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Doping

I provvedimenti per combattere il fenomeno di uso di sostanze dopanti si sono


avuti sia in ambito europeo e mondiale, sia nazionale da parte delle federazioni
sportive e del CONI.
Ambito europeo: fin dal 1936 (Giochi di Berlino) si cominciò a parlare di alcune
sostanze efedrina e stricnina nelle competizioni, si comprese la necessità di
intervenire per reprimere questo fenomeno.
1966: In quest’anno il comitato dei ministri del consiglio d’Europa adotta un
provvedimento con il quale invita i Paesi a riconoscere il valore dello Sport (non è
un provvedimento con valore vincolante, è una raccomandazione)
1967: Viene adottata una risoluzione in cui si ha per la prima volta una reale
repressione del doping. Il doping viene definito come la somministrazione o
utilizzo da parte di un soggetto sano di sostanze estranee all’organismo oppure
sostanze fisiologiche in quantità anomale o somministrate in modo anomalo, al
solo scopo di influenzare artificialmente, in modo sleale la prestazione sportiva in
occasione di competizioni sportive.
1976: Viene adottata la Carta Europea dello Sport per Tutti, in cui si afferma che
devono essere adottate misure per salvaguardare lo sport e gli sportivi da ogni
sfruttamento a fini politici, commerciali o finanziari, cioè da pratiche avvilenti o
abusive come l’uso di droghe (raccomandazione generica, di protezione)
1978: Si riunisce per una seconda volta una Conferenza dei Ministri Europei
responsabili dello Sport e viene adottata una risoluzione che ha nome “doping e
salute”. Questa invita gli organi direttivi dello Sport a sopprimere il doping e
creare le condizioni per armonizzare le regole anti-doping adottate dalle varie
federazioni sportive (migliorare il coordinamento tra atleti e federazioni)
1988: Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa adotta delle raccomandazioni
concernenti l’istituzione dei controlli anti doping anche senza preavviso e fuori
gara.
1989: Convenzione Europea contro il doping nello sport, firmata a Strasburgo (è il
primo provvedimento dei Paesi membri, non è più solo a livello di
raccomandazione). Questa convenzione vincola tutti i paesi che l’hanno firmata
(compresa l’Italia) ad adottare tutte le forme necessarie per dare effetto alle
disposizioni contenute nella convenzione.
1995: Per dare attuazione alla Convenzione, in Italia si è proceduto alla ratifica
della Convenzione stessa, con una legge nella quale si dà per la prima volta nel
nostro paese la definizione di doping (la somministrazione agli sportivi o l’uso di
classi farmacologiche di agenti di doping o di metodi di doping). Gli Stati membri si
impegnano a collaborare con le organizzazioni sportive in questa lotta.
1999: Viene organizzata la prima conferenza Olimpica Europea dello Sport in cui si
cercano di individuare i sistemi per combattere le cause che favoriscono la
proliferazione del doping (intervento a monte/sulle cause) (cause di diffusione: il
permissivismo, l’eccessiva competitività, interessi in gioco troppo alti, aggressione
degli sponsor commerciali e istituzionali)
1999 10 Novembre: a Losanna si svolge la prima conferenza mondiale sul doping,
promossa dal CIO, viene proposta la Costituzione dell’Agenzia mondiale anti-
doping con il nome di Wada.
Wada
Finalità Wada: rappresentare la massima autorità di riferimento per la lotta contro
il doping, anche in ambito normativo. Il CIO, le federazioni internazionali, il
Consiglio d’Europa e l’UE si devono adattare al Wada.
Attualmente la Wada ha sede a Montreal in Canada.
Funzioni Wada: Promozione e coordinamento a livello internazionale della lotta
contro il doping, Come?
 Effettuando controlli anti doping in gara e fuori gara e se necessario in
accordo con le autorità pubbliche e private competenti, questi controlli
potranno essere effettuati anche senza preavviso.
 La Wada si impegna a creare rapporti di collaborazione con le organizzazioni
intergovernative e con i vari governi, nonché con gli organismi sportivi
internazionali (CIO, federazioni, comitati nazionali, olimpici) e gli atleti
 Ogni anno la Wada deve pubblicare una lista delle sostanze e dei metodi
proibiti nella pratica sportiva
 Deve fissare delle regole universali per favorire a livello internazionale
l’armonizzazione delle modalità di effettuazione dei prelievi, delle
metodologie di analisi e per l’omologazione dei laboratori. (i risultati devono
essere elaborati sulla base di regole univoche)
 Deve favorire il processo di armonizzazione delle sanzioni che ogni Paese
applicherà nei confronti degli illeciti. Questo processo dovrà riguardare
anche le diverse discipline sportive (non vi devono essere differenze tra i
vari sport)
 La Wada deve promuovere e coordinare la ricerca per la lotta al doping. Per
questo ogni 5 anni la Wada adotta un programma. Il primo è stato adottato
alle Olimpiadi di Londra nel 2004
 Per i test a sorpresa la Wada ha stabilito che i test possono essere eseguiti
dall’agenzia (dalla Wada stessa) in accordo con le confederazioni
internazionali, in conformità con le regole poste in ogni Paese. La gestione
dei risultati è di competenza esclusiva delle Confederazioni Internazionali ed
è possibile estendere il programma su questi test anche alle discipline
sportive che non sono inserite nel programma olimpico, sempre in accordo
con le rispettive federazioni.
 Linea di intervento (a monte) con cui la Wada dà delle direttive per
sensibilizzare gli atleti circa gli effetti negativi del doping; elaborare inoltre
progetti didattici finalizzati al potenziamento delle politiche di prevenzione e
in accordo con le organizzazioni diverse dell’ordinamento sportivo (CIO,
comitati olimpici nazionali, federazioni internazionali) è stato elaborato un
passaporto degli atleti: gli atleti e i dirigenti sportivi hanno la possibilità di
reperire tutte le informazioni (Sostanze considerate dopanti/esiti dei
controlli) a disposizione dei controlli anti doping attraverso dei limiti
telematici.
2003: L’adozione del Codice Mondiale anti-doping (sostituisce il precedente codice
del movimento olimpico CIO); è il documento universale su cui si basa il
programma mondiale anti doping. Questo programma si propone di tutelare il
diritto degli atleti alla pratica di utilizzare diversi strumenti: Codice mondiale anti-
doping, standard internazionali elaborati dalla Wada, che prevedono le procedure
per l’esecuzione dei test, nonché individuano le condizioni per l’accreditamento
dei diversi laboratori allo svolgimento dei test.
Questi standard individuano in quali casi l’uso di sostanze dopanti non viene
vietato perché è preordinato a fini terapeutici ed entro quali % di
somministrazione.
Questo codice mondiale si è stabilito che dovesse essere rispettato dalle nazioni
entro l’inizio dei giochi Olimpici di Atene (2004). Il termine dato ai governi invece
erano i Giochi Olimpici di Torino del 2006.
2005: Per rendere vincolante il Codice mondiale anti-doping, viene stipulata la
Convenzione internazionale contro il doping; entrata poi in vigore a livello
internazionale nel 2007.
Tutti i paesi che hanno sottoscritto la Convenzione si sono impegnati ad adottare a
livello mondiale ed internazionale delle misure appropriate e conformi con i
principi di Stato del CONI:
1. Sottoscrivere la convenzione
2. Renderla operativa nel paese
3. Impegnarsi a rispettare il codice anti-doping nel paese
Compiti del CONI e delle Federazioni Sportive
Il CONI ha la funzione di propulsione e coordinamento nella lotta contro il doping.
Il CONI interviene nel momento di accettare la positività alle sostanze dopanti fino
alla formulazione dell’atto di deferimento, per poi individuare qual è la sanzione
(Si rimette il compito alle federazioni di appartenenza).
La federazione:
1. Sospende l’atleta
2. Effettua il giudizio disciplinare
3. Applica la sanzione
Nel 2001 il Consiglio Nazionale del CONI ha modificato il proprio regolamento
dell’attività anti-doping, stabilendo che venga costituito un comitato etico, organo
di consulenza delle strutture che si occupano dell’attività anti-doping.
Si Stabilisce anche che effettuando il controllo anti-doping, l’esito prima poteva
essere di non negatività, oggi si usa un’altra formula, quella di positività. In questo
modo è l’atleta che ha l’onere, anche economico, di chiedere l’analisi di revisione,
la cosìdetta Contro-Analisi.
Oggi se l’atleta vuole la contro-analisi, deve pagarla. Il nuovo regolamento dispone
che l’atleta che venga trovato positivo alle prime analisi, deve essere sospeso
immediatamente fino a quando non vengono effettuate le contro-analisi.
Il CONI funziona come organizzazione nazionale anti-doping e ha l’obbligo di
adeguare le proprie modalità di azione e i regolamenti al codice mondiale anti-
doping.

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