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L’interrogativo che sorge considerando il rapporto tra la dottrina dell’eterno ritorno e la decisione è
fondamentale dal momento che da esso dipende l’esito della riflessione sul carattere specifico e
originalissimo che la riflessione nietzschiana sul tempo assume rispetto a quella degli antichi greci o
di altre culture. Come abbiamo sottolineato, è il percorso della modernità non permette a Nietzsche
problema della liberazione, a cui è legata la decisione, che l’eterno ritorno acquista un nuovo valore.
Ancora una volta è necessario ritornare al passo all’interno del terzo libro dello Zarathustra “La
visione e l’enigma” e all’aforisma 341 della Gaia Scienza per comprendere il rapporto tra decisione
ed eterno ritorno. Attraverso l’episodio del pastore che stacca con un morso la testa del serpente è
possibile chiarire tale rapporto. L’eterno ritorno viene inteso in un secondo senso attraverso l’atto
della decisione, ovvero attraverso un atto con il quale si intende l’eterno ritorno sia come sopportato
quale dottrina più grande e sia come nuovo nuovo mondo fondato. Tale fondazione dell’eterno
ritorno non viene intesa come accettazione e quindi come riferimento ad una determinata strttura
metafisica della realtà, ma piuttosto come emerge maggiormente dall’aforisma citato della Gaia
Scienza, come la volontà di produrre un’umanità felice che vuole l’eterno ritorno, che ama a tal
punto la vita che la vuole eternamente nella sua ripetizione. Diverso sarebbe stato, e in maniera
erronea, intendere l’eterno ritorno come categorico kantiano per il quale si tende a dare senso ad
ogni attimo in virtù della sua ripetizione. quest’ultimo non farebbe altro che conservare la linearità e
la trascendenza del tempo, che quindi non vuole redimere la terra. (Vattimo pag pdf 9 - 10) Se da
un lato quindi Nietzsche conferisce alla decisione il carattere di fondazione, che è possibile
evidenziare anche nello scritto incompiuto “Wille zur Macht “ (Musarion XIV 132 – 178), dall’altro
lato l’eterno ritorno si qualifica anche come ripetizione dell’identico nella circolarità del divenire,
come intendono il nano e Zarathustra, e in virtù di questi due aspetti che si presenta un’ambiguità:
poiché da un lato è come se si verificasse una riduzione di tutto all’ambito della decisione che fonda
decisione nell’attimo eternamente ripetuto (Vattimo pdf pg 210). all’interno di quest’ambiguità però
bisogna sempre tenere presente che l’eterno ritorno si qualifica come principio selettivo dal
momento che prevede un percorso iniziatico lungo e tortuoso, come testimonia il viaggio stesso di
Zarathustra, e pertanto esso nei vari passaggi richiede a priori una disposizione tutta nuova del
soggetto, un soggetto ancora da venire che deve nascere dalle macerie del nichilismo.