Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Virgilio Ilari
STORIA MILITARE
DELL’ARGETIA
I. DA CEVALLOS A YRIGOYE
(1758 - 1917)
2
IDICE
Santa Fe, Gran Chaco, Corrientes, Entre Rios, Misiones Jesuiticas e Banda
Oriental del Uruguay.
In termini puramente geografici, la colonia del Plata sembrava destinata a
diventare il porto più importante dei domini sudamericani della Spagna, il
principale emporio degli scambi commerciali tra gli schiavi importati
dall’Africa e l’argento estratto dalle miniere dell’Alto Perù (l’odierna
Bolivia). Ma in tal modo il nuovo insediamento rioplatense rischiava di
contendere il monopolio di Lima-El Callao, capolinea del traffico atlantico
proveniente da Siviglia e Cadice (si sbarcava il carico a Portobello e lo si
trasportava via terra fino a Panama dove veniva reimbarcato. Di qui le navi
scendevano la costa del Pacifico e, fatto scalo a Guayaquil, raggiungevano il
Callao). Per rafforzare i privilegi di Lima, nel 1623 il viceré del Perù proibì
l’uso del denaro a Buenos Aires e istituì una dogana secca in una località
argentina dell’interno, Cordoba, dove le merci bonearensi pagavano un
dazio del 70 per cento per proseguire fino alle regioni andine e al litorale del
Pacifico. Questa “cortina dell’argento” segnò la prima frattura tra le due
coste, atlantica e pacifica, del Sudamerica, annettendo l’intera regione
andina all’area del Pacifico. La separazione tra le due corone iberiche vi
aggiunse nel 1668 la nuova cortina brasiliana, che minacciava non solo i
collegamenti marittimi con i domini caraibici, ma anche quelli fluviali con le
regioni settentrionali della colonia.
Furono però soprattutto la crescente minaccia anglo-olandese nei Caraibi e
la strategia dell’attacco indiretto alle risorse americane per logorare la
potenza militare spagnola sui fronti europei e mediterranei ad imporre di
concentrare il traffico transatlantico in un’unica rotta. La cosiddetta Carrera
de Indias - preclusa in luglio e in inverno dagli uragani e dalle tempeste e
infestata da pirati e corsari - era tuttavia anche l’unica che le ridotte forze
oceaniche della Spagna (le 3 Armadas de Barlovento, del Mar Océano e del
Mar del Sur) potessero sorvegliare con la Flota de la Guardia e difendere
con la piazzaforte dell’Avana (Antemural de las Yndias) e con la rete delle
altre 12 “chiavi” (llaves) del Golfo del Messico (San Augustin, Veracruz e
Campeche) e dei Caraibi (Puerto Rico, Trinidad, Cumanà, Maracaibo, La
Guaira, Cartagena, Portobelo, Chagre e Panamà).
Tutti questi fattori geoeconomici e geostrategici spiegano il lentissimo
sviluppo demografico di Buenos Aires: nel 1610, quando Potosì, la quasi
contemporanea capitale dell’argento, contava già 160.000 abitanti, Buenos
Aires ne aveva appena 1.100, triplicati soltanto nel 1655 (con 10 italiani) e
quintuplicati nel 1680, quando, per fronteggiare il minaccioso
espansionismo portoghese, si concesse al porto di Buenos Aires di ricevere
due vascelli spagnoli all’anno.
Ma a porre le premesse di un primo sviluppo economico fu il trattato di
Utrecht del 1713, con la concessione agli inglesi, per trent’anni, del
monopolio della tratta degli schiavi africani con il Sudamerica, sviluppatasi
alla fine del Seicento a seguito della catastrofica diminuzione della
popolazione indigena. Ciò incrementò infatti l’allevamento del bestiamo
(ganaderia), perchè nel viaggio di ritorno le navi negriere imbarcavano il
cuoio ricavato dalla pampa, estesa per 430.000 chilometri quadrati. A sua
volta il commercio del cuoio accelerò la transizione, attorno al 1750, dalla
fase della pura e semplice vaqueria (spedizione armata in territorio indiano
per la cattura del bestiame cimarron, cioè allo stato brado) a quella delle
6
Fuoco.
Benchè determinata da contingenti ragioni militari, l’istituzione del nuovo
viceregno era coerente con le riforme del 1778-82 che liberalizzarono il
commercio tra le Indie e la madrepatria rompendo il monopolio gaditano a
favore di un nuovo ceto mercantile in grado di affrontare i rischi elevati di
una spregiudicata speculazione commerciale. La Spagna ne ricavò un forte
incremento delle entrate fiscali, trasformandosi in intermediario delle
esportazioni verso le economie industriali europee, mentre il patriziato
creolo fu emarginato dalla nuova immigrazione di commercianti peninsulari.
Tra l’inizio e la fine del Settecento le rendite ricavate dalle Indie spagnole
triplicarono da 6 a 18 milioni di pesos all’anno e la popolazione crebbe a 13
milioni, metà dei quali nel Messico. Nel 1795 il Viceregno del Plata ne
contava già 850.000, per due terzi distribuiti sull’asse preandino Mendoza-
Jujuy. La popolazione delle intendenze di Buenos Aires, Cordoba e Salta,
corrispondenti all’odierna Argentina, contava 275.000 abitanti. Buenos
Aires ne contava ormai 35.000, che raddoppiavano includendovi la
campagna, Santa Fe ed Entre Rios. Qui l’elemento europeo o criollo (45.000
individui) predominava nettamente su meticci, indiani e mulatti (25.000) ma
il rapporto si invertiva nel resto del territorio: a Cordoba, ad esempio, gli
spagnoli erano 25.750 contro 52.250 delle altre razze.
La popolazione bonearense era addensata nella capitale, dove, mescolata
quasi indistintamente ad una larga massa di schiavi africani e mulatti liberi
(saliti dal 16 al 25 per cento nel 1744-78) sopravviveva una vasta plebe
creola e meticcia senza impiego, refrattaria alle durissime condizioni di vita
delle campagne e in parte dedita alla malavita. La conseguente scarsità della
mano d’opera agricola la rendeva relativamente molto costosa, contribuendo
ad impedire lo sviluppo delle esportazioni agricole. Rigidamente
compartimentati su basi razziali, etniche e sociali, alla fine del secolo i
rapporti sociali erano caratterizzati da un crescente risentimento del
patriziato creolo - americanos - per i privilegi, lo strapotere e i monopoli
commerciali accordati ai funzionari spagnoli e agli immigrati peninsulares,
ma anche da un netto contrasto tra la società mercantile e marittima dei
portegni e quella agro-pastorale e feudale degli arribegni, cioè gli abitanti
delle province interne.
Nel 1796 l’amministrazione del Viceregno costava circa 1 milione di pesos,
poco meno del valore raggiunto quell’anno (ma in via eccezionale) dalle
esportazioni della sola provincia bonearense. Queste ultime consistevano
soprattutto nel cuoio, mentre ancora marginale - 60.000 pesos - restava
l’esportazione di carne secca o salata in Brasile e a Cuba, divenuta invece
preponderante sul cuoio nel ventennio successivo. Il grosso delle
esportazioni rioplatensi era però ancora rappresentato dai metalli preziosi
dell’Alto Perù, 1.4 milioni di oro e ben 2.6 milioni di argento.
8
2. IL FRONTE BRASILIANO
Ma il nerbo della difesa erano 3.000 indios delle sette reducciones fondate
dai gesuiti al posto di quelle distrutte dai bandeirantes brasiliani e poste
sotto il protettorato spagnolo. I cosiddetti Sete Povos, situati nella parte
9
occidentale dell’attuale stato del Rio Grande do Sul e abitati da circa 30.000
persone, costituivano non soltanto una fiorente impresa economica, ma
anche la principale riserva militare a disposizione della Spagna nel lato
atlantico del Sudamerica. Armata di archi e lance, ma con aliquote di
moschettieri e archibugieri, la milizia dei Sette Popoli era organizzata in
compagnie soggette a regolare addestramento da parte di istruttori europei,
talora gli stessi padri gesuiti (per lo più italiani, inglesi e tedeschi).
sottomissione.
Le nuove reducciones sopravvissero anche all’espulsione dei gesuiti,
decretata nel 1767 da tutti i territori soggetti alle Corone borboniche riunite
nel Patto di Famiglia, ma in una progressiva decadenza economica e
demografica accentuata dai vani sforzi della nuova gestione, affidata a
funzionari laici coadiuvati da cappuccini e domenicani, di europeizzare le
antiche Misiones. Nel 1769 un amico di Andrade e testimone oculare, José
Basilio da Gama, dedicò alla guerra guaranitica un poema epico, O Uraguai.
Il poema, teso a celebrare la grandezza della missione civilizzatrice del
nuovo Portogallo illuminato, contrapponeva però l’innocenza, la moralità e
il coraggio degli indigeni, vittime di una profonda ingiustizia, alla perversa
perfidia dei gesuiti, considerati gli unici responsabili della dolorosa guerra.
Diamentralmente opposta, ma non meno irrispettosa della verità storica,
l’enfasi ideologica con la quale la vicenda è stata di recente rivisitata dal
film inglese The Mission con Robert De Niro (di Roland Joffé, 1986, palma
d’oro a Cannes e Oscar per la fotografia).
3. LA SPEDIZIONE DI CEVALLOS,
LA MILIZIA E LA MINACCIA INGLESE
La cavalleria della campagna di Buenos Aires era già stata mobilitata per la
spedizione del 1762-63, distinguendosi nella presa della Colonia di
Sacramento e nelle campagne di San Tomé e Rio Grande. Venivano
considerate parte integrante della milizia anche le 3 compagnie di 54
blandengues costituite il 7 settembre 1760 alla Frontiera di Buenos Aires. A
differenza della normale cavalleria miliziana, i reparti di cavalleria “di casta”
- soppressi nel 1772 - non dovevano provvedersi di armi e cavallo a proprie
spese, ma li ricevevano dallo Stato.
La principale differenza tra le unità di miliziani bianchi e quelle di meticci e
negri, riguardava la scelta degli ufficiali. Il colonnello dei bianchi era scelto
dal governatore in una terna di facoltosi e influenti cittadini sottopostagli
dalle autorità locali e una volta scelto il colonnello nominava gli ufficiali
delle compagnie scegliendoli con criteri esclusivamente sociali e familiari.
Le unità di colore erano invece inquadrate da ufficiali di carriera, tra i quali
il governatore sceglieva anche il colonnello
.1.384 fanti “pronti a imbarcarsi” (978 del R. I. Mallorca, 406 del B.I.L.Vol. de
Catalunya);
1.116 presidiari (526 del Batallon Tropa Antigua; 424 del Batallon Moderno de Buenos
Aires; 166 di 3 compagnie distaccate a Santa Fe);
.507 dragoni;
.144 artiglieri e maestranze.
Buenos Aires gli subentrò Juan José de Vértiz y Salcedo, che il 15 marzo
1772 riordinò anche la cavalleria provinciale in reggimenti di 47 ufficiali e
720 dragoni, sopprimendo le unità di casta.
.4 battaglioni di fanteria: blancos (1° Buenos Aires e Montevideo), morenos libres (2°
Buenos Aires) e pardos (Cordoba del Tucuman)
3 compagnie di fanteria autonome (Mendoza, San Juan e San Luis);
22
Vértiz fece poi parte, nel 1786-95, della Junta de Generales incaricata di
pianificare la difesa delle piazzeforti e dei domini d’America, organo
collegiale consultivo del ministero delle Indie. Tuttavia il suo governo si
caratterizzò anche per varie iniziative sociali (pavimentazione delle strade,
ospizio di mendicità, casa degli esposti), economiche (liberalizzazione del
commercio) e culturali (collegio di San Carlo, Imprenta de nignos expòsitos
e Casa de comedias).
Durante la crociera scientifica da Cadice alle Filippine allestita dal ministro
della Marina e delle Indie Antonio Valdés y Bazan ed effettuata nel 1789-94
via Montevideo, Malvine e Capo Horn dalle corvette Descubierta e
Atrevida, il comandante della spedizione - lo sfortunato capitano parmense
Alessandro Malaspina (1754-1810) poi travolto dagli intrighi di corte contro
il favorito della regina Manuel Godoy - annotò perspicaci e dettagliate
osservazioni sulla colonia rioplatense (Malaspina rilevava le radicali
contraddizioni socioeconomiche tra la regione costiera e le province
dell’interno e denunciava l’anarchia e il malgoverno dei funzionari, “uccelli
di passo” che fornivano alla Corona notizie e statistiche di fantasia oppure
deformate dai loro interessi particolari).
23
4. LA FRONTIERA INTERNA
5. L’INVASIONE INGLESE
Non sono compresi nel totale gli effettivi degli altri reparti di milizia
urbana, vale a dire le 6 compagnie assegnate ai 6 forti della Frontera de
Buenos Aires e istruite dagli ufficiali dei Blandengues, 2 compagnie
autonome (100 commercianti della città di Potosì e 100 granatieri della Plata
31
Organico Effettivi
Deficienza
Regimiento de Infanteria de Buenos Aires 2.065 876 1.187
Regimiento de Dragones de Buenos Aires 720 584
136
Blandengues de la Frontera de B. A. 720 637
86
Blandengues de la Frontera de Montevideo 800 412 388
Malgrado ciò nel 1802 l’esercito stabilì 21 posti militari per assicurare la
corrispondenza tra Colonia, Montevideo e Maldonado, mentre nel 1803 la
frequenza della posta per Lima fu triplicata con tre corrieri mensili. Morto
32
Del Pino all’inizio del 1804, gli successe l’intendente di Cordoba, marchese
de Sobremonte.
Tra i provvedimenti militari, nel 1802 fu completata la batteria
dell’Ensenada de Barragan che proteggeva l’unico approdo sulla sponda
occidentale del Plata e nel 1804 fu potenziata anche l’artiglieria veterana
della sponda orientale, riordinandola su 2 brigate di 2 compagnie, con un
effettivo di 20 ufficiali, 20 sergenti e 312 artiglieri. Una delle brigate era
addetta alla piazzaforte di Montevideo e alle batterie costiere, l’altra alle 2
batterie “volanti” (8 cannoni e 4 obici). In compenso il 29 aprile 1804 le
compagnie di artiglieria provinciale dell’interno furono sciolte, passando il
personale alla fanteria. Rimasero soltanto 4 compagnie di 100 artiglieri a
Buenos Aires, Montevideo, Maldonado e Colonia.
Tuttavia nel maggio 1805 gli organici dell’artiglieria di Montevideo furono
nuovamente accresciuti di 24 veterani e 100 provinciali, riducendo a 60
effettivi la compagnia provinciale di Colonia e ristabilendo 100 artiglieri
provinciali in Paraguay e 60 a Mendoza. Inoltre il comandante
dell’artiglieria, colonnello Francisco de Ordugna, fece un nuovo sopralluogo
a Maldonado. Il comandante dell’apostadero di Montevideo segnalò a sua
volta la debolezza dell’Ensenada de Barragan, proponendo di abbandonarla,
ma Sobremonte, ora viceré, preferì invece rinforzarla con artiglieri veterani,
blandengues e cavalleria provinciale. Infine i servizi interni nelle città di
Buenos Aires e Montevideo vennero attribuiti alla milicia urbana de
comercio (6 compagnie in ciascuna città) istituita sul modello degli analoghi
reparti di Potosì, La Paz e Santa Cruz della Sierra.
Abreu.
b) 15 squadroni di cavalleria
.4 del Regimiento Dragones de Buenos Aires (ten. col. Florencio Nugnez)
2 con 268 Blandengues de la Frontera (ten. col. Esteban Hernandez e Benito Chaim)
.3 con 615 husares (1° Pueyrredon, 2° Lucas Vivas, 3° Pedro Ramon Nugnez);
.1 di 200 cazadores Correntinos (4° husares o Infernales, Diego Herrera: il 2 ottobre
trasformato in batallon de infanteria ligera o de cazadores de Carlos IV);
.2 di reclute (quinteros) tratte dai labradores (Antonio Luciano Ballester) licenziati il 5
febbraio 1808;
.3 reclutati a spese di privati (221 della Real Maestranza de Artilleria, Manuel Rivera
Indarte; 219 Carabineros de Carlo IV, Lucas Fernandez; Migueletes de Caballeria, Alejo
Castex e José Diaz);
.1a colonna (2.550): 5th (2orthumberland), 38th (1st Staffordshire) e 87th (Prince of
Wales’s Irish) Foot;
2a colonna (2.000): 17th Light Dragoons, 38th e 88th (Connaught Rangers) Foot;
.3a colonna (1.700): 95th (The Rifle Corps) e 3rd/60th (Royal Americans) Foot;
.4a colonna (1.650): 6th (Inniskilling) Dragoons, 9th Light Dragoons, 40th (2nd
Somersetshire) e 45th (2ottinghamshire) Foot;
.5a colonna (1.150): dragoni appiedati;
.3rd Brigade, Royal Artillery (750).
truppe. La notte del 31 dicembre, vigilia del rinnovo, il viceré ricevette nella
residenza vicereale del Forte una deputazione guidata Alzaga che gli
intimava la rinuncia e il trasferimento dei suoi poteri ad una giunta di
governo. Liniers cercò di prendere tempo, ma al mattino del 1° gennaio
comparvero sulla piazza alcune centinaia di seguaci di Alzaga e di miliziani
del tercio catalano (mignones) inscenando una manifestazione gridando “la
giunta come in Spagna, abbasso il francese Liniers!”. Ma poco dopo furono
contenuti e dispersi dall’intervento del colonnello Saavedra (1759-1829).
con i patricios e gli andaluces. Tuttavia, per evitare uno scontro, Liniers
accettò di rimettere ogni decisione al cabildo, il quale nominò una junta di
governo dominata dai peninsulari, con due soli americanos, l’avvocato
Mariano Moreno (1778-1811) e Juan de Leiva. Ma Saavedra si ribellò,
dichiando l’intenzione di reagire contro l’illegale deposizione del viceré e
alla fine i suoi sostenitori lo convinsero a ritirare le dimissioni estortegli con
un atto di forza.
Alla sconfessione della giunta nominata dal cabildo seguì l’arresto dei capi
golpisti e la loro deportazione in Patagonia, dove presto riguadagnarono la
libertà riparando a Montevideo. Furono sciolti inoltre 3 dei 5 reggimenti
peninsulari, non solo quello dei mignones catalani che si era apertamente
ammutinato, ma anche altri due considerati meno fedeli (vizcainos e
gallegos). Segno dell’odio tra americani e peninsulari fu che Liniers dovette
emanare specifico divieto di inscenare pubbliche canzonature (burla
publica) contro i soldati dei reggimenti disciolti.
L’8 febbraio 1809 l’esercito epurato giurò fedeltà alla giunta di Siviglia. Ma
la fronda catalana covava sotto le ceneri e alla secessione di Montevideo
seguì in maggio quella della provincia di Charcas. Qui i magistrati creoli
avevano inizialmente aderito al progetto carlotista per scalzare l’odiato
governatore Pizarro, ma quando quest’ultimo tentò di scavalcarli
dichiarandosi a favore dell’Infanta, lo destituirono formando una giunta
legittimista in nome di Fernando VII.
Intanto, tempestata dai contrastanti memoriali di Alzaga, Elio e Liniers, la
giunta di Siviglia aveva nominato viceré il capitano di vascello Baltazar
Hidalgo de Cisneros e conferito ad Elio il più alto incarico militare della
colonia, vale a dire la Sub-inspeccion de Armas, col mandato di liquidare
l’esercito di Liniers.
Il passaggio delle consegne fu particolarmente laborioso. Sbarcato a
Montevideo il 25 maggio, Cisneros dovette fermarsi a Colonia, perchè
Pueyrredon e Belgrano ma soprattutto i colonnelli dei nuovi reggimenti,
incitavano alla ribellione contro le decisioni della giunta sivigliana. Alla
fine, per rimuovere la resistenza bonearense, Cisneros dovette disattendere
uno degli ordini della giunta revocando il sotto-ispettorato delle armi ad Elio
e attribuendolo al brigadiere Vicente Nieto, che lo aveva accompagnato dalla
Spagna. A questa condizione Liniers accettò di passare le consegne a
Cisneros e a tal fine il 26 agosto si recò a Colonia con tutti i comandanti di
reggimento.
a) tropa veterana
b) milicias disciplinadas
c) milicias urbanas
BIBLIOGRAFIA
Sulla colonizzazione del Plata, cfr. J. T. MEDINA, Juan Diaz de Solis, Santiago de
Chile, 1897, P. Groussac, Mendoza y Garay, 1916; N. A. VADELL, Don Juan de Garay,
1921; Jorge A. TAIANA, La gran aventura del Atlantico Sur. 2avegantes, descubridores y
aventureros. Siglos XVI-XVIII, El Ateneo, B. Aires, 1985. Sul Viceregno del Plata, cfr. la
collezione di documenti edita nel 1912-13 dalla Facoltà di lettere e filosofia di Buenos Aires
(Documentos para la historia del Virreinado del Rio de la Plata); Roberto LEVILLIER,
Origenes argentinos. La formacion de un gran pueblo, Fasquelle, Paris-B. Aires, 1912; C.
A. VILLANUEVA, Histoire de la République Argentine, Paris, 1912; John LYNCH,
“Intendants and cabildos in the viceroyalty of Plata”, in Hispanic American Historical
Review, 25, 1955, pp. 337-62; Carlos Alberto FLORIA e César A. GARCIA BELSUNCE,
Historia de los argentinos, I. Kapelusz, Buenos Aires, 1975; Maria Laura SAN MARTINO DE
DROMI, Intendencias y Provincias en la historia argentina, Ciencias de administracion, B.
Aires, s. d. (1991); Tulio HALPERIN DONGHI, Revolucion y guerra. Formacion de una élite
dirigente en la argentina criolla, Mexico, Siglo Veintiuno América Nuestra, 2a ed., 1979;
Francisco Eduardo TRUSSO, De la legitimitad revolucionaria a la legitimitad constitucional,
Eudeba, B. Aires, 1981. In generale sull’ordinamento militare dell’America spagnola, cfr.
ACTAS del Seminario sobre puertos y fortificaciones en América y Filipinas, Madrid, 1985;
Julio ALBI DE LA CUESTA, La defensa de las Indias (1764-1799), Madrid, Instituto de
Cooperacion Iberoamericana, 1987; José Maria BUENO, Uniformes Militares Espagnoles.
Tropas Virreynales (II), Malaga, Graficas Summa, 1983: ID, Soldados de Espagna. El
uniforme militar espagnol desde los Reyes Catòlicos hasta Juan Carlos II, Madrid, Almena,
1998, pp. 53-69; Alphonso GARCIA GALLO, “El servicio militar en India”, in Anales de
Historia del Derecho Espagnol, 26, 1956, pp. 447-515; Lyle N. MCALISTER, “The
Reorganization of the Army of New Spain 1763-66”, in Hispanic American Historical
Review, 33, pp. 1-32; ID., The ‘Fuero Militar’ in 2ew Spain 1764-100, Westport, 1974;
Alan KUETHE, “La introduccion del sistema de Milicias Disciplinadas en América”, in
Revista Historica Militar, N. 47, Madid, 1979; Juan MARCHENA FERNANDEZ, “La
financiacion militar en Indias”, Anuario de Estudios Americanos, 36, Madid, 1979; Gustavo
A. SALAS Organizacion del Ejército de la 2ueva Espagna, Madrid, 1940; Bibiano TORRES
RAMIREZ, Alejandro O’Reilly en las Indias, Sevilla, 1969; Christon ARCHER, The Army in
Bourbon Mexico 1760-1810, Albuquerque, 1977. In particolare sulle forze militari
rioplatensi cfr. Lauro H. DESTEFANI, “La defensa militar del Rio de la Plata”, in III
Congreso Venezuelano de Historia, Caracas, 1979, I, pp. 463-534; Juan BEVERINA, El
Virreynato de las Provincias del Rio de la Plata. Su organizacion militar, Circulo Militar,
B. Aires, 1935; COMANDO EN JEFE DEL EJERCITO, Resegna historica y organica del Ejército
Argentino (diretta dal colonnello Fued G. NELLAR), B. Aires, Circulo Militar, 1972, tomo I,
pp. 15-132 (sulle decorazioni e le uniformi del 1807-10 cfr. tomo III, pp. 229-30 e 313-2).
COMANDO EN JEFE DEL EJERCITO, Uniformes de la patria. Resegna historica y organica del
Ejército Argentino, B. Aires, Circulo Militar, 1972. COMISION DEL ARMA DE INFANTERIA,
Resegna Historica de la Infanteria argentina, B. Aires, Circulo Militar, 1969. Haydée
MARTIN, Alberto S. J DE PAULA e Ramon GUTIERREZ, Los Ingenieros Militares y sus
precursores en el desarrollo argentino, B. Aires, Ed. Fabricaciones Militares, 1976. Sul
tercio napoletano nella guerra contro l’Olanda (1623-61), cfr. Gino DORIA, Storia
dell’America Latina (Argentina e Brasile), Hoepli, Milano, 1937, pp. 176-83 e
“Appendice”, pp. 249-82. Sulla frontiera indiana, cfr. Juan Maria RAONE, Fortines del
desierto, Biblioteca del Suboficial, N. 143, B. Aires, 1969 e J. C. WALTHER, La conquista
del desierto (1527-1885), B. Aires, Editorial Universitaria, 1970. Sulle campagne militari
contro il Portogallo (1680-1777) cfr. 2oticias sobre los sitios de la Colonia del
Sacramento, Montevideo, 1849, A. BERMEJO DE LA RICA, La Colonia del Sacramento,
Toledo, 1920; Juan BEVERINA, La expedicion de D. Pedro de Cevallos, B. Aires, s. d.; ALBI,
op. cit., pp. 143-151; M. CABALLO, “La expedicion militar de don Pedro Ceballos al Rio de
la Plata”, in Revista de Espagna, X, 1869; COMANDO EN JEFE DEL EJERCITO, Ejército
Argentino. Cronologia militar argentina 1806-1980, B. Aires, Editorial Clio, 1982, pp. 10-
13. V. inoltre Manlio CANCOGNI e Ivan BORIS, Il 2apoleone del Plata, Rizzoli, Milano,
1970. Sulla guerra guaranitica (1750-56) cfr. P. HERNANDEZ, El extragnamiento de los
47
Jesuitas del Rio de la Plata, Madrid, 1918; John HEMMING, Storia della conquista del
Brasile (Macmillan, London, 1978), Milano, Rizzoli, 1982; ID, Red Gold: The Conquest of
the Brazilian Indians, 1500-1760, 2nd edn, London, 1993. Sulla strategia navale e la
questione delle Malvine, cfr. Julius GOBEL, The Struggle for the Falklands Islands, New
Haven, 1927; William Lytle SCHURZ, The Manila Galleon (1939), New York, 1959; Manila
1985; ); Humberto F. BURZIO, Armada 2acional. Resegna historica de su origen y
desarrollo organico, Secreteria de Estado de Marina, B. Aires, 1960; J. H. PARRY, The
Spanish Seaborne Empire, London, 1966; ID., Trade and Dominion: The European
Overseas Empires in the Eighteenth Century, New York, 1971; Enrique GONZALEZ
LONZIEME, “La estrategia naval en la fundacion del virreinato del Rio de la Plata”, in Revista
de Historia de América, n. 84, julio-diciembre 1977, México; J. R. MCNEILL, Atlantic
Empires of France and Spain: Havana and Louisbourg 1700-1763, Chapel Hill, 1985. Sulla
guerra contro Tupac Amaru (1780-82), cfr. Carlos Daniel VALCARCEL, Tupac Amaru,
Lima, 1979; Leon G. CAMPBELL, “The Army of Peru and the Tupac Amaru Revolt”, in
Hispanic American Historical Review, 1976, No. 2, pp. 31-57; Alejandro SERAYLAN
LEIVA, Historia general del Ejército Peruano, tomo III, El Ejército durante la dominacion
espagnola del Peru, 2 volumi, Comision permanente de Historia del Ejército del Peru, Lima,
Imprenta del Ministerio de Guerra, 1981; ALBI, op. cit., pp. 173-81; O. CORNBLIT, Power
and Violence in a Colonial City: Oruro from the Mining Renaissance to the Rebellion of
Tupac Amaru, 1740-1782, Cambridge, 1995. Sulle due spedizioni inglesi del 1806-07, cfr.
2arrative of the Operation .... in the reduction of Monte Video, London, 1807; Authentic
narrative of the proceedings of the expedition of Brig. Gen. Crauford, ecc., London, 1808;
John KINCAID, Adventures in the Rifle Brigade, London, 1908; DORIA, Storia, cit., pp. 95-
102; Philip J. HAYTHORNTHWAITE, The Armies of Wellington, London, Arms and Armour
Press (Cassell), 1994, pp. 231-2 e passim.; F. BEST, Historia de las guerras argentinas: de
la independencia, internacionales, civiles y con Indio, B. Aires, Peuser, 1960, 2 voll.; Juan
José BIEDMA, Atlas Historico de la Republica Argentina, B. Aires, Angel Estrada & Cia,
1909; Manuel CASTRO LOPEZ, El Tercio de Galicia en la defensa de Buenos Aires, B. Aires,
1911; COMANDO EN JEFE DEL EJERCITO, Ejército Argentino. Cronologia militar argentina
1806-1980, B. Aires, Editorial Clio, 1982. Sul battaglione Buenos Aires in Spagna, cfr.
René CHARTRAND e Bill YOUNGHUSBAND, Spanish Army of the 2apoleonic Wars (2) 1808-
1812, Men-at-Arms Series No. 332, Oxford, Osprey, 1999, p. 18. Sui cartografi, ingegneri
e astronomi italiani in Sudamerica cfr. Guillermo FURLONG S. J., 2icolas Mascardi y su
Carta-Relacion (1670), Theoria, Buenos Aires, 1963; ID., Los Gesuitas y la cultura
rioplatense, Universidad del Salvador, B. Aires, 1983; Leone Andrea MAGGIOROTTI,
Architetti e architetture militari, “L’opera del genio iraliano all’estero”, Serie quarta, Roma,
La Libreria dello stato, II, 1933; Marino VIGANO’ (cur.), Architetti e ingegneri militari
italiani all'estero dal XV al XVIII secolo, Istituto Italiano dei Castelli, Milano, Sillabe, 1994.
Sulla spedizione scientifica di Malaspina (1789-94) cfr. Ludovico INCISA DI CAMERANA,
L’Argentina, gli italiani, l’Italia. Un altro destino, ISPI, Roma, SPAI, 1998. pp. 36-40
(Hector R. RATTO, La expedicion de Malaspina, Emecé, B. Aires, 1954).
48
.Reg. de Granaderos de Fernando VII - ten. col. Juan Florencio Terrada (incompleto);
.Reg. 2. 1 de Patricios - brigadiere Cornelio Saavedra, interinale ten. col. Esteban
Romero;
52
L’11 febbraio la giunta estese il blocco navale anche alla Banda Oriental
proibendo ogni commercio con Montevideo e Belgrano spiccò i pardos y
morenos patricios del tenente colonnello Miguel Estanislao Soler (1783-
1849) ad impiantare una batteria a Soriano, alla confluenza del Rio Negro
nell’Uruguay. Per proteggere alle spalle la posizione portegna, il 28 febbraio
Pedro Viera e Venancio Benavidez formarono sulla sponda dell’arroyo
Asencio la prima banda a cavallo orientale, con un centinaio di contadini
della valle del Rio Yì.
A rimuovere il blocco provvide però la divisione navale spagnola di
Montevideo, comandata da Romarate, che, risalito il Paranà, piombò il 2
marzo sulla base di San Nicolas, catturando il grosso della flottiglia
portegna. Romarate si recò poi a stappare anche la foce dell’Uruguay e il 5
aprile bombardò Soriano, sgombrando il Rio Negro sino a Mercedes. Infine
tornò alla fice del Paranà a porre a sua volta il blocco a Buenos Aires.
Tuttavia il mercantile comandato dal diciassettenne Francesco Saguì, nipote
del ricco armatore orientale Juan José Seco, continuò ugualmente ad
assicurare i collegamenti clandestini con i rivoluzionari di Montevideo.
3. LA PATRIA E2 PELIGRO
(1811-12)
Vélez (2. 7) resisteva validamente a Ramirez, quando sul suo fianco destro
piombarono dalla collina di Huaqui le colonne vittoriose di Goyeneche e
Tristan. Senza soccorrere il collega, Viamonte manovrò inutilmente col suo
reggimento tucumano (2. 6) finchè non fu il suo turno. La cavalleria
irregolare comparve a battaglia finita, alle 4 del pomeriggio.
Sul campo i patrioti lasciarono appena 52 morti, 2 feriti e 1 prigioniero. Ma
anche tutta l’artiglieria (4 pezzi d’artiglieria distrutti e 13 catturati) e il loro
esercito si disintegrò e l’Alto Peru fu perduto per sempre. I realisti
rioccuparono le ricche miniere di Potosì, e la sconfitta repubblicana
determinò l’immediato voltafaccia della popolazione. I vescovi predicarono
la guerra santa contro i rivoluzionari, che, fuggendo in disordine, furono
trucidati in gran numero dalle popolazioni rurali dell’altipiano. Tuttavia 15
pueblos indigeni continuarono la resistenza alle spalle dei realisti, insidiando
le loro retrovie con la guerriglia.
Soltanto una piccola colonna di 800 superstiti, riorganizzata alla meglio da
Diaz Vélez, riuscì a sfuggire alla catastrofe ritirandosi da Potosì al comando
di Pueyrredon, presidente del Charcas, il quale riuscì se non altro a salvare il
tesoro e l’armamento, raggiungendo Tucuman il 25 agosto. Castelli,
destituito e deferito al tribunale di guerra, morì mentre attendeva il processo.
La giunta saavedrista aveva spedito Juan Pedro Aguirre negli Stati Uniti col
mandato di acquistare 10.000 fucili, 4.000 carabine, 2.000 paia di pistole,
8.000 spade e sciable e 1 milione di pietre focaie, con facoltà di acquistare
sino a 41.000 fucili. In realtà Aguirre riuscì ad acquistare, per 15.000 pesos,
soltanto 1.000 fucili e 300.000 pietre focaie dalla ditta Miller e Wambor.
Il triumvirato scelse invece un colonnello austriaco, Edoardo Kaillitz barone
von Holmberg, per riorganizzare l’artiglieria e il genio dell’esercito di Salta.
Holmberg impiantò a Jujuy una fonderia per cannoni, mortai e obici, presto
però travolta dalla ritirata su Tucuman. Nel giugno 1812 il tenente
colonnello Angel Monasterio ne impiantò un’altra nella capitale, che
produsse, fra altri lavori, 3 mortai da 12 pollici. Il primo, battezzato Tupac
Amaru, venne fuso il 22 luglio e fu poi utilmente impiegato nell’assedio di
Montevideo.
All’inizio del 1812 il poliedrico chirurgo e farmacista Diego Paroissien, uno
dei futuri tecnici della spedizione cilena di San Martin, riuscì finalmente ad
avviare la produzione del polverificio cordobese, inizialmente manuale e poi
incrementata con un mulino ideato dal vicedirettore dello stabilimento,
tenente José Antonio Alvarez de Condarco, futuro capo del servizio
topografico di San Martin.
61
4. LA VITTORIA DI TUCUMAN
(1812)
.Regimiento América 2. 3 de linea - col. Domingo French (da maggio a settembre 1812);
Regimiento 2. 1(5) de linea (ex-Patricios) - ten. col. Gregorio F. Perdriel e Francisco Pico
(dal settembre 1812. Il 30 gennaio 1814 incorpora il N. 6 e il comando passa al ten. col.
Carlos Forest);
.Regimiento 2. 6 de linea - ten. col. Juan José Viamonte, poi Ignacio Arnes, Miguel Aràoz
e Francisco Pico. Il 24 novembre 1813 contratto a Battaglione, ten. col. Carlos Forest. Il
70
.Regimiento Granaderos de Fernando VII - col. Juan Florencio Terrada (fino gennaio
1813);
.Regimiento Granaderos de Infanteria - col. José Moldas (dal settembre 1813);
.Regimiento Granaderos a caballo (3 squadroni) - col. José de San Martin (fino gennaio
1813 e poi dal luglio 1813. 4° Escuadron costituito il 28 agosto 1813);
.Regimiento de Artilleria de la Patria (12 compagnie) - col. Francisco Xavier de Viana;
.Cuartel general de Reclutas - ten. col. Prudencio Murguiondo (cost. 1° gennaio, sciolto
13 dicembre 1813);
.Columna de Auxiliares Argentinos - col. Marcos Balcarce (cost. marzo 1813 poi
trasferito in Cile sull’Itata);
.Batallon 2. 7 de Libertos - ten. col. Toribio Luzuriaga (costituito 31 maggio 1813, il 3
dicembre a Salta);
.Compagnia de zapadores - ten. col. von Holmberg (cost. 8 settembre - disc. 13 dicembre
1813);
.Regimiento civico de morenos y pardos libres
.Escuadron de Lanceros Civiles (sett. 1813 Caballeria de la Guardia Civil);
.Regimiento Voluntarios de Caballeria de la Frontera (2 squadroni);
.Regimientos 2. 1- 2. 6 de caballeria de milicia de campagna.
71
dragoni di Hortiguera.
stagionali e affamata dalla guerriglia condotta fino alle porte della città da
Martin Miguel Guemes (1785-1821), un ricco hacendado discendente in
linea materna dal fondatore di Jujuy, con 800 infernales saltegni, armati alla
gaucha con lancia, lazos e bolas e organizzati in piccole bande a cavallo di
una ventina di uomini. Il 29 marzo Guemes annientò al Juncal de Velarde la
controbanda realista del comandante Castro (45 perdite su 80 uomini). Ma
sei settimane dopo trovò un avversario del suo calibro nel colonnello
Marquiegui, uscito da Salta per vettovagliare la guarnigione e distruggere gli
infernales, che dal 15 al 22 giugno subirono quattro sconfitte a Yavi, Fuerte
del Valle, Pitos e Rio Pasaje. Finalmente il 26 Guemes riuscì a localizzarlo
ad Anta, costringendolo a ritirarsi ad Ovest di Santa Victoria e il 4 luglio ne
distrusse la retroguardia. Marquiegui tornò a Salta senza i viveri sperati, ma
con importanti notizie sulla consistenza e dislocazione del nemico.
Così Pezuela decise di effettuare un nuovo tentativo di riaprire i
collegamenti e il 12 agosto sconfisse i patrioti a Samapaita, favorito dal
dissidio tra Arenales e Warnes. Tuttavia, indebolito dalle perdite, Pezuela
non poté rioccupare Santa Cruz e decise di evacuare Salta.
Complessivamente le vane offensive nel Nordovest costarono ai realisti ben
1.500 perdite. Guemes, promosso colonnello in ettembre, fu il primo a
rientrare a Salta liberata.
8. LA CADUTA DI ARTIGAS
E LA SCONFITTA DI SIPE-SIPE
(1815)
7 Reggimenti di gauchos: Salta (5 squadroni); Jujuy (più piccolo del precedente): Oran;
Quebrada de Humahuaca; Frontera del Rosario; Santa Victoria; San Andres y la Puna;
Guardias de Guemes: 3 squadroni scelti distaccati dai gauchos di Salta, Oran e della
Frontera;
Infernales de caballeria de linea de Salta: bande irregolari di Bermejo, San Lorenzo e
Salinas;
Regimiento Partidario (=partigiano) Veteranos de Salta;
Regimiento granaderos a caballo de Salta;
3 unità di milizia (Escuadron de Saltenos: Coraceros de Salta: Dragones de Vanguardia);
Regimiento de Decididos;
Batallon Peruano (1.000);
Compagnia Coronela (di guarnigione a città del Salta);
86
Artilleria de Salta;
7 unità “corsarias” (La Coronela, La Corsaria, Valor, Pirata, 2azareno, Guemes, Carmen,
Gobernador).
III - LA LIBERAZIOE
DEL CILE E DEL PERU
(1816-24)
febbraio);
.3° dal Melocoton (capitano Lemus: 26 blandengues e 30 miliziani) per il passo del
Portillo de Los Pinquenes, sulla provincia di Coquimbo (El Yeso) (27 gennaio - 6
febbraio);
.4° da Mendoza (capitano Ramon Freyre: 100 regolari e 100 cileni) per Lujan, Carrizal,
Rio Atuel, sorgenti del Tinguririca, costa della Cordigliera e passo del Planchon de
Curicò (4.090 m.) sulla provincia di Colchagua (Rio Colorado, Rio Claro, Cumpeo,
Curicò e Talca) collegandosi con i guerriglieri di Rodriguez (14 gennaio - 12 febbraio).
quantità.
Il 9 febbraio, preceduto dai guerriglieri di Martinez, il grosso passò
l’Aconcagua sui ponti di Villaroel e del Colorado, scendendo la vallata fino
a Curimon, alle falde settentrionali del Chacabuco, dove a sera giunse anche
la colonna Las Heras. Così, lasciato l’ospedale a Los Andes, tutto l’esercito
riunito si accampò allo sbocco della quebrada di San Vicente, nei potreros a
Nord del cerrillo delle Monache, dove fu abbondantemente rifornito dalle
volontarie e gratuite contribuzioni della popolazione locale, le quali
consentirono anche di rimontare i granaderos senza attendere l’arrivo dei
cavalli argentini. Dal 9 all’11 gli ingegneri Arcos e Condarco fecero accurate
ricognizioni topografiche levando lo schizzo del terreno.
Nel primo pomeriggio dell’11 Estay informò San Martin che Santiago era
nel massimo allarme, che gli insorti controllavano tutto il territorio dal
Maule a Cachapoal e che tutte le truppe nemiche a Nord del Maule si
stavano concentrando a Santiago per marciare al Chacabuco, dove si stava
già dirigendo la guarnigione santiaguegna. Secondo Estay entro il 13 tutte le
forze realiste, circa 4.000 uomini, sarebbero state in linea. Sulla base di
queste esatte informazioni, San Martin decise di anticipare di due giorni la
battaglia, rinunciando ai cannoni pesanti di Beltran e accontentandosi dei
soli 9 pezzi da montagna che aveva sottomano (capitani Frutos e Fuentes).
l’intento di aggirare il fianco destro di San Martin e cadere alle spalle della
capitale. La sera del 4 aprile i realisti bivaccarono nel caserio dell’Espejo, 30
chilometri a Sud-Ovest dell’ignaro Ejército Unido.
Soltanto all’alba del 5, domenica, San Martin apprese dalle avanzate di
Freyre e José Antonio Melian che i realisti stavano per sfilare sul suo fianco
destro e si affrettò a ruotare il fronte, avanzando di una decina di chilometri
e schierandosi su due linee lungo il ciglione occidentale della Loma Blanca,
con la cavalleria a l’artiglieria cilena alle ali e la batteria andina al centro e
con una forte riserva (Quintana) 150 metri più indietro.
La manovra nemica costringeva Osorio a mutare il suo piano, per non
correre il rischio di essere colto sul fianco destro dall’intero esercito nemico.
Dopo aver valutato l’opportunità di ritirarsi, all’ultimo momento decise di
dare battaglia. Benchè inferiore di forze e soprattutto di cavalleria e
artiglieria, fidava infatti nella superiorità qualitativa dei suoi reggimenti
peninsulari (Infante don Carlos e Burgos), gli stessi che dieci anni prima,
nel luglio 1808, avevano sconfitto i francesi alla battaglia di Bailen. Di
conseguenza anche Osorio avanzò di una dozzina di chilometri sui cerrillos
a Nord-Est del caserio, schierandosi di fronte al nemico. Le due alture,
distanti dai 5 ai 3 chilometri, erano separate dalla hondonada del Llano di
Maipo, dominato dai campi di tiro di entrambe le artiglierie avversarie (21
pezzi alleati e 14 realisti).
L’Ejército Unido (San Martin e brigadiere Antonio Gonzalez Balcarce)
contava 6.443 uomini (inclusi 372 ufficiali) su 3 Divisioni al comando dei
colonnelli argentini Las Heras, Alvarado e Quintana:
.1a Division o Derecha (Las Heras): 2.371 (135 ufficiali) con 3 battaglioni (2. 11 de los
Andes, Cazadores de Coquimbo e Infantes de la Patria al comando di Guerrero, Isaac
Thompson e Bustamante), 4 squadroni granaderos y escolta de San Martin (Zapiola,
Necochea e Bueras) e 8 cannoni (1° grupo de Chile di Manuel Blanco Encalada);
.2a Division o Izquierda (Alvarado): 2.351 (134 ufficiali) con 3 battaglioni (cazadores de
los Andes; 2. 8 de los Andes; 2. 2 de Chile comandati da Sequeira, E. Martinez e I. B.
Caceres), 4 squadroni (lanceros de Chile y escolta de O’Higgins, comandati da Freyre e
Ramirez de Arellano) e 9 cannoni (2° grupo de Chile di Borgogno);
.Division de Reserva (Quintana): 1.721 (103 ufficiali) con 3 battaglioni (2. 7 de los Andes,
2. 1 e Arauco 2. 3 de Chile al comando di Conde, Rivera e Lopez), 1 squadrone escolta
(Pizarro) e 4 cannoni (artilleria de los Andes di Reglado de la Plaza).
Osorio aveva circa 5.000 uomini (un numero imprecisato di ufficiali e 4.670
sergenti e militari di truppa) su 3 brigate, comandate dal brigadiere José
Ordognez e dai colonnelli José M. Baeza e Joaquin Primo de Rivera (capo di
stato maggiore):
.1a Brigada Derecha (Ordognez) con 2 battaglioni (2° Infante don Carlos e Concepcion),
1 compagnia zapadores, 3 squadroni (Lanceros del Rey, Dragones de Arequipa e de
Chillan) e 4 cannoni (compagnia a caballo);
.2a Brigada Centro (Baeza) con 2 battaglioni (2° Burgos e Arequipa), 2 squadroni
(Dragones de la Frontera) e 4 cannoni (compagnia a pie);
.Reserva o 3a Brigada Izquierda (Primo de Rivera) con 1 battaglione misto (le 8
compagnie scelte - granaderos e cazadores - dei 4 battaglioni di fanteria) e 4 cannoni.
112
capo della guerriglia realista, l’aveva rimandato libero tra i suoi, sperando
che mantenesse la promessa di seminare dissensi e raccogliere defezioni. Al
contrario diffidava di Freire, troppo impaziente e settario per poter vincere
senza combattere. Così San Martin convinse O’Higgins a metterlo in
subordine a Gonzalez Balcarce, giunto a Chillan il 26 dicembre. Con i
rinforzi portati dal fedele e flemmatico brigadiere argentino, l’esercito
meridionale salì a 3.385 regolari, un terzo argentini (cazadores di Alvarado
e granaderos di Manuel Escalada) e il resto cileni (2. 1 e 2. 3 de Chile,
escolta directorial e 8 cannoni).
Finalmente il 15 gennaio 1819 Balcarce si mise in marcia verso Santa Fe,
distaccando 200 uomini con Freyre su Quellon e Yumbal. Alvarado e
Escalada, che formavano l’avanguardia di Balcarce, arrivarono al Rio Laja
troppo tardi per impedire alla forza d’osservazione nemica di guadarlo al
Salto e quando occuparono Santa Fe e Los Angeles, i 2.000 realisti di
Sanchez avevano già guadagnato la sinistra del Bio-Bio, pur lasciandosi
dietro 5 cannoni, armi, munizioni, una parte del bagaglio e, soprattutto, i
primi disertori.
Balcarce attese il 29 per passare il Bio-Bio e occupare senza resistenza
Nacimiento e infine Concepcion, consentendo a Sanchez di ritirarsi per le
colline sulla sinistra del Vergara e rifugiarsi nelle reducciones degli indios
angolinos. Arrivati in mille a Tucapel, il 6 febbraio i realisti tennero
consiglio di guerra: Sanchez (in seguito disapprovato dal viceré Pezuela)
scelse di ritirarsi a Valdivia con i profughi realisti e con quanti soldati
volevano seguirlo, lasciando gli altri liberi di restare alla frontiera con
Benavidez per darsi alla guerriglia. Convinto di aver esaurito il proprio
compito, il 17 febbraio Balcarce ripartì per Santiago con i 2 reggimenti
argentini, lasciando i cileni a Concepcion, Los Angeles e Yumbal.
116
3. L’IMPLOSIONE DELL’ARGENTINA
(1817-23)
difesa da Soler con appena 14 compagnie locali (tercios civicos 1°, 2° e 3°).
Lo stesso giorno Soler e gli altri capi militari fecero sapere che per ottenere
la pace era necessario abolire gli organi costituzionali unitari.
Autodiscioltosi il congresso e dimessosi Rondeau, l’11 febbraio il cabildo
portegno assunse il governo della provincia bonearense e Juan Pedro
Aguirre, alcalde de 1° voto, potè finalmente restituire a Tagle e Pueyrredon
la condanna all’esilio con la quale, un anno e mezzo prima, avevano cercato
di eliminarlo dalla scena politica.
Il 17 febbraio Soler, Lopez e Ramirez sottoscrissero l’armistizio di Lujan, in
virtù del quale il federalista Manuel Sarratea era designato governatore
interinale della provincia bonearense. Il 23, col trattato del Pilar, il cabildo
riconobbe il principio federativo e quello repubblicano. Poi una legislatura
provinciale di 12 membri confermò governatore Sarratea. Contro questa
decisione si svolse il 6 marzo, nella capitale, una grande manifestazione
popolare per reclamare le dimissioni di Sarratea e la nomina di Juan Ramon
Balcarce.
Il giorno seguente Carrera costituì alla Chacarita, presso la capitale, un
proprio Ejército Restaurador, reclutato tra i prigionieri cileni catturati
dall’Ejército de los Andes. Dopo qualche giorno di incertezza, il 12 la
cavalleria entrerriana e santafesina entrò in città occupando piazza della
Vittoria e rimettendo in carica Sarratea, che il 14 sciolse lo stato maggiore
affidando a Soler gli affari militari.
Il 25 marzo Alvear tentò invano di impadronirsi del Cuartel de Aguerridos,
validamente difeso dal sergente maggiore Anacleto Martinez, fedele a
Sarratea e Soler, rifugiandosi poi con Carrera in territorio santafesino e
accampandosi al Rincon de Grondona. I militari coinvolti nel fallito colpo di
stato furono inquisiti dall’uditore criminale ordinario Antonio Esquerrenea e
giudicati da un tribunale straordinario presieduto dal colonnello maggiore
Hilarion de la Quintana (l’uomo che Alvear aveva mandato nel 1815 a
sostituire Guemes) e composto dal parigrado Nicolas de Vedia e dal
colonnello Luis Veruti (Luigi Berruti). Ma il 19 aprile la truppa veterana si
sciolse e il popolo saccheggiò l’armeria del Forte, mentre la civica sprecava
munizioni sparando in aria.
centro, invece, Soler respinse Alvear, ma una carica dei dragoni santafesini
lo costrinse a ritirarsi, lasciando sul terreno 200 morti, 200 prigionieri e 3
cannoni. Dimessosi Soler, i portegni elessero governatore Dorrego, mentre
Lopez fece eleggere Alvear dal cabildo di Lujan. A contrastare questa
mossa, che cercava di sfruttare l’antico risentimento della campagna
bonearense contro la capitale, fu Juan Manuel Ortiz de Rozas, detto “Rosas”
(1795-1877), proprietario dell’estancia “Los Cerritos”, una delle maggiori
della provincia, il quale venne a rendere omaggio a Dorrego alla testa del
reggimento di milizia di cui l’8 giugno Martinez l’aveva nominato
colonnello.
(A proposito del reggimento di Rosas vale la pena chiarire un equivoco
piuttosto diffuso. Era il reggimento del distretto del Monte, il 2. 5 de
colorados: un appellativo che poi lo rese famoso, ma che in realtà era
comune anche agli altri reggimenti della campagna bonearense e che induce
talora a confonderlo con il 2. 2 di Las Conchas, fondato nel 1810 da José
Maria Vilela, uno dei futuri avversari unitari di Rosas. Fu il 2. 2 di Vilela, e
non il 2. 5 di Rosas, a prendere parte alla guerra del 1826-28 contro
l’Impero brasiliano. Quanto al nomignolo di colorados, indicava il tipico
color ruggine della casacca e del copricapo dei gauchos, lo stesso dei
camiciotti da fatica indossati dalla Legione Italiana che vent’anni dopo, al
comando di Giuseppe Garibaldi, avrebbe difeso Montevideo contro le truppe
di Rosas.)
Dorrego poté così marciare contro Lopez, Carrera e Alvear alla testa di
3.000 uomini e il 1° agosto sorprese a San Nicolas 700 cileni e alvearisti,
facendo 60 morti e 450 prigionieri. Il 12, all’arroyo del Pavon, sconfisse
anche 500 santafesini. Lasciata la fanteria a San Nicolas, Dorrego proseguì
le operazioni con 600 cavalieri, che furono però annientati da 1.000
santafesini il 2 settembre al Gamonal, perdendo 300 morti e 100 feriti. In tal
modo, riequilibrati i rapporti di forza, Lopez e Dorrego conclusero un
accordo, che tra l’altro prevedeva la consegna di Carrera. Il 26 settembre
l’ex-presidente cileno, con gli ultimi 140 fedeli, si mise in salvo rifugiandosi
nel deserto. A Buenos Aires l’accordo con Lopez e la fuga di Carrera
provocarono la caduta di Dorrego, sostituito da Martin Rodriguez.
Un’ennesima sollevazione militare, tentata il 1° ottobre da Manuel Vicente
Pagola, fu schiacciata tre giorni dopo dall’intervento dei mille colorados di
Rosas.
Negli stessi mesi Ramirez riuscì a riprendere il controllo della provincia
mesopotamica. Malgrado la dura sconfitta subita il 15 giugno a Las Guachas
dai suoi 400 dragoni, Ramirez si rifece il 24 alla Bajada del Paranà, dove la
sua cavalleria riuscì ad attirare quella artiguista sotto il fuoco della fanteria
entrerriana. Decimato dalla tattica montonera e risospinto verso Corrientes,
Artigas tentò tre volte di costringere l’avversario a battaglia: il 17 e 22 luglio
e il 3 agosto, a Sauce de Luna, al Rincon de los Yuquerus e ad Abalos.
Finalmente, il 23 settembre, Artigas dovette rassegnarsi a passare in
territorio paraguayano, dove, internato dal dittatore Francia, rimase fino alla
morte, avvenuta ad Asuncion nel 1850.
.Ejército de los Andes (145 ufficiali, 4 cappellani, 305 graduati, 1.518 fanti, 701 cavalieri
e 213 artiglieri) su 3 battaglioni (2. 7 Conde, 2. 8 Martinez e 2. 11 Deheza), 1
reggimento di cavalleria (granaderos di Alvarado), 1 squadrone escolta (cazadores di
Necochea) e 1 battaglione d’artiglieria (maggiore Luna, 249 uomini);
.Ejército de Chile (163 ufficiali, 2 cappellani, 176 graduati e 1.646 truppa) su 3 battaglioni
di linea (2. 2, 2. 4 e 2. 5) e 1 d’artiglieria (301 uomini) più i quadri di 1 battaglione (2.
6) e 1 squadrone dragoni.
Argentino era anche il capo di stato maggiore, brigadiere Las Heras, con 22
aiutanti. Aiutante di campo di San Martin era il colonnello de Castillo.
Monteagudo dirigeva la segreteria politica. L’artiglieria, comandata dal
cileno Borgogno, contava 413 effettivi e 35 pezzi: 2 mortai, 2 obici, 10
cannoni da montagna e 21 da campagna (inclusi 4 da ventiquattro libbre, 2
da otto e 2 da sei pollici). Alla spedizione erano assegnati viveri per cinque
mesi, un buon servizio di ambulanza e una tipografia per la propaganda,
nonchè una riserva di altri 10.000 fucili e 4.000 uniformi per armare gli
insorti peruviani.
L’allestimento della flotta fu laborioso. Occorreva riparare l’avaria
dell’O’Higgins, disincagliare l’Intrepido e sostituire gli equipaggi del
vascello San Martin e della corvetta Independencia (acquistata negli Stati
Uniti per 150.000 pesos) decimati da un’epidemia di chavalongo e quello
della Chacabuco, ammutinatosi . Ma in agosto la squadra di Cochrane e
Blanco Encalada contava 35 unità con 264 cannoni e 1.600 marinai, di cui
624 inglesi:
128
parata degli Alabarderos del Rey divennero un conteso souvenir dei patrioti.
Canterac riuscì a riunire 500 superstiti, con i quali intendeva resistere al
Cuzco, ma l’ammutinamento dei suoi uomini lo costrinse ad arrendersi il 24
dicembre. Il 1° gennaio 1825 l’Inghilterra riconobbe l’indipendenza dei
paesi del Sudamerica.
Intanto l’Argentina era tornata in campo, decretando il 14 luglio 1824 la
costituzione di un Ejército de Linea nella provincia di Salta. Nel 1825 la
divisione del colonnello Pérez de Urdininea, con i gauchos saltegni dell’Isla
e del Cerro, conquistava il baluardo di Tupiza. Il 1° aprile, con gli ultimi
reparti ancora fedeli, Olagneta marciò su Tumusla, dove si trovava il resto
del suo stesso esercito che, sollevato dal colonnello Medinaceli, era passato
alla causa patriota. Ma in battaglia le truppe di Olagneta si sbandarono,
lasciandolo solo. Gravemente ferito, l’ultimo viceré spirò il giorno seguente.
Il Callao, difesa per tredici mesi dal valoroso Rodil, fu l’ultima piazzaforte
spagnola in Sudamerica ad arrendersi, il 22 gennaio 1826, undici giorni
dopo Chiloé. All’atto della resa la bandiera del Reggimento ribelle degli ex-
schiavi portegni fu nascosta da un sergente. Alla sua morte la moglie la
consegnò al colonnello che la rimise al generale José Tomas Guido (1788-
1866). Il 5 luglio 1826 costui la rimise a sua volta a Carlos Maria de Alvear,
che nei vari rivolgimenti politici, era tornato al governo quale ministro della
guerra e prossimo comandante in campo contro il Brasile.
Congedati alla fine del 1825, i resti dei granaderos a caballo furono
ricondotti in patria dal tenente colonnello Félix Bogado. Rientrati a Buenos
Aires nel febbraio 1826, la maggior parte passarono a costituire l’Escolta
Presidencial, lo squadrone d’onore di Rivadavia, primo presidente della
Repubblica Argentina. Gli altri andarono invece ad inquadrare i nuovi
reparti costituiti per la guerra contro il Brasile.
139
BIBLIOGRAFIA
aprile 1967; Nelly G. LEGUIZAMON SANZ DE CARRANZA, “Antecedentes del Colegio Militar
de la Nacion”, in Circumil, n. 690, ottobre-dicembre 1969; Carlos Alberto JIMENEZ,
“Origen, desarrollo y evolucion de la Sanidad Militar”, in Revista de Sanidad Militar
Argentina, enero-junio 1960; Ludovico GARCIA DE LOYDI, Los Capellanes del Ejército.
Ensayo històrico, 1965. 2 tomi. Sulle uniformi, cfr. Enrique UDAONDO, Uniformes
militares usadas en la Argentina, B. Aires, 1922; Enrique WILLIAMS ALZAGA, Iconografia
de los uniformes militares, B. Aires, 1967; COMANDO EN JEFE DEL EJERCITO, Uniformes de
la patria. Resegna historica y organica del Ejército Argentino, B. Aires, Circulo Militar,
1972. Sulla marina, cfr. Humberto F. BURZIO, Armada 2acional. Resegna historica de su
origen y desarrollo organico, B. Aires, Secreteria de Estado de Marina, Departamento de
Estudios Historicos Navales, 1960; R. PICCIRILLI e L. GIANNELLI, Biografias navales
(cuarenta y cinco semblazas de marinos), B. Aires, Secreteria de Estado de Marina,
Departamento de Estudios Historicos Navales, 1963. Sulla polizia federale, cfr. Francisco
H. ROMAY, Historia de la Policia Federal Argentina, B. Aires, 1958, 2 voll.