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Humboldt Scritti sul linguaggio (1820)

1. lo studio comparato come nuova lente per la comprensione del fenomeno linguistico al fine di comprenderne la struttura, la cultura umana e lo
sviluppo delle nazioni.

2. Già da subito risulta essere chiaro, attraverso il riferimento ad una similitudine di carattere geologico, che la lingua per Humboldt presenti sia un
lato naturale, organicistico, sia un lato spirituale, umano-storico: il primo fa riferimento alla formazione e maturazione di una struttura organica, per
la quale molto difficilmente è possibile ravvisare dei mutamenti fondamentali una volta che questa struttura sia giunta a completa definizione; il
secondo invece è relativo al rapporto tra l’uomo storico e la lingua, e pertanto mantiene quest’ultima aperta costantemente a perfezionamenti e
complicazioni, ma sempre non essenziali e fondativi come quelli propri dello sviluppo della struttura organica. all’aspetto storico è relativo anche il
destino di una lingua nel suo svilupparsi storico.

3. Humboldt ravvisa l’impossibilità, o almeno il non ancora accertato rinvenimento, di lingue la cui struttura organica sia ancora osservabile nella
sua formazione, nel suo sviluppo. Da un lato si rifà ad un tipo di concezione evoluzionistica per la quale sarebbe da ricercare in “popoli primitivi”
una lingua non ancora matura nelle sue forme. Ma anche queste ultime nel loro studio sono state rinvenute come aventi una propria forma già
matura che deve soltanto portare a maturazione idee e concetti che solo lo sviluppo storico di una nazione permette nel suo articolarsi.

4. la lingua si qualifica come un fenomeno originario, immediato e unitario, quale “emanazione immediata di un essere organico nel suo valore
sensibile e spirituale”. Qui è centrale ciò che anche Gadamer sottolinea, ovvero il fatto che la lingua fa il mondo e il mondo la lingua, sebbene lo
stesso discorso venga qui affrontato da Humboldt secondo il concetto di una forza che pervade la totalità delle cose (elemento posto nella sua
critica da Gadamer, Verità e metodo).

5. qui probabilmente sembra palesarsi più chiaramente un’influenza di tipo idealistica nell’argomentazione di Humboldt: l’accento è posto,
all’interno del discorso, relativamente alla capacità dell’uomo di adoperare la divisione spiritualmente attraverso la riflessione e fisicamente
mediante l’articolazione, e poi procedere rispetto alla relazione delle parti rispetto al tutto ad una rinnovata sintesi delle componenti divise dalla
riflessione e dall’articolazione in proposizioni sensate secondo la relazione tra le parti e secondo l’articolazione secondo riunioni di sillabe, parole e
parti del discorso. “Nell’uomo dunque si congiungono due sfere capaci della divisione fino a un numero calcolabile di elementi fissi e del loro
collegamento fino all’infinito, e in cui nello stesso tempo ogni parte manifesta sempre la sua peculiare natura come relazione a quelle parti”. È nella
conclusione dell’aforisma che Humboldt palesa la sua componente idealistica, che offre anche la spiegazione dello scarto tra uomo e animale: “
Solo il vigore dell’autocoscienza impone alla natura corporea l’esatta divisione e la rigida delimitazione dei suoni che noi chiamiamo articolazione”.

6. distingue tra sviluppo articolato di una lingua e il suo sorgere (componente storica e componente naturale): la componente storica nello sviluppo
organico delle lingue può alterare alcuni aspetti e intervenire nella formazione di una peculiare grammatica, cosi come può procedere ad
un’interruzione dello sviluppo di modo che non consegue una maggiore complessità grammaticale, strutturale.

7. Humboldt adotta la prospettiva storica all’interno dello sviluppo organico delle lingue che non poco devono alle contingenze storiche
dell’umanità, per le quali si è sempre presente almeno ab origine un calderone primordiale in cui tutto si unisce, tutto si relaziona con l’altro, e tutto
a suo modo ne esce in maniera peculiare e specifica, in modo tale che lo studio linguistico attraverso il metodo comparativistico non può far altro
che assumere come massima di metodo quest’istanza storica e non può far altro che arricchire la propria conoscenza della lingua partendo da
questo presupposto. “Nella ricerca linguistica pertanto deve valere come massima quella di andare in cerca di connessioni finché ne sia rinvenibile
una traccia, e di esaminare bene per ogni singola lingua se essa si sia formata in modo autonomo, d’un solo getto, o se nella sua formazione
grammaticale e lessicale si sia mescolata, e in qual modo, con elementi estranei”.

8. Si definisce cosi un’analitica delle lingue rispetto a tre momenti (due di carattere naturale e l’altro di carattere spirituale-storico): 1) la completa
formazione della struttura organica; 2) le trasformazione della struttura organica in riferimento al rapporto costante con altri idiomi sin che non si
giunge ad un definito grado di stabilità; processo di perfezionamento, che nulla può per un’ulteriore modificazione della struttura organica della
lingua. I primi due momenti vengono definiti da Humboldt come fortemente correlati, mentre il terzo dispone della possibilità di fare affidamento ad
una struttura già formata sulla quale lavorare su e perfezionarsi attraverso il divenire storico.

9. definiti questi aspetti per la lingua, Humboldt si concentra sugli aspetti fondamentali da analizzare per comprendere la meglio il problema della
diversità delle lingua, che giace ovviamente sempre alla logica dei tre momenti di cui aveva parlato nell’aforisma 8. la diversità linguistica quindi
dipende sempre da un aspetto storico-naturale, in poche parole i primi due momenti nell’analisi della lingua, e da un aspetto teleologico-
intellettuale, relativo al terzo momento.

10. lo studio sulla diversità delle lingue deve cosi dividersi in due parti: indagine dell’organismo delle lingue; indagine delle lingue nella loro fase di
perfezionamento. (Da non sottovalutare l’uso costante che Humboldt fa del concetto di nazione come cultura naturale e storica che concentra su di
sé una lingua, e una forte componente identitaria) . L’organismo fa riferimento alla componente fisiologica dell’uomo, che in ogni tempo e luogo ha
avuto il bisogno di comunicare e di definire il proprio mondo attraverso il linguaggio; mentre la componente del perfezionamento fa riferimento alle
dinamiche storiche, alla cultura delle nazioni e agli individui che in esse irrompono. “lo studio dell’organismo esige il raffronto continuo; la
penetrazione del processo di perfezionamento richiede di concentrarsi sulla stessa lingua e di addentrarsi delle sue più sottili peculiarità” (ampiezza
Vs profondità). Da tutte queste componenti Humboldt conclude che questo metodo comparativistico non può far altro che illuminare il modo in cui
l’uomo realizza la lingua e quindi anche il mondo e come abbia inteso i rapporti tra lingua, fini presupposti per la vita, sviluppo del genere umano e
delle singole nazioni.

11. ribadisce gli aspetti sulla lingua come organismo e come fenomeno storico-spirituale detti precedentemente, e lamenta la scarsa conoscenza
di alcune singole lingue, che è necessaria nel momento in cui si vuole almeno iniziare uno studio comparativo delle lingue rispetto alle diverse
epoche storiche
12. La letteratura come campo proficuo d’indagine nel considerare il perfezionamento continuo nelle forme più alte e auliche della cultura di una
civiltà all’interno degli studi linguistici. “Per quanto si esaminino però in maniera esatta e completa le lingue nel loro organismo, è solo l’uso a
decidere ciò che esse possono diventare mediante quest’organismo.”

13. la lingua viene in maniera esplicitamente rigorosa intesa come un elemento fondamentale dell’uomo, insito originariamente nell’uomo nella sua
possibilità di uscire. Come aspetto fondativo, il linguaggio definisce il mondo dell’uomo e l’uomo stesso. Alla domanda fondativa sull’origine del
linguaggio Humboldt senza mezzi termini la definisce come naturale rispetto alla stessa essenza dell’uomo. Essa è qualcosa di discontinuo, che
può articolarsi e perfezionarsi, come quale istinto dell’animale uomo, non può non presentarsi come opzione sempre possibile insita nell’uomo. Il
linguaggio come inventato quindi per Humboldt intende un tirar fuori dall’uomo il linguaggio come possibilità sempre presente e sempre
perfezionabile attraverso il riferimento ad una cultura e ad una nazione.

14. (da rileggere)

15. Scopo dell’opera è quello di verificare un metodo attraverso il quale (con l’indagine di lingue egualmente perfette) sia possibile definire un
rapporto tra lingua e ambito delle idee, e quindi interrogarsi su questo rapporto anche rispetto allo sviluppo delle nazioni. Se la lingua ha motivo di
definire e condizionare la definizione dell’ambito delle idee (che è quello che pensa Humboldt), allora al linguaggio spetta un ruolo capitale nella
comprensione dello sviluppo dell’uomo e di tutto l’ambito dello spirituale.

16. rapporto tra atto intellettuale che fonda l’unità del concetto rispetto all’articolazione come espressione del concetto attraverso la parola. Questo
si definisce come criterio nel considerare l’articolazione e la storia intellettuale di una lingua. l’articolazione del pensiero attraverso le parola soffre
nel momento in cui non è possibile fare riferimento all’unità di una parola con l’unità di un concetto, ma ad una perifrasi, e ciò dovrebbe intendere
anche un modo determinato di considerare lo sviluppo e l’identità di una lingua.

17. La determinatezza peculiare di ogni singola lingua da un lato non deve essere vista come ostacolo nella formazione di segni comuni ed
universali, che devono qualificarsi sempre come pura costruzione intellettuale; dall’altro lato però non si neanche pretendere che questi segni
possano trascendere ogni lingua e definirsi come lingua universale. La definizione del pensiero causata dal linguaggio all’interno della percezione
della vita e dei concetti rispetto al mondo è sempre presente, si qualifica come “Weltanschauung”. Da qui importanti riflessioni di carattere
epistemologico e teoriche possono essere dedotte rispetto al problema del linguaggio. (da tenere sempre presente l’utilizzo di categorie quali
materia e forma per inquadrare il problema del rapporto tra pensiero, linguaggio e concetto)

18. Sul rapporto tra la colorazione sensibile e percettiva di una parola e la parola stessa che si fa veicolo di significato. Humboldt sostiene che la
parola nell’uso viene arricchita da “un nuovo momento all’individualizzazione del concetto”, costituito dalla connessione delle sensazioni e
percezioni dell’oggetto indicato dalla parola alla parola stessa. In questo modo l’insieme delle parole prese all’interno di un discorso, nel loro
continuo rimando a sensazioni e percezioni, definiscono delle rappresentazioni.

19. La lingua viene definita nel suo articolarsi storico prima come prodotto libero dell’uomo, di cui però la facoltà libera creativa, nel suo
sedimentarsi e farsi materiale preesistente per le generazioni successive di uomo, è andata perduta, e poi come prodotto non libero di un singolo
uomo, ma di una nazione, di una cultura. In questa sorta di storia della lingua si passerebbe dalla soggettività libera all’oggettività vincolante. I
concetti legati alle parole, e queste vincolati anche dal momento delle sensazioni e percezioni, nel loro insieme costituiscono l’universo significativo
oggettivo dell’uomo delle nazioni, e di diverse nazioni. Con ciò non si vuole intendere però che la sua libertà creativa o di perfezionamento risulta
essere definitivamente mancante, ma soltanto che l’individualità storica, soltanto se storicamente rilevante, può procedere al perfezionamento della
lingua; è il caso, come accennato in un aforisma precedente, dell’importanza della letteratura, non solo per una lingua, e quindi per una cultura, ma
anche per più lingue, e quindi più culture. (die Wörter als Wesen)

20. Aforisma più importante rispetto all’antropologia filosofica e all’epistemologia di Humboldt (da evidenziare la lingua come categoria “oggettiva”
del reale).
Il linguaggio viene finalmente inteso come qualcosa che definisce soggettivamente la visione del mondo e anche la possibilità di conoscerlo. Da un
lato al tempo stesso in quanto prodotto storico di generazioni di uomini si qualifica come oggettivo, come qualcosa di estraneo ad esso, a cui resta
vincolato. Al tempo stesso Humboldt arriva a definire la lingua come oggettiva dal momento che si qualifica come qualcosa di naturale rispetto
all’universalità degli uomini. Dal punto di vista gnoseologico il problema successivo risulta essere quello di procedere, nella consapevolezza del
carattere soggettivo individuale e oggettivo nazionale, ad una scrematura della soggettività del linguaggio in luogo di una considerazione pura,
esclusivamente intellettuale.

21. Sulle espressioni astratte; sull’impiego della lingua come segno o come copia (uso scientifico, filosofico, storico e uso retorico e poetico).

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