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442-444 libro
«Uso di sostanze o metodi che per natura, dosaggio, metodo e applicazione, sono nocivi
alla salute e/o possono migliorare la prestazione fisica».
(Movimento Olimpico – Codice antidoping 1° gennaio 2000)
«Doping è il verificarsi di una o più violazioni delle norme sportive antidoping contenute nel
Codice mondiale antidoping»
(Codice WADA, World Anti-Doping Agency 1° gennaio 2009)
https://www.figc.it/media/131251/codice-sportivo-antidoping-di-nado-italia_csa_-1.pdf
La presenza di una sostanza vietata o dei suoi metaboliti o marker nel campione biologico
dell’Atleta ( Responsabilità oggettiva dell’atleta: personalmente responsabile)
• Possesso di sostanze vietate e ricorso a metodi proibiti
• Mancata reperibilità (Whereabouts Failures)
• Complicità.
• ……………………………………..
Pag. 444 libro
ATLETI, ALLENATORI, SOCIETA’ SPORTIVE: ricerca del risultato più che della graduale
formazione e crescita dell’ uomo e dell’ atleta. Già nelle categorie giovanili si
dimentica la dimensione educativa e formativa dello sport.
…E I GENITORI….? Sono complici di questo atteggiamento o lo condannano?....
Agli inizi del xx secolo il fenomeno era tacitamente ammesso. Si usavano preparazioni rozze, senza
dati certi della loro efficacia o di altri effetti.
➢ 1886: primo caso morte accertata per doping del ciclista Linton.
La Lista Antidoping
comprende diverse categorie:
EFFETTI COLLATERALI
Una loro assunzione ingiustificata,:
• altera la funzionalità di tiroide, fegato e reni, con alta
incidenza di tumori al fegato.
• L’introduzione esogena di ormoni che svolgono la stessa
funzione del testosterone porta all’inibizione della
produzione naturale dell’ormone,
• perdita di elasticità del tessuto connettivo muscolare,
con conseguenti rotture tendinee,
• una precoce saldatura delle cartilagini di accrescimento
con arresto della crescita staturale.
• Nelle donne conduce a virilizzazione e provoca gravi
danni all’apparato sessuale
EFFETTI RICERCATI
I DIURETICI pag 445
• Sono in grado di provocare in poche ore una
riduzione del peso corporeo da 1 a 3 kg.
• Permettono inoltre di diluire o eliminare
rapidamente eventuali sostanze illecite attraverso
l’urina
COSA SONO
Sono farmaci che favoriscono l’eliminazione di liquidi
attraverso la diuresi. In genere vengono assunti da
atleti che praticano attività sportive dove esistono
categorie di peso (come la lotta, il sollevamento pesi, il
pugilato) allo scopo di rientrare nella categoria di gara
inferiore.
EFFETTI COLLATERALI
Il loro impiego comporta gravi rischi. La riduzione della
Cal Crutchlow: “Il doping non è solo ciclismo. massa liquida non interessa solo il tessuto sottocutaneo ma
Diuretici presenti anche nel motomondiale” anche le cellule e il sangue: l’atleta non perderà solo urina,
ma subirà
«Stiamo parlando di reidratazione, contenimento del • la diminuzione del volume liquido del sangue circolante,
peso. Qui non sono ammesse scorciatoie e so per certo
con conseguente abbassamento della pressione
che c’è chi ne fa uso. C’è chi prende diuretici perché non
vuole passare ore ad allenarsi».
arteriosa e minore fluidità del sangue stesso (rischi di
trombosi);
• difficoltà di termoregolazione e blocco del sistema di
sudorazione, con rischio di grave disidratazione
ORMONI: dal greco «mettere in movimento»: alcuni sono strettamente
ORMONI pag 446 collegati all’attività fisica e allo sport
COSA SONO
Gli ormoni sono “messaggeri” chimici, prodotti dalle ghiandole endocrine, che agiscono su organi bersaglio con lo scopo
di regolare specifiche funzioni dell’organismo. Essi trasmettono segnali da una cellula all’altra, regolando il metabolismo
di specifiche cellule e organi o stimolando la produzione di altri specifici ormoni. Gli ormoni sono dunque prodotti
naturalmente dall’organismo. È l’assunzione di ormoni esogeni che ha effetto dopante ed è per questo che è vietata.
Appartengono a questa categoria l’eritropoietina, la somatotropina e la corticotropina
Gli eritrociti ( globuli rossi) sono le cellule più numerose del sangue: circa 4-6 milioni per
millimetro cubo. Sono privi di nucleo per lasciare più spazio all'emoglobina, una proteina in
grado di fissare l’ossigeno per trasportarlo alle alle cellule.
l'aumento dei globuli rossi diminuisce infatti la fluidità del sangue, aumentando la
parte solida o corpuscolare (ematocrito). Questo aumento di viscosità causa un
innalzamento della pressione arteriosa (ipertensione) e facilita la formazione di trombi
che, una volta formatisi, possono occludere i vasi sanguigni (trombosi). Tale rischio
aumenta notevolmente in caso di disidratazione, come avviene solitamente nelle gare
di durata.
ORMONI pag 446
Diminuzione
massa grassa
Sviluppo massa muscolare e riduzione massa Ipertensione e aumento della glicemia, danni
grassa all’apparato sessuale.
Cessazione della produzione endogena
1. STIMOLANTI
2. NARCOTOCI E ANALGESICI
3. CANNABINOIDI
4. GLUCOCORTICOSTEROIDI
COSA SONO
Gli stimolanti (come le anfetamine e i derivati, la cocaina e
l’efedrina) agiscono sul sistema nervoso potenziando le
funzioni di tutto l’organismo. Lo stesso effetto lo provoca
STIMOLANTI
l’adrenalina, che però viene prodotta dal nostro corpo
nell’esercizio fIsico o in situazioni di stress
EFFETTI RICERCATI
• innalzano la pressione del sangue, la forza contrattile del
cuore e la profondità degli atti respiratori, favorendo
l’irrorazione sanguigna dei muscoli scheletrici;
• aumentano, inoltre, la concentrazione, la competitività e
la resistenza allo sforzo e riducono la percezione della
fatica.
Grazie a questi effetti farmacologici gli atleti hanno la
sensazione di effettuare una prestazione eccezionale; tali
sensazioni sono però seguite da una fase depressiva
EFFETTI COLLATERALI
• assuefazione e dipendenza,
• disturbi dell’umore e del sonno
• provocano inappetenza, anoressia, esaurimento
psicofisico
• possono generare problemi cardiovascolari
Uno stimolante prodotto naturalmente dal nostro organismo ( endogeno) è l’ormone
ADRENALINA.
L’adrenalina è detto «Ormone di attacco e fuga» perché prepara l’intero organismo a far
fronte a una minaccia e a reagire di conseguenza.
L’adrenalina accelera la frequenza cardiaca e la forza contrattile del cuore, dilata le vie
bronchiali ( per ottenere piu’ ossigeno) e esalta la prestazione fisica.
NARCOTICI E ANALGESICI
COSA SONO EFFETTI RICERCATI
Sono sostanze derivanti dall’oppio.
Fanno parte di questa categoria morfina, eroina, Narcotici e analgesici sono prevalentemente impiegati
metadone e pentazocina. negli sport di contatto, come la lotta e il pugilato:
EFFETTI COLLATERALI
Dopo un’attività fisica prolungata ( bici, corsa, nuoto…) vengono rilasciate e ci fanno sentire appagati, rilassati di
buon umore e tolleranti con il prossimo e con noi stessi.
Molto correlate
all’attività fisica
EFFETTI COLLATERALI
EFFETTI COLLATERALI
• nuocciono alla prestazione perché
• diabete, ulcere gastriche, disturbi
alterano la coordinazione motoria e
cardiovascolari, ritenzione idrica e
cognitiva, diminuiscono la forza
alterazioni psichiche
• provocano confusione mentale e, ad alti
dosaggi, psicosi e allucinazionI
SOSTANZE PROIBITE IN PARTICOLARI SPORT PAG 449
ALCOOL BETABLOCCANTI
EFFETTI RICERCATI EFFETTI RICERCATI
• riducono la tensione prima e durante la Sono sostanze che agiscono inibendo l’azione dei recettori
gara e aumentano la sensazione di responsabili dell’aumento della contrattilità e della
rilassatezza: NON TREMANO LE MANI! frequenza cardiaca
Questo puo’ essere un vantaggio negli sport • La loro assunzione mette il cuore in uno “stato di
dove si richiede freddezza e precisione come il riposo” e contribuisce a ridurre gli stati ansiosi
tiro a segno e il tiro con l’arco
Questo puo’ essere un vantaggio negli sport dove si
richiede freddezza e precisione come il tiro a segno e il tiro
con l’arco
EFFETTI COLLATERALI
• INTEGRATORI ALIMENTARI
• AMINOACIDI A CATENA RAMIFICATA
• CREATINA
• CARNITINA
LA PRATICA DEL DOPING DI STATO
https://www.youtube.com/watch?v=xUWZmvVaqMU&t=1353s
Pedalare controcorrente: la storia di Maurizio Marchetti
Parlare di doping in termini positivi può apparire un ossimoro. Molti atleti sono stati segnati negativamente dalle vicende connesse
all’uso di sostanze dopanti. Ci sono però anche dei casi particolari in cui il nome di un atleta si lega al termine doping ma in maniera
potremmo dire “capovolta”. È questo il caso dell’ex ciclista professionista Maurizio Marchetti. Se si scorrono gli articoli di giornale a lui
dedicati compare sempre la parola doping. Ma la particolarità è che Marchetti era dall’altra parte della barricata. In altre parole, la sua
carriera da atleta e poi successivamente la sua vita complessiva sono state, e sono, segnate da una positiva “ossessione”: combattere il
doping. Per raccontare la storia di Marchetti dobbiamo tornare indietro di qualche anno. All’ inizio del 1996 questo ciclista di Sezze
(Latina) approda al professionismo dopo un’incoraggiante carriera dilettantistica testimoniata dal successo nella scalata del Block Haus
la terribile montagna abruzzese che tutt’ora incute un certo timore tra i corridori. Il contratto tra i pro’ arriva grazie alla Ideal di Marino
Basso. Purtroppo però per il ciclista laziale il 1996 sarà l’anno di ingresso e di uscita dal mondo del ciclismo professionista. Infatti,
Marchetti ha pagato la sua lotta serrata al doping di cui ora cercheremo di ripercorrerne le tappe. I dati da cui partire sono due. Il
primo: nel ’96 nel ciclismo i controlli antidoping venivano svolti soltanto sulle urine, come continua ad avvenire attualmente in alcuni
sport. Il secondo: la “Gazzetta dello Sport” iniziò, verso la fine del ’96, una campagna di stampa per denunciare il doping nel ciclismo e
avviare un dibattito tra corridori, 50 medici, opinione pubblica finalizzato a promuovere uno sport più pulito. Per esempio, il quotidiano
rosa diede la possibilità ai lettori di inviare dei fax sul tema poi pubblicati in alcuni articoli. Inoltre la Gazzetta avviò un dibattito
sull’opportunità di introdurre anche i test ematici nei controlli antidoping. In realtà, già nell’aprile ’96 al Giro di Romandia fu offerta per
la prima volta ai corridori la possibilità di sottoporsi in via sperimentale ai test sul sangue. Tuttavia i ciclisti rifiutarono di sottoporsi agli
esami perché non sarebbe stato garantito l’anonimato: «Vedevo corridori, tanti, anzi tantissimi volare in salita. Ricordo che nessuno
volle sottoporsi ai controlli quando arrivarono gli ispettori medici dell’Uci», ricorda Marchetti. Sul finire del ’96, comunque, in seguito
alla campagna avviata dalla Gazzetta qualcosa cambiò: «Se il sangue è malato fermiamoli» è il titolo di un pezzo comparso sul
quotidiano milanese il 17 novembre di quell’anno. Nel pezzo si dava conto del convegno dell’Aimec, l’Associazione Italiana Medici del
Ciclismo. I dottori del ciclismo stabilirono, in un documento, i valori del sangue al di sopra dei quali i corridori sarebbero stati fermati. I
medici sancirono in sostanza che con un ematocrito superiore al 50% e con un emoglobina al di sopra di 16,5 mg per cento c’erano
rischi per la salute dei ciclisti a causa della eccessiva viscosità del sangue. Per questo i corridori che superavano queste soglie sarebbero
stati fermati in via cautelare. I corridori accettarono queste condizioni ed i controlli ematici vennero realizzati per la prima volta nel
marzo del ’97 durante la Parigi-Nizza. Ma a Marchetti non andarono giù due cose. In primo luogo la generalizzazione che a suo dire si
stava operando nella campagna mediatica della Gazzetta e degli organi di stampa. In un articolo del 3 gennaio ’97 intitolato «Ecco i miei
valori ematici, divulgateli» il ciclista laziale manifestò tutta la sua irritazione: «Non ce la faccio più a leggere o a sentire che siamo tutti
drogati». Marchetti non ci stava ad essere apostrofato come “drogato” e volle anticipare tutti: in quell’articolo lanciò la proposta di
sottoporsi volontariamente ai controlli ematici presso l’Istituto di Scienza dello Sport dell’Acqua Acetosa a Roma. Pochi giorni dopo i
test furono realizzati e non fu riscontrato nulla di anomalo. Marchetti, nel suo piccolo, era entrato nella storia essendo il primo atleta a
sottoporsi a controlli sul sangue. Ma al ciclista questo non bastava. Per lui la lotta al doping era diventata una questione cruciale. Il
corridore contestava i criteri proposti dai medici ed accettati dai ciclisti (criteri validi ancora al giorno d’oggi). Marchetti senza mezzi
termini si mostrò contrario all’idea della soglia di ematocrito ed emoglobina stabilita dai medici al di sopra della quale fermare gli atleti.
Nel nostro incontro, Marchetti ha sentenziato: «Con l’introduzione di quelle soglie non si è fatto altro che legalizzare il doping».
Per arrivare a quest’affermazione l’ex ciclista ha spiegato che la soglia del 50% di ematocrito è comunque alta e non garantisce la “pulizia”
dell’atleta. Normalmente i valori di questo livello del sangue si attestano infatti intorno al 40-45%. Dunque, se un atleta ha, per esempio,
l’ematocrito al 43% i criteri proposti ed accettati dai corridori legittimano l’uso di doping per portare tale livello a ridosso della soglia consentita
migliorando così la prestazione sportiva. Inoltre secondo Marchetti quello che è importante valutare è l’andamento dell’ematocrito piuttosto che
il valore in sé. Normalmente, infatti, tale valore del sangue dovrebbe mantenersi stabile o diminuire nel corso di impegni concentrati come le
grandi corse a tappe. Insomma sbalzi del livello di ematocrito, seppur al di sotto della soglia del 50%, indicherebbero comunque qualcosa di
anomalo. Per una seria lotta al doping, Marchetti, riteneva necessario visionare la storia ematica dell’atleta. Non a caso il laziale rese pubblici
tutti i suoi valori ematici dal 1986 in poi. Inoltre, secondo Marchetti, era necessario monitorare l’andamento del valore dell’ematocrito: «Bisogna
tagliare la testa al toro con dei controlli periodici, senza soglie di ogni genere, io ho un valore x e posso dimostrare che durante la mia stagione
questo valore si muove di poco, di pochissimo, di niente, anzi si abbassa» dice il laziale in quell’articolo “choc” del 3 gennaio ’97. Insomma per
l’ex professionista le soglie non erano sufficienti per combattere il doping. Al contrario servivano la storia ematica dell’atleta e il monitoraggio
nel corso della stagione. Le posizioni del ciclista laziale non furono però ben accolte dal mondo del ciclismo: «Basso e la squadra si
complimentano con Marchetti per l’iniziativa presa ma poi non si fa vedere più nessuno e questo personaggio scomodo, perché in un modo o
nell’altro va a mettere il dito nella piaga del doping, resta senza contratto e termina la carriera da professionista», si legge in un articolo di Fabio
Rosati comparso su Liberazione il 31 luglio del 2001. Marchetti termina la sua esperienza da professionista non nel 2001 bensì nel 1996, lo
stesso anno in cui era entrato in quel mondo. Nel 1997, infatti, la Ideal non rinnovò al corridore il contratto. 52 Marchetti viene emarginato e
sente verso di sé tutto il gelo del mondo del ciclismo: «Dopo quella mia proposta non ho ricevuto nemmeno una chiamata da qualche
compagno di squadra». Escluso e deluso, l’ormai ex professionista però non si è dato per vinto. Forse in quel momento difficile ha capito
davvero che la lotta al doping era diventata per lui una sorta di “missione” da continuare a tutti i costi. Decide dunque di aprire un sito il cui
nome parla più di mille parole: www.tabudoping.it. Inoltre si presenta alla partenza di alcune tappe del Giro d’Italia Dilettanti per pubblicizzare il
suo impegno antidoping trovando però tanta indifferenza: «Era inutile insistere: quello è un mondo chiuso. Ho deciso allora di parlare di questi
argomenti con i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori. Qui ho trovato invece grande interesse e voglia di collaborare». Di Marchetti,
dopo cinque anni di oblio sportivo e mediatico, causato dalle sue posizioni, si torna a parlare insistentemente nel 2002. Il 29 gennaio di
quell’anno compare sulla Gazzetta un articolo intitolato «Come si combatte il doping? A scuola». Nel pezzo si racconta l’iniziativa dell’ex ciclista
denominata «La scuola unico antidoto serio al doping». In sostanza Marchetti comincia a girare le scuole di Roma tenendo lezioni e conferenze
di antidoping nella convinzione che sia necessario lavorare per costruire una nuova cultura sportiva, quella che si allontana dall’idea del risultato
a tutti i costi. L’idea dell’ex ciclista riscuote successo: gli studenti sono interessati e parlano della sua iniziativa, oltre alla Gazzetta, anche Il
Corriere della Sera, Il Messaggero, l’Unità, Il Corriere dello Sport. Arriva anche un’apparizione televisiva nel 2004 al Maurizio Costanzo Show. Si
congratulano per la sua iniziativa l’Uci, la Wada e l’ex presidente del Coni, Mario Pescante. Marchetti diventa collaboratore dell’Ufficio Scolastico
del Lazio. Al giorno d’oggi continua a macinare, scuola dopo scuola, lezioni di antidoping convinto che educare sia la prima cosa da fare per
vincere il ricorso alla farmacia nello sport. In tal senso è significativa la conclusione del nostro incontro. Chiedo a Marchetti: «Rispetto a quando
correvi tu però si sono fatti dei passi avanti nella lotta al doping nel ciclismo, vero? Hai visto, per esempio, come sono andati pesanti con Da
Ros? E anche gli esami retroattivi sono una bella conquista no?». La risposta con cui ci salutiamo condensa il senso di tutta la nostra
chiacchierata e della “missione” di questo ex ciclista: «Il problema non è questo. Reprimere è già un 53 fallimento, vuol dire che abbiamo fallito
tutta la fase educativa. Occorre invece creare una nuova cultura sportiva. Io lavoro per questo».
L’atletica contro il doping (decalogo Fidal) 2
1. RICORDA sempre che l’uso di sostanze e/o metodi dopanti non solo può
danneggiare seriamente la salute, ma viola gravemente l’etica sportiva.