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STORIA DELLA MUSICA – lezione 9

Il requiem di Mozart viene realizzato nell’ultimo anno dell’ultimo periodo di Mozart (luglio 1791),
completando la sua produzione, fatta di 626 composizioni. Nelle sue composizioni troviamo sempre davanti
ad una lettera (K, ossia Kochel), ossia l’iniziale di colui che ha redatto il catalogo di ordine coronologico
delle opere di Mozart, anche se è sempre in corso di revisione.
Nel 1791 Mozart stava lavorando alle sue ultime opere:
- Il flauto magico, la sua ultima composizione in tedesco;
- Delle composizioni da camera;
- Inoltre in questo periodo entra nella Massoneria, una scietà di intellettuali che si proponeva di
diffondere il sapere verso la gente comune, per cui doveva scrivere dei massoni.
In questo periodo Mozart entra in contatto con un uomo di corte sconosciuto che li chiede di comporre un
Requiem per un decesso chiesto in maniera ben lavorato. Fino al 1964 non si è mai saputo chi fosse l’uomo
che aveva commissionato a Mozart il Requiem, portando a molte speculazioni, alla fine si scoprì che era un
signore aristocratico che viveva fuori da Vienna e che molte volte aveva rubato i lavori di musicisti che
aveva commissionato, dopo la morte della moglie aveva commissionato il Requiem a Mozart proprio per
questa ragione. Mozart, nelle sue lettere, afferma di essere un po’ inquietato e perplesso da questa richiesta.
Mozart propone 4 settimane di tempo, ma in una lettera dell’agosto 1791 li chiede che serve maggior tempo
e maggior denaro in quanto era molto interessato al lavoro. Il problema è che nel periodo tra il Settembre e
Novembre 1971 Mozart era molto occupato con:
- La prima del Flauto magico, che stava ritoccando, in quanto era un punto di riferimento per l’opera
tedesca;
- Concerto per clarinetto, di cui si innamora del timbro, divenendo il primo a sperimentare lo
strumento sia nella musica strumentale che nell’opera;
- I lavori per la massoneria, per cui realizza Kleine Freymaurer Kantate K. 623, una delle sue ultime
opere.
Infatti per queste commissioni il lavoro del requiem avviene davvero tra il Novembre e il 4 dicembre 1791,
anche perché nel mentre avverte un emozione particolare, probabilmente sia perché sente di star per morire
(quindi diventa anche un requiem personale), ma anche per i presentimenti inquietanti sulla sensazione di
essere avvelenato. Al riguardo, Salieri nel 1823 (nel suo ultimo periodo di vita), dice a Shiller (biografo di
Bethoven) afferma di aver avvelenato Mozart, si inizia quindi a pensare che avesse fatto ciò per trovarsi
spazio e farsi notare, ciò ha due problemi:
- Nel 1823 Salieri aveva una forte demenza senile, affermando dettagli che molte volte non erano
veritieri;
- Salieri in realtà era più importante all’epoca rispetto a Mozart, quindi non vi era nessun movente.
Ci fu quindi un processo che si concluse solo nel 1927 alla corte di Milano, quando Salieri venne accolto.
Mozart non fa mai in tempo a completare il Requiem perché muore il 4 dicembre 1791. In questo periodo lui
entra nella casa dei Weber, dove ci sono tre sorelle musiciste: Loise (una famosa cantante di cui lui si
innamora ma non la ricambia), Constanze (che diventerà poi la moglie di Mozart), Sophie (che racconta la
morte di Mozart). Ragione per cui, sul letto di morte Mozart fu chiesto al suo assistente Sussmayr di aiutarlo
a finire il Requiem. Alla fine Mozart verrà seppellito in una zona comune (ragione per cui possiamo capire
perché in parte il discorso di Sophie Weber sia in parte falso).
Visto che Mozart muore prima della fine della composizione del Requiem essa è abbastanza incompiuta.
Generalmente nella realizzazione di questi testi funebri possiamo trovare diversi brani:
- Inserisci le parti standard.
Per scrivere una composizione per soli, coro e orchestra si parte con la particella, un abbozzo della partitura
dove si scrive solo la linea del basso e le parti vocali\cantate. Mozart riesce a scrivere la particella fino
all’Ostias con voci e basse. Dopo ciò si procede con l’orchestrazione completa, che Mozart riesce a
completare solo per il Kyrie.
Constanz vuole vendere l’ultimo lavoro di Mozart, per tal motivo la fa completare da Sussmayr, dove
aggiunge l’orchestrazione completa, tranne per le ultime tre parti, di cui non si sa se sono delle sue idee o c’è
anche un piccolo contributo di Mozart, in parte perché queste ultime parti sono inferiori rispetto a quelle
precedenti, ragione per cui in molti concerti non vengono suonate, come nella versione di Lemin. In Agnus
Dee invece sentiamo molto il lavoro di Mozart, per diverse ragioni:
- Nella parte finale, il cum santis, Sussmayr copia il Kyrie;
- Nella parte precedente troviamo anche un elevato livello che inizia a far pensare che possa essere
stato dettato da Mozart, anche se vi è la scrittura di Sussmayr.
Il Requiem osserva la morte da diversi molti, presentano così l’ambiguità centrale di Mozart:
- Il terrore della morte rappresentato dal ritmo zoppicante;
- Il lacrimosa che cerca di rappresentarti la morte in maniera consolatoria, con una richiesta di
salvezza;
- La rassegnazione, un elemento quasi pre-romantico che ci mostra la morte non come qualcosa da
combattere ma qualcosa di cui dobbiamo essere conscenzioso;
- La celebrazione, rappresentata dai timbri che ci mostrano come i vivi celebrano e vedano la morte;
- Un accenno di speranza, rappresentando la morte come un senso di salvezza, una caratteristica pre-
romantica.
- Un senso di disperazione.
Ci troviamo di fronte ad una lettura della morte poliedrica. A ciò bisogna affiancare una caratteristica
centrale di Mozart: l’influenza del teatro. Il teatro è il luogo della mondanità, superficialità e la musica sacra,
il luogo della profondità e del trascendente, due binari che nella storia della musica sono sempre stati
paralleli. Già in Bach troviamo delle interferenze tra questi due binari: la teatralità entra negli oratori
bachiani portando dei dramma all’interno della musica sacra. Con Mozart, non solo nel Requiem, ma anche
nelle messe precedenti il teatro entra in maniera decisiva come nutrizione della musica sacra. Un esempio è il
Tuba Mirum, dove annuncia l’arrivo del giudizio universale. Viene diviso in quattro parti:
- Prima parte: solo un basso accompagnato da un trombone. Presenta toni celebrativi in tempo lento,
in quanto il trombone nasce come strumento sacro;
- Seconda parte: segue il tenore, prova inquietudine, vive con grande tensioni il confronto con l’aldilà;
- Tera parte: il contralto, ha un carattere disperato;
- Quarta parte: il soprano, ci da della speranza, con la sua tonalità maggiore.
Entrano in maniera progressiva, uno dopo l’altro. In poche battute ci portano davanti alla visione di una
morte differente e completa e l’entrata dei personaggi sul palcoscenico, in scena.
Il Lacrymosa. Nelle otto battute finali Mozart riesce a creare il materiale e l’intensità emotiva che poi viene
prolungata sa Sussmayr. Ciò è possibile grazie a tre fondamentali elementi:
- I violini, rappresenta un essere o un non essere, che rappresenta la morte che Mozart sentiva in quel
momento;
- Il canto, che rappresenta il lamento dell’uomo di fronte alla morte;
- Il riferimento alla resurrezione, grazie ad una progressione finale dove Mozart sale sempre di più.
In una lettera al padre del 4 aprile 1787, Mozart parla in maniera matura ed estetica della morte che viene
rappresentata anche nel Lacrymosa, dove afferma che l’obiettivo della vita della morte, che lo rende
consolatorio, in questo modo di avvicinarsi ai pensieri romantici.
Counfantis. Si allude al giorno del giudizio, che separerà i condannati dai credenti e rappresenta la morte.
Mozart ci mostra due immagini nel testo: i condannati che scendono nell’inferno e i credenti che salgono
verso l’alto. Per rappresentare ciò, Mozart divide il coro in due: i maschi (tenori e bassi) affidandoli la
rappresentazione dei condannati, le femmine (contralti e soprani) che rappresentano i credenti i benedetti.
Nella fine del brano cerca di rappresentare un unione con il finale dominio del coro femminile, è come se la
bellezza e purezza della speranza (donne) riuscisse a spegnere le fiamme degli inferi.

1.03,14

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