Questo termine viene da “doop”, che indica un miscuglio di sostanze energetiche che
già quattro secoli fa i marinai olandesi assumevano per darsi coraggio prima di
affrontare una tempesta sull’oceano. Nel Novecento questo termine venne coniato dal
verbo inglese “to dope”, ovvero drogare, e al sostantivo doping che ha cominciato ad
essere utilizzato in ambito sportivo per indicare una particolare miscela a base di
oppio, altri narcotici e tabacco che veniva somministrata ai cavalli da corsa in Nord
America. Adesso il termine doping indica l’atto dell’assunzione di sostanze
medicinali, naturali e sintetiche, finalizzato al miglioramento delle prestazioni fisiche
in ambito sportivo. Si tratta di una pratica illegale, molto pericolosa per la salute e
solo apparentemente utile al miglioramento della performance. Il fenomeno del
doping, quindi, riguarda due aspetti: uno legato alla frode sportiva, cioè all’uso di
farmaci o tecniche di modificazione artificiale delle prestazioni, l’altro legato a
problemi di salute connessi all’uso e abuso di sostanze che alterano l’equilibrio psico-
fisico dell’organismo. L’uso di tali sostanze non è però definito doping s e
l’assunzione avviene sotto controllo medico, prescritte per le terapie, agli atleti con
problemi di salute. Il doping è perseguibile per legge dal 2000 ed è perseguibile
chiunque procura ad altri, somministra, assume o favorisce comunque l’utilizzo di
farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive il cui impiego è
considerato doping, ma anche chi adotta o si sottopone alle pratiche mediche che
costituiscono doping, non giustificate da patologie, per alterare le prestazioni degli
atleti. ordinamenti sportivi hanno subito, soprattutto negli ultimi anni, profonde
trasformazioni, affinando gli strumenti alla lotta al doping, e cercando una
cooperazione tra i differenti organi operanti in ogni singolo paese. A livello
internazionale è fondamentale ricordare il punto di svolta in cui venne proposta la
costituzione della Agenzia Mondiale Antidoping che avvenne a Losanna, nella prima
conferenza mondiale sul doping fondata sempre nel 1999, con l’obbiettivo dichiarato
di diventare la massima autorità mondiale sulla lotta al doping, anche in quanto
dotata di poteri molto ampi. Nel 2003 durante la conferenza mondiale antidoping, fu
approvato il primo Codice Mondiale Antidoping, che rappresenta il documento
fondamentale della lotta antidoping a livello mondiale, essendoci appunto un obbligo
di applicazione, a carico di tutti gli organi firmatari; in Italia è stato recepito
integralmente dal Regolamento antidoping del CONI nel 2005, diventando il punto di
riferimento delle federazioni sportive nazionali affiliate al CONI stesso. Prima di
questa evoluzione, che ha coinvolto di fatto la totalità delle federazioni sportive
nazionali e internazionali, il nostro ordinamento sportivo aveva comunque
predisposto degli strumenti da opporre all’allargarsi del fenomeno del doping, fin dal
1960, anno in cui la Federazione Medico Sportiva Italiana, tramite accordi con le
singole federazioni sportive, aveva cominciato i controlli antidoping. In seguito, il
CONI, con direttiva n° 487/’88, cercò di uniformare le differenti normative federali,
imponendo una disciplina comune, e adeguando l’elenco delle sostanze vietate e dei
metodi proibiti a quelli proposti dal CIO. Successivamente, nel 1993, il CONI ha
approvato un nuovo regolamento antidoping65, e ancora, dopo il recepimento da
parte dell’Italia della Convenzione di Strasburgo, ha adottato e messo in pratica 65
Delibere n. 674 e 675 del 25/11/’93 con le quali sono state istituite la Commissione
scientifica antidoping e la Commissione d’indagine sul doping.
Un tipo leggermente differente di doping è rappresentato dal doping genetico. La
terapia genica ha lo scopo di correggere difetti genetici introducendo nelle cellule
geni funzionanti o manipolando geni esistenti per ottenere benefici terapeutici. Il
materiale genetico può essere trasferito a cellule in coltura o in vivo agli esseri
viventi usando particolari vettori. La più comune forma di vettori sono i virus che,
durante l’evoluzione, hanno sviluppato sistemi molto efficienti per introdurre il loro
patrimonio genetico in cellule per completare il loro ciclo vitale e generare altri virus.
I virus utilizzati a questo scopo vengono modificati in modo da avere difetti di
replicazione che gli consentano di introdurre contemporaneamente il gene di scelta ed
elementi di regolazione che ne controllino l’espressione e ne assicurino l’inserimento
nel tessuto corretto.
Il doping può essere adoperato in ogni tipo di sport, anche nel nuoto. Uno tra i casi
più eclatanti è stato il caso di Filippo Magnini. Capitano della nazionale azzurra di
nuoto, il 6 novembre 2018, nella sentenza emessa in primo grado dal Tribunale
Nazionale Antidoping: Magnini e Santucci sono stati riconosciuti colpevoli di aver
violato l’articolo 2.2 del codice Wada (uso o tentato uso di sostanze dopanti) e sono
stati squalificati per 4 anni. La pena è stata dimezzata rispetto alla richiesta della
procura NADO, inoltre l'atleta è stato assolto da due dei 3 capi di accusa contestati.
La procura NADO ha quindi chiesto, nel giugno del 2018, Otto anni di squalifica per
doping a Filippo Magnini, contestando le seguenti violazioni al codice WADA:
consumo o tentato consumo di sostanze dopanti, favoreggiamento, somministrazione
o tentata somministrazione di sostanza vietata. Al centro dell'inchiesta un colloquio di
Magnini con Santucci sulla fornitura di “funghi”, la richiesta a Guido Porcellini di
inviargli "dati per il mio amico", e una frase - contestata nell'interrogatorio di aprile -
in cui Magnini, rivolgendosi a Santucci, parla dell’inutilità di andare al Mondiale
senza assumere i prodotti indicati dal medico amico. Il 6 novembre 2018 è arrivata la
sentenza in primo grado emessa dal Tribunale Nazionale Antidoping: Magnini e
Santucci sono stati riconosciuti colpevoli di aver violato l’articolo 2.2 del codice
Wada (uso o tentato uso di sostanze dopanti) e sono stati squalificati per 4 anni. La
pena è stata dimezzata rispetto alla richiesta della procura NADO, inoltre l'atleta è
stato assolto da due dei 3 capi di accusa contestati: L'atleta azzurro è stato invece
assolto dai seguenti capi: favoreggiamento e somministrazione o tentata
somministrazione di sostanza vietata.