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Teologia politica: quattro capitoli sulla dottrina della sovranità

1. La definizione di sovranità
Nel primo capitolo Schmitt si preoccupa di definire il problema del concetto di sovranità; per certi
versi tale tema era già stato trattato all’interno del suo saggio del 1922, intitolato “Die Diktatur”.
Paradigmatico e celeberrimo e l’incipit dell’opera: “Sovrano è chi decide sul caso d’eccezione”. Le
pagine del paragrafo non fanno altro che spiegare quest’affermazione riprendendo anche la storia
del concetto moderno di sovranità, che va fatta risalire alla “Repubblica” di Jean Bodin. Il sovrano
viene definito da Schmitt come un concetto che rientra all’interno dell’ambito giuridico, che si pone
contemporaneamente in esso e al di fuori di esso; la sua competenza fa riferimento alla necessità di
definire e risolvere il caso d’eccezione. Le prerogative del sovrano devono essere illimitate poiché
suo compito è definire un ordinamento, una situazione di normalità per la quale è possibile
determinare poi un apparato giuridico che definisca i rapporti all’interno dell’unità politica. Bodin
riduce essenzialmente come prerogativa principale del sovrano la possibilità di derogare dai vincoli e
dagli obblighi rispetto ai ceti e alla legge. Le riserve del sovrano sono legittime nella misura in cui
servono esclusivamente per salvaguardare, difendere o nel caso sostituire l’ordinamento. Il problema
della sovranità, all’interno dello Stato di diritto e della discussione al lui contemporanea, viene
bollato come un problema di poco conto, superato dall’organizzazione statale complessa e dal
normativismo. E proprio contro il normativismo e sull’importanza della decisione come pertinente
all’ambito del giuridico che Schmitt insiste nella sua definizione della sovranità. Essenzialmente la
scarsa attenzione al problema della sovranità è da riferire sia al fatto che viene tendenzialmente
considerato come un aspetto proprio della visione mitica dello Stato moderno assolutistico, sia a
causa del normativismo dilagante; il bersaglio principale a cui fa riferimento Schmitt in questi passi è
il neokantiano Hans Kelsen. È il problema della congiunzione della scienza giuridica nella sociologia,
nell’ambito concreto e fattuale, che per Schmitt sfugge ai normativisti. “Ogni ordine riposa su una
decisione ed anche il concetto di ordinamento giuridico, che viene acriticamente impiegato come
qualcosa che si spiega da sé, contiene in sé la contrapposizione dei due diversi elementi del dato
giuridico (decisione e norma). Anche l’ordinamento giuridico, come ogni altro ordine, riposa su una
decisione e non su una norma”.

2. Il problema della sovranità come problema della forma giuridica e della decisione
3. Teologia politica
Il terzo capitolo del saggio si preoccupa di analizzare l’analogia strutturale che intercorre tra i
concetti teologici e quelli politico-metafisici. Schmitt si preoccupa in primo luogo di fare diverse
precisazioni in merito soprattutto all’approccio, che critica in tutti e quattro i capitoli, della
letteratura giuspubblicistica a lui coeva rispetto all’ambito della sovranità e della legge. Si pone, a suo
avviso, per una “considerazione sociologica dei concetti giuridici”, aspetto che emerge già dal
capitolo precedente. Anche qui è presente una critica alle considerazioni metodologiche e strutturali
della dottrina dello Stato di Kelsen, concepito come ordinamento giuridico; essenzialmente
quest’ultima soggiace pesantamente alla metodologia delle scienze naturali e alle considerazioni
neo-kantiane formalistiche.

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