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FIRENZE
LEO S. OLSCHKI EDITORE
MCMLXXXVIII
\
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMANN:
DA JEAN PAUL AL PROTOTIPO DEL CICLO P~ANISTICO ,
DAVIDSBUNDICO '
Introduzione
l «un ometto giudizioso ma noto come arrogante », «Veramente, io non amo simili pitture [".], ma
vanno ascoltate più volte »: R. SCHUMANN, Tagebiicher, I (18.27-1838), a cura di G. Eismann, Leipzig,
VEB Deutscher Verlag rur Musik 1971, p. 407 (9 giugno 1832).
accattivante finale ( aperto'
2 Il romanzo, scritto negli anni 1804-1805, dichiarato incompiuto, presenta un
al quale (cfr. nota 4 e il capitolo L'uno"tutto) si aggance-
ranno letteralmente i Papillons. 3 Cfr. la lettera a
Rellstab più sotto riportata.
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di un testo mantenuto' autanoma '4 (nona stante la fuorvianza,appa rente, del titala),
Schumann avrà creduta di intervenire' dall'esterna' nell'intento di arientare
canvenientemente la praspettiva critica del l'ascaltatare a tutto beneficio dell'opera,
o saltanta per l'emergenza psicalagica di testimaniare l'eccentricità del pracesso
creativo appena canclusasi - quindi nan necessariamente in termini precisi e lucida
mente esplicativi - a ancara, per mativi di ardine strutturale pur stret tamente
carrelati agli elementi in questiane che però hanno., carne ve dremo., ulteriari e più
intrinseche implicaziani farmali. Le pasiziani critiche nate invece sotto il
condizianamento indiscussa di tali dichia raziani hanno. in genere costretta la
partata estetica dei Papillons en tro i ranghi dell'opera d'impianto pragrammatico-
descrittiva; e ciò saprattutta in tempi pasteriori, riducendasi la possibilità di apprez
zare da vicina la cifra linguistica e stilistica dell'innesta letterario, al di là di precisi
richiami cantenutistici.5 Nei contemparanei tro.viama accennati entrambi i tipi di
lettura, ma nel riprendere in carica la questio.ne no.n può essere trascurato. il
ruolo. interagente dell'autare,
4 La redazione manoscritta definitiva portava, nella pagina iniziale comprendente la sola Introduzione
(qui indicata come Moderato, quasi Introduzione), la seguente epigrafe poi soppressa fin dalla prima
edizione: «" Incantato, \XI alt sentiva i suoni sfug geriti salire, benché lontani: e non si rendeva conto che
con essi era anche il fratello ad andarsene n. Finale dei Flegeljahre di J. Paul ». Così come è solo di
edizioni tarde (ma non di quella curata da CIara Schumann) l'inclusione nel Finale (mis. 60 sgg-l della
postilla programmatica che dice: «Si spegne il fragore della notte di carnevale. L'orologio della torre
batte le sei », la cui autenticità può essere solo indirettamente ammessa in quanto concessione tardiva
dell'autore alle ragioni dell'editoria (com'era stato, in casi analoghi, per Beethoven). Cfr., in proposito,
W. BOETTICHER,Robert Schumanns Klavierwerke. Neue biographische und textkritische
Untersuchungen. Teil I. Opus 1-6, Wilhelrnshaven, Heinrichshofen's Verlag 1976, p. 78 - dove, tra
l'altro, si osserva come non sia né jeanpauliana né schumanniana l'espressione «Faschingsnacht» ('
notte di carnevale') qui adottata.
5 A parte le diverse letture in chiave programmatica date dell'opera in rapporto testuale col suo modello,
alcune delle quali discuteremo sulla base degli elementi , autentici' forniti dall'autore, quella che Robert
L. Jacobs propone del complessivo binomio estetico Schumann/Jean Paul (Schumann and Jean Paul,
«Music and Letters », XXX, 1949, pp. 250-258) è tanto lucidamente orientata al pregiudizio
psicologico e stili
stico - già goethiano - nei confronti dello scrittore (<< Jean Paul seems to write himself into a state of
auto-intoxication, to become less interested in telling a story - as of ten as not his plots are wildIy far-
fetched and unconvincing - than in using the nove! for a luxurious display of personal emotion. It is as
though he had the temperament of a poet, without the poet's gift of capturing the senses by sheer verbal
music; as though
(to put it another way) he were a musician capable onIy of writing librettos.» [p. 252]) quanto è evasiva
nel tentativo di spiegarne il ' positivo' nell'opera del musi cista. Jacob si tiene comunque distante da una
interpretazione' programmatica ' dell'op. 2.
PAPILLONSOP. 2 DI SCHUMANN 263
bey den Papillons konnte man vielleieht eine Ausnahme maehen, da del' Weehsel
zu l'aseh, die Fal'ben Zu bunt sind und del' Zuhol'el' noeh die vorige Seite im
Kopfe hat, wahl'end del' Spielel' bald fertig ist. Dieses Sich-selbst vernichten del'
Kiinstlel'isehes. Man
Papillons hatt vielleicht etwas Kritisehes, abel' gewiss nichts
mag zwisehen einzelnen ein Glas Champagnel' ein
sehieben.6
È significativo come qui Schumann si arrocchi su una validità arti stica dei singoli
numeri e lasci nell'incerto l'effetto complessivo, anzi progressivo, del loro
avvicendarsi. Il rapido succedersi di pezzi pari menti eccentrici - il cui
frammentismo in realtà. permea e disu..nisce i numeri stessi - gli rivela un ' difetto'
di organicità non previsto, si direbbe, sulla carta. Riserve analoghe erano contenute
nell'expertise
mandatagli qualche giorno prima da Hummel, dove si parlava di scrit tura
ostentatamente originale e cambi d'armonia troppo bruschi: «ich wiinschte nicht,
dass Sie sich dieses, aus Angewohnheit, zum Stil machten, weil es del' Schèinheit,
Freiheit und Klarheit einer wohlgere
6 «con i Papillons si può forse fare un'eccezione, dal momento che l'avvicendarsi è molto rapido e le
tinte assai marcate, e mentre l'esecutore è pressoché alla fine, chi ascolta ha ancora in testa la pagina
precedente. Questo auto-annullarsi dei Papillons vale forse sul piano critico, ma per niente su quello
artistico. Tra l'uno e l'altro ci sta una coppa di champagne ». R. SCHUMANN,Tagebiicher cit., ivi.
Delle numerose altre esecu zioni dei Papillons avutesi in quei giorni in casa Wieck, già quella del 27
maggio gli aveva lasciata l'amara impressione che i presenti non avessero gran che capito, o meglio,
scambio» dei pezzi.
ritenuto dell'opera, appunto per l'intravista oggettiva difficoltà ad «afferrare il rapido
Oltretutto, nota sempre Schumann nei diari, Clara quel giorno aveva
suonato non come suo solito, perché
«doveva essere mentalmente e fisicamente stanca. Verso le undici li ha eseguiti di nuovo, ma, seppur
con maggior vivacità, in modo ancor più disordinato» (Tagebiicher cit., p. 339, lunedì 28 maggio
1832).
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gelten Composition nachtheilig sein wiirde ».7 Non si può dire che nell'immediato
futuro Schumann evolva il proprio stile nel senso di un minor frammentismo, ma è
certo che vorrà irrobustirlo struttural mente: dotando i pezzi di maggior saldezza
d'impianto, allungando il respiro discorsivo e procrastinando le sempre insorgenti
interruzioni interne,8 oltre che impiegando in parte forme preordinate più com
plesse. Resterà in campo per più lungo tempo, invece, la pregiudizi aIe critica
verso la sua propensione al ' caratteristico': dall'assunzione di stilemi propri della
musica di genere (danze, marce, fogli d'album pae saggistici o di marcata
inclinazione psicologica, etc.) all'invenzione di stilemi originali altrettanto
particolaristici per ingegnosità calligrafiche, allusioni o citazioni simboliche,
densità interna.9
Dopo un apprendistato così eterodosso da averne ricavato tut t'altro che certezze
pratiche, lungo fasi di vita conflittualmente di stanti e dispersive e contrappuntate
dal dubbio d'aver mantenuta viva una natura artistica che tanto tardava a rivelarsi,
Schumann saluta i
7 «non vorrei che col tempo questo divenisse il suo stile, poiché risulterebbe nocivo alla bellezza,
libertà e chiarezza di una composizione ben ordinata ». Il giudizio è riportato, in compendio, in una
lettera alla madre pubblicata in C. SCHUMANN(a cura di), Jugendbriefe von R. Schumann, Leipzig,
Breitkopf und Harte11886, p. 179 (Leipzig, 26 maggio 1832). Si capisce come tale post-classico ideale
di compostezza formale non potesse facilmente intendersi con lo Schumann prima-maniera. Tuttavia li!
stima artistica di questi esordi fa intravvedere al maestro anche brillanti possibilità per il futuro, purché
il giovane compositore lavori tenacemente e con maggior tranquillità d'intenti. Gottfried Weber,
redattore del periodico musicale «Caecilia », gli riconosce concreta mente molto di più, e più
acutamente vede nei Papillons <d ...] un intero esercito 'di audaci novità, stranezze, rarità, di quando in
quando vere e proprie bizzarrie, [...J schegge di pensiero abbozzate, bagatelles qui chiamate Papillons [
...]. Avventurosa struttura musicale del caos [...] »; eppure, lo stesso scetticamente commenta: «ma la
nostra nuova generazione non vuoI fare come Mozart, non vuoI cominciare dal basso, ma subito
dall'alto »; mentre gli riconosce una indiscutibile genialità, capace di chissà quali sviluppi, tuttavia non
può che subordinare tale prospettiva alla condizione che egli metta in secondo piano «l'incessante
sforzo di essere straordinariamente geniale e originale» (cfr. W. BOETTICHER,op. cit., p. 54).
8 È certamente in tal senso che, attendendo alla composizione degli Intermezzi op. 4 - da lui stesso una
volta definiti «Papillons più lunghi », essendo tuttavia, pro porzionalmente, altrettanto radicalmente
frammentari - verrà a dirsi nei diari: «Forza, termina gli Intermezzi, che i critici si placheranno» (cfr.
Tagebucher cit., p. 402; per la precedente citazione, cfr. J. W. VON WASIELEWSKI,Robert
graphie, 2" ed., Dresden, Verlagsbuchhandlung von Rudolf Kuntze 1869, p. 286 [lettera
Schumann. Eine Bio
a Topken: Leipzig, 5 aprile 1833 ]).
9 Il caratteristico si coniuga al soggettivistico e all'esoterico, nell'essere questi elementi sul fronte
opposto dell'ideale di universalità della forma difeso da Hummel, ma nondimeno distanti dalle
più tardi dal coté weimariano, impronta te, queste,
posizioni 'progressiste' quali emergeranno qualche anno
a una ' nuova universalità' apparente
mente tutta e solo wagneriana.
PAPILLONSOP. 2 DI SCHUMANN 265
propri esordi, così pare, con l'entusiasmo dell'autodidatta e col corri spettivo
bisogno di verifiche nonché di riconoscimenti esterni. È indi cativo come le
recensioni avute sui propri primi numeri d'opus, intel ligenti, convenzionali o
impertinenti che fossero, siano state ugual mente raccolte sotto una rubrica dei
diari intitolata Zur Besserung (Per migliorare), talvolta nei diari stessi chiosate, e
spesso riportate
per estratti in lettere a familiari e amici. Se per ora Schumann mostra di tenere
forse in troppa considerazione le valutazioni che gli vengono dall'esterno, è pure
vero che egli - come gli riconosce un critico vien nese - « er hangt an keiner
Schule, schopft aus sich selbst, prunkt nicht mit fremden, in Schweisse des
Angesichts zusammen gelesen [ en] Pedern, [ ...] ihm die Phonixeigenthiimlichkeit
inne wohnt »; IO
vale a dire che l'autarchico pionierismo iniziale avrebbe dovuto misu rarsi col più
vasto orizzonte della ricettibilità e del confronto estetico intersoggettivo, e questo
tanto più nel caso dei Papillons, la cui ori gine e natura, prima ancora della resa
sonora, risultavano all'autore
stesso in certa parte insondabili.
IO«non proviene da nessuna scuola, attinge da se stesso, non ostenta penne rac colte col sudore altrui,
[ ...] in lui vive la peculiarità della fenice ». Cfr. la recensione non firmata (ma, verosimilmente, di
Ignaz Franz Castelli, direttore della rivista) apparsa sull'« A1lgemeiner musikalischer Anzeiger» di
Vienna (n. 26, 28 giugno 1832), riportata nei Tagebucher cit., pp. 426-427.
11 All'estate 1828 risalgono le 8 Polonaises per pianoforte a 4 mani, composte nei primissimi tempi
della sua permanenza a Leipzig: di queste, il Trio della settima diverrà, con qualche modifica, il n. 5 dei
Papillons; materiali della terza e della quarta verranno utilizzati nella stesura del n. 11. A Heidelberg,
invece, sono stati composti i Sechs Walzer (1829-1830), a cui si rifanno almeno tre dei successivi
Papillons, rispettivamente: quarto con sesto, quinto con settimo, sesto con primo. Si vede, dunque,
come i pezzi che compongono l'op. 2 siano nati in buona parte autonomamente e in momenti diversi,
precedenti, W.
per essere poi' ripresi' nell'autunno del 1831, di nuovo a Leipzig; cfr., per questi
GERTLER,Robert Schumann in seinen fruhren Klavierwerken, Wolfen
buttel, Kallmeyer 1931.
12Cfr. Tagebucher cit., p. 372; R. SCHUMANN,Lettere, a cura di E. Levi, Firenze, Rinascimento del
Libro 1938, p. 108 (lettera senza data ma posteriore al 7 novembre, data alla quale è registrata nei diari
l'uscita delle Variazioni Abegg, qui inviate in esem-
266 MARCO BOLZANI
que è nel rapido corso di poche settimane, dall'insorgenza del pro getto effettivo,
che l'opera viene organicamente concepita, con il recu pero e riadattamento di
numeri di danza da tempo nel cassetto (valzer soprattutto), l'aggiunta di nuovi e,
naturalmente, dei sostanziali ele menti di sutura. Contestualmente a ciò entra in
gioco la corrispon denza jeanpauliana. Ma nan è nata secanda quali percarsi; a
almena,
nan emerge can chiarezza dalle rivelaziani dell'autare. Di queste, in particalare,
quella che sembra farnire gli elementi più chiari e incan travertibili nella direziane
dell' apera ' a pragramma " a ben guardare è viziata dalla valantà di rimediare a
quelle presunte, quanta impre viste, incangruenze strutturali che abbiama sapra
registrate. Si tratta
di una lettera al nata critica musicale e librettista Ludwig Rellstab, lettera che
Schumann unisce ad un esemplare dell'apera appena uscita, nella speranza di
attenerne (came avverrà) una recensiane sull'ambìta « lris im Gebiet der Tankunst
» di Berlina. Di salita citata in stralcia,
conviene leggerla per intero:
Ew. Wahlgebaren mochten den aufrichtigen Dank des Unterzeichne ten fur die
wahlwallende schanende Recension der Abegg-Variationen annehmen, die kaum
eine grossere verdienen. Weniger fur den Redacteur der Iris, als den Dichter und
den Geistesverwandten Jean Pauls, erlaub' ich mir den Papillans einige Warte uber
ihr Entstehen hinzuzufugen, da der Faden, der sie in einander schlingen salI, kaum
sichtbar ist. Ew. Woh1gebaren erinnern sich der letzten Scene in den Flegeljahren -
Lar ventanz - Walt - Vult - Masken - Wina - Vults Tanzen - das Umtauschet} der
Masken - Gestandnisse - Zorn - Enthullungen - Farteilen - Schluss-
scene und dann der fartgehende Bruder. - Nach oft wendete ich die letzte Seite um:
denn der Sch1ussschien mir nur ein neuer Anfang - fast unbe wusst war ich am
Klavier und sa entstand ein Papillan nach dem andern. Mochten Ew. Wohlgebaren
in diesen Ursprungen eine Entschuldigung des Ganzen nnden, das im Einzelnen
sehr aft eine verdient!
Mit dem Wunsche, dass der Iris das Mark und die Frische, die einem aus jedem
Blatte entgegen weht, nie fehlen und dass Sie fartfahren moch ten im kraftigen
Erdriicken Alles Faden und Frankhaften, schliesse ich diese Zeilen der ersten
Annaherung an einen hachachtbaren Geist.
Rabert Schumann
plare); ]ugendbriefe von R. Schumann cit., p. 165 (lettera a Friedrich e Clara Wieck: Leipzig, 11
gennaio 1832); infine, il 17 aprile 1832 è la data della lettera ai familiari (rivolta in particolare alle tre
cognate, dedicatarie dell'opera), dove si annuncia l'uscita a stampa dei Papillons (cfr. ]ugendbriefe cit.,
p. 166).
PAPILLONSOP. 2 DI SCHUMANN 267
Erflillen Sie mir die Bitte, mich Hertn Wilhelm Hiiring, an dem ich einen frohen
Begleiter auf einer Rheinreise hatte und der mir oft und viel Schones von Ihnen
erziihlte, angelegentlichst zu empfehlen.13
15 «sottoposto il testo alla musica e non viceversa - ciò altrimenti mi sembrerebbe impresa assurda », «è
scaturito da Jean Paul »: G. JANSEN,Robert Schumann's Briefe. Neue Folge, Leipzig, Breitkopf und
Hiirtel 1886, p. 35 (estate 1834). Vedremo come nello stesso Finale il riporto letterario sia in realtà
manipolato e mediato da fattori d'altra natura, oltre che da autosufficienti ragioni musicali.
16 Cfr. W. BOETTICHER,Robert Schumann: Einfuhrung cit., Appendice I (<< Il programma poetico dei
Papillons opus 2 »), pp. 611-613, dove si tenta un quadro di giustificazioni strutturali (più che
corrispondenze) fra i due testi. Ancora nel Robert Schumanns Klavierwerke cit., Boetticher a cui si deve
la scoperta di tali segni autografi presso l'Archivio Schumann di Zwickau, parla di «convincente
concordanza» fra le due serie testuali, di fronte alla quale passerebbe « in secondo piano la questione di
una anteriorità o posteriorità» di programmazione da parte dell'autore dei Papillons (ivi, p. 50). Ma non
può essere sottovalutato il fatto che i passi in questione sono dieci e non dodici (di cui due portano il
numero X). Inoltre, le stesse concordanze, pur signi ficative, rilevate dal Boetticher (ci riferiamo a
quelle facenti capo alle parole o brevi passaggi narrativi sottolineati - segni funzionalmente emergenti
dal testo - all'interno
dell'intero passo numerato) ci convincono piuttosto della complementarità e posteriorità dei rimandi
schumanniani: questione non secondaria, perché allora non si può certo parlare di «programma poetico.
Si tratta, evidentemente, di un intervento posteriore alla definitiva stesura dell'opera, quando l'autore
avrebbe potuto verificare, o meglio, sperimentare un percorso a ritroso - non tanto nella propria
memoria di compositore,
PAPILLONSOP. 2 DI SCHUMANN 269
quanto forse in quella engrammatica dell'opera, nella sua oscura evoluzione - e ritrovare una nuova
verità/attualità di corrispondenze testuali. Viene alla mente il paradossale , esperimento' avanzato nel
recensire le Romanze senza parole op. 30 di Mendelssohn: si prenda un testo poetico, se ne faccia un
Lied, quindi, tolte le parole, si sottoponga il testo musicale all'autore dei versi perché vi metta un nuovo
testo (poeta e musicista dovrebbero essere un'unica persona, se si vuole l'esperimento pienamente
significativo: perciò lasceremo passare un po' di tempo): «Se in questo caso il nuovo coincidesse col
vecchio, sarebbe una prova di più per la sicurezza dell'espressione musicale» (cfr. R. SCHUMANN,La
musica romantica, a cura di L. Ronga, Torino, Einaudi 1970, p. 57); ma qui non si tratta di Lieder. Non
merita, d'altro canto, di essere discussa la banale vecchia sceneggiatura ideata da J. KNORRnel suo
Fiihrer auf dem Felde der Klavierunter richtsliteratur (Leipzig 1861), riportata dal Boetticher nella
sede sopra citata, e in parte accettata in E. A. LIPPMAN, Theory and Practice in Schumann's
Aesthetics, «Journal of the American Musicological Society », XVII, 1964, pp. 311-345, dove peraltro
si dà
un indiscusso valore formativo alla sopra citata traccia dei dieci passi; né possono con vincere le
macchinose congetture, sempre rigorosamente contenutistiche, avanzate in J.
KOEHLER,Quellenstudien und ihre Ergebnisse im Hinblick auf die inhaltliche Inter pretation der
Klavierwerke Robert Shumanns - dargestellt an Hand der Papillons op. 2, in Schumann- Tage des
Bezirkes Karl-Marx-Stadt 1978: 3. Wissenschaftliche Arbeitsta
gung zu Fragen der Schumann Forschung, a cura di G. Miiller e W. Geissler, Zwickau, Robert-
Schumann-Gesellschaft der DDR 1979, pp. 25-33.
17 «dovrebbero proprio tradurre in suoni questo ballo mascherato », «qualcosa dell'amore angelico di
Wina, dello spirito poetico di Walt e dell'animo acceso e pungente di Vult ». Jugendbriefe cit., pp. 166-
167 (Leipzig, 17 aprile 1832).
18 «Con affetto amichevole porgo la mano al poeta - sebbene solo in suoni; anche al musicista l'allungo,
ma armata di spada appuntita, e pronta per il duello ». «[ ...] Quelle casuali, soggettive, restando velate
lasciano una scrittura cifrata, per la quale manca la soluzione; nel caso vengano decifrate, allora si
colgono, si comprendono, ma solo esternamente. [ ...] L'opera d'arte non dev'essere comprensibile
grazie a qualcosa di estraneo, ma pienamente tramite se stessa; l'anima deve abitare in essa, non fuori di
essa, altrimenti non è più che un cadavete nella bara, la cui anima viaggia già oltre le stelle. Anche
fosse bello, ugualmente il fascino la vita il calore si sono dileguati, e
270 MARCO BOLZANI
270 MARCO BOLZANI
attraverso l'ottica del ballo mascherato - luogo già implicitamente musicale -
Schumann si trova ' automati
camente' proiettato in quello stesso mondo poetico, assiduamente e visceralmente
frequentato soprattutto a partire dal 1828, anno dello « Schwarmen in J ean
Paul» .20
....
[ ...] in ogni modo i cinque titoli principali sarebbero stati sufficienti: i particolari
più precisi, che devono certo interessare per la persona del compositore, che ha
vissuto egli stesso la sinfonia, si sarebbero pur pro" pagati con la tradizione
orale.22
19Su questi due ordini di implicazioni si sono generalmente fondate le argomenta zioni ermeneutiche di
più commentatori, da quelli che hanno dato fede al ' programma' contenuto nella lettera a Rellstab
(vedi, ad es., T. A. BROWN,The Aesthetics 01 Robert Schumann, New York, Philosophical Library
1968, p. 161 sgg.) o a quell'altro discusso in nota 16, ai più numerosi che hanno ridotto (e generalmente
non letto) lo specifico letterario nei termini di un indifferenziato jeu de masques o del ( romantico'
psicologico nel doppio rappresentato dai personaggi di Walt e Vult, o, comunque, di un
conflitto
descrittivismo inafferrabile eppure predicato a tutti i costi.
20 Cfr. G. EISMANN, Robert Schumann. Ein Quellenwerk iiber sein Leben und Schaffen, I, Leipzig,
VEB Breitkopf & Hartel Musikverlag 1956, p. 18.
21 Cfr. nota 4.
und Klang: SO dichten hier die Menschen sich selber und das Leben nach - die
alteste Tracht und Sitte wandelt auferstanden neben junger - der fernste Wilde, der
feinste wie der roheste Stand, das spottende Zerrbild, alles, was sich sonst nie
beriihrt, selber die verschiedenen Jahreszeiten und Religionen, alles Peindliche
und Preund1iche wird in einen leichten, frohen Kreis gerundet, und der Kreis wird
herrlich wienach dem SylbenmaE be wegt, namlich in der Musik, diesem Lande
der Seelen, wie die Masken das Land der Korper sind. - Nur ein Wesen steht ernst,
unbedeckt und unverlarvt dort und regelt das heitere Spiel. «- Er meinte den
Redouten meister, den er mit einem nackten kleinen Gesicht und Kopfe in einem
Mantel ziemlich verdriiElich Acht geben sah.
Wina antwortete leise und eilig: » Ihre Ansicht ist selber Dichtkunst. So mag woh1
einem hohern Wesen die Geschichte des Menschengesch1echts nur als eine
langere Ball-Verkleidung erscheinen. «-» Wir sind ein Peuer werk, « versetzte
Walt schnell, » das ein machtiger Geist in verschiedenen Piguren abbrennt « und
fuhr in seinen eckigen Walzer hinein.23
23 « ... Un ball en masque è forse l'eco maggiore che la vita possa darsi del suono della poesia. Come
davanti al poeta sono indifferenti qualsivoglia stato e tempo, e tutto ciò che è esteriore è solo vestito e
ciò che è interiore, invece, è piacere e suono, allo stesso modo qui gli uomini fanno poesia di se
medesimi e della vita: il più antico costume si
aggira resuscitato accanto al più nuovo, il più lontano selvaggio, il rango più fine come quello più
rozzo, la caricatura beffarda, tutto ciò che altrimenti mai si tocca, addirittura le diverse stagioni, e
religioni, tutto ciò che è nemico e amico si raccoglie in un cerchio leggero e felice, e il cerchio vien
mosso meravigliosamente come secondo un metro, cioè nella musica, in questa terra delle anime,
proprio come le maschere sono la terra dei corpi. - Solo un essere resta serio, scoperto e senza
maschera, e dirige il lieto gioco ». - Egli intendeva il cerimoniere del ballo, che vedeva - avvolto in un
mantello, il piccolo viso e il capo scoperti - prestare attenzione con aria piuttosto annoiata.
Subito, aggiunse Wina, sottovoce: «La sua stessa opinione è poesia. Quand'è così, ad un essere
superiore la storia del genere umano può apparire semplicemente come un ballo in maschera prolungato
». - «Noi siamo fuochi d'artificio », incalzò svelto Walt, «che uno spirito possente accende in figure
diverse », e si reimmerse nel suo valzer spigoloso. JEAN PAUL, Flegel;ahre. Eine Biographie,
Miinchen, Deutscher Taschenbuch
Verlag 1979, p. 502.
24 Cfr. L. MITTNER, Storia della letteratura tedesca, II/2, Torino, Einaudi 1978, pp. 643-673 passim.
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMA"Jl" 273
logia come alla teologia e alla nlologia, alle tradizioni popolari come alla
morfologia animale: un arido materiale scientifico o speculativo riesce ad essere
implicato di continuo nelle maglie della narrazione, perciò sempre interrotta ed
ibridamente sovraccarica. Sul fronte op posto, l'io dello scrittore - informato
all'inclinazione pietistica prima ancora che ad una romantica categoria di Genio
(che in J ean Paul s'identinca « quasi senza residuo con la fantasia») 25 - tende altret
tanto insistentemente ad uscire dalla realtà esteriore, che considera comunque
inerte e vuota in se stessa, animandola nelle frequentissime metafore e in alate
analogie, o quasi annullandola negli idilli mistico sentimentali tra anime
adolescenti, nei paesaggi lunari e aurorali, nei sognI.
In Jean Paul, se non 1'« intera» anima tedesca, vi sono due delle sue fon damentali
qualità, la capacità di evadere nell'evanescenza del sogno e l'op posta capacità
d'imporsi una forma goticamente contorta e innaturale, biz zarra nell'inesauribile
ricchezza di un'ornamentazione pedantescamente minuziosa. Alla coesistenza
dell'entusiasmo e della pedanteria corrisponde una forma che è informe, sia che si
perda in ciò che è spiritualmente illimitato, sia che si attacchi a ciò che è
materialmente limitatissimo. Il sentimentalismo più aereo e la più goffa astruseria
celebrano così inauditi e ininterrotti connubi.26
un grande piatto sul quale erano ammassate montagne, boscaglie, conventi, battelli
mercantili, torri, rovine false e rovine vere del tempo dei romani, resti di castelli
briganteschi, strade, case di guardiacaccia, polveriere, pa
25 lvi, p. 645.
26 l vi, p. 669.
18
274 MARCO BOLZANI
Ma la sperimentazione del più radicale nichilismo la troviamo nella Rede des toten
Christus, ove l'ipotesi dell'ateismo genera l'incubo di un caos eterno (il Tutto-
Nulla):
27 JEAN PAUL, Giornale di bordo dell'aeronauta Giannozzo, trad. di E. Bernarcli, Milano, Adelphi 1981,
p. 64.
28 Il Discorso, tradotto da Ferruccio Masini, è pubblicato in appendice al suo volume Nichilismo e
religione in Jean Paul, Bari, De Donato 1974, pp. 105-113.
29 «come un globo terrestre che resuscita nel giorno del giudizio ». Flegeljahre cit., p. 499.
quale virtualmente è sempre una sotto molteplici spoglie. Così, nei Plegeljahre, lo
scambio delle maschere consente a Walt di essere anche il fratello Vult, il focoso
ballerino dopo essere stato l'impacciato poeta, ottenendo per bocca sua il sì
d'amore da Wina, la donna amata da en trambi. Avuto il quale, Vult esce dalla vita
del fratello come un Leibgeber 30 che vede compiuto il proprio destino. Fra Walt e
Vult,
che sono fratelli gemelli, una vera maschera veicola il raggiungimento di una
identità, essendo già il loro aspetto come la maschera che ha il doppio l'uno
dell'altro. Ovunque troviamo in Jean Paul un siffatto slittamento del reale
sull'ideale. Mutazioni di stato, sostituzioni e tra vestimenti non sono che le
manifestazioni più appariscenti di una realtà che aspetta d'essere' svelata' nella
propria unica e totale immanenza. Quando non sia, al contrario, proprio la sua
gelida maschera ad appa rire in se stessa, surrealisticamente enigmatica e
inquietante - e nondi meno inseguita come negativa esperienza del vero, e
riprodotta in una scrittura che ha molto di cifrato e d'informe.
4. Scrive Ladislao Mittner: «Jean Paul è tutto nel suo stile, in fondo è soltanto nel
suo stile ».31 Direbbe Jakobson che il suo sistema di scrittura è tutto spostato
sull'asse linguistico della selezione, ve nendo a derogare di continuo da quello suo
reciproco, della conca te nazione.32 Al primo fanno capo quei procedimenti
analogico e meta forico che si trovano formativamente applicati quasi in ogni fram
mento o aforisma, quando si trovano unite entità in sé lontane e auto nome, a volte
sulla soglia del paradosso o volutamente in umoristico
paradosso (di qui l'umorismo jeanpauliano, giocato tutto' di testa '), associate da
una fantasia sempre totalizzante. Al secondo farebbe capo la strutturazione del
contesto, prima di frase poi narrativo, l'articola zione per nessi contigui di pensieri
e situazioni conseguenti. Senonché, questo non solo viene meno a livello di
frammento, ma anche al livello più ampio del decorso narrativo, non uscendo,
spesso, dalla disorga
Leibgeber è il sosia di Siebenkas nell'omonimo romanzo e il suo nome significa • datare di corpo' (cfr.
30
MITTNER,op. cit., p. 666 nota 3).
31 lvi, p. 668.
32 Cfr. R. ]AKOBSON,Saggi di linguistica generale, a cura di L. Heilmann, Milano, Feltrinelli 1978,
zione " perché ci sembra che
pp. 22-45. Preferiamo parlare di • concatenazione' e non di • combina
quest'ultima espressione possa meglio riferirsi al mecca-
nismo associativo proprio dell'asse della
selezione.
276 MARCO BOLZANI
der Seele Fantasie entlokt, sie ist an sich phantastisch u. das Opiat der Stiirme. - M
e i n e L i e d e r; der eigentliche Abdruk meines Ich's sind sie bestimmt; aber es
kann kein Mensch etwas so geben, wie es das Genie sich schuf, selbst sie sang die
schonsten Stellen schlecht u. hat mich nicht verstanden. - R e n z e n s i o n; die
Mitwelt sollte iiber haupt nichts rezensiren. Die Stimme der Nachwelt rezensirt am
besten. Rezensenten gleichen iiberhaupt Miihlpferden; sie konnen nich mehr sprin
gen, drum ziehn sie langsam das Korn in die Welt, um es zerstampfen u.
36 Rispettivamente: NOVALIS, Frammenti, trad. di E. Pocar, Milano, Rizzoli 1976, p. 308 (Frammento
1220) e p. 316 (Frammento 1256); C. DOSSI, op. cit., p. 100 (nota 1728).
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMANN
279
Nel molteplice
MARCOBOLZANI
Un frammento, simile ad una piccola opera d'arte, dev'essere comple tamente separato
dal mondo circostante e compiuto in se medesimo come un istrice. (FRIEDRICH
SCHLEGEL)
Allora cosa, quando si mettono dei frammenti in sequenza, nessuna organizzazione
possibile? Sì: il frammento è come l'idea musicale d'un ciclo (Bonne Chanson,
Dichterliebe): ogni pezzo basta a se stesso, e però non è mai altro che l'interstizio dei
suoi vicini: l'opera non è fatta che
di fuori-testo. L'uomo che ha meglio compreso e praticato l'estetica del frammento
(prima di Webern) è forse Schumann; chiamava il fram mento 'intermezzo';' nella sua
opera ha moltiplicato gli intermezzi: tutto ciò che produceva alla fin fine era
intercalato: ma tra cosa e cosa? Cosa vuol dire una sequenza pura d'interruzioni?
(ROLANDBARTHES)
Dr. Carus: un polimetro mal raffazzonato, un Jean Paul pratico, umorista nel vero senso della parola
e per lo più tragi-comico. - Pfaffendorf: ai tedeschi piace molto aver qualcosa da consumare col
sapore dell'aria pura, nella natura allo stato libero. La gente comune pensa, andando in montagna, di
assaporare la natura. - Fantasia serale: l'ora del crepuscolo è la vera bacchetta magica che estrae
fantasia dall' anima, è di per sé fan tastica ed è l'oppiato delle tempeste. - I miei Lieder: sono
certamente la vera impronta del mio io; ma non si può dare una cosa così come il Genio se l'è data,
lei stessa [Agnes Carus] ha cantato male i passi migliori e non mi ha capito. - Recensione: i
contemporanei non dovrebbero recensire assolutamente niente. La voce dei posteri dà le migliori
recensioni. Generalmnte, i recensori somigliano ai cavalli da macina; non sono più in grado di
saltare e perciò trascinano lentamente il grano nel mondo perché venga sminuzzato e lavorato. -
Poesie di Jacobi: egli è la massima potenza d'Anacreonte
con un dito di Sofocle: che qualche volta tragicamente manda tutto gambe all'aria. - Fantasia finale
etc.: I suoni di per sé non possono dipingere assolutamente niente che il sentimento non abbia prima
tracciato; se io penso alla fanciullezza o all'anno 1826 pervengo alla tonalità di La min. o ad altre
simili; se penso allo scorso settembre, allora si disgrega come da se stessa in dure dissonanze, etc.
etc. Ciò che ti viene in mente, tu cerchi di esprimerlo coi suoni. Ma il cuore ha già indirizzato sui
propri tasti ogni suono, proprio come i tasti del pianoforte debbono essere premuti per poter
risuonare.
In quei momenti in cui non si pensa a niente o a cose di poco conto, anche la fantasia diventa più
fiacca e il suonare più scialbo; se si pensa alla musica stessa, allora facil mente escono pezzi
contrappuntistici e fughe. - Cupa misantropia: la misantropia in certi casi sta al posto giusto; ciò
nonostante, quasi sempre si divora da se stessa. - Il duello è l'orso interiore che si aggira, selvaggio
e braccato, anche per i boschi di Germania. - Digrignar di denti [:] il verme dell'anima, calpestato si
contorce; vor rebbe mangiucchiare ancora e non può più. - Lettera completata: io termino tutte le
lettere con fervore; l'estensore di lettere chiude con quel fuoco con cui lo scrittore inizia il suo libro,
e inizia con la freddezza con cui l'altro lo conclude. - Sogni di lei: un'eccezione alla regola; ho
sognato di lei piacevolmente; di solito si sognano gli esseri amati solo con volti deformati e
allungati e dai contorni evanescenti e misteriosi; di Nanni [Petsch] ho sognato tre o quattro volte
soltanto. - ad occhi aperti e non: il sogno dei sensi è il vero e proprio vegliare dell'anima, così come
la veglia dei sensi è il sognare dell'anima. R. SCHUMANN,Tagebiicher cit., pp. 109 e 111-112.
[ ...] non vi è niente di più evidente che il passaggio seguente che ho letto da qualche
parte: Musicae seminarium accentus, l'accento è il vivaio della melodia. (DENIS
DIDEROT)
Anima, sentimento, cuore, sono i nomi romantici del corpo. Tutto è più chiaro, nel
testo romantico, se si traduce il termirfe efIusivo, morale, con un termine corporale,
pulsionole - e in ciò non vi è alcun pericolo: la musica romantica è salva, dal momento
che il corpo è restituito alla musica. Restituendo il corpo al testo romantico, correggiamo
la lettura ideologica di questo testo, giacché questa lettura, che è quella della nostra
opinione corrente, non fa che ribaltare (è il gesto di ogni ideologia) i movimenti del
corpo in movimenti dell'anima. (ROLANDBARTHES) 38
39«La musica di danza è musica corporea, elastica; ogni movimento dev'essere armonia l>. R.
SCHUMANN, Tagebucher cit., p. 96 (luglio 1828: in clima di Polonaises per pianoforte a 4 mani).
40 Cfr. R. DI BENEDETTO, L'Ottocento I, Torino, ED.T. 1982 (Storia della musica a cura della Società
italiana di musicologia, 7), p. 114.
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMANN 283
Già ne'lle 8 Polonaises del 1828, che appartengono alla genealogia dei Papillons,
era avvenuta l'emancipazione espressiva del Trio cen trale, fino all'assunzione di
un titolo: La douleur, La belle patrie, Ld paix, La douleur, La reconciliation,
L'aimable, La fantaisie, La séré nade. Da queste pagine, verrà recuperata
integralmente, ma con signi ficative modifiche, La fantaisie: 42
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41 «[ ...] ma mi ronzava troppo per la testa il Fandango. E questa è davvero un'idea meravigliosa, dalle
forme sublimi e aneor più plastiche del ballo mascherato », « " Ero al ballo mascherato, dove
aleggiavano i Papillons ", scrive Rellstab » T agebiicher cit., p. 40l.
42 Le 8 Polonaises sono uscite postume soltanto nel 1933, a Wien, per i tipi dell'Universal-Edition, a cura
di Karl Geiringer; a tutt'oggi, non ci risulta ve ne siano altre edizioni.
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nel n. 5 appena considerato. Il secondo di tali esiti è almeno richia mato, quando
non più esplicitamente, dal diffuso e talvolta gene ralizzato cromatismo del basso:
puntiforme e non-modulante e per ciò tendenzialmente lineare, anche se per
piccoli scarti intervallari,
esso può assimilarsi alla sopra stante linearità di movimento, causan done a sua
volta la quasi-segmentazione o, quanto meno, la corrispet tiva momentanea
particolarizzazione motivica. L'esito contrappunti
stico si svolge dunque nella reciproca ascendenza delle parti corre late: il basso
tende a farsi corsivo (lo stesso « Basso cantando» del n. 5 nasce da un tale
cromatismo di fondo), mentre la linea melodica subisce la misura del suo stretto
ritmo armonico. E risultano coibenti
pure nella condotta del movimento, che è ostinatamente ascendente discendente: la
diversa modularità diastematica (puntiforme quella del basso, a crescenti volute
quella della linea superiore) fa si che le parti si trovino più o meno solidali o
sfasate, combinandole per moti retti e contrari come in un contrappunto fiorito.
Esemplare, natural mente, il n. 1. Guardiamo le sole prime quattro battute: in
ognuna di esse un'armonia diversa e una diversa figura ritmica al canto; l'arco
melodico ascendente-discendente (che d'ora innanzi indicheremo con , Papillons-
Motiv ') ed uno analogo al basso; il moto retto-contrario retto tra la linea di canto e
quella d'accompagnamento (non conside rando il movimento delle note interne
agli accordi, come il La-Sol-Fa
discendente delle miss. 1-2). E si noti l'ulteriore affinità coesiva: il Papillons-
Motiv prende un'estensione di una settima (minore) e la stessa raggiunge la linea
del basso a mis. 5, dopo la circonvoluzione della battuta precedente; inoltre, alla
mis. 1, mentre sta per compiersi l'arcata melodica ascendente, sul terzo tempo essa
è come prefigurata dall'accordo di settima di dominante di Re, che ne aggrava o
piut tosto ne consuma l'attesa: lo slittamento armonico successivo (sul primo
rivolto della nona di dominante di Si) fa evitare cosi doppia mente la risoluzione
della presunta cadenza, mettendo nel contempo in aculeata evidenza la melodicità
dell'intervallo raggiunto.
Farfalle [1]. Sono ben poco sylfìdee queste Farfalle musicali. Le ali della danza le
lasciano zigzaganti e vibratili, i ' passi' sono inces santi e minuscoli e sghembati.
Abitano piuttosto la Naturschwarmerei dei poeti dalla confusa e atomistica
cinestesi dell'anima. Perciò vo lano a singhiozzo.
288 MARCO BOLZANI
ad esso, più stabili nella condotta e referenzialmente più pertinenti. Oltre allo
scambio di ruoli, v'è l'impicciolimento delle proporzioni (l'improvviso
allargamento del « mondo circostante », in parte rigua dagnato già nel numero
successivo), che delinea come una suite in terna, trasversalmente estendibile al n.
2, da una parte, e al n. 10 dall'altra. Venuta meno la gerarchia fra pezzo intercalato
e pezzo in tercalante, fra testo e fuori-testo, slittato ulteriormente il cursore delle
unità di frammento rispetto a quello della numerazione esterna, e date le
dimensioni aforistiche, il n. 6 proietta nei numeri successivi la pro pria libertà
associativa, fino alla confusione di antecedente e conse guente - com'è nel
rimescolamento operato nel n. 10. A governare il gioco risulta poi la rete di
combinazioni armoniche - aspetto per cui Liszt ha giudicato l'opera
«straordinariamente interessante ».44 Per ora, in generale, osserviamo come fin
dall'inizio i rapporti armo nici fra pezzo e pezzo, nonché tra questi e i rispettivi
intermezzi, siano per ambiti tonali lontani o molto lontani, conseguenza del fatto
che gli stacchi spesso escono dal movimento cromatico del basso pre
cedente. Un'unica condotta armonica risulta dunque non-modulante all'interno e
centrifuga all'esterno, nel primo caso con l'effetto di
particolarizzare capricciosamente il frammento, nel secondo con quello di
evidenziarlo isolandolo.
Singolarmente, nei Papillons si toccano questi opposti esiti armo nici, creando si
una ricchezza di combinazioni formali che è paragona bile - esattamente a rovescio
- al tematismo del più maturo stile clas sico. Esattamente a rovescio, poiché qui la
direzione è associativa - o dissociativa: «raggiante », direbbe Barthes,4S
suggerendo uno spazio figurativo o plastico -, laddove anche la più complessa e
sottile rete tematica dello stile classico è in funzione lineare-dialettica. Il disor dine
e l'ordine: il disordine come l'ordine.
possente
«Noi siamo fuochi d'artificio », incalzò svelto Walt, «che uno spmto
accende in figure diverse », e si reimmerse nel suo valzer spi
goloso.%
44 Cfr.
W. BOETTICHER, Rober! Schumanns Klavierwerke cit., pp. 55-56 e nota 52. 4S Cfr. R. BARTHES,
Rasch cit., p. 269.
% JEAN PAUL, Flegeljahre cit., p. 502; cfr. nota 23.
19
47L'espressione si trova formulata in un quaderno di schizzi preparatori (Wiede III, c. 30v) relativi
all'op. 2; nei diari (9 agosto 1832), sotto una rubrica di «Lavori» (in progetto e/o in atto) si trovano
segnare «2 Burle» e più sotto: «Papillons, Livr. 2 »; in effetti, qualche mese più tardi (2 novembre),
Schumann scriverà all'editore Breitkopf di aver pronte « 12 Burlesche (Burle) » scritte «alla maniera dei
Papillons ». Quest'ultimo dato è estremamente interessante, innanzi tutto per la sorprendente rivela
zione dell'esistenza di un secondo fascicolo di Papillons (che tuttavia non ci è rimasto come tale,
verosimilmente smembrato e utilizzato in altri lavori, o disseminato qua e là - vedi la Burla (1832)
contenuta negli Albumbliitter op. 124), e poi per la significativa attribuzione a questi pezzi di uno
specifico carattere 'burlesco'. Osserva giustamente Boetticher che il concetto di burla va funzionalmente
associato a quello di capriccio, tenuto conto anche dell'immediata vicinanza dell'op. 3 (Studien nach
Capricen von Paganini), nonché, diremmo noi, degli Intermezzi op. 4 (Presto a capriccio il secondo,
ma burleschi e capricciosi tutti e sei, nell'impianto formale quando non decisamente nel carattere (cfr.
W. BOETTICHER,Robert Schummans Klavierwerke cit., p. 49).
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMANN 291
Ich bin die personifizierte Hoffnung oder Spes, die mit einem Blu menkranz auf
dem Kopfe und einer Lilie in der rechten Hand abgebildet wird; mit dem linken
Arm stiitzt sie sich auf einem Anker oder eine starke Siiule. S. Damms
Mythologie, neue Auflage von Levezow §. 454.
paternità artistica - rispetto a quelle mancate (pare addirittura Schu bert, prima
ancora Weber, quindi Hummel) 52 e a quelle elettive, an cor più feconde -, di
breve durata (luglio 1831 - aprile 1832: l'arco creativo dei Papillons) e ancor
prima rinnegata.53 Tuttavia, nel dargli la prima misura del lavoro compositivo
iuxta propria principia, iro nicamente ebbe forse il maggior pregio di
accreditare quell'altra - li beramente eterodossa - di sua definitiva scelta,
rivelandogli nei due metodi una comune natura combina tori a funzionalmente
alternativa
alle ragioni dell'armonia e del tematismo. Il procedimento contrap puntistico
avrebbe potuto tradurre la ' differenziata simultaneità' del gioco di pertinenze
musicali possibili, e di queste con l'insorgenza dell'extra-musicale, a sua volta
traducibile in veste sonora. Ed inoltre, essendo un procedimento astratto, si
sarebbe potuto diversamente con notare, fino all'evidenza vocale-fisiognomica,
come sarà, ad esempio, per l'op. 13:
Dalla parte della' massa danzante' stanno i Papillons tutte le volte che
aggravano linearmente il movimento e lo screzi ano armonicamente, quando lo
interrompono, scartando su altre figure e su eccentriche derivazioni delle
prime, e quando mettono a nudo materiali e proce dimenti compositivi - la
propria ' massa' linguistica, com'è, emble maticamente, per i due monogrammi
ritmici' gettati' nel n. lO (pre via la minima ridondanza di una ripetizione):
57 Segue un'analisi formale dei singoli pezzi, alla quale naturalmente s'intendono annesse le
osservazioni sparse delle pagine precedenti. L'edizione seguita è quella curata da Wo1fgang
Boetticher per i tipi della Henle Verlag (Munchen 1976).
MARCO BOLZANI
296
ciclo, già dispersa in poche battute. L'anacrusi iniziale comporta il solito salto di
quarta, il quale, stiamo vedendo, è strutturalmente più significa tivo di un generico
modo d'attacco. In A' l'incastro delle iterative miss. 12- 13 - prima deroga
all'imitazione di A - e il conseguente spostamento
della cesura (mis. 14) preparano lo spazio metrico all'imitazione canonica
successiva, dove il conseguente è appunto costretto all'attesa di due bat tute, e le due
battute di coda dell'antecedente funzionano come ulteriore iterazione ritmica. In altri
termini: A" (lO miss.) , somma' metricamente i due pezzi precedenti (le cesure
cadono sulla quarta e sesta battuta) e le due battute di coda sono come giustificate
dall'incastro precedente, som mandosi a loro volta.
4: A-B-A'. La figura melodica del salto di quarta ascendente trova qui il suo spazio
maggiore (il pezzo medesimo porta il numero quattro), coniugandosi anche alla
parte ascendente del Papillons-Motiv (miss. 9-16 e 41-48), cui imprime nuovo
impulso cinetico. Su di essa si fonda l'inter mezzo, che è una capricciosa e
formalmente caleidoscopica progressione di settime sospese. La tonalità
d'impianto è Fai+min. e lo stretto giro armo
nico che ne nasce procede per quarte ascendenti: Fai+min. - Si min. - Mi;
quest'ultima tonalità è appena sottintesa sotto forma di settima di domi nante di La
(mis. 8 e mis. 40), il che avvalora appunto l'avvisaglia tonale in La già avvertita
all'inizio (all'inizio di A più che di A', giacché l'inter mezzo - B - cadenza sul V
grado della tonalità d'impianto). Le due chiuse al maggiore dirimono l'ambiguità
tonale nel senso di uno scarto ulteriore.
sione successiva, dove esso si rileva essere dominante di Do, a sua volta dominante di
Fa, a sua volta dominante di Sib.
9: A-B-B'. Di nuovo pezzi' liberi '. Di nuovo una struttura aperta da un lato, come nel n. 8:
A non viene ripreso e si distacca tonalmente dal resto (il Sib min. iniziale, relativo del
precedente e successivo Reb, sta ziona su un improvviso V grado al maggiore). La
corrispondenza suggerita
da Rellstab parla di « ira» e, per estensione caratteriologica, il pezzo po trebbe portare il
nome di Florestan. Da capo a fondo l'inclinazione diaste matica è quella del Papillons-
Motiv: capovolto in A, dal Solb della mis. 2 al La naturale della mis. 8 (o suo braccio
discendente: considerando com plessivamente ascendente l'impennata iniziale, a sua volta
ascendente-di
scendente-ascendente), ripreso quasi letteralmente nell'Haschemann con trappuntistico di B.
Tra questi ultimi, gli scambi armonici rispecchiano l'usuale percorso tonica-dominante-
dominante della dominante, ma la con clusiva cadenza sospesa in Sib min., nel richiamarsi
debolmente all'ambito tonale di A, lascia aperto - per la prima volta nei Papillons - uno
spiraglio al procedere discorsivo.
lO: A-B-C-D-C'-E-C". Infatti è il suo V grado (Fa) a emergere bene ficiando della
sospensione della cadenza (esso stesso richiamato dal Mi naturale delle precedenti battute),
perciò il successivo stacco in Do ha l'efficacia dell'enjambement in poesia: il Fa essendo
solo insinuato e tut tavia enfatizzato (è a chiusura del pezzo) e la nuova armonia (suo
naturale
complemento 'semantico', per cadenza plagale) rigettata nel pezzo se guente. D (miss. 41-
48) è un intermezzo (con doppia stanghetta di chiu sura) costituito dalla ripresa variata
dell'Introduzione (della sua figura generatrice); E (miss. 65-68) è pure un intermezzo (con
doppia stanghetta
di apertura e pausa coronata di chiusura) dove sono siglate, proprio come
59«anche il corpo diventi musica l>, «che l'uomo voli e la vita resti l>, «che due anime perdano la massa e
roteino attorno a sé e al metro [della musica], solitari, come corpi celesti in uno spazio di etere l>.
Flegeljahre cit., pp. 501-502.
MARCO BOLZANI
302
sica, sono danze che animano un immaginario ballo in maschera: in modo che
tali maschere immaginarie evidenzino (o meno) l'anima (il volto) dell'ideale
danzatore.
LARVEN
"~larve
t
(volti)
anIma
TANZ i
/(mUSiCa)
~ farfalle
(Papillons)
Es wird erzahlt, dass Sehumann sehon als Knabe eine besondere Neigung und
Gabe besessen habe, Gefiihle und charakteristische Ziige mit Tonen zu malen;
ja, er sol1 das verschiedene Wesen um ihn herumstehender Spielkameraden
durch gewisse Figuren und Gange auf dem Piano so pracis und komisch haben
bezeichnen konnen, dass jene in lautes Lachen uber die Aehnlichkeit ihrer
Portraits ausgebrochen seien.60
60 «Si racconta che ancora bambino Schumann possedesse una speciale predisposi zione e
maestria nel descrivere coi suoni sentimenti e tratti caratteristici; egli, infatti, attraverso certe figure
e passaggi pianistici sarebbe stato in grado di delineare il diverso temperamento dei compagni di
gioco che gli erano intorno, e con tale precisione e comi
cità che questi scoppiavano in fragorose risate davanti alla somiglianza dei loro ritratti l>. Stralcio
dell'" Allgemeine Musikalische Zeitung» (1848) riportato da WASIELEWSKI, op. cit., p. 11.
PAPILLONSOP. 2 DI SCHUMANN 303
61 «Mio Dio! se passo in rassegna tutta la mia vita - piuttosto un labirinto -, ecco stagni, paludi
sottostanti statue di dei, uomini magnifici, come Rosen, Weber, Flechsig, RCiller- statue di dei, lievi e
tranquille vite di uomini. La leggerezza è davvero il più alto magistero, com'è appunto per Mozart,
Goethe, Shakespeare, Zilia. Non lo
dicevo già molto bene nelle mie notti chopiniane? che laddove è il genio, poco importa sotto quale
forma si presenti (ma forma non è la parola giusta), se nella gravità come in Bach, nella leggerezza
come in Mozart, nel calore come in Beethoven, nella scurezza (nemmeno questa è la parola giusta)
come in Schubert, o nel niente com'è per me! Alt!
dunque qualcosa mi è proprio - il Nulla, il Nulla infinito. Infatti, non è forse il Nulla assai più illimitato
del Tutto compreso nel Tutto? ». R. SCHUMANN,Tagebucher cit., p. 375.
62 Cfr. L. MITTNER,Storia della letteratura tedesca cit., p. 786 sgg. e T. TODoRov, Teorie del simbolo,
a cura di C. De Vecchi, trad. di E. Klersy Imberciadori, Milano, Garzanti 1984, p. 201 sgg.
304 MARCO BOLZANI
quentati attraverso le loro opere, queste e altre figure umane, nonché gli eventi
e le cognizioni ipostatizzabili ad esse relativi, riemergono e acquistano spessore
tipologico davanti a chi non sa scoprirne appieno uno suo proprio, se non'
ricreandolo ' e insieme sublimandolo sotto l'aspetto della sua propellenza
molteplice. Pure l'interiore 'Viel Icherei " che prende corpo e valenza estetica in
questi stessi mesi del l'estate 1831,63 al di là di una sostanziale lacerazione,
partecipa di tale tendenza al sintetismo psicologico, isolando e opponendo per
poter meglio individuare e unire; così come in Jean Paul il doppio è in genere
sommatorio (o sottrativo) e non già conflittuale (come sarà nelle creazioni
hoffmanniane), vedi appunto i ruoli dei personaggi Walt e Vult nel finale dei
Flegeljahre. Si capisce come i ' Davidsbun dler ' siano lì lì per presentarsi. Ma
nei Papillons è ancora soltanto il
loro annuncio, più la predisposizione di uno spazio d'assembramento che non
l'anticipata se pur parziale presenza. Non campeggiano ben individuati
caratteri, quanto piuttosto si gioca il trascolore, sottile, allusivo ' capriccio
d'individuazione ' (dove l'autore insegue l'origina lità e mette in campo i suoi
strumenti).
Farfalle [IV]
Schmetterlinge
Drum ziirne nicht der bildenden Natur!
Was vorhin trag am Boden kroch,
Es flattert gotterleicht im Aether.
Der sich zum Konig macht, verdient die Krone -
Der Sclave ist der Ketten wiirdig, die er tragt.
Gewiss! Der Schmerz ist wie ein schlummernd Kind -
Weckst du es auf so fangt es an zu weinen.
O, glaub'es mir; es geht kein starker Geist
Spurlos und ohne Echo am Jahrhundert
Voriiber. Und was schlummernd noch als Frage
im Schoss der Zeit und ohne Antwort ruht,
63 È del lO luglio 1" entrata' nei diari di Florestan e Eusebius, mentre è del 6 giugno il primo
repertorio di «nomi più appropriati» secondo le caratterizzazioni schumanniane; tutta l'estate è
dominata dalla' venuta' di Chopin, per la cui op. 2 Schumann scrive la nota recensione, inaugurando
la propria' Viel-Icherei' in campo letterario / critico-musicale.
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMANN
Steigt nach Jahrhunderten entwickelt auf und staunend lauscht die Welt und findet
den jungen Laut der alten Stimme wieder.64
305
64 «No, non astiarti per ciò che crea la natura! / Ciò che innanzi strisciava lento sul suolo, / Ora
aleggia nell'etere divinamente e lieve. / Merita la corona colui che il trono guadagna - / Lo schiavo è
degno delle catene che porta. / Certo! Il dolore è un fanciullo assopito - / Lo svegli ed egli attacca il
suo pianto. / Oh, credimi: non v'è uno spirito forte / Che senza traccia il proprio secolo passi / E
senza eco. E ciò che ancora assopito e come domanda giace / Nel grembo del tempo, e senza
Dopo secoli sviluppato s'innalza / E il mondo stuplto si mette all'ascolto / E il giovane
risposta, / suono
dell'antica voce ritrova ». Tagebucher cit., p. 340.
65 «Il " Grossvatertanz" gioca un certo ruolo in Schumann, cosÌ come la " Mar seiIIaise ".
Entrambi i motivi si trovano più d'una volta nelle sue opere, il primo soprat tutto in funzione
umoristica ». WASIELEWSKI, op. cit., p. 83, nota 1.
20
306 MARCO BOLZANI
(;I, «il capncclO del caso », «conformato in risposta al primo ». Cfr. G. JANSEN, Robert
l
Schumann's Briefe cit., p. 35.
67 Cfr. nota 3.
68 Plegeljahre cit., p. 511.
PAPILLONS OP. 2 DI SCHUMANN 309
sogno (<< in cui visioni fantasmagoriche di Caos e Paradiso SI nncor rono - una
allegoria della Speranza, si direbbe, poiché alla fine il so gnatore vede attraverso
mari enormi il bagliore di una nuova alba sull' orizzonte») 69 e alla fine gli chiede
quale ne sia la sua opinione. « " Du sollst es sogleich horen in dein Bett hinein ",
versetzte Vult, nahm die Flote und ging, sie blasend, aus dem Zimmer - die Treppe
hinab - aus dem Rause davon und dem Posthause zu. Noch aus der
Gasse herauf horte Walt entziickt die entfliehenden Tone reden, denn er merkte
nicht, dass mit ihnen sein Bruder entfliehe ».70 Cosl ter mina il romanzo, e
analogamente i Papillons, secondo l'epigrafe ori ginariamente premessavi
dall'autore. Il montaggio delle due sequenze narrative (a distanza di un capitolo
l'una dall'altra) ha fatto si che ad allontanarsi sia lo stesso motivo del ballo, col
parallelo (sovrapposto)
dileguarsi del Papillons-Motiv.
Dal punto di vista strutturale, i sei colpi controbilanciano - al l'acuto - il Re grave
della mis. 47 e costituiscono anch'essi come un pedale che, unito al primo (che va
tenuto), allarga in un alone lo spa zio entro cui va spegnendosi il motivo del ballo.
A partire dalla mis. 74 la nota di pedale passa alla parte mediana e stacca un
disegno melo dico che, oltre a toccare la triade fondamentale della tonalità d'im
pianto, costituisce l'estrema riduzione del Grossvatertanz (ai suoi pic chi melodici:
Re, mis. 1; Fa, mis. 3; La, mis. 6). Alla mis. 89 il gruppo di sei note tenute
comprende un arco di settima, La-Sol, che è invece l'estensione del Papillons-
Motiv. Le sei note si allacciano,
un'ottava sopra, al La che le ha generate (mis. 90), formando un grappolo da cui si
staccano progressivamente in sei passaggi, restando solo il suono generatore ...
(Infine ad Eusebius, imbambolato nel suo letto e beato già fin ol tre le stelle, non
rimarrà che dirsi: « ... aus das Licht! »).
MARCO BOLZANI