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Regno di Prussia
Nasce dall’unione di 4 province autonome nel 1701 con il padre di Federico II, Federico Guglielmo
I detto il Re Sergente che grazie a delle campagne militari riesce a mettere insieme questo Regno.
Definito il Re Sergente sia per il suo stile austero sia perché mette in atto una precisa politica di
centralizzazione con una burocrazia forte e un’amministrazione razionale.
Il Regno di Prussia è profondamente cetuale, c’è una netta distinzione tra nobili, borghesi e
contadini, per cui ci saranno diversi diritti, diverse assemblee rappresentative e rapporti tra questi
ceti e il sovrano (influenzano particolarmente la struttura sociale e giuridica del Regno).
Federico II (1740-1786) è aperto alle riflessioni illuministe, nel 1740 abolisce la tortura – non 1
sposa l’idea illuminista a 360 gradi poiché vuole riformare ma non cambiare la società prussiana.
Riforme in Prussia
Nel 1731 diventa Cancelliere Samuel Coccejus un romanista che tra il 1749-1751 presenta un
progetto romanista-giusnaturalista di Corpo Giuridico Federiciano, che verrà severamente bocciato
da Federico.
Federico è antiromanista quindi vuole spungere il diritto romano dalla formulazione del diritto,
vuole una formulazione del diritto che sia rispettoso del diritto prussiano.
Nel 1780 diventa Cancelliere Carmer, vengono incaricati Svarez e Klein di formulare un progetto
di riforma. Viene redatto un primo progetto e poi un secondo (1784-1788) che avrà diverse versioni
fino alla definitiva del 1794 edizione ALR – diritto territoriale generale per gli Stati del Regno
Prussiano.
I paragrafi sono 17 mila poiché disciplina diversa differenziata per ceto. Lo stile scritto delle
norme segue l’insegnamento di Leibnz e Wolf, i quali hanno lavorato sull’elaborazione e 2
formulazione delle norme.
Il giudice ha la capacità di interpretare le norme anche attraverso il ricorso all’analogia legis e
analogia iuris ma solamente nel diritto privato poiché vietata nell’ambito penale. Per cui il giudice
non crea il diritto, non va a ragionare per analogia deve applicare le norme scritte dal legislatore.
SOCIETA’ CETUALE
1) Stand dei CONTADINI liberi e servi che svolgono attività agricole. I liberi sono comunque
legati al feudo, limitazioni a diritto di proprietà, circolazione e istruzione. I servi completamente
subordinati al signore feudale. (2°libro)
2) Stand dei NOBILI hanno divieti (no esercizio professioni, no mestieri manuali, no attività
borghese): è REATO grave. Inoltre no matrimoni con persone di altro ceto.
Hanno facoltà (istituire fedecommessi, cariche onorifiche, foro privilegiato). Esistono diversi
gradi di nobiltà.
3) Stand dei CITTADINI non sono né cittadini né nobili. Regole soprattutto nel 1° libro, che
riguardano la proprietà e contratti, ma sempre sussidiario rispetto a consuetudini e statuti.
Diritto penale
Contenuta nel titolo 20° del libro 2°, totale 1577 paragrafi parte che rimarrà in vigore rispetto
all’altra parte del testo fino al 1851.
Idee di Federico: attuare una riforma umanitaria, rispettare il principio di proporzionalità, criterio
della sottoposizione del giudice alla legge, principio di responsabilità personale, risocializzazione
del reo e prevenzione indiretta.
La funzione del diritto penale doveva essere sia general preventiva quindi rivolgersi ai consociati e
allontanarli dal delitto, e, special preventiva rivolta direttamente al delinquente. Elemento di
estrema modernità poiché Federico prevede la risocializzazione del reo e un’azione indiretta che
non faccia ricorso al fatto già compiuto ma che lo faccia allontanare prima. Questo avviene tramite
la forza pubblica o offrendo forme di assistenza.
Il testo è diviso in parte generale e parte speciale, non è sussidiario e non c’è uso di analogia.
Nella ALR il reato è visto come frutto di libera volontà tuttavia avendo una differenziazione per
ceto: stesso fatto è punito diversamente a seconda del ceto del reo e della vittima - questa
differenziazione cetuale impone una moltiplicazione di norme all’interno del testo.
Dal momento in cui si vuole limitare l’interpretazione del giudice ma lo si vuole obbligare a
rispettare la norma, si deve identificare perfettamente nelle regole i fatti lesivi e i soggetti coinvolti.
Il giudice ha dei poteri paternalistici, quindi in caso di soggetti umili li può ammonire a non
delinquere più.
Inoltre al signore feudale è riconosciuto lo ius corrigendi cioè il potere di punire il proprio servo.
Le pene sono di diversi tipi e c’è una maggior mitezza, per cui i reati di lesa maestà divina
diventano reati contro l’ordine sociale – puniti con minor forza.
Le pene possono essere: detentive, corporali, pecuniarie, pena di morte in 60 casi, confisca e esilio.
Non si rinuncia mai a punire anche laddove fosse un suicida, ci si accanisce sul corpo o si farà un
ritratto del reo sfuggita alla cattura perché morto o si è riuscito ad allontanare.
È un testo che manda il messaggio che nessuno si sottrae alla pena.
La pericolosità sociale ove si rileva che un soggetto è pericoloso per la società anche dopo aver
scontato la pena, può rimanere in carcere o in casa di lavoro. Questo perché può essere istruito con
mezzi fisici per convincerlo a non commettere più il reato. Quindi questi soggetti vengono trattenuti
fino a quando non si ritiene più la loro pericolosità – pena indefinita.
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Conclusioni ALR
• Non è un codice in senso moderno (nella concezione, nella struttura, nei contenuti, nella
concezione antropologica:
Il sovrano è come un padre che istruisce, difende e punisce
È una «società in ginocchio»: ciascuno è in ginocchio di fronte a qualcuno e tutti sono in
ginocchio di fronte al Re.
• Si può dire che nel complesso rispecchi le concezioni di Federico II.
CATERINA DI RUSSIA
Sale al trono nel 1762, personalità forte e conosce bene le riflessioni illuministe, soprattutto
Montesquieu, Beccaria, Voltaire ma anche Diderot.
Vuole utilizzare l’illuminismo per riformare il proprio Stato, governa un Impero immenso e c’è il
problema di gestire una pluralità di etnie e popolazioni.
Ha l’idea che si ‘governi per il popolo e non con il popolo’, cioè si decide cosa è bene comune e
come realizzarlo – assolutismo illuminato.
Fase del progetto della riforma russa
1) Nel 1766 predispone delle Istruzioni indirizzate per la redazione di un nuovo codice di legge.
Tale istruzioni sono formate da 524 articoli e di un regolamento finale che indica come i lavori
dell’Assemblea generale istituita devono procedere per la redazione del progetto.
Contenuto copiatura della idee di Beccaria e Montesquieu.
2) Elaborazione affidata a un’Assemblea generale di 652 deputati (rappresentanti dei vari ceti
presenti in Russia tranne i servi) secondo le istruzioni di Caterina.
3) Promulgazione e insegnamento del codice nelle scuole ‘come un catechismo’ – sottolineare la
sacralità e inderogabilità del testo.
La posizione dell’imputato
L’imputato può essere condannato solo con la piena prova questo significa che in mancanza di una
delle 3 piene prove (confessione, 2 testimoni o concorso di circostanza) il giudice dovrà assolverlo.
Bisogna notare che non c’è più l’arbitrio giudiziale cioè non c’è più la configurazione che aveva il
giudice nel processo romano-canonico, di calibrare sulla base degli indizi o di ritenere una persona
sospetta semicolpevole con una serie di pene arbitrarie.
(Tuttavia eccezione inerente alla condanna sulla base del concorso di circostanze.)
Giuseppe II obbliga il giudice di condannare solo in presenza di piena prova.
L’imputato non può essere sottoposto a tortura ma non gode della difesa tecnica, poiché ritenuta
non necessaria perché la difesa come l’accusa viene affidata al giudice. L’imputato quindi non potrà
avvalersi di una difesa esterna e la sua innocenza sarà nelle mani del giudice, e, il giudice avrà il
compito di cercare l’innocenza. In merito c’è una differenza con il processo romano canonico,
poiché c’era un principio di colpevolezza e si usava la tortura per arrivare alla confessione. Sotto
questo profilo il giudice ha l’obbligo di trovare la l’innocenza.
Inoltre l’imputato è in una posizione di subordine nei confronti del giudice, appunto dovrà
collaborare con il giudice nell’interrogatorio – quindi non ci sarà il diritto al silenzio anche Beccaria
non riconosceva il diritto al silenzio. Giuseppe in merito afferma che l’imputato deve collaborare
all’interrogatorio e se non lo fa va castigato e inoltre non può fingersi pazzo per sottrarsi
all’interrogatorio, ove fossero due medici accertano la sanità mentale verrà prima seriamente
ammonito e poi bastonato.
Leopoldo a solo 18 anni diventa Granduca di Toscana e ne rimarrà per altri 25 anni fino al 1790
quando dovrà sostituire Giuseppe II imperatore che muore.
Affronta le tematiche toscane in modo autonomo da Vienna e sposa l’ideologia dell’assolutismo
illuminato con l’idea di servizio, idea di direzione da dare allo Stato ma senza essere succube della
Corona imperiale.
Modo in cui affronta il governo della Toscana
Leopoldo è competente, lucido, abile e soprattutto flessibile cioè in grado di adattare la propria
azione di governo alla realtà territoriale giuridica-culturale che si trova dinanzi.
Ha la capacità di coinvolgere come suoi collaboratori toscani di valore, in questo modo ha una
visione chiara della Toscana sotto molteplici punti di vista ed è in grado di conoscere i problemi
giuridici e organizzativi della realtà toscana.
Ha una visione complessiva delle riforme da attuare: riguarda società, economia, amministrazione
dello Stato e giurisdizione.
Nei confronti della Chiesa assume una politica giurisdizionalista cioè concepisce una Chiesa che
si rapporta quasi subordinata allo Stato, afferma che i vescovi rispondono solo a Dio e al Sovrano.
Con una serie di provvedimenti dal 1773 al 1782 abolisce il Tribunale di Inquisizione, abolisce il
diritto di asilo e scioglie l’ordine dei Gesuiti.
Leopoldina (1786)
Preparazione:
Il titolo completo è ‘Riforma della legislazione criminale e toscana’
Si tratta una normativa che riguarda il diritto penale sostanziale e processuale, redatta secondo le
idee di Beccaria, Montesquie e Sonnenfels.
Leopoldo segue personalmente l’elaborazione di questo provvedimento e chiede un dossie in cui si
precisino i tassi di criminalità, i mezzi di repressione normalmente usati all’interno del Granducato.
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Leopoldo arriva ad abbozzare un progetto di riforma, fissa una serie di punti chiave e dà tale lavoro
in mano ai suoi collaboratori, i quali si mettono ad analizzare e strutturare il progetto.
Quadro generale:
È un testo che contempla un prologo e con 119 articoli elencati in numeri romani.
Quindi dal I a L (50esimo) disciplinato il diritto processuale.
Dal LI a CXIX disciplinato il diritto penale sostanziale con delle riprese riguardanti le pene.
Il testo è scritto con uno stile filosofico e discorsivo poiché Leopoldo vuole spiegare il perché delle
norme e delle innovazioni. Vuole esplicitare le motivazioni umanitarie che lo muovono, in
particolare occorre mitigare sia la procedura che la punizione.
Il proposito è quello di andare a incidere su i punti che ormai non sono più accettabili di questo
sistema – quindi non si parlerà della Leopoldina come Codice perché non c’è stata una sostituzione
completa del sistema penale.
Buona parte della legislazione precedente rimane vigente.
Pene
Sono un mix di antico e nuovo: troviamo pene già praticate nell’antico regime ma troviamo anche
dell’esclusioni quindi non più ricomprese, troviamo applicato il criterio di proporzionalità e non
troviamo la pena di morte.
Elenco delle pene:
Lavori pubblici sono i lavori più gravi che possono essere applicati come sanzione, per gli
uomini possono durare da 3 anni per tutta la vita e sono accompagnati da un anello tondo al
piede con doppia catena.
Ergastolo per le donne può durare da 1 anno a tutta la vita, può essere accompagnato dalla
rasatura.
Pene pecuniarie
No pene indelebili sul corpo, non c’è più il marchio
No confisca
Confino e esilio
Gli aspetti più deteriori del sistema di antico regime, come la pena di morte o le pene mutilanti,
sono stati eliminati tuttavia non sono state eleminate le pene corporali (frusta pubblica..)
PENA DI MORTE – ABOLITA
Abolita nell’art. LI primo articolo della parte sostanziale. Per Leopoldo la pena di morte fa orrore al
legislatore ed è sostituibile con altre pene più efficaci e meno lesive come i lavori pubblici.
(Leopoldo riprende Beccaria)
Leopoldo si distingue da Beccaria con la parte successiva delll’art. 51 quando fa riferimento della
funzione della pena. Per Beccaria la pena doveva prevenire il delitto, allontanare i soggetti dal
delitto senza umiliare la dignità o togliere la vita.
Per Leopoldo invece la funzione del punire è volta a ristabilire l’ordine sociale cge è stato violato
con il delitto, dare sicurezza ai cittadini e di recuperare il reo – diritto penale deve ricondurre il
soggetto a una rieducazione per un nuovo inserimento nella società. (aspetto molto moderno che
non troviamo in Beccaria)
Aspetti problematici
Leopoldina è una legislazione volutamente parziale che va a toccare quegli istituti, norme di antico
regime che non potevano ancora durare.
La Leopoldina va a toccare determinati punti:
Il processo rimane inquisitorio nella fase delle indagini. La fase successiva si innestano delle
grandi novità anche se alcuni aspetti rimangono legati al processo romano-canonico.
Il processo diventa pubblico. Leopoldo elimina le prove legali come prove che
obbligatoriamente il giudice deve raggiungere per condannare. L’arbitrio giudiziale non
scompare, il giudice può decidere sulla base di una pluralità di indizi e può combinare delle
pene straordinarie.
Ammette la difesa dell’imputato e toglie la tortura per arrivare a una confessione. Pone anche
dei limiti inerenti alla cattura. Per quanto riguarda la contumacia cioè l’assenza di un
soggetto durante un processo, è soltanto un indizio quindi non è la prova di colpevolezza, non
equivale a una confessione e se il soggetto ricompare dopo la chiusura del processo si ha diritto
a un nuovo processo. 13
Il giuramento è un elemento fondamentale ma non può essere imposto alle parti perché non si
può costringere un uomo nell’alternativa.
Prevista l’Avvocatura dei poveri – difesa di ufficio per i soggetti che non possono affrontare il
pagamento
Previsto un Banco di deposito per il risarcimento della vittima
TORTURA – ABOLITA
Abolita nell’art.33, in realtà era già in disuso nei Tribunali toscani.
Leopoldo prende tale decisione in coerenza con i provvedimenti della madre M.T. in Austria.
La tortura va a depotenziare il ruolo del giudice poiché gli va a togliere un grande strumento
considerato essenziale per la confessione dunque alla verità del fatto del reato.
L’attacco arriva da un legislatore, che decide di fare a meno della tortura e quindi va a eliminare
uno dei passaggi fondamentali della procedura penale dell’antico regime.
Rimangono tuttavia gli indizi, la possibilità di valutare tali indizi da parte del giudice per valutare
una colpevolezza che può essere sanzionata in misura minore rispetto a ciò che prevede
l’ordinamento.
Leopoldo afferma che il giudice può ricorrere ad altre fonti (Leopoldina non completa) ma lo deve
fare applicando quello che è lo spirito della riforma che è uno spirito comunque improntato a
moderazione.
Grande differenza con Beccaria poiché egli aveva eliminato del tutto nella sua visione la possibilità
di far ricorso all’arbitrio giudiziale – il giudice doveva applicare le leggi e secondo Beccaria
affidare le leggi a un’interpretazione giudiziale è un argine rotto al torrente delle opinioni.
Prevenzione di polizia
Consente agli organi di polizia una serie di provvedimenti come il carcere, l’esilio fino a 6 mesi nei
confronti di soggetti ritenuti pericolosi come oziosi, vagabondi e piccoli contravventori.
Questi provvedimenti potevano essere adottati senza processo quindi senza quelle garanzie che
Leopoldo riconosceva all’interno del processo.
In una circolare del 1787 questo potere si estende poi a persone prepotenti e arbitrarie. Aspetto di
modernità in senso negativo, poiché nel 1800 vedremo configurarsi il cd. doppio binario cioè da una
parte una normativa codicistica penale-processuale più o meno garantista, affianco a questo ci sarà
la possibilità da parte dei tutori della forza pubblica di prendere dei provvedimenti anche fortemente
restrittivi e penalizzanti passando però non sotto un processo attuato da un magistrato ma sotto
attività di carattere amministrativo.
In conclusione
La Leopoldina è un testo complesso che mantiene dei tratti di continuità con il diritto di Antico
Regime per il tipo di pene, poteri del giudice e riforma parziale. Non si tratta di un vero codice
perché non è completo, ha uno stile discorsivo in cui si dilunga.
Rappresenta una novità assoluta poiché mostra come sono realizzabili le riforme secondo le idee
illuministe.
LOMBARDIA AUSTRIACA
Possedimento di casa d’Austria che nasce dall’unione del Ducato di Milano con il Ducato di
Mantova, per volontà di Giuseppe II nel 1784.
Strategia di Giuseppe II 14
L’idea è quella di imporre in Lombardia gli stessi provvedimenti emanati per i territori ereditari:
introduce il Codice di procedura civile del 1781.
Tenta di introdurre:
1. Il Codice civile cd. Galiziano del 1786, codice parziale che aveva mezzo in campo l’imperatore
e qui si prepara una traduzione pronta nel 1788 ma ci sono delle difficoltà di adattamento del
testo e opposizioni del ceto giuridico lombardo – testo che alla fine non viene messo più in
vigore.
2. Codice penale del 1787 “Giuseppina” il ceto giuridico lombardo è allarmato da tale testo. È un
testo indigesto, per questo Giuseppe concede una Giunta che elabori una sorta di adattamento
agli usi lombardi del testo.
I giuristi lombardi e magistrati, tra cui Beccaria, si mettono all’opera per redigere un piano di
adattamento. Tuttavia accade che lo stesso Giuseppe II blocca i lavori, poiché è pronto il suo
Codice di procedura penale e vorrebbe che anche questo adattamento lombardo tenesse conto
anche del nuovo codice di procedura.
3. Codice di procedura penale del 1788 anticipa emanando un provvedimento provvisorio ‘Norma
interinale del processo criminale per la Lombardia Austriaca’ del 1786 – testo che anticipa i
contenuti del codice.
Lo scopo era quello di preparare il terreno all’introduzione del suo prossimo codice processuale
penalistico.
Si tratta di 363 paragrafi che anticipano le scelte che vengono prese poi nel Codice di procedura
penale. Ci sarà una cornice inquisitoria composta da prove legali ma senza la tortura e con
l’obbligo del giudice di attenersi alla norma.
Ritroviamo la supremazia del giudice sull’imputato - modello inquisitorio che si lega ai principi
illuministici (principio di legalità, eliminazione arbitrio giudiziale e le prove legali diventano
una garanzia per l’imputato).
Rimarrà in vigore per la Lombardia fino al 1807 quando sarà sostituito dal Codice di procedura
penale del Regno d’Italia sotto Napoleone.
Strategia di Leopoldo II
Diventa imperatore dopo la morte del fratello Giuseppe II nel 1790.
Egli interviene a limitare le asprezze maggiori della legislazione Giuseppina, poiché egli aveva
un’altra sensibilità.
Per quanto riguarda la Lombardia, attua una strategia simile al Granducato di Toscana quindi
coinvolge i giuristi lombardi e forma una Commissione nel 1791 che avrebbe dovuto codificare il
diritto penale e processuale penale in modo autonomo e modificare il Regolamento civile nel 1781.
Vengono costituite successivamente 2 giunte (civile e penale). Il lavoro della giunta penalistica, 15
troviamo Beccaria, e giuristi importanti con incarichi istituzionali e giudiziari. Vedremo come il
loro lavoro si orienterà verso la codificazione del diritto penale, inoltre una delle tematiche
fondamentali sarà la pena di morte.
I lavori della Giunta scelgono anche una via autonoma, una valutazione dei due provvedimenti
secondo le ‘circostanze locali’, cioè valutando la situazione lombarda.
Un’altra scelta è quella di elaborare in via separata delle elaborazioni per il diritto penale e
procedura penale.
Questioni affrontate
I commissari si occupano delle pene e pena di morte – dalla discussione perviene una maggioranza
che è favorevole al mantenimento della pena capitale.
La minoranza invece si esprime contraria tranne nel caso di pericolo per lo Stato (già Beccaria, nei
Delitti e nelle Pene ricomprendeva tale argomento).
Durante le discussioni emerge un nuovo argomento che non era all’interno del testo di Beccaria:
favore dell’abolizione della pena di morte in merito alla sua irrecuperabilità – si afferma che una
volta applicata la pena di morte, si scopre che soggetto innocente, la pena di morte non sarà più
irrimediabile.
Circostanze di reato
Si segue l’impostazione del Codice Giuseppino ma con alcuni precisazioni:
- Vengono ampliate serie di circostanze identificate in parte generale da tener conto nella
valutazione del reato. (reo confesso, sesso, età e astuzia nel compimento del reato)
- Sono meglio precisati i limiti dei poteri dei giudici – si nota un rispetto nei confronti del
principio di legalità.
- Nei singoli reati la considerazione di altre circostanze fa determinare la pena entro un minimo e
un massimo predeterminato per legge per evitare l’arbitrio giudiziale.
Conclusioni
Rimane in forma progettuale, Leopoldo muore e con Francesco II cambieranno le condizioni e le
preoccupazioni che presiederanno i provvedimenti penalistici (poiché in Francia rivoluzione -
cambia la cornice generale europea). Tuttavia in tale progetto troviamo un mix di istanze
illuministe, garantiste, umanitarie ma anche utilitariste e repressive. Per certi versi sono adottati
principi di uguaglianza e di mitezza, accompagnati con elementi repressivi importanti. La Giunta
lavora per soluzioni autonome e si ritrovano anche aspetti di continuità con il diritto comune
inerente al tipo di pene o lesa maestà. Elemento di novità è lo stile precettivo simile al modello di
Codificazione.
I giuristi nel corso del tempo faranno riferimento a tale Codice per i modelli di codificazioni futuri
sia francesi e italiche.
VOLTAIRE (1694-1778)
Considerato uno dei padri della Rivoluzione stessa, per il suo impegno illuminista per la libertà.
Non è un giurista e le sue armi sono l’ironia e satira distruggendo tutto ciò che limita la libertà della
persona e il pensiero del singolo.
Si scaglia contro le istituzioni giuridiche ma anche religiose in particolare nei confronti della Chiesa
cattolica vista come oscurantista, intollerante e oppressiva – tuttavia la stessa Chiesa è utile per
controllare le masse e garantire l’ordine sociale.
Egli si ritiene antitradizionalista e si basa sull’idea che il sapere umano abbia il coraggio di
conoscere direttamente le cose e la verità delle cose senza affidarsi a idee precostituite.
Nel suo pensiero il concetto centrale è la libertà, non tanto libertà di autodeterminazione o libertà 17
del volere – di cui egli stesso dubita, poiché ossessionato sull’idea dell’immortalità dell’anima.
Egli intende per libertà la libertà di agire, di parole e di possedere pertanto è definito il campione
della libertà borghese. Egli si scaglia contro i vincoli che impediscono l’esercizio di determinate
attività, si scaglia contro limiti di carattere economico e feudale.
Anche la libertà di parola può essere messa in relazione con la libertà religiosa – editto sul trattato
della tolleranza poiché si pone il problema della convivenza di diverse fedi e trova la soluzione
nella tolleranza.
I pregiudizi di Voltaire
In certi scritti si riscontra un Voltaire razzista contro gli ebrei, persone di colore e poveri.
Identificava gli ebrei come un popolo ignorante e barbaro tuttavia afferma che non bisogna
bruciarli. La tolleranza in Voltaire è un lasciar vivere ma senza rispetto.
Identificava le persone di colore come inferiori all’uomo europeo sia dal punto di vista fisico che di
intelligenza. Le persone di colore sono la causa di schiavitù a favore delle popolazioni bianche,
dimostrando la superiorità del bianco.
I poveri invece, si meritano di essere poveri poiché inferiori – ci sono due classi ben distinte i ricchi
e i poveri, tuttavia non tutti i poveri sono infelici poiché nati da già poveri non riflettono sulla loro
condizione.
Inoltre è antidemocratico ove il popolo non va educato ma va diretto, poiché il popolo non ha la
capacità di usare la ragione.
Voltaire e il diritto
Formula dei giudizi sui processi, sull’assenza di garanzie, strapotere dei giudici e pregiudizi che
possono incidere sulle condanne.
Utilizza la sua vena polemica ottenendo un grande riscontro, ma l’idea base è quella che esista una
giustizia naturale che è conoscibile da ogni uomo, attraverso la ragione.
Ragioni che servono per controbattere che in Francia esiste un diritto frammentato e contradditorio,
che sanziona diversamente – Voltaire afferma che il diritto francese è malfatto quindi deve essere
cambiato.
ROUSSEAU
Maggiori pensatori dell’Illuminismo insieme a Voltaire, Montesquie e Beccaria.
Tante delle sue idee sono state riprese durante la Rivoluzione diventando norme di legge e poi sono
anche state abbandonate.
È considerato uno dei padri della Rivoluzione, anche se è vissuto e morto prima della Rivoluzione.
Rousseau trova come principio cardine della convivenza civile l’uguaglianza conciliata alla libertà.
Abbiamo il culto della legge che deriva dall’opera di Rousseau, lo strumento legge è lo strumento
cardine per le riforme – per Rousseau è importante perché coordina con la sovranità popolare cioè il
contratto sociale crea una nuova società in cui la sovranità spetta al popolo. (vocazione della
Un altro punto importante è la vocazione alla rigenerazione soprattutto nella 1° fase rivoluzionaria,
c’è molta fiducia a creare un nuovo uomo liberato dai pregiudizi, aperto alle novità e costruire una
nuova società.
Rousseau viene anche tradito dalla Rivoluzione, nel corso degli eventi si farà sempre più ricorso
alla violenza fino ad arrivare alla fase del Terrore – per Rousseau la violenza era negata, poiché il
sangue dell’uomo ha un prezzo troppo alto per la libertà, quindi non ammette l’uso della violenza.
In età Rivoluzionare ci saranno tante fasi ove emergerà il prima del legislativo, ma con un
progressivo imporsi dell’esecutivo e infine ci sarà la perdita della fiducia nella rigenerazione
dell’uomo.
Il sistema della rappresentanza per Rousseau non può funzionare, per questo si inventa una figura
un sapiente legislatore che abbia la capacità di formulare le leggi ma sottoposte al referendum –
quindi approvazione del popolo – si formula l’idea di una democrazia referendaria.
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La codificazione secondo Rousseau
Considerazione sul governo della Polonia (1772) è uno scritto sollecitato da un Conte polacco che
chiede a Rousseau di ragionare su un testo costituzionale.
Al capitolo 10 troviamo un programma di unificazione delle fonti secondo Rousseau. Unificare le
fonti vuol dire codificare, quindi realizzare 3 Codici: uno in ambito politico, ambito civile e ambito
criminale. Devono essere Codici chiari, precisi e brevi e debbono essere insegnati all’interno
dell’università (funzione educativa). Codici uniformi per tutto il territorio e devono contenere il
diritto naturale di libertà e uguaglianza.
Non devono contenere consuetudini e il diritto romano.
Ci sono lacune in diversi ambiti e in questo caso bisogna lasciare la decisione al buon senso dei
giudici – passaggio che distingue nettamente da Montesquieu (giudice bocca della legge).