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ALTA E MEDIA REPUBBLICA

LE ORIGINI
Vi era, Per i Romani, il problema delle origini, era opinione popolare, che si potesse addirittura scegliere una data precisa, il 240
a.C. , anno in cui Livio Andronico fece rappresentare il suo testo scenico, presumibilmente una tragedia. Questa necessità di
trovare una data di nascita può risultare banale. Tuttavia, gli stessi Romani erano consapevoli che la nascita delle Letteratura
Latina non cominciasse con le consuete “forme comunicative”, che non si esaurisce con la semplice scrittura. I Romani tenevano
ben presente, come somiglianza e guida alla comprensione del loro passato, il riferimento alla letteratura Greca. Essi erano
avvantaggiati, grazie all’esistenza di Omero, per poter classificare l’inizio e le origini della loro letteratura, cosa impossibile per i
testi letterari romani.
Si possono considerare separatamente, alcune questioni indispensabili per comprendere l’origine della letteratura:
-CRONOLOGIA E DIFFUSIONE DELLA SCRITTURA
Sin dall’antichità la scrittura era utilizzata per la registrazione dei messaggi più banali (un invito a bere, la firma di un artigiano,
una proibizione religiosa, ecc…), per tanto essa era legata all’utilizzo nella vita quotidiana e pratica. Non vi sono iscrizioni
precise, e a Roma vi era chi scriveva anche in greco, abbiamo iscrizioni antiche latine in alfabeto greco, da sinistra verso destra e
da destra verso sinistra. I segni alfabetici non erano ancora del tutto precisi. Per quanto riguarda i supporti di scrittura non
abbiamo modo di pensare che scrivessero solo su materiali duri, ma che semplicemente la conservazione di materiali reperibili
non fosse così importante per loro, come invece lo era nell’Antico Egitto; quindi, ciò che ci rimane sono iscrizioni e graffiti. Vi
sono presenti iscrizioni anche su oggetti di uso quotidiano, questo può farci intuire che anche i ceti medio- bassi potessero avere
un qualche tipo, seppur limitato, di alfabetizzazione, anche se comunque la scrittura resta più diffusa nei ceti superiori. L’uso
della scrittura e indispensabile per la conservazione di: oracoli, formule e prescrizioni religiose. Tra i libri più antichi di cui
abbiamo nota, ci sono sicuramente i “Libri Sibyllini”, ovvero manoscritti, introdotti a Roma ai tempi di Tarquinio il Superbo, a
quanto si sa, scritti in greco. Nell’epoca Medio-Repubblicana il quadro di alfabetizzazione era più ampio ed articolato, con il
sorgere di veri e propri testi letterari, ed un’ampia capacità di lettura e scrittura che comprendeva una fascia abbastanza ampia di
cittadini, e anche gente del popolo minuti aveva un minimo di infarinatura. Si afferma il ruolo dell’artigiano della scrittura: gli
Scriba.

-LE FORME COMUNICATIVE NON LETTERARIE


Vi sono diverse forme di comunicazione che comprendono l’uso della scrittura, ma che non costituiscono la letteratura. Tuttavia,
esse giocano un ruolo fondamentale nella preparazione di una vera e propria cultura letteraria latina. L’utilizzo del latino come
lingua ufficiale permise l’arricchimento di essa ed il suo graduale sviluppo, E’ possibile trovare un’eredità di queste forme non
letterarie, che in prospettiva possono essere definite pre-letterarie, esse sono:
-Leggi e trattati che avevano la funzione di registrare trattati, patti internazionali e leggi;
-I fasti e gli annales antichissimo uso della scrittura. Che riguardava i calendari, la comunità romana aveva un suo personale
calendario, regolato e sancito dalle autorità religiose, Era suddiviso in fasti e nefasti, a seconda di quando fosse possibile o vietato
il disbrigo di affari pubblici. La quantità di informazioni che i fasti contenevano si arricchì progressivamente. I magistrati per i
loro atti ufficiali, il pontefice pubblicava una “Tavola Bianca” che dichiarava i magistrati dell’anno in corso e gli avvenimenti di
pubblica rilevanza, come date, trattati, guerre o cataclismi naturali. Queste registrazioni ufficiali, depositandosi in anno in anno,
presero il nome di Annales, diventando così la memoria collettiva per i Romani;
-I commentari si tratta di appunti, memorie e osservazioni di carattere strettamente personale.
LE FORME PRE LETTERARIE: I CARMINA
Anche se le forme di comunicazione avevano una finalità principalmente pratica, hanno contribuito alle basi della letteratura
latina. Le leggi, ad esempio sono testi autorevoli, e le allitterazioni, chiasmi, figure etimologiche, parallelismi saranno stati più
comuni in quei testi che nel linguaggio quotidiano.
Il significato più usuale di Carmen ( da cano, “cantare, suonare”), è poesia, tuttavia il poeta Ennio, non apprezzava molto questo
termine, e decide di definire il suo lavoro con una parola greca: Poema. Carmen significa ben più di poema o poesia, e saranno i
poeti augustei a specificarne in seguito il termine. Cicerone definisce un Carmen riferendosi alle formule magiche. Un
antichissimo trattato di Titio Livio è per lui un carmen, e la stessa parola viene applicata a preghiere, giuramenti, profezie e
sentenze. Per tanto per individuare un Carmen non ci si può basare sul contenuto, ma bisogna guardare la sua forma. Possiamo
così delimitare la differenza tra “poesia” e “prosa”. Da un lato la prosa romana è marcata da una fortissima stilizzazione, con una
tessitura molto ritmica, intensamente segnata e percepibile, e caratterizzata da ripetizioni foniche e morfologiche. Diversamente,
la poesia ha una struttura metrica più debole, in quanto sottostante a regole non eccessivamente rigide.
La tradizione ritmica dei carmina è il più potente tratto di continuità che unisce il periodo delle origini della storia letteraria di
Roma. La tradizione dei Carmin, non svanisce mai del tutto, rimane durevole, segnando lo stile letterario Latino. È’ un modo di
scrivere ad effetto e si oppone allo stile casuale ed informale presente nel linguaggio quotidiano, è un atteggiamento stilistico che
la grecità non conosce.
POESIA SACRALE
Le più antiche forme di carmina, riguardano una produzione a carattere religioso e rituale, perciò per natura conservativi ed
intangibili. Le principali testimonianze che abbiamo, riguardano due importanti Carmina rituali:
-Il Carmen Arvalium: cantato da dodici sacerdoti durante la cerimonia del lustrato, cioè della purificazione dei campi che si
svolgeva agli inizi di maggio e durava tre giorni;
-Il Carmen Saliare: legato al culto di Marte. Secondo la tradizione, durante un’epidemia scoppiata a Roma, cadde sul cielo uno
scudo di bronzo; fu interpretato come un segno della protezione di Marte accordata alla città, anche perché l’epidemia in seguito
si arrestò. Numa Pompilio fece in seguito fabbricare undici scudi uguali per evitare che quello originale venisse rubato. I Sali,
ovvero i dodici apostoli alla custodia degli scudi, due volte l’anno portavano gli scudi in solenne processione per le vie della città.
A ogni postazione i sacerdoti cantavano e saltellavano, battendo tre volte il piede pesantemente sul suolo e percuotendo la lancia
sugli scudi.
POESIA POPOLARE
Si tratta di proverbi, maledizioni, scongiuri, precetti agricoli e formule medicinali. Vi è un vasto patrimonio a noi perduto: canti di
lavoro, canti d’amore, le ninna-nanne che Orazio e Catullo avranno ascoltato.
CANTI EROICI
Si tratta di poesia a uso celebrativo, eroiche imprese, concepite oralmente ed eseguite in riunioni private ad esempio convitti e
banchetti funebri.

LA QUESTIONE DEL SATURNIO


Le testimonianze che abbiamo in merito a testi molto antichi, comportano l’uso del verso, chiamato Saturnio. In Saturni sono
composti i due primi testi epici romani: la versione dell’Odissea di Livio Andronico e il Belluem Poenicum di Nevio. Sono testi
che contengono una rilevante fattura letteraria, che rivela una certa familiarità con la cultura greca e con le sue tradizioni funebri.
E’ una fusione armoniosa di valore, bellezza e intelletto che ha fatto pensare all’ideale greco della kalokagathìa. La stessa
etimologia di questo termine fa pensare a qualcosa di indigeno, di puramente italico, com’era appunto il Dio Saturno.
Comprenderne la metrica crea seri problemi. E’ un verso imprevedibile. Dalla struttura estremamente fluida, ha un ritmo
quantitativo, costruito quindi su una precisa successione di sillabe lunghe brevi, oppure ha un ritmo accentuativo, basato quindi su
un’alternanza di sillabe toniche ed atone, oppure quantitativo ed accentuativo assieme. Ci troviamo quindi di fronte ad una sorta
di preistoria della letteratura Latin.

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