Sei sulla pagina 1di 34

DIRITTO DELLO SPORT

Il fenomeno sportivo
Si  è  diffuso  dalla  metà  dell’800,  alcune  persone,  appassionate  e  facoltose  (solo  chi  era  benestante,  
i più poveri lavoravano e dunque non avevano il tempo per svagarsi) crearono gruppi sportivi a
“livello  embrionale”.
Queste associazioni avevano caratteristiche simili alle federazioni.
Fino  all’inizio  del  900  resta  un  fenomeno  elitario,  c’è  un  totale  disinteresse  da  parte  dello  stato.
Quest’ultimo  interviene  per  la  prima  volta  con  l’avvento  del  fascismo  fino ad arrivare alla fine del
900 dove vengono stanziati dei fondi a livello europeo per il fenomeno sportivo (nel 2004
l’università  di  Urbino  fu  incentivata).  All’estero  lo  sport  era  emerso  alla  fine  dell’800  (con  la  
riapertura delle Olimpiadi).
La scienza ha dimostrato  le  funzioni  riconosciute  all’attività  sportiva  che  in passato aveva una
valenza militare (per gli allenamenti)

Funzioni dello Sport:

- Agonale (Agonistica) di competizione. Chi pratica sport per superare se stesso o gli
avversari. Distingue l’attività  agonistica  da  quella  di  fitness,  la  Costituzione  all’articolo  2,  
garantisce  e  tutela  i  diritti  del  cittadini  non  solo  come  individui  ma  anche  nell’ambito  
dell’associazione  di  cui  fanno  parte.
- Igienico-Sanitaria studi scientifici hanno dimostrato  che  un’attività  sportiva  moderata  e  
costante, favorisce il mantenimento del benessere psico-fisico e aiuta a prevenire le
malattie (cardiovascolari, ipertensione, obesità).
- Sociale lo  sport  favorisce  l’integrazione  tra  persone  di  ceti  ed  etnie  diverse.
- Di spettacolo (economia) soprattutto  a  livello  professionistico  l’attività  sportiva  muove
la commercializzazione (vendita diritti sportivi, sponsor).
- Educativa consente agli individui di formare il proprio carattere e creare una propria
identità personale.

Il fenomeno sportivo come Ordinamento Giuridico

E’  formato  da  tre  elementi:


- Normazione;
- Plurisoggettività;
- Organizzazione.
Infatti lo sport è plurisoggettivo (cioè abbiamo una pluralità di atleti) è organizzato ed è normativo
(ci sono delle regole di gioco, non giuridiche, da rispettare).
Lo stato è “sovrano”  poiché  non  viene  creato  da  un  soggetto  ma  si  “crea”  da  solo.
Esso  si  costituisce  quando  più  persone  si  danno  delle  regole  per  “gestire”  la  propria  convivenza.

[Norma Giuridica una norma è giuridica quando si dice coercibile: la sua inosservanza comporta
una sanzione]
Il fenomeno sportivo presenta i tre elementi di un ordinamento giuridico. Il problema era se dare o
no valenza giuridica alle sue norme.
Ciò accadde nel 1896 con la  conversione  “dell’agonismo  occasionale” cioè fenomeni occasionali,
isolati non collegati tra loro in  “agonismo  programmatico” cioè fenomeni costanti come ad
esempio un torneo o un campionato. Questa passaggio è stato la conseguenza del ripristino delle
Olimpiadi moderne.
Nel 1942 viene riconosciuto dal legislatore il C.O.N.I. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) con la
legge 426 che attribuisce alle federazioni il potere normativo di  disciplinare  l’attività  sportiva,  cioè  
di darsi delle regole.
Nel 2002, avviene il riconoscimento normativo del C.O.N.I.
Nel 2003, la legge 280 del 14 agosto ha convertito il decreto legge 220 (emanato in conseguenza al
“caso  Catania” società calcistica non ammessa nel massimo campionato di serie A). Questa legge
(la 280) afferma che il fenomeno sportivo è un ordinamento giuridico. Ciò comporta la presenza
nel nostro stato di due  ordinamenti:  sportivo  e  statale.  [la  legge  280  è  l’unica  legge  esistente  in  
Italia in materia di giustizia sportiva].
Ad esempio uno scontro di gioco può avere diversa qualificazione giuridica, cioè per lo stato può
essere  un  episodio  lecito,  illecito  per  l’ordinamento  sportivo.
L’ordinamento  sportivo  può  differenziarsi  da  quello  statale  fino  a  quando  non  vengono  
contrastate le leggi costituzionali.
L’articolo  1  afferma  che  il  rapporto  tra  i  due  ordinamenti  è  di  autonomia limitata, cioè
l’ordinamento  sportivo è autonomo entro certi limiti (circoscritti dal legislatore) e può emanare
leggi o regole che non contrastino le leggi costituzionali.
Il problema è che nella teoria della pluralità degli ordinamenti, quando essi esistono significa che
sono autonomi ed indipendenti e sono sullo stesso piano. Ciò non è possibile perché ci sono
determinate  situazioni  in  cui  c’è  una  supremazia  dell’ordinamento  statale nei confronti
dell’ordinamento  sportivo. Esso infatti deve necessariamente, rispettare le norme statali, ovvero:
- La Costituzione: dal 2001 contiene articoli riguardanti lo sport, come il 117 che fa
riferimento in particolare alla podestà legislativa concorrente (cioè lo Stato emana una
legge quadro o dei principi generali che poi le regioni specificano nel dettaglio);
- Leggi nazionali: la legge 376 del 2000 introduce il reato di doping;
- Leggi regionali: (leggi che le regioni posso emanare senza la supervisione dello stato) le
regioni legiferano in materia di fitness, infatti con le proprie leggi danno i requisiti
strutturali  e  professionali  per  l’apertura  di palestre;
- Regolamenti: fonti alla base della piramide, possono essere emanate dalle regioni.
- Norme prettamente sportive: i soggetti che possono emanare regole in ambito sportivo
sono il C.O.N.I. e le federazioni nazionali.
Il C.O.N.I. detta i principi generali, le federazioni invece si occupano delle regole della
singola attività sportiva. Esse (le federazioni) emanano uno Statuto (atto interno con cui la
federazione disciplina la propria attività) e una serie di Regolamenti (disciplinano singoli
aspetti della vita federale) come:
un regolamento tecnico (che deve essere conforme al regolamento internazionale al quale
appartiene.  Questo  perché  c’è  un  esigenza  di  comparare  i  risultati) un regolamento di
gioco e un regolamento di giustizia (dove sono indicati gli organi competenti in campo
economico o per effettuare dei ricorsi).
Non bisogna rispettare solo le leggi emanate dal C.O.N.I. e dallo Stato, ma anche leggi
sovranazionali, come quelle a livello europeo.
A livello europeo le fonti sono:
- I Trattati accordi tra gli stati membri, condivisi da tutti;
- Le Direttive recepite da tutti gli stati, non ci sono accordi, sono atti legislativi nei singoli
stati;
- I Regolamenti Comunitari sono immediatamente vincolanti, non recepiti.

SOGGETTI A LIVELLO INTERNAZIONALE SOGGETTI A LIVELLO NAZIONALE


- C.I.O.; - C.O.N.I.;
- Federazioni Sportive Internazionali. - Federazioni sportive nazionali;
-Enti di promozione sportiva;
-Discipline sportive associate.

Soggetti in campo sovrannazionale


Sono il C.I.O. e le Federazioni Sportive Internazionali (enti rappresentativi di ciascuno sport a livello
sovranazionale).
Le Federazioni Sportive Internazionali sono formate sia da soggetti fisici (atleti, medici, allenatori)
che da soggetti giuridici (sono sempre individui fisici) che per il diritto sono enti autonomi (C.O.N.I.
Federazioni, Società, Associazioni).
Questi enti sono creati per il conseguimento di uno scopo comune.

C.I.O.
Comitato Internazionale Olimpico
Istituito nel 1894 da Pierre de Coubertin con il ripristino delle Olimpiadi moderne, non svolge tutti
i compiti da solo, ma è affiancato dai fiduciari nazionali (Come ad esempio il C.O.N.I.).
Trasferito da Parigi, a causa della guerra, in Svizzera precisamente a Losanna dove ha sede
tutt’ora,  il  C.I.O.    elabora la Carta Olimpica (insieme di regole, non leggi che disciplinano il
movimento olimpico).
Il  C.I.O.  è  un’organizzazione  internazionale  non  governativa  (non  composta  da  stati,  ma  da  soggetti  
appartenenti a stati diversi) senza scopo di lucro (ciò che viene guadagnato non viene ripartito tra i
membri, ma viene reinvestito in altre manifestazioni sportive).  Il  C.I.O.  è  un’associazione  con  
personalità giuridica regolata dalla legge svizzera (afferma che deve esserci la volontà dei soggetti
a creare un soggetto autonomo e che ci sia uno scopo di natura ideale come uno scopo umanitario
contrapposto allo scopo lavorativo).
Il C.I.O. è composto da individui fisici e singoli e non da associazioni, detto perciò di tipo semplice.
Per poter operare ha bisogno di organi, essi sono:
- Il presidente:  che  ha  la  funzione  di  rappresentanza  dell’ente, forma gruppi di lavoro e
assegna gli incarichi. Resta in carica per 8 anni;
- L’assemblea: formata da tutti i membri del C.I.O., con funzione deliberativa, adotta,
interpreta e modifica la Carta Olimpica, concede o nega ad un membro di entrare a far
parte del C.I.O. Si  riunisce  una  volta  all’anno;
- Commissione esecutiva: organo con funzione esecutiva, gestisce le finanze e
l’amministrazione.  E’  costituita  dal  presidente,  dal  vicepresidente e da altri 10 membri.
I compiti che spettano al C.I.O. sono:
- Predisporre il programma dei giochi olimpici;
- Stabilire la sede dei giochi olimpici;
- Prendere decisioni relative al dilettantismo degli atleti;
Lavora con i fondi privati, cioè con i proventi ottenuti dalle sponsorizzazioni e dalla vendita dei
diritti tv.

Federazioni Sportive Internazionali


Sono enti di ciascuna disciplina sportiva in ambito internazionale, sono riconosciute dal C.I.O. se
sono enti non governativi e se non hanno scopo di lucro.
Hanno potere normativo per la singola disciplina sportiva, e sono vincolanti a livello nazionale. I
regolamenti delle federazioni internazionali sono atti di autonomia privata cioè non sono atti
pubblici ma atti che vincolano le federazioni nazionali (nel momento in cui entrano nella
federazione internazionale accettano queste norme).
Le federazioni internazionali tra loro si associano.

C.O.N.I.
Comitato Olimpico Nazionale Italiano
Rappresenta  l’ente  per  lo  sport,  formalizzato  nel  1942,  ma  esistente già anni prima.
La  prima  olimpiade  a  cui  ha  partecipato  l’Italia  è  quella  del  1908,  successivamente  partecipò  anche  
a quella del 1912.
Per garantire la partecipazione a questi eventi si creò un “comitato temporaneo” nel 1905 e nel
1910 reso successivamente permanente a partire dal 1914.
Il C.O.N.I. divenne un punto fermo della politica fascista, infatti i membri del C.O.N.I. venivano
nominati dal partito fascista.
Con la legge 426 del 1942 il C.O.N.I. venne riconosciuto e provvisto di regolamento, ma questa
stessa legge, non specificava la natura giuridica del C.O.N.I., gli studiosi propendevano per una
natura pubblica (numerosi indizi) ad esempio per il fatto che fosse stato istituito con una legge, o
per il fatto che prendeva fondi dallo stato o perché aveva un compito pubblico (espandere lo
sport).
La questione si risolse con la legge del 23 luglio 1999 emanata dal decreto Melandri che ha
provveduto a modificare il tutto e a chiarire che il C.O.N.I.  è  un  ente  pubblico  ed  è  l’ente  
esponenziale dello sport italiano ed ha la funzione di diffondere a tutti i livelli la pratica sportiva
e di combattere le sostanze dopanti. Lo  stesso  decreto  ha  riconosciuto  l’inserimento  del  C.O.N.I.  
nell’ordinamento  sportivo  internazionale,  obbligandolo  (C.O.N.I). a conformarsi ai principi di tale
ordinamento. Il  successivo  decreto  Pescante  dell’8  gennaio  2004  ha  rimarcato  i  ruoli  degli  organi  
del C.O.N.I. allargando i poteri affidati al Consiglio Nazionale.
Essendo un ente giuridico il C.O.N.I. opera attraverso i seguenti organi:
▪Consiglio nazionale: svolge funzioni di controllo,ha lo scopo di provvedere alla diffusione
dell’ideale  olimpico  nonché  allo  sviluppo  dell’attività  sportiva nazionale. Si occupa di adottare lo
statuto(approvato dal ministero delle finanze),eleggere il presidente e i componenti della Giunta
Nazionale,emanare i principi fondamentali al quale si unificheranno gli statuti delle singole
federazioni e definire i criteri per la distinzione tra dilettantismo e professionismo.
E’  composto:
- Dal presidente;
- Dai presidenti delle federazioni nazionali;
- Dai membri italiani del C.I.O.;
- Dagli atleti e tecnici in rappresentanza delle federazioni nazionali;
- Da 5 rappresentanti degli enti di promozione;
- Da 1 membro delle associazioni riconosciute;
- Da 3 rappresentanti delle discipline sportive associate;
- Da 3 rappresentanti delle strutture territoriali del C.O.N.I.;
I primi tre organi elencati sono membri di diritto,gli altri sono membri elettivi.
Il  Consiglio  Nazionale  è  convocato  almeno  due  volte  l’anno per  l’approvazione  del  bilancio,salvo  
emergenze o richieste motivate da almeno 1/3 dei membri.
▪Giunta Nazionale:è  l’organo  esecutore,controlla  l’attività  amministrativa  del  C.O.N.I.,definisce gli
obiettivi,approva lo statuto(atto normativo che regola la vita  interna  dell’ente),formula
proposte,adotta in casi urgenti provvedimenti di competenza del Consiglio Nazionale,controlla le
federazioni sportive nazionali sulle discipline associate e sugli enti di promozione sportiva.
E’  convocata  dal  presidente  una volta al mese,ed è composta:
- Dal presidente del C.O.N.I.;
- Dai membri italiani del C.I.O.;
- Da 10 rappresentanti delle federazioni sportive nazionali e dalle discipline associate;
- Da un rappresentante degli enti di promozione.
▪Il presidente:(attualmente Malagò) eletto dal Consiglio Nazionale è nominato con decreto del
presidente della Repubblica. Convoca e presiede il Consiglio Nazionale,viene eletto per 4 anni ed
ha  la  funzione  di  rappresentanza  dell’ente. Per diventare presidente bisogna essere tesserati a una
federazione nazionale e possedere una tra queste caratteristiche:
- essere stato presidente o vice di una federazione sportiva o membro della Giunta
Nazionale del C.O.N.I.;
- essere  stato  un’atleta  chiamato  a  far parte della rappresentativa nazionale;
- essere stato dirigente insignito dal C.O.N.I. dalle onorificenze del collare.
▪Il segretario generale:nominato dalla Giunta Nazionale provvede alla gestione amministrativa del
C.O.N.I. partecipa alle adunanze del Consiglio Nazionale senza prendere parte al diritto di voto.
▪Il collegio dei revisori dei conti:nominato per 4 anni (prorogabili)con decreto emanato dal
ministero per i beni e le attività culturali. Controlla e verifica la gestione contabile e amministrativa
del C.O.N.I. ed è composto da 5 membri:
- uno in rappresentanza del ministero vigilante;
- un designato dal ministero dell’economia  e  delle  finanze;
- tre in rappresentanza del C.O.N.I.

C.O.N.I. servizi SPA


Ente affiancato al C.O.N.I. a partire dal 2002 come conseguenza del periodo di crisi che colpì il
C.O.N.I.  dovuto  al  fatto  che  non  c’erano  più  proventi  dai  giochi  di  scommesse  (divenuti  monopolio
dello stato) e l’avvento  di  nuovi  giochi  di  scommesse.  
Per questo il C.O.N.I. servizi SPA (Società Per Azioni) è subentrato nei rapporti passivi (i debiti, i
mutui) e attivi (i crediti, il denaro da ricevere) fino ad inglobare a se tutti i dipendenti del C.O.N.I.
Complessivamente ha una funzione strumentale di cui si avvale il C.O.N.I. per perseguire gli
obiettivi,  ha  una  vera  e  propria  funzione  di  “salvagente”

Federazioni sportive Nazionali


Sono subordinate al C.O.N.I. e hanno una funzione rappresentativa di una o più discipline sportive.
Ogni federazione rappresenta un unico sport, ci sono pochi casi in cui una stessa federazione
rappresenta più discipline, per esempio la F.I.S.I. (Federazione Italiana Sport Invernali).
Giuridicamente fino al 1999 si poneva lo stesso problema del C.O.N.I., infatti alcuni studiosi
affermavano che essendo il C.O.N.I. un ente pubblico, allora anche le Federazioni lo erano, altri
invece pensavano che le federazioni rappresentassero le società di conseguenza erano private.
Nel 1999 con il decreto Melandri e successivamente con il decreto Pescante,si è chiarito che le
federazioni sportive nazionali sono enti privati o meglio associazioni con personalità giuridica di
diritto privato non più organi del C.O.N.I. e soprattutto sono senza scopo di lucro (reinveste i
guadagno ottenuto).
In alcuni casi le federazioni hanno poteri pubblici, come ad esempio l’iscrizione  delle  società ai
campionati spetta proprio alle  federazioni  tramite  l’affiliazione,  concessa  revocata  o  negata.
Le federazioni sportive nazionali regolano e disciplinano uno sport, emanano lo statuto e i
regolamenti, controllano gli impianti, curano la preparazione degli atleti in vista dei giochi
Olimpici.
Il riconoscimento è subentrato al possesso dei seguenti requisiti:
- svolgimento di una attività sportiva sul territorio nazionale;
- affiliazione ad una federazione sportiva internazionale riconosciuto dal C.I.O.;
- presenza di un ordinamento interno a base democratica.
Gode di un ampia autonomia normativa, gestionale e tecnica ma risulta sottoposta alla vigilanza
della Giunta Nazionale del C.O.N.I. che approva i regolamenti federali e gli statuti federali.
I poteri sono distribuiti tra il:
- Presidente Federale ha la rappresentanza legale, può essere eletto per 2 mandati
consecutivi più un terzo consecutivo se uno dei due precedenti ha avuto durata inferiore a
due anni e un giorno (causa diverse da dimissioni volontarie);
- Consiglio Federale organo direttivo centrale con molti compiti tra cui la gestione del
bilancio. I componenti  sono  eletti  dall’assemblea;
- Assemblea nazionale e territoriale proiezione delle altre componenti ed espressione
delle loro volontà;
- Collegio dei revisori dei conti funzioni di controllo contabile.
Le federazioni sportive nazionali chiedono di essere riconosciute al C.O.N.I. che decide se
riconoscerle e in più le controlla (controllo del bilancio).
La federazione nazionale deve essere affiliata alle federazioni sportive internazionali di
riferimento, deve avere dei regolamenti conformi a quelli internazionali per garantire la
comparazione dei risultati e deve dimostrare di essere in grado di svolgere attività sportiva su
tutto il territorio nazionale.

ATTO COSTITUTIVO Atto  giuridico  con  il  quale  si  da  vita  ad  una  “persona  giuridica”.  Ad  esso  è  
legato lo statuto.
L’atto  costitutivo  è  redatto  come  atto  pubblico  davanti  ad  un  notaio.
Contiene:
- Nome, denominazione, data di nascita, domicilio e sede della società;
- Attività e oggetto sociale;
- Sistema d’amministrazione  adottato  e numero degli amministratori;
- Durata della società;
- Importo delle spese poste a carico della società;
- Nomine dei componenti.

Discipline Sportive Associate


Definite dal C.O.N.I. nel 1975, rappresentano l’attività  ludica  come  un’attività sportiva, ad esempio
l’arrampicata  o  il  gioco  degli  scacchi.
Il primo riconoscimento esplicito dal punto di vista giuridico si è avuto nel 2004 con il decreto
Pescante  che  ha  conferito  personalità  giuridica  di  diritto  privato.  E’  riconosciuta  una  singola  
disciplina associata per uno sport.
Per ottenere il riconoscimento bisogna:
- Svolgere  sul  territorio  nazionale  un’attività  sportiva  che  non  rientri  in  una  federazione  
nazionale sportiva;
- Avere una tradizione sportiva;
- Avere un ordinamento statuario e regolamentare ispirato al principio di democrazia;
- Essere senza scopo di lucro.

Enti di Promozione Sportiva


Riconosciuti dal C.O.N.I. nel 1985, rappresentano lo sport a livello amatoriale, sono delle
associazioni operanti in ambito nazionale che promuovono e organizzano attività sportive con
finalità ludiche e ricreative senza scopo di lucro.
Nascono come organizzazioni religiose/politiche. Per essere riconosciute devono:
- assumere la forma di associazioni non riconosciute;
- devono avere uno status ispirato al rispetto dei principi di democrazia interna e di pari
opportunità;
- avere una sussistenza organizzativa (almeno essere presente in 15 regioni, 70 province,
svolgimento nel campo della promozione da almeno 3 anni).
Il  C.O.N.I.  eroga  a  loro  vantaggio  contributi  parametrati  all’attività  svolta.  
Ogni anno un determinato ente presenta alla Giunta Nazionale del C.O.N.I. il bilancio di previsione,
il conto nonché una relazione documentata  circa  l’utilizzazione  dei  contributi  ricevuti.  Se  la  Giunta  
Nazionale nota qualche irregolarità può proporre la sospensione o la riduzione delle erogazioni
finanziarie o, nei casi più gravi chiedere la revoca del riconoscimento al Consiglio Nazionale del
C.0.N.I.

Società e Associazioni sportive


▪Società sono  enti  commerciali,  hanno  un’entità  giuridica  con  patrimonio  in  ambito  sportivo,
possono essere professionistiche (cono scopo di lucro) o dilettantistiche (senza scopo di lucro).
Sono disciplinate dal libro 5 del codice civile dagli articoli che vanno dal 2247 al 2548.
Nelle società ad ogni entrata di un nuovo socio bisogna modificare il contratto.
Le società dilettantistiche (quelle senza scopo di lucro) per essere riconosciute e quindi per
ottenere la qualifica sportiva dilettantistica devono:
- Avere la denominazione ASD;
- Possedere un oggetto sociale;
- Attribuzione della rappresentanza  legale  dell’associazione  (rendere  pubbliche  le  cariche);
- Vietare la distribuzione dei fondi;
- Avere delle modalità di scioglimento;
- Avere  l’obbligo  di  devolvere  fondi  a  fini  sportivi nel caso di scioglimento.
L’organo  della  società  è  rappresentato  dall’Assemblea  dei  soci  che  ha  funzione  di:
- Approvare il bilancio;
- Nominare o revocare la carica di amministratore;
- Escludere gli associati;
- Modificare  l’atto  costitutivo.

Tipi di società
La Società a responsabilità limitata (S.r.l. o Srl) appartiene alla categoria delle società di capitali e
che, quindi, risponde delle obbligazioni sociali solamente con il suo patrimonio
La Società per azioni (S.p.A.) è una società di capitali, in cui le partecipazioni dei soci sono espresse
in azioni dotata di personalità giuridica e con autonomia patrimoniale perfetta. Questo significa
che il capitale sociale è frazionato in un determinato numero di titoli, ciascuno dei quali incorpora
una certa quota di partecipazione ed i diritti sociali inerenti alla quota stessa.
In quanto società di capitali, le S.p.A. sono caratterizzate anche dall'autonomia patrimoniale
perfetta, ossia dal massimo grado di autonomia patrimoniale. Il patrimonio della società, in altre
parole, risulta essere completamente distinto da quello dei soci che, quindi, non sono chiamati a
rispondere delle obbligazioni sociali. La responsabilità dei soci è limitata, in via di principio, alla
sola quota di partecipaz
Differenze tra SRL ed SPA

Le SRL e le SPA sembrano simili ma hanno molte differenze significative tra loro come ad esempio:
- Nelle società per azioni i soci rispondono limitatamente al capitale conferito, ovvero alle
loro azioni. Il limite minimo di una spa è di 120.000 euro. Le spa possono emettere azioni e
obbligazioni.
Nella srl il capitale sociale non è ripartito in azioni, ma in quote. Il limite minimo perché
esista una srl è di 10.000 euro. Le srl possono emettere obbligazioni. Anche qua la
responsabilità è limitata alla quota conferita;
- Nelle Srl il capitale è diviso in quote: 1 quota per ogni socio e le quote possono tra loro
avere valore diverso, a seconda della percentuale di partecipazione. Nelle SpA è diviso in
azioni: ogni azione ha il medesimo valore e ogni azionista può possedere un diverso
numero di azioni, a seconda della percentuale di partecipazione. Di base, né quote né
azioni perdono di valore, fatte salve alcune fattispecie particolari legate ad una
svalutazione o ad effetti dovuti a perdite di un certo tipo; la perdita di valore, in senso
stretto, riguarda solo le azioni delle società quotate;
- Le SpA prevedono quale organo obbligatorio anche il collegio sindacale, deputato al
controllo (che può essere o meno anche contabile); nelle Srl è facoltativo (salvo che per
capitale sociale di almeno 120.000 euro). Le Srl possono anche essere amministrate in
maniera piuttosto semplice, quasi come una società di persone;
- Le Srl, come dice il nome stesso, prevedono la responsabilità dei soci limitata alla sola
partecipazione nella società, quindi, a parte nel caso di frode, i soci non rispondono con il
proprio patrimonio personale;
- Nelle Srl ci sono più vincoli per le possibilità di finanziamento da parte dei soci e di raccolta
di risparmio.

▪Associazioni definite come organizzazioni di persone che hanno in comune uno scopo di natura
non lucrativa,  sono  dunque  enti  non  commerciali  come  sottoscritto  dall’articolo  90  del 2002
(differenza essenziale tra associazioni e società).
E’  la  forma più comune assunta dai club sportivi, sono disciplinate dal libro 1 del codice civile
(poiché sono un insieme di persone).
Le associazioni sono costituite da uno contratto di natura:
- pluriennale;
- aperto plurilaterale: possono aderire successivamente altre associati senza che ciò
comporti modifica del contratto originario;
- a scopo comune di natura ideale non economici (non lucrativo).
Elementi  essenziali  di  un’associazione:
- persone;
- scopo;
- patrimonio:  fondo  comune  è  l’elemento essenziale nella associazioni (le non riconosciute
potrebbero anche esserne prive)
Le associazioni si dividono in associazioni riconosciute e associazioni non riconosciute:

▪Associazioni riconosciute: trattate dagli articoli che vanno dal 14 al 35 del codice civile. Hanno
personalità giuridica (perciò devono dimostrare di avere un patrimonio). Beneficano di
un’autonomia  patrimoniale  perfetta cioè  per  le  obbligazioni  sociali  risponde  solo  l’associazione
con il proprio patrimonio.
Per  essere  riconosciute  come  sottoscritto  nell’articolo  7  del  codice  civile,  un’associazione  deve:
- Spedire la domanda alla prefettura (verifica il patrimonio) che ha un limite di 120 giorni
per pronunciarsi;
- Rispettare i requisiti richiesti;
- Avere meritevolezza dello scopo;
- Avere un atto costitutivo riconosciuto.
Il  riconoscimento  è  dato  dal  C.O.N.I.  che  iscrive  l’associazione  riconosciuta  nel  registro  delle  
imprese.
Gli organi delle associazioni riconosciute sono:
◦L’assemblea degli associati fondata da  tutti  gli  iscritti  all’associazione. Convocata una volta
all’anno,  ha  funzione  di:
- approvare il bilancio dell’associazione;
- modificare  l’atto costitutivo e lo statuto interno;
- sciogliere e devolvere il patrimonio;
- nominare e revocare la nomina agli amministratori;
- escludere alcuni associati;
- azioni di responsabilità contro gli amministratori.
Delibera a maggioranza dei voti con la presenza di almeno la metà più uno degli associati presenti.
Se  l’argomento  trattato  dall’assemblea  è  di  ordinaria  amministrazione,  basta  la  maggioranza  dei  
soci presenti, nei casi di straordinaria amministrazione vengono convocati tutti i soci, ad esempio
per  le  modificazioni  dell’atto  costitutivo  (statuto)  dove  bisogna  raggiungere  i  ¾  dei voti per
raggiungere la maggioranza.
◦L’assemblea  degli  amministratori può essere rappresentata da una singola persona o da un
collegio che opera solo se convocato in genere per alcune decisioni importanti. Il C.D.A. (Consiglio
di amministrazione) predispone  il  bilancio  da  far  approvare  all’assemblea  dei  soci.
Il tutto è registrato in forma scritta in un verbale, scritto dal segretario e sottoscritto dal
presidente  dell’assemblea.  Il  verbale  ha  anche  la  funzione  di  “liberarsi”  da  qualsiasi  responsabilità
da parte di un socio

▪Associazioni non riconosciute: trattate dagli articoli che vanno dal 36 al 42 del codice civile. Non
hanno  una  personalità  giuridica  e  non  godono  di  un’autonomia  patrimoniale  perfetta.
Hanno  la  caratteristica  di  non  andare  in  “fallimento”,  infatti  al  termine  del  contratto,  se  non  si  
sono raggiunti gli scopi desiderati o non si è in grado di pagare i creditori vengono sciolte.
Hanno un procedimento di costituzione molto semplice (in Italia sono le più presenti) infatti:
- Si presentano in forma verbale, quelle sportive in forma scritta (per ricevere le agevolazioni
fiscali essendo iscritte nel registro delle imprese);
- L’ordinamento  interno  e  l’amministrazione  sono  regolati  dagli  associati;
- Non essendo controllate, hanno un patrimonio imperfetto;
- Per garantire la sicurezza a terzi, il legislatore ha chiarito che in caso di controversie pagano
i soci coinvolti  che  hanno  agito  per  nome  o  per  conto  dell’associazione.

STRUTTURA DELLO SPORT IN ITALIA

1. C.O.N.I.
2. Federazioni
3. Società e Associazioni

Aderenti e Aggregati
Aderenti associazioni  che  non  hanno  i  requisiti  per  ottenere  l’affiliazione,  svolgono  attività  
amatoriale;
Aggregati associazioni  che  non  hanno  i  requisiti  per  ottenere  l’affiliazione  in  particolare  la  
mancanza di impianti sportivi, tuttavia godono,a differenza delle aderenti, dei medesimi diritti
spettanti agli affiliati.

DIFFERENZA PROFESSIONISTA/DILETTANTE
Il settore agonistico è riservato alle 6 federazioni :
- Calcio;
- Pallacanestro;
- Ciclismo;
- Motociclismo;
- Pugilato;
- Golf.
Nel  nostro  ordinamento  c’è  una  differenza  formale  tra  professionista  e  dilettante.
La legge numero 91 del 23 marzo 1981 disciplina il professionismo definendo la figura del
professionista in  colui  che  svolge  un’attività  con  scopo  di  lucro,  in  continuità e che abbia la
qualifica dalla federazione competente (le sei federazioni riconosciute), in Europa invece è
professionista  colui  che  svolge  l’attività  sportiva come lavoro retribuito.
Questa distinzione in Italia non è presa in considerazione poiché tutti gli atleti che svolgono attività
sportiva che non rientrano nelle 6 federazioni riconosciute, sono definiti dilettanti, che sia un
dipendente che corre per hobby o che sia un tennista campione mondiale (il dilettante non ha la
stessa tutela del professionista).
E’  stata  istituita  la figura del semi-professionista o professionista di fatto, categoria che
comprende i dilettanti che formalmente e giuridicamente non possono essere considerati
professionisti,  ma  di  fatto  si  poiché  svolgono  un’attività  come lavoro.

Affiliazione
I  soggetti  giuridici  entrano  a  far  parte  del  mondo  dello  sport  attraverso  l’affiliazione,  richiesta  alla  
federazione ,che può approvare la richiesta, rispondere in maniera negativa o più avanti revocare
l’affiliazione  se  si  presentano dei problemi come ad esempio nel caso in cui una società non
dovesse pagare la tassa annuale.
Rientra nelle materie di competenza del Consiglio Nazionale del C.O.N.I.
La procedura è improntata a un rigido formalismo:
- La domanda va presentata su appositi moduli predisposti dalle federazioni;
- Vanno allegati (pena nullità) i documenti dei regolamenti  federali  tra  cui  l’atto  costitutivo  o  
lo statuto;
- L’indicazione  di  assenza  di  lucro;
- Una serie di indicazioni (generalità rappresentanti società, elenco componenti, elenco
soci).
Ha validità per un anno, quindi bisogna rifare domanda di affiliazione alla federazione. La richiesta
di affiliazione è soggetta ad una serie di limitazioni, ad esempio un numero minimo di tesserati
presso la società, la disponibilità di impianti sportivi, la denominazione che la società vuole
assumere (per evitare confusione escluso il caso in cui siano 2 discipline totalmente diverse), il
divieto di rifarsi a nomi di persona viventi o di partiti o movimenti politici.
Per quanto riguarda ricorsi o sospensioni per alcune federazioni le decisioni spettano alla Giunta
Nazionale del C.O.N.I. per altre (FIN) spetta al TNAS successivamente al Consiglio Federale (si
esprime entro 60 giorni della richiesta di riesame mandata entro 30 giorni dalla notifica della
mancata accettazione della società alla federazione).
Diritti  dell’affiliato
- Partecipazione  all’attività  sportiva  ufficiale;
- Diritto di organizzare manifestazioni sportive a carattere agonistico o amatoriale.
Doveri affiliato
- Conformarsi ai regolamenti del C.O.N.I. (solidarietà, educazione ai giovani);
- Mettere a disposizione delle rispettive federazioni sportive nazionali gli atleti per le
rappresentative nazionali italiane.

Tesseramento
Tutti i soggetti fisici grazie al tesseramento (atto  negoziale)  entrano  nell’ambito  sportivo.
Il tesseramento è richiesto alla federazione di riferimento, può essere:
- Diretto: direttamente tra atleta e federazione;
- Indiretto:  fra  l’atleta  e  la  federazione  c’è  una  società  che  fa  da  tramite.
La modalità del  tesseramento  non  è  decisa  dall’atleta  ma  dalla  federazione.
Il tesseramento ha validità annuale e attribuisce al soggetto uno status (insieme di diritti e doveri)
di atleta, allenatore, preparatore etc.
Tra i diritti troviamo:
- La possibilità di partecipare a eventi sportivi e ricavarne dei risultati;
- La tutela assicurativa e previdenziale (versamento di contributi);
- Diritto alla retribuzione.
Tra i doveri abbiamo:
- il rispetto delle norme (rispettare i regolamenti);
- il vincolo sportivo in vigore solo per i dilettanti, indica il divieto di tesserarsi a due
società della stessa disciplina;
- il vincolo di giustizia i tesserati risolvono le controversie sportive davanti ad un giudice
federale e non statale. Per controversia sportiva si intende quel caso in cui sono coinvolti
solo soggetti del mondo sportivo, se il tesserato non rispetta il vincolo di giustizia, infrange
un  obbligo  federale  e  costituisce  un  illecito  disciplinare  con  conseguenti  sanzioni.  L’unico  
modo per non commettere illeciti è quello di chiedere le autorizzazioni alla federazione
d’appartenenza.
Il tesseramento è ben specificato negli statuti federali, lo statuto del C.O.N.I. si limita solo a
qualche cenno. Il tesseramento non riguarda solo gli atleti, ma anche dirigenti, tecnici, e medici
sportivi.
Possiamo affermare che:
- Il  tesseramento  consiste  in  un  atto  necessario  per  l’esercizio  della  pratica  sportiva,  nelle  
discipline riconosciute dal C.O.N.I. sia di carattere amatoriale che agonistico;
- Il  tesseramento  produce  l’effetto  dell’attribuzione  all’atleta  dello  status  di  soggetto  
dell’ordinamento  sportivo.
Tesseramento minorile
Negli anni 80 alcune federazioni hanno fatto delle modifiche altre no, ognuna ha preso una propria
decisione in merito:
- Alcune fanno riferimento alla patria podestà;
- Alcune richiedono il consenso di un genitore;
- Alcune richiedono il consenso di entrambi i genitori;
- Alcune  richiedono  la  figura  dell’esercente  la  podestà  genitoriale  non  specificando  se  si  
riferiscono ad uno o ad entrambi i genitori;
- Alcuni richiedono  la  firma  del  minore  e  dell’esercente  la  patria  podestà  genitoriale.
Tesseramento minorile in ambito FIGC
Serve  la  firma  dell’esercente  la  podestà  genitoriale,  lasciando  intendere  che  basta  la  volontà  di  
uno soltanto dei due genitori.
Dal 1988 invece è necessaria la firma di entrambi i genitori oltre che quella del minore (atti di
straordinaria amministrazione poiché il tesseramento incide notevolmente sul patrimonio del
minore).

La Responsabilità
E’  una  reazione dell’ordinamento  giuridico  di  fronte ad un comportamento scorretto rilevante una
fonte civile, penale, sportiva (illecito disciplinare).
Quest’ultima (fonte sportiva) è meno grave delle altre due e per lo stato italiano non è rilevante, lo
è invece per il mondo sportivo, tanto che le regole della responsabilità civile e penale sono
differenti da quelle sportive.
La violenza in ambito sportivo è tollerata entro certi limiti, la soglia di violenza tollerata varia in
base ai tipi di sport.
In ambito sportivo si distinguono sport:
- non violenti: come l’atletica  o  il  nuoto  dove    non  è  previsto  contatto;
- sport violenti: come il pugilato dove è previsto il contatto e quindi la violenza rientra nei
regolamenti.
Altri sport come il calcio o il basket sono considerati a violenza eventuale, cioè la violenza non
rientra nei regolamenti, ma è frequente.
Le liberatorie (clausole di esonero da responsabilità) non sono valide per il nostro ordinamento
giuridico, infatti in una manifestazione sportiva se un partecipante subisce danni, il giudice non
tiene conto di nessuna liberatoria poiché la salute è un diritto costituzionalmente tutelato
dall’articolo  32.
La violenza consentita è quella funzionale allo sport da svolgere, a gioco fermo non è tollerato
alcun tipo di violenza.
Ma perché lo stato giustifica una certa soglia di violenza?
Lo sport non rientrando nelle scriminanti codificate dal legislatore è una scriminante atipica, cioè
in sé costituisce una causa di non punibilità della violenza poiché i benefici giustificano la violenza.
Ci sono state altre tesi, per alcuni la violenza sportiva era consentita se i partecipanti alla disciplina
ne  davano  il  consenso  (tesi  criticata  poiché  si  andava  contro  la  tutela  alla  salute  e  contro  l’articolo  
5 del codice civile che vieta di disporre della propria salute quando questa è esposta a danni gravi
ed irreparabili).
Un’altra  teoria  si  basava  sulla  scriminante  dell’esercizio  del  diritto  ad  esempio  un  autista  di  un
pullman se si rifiuta di partire commette un reato di interruzione di un servizio pubblico, se questo
invece è in una giornata di sciopero (diritto) allora non è perseguibile penalmente (tesi criticata).
Per capire il limite della violenza consentita si parla di rischio consentito (categoria creata dai
giudici e che comprende quel margine di violenza necessario affinché si svolga la disciplina senza
pericolo di compiere un reato).
E’  bene  tener conto di due parametri, la violenza è giustificata se:
- c’è  un  collegamento  funzionale con la gara (azione di gioco);
- se è compatibile con la disciplina.
Nella disciplina stessa la violenza si calcola in base al tipo di competizione, di gara o di
allenamento.
Se il comportamento presenterà questi due parametri avrà solo conseguenze disciplinari non
penali o civili. Se invece il comportamento è violento ci potrebbero essere responsabilità civili o
penali.

La responsabilità Penale presuppone la commissione di un reato, o di un comportamento


gravissimo ed è controllata dal legislatore (tipico).
I reati sono punibili a titolo:
- di dolo: (c’è la condanna) se è dimostrato    che  c’è  stata  intenzionalità nel compiere il gesto;
- per colpa: nei casi in cui è evidente un comportamento di
◦ negligenza (superficialità);
◦ imperizia (errori dovuti alla mancanza di conoscenze; un chirurgo sbaglia operazione);
◦ imprudenza (svista).
In ambito penale la responsabilità non è mai oggettiva bisogna vedere in ogni caso il dolo e la
colpa  del  soggetto,  c’è  quindi  una  responsabilità  soggettiva.
Con la responsabilità penale è punito solo il soggetto fisico al contrario della responsabilità civile
dove vengono punite anche le società. Nel caso in cui si tiene un comportamento scorretto che
porta ad un danno ad un avversario, ma ciò non è riconducibile ad un reato di lesione o di
omicidio, la vittima può richiedere il risarcimento facendo valere la responsabilità civile.
La responsabilità Civile ha come presupposto un comportamento scorretto che obbliga al
risarcimento del danno.
La responsabilità civile può essere contrattuale o extracontrattuale,  l’obbligo  è sempre quello di
pagare un risarcimento.
Nel primo caso (contrattuale) il danno è compiuto da una delle due parti che non rispetta il
contratto stipulato da entrambi, nel secondo caso (extracontrattuale) si prescinde dall’esistenza  di  
un contratto (incidente di gioco) e ci si basa sul principio di cagionare danno ad altri individui.
L’articolo che disciplina l’extracontrattuale è il 2043 del codice civile (il codice civile contiene più di
2900 articoli ideati nel 1942 che regolano i rapporti tra i cittadini, disciplinano i contratti e le
responsabilità).
Anche  nella  responsabilità  civile  c’è  il  dolo  e  la  colpa.
Nel nostro ordinamento alcuni danni sono “giusti” ad esempio una bocciatura se non si è preparati
o  un  fallo  commesso  durante  l’azione  di  gioco entro i limiti concessi (per il resto sono tutti danni
“ingiusti”)  
Per risarcire il danno, il soggetto deve essere in grado di intendere e volere (non coincide con la
maggiore  età  o  non  si  giustifica  l’assunzione  di  sostanze  stupefacenti,  anzi  la  pena in questo caso è
più dura) sia nel caso di una responsabilità civile che penale.
Chi vuole essere risarcito deve dimostrare di avere ragione.
▪ L’articolo  2043  interviene  se  si  supera  la soglia di violenza consentita (ad esempio nello sci, se lo
sciatore reca un danno ingiusto ad un fotografo). Questo articolo viene utilizzato anche negli
scontri durante sfide calcistiche.
▪L’articolo  2054  regola  la  circolazione  autostradale  (incidenti  stradali)  considerando  gli  sci  come  
mezzo di locomozione, infatti dal 2003 è stata emanata una legge sulla sicurezza delle piste da sci
▪L’articolo  2050  invece  regola  le  gare  di  velocità (ciclismo e motociclismo) diverse se svolte su
strada aperta al traffico o no, nel primo caso si seguono le norme della strada cosi facendo
l’organizzatore cercherà di garantire la sicurezza di tutti.
Nel secondo caso su strada o su pista non trova applicazione il codice della strada (si può correre
ad  alta  velocità)  in  questo  caso  vengono  rispettate  le  norme  federali    (l’autorizzazione  per  
competizioni su strada si richiede al prefetto, se è in mare ai richiede alla capitaneria di porto).
Responsabilità  dell’organizzatore si presenta quando gli incidenti non sono dovuti ad uno
scontro di gioco ma per la struttura pericolante.
L’organizzatore  di  una competizione può essere sia soggetto fisico singolo che un soggetto
giuridico (lega, federazione, associazione, ente pubblico) che promuove un incontro tra atleti
assumendosi la responsabilità di eventuali infortuni.
Si distinguono le figure di:
- organizzatore della gara;
- gestore  dell’impianto.
Possono essere due figure separate o essere rappresentati dalla stessa persona.
Un individuo può concedere il proprio impianto a chi volesse organizzare un evento sportivo,
l’organizzatore  dal  suo  deve  far  si che la manifestazione avvenga in modo sicuro, deve
neutralizzare le fonti di pericolo adottando le misure tecniche di cautela, ad esempio gli
organizzatori di eventi internazionali (FIA) si sono tanto preoccupati per la sicurezza tanto da
scontarsi con i gestori dell’impianto  come  nel  caso  del  Gran premio di Monza.
L’organizzatore  deve  mantenere  la  sicurezza  anche  del  pubblico,  quando  esso  c’è.  
Se ad esempio uno spettatore subisce un danno (pallina in un occhio) di chi è la colpa? È tutta
dell’organizzatore?
Bisogna vedere se si è pagato o no il biglietto, se si è pagato la responsabilità è contrattuale perché
lo spettatore ha  pagato,  se  non  c’è  stato  nessun  pagamento  o  la  manifestazione  è  gratuita  la  
responsabilità  è  sempre  dell’organizzatore ma è extracontrattuale.
La  responsabilità  è  esclusa  se  è  previsto  un  servizio  d’orine  oppure  quando  gli  incidenti  sono  
lontani dalla struttura della manifestazione.
L’articolo  1218  che  tutela  la  responsabilità contrattuale afferma che l’organizzatore evita qualsiasi
tipo di sanzione se è in grado di dimostrare la propria estraneità ai fatti e il giusto rispetto per i
contratti intrapresi
Differenza articoli 2043 e 1218 nel primo il danneggiato deve dimostrare la colpa del
danneggiante, cioè il danneggiato  fa  notare  che  non  c’è  stato  il  rispetto  del  contratto. Nel secondo
caso è il presunto danneggiante che si difende dalle accuse.

Nei  confronti  degli  atleti  la  responsabilità  è  dell’organizzatore  se  esso  non  ha  garantito  la  sicurezza  
necessaria alla tutela (caso Gianpà).
Ma  l’organizzatore  deve  rispettare  solo le regole federali? E se dimostra di averle rispettate è
comunque colpevole?
I giudici dicono che non basta dimostrare il rispetto delle norme federali, le federazioni dettano
delle regole minime, molto generali, che non possono essere sufficienti.
Ad esempio in una palestra omologata durante una partita di basket, uno dei giocatori andando a
sbattere su una porta vetro ha riportato diversi danni alla sua persona.
Il  tribunale  ha  condannato  l’organizzatore poiché doveva mettere in  sicurezza  l’impianto  ad  
esempio con vetri infrangibili.
Quindi è chiaro che non bisogna basarsi solo sulle norme federali.
Tra  l’organizzatore  e  l’atleta  c’è  una  responsabilità  extracontrattuale.

Responsabilità dell’allenatore la norma è la 2048 ed afferma che i precettori (coloro che


insegnano) sono responsabili del danno dei loro apprendisti poiché sono responsabili degli allievi
nelle ore di allenamento, e in caso di danni deve difendersi dimostrando di aver fatto il possibile
altrimenti deve risarcire il danno.
Si  tiene  cono  di  più  fattori,  come  l’età  della  persona,  o  se  l’attività è di gruppo o singola, ma è
colpa  dell’allenatore  anche  se  l’allievo  è  maggiorenne?
I giudici  si  sono  divisi,  alcuni  ritengono  che  l’allenatore  è  colpevole  se  i  maggiorenni  inducono  
danni a terzi durante  l’attività  sportiva.  L’allenatore  può  incorrere anche in responsabilità penale
se l’allievo  muore  (affoga  in  piscina)  ciò  perché  si  viola  l’obbligo  di  sorveglianza.,  l’articolo che
regola questo caso è il 40 del codice penale ed afferma che: “chi  non  impedisce un fatto che sia
d’obbligo che dovesse impedire, è colpevole e può costituire un omicidio omissivo”.

Tutela sanitaria prima di ogni competizione è necessaria una visita medica per evitare che si
faccia  male  l’atleta  o  per  vedere dopo un infortunio se è tutto regolare per evitare ricadute.

Responsabilità del medico Paga se effettua una diagnosi sbagliata. La normativa del 1982
impone ai soggetti di effettuare una  visita  di  controllo  per  l’idoneità fisica rilasciata da un medico
accreditato che segue dei protocolli.
Questi protocolli però presentano delle lacune essendo di circa 30 anni fa, le nuove discipline
quindi fanno riferimento allo sport più simile, ad esempio li beach volley fa riferimento alla
pallavolo.
Secondo la  normativa  del  1983  per  l’attività non agonistica basta presentare il certificato del
medico di base o del pediatra.
Il medico ha le competenze per valutare le condizioni di  un  atleta  nel  caso  in  cui  quest’ultimo
mentisse sulle sue condizioni fisiche pur di partecipare ad una competizione (comportamento
reticenti o menzionieri)  i  giudici  hanno  ritenuto  che  il  medico  al  di  la  di  ciò  che  l’atleta  afferma,  
deve rendersi conto se ci sono dei problemi altrimenti incorre in responsabilità.
La norma 2236 afferma che nei casi di particolare gravità il medico risponde alla colpa:
- di dolo  (se  in  accordo  con  l’atleta);
- colpa grave ( se negligente).
Il medico rispetta un codice etico (insieme di regole):
▪L’articolo  75  afferma  che  il medico deve valutare se un atleta può proseguire  un’attività  sportiva;
▪L’articolo  756  vieta  la  somministrazione  di  sostanze  dopanti  (  in  questo  caso la norma statale
interviene dando al medico una pena che può nei casi più gravi, la fine della professione).
Il principio principale è la tutela del paziente.
Responsabilità tecnici hanno  il  compito  di  regolare  l’attività  sportiva.
A seconda della disciplina cambiano i compiti, nel nuoto ad esempio un tecnico prende i tempi,
nella ginnastica esprime una votazione.  L’arbitro  garantisce  la  sicurezza  del  luogo  e  controlla  che  
gli attrezzi siano conformi a quelli regolamentari.

Doping
Si intende la somministrazione di sostanze dopanti.
Questo fenomeno si è  sviluppato  a  partire  dagli  anni  60  nei  paesi  dell’Est  per  poi  diffondersi  in  
tutta Europa a tutti i livelli: professionistico, dilettantistico e amatoriale.
La prima iniziativa contro il doping a livello europeo è stata la risoluzione del Comitato dei Ministri
del  Consiglio  d’Europa del 1966 con la quale si invitavano i governi degli stati membri a contrastare
questo fenomeno, seguì dieci anni dopo la Carta Europea dello sport per tutti.
Importante è stato il ruolo della Commissione Europea, che nella lotta al doping ha espresso tre
principi:
- Il diritto di tutti (sportivi e non) alla tutela della salute;
- Il  principio  d’integrità che deve garantire la regolarità della competizione sportiva;
- L’attenzione  particolare  alle  persone  più  vulnerabili  (bambini).
Il  16  novembre  del  1989  si  è  giunti  all’emanazione della Convenzione di Strasburgo contro il
doping, entrata in vigore con la ratifica di 4 stati membri (l’Italia  ha  ratificato  il  29  novembre  1995  
con la legge 522).
La convenzione elencava una lista di farmaci e metodi proibiti.
Si stabilì inoltre la figura dello sportivo in colui che partecipa assiduamente ad attività sportive (di
entrambi i sessi). Per coordinare le informazioni relative ai controlli da effettuare sugli sportivi è
stata istituita una banca dati (Adams) nella quale gli atleti inseriscono i propri dati personali, i
programmi di allenamento, la loro reperibilità cosi che le federazioni possono effettuare controlli a
sorpresa.
Il codice mondiale antidoping rappresenta il documento fondamentale su cui si basa il programma
mondiale della lotta al doping. Esso (il codice) detta i valori fondamentali a cui lo sport deve
tendere, e tutti insieme questi valori formano  lo  “spirito  sportivo”.
I valori principali sono :
- Etica;
- Fair play;
- Onestà e salute;
- Divertimento;
- Lavoro di gruppo;
- Rispetto delle norme e delle leggi;
- Coraggio;
- Solidarietà.

Nel nostro ordinamento il doping ha duplice valenza, è considerato sia:


- illecito disciplinare violazione delle norme federali, dato che tutte le federazioni e gli enti
vietano  nei  regolamenti  interni  l’assunzione di sostanze dopanti, poiché esse alterano i
risultati di una gara;
- reato.

La  legge  376  del  2000  punisce  l’uso  di  sostanze  dopanti  con  una pena, in questo caso si vuole
tutelare sia l’individuo  che  l’intera società pubblica.
Avendo  duplice  valenza  sono  molte  le  regole  da  tenere  presente  per  punire  l’atleta.
Nel caso di illecito sportivo:
Le federazioni prevedono  una  responsabilità  oggettiva  dell’atleta, infatti in ambito sportivo è
sufficiente  che  l’atleta  risulti  positivo  ai  test antidoping (o che rifiuti di sottoporsi al test o che non
si presenti) per essere sanzionato. Il test antidoping si effettua mediante le analisi delle urine o, in
alcuni casi attraverso le analisi del sangue.
L’articolo  2  al  comma  1  stabilisce  che  ciascun  atleta  ha  l’obbligo  di  accertarsi  di  non  usare  sostante  
dopanti.
Qual’ora ci siano problemi di salute,  all’atleta  è  permesso  prendere  dei  farmaci che non siano volti
a modificare la prestazione fisica.  Per  non  incorrere  in  sanzioni  l’atleta  presenta  un  certificato  del  
medico  curante  con  la  conferma  dell’uso di farmaci per validi motivi di salute.
Se dovessero esserci dei controlli e dai risultati si evidenziasse un elevata quantità di un farmaco
segnalato  dal  medico,  l’atleta  non  rischia sanzioni, al contrario se ci sono dosi massicce di farmaci
non segnalati dal medico curante, si presenta per  l’atleta  l’ipotesi  di  un  reato.
Ci sono stati dei fraintendimenti tra le federazioni nazionali e internazionali dato che alcuni
farmaci erano permessi dalle prime, vietati dalle seconde.
Per questo è stata creata la WADA (World Anti-Doping Agency) o AMA (Agenzia Mondiale
Antidoping) con sede dal 2001 a Montrèal ma istituita nel 1999 a Losanna, che ha creato una lista
di medicinali vietati, modificata e aggiornata ogni anno (tutto ciò è valido in ambito sportivo).
Nel caso di reato:
La situazione è diversa, infatti  l’atleta  è  punito  anche  a  titolo  di  dolo  (se  c’è  l’intenzionalità)  per  
raggiungere un fine specifico, non deve per forza concretizzarsi il  fatto,  basta  l’intenzionalità  per  
essere puniti.
Solo in Italia il doping è anche reato, nel resto dei paesi è solo un illecito disciplinare.
La  legge  376  del  200  nell’articolo  1  definisce  il  doping  come: “La  somministrazione  e  l’assunzione
di farmaci o pratiche mediche (autoemotrasfusioni) di sostanze farmacologicamente attive non
giustificate da problemi patologici (certificati) ai fini di migliorare le prestazioni fisiche”.
Il legislatore ha anche specificato  che  è  considerato  doping  l’assunzione  e  la  somministrazione di
sostanze utilizzate per modificare i risultati dei test antidoping.
L’articolo  9  descrive  il  reato e le sanzioni adottate, salvo che non si tratti di un reato grave (reato di
omicidio, infatti queste leggi sono più leggere). Il reato è punito con la reclusione da 3 mesi a 3
anni più un importo in denaro che si aggira intorno ai 15 e i 100 milioni di lire.
Chiunque è punibile:
- chi consiglia;
- chi procura;
- chi somministra.
La pena è aggravata se il comportamento:
- è rivolto a minorenni;
- se  c’è  il  coinvolgimento  di  un  soggetto  istituzionalmente ammesso alla lotta al doping
(dipendenti C.O.N.I.);
- se reca un danno irreversibile alla salute della persona (morte).
Il  medico  in  tale  circostanza  viene  cancellato  dall’ordinamento (pena accessoria) e subisce
l’interdizione del proprio lavoro e con le condanne avviene anche la confisca del farmaco
utilizzato.
Anche in questo caso sono seguite delle liste simili alla AMA delle sostanze vietate (ad esempio il
testosterone).
Nel  nostro  ordinamento  l’organo  competente in questo caso è la Commissione per la vigilanza e il
controllo sul doping, organo introdotto nel 2000 a composizione mista, cioè composto da:
- rappresentanti dei ministri;
- rappresentanti del C.O.N.I. (atleti, allenatori);
- rappresentanti medici (dottori, psicologi).

La  commissione  propone  l’elenco  delle  sostanze vietate che devono essere recepite con un
decreto da parte del Ministero della Salute. In più la commissione si occupa dei controlli
antidoping e predispone ed organizza campagne anti doping.
Altri organi competenti sono il Tribunale Nazionale Antidoping (giudica in primo grado o in
secondo grado dopo una sentenza degli organi federali)
L’ufficio di procura antidoping invece ha la funzione  dell’accusa,  cioè  chiede  la  squalifica  o  il  
deferimento di atleti colpevoli.
Infine  c’è il Comitato  per  l’esenzione  ai  fini  terapeutici (CET) cioè l’atleta  informa  il  comitato  dei  
farmaci utilizzati per non incorrere in sanzioni.

Il Contratto generale
Il contratto è uno strumento giuridico, ed è quello più utilizzato tra i privati, poiché serve a
soddisfare gli interessi di natura patrimoniale relativi alla sfera economica.
I contratti possono essere bilaterali, tra due soggetti, o plurilaterali, tra più di due parti che danno
vita ad enti.
Il contratto è definito dal codice civile come figura generale, alcuni contratti trovano
regolamentazione nel contatto stesso, altri sono regolamentati da una legge specifica, la legge
numero 91 del 23 marzo del 1981.
Esiste una categoria di contratti, che non sono regolamentati ne dal codice civile ne dalla legge
specifica, questi sono definiti contratti atipici (i più utilizzati nel settore sportivo).
Con i contratti possiamo soddisfare interessi personali e patrimoniali.
Come già detto il contratto si realizza tra due parti,lo sportivo da una parte e la società dall’altra.
Quest’ultima assume  l’obbligo di retribuire lo sportivo e, in cambio riceve la sua prestazione
sportiva [Principio della Corrispettività delle parti].

Contratto come autonomia


L’autonomia  è  vista  come  libertà dei privati, ed è riconosciuta dalla costituzione, quindi questa
autonomia contrattuale è tutelata per entrambe le parti (sportivo e società) del contratto.
Quando  però  non  c’è  una  parità  contrattuale,  cioè  quando  c’è  una  parte  più  debole,  lo  Stato  per  
garantire una pari contrattualità prevede delle limitazioni a questa autonomia.
Le parti molto spesso sono rappresentate da soggetti che hanno lo stesso interesse nello stipulare
il contratto.
In questo caso il contratto è visto come sistema che deve garantire il rispetto di una solidarietà
sociale. Anche se autonomo, il contratto deve basarsi sulla:
- Libertà di stipulare o no un contratto;
- Libertà  di  scegliere  l’altro  contraente;
- Libertà di contenuto rispetto ai contratti tipici (regolamentati dal codice civile) si è liberi di
aggiungere delle clausole;
- Libertà delle forme del contratto (scritto o orale) nel caso sia scritto ci sono più garanzie.
Per il contratto di lavoro professionistico si richiede la forma scritta, altrimenti è nullo.

Contratti Atipici (Leasing)


Sono contratti di locazione finanziale (uso del veicolo per il tempo previsto dal contratto, alla fine
di tale tempo viene restituito) non regolamentati.
Il nostro ordinamento li riconosce e prevede che debbano essere conformi alle discipline e che
siano portatori dei diritti che possono essere tutelati e che abbiano una certa rilevanza economica.
La libertà contrattuale non è illimitata, e proprio per il principio di parità e di solidarietà che nel
tempo sono state poste delle limitazioni.
Il notaio è il professionista dei contratti, ma in alcuni casi come per il contratto di lavoro sportivo,
non  c’è  bisogno del notaio, ma la società ha dei moduli prestampati da far compilare allo sportivo.
Una limitazione è che le parti non sono libere di scegliere il contenuto, ciò è stato ideato per
tutelare il contraente più debole.
La tutela sta, ad esempio, nel togliere alla società, la libertà di contenuto. Per questo è stato
creato un contratto “tipo”, il contratto normativo dove abbiamo i sindacati o la società da una
parte e il  professionista  dall’altra.  Hanno lo scopo di porre delle regole obbligatorie e si pongono
come  modelli  di  contratti  individuali  o  definiti  contratti  collettivi  (nell’ambiente  lavoro  sono  
rispettate le ore di lavoro e la retribuzione).

Elementi essenziali del contratto


▪ Accordo tra le parti (bilaterale/plurilaterale) in un  accordo  c’è  una  fase  preliminare  che  vieta  
trattative e dove le parti possono accettare o ritirarsi.
L’accordo  si  verifica  quando  le  due  coincidono.
Nel periodo delle trattative si è liberi, ma bisogna avere un comportamento corretto (essere
chiari), poiché se dovessero esserci dei comportamenti in “mala  fede” si incorre in una
responsabilità extracontrattuale cioè è  previsto  l’obbligo  al  risarcimento.  In  questo  caso  è  difficile
stabilire il valore del danno, esso rappresenta più che altro le spese effettuate inutilmente
(alberghi, viaggi, pranzi) da una delle due parti.
Stabilito l’accordo  si  avranno  le  successive  fasi.
▪ Causa è previsto che la causa sia lecita (scopo contrattuale);
▪Oggetto rappresenta il bene o la prestazione che è scambiata tra le parti, la maggior parte dei
contratti di scambio hanno 2 oggetti (quasi  uno  “scambio”), solo alcuni ne hanno solo uno
(donazione).  L’oggetto deve essere (non esiste oggi, ma esisterà domani) lecito e descritto dal
contratto;
▪Forma è libera, scritta o orale. Scritta se in ambito sportivo.

Invalidità Contrattuale
Un contratto può essere nullo quando manca un elemento essenziale o quando risulta dannoso
per lo statuto.

Annullabilità
Il contratto produce effetti, ma è viziato  da  una  sanzione.  Se  c’è raggiro,violenza,minaccia il
soggetto può chiedere  l’annullamento  e  può  nei  casi  più  estremi  denunciare l’accaduto.

Risoluzione e Rescissione
Si verificano quando  c’è  uno squilibrio tra le parti.
▪ La rescissione si  ha  quando  c’è  uno squilibrio durante la fase di lavorazione del contratto.
▪La risoluzione avviene per uno squilibrio successivo al contratto, e può essere:
- Per adempimento una delle parti non esegue le prestazioni dovute, la parte
adempiente ha il modo di tutelarsi chiedendo la risoluzione (interruzione del contratto);
- Per eccessiva onerosità.
Nella sentenza di risoluzione il contratto non ha più effetti.
Le parti possono risolvere con:
- Clausola risolutiva espressa: si risolve la questione;
- Intimazione in adempiere; la parte adempiente mette per iscritto che gli è dovuta la
prestazione in un tempo prestabilito, superato il quale si risolverà la questione;
- Termine essenziale: si stabilisce solo il tempo entro la quale deve esserci il risarcimento
non altro;
- Impossibilità sopravvenuta della prestazione :si verifica solo per la prestazione dello
sportivo.  L’impossibilità  sopravvenuta si verifica quando per un evento, successivo alla
conclusione del contratto, che sia imprevisto o involontario, non permette allo sportivo di
effettuare la prestazione. La  malattia  o  l’invalidità  possono  caratterizzare  l’evento.  
L’articolo  24  “malattie e infortuni”afferma  che  nonostante  l’evento  involontario  lo  sportivo  
ha diritto alla retribuzione. Se questa malattia (o infortunio) supera i 9 mesi, si ha una
riduzione del 50% dello stipendio oppure si avrà la risoluzione del contratto, cioè si chiude
l’accordo contrattuale e lo sportivo è libero.
Rapporto Sport-Lavoro
Questo affiancamento in ambito giuridico non è stato ben riconosciuto.
Con la legge 91 del 1981 si è avuta una regolamentazione del fenomeno sportivo mentre nel
periodo antecedente (a questa legge) i problemi connessi alla conciliazione lavoro e sport erano
difficoltosi.
La legge 91 prevede che la prestazione dello sportivo sia subordinata al lavoro.
Con  l’intervento  legislativo lo sport si è trasformato in un vero lavoro.

Rapporto Lavoro Subordinato o Autonomo


▪ Nel lavoro subordinato da una parte abbiamo il lavoratore  dall’altra  il  datore  di  lavoro.  Il  
lavoratore rispetta le direttive che gli vengono impartite dal datore di lavoro, e quindi le modalità
esclusive non sono libere; è una prestazione di mezzi e non di risultati (quando il lavoratore ha
eseguito la sua prestazione, ha diritto alla retribuzione) I rischi connessi alla prestazione lavorativa,
ricadono sul datore e non sul lavoratore. La subordinatura la ritroviamo in una serie di norme che
riguardano il suo comportamento complessivo, tra gli obblighi troviamo il divieto di non
partecipare  ad  altre  manifestazioni  sportive.  E’  d’obbligo  l’assicurazione.
Alla mancanza di questi obblighi vi è la sanzione disciplinare.
▪ Nel lavoro autonomo troviamo professionisti , anche in questo caso sono previste le tutele, ma
se ne fa carico il lavoratore.

La legge 91 introduce una disciplina speciale nel lavoro sportivo poiché tiene conto delle esigenze
sportive.
E’    vero  che  la  federazione  è  estranea  al  rapporto  lavoro-sport ma riesce ad avere incidenza su
tutto il rapporto contrattuale tanto da dare delle influenze sui contenuti.
Incide perché gli atleti sono tesserati alla società e la società è affiliata con la federazione e quindi
si assume la responsabilità e può controllare il contenuto del contratto stipulato dai contraenti e
può approvarlo.
L’approvazione  viene  data  dopo  che  la  federazione  controlla il contenuto o la retribuzione.

Articoli della legge 91 del 1981


Questa legge è  applicata  al  settore  professionistico,  viene  specificata  la  figura  dell’atleta,  
dell’allenatore  e  del  direttore  tecnico.
Il professionismo presenta delle onerosità (dalla prestazione corrisponde una restituzione) e una
continuità (prestazioni collegate nel tempo, dello sportivo connesse alle esigenze della società).
In totale ci sono 18 articoli:
- Capo I I primi 9 fanno riferimento allo Sport Professionistico;
- Capo II Dal 10 al 14 si fa riferimento alle Federazioni Nazionali e alle Società Sportive;
- Capo III Il 15 rappresenta delle disposizioni di carattere tributario;
- Capo IV Gli ultimi 3 (16-17-18) rappresentano alcune disposizioni finali.
Articolo 1: Attività sportiva
L’esercizio  dell’attività  sportiva,  sia  essa  svolta  in  forma  individuale  o  collettiva,  sia  in forma
professionistica o dilettantistica è libera.

Articolo 2: Professionismo Sportivo


Sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici
che  esercitano  l’attività  sportiva  a  titolo  oneroso  con  carattere  di  continuità  nell’ambito  delle  
discipline regolamentate dal C.O.N.I. e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive
nazionali,  secondo  le  norme  emanate  dalle  federazioni  stesse,  con  l’osservanza  della  direttive  
stabilite  dal  C.O.N.I.  per  la  distinzione  dell’attività  dilettantistica  da  quella  professionistica.

Articolo 3: Prestazione sportiva dell’atleta


La  prestazione  a  titolo  oneroso  dell’atleta  costituisce  oggetto  di  lavoro  subordinato,  regolato  dalle  
norme contenute nella presente legge. Essa costituisce tuttavia oggetto di contratto di lavoro
autonomo quando ricorre almeno uno dei seguenti requisiti:
- L’attività  sia  svolta  nell’ambito  di  una  singola  manifestazione  sportiva  o  di  più  
manifestazioni tra loro collegate in un breve periodo di tempo;
- L’atleta non sia contrattualmente vincolato per ciò che riguarda la frequenza o sedute di
preparazione  all’allenamento;
- La prestazione che è oggetto del contratto, pur avendo carattere continuativo, non superi
8 ore settimanali oppure 5 giorni ogni mese, ovvero 30 giorni ogni anno.

Articolo 4: Disciplina del lavoro subordinato sportivo


Il rapporto di prestazione sportiva a titolo oneroso si costituisce mediante assunzione diretta (le
parti si scelgono liberamente) o con la stipulazione di un contratto in forma scritta (pena
l’annullamento)  tra  lo  sportivo e la società destinataria delle prestazioni sportive, secondo il
contratto  tipo  predisposto  conformemente  all’accordo  stipulato  ogni  3  anni  dalla  federazione  
sportiva  nazionale  e  dei  rappresentanti  delle  categorie  interessate.  La  società  ha  l’obbligo di
depositare  il  contratto  presso  la  federazione  sportiva  nazionale  per  l’approvazione.

Articolo 5: Cessione del contratto


Il  contratto  di  cui  l’articolo  precedente  può  contenere  l’approvazione  di  un  termine  risolutivo,  non  
superiore a 5 anni dalla dati  di  inizio  del  rapporto.  E’  ammessa  la  successione  di  contratto  a  
termine fra gli stessi soggetti.

Articolo 6: Premio di addestramento

Articolo 7: Tutela Sanitaria


L’attività  sportiva  professionistica  è  svolta  sotto  controlli  medici,  viene  istituita  una scheda
sanitaria per ciascuno sportivo professionista. Ne viene depositata una copia presso la federazione
sportiva  nazionale  e  una  alla  società  d’appartenenza.
L’aggiornamento  delle  schede (aggiornamento semestrale) è un lascia passare per svolgere
competizioni.

Articolo 8: Assicurazione Contro i Rischi


Le società devono stipulare una polizza assicurativa individuale a favore degli sportivi
professionisti contro il rischio di infortuni o nei casi peggiori di morte.

Articolo 9: Trattamento Pensionistico


L’assicurazione  obbligatoria  per  invalidità,  vecchiaia  o  superstiti  è  estesa  a  tutti  gli  sportivi  
professionisti, i contributi sono calcolati sul compenso globale annuo, e sono ripartiti tra società
sportive (i due/terzi) e assicurati (un/terzo) se si tratta di lavoro subordinato, se invece è
autonomo tutti (contributi) sono a  carico  dell’assicurato.  Gli  sportivi  professionisti  iscritti  al  fondo  
sociale possono avere il diritto di pensione al compimento del 45esimo anno di età (43 per le
donne) quando risultino a loro favore versati almeno 20 anni di contributi.

I  primi  6  articoli  stabiliscono  la  subordinazione  e  la  costituzione,  il  7  è  una  disposizione,  l’8  e  il  9  
prevedono la non applicabilità di alcuni articoli di leggi importanti (20 maggio 1970, legge 604 del
1966, legge 230 del 1962).

Articolo 10: Costituzione (Atto costitutivo) e affiliazione


Possono stipulare contratti con atleti professionisti solo società sportive per azioni (S.P.A.) o
società a responsabilità limitata (S.R.L.).
L’atto costitutivo prevede che la società possa svolgere esclusivamente attività sportive, e che una
quota degli  utili  (minimo  il  10%)  sia  destinata  a  scuole  giovanili.  Prima  di  depositare  l’atto  
costitutivo,  la  società  deve  ottenere  l’affiliazione  da  una  o  più  federazioni riconosciute dal C.O.N.I.
L’’affiliazione  può  essere  revocata  dalla  federazione  nazionale sportiva (gravi infrazioni) e alle
società è concesso un ricorso alla giunta del C.O.N.I. che si pronuncia entro 60 giorni.

Articolo 11: Deposito degli atti costitutivi


Le società entro 30 giorni devono  depositare  l’atto  costitutivo  presso  la  federazione alla quale
sono affiliate.

Articolo 12: Garanzia per il regolare svolgimento dei campionati sportivi


Le società  sono  sottoposte  ai  controlli  (al  fine  di  verificarne  l’equilibrio  finanziario) e ai
conseguenti provvedimenti delle federazioni sportive per delega del C.O.N.I.

Articolo 13: Potere di denuncia al tribunale


Le federazioni nazionali sportive possono procedere alla denuncia di una società.
Articolo 14: Federazioni Sportive Nazionali
Sono costituite dalle società e dagli organi affiliati, sono rette da norme statuarie e da
regolamenti basati sul principio di democrazia. Alle federazioni è riconosciuta autonomia tecnica,
organizzativa e di gestione sotto la vigilanza del C.O.N.I.

Articolo 15: Trattamento Tributario

Articolo 16: Abolizione vincolo sportivo


Entro 5 anni dalla data in vigore di questa legge saranno eliminate le limitazioni alla libertà
contrattuale  dell’atleta  professionista.

Articolo 17

Articolo 18: Trasformazione delle società


Applica  la  legge  dell’8  luglio  1977  agli  organi  del  C.O.N.I.

I meriti della legge 91 del 1981


I meriti li ritroviamo:
- nell’articolo 3 dove è stata inquadrata la prestazione sportiva in ambito lavorativo;
- Nell’aver qualificato il professionismo sportivo (Articolo 2);
- Nell’aver  inserito  la  prestazione  dell’atleta  nel  contratto  di  lavoro  subordinato. (Articolo 4).

I Demeriti della legge 91 del 1981


Il demerito più grande è sicuramente quello di non aver dato la possibilità di ampliare questa legge
al dilettantismo.

Mobbing
Deriva dal verbo TO MOB (assalire, aggredire) e indica la condotta di colui che, tramite pratiche
vessatorie, caratterizzate  da  violenza  morale,  induce  altri  all’allontanamento  dal  posto  di  lavoro.
L’autore  di questo fenomeno è chiamato MOBBER, la vittima MOBBIZZATO.
E’  anche  stato  definito  come  un’azione, o una serie di azioni, che si ripetono per lungo tempo,
compiuta da uno o più mobber per danneggiare qualcuno per uno scopo ben preciso.
Tale  scopo  è  l’annientamento  sociale  e  professionale,  il  mobbizzato  infatti  arriva  ad  abbandonare  il  
posto di lavoro, con ricadute sia sul piano economico che sul piano della serenità affettiva tanto da
cadere in uno stato depressivo.
Ci sono 5 requisiti per dichiarare una condotta come mobbing
1. Il luogo in cui la condotta è attuata;
2. La  strategia  persecutoria,  o  meglio  l’intenzionalità;
3. L’andamento  in  fasi  successive;
4. La modalità vessatoria;
5. La frequenza e la durata.
Essendo un processo in continua evoluzione, prevede nel tempo un peggioramento che può
essere racchiuso in 4 fasi ( il terzo punto elencato prima);
- Conflitto latente il soggetto è coinvolto in piccoli contrasti quotidiani a lavoro;
- Conflitto mirato la situazione di contrasto è un vero e proprio conflitto non è più un
fatto occasionale;
- Conflitto pubblico la situazione conflittuale diviene di dominio pubblico (primi cedimenti
da parte del mobbizzato);
- Esclusione anticipata dal mondo del lavoro definitivo allontanamento dal posto di
lavoro.

Possiamo distinguere:
▪Mobbing verticale posto tra soggetti di cariche grado e qualifiche diverse;
- Mobbing verticale discendente attuato da un superiore gerarchico;
- Mobbing verticale ascendente attuato  da  dipendenti  verso  un’autorità  superiore;
▪Mobbing orizzontale attuato tra colleghi di lavoro pariordinati;
▪Mobbing diretto il comportamento vessatorio è attuato direttamente nei confronti della
vittima;
▪Mobbing indiretto il comportamento vessatorio è attuato nei confronti di familiari o amici
della vittima;
▪Mobbing leggero il comportamento vessatorio si esprime mediante atti silenziosi e non palesi
difficilmente dimostrabili atti ad isolare la vittima;
▪Mobbing pesante il comportamento vessatorio è palese ed è espresso mediante atti di
violenza sia psicologica che fisica.

Riconoscimento del mobbing


E’  stato  giuridicamente  riconosciuto  in due sentenze ( 16 Novembre e 30 Dicembre 1999) dal
Tribunale di Torino, recentemente invece la Corte Costituzionale con la sentenza numero 359 del
2003 ha espressamente dato un significato al mobbing.
Il mobbing rientra nella responsabilità contrattuale, poiché è a carico del  datore  di  lavoro  l’obbligo
di adattare misure, che a secondo della particolarità del lavoro, sono necessarie a tutelare
l’integrità  fisica  e  la  personalità dei propri lavoratori.

Mobbing in ambito sportivo


Le società sono tenute ad assicurare a ciascun tesserato  lo  svolgimento  dell’attività  sportiva  con  
l’osservanza  dei  limiti  previsti  dalla  categoria  d’appartenenza,  in  più  fornisce  al  calciatore  
attrezzature idonee alla preparazione e mette a sua disposizione un ambiente consono per la sua
dignità professionale.
Il calciatore deve partecipare:
- Agli allenamenti e alla preparazione precampionato (salvo casi di malattia o infortunio)
negli orari previsti;
- A tutte  le  gare  ufficiali  o  amichevoli,  da  disputare  in  Italia  o  all’estero.
Il calciatore è tenuto ad osservare strettamente il dovere di fedeltà nei confronti della società,
evitando  comportamenti  che  siano  tali  da  arrecare  pregiudizio  all’immagine  della  società.  Inoltre  il  
calciatore deve custodire con diligenza gli indumenti ed i materiali sportivi forniti dalla società e
non deve interferire nelle scelte tecniche e gestionali della stessa.
Possiamo avere dei casi di mobbing verticali:
SOCIETA’  SPORTIVA CALCIATORE
ALLENATORE CALCIATORE
L’allenatore  è  tenuto  a  mantenere  una  condotta  conforme  ai  principi di lealtà ed è obbligato al
rispetto  dell’istituzioni  impartite    dalla società, a rispettare il dovere di fedeltà e a fornire esempio
di disciplina e correttezza civile. Ha diritto però a non subire interferenze da parte della società
riguardo alla scelta di natura tecnico-sportiva.
Può presentarsi anche un fenomeno di mobbing orizzontale:
CALCIATORI(compagni di squadra) SINGOLO CALCIATORE
O anche di mobbing verticale ascendente al  fine  di  provocare  l’esonero  dell’allenatore:
CALCIATORI ALLENATORE

In Italia i casi sono stati quelli dei calciatori: Zanin, Iaquinta, Taddei, Cassano, Jimenez e Marchini.

Il contratto di Sponsorizzazione
“L’arte  di  far  parlare  di  se,  parlando  di  altro”
La  sponsorizzazione  consiste  nell’attività  di  diffusione di un messaggio commerciale attraverso la
realizzazione di un evento o una serie di eventi organizzati dallo sponsee che veicola il messaggio
stesso,  il  quale  è  terzo  rispetto  all’impresa,sponsor, cui il messaggio è riferito.
Fondamento della sponsorizzazione è il diritto della persona celebre allo sfruttamento
commerciale della propria immagine (right of publicity).

Differenze tra Sponsorizzazione e pubblicità

La pubblicità mira  alla  sollecitazione  del  pubblico  dei  consumatori  al  fine  dell’acquisto  del  
prodotto o dell’oggetto di propaganda;
La sponsorizzazione è direttamente finalizzata  allo  svolgimento  di  un’attività  (o  servizio)  dal  
godimento dei quali possa trarre apprezzamento il consumatore tanto da acquistare
indirettamente il prodotto;
La pubblicità come mezzo di comunicazione utilizza il mezzo televisivo (messaggio di breve
durata);
La sponsorizzazione si  realizza  mediante  una  comunicazione  di  lunga  durata  poiché  l’oggetto  
principale    non  è  il  prodotto,  ma  l’evento.
La pubblicità c’è la possibilità di programmazione certa dei tempi, dei contenuti e dei risultati,
tutto  dipende  dalla  frequenza  e  dall’intensità  della  diffusione  del messaggio;
La sponsorizzazione ci sono altri fattori che possono incidere sul guadagno, come il successo
della squadra, audance che la squadra ottiene,  la  simpatia  del  pubblico  verso  un’atleta;
La pubblicità colpisce indistintamente tutte le categorie dei consumatori;
La sponsorizzazione colpisce solo coloro che risultano interessati;
La pubblicità sul piano economico ha costi certi e rendimenti costanti;
La sponsorizzazione ha costi incerti e incostanti.
Spesso  la  sponsorizzazione  è  l’unica  alternativa  di  propaganda  efficace  la  dove, un’impresa  abbia  
già largamente investito nella pubblicità(saturazione del pubblico).

Sponsorizzazione e figure affini


- Mecenatismo circostanza  in  cui  un  soggetto,  finanzia  un’attività  senza  il  fine  della  propaganda  
pubblicitaria  del  proprio  marchio,  non  c’è  l’obbligo da parte del ricevente di effettuare prestazioni
per ricambiare;
- Patrocinio accordo  in  cui  un  soggetto  consente  l’uso del proprio nome per lo svolgimento di
un’attività (essendo finanziato o no) finalizzata all’assistenza verso fondazioni artistiche. A
differenza della sponsorizzazione, il soggetto (patrocinio) non è un imprenditore e non trae nessun
vantaggio economico (effettua una donazione);
-Pubblicità testimoniale consiste  nell’utilizzo  del  nome  di  un  soggetto  come  “testimone”  per  
finalità  promozionali  in  favore  di  un’azienda. Il rapporto azienda-testimone (è il testimone che
segue  l’azienda  nello  svolgimento  della  sua  attività,  promo  pubblicitaria)  è  l’opposto  di  quello  
sponsor-sponsee (lo sponsor segue lo sponsee nello svolgimento della sua attività che non
comprende il fine pubblicitario);
-Product placament pubblicità di un prodotto durante uno spettacolo in virtù di un accordo tra
produttore  e  titolare  dell’evento.  A  differenza  della  sponsorizzazione  (immedesimazione  tra  il  
prodotto  e  l’evento)  nel  product  placament c’è  solo  lo  scopo  ai  fini  pubblicitari del prodotto.
-Merchandising cessione a titolo  oneroso  del  marchio  di  un’impresa  a  favore  di  un’altra  impresa
che ha interesse ad apporre il marchio sui propri prodotti con maggiore possibilità di collocazione
del marchio.
-Vendita promozionale accordo  tra  impresa  e  soggetto,  quest’ultimo  organizza  un evento per
aumentare  la  vendita  dei  prodotti  dell’impresa.  A  differenza  della sponsorizzazione questa vendita
promozionale è un accordo di natura occasionale a durata limitata.
-Partnership Accordo  tra  imprenditore  e  società,  diretto  all’utilizzazione  ai  fini  pubblicitari  e  
dietro corrispettivo di spazi e attività che fanno capo alla società senza coinvolgere i tesserati.

Tipologie di sponsorizzazione

▪ Sponsorizzazioni culturale o artistiche: non molto diffuse in Italia al contrario, molto sviluppate
negli Stati Uniti.

▪Sponsorizzazione Radiotelevisiva: unico oggetto di specifico riconoscimento legislativo, con la


legge del 17 dicembre 1992.

▪Sponsorizzazione sportiva: in Italia la prima sponsorizzazione sportiva si ebbe nel 1947 tra la
squadra di pallacanestro Olimpia Borletti di Milano trasformata in Simmenthal Milano. Si presenta
la particolarità che la veicolazione del segno distintivo dello sponsor si vede, nella stampigliatura di
esso nei materiali sportivi usati dallo sponsor,  anche  mediante  l’accostamento  del  nome  dello  
sponsor a quello dello sponsee cosi da consentire una maggior diffusione del messaggio
promozionale.
In più lo sponsor non si limita a dare un corrispettivo in denaro, bensì principalmente in mezzi e in
attrezzature come maglie o scarpe.
La sponsorizzazione rientra nella categoria dei contratti atipici, poiché non è disciplinata dal
legislatore,  ma  la  sua  regolamentazione  discende  dall’autonomia dei privati. Lo scopo consiste
nella diffusione a scopi pubblicitari da parte dello sponsee del marchio dello sponsor dietro
corrispettivo. Possiamo quindi definirlo un contratto a titolo oneroso.
Il mancato raggiungimento del ritorno pubblicitario in favore dello sponsor a cause del basso
rendimento sportivo dello sponsee, non costituisce inadempimenti del contratto poiché il
finanziamento a carico dello sponsor è dato dalla consapevolezza che il ritorno pubblicitario possa
non realizzarsi.
Serie di clausole
- Clausola penale in caso di inadempimento, la parte inadempiente è obbligata a versare la
somma  di  denaro  stabilita  a  prescindere  dal  danno  patito  dall’altra  parte;
- Clausola di esclusiva limita entrambi le parti a concludere contratti di sponsorizzazione
con terzi, per la durata del contratto che le lega;
- Clausola compromissoria attuazione mediante le quali le parti devolvono al giudizio di un
privato (arbitro) la risoluzione delle controversie che dovessero tra loro insorgere.

Forma contratto di sponsorizzazione


Non è d’obbligo  la  forma  scritta  (salvo  i  casi  in  cui  la  legge lo preveda) ma è la più consigliata e la
più valida.

Licensing e Merchandising

-Merchandising: si indica lo sfruttamento del valore suggestivo acquisito da nomi, espressioni,


figure, dotate di valore attrattivo, al fine di promuovere la diffusione e la vendita dei prodotti che
appartengono ad un diverso settore di mercato.
Il valore dipende dalla sua popolarità (popularity properties).
-Licensing: si indica il contratto di licenza  d’uso  del  marchio, concesso da parte del suo titolare
(licenziante) ad un altro soggetto (licenziatario), affinché quest’ultimo  apponga  il  marchio  stesso  
sui prodotti identici o simili a quelli per cui è stato creato.

Differenze tra le due


-Differente  è  l’oggetto  e  la causa nel merchandising il segno viene ceduto per essere opposto
sui prodotti di natura diversa da quelli per i quali lo stesso segno è stato originato mentre nel
licensing i prodotti del licenziatario sono identici (o simili) a quelli del licenziante.
-Il merchandising può riguardare oggetti diversi quali nomi, figure, immagini, nel licensing
troviamo solo marchi o brevetti.
-Differente è lo scopo nel merchandising è quello di promuovere la diffusione e la vendita di
prodotti estranei al settore al quale appartiene il prodotto, lo scopo del licensing è quello di
espandere un marchio nel settore del marchio stesso.
Oggetti di merchandising
-Nomi,  figure,  immagini  facenti  parte  di  un’opera  dell’ingegno  (personaggi  Walt  Disney);
-Nomi, immagini di persone fisiche che hanno acquistato notorietà (squadre di calcio);
-Segni distintivi di impresa, tra cui il marchio (marchi di moda utilizzati per qualsiasi cosa).

Contratti di merchandising
Le parti sono denominate concedente (merchandisor) e licenziatario (merchandisee).  E’  un  
contratto atipico, poiché la disciplina non ha fonte nella legge ma nel potere di autonomia dei
privati.
La  causa  consiste  nel  trasferimento  del  diritto  d’uso  del  segno  di  cui  fa  parte  la  committente  
(concedente) è titolare, in favore del  licenziatario,  così  che  questi  l’apponga  ai  propri  prodotti  al  
fine  dell’incremento  delle  vendite.  E’  un  contratto  a  titolo  oneroso  e  a  prestazione  corrispettive.
Il corrispettivo a carico del licenziatario consiste nel versamento di una somma pari ad una data
percentuale del fatturato realizzato dallo stesso (licenziatario) tramite la vendita dei prodotti con il
segno del merchandisor.
Talvolta viene stabilito un corrispettivo in misura fissa (importo minimo garantito)
indipendentemente dal fatturato prodotto dal licenziatario. Il contratto deve specificare per quali
prodotti  è  concesso  l’uso  del  segno,  è  va  specificato  se  è  compito  del  licenziatario  la  distribuzione  
e la vendita, o se lui deve comandare qualcuno. Deve essere scritto nel contratto anche
l’indicazione  dell’area  geografica  entro  la  quale  ha  libero  esercizio  il  licenziatario.  Le  parti  possono  
prendere  un  diritto  di  esclusiva  cioè  il  licenziatario  è  l’unico  a  porre  il  segno  su  una  serie  di  
prodotti.
Il merchandising è un contratto di durata, il termine però è a lunga scadenza (mole di
investimenti).
Alla fine del contratto al licenziatario è permessa la vendita dei prodotti con il segno rimasti in
magazzino, o talvolta a costi bassi il merchandisoor acquista gli avanzi per tutelare il proprio
segno. Nel contratto è specificato anche una serie di obblighi nei confronti del licenziatario, per
garantire i prodotti (materiali, colori abbinati, luoghi e modalità di vendita).
E’  prassi  anche  inserire  nel  contratto  una  clausola  risolutiva  per  le  ipotesi di gravi inadempienze da
parte del licenziatario (contraffazione).
Non ci sono obblighi per quanto riguarda la forma anche se è consigliabile quella scritta per
permettere una prova del contratto.

Marchio
Segno rappresentato graficamente, parole, immagini, colori utili a distinguere i prodotti di un
impresa da quelli degli altri.
▪Marchio Notorio è nella mente dei consumatori, inscindibilmente correlato al prodotto al quale
è apposto.
▪Marchio Celebre è  correlato  ad  un’idea  di  qualità  (poiché  con  pari successo in settori
merceologici diversi) a funzione ornamentale.
▪Marchio Registrato una volta presentata la domanda di registrazione (codice delle proprietà
industriali  del  2005)  l’uso  di  un  marchio uguale o simile da parte di terzi è considerato illecito, non
solo entro i confini del settore merceologico, ma anche nei settori diversi.
Infatti la direttiva CEE del 21 dicembre 1988 (Art. 5 numero 2) riconosce al titolare del marchio
registrato il diritto di vietare a terzi, salvo proprio consenso, di usare il commercio un segno
identico o  simile  al  marchio  d’impresa  dei  prodotti  che  non  sono  simili  a  quelli  per  cui  è  stato  
registrato,  se  l’uso  immotivato  del  segno  consente  di  trarre  indebitamente  vantaggio.
Così facendo il legislatore europeo ha aperto le porte alla prassi del merchandising.
La riforma su marchi stabilisce, che il marchio possa essere trasferito o concesso in licenza per la
totalità o una parte dei prodotti per i quali è stato registrato, a condizione che dal trasferimento, o
dalla licenza, non derivi inganno.
▪Marchio Forte quello il cui potere deriva dalla creazione immaginaria del contenuto o da parole
del linguaggio comune allorché esse assumono particolare originalità. Gode di una tutela più
ampia che copre anche le variazioni o modificazioni di esso.
▪Marchio Debole consiste nella modifica di un nome comune, gode di minore tutela poiché
copre solo il nome del marchio stesso
Esso può diventare forte se:
-Ha  una  durata  adeguata  all’uso;
-Ha una data estensione geografica dell’uso  stesso;
-Ha  una  determinata  intensità  dell’uso  e  dei  mezzi  pubblicitari  da  essere  riconosciuto  dai  
consumatori.

Merchandising delle Società Sportive


Notevole sviluppo si ebbero dagli inizi degli anni 90 prima in Nord America, poi in Italia a partire
dalla stagione 1995/96 quando i giocatori di serie A e serie B indossarono per la prima volta una
maglia con un numero e un nome.
Il successo è dato dalla peculiarità di cui gode il marchio sportivo, grazie a 3 fattori: longevità,
fedeltà, e marketing indiretto poiché il tifoso seguirà per tutta la vita la stessa squadra.
E’  consentito  registrare  marchi  con  toponimi  (se  hanno  acquistato  notorietà)  o  dalle  combinazioni  
cromatiche  purché  siano  idonei  a  distinguere  un’impresa  da  un’altra.

Giustizia Sportiva
L’ordinamento  sportivo  è  autonomo,  ma  deve  rispettare  i  principi  costituzionali  dell’ordinamento  
statale.
Gli articoli 24 e 113 della costituzione attribuiscono a ciascun cittadino il diritto di rivolgersi al
giudice statale per la risoluzione delle controversie.
Le federazioni hanno il potere di far rispettare regole per due motivi, esigenze di tempestività e di
specificità. Il principale sistema di giustizia sportiva è quello federale, poiché il C.O.N.I. detta
principi generali a tutte le federazioni (cosi che tutte le federazioni hanno alla base dei principi
comuni).
Il C.O.N.I. ha stabilito che per ogni federazione:
- Devono esserci 2 gradi di giudizio;
- Il giudice deve essere imparziale;
- Deve essere assicurata la difesa del soggetto in ogni grado;
- Le decisioni devono essere sempre motivate.

In ambito sportivo ci sono 4 tipi di giustizia:


- Giustizia Tecnica violazione delle regole di gioco, tempi molto brevi per presentare il
ricordo (entro 24 ore dalla violazione);
- Giustizia Disciplinare accerta e punisce un illecito disciplinare (doping) in I o II grado;
- Giustizia Amministrativa riguarda i ricorsi contro provvedimenti federali (limitazioni);
- Giustizia economica e patrimoniale controversie di tipo economica, o problemi di
tesseramento

Rapporto Giustizia Sportiva e Giustizia Statale


L’ordinamento  sportivo  è  autonomo  con  autonomia  limitata,  il  giudice  statale  è competente nei
casi di reati o inadempimenti contrattuali. La legge in materia è la 280 del 2003:
▪ Articolo 1:  L’ordinamento  sportivo  ha  autonomia limitata rispetto a quello statale.
▪ Articolo 2: i principi di autonomia sono in determinate questioni, osservanza di regole e
regolamenti, organizzazione per il corretto svolgimento della disciplina sportiva, infatti per aspetti
tecnici e disciplinari non può intervenire il legislatore nazionale.
▪ Articolo 3: Rapporto tra giustizia sportiva e statale: ci si rivolge al giudice statale per la
risoluzione dei rapporti patrimoniali. Le altre controversie rilevanti per lo stato sono (che non
siano di natura tecnica o disciplinare) sono devolute al giudice amministrativo (TAR e consiglio di
stato).
Il T.A.S. (Tribunale Amministrativo Sportivo) è internazionale, ha sede a Losanna, è composto da
due camere e viene chiamato in causa per risolvere le controversie  in  ambito  internazionale.  E’  
indipendente dal C.I.O. (che lo ha istituito) dal  1994  e  se  richiesto  da  quest’ultimo  ha  anche  
funzione consultiva.

Collegi arbitrali
Competenti per contratti di lavoro, quindi controversie economiche ci sono 2 organi con sede a
Roma:
▪T.N.A.S. (Tribunale Nazionale Arbitrale Sport) istituito nel 2005, composto da 50 membri per un
mandato di 8 anni, scelti tra magistrati, professori universitari e avvocati.
La loro funzione è la risoluzione di controversie tra federazione e affiliati tesserati.
E’  competente  se:
- La federazione ha nel proprio statuto la possibilità di rivolgersi al T.N.A.S.;
- Si tratta di diritti disponibili( patrimoniali/economici);
- Se ci sono percorsi tutti i gradi della giustizia federale.
Non è competente se:
- Ci sono casi di doping;
- Non può giudicare procedimenti che si sono conclusi con una condanna inferiore a 120
giorni o minori di 10.000 euro di multa.

▪Alta corte di giustizia:(ultimo grado di giustizia) c’è  discrezionalità,  può  decidere le controversie
che ritiene meritevoli di valore, ha anche funzione consultativa (formula pareri se richiesti) su
richiesta del C.O.N.I.
E’  composta  da  5  giuristi  di  fama,  nominati  dal  Consiglio Nazionale del C.O.N.I. sotto candidatura
della giunta nazionale del C.O.N.I.
Il mandato dura 6 anni (rinnovabile per una sola volta).

Potrebbero piacerti anche