe dovuto accettare? McMahon promette che alla fine del conflitto sarebbe stato creato un
grande stato arabo, dallo Yemen attuale fino alla Siria, compreso Iraq e confine Iran. In questo carteggio,
però, le posizioni non sono definite. McMahon si impegna a liberare i territori arabi e a riconoscere il
ruolo centrale alla dinastia, ma non dichiara mai che questi territori sarebbero stati controllati da loro,
c’è opacità. Questo è uno dei motivi principali che favorisce la frattura crescente tra mondo arabo
islamico e occidente (promesse tradite).

III. 1916 ACCORDI SYKES-PICOT : questi accordi presentano una chiara contraddizione con quanto
precedentemente stabilito con il carteggio. Quest’ultimo benediceva la nascita di un eventuale stato
arabo, in realtà però, pochi mesi dopo, gli inglesi si accordano con la Francia per spartirsi tali territori.
Husayn quando accetta la richiesta di McMahon non è a conoscenza di tali accordi segreti. Questi
accordi dividono i territori a maggioranza araba ponendoli sotto controllo diretto e riducendone alcuni a
sfere d’influenza. Parigi : Grande Siria e alto Iraq. Londra : quella che sarà la Transgiordania, l’Iraq
centro meridionale, la Palestina con Gerusalemme, vista l’importanza storica e religiosa sarà posta sotto
co-amministrazione delle potenze dell’intesa. Gli accordi in questione vennero stretti da due diplomatici,
avendo dunque una valenza più significativa rispetto al carteggio, in cui gli assunti erano stati gestiti da
centri decisionali diversi.

IV. 1917 DICHIARAZIONE BALFOUR : il ministro degli esteri inglese dichiara testualmente che il governo
di sua maestà vede con favore la creazione in Palestina di una national home per il popolo ebraico
purché non pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche in Palestina. Vi è una
maggioranza assoluta palestinese e in gran parte musulmani con importante presenza cristiana. Husayn,
chiaramente, comprende che sta accadendo qualcosa che riflette quanto a lui precedentemente
annunciato. La Palestina era sede di una cellula ebraica. L’impero britannico vuole ottenere il sostegno
delle comunità ebraiche staliniste, dove vigeva il movimento sionista in un momento in cui stavano
entrando in guerra a fianco dell’intesa e il loro coinvolgimento sarebbe potuto essere cruciale. Vengono
fatte delle valutazioni economiche significative in un momento in cui l’impero era sotto pressione
finanziaria. Stati Uniti creditori netti nei confronti di Londra, 3 miliardi di sterline debito che avevano
nei confronti di Londra, a metà del primo conflitto, debito si annulla ma sono addirittura creditori di
Londra e principali potenze dell’intesa.

Motivi principali di tale dichiarazione : accontentare le comunit ebraiche il cui ruolo era sempre pi
determinante nello svolgersi del conflitto e rafforzare il proprio ruolo arbitrale all’interno dell’area (peraltro
esclusa dagli accordi Sykes- Picot)

Conseguenze : Le comunit ebraiche leggono la dichiarazione come un’autorizzazione a compiere


l’emigrazione verso la Palestina e cresce l’immigrazione in Palestina (iniziano gli scontri).

CONSEGUENZE PRIMO CONFLITTO


(piano politico e geopolitico)

I. CADUTA IMPERI

In seguito al primo conflitto mondiale l’ordine internazionale vede la scomparsa di 4 imperi, nonché alcuni
degli attori più importanti del sistema internazionale : Impero zarista, Austro-Ungarico, tedesco e ottomano.
La loro caduta segnò l’inizio di una nuova era, soprattutto considerando che alcune di queste dinastie erano
al potere da secoli, come ad esempio i Romanov, e gli Asburgo. Si perdono, dunque, leadership storiche e a
livello istituzionale si ha un passaggio da macro agglomerati imperiali che contenevano nazionalità diverse a
realtà statuali che si proponevano maggiormente omogenee dal punto di vista etnico, linguistico, culturale e
identitaria. Molte realtà statuali, a dire il vero, erano caratterizzate da una significativa difformità interna.

II. NASCITA NUOVI TERRITORI


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Avviene una generale riconfigurazione dello spazio europeo ed extra europeo.

Unione sovietica : tale territorio è molto più ridotto, dal punto di vista territoriale, rispetto all’impero e
rappresenta un unicum, è uno stato che si propone di esportare una rivoluzione globale e in quanto tale non è
ben accolto dagli altri membri.

Austria, Ungheria, e Cecoslovacchia sorgono sulle ceneri dell’impero asburgico.

Moderna repubblica di Turchia, che però non emerge subito, Mustafa Kemal la fonda alcuni anni dopo.

Nasce il Regno di Serbia.

Nasce la repubblica di Weimar, nonché, erede dell’impero tedesco, avviene così un cambiamento di natura
istituzionale.

La Polonia viene ricostituita e viene anche ampliata rispetto ai territori inizialmente previsti.

III. SISTEMA EUROPEO INDEBOLITO

Cosa è cambiamento sul piano internazionale? L’Europa era il centro nevralgico dell’intero sistema
internazionale, ma in seguito al primo conflitto si assiste ad un profondo cambiamento degli equilibri.
L’Europa continua ad avere la centralità, ma le leadership europee diventano consapevoli del fatto che il loro
ruolo nel mondo non è più di dominio assoluto, devono fare i conti con attori che stanno emergendo o che
sono già emersi, quali Stati Uniti ad esempio, Unione Sovietica, un paese rivoluzionario che non si limitava a
ridefinire le relazioni interne ma voleva esportare la rivoluzione, abolendo il capitalismo e superando gli
imperi (agenda radicata). L’imperialismo era considerato come pura emanazione del sistema liberale
capitalista. In Giappone, invece, si rafforza, così come il ruolo delle colonie, che avevano avuto un
contributo fondamentale per le potenze quali Francia e impero britannico e le popolazioni locali,
consapevoli, reclamano una maggior autonomia.

Si stima che il primo conflitto abbia causato oltre 16 milioni di militari molti, 8 milioni di civili morti, 21
milioni feriti (mutilati). La popolazione civile era diventata parte integrante del conflitto, e durante il secondo
conflitto lo sarebbe stata maggiormente. In quest’ultimo le popolazioni diventano un obiettivo, le
infrastrutture e le città diventano obiettivo. Nonostante l’elevato numero delle vittime, le cifre non tengono
conto del piano psichico, analisi del quale spiegherebbe il successo che ebbero movimenti di estrema destra
soprattutto, anche nel contesto arabo e arabo islamico tali influenze.

Le potenze centrali, in quanto sconfitte, dovevano pagare un prezzo altissimo. Il versamento di denaro non
era riservato solo ai vinti, infatti i vincitori dovevano versare un contributo enorme, che andava quasi ad
annullare i vantaggi derivanti dalla vittoria. I costi sostenuti erano stati alti, non solo dal punto di vista
finanziario, ma anche dal punto di vista di dispendio di vite umane, chi ha vinto ha subito perdite tali da non
poter gioire a pieno.

A peggiorare ulteriormente la situazione internazionale fu la diffusione di una delle pandemie più importanti
della storia, ovvero l’influenza spagnola. Quest’ultima miete un numero di vittime simile a quello del
conflitto e da un colpo enorme al sistema internazionale.

Le condizione di pace imposte durante la conferenza di Parigi furono durissime. Quando si apre la
conferenza, si ritiene debba definire una pace giusta, che quindi possa limitare il revanscismo, le velleità di
recuperare territori persi, si ritiene che debba assicurare una definitiva stabilità. A dispetto di queste
premesse, le paci sono estremamente dure, i termini imposti ai perdenti (ottomano, tedesco e austro
ungarico) alimenteranno forti volontà di rivalsa.

Gia molti esponenti dell’epoca avevano compreso i semi possibili di una nuova conflittualità, già che erano
intenti a ridefinire il sistema internazionale viene costituito un nuovo ordine europeo chiamato a contenere le
due grandi minacce : la rinascita tedesca e il rischio di contaminazione tedesca. Vengono creati stati chiamati
ad assorbire il potenziale urto di questi due attori, stati costruiti per indebolire la Germania e l’Unione

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sovietica e soprattuto contenere le loro aspirazioni di rivalsa. Haushofer definisce ciò come cintura del
diavolo per evidenziare il tentativo di ridurre all’impotenza i paesi sconfitti.

Vengono costituiti stati che hanno un peso significativo : Finlandia, Polonia, estremamente ampio e
rappresenta il tassello centrale per rispondere ad una eventuale aggressione. La Cecoslovacchia non era mai
esistita, è l’unione di realtà diverse, che però non sopravviverà alla disgregazione dell’Unione Sovietica e poi
abbiamo Ungheria e Austria, ridotte dal punto di vista territoriale e i territori dei serbi, croati e sloveni,
(Jugoslavia essenzialmente) poi Romania e Bulgaria. Questi territori si dimostrano particolarmente deboli e
quindi gli inglesi e i francesi si vedono costretti a stringere diversi accordi, che più che beneficiarle le
obbligheranno a proteggere questi territori da possibili espansioni altrui.

IV. EUROPA NON PIÙ MOTORE PRIMO

L’Europa gode ancora di una posizione di centralità , ma non è più


il motore primo del sistema internazionale, ha una sua preminenza
ma è costretta a fare i conti con un mondo diverso. Londra era
creditrice netta nei confronti di Washington, dopo la IWW, però si
assiste ad un ribaltamento totale dei ruoli. Londra rimane la prima
piazza finanziaria per il riconoscimento del suo ruolo sul suolo
internazionale, ma se si analizza in profondità il piano economico,
gli Stati Uniti si apprestavano a diventare la prima potenza
finanziare, e non solo, bensì la prima potenza produttrice, era la
fabbrica del mondo libero, in quanto avevano aumentato
particolarmente le proprie capacità.

Le potenze europee escono rafforzate dal conflitto, espandono i


propri territori eppure risultano essere sempre più dipendenti dalle
colonie. Il contributo fornito da loro, in termini di uomini e in
termini di risorse era stato fondamentale per la tenuta del fronte
occidentale, per la sconfitta della potenza tedesca, e la caduta degli
altri imperi. Emergono tutta una serie di movimenti a favore
dell’indipendenza, le elite autoctone sviluppano un pensiero e
reclamano il loro diritto di potersi autogovernare, pensiero che
viene rafforzato dalle speranze alimentate dall’intesa. Quando
Wilson delinea i 14 punti, si appella al principio di
autodeterminazione, rivendica un cambio di passo in ambito
coloniale. Le stesse potenze dell’intesa quando occupano territori lasciati dall’impero ottomano, affermavano
di non essere lì per occuparli ma per liberarli dal giogo ottomano, denunciano un eventuale controllo diretto.
(In realtà, però, nell’Irak attuale gli inglesi cancellano tutte le forme di amministrazione locale degli ottomani
e impongono un’amministrazione Indiana, le classi dirigenti vedono le loro prerogative cancellate e notano
di essere in subalternità).

Rafforzamento movimenti pro-indipendenza erano sostenuti dagli Stati uniti e l’Unione sovietica, la quale
condannava i sistemi coloniali, e affermava con forza l’uguaglianza degli uomini, sostenendo la necessità di
una rivoluzione che portasse benefici a livello internazionale.

SECONDA SERIE DI CONSIDERAZIONI

Se si esegue una analisi delle truppe impiegate dalle due alleanze, si può notare il notevole disequilibrio tra le
forze in campo. Infatti, 41 milioni è il numero di uomini abilitati dall’intesa, mentre le potenze centrali
mobilitano circa 25 milioni di uomini. È importante sottolineare che questa stima non niente della
mobilitazione sul piano industriale. Gli sforzi degli uomini al fronte furono sostenuti da un comparto
industriale all’altezza, vi fu la mobilitazione completa della società civile. Anche le arti visive ebbero un
ruolo da non trascurare, vennero realizzati volantini per la propaganda ad esempio. Si stava assistendo ad un
coinvolgimento ad una intensità sconosciuta prima di allora.

La prima guerra mondiale accorcia le distanze tra la classe dirigente e le classi sociali minute, che
chiaramente non rimangono inermi, l’opinione pubblica vanta di una significativa centralità. In questo
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periodo si diffondo una serie di movimenti ideologici estremisti che contestano l’ordine costituito, ad
esempio e vi è il socialismo rivoluzionario (Germania, Rosa Luxemburg - Italia, biennio rosso - Francia,
emergono partiti comunisti). Le stesse classi dirigenti (in Polonia e Ungheria) spostano verso destra il
proprio governo e rafforzano i nazionalismi, che non deve essere interpretato come qualcosa di negativo, in
caso di estremizzazione lo diventa.

Bisognava rafforzare l’identità di una comunità, trovare elementi comuni : la lingua, la religione ma in realtà
ad unire profondamente una nazione era la definizione dell’altro, cementare i legami interni. I Barbari ad
esempio, erano tutti coloro che non erano parte della comunità greca, è un fattore culturale, individuare
l’altro rafforza la coesione interna. In momenti di crisi si cerca di individuare un nemico comune. Si guardi il
fenomeno dell’anti sionismo in Germania. L’ascesa del partito nazista e il suo mantenimento vennero
promossi dalla volontà di differenziare il proprio paese dagli altri e porre i tedeschi ai vertici. (nazionalismo).

Durante il secolo precedente, il secolo dei lumi, vigeva la convinzione fortissima che fosse in corso un
miglioramento progressivo, la scienza aveva migliorato la condizione umana e avrebbe continuato a farlo.
Il XX secolo, però, si apre con la disillusione di tale pensiero, le atrocità erano state troppe e su scala
significante per accettare quanto successo.

Inoltre, l’ordine liberale, a cui tutti tendevano direttamente, stava entrando in crisi. Fu forte l’impatto
tecnologico, la crescita industriale e lo sviluppo delle vie comunicazione. Lo sforzo bellico richiedeva che
venissero trasferite risorse, mezzi e uomini in breve tempo. Questo alimentò la crescita in ambito meccanico
permettendo la costruzione di ferrovie e strade. Vennero sviluppati, inoltre, moderni canali di comunicazione,
come il telegrafo. Vennero sperimentate nuove armi e nuove dottrine militari.

La prima guerra dimostra che non basta il capitale, le materie prime sono centrali. Londra per imporre
l’embargo alle potenze centrali sfrutta le materie come mai prima, ad esempio il petrolio. L’accesso alle
materie prime doveva essere garantito e protetto, i giacimenti minerali e petroliferi diventano un asset
centrale da tutelare. Nel secondo conflitto saranno determinanti la protezione delle aree energetiche chiave e
la protezione dell’accesso alle colonie (impero britannico soprattutto).

LA CONFERENZA DI PACE DI PARIGI E LE SUE CONSEGUENZE (1919-)

OBIETTIVI DI GUERRA DEI VINCITORI

Il protrarsi dei combattimenti durante la prima guerra mondiale, con i diversi sforzi richiesti ai militari e ai
civili stessi, mise a dura prova le strutture degli stati coinvolti, fino al punto che il conflitto divenne un vero e
proprio detonatore delle contraddizioni interne. Ciò favorì la crisi e il crollo di molteplici nazioni, quali :
l’impero austro-ungarico, zarista e ottomano.

Nonostante fossero alleati, presentavano delle posizioni alquanto diverse. La conferenza di pace è
un’occasione di scontro diretto. Il Trattato di Versailles sanciva le sorti della Germania, che vide imporsi una
serie di regole durissime.

Se la vittoria aveva messo da parte la posizione degli alleati, la definizione del nuovo ordine fece riemergere
le diversità, dovute ai diversi interessi.

FRANCIA : era, tra i paesi vincitori, la nazione che più di tutte aveva subito perdite, oltre 1,7 milione di
cittadini erano morti o rimasti feriti su una popolazione attiva, nel 1913, di 13 milioni di persone. Un impatto
ancora più drammatico lo ebbe la Germania, così come la Serbia. La Francia non poteva accontentarsi di un
ritorno dello status quo ante, voleva eliminare la minaccia tedesca, riteneva non fosse sufficiente la semplice
riconquista dell’Alsazia e della Lorena ma era di primaria importanza cancellare il pericolo tedesco e, dove
possibile, espandere i propri domini coloniali o simil coloniali, sia in Africa a scapito della Germania e sia
nel Vicino Oriente, ai danni dell’impero ottomano.

Per eliminare definitivamente la minaccia tedesca punta a rompere l’unità nazione. Il calcolo di Parigi era
semplice, desiderava tornare alla situazione antecedente il 1870, anno in cui in Germania non godeva di
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alcuna unità, bensì era completamente frammentata, e alcuni punti del trattato riflettono tale pensiero. Si
analizzi ad esempio il corridoio di Danzica. Quest’ultimo è la manifestazione di quanto desiderato dalla
Francia, in quanto comportava una rottura della continuità territoriale.

IMPERO BRITANNICO : la Gran Bretagna, in apparenza entrata in guerra per difendere l’indipendenza
belga, ma in realtà per impedire l’egemonia tedesca sul continente europeo, obiettivo che intendeva
continuare a perseguire. Godeva di una supremazia sull’intero sistema internazionale, ma era carente in un
ambito, quello militare, in particolare navale. Gli inglese non potevano ambire ad avere una flotta che fosse
la somma della seconda e della terza. Le risorse erano enormi ma l’economia stava subendo un esponenziale
rallentamento. Durante le trattative negli inglesi accresce il timore di una possibile contendente al monopolio
internazionale, nonché la Francia. Temevano infatti, che nel continente, l’egemonia tedesca potesse essere
sostituita dall’egemonia francese, che andava ad affermarsi sempre di più, e dunque l’ostilità riemerge.

Ulteriore obiettivo era rafforzare e ampliare le strutture del proprio impero in Africa, Medio Oriente e Asia
orientale.

ITALIA : pretendeva, che in quanto vincitrice le venissero riconosciuti i termini del patto di Londra. I
sacrifici erano stati molteplici e riteneva imperativo il riconoscimento sul piano diplomatico. Il Patto di
Londra era stato stipulato dagli alleati dell’intesa originali e l’Italia, ma gli Stati Uniti non erano limitati, non
ne facevano parte e per questo motivo, in più occasioni insistettero affinché venissero rivisitati i termini.
L’Italia desiderava inoltre una maggiore influenza sui Balcani e nell’Adriatico.

L’inviato italiano non brillava per capacità diplomatiche ed esperienza e si ritira.

STATI UNITI : entrano nel conflitto in ritardo consapevole del proprio peso specifico e a differenza delle
altre nazioni non aveva particolari aspirazioni territoriali, ma i programmi e gli ideali del presidente avrebbe
modellato ciò che sarebbe stato il sistema internazionale post-bellico.

Il presidente all’epoca era Wilson, un accademico, un esponente del mondo universitario. Vuole porre le basi
per l’ordine internazionale nuovo e uno più giusto ed equo, ma che al contempo favorisca gli interessi
americani, vengono messi a punto tramite calcoli di natura geopolitica. Il progetto di Wilson prevedeva
l’elaborazione dei 14 punti, l’istituzione della Società delle nazioni e di un sistema di garanzie contro una
ripresa dei conflitti. Erano la più grande potenza industriale e finanziaria e non potevano che beneficiare da
un rafforzamento dei processi di globalizzazione. Ciò a cui il presidente americano era una
democratizzazione del sistema internazionale.

Il progetto di Washington doveva confrontarsi con un altro progetto analogamente fondato su grandi ideali,
quale il progetto bolscevico. Anche quest’ultimo prometteva un nuovo sistema internazionale basato su pace
e giustizia, al cui centro vi era però l’avanguardia dei partiti comunisti che miravano ad eliminare coloro che
si identificavano con il sistema capitalista. Questo progetto avrebbe rappresentato un rilevante ostacolo alla
formazione di una pace duratura.

I 14 punti di Wilson vengono applicati quando interessati ad alcuni e disattesi quando gli stessi non volevano
che avessero una tale incidenza, ciò nonostante rimangono un punto di riferimento sul piano pragmatico.
Ponendo attenzione al documento si può notare il preambolo che apre il discorso che Wilson fece al
congresso americano l’8 gennaio del 1918, congresso in cui sorgono i 14 punti.

Non vi è alcuna invidia nei confronti della grandezza della Germania e nulla in questo programma che la
voglia impedire, non voleva ferire la Germania o bloccare la sua influenza, non voleva combatterla con armi
o stringere accordi ostili sul piano commerciale, ma riteneva fosse doveroso assicurarsi che la Germania
accettasse un posto di eguaglianza tra i popoli del mondo invece di una posizione di dominio. Il Kaiser era
ancora presente, ma era necessario, comprendere chi fungesse da portavoce per la Germania, se fosse la
maggioranza del Reichstag o quel partito militare i cui uomini aveva spinto per la dominazione imperiale.
Wilson non esprime esplicitamente la volontà di portare la Germania ad un cambiamento istituzionale, ma in
un certo senso sta spingendo verso quella direzione.

14 PUNTI DI WILSON

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I. Fine della diplomazia segreta : obiettivo che formalmente è condiviso anche con l’unione sovietica, ma
non si astiene dallo stringere accordi segreti.

II. Libertà di navigazione e commercio a favore dell’espansionismo sul piano commerciale statunitense

III. Limitazione degli armamenti : corsa alle armi ha portato allo scoppio della prima guerra e quindi si
provano a limitare gli armamenti sul piano navale e terrestre a Ginevra dove però si fallisce

IV. Creazione di una società delle nazioni

V. Autodeterminazione popoli

VI. Volontà di ritirare le forze alleate da Russia, Romania, Montenegro e Serbia, la quale doveva avere
l’accesso al mare, prima era land-locked senza accesso al mare, ma nella sua veste di regno dei serbi dei
croati e sloveni deve avere status internazionale importante.

VII. Riaffermare l’indipendenza del Belgio

VIII. Alsazia e Lorena alla Francia

IX. Rettificare frontiere Italiane, ma non viene detto se secondo i patti dei termini di Londra

X. Sviluppo autonomo di Austria e Ungheria, come entità separate

XI. Costituzione di una Polonia indipendente

XII. Si afferma la sovranità turca, ma allo stesso tempo si garantisce che le diverse nazionalità al suo
interno possano godere di protezione e loro autonomia in alcuni casi, impero ottomano più grande
rispetto a territori turchi. Apertura permanente stretti dei Dardanelli.

CONFERENZA DI PARIGI E TRATTATO DI VERSAILLES CON LA GERMANIA

Nel corso della conferenza di Parigi si discute per dare vita a un assetto stabile del continente europeo, dopo
una guerra durata 5 anni, e definire i diversi trattati di pace con i vincitori. Questa conferenza, però, porta con
sé una contraddizione fondamentale : riuniva solo i vincitori, escludendo dunque un importante frammento
del sistema internazionale. Agli sconfitti non era concessa voce in capitolo, era ridotti ad una semplice
accettazione di ciò che sarebbe stato stabilito dal Council of 4 ,costituito da : Stati Uniti, Inghilterra, Francia
e Italia. (Wilson, Clemenceau, Orlando e Lloyd George).

Si pongono le basi per la nascita di un’organizzazione di una modernità straordinaria per il tempo, nonché la
Società delle nazioni. Era doveroso elaborare un sistema di garanzie per far sì che il nuovo ordine potesse
essere protetto. Questo trattato è fondamentale per limitare le pretese francesi, che voleva dividere la
Germania e non lo fa completamente perché le viene promessa una garanzia militare, in caso di attacco
tedesco avrebbe avuto a fianco Inghilterra e Stati Uniti.

Questo acuirà i timori francesi perché il trattato non vide mai la luce e quindi creerà una protezione che si
auto avvera, temo che la Germania possa risorgere, adotto misure per impedire ma così spingo la controparte
verso quella stessa direzione, no posizione collaborativa ma confrontational. Il tratto istitutivo di tale società,
inserito come parte fondamentale di ogni trattato di pace, ogni paese sconfitto doveva riconoscerne la
centralità.

La prima questione da essere esaminata in sede della conferenza di Parigi erano la pace con la Germania,
d’altronde centrale nei programmi di più potenze. Le autorità francesi aspiravano a una totale distruzione
dell’unità tedesca, comprese che il Council of Four non avrebbe accettato tale richiesta.

DECURTAZIONI TERRITORIALI :

I. Alsazia - Lorena : vengono retrocesse alla Francia


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II. Saar (in giallo) posta sotto amministrazione della società delle nazioni fino al 1935. Si decide di tassare
una regione mineraria, ricca di materie prime con miniere poste sotto il controllo francese, per
compensare la Francia dei danni subiti.
III. Cessioni minori a Belgio, Danimarca, Cecoslovacchia, Lituania

IV. Unità tedesca viene interrotta dalla creazione del corridoio di Danzica, parte del territorio sottratta alla
Germania per permettere alla Polonia di avere uno sbocco sul mar baltico. Separa la Prussia orientale
(cuore storico della dinastia imperiale tedesca) dal resto del territorio. Una delle motivazioni che
porteranno al secondo conflitto mondiale, ovvero l’occupazione della Polonia.

V. Danzica internazionalizzata posta sotto il controllo della SDN

VI. Divieto di Anschluss, unificazione tra Austria e Germania : Con l’avvento di hitler i termini del trattato
verranno smontati uno dopo l’altro con la connivenza delle potenze europee.

VII. Colonie spartite tra i vincitori (africa e asia)

CLAUSOLE DI NATURA MILITARE :

I. La regione della Renania (da Reno) viene smilitarizzata, è sotto controllo tedesco ma non può costruire
fortificazioni di nessun tipo, è una garanzia che la Francia ha voluto ottenere, che vanno poi però
superata poi con Hitler.

II. Riduzione forze armate tedesche, completa impotenza militare, nessuna capacità di difendersi e
nessuna possibilità remota di aggredire qualcuno. Il vecchio comando militare imperiale viene
smantellato in quanto i veri promotori del conflitto.

III. Limitazioni agli armamenti, la flotta tedesca, una delle più potenti al mondo, era ora equiparabile a
quella di malta, l’aviazione venne ridotta all’osso, tonnellaggio carri armati, capacità dei cannoni. Si va a
colpire tutto ciò che aveva fatto della Germania la prima potenza. L’impatto fu fortissimo sui reduci di
guerra che avevano abbandonato le armi senza essere sconfitti.

IV. Completa ridefinizione dello stato maggiore

RIPARAZIONI DI GUERRA :

In quanto responsabili del conflitto, vennero a loro imputati i costi della ricostruzione degli stati europei
vincitori. Non viene definito l’ammontare, ma si presuppone sarà molto elevato, tale da essere impossibile da
pagare e causerà l’instabilità del sistema negli anni 20 del XX secolo.

Questo trattato venne recepito come un diktat, una imposizione. La delegazione tedesca non potè partecipare,
vennero convocati solo nel momento della controfirma del trattato da parte dei deputati tedeschi. Avendo
firmato l’armistizio si aspettavano almeno il riconoscimento del proprio status, in realtà la Germania si vide
imporre termini così duri che avrebbero impattato in maniera significativa anche le generazione tedesche
successive. La Germania passava dall’essere la nazione guida ad essere un paese schiacciato
economicamente, politicamente e militarmente.
I tedeschi erano impossibilitati a trovare terreni sui quali espandersi, doveva mantenere una posizione che
non potesse nuocere. Nel corso del trattato viene imputata alla Germania la piena responsabilità del conflitto
e ciò fa alterare la popolazione, perché era evidente che non ci potesse essere un singolo responsabile e che
ci si trovava di fronte ad un episodio di disonestà intellettuale.

TRATTATI DI PACE E LA NASCITA DI NUOVI STATI


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AUSTRIA - T. Saint Germain, 10-9-1919 : ciò che era il cuore del Vecchio impero, viene ridotto a 1⁄4 della
sua antica estensione e intercluso. Riuniva buona parte delle popolazioni tedesche dei possedimenti
asburgici. Vigeva inoltre il divieto di unificazione con la Germania (Anschluss). Così come in Germania ci fu
una riduzione delle forze armate (30.000 unit ). È una realtà che ruota attorno ad una capitale che è
sovradimensionata, è imponente, la capitale era stata pensata per un impero enorme e non per i territori a cui
era stata ridotta.

UNGHERIA - T. Trianon, 4-6-1919 : Indipendente ma interclusa e caratterizzata da una forte carica


revisionista, questo trattato venne percepito con profonda ingiustizia. Non si accettano i termini punitivi e la
sottrazione di territori considerati come propri. Inoltre riuniva buona parte della popolazioni magiare
dell’impero

CECOSLOVACCHIA : sulle rovine dell’impero nascono nuovi stati, quali la Cecoslovacchia, che riuniva
Boemia, Moravia e Slovacchia. Al tempo della sua nascita era il Paese pi avanzato dell’area ma era
condizionato dalla presenza di forti minoranze, quale quella di lingua tedesca nella strategica zona dei
Sudeti. La Boemia e la Moravia erano maggiormente industrializzate e avanzate a differenza della
Slovacchia, questa diversità comportò ad alimentare la debolezza della nazione. Paesi arretrati e deboli dal
punto di vista politico economico e industriale. Il secondo conflitto fu causato anche dallo smantellamento
della Cecoslovacchia.

POLONIA : rinasce inoltre uno stato polacco che era formato da territori appartenenti a tre imperi, nonché
Russia, Germania e Austria-Ungheria. Alla Polonia venne assicurato uno sbocco al mare tramite l’annessione
del corridoio di Danzica, che avrebbe agevolato economicamente la Polonia e avrebbe interrotto la continuità
territoriale tedesca. Di fatto, tale corridoio separava la Prussia orientale dalla Germania.

FINLANDIA, LETTONIA, LITUANIA E ESTONIA : nascono dalle ceneri dell’impero zarista, nascita avvenuta
secondo il principio di nazionalità e di opposizione alla rivoluzione bolscevica.

IL CONTRASTO ITALO-JUGOSLAVO E IL TRATTATO DI RAPALLO

Jugoslavia (Regno dei serbi, croati e sloveni) : Riuniva le principali comunit slave attorno alla leadership
serba, ma vi è una difficile composizione del confine con l’Italia. Questo processo si scontrò con le
aspirazioni italiane dettate nel patto di Londra del 1915. Le truppe italiane si spinsero verso Fiume, la quale,
però non era inclusa nel patto, ma vi era una maggioranza italiana che rivendicava l’annessione alla
madrepatria. I territori occupati dall’Italia lungo il confine orientale e in Dalmazia erano abitate da
minoranze jugoslave, in campagna addirittura rappresentavano la maggioranza. La risoluzione di tale
conflitto di interessi si ha con il trattato di Rapallo il novembre del 1920. Si stabilisce che l’Italia rinunci alla
Dalmazia, mantenendo però la sovranità su Zara e sul monte Nevoso. Fiume sarebbe stata internazionalizzata
In questo modo l’Italia avrebbe vantato di una significativa influenza sull’Adriatico e di una proiezione sui
Balcani.

PROBLEMI IRRISOLTI E NASCITA SDN

Gran parte die nuovi stati costituiti dalle ceneri degli imperi centrali e zarista presentarono diverse debolezze.
Innanzitutto si rivelarono deboli sul piano politico ed economico, fatta eccezione della Cecoslovacchia.
Inoltre, la maggior parte di questi territori erano minati da minoranze spesso in contrapposizione con il
potere centrale, ad esempio la presenza di tedeschi in Polonia. Infine, alcuni degli sconfitti erano
profondamente insoddisfatti del tuo ordine europeo e contestavano una revisione dei trattati, tra questi
soprattutto Germania e Ungheria. La Russia inoltre si stava preparando per la ripartenza della spinta
rivoluzionaria nel resto del continente.

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A gestire questa complicata situazione fu la Società delle Nazioni, attiva dal 1920. Quest’ultima risultava
essere particolarmente indebolita dall’assenza della Germania, della Russia e degli Stati Uniti stessi. Con la
mancata ratifica del trattato di Versailles cadeva una clausola che prevedeva che la garanzia di ausilio
militare alla Francia, nell’eventualità di un attacco tedesco, da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna.

IL NUOVO ASSETTO INTERNAZIONALE AL DI FUORI DELL’EUROPA

LA SORTE DELLE COLONIE TEDESCHE E IL SISTEMA DEI MANDATI

La guerra aveva visto coinvolti imperi con forti responsabilità coloniali ed era stata combattuta in territori
lontani dal Vecchio continente: dal Medio Oriente all'Africa, alla Cina, all’Oceania.

Si pose il problema di cosa fare dei possedimenti coloniali tedeschi e di gran parte dell'impero ottomano. La
soluzione venne trovata attraverso l'istituzione nel quadro della Società delle nazioni di mandati affidati ad
alcune potenze vincitrici con l'obiettivo di accompagnare quei territori verso una futura indipendenza, in
numerosi casi molto lontana nel tempo, tanto da trasformare i mandati in figure simili ai protettorati che le
potenze europee esercitavano già in varie parti del mondo.

I mandati si sarebbero articolati in tre tipi a seconda del grado di «maturità» politica delle popolazioni locali
e della loro possibilità di autogovernarsi. Alla vigilia del conflitto la Germania imperiale era in possesso di
una serie di arcipelaghi e di isole nel Pacifico e di alcune concessioni in territorio cinese, possedimenti che
vennero rapidamente persi e che furono suddivisi tra i vincitori alla fine della guerra. Tra l'altro la presenza
tedesca in Estremo Oriente fu una delle ragioni dello schierarsi del Giappone a fianco dell'Intesa e della sua
entrata in guerra.

All'eliminazione della presenza tedesca in Cina e nel Pacifico, alla quale va aggiunto l'indebolimento
dell'influenza russa, faceva da contrappeso l'espansione del Giappone, una tendenza che si era fatta evidente
sin dalla fine dell'Ottocento con la guerra sino-giapponese e quella tra il Giappone e la Russia, dalle quali
l'impero nipponico era uscito vittorioso. Questa evoluzione preoccupò le autorità americane che fin da questo
periodo cominciarono a considerare il Giappone un pericoloso concorrente.

Gli Stati Uniti si posero quindi come obiettivo quello di limitare la crescita dell'influenza nipponica, in ampia
misura raggiunto in occasione della conferenza di Washington del 1921-1922, nel corso della quale le
potenze interessate all'Estremo Oriente siglarono una serie di accordi fra i quali: la determinazione dei
rapporti di potenza fra le flotte americana, britannica, giapponese, francese e italiana nel settore delle navi da
battaglia; il mantenimento dello status quo nel Pacifico; il principio della politica della «porta aperta» nei
confronti della Cina; la restituzione della regione dello Shandong da parte del Giappone alla Cina. Da questo
momento Tokyo avrebbe preso a considerare gli Stati Uniti come i principali avversari delle proprie
ambizioni di espansione.

Alla conferenza di pace il sistema dei mandati consentì ai vincitori di spartirsi l'impero coloniale tedesco nel
continente africano. In particolare vennero spartiti tra Gran Bretagna, la Francia, il Belgio, e il Portogallo. La
sostanziale spartizione dell'impero coloniale tedesco in Africa sembrò tradursi in un rafforzamento delle
posizioni della Francia e soprattutto della Gran Bretagna in questo continente.

Le stesse leadership delle potenze coloniali ritennero che il proprio ruolo imperiale non potesse esaurirsi in
mere forme di sfruttamento e di dominazione, ma che si dovessero attuare politiche di paternalistica
«civilizzazione» delle popolazioni soggette, il che si tradusse nell'avvio della formazione di élite locali, le
quali avrebbero dovuto contribuire alla gestione delle realtà coloniali in posizione ovviamente subordinata.
Ma spesso proprio all'interno di queste élite «evolute» si sarebbero formati i quadri dei successivi movimenti
miranti all'indipendenza dal dominio della madrepatria europea.

LA SPARTIZIONE DELL’IMPERO OTTOMANO E LA SISTEMAZIONE DEL MEDIO ORIENTE

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Il Trattato di Sèvres aveva imposto delle condizioni durissime all'Impero Ottomano attivando una serie di
forze interne che puntavano a ridefinire lo spazio politico ottomano e a costruire su nuove basi quella che
sarebbe diventata la moderna Repubblica di Turchia. Questo trattato fu l'ultimo dei grandi trattati approvati
nell'ambito della Conferenza di pace di Parigi. Venne approvato nell'agosto del 1920 e fu un trattato
estremamente punitivo, non solo perché di fatto confermava la completa sottrazione dei territori a
maggioranza araba dell'ex Impero ottomano a Istanbul, ma anche perché andava a ledere la sovranità stessa
degli ottomani sulla penisola anatolica. L’impero ottomano cadde con il trattato ma subì pesantissime
decurtazione territoriali e laddove non vi erano specifiche indicazioni relative a perdita territoriali limitava la
sovranità dell’impero.

Si discute inoltre di un processo di internazionalizzazione della zona degli Stretti e della creazione di un
grande stato armeno nell'est della penisola anatolica, soprattutto dopo i fatti del genocidio armeno del primo
conflitto mondiale. Si valuta, dunque, la possibilità di dar vita a uno stato curdo nelle province sud orientali
di quest’area. Si sarebbe dovuto tenere un referendum per stabilire le sorti di quei territori e il tutto sarebbe
stato completato con l’assegnazione alla Grecia di una parte delle province occidentali dell’impero, della
penisola anatolica e due zone di influenza molto significative, una italiana e una francese nella parte
meridionale e sudorientale nella penisola anatolica. Le isole del Dodecaneso furono assegnate all’italia.

In questo ambito un ruolo centrale fu giocato dall'impero britannico, in misura minore dalla Francia. Nel
corso dell'Ottocento Londra aveva mirato a salvaguardare per quanto possibile la sopravvivenza dell'impero
ottomano, considerato un baluardo nei confronti dell'espansionismo russo, ma presto si trovò costretto a
riconoscere l’impero ottomano un nemico.

I territori a maggioranza araba vengono sottratti ad Istanbul e affidati tramite mandati a paesi diversi. La
zona del Bosforo, dei Dardanelli con Istanbul compresa, doveva finire sotto controllo della società delle
nazioni, questo perché era una zona strategicamente fondamentale, di cui l’impero zarista aveva aspirato ad
ottenere il controllo. Istanbul rimane la capitale, ma viene posta nel cuore di una zona sotto controllo
internazionale, ma successivamente viene occupata dalle forze britanniche, è un colpo all’identità e l’onore
della realtà statuale dell’impero ottomano.

La rivoluzione modernizzatrice dei «giovani turchi» del 1908 aggravò le contraddizioni all'interno
dell'impero, la guerra italo-turca del 1911-1912 e i conflitti balcanici del 1912-1913 avevano evidenziato la
crescente debolezza militare e politica e avevano praticamente posto fine alla presenza turca nel continente
europeo. A questi rovesci il governo ottomano aveva risposto con un progressivo avvicinamento alla
Germania imperiale, che si era impegnata in importanti investimenti finanziari, fra i quali spiccava il grande
progetto della ferrovia Berlino-Baghdad, d'altronde mai completato. Le autorità britanniche, che grazie al
formarsi della Triplice intesa, si erano avvicinate alla Russia, valutarono questi mutamenti, soprattutto
l'apparente interesse tedesco verso il Medio Oriente, come uno stimolo a considerare ormai l'impero
ottomano un nemico e la sua disgregazione un'opportunità per un ulteriore rafforzamento della presenza
imperiale.

Non va dimenticato come il Foreign Office, dovesse tenere conto delle tradizionali ambizioni russe nei
riguardi dell'impero ottomano, che però non comprendevano il Medio Oriente, e dell'altrettanto tradizionale
attenzione di Parigi nei riguardi della Terra Santa, un interesse giustificato fin dalla metà dell'Ottocento con
la volontà francese di ergersi a difensore delle comunità cristiane, presenti in Palestina e nei territori del
Libano e della Siria.

COSA SONO I MANDATI ?

I mandati sono un istituto giuridico che fa capo alla società delle nazioni, uno dei punti centrali della politica
di Wilson che nasce dopo il primo conflitto. Quest’ultimi, in realtà, tradiscono una parte del pensiero di
Wilson, nonché il punto sull’autodeterminazione. Colonie e territori che come conseguenza della guerra
hanno cessato di essere sotto la sovranità di stati che prima li governavano, sono ora abitati da popolazioni
non in grado di autogestirsi, e le potenze ritengono sia loro dovere assisterli, applicano una visione
paternalistica che riflette la volontà di procedere con la missione civilizzatrice dell’uomo bianco.

La tutela di questi popoli viene, infatti, affidata a nazioni avanzate, che grazie a esperienza e posizione
geografica possono assumersi questa responsabilità, il loro è un accompagnamento affidato e gestito dalla
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società delle nazioni. Ogni anno sono richiamati a mandare un rapporto ala società in cui danno conto dei
progressi registrati e le potenze hanno il diritto e le competenze di stabilire se una nazione sia pronta o meno
ad una totale indipendenza.

I mandati formalmente non sono delle colonie, ma si esercita un controllo analogo. La Francia, ad esempio,
applica una politica similazionista, non solo vuole imporre il proprio controllo, ma ritiene sia necessario
importare in questi territorio il proprio modello culturale e istituzionale, deve portare avanti la missione
civilizzatrice. Questo non significa che non avessero luogo nefandezze di ogni tipo.

Il mandato non ha alcuna scadenza, potenzialmente infinito, è la manifestazione della prosecuzione degli
interessi coloniali. Da un punto di vista formale devono tener conto di quello che hanno fatto, vi è un record
a Ginevra. Il mandato non ha uno schema fisso, deve differenziarsi a seconda del livello di avanzamento dei
territori. Ad esempio nei territori dell’oceano pacifico, che non avevano mai goduto di minime autonomie, il
mandato non poteva essere lo stesso di quello imposto sulla Siria, in quanto quest’ultima aveva vissuto
l’esperienza di un parlamento con il Re Faysal.

I MANDATI NEL MEDIO ORIENTE

I mandati del Medio Oriente, in particolare della regione che va dal levante al golfo persico, furono spartiti
tra l’Inghilterra e la Francia. Quest’ultima ottenne il mandato su Siria e Libano attuali. L’Inghilterra ottenne
il mandato su una striscia di territori dall’odierna Palestina sino all’alto golfo persico. (Palestina, Giorgania
attuale e Iraq attuale). Gli accordi di Sykes-Picot vennero in parte rispettati, il nord dell’Iraq attuale che
inizialmente sarebbe dovuto essere sotto controllo francese, venne posto sotto influenza britannica.

Prima l’impero ottomano era diviso in province, Wilaya e i francesi decidono di separare il territorio del
libano attuale dal loro mandato, perché puntano a tutelare le comunità cristiane locali creando per loro uno
stato, una divisione dove loro fossero la maggioranza. La Francia si era erta a protettrice dei cristiani del
libano, e infatti crea un’entità, attorno al Monte Libano, dove vi è maggioranza cristiana, che poi si espande
fino a Beirut. Quest’ultima diventerà la capitale dove la comunità cristiana è la maggioranza indiscussa, non
assoluta ma indiscussa.

Il territorio amministrato dalla Francia è molto eterogeneo, ci sono cristiani, civiltà arabo saudite, sunniti,
sciite. Una delle direttrici francesi guardava verso il levante perché, nel tempo, si erano tenuti importanti
legami economici con le comunità dell’attuale Siria e Libano.

Nel frattempo si mobilitano per comprendere come gestire al meglio la Siria attuale, anch'essa caratterizzata
da realtà molto diverse fra loro. Inizialmente prova a dividerla in cantoni, unità amministrative più piccole,
poi invece la gestisce come un'unica realtà. Questo fino poi all'indipendenza, che avverrà dopo il secondo
conflitto mondiale, così come per la Libia. L'indipendenza invece di Giordania e Iraq giungerà molto prima.

Per quanto riguarda la Libia, c'è un legame privilegiato con le comunità cristiane, ma in realtà erano legami
coltivati da molto tempo con le grandi città di quei territori. Con Aleppo, con Damasco c'era da sempre un
forte collegamento culturale. Quest’area diventa una delle aree dove la Francia si espande maggiormente con
l'Africa occidentale, la regione del Levante asiatico.

Londra aveva il controllo del mandato in Palestina, un mandato prestigioso quello a cui era a capo.
Importante da sottolineare è la presenza di una città quale Gerusalemme, nonché città santa per eccellenza
per le tre religioni monoteiste.

Il grande stato arabo promesso agli hascemiti non era stato costituito ma in cambio venne data una
compensazione, che prevedeva che il trono dell’Iraq e di quella che era ancora nominata Transgiordania
vennero affidati ai figli di Hussein.

Con la nascita dell’Arabia saudita, Hussein perde il proprio regno, che si trovava a Mecca e Medina. Gli Al
Saud sconfiggono Hussein e lo obbligano ad abbandonare l’hiyaz. Londra si premura di mantenere legami
fortissimi con le élite locali così da tenere questi territori legati in un altro modo. Ma perché avere controllo
di questi territori ? Perché questo avrebbe permesso un maggior controllo del canale, che permetteva il
collegamento con l’India. Qualora il canale di Suez fosse rimasto chiuso per conflitto, allora era doveroso
godere di una continuità geografica (dal levante all’alto golfo persico) che avrebbe permesso a Londra di non

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interrompere i propri contatti e il trasporto di risorse. Nella zona dell’alto golfo persico vengono presto create
basi aeree, linee di collegamento telegrafiche e anche delle strade principali.

Vengono ricavate zone d’influenza, per l’Italia, nella parte meridionale della penisola anatolica . Tentativo di
fare qua ciò che non riuscirono a fare in Germania. Zona francese, grande siria a , sotto controllo greco costa
occidentale della Grecia, creazione Armenia indipendente anche sulla scorta dello sdegno che aveva creato
prima. Questione curda : comunità etnica dislocata su quattro paesi del medio oriente, più grandi popoli privi
di uno stato - aspiravano all’indipendenza e prevede che venga eseguito un referendum per creare tale stato,
cannibalizzazione. Si leva l’opposizione tra le forze armate turche, sorge Ataturk, rigetta non solo i termini
del trattato ma va a reagire a quella che è un’offensiva scattata dalla Grecia contro l’impero ottomano, non si
era accontentata dei territori a lei dati e spinge per un’espansione. Sembra arridere ai greci, ma si conclude in
modo pessimo per Atene, milioni abbandonano le proprie abitazioni. Tra il 22 e. Il 24, l’offensiva greca non
solo viene sconfitta, e il trattato scompare, ma l’impero ottomano cessa di esistere e nascerà la moderna
repubblica di Turchia.

Rimaneva fuori la parte oggetto di discussione tra i due Hussain e McMahon e accordi picot : siria, irak,
transgiordania e Libia vengono riorganizzate affidate dalla società delle nazioni a potenze terze, Francia e
Gran Bretagna hanno un sacro compito, accompagnarle verso la piena indipendenza. Le popolazioni
recepiscono questo messaggio come pessimo, ritenevano di avere le capacità di arrivare all’indipendenza.
Mandati = …

Chi doveva decidere quando questi popoli fossero divenuti indipendenti ? Inoltre queste popolazioni non
hanno avuto modo di definire il loro punto di vista, si tratta di aree che avevano sperimentato forme di
governo tutt’altro che rudimentali. In un modo o nell’altro hanno potuto autoamministrarsi, forme limitate di
autonomia.

IL CONFLITTO GRECO-TURCO E LA NASCITA DELLA REPUBBLICA TURCA


Le imposizioni previste dal trattato furono così dure che portarono le forze interne alla penisola anatolica a
ribellarsi non solo alle vessazioni occidentali ma alla guerra portata dalla Grecia all’impero ottomano. È una
guerra di resistenza che porta alla nascita delle Turchia e dunque l’affermarsi di un nuovo attore sullo
scacchiere internazionale.

Come si giunge alla formazione della moderna repubblica di Turchia? Attraverso un passaggio storico
estremamente duro, una crisi che investì buona parte delle province occidentali dell’Anatolia e che portò una
parte significativa a schierarsi dalla parte di un ufficiale, Mustafa Kemal, il quale si era distinto durante il
primo conflitto nella campagna di Gallipoli. Era un ufficiale che venne inviato nelle province orientali
nell’estate del 1919 per sedare una rivolta. Le province orientali avevano registrato l’emergere di una serie di
rivolte e Mustafa aveva prontamente compreso che le istanze dei rivoltosi fossero in linea con le sue stesse
aspettative e si unì ai ribelli sostenendo una agenda basata su tre punti :

I. Non punta immediatamente a far cadere l’impero ottomano, cerca di preservarne l’integrità, bensì punta
a rivedere i termini del trattato di Sevrès. L’impero si arrende nel 1918, conducendo però uno scontro su
più fronti, resistendo ben oltre le aspettative delle potenze dell’intesa e dei suoi stessi alleati. Si può
affermare che l’impero non fu sconfitto sul campo e di fatto questo crea un le legame con le sorti
tedesche.

II. La difesa dell’indipendenza dell’impero ottomano dalle forze di occupazioni occidentali, nonché le forze
britanniche. Si vogliono recuperare i territori sottratti liberare il paese dalle forze di occupazione. Si
arriva alla ridefinizione della forma governativa e si realizza che le vecchie dinamiche di vecchi equilibri
non potessero più funzionare nel contesto internazionale post guerra. Mustafa Kemal quindi procede da
est verso ovest e inizialmente si contrappone a quelle che sono le forze realiste che riconoscono l'autorità
del sultano.

III. C’è un altro fattore che si va ad inserire, un altro movimento di enorme portata ha luogo, ovvero
l’offensiva greca sulle coste occidentali della penisola anatolica. Alla Grecia, grazie al trattato, vengono
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riconosciuti alcuni territori attorno alla città di Smirne, ma era sufficiente, i greci ambivano alla
formazione di una Grande Grecia, che si estendeva oltre i territori della Grecia attuale, ampliandosi
anche a quei territori dell'Asia Minore, una volta appartenenti alla comunità greca. Quindi
sostanzialmente le coste occidentali e anche meridionali della penisola anatolica, ma soprattutto
Costantinopoli. L'obiettivo è quello di espandere enormemente i territori della Grecia e ampliarsi ai
territori affidati dal trattato. Inizialmente ottengono vittorie, e basano l’offensiva su una rivendicazione
di natura culturale, religiosa e storica, ma soprattutto le forze che fanno capo a Mustafa Kemal,
ottengono una vittoria dopo l’altra. Quindi Mustafa Kemal, mentre si contrappone all'autorità del
sultano, risponde anche all'offensiva greca. Ed è proprio questo a sancire la sua salita al potere : il
successo ottenuto sul campo di battaglia, ma anche il suo impegnarsi contro le forze d'occupazione che
sanciscono il suo successo. Viene riconosciuto come un punto di riferimento da un'intera comunità che
ancora si riconosceva come ottomana, ma che sempre più si riconosceva nella comunità turca che
dominava questo territorio. La vittoria contro le forze greche garantisce a Mustafa Kemal una legittimità
che nessun altro poteva avere in quella fase, almeno all’interno dei territori di quella che sarebbe
diventata la Turchia. Nel 1924 viene emanata l’abolizione del sultanato, anche il califfato venne abolito
e per la prima volta la comunità islamica è priva di un punto di riferimento univoco, rilevanza dal punto
di vista simbolico.

1923 TRATTATO DI LOSANNA

Il trattato in questione abolisce i termini dettati dal trattato di Sevrès e riconosce alla Turchia buona parte dei
territori attuali, al termine della guerra greco-turca, e dunque sovverte i termini precedenti.

Viene riconosciuta la sovranità sul distretto di Alessandretta. È doveroso sottolineare che la completa
ridefinizione non termina con il trattato di Losanna. Viene sancito formalmente uno scambio di popolazioni,
vi è il trasferimento di intere comunità ortodosse dalla Turchia alla Grecia e delle comunità islamiche dalla
Grecia alla Turchia. La diversità è enorme, perché le loro radici erano all’interno della penisola anatolica per
generazioni e loro pur riconoscendoci come cristiani ortodossi erano pienamente integrati nella società
ottomana divenuta poi moderna repubblica, sono assolutamente sradicati : vi è dunque l’idea di fenomeni
migratori che hanno impatto crescente. (Istria e Dalmazia nel caso italiano ad esempio, india britannica cessa
di esistere e milioni di persone sono obbligate ad abbandonare territori tra le atrocità).

In seguito al secondo conflitto mondiale vi è una ridefinizione delle frontiere che ancora una volta
provocherà esodi di massa o comunque vedrà intere comunità essere posizionate in realtà statuali nelle quali
non si riconoscono. Così come la questione palestinese, costretti a fuggire in campi profughi. La prima
guerra arabo-israeliana o comunque la guerra che porta alla fondazione dello Stato di Israele comporta uno
spostamento di centinaia di migliaia, se non di milioni, di palestinesi in campi profughi ed è un'eredità con la
quale noi tuttora dobbiamo avere a che fare.

Il 1948 segna la nascita dello Stato di Israele e l'esodo di intere comunità dalla Palestina, ma al tempo stesso
vi è anche l'esodo di intere comunità ebraiche che prima vivevano nel cosiddetto Medio Oriente e che,
volenti o nolenti, abbandonano territori che hanno abitato per centinaia di anni. La comunità ebraica
irachena, per esempio, è una delle più importanti al mondo. Dal 1948 in avanti è costretta ad abbandonare il
territorio. Lo stesso avviene in altri territori e nessuno ci guadagna : è un impoverimento collettivo, perché si
perde un'eredità di convivenza. Quando si parla di crisi siriana, si fa riferimento ad una crisi che in oltre dieci
anni ha portato oltre metà della popolazione siriana ad abbandonare i propri territori, le proprie case.

I VINCITORI E LA RUSSIA BOLSCEVICA

La Russia rappresentava pur sempre un grande e potenzialmente forte attore europeo. In molti ambienti
americani e europei, permaneva la speranza che il nuovo stato bolscevico facesse fronte agli impegni
finanziari presi con l’intesa e Washington e fornisse i dovuti compensi per le proprietà confiscate dopo il
1917. Non mancava infine la speranza che i bolscevichi riaprissero i grandi mercati russi agli investimenti
occidentali.

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Lenin era consapevole che pur non rinunciando all’obiettivo della rivoluzione mondiale, era necessario un
periodo di pace e stabilità per il suo regime, sia per sconfiggere le ostilità interne, sia per far fronte alle
perdite umane e territoriali in seguito al primo conflitto.

ECONOMIA E SOCIETÀ NEGLI ANNI ‘20


In seguito al primo conflitto mondiale, le sorti del Vecchio continente restarono centrali per determinare il
carattere delle relazioni internazionali. Se il trattato era apparso particolarmente punitivo ai tedeschi, esso
non aveva risposto pienamente agli obiettivi dei francesi, che desideravano una definitiva eliminazione della
minaccia tedesca. Quest’ultima doveva essere indotta ad un bilancio economico negativo al punto da non
avere i fondi necessari per alimentare la crescita tedesca e una conseguente imposizione della propria
egemonia.

È possibile suddividere gli anni 20 del XX secolo in tre grandi passaggi. Vi è una prima fase di forte tensione
che sfocia in una crisi che minaccia una nuova guerra. Una fase centrale molto importante, che va dal
1924-25 fino al 1929, di speranza, di fiducia reciproca, di collaborazione su scala internazionale. Infine si
assiste ad una fase di tracollo che viene inaugurata della crisi del 1929 e dalla contaminazione che
dall'esplosione di questa crisi va a investire anche il continente europeo e in particolare quegli Stati che erano
più dipendenti dalle finanze americane, ovvero l'Austria e la Germania.

Un momento centrale per l'evolvere della crisi fu la definizione delle riparazioni di guerra, con 132 miliardi
di marchi oro definiti come somma che la Repubblica di Weimar avrebbe dovuto ripagare alle potenze
vincitrici. E come in questa fase, si trattò di un impegno che, la nuova Germania, non poteva onorare in virtù
anche di una crisi interna fortissima, di una svalutazione della moneta che aveva raggiunto livelli mai visti
prima. E quindi si arriva al 1923, con la dichiarazione tedesca legata all'impossibilità di onorare il pagamento
delle riparazioni e le forze francesi che vanno a occupare una delle regioni più sviluppate della Germania,
ovvero la Ruhr. Un'occupazione della Ruhr, una regione importante dal punto di vista minerario, ma anche
dell'industria produttiva, che pone i due paesi sull'orlo del nuovo conflitto o comunque di una crisi
fortissima.

INSICUREZZA SUL PIANO MILITARE

I. Sistema di alleanze francesi : La Francia riconobbe di non poter fronteggiare la minaccia tedesca
individualmente, per tale motivo strinse delle alleanze con potenze minori, quali Polonia e
Cecoslovacchia. A questi due paesi si affiancarono buoni rapporti con Jugoslavia e Romania. Il limite di
tali alleanze fu la debolezza delle alleate francesi, che non risultavano essere motivo di rassicurazione.
Debolezze dovute soprattutto alle fratture interne causa di diffidenze e rivalità.

Francia-Belgio 1920 / Francia-Polonia 1921


Piccola intesa (alleanze orientali) : 1924 Repubblica Ceca / 1926 Romania / 1927 Jugoslavia

Nell’elaborazione di tale trattato la Francia aveva avanzato un’altra proposta, ovvero una alleanza con Stati
Uniti e Gran Bretagna. Questa alleanza, però, non vide mai la luce a causa della mancata rettifica da parte del
senato americano, che, con un effetto domino, allontanò anche la Gran Bretagna dall’alleanza, in quanto
favorevole all’alleanza meramente a condizione della presenza statunitense. Nel 1921 gli Stati Uniti
firmarono una pace separata con la Germania.

Questa alleanze circondavano, in un certo senso, la Germania, ma per Parigi ciò non era sufficiente. Voleva
rendere totalmente impotente la Germania, e per far ciò ambisce alla sua frammentazione. Per questo motivo
occupa nel 1923 la regione dell’Arbuhr. Tale occupazione alimenta la crisi tedesca, rendendo il versamento
delle riparazioni sempre più difficoltoso. La Francia insiste notevolmente per indire un referendum nella
regione della Renania col fine di di sancire la sua indipendenza dalla Repubblica di Weimar, avviando così
una progressiva frammentazione.

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II. Mancato disarmo : Conferenza di Washington (1921-22) puntava a stabilire la quantità di tonnellate di
naviglio che ogni paese potesse possedere con Stati Uniti e Impero Britannico con le flotte più grandi,
successivamente seguiva il Giappone ed infine Italia e Francia; con questa conferenza si andava a
limitare quella che era la guerra sottomarina. Questa conferenza stabiliva anche lo status quo nel
Pacifico imponendo che non ci sarebbero dovute essere modifiche territoriali in quell’area ed insieme a
ciò vi era anche l’indipendenza della Cina. Tale conferenza così come il trattato di Londra (1930), non
andrà a risolvere la questione del disarmo navale.

Trattato di Londra (1930) punta a porre delle limitazioni alla guerra sottomarina, si ritenevano che non
fossero significative solo le grandi corazzate, bensì anche i sottomarini dovevo essere sottoposti ad una
limitazione. Bisognava inoltre ridurre le flotte armate, nel 1930, c’è ancora la forza di autoregolamentarsi,
non solo bloccare armamenti ma ridurli.

Conferenza di Ginevra (1932-1936) convocata per un disarmo generale con l’obiettivo di ridurre
drasticamente gli armamenti e a questa conferenza ci fu anche la partecipazione della Germania la quale
avrebbe accettato il disarmo solo se si fosse liberata delle limitazione imposte da Versailles. Inoltre
pretendeva che vigesse una parità di diritti in ambito di trattative con le altre potenze. La proposta della
Germania venne accettate al termine del 1932. Ciò nonostante non riuscirà ad ottenere quanto desiderato a
causa dell’opposizione francese che portò la dirigenza tedesca a ritirarsi dalla conferenza e dalla SDN, nel
gennaio del 1933, per ordine di Hitler che non ha interesse a definire una riduzione ai propri armamenti.

Armamento terrestre più delicato perché le battaglie del primo conflitto erano state prevalentemente terrestri.

CONGIUNTURA ECONOMICA, DEBITI E RIPARAZIONI

Londra, nella prospettiva del balance of power che alla Germania potesse sostituirsi la Francia, le cui
ambizioni erano proprio quelle di elevarsi con un ruolo egemone nel Vecchio continente.

La questione dell’ammontare delle riparazioni venne definita in una serie di conferenze interalleate tenutesi
nel corso del 1921. Si decise che la Germania avrebbe dovuto versare, in favore dei vincitori, 132 miliardi di
marchi oro, tramite un pagamento che si sarebbe esteso per trent’anni.

La Gran Bretagna era al contempo creditrice di molti paesi e debitrice degli Stati Uniti, c’è una
concatenazione, è forte il legame tra attori, perché il peso specifico del debito non colpisce solo la diretta
interessata, quale la Germania, ma rallenta la ripresa dei vincitori. Di fatto le vincitrici, quali Gran Bretagna e
Francia avrebbero versato i debiti agli Stati Uniti nel momento in cui la Germania avesse pagato le
riparazioni.

La Germania però non era in grado di versare quanto richiesto a causa della grave crisi economica che la
stava colpendo. L’industria tedesca era negativamente condizionata dal rallentamento delle attività produttive
e dalla parziale occupazione militare. Si può dedurre quanto il processo di svalutazione fosse enorme,
colpisce la società. La classe media, che era una volta il nervo della società, subisce un impoverimento
drammatico che porta ad una forte tensione e ad una conseguente ascesa di violenza ed estremismo. Vigeva
inoltre un forte malcontento causato dalla disonestà intellettuale dei vincitori, che imputavano la Germania
come unica responsabile.

Gli Stati Uniti erano i principali creditori, infatti il loro credito era stato fornito all’intesa, i quali erano
richiamati a restituire la somma prestata. La Germania dichiara di non essere più disposta, non può pagare
perché il peso del debito, i costi della ricostruzione, e le imposizioni alla repubblica di Weimar causano una
iper-inflazione, il marco tedesco subisce una svalutazione straordinaria. L’economia americana era uscita
enormemente rafforzata dal conflitto e nonostante fosse dotata di un ingente surplus di capitale, necessitava
di un’Europa in cui poter investire. Proprio per tale ragione, gli Stati Uniti condannano le ingenti riparazioni
tedesche, definendolo un vero e proprio ostacolo. Di fatto, ritenevano che la Germania fosse il volano della
ripresa economica internazionale. Inoltre, non sarebbero stati concessi nuovi prestiti all’Europa fino a
quando non fossero stati onorati gli accordi intorno a quanto prestato nel conflitto. Era dunque nell’interesse
degli Stati Uniti interrompere questo circolo vizioso.

PROBLEMI
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I. Instabilità del sistema internazionale : quest’ultimo sarebbe dovuto essere stabilizzato dalla
conferenza di Parigi, ma ciò non avvenne e infatti sono presenti una serie di problematiche che si
concentrano sul continente europeo. Innanzitutto la debolezza della Società delle Nazioni, dovuto
soprattutto all’assenza degli Stati Uniti, che in quanto garanti avrebbero dovuto depotenziare
un’eventuale escalation di un conflitto. Il garante esterno chiamato a cementare l’intero sistema viene
meno, la Germania sconfitti e l’Unione Sovietica non ne fanno parte, ma se doveva essere un sistema di
responsabilità collettiva, la decisione di tenere al di fuori determinata attori, risultava controproducente
per il funzionamento della stessa. La Società delle Nazioni, inoltre, poteva impedire uno scontro con
pure ammonizioni, non aveva il diritto di intervenire militarmente, che in casi come questi avrebbe avuto
una incidenza maggiore.

II. Incertezze sul piano di sicurezza : la Francia aveva avanzato una proposta che riguardava una alleanza
con Stati Uniti e Gran Bretagna. Questa alleanza, però, non vide mai la luce a causa della mancata
rettifica da parte del senato americano, che, con un effetto domino, allontanò anche la Gran Bretagna
dall’alleanza, in quanto favorevole all’alleanza meramente a condizione della presenza statunitense. Per
questo motivo fu costretta a stringere alleanze alternative con Polonia, Cecoslovacchia, Romania e
Bulgaria.

La Germania vive il tratto di Versailles come un diktat, non accetta le condizioni che le erano state imposte e
in questo periodo è infatti caratterizzata da un forte revisionismo.

L’italia stessa ritiene che non sia stata ricompensata abbastanza per il contributo dato nel corso della Grande
Guerra. La vittoria viene definita “mutilata”, si riteneva che l’Italia non avesse pienamente ottenuto quanto
previsto. Inoltre, durante la conferenza è private di un ruolo chiave, nonostante lo stato di nazione vincitrice.
Questi saranno i termini chiave del regime fascista.

Al di fuori dell’Europa, diventa sempre più rilevante la presenza della potenza giapponese, la quale punta ad
ampliare la propria area di influenza. Vi è, ad esempio, l’aggressione contro la Cina che anticiperà le
dinamiche del secondo conflitto mondiale.

Nel corso della conferenza di Parigi si afferma che la corsa agli armamenti sia stata una delle cause principali
del conflitto, oltre al costante desiderio e ambizione di vantare l’esercito più potente. Per scongiurare un
nuovo conflitto, era necessario porre un limite e puntare al disarmo, che però fallisce.

III. Ripresa economica debole e disomogenea : La Germania però non era in grado di versare quanto
richiesto a causa della grave crisi economica che la stava colpendo. L’industria tedesca era
negativamente condizionata dal rallentamento delle attività produttive e dalla parziale occupazione
militare. Si può dedurre quanto il processo di svalutazione fosse enorme, colpisce la società. La classe
media, che era una volta il nervo della società, subisce un impoverimento drammatico che porta ad una
forte tensione e ad una conseguente ascesa di violenza ed estremismo. Vigeva inoltre un forte
malcontento causato dalla disonestà intellettuale dei vincitori, che imputavano la Germania come unica
responsabile.

Gli Stati Uniti erano i principali creditori, il loro credito era stato fornito all’intesa, i quali erano richiamati a
restituire la somma prestata. La Germania dichiara di non essere più disposta, non può pagare perché il peso
del debito, i costi della ricostruzione, e le imposizioni alla repubblica di Weimar causano una iper-inflazione,
il marco tedesco subisce una svalutazione straordinaria. L’economia americana era uscita enormemente
rafforzata dal conflitto e nonostante fosse dotata di un ingente surplus di capitale, necessitava di un’Europa
in cui poter investire. Proprio per tale ragione, gli Stati Uniti condannano le ingenti riparazioni tedesche,
definendolo un vero e proprio ostacolo. Di fatto, ritenevano che la Germania fosse il volano della ripresa
economica internazionale. Inoltre, non sarebbero stati concessi nuovi prestiti all’Europa fino a quando non
fossero stati onorati gli accordi intorno a quanto prestato nel conflitto. Era dunque nell’interesse degli Stati
Uniti interrompere questo circolo vizioso.

La Gran Bretagna era al contempo creditrice di molti paesi e debitrice degli Stati Uniti, c’è una
concatenazione, è forte il legame forte tra attori, perché il peso specifico del debito non colpisce solo la
diretta interessata, quale la Germania, ma rallenta la ripresa dei vincitori.

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IV. Ascesa visioni estremiste : Ci furono una serie di episodi che ebbero luogo in due paesi chiave del
continente europeo, Germania e Italia. In particolare ci fu un’alternanza tra tentativi di colpi di stato o di
addivenire al potere di gruppi di estrema destra e dall’altre parte rivoluzioni di matrice marxista lenista.
Ci furono assassinii di esponenti di punta della repubblica di Weimar. Inoltre vi era una forte ostilità nei
confronti dei ministri degli esteri e delle finanze, in quanto ritenuti responsabili di avere venduto la
nazione con il trattato di Pace. Da notare il fatto che fossero ebraici e questo non fece altro che rafforzare
l’odio scaturito poi nel secondo conflitto.

Il biennio rosso fu estremamente importante per definire le dinamiche di potere in italia. L’occupazione delle
fabbriche, consigli di autogoverno delle fabbriche, il timore che la rivoluzione sovietica potesse spostarsi
anche nel paese, tutto ciò permise all’estrema destra di godere del sostegno della classe media e di importanti
imprenditori. Nel 1921 viene fondato il partito fascista, e anche comunista, visioni che si pongono agli
estremi. Abbiamo la marcia su Roma del 1922, nonché momento centrale nella storia d'Italia. Centrale fu non
solo la marcia su Roma e la scelta dei quadri del partito fascista di puntare su Roma, ma anche e soprattutto
la scelta del sovrano e della classe dirigente di non mobilitare le forze armate per disperdere. Diciamo così,
dei manifestanti, che erano tutto fuorché una forza armata, ben addestrata e ben equipaggiata e pronta a
ottenere il controllo. sull'Italia ci fu un calcolo di natura politica, una scelta politica ben precisa che avrebbe
inaugurato poi il ventennio fascista in Italia.

1920-23 FASE DI TENSIONE

I. Nel 1921 viene definito l’ammontare delle riparazioni della Germania, ovvero 132 miliardi di
marchi d’oro, da rendere impossibile di giocare un ruolo assimilabile a quello del primo conflitto. La
Francia voleva fortemente che la Germania fosse privata delle risorse necessarie per tornare ad essere
una minaccia.

II. La Germania è dunque isolata, ma nel 1922 tenta di rompere l’isolamento, come la Francia aveva fatto
con Bismarck. Interagisce con l’unione sovietica stringendo l’accordo di Rapallo, che prevede il mutuo
riconoscimento e un protocollo militare segreto. Il trattato di Versailles proibiva alla Germania di
detenere una serie di armamenti, di sperimentare, in questo modo invece lo possono fare sul territorio
sovietico. Questo non solo porta vantaggi alla Germania, bensì anche ai sovietici che hanno modo di
osservare e sviluppare competenze in ambito tecnico grazie ai tedeschi.

III. Tra il 1922 e il 1923 la crisi alimentata dall’iper-inflazione esplode, e nel 1923 la Germania dichiara la
propria impossibilità a continuare il pagamento delle riparazioni, che aveva un tasso di interesse
annuo del 6% e rappresentava un’ipoteca sulle generazioni tedesche all’infinito.

IV. La Francia manda le proprie forze armate ad occupare una delle regioni più importanti
economicamente e industrialmente nonché la Ruhr. La dirigenza o accetta o dichiara di voler pagare le
riparazioni o movimenta un nucleo limitato forze armate, essendo che non può procedere in nessuna
delle direzioni sopraelencate, decide di sostenere le popolazioni locali supportando la loro scelta di non
andare al lavoro. Se non ci sono operai che lavorano nelle industrie non vi è alcun beneficio, quindi la
Francia è costretta ad importare lavoratori e attua un embargo interno, proibisce che le risorse del Ruhr
vengano esportate in Germania. La Francia, inoltre, sostiene movimenti indipendentisti in Renania,
regione del reno, che puntano ad indire un referendum per indipendenza, ma la situazione è uno stallo.
La Francia certamente porta lavoratori, ma i continui sabotaggi e l’apparato industriale tedesco rendono
la gestione dei territori alquanto difficoltosa. Oltretutto, il rischio che scoppi un incidente è tale da
generare timore in tutti gli attori, tutti hanno da perdere e si crea un occasione per aprire un dialogo. Lo
stallo spinge alla ridefinizione delle posizioni di Francia e Gran Bretagna.

1924 FASE DI DISTENSIONE

I. 1923-24 cambiano i vertici politici franco-tedeschi : in questi anni vi è un cambio di dirigenza nella
repubblica di Weimar, che vede ora a capo Stresemann e Marx, entrambi a favore di una soluzione
negoziante, ritengono sia necessario trovare un punto di incontro. In Francia la situazione è analoga. I
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governi del centro destra cedono il passo al cartello delle sinistre, anche loro a favore di una soluzione.
Vi è il passaggio da un governo esecuzionista di Poincaré a uno esecutivo dominato da Herriot. In questo
contesto Briand e Stresemann aprono un dialogo che pone le basi per un riavvicinamento.

II. 1924 Piano Dawes : Manca però un attore esterno che possa fungere da mediatore, da garante di questo
processo di avvicinamento, e questo attore sono gli Stati Uniti. Quest’ultimi promuovono il piano Dawes
del 1924, che prende il nome da un banchiere americano. Questo era un piano quinquennale, che aveva
come fine la rimessa in moto della politica tedesca, così da permettere alla repubblica di pagare le
riparazioni. Il pagamento però doveva essere congruo, graduale e doveva tener conto della crisi tedesca,
stabilendo ogni volta una rata differente in base alla situazione economica nella quale la Germania si
trovava. Gli Stati Uniti immettono liquidità nel sistema sostenendola finanziariamente e la Germania
mette come garanzia le proprie ferrovie. A garanzia di questi prestiti obbligazionari che vengono fatti
negli stati uniti, in gran parte vengono messe le ferrovie tedesche.

III. 1925 ripresa pagamento = ritiro truppe dalla Ruhr : una volta che la repubblica di Weimar avesse
ripreso a pagare le riparazioni, le forze francesi sarebbe uscite dalla Ruhr. Si arriva ad uno stallo perché
il governo deve sostenere le popolazioni locali e così facendo aumenta vorticosamente il debito e la
Francia non mette a pieno regime il comparto produttivo della Ruhr. La Francia era soggetta ad una
condanna internazionale, nessuno voleva uno scontro e le azioni della Francia rischiavano l’esplosione
di un conflitto.

Gli Stati Uniti percepiscono come una prosecuzione della crisi, possa alimentare una nuova conflittualità, ma
soprattutto non sia di beneficio per il sistema manifatturiero statunitense. L'obiettivo è quello di poterci
guadagnare e poter continuare con un ruolo se il motore dell'economia europea rimane inceppato. Come
fanno a produrre? A chi vendono i loro prodotti? Hanno necessità che la ricostruzione europea riprenda, in
modo da poter alimentare la produzione negli Stati Uniti. Ciò avviene tramite il piano Dawes, con cui viene
finanziata la ripresa tedesca. Si stabilisce che nel momento in cui la Germania fosse riuscita a riprendere il
pagamento di riparazioni, riparazioni rimodulate e riviste con rate più ridotte, allora le forze francesi
avrebbero lasciato la Ruhr.

Nel 1925 la Repubblica di Weimar riprende a pagare le riparazioni e le forze francesi lasciano la Ruhr. È
questa fase, quella tra il 1925 e il 1929, che porta alla ridefinizione del sistema europeo, è come se ci fosse
stato un passaggio ulteriore > Prima un riordinamento avvenuto a Parigi durante la conferenza di pace e poi
un riaggiustamento che ha luogo a metà degli anni Venti.

1925 SPIRITO DI LOCARNO E SICUREZZA COLLETTIVA

Quando sembra di esser prossimi ad una nuova esplosione del sistema europeo, si diffondo fattori che
limitano questa crisi e permettono una distensione, una opportunità per costruire il sistema su basi diverse, vi
è infatti una transizione da un sistema puramente competitivo a uno cooperativo.

I. 1925 Trattato di Locarno : il periodo dal 1925 al 1929 fu un periodo animato dallo spirito di Locarno,
con questo termine si fa riferimento a una nuova visione del mondo, un nuovo modo di porsi nei
confronti degli attori del sistema europeo. Il termine Locarno viene impiegato per riferirsi a questo
contesto, in quanto nel 1925 fu stretto un trattato di importanza fondamentale, appunto il Trattato di
Locarno che definisce una volta per tutte, almeno secondo i promotori, quelli che l'avevano siglato, le
frontiere tedesche e in particolare i confini con Francia e Belgio, i confini occidentali della Germania,
perché chiaramente le decurtazioni territoriali subite dalla Germania, erano qualcosa che creava forte
risentimento. Vengono riconosciuti i confini con la Francia e il Belgio. È un trattato, c’è un reciproco
riconoscimento, la Francia infatti accetta che la Germania sia unita, non promuoverà più progetti di
frammentazione. Vengono così definite le frontiere occidentali. Per quanto concerne le frontiere
orientali, viene avviato un arbitrato per definire le frontiere con Cecoslovacchia e Polonia. Come in ogni
trattato vi è la necessità di un garante, in questo caso furono due : gli Stati Uniti e l’Italia fascista.
Quest’ultima voleva rafforzare il suo status internazionale in un periodo in cui Roma e Londra godevano
di un ottimo rapporto.

II. 1926 ingresso Germania nella SDN : il trattato di Locarno, inaugura una fase di distensione, che
definisce una volta per tutte le frontiere tra Francia, Germania e Belgio. Da qui è tutto un crescendo, la
Germania entra nella società delle nazioni, terminando il suo periodo vissuto come un attore esterno.
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III. 1928 Patto Briand - Kellog : viene siglato il patto di Briand, che vede oltre 57 paesi dichiarare
formalmente di rinunciare all’uso della violenza per risolvere i loro controversi. Questo venne poi
violato dalla Germania nel momento dell’invasione della Polonia, avviando così il secondo conflitto
mondiale. Questo accade perché era assente un sistema di garanzia, non c’era un attore terzo che si
facesse carico di gestire la questione, che si assicura dell’omissione della forza. La Società delle Nazioni
non poteva fungere da garante, in quanto privo degli strumenti necessari.

IV. 1929 apice della distensione : nel 1929 Francia e Germania giungono ad un accordo per l’evacuazione
delle rozze alleate dalla Renania, che era stata sottoposta alla società delle nazioni ed amministrata da
quest’ultima fino al 1930, non ci sono più truppe straniere sul piano tedesco. Nel piano Dawes succede il
piano Young, prevede una riduzione delle riparazioni (20%) ma soprattutto viene stabilito in quanti anni
debba essere versato il pagamento, ovvero 58 anni, con modalità tali da modulare ogni singola rata
secondo la situazione economica. Si agisce in questo modo perché si vuole superare il conflitto e si
vuole prediligere il dialogo. Briand all’assemblea della società delle nazioni del 1929 auspica la
creazione di una federazione europea, non solo si pongono le basi di una economia integrata ma una
federazione che metta assieme attori che si erano messi contro di loro, si è mutata la percezione in
pochissimi anni, ora ci si affida alla mutua cooperazione, al mutuo beneficio.

Il piano young mirava a sterilizzare l’aspetto punitivo delle riparazioni nel quadro più ampio di una
regolamentazione che avrebbe fatto da supporto all’intero sistema internazionale.

La dichiarazione di Briand sembrò suggellare il successo del negoziato come strumento du regolamentazione
dei contrasti internazionali, e sul mantenimento in vita del trattato di Versailles. Tale prospettiva però mosto i
suoi limiti. Innanzitutto morì Stresemann, visto come l’artefice dell’evoluzione tedesca verso l’ordine di
Versailles. Ma soprattutto nello stesso mese, ottobre 1929, sfociò la cosiddetta crisi del ’29 che tracimò
prontamente nel continente europeo innescando una serie di reazioni che avrebbe inasprito le relazioni
internazionali.

CRISI DEL 1929


Nonostante i buoni presupposti, nel 1929 assistiamo alla più grande crisi del sistema capitalista. Più
precisamente nell’Ottobre del 1929 scoppia la crisi finanziaria nel celebre Martedì nero di Wall Street. Nel
giro di poco viene dimezzato il valore del mercato azionario statunitense, che ha visto l'afflusso di capitali
provenienti non solo dai grandi gruppi industriali, non solo della classe media, ma anche dai ceti meno
abbienti. Impatta anche sul piano industriale, vi è collasso di enormi gruppi, e la disoccupazione è dilagante.

Si stima che la crisi finanziaria, trasformatasi in crisi produttiva, abbia distrutto nell’arco di poche settimane
dieci anni di crescita che per un paese come gli Stati Uniti, che dopo la guerra civile erano rimasti in una
condizione di costante crescita, era qualcosa di inimmaginabile. Questo era l’inizio della fine che Marx tanto
professava, ovvero che le contraddizioni interne avrebbero provocato il collasso del sistema capitalista.

È una crisi che scoppia in maniera inaspettata. Nessuno si aspettava un crollo della bolla finanziaria
statunitense, nessuno aveva la percezione che si trattasse di una bolla speculativa. Tra l'altro la crisi degli
Stati Uniti tracima in Europa e va a rompere tutte le dinamiche cooperative che si erano realizzate. Tant'è che
uno degli elementi cardine di questa fase è il protezionismo, cioè i diversi paesi si chiudono in se stessi.
Venendo meno la parte commerciale, viene meno anche la propensione a collaborare.

Gli Stati Uniti sono impegnati in una crisi drammatica interna e quindi non hanno la forza di agire da
stabilizzatore del sistema Europa. L'Impero britannico può contare su possedimenti enormi e, nonostante una
crisi che inizia a mostrarsi in maniera significativa, continua a bastare a se stesso, quindi assume una
posizione più isolazionista. Gli altri paesi cercano di arrangiarsi e il fatto che alcuni Paesi fossero transitati
meglio in questa crisi favorisce anche le simpatie crescenti verso modelli più autoritari, soprattutto
guardando al modello fascista, che ebbe un'influenza fortissima all'estero in diversi contesti : dal Medio
Oriente, il caso delle camicie brune, per esempio, fino al caso indiano, per non parlare poi dell'Europa
orientale e la stessa influenza, poi, su quella che sarà la visione di Hitler in questo senso.

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Restrizione : Gli Stati Uniti erano ora meno propensi a cedere credito all’esterno, provocando così il collavo
dei piani Dawes e Young. Avendo chiuso tutte le linee di credito la Germania era impossibilitata ad avviare il
processo di crescita.

Protezionismo : Si da inizio a misure protezionistiche, i dazi sono sempre più elevati. I singoli paesi che
avevano scommesso sulla cooperazione, sull'integrazione, iniziano a chiudere, a creare, non a chiedere scusa
per imporre dei dazi sempre più elevati, delle barriere al commercio sempre più significative.

I. 1930 disoccupati : la Germania stava vivendo una crisi economica significativa ed era priva di risorse,
l’impatto di un ulteriore crisi quale questa, non fece altro che causare un ulteriore impoverimento. Nel
1932 la cifra dei disoccupati è raddoppiata rispetto al decennio precedente.

II. Fallimento unione doganale : anche l’Austria è legata economicamente alla Germania e nel 1931
tentano una strada alternativa. Si vuole realizzare un’unione doganale con la premessa di un’unione
politica e in quanto tale non era accettabile per via dei termini dettati dal trattato di Versailles.
Quest’ultimo, tra i diversi punti, proibiva l’Anschluss, che causa un ulteriore instabilità dei mercati.
Londra in difficoltà, economica integrata, globalizzazione che crisi incide su tutti, e londra deve
rinunciare al gold standard cioè alla conversione immediata della valuta della sterlina in oro.

III. UK abbandona il Gold Standard : l’impero britannico fu colpito, ma l’impatto fu minore rispetto ad
altri attori quali Germania e Austria. Gli inglese godevano di possedimenti e risorse tali che
permettevano loro di gestire la crisi. Ciò nonostante, come detto precedentemente, Londra venne
impattata, vista la globalizzazione economica che vigeva. Gli inglese dovettero rinunciare al gold
standard cioè alla conversione immediata della valuta della sterlina in oro.

IV. 1932 Conferenza Losanna : si comprende che la crisi ha un raggiunto un livello tale da forzare i
diversi attori a ridurre drasticamente le riparazioni che la Germania avrebbe dovuto pagare. I tedeschi,
infatti, non avrebbero più dovuto versare 132 miliardi di marchi, bensì 3 miliardi. Nonostante questo
taglio, la Germania non poteva ugualmente versare tale somma, a causa della crisi che stava vivendo.

Si assiste al cambiamento di un intero sistema. Un sistema cooperativo fortemente integrato, che puntava
all'interconnessione dei mercati delle classi dirigenti, che si rompe in maniera irreparabile, provocando un
protezionismo spinto, cioè ogni Stato guarda a sé. Nel caso italiano è ancora più evidente.

ORIGINI E CONSEGUENZE

Per quanto riguarda le origini della crisi del 1929, si sostiene che il valore delle azioni delle imprese quotate
in Borsa fosse stato ampiamente sopravvalutato e che nel dettaglio questa sopravvalutazione provenne da
spinte speculative molto forti, da un eccessivo ottimismo degli investitori che appunto presero a giocare in
Borsa. Peraltro investitori intesi anche piccoli risparmiatori che negli anni avevano deciso di iniziare a per
così dire, giocare in Borsa e dal facile credito concesso alle banche.

I. STATI UNITI : l’improvviso ritiro di capitali da parte degli investitori, avvenuto nel famoso ottobre nero,
provocò un rapido calo del valore delle azioni, con una successiva corsa alla vendita e un crollo del
mercato azionario generale che non riguardò solo imprese e banche ma anche piccoli risparmiatori. Il
presidente Hoover optò per una politica a stampo liberista, quindi in sostanza, lo Stato non avrebbe
dovuto intervenire nell’economia, lasciando che il paese entrasse in una fase di lunga recessione. Questo
causò la cosiddetta Grande Depressione, infatti, il PIL nel 1930 calò del 9,4%. Nel 1932, a soli tre anni
dalla crisi, il Pil calò del 13,4%.

Gli Stati Uniti optarono per un protezionismo molto forte con il tentativo di fare prevalere la produzione
interna statunitense a fronte delle importazioni. Addirittura imposero un aumento di circa il 60% sulla tariffa
relativa alle importazioni. Una cifra veramente elevata che fa capire l'entità di questa crisi e di queste misure.

II. GERMANIA : la crisi interessa, soprattutto per le sue conseguenze e per le sue ripercussioni in Europa.
Infatti, molto presto la crisi si estende in tutta Europa con una particolare gravità, soprattutto in
Germania che, stava affrontando un duro periodo dopo la sconfitta subita nella prima guerra mondiale e
le imposizioni dettate con il Trattato di Versailles. Negli ultimi anni, e in particolare dal 1925, con lo
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spirito di Locarno, la situazione sembrava migliorare, soprattutto grazie anche all'arrivo in Germania di
capitali americani che però, vennero immediatamente ritirati successivamente alla crisi del 29. In
Germania, a causa sia della crisi economica ma anche della crisi politica, perché i partiti che si
succedettero negli anni dal 1930 al 1932, si mostrarono incapaci di fronteggiare e di gestire quella crisi.
Questo, unito ad altre cause, porterà poi all'ascesa di Hitler e del partito nazista nello specifico.

III. URSS : inevitabilmente sembrava risentire di un certo fascino perché, nonostante si trovasse fisicamente
in territorio europeo, in realtà sembrava non subire affatto gli effetti della crisi. Questo perché Stalin
aveva iniziato giusto qualche anno prima con l'avvio del primo piano quinquennale, quindi della
collettivizzazione e della sua politica comunista. Quindi l'URSS iniziò a essere presa come esempio e a
subire il fascino da parte di numerosi intellettuali, soprattutto francesi ma non solo, che iniziarono a
vedere nell'URSS un buon esempio da seguire proprio perché, inspiegabilmente, a fronte dell'Europa e
di molti paesi industrializzati che stavano soffrendo di questa crisi, in realtà non sembrava essere stata
particolarmente toccata per quanto riguarda le misure adottate dai paesi più industrializzati.

IV. GRAN BRETAGNA - FRANCIA : Per quanto riguarda le altre due principali potenze, in questo scenario,
quindi, Francia e Gran Bretagna per lo più si dedicarono alle preferenze imperiali. Ciò significa che
preferirono il commercio solo ed esclusivamente con le colonie e quindi le importazioni ovviamente
provenienti dai paesi dalle loro colonie. Queste scelte non fecero altro che diminuire ulteriormente il
livello degli scambi internazionali, inasprendo la recessione economica. Ciò spinse per reazione tutti i
paesi verso politiche ancor più protezionistiche che in nazioni quali il Giappone, l’Italia e la Germania
rafforzarono tendenze espansionistiche e aggressive.

V. ITALIA : probabilmente a causa della sua parziale arretratezza economica e dei più deboli legami con
l’economia americana, l’Italia fu colpita dalla crisi più tardi, all’inizio degli anni ’30. La serie di
fallimenti fu impressionante sia nel settore industriale che bancario, tanto da spingere il governo fascista
a intervenire direttamente sull’economia.

VI. EUROPA CENTRO - ORIENTALE : in queste nazioni la crisi ebbe effetti particolarmente pesanti,
soprattutto a causa delle loro strutture economiche fragili. Con lo scoppio della crisi vennero esasperate
delle situazioni sociali già complesse e spesso minando le deboli strutture democratiche. (Austria,
Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania)

LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI

La Società delle Nazioni venne creata nel 1919 in larga misura su spinta del presidente americano Wilson.
Al momento della sua costituzione aderiscono alla Società ben 48 stati che rappresentavano l’Europa e le due
Americhe. I popoli di Africa e Asia erano presenti tramite delegati delle varie madrepatrie fatte alcune
eccezioni come ad esempio il Libano.

Era formata da un Consiglio al quale avrebbero dovuto prendere parte come membri permanenti le 5 potenze
vincitrici, nonché Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia) e 4 membri non permanenti. Era
richiesta una unanimità. Assemblea e consiglio erano affiancati da un Segretariato Internazionale, alla cui
guida fu posto l’inglese Sir Eric Drummond.

Si articolava inoltre di una Assemblea formata dai rappresentanti di tutti gli stati aderenti, e votava
risoluzioni e raccomandazioni. Aveva il diritto di nominare i membri non permanenti del Consiglio e i
giudici della corte permanente di giustizia internazionale. Come per il Consigli è fondamentale l’unanimità.

Erano inoltre previste varie commissioni che si sarebbero occupate di temi specifici, come ad esempio :
Danzica, rifugiati, mandati, frontiere..)

DEBOLEZZA DELLA SDN

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Nonostante le speranze riposte da molti, essa fin dall’inizio aveva mostrato una serie di limiti. Innanzitutto
non ne facevano parte paesi quali gli Stati Uniti, che avrebbero dovuto avere il ruolo di garanti. Il garante
esterno chiamato a cementare l’intero sistema viene meno, la Germania sconfitta e l’Unione Sovietica non ne
fanno parte, ma se doveva essere un sistema di responsabilità collettiva, la decisione di tenere al di fuori
determinata attori, risultava controproducente per il funzionamento della stessa. La Società delle Nazioni,
inoltre, poteva impedire uno scontro con pure ammonizioni, non aveva il diritto di intervenire militarmente,
che in casi come questi avrebbe avuto una incidenza maggiore.

Erano presenti delle contraddizioni intrinseche, come la convivenza dei mandati e il principio di
autodeterminazione. La SDN era inoltre priva di strumenti adeguati, non godeva del diritto di intervenire
militarmente, ma poteva semplicemente ammonire le diverse nazioni. Da non dimenticare il fatto che le
decisioni dovessero essere prese all’unanimità, aspetto particolarmente complicato vista l’eterogeneità che la
componeva.

COVENANT : OBIETTIVI SDN

ARTICLE 10 : I membri della Lega si impegnano a rispettare e a preservare contro le aggressioni esterne
l'integrità territoriale e l'indipendenza politica di tutti i membri della Lega. In caso di aggressione di questo
tipo o in caso di minaccia o pericolo di aggressione, il Consiglio comunica i mezzi con i quali tale obbligo
deve essere soddisfatto.

ARTICLE 11 : Qualsiasi guerra o minaccia di guerra, che colpisca immediatamente o meno uno dei
membri della Lega, è dichiarata una questione che riguarda l'intera Lega, e la Lega intraprenderà qualsiasi
azione che possa essere ritenuta saggia ed efficace per salvaguardare la pace delle nazioni.

ARTICLE 12 : I Membri della Lega convengono che, qualora sorgessero tra loro delle controversie che
potrebbero portare ad una rottura, essi sottoporranno la questione ad arbitrato o ad una risoluzione
giudiziaria o ad un'indagine del Consiglio, e accettano in nessun caso di ricorrere alla guerra fino a tre
mesi dopo il lodo da parte degli arbitri o la decisione giudiziaria, o la relazione del Consiglio. In ogni caso ai
sensi del presente articolo la sentenza degli arbitri o la decisione giudiziaria sono effettuate entro un termine
ragionevole, e la relazione del Consiglio è effettuata entro sei mesi dalla presentazione della controversia

PRIMI FALLIMENTI DELLA SDN

I. Creazione Manchunkò : Il Giappone era un Paese in forte crescita e, nel 1904 -1905 era addirittura
riuscito a vincere una guerra contro l'impero zarista. E questo fatto, aveva fatto capire alle potenze
europee per lo più che il Giappone effettivamente era una potenza, perché era la prima volta che un
Paese in via di sviluppo, un paese emergente, riusciva a sconfiggere uno degli imperi principali.

Quindi da una parte abbiamo il Giappone in forte crescita. Dall'altra parte abbiamo la Cina, che stava
affrontando un periodo di particolare instabilità. Infatti in Cina, con il declino dell'impero e la nascita della
Repubblica, inizialmente la situazione è sfuggita di mano al capo della Repubblica Sun Yat sen, tant'è che
iniziarono a nascere più partiti e, primo fra tutti, iniziò a spiccare la figura del generale Chang Kai shek,
membro del Kuomintang, quindi il Partito Nazionalista. Nel momento in cui Sun Yat sen morì, Chang Kai
shek riuscì a prendere il potere in Cina, ma dovette fronteggiare diversi partiti, primo fra tutti il Partito
Comunista Cinese, in cui stava emergendo proprio in quegli anni la figura di Mao Zedong. Quindi difficoltà
interne in Cina, perché, appunto, vediamo una contrapposizione e una lotta fra il partito nazionalista di
Chang Kai shek e il Partito Comunista Cinese.

Quindi, a questo punto il Giappone, che già esercitava la propria influenza su buona parte della Cina, vide
un'occasione per riuscire a esercitare ancora in maniera più ampia un controllo su altre parti della Cina e
decide di creare uno stato fantoccio, ovvero il Manciukuò. Infatti, nel settembre 1931, prendendo come
pretesto un attentato contro la linea ferroviaria giapponese, appunto in Manciuria, decide unilateralmente di
creare questo stato fantoccio, il Manciukuò.

La Cina si rivolge alla Società delle Nazioni, dove trova però un sostanziale disinteresse delle potenze
occidentali. Nel gennaio 1932 viene comunque istituita una commissione di inchiesta di cui facevano parte

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Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia e questa commissione d'inchiesta formulò un
documento incolpando il Giappone dell’aggressione.

Nel frattempo la Cina si era appellata nuovamente all'Assemblea Generale della Società delle Nazioni, che
diede come indicazione agli Stati membri di non riconoscere il Manciukuò. Il 27 marzo 1933 il Giappone si
ritirò ufficialmente dalla Società delle Nazioni.

In questo punto vediamo come la Società delle Nazioni risulta totalmente inerme di fronte a l'aggressività di
un paese industrializzato. La Società delle Nazioni non riuscì a fare nulla per frenare l'espansionismo di una
potenza peraltro emergente.

II. Fallimento negoziati sul disarmo : un secondo fallimento della Società delle Nazioni può essere
esemplificato nel fallimento dei negoziati sul disarmo. L'articolo otto della Covenant, quindi della Carta
istitutiva della Società delle Nazioni, sanciva che i membri dovevano riconoscere che il mantenimento
della pace non potesse prescindere dalla riduzione degli armamenti nazionali e che ovviamente il
Consiglio e gli Stati dovevano formulare piani e direttive per questa riduzione e che il limite imposto
degli armamenti non poteva essere superato.

Nel febbraio 1932 viene istituita questa conferenza la Conferenza di Ginevra, proprio per la riduzione e
limitazione degli armamenti, che vedeva peraltro la partecipazione anche di Stati Uniti, Unione Sovietica,
nonostante, non fossero membri della Società delle Nazioni.

In realtà tutta la conferenza verte più che altro su una revisione dei termini di Versailles. Perché la Germania,
dal canto suo, voleva una revisione del trattato e voleva la rimozione dei limiti imposti sugli armamenti.

In realtà di armamenti si parlò ben poco, perché si trattò più che altro di uno scontro fra Francia da un lato,
che voleva invece il mantenimento dei termini di Versailles proprio perché aveva paura di un'ulteriore
aggressione e di un’espansione e la Germania invece, che voleva una revisione dei termini di Versailles.

Quindi, come conseguenza, nel settembre 1932 la Germania ritirò la delegazione del negoziato, per poi
ritornare a dicembre perché le potenze avevano fatto intendere che sarebbero state disposte a revisionare in
questi termini le clausole di Versailles. Nonostante ciò nel 1933 Hitler annuncia il ritiro dalla Società delle
Nazioni.

FASCISMO
Per quanto riguarda l'Italia fascista, con la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini salì al potere nel
1925, provocò le cosiddette leggi fascistissime e al tempo stesso, nel 1929, i famosi Patti Lateranensi con la
Chiesa.

Mussolini e il suo movimento si erano fatti interpreti di gran parte dei temi e degli obiettivi del nazionalismo,
fra cui il mito della “vittoria mutilata”, la polemica nei confronti delle potenze “soddisfatte”, la volontà di
espansione dell’Italia e l’aspirazione a vedere il paese riconosciuto come una grande potenza. Ciò aveva
condotto il fascismo a sposare la causa del revisionismo nei confronti del trattato di Versailles.

Il comportamento di Mussolini cambia da un iniziale revisionismo a una sostanziale accettazione dei termini
di Versailles, mirando a far divenire l'Italia,, l'ago della bilancia del sistema internazionale.

Quindi, inizialmente questo revisionismo, che era per lo più di facciata e diretto all'opinione pubblica interna,
quindi al popolo italiano, infatti si parlava di temi come il nazionalismo e il mito della vittoria mutilata. Al
tempo stesso voleva fare espandere l'Italia e darle quel ruolo di grande potenza che secondo lui, era mancato
fino a quel momento all’Italia. Un esempio di questa politica revisionista è l'occupazione di Corfù del 1923.

Successivamente, si passa a una sostanziale accettazione dei termini di Versailles, anche perché, Mussolini
capisce che l’Italia, per avere quel ruolo di grande potenza che le spetta, deve comportarsi un po come ago
della bilancia del sistema internazionale, quindi essere presa come esempio dalle altre potenze.

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Infatti le piccole e medie potenze vedevano già all'interno della Società delle Nazioni l'Italia come un
esempio da seguire e la vedevano quindi in modo positivo. Con Gran Bretagna e Stati Uniti c'erano dei
cordiali rapporti, perché Mussolini veniva visto come un self-made man, quindi un uomo modernizzatore e
carismatico.

Con la Francia c'era qualche tensione, soprattutto per la questione della Tunisia, su cui la Francia aveva un
protettorato, e anche perché Parigi iniziò a divenire il centro dell'opposizione dei partiti che appunto
fronteggiavano Mussolini. Quindi, la Francia iniziò ad accogliere oppositori del partito.

Per quanto riguarda la Germania pare singolare, visto in realtà le scelte poi che vengono compiute da
Mussolini, ma inizialmente Mussolini non fu particolarmente colpito dalla figura di Hitler, anzi, durante il
loro primo incontro adottò un comportamento di cautela, soprattutto perché, in Alto Adige era presente una
forte componente tedesca, quindi c'erano diverse tensioni in questo senso. Considerando il fatto che
Mussolini avesse da poco avviato una campagna di italianizzazione forzata proprio in Alto Adige. C'era la
paura da parte di Mussolini che Hitler potesse appunto spingere gli altoatesini a chiedere l'annessione alla
Germania o comunque a rivoltarsi nei confronti del regime fascista.

L’Italia, vuole farsi vedere e portare avanti la sua visione di ago della bilancia del sistema internazionale,
infatti, ci prova in dettaglio con il famoso patto a quattro. Si tratta di un patto fra Francia, Germania, Gran
Bretagna e Italia, con appunto l'obiettivo il fine ultimo di mantenere la pace. Questo patto non verrà
comunque mai ratificato, ma ci dà l'idea di come Mussolini in realtà inizialmente tenta di mantenere rapporti
diplomatici e quantomeno di evitare un'escalation e di evitare una ulteriore aggressività in Europa dopo il
dramma vissuto durante la Prima guerra mondiale.

Nel quadro delle aspirazioni a un rafforzamento del ruolo italiano nell’area danubiano-balcanica rientravano
sia gli accordi economici con l’Albania, che miravano a rendere tale stato un protettorato italiano, sia le
buone relazioni con l’Ungheria. Ma anche i rapporti di collaborazione di Romania, a dispetto della sua
presenza all’interno della piccola intesa.

TOTALITARISMI

È un termine che è stato utilizzato per accomunare quantomeno tre regimi : quello sovietico, quello nazista e
quello fascista.

I. Identificazione dello Stato : Si definiscono totalitarismi perché hanno un obiettivo ben definito, ovvero
di addivenire ad una completa identificazione tra lo Stato e la società e si servono di un potere assoluto.

II. Controllare e plasmare la società : il termine assoluto non vuol dire solo enorme, significa anche
libero, cioè il riferimento all'etimologia latina del termine libero da qualsiasi limite, libero da qualsiasi
contrappeso. È un potere assoluto che non vuole solo controllare tutta la vita della comunità, ma intende
anche plasmarla secondo un obiettivo che viene individuato.

Non si tratta solo di voler controllare lo Stato, le sue risorse, gli strumenti a sua disposizione. Si tratta di
addivenire a una completa trasformazione della società e questo si vede anche sulla base sull'uso massiccio
che viene fatto della propaganda. Si pensi all'attenzione che i regimi totalitari hanno da sempre dedicato al
benessere fisico, o meglio all'educazione del fisico. L'importanza di crescere le generazioni di uomini e
donne prestanti fisicamente, che potessero guidare il Paese verso una fase di crescita molto forte.

III. Popolo eletto e missione : c’è anche una visione che viene fornita da questi regimi totalitari, cioè non si
vuole seguire il proprio modello solo perché è il modello migliore in assoluto. C'è anche una visione a
cui tendere, una missione che i diversi popoli devono adempiere.

ITALIA : Si pensi al caso fascista, il popolo italiano doveva seguire le orme degli antenati dell'antica Roma,
recuperare la centralità di un Paese destinato alla gloria. E per farlo, quindi, doveva guardare all’esterno.

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GERMANIA : Il caso nazista, il popolo eletto, il popolo ariano. Un mito che viene costruito ad arte sulla
base di un darwinismo sociale spinto che divideva i popoli sulla base della razza o dell’etnia, a differenze di
tipo biologico. C’è una classificazione dei popoli, ci sono razze che guidano e razze che sono chiamate a
seguire.

Il popolo tedesco ha questa missione di addivenire l'occupazione di questo spazio vitale e di guidare il
Vecchio Continente, è una visione che non è solo figlia della volontà di primazia del popolo tedesco, ma
veniva visto come l'unico modo per garantire un futuro a un'Europa che altrimenti sarebbe stata travolta dalle
masse eurasiatiche comuniste o avrebbe ceduto a quelle che erano le storture del modello americano. Quindi
si proponeva una visione nuova dietro la visione tedesca e questa è una cosa paradossale.

Vi era la volontà di rilanciare un continente che aveva guidato il mondo per qualche secolo e che però viveva
una fase di crisi, c’era anche la percezione di questa situazione.

UNIONE SOVIETICA : Il popolo sovietico era chiamato a guidare la rivoluzione internazionale, tant'è che
viene rafforzata l'Internazionale comunista con l’obiettivo di consolidare gradualmente la rivoluzione in
patria e poi di espanderla sfruttando ogni mezzo, sfruttando la via parlamentare o ricorrendo all'uso della
forza laddove necessario.

IV. Sfiducia democrazia e stato liberale : C’era una Fort sfiducia nella democrazia, nello Stato liberale e in
tutti i suoi strumenti che sono presenti. Consentiva la necessità di adibire una rivoluzione. Il termine
rivoluzione non è utilizzato solo in Unione Sovietica, ma è utilizzato, a volte non espressamente, perché
richiama quanto avvenuto nel 1917 in Unione Sovietica, ma è sempre alle spalle, sottende quello che è il
discorso, anche nazista e fascista. Netta contrapposizione con il vecchio ordine > rivoluzione

V. Alternanza estremismo e normalizzazione : Questi autoritarismi erano soliti intervallare atti estremi,
repressione interna, violazione degli accordi assunti sul piano internazionale. In altri momenti, invece, si
presentavano come attori "reliable”, su cui si poteva fare affidamento. Il caso del partito fascista è il caso
più evidente. Da una parte c’era la volontà di ridefinire gli equilibri internazionali (campagna d’Etiopia)
dall’altra la volontà di essere garanti del sistema internazionale (Stresa, Locarno prima).

È il tentativo sapiente di bilanciare le due componenti sul piano internazionale ma anche sul piano interno, si
pensi a come il partito fascista da una parte si fosse implicato in violenze inenarrabili sulla popolazione e
soprattutto sui movimenti di sinistra o su movimenti che erano considerati di opposizione, ma al tempo
stesso si presentasse come bastione della civiltà nei confronti del pericolo di sovversione di comunismo e di
espansione della rivoluzione russa. Quindi la capacità anche di bilanciare sapientemente questi aspetti.

La figura del partito non deve essere vista semplicemente come una forza politica che opera all'interno del
sistema parlamentare, ma che dall'interno del sistema punta a dominare lo stesso sistema, punta ad ampliarsi
e a diffondersi. L’idea è quella di dominare ogni singolo ambito della vita, di regolarlo e ampliarlo.

VI. “Karisma” del capo : In Italia, in Germania, in Unione Sovietica abbiamo una leadership forte, una
leadership che non è solo solida, ma che dotata di carisma. Il termine carisma è greco, la capacità di
essere un punto di riferimento, di affascinare, è la capacità di prendere decisioni, di presentarsi come il
leader giusto, che opera nella maniera migliore, nel posto corretto e al momento giusto, è un’aura che la
circonda. Il termine carisma riflette proprio quasi un'aura di sacralità che va quasi a circondare la figura
del capo. Si vede anche nei modi in cui questi leader irrigano la folla, sono più conosciute queste
modalità utilizzate da Hitler e da Mussolini in ambito occidentale e anche nel nostro Paese. Ma Stalin
ricorse una forma diversa di carisma e riuscì a suo modo a porsi come punto di riferimento, anche se,
diciamolo, dovette fare i conti con una opinione pubblica più attiva, come era quella della Repubblica di
Weimar prima e del Regno d'Italia anzi ancora prima.

VII. Riportare l’ordine naturale : Abbiamo regimi che si muovono tra due estremi. Da una parte il
richiamo costante a un ordine naturale al quale si vuole tornare, un mondo in cui solo i più forti possono
sopravvivere, possono prevalere. È un richiamo all'ordine naturale, un richiamo a quello che deve essere
il mondo, dove solo i più forti prevalgono e quindi dobbiamo essere forti a sufficienza per prevalere, per

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primeggiare. Vi è quindi uno sguardo alle origini, eppure sono tutti i regimi che guardano alla modernità,
che hanno quasi un vero e proprio culto della modernità. Questo si riflette sul piano programmatico, con
una spinta all’industrializzazione, la modernizzazione all'alfabetizzazione, la scolarizzazione sul piano
architettonico. In Italia, purtroppo, abbiamo ancora tanti esempi di questi sforzi sul piano architettonico.
La volontà di traslare, di mostrare l'avvento di questo ordine nuovo anche sul piano strutturale, anche sul
piano architettonico.

La Germania hitleriana aveva il progetto di ridisegnare Berlino, come Roma con l’altare della Patria, per
esempio. In Unione Sovietica si ha una fase di questo tipo, seppur con risorse diverse e quindi anche sul
piano artistico con i futuristi, con tutte le correnti che diventano dominanti o che emergono in quella fase, in
quella fase storica.

VIII. Lotta contro il nemico : C’è il riferimento a una missione, ma anche alla necessità di armarsi, di si è in
lotta contro un nemico, che sempre è interno ed esterno, in tutti e tre i casi.

ITALIA : Nel caso fascista, il nemico interno è il comunista, il nemico esterno sono le vecchie plutocrazie.
Prima era la Germania che voleva accaparrarsi l'Austria, che non voleva rispettare il Patto di Versailles. Poi
ci sono le plutocrazie, una volta che si è visto diviene un avvicinamento alla Germania nazista. Il termine
plutocrazia viene utilizzato per far riferimento in particolare agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, ma anche la
stessa Francia. E poi c'è sempre il nemico dell'Unione Sovietica a cui far riferimento.

GERMANIA : qui la situazione è analoga, seppur con alcune variazioni. Il nemico interno è rappresentato
dalla 5.ª colonna rappresentata dalla comunità ebraica. È un nemico presente, radicato e quindi più
facilmente coltivabile. E inoltre vi è la 5.ª colonna comunista, in riferimento all'incendio del Reichstag e con
le conseguenze che questo ebbe. Il nemico esterno, invece, era l’Unione Sovietica, il nemico per eccellenza a
est e la Francia a ovest. Peccato che nel 39 quando si diviene al patto Molotov-Ribbentrop, si diviene a una
normalizzazione dei rapporti con l'Unione Sovietica e viene accettata.

IX. Sostegno dei ceti medi : a parte l'Unione Sovietica, sia nel caso del nazismo che nel caso del fascismo
abbiamo il sostegno dei ceti medi. Questi regimi erano regimi, a parte il caso dell'Unione Sovietica,
rassicuranti per la classe media perché sembravano il male minore. Non solo il male minore, ma un male
che si poteva contenere, che aveva legami, che aveva conoscenze, quindi quasi il tentativo di poter
gestire il mostro che si era scatenato dall’interno, di poterlo guidare.

X. Processi di fascistizzazione - nazificazione della società : abbiamo lo sviluppo della società di massa.
Qui sì che gli strumenti che si sono sviluppati nel primo conflitto mondiale vengono impiegati in
maniera massiccia, la volontà di dominare i cuori e le menti delle popolazioni, di dar vita a un
totalitarismo pieno.

XI. Ruolo della violenza : la violenza non è un qualcosa che si cerca di nascondere, che deve essere espulso
dal reame politico. Soprattutto per il regime nazista e per quello fascista, è una componente essenziale di
un sistema dove vale il concetto di homo homini lupus, cioè in cui tutti contro tutti, non c'è qualcuno che
garantisce per la tua incolumità. La violenza viene quasi sacralizzata in alcuni ambiti.

«Ho sempre detto, e qui lo ricordano quelli che mi hanno seguito in questi cinque anni di dura battaglia, che
la violenza, per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente, cavalleresca»

Discorso che fece Mussolini nel gennaio 1925, in cui ribadisce che la violenza dovesse essere usata in
maniera diversa da come era stata utilizzata in Unione Sovietica con la creazione della CECA, l'uccisione
indiscriminata di intere comunità e l'utilizzo massiccio. Era una visione della violenza come di uno
strumento necessario. In realtà non esiste questa precisione chirurgica, ci sono sempre vittime, tant'è che si è
parlato di vittime collaterali, utilizzato per nascondere gli innocenti che muoiono durante questo tipo di
attività.

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NAZISMO - ASCESA AL POTERE DI HITLER


Il 14 ottobre del 1933, pochi mesi dopo la salita al potere di Hitler come cancelliere, Hitler stesso annuncia il
ritiro non solo dalla conferenza, ma anche dalla Società delle Nazioni.

In realtà Hitler prese a svolgere attività politica, avvicinandosi a uno dei numerosi piccoli partiti di destra che
faceva in sostanza dell'odio per la democrazia, dell'opposizione al Trattato di Versailles e dell'odio nei
confronti degli stranieri, degli ebrei e delle minoranze, i caratteri fondanti del proprio programma.
In breve tempo divenne l'esponente di punta e di spicco del partito nazionalsocialista, ma comunque decise di
avviare rapporti con partiti e componenti più moderatori per dare avvio a un colpo di stato, il famoso Putsch
di Monaco del 1923, che però fallì.

Come conseguenza, Hitler e gli altri collaboratori furono costretti a una breve pena detentiva in cui Hitler
ebbe l'occasione di scrivere il suo famoso libro Mein Kampf, ovvero La mia battaglia. In questo libro, oltre a
l'esaltazione della razza ariana e dell'odio nei confronti soprattutto degli ebrei, si concentrava anche nell'odio
contro i partiti democratici e i partiti comunisti e il sostanziale rifiuto della sconfitta di Versailles.

Quindi per Hitler l'obiettivo finale era un nuovo ordine europeo, che non poteva però prescindere dalla
riunione in un unico paese, quindi all'interno della Germania, di tutte le popolazioni di origine di minoranza
tedesca. Quindi, una volta riuniti tutti questi popoli sotto un'unica nazione, l’idea di Hitler per la creazione di
questo nuovo ordine europeo era di spostarsi sempre più verso est a spese di nazioni quali la Polonia.

Ovviamente l'URSS per Hitler era il nemico principale, perché non solo la popolazione era di razza slava,
quindi diversa dalla razza ariana, e per questo motivo, secondo Hitler, considerata inferiore, ma anche perché
all'interno dell'URSS vigeva la dottrina e l'ideologia comunista.

Hitler non escludeva l’opzione di uno scontro armato con le grandi potenze occidentali e con l’URSS pur di
giungere al suo obiettivo di conquista dello spazio vitale, nonché Lebensraum.

Una volta uscito dal carcere, Hitler si trova di fronte chiaramente una situazione disastrosa a causa della crisi
del 29 che, come abbiamo visto, investì in modo particolare la Germania. Ci furono diverse tornate elettorali.
Infatti nel 1928, quando ancora la crisi non era scoppiata, il partito nazionalsocialista ottenne solo un misero
2,6%, a fronte del 29,8% del Partito Democratico. Nel 1932 la situazione cambia, tant'è che,, il partito
nazionalsocialista ottiene un 37,8%, una cifra, un numero veramente esagerato, soprattutto pensando al
periodo storico. Quindi facilitato dalla crisi economica e facilitato dal fatto che fra il 1930 e il 1932 si
succedettero governi sostanzialmente deboli, incapaci di fronteggiare la crisi economica. In realtà nel 1933,
oltre a vincere le elezioni nel momento in cui cade l’esecutivo, Hitler riesce a divenire cancelliere. Uno dei
primi passi che farà oltre all'uscita dalla Società delle Nazioni, è prendere come pretesto l'incendio del
Reichstag per dare avvio ad una serie di fortissime leggi contro l’opposizione, quindi di fatto eliminando
qualsiasi opposizione presente all'epoca in Germania.

Nell'agosto del 1934, alla morte dell'allora presidente Hindenburg, Hitler si nomina abolendo la carica di
Presidente della Repubblica e di fatto accentrando tutti i poteri su di sé.

Peraltro è singolare, come a fianco dell'eliminazione dell’opposizione, delle leggi razziali nei confronti di
ebrei e di altre minoranze, ci fu l'eliminazione di suoi collaboratori, quindi comunque di persone che lo
avevano aiutato nella scalata al potere, ma che evidentemente non gli erano più d’aiuto e che avrebbero
potuto tradirlo, secondo lui.

LA REAZIONE DELLE POTENZE

Quando Hitler giunse al potere all'inizio del 1933, sebbene considerasse il duce il modello al quale si era
ispirato nella presa del potere, ben pochi all'interno della leadership fascista guardavano con simpatia al
nuovo governo tedesco.

I. ITALIA : Vari elementi sembravano rendere i due regimi sufficientemente lontani dal punto di vista
ideologico, fra cui l'antisemi-tismo e l'ostilità del nazismo verso la Chiesa. Il fascismo, soprattutto nella
sua propaganda, si ergeva a erede degli ideali del cattolicesimo e della romanità, che apparivano in
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aperta contrapposizione con i miti pagani e il germanesimo di cui il nazismo sembrava portatore. Al di là
di questi aspetti ideologici, l'Italia temeva che l'obiettivo dell'unione di tutto il Volk tedesco in un unico
grande Reich si traducesse nell'annessione dell'Austria e nell'estendersi di tale espansione al territorio
italiano del Sud Tirolo.

Sin dalla fine del 1932 il regime fascista sembrò convinto che il sistema di Versailles fosse entrato in crisi e
al termine di quell'anno Mussolini avanzò l'ipotesi di un «patto a quattro», un accordo fra Italia, Gran
Bretagna, Francia e Germania mirante al mantenimento della pace e alla soluzione delle questioni
internazionali; nel progetto si prevedeva anche la revisione dei trattati di pace.

Mussolini ebbe il suo primo incontro con Hitler, ma il duce non fu particolarmente colpito dalla figura di
Hitler. Pochi giorni dopo i colloqui, il Führer procedette all'eliminazione violenta degli esponenti delle SA,
un episodio che la propaganda fascista presentò in maniera negativa all'opinione pubblica italiana come
esempio dell'instabilità e dei caratteri «barbarici» del regime tedesco contrapposti all'ordine del fascismo,
esempio della «civiltà italiana». A inasprire ulteriormente le relazioni italo-tedesche nel volgere di poche
settimane si aggiunse un nuovo drammatico avvenimento.

Nel 1932 era salito al potere in Austria il cattolico conservatore Engelbert Dollfuss in una situazione di grave
crisi economica e di forti contrasti sociali. Aveva instaurato un regime autoritario avvicinandosi all'Italia
fascista e sostenendo l'indipendenza dello stato austriaco, con ciò però inimicandosi il locale Partito nazista,
sostenitore dell'Anschluss. Nel luglio del 1934 i nazisti austriaci, con il supporto indiretto del Partito
nazionalsocialista tedesco, tentarono un colpo di stato. Dollfuss venne gravemente ferito e mori nel volgere
di poche ore.

Quanto accaduto a Vienna irritò fortemente Mussolini nei confronti della Germania; il duce minacciò la
mobilitazione di alcune unità dell'esercito lungo il confine con il Brennero e ribadì pubblicamente il sostegno
italiano all'indipendenza austriaca. Lo stesso Hitler negò qualsiasi coinvolgimento di Berlino nel tentato
colpo di stato.

Le preoccupazioni italiane nei riguardi dell'aggressività hitleriana spinsero il duce ad accettare anche
un'ipotesi di riavvicinamento alla Francia, che si tradusse nel gennaio del 1935 in un importante incontro
svoltosi a Roma fra Mussolini e l'allora ministro degli Esteri francese Pierre Laval.

II. FRANCIA : Gli accordi Mussolini-Laval non rappresentavano un caso isolato, in quanto anche le
autorità francesi si erano mostrate fortemente preoccupate dell’arrivo al potere del nazismo e
compresero come questo evento avrebbe minacciato quanto rimasto del trattato di Versailles.

Fin dai primi anni 30 l’interesse francese era volto all’URSS e questo culminò con il patto di non
aggressione siglato nel 1932. Il miglioramento dei rapporti franco-russi portò all’entrata dell’URSS nella
SDN, ciò rappresentò un ulteriore successo nella politica francese, che mirava ad un contenimento della
minaccia tedesca. Ulteriormente, nel 1935, viene siglato un patto di reciproco aiuto tra Parigi e Mosca.

III. URSS : la presa del potere da parte di Hitler, la feroce repressione operata dal nazismo nei confronti del
comunismo e dell’Unione Sovietica, fecero della Germania il nemico numero uno. Nella svolta
internazionale dello stato sovietico rientrano l’avvicinamento alla Francia, l’entrata nella SDN e il
sostegno all’obiettivo della sicurezza collettiva.

REVISIONISMO DI HITLER

I. FRONTE DI STRESA

Inizialmente Hitler mira a eliminare l'opposizione e portare avanti leggi razziali nei confronti di diverse
minoranze. Per quanto riguarda però la divisione e la questione territoriale, cerca di muoversi con cautela,
cercando di sfruttare la debolezza di Versailles e la Società delle Nazioni e iniziando un revisionismo delle
clausole in maniera graduale.
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Fra le clausole di Versailles vi era:

- Il fatto che la Renania dovesse essere mantenuta smilitarizzata e che fosse occupata.
- Il divieto dell'Anschluss, quindi dell'annessione all’Austria.
- Un forte limite veniva imposto alle forze armate e quindi c'era il divieto della leva obbligatoria,
massimo delle 100.000 unità e il divieto di utilizzare determinati armamenti.

- Infine erano proibite le fortificazioni sulla riva sinistra del Reno.


Già nel 1933 Hitler decide unilateralmente di uscire dalla Società delle Nazioni, isolando la Germania. Nel
1935 la Saar, con un plebiscito che vede il 90% dei voti favorevoli, torna alla Germania e al tempo stesso
impone la coscrizione obbligatoria. Questo passaggio è particolarmente fondamentale, tant'è che desta non
poche preoccupazioni nei confronti di questa politica di Hitler da parte della Gran Bretagna, della Francia e
dell'Italia che decidono appunto di incontrarsi a Stresa per una conferenza nel marzo 1935, in cui si ribadisce
la validità del Trattato di Locarno del 1925 che, riguardava appunto i confini della Germania e ribadisce
l'indipendenza dell’Austria.

Ciononostante il fronte di fatto non era realmente unito. Infatti, nel maggio 1935 la Francia decide di
stipulare un accordo con l'Unione Sovietica e questo per cercare di contenere la Germania dal punto di vista
della Francia. Per l'Unione Sovietica, in particolare per Stalin, questa era un'occasione per ottenere il know-
how. Stava portando avanti la sua politica e stava cercando di fare espandere la propria economia. In realtà si
trova a collaborare con la Francia con una potenza europea, proprio per cercare di ottenere il know how
necessario quindi conoscenze in ambito tecnologico e per gli armamenti militari. Quindi per Stalin era
un'occasione per acquisire nuove conoscenze e al tempo stesso perché anche lui vedeva nella Germania una
possibile nemico.

Al tempo stesso più dal punto di vista ideologico, in realtà Stalin era anche convinto del fatto che alla lunga
il capitalismo sarebbe stato sconfitto e che il comunismo sarebbe riuscito a risultare l'ideologia prevalente al
tempo stesso.

Nel 1935, inoltre, la Germania stipulò un accordo navale con la Gran Bretagna, in cui si stabilisce che la
flotta navale marittima della Germania non dovesse superare il 35% di quella dalla Gran Bretagna.

Un ulteriore passaggio di questo revisionismo delle clausole di Versailles è il fatto che nel marzo 1936 Hitler
decide di militarizzare la Renania e di costruire fortificazioni, quindi di fatto va a smantellare piano piano
tutte le clausole di Versailles.

II. ANSCHLUSS

Già nel 1934 ci fu il tentativo di un colpo di Stato da parte del Partito Nazista Austriaco che, con il supporto
della Germania, portò all'uccisione del cancelliere Dollfuss. Quest’ultimo aveva appunto governato in
Austria, peraltro con la simpatia e con l'aiuto anche dell'Italia fascista. In questo contesto, nel 1934 l'Italia va
ricordato che sigla l'accordo con la Francia, il famoso accordo Mussolini Laval, l’Italia è spaventata
chiaramente per le ripercussioni in Alto Adige e decide di stringere un accordo con la Francia.

Questa è la premessa perché nel 1937 aderisce invece al patto con il Giappone e la Germania, e stringerà poi
negli anni successivi il patto d'acciaio con la Germania. Ma in questo momento storico, Mussolini opera con
cautela nei confronti di Hitler e quindi decide di siglare l'accordo con la Francia.

Nel 1936 la Germania sigla un accordo con l'Austria in cui viene rispettata la sovranità dell’Austria, ma è
uno stato tedesco, quindi comunque per la politica estera deve confrontarsi con la Germania, diventa una
sorta di stato satellite della Germania.

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Ciononostante, per la politica di appeasement portata avanti dalla Gran Bretagna e dalla Francia e al
contempo l'avvicinamento con l'Italia avvenuto dopo la guerra di Etiopia e con il patto anti Comintern, Hitler
capisce che può spingersi oltre. Quindi nel febbraio 1938 fa pressione su Schuschnigg, il cancelliere
austriaco, per l'ingresso nel governo di Seyss-Inquart, un esponente del Partito nazista austriaco. Il
presidente, dopo numerose minacce da parte di Hitler, è costretto a concedere effettivamente il governo a
questo esponente del Partito Nazista Austriaco.

Come primo passo chiede l'intervento della Germania, quindi chiede a Hitler di entrare nel paese. Viene
svolto un plebiscito che, con il 97% dei voti favorevoli, sancisce ufficialmente l'adesione del popolo
austriaco all'Anschluss, quindi, l'annessione alla Germania. In questo caso, ancora una volta ci troviamo di
fronte a una indifferenza da parte di Francia, Italia e Gran Bretagna, anche perché non va dimenticato che
comunque c'era la questione dell'autodeterminazione dei popoli dei famosi 14 punti di Wilson.

Quindi, il ragionamento della Francia e della Gran Bretagna in questo caso poteva essere che comunque il
popolo austriaco effettivamente aveva, con il plebiscito espresso la volontà di essere unito alla Germania. In
questo caso lasciarono fare Hitler e non ci furono ripercussioni. Una volta completato l'Anschluss, quindi
l'annessione dell’Austria, Hitler capisce che la sua strategia aggressiva era stata a questo punto premiata e
decide quindi di volgere lo sguardo verso est.

III. ANNESSIONE SUDETI E CONFERENZA DI MONACO

Il piano originario era di spingersi sempre verso est e inglobare popolazioni e minoranze tedesche. In questo
caso il suo sguardo si rivolge ai Sudeti. È una regione della Cecoslovacchia che presenta e composta da 3
milioni di cittadini tedeschi. Questi cittadini tedeschi, nel corso delle due guerre mondiali, hanno continuato
a chiedere autonomia al governo di Praga. Chiaramente queste richieste vengono negate dal governo centrale
proprio perché si ha paura che poi questa concessione di autonomia ai Sudeti e quindi alla minoranza tedesca
possa poi riversarsi e creare un effetto domino anche sulle altre minoranze presenti nel territorio
cecoslovacco. Quindi il governo di Praga rifiuta categoricamente le richieste di autonomia dei Sudeti.

L'avvento di Hitler sprona anche in questo caso il partito, il Partito dei Sudeti, che nel 1938 decide di
avanzare una serie di richieste per l’autonomia, richieste sempre più forti e peraltro con la minaccia di
intervento da parte della Germania. Ovviamente il governo di Praga anche in questo caso rifiuta, ma nel
momento in cui Hitler, dopo numerosi discorsi, inizia a fare minacce sempre più forti nei confronti del
governo, ci si rende conto che la situazione sta sfuggendo di mano. Quindi Chamberlain, primo ministro
inglese, decide che è necessaria a questo punto la sua mediazione, incontra Hitler diverse volte e al tempo
stesso nomina un funzionario, affinché sondasse il terreno dei Sudeti per capire qual era la situazione e qual
era l'idea della popolazione all'interno dei Sudeti. Nel frattempo, instaura un buon dialogo con Hitler.

Chamberlain incontra Hitler più di una volta e comunque Hitler continua a rincarare la dose delle sue
richieste. Quindi chiede sia l'annessione dei Sudeti e diciamo la l'eliminazione dei Sudeti, l'eliminazione
della minoranza ceca all'interno dei Sudeti. Chiedeva che i cechi fossero espulsi direttamente dall'area dei
Sudeti e al contempo inizia ad avanzare sempre più richieste, come per esempio chiede che anche la
questione della minoranza polacca e della minoranza magiara all'interno dello stato cecoslovacco venissero
risolte. In sostanza Hitler chiedeva la disgregazione dello stato cecoslovacco.

POLITICA DELL’APPEASEMENT

Va fatto un breve accenno all’appeasement, ovvero la politica di compromesso messa in atto anzitutto dalla
Gran Bretagna, ma anche in generale dalla Francia e dall’Italia.

La crisi del 29 si è espansa in Europa e inizia a far sentire i suoi effetti. In aggiunta all'interno sia della
Francia che della Gran Bretagna, nel corso degli anni c'è una lotta sempre più preponderante fra i vari partiti,
partiti che risultano essere incapaci di fare fronte alla crisi. Quindi, ovviamente Hitler era un problema in più
che al momento sembrava il problema minore, considerando la crisi interna che stavano affrontando. Si parla
, infatti, di questa politica di appeasement, di compromesso, proprio perché sia la Francia che la Gran
Bretagna davano per scontato che Hitler agisse come un attore razionale e che quindi non avesse alcun
interesse a smantellare totalmente l'ordine creato dopo la prima guerra mondiale e che, soprattutto, non
avesse alcun interesse nell'avviare campagne aggressive che avrebbero portato a un'ulteriore guerra.
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ANNI ’30

È una fase questa, in cui da una parte sembrano realizzarsi le profezie di Marx ed Engels e la visione di un
mondo capitalista destinato al collasso interno a collassare su sé stesso, all'implosione, sostanzialmente.
D'altro canto non ci sono solo i detrattori del sistema europeo, del sistema internazionale, del modello
liberale, non sono solo all'interno del campo socialista e comunista, ma sono presenti anche all'interno dello
stesso campo occidentale e delle stesse forze che prima avevano animato anche il dibattito interno al sistema
liberale.

Il modello liberale sembra un modello vecchio, legato a rigidi schematismi, a un sistema parlamentare
facinoroso, inadatto alla rapidità dei tempi moderni, alla necessità di prendere decisioni immediate e nette. E
quindi c'è una crisi molto significativa del modello liberale, che non ha luogo solo in paesi come l’Italia, che
vede infatti l'emergere del partito fascista in questo contesto, ma che anima contesti molteplici persino in
Francia negli anni 30, quando emerge prima il cartello delle sinistre, poi il governo di Léon Blum, che ha un
governo che è sostenuto dal Partito comunista francese. Emergono voci all'interno della Francia che temono
che questo governo di sinistra, con elementi di estrema sinistra, possa preannunciare prefigurare l'avvento di
una rivoluzione anche in Francia, la rivoluzione socialista anche in Francia.

In alcuni ambienti francesi, si dice, passa sostanzialmente l'idea meglio Hitler che Léon Blum come
riferimento al pericolo di una Francia trasformata in una sorta di Unione Sovietica.

Anche all'interno della civilissima Gran Bretagna il dibattito relativo alla crisi interna del sistema liberale è
tutt'altro che secondario, così come la fascinazione per modelli come quello fascista. Mussolini veniva
considerato in molti ambienti britannici come uno statista di primissimo livello, può apparire paradossale,
però, è questa la visione che si ebbe del periodo dell'uomo in quella fase, senza parlare poi dell'ambiente
statunitense. L'idea di un self made man, qualcuno che è riuscito da solo a costruire la propria fortuna e che
stava traghettando un Paese arretrato come l'Italia verso la modernizzazione. Era difficile anche comprendere
pienamente cosa stesse accadendo in Italia.

1935-1936 : GUERRA D’ETIOPIA

In questo momento storico Mussolini capisce che le potenze europee sono troppo concentrate a cercare
quantomeno di tenere sotto controllo le aspirazioni hitleriane. Quindi, Mussolini capisce che questo fattore è
un'opportunità per l'Italia per ampliare il proprio margine di manovra sul piano internazionale e in particolare
volge lo sguardo al continente africano, dove l'Italia appunto avrebbe potuto trovare soddisfazione alle sue
ambizioni imperiali.

Tra il 1935 - 1936 l'Italia fascista lancia questa offensiva contro l'Etiopia, uno degli ultimi paesi africani
indipendenti. Lo fa sulla scorta di una serie di assicurazioni che ha ottenuto tanto dalla Gran Bretagna quanto
dalla Francia. In realtà, poi, i cambi di vertice all'interno dei due Paesi e la forte opposizione delle opinioni
pubbliche inglesi soprattutto ma anche francesi, spingeranno questi due Paesi a non sostenere o a non evitare
di contrapporsi all'Italia fascista, cioè dietro le quinte l'accordo era, va bene, divieni pure a un'occupazione
dell’Etiopia, è il male minore. Di fatto questo impegno non viene accettato in seno alla società delle nazioni,
l’intervento italiano viene condannato, vengono imposte delle sanzioni, che però sono più formali che altro
perché per esempio la Gran Bretagna, si c’è l’embargo su una serie di risorse, però la Gran Bretagna non
chiude il canale di Suez alle forze italiane, che quindi possono passare attraverso il canale per spostare
derrate alimentari, risorse militari, beni che sono fondamentali per la campagna in Corno d’Africa.

Gli Stati Uniti, non essendo partners delle nazioni, possono sostenere le operazioni italiane, tant'è che la
campagna in Abissinia ha luogo anche grazie all'utilizzo di veicoli Ford, c’erano o interessi di altro tipo in
quel momento, oltre che l'invio di derrate alimentari e quant’altro.

A questo punto l'attenzione si rivolge all'impero d'Abissinia, che era guidato da un giovane imperatore,
Selassié. In realtà il fine ultimo di Mussolini era anche quello di far diventare questo territorio una colonia di
popolamento, che sarebbe stata destinata a risolvere il problema del surplus di forza lavoro presente in Italia.
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Mussolini non si interessa minimamente dell'impero d'Abissinia e non si interessa del fatto che l'impero
d'Abissinia fosse un membro della Società delle Nazioni, perché secondo lui si trattava di uno stato arretrato
e che non meritava di essere inserito in un organismo tale come la Società delle Nazioni.

Peccato che parve dimenticarsi del fatto che fu proprio l'Italia stessa ad acconsentire, nel 1923, all'ingresso
dell'impero dell'Abissinia nella Società delle Nazioni. Quindi secondo Mussolini, prima di preparare
l'invasione era necessario preparare il terreno attraverso un accordo con le due principali potenze coloniali,
quindi la Francia e la Gran Bretagna. Per quanto riguarda la Francia vanno ricordati gli accordi Mussolini -
Laval del 1935, in cui fra l’altro, secondo Mussolini vi era il disinteressamento da parte della Francia nei
confronti dell’Etiopia. Quindi, il lasciapassare della Francia.

Per quanto riguarda la Gran Bretagna, secondo Mussolini, la Dichiarazione di Stresa significava il
mantenimento dello status quo in Europa, ovvero un sostanziale disinteresse della Gran Bretagna per quanto
succedeva in territorio africano. Quindi, stava ad indicare il mantenimento della pace in Europa, ma secondo
lui questo era equivalente a un disinteresse della Gran Bretagna per quello che succedeva al di fuori
dell’Europa.

Nell’ottobre 1935 Mussolini dà vita all'aggressione e di conseguenza l'impero d'Abissinia si rivolge alla
Società delle Nazioni. Due nodi principali e due conseguenze. Dopo questa aggressione da parte dell'Italia,
quindi, da un lato abbiamo il piano di Laval fra Francia e Gran Bretagna, in cui in sostanza si dà l'okay
all'Italia per l'ottenimento di una parte del territorio, pur preservando però un piccolo stato abissino sotto
comunque l'influenza italiana.

Dall'altro lato, la Società delle Nazioni dà avvio ad una serie di sanzioni economiche nei confronti dell’Italia,
che di fatto si rivelarono poco efficaci proprio perché la maggior parte dei membri della Società delle
Nazioni dichiarò che in caso di sanzioni l'Italia probabilmente non ne avrebbe tenuto conto e addirittura la
stessa Gran Bretagna non chiuse il Canale di Suez al transito delle navi italiane cariche di truppe e di
materiale bellico.

Quindi nel maggio 1936 c'è l'entrata ufficiale ad Addis Abeba dell'esercito Italiano e la proclamazione
dell’Impero. In realtà, tutta questa questione interessa, soprattutto perché provocò un forte avvicinamento
italo tedesco, tant'è che per Mussolini le relazioni italo tedesche sono l'asse attorno a cui ruota l'equilibrio
europeo. Perché in questo contesto Hitler non fece chiaramente nulla per ostacolare Mussolini. Al contempo
si trovò di fronte invece una Francia, una Gran Bretagna che, nonostante le premesse e nonostante i rapporti
tendenzialmente cordiali con cui erano con l’Italia, avevano cercato di mettere un tetto appunto alle
ambizioni italiane, quindi dandogli l'okay per una buona parte del territorio, ma preservando comunque un
piccolo stato abissino.

1936-1939 : GUERRA CIVILE SPAGNOLA

La Spagna era un paese da tempo ai margini del sistema europeo e appariva piena di contraddizioni interne,
dovute alla diseguaglianza fra le varie province autonome, quindi più economicamente ricche come la
Catalogna e i Paesi Baschi. In realtà si confrontavano varie aree altamente arretrate, in cui i latifondisti
assenteisti continuavano a sfruttare in maniera esagerata i braccianti e in cui peraltro i privilegi di
determinate classi sociali, come il clero e i militari, continuavano ad essere molto forti nel paese. Inoltre non
vanno dimenticate le numerose richieste di autonomia, nel caso appunto della Catalogna.

Nel corso degli anni 20 il potere fu assunto da un generale, il generale Primo de Rivera, che mantenne il
controllo del paese con metodi fortemente autoritari fino al 1930. Si trovò però di fronte alla crisi economica
del 29, incapace di fronteggiarla e per questo motivo decise di dimettersi. Al contempo assistiamo al crollo
della monarchia con l'esilio del re Alfonso XIII e con la nascita della Seconda Repubblica del 1931.

Nel 1936 prende potere un governo di sinistra che ovviamente spaventò le frange più radicali della Spagna,
tant'è si organizzarono per un colpo di Stato che avvenne il 17 luglio 1936 ad opera del generale Francisco
Franco. Da qui sorgerà una guerra civile con da una parte il governo repubblicano, dall'altra la dittatura e
appunto i franchisti, che si protrarrà fino al 1939.

La guerra civile spagnola ebbe forti ripercussioni sul piano internazionale. Infatti l'Italia e la Germania
supportano Franco, l’Italia con l'invio di circa 40 militari in territorio spagnolo, la Germania con numerosi
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armi e armamenti e peraltro con nuovi metodi militari. Tant'è che il bombardamento di Guernica venne fatto
con il supporto appunto delle forze tedesche. Il Fronte Popolare chiede aiuto all'Unione Sovietica e alla
Francia. L'Unione Sovietica decide di supportare il Fronte Popolare con l'invio di armi e di uomini. La
Francia opta invece per una politica di non-intervento, andando quindi ad allinearsi a quella politica di
appeasement, di compromesso, quindi di sostanziale indifferenza della Gran Bretagna. Quindi, la Francia
decide di non intervenire a supporto del Fronte Popolare.

Mussolini e Hitler videro nella guerra civile spagnola una conferma in base alla quale le loro politiche
avevano trovato scarsa resistenza sia da parte di Londra che di Parigi e avevano capito che l'URSS sarebbe
stato al contrario il nemico più agguerrito. Nel novembre 1937 l'Italia aderiva al cosiddetto patto
antiComintern* promosso dalla Germania nazista e dal Giappone. Il duce comunque ritiene che la situazione
internazionale consentisse la prosecuzione della politica del “peso determinante” sfruttando l’apparente
desiderio inglese di compromesso, infatti all'inizio del 1937 l'Italia e la Gran Bretagna siglavano un accordo,
il Gentlemen's Agreement, in base al quale i due paesi si riconoscevano il reciproco interesse a mantenere lo
status quo nel Mar Mediterraneo.

Questo apparente desiderio di compromesso fra Roma e Londra venne confermato anche con gli Accordi di
Pasqua, con cui i due paesi regolavano tutta una serie di minori contenziosi riguardanti in prevalenza il
continente africano, la questione dell'intervento italiano nella guerra civile spagnola e l'area del
Mediterraneo. A dispetto di queste intese il regime fascista pareva sempre più avvicinarsi la Germania.

Hitler vede premiata la sua strategia aggressiva e capisce che di fatto questa indifferenza da parte delle
principali democrazie, in particolare della Francia e della Gran Bretagna non ostacolerà la revisione
territoriale che sta progettando.

Il coinvolgimento tedesco nella guerra civile spagnola permise alla Germania di sperimentare gli armamenti
che aveva sviluppato nel frattempo (bombardamento Guernica). Mentre il coinvolgimento italiano fu più
massiccio dal punto di vista delle risorse militari e umane impiegate e infatti il sostegno che l'Italia fascista
diede a Francisco Franco le costò pesantemente perché limitò ulteriormente le già scarse capacità militari di
cui il Paese disponeva.

29/30 SETTEMBRE : CONFERENZA DI MONACO

Chamberlain cerca in questi incontri di mediare e di capire la posizione di Hitler. Decide di convocare una
conferenza a Monaco fra il 29 e il 30 settembre 1930 con la Francia e l’Italia. In realtà, questo funzionario
Lord Ranchmann, era tornato da Chamberlain esprimendo una visione positiva da parte dei Sudeti, quindi
sempre sotto il presupposto dell'autodeterminazione dei popoli e questo poteva trovare una spiegazione nei
14 punti di Wilson e in particolare nella autodeterminazione dei popoli. In questa conferenza di Monaco, in
realtà a Hitler viene concessa l'annessione dei Sudeti, con però la richiesta di una dilazione nelle successive
richieste, nelle richieste di risolvere i problemi con le ulteriori e le altre minoranze presenti nello Stato. In
realtà nel giro di pochi mesi si assisterà a una disgregazione totale, appunto dello stato cecoslovacco.

Quindi, oltre ai Sudeti, venne proclamato un protettorato tedesco sulla Boemia e sulla Moravia e al tempo
stesso la Slovacchia divenne uno stato satellite della Germania. A questo punto le potenze si rendono conto
dell'aggressività della Germania quando ormai era troppo tardi.

ANNESSIONE POLONIA

Hitler prosegue con la sua politica di aggressione, anche grazie all'avvicinamento ulteriore con l’Italia. Tant'è
che, nel maggio 1939, viene stipulato il Patto d'acciaio con l’Italia, in cui i due paesi avevano l'obbligo di
fornirsi aiuto reciproco e di consultarsi tassativamente su questioni internazionali.

Dopo lo smantellamento dello stato cecoslovacco, quindi, Hitler guarda alla Polonia. Lui nel Mein Kampf
aveva dichiarato che anzitutto andava effettuata l'unione di tutti i popoli tedeschi in un'unica nazione, la
Germania, e che poi piano piano, questa grande nazione formata dai popoli tedeschi avrebbe dovuto
annettere anche altri paesi e spingersi verso est a spese appunto di paesi quali la Polonia.

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Quindi iniziò a preparare l’invasione nell'estate del 1939, ma c'era un'altra potenza che aveva aspirazioni nei
confronti della Polonia l’URSS, il nemico per eccellenza della Germania. Stalin si mosse con cautela nei
confronti della Germania e strinse un patto con la Francia nella speranza di contenere l'aggressione e
l'aggressività di Hitler. Il 23 agosto 1939, però, c'è il famoso patto Molotov-Ribbentrop, un patto di non
aggressione fra Germania e Unione Sovietica, e in questo patto vengono anche stipulati accordi segreti per la
spartizione della Polonia in due zone d’influenza. La parte orientale era sotto il controllo dell'URSS e la parte
occidentale sotto il controllo della Germania.

Il secondo conflitto mondiale non fu combattuto solo sul fronte. Gli sforzi anche di alcuni industriali furono
centrali, ma altrettanto rilevanti furono le dinamiche diplomatiche e relazionali che si vennero a consolidare.

GEOPOLITICA SECONDO HAUSHOFER

Dopo la prima guerra mondiale, la geopolitica diventa una delle discipline più di maggior successo
all'interno del contesto tedesco. Il geopolitologo era visto come il consigliere del principe che doveva guidare
la classe politica. In Germania emerge la figura di Karl Haushofer, il quale fonda la rivista “Geopolitica” in
cui propone una visione del mondo che tende a scardinare quelli che erano i dettami della disciplina
geopolitica precedente. C'è la disciplina geopolitica prima di Hausofer, ovvero una disciplina che puntava
all'espansione degli imperi, che si basava sulla contrapposizione tra terra e mare, cioè tra le potenze di terra e
le potenze marittime, e che di fatto aveva una sua incidenza importante nell'impero britannico, meno in
Francia, negli Stati Uniti e che tendeva a guardare il mondo secondo assi orizzontali.

Si pensi all'Impero francese in Africa, si dipanava da ovest verso est o da est verso ovest in una linea
orizzontale. Anche i domini britannici che dovevano salvaguardare la via per l'India delle Indie, anche lì
abbiamo una visione orizzontale se guardiamo dalla Palestina fino al Golfo Persico.

Haushofer invece parla della necessità di scardinare questi legami e di addivenire a una ridefinizione del
sistema internazionale su un principio verticale. Proponeva la divisione del mondo sulla base di panidee, cioè
su una visione del mondo che prevedeva la suddivisione dello stesso in macroregioni tenute assieme da una
civiltà dominante : la civiltà tedesca avrebbe dovuto dominare quello che era il contesto dell'Europa
occidentale. L’Unione Sovietica avrebbe dovuto dominare i popoli slavi. Gli Stati Uniti, invece, dovevano
attenersi nell'emisfero occidentale.

Per Haushofer era necessario evitare l'errore che la Germania aveva commesso nel primo conflitto mondiale,
ovvero evitare di combattere su due fronti, per lui le diverse regioni non dovevano combattere fra di loro,
erano complete. Quindi tra la regione a guida tedesca e quella a guida sovietica, non avrebbero dovuto
esserci motivi per contrastarli e infatti dietro l'accordo Molotov-Ribbentrop, c’è una sua visione. Quando
l'accordo tra Molotov Ribbentrop viene siglato Haushofer ritiene di aver raggiunto lo scopo della sua vita,
che la Germania sia ora nelle condizioni ideali per raggiungere il suo obiettivo, quello di ampliare il suo
dominio su una panregione dell'Europa occidentale. L'idea era quella di dividersi il mondo in sfere.

È un concetto, seppur declinato in maniera diversa, che viene rielaborato nei primi anni 2000, da Huntington
quando parla dello scontro di civiltà di Clash of Civilization prima in un articolo e poi in un volume che ha
avuto un successo abbastanza significativo. Comunque c’era l’idea di un mondo che andava a dividersi non
più tra Est e Ovest, non più tra capitalismo e comunismo, ma sulla base di unità fondate sull'identità, sul
concetto di civiltà.

Si vuole dimostrare come ad alimentare il revanscismo tedesco non vi fosse solo la follia di Hitler, ma vi
fosse anche una serie di misure punitive che avevano alimentato una volontà di riemergere, di vendicare
l'onta subita.

CROLLO DEL TRATTATO DI VERSAILLES

Il sistema di Versailles, pur con tutti i suoi problemi, riuscì a rimanere intatto. Dal 35 in avanti c'è però un
cambio di intensità, di posizione e di gestione del revisionismo tedesco e abbiamo un climax ascendente, una
fase di rottura crescente. Chiaramente l'avvento di Hitler alla guida della Germania è un elemento
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determinante in questo senso. È bene ricordare come nel 1933 a uscire dalla Società di Nazioni non fu solo la
Germania di Hitler, ma fu anche il Giappone, in virtù dell'aggressione che stava conducendo ai danni della
Cina, E una campagna che sarebbe cresciuta di intensità col tempo e che avrebbe anticipato lo scoppio del
secondo conflitto mondiale con un numero di vittime elevatissimo.

Nel 1934, per dar conto di come si cercasse ancora di contenere il revisionismo tedesco, l'assassinio del
cancelliere austriaco Dollfuss aveva ricevuto da parte italiana una risposta durissima. L'Italia fascista aveva
chiarito alla Germania di Hitler come non avrebbe accettato in alcun modo una unificazione tra Austria e
Germania e aveva chiarito come l'Austria fosse ritenuta essere sotto l'influenza italiana in quel contesto.

I. Reintroduzione della leva obbligatoria : Nel marzo 1935, Hitler riattiva la coscrizione obbligatoria,
cioè la leva, i giovani tedeschi erano chiamati ad andare alle armi sostanzialmente e ad addestrarsi e ciò
violava apertamente le clausole del Trattato di Versailles.

Qual è la risposta delle potenze?


La risposta delle principali potenze europee del periodo sembrava risoluta, tant'è che si parla di fronte di
Stresa perché i tre, questi tre statisti dell'epoca si riuniscono a Stresa e addivengono a questa posizione. Le
tre potenze si trovano in completo accordo nell'opporsi a qualsiasi ripudio unilaterale o qualsiasi modifica
unilaterale dei trattati che possa minacciare la pace in Europa e agiranno in stretta coordinazione a tal
proposito.

Una dichiarazione di questo tipo fa presupporre che la scelta tedesca dovesse essere interrotta, pena un
intervento anche magari di natura militare. Italia, Francia e Gran Bretagna non possono accettare che le
clausole del Trattato di Versailles vengano modificate senza un previo accordo. Dopo Stresa però la
coscrizione obbligatoria in Germania non è stata abolita. Non c’è stato un intervento militare o economico o
di pressione politica fortissima nei confronti della Germania da parte delle tre potenze. Tant'è che il fronte di
Stresa faceva acqua da tutte le parti, già nel maggio 1935 la Francia non si sentiva tutelata dal fronte di
Stresa e infatti arrivò a siglare un'intesa con l'Unione Sovietica, ma anche con la Cecoslovacchia in questo
senso, in funzione anti tedesca.

II. Accordo navale : Nel giugno del 1936 la Germania di Hitler e la Gran Bretagna siglano un accordo
navale, che prevede la parità di armamenti sottomarini tra Gran Bretagna e Germania e prevede che la
flotta tedesca potesse essere pari al 35% di quella inglese. Ma se si è appena stabilito che non si può
modificare in alcun modo il Trattato di Versailles e le sue condizioni come è possibile che la Gran
Bretagna accetti di siglare un accordo che permetta alla Germania di ricostituire una flotta e di avere un
numero di sottomarini pari a quello inglese? Ci sono contraddizioni.

III. Remilitarizzazione della Renania : Nel marzo 36, un'altra parte del Trattato di Versailles viene
smantellata e Hitler avvia la remilitarizzazione della Renania, la regione lungo il fiume Reno, soprattutto
sulla sponda occidentale del fiume Reno. Quindi vengono ricostruite delle fortificazioni, cosa che non si
poteva fare, vengono inviate forze armate basate lì.

IV. Anschluss : L’anno che diventa simbolo di questo smantellamento del Trattato di Versailles è il 1938,
perché nel giro di pochi mesi alcune delle termini più importanti di questo trattato vengono
completamente disattese. Nel marzo 1938 abbiamo infatti l'annessione dell'Austria alla Germania,
inimmaginabile solo qualche mese prima, e che non registrò l'opposizione dei tre attori principali del
fronte di Stresa, per lo meno l'opposizione reale con un utilizzo di armi.

V. Conferenza di Monaco : Ancora più importante, almeno per l'immaginario collettivo, è la Conferenza
di Monaco del settembre 1938. In quel caso Hitler minaccia ancora una volta di sovvertire l'ordine
internazionale. Si spinge ai limiti di un conflitto e testa la volontà delle democrazie e del fascismo stesso
per vedere fin dove poteva spingersi. In questo caso a interessare, dopo la posizione dell'Austria, è la
regione dei Sudeti, cioè quei territori di confine tra Germania e Cecoslovacchia abitati da popolazione
tedesca, che probabilmente anelavano a riunirsi alla loro madrepatria, ma che erano state assegnate dal
Patto di Varsavia alla Cecoslovacchia. Hitler minacciò di fatto di intervenire militarmente, imponendo
condizioni durissime al governo cecoslovacco, che spera di poter giovarsi del sostegno delle tre potenze
di Stresa.

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La Cecoslovacchia era una media potenza, aveva capacità belliche, capacità industriali, aveva una classe
dirigente solida, quindi poteva rappresentare un ostacolo serio alla Germania, geograficamente è
letteralmente, era un cuneo per spezzare la continuità territoriale della Germania.

La Germania non poteva permettersi un conflitto con le forze francesi che spingevano verso est, nella Saar e
nella Renania e le forze cecoslovacche che spingevano verso ovest, sarebbe stato uno scenario da incubo per
quello che erano i comandi tedeschi.

La regione dei Sudeti era fondamentale non dal punto di vista industriale, ma perché lì erano condensati i
sistemi difensivi cecoslovacchi. Nel momento in cui Hitler riesce a ottenere che le regioni dei Sudeti
vengano annesse alla Germania, di fatto ha campo aperto per potenzialmente occupare la Cecoslovacchia,
cosa che non avviene immediatamente militarmente ma che avviene l'anno successivo, a marzo, con
l'annessione della Boemia e della Moravia, un’imposizione di un protettorato di fatto sulla Slovacchia e
quindi un allargamento ulteriore.

Questo avviene dopo la conferenza di Monaco, a casa di Hitler, vede la partecipazione di Chamberlain, che
diventa poi il simbolo dell’appeasement, di questa accondiscendenza nei confronti della Germania, l’idea che
tutto sommato le richieste di Hitler fossero lecite e che il trattato di Versailles fosse eccessivamente punitivo
e che bisognasse fare dei sacrifici per evitare lo scenario peggiore, cioè un nuovo conflitto.

Neville Chamberlain, dopo aver siglato l'accordo con Hitler, era convinto di aver salvato la vita a milioni di
persone e di aver posto le basi per un'Europa più solida, più stabile, di aver creato un asse con un gentiluomo,
Hitler sul quale si poteva fare conto. Chiaramente in Francia questo accordo fu visto diversamente, si stava
preparando a una possibile ripresa tedesca, tant'è che inizia la costruzione in questi anni della linea Maginot,
cioè quella linea che dal Belgio, a parte la sezione delle Ardenne nelle foreste di Ardenne, doveva
congiungersi verso sud lungo il confine e doveva rappresentare un ostacolo invalicabile per le forze tedesche.
C'è una serie di fortificazioni terrestri, che in realtà danno l'idea della staticità del pensiero francese e anche
della dottrina militare francese, non avevano capito che il modo di fare guerra fosse cambiato rispetto al
primo conflitto mondiale.

Il fatto che la Francia non fosse stata coinvolta in alcun grande conflitto dalla fine del primo si traduce in una
arretratezza. Infatti la Germania aveva potuto testare non solo gli armamenti, ma anche le strategie in un
conflitto come quello della guerra civile spagnola che comunque, per quanto micro dal loro punto di vista,
aveva fornito delle indicazioni importanti.

SECONDO CONFLITTO MONDIALE

DISPARITÀ DI FORZE IN CAMPO

Piano demografico : Se non consideriamo l'India e i Dominions, gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e la
Gran Bretagna assieme portavano una popolazione di 370 milioni di persone, quasi il doppio di quella di
Germania, Giappone e Italia combinate. Da qui la necessità di addivenire a una chiusura delle fasi belliche e
a consolidare quanto ottenuto il prima possibile da parte delle potenze dell’Asse.

Piano geografico : vi era una netta disparità e una netta debolezza delle potenze dell'Asse rispetto alla
controparte. Londra poteva contare sul più vasto impero coloniale al mondo e il dominio ancora evidente su
tutti i principali mari e l'Unione Sovietica dominava buona parte della massa europea euroasiatica.

All'inizio del conflitto l'Unione Sovietica non è ostile alla Germania, ha appena stretto un patto, il patto
Molotov-Ribbentrop, ma dal 41 in avanti con l'operazione Barbarossa ci sarà lo scontro diretto e l'Unione
Sovietica diventa parte dell'alleanza degli Alleati.

Gli Stati Uniti erano ancora benedetti della geografia, erano protetti da due oceani, da est ad ovest, e questo
faceva ancora la differenza.

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Piano economico : In termini di risorse finanziarie, di risorse economiche, di potenziale industriale, di


potenziale militare messi assieme gli alleati erano nettamente superiori. L’obiettivo di Hitler era inizialmente
rivedere la situazione in Polonia, una volta capito che non si poteva limitare, che lo scontro ormai era
iniziato, attua la guerra lampo sul fronte occidentale e punta ad ampliare le sue posizioni occupando buona
parte della Francia.

Le materie prime, anche qui non c'era paragone, per le risorse petrolifere erano anch'esse un problema, per le
potenze dell'Asse. Perché la Russia poteva contare sulle risorse petrolifere del Caucaso, la Gran Bretagna sul
controllo del Golfo e non a caso va a occupare nel 41 l'Iran in Iraq per garantirselo. Gli Stati Uniti avevano
un potenziale anche in termini di produzione di greggio estremamente significativo. D'altra parte, le forze
dell'Asse scontavano una penuria di queste materie prime. Pensate al caso del Giappone, che era dipendente
dagli Stati Uniti per l'approvvigionamento del greggio. Questa è una delle motivazioni che poi spingeranno il
Giappone ad aggredire gli Stati Uniti, l'attacco di Pearl Harbor.

Piano ideologico : l’apparato propagandistico tedesco, giapponese e in misura minore italiano funzionavano
molto bene sul piano interno, ma non avevano uno straordinario appeal all'esterno. Se ti presenti come la
razza superiore, necessariamente tutte le altre sono in un piano di subalternità. Ancora di più il Giappone che
parlava di sfera di co-prosperità asiatica, ma che in realtà attuò una dominazione durissima, brutale. È
difficile comparare le atrocità commesse, perché se guardiamo alla Shoah e ai massacri condotti nei campi di
concentramento, però, le due potenze si macchiarono di crimini inarrivabili.

LA VIGILIA DELLA GUERRA : Il patto d’acciaio e il patto Molotov-Ribbentrop

La facilità con cui nel volgere di un solo anno Hitler era riuscito ad annettere al Reich l'Austria e il territorio
dei Sudeti, a imporre il protettorato sulla Boemia, a estendere l'influenza sulla Slovacchia e a condizionare le
politiche e le economie di numerose nazioni dell'Europa centrale, come l'Ungheria e la Jugoslavia, ma anche
la Bulgaria e la Romania, che ora guardavano a Berlino come loro punto di riferimento, confermò nel
dittatore tedesco la convinzione circa la debolezza delle democrazie e la conseguente possibilità di
proseguire nella sua politica di intimidazione e di aggressione. Egli inoltre poteva contare sull'ulteriore
avvicinamento dell'Italia fascista alla Germania.

Patto d’acciaio : Nel maggio del 1939 veniva concluso un trattato di alleanza, il cosiddetto «patto
d'acciaio»; questo accordo, per quanto indicasse la volontà di entrambe le nazioni di perseguire una politica
di pace, sottolineava l'obbligo per ognuna delle potenze di entrare in guerra a fianco dell'altra in caso di
conflitto. Nel corso dei colloqui preparatori la delegazione italiana fece presente come il regime fascista non
fosse pronto a entrare in una guerra sino al 1942 e ottenne vaghe rassicurazioni in tal senso dalla controparte
tedesca.

L'alleanza con Berlino sembrava d'altronde dare immediati frutti concreti: nel giugno del 1939 Roma e
Berlino concludevano un accordo che in apparenza era destinato a risolvere in via definitiva il possibile
contenzioso intorno alla popolazione del Sud Tirolo. Pertanto, ai cittadini italiani di lingua tedesca dell’Alto-
Adige veniva concesso di optare per la cittadinanza tedesca, mezzo in virtù del quale avrebbero lasciato il
territorio italiano per stabilirsi nel Reich. Mussolini vide in questa intesa una sistemazione definitiva del
problema sudtirolese: una volta emigrati gli abitanti di lingua tedesca, l'Alto Adige sarebbe divenuto
etnicamente italiano. Il Führer avrebbe potuto contare su diverse decine di migliaia di nuovi cittadini
tedeschi che avrebbero contribuito all'eventuale sforzo bellico e alla colonizzazione dei nuovi territori che il
nazismo avrebbe potuto conquistare.

Da questo momento in avanti inizia il processo di riarmo. Il problema era costruire un apparato militare
all’altezza, che potesse permettere all'Italia di essere al livello della sua controparte.

COME PROSEGUE ?

Una volta annientato ciò che restava dello stato cecoslovacco l'attenzione di Hitler si rivolse alla Polonia, nei
cui confronti vi era l'inevitabile contenzioso derivante dall'esistenza del corridoio che divideva la Prussia
orientale dal resto della Germania.

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La possibilità che Hitler tentasse di ripetere con Varsavia le azioni intraprese l'anno precedente con Vienna e
Praga confermò come, dopo l'occupazione della Boemia, vi fosse stato un radicale cambiamento nella
posizione britannica; a cui si affiancò immediatamente il governo francese. Le due potenze in questione
affermarono esplicitamente la loro contrarietà ad una eventuale espansione tedesca in Polonia, di fatto il
gabinetto inglese aveva indicato la volontà di difendere l'indipendenza polacca; a questa presa di posizione
ne fece seguito una simile da parte di Parigi.

Nelle settimane successive le autorità inglesi e francesi estesero le garanzie di difesa ad altri paesi europei,
fra cui la Grecia, la Romania e la Turchia. Persino gli Stati Uniti, per voce del presidente Roosevelt,
lanciarono appelli alla Germania affinché si salvaguardasse la pace. Hitler non parve curarsi delle
dichiarazioni dei governi di Londra e Parigi, e ancor meno degli appelli di Washington. Il Führer proseguì
anzi nella sua azione intimidatoria, ordinando inoltre ai vertici militari di avviare i preparativi per
un'aggressione contro la Polonia

Risultava essenziale, per Gran Bretagna e Francia stringer un’alleanza con una potenza dell’est che potesse
contenere la Germania, e individuarono come tale la Russia. Si tentò di stringere un accordo diplomatico, ma
ciò non venne mai ratificato per diversi motivi, tra i quali il fatto che in caso di attacco, i sovietici avrebbero
dovuto recarsi in territorio polacco, il quale era particolarmente ostile nei confronti dell’URSS. Inoltre non
mancavano i sospetti che che Londra e Parigi spingessero Hitler a espandersi a est.

La Germania già ora era in una fase avanzata di riarmo, ma nell'agosto del 1939 l'ennesimo bluff di Hitler
viene rivelato con il patto nazi-sovietico.

Patto Molotov-Ribbentrop : Questo, siglato nel 23 agosto 1939, sanciva un accordo di non aggressione tra
l'Unione Sovietica e la Germania e conteneva un protocollo segreto che definiva la spartizione dell'Europa
orientale tra i due paesi. Con l'Unione Sovietica che avrebbe ottenuto Estonia, Lettonia e buona parte della
Polonia. La Germania, invece avrebbe ottenuto la Lituania, il controllo sul territorio sul corridoio di Danzica
e la Polonia occidentale.

Viene fatto prima del conflitto, in previsione di quella che sarà l'aggressione tedesca alla Polonia, l’idea è
quella di dividersi la Polonia. Nell’accordo non si parla solo di Polonia, ma di tutto, anche delle repubbliche
baltiche, si parla anche di Bessarabia, riconosciuta come parte del futuro dell'Unione Sovietica.

Questo accordo coglie di sorpresa Francia e Gran Bretagna, che nello stesso momento stavano cercando di
siglare un accordo difensivo con l'Unione Sovietica in funzione anti tedesca. Non ambivano ad una reciproca
spartizione della Polonia, ma volevano ricreare la dinamica triangolare della Triplice Intesa.

Per Stalin, Hitler è il nemico numero uno e dunque avviano un dialogo che però si interrompe bruscamente.
La potenza che più viene colta di sorpresa non è né la Francia né la Gran Bretagna, ma è l’Italia. Perché la
classe dirigente italiana capisce che questa è la mossa che presupporrebbe l'attacco alla Polonia e che questo
avrebbe verosimilmente portato allo scoppio del secondo conflitto mondiale. Gli italiani non vengono
informati preventivamente di questo accordo e lo scoprono solo dopo che viene siglato.

Quando le voci sulle rivendicazioni territoriali tedesche sulla Polonia si erano fatte più significative
(corridoio di Danzica), Londra aveva chiarito che un'aggressione alla Polonia si sarebbe tradotta nello
scoppio di un nuovo conflitto, nel quale gli inglesi sarebbe entrati al fianco della Polonia, così come la
Francia.

La fiducia nel sistema di sicurezza collettiva, però, era ai minimi termini, tant'è che il Belgio si era già
premurato di dichiarare la sua neutralità, sperando che questo sarebbe bastato per proteggerlo da quello che
invece lo avrebbe travolto di lì a poco.

SCOPPIO DEL CONFLITTO

L’INVASIONE DELLA POLONIA

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La seconda guerra mondiale scoppia con l’apertura delle ostilità. La fase iniziale è una fase contenuta, che
dunque non sembra preannunciare una futura espansione del conflitto all'intero continente europeo e poi al
contesto internazionale.

Quando il 1.º settembre 1939 Hitler invade la Polonia non è scontato che scoppi il secondo conflitto
mondiale. Hitler spera ancora di fare, come ha fatto in precedenza, ovvero attuare in nome di una semplice
richiesta, l’ultima, ciò che manca.

La Germania avanza da ovest, prendendo come pretesto alcuni incidenti lungo il confine, ma è evidente che
si tratti di incidenti costruiti ad arte. Le forze tedesche oltrepassano il confine, mentre i polacchi organizzano
la propria difesa, in attesa che la mobilitazione delle forze anglo francesi metta pressione sulla Germania, vi
fu l’avanzata da est da parte dell’Unione Sovietica, avanzata che colse di sorpresa la Polonia.

I due regimi erano assolutamente ostili, in Polonia vigeva un regime nazionalista molto spinto, fortemente
ostile nei confronti dell'Unione Sovietica, con la quale vi era anche stato un conflitto.
Di fronte a questa manovra a tenaglia, i polacchi non poterono contrastarli. Di conseguenza il territorio
polacco venne spartito nel giro di pochissimo tempo. Estonia, Lettonia e Lituania finirono sotto controllo
sovietico.

Successivamente a tale invasione vi è la risposta di Gran Bretagna e Francia che entrano in guerra al fianco
della Polonia. Con quest’ultima la Francia aveva stretto una alleanza e perciò era chiamata ad intervenire.
Per quanto concerne la Gran Bretagna, si impegnò a combattere a fianco della Polonia, dopo aver
interpretato l’invasione come una violazione degli accordi raggiunti a Monaco.

Londra e Parigi si mossero sulla base di piani prestabiliti, che si ispiravano a una concezione cauta e
difensiva del conflitto. I francesi mobilitarono le proprie truppe lungo i confini, facendo affidamento alle
potenti strutture della linea Maginot. Londra, invece, inviò un corpo di spedizione in Francia, che si
posizionò lungo il confine belga. Pertanto, sul fronte occidentale (franco tedesco) la guerra è stata dichiarata,
ma non è realmente combattuta, cioè le due forze si contrappongono.

Se Parigi e Londra avessero deciso di attaccare nel momento in cui le forze tedesche erano concentrate a est,
probabilmente il secondo conflitto mondiale sarebbe finito prima di iniziare realmente. Invece ci fu la scelta
di attendere sulle proprie posizioni o di avviare una limitata offensiva, salvo poi riposizionarsi su posizioni
più stabili dal punto di vista difensivo.

Una volta conclusa la campagna in Polonia, la stessa Germania assume una posizione attendista e sposta le
proprie truppe sul fronte occidentale, dove vi è, da un punto di vista numerico, una eguaglianza delle forze in
campo. Hitler, di fatto, per alcuni mesi non si impegnò in alcuna offensiva e vi era l'impressione che quanto
avvenuto nel primo conflitto mondiale potesse riproporsi.

Per quanto la posizione italiana, viene dichiarata non belligerenza. Questo perché l’Italia non riteneva di
essere militarmente ed economicamente preparata per entrare in guerra prima del 1942. L’Italia dunque
restava fedele alla sua alleanza con la Germania, ma per il momento non avrebbe preso parte al conflitto.

L’ESPANSIONE SOVIETICA E LA GUERRA D’INVERNO

La Polonia, sia per la Germania che per l’URSS rappresentava uno stato cuscinetto. Con la sua eliminazione,
questi due attori si sarebbero trovati l'uno di fronte all’altro. In questa fase vi era un patto di non aggressione,
ma questa dinamica non sarebbe durata a lungo.

La spartizione della Polonia non si limitò all’annessione territoriale, ma si tradusse, in tempi relativamente
rapidi, in una eliminazione sistematica di tutte quelle personalità polacche che si riteneva avrebbero potuto
alimentare la resistenza nei confronti dell'occupazione sovietica. Centrale in questo senso è un episodio : Il
massacro di Katyn, (località in cui avvenne l’eccidio) ovvero l’uccisione degli ufficiali di alto rango
polacchi. La scelta di uccidere questi ufficiali era dovuta al fatto che si volesse decapitare qualsiasi forma di
possibile opposizione ed evitare he la Polonia potesse ricostituirsi.

Mentre il fronte occidentale registra questa postura attendista da parte di entrambi, l’Unione Sovietica
dimostra invece un forte attivismo poiché nell’inverno del 1939 invade la Finlandia dando avvio ad un
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conflitto che risultò essere tutt’altro che rapido. La cosiddetta guerra d’inverno terminò con il trattato di
Mosca del 12 Marzo 1940. Alla conclusione delle ostilità Helsinki, nonostante il notevole contrasto, fu
costretta a cedere ampie parti del proprio territorio.

La risposta della SDN fu l’immediata e si tradusse nell’espulsione dell’URSS da quest’ultima. Tale gesto
sembrò confermare quanto ritenuto da Stalin, ovvero che tale organizzazione internazionale non fosse altro
che un mero strumento delle potenze capitaliste.

In seguito alla missione finlandese, l’URSS non era pienamente soddisfatta, in quanto riteneva fosse
necessaria un’ulteriore annessione, nonché dei territori dei paesi baltici. Avviò una serie di minacce e
pressioni affinché Lituania, Estonia, e Lettonia accettassero la presenza di unità dell’Armata Rossa destinate
a proteggere tali paesi. L’annessione divenne formale nel giugno del 1940. Venne immediatamente avviato
un processo di sovietizzazione e ,così come in Polonia, vi fu una radicale eliminazione degli esponenti
politici anti-comunisti.

La caduta delle repubbliche baltiche, la caduta della Finlandia, paradossalmente, avvicinava il conflitto
perché con la Svezia neutrale, rendeva il Mar Baltico un bacino controllato dagli avversari, l'Unione
Sovietica da un lato, dall’altro le forze allineate alla Germania.

05/06 - 1940 : IL CROLLO DELLA FRANCIA E L’ARRIVO DI CHURCHILL

Prima però di scatenare un offensiva contro gli anglo-francesi, egli ritenne opportuno assicurarsi il controllo
dell'Europa settentrionale. In aprile le truppe tedesche invadevano la Danimarca, che si arrendeva nel
volgere di poche ore ed era occupata senza quasi colpo ferire. Contemporaneamente veniva scatenato un
attacco contro la Norvegia: le forze norvegesi reagirono ma si trattava di una lotta impari.

Nello stesso periodo gli anglo-francesi, preoccupati per l'influenza tedesca sulla penisola scandinava e per un
possibile controllo germanico del mare del Nord, avevano programmato un'azione nei confronti della
Norvegia. Le forze di spedizione britanniche e francesi sbarcarono nel nord del paese venendosi a scontrare
con le unità tedesche che stavano procedendo all'occupazione della nazione scandinava, gli anglo-francesi
furono però costretti ad evacuare immediatamente. La presa della Danimarca e della Norvegia fa chiudere
l'intero bacino del Mar Baltico e lo rende inaccessibile per la Marina britannica e di certo la Francia non ha
possibilità di rompere questo passaggio. In seguito alla fallimentare invasione scandinava venne nominato
come primo ministro Churchill.

Per quanto concerne l’invasione della Francia, non c'è una vera differenziazione con il piano della prima
guerra mondiale, la differenza è nelle modalità in cui l'operazione ha luogo. Il primo conflitto mondiale
prevedeva massicci bombardamenti a tappeto, con il ricorso non dell’aviazione ma di cannoni, con il
seguente attacco via terra con forze terrestri. La differenza enorme è che qui l'attacco ha luogo con mezzi
meccanizzati, che rende l’offensiva estremammente rapida, non è preceduta da questo sbarramento di
bombardamenti a tappeto perché si predilige mobilità e la volontà di cogliere di sorpresa il nemico. Inoltre le
forze non si fermano a Parigi, ma puntano a tagliare a metà il Paese per rendere impossibile una
riorganizzazione, per spezzare la presenza francese.

Grazie a questo approccio militare, il 10 Maggio 1940 la Francia cadde clamorosamente con un'aggressione
che sembrava impossibile da realizzare attraverso la consueta scelta di attaccare paesi neutrali come Olanda
e Belgio, ma soprattutto attraverso la scelta di sfondare il fronte francese dove tecnicamente si riteneva fosse
impossibile attaccare, ovvero attraverso la foresta delle Ardenne, che invece venne sfruttata per
un'operazione molto rapida da parte delle forze tedesche che poterono penetrare a fondo e tagliare in due
quelle che erano le posizioni difensive francesi. La foresta delle Ardenne era una zona dove si riteneva non
fosse necessario posizionare un numero significativo di difese e questo permise alle forze tedesche di
bypassare completamente la linea Maginot.

Queste posizione difensive si basavano su un approccio statico che sembrava ricalcare le dinamiche del
primo conflitto mondiale e che potevano contare in tal senso su una serie di fortificazioni lungo il confine tra
Francia e Germania. Tali fortificazioni, seppur considerate invalicabili, scontavano una visione del conflitto
che era ormai vecchia e sicuramente non in linea con le straordinarie innovazioni tecnologiche e strategiche
che si erano sviluppate negli ultimi vent’anni.

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Con la sconfitta francese, la Germania entra in controllo di una parte della flotta francese. È una vittoria di
eccezionale rilevanza anche per condotta in un lasso di tempo brevissimo, la stessa classe dirigente inglese è
colta di sorpresa dalla risposta francese a questa aggressione, perché ci si aspettava una ricomposizione del
fronte francese con la ricostituzione di una linea di difesa nella Francia centromeridionale per continuare le
ostilità. Prontamente realizza che da parte francese non ci sia volontà di proseguire la lotta.

La presa di Parigi, segna la fuoriuscita della Francia dal conflitto e il corpo di spedizione britannico, assieme
a pochi elementi delle forze francesi, riesce a salvarsi attraversando la Manica, ma abbandonando la gran
parte delle dotazioni militari sulle coste francesi di Dunkerque. Questa fu una scelta che pur conducendo
alla perdita di ingenti quantità di equipaggiamento, portò alla salvezza di centinaia di migliaia di soldati.
Bisogna, però, sottolineare che l’abbandono di tutte le dotazioni militari, comporta la massimizzazione a
dismisura delle capacità operative, dunque il notevole ampliamento delle capacità tedesche.

La vittoria tedesca sulla Francia segnò anche un mutamento nell’atteggiamento dell’Italia fascista : il 10
giugno del 1940 viene resa nota la dichiarazione di guerra dell’Italia, una dichiariazione alquanto
opportunistica per poter spartire in futuro le spoglie del nemico, perché si ritiene che se gli alleati non hanno
voluto negoziare la posizione quando la Polonia è stata sconfitta, ora con una posizione di netta superiorità
sarà molto più semplice arrivare a un accordo, che inevitabilmente avrebbe previsto una subordinazione della
Francia a quella che era la potenza tedesca. Ciò nonostante, l’Italia non ottenne vittorie significative e inoltre
la sua dichiarazione di guerra venne definita uno “stab in the back”. Mussolini sperava inoltre che con questa
sconfitta, la Gran Bretagna si accingesse a ritirarsi, quando comprese che questa non sarebbe accaduto, gli
inglesi diventano il nemico principale.

1940 : ARMISTIZIO FRANCESE

Il 22 Giugno 1940 l’armistizio viene siglato da un ufficiale francese divenuto eroe della prima guerra
mondiale, il maresciallo Pétain. L'armistizio porta sostanzialmente alla divisione della Francia in due grossi
tronconi. Abbiamo la Francia del Nord con la costa atlantica e la costa che guarda alla Manica sotto diretto
controllo tedesco. Mentre la Francia centromeridionale è posta controllo della Repubblica di Vichy,
nonché un regime collaborazionista. Il governo di Vichy viene amministrato dal maresciallo Pétain al quale
rimangono in capo anche il controllo delle colonie francesi : l’Indocina francese, il Nord Africa.

L'Alsazia e la Lorena tornano sotto il controllo tedesco, una restituzione che era stata uno dei termini
centrali del Trattato di Versailles. Proprio per questo motivo si tratta di un armistizio con una forte valenza
simbolicoa, così come lo ebbe la scelta delle modalità con cui si arriva all’armistizio, che viene siglato sullo
stesso vagone dove venne siglato l'armistizio alla fine del primo conflitto mondiale. Hitler ha combattuto
durante il primo conflitto mondiale e quindi sentiva l'inizio del primo conflitto mondiale come un qualcosa di
profondamente ingiusto e che dovesse essere rettificato.

Come avvenuto per Versailles, anche in seguito all'armistizio vengono imposte clausole molto dure a quella
parte di Francia non direttamente controllata dalle forze tedesche. C'è una limitazione delle forze
dell'esercito francese a 120.000 unità, che in gran parte però non si trovavano all'interno del territorio
dell'esagono, ma stanziavano nelle colonie. Non si voleva rischiare che quello che rimaneva dell'esercito
francese si mobilitasse contro le forze tedesche. La flotta venne sequestrata, tranne quelle unità che si
trovavano in porti inglesi o quelle unità che vennero sottratte dagli ufficiali francesi non disposti ad accettare
l'ordine e che giunsero in salvo nelle posizioni inglesi. Perché la divisione della Francia in due zone ? Una
zona di occupazione a nord ovest e una zona sotto il controllo della Repubblica di Vichy, perché l'obiettivo è
quello di sfruttare le risorse industriali e minerarie del territorio francese e quello di proteggere le coste
francesi e, al tempo stesso di preparare una possibile offensiva terrestre sul territorio britannico.

È ovvio il motivo per cui la Germania cerca di occupare il nord della Francia, perché una volta ottenuto il
controllo su l’esagono, si può esercitare una pressione diretta sulla Gran Bretagna, nonchè il nemico numero
uno. Si puntava a spezzare le reni della Resistenza inglese attraverso molteplici modi, attraverso una
campagna di bombardamenti a tappeto, la cosiddetta campagna di Inghilterra. Si era pensato anche di
lanciare uno sbarco delle truppe sulle coste inglesi, ipotesi che però sarebbe stata scartata perché la difesa
inglese delle coste era molto agguerrita e si riteneva la Germania non avesse forze sufficienti per poter
ottenere tale risultato.

Non tutti i francesi si erano mostrati favorevoli all’armistizio e tra questi emerse la figura del colonnello
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Charles De Gaulle. Avvicinato dalle autorità inglesi, De Gaulle si trasferì a Londra dove dai microfoni della
BBC il 18 giugno annunciò al popolo francese in appello la prosecuzione della lotta a fianco della Gran
Bretagna, dando vita nella capitale inglese a un movimento chiamato la “Francia libera”: una sorta di
governo in esilio in contrapposizione a quello di Pétain e legato al sostegno di Churchill. La speranza era
quella di far nascere una resistenza interna in territorio francese.

1940 - 41 : REGIONE BALCANICO - DANUBIANA, GRECIA E MENA

La caduta della Francia lasciava solo la Gran Bretagna di fronte la Germania nazista e nell’estate del 1940 i
nazisti cominciano a programmare un’operazione anfibia contro il suolo inglese, la cosa la cosiddetta
“operazione Seelöwe” e nel mentre si decise di ammorbidire la resistenza inglese attraverso un'offensiva
aerea, che sì trasformato in una serie di bombardamenti sulle città inglesi, in particolare Londra, da cui gli
inglesi uscirono vincitori. Churchill mostrò così di aver individuato nella Germania nazista un nemico non
solo da sconfiggere, ma da eliminare radicalmente, come un male da eliminare da estirpare. Hitler
infatti pensava di indebolire l’economia inglese tramite un’offensiva sottomarina contro le navi che
rifornivano l’UK di materie prime e di materiali proveniente dagli USA. Quest’azione tra il 1940 e il 1941
parve dare risultati positivi per la Germania e Londra cominciò a trovarsi in difficoltà anche per
l'impossibilità di rimpiazzare rapidamente le migliaia di navi mercantili che i sottomarini tedeschi riuscirono
ad affondare.

Mussolini resosi conto della scarsa considerazione che l’alleato tedesca aveva nei confronti delle sue
aspirazione, puntò a una “guerra parallela” ovvero l'individuazione di obiettivi italiani che avrebbero
dovuto riguardare soprattutto il Nord Africa, il Mediterraneo e i Balcani. In questo ambito rientra la
decisione di aggredire la Grecia fino alla fine di ottobre, ma la campagna si risolse in una sconfitta e solo
con una grande difficoltà le truppe italiane riuscirono a contenere la controffensiva greca in Albania
nell'inverno 1940 - 1941. Quasi contemporaneamente aerosiluranti inglesi infliggevano un duro colpo
alla flotta italiana, a questo punto Mussolini incitò l'alto comando in Libia a penetrare in territorio
egiziano, ma l'avanzata si arrestò pochi chilometri al di là del confine. Nel dicembre del 1941 una
controffensiva britannica conduceva una grave disfatta italiana, gli inglesi conquistarono così la
Cirenaica e l’Italia dimostrava di essere debole ed impreparata. Mussolini era costretto a chiedere il
soccorso della Germania e nel marzo dello stesso anno i primi contingenti sbarcavano in Tripolitania dando
avvio a una lunga campagna per il controllo del Nord Africa, la direzione delle operazioni sarebbe passata
sotto il controllo tedesco, in particolare del generale Erwin Rommel.

La Germania, con il sostegno dell’Italia, tese a rafforzare la penetrazione economica, militare e politica
nell’Europa danubiana e balcanica : Nel 1940 Ungheria e Bulgaria, alleate di Hitler, ottenevano
ingrandimenti territoriali a spese della Romania, le truppe tedesche entravano così in territorio rumeno e
iniziavano a controllare anche dei giacimenti petroliferi; Hitler voleva avere certezze anche più a Sud e
temeva che la Grecia e la Jugoslavia potessero passare dalla parte di Londra, decise così di invadere sia la
Jugoslavia che la Grecia e anche tutte le isole dell’Egeo passavano sotto controllo italo-tedesco nell’aprile
del 1941.

Dunque abbiamo le forze dell'Asse che coprono il fronte Adriatico, la regione dei Balcani e anche la Grecia,
che vengono poste sotto il loro diretto controllo. Questa scelta, però, che tra l'altro avviene di concerto con
l'occupazione britannica di Iraq e Iran, va a impattare sull'altro grande obiettivo strategico di Hitler, che era
l’Unione Sovietica.

1941 : OPERAZIONE BARBAROSSA

Nel frattempo, Hitler puntava l’attenzione all’URSS, il comunismo restava il nemico principale: i territori a
est sotto la sovranità dell’URSS erano l'area di espansione tedesca per la conquista dello “spazio vitale”, era
inoltre questa l’occasione per la distruzione del bolscevismo e la sottomissione di una popolazione inferiore,
quella slava. Iniziò così a programmare una campagna contro l’URSS quando, nella tarda primavera del
1941, tutta l’Europa balcanica e danubiana erano sotto il dominio della Germania. Tale operazione fu
programmata fin dal 1940, ma Stalin, nonostante fosse statp informato di ciò, non sembrò preoccuparsene
particolarmente in quanto riteneva essere tutelato dal patto Molotov-Ribbentrop siglato nel 1939.

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L’operazione di invasione dell’URSS è conosciuta come “operazione Barbarossa”: Il 22 giugno 1941 la


Germania scatenò l'aggressione contro l'URSS, le unità naziste furono in grado di attuare una
Blitzkrieg penetrando velocemente in territorio nemico, sconfiggendo armate sovietiche e prendendo
centinaia di migliaia di prigionieri; erano incaricati di uccidere tutti i militanti del Partito comunista e le
comunità ebraiche. Con l’approssimarsi dell’inverno i tedeschi rallentarono e fermarono la loro offensiva,
anche perché i sovietici diedero vita a un’unione difensiva sulla base di quella attuata contro Napoleone nel
1812, ma gran parte, della Polonia, dell’Ucraina e della Bielorussia, territori importanti dal punto di vista
delle materie prime, per i giacimenti petroliferi, ma anche per le risorse agricole, erano state occupate dai
nazisti giunti a poche decine di chilometri da Mosca e avevano avviato l’assedio di Leningrado, che per
anni rimane isolata, priva di bene primari, quali medicine e cibo, ciò nonostante resisterà fino alla fine.

In Ucraina, inizialmente, l’invasione non venne percepita negativamente, ma la politica razzista dei nazisti
allontanarono ben presto qualsiasi tipo di collaborazione.

Vi sono inoltre masse enormi di prigionieri di guerra che vengono sottratte alle forze sovietiche, così come
dotazioni militari che contribuivano a rafforzare un arsenale delle forze dell’Asse che già aveva potuto
beneficiare del collasso della Francia.

Un’ulteriore importante conseguenza del coinvolgimento in guerra dell'URSS fu l'immediata mobilitazione


di tutti i militanti comunisti in Europa e nel mondo a sostegno della patria del socialismo. L’UK trovava
così nell’URSS un alleato, pronto a combattere contro la Germania, che rappresentava il nemico comune.
Nonostante i risultati positivi non si era raggiunto l’obiettivo, che era attuare un'operazione chirurgica,
replicare quanto avvenuto in Franica.

1941 - 42 : AVANZATA GIAPPONESE

Il 1941 è un anno particolarmente significativo, perché oltre al varo dell'operazione Barbarossa, assistiamo
anche all'attacco giapponese contro gli Stati Uniti. Le relazioni tra Giappone e Stati Uniti erano diventate
negli anni sempre più ostili in relazione all'aggressione giapponese alla Cina, duramente condannata dalle
forze da Washington.

Nel corso del 1941 i nipponici presero la decisione di scatenare un conflitto contro gli Stati Uniti,
di conseguenza contro la Gran Bretagna i suoi alleati, perché la missione del Giappone era quella di liberare
l'Asia dell'influenza occidentale al fine di creare una “sfera di prosperità asiatica”. I militari giapponesi erano
consci della potenza economica e militare dell’avversario americano, ma speravano di infliggere alla marina
statunitense un colpo mortale. Pianificarono così un attacco improvviso e senza previa dichiarazione di
guerra contro la flotta americana nel Pacifico e il 7 dicembre 1941 attaccarono Pearl Harbour (Hawaii),
colpendo le basi statunitensi, affondando numerose unità navali, distruggendo centinaia di aerei e
facendo qualche migliaio di vittime fra militari e civili. Nel volgere di qualche giorno la Germania e l'Italia
decisero di seguire il Giappone dichiarando a loro volta guerra agli Stati Uniti.

Nonostante gli Stati Uniti fossero stati colti di sorpresa da questo attacco, quest’ultimo si trasformò nel
pretesto perfetto per perseguire una linea già radicata nelle corde dell’agenda politica americana nonchè la
lotta contro l’asse e dunque il coinvolgimento nel conflitto. In poco tempo gli Stati Uniti abbandonarono la
loro posizione isolazionista per rispondere all’attacco giapponese e anche per formare una alleanza anti-
fascista. Di fatto, gli Stati Uniti e le forze alleate si concordarono nella necessità di giungere dapprima alla
distruzione del nemico tedesco e solo successivamente mobilitarsi verso la distruzione di ulteriori nemici.
Questa, in realtà, altro non rappresenta che una dichiarazione di intenti inziale e che sarà poi oggetto di
variazioni.

Vengono occupate le Filippine e la pressione procede nell'Indocina francese fino in Birmania. Abbiamo
carestie che provocano milioni di morti e le cui responsabilità non sono imputabili solamente alle forze
giapponesi ma anche alle scelte del primo ministro britannico. La carestia in Birmania è uno dei periodi più
tetri della storia coloniale britannica. In questo modo i giapponese esercitavano una pressione diretta verso
l’impero britannico, verso l'India britannica, il cuore dell’impero che andava difeso a ogni costo.

In Asia e nel Pacifico nel volgere di pochi mesi, tra il dicembre del 1941 il giugno del 1942, il
Giappone conseguiva una lunga serie di vittorie nei confronti sia degli americani sia degli inglesi. Le truppe
giapponesi occupavano Hong Kong, Singapore, la Malesia e la Birmania fino minacciare i confini dell'India,
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veniva inoltre invase occupato l'Indonesia, mentre nel pacifico cadevano le Filippine e gli arcipelaghi fino
alle isole Midway escluse. Le forze giapponesi attauano una forte propaganda, presentandosi come liberatori
di popoli soggetti a dominazione straniera, una propaganda che però riscuote successo solo in patria, perché
di fatto le popolazioni soggette al controllo giapponese sono sottoposte a condizioni disumane.

Le colonie britanniche e i dominion giocano un ruolo centrale nel sostenere lo sforzo bellico di Londra, sia
sul piano militare che sul piano delle risorse. Questo ha un impatto durissimo anche sulla vita delle
popolazioni locali, perché vuol dire sottrarre risorse che vengono prodotte internamente, poi però destinate
per un uso esterno, anche arrivando ad alterare banalmente i prezzi e rendendo magari delle commodities di
base come l'uso di grano e riso inarrivabili per la questione dei prezzi, per la popolazione normale, per la
comune popolazione.

POSIZIONI DEGLI ALLEATI

Roosevelt espresse simpatia verso gli anglo-francesi e condanna nei confronti del nazismo, ma ritenne di non
andare oltre. Alla sua quarta elezione nel 1940 l'obiettivo del presidente per il momento non era ancora
quello di entrare in guerra ma era quello di trasformare il paese nell’arsenale delle democrazie. Inoltre, non
aveva potuto schierare gli Stati Uniti a fianco degli alleati perché si era in presenza di un appuntamento
elettorale importantissimo, le elezioni, dunque bisognava attendere la ri-elezione e trovare le condizioni
favorevoli per poter giustificare al popolo americano un coinvolgimento militare al quale una parte
significativa della popolazione era contrario.

Non voleva per la sua posizione isolazionista e perché una parte significativa di questa opinione pubblica era
particolarmente vicina alle istanze di Roma e Berlino o ostile alle istanze britanniche, quale quella irlandese.
Negli Stati Uniti queste comunità avevano un peso estremamente significativo, questo si traduceva in
sostegno elettorale.

MARZO 1941 LEND LEASE ACT : Il primo importante passo in tal senso fu la “legge affitti e prestiti”, la
Lend Lease Act, grazie alla quale l'amministrazione americana apriva un credito illimitato alla Gran
Bretagna e l'industria statunitense avviava una politica di affitto di materiali strategici e armamenti nei
confronti di Londra; la Lend Lease fu estesa dopo il giugno del 1941 anche l'URSS. Non è un passaggio di
secondo piano, perché gli Stati Uniti non sono ancora in guerra, ma pomulgano una legge che permette al
presidente di sostenere in maniera significativa gli sforzi dei futuri alleati.

AGOSTO 1941 : CONFERENZA TERRANOVA

Nel 1941 Roosevelt e Churchill s'incontrano per la prima volta a bordo di una nave da guerra americana al
largo di Terranova, la Conferenza di Terranova si concluse con l'approvazione di un documento, la
cosiddetta “Carta dell'Atlantico”, in cui i due leader si impegnavano a non ricevere vantaggi territoriali, a
favorire lo sviluppo economico e sociale e a restaurare e rafforzare la democrazia, ma soprattutto
stabiliva che la flotta americana avrebbe potuto accompagnare le navi mercantili per proteggerle
dall'attacco dei sottomarini tedeschi, che avevano inflitto danni durissimi ai tentativi di resistenza di
Londra. Erano degli obiettivi un po' vaghi ma che intendevano sottolineare la comunanza di vedute fra i due
paesi, entrambe in contrapposizione alla Germania nazista.

La Carta dell’atlantico rappresentava una serie di principi posti alla base del futuro ordine internazionale : la
libertà di navigazione, la fine del colonialismo, la fine degli autoritarismi, l'autodeterminazione dei popoli.

Fu lo scontro fra il Giappone e gli Stati Uniti a trasformare il conflitto in una vera guerra mondiale,
game changer. Nella seconda metà degli anni 30 il Giappone si era progressivamente avvicinato alla
Germania e all'Italia e a Tokio, mentre l'esercito concentrava l'attenzione sulla Cina, la Marina era interessata
ad ampliare il controllo nel Pacifico perché l’avvio del conflitto in Europa sembrava offrire al Giappone
l'opportunità per un'espansione a scapito dei possedimenti asiatici controllati dalle potenze europee.

1941/1942 : DICHIARAZIONE ARCADIA

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In occasione di una nuova conferenza svoltasi a Washington (Conferenza Arcadia) tra il primo
ministro britannico il presidente americano tra il dicembre del 1941 il gennaio del 1942, oltre ad essere
approvato una Dichiarazione delle Nazioni unite, che riprendeva la Carta dell’Atlantico, venne
pianificata una strategia congiunta basata su una stretta cooperazione, che avrebbe escluso la formula della
pace separata, e sull’individuazione della Germania come nemico principale da sconfiggere : Germany
first.

Tutto questo mentre Stalin premeva per l’apertura di un fronte francese (dove far penetrare gli USA per
togliere tutto il peso dal fronte sovietico), le richieste di Stalin non vennero subito accolte, prevalse
l’idea britannica di conquistare prima i territori nordafricani e poi colpire il nemico più debole, Italia.

Nel corso del 1942, Stalin, alle prese con l'offensiva lanciata su Stalingrado e il rischio di un tracollo, chiese
a gran voce agli altri due alleati che si apra il prima possibile il fronte in Normandia, che sin dal principio era
individuato come l'obiettivo principale per schiacciare la Germania in una tenaglia tra due fronti. Londra e
Washington si oppongono, ritenendo che prima sia fondamentale colpire il ventre molle dell’asse : il regime
italiano fascista. Dunque, nel 1942, si stabilisce che prima di aprire il fronte in Francia si debba addivenire
alla liberazione del Nord Africa.

Questa posizione viene giustificata da un punto di vista strategico, in quanto la sua occupazione avrebbe
allontanato la presenza delle forze dell'Asse che avrebbe potuto limitare la capacità di manovra e avrebbe
messo in sicurezza i suoi interessi in Egitto accrescendo la sua centralità in Nord Africa, anche in prospettiva
futura. Inoltre, in questo modo, gli alleati avrebbe avuto delle basi più sicure dalle quali operare e aumentare
la pressione sul fronte dell'asse meridionale.

1942 : MASSIMA ESPANSIONE DELL’ASSE

FRONTE MEDITERRANEO : Tra l'estate e l'autunno del 1942 le forze italo tedesche conquistano la cittadina
di Tobruk, al confine tra la Libia e l'Egitto, e si spingono all'interno del territorio egiziano. Giungono fino a
El - Alamein, che oltre ad essere una città di estrema rilevanza perché proteggeva le porte di Alessandria e
del Cairo, divenne teatro di una battaglia durissima. Proprio per la sua posizione strategica, la vittoria delel
forze dell’asse avrebbe spianato le porte al cuore dell’Egitto, un paese di tutto rispetto non solo per la sua
importanza geopolitica, economica, demografica e culturalmente, ma perchè custodiva le porte del canale di
Suez. Il controllo diretto del canale concedeva la possibilità di accedere al Mar Rosso dal Mediterraneo e poi
all'Oceano Indiano. Proprio per questo, per Londra, era vitale ottenere quella via di comunicazione.

In concomitanza con tali ambizioni, alcuni problemi diventano sempre più evidenti : l’isola di Malta rimane
saldamente in mano alle forze alleate e rappresenta una spina nel fianco per i rifornimenti che dall'Italia
devono passare nell'Africa del Nord. Inoltre, un altro ostacolo è rappresentato dall'attivismo della Marina
britannica, che riesce a creare grossissimi problemi a quelli che sono lì gli sforzi italiani di trasferire
materiali e risorse ai tedeschi nel nord dell’Africa.

FRONTE ORIENTALE : Per quanto concerne tale fronte, la situazione è analoga alla precedente, in quanto
vede una significativa espansione dell’asse. Di fatto, prosegue la campagna di sfondamento e le forze italo
tedesche riescono a sfondare nella regione del Caucaso, regione strategicamente rilevante anche per le sue
risorse idrocarburi.

Nel settembre del 1942 ha luogo l'offensiva per occupare Stalingrado. L'offensiva tedesca, si fermerà a
Stalingrado, dove si decideranno le sorti dell'offensiva dell'operazione Barbarossa. La resistenza a oltranza
delle forze sovietiche riuscì a infliggere un colpo durissimo alle velleità tedesche, anche perché Hitler
rifiuterà di addivenire a qualsiasi tipo di ritirata strategica e quindi il corpo dell’armata tedesco venne
circondato in condizioni climatiche durissime e segnando così l'inizio del cambio della marea e la fine di
questa fase espansiva delle forze dell’Asse.

Nel 1943, dopo aver retto l'urto a Stalingrado, aver retto l'urto a Mosca e aver retto l'assedio terribile di
Leningrado, le forze sovietiche si mobilitano per attuare una contro-offensiva con il fine di ricacciare indietro

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il nemico. Gradualmente danno avvio a un’opera di liberazione del territorio che sarebbe poi culminata con
la presa della Germania nazista.

La battaglia di Stalingrado termina nel febbraio 1943 con una netta vittoria delle forze sovietiche, che
conducono le forze tedesche a subire una sconfitta eclatante. Quest’ultima, altro non è che l’inizio della fine
per il Terzo Reich. Nell'autunno del 1942 la Germania raggiungeva l’apice dell’espansione territoriale,
controllando direttamente o indirettamente il continente europeo dei Pirenei al Caucaso e della Norvegia
settentrionale sino alla Sicilia. Nei territori occupati il regime hitleriano iniziò a costruire un “nuovo ordine”:

• Un totale asservimento dell’economia dei paesi invasi per favorire il mantenimento di accettabili
condizioni di vita per il popolo tedesco e aveva un atteggiamento diversificato nei riguardi delle
popolazioni delle nazioni occupate a seconda delle affinità razziale con il popolo tedesco .

• Nell’ambito del nuovo ordine hitleriano rientrava la cosiddetta “soluzione finale del problema
ebraico”, in altri termini lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei nei territori occupati, al quale si aggiunse
la persecuzione delle comunità rom e altre categorie ritenute inferiori (dai malati mentali agli omosessuali)

1942 - 1943 : CAMBIO DI INERZIA

Tra il 1942 e il 1943 cambia l'inerzia del conflitto : vi è la transizione da una fase espansiva costante, delle
forze dell’Asse, ad una fase di rallentamento e ripiegamento, fino alla sconfitta delle forze italiane, delle
forze tedesche e poi del Giappone. L’Italia, che a metà del conflitto cambia la sua postura, è divisa in due
fazioni, una sostenitrice degli alleati, l’altra, invece, subordinata all'alleato tedesco.

FRONTE ORIENTALE : La battuta dì’arresto principale fu la battaglia di Stalingrado combattuta tra il


settembre del 1942 e il gennaio del 1943 per il controllo della città russa. Fu uno degli scontri più violenti e
brutali della Seconda Guerra Mondiale con i tedeschi dapprima impegnati nella conquista della città e infine
costretti ad arrendersi. In realtà forse più significativa dal punto di vista strategico fu la battaglia di la
battaglia di Kursk fra luglio e agosto 1943, che venne vista da Hitler come l'occasione della rivincita dopo
Stalingrado. Inizialmente ci fu un'affermazione tedesca ma l'Armata Rossa riuscì a ribaltare la situazione e a
sconfiggere l'esercito nazista.

Nel 1943 l’Armata Rossa procede con la liberazione dei territori.

NORD AFRICA : Tra l’ottobre e il novembre del 1942 ci fu la battaglia di El Alamein, dove la marina
britannica sconfisse dopo duri combattimenti le forze italo-tedesche. La vittoria inglese provocò la perdita
definitiva di tutta la Libia, mentre agli inizi del novembre del 1942 le truppe americane britanniche
sbarcavano in Marocco e in Algeria (Africa francese), dove le truppe dell'Asse furono costrette alla resa
finale. Le forze dell'Asse rimangono chiuse nella Tunisia attuale, che viene liberata nel maggio 1943,
ponendo fine alla campagna africana. Non hanno più una presenza significativa in Nord Africa, pertanto la
sponda sud del Mediterraneo è sottratta al controllo dell’Asse, mentre la sponda nord rimane ancora
saldamente in mano alla Germania e all’Italia.

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano promesso un’apertura di un secondo fronte entro il 1942, ma
c’erano divergenze circa i metodi e i luoghi in cui aprirlo : gli Stati Uniti e l’URSS ritenevano fosse vitale
uno sbarco nella Francia settentrionale che avrebbe aperto la strada più rapida e più breve per giungere in
Germania. Tuttavia questa prospettiva avrebbe implicato una complessa operazione che sarebbe partita dal
isole britanniche e al momento né inglese né gli americani avevano gli uomini e le risorse per un'iniziativa
del genere.

Gli inglesi invece erano favorevoli a una serie di azioni limitate nell'area del Mediterraneo, credevano che la
Germania dovesse essere sconfitta partendo dal suo punto più debole, ovvero l'Europa meridionale.
Questa impostazione strategica era sostenuta da Churchill anche per ragioni politiche: infatti se si fosse
conclusa con successo avrebbe condotto a un implicito rafforzamento delle posizioni inglesi nel
Mediterraneo e nell’Europa meridionale. Gli Stati Uniti finirono coll’accettare la proposta britannica, in
particolare l'esigenza di liberare il Nord Africa e di assumere pieno controllo nel Mediterraneo.

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Per il novembre del 1942 venne così programmato lo sbarco di truppe americane e britanniche in Marocco e
in Algeria, la cosiddetta “operazione Torch”, in territori che erano sotto il controllo del regime di Vichy.

Nel Gennaio del 1943 c'è un'altra conferenza che si tiene a Casablanca, in Marocco, precedentemente
liberato. Stalin richiede nuovamente la pronta apertura del fronte francese, avviando così lo sbarco in
Normandia. Anche in questo contesto, però, Londra si oppone e chiede che venga data preminenza alla
liberazione dell’Italia. Questo perchè l’Italia rappresentava un elemento cardine dell’asse, una volta liberata,
sarebbe stato possibile aumentare ulteriormente la pressione sulla Germania.

Londra tenterà nuovamente di privilegiare i propri interessi, sia di tipo militare che geopolitico, ma fallirà e
Stalin riuscirà a promuovere la necessità di aprire il fronte francese e quindi di lanciare l'operazione Overlord
per lo sbarco in Normandia e poi la liberazione della Francia.

CAMPAGNA D’ITALIA : Nel 1943 viene lanciata la campagna d'Italia in accordo con quanto anticipato
prima. Prima avviene lo sbarco in Sicilia, la caduta di Mussolini, il duplice governo in Italia, sostanzialmente
con il re che fugge e viene siglato un armistizio, il governo Badoglio, la cobelligeranza con le forze alleate e
la campagna d’Italia. Il territorio della Sicilia liberata sarebbe passato sotto il controllo di
un’amministrazione militare angloamericana e l'operazione sarebbe stata guidata dal generale americano
Eisenhower.

Il 10 luglio 1943 decine di migliaia di soldati inglesi e americani mettevano piede sulle spiagge della Sicilia
e la campagna si concludeva nel volgere di qualche settimana con il pieno successo alleato. Fu un momento
di svolta negli equilibri politici italiani: nella notte tra il 24 e 25 luglio il Gran consiglio del fascismo
costrinse il duce alle dimissioni e nella giornata del 25 ordinava l'arresto di Mussolini e nominava il
maresciallo Pietro Badoglio alla guida del governo.

Nei giorni successivi alla caduta del fascismo Churchill e Roosevelt si incontravano a Québec dove
discutevano la questione italiana e l'esito del compromesso, il cosiddetto “memorandum di Québec”, stabilì
che gli anglo-americani avrebbero deciso il loro atteggiamento verso l'Italia in base a ciò che quest’ultima
avrebbe fatto per aiutare lo sforzo di guerra alleato, era dunque un incentivo per l’Italia a uscire dal conflitto.

Si ritiene dunque che la soluzione possibile fosse la conclusione di un armistizio e non di una pace, vennero
elaborati due testi: un “corto armistizio” che gli italiani avrebbero potuto accettare senza problemi, ma che li
avrebbe legati a un “lungo armistizio” ben più duro e simile a una resa senza condizioni, che per il momento
sarebbe rimasto segreto. La firma del corto armistizio avvenne in Sicilia il 3 settembre ma sarà resa pubblica
solo l’8 settembre, con questo documento si stabiliva l’uscita dell’Italia dalla guerra e la caduta del fascismo.

La reazione tedesca fu rapida ed efficace: gran parte delle forze italiane nei Balcani, nell’Egeo, in Francia e
nell'Italia centro-settentrionale fu costretta alla resa e i militari furono inviati in Germania. Mussolini, che era
prigioniero al Gran Sasso d'Italia, venne liberato dai tedeschi, portato in Germania dove avrebbe annunciato
la nascita nell'Italia settentrionale di un regime fascista repubblicano.

In questo periodo iniziava anche la Resistenza in Italia : i nemici da combattere ora erano i tedeschi, che
erano presenti sul territorio, nella Repubblica di Salò, ma l'esercito era diviso e non aveva più delle direttive
precise da seguire. Nel mentre gli alleati sbarcavano a Salerno e il governo con Badoglio, il re e delle figure
importanti del paese si rifugiavano a Brindisi senza lasciare indicazioni politiche o di difesa. Il 13 ottobre Il
governo Badoglio dichiarava guerra alla Germania, gli alleati riuscirono a liberare solo l'Italia meridionale
e venivano bloccati lungo la cosiddetta “linea Gustav”, a metà strada tra Roma e Napoli. Esistevano
ora due Italie contrapposte: da un lato quella la fascista, con il governo di Salò, e dall'altro il legittimo
governo del Regno del Sud cobelligerante con gli alleati.

28-11 / 1-12 -1943 CONFERENZA DI TEHERAN

Nel 1941 l’Iran era stato occupato rispettivamente a sud dalla Gran Bretagna e nord dall’Unione Sovietica.
Lo scià Reza Pahlavi aveva dovuto lasciare il trono, cedendo spazio al potere al figlio, molto più conciliante
nei confronti degli alleati.

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In questo contesto, a Teheran, tra il 28 novembre e l’1 dicembre del 1943, ha luogo una tra le più
significative conferenze interalleate. Una conferenza la cui importanza è, inoltre, dettata dalla presenza dei
tre grandi, nonchè Churchill, Roosevelt e Stalin, che a dispetto delle loro divergenze convergono su una
serie di punti.

Innanzitutto concordano che al cessare delle ostilità sarebbe stata creata un'organizzazione internazionale
chiamata a monitorare le dinamiche internazionali ed evitare che scoppiasse un nuovo conflitto. Vengono,
infatti, poste le basi di quella che sarà una sorta di erede della Società delle Nazioni, nonchè le Nazioni
Unite. In seguito, si prefigura un ruolo centrale per quattro attori internazionali, i cosiddetti four policeman, i
quattro garanti dell'ordine internazionale : gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, l’Impero britannico e la Cina,
così riconoscendo un peso specifico estremamente significativo all'area del Pacifico.

Alla Cina, in questo senso, veniva riconosciuto non solo lo sforzo che il governo nazionalista cinese stava
conducendo in quegli anni, ma anche il peso specifico di un Paese, che per i suoi fondamentali era destinato
alla grandezza e che sarebbe stato chiamato a influenzare un sistema internazionale che non era più
eurocentrico ma che aveva una visione del mondo molto più ampia.

Tra i tre grandi coloro che spingono per includere la Cina tra i Four furono proprio gli Stati Uniti. Questa
scelta fu dettata dal fatto che gli americani fosse tra i principali sostenitori delle forze nazionaliste che in
Cina stavano combattendo contro le forze giapponesi e si cercava di creare un asse che sarebbe dovuto
durare negli anni a venire. Gli Stati Uniti vantavano interessi molto forti in Cina e consideravano l'entroterra
cinese un’area con potenzialità enormi.

Churchill nel 1941 aveva fatto sì che il tentativo di Stalin di aprire il fronte in Moravia fosse deragliato,
analogamente successe nel 1942. Nel 1943, con l’avvenuta liberazione nord-africana e la liberazione italiana
in corso, fece particolare pressione allorchè si puntasse ai Balcani e alla regione del Mediterraneo, due aree
dove tradizionalmente Londra esercitava un'influenza fortissima attraverso la Grecia. Churchill, a differenza
di qaunto accaduto precedentemente, non otteniene il sostegno di Roosevelt, che riconosce la legittima
richiesta di Stalin di aprire finalmente il fronte occidentale e dar vita allo sbarco in Normandia.

La decisione di Roosevelt fu influenzata dalla volontà di gettare le basi per una relazione con l'Unione
Sovietica potesse durare anche in seguito al conflitto, il suo tentativo è dunque quello di seguire le linee
guida d una politica cooperativa.

1944 - 1942 : FINE DEL CONFLITTO IN EUROPA

I sovietici all'inizio del conflitto avevano massacrato Akatyn gli alti ufficiali polacchi sotto il loro controllo.
Perché già negli obiettivi della mente di Stalin vi era l'obiettivo di trasformare la Polonia in uno stato satellite
o comunque sotto controllo sovietico diretto o indiretto. E quindi bisogna eliminare qualsiasi possibile
oppositore.

FRONTE ORIENTALE : al termine della battaglia di Stalingrado, nel febbraio del 1943, iniziavano le
operazioni di recupero dei territori dell'Unione Sovietica. Nel luglio 1944 l'Armata Rossa ha recuperato
territori enormi e si accinge oramai ad entrare nella città di Varsavia, città che si pensava sarebbe capitolata
nel giro di pochissimo tempo se le forze sovietiche avessero proseguito la loro spinta verso ovest.

Gli inglesi invitarono la resistenza polacca a sollevarsi, in quanto le forze tedesche erano ormai
estramemente indebolite. Inoltre, qualora la resistenza polacca, non filo-comunista, legata al governo polacco
in esilio fosse riuscito a liberare Varsavia, avrebbero potuto giocare un ruolo fondamentale nella redifinizione
degli equilibri per quanto concerne i propri confini. Di fatto, se avessero liberato loro stessi Varsavia,
avrebbero avuto il diritto di controllarla. La Russia, infatti, aveva partecipato nel 1939 insieme alla Germania
di Hitler alla spartizione in due del paese e molti polacchi temevano che, se non fossero riusciti a
conquistarsi da soli l’indipendenza, Stalin avrebbe imposto loro un governo comunista.

Nell’agosto del 1944 sembrò che il momento opportuno per l’insurrezione fosse arrivato. L’esercito russo
era vicino e avrebbe potuto facilmente appoggiare la rivolta. Per molti polacchi, inoltre, liberarsi da soli
dall’occupazione nazista era un obiettivo politico. L’esercito russo non fece nemmeno un tentativo di
raggiungere Varsavia e si limitò ad osservare la repressione della rivolta da parte dell’esercito tedesco. Stalin

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non aveva alcun interesse a far sì che Varsavia venisse liberata dai suoi potenziali oppositori che avrebbero
poi guidato un governo polacco a lui ostile

I tedeschi commisero ogni sorta di crimine di guerra. Dopo sessanta giorni, con la città ormai quasi
completamente in rovina, i polacchi dovettero arrendersi. L’Armata Rossa non attaccò fino a gennaio del
1944, tre mesi dopo la resa di Varsavia. Alcuni polacchi sperarono che il giorno della liberazione della città
significasse la fine delle loro sofferenze, ma si sbagliavano. Stalin temeva i nazionalisti polacchi almeno
quanto Hitler, già all’epoca della spartizione i russi avevano ucciso in segreto migliaia di polacchi considerati
“controrivoluzionari”). La cosiddetta liberazione di Varsavia significò soltanto passare delle mani di una
dittatura a quelle di un’altra.

Questo è ciò che viene definito real politik, nonchè la constatazione di come gli interessi geopolitici
tendenzialmente prevarichino gli interessi dell'intera popolazione.

Una volta occupata la Polonia si aprono alle forze sovietiche le porte della Germania. Nell'aprile del 1945 la
capitale si trovava sotto assedio e Hitler tentava un'ultima resistenza, ma alla fine piuttosto che cadere
prigionieri dei sovietici decise di suicidarsi. Alla scomparsa di Hitler veniva formato un governo provvisorio,
con a capo il comandante delle forze armate Keitel, che l’8 maggio avrebbe firmato una resa ufficiale tedesca
nelle mani degli anglo-americani.

FRONTE OCCIDENTALE : Essendo stata l’Unione Sovietica la prima a bussare alle porte di Hitler era
imperativo, tanto per Londra quanto per Washington, dimostrare che il loro contributo fosse stato
fondamentale. Pertanto nel Giugno 1944 proseguono con l’operazione Overloard. Quindi se da una parte i
sovietici arrivavano alle porte di Varsavia, dall’altra parte vi era il varo dell'operazione Overlord, nonchè lo
sbarco in Normandia, che comportò perdite enormi per le forze alleate. Questa fu un'operazione anfibia di
una difficoltà incredibile a causa della massiccia resistenza tedesca.

Il rischio era che si arrivasse a un qualcosa di simile alla campagna dei Dardanelli. In questo caso, però,
l'offensiva alleata è sostenuta da una supremazia sul piano aereo. Nonostante le perdite enormi, le forze
alleate riescono a ottenere una testa di ponte e avanzano progressivamente verso Parigi. Quest’ultima Viene
liberata nell'agosto del 1944 da una sollevazione delle forze di resistenza francesi e quindi, a differenza di
quanto avvenuto a Varsavia, de Gaulle vede legittimata la sua posizione dal fatto che Parigi è stata liberata
dalle forti resistenze francesi.

Dopo aver liberato la Francia e il Belgio, gli anglo-americani avevano tentato di sfondare la resistenza
tedesca in Olanda, ma l'operazione si era conclusa con un parziale insuccesso e in autunno gli alleati erano
stati costretti a fermarsi lungo il Reno.

Nel frattempo Hitler fece un ultimo disperato assalto per sovvertire la situazione, da un lato con il
bombardamento di Londra, dall'altro con un'ultima offensiva scatenata a dicembre contro le esauste unità
americani presenti. Si tratta di un’offensiva con direttrice la foresta delle Ardenne lanciata nel dicembre
44. Per quanto disperata fosse, coglie impreparate le forze alleate, perchè effettivamente i nuovi reparti
meccanizzati tedeschi passano per le Ardenne, simmetricalmente a quanto avvenuto nel 1940, in seguito però
le forze alleate riescono a riorganizzarsi. Quest’ultime, di fatto, hanno la meglio e avendo, nel frattempo,
risalito la penisola, la manovra a tenaglia arriva a schiacciare su tre lati la difesa tedesca : da est, da ovest e
da sud. I comandi alleati erano stati capaci di reagire respingendo l'avanzata nazista e nel marzo del 1945 le
truppe americane superavano il Reno.

Bisogna sottolineare che la liberazione d'Italia aveva richiesto sforzi enormi e avevano visto i tedeschi e le
forze collaborazionisti italiane reggere l'urto in molteplici occasioni. La liberazione non avvene solamnete
per mano degli alleati, bensì un ruolo centrale fu giocato dalla resistenza italiana. In Italia, tra marzo e aprile,
gli alleati superavano la linea Gotica (opera difensiva fortificata costruita dall'Esercito tedesco nell'Italia
centro-settentrionale).

Il 25 aprile del 45, vi è la grande sollevazione del Nord Italia, che prefigura poi l'ultima fase del conflitto in
Europa. Le truppe del Reich si arrendevano e Mussolini, catturato dai partigiani mentre scappava, veniva
giustiziato il 28 Aprile del 1945. Poco più di una settimana dopo, l’8 Maggio del 1945, Hitler consapevole
di avere le spalle contro il muro, si suicidò nel suo bunker, costringendo la Germania alla resa, la quale pose
fine al conflitto sul fronte europeo.
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C’erano dei dubbi sul rapporto che sarebbe venuto a crearsi fra l’Occidente e l’URSS nel dopoguerra e uno
fra i problemi più drammatici era quello della sorte della Polonia:

I. Rottura delle relazioni diplomatiche tra il governo polacco in esilio a Londra e l’URSS perché
erano state trovate delle fosse comuni contenti soldati polacchi uccisi brutalmente dai sovietici.

II. USA stavano dalla parte dell’URSS mentre UK si trovava in imbarazzo visto che da un lato offriva
protezione al governo polacco e dall’altro stava per accettare l’acquisizione da parte sovietica di
territori polacchi.

III. Nell’estate del 1944 le truppe sovietiche si attestavano vicino a Varsavia. Il governo polacco in esilio
ordinava la mobilitazione di una resistenza, “l’armata interna”, con l’obiettivo di liberare Varsavia e di
installare un governo moderato anticomunista prima dell’arrivo dei sovietici. Nel frattempo però ci
fu anche una reazione tedesca, la quale stroncò la resistenza polacca e fece molte vittime. Subito dopo
veniva costituito un governo polacco guidato da esponenti del PC, il quale nell’autunno si sarebbe poi
insediato anche a Varsavia.

IV. Ulteriore motivo di preoccupazione era l'evoluzione della situazione nei Balcani, in particolare
in Jugoslavia, infatti, dopo l'occupazione nazista, si erano sviluppati due movimenti di resistenza: quello
di Mihajlović a capo di un esercito serbo, l’altro egemonizzato dal Partito comunista sotto la
leadership di Josif Broz, meglio noto come Tito. Tra il 1942 e il 1943 i comunisti di Tito avevano
duramente impegnato gli occupanti italo-tedeschi, mentre i cetnici di Mihajlovic siglarono accordi
locali con i comandi italiani. L’obiettivo di Tito era l’instaurazione di un regime comunista. Un'altra
situazione difficile sembrava presentarsi anche in Grecia, una resistenza divisa tra comunisti e
anticomunisti che sfociò in una guerra civile.

Di fronte alla prospettiva di un continente europeo dove una possibile egemonia tedesca si sarebbe sostituito
una parziale egemonia sovietica, Churchill cercò di reagire. Nell’ Europa centro orientale e nei
Balcani il primo ministro britannico punto un accordo diretto con Stalin: avanzò l'ipotesi di una spartizione
sfera di influenza di una parte dell'Europa, il cosiddetto “accordo delle percentuali” dove appunto veniva
stabilito il gradod’influenza che avrebbero esercitato su quei territori, per non lasciare troppo potere ai
sovietici. Le sue scelte vennero sconfessate dalle autorità americane che respingevano come
anacronistica qualsiasi politica fondata sulla spartizione del mondo in sfere d’influenza, proprio per questo
gli Stati Uniti si dissociarono da questi accordi. Roosevelt sentì così l’esigenza di creare uno stabile assetto
internazionale, il quale si sarebbe fondato su un ordine democratico ispirato ai valori statunitensi

08/10 - 1944 CONFERENZA DI DUMBARTON OAKS

Questa conferenza fu particolarmente significativa in quanto pose le basi per quelle che sarebbero state le
future Nazioni Unite. Si definisce l'istituzione dell'Assemblea Generale del Consiglio di Sicurezza e si
accetta l'idea di espandere il numero di policeman, da quattro a cinque, i quali sarebbero poi diventati i
membri permanente del Consiglio di Sicurezza. (Video come funzionano le nazioni unite)

È una conferenza che guarda al futuro e che punta a gettare le basi di quello che sarebbe stata
l'organizzazione delle Nazioni Unite.

LUGLIO 1944 : CONFERENZA DI BRETTON WOODS

La conferenza si occupò del sistema economico del dopoguerra e la discussione coinvolse delegati
americani e britannici. Venne stabilito il rifiuto delle politiche protezionistiche e la volontà di creare un
sistema economico internazionale basato sul free trade, a questo proposito venne istituito un Fondo
Monetario Internazionale e una Banca per la ricostruzione. Di grande rilievo furono ritorno al Gold
Exchange alla cui base vi erano il dollaro e la convertibilità della moneta americana con l’oro, l’Onu e i

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futuri organismi economici internazionali rispondevano una visione dell’assetto postbellico ispirata agli
ideali statunitensi e nel progetto rooseveltiano l'aspetto realistico è rappresentato dal ruolo di leadership
giocato dai four policemen all'interno del Consiglio di sicurezza, l'accordo fra i quattro era la condizione
vitale per la efficace funzionamento dell’intero sistema.

OTTOBRE 1944 : CONFERENZA DI MOSCA

Questa non fu l'unica conferenza tenutasi a Mosca, ce ne furono diverse, ma questa fu particolarmente
importante perché sembrava quasi riportare l'orologio indietro di un centinaio di anni. È una conferenza che
vide la partecipazione diretta di Unione Sovietica e Gran Bretagna e in particolare un confronto diretto tra
Churchill e Stalin.

Churchill e Stalin a margine di questa conferenza tentarono di spartirsi l'influenza sull'Europa orientale.
Questo è indice di quali fossero le voci che determinavano ancora il periodo, nonostante la Dichiarazione
Atlantica, nonostante i riferimenti ai principi wilsoniani, nonostante la volontà di dar vita a un mondo giusto
ed equo dove prevalesse il principio di autodeterminazione.

Romania e Bulgaria sarebbero dovute rimanere sotto prevalenti influenza sovietica, decisione rilevante
vista anche la posizione che le truppe sovietiche avevano ottenuto e stavano ottenendo. Si riaffermava invece
che la Grecia sarebbe rimasta sotto prevalente influenza britannica, in ossequio anche a relazioni storiche
particolarmente forti. Per quanto riguarda invece la Jugoslavia e poi l'Ungheria, ci si accordò per un 50% -
50%. Al di fuori di questo accordo rimanevano territori centrali, quale la Polonia.

È un accordo bilaterale tutt'altro che ufficiale, ma che rende l'idea di come le dinamiche fossero più
complesse di quelle che si era portati a pensare, cioè, già in questa fase abbiamo due dei tre principali alleati
che si accordano perché sono quelli più interessati al contesto europeo.

Gli Stati Uniti sono distanti in quanto prevalentemente interessati al teatro del Pacifico, ciò nonostante
avranno un ruolo centrale in Francia. Quindi a chi spettava definire le sorti del continente europeo? Secondo
questa impostazione sono Londra e Mosca, ciò nonostnte questo fu un accordo che non venì mai rispettato e
che venne anche rinnegato dalla controparte statunitense non consultata.

1941-1945 : FINE DELLA GUERRA, PACIFICO

1942 FINE ESPANSIONE GIAPPONESE : Il teatro del Pacifico è l'ultimo dei teatri in cui si va a operare ed è
retto per la maggior parte del conflitto dagli sforzi statunitensi. Nel 1942 l'offensiva delle forze giapponesi si
era interrotta alle isole Midway, un punto che rappresenta la massima espansione giapponese, di fatto, da lì in
avanti, il Giappone non riuscirà più ad espandersi verso est.

08/1942 - 02/1943, OFFENSIVA IN GUADALCANAL : La campagna di Guadalcanal vide una significante


offensiva mobilitata dagli americani che sbarcarono sull’isola per contrastare l'Impero giapponese. Questa
rappresenta la prima grande offensiva lanciata dagli Alleati contro il Giappone, che fino ad allora aveva
mantenuto l'iniziativa bellica.

L’obiettivo primario era conquistare l'aeroporto che avrebbe potuto minacciare, una volta completato, le rotte
dei rifornimenti tra gli Stati Uniti, l'Australia e la Nuova Zelanda; messe in sicurezza, le isole sarebbero
servite agli Alleati per supportare una campagna volta a neutralizzare o catturare le piazzeforti giapponesi
nella Nuova Britannia.

A dicembre il Giappone rinunciò alla riconquista dell'isola di Guadalcanal ed evacuò le forze restanti. La
campagna di Guadalcanal segnò la prima grande vittoria strategica degli Alleati sul Giappone e perciò viene
spesso definita il punto di svolta della guerra.

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Questa campagna rappresentò per gli Alleati l'inizio della transizione dalle operazioni difensive a quelle
offensive, mentre il Giappone venne costretto sempre più sulla difensiva.

1944 FERMATE OFFENSIVE GIAPPONESI : Nel teatro asiatico nel corso del 1944 le forze giapponesi
scatenarono due ultime offensive: una in territorio cinese contro le forze nazionaliste e l'altra in
Birmania contro le truppe del Commonwealth, entrambe con un bilancio negativo per i nipponici.

Inizia la lenta, ma costante ripresa delle forze statunitensi che nel frattempo avevano ricostruito una flotta
che avrebbe dovuto superare la marina giapponese in termini di tonnellaggio. Inoltre, si sono adoperati per la
costruzione di portaerei estremamente efficaci nel secondo conflitto mondiale.

Gli Stati Uniti nell’oceano Pacifico avevano continuato a conseguire successi procedendo alla liberazione
delle Filippine e infliggendo una dura sconfitta alla marina nipponica nella battaglia del golfo di Leyte.

1945 IWO JIMA > OKINAWA : In seguito a ciò si avviarono verso uno degli obbiettivi principali dell’agenda
politica statunitense, nonchè l’arcipelago giapponese. Il primo passo fu l'operazione contro l'isola di Iwo
Jima nel febbraio del 1945, una piccola isola ma con un grande valore strategico, e fu una delle più
sanguinose battaglie di questo teatro di operazioni. I militari giapponesi combatterono strenuamente
infliggendo dure perdite alle forze statunitensi, ma il 28 febbraio unità di marines raggiungevano la vetta del
monte Suribachi, simbolo della resistenza giapponese. Iwo Jima convinse sia la leadership politica sia
gli alti gradi militari americani che la sconfitta del Giappone sarebbe stata compito ancora difficile e
soprattutto che la resistenza avrebbe comportato perdita ingente da parte statunitense

La battaglia di Iwo Jima è cruciale perché porta a Okinawa, una delle isole più importanti dell'arcipelago
giapponese. La battaglia di Okinawa, in questione, è una battaglia durissima, lo si può dedurre dal numero di
vittime che ha causato, nonchè circa 80.000 tra morti e feriti statunitensi. Per non dimenticare le vittime
giapponese, di fatto la popolazione locale presente preferì uccidersi piuttosto che cadere prigioniera degli
ostaggi delle forze statunitensi.

Okinawa è importante perché rappresentava il conseguimento statunitense di un obiettivo cruciale, qaule


entrare stabilmente in una delle isole principali dell'arcipelago giapponese. È doveroso sottolineare che la
liberazione del Giappone si rivelò molto più costosa in termini di risorse e soprattutto di vite umane della
campagna in Europa. Avrebbe richiesto alla amministrazione americana costi enormi, nonostante gli alleati
stessero convergendo sul Giappone.

L'Unione Sovietica, in seguito all’interruzione del patto di non agressione con il Giappone, inizia a spostare
le sue forze verso est.

La Gran Bretagna, invece, dall'India britannica, parte alla liberazione della Birmania degli arcipelaghi del
sudest asiatico e spinge verso nord.

Alla morte di Roosevelt, il nuovo presidente americano Truman può percerrere due strade : proseguire il
conflitto consapevole che i giapponesi avrebbero combattuto per ogni singolo centimetro quadrato di territori
o mettere a frutto quello che era il risultato scientifico più importante condotto durante la seconda guerra
mondiale : la costruzione degli ordigni nucleari.

L'inizio del progetto che aveva portato alla realizzazione dell'atomica negli Stati Uniti ha luogo perché erano
giunte infromazioni rigurdo le richerche che i tedeschi stavano portando avanti in questo settore e il timore
era che loro potesse giungere alla costruzione di un’arma atomica prima degli alleati, ordigno per il quale
non vi era alcun tipo di protezione.

FEBBRAIO 1945 : CONFERENZA D JALTA

La conferenza riunisce i tre grandi, ossia Stalin, Churchill e Roosevelt, prossimo al decesso, in seguto al
quale succederà Truman. Durante questa conferenza vengono definiti molti degli aspetti che avrebbero
caratterizzato la fase post-bellica.
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I. Vi è il via libera per la rettifica della Costituzione delle Nazioni Unite e viene sdoganata l'idea di un
Consiglio di Sicurezza con cinque membri permanenti. Su pressione di Stali viene stabilito che ognuno
dei cinque membri permanenti dovrà avere un diritto di veto, dunque il diritto di poter bloccare
l'intero iter decisionale. Era ovvio che tale pressione provenisse da Stalin, perchè gli altri membri
permanenti erano verosimilmente filo-occidentali e dunque voleva tutelarsi con tale diritto, potendo così
bloccare qualsiasi decisione non fosse stata in linea con gli interessi dell'Unione Sovietica.

Inoltre venne richiesto che fossero incluse nell’Assemblea Generale tutte le16 repubbliche che formavano
l'URSS. Alla conclusione venne accettata l'ipotesi del diritto di veto mentre l'Assemblea generale ammise
accanto all’URSS la presenza dell'Ucraina e della Bielorussia.

La collaborazione in questione non fu causa di un particolare allineamento, bensì delle necessità di


circostanze. Di fatto, se Stalin da una parte aveva disperatamente bisogno del sostegno in termini di risorse
economiche e di materie prime provenienti dagli alleati occidentali ; gli alleati occidentali, dall’altro lato,
necessitavano che lui continuasse a massimizzare lo sforzo contro i tedeschi.

II. Siamo nel 1945 e la guerra sta giungendo al termine, perciò ci si accorda sul fatto che l'Unione
Sovietica, 2/3 mesi dopo il termine delle ostilità nel continente europeo avrebbe dichiarato guerra al
Giappone e spostato la maggior parte delle sue risorse militari da ovest verso est.

III. Nel corso di tale conferenza si sancisce una ridefinizione dal punto vista territoriale : l’Unione Sovietica
avrebbe dovuto occupare non solo alcuni territori giapponesi, ma anche alcune aree della Polonia
orientale e si prevedeva che la Polonia sarebbe stata compensata con territori sul fronte occidentale.
Chiaramente l’Unione Sovietica aveva vinto e pretendenva l’acquisizione dideterminati territori, ma a
Jalta, non si era posti il quesito su quale fosse la volontà delle popolazioni che abitavano questi territori.
Dunque per compensare la Polonia della zona ceduta all’URSS, le venne accorpato il territorio della
Germania orientale. Questa questione verrà ripresa nella conferenza successiva, che è quella di
Potsdam, che ha luogo tra luglio e agosto 45.

IV. Altro elemento centrale, è la dichiarazione sull'Europa liberata che viene rilasciata. Vi è una presa di
posizione da parte del leader sovietico, americano e britannico sul fatto che il futuro dei popoli europei
sarebbe stato definito sulla base delle regole democratiche e che ogni popolazione avrebbe dovuto
scegliere liberamente la forma di governo che lo avrebbe dovuto rappresentare. Ciò significa che i
territori occupati in quel contesto, non avrebbero potuto prendere la forma istituzionale dei Paesi che li
avevano occupati, ma avrebbero dovuto scegliere autonomamente.

Questo è, in realtà, un impegno che sarà completamente disatteso (paesi satelliti), seppur non
immediatamente alla fine del conflitto. Ci sarà un processo che porterà interi Paesi a essere posti sotto il
controllo indiretto o diretto sovietico e verrà loro imposta una forma di governo che verosimilmente non è
quella che avrebbero desiderato.

V. Si stabilisce, inoltre, che la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione : una zona
di occupazione sovietica, una zona di occupazione francese, una zona di occupazione britannica e una
zona di occupazione americana.

RESA GIAPPONESE

Due mesi dopo la conclusione della conferenza di Jalta, Roosevelt moriva e gli succedeva il vicepresidente
Harry S. Truman, sostenitore di Roosevelt e del New Deal.

Gli studi sull’utilizzazione dell'energia atomica a fini militari erano stati avviati sin da prima dello scoppio
del conflitto, fu però solo con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti che le ricerche nel settore atomico
assunsero un carattere grandioso con forti investimenti. Tale sforzo scientifico e industriale prese il nome in
codice di “progetto Manhattan”, si trattava di una collaborazione anglo-americana coperta dalla più stretta
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segretezza. Nonostante ciò, grazie all’azione di spionaggio, l’URSS ebbe ben presto notizie di quanto gli
anglo-americani stessero progettando, e fin dal 1943 Stalin diede direttive affinché gli scienziati tecnici
sovietici avessero un programma analogo.

Truman decise di provvedere all’utilizzo degli ordigni nucleari, entrambi rilasciati non su basi militari
distanti dall’arcipelago, bensì nei centri di due città : Hiroshima e Nagasaki. Dietro la decisione di ricorrere
all’impiego dell’arma atomica, vi è una giustificazione militare. Di fatto, si pensa che su tale scelta avessero
influito soprattutto le previsioni dei vertici militari, secondo i quali la conquista del Giappone sarebbe
avvenuta solo con una lunga e sanguinosa serie di operazioni militari. Non solo, vi fu anche una
giustificazione geopolitica : il desiderio di Truman era ribadire la sua centralità, che era sfumata nel conflitto
sul fronte europeo ; Sicuramente la liberazione della Francia era stata fondamentale, ma era chiaro a tutti che
era stata la struttura sovietica a infliggere il colpo mortale alla Germania.

La prima bomba venne sganciata contro Hiroshima, il 6 agosto, e la seconda contro Nagasaki, il 9 agosto.
Di fronte alle due esplosioni nucleari l'imperatore e una parte della classe dirigente nipponica decisero che
l'uso dell'arma atomica giustificasse la richiesta della resa, che venne firmata il 2 settembre 1945. Si pose
così fine al secondo conflitto mondiale. Nel frattempo l’URSS era entrata in guerra contro il Giappone e
aveva occupato non solo i territori richiesti a Jalta, ma anche ampie zone della Manciuria.

La resa del Giapponè il momento conclusivo della parte bellica del conflitto, ma è anche la chiave di
interpretazione di ciò che sarà l’ordine successivo. Quest’ultimo segnato inevitabilmente dal ruolo centrale
assunto dagli Stati Uniti e dal ruolo altrettanto significativo assunto dall'Unione Sovietica.

07/08 - 1945 : CONFERENZA DI POTSDAM

La Conferenza di Potsdam chiude il cerchio delle grandi conferenze interalleate e nella pubblicistica passa
alla storia come “la conferenza della grande disillusione”. Sostanzialmente si passa da una fase
marcatamente cooperativa a una fase di aperta sfiducia e di chiusura molto forte sulle proprie posizioni.

Ancora una volta vi è l’incontro tra i leader dei tre paesi, due di questi però sono diversi rispetto agli incontri
precedenti : Nel Regno Unito, Atlee è successo a Churchill che, nonostante la condotta durante il secondo
conflitto mondiale, perde le elezioni ; Negli Stati Uniti, invece, il vicepresidente americano Truman succede
al presidente Roosevelt.

I. Durante questa conferenza ci si accorda su quelli che saranno i grandi processi che investiranno la
Germania. In particolare si pongono le basi per il processo di Norimberga : la demilitarizzazione, la
denazificazione, la democratizzazione, l’allontanamento di questo partito dal sistema politico futuro,
uno smantellamento dei grandi gruppi industriali. Inoltre i massimi responsabili del regime nazista
sarebbero stati chiamati a rispondere pubblicamente dei loro crimini, mettendo così le basi per quello
che sarebbe stato il Processo di Norimberga. Quest’ultimo iniziò il 20 novembre del 1945, fu il primo
di una serie di procedimenti penali contro i nazisti, che si svolsero tutti nel Tribunale internazionale
militare di Norimberga (città simbolo del nazismo, dove venivano organizzate le adunate del
partito) e videro imputati medici, giuristi, SS, capi di industrie e funzionari di Stato.

Questa è una scelta che risponde anche all'esigenza di giustizia, ovvero la volontà di rendere pubbliche le
atrocità commesse, sottoporre a un giudizio e non a un'esecuzione sommaria i colpevoli. Inoltre, si decise di
procedere lungo questa via per evitare il riproporsi di dinamiche simili a quelle che si erano registrate dopo il
primo conflitto mondiale, dove la mera imputazione della responsabilità era caduta sulla Germania.

II. Vennero stabiliti in maniera precisa i confini delle quattro zone di occupazione alleate e Berlino, pur
rientrando nella zona di occupazione sovietica, sarebbe stata suddivisa a sua volta in quattro zone.

III. Ci furono discussioni circa i possibili confini della Germania: si confermarono alcuni trasferimenti dei
territori all'Unione Sovietica e alla Polonia, ciò implicava l'espulsione di milioni di tedeschi da questi
territori e questo trasferimento fu una delle grandi tragedie della guerra.

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IV. L’economia tedesca subì alcune limitazioni, tra queste anche lo smantellamento dell'industria bellica e
un sostanziale blocco dell'attività produttiva, ma al popolo tedesco sarebbe stato assicurato un minimo
di sussistenza. La questione economica si legava al problema delle riparazioni e si stabilì che la
Germania dovesse essere considerata un’entità unica sotto il controllo di una serie di organismi
quadripartiti.

V. Vi è la conferma dell'acquisizione sovietica della Polonia orientale e di Königsberg, ovvero l'attuale


Kaliningrad. All’Unione Sovietica viene aggiunta la Polonia orientale e si ritaglia questa exclave su
Kaliningrad, che dura tuttora ed è il motivo per cui abbiamo una presenza russa a fianco delle
repubbliche baltiche, è un cuneo che rompe l'unità territoriale di paesi Nato come Polonia, Estonia,
Lettonia, Lituania. Il contesto dell'epoca era molto diverso da quello attuale, l’Armata Rossa era
presente in tutta questa regione.

VI. Infine, vennero confermate alcune decisioni prese a Jalta circa il governo polacco, l'allargamento del
cosiddetto “governo di Lublino” avrebbe posto fine all'esistenza del governo in esilio a Londra

Le operazioni belliche in questo contesto coinvolsero direttamente le masse civili : la distruzione di interi
quartiri, l’uccisione di migliaia di persone, non era un effetto collaterale, nel secondo conflitto mondiale
diventano il bersaglio principale. Un riferimento chiave è, ad esempio, quanto accaduto in Giappone con i
due bombardamenti, tant’è che alcuni hanno definito questo come puro terrorismo di stato. L’obiettivo era
obbligare il nemico alla resa. Le masse furono coinvolte non solo in questo senso, bensì furono parte
integrante degli sforzi bellici.

La seconda guerra mondiale ebbe un impatto drammatico e pose le principali potenze ad assumere un
approccio differente nei confronti di una nuova guerra, in quanto consapevoli delle milioni di vittime che si
sarebbe potute ripetere.

GUERRA FREDDA
Questo è un periodo che si dipana dall'immediato periodo post-bellico, 1945 fino al 1991 ed è ricordato con
il termine Guerra Fredda. Quest’ultimo fa allusione ad uno scontro che non vide mai uno scontro diretto tra
le due superpotenze, dato che esse evitarono accuratamente di trovarsi l’una contro l’altre durante una fase di
guerra combattuta per timore dell’arma nucleare. Questo periodo, inoltre, viene visto come il periodo in cui
l’umanità è stata più vicina alla possibile estinzione, rischio di cui si diventa consapevoli nel momento in cui
l'Unione Sovietica acquisisce l'arma atomica, anche perché gli arsenali si espandono a dismisura.

Queste armi diventano l’emblema della Guerra Fredda ma ben presto sono armi che le due dirigenze
capiscono essere inutilizzabili perché si sarebbe arrivati al MAD, Mutual Assured Destruction, di entrambi
i contendenti ma anche del globo e dell’umanità. L’obiettivo di questi armamenti non era tanto la capacità di
infliggere danno al nemico, quanto la capacità di tenere la situazione bloccata e di impedire al nemico di
superare certi limiti.

A definire le relazioni fra le due controparti fu in massima parte il principio di deterrenza, cioè la
costruzione di arsenali atomici sempre più ampli e sempre più variegati che però non vennero mai utilizzati,
ma erano una presenza costante nel pensiero delle superpotenze, così costante da influenzare le loro scelte ; e
l'equilibrio del terrore, il timore che potesse scoppiare un nuovo conflitto limitò quello che era
l’avventurismo dei due poli. Questo si basava sulla razionalità della controparte, ovvero si giunse a
scommettere che dall'altra parte non si sarebbe agito col senno di scatenare un conflitto. Importante anche il
concetto di military build-up, la costante competizione tecnologica. Ciò nonostante il nemico, qualora
avesse prodotto un ordigno migliore della controparte, non ne avrebbe potuto mostra la totale capacità
distruttiva e quindi c'è uno sbilanciamento di deterrenza.

Non si trattava, però, di un mero confronto tra Stati Uniti e Unione Sovietica, perché essi dovevano fare i
conti con dei poli tutt’altro che disposti a riconoscere l’assoluta supremazia di uno o dell’altra superpotenza.

Il termine Guerra Fredda non deve trarre in inganno, perchè seppur non ci furono scontri diretti tra le due
superpotenze, questo non escluse lo sviluppo di ulteriori conflitti. Si pensi ad esempio alla guerra in
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Afghanistan e alla guerra in Vietnam, entrambi conflitti in cui si operò per interposta persona, dunque si
sosteneva una o l’altra forza militare, evitando qualsiasi circostanza che richiedesse l’intervento diretto. In
questo senso ingaggiavano spesso una competizione globale per guerra di procura, nonchè un conflitto
periferico dove le due superpotenze esplicitavano il loro supporto per l’una o l’altra fazione.

Fu un conflitto combattuto su più livelli : militare, con la cosiddetta ricerca della pallottola d’argento, ovvero
qualcosa che possa portare all'azzeramento del conflitto, ma che in realtà è un stendere il limite sempre più in
alto. Altri livelli furono quello economico, ideologico, scientifico e culturale.

COHEN : IL MONDO DURANTE LA GUERRA FREDDA


Cohen, studioso statunitense, fa una rappresentazione delle dinamiche e definisce il sistema globale
suddiviso in due grandi aree geostrategiche : un reame marittimo basato sulla dipendenza commerciale a
guida statunitense mentre un altro reame con una connotazione più geografica che guardava al continente
euroasiatico e si basa sulla supremazia sovietica; ognuno di questi reami era suddiviso al suo interno in sfere
geopolitiche più omogenee dal punto di vista economico, politico-culturale. Vi erano, poi, altre zone
escluse come l’Asia Meridionale.

Non era l’Occidente a godere di una centralità, bensì il sistema comunista del tempo, e lo si può notare
soprattutto negli anni 50, anni in cui l’Unione Sovietica vantava una notevole espansione. Data la supremazia
di cui il sistema sovietico godeva in Eurasia si riteneva avesse il potenziale necessario per puntare alla
dominazione dell'intera isola mondo : Europa, Asia e Africa, un timore con il quale la dirigenza
occidentale doveva fare i conti. Il mondo occidentale appare molto più frammentato, non si basa sulla
contiguità territoriale, ma sul collegamento marittimo e sulla capacità di connettere i vari membri del polo
occidentale via mare.

Ulteriori analisi è dedicata alle cosiddette “shatter belt”, letteralmente “zone di frizione”, dove la pressione
derivante dalla frizione tra i due macro insiemi si scarica. Sono zone dove le due dirigenze hanno modo di
confrontarsi omettendo qualsiai coinvolgimento diretto, il riferimento è alle guerre di procura.

Una visione interessante che delinea queste zone di frattura è la cosiddetta “cortina di ferro”, nonchè la
linea che in Europa separava il mondo occidentale e il blocco comunista. Per Cohen, però, questa cortina di
ferro non poteva essere considerata una shatter belt, perché un eventuale conflitto in quell'area avrebbe
inevitabilmente prodotto un conflitto generalizzato. Il riferimento è al concetto di gateway, dunque una zona
bloccata, in cui però si trova una soluzione per il dialogo, per definire relazioni anche sottobanco.

BLOCCHI CONTRAPPOSTI, NON MONOLITICI E


NON-ALLINEATI
Nella Guerra Fredda si parla di blocchi contrapposti e ad animare il sistema internazionale non ci sono solo i
due grandi blocchi ma c’erano una serie di altri attori che puntavano al disallineamento rappresentato dal
blocco dei paesi non allineati che racchiudevano paesi con un peso demografico enorme come l’Egitto,
Jugoslavia, India e la Repubblica Popolare Cinese. La fase di questa guerra è estremamente fluida ed
andranno ad emergere una serie di attori che non si riconoscevano in queste logiche e ci furono diversi
cambi di posizione all’interno dei blocchi

GRADAZIONI DI GRIGIO

• Con questo termine si allude, innanzitutto, al movimento dei paesi non-allineati (conferenze di Bandung,
1955 e conferenza di Belgrado 1961)

• Altri attori sono coloro che non si collocano all'interno della logica dei blocchi, ovvero i battitori liberi :
l'Iran post - rivoluzione del 1979, con Khomeini il fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran.
Quest’ultimo condannava tanto il mondo occidentale quanto il blocco sovietico : il primo accusato di
promiscuità e di essere figlio di un capitalismo esasperato che non tiene in considerazione la rilevanza
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dell'uomo in quel contesto. Il blocco sovietivo, invece, viene condannato in quanto ateo. Quindi abbiamo
un Iran che durante la Guerra Fredda crea una realtà a sé stante.

• Infine abbiamo diversi cambi di maglie, come accade in Egitto. Fino al 1952, infatti, è parte integrante del
blocco occidentale, così come ne è parte l’Iraq fino al 1958. Nel caso egiziano, addirittura, vi è un doppio
cambio, con un primo passaggio, nel 1952, al blocco sovietico, succesisvamente con l'avvento di Sadat, nel
1974, si è in presenza di un significativo un riavvicinamento statunitense.

BLOCCO SOVIETICO NON MONOLITICO

• Significante fu lo scisma di Tito dalla Jugoslavia nel 1948, con un successivo riavvicinamento nel 1955,
ma comunque abbiamo una visione non ortodossa.

• Da questo punto di vista sono molteplici le crisi, in particolare la Germania del 1953, colpita da diverse
sollevazioni minori nell’ Ovest. Le crisi di Polonia e Ungheria nel 1956 e la primavera di Praga nel 1968.

• Complicate fu anche la questione cinese. Si passa da relazioni strettissime tra Mosca e Pechino al 1949 in
cui si registra una rottura con il long telegram, dunque il tentativo di disallinearsi rispetto al modello di
sviluppo sovietico. Una rottura che poi porterà nel 1971-1972 a un qualcosa di inimmaginabile ovvero
l’avvicinamento tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese con il viaggio di Kissinger e di Nixon.

BLOCCO STATUNITENSE CON DIVERSI INTERESSI

• La crisi di Suez del 1956 è particolarments significativa per lo sviluppo di questo blocco

• Il tentativo francese di dar vita a una terza via nel 1956 con De Gaulle, dunque una Francia, parte del
blocco occidentale, che punta a mediare col blocco sovietico. Inoltre, rilevante fu il ritiro di Parigi dalla
Nato nel 1966, e non dal Patto Atlantico.

• Infine, negli ’70 la Ostpolitik di Brandt della Germania con il tentativo di riavvicinarsi alla Germania
dell'Est e di aprire un ponte di dialogo con l'Unione Sovietica.

FASI DELLA GUERRA SECONDO COHEN

Una modalità di suddivisione della Guerra Fredda è quella proposta dal politologo Saul Bernard Cohen, che
invece evidenzia la partizione della guerra fredda in tre macro blocchi e lo fa sulla base dei tentativi, da parte
dell'una o dell'altro potenza, di assumere una posizione quasi egemone o di rafforzare nuovamente le
posizioni.

I. 1946 - 1956, PRIMA FASE : questa è una fase di equilibrio, in cui nessuno dei due attori egemoni riesce
a prevalere sull’altro. È un decennio che prefigura il passaggio dalla collaborazione tipica che si era
registrata nella lotta contro le forze dell'Asse durante la Seconda guerra mondiale a una fase invece di
diffidenza e aperta ostilità. C'è un climax ascendente in questo senso.

II. 1957 - 1979, SECONDA FASE : in questo caso, secondo Cohen, l'Unione Sovietica gradualmente si
espande a tutti i livelli e va a incidere in aree chiave (heartland), tradizionalmente allineate alle potenze
occidentali, quindi una fase espansiva dell'Unione Sovietica.

III. 1979 - 1991, TERZA FASE : dopo una fase di contrazione del polo a guida statunitense, si ha una
risposta molto forte, rappresentata dal concetto di rollback, respingimento. Si passa dal tentativo di
contenere l'influenza sovietica a letteralmente ricacciarla indietro. Gli Stati Uniti si domandano come
rispondere alla minaccia sovietica, se contenendola o respingendola. Per gran parte della Guerra Fredda
prevarrà la prima impostazione, anche quando gli americani si interesseranno alla politica del rollback,
raramente interverranno sul campo per ricacciare indietro l'influenza sovietica.

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Questa fase vede dunque la contrazione della sfera sovietica e il suo crollo. Una delle cause individuate alla
base della crisi dell'Unione Sovietica è la sua estensione piuttosto ambiziosa, è andata oltre le capacità del
sistema, ampliando l’influenza a tal punto da non godere di risorse sufficienti per il mantenimento della
coesione del sistema.

FASI DELLA GUERRA FREDDA

PRIMA FASE (1946/47 - 1953)


La prima fase del conflitto può essere considerata una delle fasi più dure della Guerra Fredda, in cui il
confronto sembrò inevitabile e assunse toni particolarmente duri anche da un punto di vista pubblico che
prese posizioni marcatamente ostili e prevale la valenza dei discorsi fatti dai principali leader che
prefiguravano uno scontro inevitabile fra i due modelli contrapposti. Questa è una fase di climax ascendente
in termine di contrapposizione fra i due blocchi. La chiusura di questa prima fase si ha nel 1953, anno di
morte di Stalin, che con l'avvio del processo di destalinizzazione, apre una fase successiva.

I momenti cardine di questa fase furono il blocco di Berlino, che durò quasi un anno e di fatto isolò Berlino
Ovest da un punto di vista territoriale con quella che sarebbe diventata la Germania Ovest e la Guerra di
Corea. Una guerra che mise a dura prova la tenuta del sistema tra il 1950 e il 1953 e che si concluse con una
separazione della penisola coreana che perdura tuttora.

1945 - 1948 SOVIETIZZAZIONE EUROPA ORIENTALE : Nella fase iniziale è possibile individuare
una crescente pressione dell'Unione Sovietica, in particolare sull'Europa orientale, tant’è che si addiviene alla
costituzione, al di là della cortina di ferro, dei cosiddetti paesi satellite, cioè paesi formalmente indipendenti
ma di fatto dominati da partiti comunisti con legami strettissimi con Mosca. Un elemento caratterizzante dei
paesi satelliti è il fatto che in loco ci sono le forze sovietiche, il che riduce enormemente la capacità di azione
di eventuali attori terzi. Si cerca di limitare la possibilità di andare contro la volontà di Mosca.

Occupate posizioni chiave : Inizialmente nell’Europa orientale abbiamo una situazione precisa con la
presenza dell’Armata rossa e vari partiti comunisti. Questi partiti decidono di allearsi con altre formazioni e
partecipano a governi di unità nazionale, seppur partecipando in posizione di manifesta debolezza, puntarono
a occupare dei dicasteri di importanza fondamentale : il Ministero degli Interni e il ministero della
Giustizia. Questo perchè il primo ha il controllo sugli apparati di polizia e controllando gli apparati di
polizia, avrebbe potuto utilizzarle per colpire quelli che i partiti ostili ai partiti comunisti. Per quanto riguarda
il ministro della Giustizia, non si fece per influenzare il processo normativo in sé, ovvero la produzione delle
norme, ma l'applicazione delle stesse, si controlla direttamente o indirettamente la magistratura.

Graduale eliminazione dei nemici : I leader dei partiti più importanti vengono accusati di crimini non
commessi tramite l’artificiosa creazione di prove. È un processo che avviene nell’ombra, per poi acquisire
dimensioni sempre più significative. Visto il successo dei totaltarismi negli anni 30, non era complicato
accusare qualcuno di simpatie con movimenti di estrema destra o costruire artificiosamente delle cause.
Questo porta all'eliminazione di quei movimenti che avevano acquisito la maggiore legittimazione popolare.

Nuove coalizioni : Successivamente alla caduta del governo, si crea una nuova coalizione di governo, in
questo caso con formazioni che giocano ruoli subalterni, ovvero sono parte integrante della coalizione, ma
hanno un peso specifico assolutamente minimo. Questo perchè servivano per legittimare quella che era la
posizione dei partiti comunisti al governo e il rafforzamento della loro presa sul sistema Paese, sulle
istituzioni.

Elezioni controllate : L’ultimo passaggio è quello solitamente dell'indizione di elezioni, che sono tutto
fuorché libere. Di fatto, i candidati che possono presentarsi alle elezioni sono solo quelli approvati dal partito
o candidati talmente deboli da rappresentare una minaccia pari a zero per le forze comuniste.
Lo schema di trasformazione dell’Europa orientale elaborato dall’Unione Sovietic ha successo nei seguenti
paesi :

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1946 - 1947 : In questi anni il PC prevale in Polonia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Albania, dove la
presenza sovietica era già forte. In Romania e in Bulgaria attua il suo schema senza problemi e anche la
presa di potere in Polonia avvenne abbastanza rapidamente, la conferma fu che in questi paesi alle elezioni i
comunisti ottenevano larghe maggioranze. In Albania (come in Jugoslavia) le forze comuniste interne
erano riuscite a liberare il paese senza il concorso delle truppe sovietiche e i comunisti “locali” avevano già
la maggioranza. Infine, l’Ungheria era stata liberata dall’Armata Rossa e nel 1947 verrà sovietizzata dopo il
tentativo di istaurare una repubblica democratica.

1948, Cecoslovacchia : il paese usciva dal conflitto come “liberato” e apparentemente al fronte dei
vincitori, era sotto la guida di governi antifascisti dove veniva sperimentata una collaborazione tra
comunisti (avevano un ruolo importante) e borghesi. La Cecoslovacchia apparve come un esempio della
possibile prosecuzione della collaborazione fra comunisti e forze politiche moderate filoccidentali. Però nel
1948 I partiti filooccidentali, consci della strategia mirante alla presa del potere da parte dei comunisti,
uscirono dal governo nella speranza di far precipitare una crisi. La risposta fu l’immediata formazione di un
gabinetto con la presenza dei comunisti di una parte dei socialisti, gli oppositori politici venivano
neutralizzati il paese si avviava a diventare a tutti gli effetti una democrazia popolare.

1947 - 48, rottura URSS e Jugoslavia : La crescente influenza esercitata da Mosca e dal suo Partito
Comunista sulla vita interna dei paesi dell'Europa orientale rappresentò un elemento di rottura con la
Jugoslavia. La Jugoslavia era stato uno dei paesi più duramente colpiti dall'occupazione nazista ed era
emersa una resistenza molto radicata che contribuì a legittimare fortemente la posizione di Tito. Vi è dunque
una leadership autoctona molto forte che era riuscita ad ampliare notevolmente la sua presenza e dunque in
questo caso il modus operandi sovietico non poteva funzionare perché non era presente un partito comunista
marginalizzato in una posizione di subalternità, bensì uno forte con una leadership di tutto rispetto e una
agenda politica non in sintonia con quella di Mosca, tant’è che si parla di realismo jugoslavo.

La Jugoslavia di Tito si presenta come un modello di socialismo alternativo a quello sovietico. L'altro caso,
molto più importante in questo senso, è quello della Repubblica Popolare Cinese, dopo la fase del grande
balzo in avanti.

Nella primavera del 1948 l'URSS e i vari paesi satelliti condannarono il “deviazionismo” della Jugoslavia
che fu isolata politicamente mentre il Partito comunista jugoslavo fu condannato ed espulso dal
COMINFORM. Tito eliminò tutti gli elementi filosovietici del partito e, a partire dal 1949, avrebbe
cominciato a rivolgersi a Washington e Londra per quegli aiuti militari ed economici necessari per la
sopravvivenza del suo regime.

INFLUENZA MEDITERRANEO - GOLFO PERSICO : In questa fase l'Unione Sovietica non si premura solo di
rafforzare la sua influenza sull'Europa dell’Est, ma punta anche tre paesi chiave che sono la Grecia, la
Turchia e l’Iran.

1945, Grecia : In seguito all’evacuazione tedesca al termine del 1944, il paese venne investito da una
guerra civile particolarmente dura, che vide contrapporsi esponenti filo occidentali sostenitori della
monarchia e forze filo comuniste. Londra intervenne in maniera massiccia schierandosi a favore della
componente filo-monarchica e in aperta ostilità all’azione delle formazioni comuniste e questo aveva creato
diversi problemi sollevando obiezioni da parte di Stalin e Washington perché attraverso questo intervento
Londra stava cercando di influire su quello che sarebbe stato il futuro del paese. L'intervento militare di
Londra impone di fatto una tregua in quel contesto, però questa situazione è destinata a riesplodere perché la
contrapposizione fra questi due attori, fra queste due anime della resistenza greca è inconciliabile e quindi,
dopo una fase di tregua mediata dalla Gran Bretagna, abbiamo la ripresa della guerriglia, in particolare della
guerriglia di matrice comunista, che può giovarsi del sostegno del regime albanese.

Il governo di Atene contava sul sostegno britannico, ma nel 1947 Londra è alle prese con una crisi
economico-politica profonda causata dalla divisione del Raj britannico in India e Pakistan, di conseguenza
dichiara di non poter più mantenere le sue forze armate sul suolo greco. In questo momento il rischio era che
la guerriglia comunista prevalesse nel nord della Grecia, nelle zone di confine con l'Albania e portasse a un
rovesciamento del sistema della classe dirigente.

Di fronte al ritiro britannico si registra un crescente interventismo statunitense : Washington sostiene


economicamente e militarmente il governo greco filo occidentale, soprattutto nella sua lotta contro la
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guerriglia comunista. È un episodio importante, perché si assiste al tentativo sovietico di incidere su un'area
che si riteneva essere parte integrante di quello che sarebbe divenuto il blocco occidentale, era un’area chiave
perché la Grecia controlla il Mar Egeo e parte del Mediterraneo orientale.

Una Grecia sotto controllo comunista si sarebbe tradotta con la presenza nel Mediterraneo orientale di basi
sovietiche, dando origne ad un collegamento verso il Mar Nero, che però doveva superare il blocco dello
stretto dei Dardanelli.

È come se ci fosse il tentativo di muoversi lungo una serie di anelli di cerchi concentrici. Si tratta di un'area
che va dal Mediterraneo orientale fino al Golfo Persico, però dal punto di vista continentale terrestre c'è una
continuità territoriale nelle aree lungo cui l'Unione Sovietica rafforza la sua pressione. (L’Unione Sovietica
confinava direttamente sia con Turchia che con l’Iran)

Turchia : Questo paese, nel corso del secondo conflitto mondiale, aveva assunto una posizione neutrale
guidata da Mustafa Kemal. Nell’estate del 1945, Mosca avanza molteplici richieste ad Ankara, inizialmente
si tratta di richieste alquanto limitate, poi via via si fanno sempre più significative, perché la Turchia in
quella fase si caratterizzava come una sorta di stato cuscinetto tra il territorio sovietico e Paesi
tradizionalmente più vicini alle potenze coloniali francesi e inglesi. Le richieste prevedono :

La cessione di una parte del Caucaso, la ridefinizione della Convenzione dei distretti che stabiliva che
dagli stretti dei Dardanelli non potessero passare navi militari senza l'approvazione di Ankara. Ultimo punto,
ma non meno rilevante, la concessione di basi navali sul Bosforo. Quest’ultima avrebbe previsto la presenza
del nemico a due passi da Istanbul, una delle città più avanzate e vitali della Turchia. Infatti, la Turchia non
acconsentì queste richieste.

È proprio a causa di queste pressioni che Ankara abbandona progressivamente la sua postura di neutralità
tra i due blocchi e si avvicina progressivamente al blocco occidentale, soprattutto agli Stati Uniti. L'opera
avviata da Mustafa Kemal di modernizzazione della Turchia era un'opera che aveva da sempre guardato con
ammirazione all'Europa e alla civiltà occidentale.

In questo momento la crescente pressione sovietica favorisce l'intersezione tra gli interessi di Ankara e
quelli degli Stati Uniti, che non a caso inviano nel Mediterraneo la 6.ª flotta americana, per chiarire come la
a Turchia dovesse essere considerata un'area di interesse esclusiva degli Stati Uniti. In questo modo, Ankara
in può reagire negativamente alle richieste sovietiche, consapevole di poter contare sul supporto americano.

Quindi il primo tentativo in Grecia attraverso il sostegno alla guerriglia comunista fallisce, in quanto
l’Unione Sovietica viena ricacciata indietro dal sostegno americano al governo di Atene. Il secondo tentativo
ha un successo analogo, vi è la creazione di un asse particolarmente solido tra Ankara e Washington.

Iran : nel 1941, dopo il varo dell'operazione Barbarossa, l’Unione Sovietica e la Gran Bretagna avevano
occupato l’Iran. La prima si era attestata, mentre le forze britanniche nel centro sud e le relazioni tra i due
alleati avevano avuto un bilancio positivo, non altrettanto positiva fu la reazione della popolazione locale.
Gli accordi prevedevano che le due potenze si sarebbero ritirate alla fine del conflitto, accordo che Londra
mantenne, ritirando le truppe circa 6 mesi dopo, l’Unione Sovietica, invece, tendeva a procrastinare questo
ritiro, esercitano pressioni sul governo iraniano affinchè cedesse dei giacimenti petroliferi. Quest’ultima non
solo aveva sfruttato questi quattro anni e mezzo per sostenere la costruzione di uno dei partiti comunisti più
forti dell'intero Medio Oriente, il Tudeh, ma sostenne indirettamente anche le aspirazioni di alcune comunità
che vivevano all'interno dell’Iran, quali gli azeri e i curdi. Queste erano due comunità particolarmente
radicate nel nord del Paese, che in questa fase storica puntavano all’autonomia, pero poi giungere alla piena
indipendenza, contando sul backing economico - militare sovietico.

Questo atteggiamento infastidì anche la Gran Bretagna che da anni esercitava una forte influenza
sull’economia iraniana, la questione venne sollevata anche all’interno dell’ONU. Anche in questo caso
abbiamo una risposta statunitense molto marcata. Questi, di fatto, riaffermano il loro sostegno economico
e militare allo Scià. A fronte di questo sostegno, l'Unione Sovietica ritira gradualmente il proprio appoggio ai
movimenti indipendentisti del Kurdistan iraniano e al movimento indipendentista azero. Quindi in Iran
queste comunità continuarono ad essere parte integrante del tessuto sociale iraniano, ma venne a loro
impedito di trasformarsi in realtà statuali autonome.

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Il timore ereditario dell’Unione Sovietica nei confronti dei paesi occidentali diventa sempre più trasparente
con queste pressioni. Di fatto, l’arco lungo cui si vanno a dipanare le crescenti pressioni sovietiche, è un arco
che di fatto giunge a separare integralmente quei paesi che sarebbero diventati parte costitutiva del blocco
occidentale dal territorio sovietico. L’obiettivo è quindi porre quanta più distanza tra le proprie frontiere e
quelle del nemico, quale la Germania. Da qui la definizione di stato cuscinetto, un’area che in termini
geopolitici allude ad una zona di interposizione terrestre, si definisce profondità strategica.

Con la conquista di tali territori l’URSS avrebbe avuto non solo il controllo di territori rilevanti, ma anche di
bacini particolarmente importanti, quali il Mar Nero, il Mar Mediterraneo, il Mar Rosso e il Golfo Persico ;
così come sono presenti vie di comunicazione privilegiate e tradizionalmente controllate dall’Occidente. Il
tentativo è proprio quello di rompere questa continuità, creando dei cunei per interrompere quello che
sarebbe diventato il blocco occidentale.

Questi tentativi falliscono, ma l’interesse sovietico su questi territori continuerà in misura minore in Grecia,
in misura fortemente limitata in Turchia, vista la sua adesione alla Nato e in maniera più marcata in Iran. Nel
1979, quando lo Scià di Persia è costretto a lasciare il Paese, Khomeni ritorna dal suo esilio parigino.
Quest’ultimo è particolamente sostenuto da quello che era il partito comunista, il Tudeh, che sostiene la
caduta dello Scià, non perché si ammiri Khomeini, tutt’altro, ma ritengono di poterlo sorpassare a sinistra.

La corsa verso i mari caldi non cessa con la caduta dell'impero zarista, ma prosegue in epoca sovietica con
maggior successo. A un certo punto l'Unione Sovietica potrà contare su solide basi in Siria, sull'alleanza con
l'Egitto, sulla presenza in Iraq, il controllo su altri paesi della regione, la Somalia, per esempio lo Yemen. Ma
durante tutta la guerra fredda non riuscirà mai a mettere in discussione neanche lontanamente il predominio
statunitense sui mari.

IMPASSE GERMANIA : una questione centrale in questa fase è la prosecuzione dell'impasse per quanto
riguarda la Germania. A Yalta e ad Potsdam, si era definita la divisione della Germania in quattro zone di
occupazione, cos’ come per la capitael. Berlino, fisicamente, si collocava nella zona di occupazione
sovietica, futura Germania dell’Est, ma in realtà era suddivisa in due metà : Berlino Est (URSS) e Berlino
Ovest ( FR - UK - USA ). A fronte di questa crescente assertività sovietica si registra una crescente
ridefinizione delle posizioni americane nei confronti dell'ex alleato a cui consegue un esponenziale
irrigidimento sul piano diplomatico.

ESCALATION DIPLOMATICA
La prima tappa di questa escalation della crisi diplomatica è un discorso che fece Stalin a Bolshoi, in cui
prefigurò una sorta di contrapposizione inevitabile fra due blocchi, esplicita per la prima volta la
contrapposizione inevitabile tra il mondo socialista guidato dall’Unione Sovietica e il mondo capitalista
occidentale. In sostanza, afferma che nonostante lo sforzo congiunto fosse stato determinante per sconfiggere
i nazisti, le contraddizioni insite nel sistema capitalistico erano destinate a riemergere; Finché il sistema
capitalista avrebbe dominato una frazione di mondo importante, il rischio che divenga un nuovo conflitto è
concreto. Per giungere ad un equilibrio è necessario risolvere i problemi alla radice, divenendo al collasso
strutturale del sistema capitalista. Pensiero già precedentemete espresso, ma in questo caso assume maggior
rilievo in quanto enunciato in una fase particolarmente complessa, mentre le pressioni sovietiche sull'Europa
orientale e sull'arco che va dalla Grecia all’Iran accrescevano.

FEBBRAIO 1946, LONG TELEGRAM : un diplomatico americano che si trovava a Mosca inviò alla Casa
Bianca una nota diplomatica nella quale cercava di analizzare la postura geopolitica sovietica e le ragioni di
quella che lui riteneva essere una aggressività connaturata con il regime sovietico, ma anche con la storia
profonda della Russia.

Questo telegramma prende il nome di “long telegram” che scatenò un primo dibattito all'interno della
cerchia decisionale americana, in cui era la maggioranza a propendere per un mantenimento della
collaborazione avvenuta in maniera così proficua durante il secondo conflitto mondiale. All’ostilità si
addiviene in modo graduale, non si ha un improvviso cambio di posizione. La coesistenza pacifica c'è stata
sotto la spada di Damocle del nazismo, nel momento in cui la minaccia nazista è venuta meno l’Unione

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Sovietica ha avviato nuovamente il proprio progetto espansionistico : si ritorna alla logica antecedente, a una
logica di conflittualità inevitabile. I punti salienti del telegramma sono:

I. L’Unione Sovietica non poteva essere considerato un attore statuale come gli altri per la sua profonda
influenza marxista-leninista, la sua ambizione per una supremazia globale e il contrasto costante
contro il capitalismo.

II. Kennan comprende che il problema dell’Unione Sovietica è la sua aggressività, la quale è data però
dall’eredità subita dall’Impero Zarista. Quest’idea di aggressività era radicata nella storia geopolitica
russa. La Russia infatti aveva una paura radicata nei confronti delle potenze occidentali a causa dei
numerosi attacchi fatti da parte di potenze occidentali, in media tra il 1812 e il 1941 aveva subito un
attacco ogni 33 anni. Di fatto sono solo due i limiti geografici che proteggono la Russia : a nord, i mari
congelati e al centro del paese i monti Urali, ma è esposta ad aggressioni che provengono dalle grandi
steppe centro asiatiche, soprattutto dalla pianura nordeuropea. Il timore è uno degli elementi
determinanti del sistema sovietico. Kennan afferma inoltre al fatto che si stia trattando un regime di
polizia in cui il dissenso non è tollerato, in cui la logica del terrore viene riprodotta dai livelli più alti ai
livelli più bassi.

L’espansione zarista non è sempre stata dettata dalla sua ambizione diventare una potenza sempre più
presente sul palcoscenico mondiale, ma era anche la risposta zarista al timore occidentale : espandersi
significava mettere quanta più distanza possibile tra il cuore della Russia e i propri avversari.

III. I paesi che sono al di quà della cortina vengono considerati da Kennan sotto influenza sovietica e
quindi oramai persi ed è una minaccia che va affrontata. L’Unione Sovietica considerava i partiti
comunisti che operavano in Italia, Germania, Francia alleati che un domani avrebbero giocato un ruolo
centrale nella rivoluzione che avrebbe trasformato l’Europa in un sistema comunista e al tempo stesso i
partiti di sinistra ma non comunisti erano considerati nemici da abbattere ad ogni costo, perchè rischiano
di togliere ossigeno ai partiti comunisti attivi in Occidente.

Il telegramma rappresenterà le premesse sulle quali si andrà a costruire la postura statunitense, nonchè la
politica del containment.

MARZO 1946, CORTINA DI FERRO: Un mese dopo, circa, Churchill tiene un importante discorso a
Fulton, Missouri. Fu un discorso di un uomo che, non vantando alcuna carica, si presentava come privato
cittadino, e lo pronunciò in occasione di una una cerimonia di attribuzione di una laurea honoris causa, in
occasione della quale espresse il celebre concetto di cortina di ferro. Parla di questa cortina discesa sul
continente oltre alla quale vi sono le capitali di quei stati antichi dell’Europa Orientale, le quali si trovano
sotto una sfera di influenza sovietica.

Sottoliena che non solo ci sono dei regimi locali che si richiamano al socialismo e alla visione sovietica, ma
Mosca ha un controllo diretto su questi territori, territori in cui Mosca non aveva vinto alcune elezioni, c’era
una chiara intenzione da parte dell’Unione Sovietica di controllare questi territori.

Churchill richiama gli Stati Uniti ad assumere il ruolo di guida del mondo libero, a prendere coscienza del
fatto che il mondo fosse cambiato e che l’Unione Sovietica era stato un importante alleato ma la situazione
stava mutando. Il discorso viene fatto nel quando il processo di sovietizzazione dell’Europa Orientale è
ancora in corso e in molti casi difficile da immaginare. Sottolinea, inoltre, come nessuno sappia cosa
l’Unione Sovietica intenda fare nel futuro immediato.

Ciò che fa Churchill non è solo richiamare alla fraternità del mondo occidentale e in particolare della
vicinanza tra Stati Uniti e Regno Unito, ma gettar luce su ciò che stava avvenendo in particolare in Europa
orientale.

MARZO 1947, DOTTRINA TRUMAN : Un anno più tardi, sulla base di questa mutata percezione del ruolo
dell'Unione Sovietica nel contesto internazionale, abbiamo una dichiarazione pronunciata dal presidente
Truman che passerà alla storia come Dottrina Truman. Questa è una postura geopolitica che prefigura una
divisione manichea dell'umanità, dunque una separazione chiarissima tra bene e male, riferendosi a
quest’ultimo non esplicita che si tratti dell’URSS, ma ciò è evidente.

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L’idea era che ogni popolo della terra dovesse scegliere fra due impostazioni una basata su un sistema
autoritario e la violazione dei diritti dei singoli e l'altra su logiche prettamente democratiche e sulla tutela dei
singoli. Di chiara rilevanza è il fatto che Truman riconosca negli Stati Uniti il ruolo di sostenitori di quei
popoli liberi che stavano resistendo ai tentativi di soggiogamento da parte di minoranze armate o da pressioni
esterne. Laddove ci fosse una pressione delle forze comuniste, loro sarebbero intervenuti.

La dottrina Truman porterà alla definizione della politica del containment, del contenimento dell'espansione
sovietica. Ne consegue, come logica conseguenza, la definizione di una serie di misure.

Questa è una dichiarazione, che da un punto di vista geopolitico e ancor più dal punto di vista strategico
militare, risulta una pura follia, perché più nessuna potenza poteva fornire un ombrello militare su scala
globale. Le risorse erano sempre più limitate, ciò nonostante era necessario agire in tutti i modi che
avrebbero garantito il successo del containment.

GIUGNO 1947, PIANO MARSHALL : Per arrivare al containment proposto da Kennan era necessario
organizzare la resistenza sovietica, solo successivamente all’organizzazione del campo occidentale su due
livelli : sul piano economico e sul piano militare. Questa politica non allude meramente all'espansionismo
sovietico, ma traduce il desiderio americano di dar vita a un sistema integrato che operi su due livelli, quello
economico e quello militare.

Asse economico : la guerra aveva consentito agli USA di superare la grande depressione, l’obiettivo era
quello di mantenere tale superiorità economica sul teatro internazionale. Al contrario la situazione in Europa
era disastrosa, tutti i paesi avevano subito immani distruzioni. Tutte queste difficoltà facevano presagire un
possibile ricorso a scelte protezionistiche, una prospettiva che preoccupava molto le autorità americane, le
quali avevano bisogno di un sistema economico internazionale aperto dove investire capitali e trovare sbocco
le proprie potenzialità produttive. Nella visione dell’autorità statunitensi, centrale era l'esigenza di un
intervento coordinato che spingesse gli stati europei a integrare le loro economie.

Marshall decise di reagire partendo dall ricostruzione dell’Europa attraverso il varo del piano Marshall.
Washington lancia un grande piano di ricostruzione sulla base dell'eredità dei piani Dawes e Young. In
questo caso non c’è un'emissione di obbligazioni dietro la fornitura di alcune garanzie come erano state le
ferrovie tedesche, ma c'è un versamento di contributi nei confronti dell’Europa. Quest’ultimi dovevano
essere forniti a tutti quei paesi che fossero disposti a partecipare a un'organizzazione comune che gestisse la
ricostruzione del sistema Europa, ovvero L'organizzazione per la cooperazione economica europea. In questo
modo si voleva anche addivenire ad un rafforzamento dei legami tra Stati Uniti e stati europei.

Questo ebbe un'incidenza determinante nel processo di ricostruzione dell'Europa occidentale, nel rilancio
della capacità della vecchia Europa su scala internazionalee e fu anche significativo il suo impatto nelle
relazioni tra i due blocchi. Questo perché inizialmente il Piano Marshall era aperto anche ai paesi satellite e
alla stessa Unione Sovietica, venne però interpretato da Stalin come il tentativo di diminuire l'influenza
sovietica sull'Europa orientale, seppur vero, era anche in realtà un tentativo di mantenere una certa forma di
collaborazione. Questo causò un notevole irrigidimento dei rapporti.

1947, BIZONA - 1948 TRIZONA E DEUTSCHEMARK : Successivamente a questo piano vengono prese
una serie di posizioni concernenti la questione tedesca.

La Germania dovette affrontare il peso di milioni di tedeschi fuggiti dai territori passati sotto il controllo
polacco, di coloro che erano stati espulsi dalla Cecoslovacchia e di coloro che erano fuggiti da altri paesi
della zona di occupazione sovietica. L'inverno tra il 1945 1946 fu dunque particolarmente drammatico da
spingere i governi di Washington e Londra a rivedere il loro atteggiamento nei confronti delle aree sotto il
loro controllo. Infatti, volevano consentire ai cittadini tedeschi di riprenderle le loro attività nei
settori industriali e agricoli, inoltre una parte rilevante dell’apparato industriale era intatto e quindi il
potenziale economico tedesco era abbastanza rilevante da poter far ripartire la Germania e contribuire
alla rinascita economica dell'Europa. A partire dal 1947 le zone di occupazione americane e britanniche si
sarebbero fuse dando origine alla cosiddetta “Bizona”, consentendo alle strutture economiche di quest’area
di riprendere in parte le loro attività e lasciando ai tedeschi forme di amministrazione locale autonoma.
Successivamente si fece un passo ulteriore giungendo alla formazione della “Trizona”. Per quanto questa
scelta non fosse in funzione antisovietica, essa rappresentava uno strappo rispetto al principio di considerare
la Germania un'unica entità e Stalin considerò con sospetto tali gesti.

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L’obiettivo delle potenze occidentali è rimettere in moto il motore economico tedesco, includendola nel
cosidetto ERP, iniziano così ad affluire capitali crescenti che permettono una ricostruzione più rapida rispetto
alla zona orientale. Dopo tale suddivisione, viene introdotta nel 1948 una moneta relativa al territorio
controllato da tali potenze. Questo è uno snodo significativo perchè si vanno a rompere gli accordi che
prevedevano una ridefinizione congiunta, all’URSS, della Germania post-bellica.

È un passaggio simbolico, l’unità economica per una comunità che aspira a diventare una nazione è un
fattore determinante, si va verso una ridefinizione degli equilibri politici di quella che diventerà la Germania
occidentale.

1947 COMINFORM : Stalin vide la manovra del piano Marshall come un modo per ricostruire l’Europa
escludendo la Russia, così vietò a tutti i paesi dell’URSS di non aderire al piano. Nel settembre del 1947 si
teneva in Polonia una riunione segreta dei leader dei partiti comunisti al potere in Europa, durante la quale
esposero l’interpretazione del piano Marshall come manovra aggressiva del capitalismo.

La risposta sovietica si struttura con la creazione del COMINFORM il quale è un sistema di


coordinamento dei partiti comunisti attivi su scala globale. Stalin spinge i partiti comunisti europei a
indire scioperi e a contrapporsi a quello che viene percepito come il tentativo di fermare il processo
rivoluzionario. Quindi assistiamo a una serie di mobilitazioni molto importanti, soprattutto nei Paesi
dell'Europa occidentale libera, in particolare in Italia e in Francia, dove i partiti comunisti erano tra i più
importanti.

Il Cominform era l'erede dell'Internazionale comunista, cioè il tentativo di organizzare i vari partiti comunisti
su scala globale per velocizzare quanto più possibile la transizione verso il pieno socialismo e quindi
l'espansione della rivoluzione. Si passerà poi al Blocco di Berlino che per quasi un anno tenterà di obbligare
le potenze occidentali a ritirare i loro contingenti da Berlino.

1949 COMECON : Nessuno dei paesi satelliti accetta di partecipare all’ ERP e simmetricalmente viene
istituito nel 1949 il Consiglio per la Mutua Assistenza Economica. Nelle intenzioni avrebbe dovuto
rappresentare una sorta di equivalente del Piano Marshall divergente per il fatto che l'Unione Sovietica ne
fosse il principale sponsor. L'Unione Sovietica, però, non godeva delle risorse necessarie per portare avanti
tale progetto e il dominio esercitato dall'Unione Sovietica sui paesi satelliti non era solo politico, ma un
dominio che nei decenni che seguiranno si paleserà anche sul piano economico, tant'è che l'intero sistema
dell'Europa orientale viene riplasmato per servire gli interessi dell'Unione Sovietica anche dal punto di vista
economico. L’organizzazione è in funzione favorevole a quello che era il centro del sistema sovietico.

APRILE 1949, BLOCCO DI BERLINO : Mosca, legge le diverse azioni delle potenze occidentali come una
violazione di quanto stabilito a Potsdam, così cerca di forzare la mano all'Occidente applicando il blocco
delle vie di comunicazione terrestri tra Berlino Est e Berlino Ovest; la scelta di attuare il blocco di Berlino
arriva dopo una serie di tentativi fallimentari riguardo la soluzione coniugata per la situazione tedesca, ma
non solo. I fondi del Piano Marshall erano giunti anche a Berlino e se le informazioni dei territori occidentali
della Germania, arrivavano nella parte orientale, quanto avveniva a Berlino Ovest era immediatamente
visibile da chi viveva a Berlino Est. Quindi la Berlino Ovest diventa sostanzialmente la vetrina del blocco
occidentale del mondo capitalista, impiantata nel cuore del blocco socialista sovietico

L’obiettivo non era quello di arrivare a un conflitto, ma era quello di costringere gli occidentali ad
abbandonare Berlino Ovest attraverso l’interruzione dei rifornimenti di viveri e combustibile. Tra le diverse
azioni ci sono le seguenti :

• A Potsdam e nelle conferenze seguenti era stato stabilito che la Germania sarebbe stata divisa in 4 settori
con un’unica amministrazione, dunque la Trizona, la decisione di introdurre una nuova moneta
(marco) e i diversi passi verso una gestione congiunta delle tre zone della Germania dell’Ovest
erano scelte che non piacevano a Stalin.

• Il Piano Marshall viene esteso alle tre zone occidentali della Germania e a Berlino Ovest, dove era evidente
l’afflusso di beni provenienti dal mondo occidentale. L’afflusso di questi fondi incide profondamente su
quelle che sono le condizioni di vita della popolazione locale e mostra la diversità tra la situazione che
viveva Berlino Ovest e quella Est.

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• C’è una crescente fuga da Berlino Est a Berlino Ovest, dove c’erano più possibilità ed era collegata con
l’Occidente.

Viste le responsabilità che le erano imputata, ogni potenza poteva prelevare dalla sua zona di riferimento,
sfruttando risorse che ritenesse opportune come riparazioni. Mentre nelle zone occidentali, questo processo
avviene solo in scala estremamente ridotta, cioè le requisizioni sono molto limitate. Nella parte orientale,
invece, l'Unione Sovietica sposta interi apparati industriali. C'è proprio una spoliazione di quello che era il
sistema industriale della della parte orientale del territorio tedesco, che tra l'altro aveva alcune aree che erano
particolarmente avanzate dal punto di vista industriale.

Nelle zona tedesca controllata dall'Unione Sovietica, così come nel nord della penisola coreana, vengono
stabilite istituzioni che sono un'estensione del modello sovietico. Quindi sia addiviene alla nazionalizzazione
dell'industria pesante, cioè i grandi complessi industriali vengono posti sotto il controllo dello Stato e i
terreni agricoli vengono redistribuiti.

I rischi che comportava il blocco era che le forze militari occidentali non avessero mezzi di sussistenza e che
la popolazione civile rimanesse senza bene di prima necessità. Di fronte all’impossibilità di comunicazione si
opta per la via aerea, questo perchè le forze occidentali erano estramamente efficienti sul piano logistico. Il
costo del ponte aereo è elevatissimo, ma ha una ricaduta fondamentale perché manifesta la volontà
dell’'Occidente di non abbandonare la Germania. Inoltre dmostra che ha le risorse tecniche e materiali per
respingere la pressione sovietica

Il blocco ebbe durata annuale e diventò un’arma al servizio della propaganda occidentale. Più precisamente
terminò nel maggio del 1949, quando i sovietici compresero che non avrebbero raggiunto il loro obiettivo.

Nel corso del 1949 addiveniamo alla separazione tra Repubblica Federale Tedesca (Adenauer) a Ovest e la
Repubblica Democratica Tedesca (Ulbricht) a Est. Questa separazione è il simbolo della Guerra Fredda, della
divisione in due blocchi. La Germania dell’Ovest diventa l’emblema dell’essere un paese satellite, mentre la
Germania dell’Ovest passerà ad essere un paese formalmente occidentale, seppur subordinato. Questo
momento storico rappresenta la logica premessa a quello che sarà l'ultimo fattore che definirà fino alla fine
della Guerra Fredda la separazione tra due blocchi, ovvero la costruzione del Muro di Berlino.

CONTENIMENTO E CONSOLIDAMENTO
L'ambito militare è centrale. Qual è il problema che si pongono gli alleati occidentali ? Il problema è molto
semplice : in termini di armamenti convenzionali, considerando anche il fatto che godesse di arma atomica
dal 49, l'Unione Sovietica è nettamente superiore. Ciò si traduce con l’imminente presenza della minaccia
sovietica, fortemente percepita dalle cancellerie occidentali.

Il rischio ora era che la potenza terrestre per eccellenza potesse tracimare occupando l'intera Europa
occidentale, unendo la piattaforma euroasiatica, arrivando poi al controllo dell’Africa. Dunque, l’obiettivo
delle potenze marittime era frammentare la potenza terrestre, per evitare che ci sia una contiguità, oltre che
tenere uniti attraverso i legami marittimi i vari Stati dipendenti dalla potenza marittima per eccellenza.

Gli Stati Uniti dichiararono la loro disponibilità a intervenire nel caso di aggressione sovietica, ma chiedono
che gli alleati europei facciano la loro parte e per questo motivo spinge sempre più per un pieno recupero del
popolo tedesco. Era però difficile far accettare il pieno reintegro del popolo tedesco anche sul piano militare
a francesi e italiani, che durante il conflitto mondiale erano state occupato fisicamente dalle forze naziste.

Per cui è un processo che da una parte vede la Francia limitare per quanto più possibile il pieno reintegro
della Germania sul piano militare. Dall'altro vede gli Stati Uniti e la Gran Bretagna a spingere in senso
opposto.

Il primo nucleo di un'alleanza dell'Europa occidentale viene realizzata col Patto di Bruxelles nel marzo 1948.
Nel gennaio del 1948 il segretario di stato inglese tenne un importante discorso alla Camera dei comuni
auspicando la nascita di “un’unione occidentale”. Era un monito nei confronti di Mosca ma che mirava anche
a spingere gli Stati Uniti ad assumere maggiori responsabilità nei confronti dell'Europa, una responsabilità
non solo economica ma anche politica. L'iniziativa nel volgere di due mesi condusse la Gran Bretagna, la
Francia, il Belgio, l'Olanda e il Lussemburgo a siglare il Patto di Bruxelles -> un’alleanza politico-
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militare apparentemente in funzione antitedesca, ma che in alcune sue clausole poteva anche essere
interpretata in funzione antisovietica. Quest’alleanza segnò l’inizio di un percorso verso un patto Atlantico,
ma in sé era insufficiente per combattere le pressioni e l’espansione sovietica, ad esempio mancavano
elementi come l’Italia (entrata in guerra con i nazisti) e la Germania dell’Ovest.

APRILE 1949, PATTO ATLANTICO : Il blocco di Berlino, in questo senso, è uno sprone per intensificare
questo processo di organizzazione del campo occidentale. Gli USA non fecero subito un’alleanza anche
politica con i paesi europei, come suggerito dalla Gran Bretagna, perché incontrarono delle opposizioni,
ma a giugno Truman riuscì a convincere l’amministrazione americana a rompere con la tradizione di non
contrarre alleanza con potenze europee in tempo di pace (questo spiega anche il passato isolazionismo
politico degli USA). Ciò porta nell'aprile del 1949 all'istituzione del Patto Atlantico, del Trattato del Nord
Atlantico a cui aderiranno : Stati Uniti, Canada, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Regno Unito,
Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo, e l’Italia, che però sull’Atlantico non guarda.

Nella creazione del patto si incontrarono due ostacoli:

I. Il carattere della garanzia che le parti contraenti si sarebbero reciprocamente date, e in questo
senso venne scritto l’articolo 5: non prevedeva l’immediata risposta armata di tutti i contraenti del patto
in caso di attacco a un membro, ma prevedeva che i paesi avrebbero scelto l’azione giudicata più
opportuna a questo tipo di minaccia, che non doveva per forza essere un ricorso alla violenza. Durante la
guerra fredda non si fece mai ricorso a questo articolo, lo si fece invece dopo gli attentati terroristici
dell’11 settembre 2001;

II. L’estensione geografica dell’alleanza: In una prima fase sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna
puntavano su un’alleanza “atlantica” fondata su interessi di due potenze navali e sulla necessità
del controllo delle comunicazioni marittime fra Europa e America. Si accettò ben presto però l’adesione
del Portogallo, della Danimarca e della Norvegia, quest'ultima soprattutto per la difesa del Mare
del Nord. A Parigi sembrò che quest’alleanza tenesse molto conto degli interessi di UK ma che
tralasciasse quelli francesi nel Mediterraneo. Così il ministro degli Esteri francesi sollecitò una presa di
posizione italiana per garantirsi il sostegno americano nella difesa del Mediterraneo e per rendere il patto
più continentale e meno atlantico. Nel gennaio del 1949 l’Italia avanza la sua candidatura e
l'amministrazione americana finì con l’acconsentire all‘inclusione dell’Italia nell’alleanza. Il patto si
estendeva così al Mediterraneo rafforzando il coinvolgimento statunitense nelle vicende europee.

Inoltre, associare l'Italia al Patto Atlantico significava ridurre la possibilità che l'Italia finisse sotto controllo
di un Paese comunista, visto il ruolo fondamentale che il Partito Comunista Italiano aveva giocato nella
guerra partigiana.

Origini del patto atlantico : il riconoscimenti di un nemico, il blocco orientale, che nel 49 vede anche
l'inclusione della Repubblica Popolare Cinese. Due bacini, ovvero l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo.
(Ci sarebbe anche il Mare del Nord). Infine, tre attori centrali, quali gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e in
questa fase storica ancora l'Impero britannico.

1952-54 INTEGRAZIONE EUROPEA : Questo spostamento nell'area mediterranea è uno spostamento che
si rafforza nel corso del tempo : nel 1952, vi è l'ingresso nel Patto dell'Atlantico del Nord di Grecia e
Turchia, quindi la dimensione mediterranea acquisisce una valenza ancora superiore.

Quest’alleanza individua un nemico pur senza menzionarlo, URSS. Rilevante sarà la scelta di fare aderire
anche la RFT, perché nel 1955 erano passati solo 10 anni dalla fine del Secondo conflitto mondiale di cui
essa era considerata la prima responsabile, era concepita come un nemico dall’opinione pubblica europea,
soprattutto da quella francese. Questo reintegro della Germania tra le potenze occidentali è molto
importante.

Sull’onda del negoziato per il patto Atlantico, i membri del patto di Bruxelles avviarono un negoziato per la
realizzazione di un organismo di cooperazione politica europea. Le trattative si conclusero nel maggio del
1949 con la firma del trattato istitutivo del Consiglio d'Europa articolato in un Consiglio dei ministri in
un'Assemblea consultiva con sede a Strasburgo, il cui obiettivo sarebbe stato quello di favorire la
cooperazione politica europea;

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1952, NATO : Il 1952 è anche l'anno che vede i paesi coinvolti nel Trattato del Nord Atlantico dotarsi di
un'organizzazione politico militare, ovvero la NATO. Quando De Gaulle deciderà di ritirare la Francia dalla
Nato, la Francia non uscirà dal Trattato dell'Atlantico del Nord, cioè continuerà a collaborare con i suoi
alleati, ma al di fuori della Nato.

In questa fase si pongono le fondamenta per quella che sarà l’Unione Europea ma sono anche gli anni che
vedono il fallimento di diverse operazioni: Comunità Europea di Difesa ( CED ) che era il tentativo di dotare
la comunità europea di uno strumento di difesa comune, poi ci sarà la Comunità Politica Europea ( CPE )
che è il tentativo di addivenire ad un avvicinamento ulteriore nel coordinamento tra le diverse realtà
statuali. Il fallimento della CED e della CPE spingerà i paesi dell’Europa Orientale a tentare la strada
dell’integrazione economica lasciando da parte l’integrazione sul piano politico.

ESPANSIONE E CONSOLIDAMENTO
La Cina aveva dovuto far fronte ad una fase di guerra civile molto intensa e poi all’offensiva giapponese che
aveva portato alla costruzione dello stato fantoccio Manchukuo che poi avevo portato ad un attacco diretto
alle principali città dell’entroterra e delle coste cinesi da parte del Giappone. Questa offensiva si era
tradotta in atrocità durissime che segnerà poi i rapporti tra i paesi dell’area, spiega anche le difficili
relazioni che ci sono tutt’ora tra Giappone, Repubblica Popolare Cinese, Taiwan e la Corea del Sud.

La situazione interna al campo cinese era difficilissima sul piano economico, istituzionale e militare, e hanno
luogo una serie di guerre civili che non conducono ad alcuna soluzione, con diversi tentativi di
modernizzazione dall’alto e una progressiva frammentazione del sistema cinese.

Da questo contesto emergono due forze principali : il Kuomintang, movimento nazionalista cinese e il
Partito Comunista. Inzialmente vi è una fase di collaborazione con il sostegno sovietico a cui seguirà una
fase di forte contrapposizione.

1934, ATTACCO ALLO JIANGXI : Negli anni 30 questa contrapposizione si fa sempre più marcata : di
fatto, nel 1934 abbiamo una delle principali offensive mosse dal Kuomintang verso una delle province dove
il Partito Comunista Cinese aveva realizzato un proprio polo, ovvero lo Jiangxi. L’offensiva prevede la
mobilitazione di centinaia di migliaia di effettivi che vengono mobilitati per ottenere il controllo di una
provincia.

1935, LUNGA MARCIA : Queste offensive consecutive si infrangono contro la resistenza delle forze
comuniste, finché la situazione diventa insostenibile e la dirigenza del Partito comunista decide di
intraprendere uno spostamento di effettivi, verso nord, per mettere in atto quella che passa alla storia come la
lunga marcia che ha luogo tra il 1934 e il 1935 il cui scopo è giungere alla città di Yan’an.

Si chiama Lunga Marcia perché effettivamente fu una marcia terribile, condotta in gran parte a piedi. Questa
fu l’occasione per Mao e i suoi fedeli di portare e diffondere il messaggio e la loro visione del mondo,
mano a mano che queste componenti si spostavano, gestivano il territorio, si avvicinavano ai contadini e
attuavano processi di redistribuzione delle terre. Questa fase di confronto interno alle diverse fazioni cinesi
si interruppe nel 1937. Le forze nazionaliste erano pronte a sferrare un nuovo attacco ma nel 1937 vi è una
esponenziale intensificazione dell'aggressione giapponese e quindi la dirigenza nazionalista su pressione
delle proprie forze armate è obbligata a desistere da una nuova offensiva a nord e a rispondere all'aggressione
giapponese, anche perché era difficilmente giustificabile l'attacco contro propri membri della comunità
cinese nel momento in cui le forze giapponesi stavano premendo da nord est.

L'obiettivo era avere il controllo totale del territorio, eliminare la minaccia comunista dal territorio cinese e al
tempo stesso addivenire ad un processo di unificazione che era più formale che reale in quel momento.
Tendenzialmente le forze nazionaliste avevano il controllo delle coste delle principali città, le forze
comuniste si spostano in particolare nelle campagne, nelle aree rurali e nelle zone centro occidentali, che
sono quelle demograficamente meno importanti.

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TEATRO CINESE : Durante il secondo conflitto era stata realizzata una fragile tregua fra le forze
comuniste e quelle nazionaliste, che avevano individuato come nemico principale il Giappone. La pace fu
mediata dagli Stati Uniti, in quanto ritenevano la Cina un territorio centrale. Avere al fianco una Cina alleata
era non solo un vantaggio militare e strategico, perchè avrebbe rafforzato il containment data la sua
vicinanza con l'Unione Sovietica, ma l’obiettivo primario era intensificare la presa sul Mar Cinese orientale,
meridionale e sul Pacifico in generale, schiacciando il Giappone tra due fuochi. Nonostante ciò, nel 1947 si
ha un ritorno della contrapposizione interna.

In Cina il processo di modernizzazione era stato avviato più tardi rispetto ad altre aree, e questo comportava
uno sviluppo industriale minore in proporzione alla media globale. L’aggressione giapponese nel corso del
secondo conflitto mondiale non fece altro che ostacolare un eventuale crescita cinese.

D'altra parte, però, le forze nazionaliste hanno il controllo sulle città, sui principali distretti industriali e
hanno il pieno sostegno economico e militare di Washington.

1947, RIPRESA OSTILITÀ : Con la ripresa delle ostilità, le forze comuniste danno vita ad operazioni di
guerriglia, grazie anche all’acquisizione al momento della resa giapponese del materiale bellico abbandonato
e sostituendoli in zone da questi occupate. D’altra parte il kuomintang era fermamente in controllo delle
principali città cinesi e poteva contare sul sostegno americano. Questa nuova fase di conflitto sembra arridere
alle forze del Kuomintang che lancia una serie di offensive di successo ottenendo importanti vittorie nel
nord.

In breve tempo le campagne iniziarono a prendere il sopravvento sulle aree urbane controllate dal KMT.
Un sopravvento dovuto alla scelta di Mao di porre al centro dell'attenzione contadini poveri riuscendo a
conquistarli con il miraggio di un avvenire migliore, accantonando l'idea marxista che vedeva la classe
operaia come punto di forza.

1948-49, RIPRESA E VITTORIA COMUNISTA : Solo un anno dopo, però, l’inerzia del conflitto si spostò
prontamente a favore delle forze comuniste. Questo capovolgimento del conflitto fu causato da diversi
fattori, quali le linee di collegamento delle forze nazionaliste che si fecero sempre più difficili, era
aumentata notevolmente la distanza che separava i comandi del KMT tra di loro. In breve tempo le
campagne iniziarono a prendere il sopravvento sulle aree urbane controllate dal Kuomintang. Un
sopravvento dovuto alla scelta di Mao di porre al centro dell'attenzione contadini poveri riuscendo a
conquistarli con il miraggio di un avvenire migliore, accantonando l'idea marxista che vedeva la classe
operaia come punto di forza.

La supremazia comunista, però, fu dettata soprattutto dal fatto che le aree controllate dal governo
nazionalista fossero segnate da fenomeni di corruzione dilagante. Tutto questo portò non solo a una serie
di rivolte, ma anche a defezioni crescenti da parte delle forze nazionaliste che iniziarano a sostenere la
guerriglia comunista.

1949, REPUBBLICA POPOLARE CINESE : Nel 1949 le forze comuniste dilagano sull'intero paese
conquistando Nanchino, Shangai e dirigendosi verso Pechino, arrivando poi a spingere le forze nazionaliste
al di fuori del territorio della Cina continentale e a riparare sull'isola di Formosa, divenuta Taiwan.
Nonostante la sconfitta militare e il controllo ridotto ad una porzione infinitesimale del territorio cinese, il
governo nazionalista godeva ancora del diritto di veto in seno alle Nazioni Unite, in quanto membro
permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il 1.º ottobre del 1949 viene proclamata la nascita della Repubblica Popolare Cinese, che governa sul
Paese più popoloso al mondo e segna l'inizio di una fase che sarebbe culminata poi negli anni 2000 nel piano
di ritorno della Cina sullo scenario internazionale come grande potenza. È un percorso che segna idealmente
la chiusura di un secolo di occupazione straniera, in cui l'Occidente aveva privato la Cina della sua
indipendenza e l'aveva posta in una posizione di aperta subalternità. Da un punto di vista anche culturale,
identitario è una cesura molto importante perché segna la piena riappropriazione della propria indipendenza.

La Repubblica Popolare Cinese controlla la gran parte del territorio, a eccezione di Taiwan, e
progressivamente riafferma il suo controllo anche sulle propaggini, il Tibet, lo Xinjiang, i territori di più
recente acquisizione. Sul piano internazionale, al di là del riconoscimento sovietico e dai paesi del blocco
socialista, la Repubblica Popolare Cinese non è ancora vista come un attore pienamente sovrano e soprattutto
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in questo contesto, il seggio permanente all'interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che dà al
Paese di riferimento il diritto di veto, non viene assunto dalla leadership della Repubblica Popolare Cinese,
ma rimane saldamente sotto il controllo della componente nazionalista che ha trovato rifugio a Taiwan.

1950, TRATTATO - ALLEANZA URSS - RPC : Nel 1950 viene siglato un Trattato di alleanza e reciproca
assistenza tra URSS e PCC, che durerà fino alla fine degli anni ’50. Si sostennero in modo fortissimo e la
RPC ottenne un sostegno sul piano economico, industriale, scolastico (cinesi vanno a studiare in
URSS), prendendo come modello L’URSS. Tutto questo perché l’URSS aveva sostenuto i comunisti
nella loro guerriglia. Dal punto di vista internazionale l’alleanza URSS e PCC era molto rilevante, rafforzava
il fronte sovietico che ora non solo poteva contare sui suoi stati nell’Europa orientale ma anche sulla Cina,
così da creare un blocco euro-asiatico. Nel corso di pochi anni la Cina si spostava dal baricentro filo-
occidentale a quello filo-sovietico ridisegnando gli equilibri della massa asiatica. Il blocco sovietico
rappresentava la potenza terrestre, mentre gli USA erano predominanti in ambito marittimo.

Arriverà un momento in cui il percorso scelto dalla Repubblica Popolare Cinese sarà diverso da quello
dell'Unione Sovietica.

Dopo la Seconda guerra mondiale, la vittoria statunitense contro il Giappone si tradurrà in una piena
affermazione degli Stati Uniti nel Pacifico, che procedette all’occupazione militare dell'impero nipponico.
L'amministrazione Truman, pur sottoponendo il Giappone in regime di occupazione militare, decise di
lasciare in vita l'istituzione monarchica. Alla guida dell'amministrazione militare americana fu posto il
generale Douglas MacArthur, il quale avviò un esperimento mirando a creare un Giappone democratico e
pacifista sul modello americano e nel 1946 venne approvata una costituzione dei caratteri fortemente
democratici. Il crescente contrasto fra gli Stati Uniti e l'URSS spinse Washington a puntare sulla rinascita
dell'economia nipponica e a favorire la ricostruzione di un seppur limitato apparato militare. Nel settembre
del 1951 veniva siglato a San Francisco il trattato di pace e nel 1952 l'occupazione militare statunitense
aveva fine, anche se il Giappone firmando un trattato di alleanza con Washington accettava una sorta di
protezione americana.

ANTECEDENTI GUERRA DI COREA : La Corea non era un teatro particolarmente centrale per Stati Uniti
e 'Unione Sovietica, ma nel corso del secondo conflitto mondiale, hanno teso ad amministrare secondo le
loro modalità, i due territori sotto occupazione. In particolare, il Nord si è organizzato sempre più secondo
logiche tipiche del modello sovietico. Il Sud, invece, era in linea con il modello occidentale e statunitense.

Nel 1945, mentre il conflitto in Giappone stava raggiungendo il suo apice, i due schieramenti stabiliscono di
dividere convenzionalmente la penisola in due aree di occupazione lungo il 38.º parallelo. Questa
separazione binaria sarebbe, però, dovuta essere temporanea, infatti al termine del conflitto, si era riaffermata
la volontà di considerare la Corea come un unicum dal punto di vista statuale e amministrativo. Le modalità
di tale processo furono però accordate con l’emergere delle logiche della Guerra Fredda e questo porterà,
dunque, ad una realtà statuale differente rispetto a quella pre-stabilita. I negoziati che dovevano portare a
questo processo di unificazione naufragarono e frutto di questo fu la costituzione di due amministrazioni
parallele e indipendenti.

Nord filo - sovietico : Il nord filosovietico vide a capo Kim il Sung, un leader di formazione sovietica, che si
era contraddistinto nella resistenza contro le forze giapponesi. Il leader in questione sfrutta questo periodo
per consolidare la sua presa sulla regione settentrionale attuando una serie di riforme di stampo socialista.
Tra queste vi erano : l’espropriazione dei terreni dei grandil latifondi, la ridistribuzione delle terre e la
creazione di forme di gestione collettiva dei mezzi di produzione. Queste furono colte con un notevole tasso
di gradimento dalla popolazione, anche perché grazie al sostegno sovietico, l'amministrazione era in grado di
fornire una serie di servizi, giungendo così ad una rottura del monopolio sui latifondi, attributo principale
della Corea pre-bellica. Inoltre, il governo di Kim il Sung era stato in grado di eliminare i potenziali
oppositori, riducendoli ormai a un lontano pericolo.

Sud filo - occidentale : Alla guida di questa amministrazione meridionale vi era Sygman Rhee, con
educazione filo occidentale, lontano tra l'altro dal comune sentire della popolazione meridionale e alla guida
di un sistema ampiamente corrotto.

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Se, da una parte, il nord stava vivendo un processo di ricostruzione, grazie ai fondi importanti che l'Unione
Sovietica aveva stanziato per far funzionare a pieno regime la prima amministrazione, a Sud la situazione era
tutt’altro che analoga. Nonostante la significativa influenza occidentale, qui non vi vennero stanziati ingenti
fondi, i quali tra l’altro venivano drenati dalla leadership di Syngman Rhee e dall'élite che ruotavano attorno
a lui. In questo contesto l'attenzione di Washington era estremamente ridotta, sottolineando come la presa di
Corea fosse, per lui, un teatro di scarsa rilevanza.

La divisione lungo il 38.º parallelo, la definizione di forme di amministrazioni contrapposte e la inabilità


delle due superpotenze di giungere a un accordo sembravano riecheggiare chiaramente quanto stava
avvenendo in quella fase in Germania. Tant’è che le cancellerie del mondo guardavano la Corea come una
sorta di teatro che avrebbe potuto anticipare soluzioni che le due superpotenze avrebbero dovuto applicare
anche alla Germania, quindi, tende ad acquisire un peso crescente, non solo per la sua posizione geopolitica.

1950 - 1953 GUERRA DI COREA : Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, Kim il
Sung, può contare sul sostegno sovietico ma anche su quello cinese. Mao è riuscito a completare ed
estendere il controllo sulla quasi totalità dei territori cinesi. Nel giugno del 1950 Kim il Sung decise di
lanciare un’offensiva sulla base delle profonde contraddizioni che segnavano la porzione meridionale della
penisola e inoltre si riteneva che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti o che, comunque, la vittoria sarebbe
stata eclatante e tanto rapida da impedire qualsiasi forma di risposta.

Le forze si muovono da nord verso il sud lanciando un’offensiva che travolge le forze del sud della Corea.
Quando il destino della penisola sembra segnato entrano in gioco le Nazioni Unite. Sulla logica del
containment, mentre le forze sudcoreane sono schiacciate a sud attorno al perimetro di Pusan, gli Stati Uniti
convocano una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per deliberare su questa aggressione
e per decidere quali misure intraprendere.

In quel contesto, all'interno di questo Consiglio di Sicurezza, però, non siede il rappresentante dell'Unione
Sovietica, in quanto aveva precedentemente boicottato i lavori del Consiglio di Sicurezza per denunciare
l’occupazione del seggio cinese da parte della leadership di Taiwan. In sede di Consiglio di Sicurezza passa
la linea sostenuta dagli Stati Uniti che stabiliva la dell'aggressione di Kim Il-Sung e di sostenere un
intervento militare internazionale per ristabilire lo status quo ante, cioè la situazione antecedente il varo
dell'offensiva del 1950. Data l’unanimità sovietica si delibera il riportare ordine allo status quo ante.

Tra il settembre e il novembre del 1950 arriva la risposta statunitense che si traduce in una controffensiva
guidata dal generale MacArthur, che viene coronata da un successo estremamente significativo. Le forze
statunitensi respingono le forze di Kim Il Sung lungo quello il 38.º parallelo, e procedono verso nord e
avvicinanosi al confine cinese. In questo modo riesce nell’intento di riportare la situazione verosimilmente a
quella antecedente l'offensiva del 1950.

Pechino aveva precedentemente che qualsiasi avvicinamento di forze ostili al confine della Repubblica
Popolare Cinese sarebbe stato percepito come una minaccia diretta all'integrità territoriale. Infatti, Pechino
mobilita in Corea centinaia di migliaia di volontari. Il peso specifico di questo intervento è tale da ribaltare
quella che era l'inerzia del conflitto, le forze americane vengono ricacciate verso sud e di fatto si arriva
all’armistizio del 1953, che ribadisce la separazione coreana. Si giunge così alla formazione del regime
popolare, a nord, nonchè la Repubblica Democratica Popolare di Corea (DPRK) ; nel Sud della Corea si
instaura, invece, una repubblica filo-occidentale che rimarrà fortemente allineata con gli interessi occidentali,
in particolare con gli Stati Uniti, di fatto l’allineamento tra Seoul e Washington rappresenta tutt’ora uno dei
principali pilastri della politica statunitense nel teatro del Pacifico.

La sconfitta subita dalle forze americane viene interpretata dagli oppositori di Truman come una sconfitta
dell'amministrazione americana e questo vide un aumento esponenziale delle critiche. Tant’è che venne
accusata di essere soft on communism, ovvero di non considerare con adeguata serietà la minaccia
comunista.

Tutto questo avviene a distanza di pochi mesi dal 1949, anno nel quale l'Unione Sovietica acquisisce la
bomba atomica, sposdestando gli Stati Uniti dal trono di unici detentori dell’ordigno.

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Sullo sfondo di quanto stava avvenendo in Germania e in Corea, del processo di ricostruzione dell'Europa
occidentale e del controllo esercitato sull'Europa orientale da parte sovietica, vi è un lento ma graduale e
tutt'altro che omogeneo processo di integrazione che porterà in ultima analisi alla costruzione dell'Unione
Europea. Inoltre, gli avvenimenti su suolo coreano hanno un impatto diretto sulla politica dell'Europa
occidentale, in cui accresce il timore di una eventuale offensiva sovietica.

INTEGRAZIONE EUROPEA IN RISPOSTA ALLA MINACCIA SOVIETICA


Il nodo sul quale le potenze si interrogavano era il ruolo che la la Repubblica Federale Tedesca avrebbe
dovuto giocare nella protezione dell'Europa occidentale in caso di scontro. Qualora fosse stata lanciata
un’offensiva, verosimilmente da parte sovietica, questa avrebbe portato a un attacco diretto sulla Germania
dell’Ovest e ci si interroga sull’organizzazione della difesa dell'Europa occidentale con l’integrazione
tedesca. Si tenta di coordinare questo sistema difensivo pochi anni dopo il termine della seconda guerra
mondiale e il ricordo delle devastazioni portate dalle forze naziste è ancora nitido in tutti i popoli dell'Europa
occidentale. Quindi la situazione è molto sottile, è complicato far passare la linea di una semplice inclusione
della Repubblica Federale Tedesca nel meccanismo di difesa dell'Europa occidentale.

La Francia è il paese che più di tutti è particolarmente sensibile nei confronti di un pieno riarmo della
Repubblica Federale Tedesca. Nonostante ciò, è pienamente consapevole che in un modo o nell'altro sarebbe
dovuta essere integrata in questo sistema, ma tenta comunque di limitare al minimo il rischio di una piena
ripresa militare e per assicurarsi ciò, guida lei stessa il processo. Questo processo di integrazione è continuo e
prevarica su tre livelli : sul piano economico, militare e politico.

PIANO ECONOMICO : questo è il piano sul quale si registrano i processi più rapidi e più significativi. La
proposta francese fu mettere a sistema il mercato carbo siderurgico, che era stato uno degli elementi di
maggior scontro tra il sistema tedesco e quello francese, sia nel primo che nel secondo conflitto mondiale.
Questa proposta prevedeva, dunque, un’integrazione che avrebbe dovuto legare queste due realtà
progressivamente anche su altri livelli. Il piano, lanciato nel 1950 prese il nome di Piano Schumann e venne
pienamente attuato nel 1952 con la nascita della CECA, comunità europea del carbone e dell’acciaio. Se il
piano Schumann può considerarsi l'origine di questo processo, la l'istituzione della CECA è un passo che va
ben oltre l'integrazione del mercato carbo siderurgico franco tedesco, perché a questa comunità partecipano
diversi altri paesi quali : Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Una serie di paesi membri fondatori che
mettono a regime un settore cardine per le economie dei rispettivi Paesi all’insegna di un primo processo di
integrazione che acquisisce una portata crescente nell’arco di pochi mesi.

C'è un dibattito su temi istitutivi della sovranità dei singoli Stati che è estremamente rapido, di fatto in questi
si pone la questione di una eventuale collaborazione sul piano politico e sul piano della difesa, due elementi
centrali per la sovranità dello Stato nazionale degli Stati moderni. L’integrazione su questi livelli
preannunciava un'unione senza precedenti, ma che però non ebbe alcuna concreat evoluzione. Non bisogna
farsi trarre in inganno dall’esistenza dell'Unione Europea, perchè quest’ultima è, in realtà, lontana anni luce
dal modello di unione proposto nei primi anni 50.

PIANO MILITARE : La minaccia sovietica è sempre più crescente, e in proporzioni aumentano le pressioni
esercitate da Londra e da Washington su Parigi.

1950, Piano Pleven : Il governo francese voleva evitare il pieno riarmo tedesco e su questa linea, l’allora
Presidente del Consiglio Pleven propose di dar vita a un esercito europeo, in cui ogni paese avrebbe messo a
disposizione una divisione armata, cioè una parte del proprio esercito. Ciò significa che la Repubblica
Federale Tedesca avrebbe dovuto riarmarsi per lo stretto necessario in tal modo da integrarsi in un comando
dell'Europa occidentale.

La proposta francese venne in primo piano interpretata come un semplice strumento per ritardare il riarmo
della Germania Ovest, ma nel volgere di breve tempo il piano Pleven parve transitare da un progetto di
esercito europeo a una ben più impegnativa Comunità europea di difesa (CED). I principali motivi di questa
evoluzione furono:

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I. L'amministrazione Truman rivide i propri obiettivi circa la difesa dell’Europa, convincendosi che la
CED avrebbe rafforzato sia la NATO, sia la costruzione di un’unione politica europea.

II. La CED avrebbe favorito un maggiore impegno militare e finanziario degli europei nei confronti della
loro difesa, ciò avrebbe portato a un diverso burden sharing, liberando risorse che Washington
avrebbe potuto utilizzare diversamente.

1952, Comunità Europea di Difesa : La CED avrebbe dovuto porre le basi per la costruzione di un esercito
dell'Europa occidentale integrata, che non vedesse l'unione di tutte le forze armate di diversi paesi. Questa
comunità venne istituita nel 1952 attraverso i Trattati di Parigi, a cui partecipano gli stessi paesi che
avevano siglato l'intesa per la CECA.

La costituzione di questo apparato difensivo portò chiari vantaggi perché permise una ulteriore integrazione
econmica, spinta dal Piano Marshall elaborato anni prima. Con questa comunità si intendeva intervenire sulla
politica di difesa dei singoli Stati, ma durante le discussioni riguardo la questione non venne mai esplicitato
chi avrebbe dovuto guidare le forze armate e su chi sarebbe ricaduta la responsabilità delle azioni di questo
esercito comune europeo. Questa era una chiara lacuna, che si tentò, però, di saldare con uno step ulteriore
ovvero la costituzione di una comunità politica europea.

RIARMO TEDESCO E RFT NELLA NATO : I diversi stati occidentali agiscono in un scenario il cui sfondo è
caratterizzato dalla minaccia di Stalin e la guerra di Corea. Nel 1953, però, con la morte di Stalin e la
chiusura della guerra di Corea muta lo scenario, perchè questi due eventi portano alcuni governi occidentali a
interrogarsi sulla reale necessità di intraprendere questi step. Precedentemente si agiva per necessità di unirsi
di fronte a una minaccia imminente, ma che ormai imminente non era più.

1954, mancata ratifica Trattato : Proprio per questo motivo il Parlamento francese nel 1954 decise di non
ratificare la Comunità europea di Difesa, perché riteneva non ve ne fosse la necessità. Essendo la nascita
della CED direttamente relazionata alla costituzione di una comunità politica europea, in un rapporto di
causa - effetto, il suo fallimento portò il progetto di una comunità politica europea a decadere. In queso
senso, sfuma l’occasione di arrivare a un'integrazione senza precedenti.

Venuto meno Stalin, alcune potenze occidentali quali Francia e Gran Bretagna, in particolare con Churchill,
si mostrarono favorevoli all’apertura di un dialogo con l’Unione Sovietica, ritenendo che una nuova
dirigenza sovietica possa essere ugualmente favorevole a mantenere rapporti ottimali tra i due poli.

Sia Londra che Washington ritenevano fondamentale recuperare appieno la Germania dell'Ovest nel sistema
europeo, sia sul piano economico, politico e militare. Si addivenì così all'ingresso della Germania
occidentale nella Nato, che fu un'ovvia conseguenza del fallimento francese. La percezione della minaccia
sovietica era tale da spingere gli Stati Uniti a considerare come anche questa piena integrazione non fosse
sufficiente per proteggere l’Europa occidentale da una eventule aggressione. Tant'è che si arriverà a una
rivisitazione della dottrina militare che prevede anche l'uso delle forze nucleari, oltre che la presenza
massiccia di forze statunitensi in Europa occidentale attraverso basi vere e proprie.

La postura americana nei confronti dell'Europa è sempre stata ondivaga, da una parte guardava al processo
d'integrazione europea come un potenziale pericolo, perché poteva dar vita a un polo potenzialmente in
grado di scalzare la primazia statunitense in ambito occidentale o sul piano internazionale. Dall'altra, però, vi
era l'idea che si potesse trattare con l'Europa per contrastare la minaccia sovietica.

Il fallimento della CED e dell'CPE, ha come conseguenza più immediata, la piena inclusione della
Repubblica Federale Tedesca all'interno del sistema politico ed economico dell'Europa occidentale, ma anche
all'interno del meccanismo di difesa del Trattato dell'Atlantico del Nord entrando a far parte della Nato nel
1955. Ciò evidenzia quanto fossero cambiati gli equilibri e le percezioni rispetto ai primi anni 50. In
contemporanea si arriverà anche al consolidamento del sistema militare a guida sovietica col Patto di
Varsavia.

1957, Trattati di Roma : Venuta meno la possibilità di arrivare a una piena integrazione sul piano politico
e piano militare, i diversi governi si concentrano sull'integrazione in ambito economico. L'obiettivo era
quello di addivenire ad una crescente integrazione dei mercati europei, dunque diminuire principalmente le
tariffe doganali e arrivare a una concertazione delle politiche europee su diversi ambiti (ambito agricolo).
Progressivamente viene istituita anche la Euratom, cioè l'Agenzia europea per l'energia atomica, che
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prefigura una crescente cooperazione in ambito europeo occidentale anche sul piano della produzione
dell'energia atomica, impiegata anche per fini civili.

PROCESSO DI DECOLONIZZAZIONE
Il tema principale è decolonizzazione, nuove indipendenze e creazione del movimento dei paesi non allineati,
quella sorta di terzo blocco che avrebbe dovuto porsi a metà tra le posizioni del blocco guidato dagli Stati
Uniti e le posizioni espresse dal blocco orientale guidato l'Unione Sovietica.

CAUSE DELLE CRISI DEGLI IMPERI : Negli anni 40, la fine degli imperi era tutto fuorché evidente. La
seconda guerra mondiale rappresentò un momento di cambiamento epocale, fu un catalizzatore dei processi
di decolonizzazione su più livelli, sul piano economico, politico, culturale e ideologico.

I. I paesi che si contrapponevano alle forze dell’Asse, sulla linea delle Nazioni Unite, dichiararono di
combattere in nome di una serie di principi chiave, uno di questi la piena sovranità dei popoli, il diritto
dei popoli a poter incidere sulla gestione politica dei loro paesi. I diversi paesi si ispirarono alla Carta
Atlantica, alla nascita delle Nazioni Unite e ai diversi ideali che queste propugnavano per trovare
riconoscimento alle loro aspirazioni e questo contribuì a favorire l'affrancamento dei paesi dalle vecchie
madrepatria.

II. I vecchi imperi coloniali avevano il loro centro nella vecchia Europa, in Francia, in Gran Bretagna, in
Olanda, in Portogallo. Un Europa, che però, dopo il secondo conflitto mondiale, non era più il nucleo del
sistema internazionale, erano emersi nuovi attori che dominavano la scena internazionale. Gli Stati
Uniti, l'Unione Sovietica e la stessa Repubblica Popolare Cinese si pongono tutte in netta
contrapposizione rispetto alla prosecuzione del controllo coloniale e non ne fanno mistero. Gli Stati
Uniti assunsero questa postura perchè rivedevano in quello che stavano accadendo nelle colonie quello
che gli europei avevano fatto anche a loro. L’URSS, invece, perché pensava che potesse essere una
spinta per il comunismo, siccome vari leader del Terzo Mondo avevano mostrato interesse per queste
tendenze;

III. Ad avere un particolare impatto riguardo la questione, furono le vittorie giapponesi nel sud est asiatico.
Mentre la propaganda giapponese relativa alla costruzione di una sfera di co-prosperità asiatica non
attecchì da nessuna parte, le sconfitte subite dagli antichi imperi coloniali nel sud-est asiatico
dimostrarono che questi imperi non erano inscalfibili e che quindi si poteva aspirare ad un crollo
progressivo del loro controllo sulle diverse colonie. Si pensi all'impatto che ebbe la caduta di Singapore
in mano giapponese, per esempio, il controllo ottenuto dai giapponesi sulle Indie olandesi, la capacità di
addirittura colpire il territorio dell’Australia.

IV. La dottrina marxista aveva goduto di una notevole diffusione in tutto il globo e l’Internazionale
Comunista raccoglie al suo interno in particolare esponenti provenienti da questi paesi non-allineati.
Molte delle future classi dirigenti dei paesi di recente indipendenza proverrà dalle fila del Partito
Comunista o comunque avrà transitato in Unione Sovietica o sarà stata esposta alla dottrina socialista e
questo ha un impatto diretto.

Era facile per la propaganda sovietica evidenziare come l'Occidente si presentasse in veste di difensore delle
libertà, ma al contempo mantesse sotto controllo imperialistico intere comunità, proseguendo in forme di
dominazione coloniale che non avevano ragione di essere e che non potevano essere accettate.

V. Per quanto né Londra né Parigi fossero disposte a privarsi dei loro possedimenti, sempre più evidenti
erano i costi connessi al mantenimento degli stessi, almeno nelle forme canoniche. Iniziarono
concedendo più ampie forme di autonomia, ma inizialmente nessuna delle due era disposta a
rinunciare al ruolo imperiale dei loro paesi, erano più intenzionate a riformare le strutture imperiali;

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LONDRA TRA IMPERO INFORMALE E GESTIONE DEL CAMBIAMENTO

La classe dirigente britannica è tra le prime a comprendere che la situazione antecedente al secondo conflitto
mondiale non possa essere pienamente restaurata e quindi punta ad adottare una strategia flessibile che
preservi l'influenza di Londra laddove indispensabile. I pilastri sono due :

I. Viene sviluppata una forma di transizione particolarmente flessibile, ovvero si favorisce l'ingresso dei
paesi di recente indipendenza all'interno del Commonwealth. L’idea era mantenere queste relazioni sulla
base di un'associazione di tipo volontario che avrebbe gioito ad entrambe le parti. Il progetto funzionò
con i dominions bianchi, la Nuova Zelanda, l'Australia, il Sudafrica.

II. L’altro progetto che si desidera intraprendere è addivenire a un impero informale, dunque mantenere
forme di controllo indiretto, che tutelino gli interessi britannici sul piano economico e sul piano militare.
Alcuni paesi sono ritenuti da Londra essenziali e la sua influenza deve assolutamente essere mantenuta
, in questo caso omettendo un’incorporamento al Commonwealth, ma salvaguardando le relazioni con la
classe dirigente, con le élite economiche e mantenendo la possibilità di intervenire sul piano militare.
L’area di applicazione principale è il Medio Oriente.

I processi di decolonizzazione non furono processi univoci, impattarono sulla vita di miliardi di persone e
interessarono realtà statuali molteplici. Inoltre, non si trattò di un processo completo, perché tuttora ci sono
paesi che hanno controllo su zone al di fuori dei loro territori di diretta pertinenza, ma di fatto quasi la gran
parte dei popoli della Terra sono ormai completamente affrancati dal controllo coloniale.

SUD-EST ASIATICO

Per quanto concerne il sud-est asiatico, non potendo impedire il cambiamento, Londra puntò a gestire la
transizione salvaguardando legami di medio-lungo periodo.

Nel 1947 l’India britannica ottiene l’indipendenza e questo porta all’inclusione di India e Pakistan nella
Commonwealth. Dunque sarebbero rimasti paesi pienamente sovrani, ma parte di questa sfera di prosperità.
Nello stesso anno anche Cylon, che guarda al di sotto del subcontinente indiano, aderisce al Commonwealth.

La Birmania non intraprende un percorso analogo ai paesi menzionati, di fatto una volta ottenuta
l’indipendenza nel 1948, non aderisce al Commonwealth.

INDIA E PAKISTAN

Il caso di India e Pakistan è un caso particolarmente importante, innanzitutto per motivi demografici. Si tratta
di un territorio tra i più popolati al mondo, si ha un impatto sulla vita di miliardi di persone. Inoltre per la
rilevanza che questi territori avevano sempre avuto per Londra, si ricordi la definizione “la perla dell'impero
britannico”.

La lotta per l'indipendenza portata avanti nel subcontinente indiano non può essere ridotta alla figura di
Gandhi, non foss'altro perché parliamo di territori caratterizzati da una eterogeneità enorme sul piano etnico -
religioso. Una delle poche positive eredità britanniche in India è la lingua inglese che diventa un fattore
unificante per il sistema indiano, ma il Raj britannico è stata un'area che è stata depredata per secoli da
Londra.

Londra decise allora di sfruttare le rivalità etnico-religiose che c’erano del Paese :

I. Partito del Congresso : il partito in questione ha una guida doppia, da una parte Gandhi e dall’altra
Nehru. È un partito che desidera addivenire ad una India indipendente e unita. In questo senso il Raj
britannico doveva tradursi in un'unica realtà statuale, che potesse andare al di là delle divisioni etniche,
confessionali e religiose. Soprattutto, si desiderava dare vita a un'India che fungesse da riferimento per
le comunità indù e musulmane. Seppur una posizione significativa, non fu quella dominante, non
esaurisce tutte le posizioni presenti in quel contesto.

II. Lega Musulmana : una posizione particolarmente importante fu quella della Lega Musulmana, fondata
da Muhammad Ali Jinnah. Condivideva la volontà di addivenire ad una piena indipendenza, ma a
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differenza del Partito del Congresso, riteneva che si dovesse arrivare alla costruzione di uno Stato
apposito per la componente musulmana dell’India, nonchè quello che diventerà il Pakistan. È doveroso
sottolineare che Muhammad Ali Jinnah non stesse progettando uno Stato islamico, bensì uno stato laico
per i musulmani del Raj britannico.

III. Maharaja : vi era poi quantomeno una terza posizione, ovvero quella assunta dai diversi principi, che
però non condividevano la stessa posizione, anzi spesso vedevano nell’allineamento con Londra l'unico
modo per preservare il loro status e i loro privilegi.

Senza considerare altre componenti della società indiana, che è molto più complessa di quella descritta, non
può essere presentata come divisa solo tra musulmani e indù, ci sono altre componenti pensate alla
componente sikh. Londra, tra le due guerre ha giocato su queste divisioni puntando alla riproposizione del
concetto di divide et impera (aepara il tuo nemico e controllalo più facilmente). Ma tutti gli anni 20, gli anni
30 sono caratterizzati da una crescita estremamente significativa del movimento indipendentista.

La Seconda guerra mondiale gioca un ruolo chiave in questo senso, ma il momento della verità si registra nel
46. In questo anno si registra all'interno del territorio britannico un aumento esponenziale degli episodi di
violenza, le forze britanniche non sono più in grado di controllare le diverse comunità e di sedare le
sollevazioni. Questo porta a un processo che nel 47 vedrà Londra concedere la piena indipendenza ai territori
del Raj britannico, la formazione di India e Pakistan.

Il processo di decolonizzazione emerge sin dopo la fine del secondo conflitto mondiale, anche se in realtà è
già in atto durante il secondo conflitto mondiale.

In alcuni casi predata chiaramente lo scopo del secondo conflitto mondiale e acquisisce intensità crescente
soprattutto per gli anni 50-60, a fine anni 70 del secolo scorso. In realtà, formalmente si ritiene che questo
processo di decolonizzazione termini nel 1998 con la restituzione di Hong Kong alla Cina, ma è una data
sostanzialmente che viene presa come punto di riferimento.

Le principali ondate hanno corso ondate di decolonizzazione e, di converso, di indipendenza. Si registrano


gli anni 50, 60 e 70 del secolo scorso.

C'è un rapporto spesso bilaterale tra paese colonizzatore e territorio colonizzato, ma questo avviene
all'interno di una dinamica più ampia, si arricchirà anche di 1/3 elemento, il cosiddetto il terzo polo o il
blocco dei Paesi non allineati, che si poneva l'esplicito obiettivo di superare questa visione dicotomica
bipolare della realtà e di arrivare a costituire una posizione intermedia che permettesse ai vari paesi di non
dover allinearsi necessariamente con una con l'altra realtà.

In realtà ognuno di questi paesi sfrutterà questa dinamica bipolare, perché permetteva anche di godere dei
benefici derivanti dalle intrattenere relazioni con un partner o con un altro e molto spesso da non chiudersi la
possibilità di dialogare con entrambi.

Abbiamo attori nuovi per quel periodo storico, come può essere l'Unione Sovietica, ma anche la Repubblica
Popolare Cinese, che in Africa ha avuto una capacità di rapporti estremamente significativi, che predatano di
gran lunga il 2013.

La difficile sostenibilità di un mantenimento di imperi coloniali così ampi, quindi una questione economica e
finanziaria centrale nelle logiche delle madrepatria, che non vivono facilmente questa fase di transizione, ma
che recepiscono, come si tratti, non solo di vantaggi esclusivi avere delle colonie, ma che comportino anche
un esborso che spesso molti settori non possono più permettersi.

Nel caso britannico, per esempio, questo diventa evidente in tutta una serie di casi : a un certo punto Londra
dichiara di non essere più in grado di mantenere il mandato sulla Palestina e quindi si obbliga di fatto le parti
in causa a definire un approccio. Ma una situazione simile si registra anche nel raj britannico, diventa
evidente che Londra non disponga più delle risorse per gestire una realtà così vasta e così complessa anche
da gestire e questo è uno dei motivi che spingono Londra a mettere le popolazioni locali di fronte alla scelta.
Il che non vuol dire rinunciare all'influenza sul territorio, ma vuol dire cambiare le modalità di intervento.

Durante la seconda guerra mondiale i paesi del Commonwealth sostengono lo sforzo di Londra, così come
successo nell'ambito del primo conflitto mondiale. D'altro canto, uno degli aspetti più interessanti anche

98

questo tentativo di dar vita a una sorta di impero informale, cioè l'idea di preservare legami speciali coi
territori attraverso una relazione privilegiata con le classi dirigenti. Oppure attraverso dei veri e propri
trattati, cioè istituzionalizzare, che definiscano lo spazio di azione che Londra può avere nei diversi teatri.

Il caso egiziano, il caso iracheno, i due trattati che regolano il ruolo che Londra può avere su determinati
livelli, in particolare sul piano militare. Si creano una serie di legami privilegiati che permettono a Londra di
disporre di uno status internazionale di primo livello.

Il caso più significativo di tentativo di dar vita a un impero informale è quello che si registra nell'area
mediorientale : la situazione in Palestina, il caso iraniano e il caso iracheno.

Abbiamo il caso egiziano fino al 1952, con la rivoluzione degli ufficiali liberi.

Presenza britannica nel subcontinente meridionale dopo la seconda guerra mondiale? Londra cerca
inizialmente di mantenere un controllo diretto, ma recepisce subito come le condizioni siano mutate, non
solo in loco, le istanze indipendentiste sono fortissime, non possono più essere contenute, ma anche
internamente, perché Londra non ha le risorse materiali, economiche, militari per controllare un Paese così
vasto com'era il Raj britannico e questo diventa evidente nel 1946, all'indomani della fine del secondo
conflitto mondiale,

Il Paese viene investito da episodi di violenza crescente, non solo nei confronti del dominio britannico, ma
episodi di violenza settaria e episodi di violenza etnica che vanno a coinvolgere le molteplici comunità che
vivono da sempre all'interno del subcontinente indiano. Londra non è in grado di gestire questa fase, tenta di
addivenire prima a una soluzione intermedia.

Il caso Pakistan è un caso molto particolare, vive in questa fase una crisi profondissima, sia in ambito interno
che in ambito istituzionale che sul piano relazionale con il sistema esterno che è segnato anche da una
dicotomia di fondo. Se da una parte c'è sempre stato chi ha voluto vedere e ha voluto considerare il Pakistan
come uno Stato per i musulmani ma laico, cioè uno Stato per i musulmani di India, ma regolato da basi
laiche e altri che invece ritenevano dovesse essere espressione di una fede islamica che dovesse tradursi nella
centralità della Shari’a.

Muhammad Ali Jinnah era però sostenitore di uno Stato laico, uno Stato moderno, laico, che guardasse anche
al contesto internazionale e mutuasse alcuni dei principi occidentali, era una delle posizioni, non quella
dominante.

Le aree in verde sono aree formalmente indipendenti, rette da dei principi indiani, ma che di fatto rispondono
all'autorità di Londra. La gran parte dei territori amministrati da Londra guardano sull'Oceano Indiano, il che
vuol dire che anche gli Stati indipendenti, per guardare all'esterno, devono fare i conti con la presenza di
Londra sul territorio.

Perché Londra non può definire in completa autonomia quale sarà la sorte dell'India dopo l’indipendenza
Perché questi Stati formalmente hanno la facoltà di scegliere i leader di questi Stati, alcuni di questi principi
di questi maharaja sono ricchissimi.

Nel 46 abbiamo visto aumenta la violenza interna, Londra non riesce a gestire questo processo e si cerca di
istituire un governo di unità nazionale che metta assieme le principali forze politiche per gestire assieme
questa fase di transizione. L'indipendenza doveva portare alla frammentazione del ramo britannico, ma
quella di trasformarlo in una realtà statuale indipendente. È una proposta, però questa, che incontra l'ostilità
fortissima soprattutto di Muhammad Ali Jinnah e della Lega Musulmana,Mche non è disposta a seguire
questa impostazione che spinge invece per la creazione di uno Stato indipendente.

Qual è il problema? Le aree dove ci sono i musulmani diventano aree che faranno parte del Pakistan.
Tendenzialmente la linea di frattura principale era tra le componenti induiste e quelle musulmane. La
componente islamica è particolarmente forte in quei territori che poi andranno a comporre il Pakistan attuale,
quindi come si fa a costruire uno Stato solo per i musulmani guardando a dove i musulmani di India sono
presenti.

L'indipendenza dell'India è uno dei momenti più importanti della storia del XX secolo, perché abbiamo
finalmente l'affrancamento di oltre quasi 1.000.000.000 di persone, già allora dal dominio di una potenza

99

esterna. Quindi è sicuramente un momento che andrebbe celebrato da questo punto di vista, il problema è che
i costi di questo passaggio furono enormi. Perché Londra, dal canto suo, non riuscì a gestire bene questa fase
di transizione e perché anche le posizioni interne erano talmente frammentate e polarizzate che diventava
veramente difficile addivenire a una transizione non coordinata ma quantomeno non insanguinata come
quella che si ebbe nel 47.

Il governo britannico nomina un membro della famiglia reale, Lord Mountbatten, come vice Re d’India e ha
il compito quello di gestire questa fase. Mountbatten non può che riconoscere come non ci sia altra soluzione
che garantire l'indipendenza al paese, cerca di mettere assieme gli interessi delle varie componenti, però poi
si capisce che questo non è possibile. Londra dichiara che ritirerà le sue truppe nel 1948.

La soluzione è quella di dividere l'India britannica in due parti, tra quella che diventerà l'Unione indiana e
quella che diventerà la Repubblica del Pakistan. Innanzitutto come stabilire quali territori potranno essere
parte del Pakistan e quali no : mìnella parte occidentale del Raj britannico ci sono territori a stragrande
maggioranza islamica, quindi quelle aree è logico che vengano assegnate a Islamabad, la capitale del
Pakistan. Il problema è che ci sono anche province come quella attorno a Lahore, dove vi è una presenza
islamica importante, ma una presenza indù altrettanto importante.

La porzione occidentale del britannico e dove si va a costituire il cuore del Pakistan attuale, ma anche la
porzione orientale del Pakistan presenta una presenza islamica significativa, tant'è che in quella fase si crea
un Pakistan occidentale e un Pakistan orientale. Questo territorio, che poi negli anni successivi avrebbe
acquisito la propria indipendenza, ma come fare a gestire uno Stato diviso in due tronconi : la separazione
fisica di un'entità statuale non promette bene mai, ma crea sempre problemi in questo caso.

Il problema è stato gestire questa transizione : abbiamo la creazione di due entità statuali il Pakistan orientale
occidentale e l'Unione Indiana. Gli stati principeschi possono scegliere se unirsi allo Stato indiano o unirsi a
quello pakistano, dipende anche dalla posizione geografica. Alcuni dirigenti non sanno come decidersi, e che
sono segnati da una partizione importante sul piano etnico e religioso confessionale.

La regione del Kashmir, con una parte dove la presenza islamica è nettamente predominante e una parte però
dove questa ha una posizione non così netta e sono proprio questi territori nei quali si registrerà una violenza
crescente, che deriva da cosa da processi di vera e propria pulizia etnica e religiosa. Milioni di persone
abbandonano i loro territori perché hanno paura, perché ritengono che non potranno sentirsi tutelati da uno
Stato che afferisce a un'etnia o una religione diversa dalla propria. Lo scambio di popolazione conta milioni
di persone e ulteriori vittime.

Si pongono le basi per conflitti che durano tuttora, il Kashmir è uno dei Flashpoint più importanti. Abbiamo
due Paesi che reclamano la sovranità su un'area contesa. Inoltre India e Pakistan sono due stati dotati di armi
atomiche e questi due paesi hanno superato la barriera della proliferazione nucleare, proprio in virtù della
loro condizione dell'estrema ostilità l'uno con l'altro.

Abbiamo magari dei casi in cui il principe è per esempio di fede indù, popolazione a stragrande maggioranza
musulmana. Ci sono delle contraddizioniche portano realtà che possono portare a problemi enormi.
E tra l'altro, c'è anche tutto un altro passaggio : i due Stati devono suddividersi gli asset, per esempio, le forze
armate.

La postura britannica in India è stata una postura predatoria, aveva lasciato delle infrastrutture che per i
tempi erano avanzate, l’India britannica era stato uno dei centri anche industriali più importanti che avevano
sostenuto poi le attività di Londra, quindi non era un'area sottosviluppata. Da quel punto di vista il problema
era l'enorme povertà, l'enorme frammentazione, la necessità di costruire un’identità, un conto è dichiarare la
nascita di uno Stato, un conto è stabilire cosa ci tiene assieme.

Uno dei simboli di questa fase particolarmente tragica per quanto al tempo stesso da celebrare, è l'assassino
di Gandhi, assassinato da un estremista indù perché si ritiene che lui sia stato tra i fautori di questa partizione
e riteneva che avesse venduto alcuni territori indiani a quello che diventa il Pakistan.

Come Londra cerca di definire la sua presenza sul Medio oriente, quell'area che va dall'Egitto fino all’Iran, è
un costrutto teorico che nasce a Londra perché è per loro che è un Oriente medio è medio rispetto ai territori
dell'Estremo Oriente ed è meglio rispetto al Nord Africa, diviene come un'altra realtà. > Midlle eastern Nord
Africa, dal Nord Africa sostanzialmente fino all’Iran. Il Medio Oriente era stato per Londra un'area

100

comunque importante, dove era importante avere delle basi, ma soprattutto un elemento di connessione per
proteggere la via verso l'India.

Venuto meno il controllo sull’India, diventa importante di per sé, è un’area dove Londra ha importanti
risorse, ha investito molto, ha rapporti privilegiati con l'élite locali, è un’area economicamente importante.
Non solo per gli investimenti fatti dalle imprese britanniche, ma anche per le risorse di idrocarburi che in
Medio Oriente sono particolarmente importanti e cerca di garantirsi una propria quota del mercato della
produzione di idrocarburi.

Il Medio Oriente non è distante, è relativamente più vicino a Londra di quanto fosse L'estremo Oriente o il
subcontinente indiano, quindi è anche più facilmente difendibile. Londra è ancora negli anni 40, una delle
prime potenze di sea power. In questo caso l'obiettivo è appunto quello di creare un impero informale,
creando o mantenendo o rafforzando quei legami con l'élite autoctone.
In particolare, nel caso della Transgiordania, che poi assume il nome di Giordania, era diventato era un paese
mandatario e Londra aveva fatto sì che salisse al trono uno dei figli di Hussein della famiglia Semita. Un
figlio va in Giordania, l'altro figlio in Iraq e in questo caso si cerca di creare relazioni privilegiate con le
classi dirigenti. Oppure Londra mantiene veri e propri protettorati sul Kuwait, su quelli che erano gli Emirati,
sul Qatar, sull’Oman, su quegli stati che sono la sponda ovest del Golfo Persico mantiene una presenza
diretta.

Laddove però il controllo diretto non è possibile, il protettorato non è possibile e diventa difficile anche
mantenere forme di controllo indiretto, si cerca di definire forme relazionali strutturate. Si cerca di preservare
l'influenza di Londra, garantendo formalmente, l'indipendenza degli Stati locali. È il caso dell'Egitto degli
anni 40 -50, è il caso dell’Iraq : si stabiliscono dei trattati che garantiscono a Londra un certo spazio di
manovra, indicativamente Londra può sfruttare le basi militari presenti sul territorio, garantisce di intervenire
a sostegno di questi paesi in caso di aggressione esterna e mantiene delle aree sotto controllo perchè
permettevano di proiettare la propria influenza al di fuori del territorio nazionale.

Questa strategia però in alcuni territori mostra i suoi limiti. Un caso significativo in questo senso è quello
della Palestina, alla fine del secondo conflitto mondiale che il mandato finisse presto non era scritto da
nessuna parte. Londra, però, non riesce a gestire la frammentazione interna al contesto palestinese. Da una
parte abbiamo l'ostilità crescente della componente araba palestinese, che mal sopporta, l'afflusso crescente
di immagrazione ebraica che si infittisce ancora di più dopo il 1948. Dall'altra parte abbiamo una comunità
ebraica che ritiene che Londra voglia sopprimere quelle che sono le legittime istanze sioniste che vuole
creare un proprio Stato in Palestina. (Vedi lezione dott. Dentice)

In Iran la situazione si fa complicata. Era stato occupato durante la seconda guerra mondiale : a nord vi erano
stati i sovietici, nel centro sud c'erano stati gli inglesi. Il fatto che gli inglesi fossero al centro sud derivava sia
dal fatto che nella parte centro la parte centro meridionale di Teheran fosse quella più facilmente
raggiungibile via mare, dove Londra aveva delle potenzialità indiscusse, ma anche perché le risorse
petrolifere principali si trovavano nel sud dell'Iran e quindi era importante mantenere questo controllo.

I legami con lo scià erano molto forti, ma il controllo dello scià sulla Persia, la situazione interna alla Persia
di allora diventa sempre più problematica, la posizione dello Scià si fa sempre più difficile e deve fare i conti
con le pressioni provenienti tanto da movimenti nazionalisti che in uno schieramento politico potremmo
collocare a destra sostanzialmente quanto movimenti di sinistra, come il Partito Comunista, che in Iran era
particolarmente forte, che prende il nome di Tudeh.

Entrambi spingono, aumentano la pressione contro lo Scià, che viene accusato da una parte di essere servo
degli occidentali oppure, di essere troppo filo occidentale, troppo vicino ai movimenti di sinistra.

Nei primi anni 50 viene nominato un primo ministro Mossadeq che attuerà una politica fortemente ostile nei
confronti dello Scià iraniano, questo darà vita a una crisi che metterà a rischio l'influenza britannica sul
Paese, salvo poi arrivare a un processo di normalizzazione grazie all'intervento diretto dei servizi segreti
britannici e americani > operazione Ajax, che portò alla di fatto alla marginalizzazione del primo ministro
iraniano Mossadeq e

L'Egitto era un territorio chiave, Londra aveva interessi economici fortissimi nel campo della produzione del
cotone, nella gestione del territorio, nell'industria nascente, aveva buona parte delle quote della Compagnia
del Canale di Suez, che era un'entità che garantiva proventi significativi e che aveva anche un peso

101

geopolitico fondamentale. Nel 1952 si ha un colpo di Stato che porta alla caduta della monarchia, e
chiaramente un cambio di regime che implica un cambio delle relazioni, non necessariamente il nuovo
regime è tenuto a mantenere gli impegni assunti da quello precedente. E gli ufficiali liberi che attuano il
colpo di Stato in Egitto in realtà operano un certo cambio di postura strategica.

Quando Nasser diventerà il presidente della Repubblica egiziana nel 54, questo scarto diventerà ancora più
evidente.

In Iraq la presenza britannica era molto forte. Anche qui un Paese produttore di petrolio importante, un
legame molto forte con la casata hascemita. Anche in Iraq vi era stata un'occupazione britannica durante la
seconda guerra mondiale, sempre nel 1941, perché si temeva il paese potesse unirsi alle forze dell'Asse.
Questo legame si rompe nel 1958, quando la famiglia reale irachena viene massacrata dai rivoluzionari che
attueranno un completo cambio di postura strategica e diplomatica, spostando gradualmente l'Iraq da pilastro
dell'Occidente orientale a paese sempre più vicino al blocco sovietico.

CONTESTO FRANCESE NEL TERRITORIO AFRICANO

Parigi era uscita dal secondo conflitto mondiale, ancora peggio di come fosse uscita Londra, non tanto dal
punto di vista economico, ma dal punto di vista dello status di potenza internazionale. Eppure Parigi poteva
ancora contare su un impero coloniale estesissimo, che andava dal Nord Africa, Africa occidentale fino
all'Africa centrale, si spostava in Medio Oriente, Siria e Libano, e arrivava fino all'estremo Oriente, al Sudest
asiatico : l’Indocina francese, Vietnam, Laos, Cambogia attuali.

La dirigenza francese cerca di gestire questa fase, inizialmente riconoscendo le istanze indipendentiste di
questi paesi soggetti all'umiliazione francese. Cerca di dar vita all'Unione francese, cioè un sistema che
avrebbe dovuto mettere a connettere la madrepatria con i paesi dominati sostanzialmente, riconoscere loro
una certa partecipazione, ma di fatto nessuna capacità decisionale. Tant'è che questa unione francese era
dominata da una presidenza che coincideva con il presidente della Repubblica francese e i rappresentanti dei
paesi colonizzati, dovevano partecipare a un'assemblea che non aveva praticamente nessun valore e nessun
peso specifico. È obiettivamente un tentativo che nasce e muore nel giro di pochissimi mesi e quindi Parigi
deve fare i conti con la situazione.

Ha risorse limitate a disposizione, quindi cerca di incanalarle verso quei possedimenti che ritiene
fondamentali, inizia a limitare il suo coinvolgimento nelle aree ritenute non fondamentali. In particolare, già
nel 46 viene riconosciuta l'indipendenza di Siria e Libano, termina il mandato. Parigi manterrà comunque
un'influenza sul piano economico e culturale importante, soprattutto attraverso l'élite, ma rinuncia a
controllare queste aree.

Gli altri due Paesi sui quali Parigi deve concentrarsi sono Tunisia e Marocco, qui la presenza francese era
storicamente più importante, economicamente più significativa. In questi paesi le istanze indipendentiste si
erano fatte via via sempre più forti, ma Parigi cerca di evitare di perdere questi territori e per un decennio
sostanzialmente cerca di sopprimere i movimenti indipendentisti fino a che si trova a dover concedere
appunto l'indipendenza dopo episodi di guerra civile.

Così Tunisia e Marocco diventano indipendenti nel 1956, Parigi mantiene il controllo sulle colonie
dell'Africa centro occidentale e manterrà questo controllo fino a tutti gli anni 60. Soprattutto, però, Parigi
decide di non voler rinunciare a due possedimenti che ritiene particolarmente importanti : l’Indocina
francese, territorio che si poneva a cavallo tra la Cina e il contesto indiano e l’Algeria. Su questi territori
Parigi aveva investito moltissimo, quindi non erano territori di recente acquisizione, vi era anche una
presenza francese importante per la popolazione. Quindi la questione non era solo garantire l'indipendenza
popolazioni autoctone, vi erano coloni francesi che verosimilmente non volevano andarsene e che godevano
di uno status privilegiato all'interno di questi contesti.

Qui, di fatto si arriva alla lotta armata. La prima crisi esplode in Indocina all'indomani della fine della
Seconda guerra mondiale. Vi è un movimento di resistenza particolarmente attivo nel nord del Vietnam
attuale e c'è una lottache viene condotta dalle forze armate francesi in quello che è il Vietnam attuale, che
invece era parte dell'Indocina francese. Nel 1954 la Francia è costretta a lasciare il Paese sostanzialmente, ci
sonodegli accordi di Ginevra che però non risolvono la questione dell'ex Indocina francese, soprattutto la
questione interna a quello che sarà il Vietnam.
102

Con l'uscita della Francia dal Vietnam, si registrerà il crescente coinvolgimento degli Stati Uniti all'interno
del territorio. Quindi, quando guardiamo alla crisi del Vietnam, dobbiamo considerare che dal 46 al 54
l'attore occidentale dominante in quel contesto era la la Francia, dal 54 in avanti sono gli Stati Uniti.

Il caso algerino è ancor più drammatico rispetto a quello dell'ex Indocina francese, perché qui lo scontro
scoppia più tardi, ma assume un'intensità ancora più significativa. Ci sarà uno scontro durissimo, che è ben
simboleggiato dalla battaglia di Algeri.

Per continuare i possedimenti nella regione saheliana, il Mali, Niger e il Ciad e subsahariana la presenza
francese continuerà per tutti gli anni 60.

In Tunisia e in Marocco l’indipendenza arriva nel 1956, un decennio dopo Libano e Siria. I due Paesi
dell'Africa del Nord presentano similitudini, ma anche differenze alquanto significative.Nel caso tunisino vi
era una storia di partiti che avevano puntato prima all'autonomia e poi all’indipendenza, uno di questi era il
New Gestures guidato da Bourghiba, che puntava inizialmente a trovare un'intesa con Parigi per arrivare a
una sorta di cogestione del territorio, ma che poi diventa sempre più chi spinge sempre più per una piena
indipendenza. La questione non rimane limitata al solo contesto tunisino, ma viene portata anche nel contesto
internazionale, l'assemblea delle Nazioni Unite diventa il palcoscenico dove si discute del caso tunisino e
quindi la Francia è costretta non solo a gestire l'insurrezione locale, ma anche a fare i conti con le pressioni
che provenivano dal contesto internazionale.

Anche qui abbiamo episodi di guerriglia interna e dopo una prima fase in cui si tenta di gestire la transizione
con la concessione dell'autonomia, si arriva alla concessione dell’indipendenza. Il primo presidente tunisino
è Bourghiba, che di fatto dominerà la vita politica della Tunisia fino al 1987 e che darà un'impronta molto
precisa al Paese. La Tunisia è indipendente, ma mantiene un legame con la Francia indissolubile.

Bourghiba guarderà al modello di laicismo francese come qualcosa che possa fornire uno spunto materiale di
riflessione anche nel suo paese e la Tunisia è tuttora considerata forse il paese della sponda sud del
Mediterraneo più vicino all’Occidente dal punto di vista culturale e linguistico.

Farà una lotta per la scolarizzazione di massa, ispirandosi ai modelli della Repubblica francese
dell'Illuminismo francese.

Il caso marocchino è un caso diverso, perché mentre in Tunisia vi era stata vi era stato il principe tunisino,
ma che era stato troppo colluso con le potenze coloniali e quindi non aveva avuto una reale incidenza sul
piano interno. La famiglia reale marocchina aveva da sempre rappresentato un punto di riferimento centrale
per la vita politica del paese. In particolare, il sultano Mohammed Ben Youssef si era ritagliato uno spazio di
valore importante, non era rimasto una figura subalterna rispetto ai dominatori stranieri. Aveva contestato la
continuazione del colonialismo francese sul territorio ed era arrivato addirittura a denunciare apertamente
questa situazione e a reclamare che il proprio Paese ottenesse l’indipendenza.

La Francia, dal canto suo, aveva adottato il tradizionale strumento del divide et impera, aveva puntato sui
suoi coloni presenti sul territorio, aveva sfruttato i legami con importanti élite locali, aveva sfruttato i legami
con anche raggruppamenti tribali significativi, ma il movimento indipendentista si era fatto sempre più
significativo.

Il legittimo sovrano marocchino viene esiliato per le sue posizioni anti-francesi, ma vi era anche un altro
movimento indipendentista, appunto Istiklal, che una volta che viene instaurato un nuovo sultano più vicino
agli interessi francesi, attua una resistenza armata, che avrebbe poi portato nel 56 al ritorno del sultano in
patria e al riconoscimento dell’indipendenza.

Il caso marocchino è un caso particolare perché è un Paese che mantiene legami molto forti con la Francia
dal punto di vista economico e dal punto vista culturale, ma è particolarmente fiero della propria
indipendenza, ma la declina in maniera diversa. Perché il sultano diventa l'epicentro di un sistema che è
legato all'Occidente da un po di vita culturale ed economico e in parte anche geopolitico, ma che è
espressione di una vera e propria peculiarità locale.

103

La famiglia regnante marocchina, gode di una legittimità che deriva anche dal suo ruolo sul piano religioso e
questo è un elemento che caratterizza tuttora il contesto marocchino, il sultano è il punto di riferimento di un
sistema, che mischia democrazia al sistema sultanale e che riesce a essere moderno, pur recuperando alcune
prerogative tipiche della storia profonda del Marocco.

La campagna di Indocina, quando parliamo di Indocina francese, parliamo di Cambogia, Vietnam e Laos.
Durante il Secondo conflitto mondiale, formalmente questi territori erano stati sotto il controllo del regime
di Vichy, in realtà vi era stata poi la presenza giapponese che aveva spinto verso un pieno affrancamento dal
dominio coloniale, finisce la seconda guerra mondiale e Parigi cerca di riprendere il controllo dell'intero
territorio. Nel Nord, però, si era sviluppata un'obiezione registrata alla crescente penetrazione del Partito
comunista, in particolare attorno alla leadership di Ho Chi Minh.

In questo contesto, abbiamo una presenza comunista molto forte nel nord, che non è disposta a ritornare allo
status quo ante, ad accettare passivamente una forma di controllo diretto da parte della potenza francese e
quindi inizia una guerra. Un conflitto su ampia scala che prima è limitato al solo Vietnam e poi investe
sempre più anche il Laos.

Tendenzialmente le forze francesi riescono ad aver ragione delle forze comuniste nella porzione meridionale
del Vietnam, ma la situazione si fa sempre più difficile nel nord, dove i guerriglieri Viet Minh, riescono a
continuare le ostilità. Si tratta di una guerriglia che cerca di evitare lo scontro frontale e che mira a
dissanguare le forze francesi. Il comando francese, che in questa fase è sostenuto dagli Stati Uniti, decide di
dover infliggere un colpo mortale alla guerriglia comunista e quindi punta tutto sul ottenere una grande
vittoria del Nord e concentra le sue forze nella piazzaforte della fortezza di Dien Bien Phu, nel nord del
paese, posta in una posizione strategica a cavallo tra quello che è il Laos attuale e il Vietnam del Nord e che
sfruttava proprio la presenza lungo il confine per muovere più facilmente uomini e risorse.

L'idea del comando francese che con la vittoria a nord abbiamo ragione della componente comunista e il Sud
è già in gran parte pacificato. I guerriglieri vietminh vietminh, però, sfruttarono questa situazione. Le forze
francesi si vanno a collocare in questa piazzaforte, che però è posta in una delle posizioni strategicamente più
assurde che si potessero immaginare perché è sì collocata in una zona di confine, ma è circondata da alture.
Le forze francesi ritengono di poter controllare tranquillamente queste alture che circondano la piazzaforte di
Dien Bien Phu. La guerriglia però comunista, riesce a occupare questi territori e poi può tranquillamente
dedicarsi al tiro al piccione.

La situazione del comando francese a nord è disperata, i francesi cercano di mandare forze paracadutate, di
rompere questo assedio, ma è impossibile e sono costretti alla resa. Nel 1954, sostanzialmente, la
guarnigione francese deve accettare la sconfitta e il governo francese deve addivenire a un accordo. Viene
convocata una conferenza internazionale a Ginevra in cui una potenza europea di primo piano come la
Francia deve scendere a patti con i rappresentanti di un movimento comunista di guerriglieri. Sono cambiate
le cose anche dal punto di vista della percezione delle dinamiche.

Gli accordi di Ginevra stabiliscono che il Vietnam venga diviso lungo il 17.º parallelo, tra Vietnam del Nord
e Vietnam del Sud. Si stabilisce che questa divisione, fino a che si terranno nuove elezioni con le elezioni, si
ritiene sempre che siano la panacea di tutti i mali.

Questo accordo viene siglato dalla Francia, ma gli Stati Uniti non accettano, non siglano questa intesa perché
i Vietminh erano stati sostenuti direttamente dalla Repubblica Popolare Cinese e dal blocco a guida sovietica.
E quindi per gli Stati Uniti la sconfitta francese Dien Bien Phu non era la sconfitta della Francia, era la
sconfitta del blocco occidentale e la possibilità per il blocco sovietico di espandersi ulteriormente.

L'idea era che la situazione nell'ex Indocina francese fosse come le tessere di un domino, quando ne fai
cadere una cadono tutte le altre. Il timore era che dal Vietnam si sarebbe arrivati al Laos, la Cambogia, cosa
che poi succede per poi scendere in Thailandia, arrivare all'India e portare tutto il sudest asiatico e tutta l'Asia
meridionale sotto l'influenza diretta sovietica.

Gli Stati Uniti non siglano questi accordi e progressivamente si sostituiscono a Parigi, nel Vietnam del Sude
diventano il nuovo attore occidentale dominante che sostiene il regime locale e che rimarrà impelagato fino
alla sconfitta che poi porterà al ritiro delle forze occidentali dal quel contesto.

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Caso dell'Algeria, una delle colonie che più avevano segnato l'immaginario imperiale francese, la presenza
francese a tutti i livelli era sempre stata fortissima. Nel caso algerino questo era un territorio che era legato a
doppio filo con l'esagono con la madrepatria. Nel corso del 1800 i legami che univano questi due territori
erano fortissimi sul piano economico, sul piano demografico, sul piano culturale, sul piano militare.

La Francia libera di De Gaulle in Algeria aveva trovato una delle sue basi più importanti e da lì si era
riposizionata per poi riattivarsi in Francia.

In Algeria, negli anni 40 e primi anni 50, si stima che vi fosse oltre 1.000.000 di coloni francesi, certo una
minoranza, ma una minoranza estremamente importante, non silente, ma che permeava le istituzioni, che
dominava l'economia, che era anche diffusa sul territorio. Anche perché molto spesso i coloni francesi
controllavano ampi settori dell'economia, come anche l’agricoltura, quindi dominavano ampi latifondi e
chiaramente avevano connessioni con la classe politica francese dirette.

Dopo il secondo conflitto mondiale, in Algeria c'è una prima rivolta che ha luogo nel 1945, la rivolta di Sétif,
che è circoscritta, territoriale e che obiettivamente non ha un impatto enorme sul piano militare e politico.
Fino ai primi anni 50, in Algeria non ci fu un movimento indipendentista particolarmente radicato. Questo
movimento si va a strutturare in maniera crescente sull'eco di altri movimenti indipendentisti che hanno
avuto successo, in particolare il caso della Tunisia e del Marocco, per una questione di prossimità geografica
e culturale.

Ma anche il caso egiziano, nel 1952 la monarchia egiziana cadde, gli ufficiali liberi salgono al potere e
propongono una visione di gestione di gestione dello Stato e quindi diventa evidente come sempre più
territori stiano acquisendo l’indipendenza.

L’Algeria è uno dei paesi più importanti dal punto vista demografico, economico, militare, culturale e quindi
si fa spazio sempre più un dibattito interno che mira alla piena indipendenza, che non è più disposta a
compromessi. Il problema è che ci sono ampi strati di popolazione della popolazione autoctona che,
oltre ad aver studiato nelle scuole francesi, erano permeati anche della cultura francese.

La crisi in Algeria esplode nel 1954, e viene formalmente aperta dall'insurrezione armata lanciata dal Fronte
di Liberazione Nazionale, che invita la popolazione a prendere le armi, lancia una serie di attacchi che hanno
per obiettivo le istituzioni di sicurezza, ma soprattutto le proprietà dei coloni che diventano l'espressione di
questo controllo esercitato dalla Francia sul territorio.

Il Fronte di Liberazione Nazionale può contare su un importante sostegno esterno, in particolare Tunisia ed
Egitto, che offrono protezione alla leadership del Fronte di Liberazione Nazionale. E quindi l'Egitto fa da
cassa di risonanza per le istanze indipendentiste algerine Per le forze francesi è semplice gestire la situazione
interna, ma non può impedire a uno Stato sovrano come l'Egitto di diffondere comunicati, quindi le relazioni
tra l'Egitto post-rivoluzionario e la Francia si fanno sempre più complicate e questo spiega la partecipazione
della Francia nel 56 all'operazione per riprendere il controllo di Suez.

Nel 1956 il governo francese decide di rafforzare la presenza militare nel paese e dà carta bianca al comando
militare che viene inviato sul territorio, vengono inviate le forze speciali per ricondurre l'Algeria sotto
controllo e questo comando militare ritiene che la battaglia centrale debba condursi ad Algeri.

Condurre un'operazione di questo tipo in una città implica un numero di vittime elevatissimo implicanti il
ricorso a strumenti che difficilmente possono essere accettati in un sistema pienamente democratico.
La Francia si presentava come l'erede della rivoluzione dei Lumi e come protettrice dei diritti umani, eppure
la battaglia di Algeri, registra il ricorso estensivo a forme di tortura.

La tortura viene usata sistematicamente per ottenere informazioni e per sfruttare le debolezze di un
movimento di guerriglia com'era quello guidato dal Fronte di Liberazione Nazionale. In questa battaglia si
registrano eccessi da un lato e dall'altro, perché le forze del Fronte di Liberazione Nazionale conducono
attentati, d'altro canto, le forze francesi ricorrono alla tortura, isolano interi territori, mpongono il controllo
costante, c’è un regime di polizia dominante. Dopo questi nove mesi le forze francesi riescono a decapitare il
comando del Fronte di Liberazione Nazionale che si trovava ad Algeri, ma questo non pone fine al conflitto,
si sposta dalla capitale della città più importante dell'Algeria, nelle aree rurali.

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La Francia in quella di fronte a una crisi di governo, si arriva vicino a un colpo di Stato in Algeria dove
prendono il potere i militari che istituiscono un comitato di salute pubblica, un governo di fatto locale che si
dichiara autonomo rispetto a quello francese, ma che punta a evitare a mantenere un legame indissolubile tra
l'Algeria e la Francia, accusando il governo francese di non fare abbastanza.

È sull'onda di questa crisi che viene richiamato a guidare il paese De Gaulle, nominato presidente nel 1958 e
gli ambienti di destra di estrema destra inizialmente tirano un sospiro di sollievo perché ritengono che De
Gaulle mai avrebbe ceduto territorio francese. Però lui ha l'intelligenza politica necessaria per comprendere
che non si può continuare in questo modo, non solo perché la Francia non ha le risorse per farlo, ma anche
perché non si poteva sacrificare la legittimità francese per mantenere imporre un controllo su popolazioni che
questo controllo non volevano. Quindi inizia un processo di dialogo con i movimenti del Fronte di
Liberazione Nazionale, che porterà poi nel 1962 all'accordo di Évian e quindi poi alla pace e all'indipendenza
algerina.

Non fu un processo facile, gli ambienti di estrema destra colpirono obiettivi francesi in Algeria e in Francia,
ma De Gaulle seppe mantenere la barra dritta in questo senso e si addivenne a questa indipendenza.
L'Algeria, da quel momento in avanti sviluppò un percorso indipendente, autonomo, ma mantenendo
comunque legami sul piano culturale ed economico significativi con la Francia, anche se non equiparabili a
quelli che la Francia riuscì a mantenere con Marocco e Tunisia.

INDEBOLIMENTO DELLA PRESA BRITANNICA SUL MEDIO ORIENTE

Per quanto riguarda l’impero britannico, come abbiamo visto il Raj diventa indipendente nel 1947 e in
generale nell’area che circonda l’oceano indiano si cerca di privilegiare un legame forte, non imposto, coi
paesi di recente indipendenza al fine di includerli all’interno del Commonwealth.

In medio oriente si tenta di dar vita a forme di prosecuzione dell’influenza britannica con varie modalità. Da
una parte il mantenimento di relazioni strette con le classi dirigenti oppure andando avanti prendendo come
riferimento il sistema economico e finanziario britannico. In altri casi si cerca di istituzionalizzare delle
relazioni attraverso trattati che garantissero gli interessi britannici sul piano economico e militare.

IRAN: DALL’INFLUENZA BRITANNICA A QUELLA STATUNITENSE : L’Iran era una paese chiave per
la città di Londra. Dal XIX Londra intratteneva importanti relazioni sul piano economico e commerciale con
Teheran. La sua influenza era particolarmente forte sulla classe dirigente iraniana, nello specifico con lo scià
Mohammad Reza Pahlavi, che era successo al padre nel 1941 non perché fosse morto, ma orche si riteneva
fosse troppo vicino alle popolazioni dell’Asse e per questo si voleva evitare che un paese come l’Iran potesse
cedere ai tentativi nazifascisti di allenarsi alle potenze dell’asse. Inoltre, l’Iran rappresentava un ponte
cruciale per garantire i collegamenti tra le forze alleate, dal momento che confinava con l’unione sovietica.
L’elemento principale che caratterizzava le dinamiche tra Londra e Iran era sicuramente a compagnia
petrolifera iraniana: la ‘Regnano Oil Company’. l’Iran era stato tra i paesi della regione nel quale erano stati
scoperti importanti giacimenti petroliferi e Londra aera stato tra gli attori più rapidi a sfruttarli. Aveva
garantito alla città che le forze di sua maestà potessero contare su un flusso pressoché costante e illimitato di
carburante.

Questa azienda vedeva una grande unità di personale tecnico afferente ai territori imperiali, mentre la
popolazione locale aveva una presenza molto ridotta in questo contesto, e quindi i riscontri positivi per l’Iran
erano ben pochi. Inoltre l settore petrolifero non è un settore ad alta intensità di lavoro, cioè non assorbe un
gran numero di dipendenti. Servono competenze tecniche per i quadri medio alti e la manovalanza, ma niente
che possa stravolgere il sistema economico di un paese. Di fatto, il controllo della compagnia era nelle mani
di Londra e dei grandi gruppi finanziari, e le risorse ricavate venivano usate da quest’ultimi. Negli anni 50 il
prezzo del petrolio era diverso rispetto a ora. Si trattava di una comodità poco costosa, relativamente
disponibile. È dagli anni 70 che aumenta il prezzo del petrolio e per cui ci si può arricchire in maniera
notevole.

Negli anni cinquanta il sistema di allineamento tra Londra a Iran comincia a entrare in crisi, questo perché la
popolazione locale aveva sempre vissuto con marcata ostilità le ingerenze straniere. Accettare queste
condizioni no era esattamente ciò che il popolo iraniano considera nel proprio interesse.

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Per questo si va a indebolire anche la posizione dello scià, uno degli alleati più solidi dell’occidente, e in
particolare, di Londra. Lo esponeva alle critiche delle forze di sinistra del partito comunista iraniano, che era
il partito più importante della regione mediorientale, il Tudeh. Lo accusavano di essere sciavo
dell’imperialismo e di sfruttare risorse del paese per arricchirsi.

D’altra parte si riconosceva tutta una componente nazionalista non allineata con i pensieri di Mosca, non
ostili al campo occidentale, ma erano di certo ostili alle ingerenze del regno unito. Reclamavano una piena
sovranità per l’Iran e una riacquisizione del controllo delle proprie risorse. In questa fase emerge una figura
chiave, quella di Mohammad Mossadegh che nel 1951 diventa primo ministro. È un ministro che proviene
dal campo nazionalista e si pone in aperta contrapposizione con le posizioni dello scià e della classe
dirigente. Comporta che muta delle critiche molto forti incidendo nella vita politica del paese. Vuole
contenere l’ingerenza straniera puntando alla compagnia petrolifera, poiché è un settore che potrebbe liberare
grandi risorse e che servono agli interessi del regno unito e della classe dirigente. Procede con la
nazionalizzazione di essa trasformandola in un industria statale. Voleva dire limitare la disponibilità di
Londra nei confronti di un asset centrale come gli idrocarburi e tagliare quindi una serie di risorse che i capi
britannici davano per assodato. Il sistema iraniano era completo, aveva sviluppato la complessità del ciclo di
estrazione e raffinamenti del petrolio. Ovviamente Londra possedeva altri territori da cui poter effettuare la
stessa azione ma come vediamo, l’Iran era già dotato di un sistema efficiente.

A questo punto Londra decide di ritirare tutti i propri tecnici dal paese e si adopera per lanciare una sorta di
embargo sul petrolio iraniano. Spingono affinché nessuno acquisti il loro petrolio. Siamo in un periodo
storico per cui ciò che avviene in Iran ha un eco molto importante sul piano internazionale. Mossadegh viene
visto come un primo ministro che porta avanti gli interessi del paese, non viene visto come il cattivo della
situazione. In questo contesto si trova a gestire una fase complessa: Londra e Washington temono che l’Iran
possa cadere in una fase di destabilizzazione profondissima e che da questa crisi possa scaturire
un’accresciuta influenza sovietica, per via della presenza rilevante del partito comunista e perché il paese
stesso confinava con l’unione sovietica.

L’Iran possedeva tutte le caratteristiche che potevano ritornare utili all’unione sovietica, a partire dalla
posizione sui mari caldi alla disponibilità di grandi risorse di idrocarburi. Viene perciò organizzata
un’operazione di intelligence da parte dei britannici e degli americani, conosciuta come l’operazione Ajax.
Viene condotta dalla CIA assieme all’MI6 britannico. l’obbiettivo era organizzarsi con i vertici militari
allineati con lo scià per far cadere la figura di Mohammad Mossadegh. I tentativi vengono subito messi allo
scoperto e per questo lo scià si vede costretto a dover abbandonare il paese, trasferendosi a Roma. Nel
frattempo la posizione di Mossadegh sembra essersi rafforzata e per questo l’operazione era fondamentale.
Seguono però manifestazioni di massa da parte di coloro che sostenevano lo scià e il primo ministro viene
detronizzato.

Dopo il ritorno dello scià in Iran, Mossadegh viene posto agli arresti domiciliari e non avrà più alcun modo
di interferire sul piano politico. Lo scià torna al potere nel 1953 e vi rimarrà fino al 1979. Tra gli anni
cinquanta e sessanta beneficia di maggiori rendite petrolifere, ma successivamente renderà il sistema
iraniano sempre più autocratico. Si svilupperà uno stato di polizia sempre più capillare che andrà a rompere
progressivamente gli equilibri interni del paese.

Aumenta a dismisura l’opposizione interna, che assumerà proporzioni tali da portare alla rivoluzione iraniana
del 1979 che vedrà a caduta dello scià la salita al potere di Rovo Khomeini, cioè uno ayatollah, una guida
spirituale sciita. Infatti la rivoluzione del 1979 viene anche spesso indicata come la rivoluzione islamica e si
tradurrà in un iste, a iraniano che prevede un parlamento, una presidenza ma anche un ruolo centrale per i
clero sciita. La caduta dello scià da vita alla nascita della repubblica islamica dell’Iran come la conosciamo
oggi, perché le forze che avevano spinto a questa transizione erano fortemente diversificate: forze del partito
comunista, componenti nazionaliste, eredi di Mossadegh, forze di sinistra nel Tudeh, ecc..
Queste forze percepivano come i loro interessi non fossero soddisfatti dalle politiche dello scià. Parliamo del
ceto medio mercantile, i cosiddetti basilari.

L’operazione Ajax viene operata su iniziativa inglese ma vede il pieno coinvolgimento degli americani. Si
comincia a registrare un cambio di equilibrio anche sul piano internazionale, poiché alla influenza britannica
si sostituirà la predominanza statunitense, che comincerà ad acquisire sempre più potere.

IL COLPO DI STATO ‘DEGLI UFFICIALI LIBERI’ E L’EGITTO DI NASSER: L’Egitto era


razionalmente uno dei territori su cui Londra aveva più investito in termini di interessi. Era un paese
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formalmente indipendente ed era inoltre presente un regime monarchico. Il monarca egiziano era erede di
una dinastia dell’ottocento di origini albanesi, il re Faruq. Dal 1936 i rapporti tra Egitto e regno unito erano
regolati da un trattato che garantiva a Londra di mantenere le proprie truppe sul canale di Suez, nelle città
importanti come Ismailia e di poter avere i propri effettivi li perché voleva proteggere un arteria di
comunicazione fondamentale. l’Egitto era centrale per Londra, soprattuto dopo aver perso il controllo
sull’India. Il paese però era fortemente instabile: la popolazione e la classe media era fortemente ostile nei
confronti della monarchia, le forze armate mal tolleravano il governo del periodo, le forze liberali erano
considerate troppe colluse con l’occidente e quindi non incarnavano più quell’ideale di libertà e
indipendenza che le aveva animate.

L’opposizione in Egitto si articolava lungo due assi principali:

I. Uno era quello segreto e faceva riferimento a un organizzazione che era gradualmente emersa
all’interno del corpo ufficiale. Le forze armate egiziane avevano registrato negli anni una forte ostilità
contro la monarchia e delle continue ingerenze britanniche. A partire dal 1948 questa situazione si fa
sempre più critica per via della nascita di Israele e soprattuto perché le forze arabe che avevano
combattuto la prima guerra arabo-israeliana non erano riuscite a sconfiggere il nemico col quale si erano
confrontate e questo era stato imputato anche alla insipienza politica, l’incapacità alla corruzione della
classe dirigente. Si forma ua società segreta all’interno delle forze armate egiziane, che prende il nome
del ‘Comitato degli Ufficiali Liberi’, all’interno del quale ci sono una serie di figure che spiccano tra
cui il colonnello Gamal Abdel Nasser, e il secondo presidente egiziano dopo la morte di Nasser, ovvero
Sadat.

II. Un’associazione di naturale sociale, culturale, economica, politica e religiosa che non era un partito.
Politico ma che aspira a cambiare la situazione egiziana e affrancare il paese dalla dominazione
straniera, al fine di orientare lo stato per recuperare la centralità dell’islam all’interno di esso. Questa
associazione è quella dei ‘Fratelli Musulmani’, fondata nel 1928 da un giovane insegnante di nome
Hassan Alban. Vogliono islamizzare la modernità, cioè poter essere musulmani in un mondo moderno.
Una società che operava a 360 gradi e ottiene un successo fortissimo. Si sostituisce allo stato nel campo
scolastico, sanitario ecc.. Pur essendo attiva alla luce del sole sviluppa una società segreta all’interno,
cioè un’ala armata che addirittura combatte contro le forze israeliane nel 1948.

Nel 1952 abbiamo un colpo di stato che viene lanciato dal comitato degli ufficiali liberi contro Faruq, che è
costretto a lasciare il paese. Gli viene permesso di portare con se ingerenti risorse e si esilia a Roma. Cade la
monarchia e viene nominato alla guida del paese un ufficiale il cui contributo era stato abbastanza ridotto, ma
viene scelto perché è un ufficiale di alto rango e perché ha dei buoni rapporti con gli stati del mondo
occidentale, Naguib. Si passa da u sistema monarchico a un sistema repubblicano. Non è alla guida degli
ufficiali liberi, poiché vi è già Nasser.

Nel 1954 questa duplice posizione porta a uno scontro diretto da cui emergerà vincitore Nasser, che
sopravvive anche a un tentativo di assassinio. Prende per l’Egitto una posizione completamente diversa,
vuole farne dell’Egitto la guida di un mondo arabo unito e renderla completamente indipendente. Crede che
l’Egitto non debba solo avvicinarsi al mondo occidentale, ma effettuare una rivoluzione totale. È fautore di
un processo di modernizzazione che possa stravolgere gli equilibri del paese, liberando principalmente
enormi fasce di popolazione dalla povertà più assoluta nella quale vivevano. In Egitto vi era un asset il cui
peso specifico era rilevante da un punto di vista economico e geopolitico, il canale di Suez e la compagnia
del canale. Nasser nazionalizzerà il canale e questo sarà visto da Londra come uno smacco inaccettabile.
Porterà Regno Unito, Francia e Israele ad attaccare l’Egitto nel 1956.

IRAQ: L’Iraq era importante perché guarda sul golfo, aveva importanti giacimenti di idrocarburi e perché
tradizionalmente il legame tra Londra e Baghdad era molto forte. La famiglia reale hascemita d’Iraq era
strettamente legata a Londra, poiché dipendeva da essa per la sua sicurezza e stabilità. Nel 1941 il paese era
stato occupato dalle forze britanniche perché alcuni dei maggiori ufficiali iracheni erano particolarmente
legati all’asse e si temeva che si ripetesse la stessa situazione che era avvenuta col primo ministro di allora. Il
re che era fuggito all’estero, quando ritorna in Iraq con l’occupazione britannica, instaura nuovamente un
regime monarchico sostenuto esternamente da Londra e da importanti latifondisti, capi tribali, membri della
corte, ecc..

Nel 1955 a Baghdad viene siglato il patto che prende il nome dalla città stessa, ‘Il Patto di Baghdad’. Un
trattato di natura difensiva che legava Iraq e regno unito alla Turchia, all’Iran e al Pakistan. L’obbiettivo è
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anche qui quello di contenere l’espansione sovietica. Nel 1956 abbiamo la iris di Suez che ha un impatto
molto forte sul piano regionale perché trasforma l’Egitto di nasser nel capo di fila dei movimenti che
vogliono portare all’unificazione del mondo arabo, i movimenti panarabi.

Nel 1958 viene proclamata la nascita della Repubblica Araba Unita che unisce l’Egitto di Nasser, la Siria
guidata dal partito socialista arabo Baath e poi lo Yemen. Ciò spinge la monarchia irachena a proporre u
processo di unificazione del mondo arabo contrapposto, ovvero la federazione araba hascemita. Quest’ultima
unisce Iraq, Giordania e sono entrambi eretti da monarchi hascemiti. Dura poco perché dal 1958 ha luogo un
colpo di stato cruento che porterà la guida del paese a un militare di nome Kassem, e che porterà alla caduta
della monarchia e alla nascita della Repubblica Irachena. Si tratta di un colpo di stato molto cruento, e
quando Kassem sale al potere si ritene che voglia unirsi a Nasser, ma invece propugnerà una visione diversa
avvicinandosi progressivamente all’unione sovietica. La presenza britannica si fa sempre più debole.

Emerge un potenziale terzo polo che emerge tra il 1955 e il 1961 il blocco dei paesi non allineati. Tra il 18 e
il 24 Aprile del 1955 si tiene la ‘Conferenza di Bandung’ in Indonesia e riuscisse all’incirca 35 paesi,
provenienti dall’Africa e dall’Asia. Questa conferenza favorì il collegamento tra i vari movimenti
indipendentisti che puntavano al completamento del processo di decolonizzazione, riaffermò il principio di
autodeterminazione dei popoli e puntava a costruire un gruppo di paesi che non volevano schierarsi sul piano
geopolitico, con nessuno dei due poli. S riafferma la centralità dei paesi del cosiddetto terzo mondo e da loro
una piattaforma sui cui operare.

Ancora più importante fu la ‘Conferenza di Belgrado’ del 1961 per l’affermazione dei blocchi non allineati.

SECONDA FASE DELLA GUERRA FREDDA


La prima fase va dal 1946 fino alla morte di Stalin e qui i due blocchi si contrappongono. La seconda fase,
invece, viene chiamata piccola o prima distensione ed è anche conosciuta come fase della coesistenza
competitiva.

Coesistenza competitiva: Si fa sempre più strada l’impressione che, per quanto appartenenti a due blocchi
distinti, l’unione sovietica e gli stati uniti possano competere senza necessariamente combattersi. La
competizione avviene su altri piani: economico, scientifico, culturale, ecc…

Piccola o prima distensione: sembra allinearsi una fase di disgelo. Fondamentale è la l’ascesa alla guida
dell’unione sovietica di Nikita Chruscev. Dal 1953 al 1960 sembrano allinearsi le basi per una maggiore
tolleranza tra i due avversari, ma andrà a interrompersi bruscamente nel 1962 con la crisi di Cuba.

TEMI:
I. Il consolidamento della leadership di Chruscev all’interno dell’unione sovietica nel 1955
II. L’emergere di prime importanti crisi all’interno del blocco sovietico
III. Il processo di destalinizzazione e la nascita del Patto di Varsavia

Attenzione a non confondere queste prime crisi che vanno dal 1953 al 1956 con la primavera di Praga del
1968.

Nel 1953 negli stati uniti sale al potere Eisenhower che vi rimarrà fino al 1961 con l’avvento di Kennedy.
Eisenhower viene nominato presidente e formalmente lancia un’agenda politica molto aggressiva. Si parla
dal passaggio della politica del contenimento esercitato nei confronti dell’unione sovietica al cosiddetto ‘Roll
Back’ (ricacciare indietro). Nonostante questi impegni assunti in campagna elettorale e laddove vi sarà la
potenzialità di intervenire come in Ungheria nel 1953, il roll back non verrà messo in atto. Si tratta più di una
posizione propagandistica.

Durante la sua presidenza abbiamo due grandi crisi che coinvolgono il blocco occidentale:
I. La sconfitta francese in Indocina con la sconfitta di Dien Bien Phu nel 1954 e la nascita degli Accordi di
Ginevra

II. La crisi di due del 1956 che coinvolge tre attori allineati a Washington, ovvero la Francia, Regno Unito
e Israele. Si risolve con la scelta da parte di Washington di essere ostile ai suoi alleati. La prima
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distensione finisce con una crescente polarizzazione, si registra una chiusura che diventa sempre più
evidente con l’avvento della presidenza Kennedy. Prima abbiamo la ‘Crisi di Berlino’ che porterà alla
costruzione del Muro di Berlino nel 1961, uno dei simboli più rilevanti della Guerra Fredda e alla ‘Crisi
di Cuba’ del 1962. Ciò che bisogna tenere in considerazione è che in questo caso la guerra avviene
anche in ambito tecnologico e la nuova frontiera è lo spazio, e sul piano degli armamenti tecnologici.
L’idea è che le innovazioni debbano correre in modo da limitare la capacità di azione dell’avversario. Il
problema è che nonostante una delle due possa ad un certo punto superare l’altra, a sua volta crea un
programma che possa metterla alle strette nel giro di poco tempo. Per questo non si giunge a un risultato
finale.

DINAMICHE GENERALI: Formalmente abbiamo l’inaugurazione di nuovi corsi politici come la


destabilizzazione in unione sovietica, l’idea della coesistenza, la tesi della coesistenza competitiva e
dall’altra parte il Rollback e il New Look che sarà lo sviluppo di una nuova strategia militare. Abbiamo
inoltre l’entrata della Repubblica Federale Tedesca nella NATO nel 1955 e la risposta dell’unione sovietica
sarà la stipula del trattato di Varsavia. Abbiamo la costruzione di forme di alleanza regionali che vanno a
stringere in una morsa, che si presupponeva fosse letale, l’unione sovietica. Si hanno in continuazione nuovi
trattati da parte Foster Dulles, segretario dello stato americano, che si rende responsabile di tutta una serie di
sistemi di mutua difesa che dovevano circondare il blocco sovietico. E infine, vi è la dottrina di Eisenhower
nel 1957, che è la diretta conseguenza della iris di Suez del 1956. Crisi interne per quanto riguarda anche la
Germania dell’Est, la Polonia e l’Ungheria.

Nel 1959 abbiamo la visita del vicepresidente americano Nixon alla fiera di Mosca. Visita che viene
ricambiata da Chruscev.

BLOCCO SOVIETICO DURANTE LA SECONDA FASE DELLA GUERRA FREDDA

Si assiste a un cambio di leadership dopo la morte di Stalin con Chruscev. Durante questa fase riesce a
espandere la sua influenza e a consolidarsi internamente. La transizione non è semplice, la direzione
dell’unione sovietica viene assunta da una direzione collegiale formata da diversi attori:
・Malenkov diventa il primi ministro
・Molotov continua a essere il ministro degli Esteri (Da lui il nome del patto moltov-ribbentrop)
・Berija è a capo della polizia segreta di stato
・Krusciov è il segretario del partito comunista

Tra questi emergerà appunto la leadership dell’ultimo, cioè Chruschev, che eliminò i suoi avversari
fisicamente al fine di raggiungere i suoi obiettivi. Berisja fu l’ultimo di questi a essere eliminato. Fu uno dei
collaboratori più stretti di Stalin e viene eliminato perché era a capo della polizia segreta e rappresentava
quindi una minaccia per Chruscev. Stalin muore nel 1953 e Chrusev assume la leadership nel 1955.

Quando la sua è una posizione consolidata internamente, si presenta di fatto nel corso del ventesimo
Congresso di PCUS, l’organo che dirige i partiti comunisti e che si tiene tra 14 e il 25 Febbraio del 1956. È
in questo contesto che Chruscev si presenta al mondo comunista e ai delegati provenienti da tutto il mondo.
Durante questo ventesimo congresso si tengono una serie di incontri, e due di essi sono particolarmente
importanti. Abbiamo due momenti in cui Chruscev declama due discorsi, uno pubblico che si voleva
trapelasse al di fuori della stretta cerchia dei delegati li presenti, e uno segreto che avrebbe dovuto essere
percepito solo dai membri delegati sovietici e dai rappresentanti dei partiti comunisti su scala internazionale
che erano giunti in unione sovietica.

Il discorso pubblico è molto significativo perché descrive gli importanti risultati dell’unione sovietica in
questa fase, e alla luce di essi, afferma che è possibile competere con l’occidente anche su altri terreni.
L’unione sovietica era cresciuta enormemente sul piano industriale, sul piano economico, e su quello
agricolo. I dati erano abbastanza significativi. Avevano colpito molti economisti in ambito occidentale.
Chruscev afferma che è possibile parlare di coesistenza competitiva tra due sistemi opposti, il sistema
liberale capitalista e il sistema socialista e di direzione dell’economia. Cruschev ritiene che sia possibile
poiché il sistema dell’unione sovietica è talmente forte da poter trionfare nel medio e lungo periodo senza
ricorrere alle armi. Cioè il successo dell’unione sovietica sul piano economico, scientifico, politico, culturale
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sarà tale da spingere un numero crescente di paesi ad abbracciare il modello socialista senza vedere uno
scontro militare.

Chruscev fa riferimento al concetto di coesistenza competitiva con questo discorso, ma aggiunge anche le
differenti vie di transizione verso il socialismo. L’Unione sovietica è il blocco orientale ma per arrivare al
socialismo ci sono forme diverse, non vi è un unico modello imposto da Mosca, altri ne possono emergere.
Questa è l’affermazione che porterà la Jugoslavia a un avvicinamento con l’unione sovietica, ma fa anche
pensare al controllo esercitato da Isca sui diversi paesi comunisti possa progressivamente allentarsi e che
questi possano godere di una crescente autonomia.

Se il discorso pubblico fu importante, quello segreto lo fu ancora di più. Si tenne il 25 febbraio del 1956 e
lancia quello che passa alla storia come il ‘Processo di Destalinizzazione’. Durante una seduta chiusa in cui
solo i delegati del partito comunista potessero partecipare, Chruscev attacca direttamente la figura di Stalin e
ne condanna il culto della personalità, le purghe staliniane, le atrocità condotto contro il suo stesso popolo e i
membri del partito comunista. Denuncia le pratiche utilizzate da quest’ultimo e anche quello che viene
definito il ‘Regime di Terrore’. Attacca il mito dell’infallibilità di Stalin, riconoscendo che anche lui ha fatto
degli errori. Stalin aveva dominato la vita dell’unione sovietica con il pugno di ferro, reprimendo qualsiasi
forma di dissenso anche attraverso l’eliminazione dei suoi collaboratori più stretti.

Attaccare Stalin in quel momento vuol dire che Cruschev è abbastanza forte da poterlo fare, e che si impegna
ad avviare un percorso diverso da quello precedente. E viene recepito perché i delegati dei presenti pensano
che sia possibile godere di maggiore autonomia e che le vie di transizione verso il socialismo siano realmente
possibili. E che l’unione sovietica possa essere un blocco non tenuto assieme dalla paura ma dalla comune
appartenenza a un modello socialista.

Questo discorso, che doveva rimanere segreto, trapela pochi mesi dopo e a quanto pare su volontà esplicita di
Crushev con l’obbiettivo di lanciare un messaggio.

LE CONSEGUENZE

I. Il riavvicinamento della Jugoslavia e dell’unione sovietica

II. Il progressivo distanziamento tra la Repubblica Popolare Cinese e l’unione sovietica

III. La spinta al cambiamento. Questa apertura viene letta come la possibilità di gestire diversamente le cose
all’interno dei paesi satellite. Questa percezione contribuisce allo scoppio di sollevazioni popolari in due
paesi chiave in Polonia e Ungheria. La crisi in Polonia verrà gestita internamene al Partito Comunista e
si risolverà senza uno scontro. La crisi in Ungheria vedrà l’intervento dell’armata rossa, anzi delle forze
del patto di Varsavia, e la soppressione dell’opposizione che si era creata a Budapest.

Le crisi in Polonia e i Ungheria scoppiano nel 1956 dopo questi avvenimenti, ma le prime avvisagli di un
malessere erano state presenti nella Germania dell’Est nel 1953. In questo caso gli operai edili in particolare,
si erano ribellati di fronte a orari di lavoro ancora più lunghi e condizioni più difficili. C’erano state
manifestazioni di protesta nella Germania dell’Est soppresse con un violenza inaudita. La notizia di quanto
avvenuto trapelò.

CRISI IN POLONIA: Nel 1956 la situazione è diversa poiché la crisi polacca, per esempio, abbiamo
l’emergere all’interno del partito comunista polacco una figura in particolare, cioè quella di Vladislav
Gomulka. Era stato epurato durante l’epoca staliniana e incarcerato in una delle purghe. Viene riabilitato
dopo il Congresso del PCUS e viene scelto come guida per la Polonia da una parte della popolazione che
premeva per questa decisione. Nonostante il congresso, i membri più vicini a Stalin erano comunque presenti
ed perano fortemente ostili nei confronti della figura di Gomulka. La Polonia è un paese tradizionalmente
cattolico, dove la fede rappresentava un elemento distintivo sul piano culturale. Ai tempi di Stalin questa sua
natura era fortemente repressa e questo è uno dei motivi che spinge la popolazione a svolgere diverse
manifestazioni. L’obiettivo non era quello di arrivare all’eliminazione del regime comunista in Polonia, ma
semplicemente di allargare le maglie del regime e godere di nuove e più opportunità.

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Gomulka, dopo l’arrivo di Chruscev in Polonia, lo rassicura sul fatto che la Polonia non uscirà dal Patto di
Varsavia e che non intende disallinearsi, ma che intende gestire i propri affari internamente. Chruscev accetta
e non vi è più alcuna aggressione.

RIVOLTA IN UNGHERIA: La crisi polacca, che scoppia nel giugno del 1956 e termina nell’ottobre dello
stesso anno, viene percepita come favorevole al nuovo corso impresso da Chruscev. Se non fosse che proprio
la crisi polacca e l’eco che aveva avuto all’interno del blocco sovietico, portarono la popolazione a insorgere.
Tra i casi più drammatici abbiamo però quello dell’Ungheria, che avvenne nell’ottobre del 1956, nel
momento in cui la crisi in Polonia raggiunge il suo apice. Le manifestazioni in Ungheria sono
particolarmente importanti nella città di Budapest, la capitale. La questione è particolare perché il paese
aveva vissuto gli effetti del processo di destalinizzazione in maniera significativa. Alla guida del paese vi era
Rasosi, un dirigente molto vicino alla figura di Stalin, e veniva percepito come emblema della vecchia
leadership e come legato indissolubile al pugno di ferro adottato da Stalin durante la guida dell’unione
sovietica.

La sua posizione si fa ingestibile e quindi allo stesso modo il partito comunista. Avviene un cambio di
leadership ma la mentalità rimase la stessa rispetto a quella a precedente. A ottobre scoppiano delle rivolte,
soprattuto nella capitale di Budapest.

Gli abitanti chiedono:


・L’applicazione di nuove riforme
・La diminuzione della presa sovietica sul paese
・Alla guida dell’Ungheria venga posto un membro del partito comunista ungherese che si era distinto per
un approccio riformista non allineato con la visione di Stalin

Questo nuovo leader era Imre Nagy. Era visto come l’esponente ideale del comunino ungherese che potesse
essere espressione del paese. La nomina della nuova guida viene sostenuta anche da Mosca. Di fronte le
insurrezioni deve scegliere che scoppiano nel mese di ottobre se reprimere in maniera violenta le proteste o
se riconoscere il nuovo corso.

Tra il 25 e il 31 ottobre Nagy prende una serie di decisioni che consistono allo scioglimento della polizia
segreta che era stata utilizzata per controllare gli oppositori interni, dichiara che sarebbero state indette libere
elezioni e soprattuto esprime la volontà di far uscire l’Ungheria dal Patto di Varsavia e fare in modo che il
paese diventasse neutrale. Lo status di neutralità era stato acquisito anche l’anno precedente dall’Austria.
All’inizio di novembre Chruscev ordina la soppressione delle sollevazioni in Ungheria. Tra il 3 e il 4
novembre avviene l’attacco dell’armata rossa e si tratta di uno scontro rilevante che ebbe come conseguenza
un gran numero di vittime. Nagy trova rifugio preso l’ambasciata Jugoslavia, ma verrà condannato a morte e
ucciso assieme a dei suoi altri alleati e esponenti politici. Verra sostituito da Janos Kadar che è un membro
del partito comunista e si occuperà della gestione del paese negli anni successivi. La sua ideologia era
posizionata alla linea intermedia tra quella del vecchio establishment e quella marcatamente riformista di
Nagy.

PATTO DI VARSAVIA, NEUTRALITÀ AUSTRIACA E FOCUS SUL TERZO MONDO : Queste crisi
hanno un impatto significativo. Il 1956 è anche l’anno in cui avviene anche la crisi di Suez. Sono avvenienti
che avvengono simultaneamente.

Si risolve anche un’altra questione che interessò il secondo conflitto mondiale. L’Austria continuava a essere
occupata a dieci anni dalla fine del conflitto. I sovietici si dichiarano disponibili a lasciare il territorio purché
l’Austria si fosse dichiarata neutrale. È una scelta che coglie di sorpresa la controparte occidentale. Di
stabilisce inoltre che la sua neutralità sarebbe valsa lungo tutto il corso della guerra fredda. Si accetta quindi
questa condizione che valeva anche per la svizzera, la Finlandia e la Jugoslavia.

Questo è ciò che avviene da parte dell’unione sovietica sul piano internazionale. Dal 1950 alla prima metà
degli anni 50 si videro una serie di paesi avvicinarsi a essa, il caso più eclatante è quello dell’Egitto e anche
quello della Siria e dell’Iraq. La Cina e la corea del nord rimangono degli alleati chiave dell’unione sovietica.

112

BLOCCO OCCIDENTALE DURANTE LA SECONDA FASE DELLA GUERRA


FREDDA

Abbiamo anche qui un cambio di leadership con l’avvento delle presidenze di Eisenhower, e
successivamente, nel 1961 di Kennedy, il quale vince le elezioni e arriva alla casa bianca. Questo cambio
produce anche un cambio di direzione. L’avvento di Eisenhower alla casa bianca per le compagnie dei
repubblicani avviene sulla scorta di una proclamata politica estetiche doveva cambiare nettamente di passo,
cioè segnare una discontinuità forte con l’amministrazione Truman precedente. Questo cambio doveva aver
luogo attraverso una postura più aggressiva nei confronti dell’unione sovietica. Un aggressività che si doveva
consolidare su più livelli. E che doveva spingere le relazioni tra le due nazioni al limite, il rischio era lo
scoppio di una guerra atomica.

Abbiamo il tentativo di stringere una sorta di cordone attorno all’unione sovietica creando sistemi dia lenza
che la potessero schiacciare. Vengono siglati una serie di meccanismi di difesa regionali con Foster Dulles.

Anche nel campo occidentale si presentano delle crisi come:


I. La crisi dell’Indocina legata alla sconfitta francese a Dien Bien phu e alla volontà di Washington di
sostituirsi alla Francia per proteggere il Vietnam del Sud.
II. La crisi di Suez, che coinvolge direttamente Londra , Parigi e Israele e che vede gli stati uniti assumere
una posizione inaspettata, perché invece che sostenere la volontà francese, inglese e israeliana spingono
per interrompere le ostilità e contribuiscono al consolidamento delle posizioni di Nasser, avvera una
presa di posizione netta da parte degli stati uniti che si tradurrà come la ‘Dottrina di Eisenhower’.

Vengono organizzati dei congressi a Ginevra, nella speranza che si possa formalmente aprire una stagione di
disgelo, ma vedremo che in realtà si va rapidamente contro una crisi che sembrerà portare il mondo sull’orlo
della distruzione.

Eisenhower scende alla presidenza nel 1953 e vi rimarrà fino alla seconda metà del 1961. Verra
successivamente eletto un democratico, John F.Kennedy che rimarrà al potere per poco tempo perché verrà
assassinato. Nonostante ciò contribuirà a imprimere una svolta importante poiché si troverà a dover gestire
due crisi di portata enorme.
・La crisi a Berlino che porterà ancella costruzione del Muro di Berlino
・La crisi di Cuba
Gestisce queste crisi anche da un punto di vista comunicativo, è stato in grado di sfruttare la propria imagine
e di perorare la causa statunitense sul piano internazionale.

EISENHOWER: viene eletto nelle file del partito repubblicano per quanto lui avesse sempre mantenuto una
posizione equidistante dai due partiti americani, ma gli viene fatta questa proposta e decise di accettare.
Viene eletto in virtù dei risultati ottenuti durante la seconda guerra mondiale. Era considerato un uomo
solido, strutturato e competente nel suo campo. Era considerato una figura rassicurante di fronte alla politica
durissima precedente e anche dopo ciò che era avvenuto in Indocina dal momento che venne imputata alla
debolezza del leader statunitense. Nel frattempo la campagna elettorale che porterà alla nomina di
Eisenhower sarà caratterizzata da presunte infiltrazioni comuniste all’interno del polo occidentale, ma
soprattutto all’interno dell’amministrazione del dipartimento di stato.

Il cosiddetto ‘Maccartismo’, dal nome del senatore Joseph McCarty, che portava avanti una campagna
durissima secondo la quale la debolezza che aveva colpito gli stati uniti in quella congiuntura era dovuta alla
presenza di quinte colonne comuniste attive nel sistema americano e occidentale. Nelle università, nel
dipartimento di stato, nell’equivalente ministero degli esteri e addirittura nelle forze armate. Questo generò
un forte impatto sul piano politico perché McCarty viene posto alla guida di una commissione del senato
incaricata di verificare questa situazione, di fare una serie di audizioni. Per la prima volta nella storia
americana audizioni hanno luogo in televisione e quindi l’impatto di questo dibattito è tale da avere un
impatto significativo sulle stesse elezioni. Sula scorta di questo terrore dell’infiltrazione dall’ interno e la
pressione esercitata dall’esterno, la politica di Eisenhower ha buon gioco e sviluppa una postura politica
fortemente aggressiva da un punto di vista formale. Si parla della necessità di dar vita a un cambio di
direzione, da qui il ‘New Look’, nuova visione e un passaggio dal contenimento.

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Il contenimento e il roll back si rivelarono delle semplici opere di propaganda. Si parla della necessità di
liberare i territori che erano stati sovietizzati. Come avviene per il caso ungherese, questo non avviene e
avrebbe chiaramente prodotto delle conseguenze all’interno del mondo occidentale. Quanto avvenuto in
Ungheria nel 1956 mostrò come l’ammirazione Eisenhower fosse tutto fuorché disposta o volenterosa di
venire a un conflitto diretto con l’unione sovietica. D’altro canto gli obblighi i partiti comunisti dell’Europa
occidentale a fare i conti con un’occupazione che non era facilmente giustificabile.

Come dicevamo, c’è la volontà di ridefinire la postura occidentale e statunitense e la consapevolezza che
questo metodo più aggressivo avrebbe rischiato di portare a una corsa al riarmo enorme. Tradizionalmente, il
partito repubblicano non era favorevole al fatto che si aumentino enormemente le spese pubbliche. Come
conciliare questa crescente assertività sul piano strategico/diplomatico con la necessità di non aumentare la
spesa pubblica? Puntando tutto sull’arma atomica e dichiarando apertamente che sia uno strumento nelle
mani delle forze armate. È uno strumento che può essere utilizzato e non solo in casi di extrema ratio, in casi
estremi, in quanto parte integrante degli asset statunitensi. Questo può acuire il rischio di arrivare a uno
scontro diretto e di arrivare al limite. È quello che viene definito la rappresaglia massiccia.

Anche la minima crisi può portare all’utilizzo dell’arma atomica, in una fase storica in cui le due nazioni
erano a un piano di sostanziale uguaglianza mentre la competizione avveniva non solo in termini di
distruzione, ma in sistemi di lancio. Il programma spaziale sovietico in quegli anni, che porterà poi al lancio
del primo satellite in orbita, cioè il lancio di un essere umano nello spazio, è di gran lunga più sviluppato
rispetto a quello statunitense. Ma soprattutto, come può inviare dei razzi nello spazio può anche inviarli nel
territorio statunitense. Per la prima volta il loro territorio non può più contare sulla sicurezza che gli era data
dai confini naturali.

Vengono effettuali una serie di patti regionali di sicurezza→’pattomania’

La crisi di Indocina e di Suez hanno segnato il definitivo depotenziamento della Francia e della Gran
Bretagna sullo scacchiere internazionale e la loro sostituzione con gli stati uniti. Anche ciò che accadde in
Iran con Mossadegh è un momento che segna il passaggio da una netta influenza britannica a una crescente e
dominante influenza statunitense.

SEGRETARIO SI STATO JOHN FOSTER DULLES E LA ‘PATTOMANIA’: Il fortissimo attivismo del


segretario americano cerca di creare una cintura che potesse bloccare, limitare la capacità dell’unione
sovietica di ampliare le aree sono il suo controllo diretto o indiretto. In questo senso, Dulles vuole riprodurre
su scala regionale quella storia di successo che era stata l’alleanza del nord atlantico, poi diventata
l’organizzazione del nord Atlantico, cioè la NATO. Viene siglato il trattato di Baghdad, trattato difensivo che
avrebbe dovuto unire il teatro del medio oriente allargato e dell’ansia centromeridionale e creare un’alleanza
tra Regno Unito, Iraq, Iran, la Turchia e il Pakistan. Un asse che si andava a saldare con u alleanza locale in
cui formalmente la Bretagna e gli stati uniti non avevano un luogo, ma che univano tre attori che
rappresentavano una sorta di cuneo che si andava a inserire nel fianco sovietico, ovvero la Jugoslavia, la
Grecia e la Turchia. Una sorta di piccola intesa.

Alleanza Grecia e Turchia che siglano un patto nell’agosto del 1954 in funzione antisovietica e che si va a
completare con il patto di Baghdad (Iraq, Iran, Turchia, Pakistan con il sostegno esterno della Gran Bretagna)
del febbraio del 1955. A completare questo passaggio vi è la creazione del SEATO nel settembre del 1954,
cioè l’organizzazione del Trattato dell’Asia sudorientale. Qui si fa riferimento alle alleanze bilaterali siglate
tra gli Stati Uniti, la Corea del Sud e il Giappone. Qui, anche geograficamente si parla di un completo
accerchiamento, che doveva contribuire a imbrigliare la potenzialità dell’unione sovietica a espandersi. Non
funzionerà ma almeno garantirà agli stati uniti delle basi di appoggio molto importanti.

・L’alleanza tra Grecia, Turchia e Jugoslavia in funzione antisovietica


・Il Patto di Baghdad del 1955 che va a chiudere la cintura di quest’area
・La SEATO che coinvolge il Regno Unito, gli Stati Uniti, la nuova Zelanda, l’Australia, le filippine, il
Pakistan e la Thailandia.

Alcuni di questi patti hanno maggior successo degli altri. La NATO ha un ruolo centrale, la SEATO è tutt’ora
presente, ma il Patto di Baghdad entra in crisi nel 1958 quando avviene il colpo di stato in Iraq e la nuova
dirigenza si avvicina all’unione sovietica. Questo non frena Dulles che decide di modificare il nome del patto
, che diventa quindi ‘La Cento’. L’acronimo fa riferimento al teatro dell’Asia centrale ed è una operazione
che tutt’ora persiste seppur in forme diverse. Quello che fa Dulles è cercare di coprire quelle aree che erano
114

rimaste prive di meccanismi difensivi che coinvolgessero direttamente gli stati uniti per aumentare la
pressione sul blocco a guida sovietico.

CAMPAGNA DI INDOCINA DAL 1945 AL 1954: La Francia dopo la seconda guerra mondiale cerca di
riaffermare la sua presenza nell’Indocina francese e incontrerà una fortissima resistenza nel Vietnam del nord
e anche nel Laos del nord. Il comando francese posizionerà i propri uomini nella piazzaforte di Dien Bien
Phu che si rivelerà però un errore strategico. La sconfitta francese del 1954 porterà agli Accordi di Ginevra,
cioè accordi internazionali che permettono alla Francia di uscire dall’Indocina. Abbiamo la divisione lungo il
17 parallelo e la creazione di due amministrazioni, una a nord e una a sud. Con l’uscita di scena della Francia
registreremo poi il coinvolgimento degli stati uniti nel Vietnam del sud. Avviene già ai tempi della
amministrazione Eisenhower con forme e intensità diverse. Gli stati uniti non partecipano agli accordi di
Ginevra, perché pensano che siano a svantaggio per la posizione della nuova amministrazione che punta a
cacciare indietro l’asservirà sovietica.

CRISI DI SUEZ: Nel 1952 vi è un cambio di regime in Egitto, cade la monarchia di Faruq e gli ufficiali
liberi attuano una rivoluzione alla cui guida vi è Negibr e poi abbiamo l’ascesa di Nasser nel 1954. Nasser
punta a rafforzare l’indipendenza del suo paese e avviare un processo di amministrazione, proiettando il
paese alla modernità per fare dell’Egitto il cuore del mondo arabo. Nasser aveva un certo fascino per i mega
progetti e le opere faraoniche e una di queste è la ‘Diga di Assuan’, tuttora una delle dighe più grandi del
mondo che puntava a meglio gestire le acque del Nilo. Questo fiume era cruciale per l’Egitto e per questo
Nasser decide di imbrigliare nelle acque per poter regolare la portata del fiume, e per poterla sfruttare per
alimentare i paesi dal punto di vista energetico.

Con la creazione della Diga di Assuan si puntava a:


I. Diminuire le esondazioni
II. Generare energia elettrica che avrebbe dovuto soddisfare buona parte delle esigenze del paese

Per costruire la diga servivano capitali enormi, che però l’Egitto non possedeva. Si rivolgono direttamente
agli stati uniti che in un primo momento sembrano voler accettare ma si rendono poi conto del fatto che
Nasser si stesse avvicinando sempre più al blocco sovietico e ritirano la loro disponibilità economica al
sostegno del progetto. Questo spinge il tuo. Regime egiziano a guardare verso est. L’unione sovietica
promette sostegno tecnico e finanziario, giungendo quindi a un allineamento crescente di Nasser e Chruscev.
Ma i capitali non bastano e perciò Nasser dichiara la nazionalizzazione della compagnia del canale di
Suez. Era uno degli asset più importanti dell’epoca. Crea una crisi diretta con ci deteneva le quote della
compagnia del canale e le quote del governo francese e britannico. Non si limita però a questa misura, infatti
aumenta esponenzialmente la propaganda Pan Arabista, ponendo sempre più i difficoltà quei regimi allineati
con l’occidente che vengono accusati di essere servi delle potenze imperialiste. Per aumentare la pressione
sul blocco occidentale decide di chiudere lo ‘Stretto di Tiran’, che vede da una parte il Sinai egiziano e
dall’altra la rete saudita, perché è una delle principali vie marittime che permettono a Israele per comunicare
con il mondo. Per Israele è una mossa che rappresenta una minaccia diretta alla sua sovranità e quindi
Londra assieme alla Francia e Israele portano alla crisi di Suez scatenata dall’operazione militare congiunta.
Francia e Gran Bretagna paracadutano le loro truppe al canale di Suez, nelle aree strategicamente più
rilevanti, mentre Israele da est sfonda e spinge le proprie forze sul canale.

Motivazioni:
・Londra attacca l’Egitto di Nasser poiché aveva limitato l’influenza britannica nel territorio e per l’espropri
delle proprie quote con la nazionalizzazione del canale
・La Francia perde delle quote sul canale e inoltre Nasser rappresenta uno dei sostenitori più forti del fronte
di Liberazione Nazionale che la Francia stava combattendo in Algeria
・Israele invece per la chiusura del canale di Tiran

Da un punto di vista militare la loro operazione è eclatante perché le forze egiziane vedono sconfitte in ogni
dei fronti interessati. Il problema, però, è rappresentato dall’intervento diretto dell’unione sovietica che
aveva stretto un forte legame con l’Egitto. Gli stati uniti e l’unione sovietica chiedono alle potenze allineate
che hanno attuato l’offensiva di ritirarsi. È una pressione che non agisce solo sul piano diplomatico perché in
quella fase storica i mercati reagiscono in maniera drastica. Abbiamo un deprezzamento enorme della
sterlina, in una fase già di debolezza del regno unito. La conseguenza è che gli aggressori, le forze che hanno

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attaccato l’Egitto debbano ritirarsi. Il Sinai e il canale di Suez rimangono in mano egiziana. Con il ritiro, la
nazionalizzazione del canale non viene più posta in dubbio e diventa un fatto assodato.

Nasser riesce a trasformare una sconfitta pesantissima sul piano militare in una vittoria netta sul piano
diplomatico. Nasser diventa simbolo di un terzo mondo che lotta per affrancarsi dal dominio imperialista, di
un mondo arabo che può puntare a una riunificazione. L’Egitto recepisce come la protezione sovietica sia
stata fondamentale e il legame si farà sempre più forte. Mosca inizierà a rifornire l’Egitto di armi avanzate
che faranno del paese una delle principali potenze del Medio Oriente, assieme alla Turchia, Israele e l’Iran.

L’amministrazione americana è consapevole di come questa affermazione di Nasser abbia prodotto uno
squilibrio sulla regione mediorientale, poiché la sua vittoria aumenta delle componenti filo nastrini presenti
in tutti i vari paesi arabi della regione, alcuni dei quali sono alleati chiave degli stati uniti, i quali si sentono
direttamente minacciati per quanto sta avvenendo in Egitto. Entra in gioco la dottrina Eisenhower.

DOTTRINA EISENHOWER IN MEDIO ORIENTE: La vittoria di Nasser e il declassamento di Francia e


Regno Unito creano un vuoto di potere che gli stati uniti temano possa essere riempito dall’unione sovietica.
Eisenhower non può permettersi un medio oriente a insta rossa, un rafforzamento dell’unione sovietica in
questa regione chiave. In un discorso del gennaio del 1957 rilasciato alle camere riafferma l’impegno
statunitense a mettere in sicurezza e difendere l’unità territoriale e l’indipendenza politica di quelle nazioni
che avessero chiesto aiuto contro un aggressione armata proveniente da ogni nazione controllata dal
comunismo internazionale. Nel suo discorso non nomina mai l’unione sovietica ma è evidente che si riferisca
ad essa, soprattuto dopo aver utilizzato l’espressione ‘qualsiasi leadership dei paesi dell’area che si
percepisse come minacciata dal comunismo internazionale’ . La richiesta di aiuto viene fatta da diversi paesi
tra cui la Giordania, l’Arabia Saudita, l’Iraq e il Libano. All’Iraq non ha portato particolare fortuna perché
nel 1957 abbiamo la dichiarazione Eisenhower e nel 1958 la caduta hascemita dell’Iraq e l’avvento della
rivoluzione.

Abbiamo una riaffermazione della presenza americana nella regione con la dottrina Eisenhower, cioè la
disponibilità di sostenere militarmente e economicamente questi casi nel caso la loro integrità territoriale
fosse minacciata.

MURO DI BERLINO
Si assiste a una crescente polarizzazione delle posizioni. Nella parte occidentale si è registrato formalmente
un inasprimento. Dalla parte sovietica si sono adottate formalmente una certa apertura: della coesistenza
competitiva, delle diverse vie socialismo. La situazione inizia a diventare sempre più critica tra il 1958 e il
1961.

Nel 1955 la Repubblica Federale tedesca era entrata nella NATO e la risposta sovietica era stata la creazione
del Patto di Varsavia. In questa fase bisogna riconoscere come i paesi dell’Europa dell’est stessero crescendo
a ritmi abbastanza significativi, cioè tra il 5% e il 9% annuo, parlando in termini di prodotto interno lordo.
La repubblica federale tedesca stava vivendo in particolare un vero e proprio boom economico, che si
sarebbe prodotto negli anni. Questo fattore, unito al controllo molto più esasperati delle autorità di polizia
che si registrava nella repubblica democratica tedesca, cioè nella Germania dell’Est, vide milioni di persone
cogliere l’occasione per lasciare questa zona e trasferirsi nella Germania dell’Ovest. Benché i due paesi
fossero divisi, Berlino ovest era collegata via aereo alla Germani dell’ovest e a Berlino si poteva circolare
liberamente nei vari settori della città. Lo spostamento fu quindi molto semplice. Si stima che tra il 1949 e il
1961 più di due milioni di persone abbiano lasciato la Germania dell’est per trasferirsi via Berlino nella
Germania dell’Ovest. Di questi due milioni un numero significativo erano membri dell’Intellighenzia,
persone con gradi scolastici molto importanti e elevati, esponenti della classe tecnocrazia. Si tratta quindi di
potenziale estremamente utile per la Germania dell’Est che transita e si sposta nella Germania dell’Ovest.

Le relazioni tra le due parti non erano ovviamente buone. Tanto’è che nella Germania dell’ovest era passata
la cosiddetta ‘Dottrina Hallstein’. Una dottrina secondo la quale la Repubblica Federale Tedesca avrebbe
deciso di rompere i rapporti con qualsiasi paese che avrebbe riconosciuto la Germania del’Est. La RFT si
considerava la vera e unica rappresentante del popolo tedesco.

Abbiamo un controllo poliziesco crescente nella Germania dell’est e abbiamo l’Unione Sovietica che si trova
a dover fare i conti con l’eredità della crisi ungherese. Nel 1956, Eisenhower, nella parte finale del suo
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mandato esercita una leadership molto debole. Il nuovo presidente viene nominato nel 1961, John
F.Kennedy, che viene considerato uno ‘degli ultimi arrivati’ soprattuto da Crushev, e l’emblema di un sistema
corrotto.

La famiglia Kennedy era una famiglia con relazioni importantissime, sia al di là dell’Atlantico che con
l’establishment economico/industriale americano. La percezione all’interno del contesto sovietico è che il
nuovo presidente non sia all’altezza e questo favorirà anche la costruzione del Muro di Berlino.

LE TAPPE DELLA CRISI E LA COSTRUZIONE DEL MURO: Verso la fine del 1958 i rappresentanti della
Germania dell’est quanto Cruschev e la dirigenza sovietica avevano iniziato a chiedere alle controparti
occidentali di risolvere la questione di Berlino. Nel novembre del 1958 Mosca chiede alle forze occidentali
di ritirare le loro forze da Berlino ovest dando un ultimatum di sei mesi. Capisce che si tratta di una richiesta
difficilmente accettabile da parte della controparte, però propone una soluzione. Ritirando le rispettive forze
occupanti di presidio da Berlino, al fine di arrivare una internazionalizzazione della città. Questa diventa la
base per un trattato di pace sulla Germania.

Se non si fosse risolta la questione minaccia di restituire alla Germania dell’Est il controllo sulle ferrovie che
collega Berlino Ovest alla Germania dell’Ovest. Questa situazione della fine del 1958 genera una risposta
positiva da parte dell’occidente perché negli stati uniti si avvia una risposta di dialogo sempre più
significativa e serrata. Per esempio, il vicepresidente americano Nixon si reca a Mosca alla fiera
internazionale e ha un dialogo diretto, preso dai cronisti dell’epoca, con Cruschev. Questo discorso ha luogo
all’interno di un padiglione di una tipica cucina americana per mostrare cosa voglia dire vivere nel mondo
libero, vivere negli stati unit con i vari elettrodomestici. Cruschev va poi in visita negli stati uniti. Si
presentava come un leader quads bonario, che rivendicava le sue origini umili. Quando va vedere i campi
degli USA non manca di interagire con i contadini. Sfruttava questa apparenza per promuovere un clic di
distensione che gli era favorevole in quel momento. Crushev è il leader che parla di coesistenza competitiva,
voleva vedere quale modello funzionasse meglio. È una parentesi che si va a chiudere tra il 1960 e il 1961.

Nel maggio del 1960 viene convocato l’ennesimo vertice per risolvere la questione tedesca e della città di
Berlino. Le rappresentanze che giungono a Parigi sembrano pronte a un dialogo, a discutere e fare dei passi
avanti. Negli anni precedenti l’amministrazione americana di Eisenhower aveva avviato u programma di
spionaggio internazionale. Una drone di spionaggio che puntava su un aereo spia, cioè l’U2, che poteva
volare a quote talmente alte che non sarebbe stato individuato dai radar sovietici. Per qualche anno si è fatto
ampio uso di questo sistema, portando i loro veicoli anche sul sistema sovietico.

I sovietici vengono a conoscenza di ciò che gli americani stavano facendo attraverso la distruzione di uno
dei loro aerei. Gli americani erano convinti che con la distruzione di esso sarebbero scomparse anche le
fotografie scattate e il vario materiale a bordo, ma i sovietici riescono a recuperarlo mettendoli allo scoperto.
In un primo momento decidono di non reagire. Arriva al vertice di maggio e Cruschev spara la notizia,
chiede che gli stati uniti faccio le loro scuse per una violazione della sovranità sovietica e che questi voli
abbiano fine. La presenza americana si rifiuta di scusasi e il vertice fallisce.

Kennedy nel mentre sale al potere e una delle prime decisioni che prende è quella di dare luce a un
programma presentatogli dalle forze armate. Questo programma prevede di risolvere il caso conosciuto come
‘Fidel Castro’ che è il leader della rivoluzione che ha estromesso il leader precedente filo occidentale, e che è
percepito come particolarmente vicino all’Unione sovietica e che devo essere eliminato. Cuba è troppo
vicina alle coste americane per poter rimanere in mano filo comunista o parzialmente comunista. E quindi le
forze armate e dei servizi di intelligence propongono a Kennedy questo progetto ‘a prova di bomba’, cioè
che non si può fallire. Prevedeva di allenare degli esuli cubani e una volta che gli americani sbarcarono sul
loro territorio vennero accolti dalla popolazione locale dal momento che non ne potevano più del loro
dittatore. Assieme marciano alla volta dell’Avana e ristabiliscono la situazione precedente, facendo si che
Cuba torni ad essere il cortile di casa degli USA.

Quest’operazione avvenne nell’Aprile del 1961 ed è conosciuta come Assalto alla Baia dei Porci. Fu un
fallimento totale. Le forze cubane che sbarcano sull’isola vengono catturate e imprigionate. Confessano di
essere state addestrate dalle truppe americane e pongono il presidente di fronte all’imbarazzo del fallimento.
La situazione peggiora ulteriormente quando nel giungo del 1961 Kennedy e Crushev si incontrano.
Kennedy cerca di mterrlo in difficoltà pensando che il leader sovietico avesse una scarsa preparazione.
Cruschev era invece molto abile e questo incontro di traduce in una lezione di politica inflitta da quest’ultimo
al presidente americano. Nell’agosto del 1961 arriviamo alla costruzione del Muro di Berlino. L’unione
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sovietica ritiene di poter effettuare questa mossa senza generare alcun tipo di reazione da parte degli stati
uniti. Il muro che viene rialzato divideva fisicamente Berlino Est e Ovest. Diventerà l’emblema della
separazione della cortina di ferro che separerà l'Europa occidentale da quella orientale.

CONSEGUENZE DELLA COSTRUZIONE DEL MURO DI BERLINO

I. Abbiamo la spedizione definitiva della Germania. Berlino era l’unica porzione di territorio i cui le due
popolazioni potevano comunque incontrarsi

II. Il popolo tedesco è diviso definitivamente

III. Si addiviene al completamento degli schieramenti in Europa dove abbiamo una linea di demarcazione
netta. Questa misura viene recepita in maniera molto negativa dalla Germania. La germani dell’ovest
ritiene che si siano viola dei diritti. La definizione dello status giuridico e effettivo di quei territori non
spettava a chi ha costruito il muro, ma è di fatto una partizione definitiva. La risposta dell’occidente
furono le proteste formali, perché tutto sommato la costruzione del muro stabilizza una situazione che
era diventata insostenibile e paradossalmente definiva gli schieramenti in campo. Da questo momento in
avanti il confronto tra est e ovest si sposta sempre di più dalla Germania, quindi dall’Europa, al terzo
mondo. È come se lasciata la linea di frattura che correva lungo la cortina di ferro e che passava
attraverso Berlino fosse ormai diventata effettiva. Il check point che segnano il passaggio da una parte
all’altra, e le aree che verrano utilizzate da entrambi gli schieramenti per gli scambi di prigionieri o di
persona, diventeranno l’emblema di questa situazione.

IV. Sul piano propagandistico è sicuramente una sconfitta per l’unione sovietica perché vuol dire che per
controllare i propri cittadini ha dovuto ingabbiarli. E lo stesso vale per la Germania dell’est. Allo stesso
tempo è u duro colpo per la leadership statunitense dal momento che sotto Eisenhower si parlava di roll
back, liberazione, ecc.. Si pongono la domanda per cui se l’unione sovietica ducesse mai attaccare, gli
stati uniti sarebbero veramente disposti a intervenire? Soprattutto dopo non aver fermato la costruzione
del muro. Questa domanda diventerà ancora più assordante dopo la crisi cuba.

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