L’Esquilino venne enucleato nel 1874 dal rione Monti e sin dalla fonda-
zione costituì un’unità topografica ben definita, che traeva origine dalle anti-
che Exquiliae, una sorta di zona suburbana della Roma pre-augustea, i cui
abitanti erano denominati exquilini, in contrapposizione agli inquilini che vi-
vevano nella città propriamente detta. Identificato come una delle principali
direttrici dello sviluppo urbanistico della Roma postunitaria, il territorio del
rione Esquilino (da non confondere con l’omonima zona urbanistica creata
nel 1977) inglobò sino al 1921 l’area di Castro Pretorio, arrivando a coprire
una superficie territoriale di quasi 281 ettari. Attualmente l’Esquilino, che ai
fini amministrativi fa parte del I municipio, (ex I circoscrizione), si estende
invece per circa 158 ettari ed è delimitato da: piazza Santa Maria Maggiore,
via Gioberti, via Giovanni Giolitti, piazza dei Cinquecento (in asse dal largo
Massimiliano Massimo a via Solferino), via Marsala, piazzale Sisto V, Mura
urbane, Porta San Giovanni, piazza San Giovanni in Laterano, via Merulana,
piazza Santa Maria Maggiore.
Al contrario, San Lorenzo non è mai esistito come unità toponomastica a
sé stante. Dal momento della fondazione (avvenuta sul finire degli anni Set-
tanta del secolo XIX) sino ai primi del Novecento gli atti ufficiali del Comune
di Roma designarono come “quartiere fuori Porta San Lorenzo” o “quartiere
Tiburtino” l’area in cui fu edificata la parte “storica” di San Lorenzo (cioè il
territorio delimitato dalla via Tiburtina, dalle Mura e dal Verano). Si trattava
beninteso di semplici termini identificativi che non alludevano a un’unità
territoriale delimitata a fini statistici e toponomastici, anche perché sino alla
rilevazione censuaria del 1901 l’abitato di Roma coincise di fatto con la città
intramuraria (complesso dei rioni). Nel 1911, anno in cui vennero creati i
primi quindici quartieri extramurari, San Lorenzo entrò a far parte del quar-
tiere Tiburtino – quartiere VI – e venne ad identificarsi all’incirca con esso, in
quanto ne costituiva di fatto la parte abitata (la restante porzione di territorio
562 Maria Rosa Protasi
1
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma. Popolazione e territorio
dal 1860 al 1960, Roma, 1960, p. 93. Si rimanda a questa pubblicazione per le notizie riguar-
danti le variazioni territoriali che hanno interessato il rione Esquilino e il quartiere Tiburtino
nella seconda metà dell’Ottocento e nella prima parte del Novecento.
2
I dati statistici comunali disaggregati per sezioni di censimento relativi all’area di San
Lorenzo (per gli anni 1951, 1961 e 1971) sono stati consultati, assieme alle planimetrie di ri-
ferimento, alla biblioteca dell’Ufficio di Statistica del Comune di Roma. I dati relativi alle zo-
ne urbanistiche sono disponibili a partire dal censimento del 1981.
3
Per un approfondimento delle notizie contenute in questo paragrafo si rimanda a: S. VA-
SCO ROCCA, Rione 15: Esquilino, Roma, Palombi, 1982, 2° ed.; A. DI LORENZO, Note di storia
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 563
5
L. RAGANELLA, Senza sapere da che parte stanno. Ricordi dell’infanzia e “diario” di Ro-
ma in guerra (1943-44), con introduzione e a cura di L. Piccioni, Roma, Bulzoni, 2000, p. 50.
Padre Libero è stato per molti anni sacerdote ed educatore presso la parrocchia dell’Immaco-
lata e San Giovanni Berchmans (San Lorenzo).
6
Ibidem.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 565
7
Sulla lottizzazione ed edificazione dell’Esquilino cfr. M. PIACENTINI-F. GUIDI, Le vicende
edilizie di Roma dal 1870 ad oggi, Roma, Palombi, 1952; A. DI LORENZO, Note di storia ur-
bana, cit.; A. RESTA, La vicenda dell’Esquilino attraverso gli atti del consiglio comunale, in
Esquilino: Storia, trasformazione, progetto, cit., pp. 53-61; B. REGNI-M. SENNATO, I nuovi
quartieri di “Roma Capitale”: l’Esquilino, «Capitolium», XLVIII, 1973, 9, pp. 2-18; F. GIRAR-
DI, L’Esquilino e Piazza Vittorio: una struttura urbana dell’Ottocento, Roma, Editalia, 1974;
I. INSOLERA, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica 1870-1970, Torino, Einaudi,
1976, 6° ed.; A.M. SERONDE BABONAUX, Roma. Dalla città alla metropoli, Roma, Editori Ri-
uniti, 1983; P. DELLA SETA-R. DELLA SETA, I suoli di Roma. Uso e abuso del territorio nei cen-
to anni della capitale, Roma, Editori Riuniti, 1988; G. CUCCIA, Urbanistica, edilizia, infra-
strutture di Roma capitale 1870-1990, Roma-Bari, Laterza, 1991; M. SANFILIPPO, La costru-
zione di una capitale, 3 voll., Milano, Silvana Editoriale, 1992, I, Roma, 1870-1911. Utili in-
dicazioni sullo sviluppo edilizio dell’Esquilino e delle altre zone cittadine all’indomani del
1870 sono contenute anche in F. BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento, 2 voll., Bologna, Cappel-
li, 1985,
8
II, pp. 755-805.
Cfr. L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare nello sviluppo urbanistico di Roma moder-
566 Maria Rosa Protasi
Gran parte degli edifici progettati nella I zona furono ultimati entro il
1882 (i tempi furono più lunghi rispetto ai 4 anni concordati nella conven-
zione del 1871), mentre la sistemazione dell’area di piazza Vittorio, già pre-
vista nei progetti di edificazione del quartiere redatti tra il 1871 e il 1872, av-
venne negli anni seguenti, sulla base di una convenzione stipulata dal Comu-
ne con la ditta Marotti e Frontini (1881). Nel triennio 1887-89, contrassegna-
to da una gravissima crisi che colpì l’edilizia romana, i lavori subirono tutta-
via una forte battuta d’arresto; molti cantieri furono chiusi e i portoni di di-
versi fabbricati già ultimati furono murati dai proprietari per evitare il paga-
mento delle tasse 9. Al termine di questo periodo sia la zona rientrante nella
convenzione del 1871 sia gli isolati siti attorno o vicino a piazza Vittorio po-
tevano dirsi quasi del tutto edificati, sebbene una parte dei marciapiedi e del-
le strade del quartiere avessero ancora un assetto provvisorio. Non va infine
dimenticato che il forte ricorso a un’edilizia intensiva da parte dei costruttori
privati si rifletté negativamente sugli standard qualitativi dei nuovi fabbricati
(benché costituiti da appartamenti ampi e spaziosi disposti generalmente su
4-5 piani, essi furono non di rado costruiti con materiali a basso costo – le
facciate erano ad esempio dipinte in ocra, il colore più economico) e sulla te-
nuta strutturale degli stessi. Ne sono prova i ripetuti crolli che si registrarono
nel quartiere nella seconda metà degli anni Ottanta, come pure il “crollo del-
le volticelle di ricotta a piazza Vittorio […], diventato una rubrichetta fissa
della cronaca cittadina” 10.
La lottizzazione di San Lorenzo 11 ebbe inizio invece qualche anno più
tardi, precisamente attorno al 1879, anno in cui la Banca Tiberina, una delle
principali protagoniste delle vicende edilizie romane degli anni Ottanta, ac-
quistò la proprietà appartenuta alla famiglia Ferrini, comprendente gran par-
te dei terreni compresi tra il vicolo Malabarba (l’attuale via dei Falisci-via
degli Apuli-ex vicolo della Ranocchia) e le Mura. La costruzione del quar-
na, Roma, La Goliardica, 1983, pp. 170-177; 222-228. Dietro il filantropismo di facciata di
Rossi si celavano interessi meramente speculativi. Gli stabili dell’ex quartiere Rossi che non
furono venduti rimasero di proprietà del Comune fino al 1925, anno in cui vennero ceduti allo
ICP di Roma.
9
Cfr. U. SILVAGNI, Le vicende di Roma durante 25 anni, appunti economico-edilizi, Roma,
Artero, 1895, pp. 81-86 e A. RAVAGLIOLI, Le piazze di Roma capitale, Roma, Newton Comp-
ton, 1995, pp. 42-43. Sulla “febbre” e sulla crisi edilizia cfr. A. CARACCIOLO, Roma capitale,
Roma,
10
Editori Riuniti, 1974, 2° ed., pp. 169-205.
F. MASTRIGLI, I XXIII rioni della Roma di Mussolini, Roma, »Il Lavoro Fascista», 1938, p.
247. Cfr. anche A. RAVAGLIOLI, Le piazze di Roma, cit., pp. 42-43.
11
Alcune indicazioni in proposito sono contenute in I. INSOLERA, Roma moderna, cit., pp.
74-75 e M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale, I, cit., pp. 132-133 e II, Roma, 1911-
1945, Milano, Silvana Editoriale, 1993, pp. 84-87. Rimane tuttavia fondamentale la lettura
delle opere di M. Pazzaglini citate alla nota 3.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 567
tiere della Banca Tiberina avvenne tra il 1879 e il 1885 in violazione della
normativa igienico-sanitaria (la rete fognaria venne realizzata successiva-
mente a spese del Comune); in quest’area furono edificati con materiali sca-
denti una serie di lotti edilizi ad alta densità abitativa (case a ballatoio), in
cui andò agglomerandosi una numerosa popolazione di origine operaia (edi-
li e successivamente tranvieri e ferrovieri) e artigiana (marmorari, cassa-
mortari, fiorai, falegnami eccetera), continuamente esposta al rischio di
contrarre gravi epidemie. Nel 1886 la ditta Cantoni, che aveva acquistato
precedentemente i terreni di proprietà Venturi Vagnozzi nell’area delimitata
dal vicolo Malabarba, dalla via Tiburtina e dal vicolo del Verano, diede poi
inizio alla seconda fase della lottizzazione di San Lorenzo, presentando al
Comune una convenzione con cui si proponeva di estendere il quartiere fino
al Verano. Senza attendere l’autorizzazione delle autorità comunali Cantoni
cominciò a costruire gli edifici progettati seguendo le modalità già segnala-
te nel caso precedente (utilizzazione di materiali economici, parziale realiz-
zazione dei lavori di fognatura). Una relazione che risale al 1889 così rias-
sume le vicende della fondazione del quartiere: “Il quartiere sorse per sem-
plice iniziativa privata casa per casa, senza licenza del Comune, saltuaria-
mente in gran parte, e man mano che i vari costruttori venivano in possesso
di un ritaglio di terreno […]. Così si venne formando il quartiere sopra un
tracciato di strade tollerabile nella zona verso la via Tiburtina […] ma infe-
lice nella zona più lontana: però tutta la rete stradale mancava di fognature e
le case convogliavano i rifiuti in pozzi neri che spesso rigurgitavano, o in
pozzi assorbenti che inquinavano il sottosuolo. Il solo proprietario della zo-
na di terreno più lontana dalle mura, e che fa seguito a quella fabbricata,
prese accordi col Comune per la fognatura e convenne di concorrere, nella
spesa per una fogna collettrice, e si impegnò ed eseguì in proprio conto le
fogne nelle strade della sua porzione di quartiere. Gli altri venticinque pro-
prietari nulla eseguirono, nonostante ripetuti intimi legali; tanto che il Co-
mune cominciò i lavori d’ufficio con animo di rivalsa per la spesa verso i
proprietari. I lavori possono dirsi compiuti. Si fece già la fogna collettrice
sulla via Tiburtina e si costruirono le fogne stradali per la lunghezza di oltre
4000 metri […]” 12.
Il contenzioso sorto tra i costruttori e il Comune di Roma, per decidere a
chi spettasse l’attivazione dei pubblici servizi e l’esecuzione dei lavori di fo-
gnatura, terminò soltanto nel primo decennio del Novecento, allorquando
vennero stipulati nuovi accordi con la Banca d’Italia, che nel frattempo ave-
12
I lavori edilizi della città di Roma. Relazione al 30 giugno 1889, Roma, Pallotta, 1889,
pp. 122-123.
568 Maria Rosa Protasi
13
Per una ricostruzione delle vicende che portarono la Banca d’Italia a rilevare il patrimo-
nio immobiliare della Banca Tiberina e di altre imprese coinvolte nella crisi edilizia romana
della fine degli anni Ottanta cfr. M. BOCCI, Banche e edilizia a Roma fra Otto e Novecento,
«Roma moderna e contemporanea», VII, 1999, 1-2, pp. 125-146.
14
Le indicazioni sopra riportate sono state tratte da: G. PINTO, I rioni di Roma considerati
dal lato igienico, Roma, Accademia dei Lincei, 1887, p. 76; M. PAZZAGLINI, San Lorenzo
1881-1981, cit., pp. 178-179 (riferimenti ai Consigli comunali sopra citati) e p. 48 (articolo
della «Tribuna»); I lavori edilizi della città di Roma, cit., pp. 122-123; Relazione statistica dei
lavori compiuti nel distretto della Corte d’Appello di Roma nell’anno 1901, Roma, 1902 (ci-
tata in G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento. Da Giolitti alla Repubblica, Bologna,
Cappelli, 1987, p. 139).
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 569
15
MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO (MAIC), DIREZIONE GENERALE DELLA
STATISTICA, Notizie sulle condizioni edilizie e demografiche della città di Roma e di alcune al-
tre città italiane ed estere nel 1888, Roma, Eredi Botta, 1889, pp. 38-40. Nel 1881 la superfi-
cie fabbricata dell’Esquilino rappresentava l’11,45 per cento della superficie fabbricata del
complesso dei rioni; nel 1888 tale cifra era salita al 21,59 per cento. Prendendo come riferi-
mento le rispettive superfici totali, la quota dei terreni passò – tra il 1881 e il 1888 – dal 59,55
per cento al 33,95 per cento all’Esquilino e dal 51,47 per cento al 40,46 per cento nei rioni
globalmente considerati.
16
Il dato relativo al 1889 è tratto da P. DI TUCCI, Roma 1891. Dopo la speculazione edilizia.
Note, osservazioni, proposte di Pacifico Di Tucci, Roma, Tipografia del Genio Civile, 1891, p. 9.
17
G. PINTO, I rioni di Roma, cit., pp. 36-37.
570 Maria Rosa Protasi
22.000 nella seconda area (per un totale di circa 57.000 persone); stime, que-
ste, che furono però ampiamente superate nella realtà, come è anche confer-
mato dal dato sopra ricordato. Conseguentemente crebbe l’addensamento
della popolazione sul territorio. Se nel 1881 vivevano nel nostro rione 83,59
abitanti per ettaro (contro i 186,75 rilevati nell’insieme dei rioni), nel 1889
ne furono contati ben 290,21 (il dato complessivo relativo ai rioni fu invece
di 238,52). Considerando la sola superficie fabbricata, l’addensamento della
popolazione nel 1889 risultava tuttavia molto più elevato: pari cioè a 760
abitanti circa per ettaro all’Esquilino e 792 nell’abitato di Roma considerato
nella sua globalità. Queste cifre subivano un ulteriore aumento nella I zona
dell’Esquilino (l’area compresa nella convenzione del 1871), ove la media
degli abitanti per ettaro era pari a 1258. Il dato relativo alla I zona dell’Es-
quilino era considerato peraltro assai significativo da chi aveva effettuato le
rilevazioni, in quanto “la popolazione colà accatastata non appart[eneva] al-
l’inferiore classe dei viventi in Roma” 18, bensì ai ceti medi e impiegatizi.
Non dimentichiamo comunque che una notevole quota di abitanti era con-
centrata anche attorno a piazza Dante e lungo le vie Leopardi, Buonarroti,
Machiavelli 19.
Negli anni di più intenso sviluppo edilizio l’incremento della popolazione
all’Esquilino fu dovuto soprattutto all’immigrazione e ai cambiamenti di abi-
tazione. Tra il 31 dicembre 1885 e il 31 dicembre 1886, ad esempio, fu regi-
strato in questo rione un incremento totale della popolazione pari al 245,63
per mille (gli abitanti crebbero in termini assoluti di 10.732 unità, passando
da 43.691 a 54.423), di cui il 24,23 per mille attribuibile al saldo naturale, il
137,48 per mille al saldo migratorio, il 78,64 per mille ai cambiamenti di do-
micilio, il 5,26 per mille all’eccedenza di militari ivi trasferiti. A titolo di con-
fronto col complesso dei rioni va ricordato che all’interno delle Mura l’incre-
mento totale della popolazione fu, nell’arco dello stesso anno, di 16.766 unità,
pari al 53,31 per mille. Tale incremento appariva così ripartito: saldo naturale
= +8,98 per mille; saldo migratorio = +45,01 per mille; cambiamenti di domi-
cilio = -2, 61 per mille; guarnigione militare = +1,92 per mille 20.
18
P. DI TUCCI, Roma 1891, cit., p. 14. I valori riscontrati nella prima zona dell’Esquilino
erano superati solo dai rioni Ponte e Parione, ove furono contati rispettivamente circa 1570 e
1350 abitanti per ogni ettaro di superficie fabbricata.
19
G. PINTO, I rioni di Roma, cit., p. 36. Uno degli effetti del boom edilizio all’Esquilino fu
l’enorme aumento del valore delle aree edificate ed edificabili riscontrato tra l’inizio degli an-
ni Settanta e la seconda metà degli anni Ottanta.
20
COMUNE DI ROMA, DIREZIONE COMUNALE DI STATISTICA, Annuario statistico di Roma, An-
no II, 1886, 2 voll., Roma, 1890, I, p. 11. Sui tassi d’incremento naturale e migratorio riscon-
trati nei singoli rioni nel biennio 1885-86 si rimanda alle elaborazioni di A.M. SERONDE BABO-
NAUX, Roma, cit., pp. 42, 47.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 571
21
I dati sui cambiamenti di abitazione sono riportati in L. MAROI, Movimenti della popola-
zione romana nell’interno della città, «Capitolium», IV, 1928, 7, pp. 376-391, pp. 379-380.
22
Cfr. F. CLEMENTI, La casa popolare a Roma nelle sue esigenze estetiche, igieniche e sociali,
in Atti del V congresso nazionale di studi romani, Roma, 1941, IV, pp. 213-222, pp. 214-215.
572 Maria Rosa Protasi
23
Indicazioni in proposito sono contenute in I. INSOLERA, Roma moderna, cit., pp. 74-75 e
83; G. CUCCIA, Urbanistica, edilizia, cit., p. 95; A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 106-
109; L. TOSCHI, L’Istituto per le case popolari di Roma: 1903-1914, «Studi Romani», XXVII,
1979, 2, pp. 189-200. Sull’attività dell’Istituto per le case popolari si vedano anche: Cinquan-
t’anni di vita dell’Istituto autonomo case popolari della provincia di Roma, Roma, Istituto
grafico tiberino, 1953; C. COCCHIONI-M. DE GRASSI, La casa popolare a Roma. Trent’anni di at-
tività dell’ICP, Roma, Edizioni Kappa, 1984; L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare a Roma
durante l’amministrazione Nathan, «Storia urbana», XXII, 1998, 82-83, pp. 67-86.
24
Cfr. I. COSTANTINI, La popolazione educata e governata dell’Istituto Fascista Autonomo
Case Popolari della provincia di Roma, Roma, Tipografia Italia, 1937, Appendice statistica, I
serie. Popolazione domiciliata nei vari quartieri, pp. 5-12. I dati sopra riportati si riferiscono
all’anno 1914.
25
F. BARTOLINI, Roma borghese. La casa e i ceti medi tra le due guerre, Roma, Laterza,
2001, p. 240 (nota 68).
26
M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., pp. 73-74 e I. COSTANTINI, La popolazione
educata, cit., Appendice statistica, I serie. Popolazione domiciliata nei vari quartieri, pp. 5-
12. I dati sopra riportati si riferiscono al 1914.
27
L. RAGANELLA, Senza sapere da che parte stanno, cit., p. 60.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 573
28
M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit.; E. TALAMO, La casa moderna nell’opera
dell’Istituto Romano dei Beni Stabili, Roma, a cura dell’Istituto, 1910. Sulla creazione delle
case dei bambini cfr. M. MONTESSORI, La casa dei bambini dell’Istituto Romano Beni Stabili,
Roma, 1907.
29
COMUNE DI ROMA, SERVIZIO DI STATISTICA, Il problema edilizio. Per la costruzione di nuo-
ve case: provvedimenti e programmi, Roma, Tipografia Centenari, 1920, pp. 189-190.
30
Per comprendere meglio il dato medio cittadino va precisato che nei rioni interni (Ponte,
Parione, Regola, Sant’Eustachio, Pigna, Sant’Angelo) fu registrata, tra il 1881 e il 1901, una
perdita di popolazione pari al 22 per cento circa. Nei rioni esterni (Esquilino, Monti, Trevi,
Colonna, Campomarzio, Campitelli, Ripa, Trastevere, Borgo), i quali prestarono spazio per
l’ampliamento del fabbricato urbano, si ebbe invece complessivamente un aumento di popola-
zione del 92 per cento. Per questi dati cfr. L. MAROI, Movimenti della popolazione romana, cit.
574 Maria Rosa Protasi
31
I dati sulla densità della popolazione e sulla popolazione presente e residente segnalati
nel testo sono stati tratti da COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Popolazio-
ne e territorio dal 1860 al 1960, cit. La densità media rilevata nel 1901 nel complesso dei ri-
oni fu di 262,89 abitanti per ettaro. Sulla densità di popolazione nelle diverse zone della città
fra 1871 e 1931 cfr. anche A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 166-180.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 575
l’Esquilino fu assai rilevante. Dai dati desunti dagli annuari statistici del Co-
mune di Roma o elaborati da Lanfranco Maroi emerge ad esempio che negli
anni dal 1914 al 1920 l’Esquilino rimase la circoscrizione territoriale che at-
trasse il maggior numero di forestieri giunti a Roma, seguito dai rioni Prati e
Monti e dal quartiere Salario 32. Ciò fu dovuto soprattutto alla vicinanza della
stazione Termini, alla presenza di numerosi alberghi e pensioni e non ultimo
alla fisionomia socio-professionale (presenza di uffici, vivace attività com-
merciale) caratterizzante tale rione.
I primi dati censuari disponibili per “San Lorenzo-Tiburtino” risalgono al
1911 (tabella 1). In quell’occasione vennero contati in quella zona circa
24.000 abitanti (per la precisione 24.040 presenti e 24.011 residenti), che
rappresentavano il 25 per cento della popolazione che viveva nei quartieri
extramurari di recente istituzione. Dopo il Trionfale il Tiburtino rappresenta-
va il quartiere con la più elevata densità di popolazione (110 abitanti presenti
per ettaro), contro una media generale relativa ai quartieri pari a 26,77 pre-
senti per ettaro. Si tratta, come si può notare, di valori assai più bassi rispetto
a quelli registrati all’Esquilino e negli altri rioni. A tal riguardo va tenuto pe-
rò presente che, eccettuato l’abitato di San Lorenzo, il restante territorio del
Tiburtino non era stato ancora edificato. Analogamente, nei rimanenti quar-
tieri che andavano sorgendo fuori dalla cinta delle Mura Aureliane, le nuove
costruzioni si alternavano ad ampi spazi ancora inedificati. Nella successiva
rilevazione censuaria (1921) i presenti divennero 27.830 e i residenti 27.933;
le famiglie passarono da 5.306 a 7.037 (+32 per cento), mentre il numero
medio di componenti scese da 4,5 a 3,9 (tabella 3). La densità di popolazione
fu pari a 127,43 abitanti presenti per ettaro, cifra che, nell’ambito dei quar-
tieri, fu superata soltanto dal Trionfale (375,07 abitanti presenti per ettaro).
L’incremento di popolazione registrato tra il 1911 e il 1921 (i presenti au-
mentarono del 15 per cento e i residenti del 16 per cento) fu pressoché analo-
go a quello verificatosi nel complesso dei rioni, differenziandosi per contro,
in maniera notevole, dal trend demografico registrato nei quartieri (ove, fra il
32
Gli immigrati contati nel rione Esquilino (comprendente anche la zona di Castro Preto-
rio) furono 2488 (16,5 per cento del totale degli immigrati giunti a Roma) nel 1914, 2510
(14,9 per cento) nel 1915, 2182 (15,6 per cento) nel 1916, 1773 (15,6 per cento) nel 1917,
1261 (14,7 per cento) nel 1918, 1745 (14,8 per cento) nel 1919, 2679 (14,8 per cento) nel
1920. Negli anni indicati i forestieri costituivano circa il 2-3 per cento della popolazione pre-
sente censita all’Esquilino nel 1911. La maggior parte di essi viveva in subaffitto (nel 1913
erano il 42 per cento contro una media cittadina del 38 per cento). Per le elaborazioni cfr. CO-
MUNE DI ROMA. UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico 1914-1924, Roma, 1925, pp. 76-77;
L. MAROI, Il problema dell’immigrazione nella città di Roma, «Capitolium», III, 1927, 3, pp.
154-167. Sull’immigrazione a Roma dagli anni Ottanta del secolo XIX al 1940 circa cfr. anche
A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 194-209.
576 Maria Rosa Protasi
33
Per i dati cfr. la nota precedente. Nel 1913 oltre il 52 per cento degli immigrati soggior-
nanti in questa zona viveva in subaffitto.
34
COMUNE DI ROMA, SERVIZIO DI STATISTICA, Il censimento 10-11 giugno 1911 nel Comune
di Roma e confronti con i risultati dei censimenti precedenti, Roma, Tipografia Ludovico Cec-
chini, 1915 (Saggi monografici, 3), tabella 24, p. 47. Per una sintesi dei dati riportati in questo
volume cfr. anche G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento, cit., pp. 35-39. Per alcune in-
formazioni quantitative sulla situazione abitativa a Roma dall’unificazione al 1911 si veda F.
GAROFALO, Condizione abitativa e mercato edilizio attraverso i dati di quattro censimenti:
1871-1911, in Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città storica. Roma capi-
tale 1870-1911, Venezia, Marsilio, 1984, pp. 190-200.
35
Seguivano il rione Trastevere (98,54 per cento), il quartiere Trionfale (98,15 per cento),
il quartiere Portuense (98,35 per cento), il rione Ripa (97,33 per cento), tutte zone popolari.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 577
tati (32,38 per mille), in quanto essi erano in gran parte occupati da botteghe.
All’Esquilino, invece, le baracche e le capanne costituivano l’11,19 per mille
delle abitazioni normali, mentre i piani terreni raggiungevano la quota del
58,33 per mille, cifra in cui furono conteggiate anche quelle botteghe non
adoperate come tali ma destinate temporaneamente ad uso abitativo 36. Per
quanto riguarda il numero di vani, va poi precisato che all’Esquilino, dove
predominavano le abitazioni di 4-5 vani (48,88 per cento delle abitazioni oc-
cupate), vi era anche una percentuale non irrilevante (20 per cento circa) di
abitazioni molto grandi, composte cioè da 6-7 vani; per contro al Tiburtino
gran parte delle abitazioni (oltre il 70 per cento) erano costituite da 2-3 vani.
Più precisamente il Tiburtino era il quartiere che presentava il maggior nu-
mero di alloggi con tre camere (oltre il 40 per cento) 37.
L’inchiesta del 1911 fornì anche una serie di dati interessanti sulle coabi-
tazioni e sugli indici di sovraffollamento nelle abitazioni romane. Nel rione
Esquilino erano ad esempio in condizioni di sovraffollamento il 13,22 per
cento degli alloggi e il 21,55 per cento degli abitanti, mentre al Tiburtino tali
percentuali risultavano molto più elevate (rispettivamente il 44 per cento e il
64 per cento), attestandosi sui valori rilevati nei quartieri Appio-Latino e Tu-
scolano 38. Al Tiburtino erano anche più numerose le coabitazioni; il 37,29
per cento degli alloggi erano infatti abitati da più di una famiglia e il 51,51
per cento degli abitanti viveva in alloggi in comune. Queste percentuali era-
no rispettivamente del 21,55 per cento e del 30,17 per cento all’Esquilino e
del 21,51 per cento e del 31,25 per cento nel totale dei rioni e dei quartieri 39.
Ai censimenti del 1911 e del 1921 il Tiburtino venne classificato del resto
tra le zone a massimo addensamento (2,28 abitanti per vano), assieme al-
36
COMUNE DI ROMA, SERVIZIO DI STATISTICA, Il censimento 10-11 giugno 1911, cit., tabella
25, p. 52 sgg. Dal numero delle abitazioni occupate definite “normali” (13.043 all’Esquilino e
3.274 al Tiburtino) erano esclusi: sotterranei, piani terreni, botteghe, soffitte, baracche, capan-
ne, stalle. Per quanto riguarda le botteghe i valori riscontrati all’Esquilino e al Tiburtino erano
pressoché analoghi (14,34 per mille abitazioni normali nel primo caso; 15,58 per mille nel se-
condo caso). Le medie più elevate furono riscontrate nel rione Ponte (49,9 per mille) e nei
quartieri Prenestino-Labicano (46,3 per mille), Gianicolense (46,6 per mille) e Portuense (56
per mille).
37
Ivi, tabelle 33, 34, pp. 71, 75. Nel 1921 le abitazioni di 4-5 vani censite all’Esquilino
(senza più Castro Pretorio) costituivano il 55 per cento delle abitazioni occupate, mentre quel-
le di 2-3 vani censite al Tiburtino rappresentavano oltre il 67 per cento. Al Tiburtino venne
censito anche un 10 per cento di abitazioni di un vano (erano meno del 4 per cento nel 1911).
38
Ivi, tabella 38. Il termine sovraffollamento stava ad indicare che il numero delle persone
superava più del doppio il numero dei vani.
39
Ivi, tabella 41, p. 115. Il quartiere Tiburtino presentava le percentuali maggiori di coabita-
zioni nelle abitazioni di tre vani. Le quote più elevate di coabitazioni furono registrate, oltre che
nel quartiere Tiburtino, nel rione Ripa (34,82 per cento delle abitazioni e 44,71 per cento degli
abitanti), nel rione Trastevere (36,07 per cento delle abitazioni e 42,66 per cento degli abitanti) e
nel quartiere Trionfale (29,63 per cento delle abitazioni e 44,28 per cento degli abitanti).
578 Maria Rosa Protasi
40
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Vita demografica, economica e amministrativa,
Roma, 1925, pp. 88-89.
41
Cfr. ad esempio MAIC, UFFICIO DEL LAVORO, Inchiesta sulle abitazioni degli impiegati
d’ordine e subalterni in Roma e del personale ferroviario in Roma e in altre città d’Italia. Da-
ti demografici ed economici sugli impiegati d’ordine e subalterni in Roma, Roma, Officina
poligrafica italiana, 1908 (pubblicazioni dell’Ufficio del lavoro, serie B, 20). I risultati di que-
st’inchiesta sono riportati in G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento, cit., pp. 31-35. I ce-
ti più abbienti erano invece concentrati in altre zone della città: Macao (Castro Pretorio), Lu-
dovisi, Salario e Pinciano.
42
Elaborazione di dati tratti da I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice sta-
tistica, IV serie, Professioni. Tali dati, pur riguardando una piccolissima percentuale della po-
polazione totale dei quartieri Esquilino e Tiburtino, offrono uno spaccato abbastanza rappre-
sentativo dell’articolazione socio-professionale nelle due zone studiate.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 579
43
A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 179, 230-234.
44
La citazione è tratta da Mercatini rionali, «Capitolium», I, 1925-26, p. 647. Sulle vicende
che portarono alla fondazione del mercato cfr. A. RESTA, La vicenda dell’Esquilino attraverso
gli atti del consiglio comunale, cit., p. 54; M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale, I, cit.,
p. 108.
45
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico 1914-1924, cit., tavole XV e
XVI, pp. 34-35.
580 Maria Rosa Protasi
trovarono largo consenso fra i sanlorenzini), sia dal profondo senso di identi-
ficazione degli abitanti con il quartiere, percepito come “paese” e non come
“parte” della città (ciò era dovuto all’isolamento geografico di cui si è detto
all’inizio e al fatto che moltissime famiglie erano imparentate fra di loro) 46.
Nel 1921, le attività economiche e i servizi localizzati nel quartiere erano i
seguenti: 28 magazzini e depositi, 14 uffici, 54 botteghe con abitazione, 24 ca-
se con locali addetti ad uso diverso di abitazione, 2 conventi, 13 pensioni, 4
scuole e istituti di educazione, 1 brefotrofio, 3 cooperative, 15 botteghe non
specificate e 511 botteghe specificate. Non erano invece segnalati alberghi,
ospedali, circoli ricreativi, né tantomeno teatri cinematografi, biblioteche
(un’importante funzione di aggregazione e di “sociabilità” era svolta dalle nu-
merosissime osterie sparse nel quartiere). Le 511 botteghe specificate erano
così classificate: 244 (47,7 per cento) esercizi di generi alimentari, 61 (11,9 per
cento) negozi di vestiario, arredamento eccetera, 58 (11,4 per cento) esercizi
per l’industria del legno, 38 (7,4 per cento) industrie meccaniche, 29 (5,7 per
cento) esercizi di materie prime derivanti da agricoltura, caccia e pesca, 28 (5,5
per cento) esercizi di spoglie animali, 22 (4,3 per cento) esercizi edili, 13 (2,5
per cento) industrie chimiche, 11 (2,2 per cento) esercizi di trasporto, 6 (1,2
per cento) esercizi vari, 1 (0,2 per cento) esercizio del ramo della carta 47.
Dalle inchieste e dai resoconti del primo Novecento resta confermata co-
munque l’immagine di un quartiere povero e con elevati tassi di delinquenza,
ove viveva una popolazione afflitta da gravi problemi materiali, tra cui il so-
vraffollamento delle abitazioni 48. Tale fenomeno, comune ad altre zone po-
polari della città, determinava innanzitutto l’innalzamento dei livelli della
morbilità e della mortalità, com’è testimoniato da alcune indagini sanitarie
disposte dall’Ufficio d’Igiene di Roma. A tale proposito vale la pena di ricor-
dare che il Tiburtino fu uno dei quartieri romani in cui la spagnola provocò
più vittime; particolarmente gravi erano inoltre i livelli di diffusione della tu-
bercolosi riscontrati tra gli abitanti 49.
46
Sulle caratteristiche sociali ed economiche di San Lorenzo dalle origini alla caduta del
fascismo è fondamentale la lettura di L. PICCIONI, San Lorenzo. Un quartiere romano durante
il fascismo, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1984 (in particolare i capp. I e II).
47
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico 1914-1924, cit., tavv. XV e
XVI, pp. 34-35. Si trattava, per la gran parte, di botteghe a conduzione familiare. San Lorenzo
era inoltre sede di un mercatino rionale, costruito a largo degli Olsci nel 1913 (137 banchi).
48
Cfr. E. TALAMO, La casa moderna, cit.; M. MONTESSORI, La casa dei bambini, cit.; G. LE
MAIRE, Come vivono i poveri a Roma. Il quartiere San Lorenzo, «Nuova Antologia», CXCV,
1904, 779, pp. 523-528.
49
Ancora della mortalità da influenza, «Bollettino dell’ufficio municipale del lavoro di
Roma», II, 1919, pp. 89-91. I quozienti di mortalità più elevati per influenza – per l’anno 1918
– furono registrati nell’agro romano (1,65 per mille abitanti), nei quartieri Portuense e Giani-
colense (1,52 per mille), nei quartieri Prenestino, Tuscolano e Appio Latino (1,38 per mille) e
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 581
5. Il periodo fascista
5.1. L’attività edilizia negli anni Venti e Trenta
All’inizio degli anni Venti le parti “storiche” dell’Esquilino (la zona compre-
sa tra la basilica di Santa Maria Maggiore, la stazione Termini e viale Manzoni)
e di San Lorenzo (la zona delimitata dalla via Tiburtina, dal Verano e dalle Mu-
ra) apparivano oramai configurate dal punto di vista edilizio. Gli spazi ancora
inedificati erano localizzati prevalentemente: nell’area posta a nord della via Ti-
burtina, in direzione dei Prati del Policlinico (quartiere San Lorenzo) e nelle vi-
cinanze di Santa Croce in Gerusalemme e di Porta Maggiore (rione Esquilino).
All’Esquilino (non comprendente più l’area di Castro Pretorio) la superfi-
cie fabbricata copriva a quell’epoca il 38,6 per cento della superficie totale; i
giardini rappresentavano il 3,8 per cento, le strade, piazze ed aree libere il
31,3 per cento, le ferrovie il 24,9 per cento, le chiese lo 0,8 per cento, i mo-
numenti lo 0,6 per cento. Nel quartiere Tiburtino la superficie fabbricata rap-
al Tiburtino (1,31 per mille). I valori più bassi furono rilevati nei rioni Sallustiano e Ludovisi
(0,39 per mille), al Pinciano e al Salario (0,56 per mille) e nei rioni Sant’Eustachio, Pigna,
Campomarzio, Esquilino (tra 0,57 e 0,60 per mille). Per quanto riguarda la diffusione della tu-
bercolosi cfr. L. MAROI, Il problema della tubercolosi, «Bollettino dell’ufficio municipale del
lavoro di Roma», III, 1920, 3, p. 99. L’inchiesta del 1920 appurò che dei 241 stabili del Tibur-
tino, il 21,5 per cento alloggiava tubercolotici e il 18,6 per cento ne contava più di uno. Nel
62,58 per cento delle abitazioni di malati tubercolotici esisteva sovraffollamento.
50
Orti operai, «Bollettino dell’ufficio municipale del lavoro di Roma», III, 1920, 1, p. 19;
1920, 2, p. 56. Altri orti operai erano segnalati a Testaccio e fuori Porta San Giovanni. Cfr. an-
che M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., p. 182. Corsivo nostro.
582 Maria Rosa Protasi
presentava invece il 13,4 per cento di quella totale; le strade, piazze, aree li-
bere costituivano il 79,7 per cento (doveva essere ancora costruito il com-
plesso dell’Università, del Ministero dell’Aeronautica e del CNR), le ferrovie
il 6 per cento, le chiese lo 0,3 per cento. Assai stigmatizzata nella pubblicisti-
ca dell’epoca era la cronica carenza di giardini e spazi verdi (rappresentava-
no solo lo 0,6 per cento della superficie totale), che spingeva gran parte dei
bambini e ragazzi del quartiere a scegliere come luogo di giochi e di svaghi
l’ampia distesa dei Prati del Policlinico 51.
Nei primi anni del dopoguerra l’attività edilizia all’Esquilino e a San
Lorenzo, così come nel resto della città, fu caratterizzata “essenzialmente
da uno sviluppo delle costruzioni per conto di enti e cooperative, e quindi
da una scarsa partecipazione del capitale privato” 52. Tra le costruzioni rea-
lizzate all’Esquilino vi furono: dei complessi di villini situati nei pressi di
Santa Croce (appartenenti alla cooperativa di impiegati La Casa Nostra);
tre fabbricati intensivi (con 246 appartamenti) e 12 villini nella zona di
Santa Croce (appartenenti alla cooperativa Case Postelegrafonici); 24 villi-
ni e palazzine appartenenti alla cooperativa tra gli impiegati del Ministero
dell’Interno 53. Nel 1925, inoltre, lo ICP acquisì la proprietà di 58 ex casette
Rossi e di 4 edifici appartenenti alla fallita Società Edificatrice di Case per
la Classe Povera e Laboriosa, con localizzazione nell’area delimitata gros-
somodo da via Merulana, via Leopardi, piazza Vittorio, via Emanuele Fili-
berto, viale Manzoni. Assieme allo stabile costruito in via Ariosto 54 – nei
51
Per i dati statistici cfr. elaborazioni tratte da: COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, An-
nuario statistico della città di Roma, 1925-1927, Roma, 1934, pp. 4-5 (dalla superficie totale
del Tiburtino è stata esclusa la superficie occupata dal cimitero del Verano – 650.000 mq). Sui
Prati del Policlinico descritti come luogo di giochi cfr. L. RAGANELLA, Senza sapere da che par-
te stanno, cit., p. 47-49. A metà degli anni Venti venne poi costruito un impianto sportivo su un
terreno di 15.000 mq acquistato dai Cavalieri di Colombo e localizzato al centro del quartiere,
mentre a metà degli anni Trenta fu realizzato il piccolo parco Tiburtino, di fronte a via dei Lati-
ni. Sulla costruzione del parco Tiburtino cfr. Aspetti di vita romana. Il quartiere San Lorenzo
avrà il desiderato suo giardino, «Bollettino della capitale», I, 1936-XIV, 6.
52
F.M., Un ventennio di attività edilizia a Roma, «Capitolium», V, 1929, 9, pp. 482-488, p. 485.
Il capitale privato cominciò a reinvestire nel settore edilizio dopo il 1925. Cfr. anche GOVERNATO-
RATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Un ventennio di attività edilizia a Roma 1909-1929, Roma,
1930 e A. MARTINI, Dall’edilizia abitativa ai lavori pubblici. Imprese e industria delle costruzioni a
Roma negli anni del fascismo, «Roma moderna e contemporanea», VI, 1998, 3, pp. 507-528.
53
Cfr. F. BARTOLINI, Una casa per gli impiegati statali. I finanziamenti pubblici alle coope-
rative edilizie romane nel primo dopoguerra, «Roma moderna e contemporanea», VII, 1999,
1-2, pp.147-177; ID., Roma borghese, cit., pp. 37, 57.
54
L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare nello sviluppo urbanistico di Roma moderna, cit.,
p. 227. L’edificio di via Ariosto fu uno dei primi interventi in cemento armato realizzati dallo ICP
a Roma (il cantiere fu iniziato nel 1909). Cfr. M. GIOVAGNOLI, Le prime realizzazioni in c.c.a. a
Roma, in Cantieri romani del Novecento: maestranze, materiali, imprese, architetti nei primi anni
del cemento armato, a cura di G. MURATORE, Roma, Archivio Guido Izzi, 1995, pp. 239-241.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 583
55
I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice statistica. I serie. Popolazio-
ne domiciliata nei vari quartieri. Anno 1930, pp. 14-15. Le case economiche erano desti-
nate ai ceti piccolo-borghesi, mentre le case popolari erano destinate alle classi operaie e
popolari.
56
Cfr. M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., pp. 73-74 e COMUNE DI ROMA, UFFI-
CIO DI STATISTICA, Annuario statistico della città di Roma, 1925-1927, cit., pp. 294-295. I
dati relativi alle due cooperative per ferrovieri si riferiscono al 30 giugno 1929. Nel fab-
bricato dello ICP (Tiburtino I) furono contati, nel 1930, 104 alloggi e 267 vani, in cui vive-
vano 138 famiglie – 103 in locazione diretta, 34 in coabitazione, 1 in subaffitto – per un
totale di 848 abitanti (I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice statistica. I
serie. Popolazione domiciliata nei vari quartieri. Anno 1930, pp. 14-15).
584 Maria Rosa Protasi
nord” 57. Al termine degli anni Trenta il processo di edificazione delle due zo-
ne studiate poteva dirsi sostanzialmente concluso: tra il 1934 e il 1938 i vani
costruiti all’Esquilino e al Tiburtino costituirono infatti solo l’1,78 per cento
e l’1,18 per cento dei vani edificati in tutta la città (il 61 per cento dei vani di
nuova costruzione risultava concentrato invece nelle seguenti zone: Nomen-
tano, della Vittoria, Appio Latino, Flaminio, Tuscolano, Savoia, Vittorio
Emanuele III) 58.
57
M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale, vol. II, Roma 1911-1945, cit., p. 86. “Ne-
gli anni Trenta – scrive ancora Sanfilippo – sono edificati gli spazi vuoti (orti, stalle, rimesse,
magazzini, fienili, residui marginali dello scalo eccetera) nella zona ‘bassa’ di San Lorenzo,
che perde le caratteristiche semi-rurali” (Ibidem). L. PICCIONI, San Lorenzo, cit., ricorda a sua
volta che sotto il fascismo vennero riempiti a San Lorenzo soltanto i “vuoti rimasti qua e là
nella disordinata edificazione del quartiere: pochi isolati nella zona circostante il cimitero e
lungo lo scalo merci” (p. 56).
58
Cfr. L. MAROI, Attività edilizia a Roma dal 1934 al 1938, «Capitolium», XIV, 1939, 6,
pp. 268-312.
59
L. MAROI, I risultati per la città di Roma del censimento del 21 aprile 1931-IX, «Capi-
tolium», VII, 1931, 12, pp. 581-640 (la citazione è a pagina 583-584). Nei rioni periferici il
decremento della popolazione presente registrato tra il 1921 e il 1931 fu molto più contenu-
to (-0,28 per cento).
60
Gli altri furono: Trastevere, Castro Pretorio, Testaccio, San Saba, Prati.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 585
mentre il numero delle famiglie crebbe del 12 per cento (tabelle 2 e 3). Nel
1931 l’Esquilino restava peraltro il rione più popoloso (61.573 presenze), se-
guito da Prati (56.888 presenze), Monti (53.239 presenze), Trastevere
(51.969 presenze). La densità per ettaro dei presenti (400,46) risultava au-
mentata rispetto al 1921 (377,38), in seguito all’incremento demografico so-
pra ricordato; tuttavia, essa continuava a mantenersi su livelli di gran lunga
inferiori rispetto a quelli rilevati nelle zone centrali che tradizionalmente era-
no più dense di popolazione (Ponte, Parione).
Com’è noto, i mutamenti demografici verificatisi in questo periodo nel
Centro storico furono dovuti in buona parte all’elevato numero di trasferi-
menti di domicilio che riguardarono gli abitanti di quell’area. Nel quadrien-
nio 1924-1927 (stime effettuate da Lanfranco Maroi) i rioni in complesso
persero ad esempio 31.896 persone (il 7 per cento circa della popolazione to-
tale), di cui il 59,1 per cento si trasferì nei quartieri, il 26,5 per cento nel sub-
urbio e il 14,4 per cento nell’agro. Da questo punto di vista l’Esquilino svol-
se “funzione di piattaforma girevole, di area di transito” da e verso i quartieri
extramurari. Nei quattro anni sopra indicati il nostro rione accolse per cam-
biamento di domicilio 9.600 abitanti; di essi il 63 per cento proveniva dai
confini rionali, il 29,5 per cento dai quartieri, il 5,1 per cento dal suburbio e
il 2,4 per cento dall’agro. Tra le circoscrizioni di partenza vanno segnalate
quelle adiacenti – o comunque vicine – vale a dire i rioni Monti e Castro Pre-
torio (da cui provenivano oltre il 27 per cento di tutti gli arrivi) e i quartieri
Nomentano, Tiburtino, Prenestino, Tuscolano e Appio-Latino (da cui prove-
nivano oltre il 18 per cento di tutti gli arrivi). Gli abitanti dell’Esquilino che
spostarono la propria abitazione furono invece 14.046; il 33,1 per cento andò
a risiedere in altri rioni (Monti e Castro Pretorio in primo luogo, nei quali si
diresse il 16 per cento di tutte le partenze), il 50,5 per cento nei quartieri (il
Nomentano, il Tiburtino, il Prenestino, il Tuscolano e l’Appio Latino assor-
birono insieme il 29 per cento circa di tutte le uscite), il 10,4 per cento nei
suburbi e il 6 per cento nell’agro. I flussi di uscita superarono dunque quelli
di entrata (la perdita netta fu di 4.446 persone, pari a circa il 7 per cento della
popolazione del rione) e, al contrario di questi, si diressero soprattutto verso
le aree limitrofe poste al di fuori della cinta muraria, laddove il sovraffolla-
mento era minore e il prezzo delle abitazioni più vantaggioso 61.
61
Elaborazione di dati contenuti in GOVERNATORATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, An-
nuario statistico della città di Roma 1925-1927, cit., pp. 20-27 (Cambiamenti di abitazione
denunciati all’ufficio anagrafe. Rioni e quartieri di destinazione). Sono stati esclusi dal com-
puto i trasferimenti interni al rione Esquilino. Per le stime effettuate da Maroi, cfr. L. MAROI,
Movimenti della popolazione romana, cit., p. 382 (sono stati esclusi dal computo i trasferi-
menti interni ai rioni). La definizione dell’Esquilino come piattaforma girevole è tratta da A.M.
SERONDE BABONAUX, Roma, cit., p. 211.
586 Maria Rosa Protasi
62
GOVERNATORATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico della città di Roma
1925-1927, cit., pp. 14 sgg. (Gli immigrati che presero domicilio a Roma fra il 1924 e il 1927
furono oltre 127.000). Cfr. anche L. MAROI, Il problema dell’immigrazione, cit. Per un’analisi
dei flussi immigratori che hanno caratterizzato la realtà romana si rimanda a A.M. SERONDE BA-
BONAUX, Roma, cit., pp. 194-209; 239-269 (i dati elaborati si riferiscono grossomodo al perio-
do compreso tra il 1870 e il 1975).
63
I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice statistica, V serie. Regioni di pro-
venienza dei capifamiglia, pp. 73-74. Nostra elaborazione.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 587
ti, +99,61 per cento per i residenti), ove agli inizi degli anni Trenta si con-
centrava il 32 per cento della popolazione romana. Il Tiburtino fu anzi il
quartiere con il minor quoziente di accrescimento demografico e ciò fu do-
vuto principalmente al fatto che esso appariva ormai troppo denso dal punto
di vista edilizio per poter sopportare grossi incrementi di popolazione (vedi
paragrafo 5.1.) 64.
Tale situazione fu resa più grave dalla profonda crisi economica che si
abbatté sul quartiere negli anni del regime fascista. I dati sui cambiamenti di
domicilio, elaborati per il quadriennio 1924-1927, sono abbastanza eloquenti
in proposito. In questo periodo il Tiburtino accolse 4.760 abitanti; il 54,3 per
cento proveniva dai rioni (gli ex abitanti dell’Esquilino, di Castro Pretorio e
Monti rappresentavano insieme il 35 per cento di tutti i nuovi arrivati), il 35
per cento dai quartieri (il Prenestino copriva da solo il 13,8 per cento di tutti
gli arrivi, il Salario il 5,3 per cento, l’Appio Latino il 3,7 per cento, il No-
mentano e il Tuscolano rispettivamente il 2,1 per cento), il 6,3 per cento dal
suburbio e il 4,3 per cento dall’agro. Tuttavia i flussi di uscita furono più
consistenti e riguardarono 5.340 persone. Di queste il 32,4 per cento si tra-
sferì nei rioni (Esquilino, Monti e Castro Pretorio accolsero insieme il 18 per
cento di tutti i sanlorenzini che cambiarono domicilio), mentre il 40,3 per
cento si diresse nei quartieri (soprattutto Prenestino, Tuscolano, Appio Lati-
no, Salario e Nomentano), il 16,2 per cento nei suburbi e l’11 per cento nel-
l’agro. L’eccedenza negativa fu di 580 persone (circa il 2 per cento della po-
polazione) 65. I trasferimenti verso il Prenestino, il Tuscolano, il suburbio e
l’agro riguardarono in pratica quei settori della popolazione di San Lorenzo
che nel corso della prima metà degli anni Venti avevano subito un progressi-
vo processo di impoverimento ed erano stati conseguentemente costretti a
spostarsi in zone periferiche ove i prezzi degli affitti erano più vantaggiosi.
Dagli annuari statistici apprendiamo infine che il Tiburtino accolse tra il
1924-1927 il 3,77 per cento degli immigrati giunti a Roma. Di questi, una
quota rilevante era costituita da laziali, abruzzesi e da altri abitanti dell’Italia
centrale. Ciò appare confermato dai dati raccolti dallo ICP. Nel 1927 e nel
1930 al Tiburtino I furono censiti quasi un’ottantina di capifamiglia nati fuori
Roma, di cui circa il 51 per cento originario del Lazio e degli Abruzzi, il 19
per cento di Toscana, Umbria, Marche, il 14 per cento del Nord e circa il 16
per cento del Sud. Non fu registrato in queste due occasioni alcun capofami-
glia proveniente dalla Puglia, regione che a partire dalla metà degli anni Ven-
64
Cfr. L. PICCIONI, San Lorenzo, cit., pp. 58-68; L. MAROI, I risultati per la città di Roma
del censimento del 21 aprile 1931-IX, cit.
65
Elaborazione di dati contenuti in GOVERNATORATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, An-
nuario statistico della città di Roma 1925-1927, cit., pp. 20-27.
588 Maria Rosa Protasi
66
Sull’indagine dello ICP cfr. I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice stati-
stica, V serie. Regioni di provenienza dei capifamiglia, pp. 73-74. Oltre il 55 per cento dei ca-
pifamiglia che vivevano nel Tiburtino I (anni 1927 e 1930) erano immigrati. Sull’arrivo dei
pugliesi a San Lorenzo cfr. L. PICCIONI, San Lorenzo, cit., pp. 63-64. Alcuni di essi diverranno
nel corso degli anni Trenta inquilini dello ICP. Nel 1933 al Tiburtino I sono infatti registrati 7
capifamiglia pugliesi su un totale di 103 nati fuori Roma (6,8 per cento). Cfr. in proposito I.
COSTANTINI, La popolazione educata, cit., p. 75. Un consistente gruppo di pugliesi provenienti
da Andria – Bari – figura peraltro in un elenco di 951 caduti del bombardamento del 19 luglio
del 1943 su San Lorenzo (per la fonte cfr. nota 82).
67
L. MAROI, Sul problema delle abitazioni. I. – L’attuale stato di addensamento della città
di Roma, «Capitolium», I, 1925-1926, 2, pp. 699-706, p. 701.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 589
e livelli di affollamento assai alti. Furono rilevate infatti 3,07 stanze per abi-
tazione e 1,92 persone per stanza, mentre nel totale dei quartieri si contarono
in media 4,21 stanze per abitazione e 1,20 persone per stanza. Medie simili
furono riscontrate all’Esquilino (4,21 stanze per abitazione e 1,23 persone
per stanza), mentre nel complesso dei rioni, ove i rapporti di affollamento
erano pressoché analoghi, prevalevano appartamenti un po’ più grandi (4,42
stanze per abitazione). Sia all’Esquilino che al Tiburtino, infine, più del 30
per cento delle famiglie (precisamente il 30,73 per cento nel primo caso e il
31,34 per cento nel secondo caso) risultava in subaffitto, contro una media
cittadina di circa il 24 per cento 68.
68
L. MAROI, I risultati per la città di Roma del censimento del 21 aprile 1931-IX, cit., pp.
630-640. Da questo testo sono state tratte le elaborazioni di dati riguardanti la dimensione del-
le abitazioni e i livelli di affollamento nel 1921 e 1931. Tali dati si riferiscono unicamente alle
abitazioni e alle stanze occupate. Nel 1931 i quartieri ad elevato affollamento erano, oltre al
Tiburtino, il Prenestino (1,82 abitanti per vano), il Portuense (1,81 abitanti per vano), l’Aure-
lio (1,79 abitanti per vano), l’Ostiense (1,58 abitanti per vano). I quartieri meno densi erano:
Parioli e Vittorio Emanuele III (0,82 abitanti per vano), Nomentano (0,97 abitanti per vano),
Milvio (1 abitante per vano). Nei rioni le abitazioni più affollate erano localizzate a Testaccio
(1,71 abitanti per vano) e a Trastevere (1,65 abitanti per vano). I rioni con rapporti di affolla-
mento inferiore a 1 abitante per vano erano Sallustiano, Ludovisi, Castro Pretorio, Pigna, Co-
lonna.
69
Cfr. G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento, cit., pp. 311-324.
70
Per un approfondimento di queste tematiche (repressione fascista, crisi economica e so-
ciale a San Lorenzo durante gli anni Venti e Trenta) si rimanda a L. PICCIONI, San Lorenzo, cit.
Chiusure e fallimenti di attività industriali e commerciali avvennero soprattutto fra il 1929 e il
1934.
590 Maria Rosa Protasi
relazione della Prefettura di Roma annoverava San Lorenzo fra le zone citta-
dine in cui la disoccupazione e la miseria erano maggiori) si cominciarono
tuttavia ad intravedere le spie dei primi, limitati, cambiamenti riguardanti la
composizione socio-professionale della popolazione locale. Come si è ripetu-
to più volte, San Lorenzo era un quartiere abitato in prevalenza da operai e ar-
tigiani. L’arteria principale era rappresentata dalla via Tiburtina, paragonata
da alcuni a “una di quelle strade artigiane che ritrovi a raggiera intorno a piaz-
za Vittorio” 71. Le informazioni desunte dall’Annuario industriale di Roma e
del Lazio edito nel 1939 confermano sicuramente tale quadro. A quella data,
infatti, risultano operanti nella zona numerose fabbriche o laboratori di picco-
le dimensioni, fra cui: la fabbrica di cioccolato Francia Iolanda (in via degli
Ausoni); la fabbrica di cioccolato, confetti e affini S.A.F.I.C.C.E.A. (in via dei
Marrucini); le fabbriche di acqua gassata Di Silvestre Giovanni (in via dei
Volsci) e Farondini Pia Elena (in via dei Sabelli); la fabbrica di ghiaccio Piz-
zamiglio Eugenio e figli (in viale Tiburtino); la fabbrica di calze Benanni Ma-
rio & C. (in via dei Sabelli); la fabbrica di giocattoli Dottorini Luigi (su viale
dello Scalo San Lorenzo); i laboratori di falegnameria e pavimenti in legno
Lo Turco Antonio (in via del Verano) e Mazzanti Luigi (in via dei Bruzi); la
fabbrica di sedie Croppo Giovanni (con sede legale in viale dello Scalo San
Lorenzo e stabilimenti in via dei Messapi e via dei Lucani); le fabbriche di
mobili Di Mario Adele (in viale dello Scalo San Lorenzo), Di Mario Giusep-
pe (in via dei Piceni), Gobbini Umberto (in via dei Reti e in via degli Enotri),
Ligini Alfredo (in via dei Piceni); la fabbrica farmaceutica Istituto Terapeuti-
co Romano (in via dei Salentini); diverse cave ed imprese dedite ai lavori edi-
lizi e stradali; diversi laboratori per la lavorazione di marmi e pietre. Pochi
erano invece gli stabilimenti di dimensioni maggiori: il pastificio Cerere (in
via degli Ausoni), la fabbrica di birra Wührer (in via degli Apuli), la vetreria
Sciarra (in via dei Volsci), le fonderie Feram (in via della Ranocchia), Maraz-
zi e Bastianelli (entrambe in via dei Sabelli) 72.
71
G. CERONI, Roma nei suoi quartieri e nel suo suburbio, Roma, Palombi, 1943, p. 73.
72
CONFEDERAZIONE FASCISTA DEGLI INDUSTRIALI, UNIONE PROVINCIALE DI ROMA, Annuario
industriale di Roma e del Lazio, 1939, Roma, 1940. Si trattava, nella maggior parte dei casi,
di ditte in nome proprio, la cui fondazione risaliva agli anni Venti e Trenta. Tra le fabbriche
sorte nel periodo precedente vi erano: qualche impresa di costruzioni edili, alcuni laboratori
per la lavorazione del marmo, la fabbrica di birra, il pastificio Cerere, la fabbrica di ghiaccio
Pizzamiglio. La vetreria Sciarra era sorta nella seconda metà degli anni Venti, ma qualche
tempo dopo gran parte della sua attività fu trasferita nello stabilimento di via Portuense. All’e-
lenco indicato nel testo vanno aggiunti i seguenti stabilimenti: “Reinach Ernesto Soc. An. Lu-
brificanti” (industria olii, grassi lubrificanti e affini); “Barchi Ernesto” (tipografia); “Carboni-
tal Compagnia Italiana Carboni Soc. An.” (combustibili, solidi, riscaldamenti); “Bruschi An-
tonio” (officina per la lavorazione del ferro); “SA.IE Soc. An. Italo-Elvetica” (caramelle, cioc-
colato eccetera); “Palazzi Alberico” (isolanti termici eccetera), “Soc. An. Cimasa” (fognature,
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 591
pavimentazioni stradali); S.I.O.S.S.S. Soc. It. An. Silexore…” (silexore, pittura di vetro eccete-
ra); “Officina Di Precisione Soc. An.” (utensili ad aria compressa per lavorazione dei marmi);
“Soc. An. Lanza Costruzioni Meccaniche” (costruzione e riparazione di macchine per costru-
zioni edili eccetera); “Lunghi Ettore” (posa in opera di marmette di graniglia); “Ronconi Enri-
co” (lavorazione del ferro); “Nervi B. Soc. An.” (pavimentazioni artistiche e varie). Per queste
notizie cfr. G. DOTTI, La II zona industriale e il suburbio orientale, «Roma moderna e contem-
poranea», VIII, 2000, 1-2, pp. 143-189, pp. 176-182.
73
Elaborazione di dati tratti da I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice sta-
tistica, IV serie, Professioni. Nel 1936 i capifamiglia d’estrazione operaia che vivevano al Ti-
burtino I costituivano il 77 per cento del totale. Un altro 16 per cento circa era costituito da
professioni e condizioni varie (domestici e garzoni, casalinghe, senza professione fissa). In as-
soluto i capifamiglia classificati come impiegati erano 7, di cui: 4 dipendenti dello Stato e del
Parastato, 2 dipendenti del Governatorato o di aziende governatoriali, 1 dipendente privato. I
capifamiglia appartenenti alla classe operaia erano 95, di cui: 26 commessi e uscieri, 44 ma-
novali e inservienti, 17 artigiani e piccoli esercenti, 8 autisti e carrettieri.
74
L’informazione è stata tratta da F. BARTOLINI, Roma borghese, cit., p. 191.
75
L. RAGANELLA, Senza sapere da che parte stanno, cit., p. 83. La testimonianza si riferisce
alla seconda metà degli anni Trenta.
592 Maria Rosa Protasi
76
F. MASTRIGLI, I XXII rioni, cit., p. 248.
77
F. BARTOLINI, Roma borghese, cit., pp.
189-190 e tabella 29 (p. 225). Sono stati eliminati
dal computo sei alloggi adibiti ad uso ufficio. Gli inquilini d’estrazione operaia o a basso red-
dito vivevano negli stabili più modesti.
78
C.E. GADDA, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Milano, Garzanti scuola, 1997
(1° ed.: Milano, Garzanti, 1957), pp. 11-12.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 593
79
I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice Statistica, VI serie. Istruzione,
reddito, tenuta dell’alloggio, p. 79. I dati si riferiscono al 1927.
80
ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA DEL REGNO, Indagine sulla mortalità infantile nel Go-
vernatorato di Roma, Roma, 1933. L’indagine, svolta fra il 1927 e il 1928, appurò che nei ri-
oni e quartieri di recente costruzione abitati prevalentemente da classi medie (fra cui l’Esquili-
no) la mortalità infantile era pari al 58,40 per mille, mentre nei quartieri abitati da popolazione
povera (tra cui il Tiburtino) essa raggiungeva il 91,54 per mille. Sulle politiche igienico-sani-
tarie e socio-assistenziali messe in atto a Roma nel periodo 1870-1940 per far fronte agli alti
livelli di mortalità registrati nel primo anno di vita cfr. i riferimenti contenuti in E. SONNINO-M.
R. PROTASI-R. ROSATI, Aspetti demografici, sanitari e territoriali di Roma dal 1870 al 1940,
«Roma moderna e contemporanea», VII, 1999, 1-2, pp. 17-56.
81
“San Lorenzo non aveva più gli abitanti soliti, sicuramente aveva per lo meno un tre,
quattromila persone in più, se si calcolava a quell’epoca [1943] che a Roma ci fossero 100mi-
la sfollati”. Testimonianza di Carla Capponi, riportata in C. DE SIMONE, Venti angeli sopra Ro-
ma. I bombardamenti aerei sulla città eterna 19 luglio e 13 agosto 1943, Milano, Mursia,
1993, p. 19.
82
Ivi, p. 227 (testimonianza di Maria Magnani). A San Lorenzo furono danneggiati più o
meno gravemente metà dei fabbricati che si affacciavano su via dei Sabelli, via dei Volsci,
piazza dei Sanniti, via dei Reti, via degli Ausoni, via dei Sardi, via dei Liguri, piazza dei Cam-
pani, viale dello Scalo San Lorenzo, via degli Apuli, via Tiburtina. Riportarono inoltre gravi
594 Maria Rosa Protasi
danni le principali strutture produttive del quartiere (lo scalo merci ferroviario, la fabbrica di
birra Wührer, la vetreria Sciarra, la fonderia Bastianelli, il pastificio Cerere), nonché una venti-
na di laboratori di marmisti situati in fondo a via dei Sabelli. Non è mai stato accertato con
esattezza il numero delle vittime provocato dal bombardamento del 19 luglio 1943, di cui l’epi-
centro fu proprio l’area di San Lorenzo. Secondo C. DE SIMONE, Venti angeli, cit., tale cifra sa-
rebbe compresa tra le 2800 e le 3200 unità (p. 164). Recentemente è stata compilata una lista
(parziale) dei caduti del 19 luglio, fra i quali figurano moltissime donne, bambini e anziani.
Cfr. in proposito A. POMPEO, I nomi di 951 vittime del bombardamento del 19 luglio 1943 nelle
carte dell’Archivio di Stato di Roma, «Rivista storica del Lazio», VIII, 2000, 12, pp. 135-178.
83
Sui problemi storici di San Lorenzo nel periodo compreso grossomodo tra il 1945 e il
1991 si rimanda alle opere di M. PAZZAGLINI citate alla nota 3. Sulla questione del trasferimen-
to del mercato di piazza Vittorio cfr. A. RESTA, Rassegna stampa ’60-’85. Il dibattito e le forze
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 595
in campo, in Esquilino: Storia, trasformazione, progetto, cit., pp. 28-31. Per quanto riguarda
invece le interpretazioni del degrado dell’Esquilino e la forte presenza di immigrati extraco-
munitari (soprattutto cinesi, filippini, bengalesi) nel suddetto rione da un decennio a questa
parte si rimanda ai contributi di P. MUDU e di O. CASACCHIA-L. NATALE contenuti nel presente
volume. Su tali tematiche e sulle recenti proposte di riqualificazione riguardanti quest’area si
vedano inoltre i contributi apparsi in «Capitolium Millennio», III, 1999, 7, pp. 49-69 (dossier
dedicato a: Esquilino. Un quartiere mutante).
84
Sullo sviluppo della popolazione e dell’edilizia avvenuto a Roma tra i censimenti del
1931 e del 1951 cfr. D. ROSSI, Aspetti dello sviluppo demografico ed edilizio di Roma, Roma,
Failli, 1959, pp. 23-44 (Università di Roma, Facoltà di Scienze statistiche, demografiche, at-
tuariali, Istituto di Demografia).
85
Per i dati e le elaborazioni di dati relativi al 1951 e al 1991 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFI-
CIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma. Popolazione e territorio dal 1860 al 1960, cit., Parte
II. IX Censimento della popolazione – 4 novembre 1951 e ID., UFFICIO DI STATISTICA, Il 13° Cen-
simento della popolazione, 20 ottobre 1991. I dati del 1991 relativi a San Lorenzo si riferisco-
no all’omonima zona urbanistica (3 b).
596 Maria Rosa Protasi
riodo considerato San Lorenzo ha perso infatti oltre il 55 per cento dei presenti
(passati da 29.719 a 13.161 unità) e più del 57 per cento dei residenti (passati
da 29.904 a 12.630 unità); valori di poco più elevati sono stati riscontrati al-
l’Esquilino, dove la popolazione presente è diminuita del 58 per cento (passan-
do da 63.082 a 25.943 abitanti) e quella residente del 60 per cento (passando
da 62.184 a 24.654 abitanti). Il calo è stato ancora più vistoso nei rioni global-
mente considerati, dove presenti e residenti hanno subito un decremento del 64
per cento e del 66 per cento.
Nei medesimi anni la popolazione delle due aree è notevolmente invecchia-
ta: nel 1951 gli ultrasessantacinquenni residenti all’Esquilino costituivano al-
l’incirca l’8 per cento della popolazione maschile e il 10 per cento della popo-
lazione femminile (tali valori erano più elevati delle medie riscontrate nel tota-
le dei rioni e dei quartieri); nell’insieme del quartiere Tiburtino (per il 1951
non possediamo purtroppo i dati disaggregati per San Lorenzo) prevaleva vice-
versa una popolazione più giovane e le persone con più di 65 anni ammontava-
no al 2,61 per cento fra gli uomini e al 3,57 per cento fra le donne. Nel 1991,
invece, gli abitanti di età superiore ai 65 anni (maschi + femmine) sono risulta-
ti essere il 20,5 per cento all’Esquilino (totale dei rioni = 20,0 per cento) e il
18,7 per cento nella zona urbanistica di San Lorenzo (totale dei quartieri urba-
ni = 16,9 per cento). Sempre a quella data è stato rilevato un indice di vec-
chiaia (ultrasessantacinquenni per 100 ragazzi con meno di 15 anni) pari a
223,9 all’Esquilino (totale dei rioni = 220,5) e a 186 nell’area di San Lorenzo
(totale dei quartieri urbani = 157), contro una media cittadina di 118,1.
Declino e invecchiamento della popolazione hanno inciso profondamente
sul mutamento delle dimensioni e delle tipologie dei nuclei famigliari, confor-
memente a quanto è avvenuto nell’intero comune. Anzitutto va detto che il nu-
mero delle famiglie è diminuito progressivamente tra il 1951 e il 1981 (passan-
do da 17.884 a 11.631 unità all’Esquilino e da 7.960 a 5.876 unità a San Lo-
renzo) ed è invece aumentato fra il 1981 e il 1991 (+1.355 unità all’Esquilino;
+186 unità a San Lorenzo). È diminuito anche il numero medio dei componen-
ti, che nel periodo 1951-1991 è passato da 3,4 a 2,0 all’Esquilino e da 3,7 a 2,1
a San Lorenzo (tabella 3). Un processo analogo si è verificato nel complesso
dei rioni (3,4 componenti per famiglia al 1951; 2,1 al 1991) e nel complesso
dei quartieri urbani (3,8 componenti per famiglia nel 1951 e 2,6 nel 1991), così
come nel Comune di Roma in generale (3,8 componenti per famiglia nel 1951
e 2,7 nel 1991). Quel che è più interessante notare è comunque la forte crescita
delle famiglie unipersonali: un fenomeno, questo, legato alle modificazioni
strutturali della popolazione romana indotte dal declino delle nascite e dall’al-
lungamento dell’aspettativa di vita registrati negli ultimi decenni. Al censimen-
to del 1991 queste famiglie (composte per la gran parte da una persona anziana
– solitamente una donna – rimasta vedova) rappresentavano difatti il 44 per
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 597
cento del totale a San Lorenzo e il 47 per cento all’Esquilino, in media con i
dati registrati nei rioni centrali (47,2 per cento), laddove l’invecchiamento del-
la popolazione ha raggiunto i livelli più elevati 86.
Infine, fenomeni caratteristici delle due zone studiate sono: da un lato la pre-
senza di un considerevole numero di fuorisede universitari a San Lorenzo (la sti-
ma fornita da Pazzaglini è di circa 1000 domiciliati nell’anno accademico 1992-
93, ovvero il 7,5 per cento dei presenti) e dall’altro il radicamento di un consi-
stente nucleo di stranieri – residenti – all’Esquilino (erano 63,2 ogni 1000 abitan-
ti nel 1991, contro una media generale relativa al complesso dei rioni pari al 58,8
per mille). In questo rione, peraltro, l’immigrazione – soprattutto quella d’origine
asiatica – ha subito un grosso incremento nell’ultimo decennio (1991-2001).
Per quanto riguarda invece la condizione abitativa va innanzitutto sottoli-
neato l’invecchiamento del patrimonio edilizio localizzato nelle due zone
studiate: rispettivamente il 94 per cento e il 77 per cento delle abitazioni (oc-
cupate e non occupate) censite all’Esquilino e a San Lorenzo nel 1991 sono
state difatti costruite prima del 1945.
All’Esquilino è stato poi osservato un calo costante delle abitazioni occupa-
te dal 1951 al 1981 (-7,1 per cento tra 1951-61; -5,5 per cento tra 1961-71; -6,3
per cento tra 1971-81) e un aumento delle stesse nell’intervallo intercensuario
1981-1991 (+16,5 per cento); inversamente proporzionale è stato, al contrario,
il trend delle abitazioni non occupate: il loro numero è infatti aumentato tra
1951 e il 1981 (+322 per cento tra 1951 e 1961; +127,7 per cento tra 1961 e
1971; +54,2 per cento tra 1971 e 1981) ed è diminuito tra il 1981 e il 1991 (-
21,7 per cento). Come le abitazioni, anche le stanze occupate sono diminuite
fra il 1951 e il 1981 ed aumentate fra il 1981 e il 1991; nel medesimo arco di
tempo (1951-1981) le stanze non occupate hanno subito un incremento (tabella
5). La diminuzione delle abitazioni occupate e l’ingrossamento dello stock del-
le abitazioni non occupate (sfitte o abitate da persone temporaneamente pre-
senti) è da imputare presumibilmente a una serie di fattori che insieme hanno
contribuito ad espellere dal rione XV un numero rilevante di abitanti. Fra questi
86
Nel 1991 il 20 per cento degli abitanti dei rioni aveva un’età uguale o superiore ai 65
anni (a fronte di una media comunale del 14 per cento); il 10 per cento era vedovo (media co-
munale: 7 per cento); il 18 per cento era pensionato (media comunale: 12 per cento). Cfr. A.
GOLINI, La popolazione, in Roma del Duemila, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari, Laterza,
2000, pp. 119-157, p. 146. Sulle cause e sugli effetti del progressivo invecchiamento della po-
polazione del Centro storico e, più in generale, sulle forti perdite demografiche subite dai ri-
oni romani nel secondo dopoguerra in seguito al trasferimento di parte degli abitanti verso i
quartieri urbani e le aree periferiche della città cfr., per un inquadramento generale relativo
agli anni Cinquanta e Sessanta, E. SONNINO, Caratteristiche demografiche e socio-economiche
del Centro storico di Roma, «Rivista italiana di sicurezza sociale», V, 1967, 1, pp. 54-80 e ID.,
Il movimento della popolazione e lo spopolamento del Centro storico di Roma negli ultimi
venti anni, «Notiziario Italia Nostra, sezione di Roma», III, 1976, 25, pp. 3-10.
598 Maria Rosa Protasi
fattori vanno annoverati: il progressivo degrado del tessuto edilizio, specie nel-
l’area compresa fra piazza Vittorio e la stazione Termini; le speculazioni im-
mobiliari; la terziarizzazione di interi immobili “svuotati delle residenze, sosti-
tuite da grandi agenzie di banca, istituti di assicurazioni, associazioni sindacali,
andando a costituire una realtà molto simile a molti centri urbani europei” 87.
A San Lorenzo il calo delle abitazioni occupate è iniziato invece nel 1961
ed è continuato fino al 1981 (-2,8 per cento tra 1961 e 1971; -5,5 per cento tra
1971 e 1981), mentre nell’ultimo intervallo intercensuario si è registrata una
ripresa (+9,4 per cento). Il numero delle abitazioni non occupate è cresciuto
costantemente dal 1951 fino al 1991, anche se il ritmo di accrescimento è di-
minuito a partire dal periodo 1971-1981 (+126,6 per cento tra 1951 e 1961;
+156,5 per cento tra 1961 e 1971; +64,5 per cento tra 1971 e 1981; +20,3 per
cento tra 1981 e 1991). Le stanze occupate hanno subito un incremento tra
1951 e 1961, un decremento tra 1961 e 1971 e un nuovo incremento tra 1971-
1981 e 1981-1991, mentre il numero delle stanze non occupate è aumentato
costantemente dal 1951 al 1981 (tabella 5). Sull’incremento delle abitazioni e
delle stanze non occupate a San Lorenzo hanno influito sia l’acquisto – a fini
speculativi – di interi edifici da parte di società immobiliari (che hanno cerca-
to di sfruttare la vicinanza di questo quartiere al Centro storico), sia la crescita
dei fuorisede universitari nel dopoguerra. Le abitazioni non occupate di San
Lorenzo sono passate difatti dall’1,2 per cento (del totale delle abitazioni) re-
gistrato nel 1951 al 2,4 per cento del 1961, al 6,2 per cento del 1971, al 10,2
per cento del 1981 e all’11,2 per cento del 1991. Al censimento del 1991 il
27,8 per cento delle abitazioni non occupate di San Lorenzo è risultato utiliz-
zato per lavoro e per studio; valori un po’ più elevati (rispettivamente 29,6 per
cento e 31,2 per cento) sono stati invece registrati nelle altre zone urbanisti-
che adiacenti alla città universitaria, vale a dire la zona 3 x (Università) e la
zona 3 a (Nomentano), a fronte di un 17,5 per cento relativo al totale della I
circoscrizione (che delimita grossomodo la parte centrale della città).
Sebbene sia aumentato negli ultimi decenni, il numero medio di stanze
per abitazione (occupata) rilevato a San Lorenzo si è sempre mantenuto al di
sotto dei valori riscontrati all’Esquilino (tabella 4), nel complesso dei rioni
(1951 = 3,87; 1991 = 4,11) e nel complesso dei quartieri urbani (1951 =
3,51; 1991 = 3,94). Contemporaneamente è diminuito il numero delle perso-
87
G. LANCIANI, Proposte contro il degrado, «Capitolium Millennio», III, 1999, 7, pp. 60-
62, p. 60. Sulla “terziarizzazione” di vaste aree del Centro storico di Roma in questo secondo
dopoguerra, come prosecuzione di un fenomeno già in atto dai decenni precedenti cfr., per una
breve sintesi, A. GOLINI, La popolazione, cit., pp. 132-138 e A.M. BIRINDELLI, Omogeneità e dif-
ferenziazioni demografiche e socio-professionali nella popolazione di Roma tra il 1951 e il
1981, in Abitare a Roma. Urbanizzazione e crescita urbana, a cura di E. AURELI CUTILLO e F.
MIGNELLA CALVOSA, Milano, Angeli, 1989, pp. 69-111.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 599
88
Non possediamo, per il 1951, il dato disaggregato relativo a San Lorenzo. A titolo di
confronto riportiamo dunque le percentuali relative al quartiere Tiburtino in totale: abitazioni
in proprietà e usufrutto = 21,4 per cento; abitazioni in affitto = 71,1 per cento. Al 1991 nella
categoria delle abitazioni in proprietà e in usufrutto sono comprese anche le abitazioni a ri-
scatto; nella categoria delle abitazioni in affitto sono compresi anche i subaffitti.
89
Le principali ditte nel quartiere (situazione al novembre 1951) erano: la Birreria Wührer
(140 addetti), i Molini dell’Urbe (118 addetti), la Coop. Gelati Vagas (30 addetti), l’Istituto
600 Maria Rosa Protasi
giani, come è confermato dai dati riportati di seguito, tratti dall’Inchiesta sul-
la miseria in Italia. Fra gli individui campionati nel corso di quell’indagine
furono difatti contati 139 uomini in condizione professionale, di cui: 14 ma-
novali generici, 21 operai generici, 3 sarti, 10 impiegati, 10 facchini, 7 mec-
canici generici, 5 falegnami, 10 marmisti, 10 apprendisti, 10 lucidatori, 12
fattorini, 5 autisti, 4 ambulanti, 5 macellai, 3 vetrai, 1 infermiere e 9 persone
di cui non era indicata la professione. Tra le donne in grado di lavorare (an-
ch’esse erano in tutto 139) prevaleva il mestiere di casalinga (123 casi). Gli
uomini disoccupati erano 46 ed erano così ripartiti: 7 manovali generici, 2
operai generici, 6 meccanici generici, 1 infermiere, 1 falegname, 1 autista,
16 pensionati, 1 insegnante, 1 macellaio, 6 senza mestiere e 1 individuo dalla
professione ignota. Le disoccupate erano invece 13, di cui: 4 casalinghe, 1
operaia generica, 1 sarta, 6 pensionate e 1 insegnante 90.
Un’indagine sul campo condotta qualche anno più tardi fornì inoltre il se-
guente quadro, relativo alle attività economiche e ai servizi presenti nel quar-
tiere: 41 magazzini, 35 officine, 28 stabilimenti per la vendita di marmi e
pietre, 5 piccole fabbriche, 61 piccoli spacci alimentari, 30 piccoli ristoranti,
29 bar e caffè, 11 osterie, 29 empori (casalinghi, abbigliamento eccetera), 24
negozi di olio e vino, 24 botteghe di barbiere, 22 macellerie, 16 negozi di ab-
bigliamento, 15 negozi di riparazione di calzature, 14 negozi di alimentari,
12 carpentieri, 8 negozi di mobili, 9 negozi di sartoria, 8 tabaccai, 8 lavande-
rie e tintorie, 8 negozi di elettricità, 7 negozi di frutta e verdura, 7 negozi di
ferramenta (fabbri), 7 negozi di carbone e combustibile, 7 parrucchieri per
signora, 7 farmacie, 7 negozi di accessori, 6 garage, 5 negozi di fiori, 5 bot-
teghe di fabbro, 4 tipografie, 4 negozi di cose usate, 4 latterie, 4 negozi di
calzature, 4 pasticcerie, 4 mercerie, 3 negozi di vernici, 3 negozi di orologe-
ria, 3 idraulici, 3 cartolerie, 3 profumerie, 2 vetrerie, 2 tappezzerie, 2 pellic-
cerie, 2 rosticcerie, 2 laboratori di vulcanizzazione, 1 negozio di ombrelli e
Terapeutico Romano (120 addetti), le industrie tipografiche Tumminelli Studium Urbis (199
addetti) e Scuola tipografica Pio X (52 addetti), le fonderie Bastianelli (60 dipendenti), Maraz-
zi (41 dipendenti) e Sociale Umanitaria (32 dipendenti), gli stabilimenti meccanici Sforazzini
(22 addetti), LANSA (25 addetti) e Soc. italiana per l’arte della medaglia (114 addetti), la vetre-
ria Sciarra (44 addetti). Tra le ditte addette alla lavorazione del marmo, tutte di piccole dimen-
sioni, venne indicata solo la Ciocchetti (25 addetti). Per queste notizie cfr. G. PAGNOTTA, La
geografia degli insediamenti produttivi, «Roma moderna e contemporanea», VIII, 2000, 1-2,
pp. 191-228, pp. 209-210.
90
I dati sono stati tratti da: Atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria
in Italia e sui mezzi per combatterla, VI, Roma, Camera dei Deputati, 1953, p. 137. L’indagine
sul quartiere San Lorenzo fu estesa a 99 famiglie di complessive 485 persone, che vivevano in
due edifici: lo stabile di via Tiburtina 180 (conosciuto come Palazzo Lamperini) e lo stabile in
via dei Sabelli 112 (un ex riformatorio occupato dagli sfollati e dai sinistrati del bombarda-
mento del 1943).
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 601
91
Cfr. A.M. ROSE, Indagine sull’integrazione sociale in due quartieri di Roma, Roma, Fail-
li, 1959 (pubblicazioni dell’Istituto di Statistica dell’Università di Roma). L’indagine fu con-
dotta nei mesi di febbraio e marzo 1957 e riguardò un campione di 123 abitanti (56 maschi e
67 femmine) di San Lorenzo e un campione di 128 abitanti (53 maschi e 75 femmine) del
complesso INA-CASA sito sulla via Tiburtina, a un chilometro di distanza dalla città propria-
mente detta. L’età media stimata degli intervistati fu di 45,2 anni (uomini) e 46,6 anni (donne)
a San Lorenzo e di 44,1 anni (uomini) e 45,9 anni (donne) nel complesso INA-CASA.
602 Maria Rosa Protasi
92
Per le notizie sul declino delle attività artigianali, commerciali e industriali localizzate a
San Lorenzo cfr. M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., pp. 11, 13, 104-114; P. GIGLI PA-
DELLARO-M. PANIZZA, Roma formale e informale, Napoli, Editoriale scientifica s.r.l., 1976, p.
111 (citazione riguardante la scomparsa dei grandi magazzini alimentari); CIRCOLO GIANNI BO-
SIO DI ROMA, «I Giorni cantati». Bollettino di informazione e ricerca sulla cultura operaia e
contadina, 1976, 9, numero speciale sul quartiere San Lorenzo, p. 12 (dall’intervista con Gae-
tano Bordoni). Per un confronto con l’evoluzione della struttura socio-professionale della po-
polazione romana nell’ultimo trentennio si rinvia al contributo di F. MIGNELLA CALVOSA-L.
MARTINA compreso nel presente volume.
93
I dati relativi a San Lorenzo sono relativi all’omonima zona urbanistica. Cfr. COMUNE DI
ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Il 12° Censimento della popolazione a Roma, 25
ottobre 1981 (Dati per zone urbanistiche e circoscrizioni amministrative), Roma, 1986, tav. 8:
Popolazione residente attiva in condizione professionale, per sesso e ramo di attività economi-
che; tav. 9: Popolazione residente attiva in condizione professionale, per sesso, settore di atti-
vità economica e posizione nella professione; ID., UFFICIO DI STATISTICA, Il 13° Censimento
della popolazione, 20 ottobre 1991 (Dati per zone urbanistiche e circoscrizioni amministrati-
ve), Roma, 1996, tav. 6/z, Popolazione attiva in condizione professionale, per attività econo-
mica; tav. 7/z, Popolazione attiva in condizione professionale, per posizione nella professione.
Nostre elaborazioni.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 603
94
Elaborazione di dati contenuti in COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO,
Popolazione e territorio dal 1860 al 1960, cit., Parte II, IX Censimento della popolazione – 4
novembre 1951, tavv. 47-48. Calcoli effettuati sulla popolazione residente attiva in età da 10
anni in poi in condizione professionale.
604 Maria Rosa Protasi
del ramo industriale (18,7 per cento nel 1971) e del ramo dei trasporti e
delle comunicazioni (6,4 per cento nel 1971). Servizi, commercio e pubbli-
ca amministrazione rappresentavano, all’inizio degli anni Settanta, i settori
con il maggior numero di addetti (contavano rispettivamente il 25,3 per
cento, il 23,7 per cento e il 21,1 per cento della popolazione residente atti-
va in condizione professionale) 95. Il commercio, in particolare, continuava
a rivestire un ruolo di primaria importanza nell’economia dell’Esquilino,
diventato secondo una testimonianza dell’epoca: “un quartiere di transito,
un quartiere commerciale, a piazza Vittorio c’è il centro commerciale, tutta
Roma ci passa” 96.
Nei decenni successivi la struttura sociale e professionale di questo rione
è stata investita da importanti trasformazioni. In primo luogo è aumentata in
seno alla popolazione residente la quota degli imprenditori e liberi profes-
sionisti (3,7 per cento nel 1971, 3,8 per cento nel 1981 e 9,9 per cento nel
1981) ed è diminuita notevolmente la cifra dei lavoratori dipendenti (36,6
per cento nel 1971, 34,7 per cento nel 1981 e 21,1 per cento nel 1991). Diri-
genti, quadri direttivi e impiegati residenti nel rione sono aumentati in ma-
niera considerevole (42,5 per cento nel 1971, 49,4 per cento nel 1981 e 54,8
per cento nel 1991), mentre la categoria dei lavoratori in proprio e dei co-
adiuvanti non ha subito grosse variazioni (17,2 per cento nel 1971, 12,1 per
cento nel 1981 e 14,2 per cento nel 1991) 97. Ben più determinante a livello
socio-economico è stato tuttavia, in questi ultimi anni, il progressivo inseri-
95
Elaborazione di dati contenuti in COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO,
I censimenti del 1971 nel Comune di Roma, fasc. 3, Roma, 1976, tav. 10. Calcoli effettuati
sulla popolazione residente attiva in condizione professionale.
96
Testimonianza della signora Fornaro, residente all’Esquilino, riportata in SEZIONE ROMA-
NA DI ITALIA NOSTRA, Roma sbagliata le conseguenze sul Centro storico, Roma, Bulzoni,
1976, p. 163. Nel suo intervento la Fornaro evidenziava lo stato di degrado del rione XV, che
risultava carente di servizi essenziali (strutture sanitarie, asili, luoghi di ritrovo per gli anziani,
che costituivano una grossa percentuale della popolazione, eccetera) e andava progressiva-
mente spopolandosi.
97
Elaborazione di dati contenuti in COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO,
Il 12° Censimento della popolazione a Roma, 25 ottobre 1981, cit. (Dati per suddivisioni to-
ponomastiche e circoscrizioni amministrative), tav. 9 e ID., Il 13° Censimento della popolazio-
ne, 20 ottobre 1991, cit. (Dati per suddivisioni toponomastiche e circoscrizioni amministrati-
ve), tav. 7/t. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione attiva in condizione pro-
fessionale per rami di attività economica si riportano per brevità i dati del censimento del
1991 relativi al rione Esquilino: agricoltura, caccia e pesca = 0,4 per cento; industrie = 10,3
per cento; commercio, alberghi e ristoranti, riparazione autoveicoli e beni di consumo = 19
per cento; trasporti, magazzinaggio e comunicazioni = 5,5 per cento; intermediazione moneta-
ria, affari immobiliari, noleggio, informatica, ricerca = 20,3 per cento; pubblica amministra-
zione, difesa, assicurazione sociale obbligatoria = 16 per cento; istruzione, servizi pubblici e
privati = 28,5 per cento (tav. 6/t). Difficile il confronto con i censimenti precedenti, viste le
continue revisioni della nomenclatura socio-professionale.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 605
Fonti: Per il rione Esquilino i dati relativi ai censimenti dal 1881 al 1951 sono stati
tratti da: COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma, Popolazione e
territorio dal 1860 al 1960, cit.; per gli anni dal 1961 al 1991 cfr. COMUNE DI ROMA,
UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Censimenti della popolazione del Comune di Ro-
ma. Anni indicati.
Per quanto riguarda San Lorenzo i dati relativi al 1911, 1921, 1931 si riferisco-
no al quartiere Tiburtino. Le cifre relative al 1951, 1961, 1971 si riferiscono al
quartiere di San Lorenzo propriamente detto (nostra elaborazione sui dati per sezio-
ni di censimento), considerato entro i confini dell’omonima zona urbanistica delimi-
tata nel 1977 (3 b). Analogamente i dati relativi al 1981 e 1991 riguardano la zona
urbanistica di San Lorenzo (3 b). Per gli anni dal 1911 al 1931 i dati sono stati tratti
da: COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma, Popolazione e terri-
torio dal 1860 al 1960, cit.; per gli anni dal 1951 al 1991 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFI-
CIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Censimenti della popolazione del Comune di Roma.
Anni indicati. Nostre elaborazioni.
606 Maria Rosa Protasi
a) popolazione presente
b) popolazione residente
Nota: Nel 1911 e nel 1921 il dato sulle famiglie comprende anche le convivenze. Per quanto
riguarda San Lorenzo, i dati relativi al 1911, 1921, 1931 sono riferiti al quartiere Tiburtino. I
dati relativi al 1951, 1961, 1971 sono relativi al quartiere di San Lorenzo propriamente detto
(nostra elaborazione sui dati per sezioni di censimento), considerato entro i confini dell’omo-
nima zona urbanistica delimitata nel 1977 (3 b). Analogamente i dati relativi al 1981 e 1991
riguardano la zona urbanistica di San Lorenzo (3 b).
Fonti: per il 1911 e il 1921 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Vita demo-
grafica, economica, amministrativa, cit.; per il 1931 L. MAROI, I risultati per la cit-
tà di Roma del censimento del 21 aprile 1931-IX, cit.; per il 1951 cfr. COMUNE DI
ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma, Popolazione e territorio dal 1860
al 1960, cit. (dati riguardanti l’Esquilino) e Id., IX Censimento generale della po-
polazione 4-11-1951 (quartiere Tiburtino, dati per sezioni di censimento); per gli
anni 1961, 1971, 1981, 1991 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSI-
MENTO, Censimenti della popolazione del Comune di Roma. Anni indicati. Nostre
elaborazioni.
Tabella 4. Numero medio di persone per stanza e numero medio di stanze per
abitazione.
a) Esquilino
n. medio persone per stanza 1,34 1,23 1,34 0,96 0,82 0,67 0,52
n. medio stanze per abitazione 4,36 4,21 3,68 3,81 3,73 4,02 4,02
608 Maria Rosa Protasi
Segue tabella 4
b) San Lorenzo
n. medio persone per stanza 2,24 1,92 2,03 1,35 1,13 0,85 0,85
n. medio stanze per abitazione 2,81 3,07 2,66 2,92 2,92 3,19 3,28
Nota: I dati si riferiscono alle abitazioni occupate. Per quanto riguarda San Lorenzo, i dati re-
lativi al 1921 e al 1931 si riferiscono al quartiere Tiburtino. Per i dati relativi al 1951, 1961,
1971 (San Lorenzo) cfr. tabelle 1 e 3.
Fonti: per il 1921 e il 1931 cfr. L. MAROI, I risultati per la città di Roma del censimen-
to del 21 aprile 1931-IX, cit.; per gli anni dal 1951 al 1991 cfr. tabella 3. Nostre ela-
borazioni.
a) Esquilino
1951 1961 1971 1981 1991
Abitazioni occupate (a) 11.780 10.940 10.334 9.678 11.277
Abitazioni non occupate (b) 99 418 952 1.468 1.149
a +b 11.879 11.358 11.286 11.146 12.426
Abitazioni improprie 807 83 63 34 -
Stanze occupate (c) 43.410 41.704 38.954 38.954 45.374
Stanze non occupate (d) 363 1.614 3.339 5.117 n.d.
c +d 43.773 43.318 41.980 44.071 n.d.
b) San Lorenzo
Nota: per i dati relativi al 1951, 1961, 1971 (San Lorenzo) cfr. tabelle 1 e 3. Per le
fonti (anni dal 1951 al 1991) cfr. tabella 3. Nostre elaborazioni.