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A partire dal 1600, per più di un secolo e mezzo, la chitarra diventa
uno strumento estremamente popolare in Europa, vivendo ricche
esperienze e numerosi cambiamenti sia dal punto di vista
organologico, sia nella sua tecnica esecutiva. Anche la letteratura
musicale della chitarra cresce notevolmente, seppure le sue varie
accordature non sono sempre ben decifrabili.
Non è semplice arrivare ad una completa comprensione dello stile
musicale della chitarra in questo periodo e per poterlo fare, è
innanzitutto fondamentale conoscere il senso filosofico che anima
tutto il '600:
il Barocco è stato un movimento estetico, ideologico e culturale sorto
in Italia e propagatosi in tutta Europa nel mondo delle arti, della
letteratura, della musica e in numerosi altri ambiti. L'etimologia del
termine è riconducibile all'aggettivo francese "baroque", tratto dallo
spagnolo "barrueco" e dal portoghese "barroco", che significa
letteralmente "perla di forma irregolare". Il termine "barocco" indicava
dunque l'irregolarità, acquisendo successivamente il significato
generico di stravagante, bizzarro, esagerato, eccentrico. Sono
proprio questi infatti gli elementi che caratterizzano questo periodo,
epoca dell'estrosità, della fantasia, della sfarzosità e
dell'esagerazione che tende a sfociare nel bizzarro. Dopo il
Rinascimento che, con i suoi canoni classici di perfezione ed
equilibrio, aveva preferito una linea più razionale basata
sull'intelletto, l'arte barocca preferisce l'irregolarità e mira invece al
cuore, ponendo in risalto i sentimenti, le passioni, la teatralità, con lo
scopo di sedurre e conquistare il gusto degli spettatori, di stupirli e di
meravigliarli. Espressione tipica del barocco è la locuzione latina
horror vacui, ovvero "terrore del vuoto": in ambito artistico si tendeva
spesso infatti a riempire completamente l'intera superficie di un'opera
con dei particolari finemente dettagliati.
Anche la chitarra viene decorata accuratamente attraverso l'utilizzo
di legni preziosi e materiali pregiati come la madreperla e lavorando
artisticamente soprattutto la rosetta: lo strumento diventa, sin dai
primi anni del secolo, uno strumento alla moda: bella e slanciata
come una figura femminile, la chitarra compare spesso nei dipinti
come oggetto decorativo tra le mani di qualche fanciulla.
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L'autore fu accusato di plagio da Corbetta, che notò alcune
somiglianze con le sue sonate, ma non è credibile che Granata
abbia volutamente copiato il compositore. Infine egli scrisse anche
per chitarra attiorbata: un tipo di chitarra munita di sette corde di
bordone molto lunghe aggiunte al registro grave dello strumento,
poste fuori dal manico in sospeso e non tastate, che venivano
pizzicate a vuoto per aumentare la sonorità della chitarra e avere un
accompagnamento continuo. Esistono varianti simili anche di altri
strumenti come il liuto, ovvero la tiorba o l'arciliuto, dotato di un
manico più lungo e un secondo cavigliere al quale sono fissate le
corde di bordone.
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Nel 1659 Granata pubblicò un quarto libro: Soavi concenti di sonate
musicali per la chitarra spagnuola... opera quarta, nel quale è ancor
più presente l'influsso francese ed è evidente l'estrosità e creatività
dell'autore derivanti dalla scuola bolognese; il suo interesse per la
suite comincia invece a svanire. Dopo alcuni anni di pausa dedicati
alla sua professione di barbiere chirurgico e ad altre occupazioni
finanziarie e commerciali, Granata riprende la sua attività musicale
con un quinto libro intitolato Novi capricci armonici musicali... per la
chitarra spagnola... opera quinta e pubblicato nel 1674, dove
acquista molta importanza la musica da camera: l'opera si apre
infatti con alcune danze per chitarra, violino e viola da gamba, seguiti
da pezzi per chitarra sola. Scompare quasi del tutto l'interesse di
Granata verso la forma di suite.
I primi libri scritti interamente ed esclusivamente con l'utilizzo della
notazione mista furono pubblicati a Firenze: qui operarono Antonio
Carbonchi e Angelo Michele Bartolotti. Caratteristica interessante del
libro di Bartolotti è che quest'ultimo si apre con 24 passacaglie in
tutte le tonalità maggiori e minori, ognuna delle quali si conclude
sull'accordo con cui inizia quella seguente, creando così un'unica
opera la cui struttura verrà utilizzata come modello da altri autori
successivi. Inoltre, i brani che seguono le passacaglie sono per la
prima volta organizzati in forma di suite in quattro movimenti:
allemanda, corrente I, corrente II, sarabanda.
Nel 1692 Ludovico Roncalli pubblicò a Bergamo i Capricci armonici
sopra la chitarra spagnola, nei quali la suite assume molta più
importanza, diventando una forma solidissima e ben organizzata:
mentre fino ad allora essa era composta da non più di tre o quattro
brani, eventualmente preceduti da un preludio, con Roncalli la suite
si articola su un complesso di cinque o sette brani, seguendo la
forma tipica delle suite di Bach: il preludio è assunto come forma
obbligatoria; seguono poi le quattro danze più o meno usuali, ovvero
allemanda, corrente, sarabanda e giga e vengono introdotte due
nuove danze (dette galanterie) da inserire eventualmente prima della
giga: il minuetto e la gavotta. L'opera di Roncalli è costituita da nove
suite in varie tonalità con scrittura abbastanza complessa che
l'autore definisce "i primi aborti della sua debole cetra"; egli è infatti
un dilettante, un amatore (figura tipica settecentesca) della chitarra e
non un professionista. La musica di Roncalli si distacca dalle
precedenti per la sapiente coerenza stilistica, per un fraseggio
melodico ben costruito su periodi modulanti e per il chiaro senso
tonale: fino ad allora si scriveva ciò che veniva suonato
estemporaneamente, inserendo perciò gli accordi che più piacevano,
anche se risultavano un pò "estranei"; Roncalli invece comincia a
dare una chiara unità tonale ai suoi brani. Il valore di questa musica
spinse Oscar Chilesotti, un importante trascrittore di fine '800, a
raccogliere e trascrivere vari brani per liuto e chitarra antica
(importante intuizione perchè fino al '900 si usava suonare la musica
contemporanea e non quella del passato, in quanto quasi tutti i
musicisti erano anche compositori) e nel 1931 un compositore
italiano di nome Ottorino Respighi armonizzò per orchestra la
stupenda passacaglia finale dell'ultima suite di Roncalli.
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Anche l'editoria di Roma, Venezia e Milano fu redditizia; il libro più
importante pubblicato a Milano fu quello di Corbetta.
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Francesco Corbetta è sicuramente uno dei più noti e importanti
personaggi dell'epoca barocca, sia in Italia che all'estero: egli infatti
nacque a Pavia ma fu sempre un grande viaggiatore alla ricerca di
nuove esperienze ed un artista internazionale; andò in Spagna, a
Vienna, in Germania, nei Paesi Bassi, ma acquisì grande fama
soprattutto in Francia e in Inghilterra. Nella musica di Corbetta la
melodia non è più concepita come un riempitivo di passaggio tra un
accordo e l'altro, ma diventa l'elemento principale, sorretto da una
ricca armonia. Viene sviluppato molto il contrappunto e gli
abbellimenti, fino ad allora affidati al gusto personale dell'esecutore e
alla sua improvvisazione, assumono un valore molto più importante:
essi diventano funzionali al tipo di composizione e parte essenziale
per un corretto svolgimento melodico-armonico; per tale ragione, si
inizia a scrivere gli abbellimenti sulle intavolature. Sotto probabili
influssi francesi, la scrittura musicale di Corbetta si avvicina inoltre
allo stile brisé (spezzato), dove la polifonia armonica si arricchisce di
ritardi, appoggiature, note in scala con rapidi passaggi di biscrome,
ecc.
L'opera più importante di Francesco Corbetta è "La Guitarre Royalle"
(la chitarra reale), di cui scrive due copie: la prima, nel 1671,
dedicata al Re d'Inghilterra Carlo II e la seconda, nel 1674, dedicata
al Re di Francia Luigi XIV, detto anche Re Sole. Durante il '600
infatti, ci fu un grandissimo fiorire della chitarra barocca in questi due
Paesi e i chitarristi erano contesi tra la corte inglese e quella
francese: lo stesso Corbetta passò gran parte della sua vita tra
Londra e Parigi. Alla fine dei due libri l'autore inserì anche alcune
opere per due chitarre (che suonava probabilmente assieme al suo
allievo Robert De Visée) e alcuni interessanti brani per due o tre voci
con basso continuo e chitarra.
Anche la Francia è legata agli influssi spagnoleschi così detestati
dalla cultura ufficiale (in quanto abbastanza rivali politicamente): nei
balletti, genere di spettacolo preferito dai francesi, era consueta
l'entrée des espagnols, suonatori di chitarre vestiti con grotteschi
costumi di piume a vivaci colori. Arrivarono però ben presto gli
italiani della Commedia dell'arte, artisti dotati di originalissima
creatività che suonavano ancora il vecchio chitarrino napoletano a
quattro cori, la cui pratica risale alla tradizione orale di origine
rinascimentale. La Francia fu inoltre governata per un certo periodo
dal cardinale italiano Mazarino, che favorì gli artisti italiani e diffuse la
loro musica. Fu fondamentale per la diffusione della chitarra barocca
in Francia il contributo del Re Sole, che aveva una grande
propensione verso l'arte, la cultura e la musica: egli studiò liuto e
clavicembalo, ma il suo strumento prediletto era la chitarra (anche se
non si è certi se sapesse suonarla o meno). Grazie a questo suo
diletto chitarristico, i suonatori di chitarra riuscirono a prendere posto
nelle corti e presso i principi, che di conseguenza erano interessati
allo strumento. Al di fuori dell'attività cortigiana, a Parigi cominciò a
diffondersi inoltre il fenomeno del concerto privato.
Considerato il miglior chitarrista francese dell'epoca, Robert De
Visée fu un allievo di Corbetta, ma in netto contrasto con la
personalità e la musica del maestro: mentre Corbetta era uno spirito
vivace in continua ricerca di esperienze ed avventure in giro per il
mondo, fiero della sua indipendenza e dell'ammirazione nei suoi
confronti, De Visée era al contrario il tipico uomo di corte, nato e
morto a Parigi; poco altro si sa della sua vita. Il compositore suonò
nelle corti di Versailles ed alcune sue composizioni furono scritte con
lo scopo di allietare il sonno del Re Sole o le riunioni dei più alti
personaggi di corte. Pubblicò due libri dedicati alla chitarra, con
l'obbiettivo di "soddisfare preferibilmente l'orecchio di tutti". La sua
musica è molto equilibrata, caratterizzata da fraseggi abbastanza
brevi, semplicità lineare, compostezza formale e un'accurata
cesellatura delle forme (cura dettagliata). La melodia è molto
semplice e gradevole, l'armonia costantemente modulante è
abilmente arricchita da ritardi, appoggiature e dall'alternanza di modi
maggiori e minori, mentre il contrappunto è limitato. De Visée si
ispirò moltissimo al suo ideale modello Jean-Baptiste Lully, artista
italiano che trascorse gran parte della sua vita alla corte di Luigi XIV,
ottenendo la naturalizzazione francese.
Come è stato già detto in precedenza, la produzione chitarristica non
ebbe grande sviluppo in Spagna in epoca barocca, costringendo i
più importanti chitarristi ad andare altrove: mentre in Italia fu aggirata
la crisi editoriale con la stampa di piccoli libretti, la Spagna rimase
per quasi tutto il secolo ancorata alla sua tradizione essenzialmente
orale. Il maggior chitarrista spagnolo della sua epoca è Gaspar Sanz
(che dovette incidere le lastre del suo libro di propria mano): egli fu
un grande viaggiatore e passò molto tempo anche in Italia, in
particolare a Roma e Napoli. Pubblicò nel 1674 circa l'opera
Instruccion de musica sobre la guitarra española, composta da tre
libri: per i brani in notazione accordale, che comprendono danze
spagnole e italiane, Sanz utilizzò la notazione alfabetica italiana,
ritenendola la "migliore, più usata e conosciuta tra gli amatori"; per
tutte le altre composizioni egli utilizzò invece la notazione mista.
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Sanz si ispirò molto al compositore e clavicembalista napoletano
Domenico Scarlatti, inserendo nelle sue sonate molte dissonanze: ad
esempio in Canarios, una delle sue più importanti composizioni
contenute nell'opera citata, ispirata alle isole Canarie, sono presenti
molti cromatismi. Nel 1900 un compositore di nome Joaquìn Rodrigo
riprese alcune danze scritte da Sanz, componendo un concerto per
chitarra e orchestra diviso in 4 movimenti.
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Altro compositore spagnolo molto importante in questo periodo fu
Santiago De Murcia, di cui ci rimangono tre libri: uno stampato nel
1714 e intitolato Resumen de acompañar la parte con la guitarra,
che comprende trascrizioni di varie opere del periodo; il secondo
pubblicato nel 1732, intitolato Passacalles y obras de guitarra ed un
terzo chiamato Saldivar codex; De Murcia opera dunque nel '700
inoltrato. Con lui la musica assume connotazioni nuove: il senso
nazionalistico si stempera a favore di una maggior capacità ricettiva
delle influenze straniere. De Murcia fu accusato di plagio, ma
l'inclusione di opere di altri autori nelle sue antologie esclude questa
possibilità e fa pensare piuttosto ad un omaggio ai brani più famosi e
richiesti dagli amatori, che ricordavano e riconoscevano
maggiormente la musica del loro autore. Egli fu inoltre il primo in
assoluto ad introdurre le diteggiature della mano sinistra, in
"Passacalles y obras"; De Murcia si rivela un affascinante
compositore in cui trovano equilibrio le esperienze del passato e le
novità settecentesche.
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