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PICCOLO PRINCIPE JOHN AKOMFRAH SUDAFRICA DOPO LAPARTHEID VIDEOGAMES HITLER-SYBERBERG GLI ARCHIVI DEL FOLK SPONSORIZZAZIONI ROCK

KURT HAMRIN DALLA SISAL IN POI: UN LIBRO


MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 3 MARZO 2012 ANNO 15 N. 9
di ABBAS KIAROSTAMI

PIU IMPORTANTE IL CINEMA O LA VITA? QUANTO ZAVATTINI C NEL CINEMA IRANIANO CHE VINCE LOSCAR? UN RACCONTO DI KIAROSTAMI IN REGALO PER IL MANIFESTO

Il mio amico una persona che se ne intende in tutti i campi; la sua specializzazione l'architettura, per non lavora nel campo architettonico; legge e scrive spesso, ma ancora nessuno ha visto i suoi scritti; dice di scrivere per s, guadagna da vivere disegnando, saltuariamente tira righe negli studi di architettura, ma soltanto per soddisfare i bisogni primari. Ho detto che se ne intende in tutti i campi. Gli eventi del mondo per lui si dividono in due categorie, quelli che ama e quelli che non ama. Il cinema uno degli argomenti che ama pazzamente, e per quanto riguarda il cinema americano ... incondizionatamente appassionato del cinema americano. Per lui i film non americani non hanno identit, va sempre a vedere i film americani e incoraggia anche me a vederli, qualche volta anche a farli. Dice che non ama i miei film e per questo motivo non li va a vedere, dice preferisco la tua amicizia che vedere i tuoi film, si illude che io non sia noioso quanto i miei film. L'ultimo mio film che ha visto, non ce l'ha fatta e a met si addormentato. Lo dice lui e non lo nasconde, dice che non ama i film sonnolenti, crede che per dormire sia preferibile un letto alla poltrona del cinema. Ho detto che il suo metro il cinema americano, e al di fuori di quello tutto nullo, inutile. Dice: quando si dice museo uno pensa subito al museo del Louvre, mentre ce ne sono tanti altri. Anche dalla parola cinema verrebbe da pensare subito al cinema americano; questo lo dice quando amanti del cinema non americano lo costringono, in realt non riconosce altro che il cinema americano. Questa sua assolutezza tale che gli piacciono persino gli imitatori del cinema americano. Per questo motivo, insistendo, mi porta a vedere uno di questi film, quasi con la forza, per con buone intenzioni: se un francese capace di fare un film americano, per quale motivo tu non lo potresti fare?, e dice: fare un film per una o due piccole sale cinematografiche, come coltivare il grano in un piatto per haftsin (1), mentre altri coltivano ettari di terra. Io non respingo le sue parole, non lo posso fare, per non lo posso fare un film all'americana, e tantomeno questo film, al quale mi ha portato quasi con la forza, un film. Alla terza sequenza mi rendo conto di cosa si tratta: ancora una di queste fabbricazioni dei soliti eroi, con il condimento di un po' di umanit. Il protagonista del film trasporta il suo fucile insieme ad un vaso di fiori , s sposta continuamente in qua e in l con il fucile e il vaso. Prima di mirare al petto di qualcuno, annaffia la pianta e la mette alla finestra, alla luce del sole. Soddisfatto dall'aver compiuto questo umano dovere, con tranquillit comincia a insegnare ad una ragazzina che non ha pi di quattordici o quindici anni, a sparate e ad ammazzare. La ragazza dimostra uno straordinario talento e mira al petto di un giovane salito su una lirnousine, il quale ovviamente avr commesso altri delitti. Comunque sia, la pressione delle piccole dita di una ragazzina sul grilletto di un fucile, io questo non lo amo. Quando vedo che le fatiche del maestro non vanno sprecate e macchiano la tuta sportiva pulita e nuova del giovane uomo, desidero uscire dalla sala, ma la gioia che leggo sul volto del mio amico mi impedisce di farlo. Non devo tutto al godimento del mio amico, per dire la verit anch'io sono curioso di scoprire, comunque, alla fine, il filmmaker che intenzioni ha con questa pianta invadente e come vuole trasmettere il suo messaggio di umanit al pubblico di cuore semplice. Gli avvenimenti accadono uno dopo l'altro, senza tenere conto di una geografia razionale, un uomo da solo da una parte e un gruppo di tiratori cattivi dallaltra, si mirano reciprocamente, lunica logica di questi avvenimenti che in una carrellata del film vengono uno dopo l'altro, non si sa dove sta chi. Della logica geografica esatta, che guarda caso una delle peculiarit e punto di forza di questo genere di film, non c' traccia. Ho detto tra me e me: pensa un po, se un francese non sa fare un film all'americana, sicuramente non potrei farlo io. Non ho visto il resto del film e sono uscito dai cinema. Il mio amico, protestando, mi diceva: tra tutte queste persone inchiodate in sala, tu sei l'unico a capire?, e in seguito mi ha bombardato con le cifre stratosferiche, persino in America, dell'incasso di questo film. SEGUE A PAGINA 2

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ALIAS 3 MARZO 2012

UN INEDITO DI ABBAS KIAROSTAMI, IL GRANDE REGISTA IRANIANO

IL CINEMA E LA VITA

IL CINEMA IRANIANO

IL CICLISTA DI MOSHEN MAKHMALBAF


Alla fine degli anni ottanta il cinema iraniano, che aveva completamente liquidato, anche in senso drammaticamente fisico, con carcere e esecuzioni, star e studio system precedente (considerato diabolico) rinasce a poco a poco sotto il segno della rivoluzione khomeinista. Nel 1989 Il ciclista di Moshen Makhmalbaf vince Riminicinema, ed la prima volta che riemerge allestero un film iraniano. unopera di sconvolgente stile neorealista, scoperta da Fabrizio Grosoli che provocher addirittura un quasi sequel)...

SPLENDORI E MISERIE PRIMA DELLOSCAR A ASGHAR FARADHI


di ROBERTO SILVESTRI

SEGUE DALLA COPERTINA

KIAROSTAMI
Dopo la pioggia. Abbas a Firenze
Due iraniani a Firenze. Abbas e un architetto che detesta i suoi film, ama solo i film americani e vorrebbe che anche Kiarostami ne realizzasse uno
che quello dove si appoggia la ragazza con una camicia bianca di garza e le scarpe bianche sportive, un abbigliamento simile a quello dei tennisti. Il giovane con pantaloni e scarpe non nuovi, bello e affascinante come un pavone che apre la sua ruota: Questi turisti americani devono essere abbastanza privi di gusto per andare a vedere statue di Michelangelo e di da Vinci. Guarda me, sono vivo, bello e il sangue mi scorre nelle vene, ma la ragazza non guarda. Da dove mi trovo io, non posso vedere il suo viso, ma dal suo modo di stare si capisce che il suo sguardo va di fronte, laddove in passato si trovavano i negozi dei macellai, detti beccai. Ma nel XVI secolo, durante il governo dei Medici, per ordine del duca Cosimo I i negozi dei macellai vengono rilevati dagli orafi e da piccoli negozi di due metri per due, che stanno uno accanto all'altro sulla parte nord del ponte, con i ricchi turisti che ai nostri giorni vengono da ogni parte del mondo a comprare gioielli dagli orafi del ponte Vecchio. Le mie orecchie ascoltano la spiegazione della mia guida, i miei occhi guardano il giovane fiorentino e la ragazza che ascolta le parole del giovane, ma i cui occhi vanno ai negozi degli orafi, e anche agli uomini e alle donne che stretti gli uni alle altre stanno di fronte a queste vetrine scintillanti e brillanti. Guardano, ma non entrano. I negozianti stanno al centro del negozio, guardando la pioggia e i clienti che non comprano. Tutti stanno nella stessa posizione e nessuno sa che anche il negoziante accanto sta esattamente come loro, al centro del negozio, con le mani dietro la schiena e i piedi stretti uno accanto all'altro, appoggiato sui tacchi come statue, con lo sguardo fisso fuori sui clienti o sulla pioggia che continua a cadere. Nessuno parla con nessuno (come se tutti conoscessero la storia del ponte), tranne il mio amico che senza interruzione continua a spiegarmi e il giovane fiorentino che continua a

Fuori pioveva con tuoni e fulmini, una distesa di nuvole nere copriva il cielo di piazza Michelangelo [piazza Signoria di Firenze, n.d.t.], le campane della chiesa e il fragore dei tuoni si mescolavano alla voce del mio amico scontento e agitato che diceva se questo non un bel film, il tuo sicuramente un bel film e ancora i soldi che ho pagato per il biglietto del tuo film valgono tante volte di pi del copione del tuo film. Quando si arrabbia, la sua ironia sarcastica aumenta; quando gli ricordo che sono suo ospite e che mi fermer a Firenze soltanto per ventiquattro ore e che avrei altre chances di vedere questo film in un altro luogo, mentre visitare di nuovo Firenze non mi sar cosi facile soprattutto in compagnia di un amico intenditore -, allora il suo sarcasmo si placa. Per cambiare argomento, gli chiedo qualcosa sulla storia del ponte che si trova a sinistra [a destra in realt, n.d.t.] della piazza. Da lontano si vedono due turisti con i vestiti e gli ombrelli colorati. Camminare sotto la pioggia senza ombrello difficile, per il mio amico ce la mette tutta ed deciso a raccontarmi in modo molto preciso di questo ponte; per fare ci dobbiamo andare sul ponte. Nonostante che sappia che non amo camminare sotto la pioggia, insiste per passare sotto la galleria di Vasari e bench il passaggio sia coperto, la pioggia entra da tutte e due le parti del corridoio, complice un vento che rompe gli ombrelli. Il mio amico non sembra sentire n il vento n la pioggia. Le sue spiegazioni iniziano dal corridoio, costruito per ordine del duca Cosimo I che aveva concesso potere a Vasari, artista fiorentino [aretino di nascita, n.d.t.] di fama, di demolire qualsiasi cosa sorgesse sul suo cammino, persino parte della chiesa di Santa Felicita; arrivati alla torre dei Mannelli, questa famiglia non d il permesso di passo e demolizione, e nonostante che Cosimo I avesse tutto il potere di imporre la sua idea, per il rispetto che nutre verso questa nobile famiglia che aveva dato grandi contributi alla storia fiorentina - io non so quali siano questi contributi e bench curioso, penso che sia meglio lasciar perdere - ne osserva la volont. La pioggia ci schiaffeggia malamente il viso e noi stiamo camminando lentamente; accanto a noi tutti corrono per mettersi al riparo sotto le arcate del ponte, ma il mio amico quando spiega una cosa cammina piano e quando vuole sottolineare una cosa, quasi si ferma, come se non piovesse affatto. Insomma, questo Vasari fa sorgere delle grandi colonne a sostegno del corridoio, rispettando la torre dei Mannelli. Con difficolt ci spostiamo da sotto il corridoio di Vasari al ponte, cercando riparo sotto unarcata. Sostiamo accanto a un gruppo di turisti, perlopi americani, che con i vestiti e gli ombrelli colorati stanno in fila uno accanto all'altro. Anche un caricaturista accanto a noi con i suoi ritratti a pastello bianco e nero di Marx, Marilyn Monroe e Brigitte Bardot, coperti da un velo di cellophane e appesi a una colonna, probabilmente campioni del suo lavoro per turisti e clienti dai gusti semplici. Il suo aspetto non ha nulla da invidiare alle sue opere, con le labbra sottili, il naso abbastanza grosso, i baffi molto curati, un

di CHANGIZ SANII

Kiarostami venne a Firenze su invito del Festival dei popoli per presiedere la giuria. E mi chiese di accompagniarlo, anche durante i lavori di giuria, come avevamo fatto altre volte, a Riminicinema, Taormina, Courmayeur ect. Allora ci volevamo molto bene, e io continuo a voler bene ad Abbas. Ma non lo diciamo a Kiarostami! Auguro tante belle cose alla sua persona e anche al suo personaggio! Dunque, durante il suddetto festival, lo portai in giro per far vedere orgogliosamente le bellezze della nostra amata Firenze (n.b.: sono un fiorentino dell'Iran, e per di pi un architetto). Cominciai dalla piazza della Signoria (1), poi da palazzo Vecchio, le statue della Loggia dei Lanzi, gli Uffizi e naturalmente camminando lungo il corridoio vasariano finalmente arrivammo al mitico Ponte Vecchio che collega le due sponde dell'Arno. A met della passeggiata, esattamente quando eravamo arrivati davanti al Perseo di Benvenuto Cellini - gli adetti del lavoro dellopificio delle pietre dure la stavano portando via per restaurarla (dopo secoli che questo bronzo stava l fermo con la testa sanguinante della Medusa in mano) - dal cielo cominci a piovere come se piangesse solo per quellevento, e la gente davvero piangeva e seguiva lo spostamento della statua con l'aria da una cerimonia funebre. Dunque io continuavo a fare da cicerone al grande maestro, ignaro che lui un giorno avrebbe usato le mie parole contro di me.

Infatti dopo qualche settimana, con una telefonata alla mia compagna (ex moglie e attuale mamma della mia-nostra figlia) disse che aveva scritto un racconto che parlava di noi, con Firenze come location. E alcuni mesi dopo venne a trovarci qui e mi parl del racconto e della sua pubblicazione su una rivista iraniana. Poi mi diede l'autorizzazione a usarlo, se eventualmente avessi voluto tradurlo e stamparlo in Italia. Infine mi disse che aveva infilato dentro il racconto fiorentino, un po di Francia e un'altra persona amica (sua)(2)! Per dire la verit, tutta la parte che riguarda il cinema americano e i giudizi sui suoi film non mi riguardano, ma confermo che tutto il resto verosimile, ovviamente passato dal filtro magico del grande maestro. (1) Per ricordare la breve storia di quella parte di Firenze mandai in Iran un po di pagine sulla citt, scritte in persiano. Le sue citazioni sono dunque esatte, tranne un paio di piccoli errori trascurabili e sottolineato tra parentesi. (2) Io amo i film di Kiarostami, soppratutto i suoi corti in bianco nero, assoluti capolavori, girati quando Abbas era sconosciuto. Lo scoprii guardando i titoli di testa di Ghaisar (Il Cesare) di Masoud Kimiai (1970): salam Abbas, sei grande come Saul Bass! Infine, ma non per ultimo, ora che il nostro cinema ha riempito il suo paniere di premi internazionali con loscar a Farhadi, auspico che le autorit iraniane lascino liberi di lavorare gli artisti come Panahi che non hanno fatto altro che portare buon nome e gloria al loro amato paese, l'Iran, e agli iraniani.

fare il rubacuori. L'acqua con uno strano gorgoglio passa sotto i nostri piedi; da quando siamo venuti sul ponte sembra si sia alzata di 50 cm. Cerco di ricordare le date della distruzione del ponte, usando il ritmo dei numeri: da 24 a 44 venti anni, da 44 a 64 ancora venti anni e poi l'ultimo, 1964 [1966, n .d. T.], che diventano 600 o 620 anni, non mi riesce di calcolare bene. Per so che in tutti questi anni l'ultima cifra a destra dell'anno della distruzione 4, perci in questo anno, 1994, sono esattamente passati trent'anni. Quindi, non posso giungere ad altra conclusione che l'alluvione potrebbe anche adesso distruggere tutto e tutti, turisti e abitanti, acquirenti e venditori di gioielli, e questo non c'entra proprio con la cifra a destra, il 4. Con i miei occhi, vedo che l'acquazzone cosi forte che, a dire il vero, mi viene un po' di paura, per le spiegazioni ininterrotte del mio amico intenditore sono per me come un calmante; insomma, lui da anni vive in questa citt, un emigrato navigato, esperto [letteralm.: che ha assaggiato il caldo e il freddo, n.d.t], parla come una radio ed io mi accorgo che con i miei calcoli ho perso un sacco di informazioni circa un ponte o una piazza o una persona. L'ultima sua frase che ricordo circa il danneggiamento del ponte nel 1964 [1966, n.d.t]; quel giorno la faccenda potrebbe essere andata semplicemente come adesso: qualcuno stava raccontando la storia del ponte a un altro, cera un pittore con i suoi quadri, gli orafi e i clienti, i turisti, il vento e la pioggia e un giovane che pensava al1a salvezza del genere umano in questa situazione da si salvi chi pu. Mi sembra che l'acqua stia venendo su, guardo e vedo che non manca che un palmo perch arrivi sotto il ponte, di nuovo il panico mi assale; la presenza di un gruppo consistente di turisti giapponesi mi tranquillizza un po. In numero massiccio, molto ordinati, passano al centro del ponte e la guida quietamente sta parlando della storia del ponte nella loro lingua. Sicuramente non dice nulla della distruzione del ponte, questa calma evidente in ciascuno di loro, tutti quanti sono nascosti allo stesso modo sotto i loro k-way in plastica dotati di uno speciale cappello, con i

berretto rosso. Guardando il suo viso, noto che lui sta a sua volta guardando un'altra cosa: completamente immerso ad ascoltare la conversazione di una persona appoggiata alla colonna che parla con una ragazza americana. un giovane alto, con una t-shirt bianca, le braccia forti ed i capelli corti e ricci come quelli delle statue degli antichi romani. Parla del cuore, in un inglese grossolano, alla ragazza appoggiata al muro di mattoni di fronte. Da dove mi trovo io, non si

vede il viso di nessuno dei due e nonostante sia curioso di vedere i loro volti, non ci si pu muovere: alla mia destra c' il ritrattistache, con lo sguardo fisso, osserva il giovane fiorentino, alla mia sinistra c' il mio informato amico che mi sta spiegando con estrema precisione la storia di questo ponte. Questo ponte storico e magnifico era stato costruito in legno nel 974 (nel medioevo) - lui mi sottolinea e insiste sul termine medioevo perch io non pensi che era stato costruito venti anni fa - e poi era crollato a

causa di un'alluvione. Nel 1114 viene ricostruito con altri materiali pi resistenti alla pressione dell'acqua del fiume [Arno, n.d.t.], ma nell'anno 1324 completamente spazzato via da un'altra alluvione e cos nel 1334. Il ponte attuale, quello sopra il quale ci troviamo viene fondato dieci anni dopo, nel 1344, su progetto di Alfredo Fioravanti; nel 1964 [1966 n.d.t.]viene danneggiato gravemente dall'alluvione, le parti danneggiate saranno poi restaurate e si possono notare delle fughe di colore rosa tra i mattoni di un muro,

ALIAS 3 MARZO 2012

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CLOSE UP, 1990


Abbas Kiarostami, uno dei pochi cineasti sopravvissuti alle purghe fondamentaliste dei guardiani della rivoluzione, prende spunto proprio dalla vittoria a Rimini di Il ciclista per realizzarne una sorta di sequel, Close up, la storia di un truffature che si spaccia da regista del Ciclista per adescare falsi finanziamenti. Anche questo film ha uno straordinario successo di pubblico e di critica internazionale e lancia la nuova onda iraniana che sar presto oggetto di una accurata retrospettiva organizzata dalla Mostra del nuovo cinema di Pesaro e lancer i film sempre pi liberi e poetici di un amico e collaboratore di Kiarostami Jafar Panahi, che inizia a vincere festival internazionali sempre pi prestigiosi... volti uguali e lavati dalla pioggia ascoltano con molta attenzione le parole della loro guida. Il loro muoversi con precisione sotto la pioggia, tra la gente sui due lati del ponte, con i vestiti colorati, sembra un carnevale, e questo mi tranquillizza. Incoraggiato, ma anche per cautela, vorrei proporre al mio amico di seguire i giapponesi abbandonando il ponte, per il mio amico intenditore impossibile che accetti la proposta finch, con la massima generosit, non avr finito di raccontarmi tutta la storia di questo ponte pieno di avventure. Ho paura persino che questa proposta gli faccia ricordare il film al cinema e che riapra la sua ferita, e comunque sono anche curioso di vedere l'esito del lavoro del giovane fiorentino che, come il farhad' (figura mitica di scultore iraniano), sta scolpendo il cuore dell'amata con lo scalpello della parola e, come l'architetto fiorentino Vasari, sgombra ogni ostacolo e quando arriva alla torre dei Mannelli parla della sua giovinezza e della sua bellezza, che sembra l'unica moneta sonante che possiede, e la t-shirt incollata al suo corpo, con i capelli ricci che brillano di pioggia. Guardo intorno, tranne lui all'orecchio della ragazza e il mio amico intenditore al mio orecchio, nessuno dice niente. Ora anche i turisti girano le spalle alle vetrine dei gioiellieri e hanno lo sguardo fisso di fronte; gli orafi si sono portati sulla soglia e immobili guardano di fronte. La pioggia si aggroviglia sotto l'arcata e io ho la sensazione che il ponte sotto i miei piedi diventi pensile. Nonostante questo, n il mio amico n il giovane smettono un attimo di parlare. Dal bordo del grande cappello di un uomo dietro di me, l'acqua gocciola e va direttamente sul mio collo e cos dal lungo naso del caricaturista che attentamente ascolta le parole del giovane. Non c' posto per muoversi, il cielo ruggisce come il mio amico. Ora capisco che anche lui ha visto la pioggia, ma il suo brontolio rivolto al volume della pioggia che gli impedisce di farmi vedere Palazzo Vecchio, che pi antico. un edificio diverso da altri edifici di Firenze. Dal suo balcone, durante il fascismo, Hitler e Mussolini hanno parlato alla gente, oggi la sede del comune di Firenze e dell'Ufficio Anagrafe, luogo di matrimoni civili. A chi non vuole sposarsi in chiesa, il sindaco o un suo pubblico ufficiale scrive il contratto di matrimonio e le due parti firmano. Ascolto queste informazioni con l'orecchio sinistro, mentre quello destro ascolta il giovane che sta chiedendo ufficilamente la mano della ragazza ed elogia il vivere semplice parlando della sua mansarda che si affaccia sulla collina e sulla chiesa di S. Miniato e degli uccellini che hanno nidificato sul davanzale della sua finestra. Lui aveva assistito a come il maschio e la femmina in perfetta sintonia prendessero questi fuscelli e uno sopra l'altro li mettessero sul davanzale della finestra e come uno di loro - scopr poi trattarsi della femmina - covasse l'uovo, e come a turno questo uovo venisse scaldato, e alla nascita del piccolo come tutti e due lo difendessero dal gatto nero cattivo del vicino. Diventato pi grande gli insegnarono a volare ... e quando tutti e tre volarono insieme e andarono via, arivarono altri piccioni proprio l, senza usare il vecchio nido ma rinnovandolo con nuovi fuscelli... La ragazza era cos indifferente che sul momento ho pensato che non conoscesse la lingua, mentre fissava costantemente due punti: il manico del suo ombrello, facendo apri e chiudi con il bottone, o il cielo che diventava sempre pi nero. La ragazza sta sempre ad aggeggiare con il manico dell'ombrello e il ragazzo fa ad occhio e croce il conteggio delle sue entrate indicando il caricaturista con il quale collabora, che sordo e ha un chiosco di pittura e cornici in una zona lontana, e che aiutante suo e di altri pittori. Di nuovo guardo il pittore che ha lo sguardo fisso sulle labbra del giovane. La ragazza sempre silenziosa, io per un attimo penso che forse sorda anche lei e che il ragazzo non lo sa, comunque sia il giovane non sente alcuna risposta e forse per questo motivo riprende a parlare con orgoglio del suo fisico. Sembra essere l'unico capitale che ha. Di nuovo, mancandogli gli argomenti, si paragona alle opere di Michelangelo, si vanta delle sue forti braccia. Il mio amico ora parla delle ricche famiglie italiane [fiorentine, n.d.t.] dell'epoca, i Medici, i Pitti, gli Strozzi, i Gondi, i Rucellai, dice che i Medici erano i pi potenti e che una loro figlia era diventata sposa alla corte reale di Francia ed in quell'epoca che fioriscono artisti come Michelangelo e da Vinci. .. e il giovane di nuovo si paragona alle opere di Michelangelo e dice che ha ricevuto molte proposte per fare l'indossatore, ma non ama questo lavoro: i vestiti servono a coprire i

LOSCAR 2012

Nel frattempo Makhmalbaf, ex drastico inconoclasta e islamista sfegatato, al punto da considerare la musica una intollerante e sensuale interferenza nel rapporto con dio, spalleggiato da tutta la sua famiglia di cineasti, realizza immagini sempre meno controllabili e inizia a polemizzare con le assurdit del sistema censorio imperante...Paradossale in un paese che con il film di Tamineh Mir Mirany Ghaire aze Khoudo Hitch Kasse Naboud si era dedicato tra i primi allerotismo lesbico (1975). Kathami passa e la situazione si complica per tutti. Solo Farhadi con About Elly e Una separazione (che vince lOscar) riesce a mantenere altro il livello della ricerca senza farsi imprigionare e senza essere costretto allesilio. Certo i suoi film - sempre concentrati su questioni etiche non sovversive - vanno decifrati e interpretati obliquamente....

Ermanno Olmi diceva: La prima generazione del cinema guardava alla vita e faceva i film... la terza generazione ormai guarda solo i film e fa film
difetti, io non ho nessun motivo per fare ci, un tempo a Roma faceva il modello per pittori e scultori, ma nemmeno questo gli piace, non gli piace essere circondato da ragazzi e ragazze che lo guardano fisso, lo sguardo fisso potrebbe danneggiare il corpo e perci ha abbandonato anche questo lavoro, per mi piacerebbe che tu mi guardassi attentamente, con uno sguardo diverso, da acquirente. Se di tuo gradimento, ci sposeremo. Un matrimonio semplice al comune di Firenze, con una semplice cenetta in una piccola casa con la porta d'ingresso che entra direttamente nell' unica camera grande quanto un letto, ceneremo sul balcone accanto agli uccelli, una cena che cuciner io, la ribollita, la zuppa speciale di Firenze, con la tagliata un kabab speciale fiorentino - con la rughetta, che sono sicuro ti piacer. Se non ti piace vivere a Firenze, verr io con te, nonostante il mio amore per il mio Paese e per Firenze... Firenze, che l'acqua sta portando via. Il vento increspa la superficie del fiume, butta l'acqua in tutte le direzioni, dal lato sinistro del ponte l'acqua batte una delle colonne, ricadendo sul selciato del ponte, scorrendo via. Il vento ruba alcuni ombrelli colorati ai proprietari e li butta nel fiume ... L'affare sta diventando serio, questo si pu vedere dalla reazione opportuna degli orafi che cominciano a raccogliere gli oggetti dalle vetrine, mettendoli nelle casseforti. Tutti, con sangue freddo e allo stesso modo, raccolgono da sinistra a destra gli oggetti e li mettono in cassaforte; forse hanno inciso i loro nomi sulle casseforti, sembrano tranquilli che gli eredi potrebbero recuperarle con facilit dal fondo del fiume. I turisti non si muovono, fermi come le statue di pietra delle piazze, il vento di nuovo porta via altri ombrelli ai proprietari

con la testa rivolta al cielo, strappa dal muro di fronte il ritratto di Marilyn Monroe e lo porta verso Palazzo Vecchio, la sede del comune di Firenze, e di seguito anche il ritratto di Marx. La giovane Brigitte Bardot resta ferma al suo posto, tutto sottosopra, ora la gente a bassa voce sta mormorando qualcosa, il giovane fiorentino completamente in silenzio ha lo sguardo fisso verso la ragazza, sembra che abbia detto l'ultima parola e ora aspetta la risposta. Persino il mio amico intenditore ha chiuso la bocca, la ragazza guarda il cielo con l'arcobaleno che sorge sotto il balcone del Palazzo Vecchio da un lato e su piazza Michelangelo [piazza Signoria, n.d.t.] dall'altro, esattamente sopra il cinema [nella realt non esiste alcun cinema in quel punto di piazza Signoria, n.d.t.]. Un grande squarcio si apre fra le nuvole nere e si vede il cielo blu, la ragazza guarda in quel punto, lo squarcio diventa sempre pi grande a incredibile velocit. Tutti guardano in su, la pioggia smette e il vento velocissimo stermina le nuvole; il sole negli ultimi istanti del tramonto, sporge il suo colore arancio su Firenze. I turisti si sparpagliano come le nuvole, ognuno verso un punto, la ragazza attraversa con cautela la strada piena d'acqua. Lacqua sgocciola dagli abeti degli alberi di Natale con i limoncini e le palle e dalle luci colorate che decorano le arcate del ponte. La ragazza apre il suo ombrello, con uno sguardo semplice e freddo saluta il ragazzo. Sembra che questa risposta sia sufficientemente convincente per il giovane fiorentino e ovviamente non lo soddisfa affatto. Riesco a vedere il viso della ragazza, un viso pallido, fragile, con gli occhi azzurri, un volto che sa di aristocrazia decaduta, e il giovane, con il volto pallido e deluso, sta al suo posto e la guarda. Il caricaturista che non smette di guardare, con una mossa dell'angolo delle labbra tira su il naso fin dove pu, cerca di consolare il giovane in una lingua priva di parole, gli fa capire che non era un affare straordinario. Ma il ragazzo, con gli occhi delusi, ha lo sguardo fisso sulla strada, in direzione del percorso della ragazza. L'acqua porta via qualche arancia, piccola e grande. Non so perch, mi sono ricordato di una frase attribuita a Zavattini, il cineasta italiano, e non so perch, voglio pensare che lui fosse di Firenze. Diceva: il primo passante accanto a te, potrebbe essere il protagonista del tuo film. Un vagabondo scalzo raccoglie le arance dall'acqua che scorre sul corridoio vasariano vicino a piazza Michelangelo [piazza Signoria, n.d.t.]. Il suo volto mi fa ricordare uno dei personaggi dei film di Olmi, Ermanno Olmi, cineasta della seconda generazione che desidererei fosse anche lui di Firenze. Diceva: La prima generazione del cinema guardava alla vita e faceva i film, la seconda generazione ha visto i film della prima, guardava la vita e faceva dei film, la terza generazione guarda solo i film e fa film... Passiamo dal cinema che si trova sulla piazza Michelangelo [piazza Signoria, n.d.t.], dove proiettano un film della terza generazione, il film finito e il volto della gente che esce dalla sala sembra quello di chi torna da un funerale. Vorrei chiedere a uno di loro alla fine, che fine ha fatto quel vaso di fiori?. (1) Letteralmente tavola delle sette esse, dalla presenza di sette elementi inizianti per la lettera esse, che gli iraniani imbandiscono in occasione del nau ruz (nuovo giorno), il 21 marzo di ogni anno.

GERENZA
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In copertina: particolare di unopera dellartista iraniana Shirana Shahbazi della serie Goftare Nik. In questa pagina due ritratti di Abbas Kiarostami

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ALIAS 3 MARZO 2012

POESIA

LE NOVE MUSE DI JOHN AKOMFRAH LA DIASPORA NERA IN INGHILTERRA

ULTIMI MANDOLINI SUL 64


Il sacco di Roma 1. Dialogo rubato sul 64 tra un uomo in tuta da meccanico et 50/60 e una verace ultraottantenne lui: i visigoti, i lanzichenecchi, i palazzinari, i preti er governo e mo arivano i peggio, nun guardeno n faccia nisuno, er peggio der peggio er sacco de le banche , sign, nun ve lasseno manco locchi p piagne. lei: Ah mor e mo te pare che si me rimane quarche lacrema me la spreco pe li strozzini! il dialogo si perde tra i rumori del traffico e viene subito surclassato da due voci squillanti a cui non riesco a dare un volto data la ressa sul bus. lui: a anvedi che ber culo a mandolino che chai lei s, ma pe te nun sona lui e te credo rotto altra frenata e sono scesa e pensavo che stata una rarit sentire parlare romano sul 64 che normalmente una babele cosmopolita da cui difficile uscire senza essere stati derubati, e se davvero questo governo rivaluter gli estimi catastali del 60% senza legare linfame tassa, ici o imu che sia, al reddito, la speranza di ascoltare la lingua trascritta e reinventata dal poeta Belli naufragher del tutto e il romanesco sar solo quello parlato nei quartieri dormitorio sparsi lungo il raccordo anulare, quelli che si chiamano con le torri tipo tor bellamonaca dove verranno definitivamente esiliati gli ultimi romani del centro. Gi immagino lassalto fino allultima bottega, ai sottoscala, le soffitte e le cantine, i tacchi dodici delle segnorine dei nuovi padroni sincastreranno tra i sampietrini doro, sempre sconnessi ma doro, allora niente pi paini, riccetti e malandri, niente pi passeretti allalba che si rincorrono tra i panni stesi, tra le mutandine e i calzini, perch nessuno scuoter le briciole dalle finestre dopo pranzo n stender panni tra i vicoli stretti e ombrosi, non ci saranno pi gatti n gattare, n cantine diventate teatri n poeti, n cineclub n studi di pittori, n librerie e i gradini intorno alle fontane verranno disinfettati con spray urticanti e magari ci metteranno le catene come hanno gi fatto a piazza San Pietro e a Santa Maria Maggiore cos nessuno ci si potr sedere e poi un triste giorno sfratteranno anche le puttane dal rione Monti .

Mappa emotiva dellimmigrato nero


Ricordo quei pomeriggi, da ragazzini, passati ad ascoltare le storie dei nostri genitori. Arrivati dallAfrica in Gran Bretagna avevano trovato un paese freddo, inospitale, bianco...
di Marco Scogmamillo

In occasione della premiere londinese dellultimo film di John Akomfrah, Le nove muse, abbiamo incontrato il regista presso lInstitute of Contemporary Arts per una discussione sul film e su alcune tematiche ricorrenti nella sua opera. John Akomfrah un pioniere del Black British cinema. Artista visivo, studioso e critico cinematografico, nel corso di una carriera ormai trentennale ha svolto un lavoro fondamentale di indagine sullidentit black, attraverso un corpus di opere che hanno costantemente messo in discussione la forma documentario non solo per esplorare la storia dei neri dInghilterra, ma anche, forse soprattutto, per analizzare i modi in cui il discorso sui neri stato costruito nella storia dai media britannici. La riflessione di Akomfrah, figlia dei cultural studies e delle teorie su cultura e potere di Stuart Hall, prende le mosse dalla constatazione di unassenza. Da ragazzino andavo sempre in un cinema dove proiettavano film dautore. Non li capivo ma ne rimanevo affascinato. Era un modo istintivo per fuggire la realt, per cera un aspetto che alla realt mi ci riportava in continuazione: in quei film i neri non cerano mai.

NellInghilterra degli anni 70 i neri erano invisibili nei media, e quando non lo erano la loro rappresentazione era frutto di una fantasia coloniale. Nel 1982, con alcuni compagni, fonda il Black Audio Film Collective proprio con lintento di investigare quella fantasia coloniale. La societ inglese aveva prodotto unidentit nera preconfezionata, e questa era data cos per scontata che quando nel 1985 la popolazione di Brixton si ribell contro le violenze della polizia nessuno fece fatica a credere alla versione data dai media, che parlava dei neri solo in termini di vandalismo e criminalit. Ma nella realt non esistono identit fissate. Esistono solo narrazioni che sembrano funzionare. Purtroppo queste vengono adottate, anche in maniera inconscia, da comunit e gruppi sociali. Gli sforzi del collettivo si propongono di decostruire questi congegni di identificazione, e producono nell86 il primo capolavoro, Handsworth song. Il modo in cui le rivolte dell85 venivano ricostruite e presentate dai media ci fece capire che era proprio contro quei pregiudizi che dovevamo muoverci. Cerano versioni alternative, altri punti di vista da raccontare. Akomfrah e compagni lo fanno attraverso questo documentario sperimentale/saggio

visivo in cui lo spettatore, senza la guida della voce narrante, libero di formulare il proprio pensiero seguendo una narrazione frammentaria, che accosta i filmati delle rivolte di Brixton a immagini darchivio, musica dub e rumori, creando un flusso ipnotico e associativo. La nuova avanguardia nera dest tanto scalpore quante critiche, tra cui quella celebre di

Salman Rushdie, che rimproverava al collettivo di essere pretenzioso e pi attento a questioni formali e di rappresentazione che alla vita vera, dei neri di strada. Akomfrah sorride: Naturalmente era lesatto contrario. Il fatto che non basta interessarsi a quello che avviene in strada. Bisogna interrogarsi sul perch esista quella strada. Sui congegni che definiscono le cose in termini di bianco o nero. Perch non c nulla di naturale in tutto ci. Negli anni successivi, con il Black Audio Film Collective fino al 98 e poi in autonomia, Akomfrah ha seguito fedelmente il proprio programma realizzando diversi film tra cui Seven songs for Malcolm X, uscito nel 93 come il bio-pic di Spike Lee ma ben pi problematico nella rappresentazione del leader nero, e

moderati arabi

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Brahim Ekfash, Eboya Hamu, Bubacar Bah, Mohamed Ebhoya e altri sahrawi sono in carcere dal 27 febbraio. Nella citt occupata di Dajla gridavano: Sahara libero.

The last angel of history (1997), unanalisi dei rapporti fra cultura pan-africana, science fiction, viaggi intergalattici e cultura digitale che prende le mosse dalla musica di Sun Ra e George Clinton e la fantascienza nera di scrittori come Robert Delaney e Octavia Butler. a Handsworth song, per, che sembra riallacciarsi direttamente il nuovo film di Akomfrah, Le nove muse. Affresco della diaspora nera degli anni50 e 60, Le nove muse come Handsworth song un film sulla memoria, sulle relazioni tra memoria personale e memoria istituzionale. Davanti agli occhi dello spettatore non scorrono per scene di rivolta urbana, ma misteriose immagini di uomini ripresi di spalle mentre immobili fissano paesaggi ghiacciati che sembrano provenire da un altro pianeta. Nonostante la sua complessit di film sospeso fra documentario e video-arte, composto visivamente da materiale darchivio e da riprese fatte dal regista in Alaska, e traboccante di riferimenti che da LOdissea e La Divina Commedia arrivano fino al modernismo europeo pi elitario, Le nove muse riesce a dialogare con lo spettatore innanzitutto a livello emotivo. Lo stesso Akomfrah ne parla con parole che fanno riverberare i sentimenti suscitati dalla proiezione: Per anni sono stato ossessionato dalla mia generazione, da ci che avevamo fatto e da come lo avevamo fatto. Avevo praticamente dimenticato coloro che si erano imbarcati in un viaggio cos complesso e impegnativo. Ho sentito il bisogno di fermarmi e guardare indietro. Mia madre morta da poco, e con lei se ne sono andati molti di quelli che negli anni 50 e 60 sono sbarcati sulle coste inglesi. Con questo film mi sono rivolto a loro. Ricordo quei pomeriggi, da ragazzini, passati ad ascoltare le storie dei nostri genitori. Arrivati dallAfrica avevano trovato un paese freddo, inospitale, bianco. Quando pochi anni fa sono arrivato in Alaska per le riprese di un lavoro su The waste land, ho pensato: "Ecco quello che devono aver provato". Ho pensato che fosse il momento giusto per comporre un epitaffio alle loro vite. Per una volta non mi sono interessato ai fatti, alle statistiche, ho provato a costruire una mappa emotiva dellimmigrazione nera in Inghilterra. Niente di pi complesso. Per raccontare la storia psicologica dellimmigrazione Akomfrah

ALIAS 3 MARZO 2012

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UN SORTILEGIO IN TOURNE
Si pu trovare il libreria il cofanetto Il Piccolo Principe (Bompiani, 22 euro) con il libro e 2 cd audiolibro esaltato dalle voci di Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco. E ci sono ancora solo due giorni per assistere allo spettacolo teatrale, oggi serale e domani pomeridiana, a Roma al Teatro Vittoria (piazza Santa Maria Liberatrice 10)con la regia di Italo DallOrto. Allestito dalla Compagnia Mannini DallOrto, lo spettacolo che ha gi avuto oltre 400 repliche, ha debuttato nel 1998, e Italo DallOrto anche lautore della riduzione del

testo e interprete della parte del Pilota, mentre la parte del protagonista affidata a turno a Pietro Santoro e Emilio Magni, bambini dal talento speciale. Nel ruolo della Rosa e del Serpente, al loro primo debutto sul palco, Virginia Gori e Arianna Baldini, giovanissime promesse della danza, studentesse del Centro Studi Danza e Movimento di Firenze. Scenografia di Armando Mannini e, fra le musiche originali di Gionni DallOrto e Erika Giansanti, la canzone della rosa interpretata da Irene Grandi. La tourne tocca poi Milano, teatro Carcano dal 16 al 18 marzo, quindi dal 29 al 31 marzo il teatro Il Rossetti di Trieste

IL LIBRO
ORSON WELLES E IL PICCOLO PRINCIPE

Nel cappello c un elefante inghiottito da un boa


di LUIGI ABIUSI

ACT OF VALOR, I RAMBO CRESCONO


Gli uomini (e le donne) bomba di Act of Valor non nascondono esplosivo nelle scarpe o nelle mutande. I loro ordigni sono eleganti gilet beige, cos sottili che starebbero sotto uno smoking, ripieni di un cocktail di biglie di ceramica, plastico, e proiettili a tasso di distruzione altissima, oltre che immune ai sensori di qualsiasi metal detector. terrore decisamente globale quello del campione al box office americano dello scorso week-end - con suicide bombers filippini, guerriglieri torturatori del Costa Rica, cartelli messicani armati fino ai denti, spacciatori ebrei della Cecenia e, in testa a tutti, un top leader di Al Quaeda invasato, in combutta collettiva per un mega attacco contro gli Stati Uniti. Tra linerme spettatore e quella coalizione infernale solo un gruppetto di uomini: gli stessi che hanno ucciso Osama Bin Laden, liberato gli ostaggi americani in Somalia un mese fa e che stanno facendo lobby nei corridoi di Washington per poter agire (in tutto il globo) con pi libert e autonomia rispetto alle gerarchie del Pentagono. Nel film di Lewis Teague Navy Seal (1990), dedicato proprio ai corpi speciali della Marina Usa, Michael Biehn e Charlie Sheen erano due di questi militari, allenati e programmati come macchine da guerra. Nel 1997, al picco delle sua carriera, Demi Moore sudava sangue per avere accesso allexclusivo boys club in G.I. Jane, di Ridley Scott (nella realt, le donne sono ancora bandite). In Act of Valor (che esce in Italia il 4 aprile), i Navy Seals interpretano se stessi. Anche la genesi del film capovolta: il progetto non un instant movie originato in fretta e furia a Hollywood in seguito alle prodezzze dei cosiddetti Special Ops, ma stato concepito come parte di uniniziativa per il reclutamento inziata dal Pentagono nel 2006. stato il Pentagono, infatti, a suggerire il film agli ex stuntmen, produttori indipendenti Mike McCoy e Scott Waugh, e alla loro Bandito Brothers specializzata in patinati documentari sportivi (come Step Into Liquid e Dust to Glory), che avevano gi ripreso i Seals durante una missione in soccorso di un agente segreto nelle Filippine. Alla sceneggiatura, le penna non proprio elegante di Kurt Johnstad (300), cui va probabilmente il merito delliperbole etno/kitch/complottistica della trama. Ma tutto ci che riguarda le operazioni militari e i soldati sarebbe materiale di prima mano, fornito sotto il beneplacito dellufficio promozione della Marina. Molte della riprese, raccontano le note di produzione, sono state realizzate durante autentiche sessioni di traning dei corpi speciali, in cui venivano simulate azioni militari piuttosto complicate. cos, per esempio che stata possibile la lunga sequenza dapertura che segue i Seals

rinuncia a dare un impianto narrativo al suo film e procede per libere associazioni di immagini, voci recitanti, musiche e rumori, come in unimprovvisazione jazz in cui a turno i diversi strumenti prendono in mano il procedere della discorso. La rinuncia allelemento narrativo viene definita dal regista come una scelta etica. La maggior parte dei materiali visivi di questo film provengono da documentari sociali, ognuno gi impacchettato in una cornice narrativa. Dopo aver passato cos tante ore negli archivi ho sentito il bisogno etico di liberare le immagini da queste narrazioni preconfezionate. Immagina di essere ragazzino nero di nove o dieci anni, in una scuola di Birmingham negli anni 60. Ti puntano una cinepresa sul viso e tu ridi perch credi che la ragione per cui ti stanno filmando che le gente felice di vederti. Poi, ventanni dopo, ti rendi conto che in quel momento ti trovavi dentro una prigione chiamata "documentario sociale", perch eri un problema sociale. Ecco, dopo quarantanni ho sentito il bisogno di liberare queste immagini da ogni tipo di narrazione, farle parlare per quelle che sono, e dare la possibilit allo spettatore di rispondere solo di quello. Non so se ci sono riuscito, ma certamente quella era la mia ambizione. In alto il cineasta afro-inglese John Akomfrah di cui appena uscito nelle sale Le nove Muse. A destra lillustrazione originale del Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupry

Gli anni in cui un grande scrittore come Andr Malraux non senza contraddizioni e larvati interessi imperniati alla necessit dell'avventura e della scoperta di nuove, pure culture percorreva le vie del terzo mondo, dirigendosi in Indocina (e cercando di ricavarne, pare, ornamenti scultorei di gran mercato), sono gli stessi che vedono l'esordio letterario di Antoine de Saint-Exupry, rigoroso rappresentante, bench in una disposizione del tutto personale, di quel romanzo d'azione (tutto letteratura ed esperienza di vita), diffusosi in Francia intorno al 1930, e che, come variazione intorno alla forma del reportage, giungeva, al limite, fino al referto nichilistico dalle zone del Congo del Voyage cliniano. Per cui, allo scaltrito esotismo di un Malraux immerso negli spazi vergini indocinesi nella misura in cui, per giunta, ne sarebbe scaturito, per lui, l'ammanto dello scrittore attivista, corrispondeva lo slancio ingenuo, disinteressato del poeta aviatore,

cultore del deserto quale spazio aperto alla sedimentazione di un nuovo umanesimo, per quanto retrospettivo. Nel senso della consequenzialit tra finitura teorico-poetica e prospettiva politica, non stupisce l'interesse da parte di Orson Welles per il Piccolo principe, di cui ottenne subito, nel '43, i diritti per farne un film, scrivendone la sceneggiatura, ma che non pot sfruttare anche per via del rifiuto di Disney a collaborare alla realizzazione delle parti a disegno animato previste dalladattamento. E leggendo le pagine della versione wellesiana, riproposta di recente da Bompiani dopo la prima edizione del 1995 (traduzione di Fabrizio Ascari; postfazione di Enrico Ghezzi), non si pu non avere conferma di quella visione prospettica che presiedeva in Welles, a un preciso approfondimento e snaturamento degli spazi, per corroderne le accezioni capitalistiche, americaniste o al contrario ingigantire, deformare, immaginare l'incanto di ambienti alternativi; come in questo caso, quelli colmi di elementi celesti, fulgidi, sorti dal seno stesso del deserto in cui il piccolo principe appare come dal nulla, per poi scomparire alla fine non lasciando n corpo, n traccia. Sono miraggi, spettri, aggregazioni estemporanee di visuale sorte dalla nullit del deserto, ovvero dalla fertile forma cava (direbbe Renato Serra) di una distesa sabbiosa e tersa (atta al dissolvimento), vuota in ragione di una piena attesa che definisce allora il filtro formale, linguistico, in perenne costituzione e modificazione, a cui si affidano tanto

La passione del grande regista americano per il romanzo di Antoine de Saint-Exupry, di cui nel 1943 acquist i diritti, scrivendone anche la sceneggiatura, rimasta purtroppo nel cassetto

Saint-Exupry che Welles: non imitazione del dato sensibile (tanto pi che nel deserto ve n penuria o monotonia) ma invenzione continua (partendo da quella prospera mancanza) di ci che riguarda l'invisibile. E del resto Ghezzi, da sempre concentrato sui meccanismi di possente evanescenza delle immagini, non poteva che partire da l, dal segreto che la volpe confida al piccolo principe: l'essenziale invisibile agli occhi. Di l la creazione, che sia fedele il pi possibile alla natura dell'invisibile, si risolve tutta (anzi, non si risolve, non pu) nell'allusione (all'infinit di fogge e posture del potenziale), nel puro vibrare del significante, del mascheramento. Qui la formula ghezziana diviene pregnante nel suo divenire formale, sonante, cio nel salto saussuriano del nesso significante/significato, o disseminazione proliferazione esplosione del nesso e del senno; ma col nesso di poi...; quel poi, quellaltro (miraggio) incarnato per un momento nel puro collegamento, nesso appunto: la scatola rettangolare con tre buchi per respirare, che sarebbe una pecora, o il disegno che agli adulti sembra di un cappello ma che nasconde invece un elefante inghiottito da un boa, o gli squarci di cielo nella loro identit di deserto, contraltare libertario e fantastico ai pianeti dell'utile, del potere, della vanit, del lavoro alienante. In questo modo l'umanesimo definito da Saint-Exupry volgendosi al passato di una Francia rurale, a un'infanzia magari quella di un incantato Alain-Fournier in cui l'addomesticamento, l'avvicinamento emotivo all'altro la premessa per la creazione, per la catena di corrispondenze (Ma tu hai i capelli color dell'oro. Pensa come sar meraviglioso quando mi avrai addomesticato! Il grano, che dorato come i tuoi riccioli, mi far pensare a te. E mi piacer ascoltare il vento tra il grano...), sembra riguardare anche il procedimento critico, trasfigurante wellesiano, in relazione al portato retroattivo, mettiamo, di un Quarto potere (ma visibile anche nel Don Chisciotte e, ovviamente, in questo Piccolo principe, rimasti necessariamente illusioni), che fa capo allimmagine finalmente compiuta dello slittino dellinfanzia, Rosebud, e costituisce l'intima resistenza alle diverse, contingenti derive della storia. Soprattutto alla fine Welles ci offre delle indicazioni di regia piene di aria e di colore, miraggi fatti della sostanza stessa della malinconia fanciullesca (per le immagini che si perdono) e del sorvolo (di un poeta-aviatore che mirava dall'alto la resistente, geologica purit della Terra): il campo lungo mostra un cielo all'alba e contro l'orizzonte la sagoma di un pozzo, o dettaglio: interno del secchio. L'acqua con il cielo che vi si riflette, dissolvenza in apertura: un altro campo lungo di un cielo pieno di nubi in cui vola un aeroplano, talvolta nascosto dalle nuvole e durante le ultime fasi della narrazione il cielo, in dissolvenza, diventato notturno. Scintillio di stelle.

nella liberazione di unagente della cia selvaggiamente torturata nella giungla del Costa Rica. I militari nel film (di cui non viene mai dato il nome completo) sono ancora in servizio attivo e hanno potuto partecipare alla produzione nei periodi di licenza. I loro volti, i movimenti e le scene dazione (riprese in modo spettacolare, ma grezzissimo) sono quindi piuttosto credibili. Quando aprono la bocca molto meno, anche perch non aiutati dai dialoghi, pieni di clich. I terroristi, invece, sono tutti interpretati da attori professionisti. Cos, tra la capacit di recitare e lo stampo ridicolamente caricaturale dello script, un po alla 24, I cattivi fanno almeno leffetto di veri personaggi, non di un comunicato stampa eccezionalmente piatto, come invece succede per i soldati, pi anonimi di quello che risulterebbero in un reality televisivo. Il risultato un ibrido strano di docufiction, con un paradossale effetto controproducente. Lanciato dal distributore Relativity Media (quelli di Knockout di Soderbergh, in cui c una donna capace di dar filo da torcere a qualsiasi Navy Seal), con una campagna a tappeto fatta di centinaia di preview strategiche in basi militari e affini, spot sui circuiti radio pi conservatori, una promozione attraverso il videogioco bellico Battlefield 3 e persino uno spot tra 3 milioni di dollari andato in onda durante il Superbowl, Act of Valor ha incassato 24 milioni di dollari nel suo week end desordio, bettendo lennesima avventura comica di Madea/Tyler Perry. In occasione della prima, a Los Angeles, sei Navy Seals dotati di paracadute, sono atterrati in mezzo a Sunset Boulevard, chiuso al traffico in occasione dellevento. Limmagine, un po Red Dawn, sarebbe piaciuta molto a John Milius. E lultima inquadratura di Act of Valor ritrae uno dei Seals su una spiaggia, che avanza verso il mare, con la sua tavola da surf. Ma il film di McCoy e Waugh non osa nemmeno sfiorare il cuore di tenebra politico/poetico dellautore di Apocalypse Now. Per non parlare del suo occhio per I dettagli di unazione di guerra. Ancora da vedere se questo spottone da 50 milioni di dollari frutter le reclute desiderate da Pentagono. Certo, la fascinazione per i corpi speciali, di cui Obama si serve apertamente e che, in cambio, lo hanno servito benissimo, non destinata a fermarsi. La loro qualit visibile/invisibile, limpressione di corpi come tecnologicamente avanzati anche loro, quasi cyborg, soddisfano il miraggio di guerre sempre p chirurgiche, indolori, rapide e lontane. Le loro missioni (quando venno bene), lequivalente di raggi laser, lopposto della guerra/macelleria raccontata da Steven Spielberg in War Horse. attesissimo per fine anno (uscir solo dopo i risultati delle presidenziali, per evitare di sembrare troppo pro-Obama) il film di Kathryn Bigelow sulla missione per uccidere Bin Laden. Gi in produzione anche una versione b della stessa storia, Code Name: Geronimo, di John Stockwell.

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ALIAS 3 MARZO 2012

LESTREMA SINISTRA LUDICA

VIDEOGAME Ps Vita nuova


per i giochi
Giocare con la nuova console Sony in treno, al mare, in metr, per provare il piacere di un surfista e lo sdoppiamento della realt
di FEDERICO ERCOLE

in alto da Uncharted golden abyss, sotto da Escape

Il banco di prova definitivo per una nuova console portatile quello di portarla fuori e di giocarci allesterno, solo allora lappassionato di videogiochi, come il surfista che sta per provare in mare la sua nuova tavola mentre onde gigantesche si abbattono sulla sabbia, potr capire se lhardware vale la spesa e il proprio tempo. arrivata in occidente Ps Vita, la nuova mini-playstation di Sony e dopo diverse ore di gioco, molte delle quali trascorse sotto il cielo, dentro la metropolitana e in tutti quei luoghi dove il videogame portatile trova la sua ragione dessere, possiamo affermare che si tratta di un piccolo prodigio, in grado di donare alla realt di tutti i giorni la stessa dimensione di coinvolgimento e di astrazione che una console domestica, con lausilio di un grande schermo, pu fornire al giocatore hardcore. Un prodigio inattuale dicono alcuni esperti del mercato, magari meno esperti di videogame, perch un dispositivo portatile novello rischia lestinzione in unepoca in cui i mini-giochi per telefoni e tablet fatturano miliardi. Ma la bellezza di Ps Vita sta proprio nellessere una fenomenale macchina da gioco, ancora incompresa dal pubblico (in Giappone ha venduto poco) come l'anno scorso lo fu il sorprendente 3Ds Nintendo, che dopo un lancio stentato e la diminuzione drastica del prezzo negli ultimi mesi si diffuso a milioni. Giocando a Ps Vita, seduti su una panchina, o sulla poltrona di un treno, si verifica una curiosa sensazione di sdoppiamento della realt. Osserviamo la giungla di Uncharted Golden Abyss, uno dei titoli di lancio, e ci appare cos definita e ricca di particolari, grazie ad un motore grafico potentissimo, che sembra una finestra su un altro mondo, uno di quei portali ultra-dimensionali descritti nei romanzi di fantascienza. Guardiamo lorizzonte vasto del gioco, le sue nuvole, i raggi del sole giocare con rami e foglie e inevitabilmente alziamo lo sguardo anche sul presente, curiosi della realt quotidiana che ci circonda ma gi presagendo lincanto di quella virtuale in cui stiamo per rituffarci. Inoltre possiamo toccarla quella realt fittizia, perch la Ps Vita ha un touch-screen e una superficie posteriore anchessa sensibile al tocco, e ruotarla, grazie ai sensori di

movimento. Se abbiamo indossato le cuffie il senso di immersione cos avvolgente che, paradossalmente, ci illudiamo di leggere un libro, di toccarne le pagine e visualizzare, tramite uno strano meccanismo fanta-onirico, le immagini e i suoni prodotti dalla nostra fantasia. Ps Vita un sensuale preludio, ma solo un inizio; oltre il gi citato, e davvero riuscito Uncharted, i giochi disponibili al lancio non sono tutti cos affascinanti, tuttavia gli sviluppatori sembrano ben disposti verso la console e in futuro usciranno giochi desiderabili come l animoso Gravity Rush, il remake Hd di Final Fantasy X, un nuovo Silent Hill, Dragons Crown dei maestri dei gdr disegnati a mano di Vanilla Ware e, si mormora e si spera, un nuovo Monster Hunter, perch il fatto che l imprescindibile serie Capcom sia per ora traslocata su 3Ds ha significato molto per il pubblico giapponese, che adora questa simulazione di caccia ai mostri. Se escono pi Monster Hunter su piattaforme diverse possiamo sperare che almeno uno di questi arrivi infine in occidente. Entro breve uscir anche un videogame realizzato in uno splendente bianco e nero, Escape Plan, unavventura strategica e enigmatica che sfrutta ad arte le possibilit di Vita. Ps Vita piuttosto cara per cui lacquirente ci penser due volte prima di investire quasi trecento euro in un nuovo dispositivo, e le memory card specifiche hanno prezzi un po troppo elevati. Ma purtroppo sempre cos al lancio di una nuova console, e molti si limiteranno a sognarla prima di poterla infine possedere e avranno tuttavia il tempo di vedere se Ps Vita sar allaltezza delle aspettative. Eppure questo splendido mostriciattolo di Sony (come il suo unico vero concorrente, il 3Ds) una nuova fresca alba, la promessa che i videogiochi non si estingueranno in tante piccole bagatelle, talvolta divertenti per 2 minuti, spesso superflue e dimenticabili, studiate per il mercato di massa dei telefonini. E per chi ama davvero i videogame, per chi cresciuto nutrendosi di lunghi, magnifici, complessi e profondi sogni virtuali, potrebbe essere sufficiente.

LIBRI

di FRANCESCO MAZZETTA

Bioshock in nome del padre, un altro mondo da vivere

In attesa dell'uscita del nuovo capitolo di Bioshock una lettura estremamente interessante quella del libro in cui Filippo Zanoli, umanista della vecchia scuola (come egli stesso si definisce sul suo blog:http://gamesvertigo.wordpress. com) e impegnato nel GamesLab Iulm, prende in esame il percorso videoludico di Bioshock partendo dagli ispiratori System Shock1 e2 e seguendo la strada di Ken Levine allo sparatutto in prima persona fino a annusare i primi sentori della nuova incarnazione del mondo a cui Levine rimette mano dopo la parentesi del secondo titolo. Ma Bioshock. In nome del padre (Unicopli, 16. volume della collana Ludologica) parte da ancora pi lontano: dal First Person Shooter come genere. Addirittura da Calvino

(e poi c' chi dice che i videogiochi allontanino i giovani dalla lettura!): Zanoli mostra come il genere sia gi in nuce rappresentato nel principale racconto di Ultimo viene il corvo dove un bambino utilizza un fucile ricevuto in regalo da alcuni partigiani per sterminare una pattuglia nazista. Dal racconto Zanoli passa al videogioco osservando la soggettiva... come macchina perfetta di immedesimazione utente-centrica, come incanalatrice di pulsioni e desideri facilmente realizzabili, ma come tale soggetta a limitazioni anche importanti su altri piani... l'FPS... tendenzialmente monotono per quanto riguarda il punto di vista, predilige la narrazione che si sviluppa autonomamente, secondo le regole del gioco e nel/durante la pratica del gaming stesso con poche, pochissime, intrusioni

esogene di tipo paratestuale. Il libro mostra perfettamente come di questo genere - solo apparentemente sempre uguale a se stesso - Ken Levine offra una prova decisamente autoriale scegliendo di realizzare un successore di System Shock 2 con il medesimo profondo appeal cyberpunk ma concedendo maggiori spazi di giocabilit lineare. Ed il vero protagonista di Bioshock (e ovviamente anche del seguito, a cui Levine non ha collaborato, e che pure rimane nel solco della creazione originale) Rapture, la citt sottomarina creata per tutti i geni anarchici che volevano impedire al sistema capitalistico, a quello comunista o alla religione di porre limiti o dazi alla loro creativit, che si trasformano invece in mostri per aver preteso con eccessiva avidit meraviglie da se stessi. E il gameplay che rimane in

mente al giocatore non tanto l'attivit di sparare tipica del genere (pure presente in ovvia abbondanza) ma quella della scelta dei potenziamenti con cui trasformare il corpo del proprio alter ego virtuale. Per questa capacit leviniana il prossimo capitolo di Bioshock: Infinite, previsto in uscita entro l'anno, carico di un pesantissimo hype: il video promozionale ci mostra presi in una Rapture sospesa in cielo dove la glorificazione dell'americanit collassata in una faida di cui siamo poco entusiasti testimoni soprattutto per salvare il deus-ex-machina di quel mondo rappresentato da una deliziosa fanciulla in pericolo. Gi dal video promozionale un'occasione per riflettere su come i videogiochi non siano semplici giochi ma veri e propri mondi da vivere.

ALIAS 3 MARZO 2012

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ITALIENI

BRAMBILLA
GRAMSCI E LA CRISI
I dodici autori che pi ci fanno comprendere la crisi che stiamo vivendo ecco il mio programma Alias 2012. Ho detto di Kafka e Buster Keaton (gennaio e febbraio), venuto il momento di Gramsci. Tra il 1929 e il 1935, scrivendo i Quaderni, Gramsci mostra e dimostra che la civilt moderna entrata in crisi organica agli inizi del Novecento. Crisi organica vuol dire estremamente semplificando: 1. di lunga durata, 2. di carattere mondiale, 3. che riguarda tutti gli Stati, 4. che economica-sociale-politica-culturale, 5. che nasce dalla rottura degli automatismi economici-sociali-politici-culturali dati e dallemergenza di nuovi modi di sentire-comprendere-capire-agire, che per non arrivano a espandersi fino a sostituire i precedenti. Ecco perch Gramsci attuale oggi: perch ha analizzato lo stato nascente di questa crisi. La crisi finanziaria dei subprime, scoppiata alla fine del 2006 negli Stati Uniti, dunque, non linizio della crisi che stiamo vivendo, bens linizio della fase terminale della crisi organica. La prima guerra mondiale la prima risposta alla crisi organica. Un primo tentativo, da parte delle classi dirigenti, di massificare e standardizzare le classi dirette che iniziavano a sviluppare pericolosamente la loro creativit, autonomia, solidariet. Sulla scia della prima guerra mondiale, si elaborano, teoricamente e praticamente, tre grandi risposte regionali alla crisi organica mondiale. Il fascismo, lo stalinismo, lamericanismo. Tre risposte che non risolvono la crisi, solo la prolungano, e sfumano una dopo laltra. Sconfitta del fascismo, crollo sovietico, declino americano. Gramsci scrive i Quaderni quando queste risposte sono in costruzione, e fa una critica scientifica delle loro basi economiche, sociali, politiche, culturali incentrata nella critica del marxismo e della sociologia, architravi teoriche delle tre risposte. Gramsci oltre il marxismo? S, Gramsci, con i Quaderni, supera il marxismo dei marxisti e di Marx stesso e lo sa: Perch gli Epigoni dovrebbero essere inferiori ai progenitori? Nella tragedia greca, gli Epigoni realmente portano a compimento limpresa che i Sette a Tebe non erano riusciti a compiere. Quaderno 8 1931-32. A partire da questa doppia critica Gramsci fonda una nuova scienza, la scienza della storia e della politica, e individua alcuni elementi fondamentali per una concatenazione di teorie scientifiche: la teoria della crisi organica prima fra queste. Per risolvere questa crisi occorre sviluppare una nuova scienza. Le vecchie scienze economiche-sociali-politiche, da decenni, non comprendono la realt, non prevedono i processi, non progettano il futuro. Da anni (dalla scrittura del libro Sociologia e marxismo nella critica di Gramsci, De Donato, 1978) Luis Razeto e io stiamo lavorando alla costruzione della scienza della storia e della politica, partendo dal Gramsci dei Quaderni. Il primo passo stato precisamente la teoria della crisi organica. I lettori italiani la trovano intera nella sezione Scienza del mio sito-officina: www.pasqualemisuraca.com

INTERVISTA MARCO BRAMBILLA

Genesis, lo sguardo accelerato sul cinema fatto a pezzi in 3D


di LUCA CELADA
LOS ANGELES

Hollywood e vogliono commentarlo: il concetto che i film sono diventati spettacolo e artificio. Certo esiste ancora il cinema fondato sulle emozioni e film che operano su un livello diverso, ma quelli grandi, in 3D si sono staccati dalla storia del cinema e avvicinati al concetto di parco a tema. Mi interessava fare un commento sul cinema come esiste adesso riprocessandolo per renderlo semmai ancor pi spettacolare e, spero, estetico. Qualcosa capace di creare una forte emozione in senso strettamente visivo. Cinema come linguaggio artistico? Esattamente, per Evolution ho utilizzato spezzoni di 400 film e il risultato una comunicazione molto pi aggressiva di quella di un film visto al cinema. Come hai lavorato su questa opera? Mi hanno ispirato molto i quadri di Brueghel. Avevo gi lavorato con la tecnica del collage 4 anni fa. Questa la seconda volta e la tecnica forse un un po pi precisa. Prima uso Photoshop con dei fermo-immagine per decidere una cronologia, dopo prendo le corrispondenti scene dei film, le immagini in movimento, e ne faccio dei loop. Cos le clip sono tutte in una ripetizione ipnotica e i personaggi sono intrappolati nel tempo e in questa tela di giudizio universale, come dici tu.

Perch in 3D? Molti dei film che abbiamo campionato erano stati girati in 3D gi in partenza eppoi il giusto formato per un lavoro sul cinema di adesso e la sua esagerazione. Visto in un museo o in una galleria il 3D fa un commento molto preciso sul senasazionalsimo dei film. Altri autori hanno ripudiato Hollywood, rimanendo tuttavia nellambito del cinema, quello indipendente magari, ma non tu. Perch? Come dicevo, non sono mai stato appassionato della forma narrativa. vero che esistono anche modi interessanti di utilizzare la trama, in modo non-lineare, pi sperimentale, ma nel cinema hollywoodiano c molta poca sperimentazione, sono storie raccontate migliaia di volte e personalmente non ho pi passione di riraccontare ancora la stessa storia. Purtroppo la maturit del cinema ha portato a questo e quando una forma arriva a una maturit come il cinema oggi, bisogna trovare il modo di fare cose nuove anche col mezzo stesso, non solo col contenuto. Credi che il nostro sguardo sia stato ormai irrevocabilmente modificato dal modo frammentario di vedere oggi? S, sicuro e il nostro sguardo cambier ancora. Continuer ad accelerare.

La prima volta che ho incontrato Marco Brambilla era il 1993 e il giovane regista italo-canadese era lultima scoperta di Joel Silver che laveva ingaggiato per dirigere Demolition Man, fumettone di fantascienza palestrata con Sly Stallone e Sandra Bullock. Sotto la tutela di Silver, superproduttore e vecchia volpe da multisala, Brambilla sembrava destinato a seguire le orme di un Michael Bay o un Renny Harlin o uno dei tanti giovani con una gavetta in videoclip e pubblicit, sbarcati a a Hollywood e disposti a coreografare esplosioni ed effetti speciali in blockbuster patinati. Invece Brambilla, milanese di nascita ma cresciuto in Canada dove la famiglia emigrata quandera bambino, sparito quasi subito dai radar hollywoodiani per riemergere come videoartista e artista filmmaker sperimentale che avrebbe anni pi tardi collaborato fra gli altri con Marina Abramovic, Matthew Barney e Gaspar No. La seconda volta che lho incontrato, qualche settimana fa, era in compagnia di un altro celebre transfugo da Hollywood e paladino del cinema indipendente: Robert Redford, cui stava illustrando una delle sue ultime opere istallata in New Frontier, la sezione sperimentale e multimediale di Sundance. Genesis un videocollage murale in 3D della durata di tre

Il videoartista e filmmaker italo-canadese racconta il suo Giudizio Universale cinetico e cinematico esposto al Sundance
minuti, una sorta di arazzo multimediale gi esposto a New York, Santa Monica e al festival di Venezia. Nellanno in cui il 3D stato adottato da Martin Scorsese, Werner Herzog e Wim Wenders, il video affresco di Brambilla unapplicazione particolarmente esilarante dellillusione 3D. Sullo schermo scorre un collage di clip provenienti da oltre 400 film i cui personaggi, in loop iterativi, agiscono, inveiscono e si dibattono come anime dannate prigioniere di un girone infernale in technicolor. Genesis raffigura una storia universale dellumanit rappresentata da protagonisti del cinema come profeti di un codice arcaico: Mos/Charlton Heston, John Wayne di Sentieri Selvaggi, Raquel Welch cavernicola, arance meccaniche, gladiatori e martiri di celluloide in un unico Giudizio Universale cinetico e cinematico, una rappresentazione sacra di peccato, espiazione e potenza di fuoco che racchiude estasi ed eccessi di un secolo di cinema. Abbiamo parlato con lautore davanti alla sua rutilante apocalisse barocca. Soffri ancora i postumi di essere stato un regista hollywoodiano? Nel 1996 ho cominciato lavorare per me stesso, con film non necessariamente narrativi ma che avevano pi attinenza con la sperimentazione che mi ha sempre attirato, da quando avevo 17 anni. I film che ho fatto a Hollywood mi hanno insegnato molte cose sulla tecnica e la tecnologica e i meccanismi di distribuzione ma la parte personale, quella espressiva, semplicemente non era compatibile con quel modello. Quando ho potuto lavorare su concetti pi personali, in cui credo molto, mi hanno aperto la via della sperimentazione. I miei lavori pi recenti utilizzano il cinema di

Dettaglio da Evolution 3D, sotto da New Frontier

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ALIAS 3 MARZO 2012

DOPO LAPARTHEID

SUDAFRICA
INCONTRI MAAKOMELE MANAKA E STACY HARDY

Soweto, Johannesburg: il tempo adesso, tra musica e poesia


Un poeta e performer e una scrittrice parlano dei nuovi fenomeni di xenofobia e dellarte come unico impegno politico possibile
di BEATRICE ANDREOSE
PADOVA

STACY HARDY

SCRITTRICE E REGISTA SPERIMENTALE


La scrittrice, nata a Citt del Capo, direttrice della rivista sudafricana Chimurenga ma anche una prestigiosa film maker. AllInternational Film Festival Rotterdam del 2006 arrivata col suo cortometraggio I Love You Jet Li realizzato in collaborazione con Jaco Bouwer, che ha fatto parte di transmediale.06: video selection ad ha anche ottenuto il premio come miglior film sperimentale al Festival Internazionale Cileno del Cortometraggio di Santiago del Cile nel 2006. I suoi scritti sono apparsi su una serie di pubblicazioni come Evergreen Review, Itch, Donga, Sweet Magazine, Litnet, Pocko Times, Art South Africa, Ctheory e naturalmente Chimurenga. Numerosi suoi racconti sono stati pubblicati in libri, antologie letterarie e cataloghi. Una raccolta di suoi lavori sono prossimi alla pubblicazione presso Pocko Books, Londra. Recentemente ha completato il libretto per unopera lirica in collaborazione col poeta Losego Rampolokeng. Tra i suoi progetti attuali e futuri ci sono una serie di film e romanzi illustrati.

irresponsabile. A Padova recita alcune poesie tradotte per loccasione da Itala Vivan e Raphael dAbdon. In Il tempo recita cos: Il mio tempo non prima o dopo ma adesso/ Un tempo di cui non abuser/perch molti sono morti cercando di sconfiggere questo tempo/ un uomo libero sta ancora facendo il tempo/ nella propria mente imprigionata/depressione si chiama la sua sposa/ ma il tempo non gli ha lasciato mostrare lorgoglio della sua cultura. Mak la tua una poesia contemporanea che eredita il passato. Parla del tuo rapporto con loralit tradizionale. La produzione orale importante in Africa, una cosa che abbiamo tutti dentro di noi. La spettacolarizzazione della poesia ci arriva da tempi antichi quando il poeta era una importante figura pubblica che poteva alzare la voce davanti il re. Loralit parte di noi stessi fin dalla nascita, viene trasmessa da una generazione allaltra e la poesia una forma di comunicazione pubblica. Io come poeta ho il dovere di informarvi sulle tragedie del mio paese. Racconta di Soweto oggi Soweto nasce in piena apartheid negli anni 50 ed l'agglomerato delle township della parte sud-occidentale della periferia di Johannesburg. Era la citt delloro e vi viveva gente di tutte le stirpi. La popolazione anche oggi fortemente multietnica: linglese la lingua base

A ventanni dalla sua abolizione, nessuna festa della uguaglianza per il post apartheid. Cosa rimasto sotto il cielo del Sud Africa dopo la straordinaria battaglia nera, partita da Soweto e capeggiata da Nelson Mandela, che, assieme alla mobilitazione delle coscienze occidentali, hanno decretato la fine della segregazione razziale? Non la giustizia n la dignit. Utopia negata? Non proprio. Piuttosto un processo in fieri pieno di contraddizioni e dolore gravato da disoccupazione e crisi economica, ma anche da lotte tribali molto simili al razzismo che, paradosso della storia, scandiscono anche a quella latitudine la questione sociale. A raccontarcelo il giovane poeta Maakomele Manaka e la scrittrice Stacy Hardy, direttrice della rivista sudafricana Chimurenga oltrech lodatissima film maker, ambedue ospiti, nei giorni scorsi a Padova, del Porche Jazz Festival nella sala Rossini del caff Pedrocchi. Esponente tra i pi apprezzati della giovane generazione di spoken word artists sudafricani, Mak fa parte del gruppo Soul2Mouth. Poco conosciuto in Italia se non per una apparizione al Festival della letteratura di Mantova del 2009 e per alcune traduzioni per la rivista il Tolomeo, Mak un performer di grande destrezza. Ritmo puro la sua voce, di grande effetto la sua recitazione che trasforma loralit antica in una nuova bandiera beat. Mak scandisce le rime, velocissime e scatenate, al ritmo di assonanze ed allitterazioni, fondendo testi impegnati a sonorit reggae, jazz, hip hop e rap. Nei suoi versi snocciola veri e propri gomitoli di denuncia sociale, intrisa di delusione e rabbia per il destino dei giovani fratelli di Soweto, la pi grande township di Johannesburg dove lui stesso nel 1983 nato. I giovani oggi sono spesso disoccupati, divisi tra alcool e Aids. In La mia Johannesburg si legge Come possono i tuoi figli capire/che sono nati da una stirpe/ di dolore e mani sporche,/ consumeranno la loro giovinezza/rimpiangendo il proprio talento/ ch noi genitori non purificammo il presente. /Ascolta il dolore nei suoi occhi,/ si addormenta in lacrime/nellangoscia per il marito/per il figlio

su cui si innesta la parlata di strada, prodotto di numerose lingue e dialetti. I gruppi predominanti sono gli Zulu , i Sotho, gli Tswana, gli Swati e gli Tsonga. Oggi nel quartiere c tanta musica e tanta poesia. Come vivono oggi i giovani in Sud Africa a 20 anni dalla fine dellapartheid? Nei giovani c una depoliticizzazione crescente. Essi si sentono molto lontani e sono molto delusi dal partito unico, lAnc, oggi in preda a divisioni e denunce reciproche. Tra i giovani neri in

In alto Maakomele Manaka, in basso Stacy Hardy

particolare c molta disoccupazione. Tra loro forte, come del resto in tutto il mondo, linfluenza della musica. Io stesso dopo la scuola superiore ho preso un anno di vacanza. Quando si rimane a casa piuttosto di non fare niente si fuma lerba e cosi fanno i ragazzi delle township. Io sono uno di loro anche se un po pi fortunato. La poesia, che stata la mia compagna di strada sin dal momento in cui sono entrato in ospedale per lincidente che mi ha colpito a nove anni, oggi mi porta a recitare i miei versi in molte parti

del mondo. Senza la poesia oggi non sarei qui a parlare con te.

MAAKOMELE MANAKA

MAK, POESIE PER MANDELA, PER I MONDIALI, PER IL PAESE


Figlio del drammaturgo e poeta Matsemela Manaka e della coreografa e danzatrice Nomsa Kupi Manaka, Mak sin da bambino rivela il suo talento ed a cinque anni vince lo Young Artist Award presso il Funda Art Centre di Soweto, dove poi studia. Ad iniziarlo allarte della poesia un incidente che lo colpisce alla spina dorsale a soli nove anni. Rimane immobile in un letto dospedale per lungo tempo e cos la poesia diventa la sua compagna di vita. A 16 anni calca il palcoscenico del Windybrow Arts Theatre affiancando il poeta inglese Benjamin Zephaniah e il sudafricano Dr. Don Mattera, in seguito si esibisce in diverse occasioni ufficiali come davanti al presidente Nelson Mandela per l'inaugurazione della scuola elementare a Soweto. Presenzia a diverse manifestazioni culturali tra cui l'Urban Voices Poetry Festival, un'importante manifestazione sud africana e negli anni successivi si esibisce in Germania ad Amburgo, a Berlino, in occasione della cerimonia di chiusura dei mondiali di calcio, e a Kohln dove divide il palcoscenico con molti importanti poeti africani come Lebo Mashile e Gcina Mhlope. Nel 2003 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica If Only che ottiene un grande successo e fa di lui un poeta molto ricercato. Nel 2005 stato nominato Daimler Chrysler Poet dellanno. Nel 2008 incide insieme ad altri artisti il suo primo Cd, Word Sound Power. del 2009 la sua raccolta pi matura In Time. Alcune sue poesie sono comparse con traduzione a fronte nellantologia I nostri semi-Peo tsa rona, curata nel 2007 da Raphael dAbdon per leditore Michele di Salvo di Napoli.

La grande povert in cui i cittadini neri sono costretti a vivere nelle township causa un aumento della microcriminalit e lo scoppio di continue tensioni razziali, come nel 2008 quando nei sobborghi di Johannesburg bande armate di pistole e machete cacciavano gli immigrati provenienti dal Malawi, dal Mozambico, ma soprattutto dallo Zimbabwe, fuggiti da un paese in bancarotta e dal governo Mugabe. Oggi gli scontri sono tra i diversi gruppi etnici. Tragico paradosso storico per un paese dove stata eliminata lapartheid. I fenomeni di xenofobia in Sud Africa sono contro gli immigrati, il nord contro il sud. Noi siamo sempre stati abituati ad essere considerati inferiori. Voi qui avete radici e tradizioni che arrivano da lontano. Da noi lapartheid ha cancellato ogni tradizione che nessuno percepisce pi. Ci rimane solo la lingua. Nessuno aveva previsto la xenofobia. Bisogna ricordare per che tra i diversi e numerosi gruppi etnici cera molta ostilit anche prima della colonizzazione. Nel momento degli scontri ci siamo resi conto che il nostro sogno era finito. Noi sudafricani non siamo diversi dagli altri. Il campionato mondiale di calcio che significato ha avuto per voi? Ci ha praticamente lasciati in mutande. Io ho scritto la storia di un giocatore di calcio ubriacone che alla fine viene ucciso. Che religione c in Sud Africa? Levangelizzazione stata molto forte. Cristianesimo e islam sono stati accolti dai nostri riti. I primi per non sono altrettanto accomodanti nei confronti delle nostre religioni indigene. A Stacy chiedo un parere sugli episodi di xenofobia terribile ma tutto questo pu diventare occasione per una importante e positiva riflessione. Bisogna ricominciare daccapo fuori dal mito verso il vecchio sogno panafricano. La prima liberazione quella della mente. La xenofobia si rivolge verso gli africani. Erano anni che serpeggiava nel paese, nei taxi, nei negozi. C gente che viene bruciata perch si dice arrivi in Sud Africa per rubare il lavoro. Tu fai politica attiva? No. Il nostro impegno politico lo facciamo attraverso larte che lunico vero strumento che pu cambiare le cose.

ALIAS 3 MARZO 2012

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I FILM
50 E 50
DI JONATHAN LEVINE; CON JOSEPH GORDON-LEVITT, SETH ROGEN. USA 2011

SINTONIE
cognato. Anche se ha portato con s tutti i pezzi giusti. (s.s.) ED ORA PARLIAMO DI KEVIN
DI LYNNE RAMSEY, CON TILDA SWINTON, EZRA MILLER. USA 2011

A CURA DI FILIPPO BRUNAMONTI, ANTONELLO CATACCHIO, MARIA CIOTTA, GIULIA DAGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, CRISTINA PICCINO, ROBERTO SILVESTRI, SILVANA SILVESTRI

IL FILM
CESARE DEVE MORIRE
DI PAOLO E VITTORIO TAVIANI; CON GIOVANNI ARCURI, COSIMO REGA, ANTONIO FRASCA, MAURILIO GIAFFREDA, SALVATORE STRIANO, FABIO CAVALLI, JUAN DARIO BONETTI, FRANCESCO CARUSONE, VINCENZO GALLO, ROSARIO MAJORANA, FRANCESCO DE MASI, GENNARO SOLITO. ITALIA 2012

Adam non ha ancora trentanni, fidanzato con la bella Rachael e si diverte con lamico Kyle. Quando scopre di essere malato di cancro, incapace di accettare la malattia, non reagisce, per rendersi conto poi che la vita pu ricominciare. Tema trattato sotto forma di commedia americana con battute come: Perch a me? Io faccio la raccolta differenziata! SAFE HOUSE - NESSUNO AL SICURO
DI DANIEL ESPINOSA, CON DENZEL WASHINGTON, RYAN REYNOLDS. USA 2012

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Tilda Swinton, madre dolorosa e suo figlio, disadattato e inquieto. La scozzese Ramsey scoperta di Cannes, entra in catatonia da primo piano sullamore materno che quando evolve in passione saccende la luce rossa di pericolo. un gioco affettivo al massacro. Il romanzo di Schriver solo alla fine spiega completamente lintrigo, il film tende a usare un elemento come sottotesto e spiegazione di un altro (musica, montaggio, recitazione). (r.s.) UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SAR UTILE
DI ROBERTO FAENZA; CON TOBY REGBO, ELLEN BURSTYN, MARCIA GAY HARDEN, LUCY LIU, DEBORAH ANN WOLL, PETER GALLAGHER. ITALIA USA 2012

soprannominata Crash. Schiantare esattamente quello che fa lex marine Mallory Kane (Carano) ai suoi avversari quando si accorge che qualcuno allinterno della sua organizzazione la vuole morta. Capovolte nel film oltre alle convenzioni del rapporto di forza fisica tra uomini e donne, anche quelle dei rapporti di sesso. (g.d.v.) POSTI IN PIEDI IN PARADISO
DI CARLO VERDONE, CON CARLO VERDONE, MICAELA RAMAZZOTTI. ITALIA 2012

Sud Africa. Matt Weston (Reynolds), una recluta della Cia deve tenere in custodia un pericoloso criminale in attesa dellinterrogatorio. Tobin Frost (Washington) un ex agente in fuga da dieci anni, dopo aver venduto segreti e dilapidato fondi dellagenzia. Quando la casa sicura viene attaccata da mercenari che vogliono Frost, Weston costretto a fuggire con Frost verso un altro rifugio, e durante la fuga scoprono di avere parecchie cose in comune. THE WOMAN IN BLACK
DI JAMES WATKINS, CON DANIEL RADCLIFFE, SOPHIE STUCKEY. GB CANADA 2012

Arthur Kipps (Radcliff ormai uscito dal ruolo di Harry Potter), un giovane avvocato londinese, si reca in un villaggio per occuparsi delleredit di una cliente defunta. Qui si imbatte in una serie di eventi inquietanti: la presenza del fantasma di una donna che cerca vendetta e terrorizza gli abitanti del luogo. Nel film, girato nellEssex a Layer Marney Tower, non a caso, compare una Rolls Royce Silver Ghost. LARRIVO DI WANG
DI MANETTI BROTHERS, CON Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica. ITALIA 2012

Dal romanzo di Peter Cameron maneggiato con cura, per niente incline a fare il verso ad altri grandi frequentatori di New York, con un gusto meno aspro nellosservazione, mai sardonico anche quando descrive le piccole assurdit che non sono neanche pi solo americane (i ritocchini in day hospital, i divorzi lampo, la life coach...). sostenuto in questo dalla morbidezza di toni del giovane protagonista, il gi celebre Toby Regbo e dalle musiche di Andrea Guerra con le canzoni cantate da Elisa. Eppure c un sottofondo politico nel film, come era presente anche nei film degli anni settanta (Ellen Burstyn licona che li ricorda) che raccontavano limpossibilit di essere normali e dove si cercava la via duscita per cambiare il mondo. (s.s.) HYSTERIA
DI TANYA WEXLER; CON HUGH DANCY, MAGGIE GYLLENHAAL. GB 2011

Il nuovo film di Carlo Verdone ci riporta ai tempi eroici della commedia all'italiana e delle opere pi riuscite del nostro cinema comico. Dopo una prima parte strepitosa, di grandi tempi comici, la seconda mostra qualche momento faticoso, qualche gag ripetuta o inutile. Eppure tutto questo, alla fine, ci importa poco, visto che il film vive di una sua carica comica originale e popolare assolutamente dilagante. Ma al di l delle risate, colpisce il candore di Verdone di mostrarsi per tutto il film coi suoi difetti, le sue paure, anche le sue ovviet, lasciandosi nudo davanti allo spettatore nella sua pi totale fragilit. Anche l'idea di mettere in scena la nuova povert italiana, la crisi, con una storia comica fa parte di questo processo. il suo candore, dopo tanti anni di cinema, che ce lo rende davvero vicino al punto che non possiamo non volergli bene. (m.gi.) QUASI AMICI (INTOUCHABLES)
DI ERIC TOLEDANO, OLIVIER NAKACHE; CON FRANOIS CLUZET, OMAR SY. FRANCIA 2011

IL BRASILE A BOGLIASCO
LA NOTTE
Italia, 2012, 4, musica: Arisa, regia: Gaetano Morbioli, fonte: Video Italia

Col suo bianco e nero fotografato splendidamente da Simone Zampagni, distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, un film di libert assoluta, radicale nelle sue scelte di regia e di punto di vista ma soprattutto nel modo in cui interroga la materia stessa del suo narrare. Siamo nel carcere romano di Rebibbia, tra detenuti che scontano pene altissime, e anche senza fine, per associazione camorristica o omicidio, coi quali il regista Fabio Cavalli lavora nel suo laboratorio teatrale. Il testo prescelto Giulio Cesare di Shakespeare. I Taviani filmano per mesi la preparazione, dai provini per la scelta degli attori, alla lettura del testo, le prove in una sala angusta del carcere visto che il teatro non ancora agibile, sino al debutto per il quale le immagini diventano a colori. Dentro/fuori: su questa geometria dello spazio che costruiscono il film, a partire dal rapporto tra l'attore e il personaggio, Giulio Cesare, Bruto, Cassio, Antonio ... e perci il testo e le sue possibili interpretazioni. l che si concentra tutto, passato e presente, il vissuto prima del carcere e i conflitti al suo interno rimangono nel fuoricampo senza per essere celate. Si rappresentano infatti tra le parole di Skakespeare, nelle prove quando affiorano gli scontri e le tensioni, nella lettura solitaria in cella dove ritornano le ferite del passato, l'angoscia di un futuro senza orizzonte, la solitudine, le scoperte di una diversa consapevolezza. (c.pi.)

Parigi ricoperta dalla neve, immagini ipercolorate fin quasi al bianco e nero del classico palazzo depoca con Arisa che canta il suo brano (arrivato in finale a Sanremo). Sono soprattutto dettagli di spartiti, oggetti, elementi architettonici a rendere il video piuttosto delicato, sobrio e pulito, con un tocco vintage, rispetto a molti altri lavori di Morbioli troppo effettati. Il promo de La notte sottolinea il carattere dantan della canzone (il regista si concede perfino una chiusura a cannocchiale come nel cinema muto), con il compito di trasformare limmagine di Arisa da pop a classicheggiante. SHIMBALAIE

LA RASSEGNA
APOLLO 11: SGUARDI DIRITTI
ROMA, PRESSO ITIS G. GALILEI VIA CONTE VERDE 51, 5-8 MARZO

Brasile/Italia, 2011, 317, musica: Maria Gad, regia: Veronica Mengoli, fonte: Rtl

Gaia, uninterprete di cinese, viene chiamata per una traduzione urgente e riservata. Si trova di fronte Curti, un agente privo di scrupoli, che deve interrogare un fantomatico signor Wang. Ma, per la segretezza, linterrogatorio viene fatto al buio e Gaia non riesce a tradurre bene. Infine la luce viene accesa. (esce il 9 marzo) A SIMPLE LIFE
DI ANN HUI; CON ANDY LAU, DEANNIE YIP. HONG KONG 2011

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Produzione inglese e lussemburghese, ma diretto da una regista americana (laureata in cinema e in psicologia di genere a Yale) con gusto femminista. Fino al 1954 listeria femminile era considerata una malattia da curare in manicomio o con pratiche chirurgiche, ma in questa commedia si racconta lantefatto autentico, linvenzione del vibratore da parte di un giovane medico che nella Londra del 1880 grazie a unidea del suo amico Edmund mette a punto il marchingegno. Divertente e pieno di citazioni letterarie senza essere stucchevole. (s.s.) HUGO CABRET
DI MARTIN SCORSESE, CON CHLOE MORETZ, ASA BUTTERFIELD, SACHA BARON COHEN, BEN KINGSLEY. USA 2011

Ispirato a una storia vera, racconta il rapporto tra un giovane di famiglia benestante e Tao, la governante che lo accudiva da piccolo e per sessantanni ha servito la sua famiglia. In et avanzata lui dedicher il suo tempo per aiutarla, film sulla gratitudine e il rispetto. Ann Hui, la protagonista, ha ricevuto la Coppa Volpi a Venezia per la sua interpretazione e il premio Pari opportunit. (esce l8
marzo)

Campione di incassi in Francia, ispirato al romanzo di Philippe Pozzo di Borgo (Il diavolo custode, ed. Ponte delle Grazie) gioca su due mondi intoccabili tra loro. Philippe, ricco, nobile, rimasto paralizzato per un incidente di parapendio dal collo in gi e poco prima ha perduto per un tumore lamatissima moglie. Incontra Abdel immigrato algerino appena uscito di galera che scompiglia la sua esistenza facendogli ritrovare lamore per la vita. Fosse solo lo specchio di due societ parallele il film non funzionerebbe fuori dai confini nazionali. Il gusto esotico certo componente reciproca dei due personaggi che si annusano, si seducono. I registi nascondono la seduzione nella chiave della commedia e mettono in modo il gioco di immedesimazione che riconoscibile ovunque, perfetta sintesi di una complicit maschile che sempre in bilico sullerotismo. (c.pi.) GLI SFIORATI
DI MATTEO ROVERE; CON ANDREA BOSCA, MIRIAM GIOVANELLI. ITALIA 2012

Sembrerebbe il Brasile anche se in realt ci troviamo a Bogliasco, in provincia di Genova. Seguiamo la giornata di un surfista dal suo risveglio allincontro con gli amici e alle performance acquatiche. Le immagini sottomarine, la camera a mano, gli interessanti tagli di inquadrature, un uso sapiente della sfocatura ci fanno capire come Mongoli regista soprattutto pubblicitaria sa il fatto suo. Inoltre in Shimbalai non compare mai la cantautrice di San Paolo, autrice del brano che lha condotta al successo internazionale, brano che pur essendo uscito nel 2009 stato tradotto in videoclip solo nel 2011. La fotografia di Dario Ghezzi. MEA CULPA PART II

Una rassegna sui diritti, sul mondo che cambia: registi italiani in viaggio tra Afghanistan, Somalia, Tunisia e Italia, pronti a cogliere le novit sullemancipazione, la primavera, laccoglienza. Quattro serate con proiezioni alle ore 20 e la presenza di tanti ospiti, per discutere e confrontarsi: luned 5 preceduto da Afgana - Kabul 2011 di Riccardo Biadene (incontrano il pubblico Emanuele Giordana e Giuliano Battiston), il film di Valentina Monti Girls on the air, lo sguardo di una giornalista afghana sul suo paese; marted 6 il corto River di Tommaso Cammarano e Antonio De Matteo e Inshallah di Antonio Laforgia, storia di un ragazzo tunisino e di una generazione; mercoled 7 Un Ponte per presenta Zaynabs Sisters di Carolina Popolani su Zaynab al-ghazali, attivista dei Fratelli musulmani, con la presentazione del libro di Renata Pepicelli Il velo nellIslam. Storia, politica, estetica; gioved 8 Ferrhotel di Mariangela Barbanente, come organizzano la loro vita ragazzi e ragazze somale, vita di rifugiati dopo lemergenza, in un piccolo hotel dismesso vicino alla stazione di Brindisi. (s.s.c.)

LE DONNE
LA SCENA DELLE DONNE
PORDENONE, CORDENONS, S.VITO, MANIAGO, SACILE, SPILIMBERGO, PRATA, FONTANAFREDDA 5-30 MARZO

Germania, 1991, 5, musica: Enigma, regia: Howard Greenhalgh, fonte: Youtube.com

HENRY
DI ALESSANDRO PIVA, CON CAROLINA CRESCENTINI, CLAUDIO GIO. ITALIA 2012

Lotta con armi piuttosto aguzze Piva per trovare un accordo plausibile con il genere televisivo e la sua tendenza ben sperimentata al paradosso e allironia spinta, alluso del dialetto creativo e della scena inaspettata. Parliamo di genere televisivo perch non appena compare una volante, un commissario e il suo vice, siamo gi in prima serata, poi prende il sopravvento lassurdo quotidiano e ce ne allontaniamo, poi linterno borghese e ci ripiombiamo. Non riuscito questo connubio, non ci lascia quella certezza di aver assistito a un evento come Lacapagira o a un rimescolamento di carte come Mio

al cinema che Martin Scorsese ha dedicato il suo ultimo film meraviglioso, festa in onore di Georges Mlis, il pioniere dimenticato e tornato protagonista. Ora Scorsese lo ha restaurato regalandogli la magia suprema, il fascio di pulviscolo che ci accompagna e intima al presente di ricordare, di inventare nuovi desideri, mentre all'opposto, superpremiato, un altro titolo pretende il tributo all'epoca del muto, parodia in bianco e nero, The Artist, specchio deformante non solo di ieri. (m.c.) KNOCKOUT - RESA DEI CONTI
DI STEVEN SODERBERGH; CON GINA CARANO, MICHAEL FASSBENDER. USA 2011

uno dei lavori pi astratti, teorici e ricchi di humpur del regista, una specie di saggio sul cinema dazione spionistico, secco, veloce, in cui Soderbergh raggiunge una simbiosi praticamente totale con locchio obiettivo e il cuore della Red, la camera digitale. Soderbergh si affida a una professionista, la campionessa di lotta libera Gina Carano

Che bellezza, tornano i film italiani impegnati tutto sesso! Che sia impegnato Gli sfiorati (bel titolo) di Matteo Rovere lo si capisce dal marchio Fandango, dallomonimo romanzo di Sandro Veronesi da cui tratto e, soprattutto, dal manifesto un po moraviano. I personaggi del film sono sfiorati, cio indifferenti e annoiati a quasi tutto ad eccezione del sesso, litalo-spagnola Miriam Giovanelli, piccola star della tv spagnola, ha un gran corpo adatto alla costruzione da commedia erotica samperiana anni 70. Matteo Rovere, che aveva girato nel 2008 il curioso Un gioco da ragazze, erotichello vm18 con ragazze cattive, con Gli sfiorati ripercorre eroicamente anche la strada del cinema letterario tra Maselli e Bolognini degli anni 60. Ne viene fuori una commedia sexy con idee che sfiorano, anche giustamente, il ridicolo e in certi tratti precipita nel muccinismo generazionale, ma che alla fine se funziona lo fa grazie alla sua costruzione di film di genere. (m.gi.)

Insieme a Rivers of Belief e Principle of Lust, Mea Culpa costituisce una trilogia concept a partire dalla musica new age degli Enigma. La fotografia e le atmosfere sono le stesse: anche qui visioni medievali (bellissima la silhouette della carovana, cos come altre suggestioni tra Bergman a Corbijn) si fondono con sequenze pi atemporali con la giovane modella che rappresenta lindivisibilit (vedi anche il clip di Sadness (regia di Guimbard) tra angelico e diabolico (echi della caccia alle streghe), tra sacro e profano, tra piacere erotico ed elevazione spirituale. Sempre in agguato, anche in questo caso, la trappola del kitsch e del patinato, ma Mea Culpa presenta una costruzione visiva indubbiamente intrigante. ITS RAINING MEN
Usa, 1982, 4, musica: Whaeter Girls, regia: autore ignoto, fonte: Youtube.com

Dal 5 marzo in provincia di Pordenone parte la 7 edizione della Scena delle donne, kermesse di spettacoli, letture ed incontri organizzata dalla Compagnia di Arti e Mestieri, con lAssociazione Inscena. Il 5 marzo al convento di San Francesco presentazione del festival, il 6 inaugura Lella Costa con Arie allAuditorium Concordia a Pordenone, il suo omaggio alla musica. Il 7 a Maniago, al teatro Verdi Magari... della compagnia LunaalGuinzaglio di Elisa Risigari, l8 marzo programma speciale, alle 18 con la presentazione del libro Quello che le donne non dicono al Caff Municipio e alle 20 cena e spettacolo di Laura De Marchi al ristorante Al Parco di Fontanafredda. Il programma prosegue fino alla fine del mese. Ma a Pordenone ci saranno anche dal 6 al 13 letture dei testi selezionati del concorso quello che le ragazze non dicono. Per chi vuole scoprire la sua vena tatrale Laura De Marchi terr uno stage presso la sede della Compagnia di arti e Mestieri il 10 e l11 marzo. Informazioni e prenotazioni tel. 043440115- 3400718557 - info@scenadelledonne.it www.scenadelledonne.it

IL CONCORSO
XVI EDIZIONE DEL VALSUSA FILMFEST
SCADENZA 15 MARZO

Ah, i begli effetti elettronici anni 80! Calate dentro scenografie e modellini, intarsiate con altre immagini grazie ai blue screen, il duo sovrappeso composto da Martha Wash e Rhodes Armstead sogna una pioggia di uomini dai bei bicipiti e pettorali in costume da bagno sotto limpermeabile. Its Raining Men (ormai un classico della musica pop) un clip allinsegna del kitsch e alquanto arcaico (siamo nel 82!), che si lascia perdonare grazie al registro ironico e alla simpatia delle ragazze del meteo.

MAGICO

Questanno il tema principale del Valsusa Filmfest, il festival sui temi del recupero della memoria storica e della difesa dell'ambiente : Terre Contese. Il termine per le iscrizioni fissato al 15 marzo e nel sito www.valsusafilmfest.it sono reperibili il bando, la scheda di partecipazione, le informazioni sui premi e le cinque sezioni del concorso: Documentari, Le Alpi, Cortometraggi, Memoria Storica e Videoclip Musicali. Il tema obbligatorio solamente per le opere della sezione Documentari con una durata massima di 60; nelle sezioni Cortometraggi (max 30) e Videoclip Musicali (max 6) il tema libero; la sezione Le Alpi per filmati sulla montagna e sulla cultura montana (max 60); la sezione Memoria Storica, in collaborazione con lAnpi Valle di Susa, riservata a opere che documentino di un avvenimento della nostra storia passata e recente (max 60). Continua la collaborazione con il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libert di Torino che ospiter, il 25 aprile la proiezione del filmato vincitore della sezione Memoria Storica. Tra febbraio e marzo si terr la rassegna Cinema in Verticale, con filmati di montagna, nellultima settimana di aprile si svolgeranno le proiezione delle opere in concorso e gli eventi collaterali. (s.s.c.)

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ARCHIVI/1 REGISTRAZIONI AUDIO E VIDEO, FOTO, MANOSCRITTI

Il jukebox globale di Alan Lomax


Il catalogo completo delletnomusicologo Usa sbarca per la prima volta in rete, tutto in digitale. I materiali, provenienti da varie parti del mondo, verranno restituiti alle comunit di appartenenza
di SIMONA FRASCA

Cinquemila ore di registrazioni audio, tremila video, cinquemila fotografie, 17.400 brani musicali, centinaia di migliaia di metri di pellicola, mucchi di manoscritti conservati in luoghi rimasti a lungo inaccessibili questo limmenso lascito di Alan Lomax che dalla fine di febbraio on line allindirizzo culturalequity.org attraverso il progetto Global Jukebox appena digitalizzato e destinato in parte alla vendita in cd o downloading. Inoltre una parte di quellarchivio composto da 400 ore di filmati prodotti per il network statunitense Pbs fra il 1978 e il 1985 stato reso pubblico su un canale di Youtube dedicato. Il Lomax Geo-Archive un progetto di unimportanza unica, paragonabile a quella che un tempo era listituzione di una grande biblioteca pubblica, un luogo di consultazione dal quale possibile ascoltare tutto ci che lo studioso americano ha raccolto e catalogato a partire dagli anni Trenta fino a poco prima della morte, avvenuta nel 2002, nelle aree del Nord America e dei Caraibi, in Europa, Africa, Russia e Asia Centrale. Un archivio cos concepito era stato solo immaginato da Lomax quando era in vita e la tecnologia era ancora impreparata ad affrontare un progetto di tali proporzioni. Anna Lomax Wood, figlia dello studioso e presidente della Association for Cultural Equity, in occasione della presentazione del progetto ha dichiarato che esso si sviluppato di pari passo con la tecnologia. Ora che il mondo interamente disponibile con la semplice pressione di un dito larchivio Lomax dischiude la sua immensa ricchezza indicando la strada a studi e interrelazioni di ogni tipo. Il 31 gennaio scorso, per festeggiare il giorno in cui letnomusicologo avrebbe compiuto 97 anni, letichetta Global Jukebox ha pubblicato The Alan Lomax Collection from the American Folklife Center, un sampler digitale in download realizzato sotto la direzione di Don Fleming, musicista, produttore discografico e direttore esecutivo della Association for Cultural Equity che raccoglie 16 tracce provenienti dai diversi luoghi e teatri di ricerca di Lomax. Il principio di cultural equity che negli anni ispir lo studioso semplice e geniale e risponde allidea che le differenti forme con le

quali si esprimono i popoli non sono altro che le diverse espressioni del modo in cui luomo si adattato sulla terra. Questo spinse Lomax a dedicarsi alla ricerca comparata che lo condusse in giro per il mondo con gli strumenti offerti dalla musicologia, lantropologia, la linguistica e la scienza coreutica. Il progetto culmin allinizio degli anni Novanta con la nascita del Global Jukebox, un monumentale sforzo teso a organizzare e sintetizzare le scoperte connesse

alle discipline citate che ripristinassero le relazioni tra espressione artistica, geografia umana e modelli sociali. Lobiettivo primario della Association for Cultural Equity di dar vita a quello che i promotori definiscono un programma di rimpatrio, cio restituire la musica registrata da Lomax alle comunit di appartenenza ripagando gli eredi

con i diritti dautore derivanti da quelle incisioni ed eseguendo cos la volont dello studioso stesso. Cos il primo atto di questo processo stato di donare le registrazioni, le fotografie, i video e gli altri documenti alla biblioteca pubblica di Como nel Mississippi dove nel settembre del 1959 Lomax realizz le prime incisioni dellallora ignoto Fred McDowell, bluesman deccezione del Delta sound cui hanno guardato negli anni Rolling Stones, coverizzando You Gotta Move, Aerosmith, Jon Spencer Blues Explosion e Jack White tra gli altri. Alan Lomax con la sua aria schiva e scontrosa, per il totale disinteresse verso il denaro appariva come un tipo bizzarro dal momento che ai pi sfuggiva lobiettivo della sua vita e delle sue ricerche che era

profondamente umanistico. Lomax fu al centro di controversie politiche: giudicato un simpatizzante del Partito Comunista J. Edgar Hoover, l implacabile direttore dellFbi, si interess a lungo di lui fino al punto di chiedere ai servizi segreti britannici di seguire le attivit dello studioso in Inghilterra quando vi si rec allinizio degli anni Cinquanta per una serie di trasmissioni alla Bbc. In seguito Lomax continu le sue ricerche nel sud dellEuropa. In Spagna il suo lavoro culmina tra gli altri in un disco realizzato per la Columbia Spanish Folk Music che sar utilizzato nellambito jazz da Miles Davis e Gil Evans per il seminale Sketches of Spain del 1959. Fra il 1953 e il 1954 Lomax in Italia con Diego Carpitella con il quale

raccoglie una innumerevole quantit di registrazioni sul campo, lavoro del quale resta traccia diretta nel suo libro L'anno pi felice della mia vita. Un viaggio in Italia. Grazie a lui Carpitella, gi al lavoro con Ernesto De Martino, continu a raccogliere migliaia di canti popolari creando uno dei pi vasti repertori nazionali del genere. Negli anni Settanta Roberto De Simone ricostru la geografia della cultura popolare della Campania registrando anche lui una considerevole quantit di documenti sonori e individuando un itinerario unico di storia sociale che resta una delle pi approfondite ricerche condotte con lo spirito dello studioso che sa di appartenere empaticamente a quel mondo, come rivelano il tono e lintimit con cui De Simone stesso si rivolge ai suoi informatori durante le registrazioni. Fu unopera di ricerca autentica, un atto damore verso una cultura gi allepoca vacillante, la sua impresa si inseriva nel solco delle ricerche inaugurate da De Martino e Carpitella ma soprattutto fu lattuazione di un percorso di conoscenza che non sarebbe certo avvenuto in quei termini rigorosi e appassionati senza linsegnamento dello studioso americano. Lomax per primo aveva intuito che le radici autentiche di un popolo sono da rintracciare nelle sue espressioni pi spontanee e pi che mai nella sua musica che popolare proprio perch racchiude lo spirito di una comunit e ne costituisce i presupposti per edificare il suo futuro. A partire dagli anni Trenta Alan Lomax e suo padre, il musicologo John Lomax, erano stati gli infaticabili testimoni di centinaia di registrazioni collezionate negli Stati Uniti che contribuirono a sviluppare il prezioso archivio di musica folk

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NICK CAVE VS MTV


Il 21 ottobre del 1996, alla vigilia della premiazione per gli Mtv Awards, Nick Cave scrisse all'emittente musicale televisiva questa lettera: Vorrei iniziare ringraziando tutti voi per il supporto che mi avete dato in questi anni, e vi sono anche grato per la nomination come miglior artista maschile. Non poi certo passato inosservato lo spazio che avete dedicato ai duetti con Kylie Minogue e PJ Harvey tratti dal mio ultimo album Murder Ballads, di cui vi sono grato; di nuovo i miei pi sinceri ringraziamenti. Ma detto ci, sento che mi necessario chiedere che la mia nomination venga annullata, e cos anche per il futuro, di modo che possiate presentarla a quanti si sentano pi adatti con la natura competitiva di queste ceremonie. Io, da parte mia, non mi sento adatto. Sono sempre

stato dell'opinione che la mia musica sia unica e individuale, e che esista oltre i regni abitati da coloro che pensano di ridurre le cose a mere misurazioni. Io non mi sento in competizione con nessuno. La mia relazione con la mia musa delicata e sento che sia mio dovere proteggerla da influenze che ne possano offendere la fragile natura. Mi arriva con il dono di una canzone, e di rimando la tratto con il rispetto che credo le si addica - con questo intendo non sottometterla all'indegnit del giudizio e della competizione. La mia musa non un cavallo e io non sono a una corsa di cavalli, e anche qualora lo fosse, non la attaccherei a questo carretto - questo calesse di teste rotte e premi scintillanti. La mia musa si potrebbe spaventare! Potrebbe fuggire! Potrebbe abbandonarmi completamente! Cos, di nuovo, al popolo di Mtv, apprezzo l'ardore e l'energia che stata gettata dietro il mio ultimo disco, e vi ringrazio infinitamente, davvero, grazie, grazie, ma no... no grazie.

In alto Alan Lomax al lavoro; sotto, in grande, The Hill Billies (1928); alcuni dischi con pezzi raccolti da Lomax; la Carter Family (la foto da Anthology of American Folk Music) e due immagini emblematiche di Harry Smith

(popolare) americana della Library of Congress di Washington. In seguito Alan da solo promosse il nome di musicisti eccezionali eppure misconosciuti come Woody Guthrie, Pete Seeger, Molly Jackson, Lead Belly, Muddy Waters, Josh White, Burl Ives, organizz programmi radiofonici, concerti e festival, firm saggi illuminanti, inaugur carriere artistiche e movimenti culturali e politici che presero lavvio proprio dalla presa di coscienza di una nuova identit nazionale incoraggiata attraverso la musica folk. Negli anni la raccolta di brani musicali e di testimonianze orali dellarchivio Lomax si arricchita sempre pi nella convinzione confermata dalla storia che la musica afroamericana e lhillbilly, fino agli anni Sessanta considerati stili da disprezzare, fossero i repertori che avrebbero costituito il contributo principale della musica americana. In tempi pi recenti la ricerca di Lomax ha intercettato linteresse di musicisti come Moby che trasse i campionamenti di alcuni pezzi del suo seminale album Play proprio utilizzando frammenti delle incisioni che lo studioso americano aveva raccolto nel sud degli Usa, cos come pare abbia fatto lo stesso Bruce Springsteen per il suo nuovo lp Wrecking Ball in uscita in questi giorni. Songs can help, le canzoni possono aiutare, scrive Pete Seeger allinizio del suo splendido memoir Where Have all the Flowers Gone di cui parlammo ampiamente proprio da queste colonne. un messaggio di imperturbabile filantropia che racchiude il fine ultimo e pi nobile della musica che quello di far stare meglio le persone nel segno della condivisione e della libert, un indirizzo morale e un insegnamento dei quali Alan Lomax fu probabilmente il primo ispiratore.

ARCHIVI/2 LA ANTHOLOGY OF AMERICAN FOLK MUSIC

Harry Everett Smith, lo strano collezionista di fantasmi blues


di ALBERTO PICCININI

Sono orgoglioso di aver vissuto abbastanza per vedere realizzato uno dei miei sogni. Ho visto l'America cambiata dalla musica. Furono queste le parole di Harry Everett Smith, il curatore dell'Anthology of American Folk Music, nell'accettare il Grammy speciale del 1991 per la sua opera, una delle tappe fondamentali nella storia della musica popolare moderna. Appena in tempo: sarebbe morto pochi mesi dopo al Chelsea Hotel come una vera rockstar, cantando mentre se ne andava. Cos riferiscono le testimonianze. Negli ultimi anni viveva con una donazione di diecimila euro l'anno assicuratagli dalla Grateful Dead Foundation. Il chitarrista Jerry Garcia era uno di quelli che poteva dire di aver avuto cambiata la vita dall'ascolto dell'antologia. Proprio come Bob Dylan. E tanti altri. Allen Ginsberg, che fu suo amico per quarant'anni, lo ricordava cos: Era un personaggio unico e un grande genio, un filosofo ermetico, regista, pittore, archivista, mago, una persona leggendaria che conobbe Thelonious Monk e Charlie Parker; veniva dal Northwest e conosceva il peyote e gli indiani d'America, visse a New York e si pu includere tra i filmmaker per il suo film Heaven and Earth e i suoi film sperimentali degli anni '40, collage animati, i primi (...) e tutte quelle cose che adesso si possono vedere anche su Mtv. Ginsberg dimenticava per brevit la bizzarra attrazione di Harry Smith per le collezioni di qualsiasi genere: uova decorate, libri rari, vestiti indiani, mazzi di tarocchi. Di pi: Nel 1980 Smith don al Museo dell'Aeronautica di Washington cinque scatoloni di aeroplanini di carta raccolti nelle strade di New York. Negli ultimi anni di vita

Sessantanni fa usciva la raccolta che avrebbe ispirato il primo folk revival. Lopera di un disc jockey alchimista, amico di Ginsberg e padre spirituale di Bob Dylan

ARCHIVI/3

JOHN PEEL IN ONDA. I DISCHI, I LIVE E LE INTERVISTE DI UN MITO DELLA RADIO


L'archivio di John Peel, storico conduttore radiofonico della Bbc scomparso nel 2004, diventer un museo interattivo on-line. 52mila album, 40mila singoli e migliaia di cd appartenuti a Peel confluiranno in The Space, un nuovo servizio sperimentale digitale organizzato e finanziato dalla Bbc e dall'Arts Council. Quest'ultima organizzazione garantir i finanziamenti iniziali (3.5 milioni di sterline) mentre la Bbc fornir il supporto organizzativo e la debita consulenza. In futuro ulteriori finanziamenti saranno indispensabili per trasporre in rete l'intero materiale. Nel frattempo Tom Barker, responsabile del John Peel Centre for Creative Arts fa sapere che questo un primo passo per creare un archivio che si riveler tra i pi importanti nella storia della musica moderna. Frank Prendergast della Eye Film and Television ha aggiunto: L'idea di ricreare digitalmente lo studio di casa di John Peel e tutta la sua collezione a cui gli utenti potranno accedere visionando contemporaneamente gli appunti presi dallo stesso Peel in merito a un disco, concerti d'archivio e interviste filmate con i musicisti. The Space sar attivo da maggio a ottobre 2012. (F. Ad.)

collezionava suoni con un piccolo walkman, puntando il microfono sulla citt dalla finestra della sua stanza. Dalla sua collezione di 78 giri, messa insieme prima della guerra girando per negozi e magazzini che svendevano tutto per partecipare allo sforzo bellico, nacque l'Anthology of American Folk Music. Smith aveva nemmeno trent'anni quando, squattrinato artista e regista beatnik a New York, per tirar su qualche soldo la cedette all'etichetta Folkways. Sessant'anni fa esatti, nel 1952. Ne venne fuori un elegante cofanetto, diremmo oggi. Sei long playing divisi in tre capitoli: ballad, social music, song. Un'altra parola del gergo discografico pi recente sarebbe compilation: l'antologia ripubblicava 86 canzoni incise tra il 1927 e il 1933, quando la Victor, la Okeh, la Columbia presero a esplorare i mercati regionali, spesso registrando in loco con le prime apparecchiature elettriche del tempo. C'era del blues, del gospel, c'era musica hillibilly e appalachiana, del cajun. Era un bootleg, per usare una terza parola recente. La questione delle licenze di utilizzo dei brani fu risolta completamente soltanto nel 1997, quando l'Antologia fu ripubblicata su cd. Quelle canzoni raccontavano una storia altra, non necessariamente autentica - si trattava pur sempre di dischi commerciali e non di materiali da etnomusicologi - ma certo popolare. Conquistarono immediamente (e perdutamente) tutti quelli che non sopportavano pi la faccia cattiva dell'America anni '50: caccia alle streghe, guerra in Corea, fine del New Deal. Tra gli hipster e i musicisti che si andavano radunando nei bar del Greenwich Village a New York, lAntologia era il Sacro Graal. Conoscevamo ogni parola di ognuna di quelle canzone. Anche di quelle che odiavamo, ha ricordato il folksinger Dave Van Ronk. E un altro folksinger dell'epoca, Peter Stampfel, aggiungeva che - chiss perch - il terzo volume era quello pi amato. Nel terzo volume c'erano cenzoni di Blind Lemon Jefferson, Mississippi John Hurt, Clarence Ashley, della

Carter Family. Per quel che se ne sapeva al tempo, potevano essere gi tutti morti, fantasmi, alieni da un altro pianeta. LAntologia cre dal nulla il canone del folk americano, riesumando voci e canzoni cancellate dalla Depressione e dalla guerra. Mentre negli stessi anni Alan Lomax girava il sud degli Stati Uniti col suo registratore, per conto della Biblioteca del Congresso, la compilation di Henry Smith saltava a pi pari qualsiasi precauzione scientifica. Fu merito di Moses Asch, l'ebreo polacco inventore della Folkways, che praticava il concetto di world music cinquant'anni prima del tempo, quello di coinvolgerlo nell'impresa di ripubblicare quel materiale. Smith scelse personalmente la sequenza dei pezzi, scrisse le note, disegn la copertina e le buste interne. Bench avesse studi ed esperienze da etnologo - aveva studiato all'Universit di Washington, e sua madre era stata insegnante nella riserva indiana dei Lammi - si lasci guidare soltanto dalla sua sensibilit artistica. Us semplici trucchi da disc jockey. La canzone successiva che risuona nella precedente. I temi delle canzoni - omicidi, suicidi, amori, grandi catastrofi - che disegnano un filo narrativo implacabile. Una sola cosa ignor coscientemente: se l'esecutore fosse bianco o nero. E questo, a pochi anni dalla nascita del rock'n'roll, si rivel un gesto rivoluzionario. Ci vollero anni gongolava - prima che qualcuno si accorgesse che Mississippi John Hurt non era un hillybilly. Era invece un contadino nero che aveva inciso per la Okeh Records negli anni '20 canzoni come Corinna Corrina e Stack-o-Lee (entrambe riprese da Bob Dylan). Dopo luscita dellantologia lo ritrovarono, ignaro di tutto, consultando una vecchia carta geografica dove risultava l'antico nome del suo paese, Avalon, cantato in un suo blues. Bob Dylan, che di giorno raccontava balle dicendo di aver imparato a suonare il blues girando sui treni, di notte ascoltava l'Antologia e mandava tutto a memoria. Una quindicina di pezzi del suo repertorio vengono da l, a cominciare da See My Grave Keep Clean di Blind Lemon Jefferson. In breve, senza Antologia non ci sarebbe stato il movimento del folk revival: niente Bob Dylan, niente Joan Baez. E senza Antologia, il blues e le altre forme popolari americane non avrebbero attraversato l'oceano impollinando il nascente rock'n'roll. Niente Rolling Stones, niente Led Zeppelin. Il mondo sarebbe stato pi triste: un luogo senza vie d'uscita, un mondo senza altri mondi. Successe anche che a un certo punto i musicisti dell'Antologia ancora in grado di salire su un palcoscenico, fossero portati in giro per l'America e l'Europa come madonne pellegrine. Ma questo, a Smith importava poco o nulla. Sono rimaste sempre sullo sfondo, puttosto, negli innumerevoli tributi all'Anthology of American Folk Music, - che in copertina aveva un illustrazione rubata al trattato dellalchimista inglese Robert Fludd le sue implicazioni magiche, sciamaniche. Smith invece aveva ben chiaro cosa intendeva dicendo che la sua musica aveva cambiato l'America. La magia aveva funzionato. La musica folk - ripeteva infine Dylan - l'unico luogo dove nulla semplice. strano (weird), pieno di leggende, miti, Bibbia, fantasmi... Caos, cocomeri, quasiasi cosa.... E Greil Marcus scrisse nelle note dell'edizione 1997: Smith costru un mondo, o una citt: Smithsville. Nella quale i cittadini non sono distinguibile per la razza. Non ci sono n servi e n padroni. (...) E non veramente musica folk, perch gli esecutori non sono folk, ma individui ambiziosi, insoddisfatti, volenterosi, fuori posto. Individui che provavano a usare le risorse della comunit per sfuggire alla comunit, per sfuggire da essa, anche senza uscire dalla porta di casa.

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RITMIchitarra. I primi Facce da


sponsor del rocknroll
Nessun flirt con bibite, macchine o profumi. In un tempo lontanissimo i musicisti preferivano pubblicizzare solo i propri strumenti di produzione

VAN HALEN, NIENTE M&MS MARRONI risaputo che i rider, ovvero le richieste delle rockstar agli organizzatori dei concerti, possono essere davvero eccessive: dagli arredi dei camerini al catering alimentare pi dettagliato. affiorata in rete (http://vimeo.com/36615187) unintervista di Dave Lee Roth (voce dei Van Halen) che spiega la mitica avversione del gruppo per gli M&Ms di color marrone. Quei cioccolatini erano severamente proibiti nei camerini e se la band li avesse scovati lorganizzatore ci avrebbe rimesso tutto lincasso. Roth racconta che la dicitura niente M&Ms marroni era in realt un test per capire se gli organizzatori avessero effettivamente letto riga per riga le voluminose richieste artistiche della band. Al contrario potevano aver posto poca attenzione anche al resto (luci, amplificazione ecc.), mettendo a rischio lincolumit della band e di chi lavorava per i Van Halen. In un tempo non troppo lontano i musicisti pubblicizzavano solo i mezzi di produzione di loro stretta pertinenza, ben guardandosi da sponsorizzazioni altre oggi dominanti: bibite, macchine, profumi ecc. Si trattava, inoltre, di pubblicit di settore che negli anni Sessanta comparivano regolarmente anche su riviste non specializzate. Oggi non pi cos. Ecco qui accanto alcune immagini emblematiche. Interessante il modo in cui la Rickenbacker specificava che quel modello 1966 fosse utilizzato dal Beatle John Lennon. Allepoca i Beatles avevano gi pubblicato Rubber Soul (1965) e Revolver (1966), erano dunque ben affermati, evidentemente non per tutti. Se poi non apprezzate la chitarra di Lennon - prosegue lannuncio - potete scegliere tra cinque altri modelli. Occhio anche alla pubblicit di Stevie Wonder che allesordio godeva ancora del diminutivo Little. Ai tempi della sponsorizzazione delle armoniche Honer, lartista - tredicenne - aveva pubblicato Fingertips (Pt. 2), singolo del 1963 con Marvin Gaye alla batteria. Rilassato e - come al solito compassato, Charlie Watts, batterista dei Rolling Stones, si d alla Gretsch, nota casa newyorkese di strumenti musicali. Interessante come le pubblicit del tempo includessero nel testo brevi note biografiche. Nello specifico si elogiano le capacit del musicista ricordando come abbia subito le influenze di altri batteristi e come oggi siano i pi giovani ad imparare da lui. Importante la Sunn, produttore Usa di amplificatori, pubblicizzata nello specifico dagli Who ma apprezzata anche da Velvet Underground, Cream, Kiss ecc. Nacque da unidea di Norm Sundholm, bassista dei Kingsmen (il gruppo di Louie Louie) che insieme al fratello Conrad approntarono un amplificatore che potesse essere utilizzato in posti ben pi ampi di quelli in cui erano soliti esibirsi. Anche gli Steppenwolf, il gruppo di Born to Be Wild, vengono descritti con debita enfasi e piglio quasi giornalistico: La loro musica un rock selvaggio selvaggio che risuona in tutto il paese. Il suono pesante degli Steppenwolf comincia con le chitarre e gli amplificatori Rickenbacker. Eccoli i vecchi uffici stampa allopera, essenziali e efficaci. E mentre Mick Jagger d voce al 1967, un travolgente Keith Moon (The Who) preferisce la Premier. E sotto una lista di altri gruppi che ricorrono a quellazienda specializzata in batterie: Animals, Hollies e Pretty Things. Gli altoparlanti AR 3-a cooptano, invece, Miles Davis specificando che sono ricercati da molti professionisti perch poco coloriti ed estremamente accurati. Anche Bill Wyman sceglie la Vox che si leg a lungo ai Rolling Stones; in parciolare per il bassista appront una versione ridotta e semi acustica del noto modello Vox Mark IV Bass. In ultimo Frank Zappa e le chitarre Hagstrom; la pubblicit - che gioca con drug - non ha bisogno di parole: Il folk rock una noia. (a cura di f. ad.) Branson. Oldfield decise di offrire di tasca sua 1000 sterline alla prima persona che avesse decriptato la frase. Pag ben volentieri. Non sorprende che Tubular Bells II sia il debutto per la Wea! In ultimo i Black Flag a cui la Unicorn/Mca bloccher 25mila copie del debutto Damaged perch presumbilmente immorale e anti-genitori. Henry Rollins e compagni si introdurranno negli stabilimenti della Unicorn incollando un adesivo sul logo della Mca: Come genitore, lho trovato un disco anti-genitori. Pubblicheranno comunque il lalbum in proprio (per la Sst, letichetta del loro chitarrista Greg Ginn), con la Unicorn che intenter una causa feroce impedendo al gruppo di pubblicare dischi a nome Black Black e con i nomi propri. Respireranno solo quando verr anunciato il fallimento della Unicorn nell83.

IDEE POP

di FRANCESCO ADINOLFI

Come mandare a quel paese i discografici e vivere ricchi e felici. Dai Clash a Mike Oldfield

Quando le case discografiche dominavano e orientavano il mercato, non pochi artisti erano sottoposti a vessazioni di vario genere. Alcuni glielhanno fatta pagare. Tra questi i Rolling Stones che nel '70 - dopo continui alterchi - consegnarono alla Decca un incredibile pezzo di fine contratto: Schoolhouse Blues. Quasi immobile dal punto di vista musicale, la canzone rivelava un ritornello ben ispido: Dov' che posso farmi succhiare il pisello?/Dov' che posso farmi inculare/Posso anche non avere soldi/ma so come rimediarli. Da questi versi il brano passer alla storia come Cocksucker Blues ispirando il titolo dell'omonimo documentario di Robert Frank del 72 dedicato al tour promozionale degli Stones in occasione delluscita di Exile

on Main St.. Ovviamente la Decca decise di non pubblicarlo. Tredici anni dopo verr inavvertitamente incluso in The Rest of the Best, un cofanetto uscito solo in Germania. Quattro settimane si accorsero dellerrore e ripubblicarono il box senza il brano. Il pezzo si ascolta regolarmente in rete. Anche Trent Reznor andato gi duro. Nel 2007 mentre in tour in Australia si accorge che Year Zero, il disco dei suoi Nine Inch Nails, veniva venduto a 35 dollari mentre il resto dei cd girava a 21.99. Avesse pagato la qualit forse poteva anche funzionare, ma non va cos nel mondo della musica. La Universal si giustific dicendo che i fan della band avrebbero acquistato qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo: Sono i cd degli altri che dobbiamo scontare. Adirato, Reznor inviter i fan a rubare il disco nei negozi e lo render lui stesso disponibile on-line.

Liquidato dalletichetta, pubblicher direttamente dal suo sito il nuovo cd dei Nin, Ghosts I-IV, chiedendo ai fan unofferta libera: guadagner ben 1.6 milioni di dollari (la stessa mossa non aveva pagato un anno prima per i Radiohead). Nel 1979 anche i Clash risposero bene alle continue sollecitazioni della Cbs che gi ai tempi del debutto si era rifiutata di pubblicare The Clash negli Usa; la stessa label nicchiava sulla pubblicazione di singoli proposti dalla band e si ostinava a pretendere che il suono venisse costantemente ripulito e aggiustato. Dopo luscita di Give em enough Rope (1978), i Clash chiesero di poter registrare un doppio lp e letichetta si rifiut. Alla fine si accordarono per un 12" che suonava a 33 giri da inserire nellalbum. La Cbs pensava a un pezzo, se ne ritrov ben nove. In pratica un album doppio al prezzo di un singolo.

Mike Oldfield si super con Richard Branson e la sua Virgin. Nel 1973 pubblicher Tubular Bells, uno dei dischi pi acquistati della storia, anche tema della colonna sonora del film Lesorcista. Sar la prima pubblicazione delletichetta. Il disco con cui la Virgin spiccher il volo e Branson - fino a quel momento proprietario di una catena di negozi medio-prezzo - diventer una delle persone pi ricche e influenti dello spettacolo. Ovviamente a chi salito cos in alto spesso la casa discografica chiede sempre un seguito equivalente. Incalzato, e consapevole di non aver replicato il successo del debutto, Oldfield decider di rispondere con Amarok (1993), apoteosi anti-commerciale. Che quel disco fosse una mossa intenzionale lo si capisce a 48 minuti dallinizio quando, in codice Morse, viene inciso: Fuck off RB, fottiti Richard

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IN USCITA A MARZO
Aa. Vv., The Jeffrey Lee Pierce Sessions Project Vol. 2 (Glitterhouse/Venus) Willis Earl Beal, Acousmatic Sorcey (Xl/Self) Andrew Bird, Break it Yourself (Bella Union/Coop Music) Wallis Bird, Wallis Bird (Karakter/Family Affair) Blood Red Shoes, In Time to Voices (V2/Coop Music) Matthew Bourne, Montauk Variations (Leaf) Jeff Cascaro, The Other Man (Herzog/ Audioglobe) Ceremony, Zoo (Matador/Self) Choir of Young Believers, Rhine Gold (Ghostly/Audioglobe) The Decemberists, We All Raise Our Voices to the Air... (Rough Trade/Self) Everlast, Ungrateful Living (Spv/Audioglobe) Feedtime, The Aberrant Years (Sub Pop/ Audioglobe) Erasure, Fill Us with Fire (Mute/Self) Childish Gambino, Camp (Glassnote/ Coop Music) Giardini di Mir, Good Luck (Santeria/ Audioglobe) Grimes, Visions (4Ad-Beggars/Self) Hunx, Hairdresser Blues (Hardly Art/ Audioglobe) The Jezabels, Prisoner (Pias/Self) Jonquil, Point of Go (Blessing Force/Coop Music) Jowjo, Out of the Window into the House (Riff) Joy as a Toy, Dead as a Dodo (Cheap Satanism) Lost in the Trees, A Church that Fits Our Needs (Anti-Epitaph/Self) The Magnetic Fields, Love at the Bottom of the Sea (Domino/Self) Spoek Mathambo, Father Creeper (Sub Pop/Audioglobe) Cass McCombs, Wits End/Humor Risk 2 cd (Domino/Self) Micatone, Wish I Was Here (Sonar Kollektive/Audioglobe) Memoryhouse, The Slideshow Effect (Sub Pop/Audioglobe) Nobraino, Disco d'oro (Martelabel/Venus) NoMoreSpeech, NoMoreSpeech (Alterhead Productions/Audioglobe) Offlaga Disco Pax, Gioco di societ (Odp/Venus) Pond, Beard Wives Denim (Modular/ Audioglobe) Poor Moon, Illusion ep (Bella Union/Coop Music) Rival Sons, Pressure & Time Redux (Eerache/Artevox) Seventeen Evergreen, Steady on, Scientist! (Lucky Number/Coop Music) The Softone, Horizon Tales (Cabezon/ Audioglobe) The Stranglers, Giants (EarMusic/Edel) Sycamore Age, Sycamore Age (Santeria/ Audioglobe) Tomat, 01-06 June (Monotreme/Cargo) Vadoinmessico, Archaeology of the Future (Pias/Self) Paul Weller, Sonik Kicks (Cooperative/ Universal) White Rabbits, Milk Famous (Mute/Self) Alex Winston, Alex Winston (V2/Coop Music) Yeti Lane, The Echo Show (Clapping Music)

ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA LUCIANO DEL SETTE GUIDO FESTINESE LUIGI ONORI ROBERTO PECIOLA

DIRTY THREE TOWARD THE LOW SUN (Bella Union/Coop Music) Dopo sei anni di silenzio riprende il sodalizio tra Jim White, Mick Turner e Warren Ellis, esponenti di spicco della scena alternativa australiana. E riprende con quello che sembra il lavoro pi a fuoco della loro carriera. Post rock e sperimentazione vanno a passeggio mano nella mano, improvvisazione e teorie punk lottano tra loro senza un vero vincitore, se non chi ascolta questo cupo e ispiratissimo lavoro. E quando il violino di Ellis prende le redini pura magia. (r.pe.) EMERSON, LAKE & PALMER LIVE AT THE MAR Y SOL FESTIVAL (Leadclass) Non entrato nella celebrazioni e nell'agiografia, spicciola o imponente che sia, il festival rock portoricano di Mar y Sol: disastro organizzativo, pare, non certo musicale. Perch erano anni tosti, per il rock. E anche per EL&P, che qui, 1972, sono tutto tranne che l'algido, indigeribile supergruppo che tanta critica post punk s' divertita a sbeffeggiare. Una versione di Tarkus da brividi, coi synth analogici che sembrano ululanti bestie primordiali, un Rondo come bis da 18 minuti, pura fantasia e potenza, una impeccabile Pictures at an Exhibition. (g.fe.) FARMER SEA A SAFE PLACE (Dead End Steet/New Model) Sono tempi difficili, i tempi di oggi. Le paure serpeggiano, portandosi dietro incubi, insicurezze, futuro nascosto dietro nebbie fitte. Cantano la paura i torinesi Farmer Sea, e la raccontano in 10 tracce autoprodotte, che convincono su tutti i fronti. Il comun denominatore un rock denso, che si liquefa nelle chitarre per poi tornare a coagularsi quando, spesso, la presenza del piano assume ruolo primario. Paura, o meglio inquietudine quella di The Fear; cui fanno da antidoto The Green Bed e Lights. Echi dei Rem, ma echi soltanto. Lanima profonda tutta Farmer Sea. (l.d.s.) MEGAFAUN MEGAFAUN (Crammed Discs/Ma.So.) Altri segnali confortanti, per non dire, in assonanza, esaltanti, dall'indie rock americano profondo (dal Wisconsin, non esattamente la California) a caccia di radici e futuro assieme. Chi ha amato le belle avventure sonore di Bon Iver - ossia Justin Vernon, assieme proprio a loro - e dei Fleet Foxes qui trova addirittura di meglio. Una band obliqua che ha il cuore piantato nella San Francisco freak dei Settanta, e il cervello orientato verso il terzo millennio: senn non si spiegherebbe la misteriosa alchimia delle canzoni tra CS&N e i Battle, tra Ayler e i Grateful Dead. Una meraviglia. (g.fe.)

INDIE ROCK

HIP HOP ITALIA

INDIE ITALIA

Le lunghe ombre Uochi Toki, del dream pop il duo degenere


Sar perch registrato in varie localit, le pi lontane e disparate del mondo, o perch un qualcosa che somiglia a un best, una collezione di singoli e b-side, nonostante si parli in realt di un esordio, ma Melt (Carpark/Goodfellas) del collettivo multietnico con base a New York, Young Magic, sembra un assemblaggio di storie musicali, unite da un denominatore comune: la qualit. Elettronica, pulsioni shoegaze, pop, derive esotiche, il tutto a formare un unicum decisamente intrigante. Cos come lo Ghostory (Full Time Hobby/Self), terzo lavoro del duo School of Seven Bells, anchessi dalla Grande Mela, un concept album sui sogni da paura di un bambino. Basi dream pop con quel tanto di electro che non guasta e che regala spunti ritmici e non solo atmosfera come spesso accade nel genere, e un gran gusto melodico, ci piace. Altro mix etnico quello che offrono i Nedry, trio anglo-nipponico al debutto con In a Dim Light (Monotreme). La voce suadente di Ayu Okakita si staglia su un letto di sonorit elettroniche gentili e eleganti, estremamente raffinate, con richiami al buon vecchio trip hop, rivisto in questo nuovo millennio. Ipnotico e oscuro. (Roberto Peciola) MISSA IL GRANDE BLUFF (MusicShow/Edel) Se un rapper genera inquietudine in chi l'ascolta, allora ha raggiunto lo scopo. Missa, look a met fra Valentina di Crepax e Lady Gaga, credibile in questa autoproduzione che arriva a tre anni da quando si faceva chiamare Miss Simpatia e attaccava Fabri Fibra. Ora se la prende con tutti; attori, giornalisti e politici, ma con tale ricchezza d'argomenti e sorretta da solide basi elettroniche e coinvolgenti tanto da farci venire un sospetto: la ragazza, forse ha proprio ragione... (s.cr.) Idioti (La Tempesta Dischi) il settimo album a firma Uochi Toki, duo degenere del rap italiano. Se La recensione di questo disco una provocazione rivolta alla stampa perch oltrepassi i soliti schemi critici, La prima posizione della nostra classifica dissacra il pop e diventa una scusa per usare la parola paradigma nel ritornello melodico. Ironici, paradossali, acuti e rumorosi, Napo e Rico riescono sempre a spiazzare, anche quando sconfinano nel moralismo. Un disco verboso in cui le parole sono importanti. Rico anche produttore artistico di Funeralistic (Anemic Dracula/La Valigetta), secondo album di Quakers & Mormons. Il cantato (in inglese) ha una forte impronta indie rap mentre i ritornelli ridisegnano il pop, piazzandolo in ambienti inconsueti. Le basi si muovono tra hip hop e break core con lampi gabber e accenni drum'n'bass. Un album che segue un periodo buio nella vita del duo e sviscera il concetto di morte. Idioti e Funeralistic, a modo loro, mettono alla prova la forma rap grazie a una trasposizione non solo musicale ma anche culturale, creando cos originali ibridismi. (Luca Gricinella) THE TWILIGHT SAD NO ONE CAN EVER KNOW (Fat Cat/ Audioglobe) Niente per sempre uguale. Con questa filosofia, la band scozzese si approcciata al terzo album, quello che di solito ne definisce la valenza. E cos dallindie rock elettrico eccoli virare, sotto la supervisione del dj e producer Andrew Weatherall, verso il pi classico electro rock pop, dalle influenze Eighties. Una strizzata docchio anche alle sonorit teutoniche e un disco che non apre nuove frontiere ma si ascolta con gusto. (r.pe.)

Muro del Canto in costruzione


Tre lavori nostrani, diversi tra loro per concezione, provenienza e stile. Partiamo con Auff!, secondo lavoro degli abruzzesi Management del Dolore PostOperatorio (Martelabel/Venus). Post punk e cantautorato italiano si fondono in questo disco dai testi caustici e affilati come lame. Sulla strada de Il Teatro degli Orrori, non dimenticando icone del rock italico come Cccp e Marlene Kuntz. Non tutto a fuoco, ma la base interessante. Molto intrigante il terzo album del trevigiano Nicola Manzan, in arte Bologna Violenta. Utopie e piccole soddisfazioni (Wallace-Dischi Bervisti/ Audioglobe) un insieme di noise, musica classica, squarci cinematici, cori dellEst europeo e elettronica estrema, un lavoro difficile e ardito, saturo e potente, forse addirittura esagerato. Arrivano da Roma e ne cantano vite, morti e miracoli di oggi e di ieri Il Muro del Canto. Folk hardcore per questo ensemble capitolino, gi noto e acclamato nella loro citt, che esordisce con Lammazzasette (Goodfellas). Il ricordo degli Ardecore concreto solo nel dialetto, perch qui non ci sono canzoni tradizionali ma il tutto farina del sacco della band che vede la voce baritonale e i testi sagaci dellex Surgery, Daniele Coccia. (Roberto Peciola) KENNY WHEELER ONE OF MANY (CamJazz) In questi dieci brani Wheeler sar fallace nellintonazione e nellemissione del suono ma sempre lucidamente e poeticamente ispirato, come i suoi amicipartner John Taylor (con il suo pianismo elegante e asciutto) e Steve Swallow (con il suo inconfondibile basso- chitarra cui non mancano mai guizzo lirico e fantasia). Tempi medio-lenti, ritmo interiorizzato, prevalenza melodica, soli scavati, forte impatto poetico: unopera che sa di ermetismo senza compiacimenti. (l.o.)

LO SPIRITO DI PETER GUNN


Debutta il Jessica Lauren Four, ultimo progetto di Jessica Lauren, polistrumentista (perlopi tastierista) britannica che ha attraversato la scena soul jazz in lungo e in largo collaborando con una miriade di artisti: dai Killer Meters a Demis Roussos. Ora torna con un ep omonimo Jessica Lauren Four (Freestyle rec. FSRCD/LP093; 2012) in cui mescola blues, soul e aspersioni gospel. Come nel caso di Happiness Train pezzo invincibile affidato alla voce di Jocelyn Brown con cui si incontrata per caso in uno studio di registrazione. Il risultato un gospel incrementale con i ritmi che salgono come quel treno che lento lento prende velocit. Brown un classico della disco music e del mondo house avendo legato il suo nome a Chic, Change, Salsoul Orchestra, Cerrone, Culture Club ecc. anche la cantante da cui gli Snap! hanno campionato il verso I got the power (dal suo dance hit Love's Gonna Get You). In Happiness Train d fondo a una versatilit vocale che incanta. Pacato e intenso I Believe sempre con lei alla voce e pronto per qualsiasi jazz club che si rispetti. Da notare che Jessica Lauren una presenza fissa del Jazz Meet serata del locale Last Days Of Decadence al 145 di Shoreditch High Street Whitechapel London E1 6JE. Uno sguardo di Londra meno soul e bluesy offerto da Reflections on Love, storico corto del 1966 di Joe Massot in collaborazione con lo scrittore Derek Marlowe e di Larry Kramer. La pellicola, tutta ambientata nella swingin' London, segue una coppia londinese dai primi flirt al matrimonio civile (collettivo, insieme a tante altre coppie). Ci sono frammenti di Beatlemania, cineprese che indugiano su Carnaby Street e relativa moda del tempo, atmosfere che rimandano a quella Londra. Un quadretto ingenuo, idilliaco e cos trasparente che ben rende l'idea di un'era in cui tutto (anche il rito civile) diventava nuovo e eccitante. Protagonista Jenny Boyd, supergroupie legata sentimentalmente a Donovan e Mick Fleetwood. Rispetto alla versione originale di 21 minuti, su YouTube gira, invece, il re-edit del 1999 (11 minuti) dei Kula Shaker, band inglese psych beat di met anni Novanta, che hanno risonorizzato il film. Per inciso Massot, scomparso nel 2002, ha diretto Wonderwall, film con colonna sonora di George Harrison il cui titolo ha ispirato l'omonimo pezzo degli Oasis. Sempre Massot stato il regista di The Song Remains the Same, il concert-film dei Led Zeppelin. Tra le sceneggiature di Kramer si ricordano Girando intorno al cespuglio di more e Donne in amore (Ken Russell). Marlowe ha scritto il classico spy-thriller Un dandy in trappola. OCCHIO al nuovo, travolgente singolo di Eugene McGuinness, artista solista e chitarrista della band di Miles Kane; torna con Shotgun (Domino RUG 445; 2012), omaggio a Henry Mancini e al tema di Peter Gunn, da cui campiona la struttura portante del pezzo. Avvincente. McGuinness ha pubbblicato un ep e un album omonimo; in arrivo il nuovo disco (anticipato proprio da Shotgun e dal precedente Lion).

ON THE ROAD
Wilco
L'alt country di una delle formazioni pi acclamate dal mondo indie. Milano GIOVEDI' 8 MARZO (ALCATRAZ) Bologna VENERDI' 9 MARZO (ESTRAGON)

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT

londinese. Con loro Tv Smith. Colle Val d'Elsa (Si) SABATO 3 MARZO
(SONAR)

Sonny & The Sunsets


Beach pop per Sonny Smith e la sua band. Carpi (Mo) GIOVEDI' 8 MARZO
(MATTATOYO)

Milano GIOVEDI' 8 E VENERDI' 9 MARZO (BLUE


NOTE)

Oristano SABATO 10 MARZO (TEATRO


GARAU)

Modugno (Ba) DOMENICA 4 MARZO


(DEMODE')

tUnEyArDs
La polistrumentista Merrill Garbus, in arte tUnEyArDs, arriva in Italia per presentare il nuovo Whokill. Roma SABATO 3 MARZO (LANIFICIO 159) Milano DOMENICA 4 MARZO (TUNNEL) Bologna MARTEDI' 6 MARZO (LOCOMOTIV)

Roma LUNEDI' 5 MARZO (TRAFFIC)

Osimo (An) VENERDI' 9 MARZO (LOOP) Mirano (Ve) SABATO 10 MARZO (MOON)

Caparezza
Il nuovo tour del rapper di Molfetta. La Spezia SABATO 3 MARZO (PALA MARIOTTI) Bologna SABATO 10 MARZO (PALANORD)

Pontiak
La band Usa sulla scia di Melvins, Arbouretum e Black Mountain. Conegliano Veneto (Tv) SABATO 3
MARZO (APARTAMENTO HOFFMAN)

Peter Kernel
L'indie rock della band svizzero- canadese. Torino VENERDI' 9 MARZO (EL BARRIO) Modena SABATO 10 MARZO (VIBRA)

californiano) e Alberto Castelli (Big Boss Man. Vita e leggenda di Muddy Waters, con Max Trani). Al Parioli inizia Note di lunedParioli in musica, con Nicky Nicolai e Stefano Di Battista Jazz Ensemble nel recital Con tutte le note che ho. Roma SABATO 3, DOMENICA 4, LUNEDI 5,
MERCOLEDI' 7 E GIOVEDI' 8 MARZO (CASA DEL JAZZ, TEATRO PARIOLI)

Il Teatro degli Orrori


Il tour di presentazione dell'ultimo lavoro della band veneta, Il mondo nuovo. Brescia SABATO 3 MARZO (LATTE +) San Vittore di Cesena (Fc)
VENERDI' 9 MARZO (VIDIA)

Aperitivo in Concerto
Prima assoluta per la rassegna milanese: Louis Moholo Unit Special Edition, dedicated to the Blue Notes. Milano DOMENICA 4 MARZO (TEATRO
MANZONI, ORE 11)

Roger Daltrey
Il cantante degli Who ripropone dal vivo il leggendario album Tommy e una selezione dei migliori brani della band inglese. Padova VENERDI' 9 MARZO (GRAN TEATRO
GEOX)

Schwefelgelb
La band tedesca ricalca le orme della new wave inglese e tedesca e del punk. Faenza (Ra) GIOVEDI' 8 MARZO (CLAN
DESTINO)

Bill Carrothers
Il disco-progetto Joyspring (un omaggio al trombettista Clifford Brown) viene presentato dal pianista in un lungo tour italiano. Macerata SABATO 3 MARZO (TEATRO
L. ROSSI)

Sant'Andrea delle Fratte (Pg)


SABATO 10 MARZO (URBAN)

Parco della Musica


In programma Mauro Ottolini & Sousaphonix, Enrico Pieranunzi New American Trio (Scott Colley e Antonio Sanchez), Brad Mehldau in solo, Mario Biondi e il Pollock Project (Art-jazz e musica libera per un incontro surrealista e visionario, con Marco Testoni, Nicola Alesini e Max Di Loreto). Roma SABATO 3, DOMENICA 4 E MERCOLEDI'
7 MARZO (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Brescia VENERDI' 9 MARZO (LIO BAR)

Lewis Floyd Henry


Il blues da strada del one-man band inglese in tour. Mezzago (Mb) SABATO 3 MARZO
(BLOOM)

God Is an Astronaut
La band post rock irlandese torna nel nostro paese. Milano MARTEDI' 6 MARZO (TUNNEL) Roma MERCOLEDI' 7 MARZO (CIRCOLO DEGLI
ARTISTI)

Vasto (Ch) DOMENICA 4 MARZO (TEATRO


ROSSETTI)

Paolo Benvegn
Il cantautore, ex Scisma e leader della band che prende il suo nome, in uno speciale progetto in duo. Torino SABATO 3 MARZO (BLAH BLAH) Vigonovo (Ve) VENERDI' 9 MARZO
(STUDIO 2)

Bacoli (Na) LUNEDI' 5 MARZO (OSTERIA


DA CALIENDO)

Nazizi
La First lady dellhip hop keniano sostenuta dallAfrodisia Sound System. Milano VENERDI 9 MARZO (BIKO) Roma SABATO 10 MARZO (ANGELO MAI)

Shabazz Palaces
La formazione, al debutto discografico, del cugino di Gonjasufi, tra hip hop e sperimentazioni synth dub. Vigonovo (Ve) SABATO 3 MARZO (STUDIO
2)

James Taylor
Un lunghissimo tour italiano per il songwriter americano. Napoli MARTEDI' 6 MARZO (TEATRO
AUGUSTEO)

Trieste SABATO 10 MARZO (TETRIS)

Way to Blue Festival


Il festival blues si apre con Andy Irvine. Roma GIOVEDI' 8 MARZO (JAILBREAK)

Fresu & Sosa


Il duo tra Paolo Fresu e Omar Sosa con ospite Jaques Morelenbaum. Bologna DOMENICA 4 MARZO (CANTINA
BENTIVOGLIO)

Crossroads
La rassegna itinerante propone il duo Maria Joo & Mario Laginha e il Jazz Quartet della cantante Cheryl Porter. Massa Lombarda (Ra) GIOVEDI'
8 MARZO (TEATRO DEL CARMINE) Cesenatico (Fc) SABATO 10 MARZO (TEATRO COMUNALE)

Catanzaro MERCOLEDI' 7 MARZO (TEATRO


POLITEAMA)

Casa del Jazz


La struttura capitolina offre il recital del gruppo Worldream e gli incontri con Lino Patruno (I grandi temi della Storia del Jazz, con Silvia Manco), Antonio Lanza (Il Jazz

U.K. Subs
Il loro primo album risale al 1979. Esperienza da vendere per la punk band

Catania GIOVEDI' 8 MARZO (TEATRO METROPOLITAN) Lucca SABATO 10 MARZO (TEARTO DEL GIGLIO)

Casalmaggiore (Cr) MERCOLEDI'


7 MARZO (TEATRO COMUNALE)

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ALIAS 3 MARZO 2012

AMARCORD

LUccellino venuto dal nord


Nereo Rocco lo chiamava Faina, per Brera era un Gigante. Kurt Hamrin fece divertire i tifosi di Juve, Padova, Fiorentina, Milan, Napoli. E ammutol i razzisti di Rotterdam
di MASSIMO RAFFAELI

Avrebbe dovuto concludersi con uno squillante zero a zero, il risultato perfetto, e invece and a finire 6-3, paradossalmente un esito infamante sia per Annibale Frossi sia per un Nereo Rocco che, prima del calcio dinizio, si era limitato a dire ai suoi, gli ineffabili manzi, Zogh come ve ghha insegna vostra mare. E una domenica di pieno inverno, il 2 febbraio 1958, quando nella buca fangosa dellAppiani, a Padova, a un passo da Prato della Valle, arriva il Genoa guidato in panchina dallingegner Annibale Frossi, locchialuta ala destra di Berlino 1936, un ex subalterno del Pepp Meazza poi divenuto teorico insigne e persino cavilloso del calcio allitaliana, quasi un causidico del risultato a reti bianche, il quale sa benissimo che sulla panca dei biancoscudati lo sta intanto aspettando il genio empirico della sua stessa scuola. Frossi ha un portavoce in campo che si chiama Julio Csar Abbadie, uruguaiano di classe smagliante e di estri in proporzione inversi alla continuit: tocca a lui aprire il gioco e condurlo facendo salire la squadra. Rocco viceversa ha dalla sua una torma di duri muscolari (difensori arcigni quali Azzini e Scagnellato o imponenti come Ivano Blason) e dissimula, chiudendo la difesa, i tre fuoriclasse che illustrano la squadra pi fischiata e diffamata dItalia: litalo-argentino Humberto Rosa, un regista capace di goleare e di dettare i tempi, il centravanti Sergio Brighenti, letale stoccatore in area, infine unala destra svedese, Kurt Hamrin, appena avuta in prestito dalla Juventus. Dunque al Genoa va il dubbio onore di attaccare e al Padova, la squadra di casa, spetta invece il contropiede pi classico: come non bastasse, in conferenza stampa Rocco ha voluto inchinarsi al collega laureato omaggiandolo di un titolo, X el me maestro, che allaltro non promette nulla di buono. Fatto sta che a soli tre minuti dalla fine del primo tempo il Genoa sotto di cinque gol, quattro dei quali su azioni che tutte si somigliano e portano la firma dello svedese velocissimo che si lancia nel vuoto alle spalle dei rossobl, duettando in progressivo con Brighenti e Rosa, per concludere indifferentemente di destro e sinistro, una volta anche di testa: sembra che qualcuno in tribuna a questo punto esclami X come darghe ai fioi ( come picchiare i bambini) mentre Gianni Brera, lindomani riferendone su Il Giorno, definisce a tutte lettere Kurt Hamrin un gigante. Il gigante alto appena 169 cm. (per 69 kg. di peso) ed nato a Stoccolma, figlio di un imbianchino, il 19 novembre del 1934; apprendista di tipografia

(come Giovanni Trapattoni) dopo alcuni anni allAIK, lo ha acquistato per la stagione 56-57 la Juventus. A Torino non andato male (8 gol in 23 partite) ma un infortunio recidivo al piede destro ne ha molto limitato il rendimento nonostante avesse compagni di squadra, fra gli altri, un raffinato centravanti, Lello Antoniotti, e nientemeno Giampiero Boniperti allapice della carriera ma frustrato nel suo narcisismo di goleador perch appena retrocesso da punta avanzata a interno di regia. Si sospetta, come per altri fuoriclasse cacciati dalla Juve su tutti Helge Brone e Eduardo Ricagni che sia stato proprio Boniperti, intrinseco per cos dire della famiglia Agnelli, a proporre il trasloco di Hamrin, se nelle memorie giovanili dettate a Gian Paolo Ormezzano (La mia Juventus, prefazione di Carlin, 1958) cos lo ritrae: Svedesino intelligente e calcolatore, che per da noi non rese al massimo delle sue possibilit, per incidenti vari e difficolt di ambientamento. Tali difficolt probabile consistessero nel rifiuto di essere sottomesso agli

ordini del capitano o di passare sempre a lui il pallone con lautomatismo servile di quasi tutti gli altri. Nellestate del 57, nonostante Boniperti, arrivano a Torino John Charles e Omar Sivori: Hamrin li segue in tourne nella sua Svezia, con loro compie mirabilie ma al ritorno tagliato dalla rosa in quanto straniero soprannumerario. Perci va in provincia da Rocco, notoriamente un rigeneratore di vecchi giubilati come di talenti incompiuti: ed l, nella stagione irripetibile in cui il Padova dei manzi si classifica terzo dietro Juve e Fiorentina, che Hamrin, con le sue 19 reti in 30 partite, viene davvero battezzato fuoriclasse. La sua fisionomia indimenticabile: brevilineo, evolve a piccoli passi lungo lout, non ha grande falcata ma capace di guizzi improvvisi e di cambi di marcia repentini; la sua specialit il cross dal fondo, rasoterra o in alto, per si accentra volentieri in area e, senza essere egoista, spesso si concede il lusso di segnare. I gol di Hamrin differiscono luno dallaltro a riprova di un talento versatile, adattabile a qualunque frangente della gara e al mutare delle tattiche di gioco. Dir che gli assomigliano Paolo Rossi e Filippo Inzaghi: certo molto meno opportunista sotto misura ma li supera entrambi per qualit del repertorio. Il Parn gli ha messo il soprannome di Faina ma i tifosi prenderanno a chiamarlo Uccellino per la specialit del fisico, e dora in avanti Uccellino sar. E un atleta leale, un vero e proprio gentleman del campo che ignora i castighi della ammonizione o, peggio, della espulsione. Rocco lo torchia in allenamento, lui non se ne adonta e presto si abitua, se a distanza di decenni confessa (nel bel volume di Pino Lazzaro, Nella fossa dei leoni. Lo stadio Appiani di Padova nei ricordi di tanti ex calciatori biancoscudati, Ediciclo editore 2002): Fare il calciatore credo sia il mestiere pi bello del mondo, con le porte poi che ti si aprono come fossero tende. Chi gioca a calcio deve essere consapevole di questo perch basta poco, basta farsi male e star fuori per essere subito dimenticato. Per me lallenamento era un lavoro: se cera da piegarsi cinque volte io lo facevo sei volte, se gli addominali erano quindici io arrivavo a venti. Chiude in gran forma lunica stagione a Padova per stavolta la rimpatriata estiva significa Coppa Rimet. Al Mondiale di casa del 1958 Hamrin titolare anche nella finalissima che si apre al quarto minuto con un gol da fuori di Niels Liedholm, al passo daddio. Uccellino il pi giovane fra campioni celebrati come Liedholm stesso o Gunnar Gren, detto il Professore, e un poeta dal sinistro impossibile, Lennart Skoglund detto Nacka: tuttavia non c di fronte il Genoa di Abbadie ma il Brasile di un fenomeno diciassettenne, Pel, guidato in panchina da una specie di filosofo difensivista, Vicente Feola, che di Frossi e di Rocco rappresenta la sintesi ideale. Insomma fanno cinque a due per i carioca e Hamrin sa gi che la Juventus lha appena spedito a Firenze a titolo definitivo. Trova una squadra neanche male ma di medio cabotaggio dove sembra avviarsi al suo autunno di atleta: la Fiorentina di Beppe Chiappella, di Humberto Maschio, Alberto Orlando e Giancarlo Morrone, in cui rimane nove anni e continua imperterrito a giocare/segnare vincendo, dopo tutto, due Coppe Italia, una Mitropa e nel 61, nella finale passata alla storia come la battaglia di Ibrox Pak, la Coppa delle Coppe contro i Rangers di Glasgow. Ha trentatre anni, ha preso casa a Firenze e sembra avvicinarsi per lui lo stato di quiescenza quando riceve una telefonata dal maestro.

ALIAS 3 MARZO 2012

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IL BUNGA BUNGA DI PEPE REINA


Il fantasma del razzismo continua a tormentare il Liverpool. Dopo il caso dellattaccante Luis Suarez (squalificato per 8 giornate per aver rivolto offese razziste al francese del Manchester United Evra e poi di nuovo nellocchio del cilone per essersi rifiutato di stringergli la mano quando i due si sono ritrovati a Old Trafford), nei giorni scorsi finito nei guai il portiere spagnolo dei reds Pepe Reina. Colpevole di aver prestato la sua immagine a uno spot pubblicitario della compagnia di assicurazioni Groupama nel quale il giocatore si ritrova prigioniero nella giungla di una trib africana. Giocando sul doppio senso del suo nome (Regina), il re indigeno Kapula lo destina alla prova del Bunga Bunga (nella versione spagnola il re dice

qualcosa di simile a Tsinga Tsinga) e il numero uno viene portato via con una corona di fiori in testa. La cosa non affatto piaciuta a Operation Black Vote, organizzazione no profit inglese che si occupa della comunit nera e delle minoranze etniche in Gran Bretagna. E uno spot imbarazzante che ricorda quelli delle sigarette degli anni 70 che prendevano di mira le trib zulu, ha detto il direttore di Obv Simon Wolley. Reina pensa forse che i suoi compagni di squadra neri saranno contenti di vedere la gente nera rappresentata come una manica di animali stupidi e omosessuali? Il Liverpool si dovrebbe vergognare di lui. Il club ha scelto di non commentare laccaduto dopo che la multinazionale spagnola ha deciso di ritirare la pubblicit pur non considerandolo offensivo n discriminatorio. Non abbiamo fatto nulla di sbagliato ma se abbiamo offeso qualcuno allora chiediamo scusa.

RECENSIONI
LIBRI FUOCO DI BELLEZZA

Imbrogli, scandali e migrazione: lo sport italiano agli albori del 900 QUELLI CHE SALVANO

LA CATEGORIA

Kurt Hamrin sulla copertina dellIntrepido negli anni 60. Sotto giovanissimo al Padova con Azzini e Scagnellato. Sopra, schierato con la nazionale svedese ai mondiali del 58 e in allenamento ai tempi della Juventus. Nella foto grande della pagina a fianco, mentre riceve la Coppa Italia vinta con la Fiorentina nel 1966. Sopra, con Nereo Rocco, in rossonero, con la divisa dellAik Stoccolma e con Nils Liedholm. In questa pagina a destra la scultura di Medardo Rosso Bookmakers

di PASQUALE COCCIA

Nel generale scetticismo, come sempre sottovalutato, offeso, dileggiato, Parn Rocco sta allestendo un Milan che dicono raccogliticcio, di anziani spompati e giubilati, ma presto si rivela una squadra di classe mondiale. Hamrin giusto lultimo tassello di un attacco che fa perno su Gianni Rivera (con Lodetti addetto alla borraccia) e due punte di grande vigore, Angelo Sormani e il giovanissimo Piero Prati da Cinisello Balsamo detto Pierino la peste. Il Milan stravince il campionato e, non bastasse, arriva alla finale della Coppa delle Coppe, a Rotterdam il 23 maggio 1968,

contro lAmburgo di Uwe Seeler. Si gioca nello stadio del Feyenoord, la tifoseria locale (tradizionalmente incline al neonazismo e allantisemitismo) tifa Amburgo a braccia levate e fischia i rossoneri senza sospettare che Uccellino sta per celebrare la propria apoteosi. Qui gli basta ridurre di un terzo la quota rifilata al Padova dieci anni prima e infatti, su suggerimento di Rivera, va due volte in gol a passi fitti, zigzagando imprendibile, prima al terzo poi al quindicesimo minuto del primo tempo, quando la partita pu dirsi conclusa: lo stadio tace costernato, cadono le braccia levate a migliaia nell Heil! mentre

Uccellino viene cinguettando la sua gioia civilissima che si accende appena in un sorriso chiaro. Bisser lanno dopo addirittura in Coppa dei Campioni a Madrid, la sera in cui Nereo Rocco (coadiuvato da Gianni Rivera) impartisce a muso duro, e per 4 a 1, una memorabile lezione dumilt e pragmatismo allAjax di Rinus Michels e di un ancora imberbe, non meno strafottente, Joahn Cruijff. Ma per Kurt Hamrin, che immaginiamo gongolante nella misura in cui pu esserlo uno come lui, non affatto finita. Ora ha trentacinque anni, eppure si regala altre due stagioni al Napoli, neppure cos male, e unaltra, lultimissima, un ritorno allorigine, tra i semidilettanti dellIFK di Stoccolma, dove gioca appena dieci volte ma segna cinque gol, cio una media che continua a essere tremenda. Se potesse, non fosse per i reumi e le ginocchia torturate, lui continuerebbe oltre quel 1972. Successive e modeste esperienze di allenatore come di osservatore non dicono nulla n a lui n a noi. Per noi conta solamente lala destra dellAppiani, di Ibrox Park e di Rotterdam, il campione che prima fu detto la Faina e poi, per tutti, fu semplicemente Uccellino.

Altro che la fuga in garage dellex capitano dellAtalanta Cristiano Doni. Un secolo fa, esattamente nel 1914, al malcapitato fantino fu necessario fuggire allestero per sottrarsi alla rabbia degli scommettitori, i quali scoprirono il truffaldino accordo con un bookmaker in occasione del Gran Premio del Commercio di Milano, la manifestazione sportiva nazionale con il premio pi ricco. Le agenzie di gioco asiatiche sulle quali puntano i giocatori italiani coinvolti nello scandalo scommesse e gli zingari che circolano nei ritiri estivi per corrompere alcuni giocatori del massimo campionato di calcio italiano? Dilettanti rispetto ai bookmakers che operavano a bordo campo a inizio Novecento. Le puntate venivano accettate a partita in corso e prevedevano che lo scommettitore desse una mancia al calciatore che segnava un gol. In occasione del derby giocato nel 1911 tra Genoa e Doria, le puntate arrivarono fino a 10mila lire. Dallo scandalo scommesse alla prima tangentopoli dello sport il passo breve. AllInief (Istituto nazionale per lincremento delleducazione fisica), riconosciuto ente morale nel 1910, per la costruzione dello stadio di Roma furono assegnate 450 mila lire, una somma che sollecit gli appetiti del sottobosco politico, che provvide nel giro di poco tempo a prosciugarla del tutto. Il ministro Credano, chiamato a dar conto in Parlamento, ammetter il rapinamento di fondi. Nulla da invidiare alla lievitazione sproporzionata dei costi per la costruzione o lampliamento degli stadi in occasione dei campionati mondiali di calcio disputatisi nel 1990 in Italia. Le giocate pi consistenti, per, le registra il ciclismo: a Milano nel 1897 scoppiano tumulti al ciclodromo Fossati dove le combine tra concorrenti sbancano gli scommettitori. Che i fautori di imbrogli e i maneggioni di soldi la facessero da padrone testimoniato anche da unopera darte dello scultore Medardo Rosso, che nel 1894 denomin una sua scultura Bookmakers. Il non plus ultra, per, testimoniato dalle scommesse sul tiro al piccione: i

Lo storico Felice Fabrizio racconta la nascita del sistema sportivo in Italia tra atleti corrotti, sperpero di denaro e contaminazione con laltro mondo

tiratori potevano scommettere su se stessi, e a seconda della posta in gioco, infallibili tiratori sui quali si puntava a colpo sicuro, diventavano dei brocchi, il tutto a vantaggio di improbabili vincitori. Racconta questo e molto altro Felice Fabrizio, pioniere in Italia della storia dello sport, che nel suo ultimo libro Fuoco di bellezza. La formazione del sistema sportivo italiano 1861-1914 (Sedizioni), analizza il difficile percorso della formazione delle organizzazioni sportive italiane a livello locale e nazionale. La diffusione di societ sportive prevalentemente nel nord Italia (Torino, Milano, Genova) a fronte di una situazione del centro sud pressoch inesistente, se si eccettua Roma. Lautore accenna anche al rapporto tra il fenomeno migratorio di vaste proporzioni verificatosi tra il 1880 e la fine del secolo e la nascita di societ sportive nei paesi di approdo degli emigranti italiani: societ ginnastiche sorgono a Marsiglia, Strasburgo, il Cairo; circoli di velocipedisti a New York, Sao Paulo e Buenos Aires; numerose societ di canottaggio a Concepcion, Porto Alegre, Lima e Montevideo. A San Francisco fu costituito un Comitato coloniale per lo sviluppo delleducazione fisica, a Santiago del Cile nel 1910 sorge lAudax Club Italia, mentre a Sao Paulo nel 1914 nasce Palestra Italia. A Buenos Aires il Club Ciclistico Italiano, fondato nel 1898 conta pi di mille soci. A fondarle sono gli immigrati della prima ora, quelli che pi di altri avevano colto la necessit di accogliere i nuovi arrivati e offrire loro momenti di collettivit italiana attraverso lo sport. I rimpatri che si susseguono tra il 1885 e il 1900 (il 45%) e quelli che avvengono nella prima decade del Novecento (il 60%), rappresentano unoccasione di contaminazione e di introduzione di pratiche sportive estranee alla nostra tradizione. In tempi di globalizzazione, la ricerca storica sul rapporto tra emigranti e societ sportive tra Ottocento e Novecento un tema di estrema attualit. Felice Fabrizio ha scritto uno dei libri pi interessanti pubblicati dalleditoria sportiva nei dieci anni del nuovo secolo e ci auguriamo che si cimenti presto in sfide altrettanto impegnative.

Il presidente del Forcoli (Toscana, serie D), Walter Tommasi, stato leggermente arrestato per riciclaggio e cos i tifosi hanno fatto una colletta e pagato il pullman per la trasferta dei giocatori. Da sempre la necessit aguzza l'ingegno. Bisogna salvare la categoria, hanno detto, dando una priorit quindi alla squadra pi che alla persona. Ed gi una notizia. Rabya Chebbi, centrocampista offensivo (anche troppo) del Martinsicuro (Abruzzo), ha colpito con un pugno allo zigomo sinistro l'arbitro, il quale per il colpo subto stentava a parlare, a chiudere la bocca e a rimanere in piedi in equilibrio. A fine partita andava a scusarsi ma, visto l'invito ad allontanarsi da parte dell'arbitro, lo ha accusato di aver ricevuto da lui un pugno. Insomma, squalifica per cinque anni, una carriera avviata nella federazione pugilistica. Sempre Abruzzo, una delle centinaia di gare rinviate per la neve, stata la gara valevole per il campionato juniores tra Altinrocca e Tre Ville. Solo che le due societ si sono accordate direttamente tra di loro, senza avvertire n il comitato provinciale tantomeno l'arbitro che, con gran fatica, si presentato al campo in perfetto orario, trovando un metro di neve e il custode che gli ha riferito del posticipo. Gara persa ad entrambe e un punto di penalizzazione ciascuno. Puglia, calcio a 5, derby tra l'Atletico Laterza e l'Atletico Cassano. I padroni di casa perdono nettamente e la delusione fa brutti scherzi. Un dirigente, il signor Giuseppe Tamborrino, aggredisce l'arbitro e gli procura un profondo taglio al dorso della mano destra. Non basta, a partita in corso, nel mezzo di una decisione contestata, un calciatore locale rifila un terrificante calcio al polpaccio dell'arbitro, che gli provocher una leggere zoppa per molti giorni. Non essendo riuscito ad individuare l'aggressore, viene squalificato il capitano della squadra, Salvatore Donno, per un anno. Poi, ecco il ricorso, nella lettera la societ ammette che a dare il calcione stato ancora il Tamborrino (tanto, gi che c'era). L'arbitro ammette che magari lo avrebbe voluto dare, ma non era lui, sanzione aumentata per aver dichiarato il falso. Marco Cella, difensore della Melegnanese (Lombardia), espulso secondo lui ingiustamente, ha preso a calci la bandierina e un lampione. Luigi Amodio, del Vermezzo (sempre Lombardia) si sfogato invece contro un avversario, colpito con un violentissimo pugno al naso che lo faceva crollare a terra in mezzo a un lago di sangue e con difficolt respiratorie. La Tac ha ravvisato la frattura composta dell'emimandibola di sinistra. Il massaggiatore del Monte Romano (Lazio) entrato in campo e si diretto verso l'arbitro gridandogli Ora ti ammazzo: stato ingiustamente squalificato fino a maggio. Syla Adem, calciatore del Dopolavoro ferroviario, ha afferrato la guancia dell'arbitro e gli ha dato un forte pizzicotto. Casarza Ligure-Borgoratti Meeting club (campionato juniores, Liguria) ad un certo punto si trasformata in qualcos'altro, non calcio comunque. La classica nuvola di polvere dei fumetti, con lampi, cazzotti, gambe che spuntano, insomma rissa collettiva. L'arbitro, nel referto sconsolato, fa sapere che non poteva continuare la gara, essendo le squadre rimaste in sei, esclusi i vari dirigenti e panchinari espulsi. Quel che si dice un sano pomeriggio di sport.

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ALIAS 3 MARZO 2012

IL CINEMA COME ARTE SOVVERSIVA

SYBERBERG
di ELISABETTA ZUCCHI

Hitler, un film dalla Germania (1977) di Hans Jrgen Syberberg una tetralogia, proprio come lAnello del Nibelungo di Wagner. La musica di Wagner notoriamente una presenza costante nellopera del regista tedesco. In Hitler, Syberberg ci trascina in un girotondo circense in cui troviamo bambole, burattini, pelouche, pupazzi, lo spettro dellassassino di M di Lang, financo uomini. Come in un tableau surrealista, le presenze inanimate sono un ironico commento a coloro che si suppongono vivi (Susan Sontang, Hitler secondo Syberberg in Sotto il segno di Saturno). Aggiungerei a ironico agghiacciante. Questo circo particolare viene criticamente osservato dallautore da una distanza siderale: egli ammaestra il nostro sguardo, lo libera dalle gabbie e lo accompagna in volo attraverso una costellazione dove finalmente ci sentiamo a casa (Heimat), anche se le fondamenta traballano. Laggi, una musica sommersa sviscerata dal ventre materno della terra risuona da una cripta sotterranea. Il paesaggio spettrale, anche i bambini sono postumi. Che cosa abbiamo perso? La scatola di trucchi dei prestigiatori, la giostra della vita e della morte? Lintimit della vita e della morte, motore che fa girare la giostra? La culla dellinfanzia e la sua innocenza? Qui gli uomini sono simulacri di se stessi, lelemento ludico stato ucciso dalla coscienza di una perdita che forse non potr mai essere redenta e lanelito romantico allinfinito diventato incoercibile volont dannientamento. Intuiva Simone Weil: C qualcosa dinfinito nello sterminio totale di un popolo. La fiaba dinverno di Syberberg unavventura nellimmaginario tedesco, nel tentativo necessario di creare uno scarto dalla storia e un varco in essa, attraverso un percorso di elaborazione del lutto (Trauerarbeit) che possa ricreare catarticamente il senso del tragico (e dunque del comico) e, con esso, la ragion dessere dellopera darte. In tal senso, inevitabile lincontro del regista di Nossendorf con Wagner: Wagner infatti - afferma Paolo Bertetto in Genealogia dellavvenire e musica dellinesprimibile: il cinema secondo Syberberg - non era soltanto il simulacro implicato dai discorsi su Ludwig II e su Hitler, ma era anche linfinita potenzialit di produzione mitopoietica che reggeva le diversamente cattive mitologie antropologiche degli altri personaggi, era la voce del roveto ardente per usare una formula di Gottfried Benn dedicata a Hitler che aveva saputo far esplodere la ricchezza fantasmatica della cultura germanica, trasformandola in forma simbolica materializzata, atto costitutivo, simultaneo e radicale, dellimmaginario e del reale della modernit tedesca. Wieland il fabbro (Wieland il fabbro una leggenda popolare di cui Wagner prepara due schizzi con lintenzione mai realizzata di musicarla per lOpera di Parigi) viene reso prigioniero e zoppo dal re Neiding che aveva molto sentito parlare dellarte di Wieland - affinch forgi per la sua corte ogni specie di cose utili, solide, durevoli. Ad un certo punto, memore della visione avuta un giorno, sulla riva del mare, di una vergine-cigno, Schwanilde, (simbolo della musica), si forgia delle ali per innalzare il suo ardimento fino a vendicarsi del suo carnefice, delle ali per volare lontano, verso lisola felice della sua sposa!; allora la necessit (Noth) stessa batt le sue ali nel petto pieno dangoscia di Wieland e ispir entusiasmo al suo cervello in meditazione. Allo stesso modo, Syberberg viandante del celebre Canto notturno di Goethe - ci trasporta, grazie alluso dello straniamento del teatro epico brechtiano, del leitmotiv e di insistiti primi piani con forte valenza affettiva

Il nuovo cinema tedesco non rimuove pi lorrore del passato. Vertice dellinterrogazione necessaria, cupa e analitica il ritocapolavoro del 77
quella opera darte che il film, e soprattutto la volont da parte del popolo di rappresentare il mito (Larte come salvezza dalla miseria tedesca, in Hitler, un film dalla Germania, Ubulibri, 1984). Questa irrazionalit, che anche un bisogno di redenzione e necessit di ritrovare laura del mito, viene incarnata in particolare dalle due figure femminili di Hitler e del Parsifal: la bambina (Amelie Syberberg) e Kundry (il volto di Edith Clever, la voce di Yvonne Minton). La bambina, descrive il regista figura secondaria ma sempre presente, rappresenta la colpa, poich porta in scena il pupazzo Hitler e lo sistema nella culla di fronte alla proiezione di unimmagine del Gabinetto del dottor Caligari; ella rappresenta per, allo stesso tempo, listanza somma e giudicatrice dellinnocenza, di fronte alla quale tutto passa come unintima visione dorrore. Linnocenza ha in s contemporaneamente le due immagini (Larte e la salvezza dalla miseria tedesca). Il silenzio della bambina che intrattiene limpresentabile fra le palpebre chiuse come un muto leitmotiv, rimosso ma necessario, rende tanto pi visibile quanto pi inafferrabile una musica del paesaggio. Tale muto leitmotiv ci fa udire la musica di un silenzio originario, e in esso ci fa intravedere il sogno di una redenzione. La bambina, con il capo avvolto in uno scialle nero, pare evocare una pienezza dattesa che anche un languore sensuale e, nel contempo, colpevole. Forse non esagerato ravvisare in lei anche il segno e lambiguit di una profonda contraddizione - quella fra il coro e il principium individuationis - dalla quale solo pu rinascere lo spirito della tragedia greca come lo intendeva Nietzsche. La tragedia greca la messa in opera artistica del contenuto e dello spirito del mito greco () Il poeta tragico ci ha fatto conoscere il contenuto e lessenza del mito nella maniera pi evidente e pi intellegibile, e la tragedia altro non che la perfezione artistica del mito stesso; ma il mito il poema (corsivo mio) di una concezione collettiva della vita (Wagner, Opera e dramma). La saggezza tragica di cui la bambina inconsapevole portatrice anche il sogno di unarmonia fra spirito della musica e spirito della terra, di uomo e natura. lErda dellOro del Reno, spirito della terra che annuncia la fine imminente degli dei. Lascesi di Erda-cammino della bambina anche un ammonimento, che il movimento discendente del Crepuscolo degli dei sottolinea. Risuonano le parole di Wagner: La paura della fine la sorgente di ogni insensibilit allamore e cresce soltanto dove lamore stesso si sta gi affievolendo. La bambina si alza e inizia un fantasmatico cammino nel mondo, con in braccio un cane di pelouche che ha la faccia di Hitler - e che porter con s fino alla fine. Sulla

Immagini tratte da Hitler, un film dalla Germania di Hans Jurgen Syberberg (1977)

Adolf Hitler, il roveto ardente


Come uscire rigenerati dal labirinto surreale e dal girotondo circense fabbricato del cineasta di Nossendorf, lesponente pi decadente e barocco della scuola di Amburgo e dei novissimi tedeschi?
che Deleuze chiama immagini-affezione - , in un luogo diverso da quella terra di nessuno che lo scenario spettrale del Terzo Reich. Leffetto di straniamento (Verfremdungseffekt) indica la presa di distanza critica rispetto al mondo rappresentato in scena che si ottiene nello spettatore e ancor prima nellattore, attraverso appunto la forma teatrale epica. Come aveva gi scritto anni prima Herder, lepos sembra essere lo stile pi adatto ad esprimere allegoricamente la necessit di un nuovo viaggio e di un nuovo ritorno, di una distanza dalla storia e nella storia. Syberberg, attraverso luso strutturale delle marionette - attrici e spettatrici ideali del film crea unimpasse, unincommensurabilit fra lesperienza filmica e la realt storica narrata: il fantoccio al posto delluomo rappresenta la difficolt, forse limpossibilit di comunicare a qualcuno esattamente quello che successo: com stato possibile un programma di sterminio? Che cosa ha fatto s che un popolo intero si trasformasse in un carnefice dellumanit? Quanto allimmagine-affezione, leggiamo in Immagine-movimento di Deleuze, essa il primo piano e il primo piano il volto () essa al contempo un tipo dimmagine e una componente di tutte le immagini. In Hitler, immagini-affezione sono quella della bambina (la figlia Amelie Syberberg); quella di una lacrima generata da una stella (nella quale compare un paesaggio carsico da Viaggio sulla luna di Mlis con al centro una sfera di vetro contenente una casa nera, ovvero la Black Mary, il primo studio cinematografico del mondo); quella della Black Mary stessa. Le immagini-affezione, cos come le ripetizioni di alcuni brani musicali primo fra tutti il Preludio del Parsifal vengono dal regista di Nossendorf usate come leitmotiv della sua narrazione, conferendo alle scene una certa spettralit, tanto che Wagner stesso diventa una presenza simulacrale che, come ben evidenzia Paolo Bertetto, indica, nellindistinto di una caverna platonica, il reticolo segreto dellimpossibilit e dellenigmaticit di ogni grande creazione artistica. Lo spazio interstiziale e allegorico che Syberberg orchestra intreccia almeno tre registri emotivi, i quali si compenetrano secondo una matematica del labirinto, un viluppo di sentimenti e di idee che hanno preso forma acustica e visiva (Syberberg, Filmbuch, Mnchen, 1976): il primo il patetico, inteso come evocazione o dilazione di un impresentabile. Il secondo il malinconico, in quanto visione di ci che non pi e che forse non mai stato o di ci che e non sembra reale (le immagini dellInferno dantesco di Dor). Come afferma Stefano Socci, il regista parla di silenzio della melanconia e subito tornano alla mente i disegni di Schneider per i romanzi di Karl May, quegli eroi nudi e soli nel paesaggio, tanti Prometeo lividi, fieri e attoniti, preda di unangoscia senza nome eppure con gli occhi sempre rivolti alle stelle (Syberberg, Il castoro, 1989). Infine, il terzo registro il fantasmatico-simulacrale, come nostalgia di uninnocenza dellimmaginazione, di unirrazionalit romantica non corrotta. Per Syberberg - sottolinea Guido Vitiello in Lautunno tedesco e lombra lunga di Hitler - la vera sconfitta della Germania post-bellica il sacrificio volontario del proprio irrazionalismo creativo. Afferma il regista: Preferirei definire questa irrazionalit come lultimo principio della struttura incommensurabile del nostro essere artistico, linsolubile, la nostalgia, il desiderio struggente di significato nella follia, in

scia della Gesamtkunstwerk (opera darte totale) di Wagner, Syberberg vuolerendere udibile quello che non mai stato visto e visibile quello che non mai stato udito. La bambina attraversa delle grotte, simbatte nella proiezione di Lola Montez di Ophls dal film Ludwig. Passa poi vicino ai tre angeli del quadro I tempi di Runge e in mezzo al compasso di Dio da Lantico dei giorni di Blake, quindi davanti alle Norne di Wieland Wagner; attraversa un paesaggio di Friedrich, con la pietra nera (esaedro, pietra cubica, simbolo alchemico della terra, anzi della Prima materia) della Melancholia di Drer. La pietra nera, secondo le parole dello stesso regista, lapis lapidi, pietra di luce, lux ex coelis, caduta dalla corona di Lucifero. Il Graal, la Kaaba, il Vello doro, caduto dallalbero della vita, dalle stelle, linizio e la fine degli astri, parte del tesoro di Delfi, delleredit dApollo, il dio del sole. La bambina, continuando il suo cammino, arriva infine davanti al neonato sullerba, dal Mattino di Runge. Il bambino rappresenta la circolarit ed eternit della vita. , al contempo, fanciullo divino e spirito della terra: scaturisce da un fiore, che a sua volta simbolo della bellezza celeste e delle profondit abissali (mentre i petali, la corolla e la tensione del gambo sono un inno al cielo, le radici si protendono dal bulbo fino verso la profondit della terra). Alla fine, la bambina appare in candide vesti e, fissando a lungo il pupazzo con il volto di Hitler sembra riappacificarsi con il passato; e a questo punto irrompono le note dellInno alla gioia, a testimonio di un Trauerarbeit compiuto, di un lutto trionfato. Eppure, ha notato un finissimo interprete, la Nona lasciata in sospeso, nel suo registro pi alto, in un punto che sembra implorare una risoluzione musicale (Hillman 2005, 82), quasi a suggerire una catarsi mancata (Vitiello, Lautunno tedesco e lombra lunga di Hitler). Figura di amore e colpa, oltre alla bambina di Hitler, anche Dolore-di-cuore, presenza fantasmatica del Parsifal e madre del puro folle (come nellopera, viene solo nominata, ma proprio la sua assenza il motore dellazione) che nasconde, in una selva e brughiera selvaggia, il mondo al figlio (Dallarmi lunge, da scontri e furor duomini, ella ti volle in silenzio celare e custodire). La rivelazione della morte della madre da parte di Kundry, dmone del peccato e del sonno eterno, la donna che in una esistenza precedente ha riso davanti a Cristo sul Golgota (Syberberg, Stefano Socci) dischiude a Parsifal, nella colpa, proprio in virt di una perdita che unassenza damore, lillusione di una redenzione - di cui Kundry si fa tramite involontaria - nella volont di mito. Il film una visione che entra ed esce dal monumento di cartapesta della testa di Wagner (una struttura smontabile, alta tre o quattro metri, che modellata sulla maschera mortuaria del compositore). Parsifal, che in Hitler il tentativo di una catarsi, vuol essere per Syberberg una grande visione di redenzione intesa come risultato di una conoscenza raggiunta mediante lillusione e la follia.

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