Sei sulla pagina 1di 48

Maria Rosa Protasi

EVOLUZIONE SOCIO-DEMOGRAFICA E INSEDIAMENTO


DELLA POPOLAZIONE ALL’ESQUILINO E A SAN LORENZO
DALL’UNITÀ AL 1991

1. Esquilino e San Lorenzo nelle suddivisioni toponomastiche e amministrative


del Comune di Roma

L’Esquilino venne enucleato nel 1874 dal rione Monti e sin dalla fonda-
zione costituì un’unità topografica ben definita, che traeva origine dalle anti-
che Exquiliae, una sorta di zona suburbana della Roma pre-augustea, i cui
abitanti erano denominati exquilini, in contrapposizione agli inquilini che vi-
vevano nella città propriamente detta. Identificato come una delle principali
direttrici dello sviluppo urbanistico della Roma postunitaria, il territorio del
rione Esquilino (da non confondere con l’omonima zona urbanistica creata
nel 1977) inglobò sino al 1921 l’area di Castro Pretorio, arrivando a coprire
una superficie territoriale di quasi 281 ettari. Attualmente l’Esquilino, che ai
fini amministrativi fa parte del I municipio, (ex I circoscrizione), si estende
invece per circa 158 ettari ed è delimitato da: piazza Santa Maria Maggiore,
via Gioberti, via Giovanni Giolitti, piazza dei Cinquecento (in asse dal largo
Massimiliano Massimo a via Solferino), via Marsala, piazzale Sisto V, Mura
urbane, Porta San Giovanni, piazza San Giovanni in Laterano, via Merulana,
piazza Santa Maria Maggiore.
Al contrario, San Lorenzo non è mai esistito come unità toponomastica a
sé stante. Dal momento della fondazione (avvenuta sul finire degli anni Set-
tanta del secolo XIX) sino ai primi del Novecento gli atti ufficiali del Comune
di Roma designarono come “quartiere fuori Porta San Lorenzo” o “quartiere
Tiburtino” l’area in cui fu edificata la parte “storica” di San Lorenzo (cioè il
territorio delimitato dalla via Tiburtina, dalle Mura e dal Verano). Si trattava
beninteso di semplici termini identificativi che non alludevano a un’unità
territoriale delimitata a fini statistici e toponomastici, anche perché sino alla
rilevazione censuaria del 1901 l’abitato di Roma coincise di fatto con la città
intramuraria (complesso dei rioni). Nel 1911, anno in cui vennero creati i
primi quindici quartieri extramurari, San Lorenzo entrò a far parte del quar-
tiere Tiburtino – quartiere VI – e venne ad identificarsi all’incirca con esso, in
quanto ne costituiva di fatto la parte abitata (la restante porzione di territorio
562 Maria Rosa Protasi

era infatti rappresentata da aree pressoché disabitate coltivate a vigne ed or-


ti). Nei decenni seguenti, tuttavia, vennero inglobati nel Tiburtino: prima una
parte del quartiere Prenestino (1931), poi il territorio del suburbio Tiburtino
(1932) e infine un’altra porzione del Prenestino (1951). Tali variazioni terri-
toriali determinarono la notevole espansione della superficie di questo quar-
tiere – dai 218 ettari iniziali si passò ai 234, 310 e 374 ettari relativi alle date
sopra indicate –, rendendo difficilmente applicabili al contesto di San Loren-
zo (che nel frattempo si era esteso al di là della via Tiburtina, sino a lambire
l’area che sarà poi occupata dalla città universitaria) i dati censuari relativi al
Tiburtino in generale. Fortunatamente, in occasione dello svolgimento della
rilevazione censuaria del 1951 fu inaugurata la cosiddetta “suddivisione per-
manente” del territorio comunale di Roma in sezioni di censimento (cioè in
unità statistiche elementari in cui erano suddivisi rioni, quartieri, suburbi e
zone statistiche dell’agro), al fine di “rilevare, seguire e confrontare, nel cor-
so del tempo, qualsiasi fenomeno nelle sue successive distribuzioni nello
spazio” 1. Da quel momento è dunque possibile disaggregare i dati globali re-
lativi al Tiburtino ed individuare tutte le sezioni di censimento che coprono
l’area di San Lorenzo, ottenendo per somma i principali indicatori censuari
relativi al quartiere, vale a dire l’entità della popolazione presente e residen-
te, il numero delle abitazioni, delle stanze e delle famiglie. Dal 1977, inoltre,
è stata delimitata all’interno della ex III circoscrizione una zona urbanistica
denominata San Lorenzo (zona 3 b), che coincide grossomodo con il quartie-
re formatosi tra il 1879 e il 1930. È bene ricordare, però, che non sono stati
inclusi in questa zona: un isolato costruito tra il 1884 e il 1919 (situato tra
via degli Irpini, via dei Dalmati, via Cesare De Lollis, via dei Marrucini) e
due dei tre isolati con abitazioni a villini costruiti agli inizi degli anni Venti
dalla cooperativa di impiegati delle ferrovie “Quieta Domus” 2.

2. Esquilino e San Lorenzo prima del 1870 (cenni) 3


I principali interventi sul territorio dell’Esquilino avvenuti prima della
costruzione della stazione Termini (fra gli anni 1867-69 e il 1873) e della

1
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma. Popolazione e territorio
dal 1860 al 1960, Roma, 1960, p. 93. Si rimanda a questa pubblicazione per le notizie riguar-
danti le variazioni territoriali che hanno interessato il rione Esquilino e il quartiere Tiburtino
nella seconda metà dell’Ottocento e nella prima parte del Novecento.
2
I dati statistici comunali disaggregati per sezioni di censimento relativi all’area di San
Lorenzo (per gli anni 1951, 1961 e 1971) sono stati consultati, assieme alle planimetrie di ri-
ferimento, alla biblioteca dell’Ufficio di Statistica del Comune di Roma. I dati relativi alle zo-
ne urbanistiche sono disponibili a partire dal censimento del 1981.
3
Per un approfondimento delle notizie contenute in questo paragrafo si rimanda a: S. VA-
SCO ROCCA, Rione 15: Esquilino, Roma, Palombi, 1982, 2° ed.; A. DI LORENZO, Note di storia
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 563

lottizzazione post-unitaria risalgono al pontificato di Sisto V (fine del 1500).


Ricordiamo in particolare: 1) la costruzione dell’acquedotto Felice, che ri-
fornì di risorse idriche sia l’Esquilino che il Viminale e il Quirinale; 2) la
realizzazione di un importante sistema viario imperniato sulla basilica di
Santa Maria Maggiore (completamento della via Merulana; apertura della
strada Felice); 3) la sistemazione della piazza di Termini e di Santa Maria
Maggiore.
Divenuta proprietà dei pontefici e delle loro famiglie, di istituti ed enti re-
ligiosi, parte dell’area su cui sorgeva l’Esquilino fu trasformata – tra la fine
del 1500 e la fine del 1600 – in un complesso di ville e giardini utilizzati co-
me residenze di campagna (ricordiamo la villa Montalto – da Porta San Lo-
renzo a piazza di Termini –; le ville Gentili, Polidoro, Martini, de Vecchi,
Rondanini, Quarantotti, Lattanzi – verso le Mura Aureliane –; la vigna dei
Celestini di Sant’Eusebio; le ville Palombara, Altieri, Astalli – verso Santa
Croce in Gerusalemme –; le ville Sacripanti e Magnani – a Porta San Loren-
zo – eccetera), mentre la restante porzione di territorio, in cui imperversava
la malaria, rimase caratterizzata sino al 1870 dalla presenza di vigne, orti,
macchia e acquitrini.
Analogamente, la zona in cui sorse l’abitato di San Lorenzo, così denomi-
nato per la sua vicinanza all’omonima basilica – posta fuori le Mura –, era
costituita prevalentemente da terreni coltivati a vigne ed orti, i cui proprietari
erano perlopiù d’estrazione borghese. La successiva trasformazione in quar-
tiere operaio e popolare fu determinata non solo dalla “febbre edilizia” che
contrassegnò l’economia romana per tutti gli anni Settanta e buona parte de-
gli anni Ottanta del secolo XIX, ma anche da alcuni importanti interventi sul
territorio che precedettero l’inizio dei lavori edilizi veri e propri. Ci riferia-
mo alla costruzione, avvenuta tra il 1859 e il 1878, del cimitero del Verano
(il cui indotto diede lavoro a diverse categorie di artigiani – marmorari, cas-
samortari, fiorai – che stabilirono la propria residenza nel nuovo quartiere) e
alla inaugurazione – 1879 – della ferrovia Roma-Tivoli, con stazione termi-
nale nei pressi di piazzale Tiburtino. Di quest’ultima (smantellata negli anni
Venti) va ricordata la “funzione storica di raccordo e smistamento su Roma
di uomini e merci provenienti dall’Alta valle dell’Aniene e dalla regione
montana ad essa circostante” 4.

urbana, in Esquilino: Storia, trasformazione, progetto. Le analisi, le ricerche e i programmi


per le aree di Termini e Piazza Vittorio, a cura di F. Pecoraro, Roma, Palombi, 1986, pp. 40-
52; M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981: storia urbana di un quartiere popolare di Roma,
Roma, Officina, 1989; ID. (a cura), Il quartiere San Lorenzo a Roma, storia e recupero, Ro-
ma, 1994.
4
L. PICCIONI, Roma e “dintorni” o area metropolitana? Dall’Unità agli anni Trenta, «Ro-
ma moderna e contemporanea», VII, 1999, 1-2, pp. 255-280, p. 261.
564 Maria Rosa Protasi

3. Nascita ed espansione dei due quartieri (1870-1900)


3.1. La realizzazione del tessuto edilizio
L’Esquilino e San Lorenzo sorsero negli anni della febbre edilizia con
una diversa caratterizzazione socio-professionale: come quartiere per il ceto
medio e impiegatizio il primo, come quartiere operaio e popolare il secondo.
La politica delle convenzioni stipulate dal Comune con società private fu alla
base dell’edificazione di entrambi i quartieri; la lottizzazione dei terreni del-
l’Esquilino (gran parte dei quali appartenevano alla famiglia Massimo) ven-
ne però inserita nei piani regolatori approvati nel 1873 e 1883, mentre la co-
struzione di San Lorenzo restò fuori piano fino al 1909 (data di approvazione
del terzo piano regolatore cittadino). Diversamente dall’Esquilino, San Lo-
renzo nacque inoltre isolato dal resto della città ottocentesca, divenendo, co-
me ricorda padre Libero Raganella nelle sue memorie, “un quartiere a sé
stante, anche a causa dei suoi confini allora ben determinati. Da una parte le
mura cittadine con l’arco di Santa Bibiana e la sovrastante ferrovia, giù poi
la ferrovia con il gran deposito delle locomotive e lo Scalo merci, dal lato
opposto alle mura cittadine il grande cimitero di Roma, il Verano, e poi da
questo i prati del Policlinico fino nuovamente alle mura cittadine. Il quartiere
finiva nella campagna di via Tiburtina verso Portonaccio. Due soli erano gli
accessi della città al quartiere, l’arco di Santa Bibiana e il ponte sotto la fer-
rovia, tra porta Maggiore e lo scalo San Lorenzo, dalla parte esterna di via
Tiburtina si poteva avanzare nella campagna […]” 5.
San Lorenzo si configurava dunque “come un gran paese e non come un
quartiere di città. Un quartiere nuovo rispetto ai tanti quartieri antichi di Ro-
ma, sorto quando la città, divenuta capitale d’Italia, incominciò ad attirare
immigrati con la sicurezza del lavoro, e incominciò la speculazione edilizia a
ridosso delle mura cittadine” 6.
Se alla base dell’edificazione di San Lorenzo, avvenuta senza alcuna pro-
gettualità, vi fu quindi la necessità di costruire abitazioni a buon mercato per
il ceto operaio e popolare, approfittando anche di una serie di incentivi previ-
sti per l’edificazione di immobili localizzati fuori della cinta daziaria (ci rife-
riamo all’esenzione dai dazi sui materiali da costruzione e soprattutto all’e-
senzione decennale dalle tasse stabilita dalla legge sull’agro romano del
1883), nonché dell’assenza – fino al 1887 – di un regolamento edilizio citta-

5
L. RAGANELLA, Senza sapere da che parte stanno. Ricordi dell’infanzia e “diario” di Ro-
ma in guerra (1943-44), con introduzione e a cura di L. Piccioni, Roma, Bulzoni, 2000, p. 50.
Padre Libero è stato per molti anni sacerdote ed educatore presso la parrocchia dell’Immaco-
lata e San Giovanni Berchmans (San Lorenzo).
6
Ibidem.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 565

dino, alla base della lottizzazione dell’Esquilino vi fu fondamentalmente


l’urgenza di costruire case per gli impiegati delle amministrazioni centrali
dello stato che erano state trasferite da Firenze a Roma dopo gli avvenimenti
del 1870. Diversi furono peraltro i tempi di realizzazione dei due quartieri.
Per quanto riguarda l’Esquilino 7, va ricordato che nel novembre 1871 il
Comune di Roma stipulò una convenzione con la Compagnia Commerciale
Italiana e la Banca Italiana di Costruzioni (due ditte genovesi che diedero poi
vita, assieme ad altre società, all’Impresa dell’Esquilino) per la sistemazione di
una prima zona di circa 22 ettari (1/3 del quartiere) delimitata grossomodo dal-
le attuali piazza dei Cinquecento, via Giolitti, via del Viminale, via Depretis,
piazza dell’Esquilino, piazza di Santa Maria Maggiore, via Carlo Alberto. Ne-
gli anni seguenti il Comune approvò inoltre la cessione di alcuni terreni fabbri-
cabili localizzati nella II e III zona dell’Esquilino (tra piazza Vittorio e viale
Manzoni). Più precisamente vennero assegnati, rispettivamente nel 1876, 1877
e 1878: 10.000 mq (posti tra le vie Carlo Alberto, Leopardi e Merulana) alla
Società Edificatrice di Case per la Classe Povera e Laboriosa; 25.050 mq (siti
tra piazza Vittorio e via Merulana) ad Alessandro Rossi, noto industriale lanie-
ro del Veneto e senatore del Regno; 15.267 mq (posti in prossimità delle aree
cedute a Rossi) alla Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche. Sui
lotti ceduti al Rossi fu progettata la costruzione di un quartiere operaio costi-
tuito da casette economiche di 2-3 piani – circondate da giardini e riscattabili
dagli inquilini –, i cui affitti non avrebbero dovuto superare le 20-30 lire men-
sili. Dopo alterne vicende (i lavori non terminarono entro i tre anni inizialmen-
te previsti; contrariamente alle promesse fatte furono edificate abitazioni desti-
nate prevalentemente alla piccola e media borghesia, le cui pigioni erano com-
prese tra le 70 e le 80 lire mensili) il Comune ritornò in possesso di quest’area
e nel 1887 approvò la vendita delle case ivi costruite 8.

7
Sulla lottizzazione ed edificazione dell’Esquilino cfr. M. PIACENTINI-F. GUIDI, Le vicende
edilizie di Roma dal 1870 ad oggi, Roma, Palombi, 1952; A. DI LORENZO, Note di storia ur-
bana, cit.; A. RESTA, La vicenda dell’Esquilino attraverso gli atti del consiglio comunale, in
Esquilino: Storia, trasformazione, progetto, cit., pp. 53-61; B. REGNI-M. SENNATO, I nuovi
quartieri di “Roma Capitale”: l’Esquilino, «Capitolium», XLVIII, 1973, 9, pp. 2-18; F. GIRAR-
DI, L’Esquilino e Piazza Vittorio: una struttura urbana dell’Ottocento, Roma, Editalia, 1974;
I. INSOLERA, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica 1870-1970, Torino, Einaudi,
1976, 6° ed.; A.M. SERONDE BABONAUX, Roma. Dalla città alla metropoli, Roma, Editori Ri-
uniti, 1983; P. DELLA SETA-R. DELLA SETA, I suoli di Roma. Uso e abuso del territorio nei cen-
to anni della capitale, Roma, Editori Riuniti, 1988; G. CUCCIA, Urbanistica, edilizia, infra-
strutture di Roma capitale 1870-1990, Roma-Bari, Laterza, 1991; M. SANFILIPPO, La costru-
zione di una capitale, 3 voll., Milano, Silvana Editoriale, 1992, I, Roma, 1870-1911. Utili in-
dicazioni sullo sviluppo edilizio dell’Esquilino e delle altre zone cittadine all’indomani del
1870 sono contenute anche in F. BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento, 2 voll., Bologna, Cappel-
li, 1985,
8
II, pp. 755-805.
Cfr. L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare nello sviluppo urbanistico di Roma moder-
566 Maria Rosa Protasi

Gran parte degli edifici progettati nella I zona furono ultimati entro il
1882 (i tempi furono più lunghi rispetto ai 4 anni concordati nella conven-
zione del 1871), mentre la sistemazione dell’area di piazza Vittorio, già pre-
vista nei progetti di edificazione del quartiere redatti tra il 1871 e il 1872, av-
venne negli anni seguenti, sulla base di una convenzione stipulata dal Comu-
ne con la ditta Marotti e Frontini (1881). Nel triennio 1887-89, contrassegna-
to da una gravissima crisi che colpì l’edilizia romana, i lavori subirono tutta-
via una forte battuta d’arresto; molti cantieri furono chiusi e i portoni di di-
versi fabbricati già ultimati furono murati dai proprietari per evitare il paga-
mento delle tasse 9. Al termine di questo periodo sia la zona rientrante nella
convenzione del 1871 sia gli isolati siti attorno o vicino a piazza Vittorio po-
tevano dirsi quasi del tutto edificati, sebbene una parte dei marciapiedi e del-
le strade del quartiere avessero ancora un assetto provvisorio. Non va infine
dimenticato che il forte ricorso a un’edilizia intensiva da parte dei costruttori
privati si rifletté negativamente sugli standard qualitativi dei nuovi fabbricati
(benché costituiti da appartamenti ampi e spaziosi disposti generalmente su
4-5 piani, essi furono non di rado costruiti con materiali a basso costo – le
facciate erano ad esempio dipinte in ocra, il colore più economico) e sulla te-
nuta strutturale degli stessi. Ne sono prova i ripetuti crolli che si registrarono
nel quartiere nella seconda metà degli anni Ottanta, come pure il “crollo del-
le volticelle di ricotta a piazza Vittorio […], diventato una rubrichetta fissa
della cronaca cittadina” 10.
La lottizzazione di San Lorenzo 11 ebbe inizio invece qualche anno più
tardi, precisamente attorno al 1879, anno in cui la Banca Tiberina, una delle
principali protagoniste delle vicende edilizie romane degli anni Ottanta, ac-
quistò la proprietà appartenuta alla famiglia Ferrini, comprendente gran par-
te dei terreni compresi tra il vicolo Malabarba (l’attuale via dei Falisci-via
degli Apuli-ex vicolo della Ranocchia) e le Mura. La costruzione del quar-

na, Roma, La Goliardica, 1983, pp. 170-177; 222-228. Dietro il filantropismo di facciata di
Rossi si celavano interessi meramente speculativi. Gli stabili dell’ex quartiere Rossi che non
furono venduti rimasero di proprietà del Comune fino al 1925, anno in cui vennero ceduti allo
ICP di Roma.
9
Cfr. U. SILVAGNI, Le vicende di Roma durante 25 anni, appunti economico-edilizi, Roma,
Artero, 1895, pp. 81-86 e A. RAVAGLIOLI, Le piazze di Roma capitale, Roma, Newton Comp-
ton, 1995, pp. 42-43. Sulla “febbre” e sulla crisi edilizia cfr. A. CARACCIOLO, Roma capitale,
Roma,
10
Editori Riuniti, 1974, 2° ed., pp. 169-205.
F. MASTRIGLI, I XXIII rioni della Roma di Mussolini, Roma, »Il Lavoro Fascista», 1938, p.
247. Cfr. anche A. RAVAGLIOLI, Le piazze di Roma, cit., pp. 42-43.
11
Alcune indicazioni in proposito sono contenute in I. INSOLERA, Roma moderna, cit., pp.
74-75 e M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale, I, cit., pp. 132-133 e II, Roma, 1911-
1945, Milano, Silvana Editoriale, 1993, pp. 84-87. Rimane tuttavia fondamentale la lettura
delle opere di M. Pazzaglini citate alla nota 3.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 567

tiere della Banca Tiberina avvenne tra il 1879 e il 1885 in violazione della
normativa igienico-sanitaria (la rete fognaria venne realizzata successiva-
mente a spese del Comune); in quest’area furono edificati con materiali sca-
denti una serie di lotti edilizi ad alta densità abitativa (case a ballatoio), in
cui andò agglomerandosi una numerosa popolazione di origine operaia (edi-
li e successivamente tranvieri e ferrovieri) e artigiana (marmorari, cassa-
mortari, fiorai, falegnami eccetera), continuamente esposta al rischio di
contrarre gravi epidemie. Nel 1886 la ditta Cantoni, che aveva acquistato
precedentemente i terreni di proprietà Venturi Vagnozzi nell’area delimitata
dal vicolo Malabarba, dalla via Tiburtina e dal vicolo del Verano, diede poi
inizio alla seconda fase della lottizzazione di San Lorenzo, presentando al
Comune una convenzione con cui si proponeva di estendere il quartiere fino
al Verano. Senza attendere l’autorizzazione delle autorità comunali Cantoni
cominciò a costruire gli edifici progettati seguendo le modalità già segnala-
te nel caso precedente (utilizzazione di materiali economici, parziale realiz-
zazione dei lavori di fognatura). Una relazione che risale al 1889 così rias-
sume le vicende della fondazione del quartiere: “Il quartiere sorse per sem-
plice iniziativa privata casa per casa, senza licenza del Comune, saltuaria-
mente in gran parte, e man mano che i vari costruttori venivano in possesso
di un ritaglio di terreno […]. Così si venne formando il quartiere sopra un
tracciato di strade tollerabile nella zona verso la via Tiburtina […] ma infe-
lice nella zona più lontana: però tutta la rete stradale mancava di fognature e
le case convogliavano i rifiuti in pozzi neri che spesso rigurgitavano, o in
pozzi assorbenti che inquinavano il sottosuolo. Il solo proprietario della zo-
na di terreno più lontana dalle mura, e che fa seguito a quella fabbricata,
prese accordi col Comune per la fognatura e convenne di concorrere, nella
spesa per una fogna collettrice, e si impegnò ed eseguì in proprio conto le
fogne nelle strade della sua porzione di quartiere. Gli altri venticinque pro-
prietari nulla eseguirono, nonostante ripetuti intimi legali; tanto che il Co-
mune cominciò i lavori d’ufficio con animo di rivalsa per la spesa verso i
proprietari. I lavori possono dirsi compiuti. Si fece già la fogna collettrice
sulla via Tiburtina e si costruirono le fogne stradali per la lunghezza di oltre
4000 metri […]” 12.
Il contenzioso sorto tra i costruttori e il Comune di Roma, per decidere a
chi spettasse l’attivazione dei pubblici servizi e l’esecuzione dei lavori di fo-
gnatura, terminò soltanto nel primo decennio del Novecento, allorquando
vennero stipulati nuovi accordi con la Banca d’Italia, che nel frattempo ave-

12
I lavori edilizi della città di Roma. Relazione al 30 giugno 1889, Roma, Pallotta, 1889,
pp. 122-123.
568 Maria Rosa Protasi

va rilevato il patrimonio immobiliare liquidato dalla Banca Tiberina 13 (con-


venzioni del 1901 e del 1903 per la sistemazione stradale e il risanamento
igienico delle abitazioni) e con la ditta Cantoni (convenzione del 1907).

3.2. L’evoluzione demografica


La necessità di risanare il territorio di San Lorenzo e di fornirlo di servizi
pubblici ed infrastrutture fu resa ancor più urgente dalla forte crescita demo-
grafica verificatasi in quel quartiere tra la fine degli anni Settanta dell’Otto-
cento e i primi del Novecento. In assenza di dati statistici (le prime rilevazio-
ni utili per “San Lorenzo-Tiburtino” risalgono al censimento del 1911) sono
soprattutto alcuni resoconti sullo sviluppo edilizio del quartiere a fornirci al-
cune indicazioni sui crescenti livelli di addensamento della popolazione in
quell’area.
In uno studio del 1887 Giuseppe Pinto descriveva ad esempio San Loren-
zo come un quartiere “recentemente iniziato e che ha preso incredibile svi-
luppo”, mentre negli atti del Consiglio comunale del 22 agosto 1888 fu ver-
balizzato che nella suddetta zona “si è agglomerata una numerosa popolazio-
ne raccolta nelle classi più povere della cittadinanza e incurante delle norme
più elementari dell’igiene”. Dichiarazioni analoghe sono contenute nei ver-
bali del Consiglio comunale del 17 maggio 1901 (ove si alludeva alla “fitta
popolazione” che viveva a San Lorenzo) e in un articolo della «Tribuna» da-
tato 23 marzo 1901 (ove si accennava alle “migliaia e migliaia di abitanti sti-
pati in quella stretta zona” in condizioni igienico-sanitarie deprecabili). Pe-
raltro, secondo le stime riportate nella relazione sui lavori edilizi del 1889, il
quartiere avrebbe potuto contenere, una volta ultimato, circa 8.000 abitanti.
Tuttavia, stando alle informazioni contenute in una statistica giudiziaria del
1901, tale cifra appariva a quella data più che raddoppiata (18.000 unità) ed
era destinata a subire un ulteriore aumento nel periodo seguente (nel 1911 si
contarono infatti circa 24.000 presenze) 14.
È documentata invece, a partire dal 1881, la grande espansione demogra-

13
Per una ricostruzione delle vicende che portarono la Banca d’Italia a rilevare il patrimo-
nio immobiliare della Banca Tiberina e di altre imprese coinvolte nella crisi edilizia romana
della fine degli anni Ottanta cfr. M. BOCCI, Banche e edilizia a Roma fra Otto e Novecento,
«Roma moderna e contemporanea», VII, 1999, 1-2, pp. 125-146.
14
Le indicazioni sopra riportate sono state tratte da: G. PINTO, I rioni di Roma considerati
dal lato igienico, Roma, Accademia dei Lincei, 1887, p. 76; M. PAZZAGLINI, San Lorenzo
1881-1981, cit., pp. 178-179 (riferimenti ai Consigli comunali sopra citati) e p. 48 (articolo
della «Tribuna»); I lavori edilizi della città di Roma, cit., pp. 122-123; Relazione statistica dei
lavori compiuti nel distretto della Corte d’Appello di Roma nell’anno 1901, Roma, 1902 (ci-
tata in G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento. Da Giolitti alla Repubblica, Bologna,
Cappelli, 1987, p. 139).
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 569

fica che si verificò all’Esquilino parallelamente all’ampliamento del fabbri-


cato: un processo, questo, che riguardò, sia pure in proporzioni minori, anche
gli altri rioni “esterni” (cioè periferici) della città. C’è da notare a questo pro-
posito che nel rione esaminato la superficie fabbricata passò, nell’arco di
tempo compreso tra il 31 dicembre 1881 e il 31 marzo 1888, da 389.730 mq
(15,35 per cento della superficie totale) a 1.018.741 mq (40,13 per cento del-
la superficie totale), con un incremento pari al 161,39 per cento; invece, nel
complesso della città intramuraria, essa passò da 3.403.150 mq (23,19 per
cento della superficie totale) a 4.718.115 mq (30,02 per cento della superfi-
cie totale), facendo registrare un aumento molto più basso (38,63 per cento).
Il boom edilizio determinò ovviamente un decremento della superficie dei
terreni, che all’Esquilino fu pari al 42,99 per cento (da 1.511.730 mq del
1881 a 861.764 del 1888), contro il 15,83 per cento riscontrato nel totale dei
rioni 15.
Il ritmo di incremento della popolazione fu però molto più intenso rispet-
to a quello fatto registrare dall’attività edilizia. Tra il 31 dicembre 1881 e il
31 dicembre 1889 gli abitanti dell’Esquilino – zona di Castro Pretorio com-
presa – aumentarono del 247,19 per cento (passarono, in termini assoluti, da
23.474 a 81.501) 16, mentre – come si è detto – l’area fabbricata crebbe del
161,39 per cento.
Riferendosi a questo fenomeno un osservatore dell’epoca scriveva che “le
vie lunghe e divergenti da piazza Vittorio Emanuele che vanno a toccare l’e-
stremo limite della cinta muraria, vanno man mano popolandosi in guisa che
appena terminata una fabbrica, viene subitamente ricercata da un numero
stragrande di abitatori, e il viale Emanuele Filiberto, non che quello nomato
Conte Verde, terminati appena in quest’ultimi tempi, contengono già tanto di
popolazione, da desiderare presto il compimento edilizio di quelle grandi ar-
terie stradali così ampie, così ricercate” 17.
Ricordiamo che il piano regolatore del 1873, nell’approvare le lottizza-
zioni dei quartieri di piazza Vittorio e di piazza Indipendenza (Castro Preto-
rio), aveva previsto un tetto massimo di circa 35.000 abitanti nella prima e di

15
MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO (MAIC), DIREZIONE GENERALE DELLA
STATISTICA, Notizie sulle condizioni edilizie e demografiche della città di Roma e di alcune al-
tre città italiane ed estere nel 1888, Roma, Eredi Botta, 1889, pp. 38-40. Nel 1881 la superfi-
cie fabbricata dell’Esquilino rappresentava l’11,45 per cento della superficie fabbricata del
complesso dei rioni; nel 1888 tale cifra era salita al 21,59 per cento. Prendendo come riferi-
mento le rispettive superfici totali, la quota dei terreni passò – tra il 1881 e il 1888 – dal 59,55
per cento al 33,95 per cento all’Esquilino e dal 51,47 per cento al 40,46 per cento nei rioni
globalmente considerati.
16
Il dato relativo al 1889 è tratto da P. DI TUCCI, Roma 1891. Dopo la speculazione edilizia.
Note, osservazioni, proposte di Pacifico Di Tucci, Roma, Tipografia del Genio Civile, 1891, p. 9.
17
G. PINTO, I rioni di Roma, cit., pp. 36-37.
570 Maria Rosa Protasi

22.000 nella seconda area (per un totale di circa 57.000 persone); stime, que-
ste, che furono però ampiamente superate nella realtà, come è anche confer-
mato dal dato sopra ricordato. Conseguentemente crebbe l’addensamento
della popolazione sul territorio. Se nel 1881 vivevano nel nostro rione 83,59
abitanti per ettaro (contro i 186,75 rilevati nell’insieme dei rioni), nel 1889
ne furono contati ben 290,21 (il dato complessivo relativo ai rioni fu invece
di 238,52). Considerando la sola superficie fabbricata, l’addensamento della
popolazione nel 1889 risultava tuttavia molto più elevato: pari cioè a 760
abitanti circa per ettaro all’Esquilino e 792 nell’abitato di Roma considerato
nella sua globalità. Queste cifre subivano un ulteriore aumento nella I zona
dell’Esquilino (l’area compresa nella convenzione del 1871), ove la media
degli abitanti per ettaro era pari a 1258. Il dato relativo alla I zona dell’Es-
quilino era considerato peraltro assai significativo da chi aveva effettuato le
rilevazioni, in quanto “la popolazione colà accatastata non appart[eneva] al-
l’inferiore classe dei viventi in Roma” 18, bensì ai ceti medi e impiegatizi.
Non dimentichiamo comunque che una notevole quota di abitanti era con-
centrata anche attorno a piazza Dante e lungo le vie Leopardi, Buonarroti,
Machiavelli 19.
Negli anni di più intenso sviluppo edilizio l’incremento della popolazione
all’Esquilino fu dovuto soprattutto all’immigrazione e ai cambiamenti di abi-
tazione. Tra il 31 dicembre 1885 e il 31 dicembre 1886, ad esempio, fu regi-
strato in questo rione un incremento totale della popolazione pari al 245,63
per mille (gli abitanti crebbero in termini assoluti di 10.732 unità, passando
da 43.691 a 54.423), di cui il 24,23 per mille attribuibile al saldo naturale, il
137,48 per mille al saldo migratorio, il 78,64 per mille ai cambiamenti di do-
micilio, il 5,26 per mille all’eccedenza di militari ivi trasferiti. A titolo di con-
fronto col complesso dei rioni va ricordato che all’interno delle Mura l’incre-
mento totale della popolazione fu, nell’arco dello stesso anno, di 16.766 unità,
pari al 53,31 per mille. Tale incremento appariva così ripartito: saldo naturale
= +8,98 per mille; saldo migratorio = +45,01 per mille; cambiamenti di domi-
cilio = -2, 61 per mille; guarnigione militare = +1,92 per mille 20.

18
P. DI TUCCI, Roma 1891, cit., p. 14. I valori riscontrati nella prima zona dell’Esquilino
erano superati solo dai rioni Ponte e Parione, ove furono contati rispettivamente circa 1570 e
1350 abitanti per ogni ettaro di superficie fabbricata.
19
G. PINTO, I rioni di Roma, cit., p. 36. Uno degli effetti del boom edilizio all’Esquilino fu
l’enorme aumento del valore delle aree edificate ed edificabili riscontrato tra l’inizio degli an-
ni Settanta e la seconda metà degli anni Ottanta.
20
COMUNE DI ROMA, DIREZIONE COMUNALE DI STATISTICA, Annuario statistico di Roma, An-
no II, 1886, 2 voll., Roma, 1890, I, p. 11. Sui tassi d’incremento naturale e migratorio riscon-
trati nei singoli rioni nel biennio 1885-86 si rimanda alle elaborazioni di A.M. SERONDE BABO-
NAUX, Roma, cit., pp. 42, 47.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 571

Negli anni successivi, caratterizzati da una grave stasi dell’attività edili-


zia, l’Esquilino continuò ad accogliere molti abitanti provenienti da altre zo-
ne della città (furono 14.126 nel quadriennio 1890-93 e 12.771 nel quadrien-
nio 1894-97, contro i 6.327 contati nel solo 1886), ma perse al tempo stesso
una quota significativa di abitanti che andò a trasferirsi in altri rioni (12.690
nel 1890-93, 12.861 nel 1894-97). Nel periodo 1890-93 l’eccedenza di per-
sone – provenienti dal resto della città – trasferitesi all’Esquilino fu dunque
di 1.436 unità, contro le 3.436 unità riscontrate nel corso del 1886. Tra il
1894 e il 1897, invece, il numero dei trasferimenti verso il nostro rione fu su-
perato dalla cifra degli allontanamenti (-90 unità) 21.
Un’ultima considerazione. Il forte incremento demografico verificatosi a
San Lorenzo e all’Esquilino nell’ultimo scorcio dell’Ottocento ebbe delle
notevoli ripercussioni sulle condizioni igienico-sanitarie di questi due quar-
tieri, che pure avevano una connotazione sociale molto diversa. Tito Gualdi,
direttore dell’Ufficio d’Igiene romano, rilevò ad esempio che nel periodo
1876-1900 l’incidenza della febbre tifoide fu più elevata nei quartieri edifi-
cati durante gli anni della febbre edilizia, tra cui l’Esquilino (soprattutto ne-
gli isolati che circondavano piazza Vittorio, via Merulana, via Giovanni Lan-
za, viale Principessa Margherita, viale Manzoni) e San Lorenzo. Il principale
motivo addotto da Gualdi per spiegare la maggiore presenza dell’infezione
tifica in queste aree di recente costruzione era l’eccessiva densità degli abi-
tanti sul territorio e il conseguente sovraffollamento delle abitazioni 22.

4. Il primo ventennio del Novecento


4.1. Lo stato dei due quartieri: lo sviluppo dell’edilizia popolare e cooperativa
Come si è visto, il ricorso all’edilizia privata fu predominante nella prima
fase della storia di San Lorenzo e dell’Esquilino. A partire dagli inizi del No-
vecento, tuttavia, il costituendo Istituto Case Popolari (ICP) e diverse coopera-
tive (di impiegati, ferrovieri eccetera) acquistarono delle aree edificabili site
nelle due zone studiate e vi costruirono alcuni fabbricati destinati ad alloggiare
famiglie della classe operaia e/o della piccola borghesia impiegatizia. All’Es-
quilino gli interventi dello ICP e dell’edilizia cooperativa avvennero per lo più
nella parte meridionale del quartiere – più precisamente nell’area situata tra
viale Manzoni e Santa Croce in Gerusalemme –, ove alla fine dell’Ottocento

21
I dati sui cambiamenti di abitazione sono riportati in L. MAROI, Movimenti della popola-
zione romana nell’interno della città, «Capitolium», IV, 1928, 7, pp. 376-391, pp. 379-380.
22
Cfr. F. CLEMENTI, La casa popolare a Roma nelle sue esigenze estetiche, igieniche e sociali,
in Atti del V congresso nazionale di studi romani, Roma, 1941, IV, pp. 213-222, pp. 214-215.
572 Maria Rosa Protasi

cominciarono ad insediarsi ferrovieri, tranvieri e netturbini 23. In questa zona lo


ICP realizzò, nel periodo precedente la grande guerra, 24 alloggi di tipo “eco-
nomico” (villini mono o bifamiliari) costituiti da 122 vani e abitati da 152 per-
sone (1,55 abitanti per camera e 6,33 abitanti per alloggio) 24. Inoltre vennero
costruiti: 74 casette duplex e un edificio sociale di 4 piani appartenenti alla co-
operativa Luigi Luzzatti (tra viale Manzoni e via Bixio) e 9 edifici appartenen-
ti alla cooperativa Ferrovieri (tra Porta Maggiore e Santa Croce) 25. Entro il
1914 risultava ultimato anche l’edificio ad angolo tra via dei Marsi e via degli
Apuli (San Lorenzo) costruito dallo ICP su un terreno fabbricabile appartenuto
alla Banca d’Italia e da questa ceduto al Comune di Roma nel 1903. In questo
fabbricato, denominato Tiburtino I, vivevano 492 persone distribuite in 101 al-
loggi e 264 vani (l’addensamento era di 3,01 abitanti per camera e di 4,86 abi-
tanti per alloggio) 26. Nei medesimi anni veniva realizzato dalle FS il grande pa-
lazzo tra via dei Liguri e viale dello Scalo San Lorenzo, in cui trovarono allog-
gio molti ferrovieri, i quali, dopo la costruzione dello Scalo merci di Porta
Maggiore (1906), avevano scelto San Lorenzo come luogo di residenza. Scri-
ve a tal proposito padre Libero Raganella: “[Il] gran palazzo dei ferrovieri
[era] in quel tempo il più grande e più popolato del quartiere. [M]olte famiglie
dei ferrovieri erano venute, da altre parti di Roma e fuori, ad abitare a quella
costruzione edificata per loro che si staccava nettamente, come concezione e
come esecuzione, dalle altre case ad uso popolare esistenti nel quartiere” 27.
Contemporaneamente agli interventi di edilizia popolare sopra ricordati
venne attuato da parte dell’Istituto Romano dei Beni Stabili (l’ente che gesti-
va il patrimonio immobiliare posseduto dalla Banca d’Italia) un piano di ri-
sanamento delle abitazioni localizzate nell’ex quartiere della Banca Tiberina.

23
Indicazioni in proposito sono contenute in I. INSOLERA, Roma moderna, cit., pp. 74-75 e
83; G. CUCCIA, Urbanistica, edilizia, cit., p. 95; A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 106-
109; L. TOSCHI, L’Istituto per le case popolari di Roma: 1903-1914, «Studi Romani», XXVII,
1979, 2, pp. 189-200. Sull’attività dell’Istituto per le case popolari si vedano anche: Cinquan-
t’anni di vita dell’Istituto autonomo case popolari della provincia di Roma, Roma, Istituto
grafico tiberino, 1953; C. COCCHIONI-M. DE GRASSI, La casa popolare a Roma. Trent’anni di at-
tività dell’ICP, Roma, Edizioni Kappa, 1984; L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare a Roma
durante l’amministrazione Nathan, «Storia urbana», XXII, 1998, 82-83, pp. 67-86.
24
Cfr. I. COSTANTINI, La popolazione educata e governata dell’Istituto Fascista Autonomo
Case Popolari della provincia di Roma, Roma, Tipografia Italia, 1937, Appendice statistica, I
serie. Popolazione domiciliata nei vari quartieri, pp. 5-12. I dati sopra riportati si riferiscono
all’anno 1914.
25
F. BARTOLINI, Roma borghese. La casa e i ceti medi tra le due guerre, Roma, Laterza,
2001, p. 240 (nota 68).
26
M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., pp. 73-74 e I. COSTANTINI, La popolazione
educata, cit., Appendice statistica, I serie. Popolazione domiciliata nei vari quartieri, pp. 5-
12. I dati sopra riportati si riferiscono al 1914.
27
L. RAGANELLA, Senza sapere da che parte stanno, cit., p. 60.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 573

I risultati di questo intervento, teso a migliorare lo stato igienico dei fabbri-


cati sorti in quell’area e dotarli di una serie di servizi collettivi ad uso degli
inquilini (bagni pubblici, lavatoi, locali per le immondizie, “case dei bambi-
ni” eccetera), furono riassunti dall’ingegner Edoardo Talamo in una relazio-
ne pubblicata nel 1910. Le ristrutturazioni riguardarono inizialmente una
dozzina di edifici che ospitavano 300 famiglie e nei quali, stando alle dichia-
razioni di Talamo, sarebbe stata accertata una riduzione sia della densità abi-
tativa (che risultava inferiore ai livelli medi di 3 o più persone per stanza ri-
levati nei vecchi fabbricati) sia del fenomeno del subaffitto. Il risanamento
avrebbe dovuto poi estendersi ad altri 48 fabbricati (con oltre 11.000 abitan-
ti), ma di questa seconda fase di recupero edilizio non si hanno notizie suc-
cessive 28.
Il tentativo operato dall’Istituto dei Beni Stabili fu dunque troppo limitato
per cambiare volto a un quartiere che fin dalle origini aveva avuto fra i suoi
tratti connotativi il degrado del tessuto edilizio. Questo stato di cose durò nel
tempo, benché una delibera comunale del 19 aprile 1920 avesse incluso San
Lorenzo – “per tutto ciò che resta[va] ancora a sistemare entro il perimetro:
città universitaria, viale lungo il Verano, via dello scalo San Lorenzo, viale
delle mura” – fra le aree cittadine da destinarsi alla costruzione di case popo-
lari ed economiche 29.

4.2. Popolazione e abitazioni


All’Esquilino, tra il 1881 e il 1901, il ritmo di accrescimento demografico
fu davvero intenso (la popolazione presente crebbe del 312 per cento e quel-
la residente del 324 per cento), mentre nel complesso dei rioni l’incremento
fu molto più contenuto – rispettivamente del 56,19 per cento e del 53,07 per
cento (tabella 2) 30. L’enorme crescita demografica verificatasi alla fine del-
l’Ottocento, attribuibile in parte all’espansione dei nuovi quartieri suburbani
adiacenti al nostro rione e da esso dipendenti amministrativamente (Tuscola-

28
M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit.; E. TALAMO, La casa moderna nell’opera
dell’Istituto Romano dei Beni Stabili, Roma, a cura dell’Istituto, 1910. Sulla creazione delle
case dei bambini cfr. M. MONTESSORI, La casa dei bambini dell’Istituto Romano Beni Stabili,
Roma, 1907.
29
COMUNE DI ROMA, SERVIZIO DI STATISTICA, Il problema edilizio. Per la costruzione di nuo-
ve case: provvedimenti e programmi, Roma, Tipografia Centenari, 1920, pp. 189-190.
30
Per comprendere meglio il dato medio cittadino va precisato che nei rioni interni (Ponte,
Parione, Regola, Sant’Eustachio, Pigna, Sant’Angelo) fu registrata, tra il 1881 e il 1901, una
perdita di popolazione pari al 22 per cento circa. Nei rioni esterni (Esquilino, Monti, Trevi,
Colonna, Campomarzio, Campitelli, Ripa, Trastevere, Borgo), i quali prestarono spazio per
l’ampliamento del fabbricato urbano, si ebbe invece complessivamente un aumento di popola-
zione del 92 per cento. Per questi dati cfr. L. MAROI, Movimenti della popolazione romana, cit.
574 Maria Rosa Protasi

no, Prenestino-Labicano, Tiburtino, Labicano), fece sì che nel 1901 l’Esqui-


lino raccogliesse da solo quasi 100.000 abitanti su circa 425.000 presenti en-
tro le mura cittadine, divenendo così il rione più popoloso. Altre zone forte-
mente popolate erano i rioni Borgo (47.006 abitanti), Monti (46.156 abitan-
ti), Trastevere (41.767 abitanti) e Trevi (40.156 abitanti). La densità della po-
polazione presente rilevata nel 1901 all’Esquilino fu di 344,39 abitanti per
ettaro, cifra più bassa rispetto a quella registrata in altre zone centrali in cui
l’addensamento degli abitanti sul territorio era tradizionalmente assai elevato
(Parione: 651,27; Ponte: 562,06; Trevi: 505,66; Regola: 502,90) 31.
Nel successivo intervallo intercensuario (1901-1911) si verificò una dimi-
nuzione della popolazione sia all’Esquilino – ove i presenti passarono da
96.713 a 85.881 (-11,20 per cento) e i residenti da 94.352 a 84.377 (-10,57
per cento) – sia in alcuni rioni esterni (Trevi, Colonna, Campomarzio) e in-
terni (Sant’Eustachio, Pigna). Nel complesso dei rioni i presenti diminuirono
mediamente del 3,67 per cento e i residenti dell’1,31 per cento, a dimostra-
zione del progressivo spostamento della popolazione romana dal centro citta-
dino verso i nuovi quartieri posti al di là delle Mura Aureliane, delimitati a
fini statistici e toponomastici in occasione del censimento del 1911. In dimi-
nuzione rispetto al 1901 risultò anche la densità della popolazione presente;
furono censiti infatti 305,81 abitanti per ettaro all’Esquilino – che rimaneva
il rione maggiormente popolato – e 253,24 nel complesso dei rioni. Le densi-
tà più elevate furono registrate, come nella rilevazione precedente, in alcuni
rioni centrali, vale a dire Parione (699,24), Ponte (622,75) e Regola (530,62).
La popolazione dell’Esquilino subì una ulteriore e più forte riduzione nel
1921, in seguito al distacco dell’area di Castro Pretorio (che andò a formare
un rione a sé stante). Tra il 1911 e il 1921 la popolazione presente scese in-
fatti dalle 85.881 alle 58.024 unità (-32,43 per cento); quella residente dalle
84.377 alle 56.132 unità (-33,47 per cento), mentre nel complesso dei rioni
le due popolazioni crebbero di circa il 15 per cento. Il numero delle famiglie
censite passò da 18.411 a 13.890 (-24,55 per cento) e il numero medio di
componenti da 4,7 a 4,2 (tabella 3). La riduzione della superficie territoriale
dell’Esquilino determinò per contro un aumento della densità di popolazio-
ne, che passò dai circa 305 ai 377,38 abitanti (presenti) per ettaro.
Per quanto riguarda infine il movimento immigratorio, va ricordato che
nel periodo 1901-1921 la quota di popolazione immigrata che soggiornò al-

31
I dati sulla densità della popolazione e sulla popolazione presente e residente segnalati
nel testo sono stati tratti da COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Popolazio-
ne e territorio dal 1860 al 1960, cit. La densità media rilevata nel 1901 nel complesso dei ri-
oni fu di 262,89 abitanti per ettaro. Sulla densità di popolazione nelle diverse zone della città
fra 1871 e 1931 cfr. anche A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 166-180.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 575

l’Esquilino fu assai rilevante. Dai dati desunti dagli annuari statistici del Co-
mune di Roma o elaborati da Lanfranco Maroi emerge ad esempio che negli
anni dal 1914 al 1920 l’Esquilino rimase la circoscrizione territoriale che at-
trasse il maggior numero di forestieri giunti a Roma, seguito dai rioni Prati e
Monti e dal quartiere Salario 32. Ciò fu dovuto soprattutto alla vicinanza della
stazione Termini, alla presenza di numerosi alberghi e pensioni e non ultimo
alla fisionomia socio-professionale (presenza di uffici, vivace attività com-
merciale) caratterizzante tale rione.
I primi dati censuari disponibili per “San Lorenzo-Tiburtino” risalgono al
1911 (tabella 1). In quell’occasione vennero contati in quella zona circa
24.000 abitanti (per la precisione 24.040 presenti e 24.011 residenti), che
rappresentavano il 25 per cento della popolazione che viveva nei quartieri
extramurari di recente istituzione. Dopo il Trionfale il Tiburtino rappresenta-
va il quartiere con la più elevata densità di popolazione (110 abitanti presenti
per ettaro), contro una media generale relativa ai quartieri pari a 26,77 pre-
senti per ettaro. Si tratta, come si può notare, di valori assai più bassi rispetto
a quelli registrati all’Esquilino e negli altri rioni. A tal riguardo va tenuto pe-
rò presente che, eccettuato l’abitato di San Lorenzo, il restante territorio del
Tiburtino non era stato ancora edificato. Analogamente, nei rimanenti quar-
tieri che andavano sorgendo fuori dalla cinta delle Mura Aureliane, le nuove
costruzioni si alternavano ad ampi spazi ancora inedificati. Nella successiva
rilevazione censuaria (1921) i presenti divennero 27.830 e i residenti 27.933;
le famiglie passarono da 5.306 a 7.037 (+32 per cento), mentre il numero
medio di componenti scese da 4,5 a 3,9 (tabella 3). La densità di popolazione
fu pari a 127,43 abitanti presenti per ettaro, cifra che, nell’ambito dei quar-
tieri, fu superata soltanto dal Trionfale (375,07 abitanti presenti per ettaro).
L’incremento di popolazione registrato tra il 1911 e il 1921 (i presenti au-
mentarono del 15 per cento e i residenti del 16 per cento) fu pressoché analo-
go a quello verificatosi nel complesso dei rioni, differenziandosi per contro,
in maniera notevole, dal trend demografico registrato nei quartieri (ove, fra il

32
Gli immigrati contati nel rione Esquilino (comprendente anche la zona di Castro Preto-
rio) furono 2488 (16,5 per cento del totale degli immigrati giunti a Roma) nel 1914, 2510
(14,9 per cento) nel 1915, 2182 (15,6 per cento) nel 1916, 1773 (15,6 per cento) nel 1917,
1261 (14,7 per cento) nel 1918, 1745 (14,8 per cento) nel 1919, 2679 (14,8 per cento) nel
1920. Negli anni indicati i forestieri costituivano circa il 2-3 per cento della popolazione pre-
sente censita all’Esquilino nel 1911. La maggior parte di essi viveva in subaffitto (nel 1913
erano il 42 per cento contro una media cittadina del 38 per cento). Per le elaborazioni cfr. CO-
MUNE DI ROMA. UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico 1914-1924, Roma, 1925, pp. 76-77;
L. MAROI, Il problema dell’immigrazione nella città di Roma, «Capitolium», III, 1927, 3, pp.
154-167. Sull’immigrazione a Roma dagli anni Ottanta del secolo XIX al 1940 circa cfr. anche
A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 194-209.
576 Maria Rosa Protasi

1911 e il 1921, la popolazione aumentò complessivamente di circa il 63 per


cento – tabella 2). Il modesto aumento registrato in questi anni a San Loren-
zo (che tutte le relazioni statistiche dell’epoca definivano come un quartiere
eccessivamente denso che non era capace di sopportare forti incrementi di
popolazione) fu dovuto in parte all’arrivo di nuove famiglie che andarono a
popolare l’edificio ICP – sito all’angolo tra via dei Marsi e via degli Apuli – e
il “grande” palazzo dei ferrovieri costruito sul viale dello Scalo.
Come quartiere popolare e periferico “San Lorenzo-Tiburtino” ospitava
peraltro un numero non irrilevante di immigrati alla ricerca di alloggi a buon
mercato. Ne furono contati 513 nel 1914, 650 nel 1915, 569 nel 1916, 416
nel 1917, 252 nel 1918, 429 nel 1919, 639 nel 1920, cifre che rappresentava-
no all’incirca il 3-4 per cento di tutti gli immigrati soggiornanti a Roma negli
anni considerati e l’1-2 per cento della popolazione presente censita al Tibur-
tino nel 1911 33.
Per quanto riguarda infine lo studio della struttura abitativa dell’Esquilino
e di San Lorenzo nel primo ventennio del Novecento, disponiamo dei risulta-
ti di un’utile indagine sulle abitazioni svolta dall’Ufficio di Statistica del Co-
mune di Roma in occasione del censimento del 1911. Quest’indagine appurò
che all’Esquilino (dove furono contati 177 isolati e 1203 fabbricati) vi erano:
13.810 abitazioni occupate (96,48 per cento del totale), 132 abitazioni affit-
tate ma disabitate al momento della rilevazione (0,92 per cento), 137 abita-
zioni sfitte (0,96 per cento), 235 abitazioni improprie (1,64 per cento), per un
totale di 14.314 abitazioni. Al Tiburtino (37 isolati e 225 fabbricati) furono
censite 3.466 abitazioni, di cui: 3.434 abitazioni occupate (98,08 per cento),
2 abitazioni affittate ma disabitate (0,06 per cento), 21 abitazioni sfitte (0,60
per cento) e 9 abitazioni improprie (0,26 per cento) 34. Questo quartiere, il
quale presentava il più alto numero di abitazioni occupate rispetto alle altre
35
zone della città , era caratterizzato: 1) dalla presenza di poche baracche e
capanne (5,50 per mille abitazioni occupate definite “normali”, contro una
media cittadina del 26 per mille); 2) da basse percentuali di piani terreni abi-

33
Per i dati cfr. la nota precedente. Nel 1913 oltre il 52 per cento degli immigrati soggior-
nanti in questa zona viveva in subaffitto.
34
COMUNE DI ROMA, SERVIZIO DI STATISTICA, Il censimento 10-11 giugno 1911 nel Comune
di Roma e confronti con i risultati dei censimenti precedenti, Roma, Tipografia Ludovico Cec-
chini, 1915 (Saggi monografici, 3), tabella 24, p. 47. Per una sintesi dei dati riportati in questo
volume cfr. anche G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento, cit., pp. 35-39. Per alcune in-
formazioni quantitative sulla situazione abitativa a Roma dall’unificazione al 1911 si veda F.
GAROFALO, Condizione abitativa e mercato edilizio attraverso i dati di quattro censimenti:
1871-1911, in Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città storica. Roma capi-
tale 1870-1911, Venezia, Marsilio, 1984, pp. 190-200.
35
Seguivano il rione Trastevere (98,54 per cento), il quartiere Trionfale (98,15 per cento),
il quartiere Portuense (98,35 per cento), il rione Ripa (97,33 per cento), tutte zone popolari.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 577

tati (32,38 per mille), in quanto essi erano in gran parte occupati da botteghe.
All’Esquilino, invece, le baracche e le capanne costituivano l’11,19 per mille
delle abitazioni normali, mentre i piani terreni raggiungevano la quota del
58,33 per mille, cifra in cui furono conteggiate anche quelle botteghe non
adoperate come tali ma destinate temporaneamente ad uso abitativo 36. Per
quanto riguarda il numero di vani, va poi precisato che all’Esquilino, dove
predominavano le abitazioni di 4-5 vani (48,88 per cento delle abitazioni oc-
cupate), vi era anche una percentuale non irrilevante (20 per cento circa) di
abitazioni molto grandi, composte cioè da 6-7 vani; per contro al Tiburtino
gran parte delle abitazioni (oltre il 70 per cento) erano costituite da 2-3 vani.
Più precisamente il Tiburtino era il quartiere che presentava il maggior nu-
mero di alloggi con tre camere (oltre il 40 per cento) 37.
L’inchiesta del 1911 fornì anche una serie di dati interessanti sulle coabi-
tazioni e sugli indici di sovraffollamento nelle abitazioni romane. Nel rione
Esquilino erano ad esempio in condizioni di sovraffollamento il 13,22 per
cento degli alloggi e il 21,55 per cento degli abitanti, mentre al Tiburtino tali
percentuali risultavano molto più elevate (rispettivamente il 44 per cento e il
64 per cento), attestandosi sui valori rilevati nei quartieri Appio-Latino e Tu-
scolano 38. Al Tiburtino erano anche più numerose le coabitazioni; il 37,29
per cento degli alloggi erano infatti abitati da più di una famiglia e il 51,51
per cento degli abitanti viveva in alloggi in comune. Queste percentuali era-
no rispettivamente del 21,55 per cento e del 30,17 per cento all’Esquilino e
del 21,51 per cento e del 31,25 per cento nel totale dei rioni e dei quartieri 39.
Ai censimenti del 1911 e del 1921 il Tiburtino venne classificato del resto
tra le zone a massimo addensamento (2,28 abitanti per vano), assieme al-

36
COMUNE DI ROMA, SERVIZIO DI STATISTICA, Il censimento 10-11 giugno 1911, cit., tabella
25, p. 52 sgg. Dal numero delle abitazioni occupate definite “normali” (13.043 all’Esquilino e
3.274 al Tiburtino) erano esclusi: sotterranei, piani terreni, botteghe, soffitte, baracche, capan-
ne, stalle. Per quanto riguarda le botteghe i valori riscontrati all’Esquilino e al Tiburtino erano
pressoché analoghi (14,34 per mille abitazioni normali nel primo caso; 15,58 per mille nel se-
condo caso). Le medie più elevate furono riscontrate nel rione Ponte (49,9 per mille) e nei
quartieri Prenestino-Labicano (46,3 per mille), Gianicolense (46,6 per mille) e Portuense (56
per mille).
37
Ivi, tabelle 33, 34, pp. 71, 75. Nel 1921 le abitazioni di 4-5 vani censite all’Esquilino
(senza più Castro Pretorio) costituivano il 55 per cento delle abitazioni occupate, mentre quel-
le di 2-3 vani censite al Tiburtino rappresentavano oltre il 67 per cento. Al Tiburtino venne
censito anche un 10 per cento di abitazioni di un vano (erano meno del 4 per cento nel 1911).
38
Ivi, tabella 38. Il termine sovraffollamento stava ad indicare che il numero delle persone
superava più del doppio il numero dei vani.
39
Ivi, tabella 41, p. 115. Il quartiere Tiburtino presentava le percentuali maggiori di coabita-
zioni nelle abitazioni di tre vani. Le quote più elevate di coabitazioni furono registrate, oltre che
nel quartiere Tiburtino, nel rione Ripa (34,82 per cento delle abitazioni e 44,71 per cento degli
abitanti), nel rione Trastevere (36,07 per cento delle abitazioni e 42,66 per cento degli abitanti) e
nel quartiere Trionfale (29,63 per cento delle abitazioni e 44,28 per cento degli abitanti).
578 Maria Rosa Protasi

l’Appio Latino, al Tuscolano, a Trastevere, al Prenestino e a Testaccio. L’Es-


quilino figurava invece tra le zone a medio addensamento (1,37 abitanti per
vano nel 1911 e 1,35 nel 1921). A minimo addensamento erano infine le zo-
ne di Sallustiano, Prati, Castro Pretorio, Pinciano, Ludovisi, Sant’Eustachio,
Pigna, Trevi, Campo Marzio, Colonna, Milvio, Salario, Gianicolense (dati
del 1921) 40.

4.3. La struttura sociale ed economica


Agli inizi del Novecento gli stabili costruiti all’Esquilino erano abitati
quasi prevalentemente da famiglie appartenenti alla piccola e media borghe-
sia. Gli impiegati costituivano, all’interno di questa categoria sociale, il
gruppo socio-professionale più numeroso, vista anche la vicinanza della sta-
zione Termini e di vari uffici ferroviari, oltreché dei Ministeri delle Finanze,
del Tesoro, della Guerra e dell’Agricoltura. Un’indicazione in tal senso pro-
viene, oltre che dalle inchieste coeve 41, dall’esame delle professioni dei capi-
famiglia che vivevano nel primo nucleo di case economiche costruite dallo
ICP all’Esquilino; nel 1914, ad esempio, su un totale di 24 capifamiglia, ben
16 (66,6 per cento) erano impiegati; vi erano poi 6 salariati (25 per cento), 1
professionista (4,2 per cento) e 1 individuo di cui non era indicata la profes-
sione (4,2 per cento). Diametralmente opposte erano invece le percentuali ri-
scontrate al Tiburtino I (San Lorenzo) nello stesso anno: l’83,2 per cento dei
capifamiglia (84 casi su 101) apparteneva infatti alla classe operaia e il 7,9
per cento (8 casi) era costituito da casalinghe, presumibilmente anch’esse
d’estrazione operaia. Pensionati e professionisti costituivano rispettivamente
l’1 per cento, gli impiegati il 2 per cento, mentre gli individui esercitanti al-
tre professioni rappresentavano il 4,9 per cento 42.
Oltre ad essere una zona ad alta concentrazione di uffici, l’Esquilino era
caratterizzato dalla presenza di un settore alberghiero e di un settore com-

40
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Vita demografica, economica e amministrativa,
Roma, 1925, pp. 88-89.
41
Cfr. ad esempio MAIC, UFFICIO DEL LAVORO, Inchiesta sulle abitazioni degli impiegati
d’ordine e subalterni in Roma e del personale ferroviario in Roma e in altre città d’Italia. Da-
ti demografici ed economici sugli impiegati d’ordine e subalterni in Roma, Roma, Officina
poligrafica italiana, 1908 (pubblicazioni dell’Ufficio del lavoro, serie B, 20). I risultati di que-
st’inchiesta sono riportati in G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento, cit., pp. 31-35. I ce-
ti più abbienti erano invece concentrati in altre zone della città: Macao (Castro Pretorio), Lu-
dovisi, Salario e Pinciano.
42
Elaborazione di dati tratti da I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice sta-
tistica, IV serie, Professioni. Tali dati, pur riguardando una piccolissima percentuale della po-
polazione totale dei quartieri Esquilino e Tiburtino, offrono uno spaccato abbastanza rappre-
sentativo dell’articolazione socio-professionale nelle due zone studiate.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 579

merciale assai sviluppati 43. Le attività commerciali, in particolare, gravitava-


no attorno a piazza Vittorio, ove fra il 1905 e il 1925 s’insediò il mercato
omonimo, il quale divenne ben presto noto in tutta Roma per i prezzi vantag-
giosi che vi si praticavano, come “[sapevano] bene le buone madri di fami-
glia, che vi [accorrevano] dai punti più lontani della città” 44. Per avere un
quadro più completo delle attività economiche e delle strutture e dei servizi
presenti sul territorio dell’Esquilino nel corso di questo periodo è utile far ri-
ferimento ad alcune rilevazioni effettuate nel corso del censimento del 1921.
A quella data furono censiti in questo rione 1.501 fra botteghe, magazzini,
uffici e convivenze in genere, di cui: 57 magazzini e depositi, 69 uffici, 29
stalle e rimesse, 14 conventi, 9 alberghi, 1 pensione, 24 scuole e istituti di
educazione, 7 caserme, 1 ospedale, 1 clinica, 7 ambulatori, 2 ricoveri, 2 cir-
coli di divertimento, 1 biblioteca, 4 tra teatri, cinematografi e case cinemato-
grafiche, 1 cooperativa, 3 associazioni, 2 case con locali addetti ad uso diver-
so di abitazione, 66 botteghe di cui non era indicata la destinazione economi-
ca, 51 botteghe con abitazione e 1.150 botteghe specificate. Tra queste ulti-
me furono contati: 528 (45,9 per cento) esercizi pubblici di generi alimentari,
204 (17,7 per cento) botteghe di vestiario, arredamento e abbigliamento, 109
(9,5 per cento) industrie meccaniche, 74 (6,4 per cento) esercizi di spoglie
animali, 63 (5,5 per cento) esercizi per lavorazione del legno, 52 (4,5 per
cento) industrie chimiche, 39 (3,4 per cento) esercizi di materie prime prove-
nienti da agricoltura, caccia e pesca, 28 (2,4 per cento) esercizi del ramo car-
tario e tipografico, 27 (2,3 per cento) botteghe varie, 17 (1,5 per cento) botte-
ghe edili, 9 (0,8 per cento) esercizi di trasporto 45.
A differenza dell’Esquilino, San Lorenzo era abitato in prevalenza da ope-
rai (soprattutto edili, ferrovieri, tranvieri, netturbini) e artigiani (marmisti, cas-
samortari, fiorai, falegnami, fabbri, tipografi, sarti, calzolai eccetera). L’indot-
to del Verano, la vicinanza dello scalo merci ferroviario e la presenza di attivi-
tà industriali nel quartiere (agli inizi del Novecento furono costruiti il pastifi-
cio Cerere, in via degli Ausoni e la fabbrica della Birra Roma – poi Wührer –
in via degli Apuli) erano tutti elementi che contribuivano a rafforzare tale ca-
ratterizzazione sociale. Che San Lorenzo fosse un universo sociale assai co-
eso al suo interno è dimostrato peraltro sia dalla forte coscienza di classe radi-
cata nella popolazione (dapprima gli anarchici, poi i socialisti e i comunisti

43
A.M. SERONDE BABONAUX, Roma, cit., pp. 179, 230-234.
44
La citazione è tratta da Mercatini rionali, «Capitolium», I, 1925-26, p. 647. Sulle vicende
che portarono alla fondazione del mercato cfr. A. RESTA, La vicenda dell’Esquilino attraverso
gli atti del consiglio comunale, cit., p. 54; M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale, I, cit.,
p. 108.
45
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico 1914-1924, cit., tavole XV e
XVI, pp. 34-35.
580 Maria Rosa Protasi

trovarono largo consenso fra i sanlorenzini), sia dal profondo senso di identi-
ficazione degli abitanti con il quartiere, percepito come “paese” e non come
“parte” della città (ciò era dovuto all’isolamento geografico di cui si è detto
all’inizio e al fatto che moltissime famiglie erano imparentate fra di loro) 46.
Nel 1921, le attività economiche e i servizi localizzati nel quartiere erano i
seguenti: 28 magazzini e depositi, 14 uffici, 54 botteghe con abitazione, 24 ca-
se con locali addetti ad uso diverso di abitazione, 2 conventi, 13 pensioni, 4
scuole e istituti di educazione, 1 brefotrofio, 3 cooperative, 15 botteghe non
specificate e 511 botteghe specificate. Non erano invece segnalati alberghi,
ospedali, circoli ricreativi, né tantomeno teatri cinematografi, biblioteche
(un’importante funzione di aggregazione e di “sociabilità” era svolta dalle nu-
merosissime osterie sparse nel quartiere). Le 511 botteghe specificate erano
così classificate: 244 (47,7 per cento) esercizi di generi alimentari, 61 (11,9 per
cento) negozi di vestiario, arredamento eccetera, 58 (11,4 per cento) esercizi
per l’industria del legno, 38 (7,4 per cento) industrie meccaniche, 29 (5,7 per
cento) esercizi di materie prime derivanti da agricoltura, caccia e pesca, 28 (5,5
per cento) esercizi di spoglie animali, 22 (4,3 per cento) esercizi edili, 13 (2,5
per cento) industrie chimiche, 11 (2,2 per cento) esercizi di trasporto, 6 (1,2
per cento) esercizi vari, 1 (0,2 per cento) esercizio del ramo della carta 47.
Dalle inchieste e dai resoconti del primo Novecento resta confermata co-
munque l’immagine di un quartiere povero e con elevati tassi di delinquenza,
ove viveva una popolazione afflitta da gravi problemi materiali, tra cui il so-
vraffollamento delle abitazioni 48. Tale fenomeno, comune ad altre zone po-
polari della città, determinava innanzitutto l’innalzamento dei livelli della
morbilità e della mortalità, com’è testimoniato da alcune indagini sanitarie
disposte dall’Ufficio d’Igiene di Roma. A tale proposito vale la pena di ricor-
dare che il Tiburtino fu uno dei quartieri romani in cui la spagnola provocò
più vittime; particolarmente gravi erano inoltre i livelli di diffusione della tu-
bercolosi riscontrati tra gli abitanti 49.

46
Sulle caratteristiche sociali ed economiche di San Lorenzo dalle origini alla caduta del
fascismo è fondamentale la lettura di L. PICCIONI, San Lorenzo. Un quartiere romano durante
il fascismo, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1984 (in particolare i capp. I e II).
47
COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico 1914-1924, cit., tavv. XV e
XVI, pp. 34-35. Si trattava, per la gran parte, di botteghe a conduzione familiare. San Lorenzo
era inoltre sede di un mercatino rionale, costruito a largo degli Olsci nel 1913 (137 banchi).
48
Cfr. E. TALAMO, La casa moderna, cit.; M. MONTESSORI, La casa dei bambini, cit.; G. LE
MAIRE, Come vivono i poveri a Roma. Il quartiere San Lorenzo, «Nuova Antologia», CXCV,
1904, 779, pp. 523-528.
49
Ancora della mortalità da influenza, «Bollettino dell’ufficio municipale del lavoro di
Roma», II, 1919, pp. 89-91. I quozienti di mortalità più elevati per influenza – per l’anno 1918
– furono registrati nell’agro romano (1,65 per mille abitanti), nei quartieri Portuense e Giani-
colense (1,52 per mille), nei quartieri Prenestino, Tuscolano e Appio Latino (1,38 per mille) e
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 581

Un’ulteriore prova delle condizioni di miseria dei sanlorenzini è fornita


infine dall’istituzione di forme di beneficenza rivolte alla popolazione più
povera del quartiere. Ci riferiamo ai cosiddetti orti – o giardini operai –, i
quali sorsero nel 1906 sulla via Tiburtina per iniziativa del duca Leopoldo
Torlonia e per l’interessamento dell’Unione per il quartiere di San Lorenzo.
“Furono presi in principio in subaffitto mq 2000 di terreno che venne riparti-
to in 12 famiglie, in ragione di mq 150 o 240 per famiglia. Più tardi il dott.
Otto Von Fleischl mise a disposizione dell’Unione la somma di L. 30.000 per
l’acquisto di un terreno. […] Con la donazione […] vennero acquistati
12.000 mq di terreno e fu provveduto all’impianto di distribuzione d’acqua.
Il terreno è stato distribuito tra 76 famiglie che corrispondono un contributo
di una lira mensile. È proibito far lavorare ad altri il terreno. […] Le coltiva-
zioni sono state combinate in modo che le famiglie possano ricevere quasi
tutti i giorni dagli orti la verdura necessaria per il consumo domestico, senza
mai averne in quantità esuberante, ed esserne tentati di farne commercio” 50.

5. Il periodo fascista
5.1. L’attività edilizia negli anni Venti e Trenta
All’inizio degli anni Venti le parti “storiche” dell’Esquilino (la zona compre-
sa tra la basilica di Santa Maria Maggiore, la stazione Termini e viale Manzoni)
e di San Lorenzo (la zona delimitata dalla via Tiburtina, dal Verano e dalle Mu-
ra) apparivano oramai configurate dal punto di vista edilizio. Gli spazi ancora
inedificati erano localizzati prevalentemente: nell’area posta a nord della via Ti-
burtina, in direzione dei Prati del Policlinico (quartiere San Lorenzo) e nelle vi-
cinanze di Santa Croce in Gerusalemme e di Porta Maggiore (rione Esquilino).
All’Esquilino (non comprendente più l’area di Castro Pretorio) la superfi-
cie fabbricata copriva a quell’epoca il 38,6 per cento della superficie totale; i
giardini rappresentavano il 3,8 per cento, le strade, piazze ed aree libere il
31,3 per cento, le ferrovie il 24,9 per cento, le chiese lo 0,8 per cento, i mo-
numenti lo 0,6 per cento. Nel quartiere Tiburtino la superficie fabbricata rap-

al Tiburtino (1,31 per mille). I valori più bassi furono rilevati nei rioni Sallustiano e Ludovisi
(0,39 per mille), al Pinciano e al Salario (0,56 per mille) e nei rioni Sant’Eustachio, Pigna,
Campomarzio, Esquilino (tra 0,57 e 0,60 per mille). Per quanto riguarda la diffusione della tu-
bercolosi cfr. L. MAROI, Il problema della tubercolosi, «Bollettino dell’ufficio municipale del
lavoro di Roma», III, 1920, 3, p. 99. L’inchiesta del 1920 appurò che dei 241 stabili del Tibur-
tino, il 21,5 per cento alloggiava tubercolotici e il 18,6 per cento ne contava più di uno. Nel
62,58 per cento delle abitazioni di malati tubercolotici esisteva sovraffollamento.
50
Orti operai, «Bollettino dell’ufficio municipale del lavoro di Roma», III, 1920, 1, p. 19;
1920, 2, p. 56. Altri orti operai erano segnalati a Testaccio e fuori Porta San Giovanni. Cfr. an-
che M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., p. 182. Corsivo nostro.
582 Maria Rosa Protasi

presentava invece il 13,4 per cento di quella totale; le strade, piazze, aree li-
bere costituivano il 79,7 per cento (doveva essere ancora costruito il com-
plesso dell’Università, del Ministero dell’Aeronautica e del CNR), le ferrovie
il 6 per cento, le chiese lo 0,3 per cento. Assai stigmatizzata nella pubblicisti-
ca dell’epoca era la cronica carenza di giardini e spazi verdi (rappresentava-
no solo lo 0,6 per cento della superficie totale), che spingeva gran parte dei
bambini e ragazzi del quartiere a scegliere come luogo di giochi e di svaghi
l’ampia distesa dei Prati del Policlinico 51.
Nei primi anni del dopoguerra l’attività edilizia all’Esquilino e a San
Lorenzo, così come nel resto della città, fu caratterizzata “essenzialmente
da uno sviluppo delle costruzioni per conto di enti e cooperative, e quindi
da una scarsa partecipazione del capitale privato” 52. Tra le costruzioni rea-
lizzate all’Esquilino vi furono: dei complessi di villini situati nei pressi di
Santa Croce (appartenenti alla cooperativa di impiegati La Casa Nostra);
tre fabbricati intensivi (con 246 appartamenti) e 12 villini nella zona di
Santa Croce (appartenenti alla cooperativa Case Postelegrafonici); 24 villi-
ni e palazzine appartenenti alla cooperativa tra gli impiegati del Ministero
dell’Interno 53. Nel 1925, inoltre, lo ICP acquisì la proprietà di 58 ex casette
Rossi e di 4 edifici appartenenti alla fallita Società Edificatrice di Case per
la Classe Povera e Laboriosa, con localizzazione nell’area delimitata gros-
somodo da via Merulana, via Leopardi, piazza Vittorio, via Emanuele Fili-
berto, viale Manzoni. Assieme allo stabile costruito in via Ariosto 54 – nei

51
Per i dati statistici cfr. elaborazioni tratte da: COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, An-
nuario statistico della città di Roma, 1925-1927, Roma, 1934, pp. 4-5 (dalla superficie totale
del Tiburtino è stata esclusa la superficie occupata dal cimitero del Verano – 650.000 mq). Sui
Prati del Policlinico descritti come luogo di giochi cfr. L. RAGANELLA, Senza sapere da che par-
te stanno, cit., p. 47-49. A metà degli anni Venti venne poi costruito un impianto sportivo su un
terreno di 15.000 mq acquistato dai Cavalieri di Colombo e localizzato al centro del quartiere,
mentre a metà degli anni Trenta fu realizzato il piccolo parco Tiburtino, di fronte a via dei Lati-
ni. Sulla costruzione del parco Tiburtino cfr. Aspetti di vita romana. Il quartiere San Lorenzo
avrà il desiderato suo giardino, «Bollettino della capitale», I, 1936-XIV, 6.
52
F.M., Un ventennio di attività edilizia a Roma, «Capitolium», V, 1929, 9, pp. 482-488, p. 485.
Il capitale privato cominciò a reinvestire nel settore edilizio dopo il 1925. Cfr. anche GOVERNATO-
RATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Un ventennio di attività edilizia a Roma 1909-1929, Roma,
1930 e A. MARTINI, Dall’edilizia abitativa ai lavori pubblici. Imprese e industria delle costruzioni a
Roma negli anni del fascismo, «Roma moderna e contemporanea», VI, 1998, 3, pp. 507-528.
53
Cfr. F. BARTOLINI, Una casa per gli impiegati statali. I finanziamenti pubblici alle coope-
rative edilizie romane nel primo dopoguerra, «Roma moderna e contemporanea», VII, 1999,
1-2, pp.147-177; ID., Roma borghese, cit., pp. 37, 57.
54
L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare nello sviluppo urbanistico di Roma moderna, cit.,
p. 227. L’edificio di via Ariosto fu uno dei primi interventi in cemento armato realizzati dallo ICP
a Roma (il cantiere fu iniziato nel 1909). Cfr. M. GIOVAGNOLI, Le prime realizzazioni in c.c.a. a
Roma, in Cantieri romani del Novecento: maestranze, materiali, imprese, architetti nei primi anni
del cemento armato, a cura di G. MURATORE, Roma, Archivio Guido Izzi, 1995, pp. 239-241.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 583

pressi di viale Manzoni – questi edifici andarono a costituire il complesso


di case “popolari” dell’Esquilino II, che si aggiunse al nucleo di case “eco-
nomiche” (Esquilino I) realizzate dallo ICP nel periodo precedente la prima
guerra mondiale. Al 1930 l’Esquilino II risultava composto di 177 alloggi e
676 vani in cui vivevano 252 famiglie (177 in locazione diretta, 43 in co-
abitazione e 32 in subaffitto), per un totale di 848 abitanti. All’Esquilino I
gli alloggi e i vani erano rispettivamente 24 e 146 e le famiglie 32 (24 in
locazione diretta, 8 coabitanti, nessuna in subaffitto), per un totale di 125
inquilini 55.
Nel quartiere San Lorenzo, invece, non vi furono nuovi investimenti da
parte dello ICP. Furono infatti le FS e due cooperative fra il personale delle FS
a realizzare i principali interventi di edilizia residenziale del periodo, nella
zona posta a nord della via Tiburtina. Le FS costruirono, tra il 1920 e il 1925,
un complesso di case economiche per ferrovieri nei pressi di piazza dei Sicu-
li (con accesso da via dei Ramni – numeri civici 2, 6, 24 e 26). Gli alloggi
erano 340, di cui 46 di 1 camera e cucina, 248 di 2 camere e cucina, 40 di 3
camere e cucina, 5 di 4 camere e cucina, 1 con più di 4 camere e cucina.
Sempre nei primi anni Venti le cooperative Quieta Domus e La Risorgente
realizzarono rispettivamente: 24 villini abbinati (48 alloggi e 390 vani) tra
via di Porta Labicana e via dei Taurini e 221 alloggi costituiti da 1.320 vani
tra via dei Taurini e via dei Dauni 56. A parte gli interventi menzionati non vi
furono altri grossi lavori di edilizia residenziale in questo quartiere (tra il
1921 e il 1931 il numero delle abitazioni localizzate al Tiburtino aumentò del
20 per cento circa, mentre nel complesso dei quartieri romani fu registrato un
incremento medio del 57 per cento). Peraltro la parte storica di San Lorenzo
era ormai satura di costruzioni, mentre nella zona in cui avrebbero potuto
sorgere nuovi insediamenti (i Prati del Policlinico) vennero costruiti negli
anni Trenta, in successione: il Ministero dell’Aeronautica (1931), la città
universitaria (1932-35), la caserma Romagnoli (1938), il primo palazzo del
CNR (1939), “che completarono la delimitazione netta del quartiere verso

55
I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice statistica. I serie. Popolazio-
ne domiciliata nei vari quartieri. Anno 1930, pp. 14-15. Le case economiche erano desti-
nate ai ceti piccolo-borghesi, mentre le case popolari erano destinate alle classi operaie e
popolari.
56
Cfr. M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., pp. 73-74 e COMUNE DI ROMA, UFFI-
CIO DI STATISTICA, Annuario statistico della città di Roma, 1925-1927, cit., pp. 294-295. I
dati relativi alle due cooperative per ferrovieri si riferiscono al 30 giugno 1929. Nel fab-
bricato dello ICP (Tiburtino I) furono contati, nel 1930, 104 alloggi e 267 vani, in cui vive-
vano 138 famiglie – 103 in locazione diretta, 34 in coabitazione, 1 in subaffitto – per un
totale di 848 abitanti (I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice statistica. I
serie. Popolazione domiciliata nei vari quartieri. Anno 1930, pp. 14-15).
584 Maria Rosa Protasi

nord” 57. Al termine degli anni Trenta il processo di edificazione delle due zo-
ne studiate poteva dirsi sostanzialmente concluso: tra il 1934 e il 1938 i vani
costruiti all’Esquilino e al Tiburtino costituirono infatti solo l’1,78 per cento
e l’1,18 per cento dei vani edificati in tutta la città (il 61 per cento dei vani di
nuova costruzione risultava concentrato invece nelle seguenti zone: Nomen-
tano, della Vittoria, Appio Latino, Flaminio, Tuscolano, Savoia, Vittorio
Emanuele III) 58.

5.2. Caratteristiche demografiche


Nell’intervallo intercensuario 1921-1931 continuò, rafforzandosi, il pro-
cesso di espulsione della popolazione romana dal centro della città. Nel com-
plesso dei rioni la popolazione subì infatti una diminuzione che fu media-
mente del 2,47 per cento per i presenti e del 7,14 per cento per i residenti. I
cali più vistosi furono registrati nei rioni centrali (Pigna, Sant’Angelo eccete-
ra), dove la popolazione presente decrebbe di circa il 13 per cento. Le cause
di questo fenomeno vanno ricercate non solo nella politica degli sventramen-
ti e delle demolizioni che interessò il Centro storico a partire dalla metà degli
anni Venti, ma anche nella “trasformazione profonda del centro della città,
destinato in misura sempre più estesa alla sede di istituti, di uffici di società,
di rappresentanze di ogni genere”; processi, questi, che costrinsero una con-
siderevole quota degli abitanti a spostarsi verso le zone più periferiche della
città (dapprima nei rioni più esterni – tra cui l’Esquilino – e poi nei quartieri
extramurari) 59.
L’Esquilino fu al contrario uno dei pochi rioni in cui, nonostante l’intensi-
tà dei cambiamenti di abitazione, fu registrato un lieve incremento demogra-
fico 60: tra il 1921 e il 1931 la popolazione presente e la popolazione residente
aumentarono infatti rispettivamente del 6,11 per cento e del 3,06 per cento,

57
M. SANFILIPPO, La costruzione di una capitale, vol. II, Roma 1911-1945, cit., p. 86. “Ne-
gli anni Trenta – scrive ancora Sanfilippo – sono edificati gli spazi vuoti (orti, stalle, rimesse,
magazzini, fienili, residui marginali dello scalo eccetera) nella zona ‘bassa’ di San Lorenzo,
che perde le caratteristiche semi-rurali” (Ibidem). L. PICCIONI, San Lorenzo, cit., ricorda a sua
volta che sotto il fascismo vennero riempiti a San Lorenzo soltanto i “vuoti rimasti qua e là
nella disordinata edificazione del quartiere: pochi isolati nella zona circostante il cimitero e
lungo lo scalo merci” (p. 56).
58
Cfr. L. MAROI, Attività edilizia a Roma dal 1934 al 1938, «Capitolium», XIV, 1939, 6,
pp. 268-312.
59
L. MAROI, I risultati per la città di Roma del censimento del 21 aprile 1931-IX, «Capi-
tolium», VII, 1931, 12, pp. 581-640 (la citazione è a pagina 583-584). Nei rioni periferici il
decremento della popolazione presente registrato tra il 1921 e il 1931 fu molto più contenu-
to (-0,28 per cento).
60
Gli altri furono: Trastevere, Castro Pretorio, Testaccio, San Saba, Prati.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 585

mentre il numero delle famiglie crebbe del 12 per cento (tabelle 2 e 3). Nel
1931 l’Esquilino restava peraltro il rione più popoloso (61.573 presenze), se-
guito da Prati (56.888 presenze), Monti (53.239 presenze), Trastevere
(51.969 presenze). La densità per ettaro dei presenti (400,46) risultava au-
mentata rispetto al 1921 (377,38), in seguito all’incremento demografico so-
pra ricordato; tuttavia, essa continuava a mantenersi su livelli di gran lunga
inferiori rispetto a quelli rilevati nelle zone centrali che tradizionalmente era-
no più dense di popolazione (Ponte, Parione).
Com’è noto, i mutamenti demografici verificatisi in questo periodo nel
Centro storico furono dovuti in buona parte all’elevato numero di trasferi-
menti di domicilio che riguardarono gli abitanti di quell’area. Nel quadrien-
nio 1924-1927 (stime effettuate da Lanfranco Maroi) i rioni in complesso
persero ad esempio 31.896 persone (il 7 per cento circa della popolazione to-
tale), di cui il 59,1 per cento si trasferì nei quartieri, il 26,5 per cento nel sub-
urbio e il 14,4 per cento nell’agro. Da questo punto di vista l’Esquilino svol-
se “funzione di piattaforma girevole, di area di transito” da e verso i quartieri
extramurari. Nei quattro anni sopra indicati il nostro rione accolse per cam-
biamento di domicilio 9.600 abitanti; di essi il 63 per cento proveniva dai
confini rionali, il 29,5 per cento dai quartieri, il 5,1 per cento dal suburbio e
il 2,4 per cento dall’agro. Tra le circoscrizioni di partenza vanno segnalate
quelle adiacenti – o comunque vicine – vale a dire i rioni Monti e Castro Pre-
torio (da cui provenivano oltre il 27 per cento di tutti gli arrivi) e i quartieri
Nomentano, Tiburtino, Prenestino, Tuscolano e Appio-Latino (da cui prove-
nivano oltre il 18 per cento di tutti gli arrivi). Gli abitanti dell’Esquilino che
spostarono la propria abitazione furono invece 14.046; il 33,1 per cento andò
a risiedere in altri rioni (Monti e Castro Pretorio in primo luogo, nei quali si
diresse il 16 per cento di tutte le partenze), il 50,5 per cento nei quartieri (il
Nomentano, il Tiburtino, il Prenestino, il Tuscolano e l’Appio Latino assor-
birono insieme il 29 per cento circa di tutte le uscite), il 10,4 per cento nei
suburbi e il 6 per cento nell’agro. I flussi di uscita superarono dunque quelli
di entrata (la perdita netta fu di 4.446 persone, pari a circa il 7 per cento della
popolazione del rione) e, al contrario di questi, si diressero soprattutto verso
le aree limitrofe poste al di fuori della cinta muraria, laddove il sovraffolla-
mento era minore e il prezzo delle abitazioni più vantaggioso 61.

61
Elaborazione di dati contenuti in GOVERNATORATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, An-
nuario statistico della città di Roma 1925-1927, cit., pp. 20-27 (Cambiamenti di abitazione
denunciati all’ufficio anagrafe. Rioni e quartieri di destinazione). Sono stati esclusi dal com-
puto i trasferimenti interni al rione Esquilino. Per le stime effettuate da Maroi, cfr. L. MAROI,
Movimenti della popolazione romana, cit., p. 382 (sono stati esclusi dal computo i trasferi-
menti interni ai rioni). La definizione dell’Esquilino come piattaforma girevole è tratta da A.M.
SERONDE BABONAUX, Roma, cit., p. 211.
586 Maria Rosa Protasi

Per quanto riguarda infine il flusso immigratorio, in costante aumento a


partire dal 1922, va ricordato che l’Esquilino accolse in epoca fascista una
quota di forestieri un po’ più bassa rispetto al periodo precedente (quasi il 7
per cento del totale tra il 1924 e il 1927 e il 6 per cento tra il 1936 e il 1938,
mentre tra il 1914 e il 1920 tale cifra era stata superiore al 10 per cento).Tale
dato ben rispecchiava i mutamenti subiti dalla distribuzione territoriale della
popolazione immigrata, la quale nel corso degli anni Venti e Trenta andò
sempre più concentrandosi nelle zone periferiche della città (nel 1913 il 70
per cento degli immigrati si era stabilito nei rioni e solo il 30 per cento nelle
zone extramurarie; nel 1926, invece, quasi il 60 per cento di essi aveva preso
domicilio nei territori posti al di là delle Mura, mentre poco più del 40 per
cento si era diretto nei rioni) 62. La presenza degli immigrati nel rione è docu-
mentata anche dalle indagini condotte dallo ICP: nel 1927 e nel 1930, infatti,
la metà circa dei capifamiglia che abitavano negli stabili di sua proprietà
(Esquilino I e Esquilino II) risultavano nati fuori Roma. Di questi, circa il 44
per cento proveniva da altri comuni del Lazio, il 28 per cento da Toscana-
Umbria-Marche, il 12 per cento dalle regioni del Nord e quasi il 16 per cento
dal Sud 63.
Passiamo ora ad esaminare il caso di San Lorenzo. I dati censuari indica-
no che fra il 1921 e il 1931 i presenti e i residenti nel quartiere Tiburtino (in
cui era inglobato San Lorenzo) aumentarono rispettivamente del 22,49 per
cento e del 18,42 per cento, superando abbondantemente la soglia delle
30.000 unità (tabelle 1 e 2). Il numero delle famiglie passò, nel medesimo ar-
co di tempo, da 7.037 a 7.931, con un incremento del 12,7 per cento (tabella
3). È ipotizzabile tuttavia che la crescita demografica registrata nell’abitato
di San Lorenzo in questo periodo sia stata in realtà più modesta, visto che nel
1931 fu incorporata nel quartiere Tiburtino una porzione del Prenestino con
la relativa popolazione. Lo stesso padre Libero Raganella, intervistato da Li-
dia Piccioni, sostenne che all’epoca la popolazione di San Lorenzo non supe-
rò mai le venticinquemila-trentamila unità. Quel che si può invece affermare
con sicurezza è che nel decennio intercensuario 1921-1931 gli aumenti di
popolazione rilevati al Tiburtino furono nettamente inferiori a quelli riscon-
trati nel complesso dei quartieri extramurari (+107,73 per cento per i presen-

62
GOVERNATORATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Annuario statistico della città di Roma
1925-1927, cit., pp. 14 sgg. (Gli immigrati che presero domicilio a Roma fra il 1924 e il 1927
furono oltre 127.000). Cfr. anche L. MAROI, Il problema dell’immigrazione, cit. Per un’analisi
dei flussi immigratori che hanno caratterizzato la realtà romana si rimanda a A.M. SERONDE BA-
BONAUX, Roma, cit., pp. 194-209; 239-269 (i dati elaborati si riferiscono grossomodo al perio-
do compreso tra il 1870 e il 1975).
63
I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice statistica, V serie. Regioni di pro-
venienza dei capifamiglia, pp. 73-74. Nostra elaborazione.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 587

ti, +99,61 per cento per i residenti), ove agli inizi degli anni Trenta si con-
centrava il 32 per cento della popolazione romana. Il Tiburtino fu anzi il
quartiere con il minor quoziente di accrescimento demografico e ciò fu do-
vuto principalmente al fatto che esso appariva ormai troppo denso dal punto
di vista edilizio per poter sopportare grossi incrementi di popolazione (vedi
paragrafo 5.1.) 64.
Tale situazione fu resa più grave dalla profonda crisi economica che si
abbatté sul quartiere negli anni del regime fascista. I dati sui cambiamenti di
domicilio, elaborati per il quadriennio 1924-1927, sono abbastanza eloquenti
in proposito. In questo periodo il Tiburtino accolse 4.760 abitanti; il 54,3 per
cento proveniva dai rioni (gli ex abitanti dell’Esquilino, di Castro Pretorio e
Monti rappresentavano insieme il 35 per cento di tutti i nuovi arrivati), il 35
per cento dai quartieri (il Prenestino copriva da solo il 13,8 per cento di tutti
gli arrivi, il Salario il 5,3 per cento, l’Appio Latino il 3,7 per cento, il No-
mentano e il Tuscolano rispettivamente il 2,1 per cento), il 6,3 per cento dal
suburbio e il 4,3 per cento dall’agro. Tuttavia i flussi di uscita furono più
consistenti e riguardarono 5.340 persone. Di queste il 32,4 per cento si tra-
sferì nei rioni (Esquilino, Monti e Castro Pretorio accolsero insieme il 18 per
cento di tutti i sanlorenzini che cambiarono domicilio), mentre il 40,3 per
cento si diresse nei quartieri (soprattutto Prenestino, Tuscolano, Appio Lati-
no, Salario e Nomentano), il 16,2 per cento nei suburbi e l’11 per cento nel-
l’agro. L’eccedenza negativa fu di 580 persone (circa il 2 per cento della po-
polazione) 65. I trasferimenti verso il Prenestino, il Tuscolano, il suburbio e
l’agro riguardarono in pratica quei settori della popolazione di San Lorenzo
che nel corso della prima metà degli anni Venti avevano subito un progressi-
vo processo di impoverimento ed erano stati conseguentemente costretti a
spostarsi in zone periferiche ove i prezzi degli affitti erano più vantaggiosi.
Dagli annuari statistici apprendiamo infine che il Tiburtino accolse tra il
1924-1927 il 3,77 per cento degli immigrati giunti a Roma. Di questi, una
quota rilevante era costituita da laziali, abruzzesi e da altri abitanti dell’Italia
centrale. Ciò appare confermato dai dati raccolti dallo ICP. Nel 1927 e nel
1930 al Tiburtino I furono censiti quasi un’ottantina di capifamiglia nati fuori
Roma, di cui circa il 51 per cento originario del Lazio e degli Abruzzi, il 19
per cento di Toscana, Umbria, Marche, il 14 per cento del Nord e circa il 16
per cento del Sud. Non fu registrato in queste due occasioni alcun capofami-
glia proveniente dalla Puglia, regione che a partire dalla metà degli anni Ven-

64
Cfr. L. PICCIONI, San Lorenzo, cit., pp. 58-68; L. MAROI, I risultati per la città di Roma
del censimento del 21 aprile 1931-IX, cit.
65
Elaborazione di dati contenuti in GOVERNATORATO DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, An-
nuario statistico della città di Roma 1925-1927, cit., pp. 20-27.
588 Maria Rosa Protasi

ti cominciò a “rifornire” San Lorenzo di manodopera dequalificata e sottoc-


cupata 66.
Terminiamo con alcuni dati sulle abitazioni. All’Esquilino, tra il 1921 e il
1931, le abitazioni occupate passarono da 9.382 a 10.824 (+15,36 per cento)
e le stanze occupate da 40.907 a 45.611 (+11,49 per cento), mentre nel com-
plesso dei rioni fu registrato, nell’arco del medesimo periodo, un lieve au-
mento del numero degli alloggi (+2,1 per cento) e una modesta diminuzione
del numero delle stanze (-0,7 per cento). Ovviamente il dato medio rionale
va interpretato tenendo presenti le trasformazioni edilizie e demografiche
(demolizioni, costruzione di uffici al posto di case con conseguente diminu-
zione del numero dei vani abitabili, spostamento di grosse quote di popola-
zione verso la periferia) che interessarono in epoca fascista il Centro storico.
Al Tiburtino, invece, le abitazioni occupate passarono da 4.339 a 5.453
(+25,67 per cento) e le stanze occupate da 12.718 a 16.767 (+31,8). Data la
scarsa attività edilizia e lo scarso accrescimento demografico che caratteriz-
zò tale zona, gli incrementi sopra indicati furono di molto inferiori a quelli
rilevati nei quartieri extramurari in totale (+133 per cento per gli alloggi;
+166 per cento per le stanze). Va ricordato, peraltro, che le case localizzate
nel nostro quartiere erano più piccole e caratterizzate da maggiore sovraffol-
lamento. Nel 1921, ad esempio, vennero rilevati un numero medio di stanze
per abitazione occupata pari a 2,81 e un numero medio di persone per stanza
pari a 2,24 (tabella 4), mentre nel complesso dei quartieri extramurari la me-
dia era di 3,68 stanze per abitazione e di 1,54 persone per stanza. Nel 1926
Lanfranco Maroi osservava inoltre che “[n]el quartiere Tiburtino (via Equi)
l’addensamento di 3,50-3,60 abitanti per vano è assai frequente e la media
generale non è mai inferiore al 2,30-2,50” 67. Le case erano più grandi (4,36
stanze per abitazione nel 1921) e presentavano minori rapporti di affollamen-
to (1,34 persone per stanza nel 1921) all’Esquilino, come nel resto dei rioni.
Questa situazione trovò più o meno conferma nei risultati del censimento
del 1931. Pur in presenza di un miglioramento sensibile rispetto al 1921, il
Tiburtino restava uno dei quartieri ove predominavano appartamenti piccoli

66
Sull’indagine dello ICP cfr. I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice stati-
stica, V serie. Regioni di provenienza dei capifamiglia, pp. 73-74. Oltre il 55 per cento dei ca-
pifamiglia che vivevano nel Tiburtino I (anni 1927 e 1930) erano immigrati. Sull’arrivo dei
pugliesi a San Lorenzo cfr. L. PICCIONI, San Lorenzo, cit., pp. 63-64. Alcuni di essi diverranno
nel corso degli anni Trenta inquilini dello ICP. Nel 1933 al Tiburtino I sono infatti registrati 7
capifamiglia pugliesi su un totale di 103 nati fuori Roma (6,8 per cento). Cfr. in proposito I.
COSTANTINI, La popolazione educata, cit., p. 75. Un consistente gruppo di pugliesi provenienti
da Andria – Bari – figura peraltro in un elenco di 951 caduti del bombardamento del 19 luglio
del 1943 su San Lorenzo (per la fonte cfr. nota 82).
67
L. MAROI, Sul problema delle abitazioni. I. – L’attuale stato di addensamento della città
di Roma, «Capitolium», I, 1925-1926, 2, pp. 699-706, p. 701.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 589

e livelli di affollamento assai alti. Furono rilevate infatti 3,07 stanze per abi-
tazione e 1,92 persone per stanza, mentre nel totale dei quartieri si contarono
in media 4,21 stanze per abitazione e 1,20 persone per stanza. Medie simili
furono riscontrate all’Esquilino (4,21 stanze per abitazione e 1,23 persone
per stanza), mentre nel complesso dei rioni, ove i rapporti di affollamento
erano pressoché analoghi, prevalevano appartamenti un po’ più grandi (4,42
stanze per abitazione). Sia all’Esquilino che al Tiburtino, infine, più del 30
per cento delle famiglie (precisamente il 30,73 per cento nel primo caso e il
31,34 per cento nel secondo caso) risultava in subaffitto, contro una media
cittadina di circa il 24 per cento 68.

5.3. Le condizioni sociali ed economiche


La fine degli anni Venti e la prima parte degli anni Trenta furono contras-
segnati dal peggioramento delle condizioni di vita degli strati popolari roma-
ni. La liberalizzazione degli affitti e soprattutto la politica deflattiva persegui-
ta in questo periodo dal regime fascista colpirono infatti pesantemente le clas-
si inferiori, le quali dovettero fronteggiare l’aumento della spesa abitativa e
del costo della vita, la decurtazione dei salari reali e monetari, lo spettro dei
licenziamenti e della disoccupazione 69. L’abitato di San Lorenzo, già fatto og-
getto a partire dal 1922 di una dura repressione poliziesca avviata dalle autori-
tà fasciste (forte era infatti nel quartiere la presenza dei partiti comunista e so-
cialista), pagò un alto prezzo alle scelte economiche del governo. La chiusura
di numerose attività industriali e commerciali presenti nel quartiere e il caro-
abitazioni furono peraltro alla base dello spostamento di molti sanlorenzini
verso altre zone periferiche della città (cfr. paragrafo 5.2.) 70. Parallelamente
all’aggravamento della situazione economica e sociale (ancora nel 1933 una

68
L. MAROI, I risultati per la città di Roma del censimento del 21 aprile 1931-IX, cit., pp.
630-640. Da questo testo sono state tratte le elaborazioni di dati riguardanti la dimensione del-
le abitazioni e i livelli di affollamento nel 1921 e 1931. Tali dati si riferiscono unicamente alle
abitazioni e alle stanze occupate. Nel 1931 i quartieri ad elevato affollamento erano, oltre al
Tiburtino, il Prenestino (1,82 abitanti per vano), il Portuense (1,81 abitanti per vano), l’Aure-
lio (1,79 abitanti per vano), l’Ostiense (1,58 abitanti per vano). I quartieri meno densi erano:
Parioli e Vittorio Emanuele III (0,82 abitanti per vano), Nomentano (0,97 abitanti per vano),
Milvio (1 abitante per vano). Nei rioni le abitazioni più affollate erano localizzate a Testaccio
(1,71 abitanti per vano) e a Trastevere (1,65 abitanti per vano). I rioni con rapporti di affolla-
mento inferiore a 1 abitante per vano erano Sallustiano, Ludovisi, Castro Pretorio, Pigna, Co-
lonna.
69
Cfr. G. TALAMO-G. BONETTA, Roma nel Novecento, cit., pp. 311-324.
70
Per un approfondimento di queste tematiche (repressione fascista, crisi economica e so-
ciale a San Lorenzo durante gli anni Venti e Trenta) si rimanda a L. PICCIONI, San Lorenzo, cit.
Chiusure e fallimenti di attività industriali e commerciali avvennero soprattutto fra il 1929 e il
1934.
590 Maria Rosa Protasi

relazione della Prefettura di Roma annoverava San Lorenzo fra le zone citta-
dine in cui la disoccupazione e la miseria erano maggiori) si cominciarono
tuttavia ad intravedere le spie dei primi, limitati, cambiamenti riguardanti la
composizione socio-professionale della popolazione locale. Come si è ripetu-
to più volte, San Lorenzo era un quartiere abitato in prevalenza da operai e ar-
tigiani. L’arteria principale era rappresentata dalla via Tiburtina, paragonata
da alcuni a “una di quelle strade artigiane che ritrovi a raggiera intorno a piaz-
za Vittorio” 71. Le informazioni desunte dall’Annuario industriale di Roma e
del Lazio edito nel 1939 confermano sicuramente tale quadro. A quella data,
infatti, risultano operanti nella zona numerose fabbriche o laboratori di picco-
le dimensioni, fra cui: la fabbrica di cioccolato Francia Iolanda (in via degli
Ausoni); la fabbrica di cioccolato, confetti e affini S.A.F.I.C.C.E.A. (in via dei
Marrucini); le fabbriche di acqua gassata Di Silvestre Giovanni (in via dei
Volsci) e Farondini Pia Elena (in via dei Sabelli); la fabbrica di ghiaccio Piz-
zamiglio Eugenio e figli (in viale Tiburtino); la fabbrica di calze Benanni Ma-
rio & C. (in via dei Sabelli); la fabbrica di giocattoli Dottorini Luigi (su viale
dello Scalo San Lorenzo); i laboratori di falegnameria e pavimenti in legno
Lo Turco Antonio (in via del Verano) e Mazzanti Luigi (in via dei Bruzi); la
fabbrica di sedie Croppo Giovanni (con sede legale in viale dello Scalo San
Lorenzo e stabilimenti in via dei Messapi e via dei Lucani); le fabbriche di
mobili Di Mario Adele (in viale dello Scalo San Lorenzo), Di Mario Giusep-
pe (in via dei Piceni), Gobbini Umberto (in via dei Reti e in via degli Enotri),
Ligini Alfredo (in via dei Piceni); la fabbrica farmaceutica Istituto Terapeuti-
co Romano (in via dei Salentini); diverse cave ed imprese dedite ai lavori edi-
lizi e stradali; diversi laboratori per la lavorazione di marmi e pietre. Pochi
erano invece gli stabilimenti di dimensioni maggiori: il pastificio Cerere (in
via degli Ausoni), la fabbrica di birra Wührer (in via degli Apuli), la vetreria
Sciarra (in via dei Volsci), le fonderie Feram (in via della Ranocchia), Maraz-
zi e Bastianelli (entrambe in via dei Sabelli) 72.

71
G. CERONI, Roma nei suoi quartieri e nel suo suburbio, Roma, Palombi, 1943, p. 73.
72
CONFEDERAZIONE FASCISTA DEGLI INDUSTRIALI, UNIONE PROVINCIALE DI ROMA, Annuario
industriale di Roma e del Lazio, 1939, Roma, 1940. Si trattava, nella maggior parte dei casi,
di ditte in nome proprio, la cui fondazione risaliva agli anni Venti e Trenta. Tra le fabbriche
sorte nel periodo precedente vi erano: qualche impresa di costruzioni edili, alcuni laboratori
per la lavorazione del marmo, la fabbrica di birra, il pastificio Cerere, la fabbrica di ghiaccio
Pizzamiglio. La vetreria Sciarra era sorta nella seconda metà degli anni Venti, ma qualche
tempo dopo gran parte della sua attività fu trasferita nello stabilimento di via Portuense. All’e-
lenco indicato nel testo vanno aggiunti i seguenti stabilimenti: “Reinach Ernesto Soc. An. Lu-
brificanti” (industria olii, grassi lubrificanti e affini); “Barchi Ernesto” (tipografia); “Carboni-
tal Compagnia Italiana Carboni Soc. An.” (combustibili, solidi, riscaldamenti); “Bruschi An-
tonio” (officina per la lavorazione del ferro); “SA.IE Soc. An. Italo-Elvetica” (caramelle, cioc-
colato eccetera); “Palazzi Alberico” (isolanti termici eccetera), “Soc. An. Cimasa” (fognature,
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 591

Nonostante la forte presenza di operai e salariati (non dimentichiamo pe-


raltro la componente rappresentata dai ferrovieri) San Lorenzo cominciò ad
accogliere, nel corso degli anni Trenta, famiglie di piccoli impiegati espulse
dalle zone centrali della città (paragrafo 5.2.) e/o attratte dalla vicinanza del-
l’Università e del Ministero dell’Aeronautica e dai prezzi degli affitti, più
vantaggiosi rispetto a quelli praticati nelle zone di provenienza. Tra il 1915 e
il 1924, ad esempio, nell’edificio costruito dallo ICP all’angolo tra via dei
Marsi e via degli Apuli (Tiburtino I) la proporzione dei capifamiglia classifi-
cati come impiegati non aveva mai superato l’1,9 per cento, mentre la rileva-
zione del 1936 appurò che tale cifra era salita al 5,7 per cento 73. Va però pre-
cisato che impiegati, insegnanti, assistenti universitari, ufficiali e dipendenti
del Ministero dell’Aeronautica s’insediarono preferibilmente nella parte nuo-
va di San Lorenzo, laddove erano già avvenuti in passato importanti inter-
venti di edilizia cooperativa in favore del personale delle ferrovie (paragrafo
5.1.). Tra gli stabili d’estrazione piccolo borghese ricordiamo quello di pro-
prietà della Società Generale Immobiliare, situato in via dei Liburni 2 74.
Gli inizi del mutamento cominciarono ad essere percepiti dagli stessi abi-
tanti, come testimonia ancora una volta padre Libero Raganella: “Il quartiere
non era più quello che avevo lasciato. Si era ingrandito. Nuove costruzioni e
nuove case si erano aggiunte a quelle che avevo lasciato. I prati del Policlinico
erano spariti ed erano sorte la Città Universitaria e il ministero dell’Aeronauti-
ca e tante case nei dintorni. Lo scalo merci era abitato fino in fondo a via dei
Reti, e anche dopo piazza degli Ausoni erano sorte nuove abitazioni. Il tram
bianco e il trenino Roma-Tivoli erano spariti e anche gli abitanti sembrava
avessero acquisito una nuova mentalità assai diversa da quella di una volta” 75.

pavimentazioni stradali); S.I.O.S.S.S. Soc. It. An. Silexore…” (silexore, pittura di vetro eccete-
ra); “Officina Di Precisione Soc. An.” (utensili ad aria compressa per lavorazione dei marmi);
“Soc. An. Lanza Costruzioni Meccaniche” (costruzione e riparazione di macchine per costru-
zioni edili eccetera); “Lunghi Ettore” (posa in opera di marmette di graniglia); “Ronconi Enri-
co” (lavorazione del ferro); “Nervi B. Soc. An.” (pavimentazioni artistiche e varie). Per queste
notizie cfr. G. DOTTI, La II zona industriale e il suburbio orientale, «Roma moderna e contem-
poranea», VIII, 2000, 1-2, pp. 143-189, pp. 176-182.
73
Elaborazione di dati tratti da I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice sta-
tistica, IV serie, Professioni. Nel 1936 i capifamiglia d’estrazione operaia che vivevano al Ti-
burtino I costituivano il 77 per cento del totale. Un altro 16 per cento circa era costituito da
professioni e condizioni varie (domestici e garzoni, casalinghe, senza professione fissa). In as-
soluto i capifamiglia classificati come impiegati erano 7, di cui: 4 dipendenti dello Stato e del
Parastato, 2 dipendenti del Governatorato o di aziende governatoriali, 1 dipendente privato. I
capifamiglia appartenenti alla classe operaia erano 95, di cui: 26 commessi e uscieri, 44 ma-
novali e inservienti, 17 artigiani e piccoli esercenti, 8 autisti e carrettieri.
74
L’informazione è stata tratta da F. BARTOLINI, Roma borghese, cit., p. 191.
75
L. RAGANELLA, Senza sapere da che parte stanno, cit., p. 83. La testimonianza si riferisce
alla seconda metà degli anni Trenta.
592 Maria Rosa Protasi

Nel vicino rione Esquilino, frattanto, cominciava ad imporsi all’attenzio-


ne dell’opinione pubblica il problema del “degrado” dell’area di piazza Vit-
torio, occupata dal maggior mercato rionale della capitale. Particolarmente
stigmatizzati dagli osservatori dell’epoca erano l’insufficiente illuminazione
elettrica della piazza (il sabato il mercato si protraeva fino alle otto di sera) e
la scarsa sorveglianza igienica da parte dei servizi della nettezza urbana (i
giardini alle spalle del mercato erano descritti come un grande immondez-
zaio) 76. Ciononostante l’Esquilino manteneva inalterate, o quasi, le sue carat-
teristiche di area di residenza piccolo e medio-borghese. La presenza di nu-
merosi uffici e di importanti strutture e servizi pubblici (la Zecca di Stato,
costruita nel 1911, la Centrale del Latte, inaugurata nel 1932, i magazzini
militari eccetera), oltreché la vicinanza dei ministeri posti sull’asse di via
Venti Settembre, erano infatti tutti elementi che continuavano a favorire l’in-
sediamento di famiglie appartenenti al ceto medio, specie impiegatizio. I 139
inquilini che durante gli anni Trenta occupavano alloggi di proprietà della
Società Immobiliare siti nel nostro rione erano ad esempio così suddivisi: 23
impiegati, 17 pensionati, 15 negozianti, 12 fra operai, commessi e camerieri,
10 casalinghe, 9 artigiani, 8 funzionari, 7 medici, 7 ufficiali militari, 5 sottuf-
ficiali, 4 insegnanti, 3 autisti, 3 tecnici meccanici, 2 avvocati, 2 imprenditori,
2 magistrati, 2 possidenti, 1 agente di polizia, 1 architetto, 1 dottore in legge,
1 farmacista, 1 geometra, 1 notaio, 1 ostetrica, 1 suora 77. Non mancavano
d’altronde edifici prestigiosi abitati da famiglie altolocate, la cui presenza è
riecheggiata nel celebre Pasticciaccio di Carlo Emilio Gadda. “Già in quer
gran palazzo der duecentodicinnove [in via Merulana] non ce staveno che si-
gnori grossi: quarche famija der generone: ma soprattutto signori novi de
commercio, de quelli che un po’ d’anni avanti li chiamaveno ancora pescica-
ni. E il palazzo, poi, la gente der popolo lo chiamaveno er palazzo dell’oro.
Perché tutto er casamento insino ar tetto era come imbottito de quer metallo.
Drento poi, c’ereno du scale, A e B, co sei piani e co dodici inquilini cadau-
na, due per piano. Ma il trionfo più granne era su la scala A, piano terzo, do-
ve che ce staveno de qua li Balducci ch’ereno signori co li fiocchi pure loro,
e in faccia a li Balducci ce steva na signora, na contessa, che teneva nu sacco
’e solde pure essa, na vedova […] che a cacciaje na mano in quarziasi posto
ne veniva fori oro, perle, diamanti […]” 78.
All’Esquilino, dunque, lo standard di vita della popolazione era comples-

76
F. MASTRIGLI, I XXII rioni, cit., p. 248.
77
F. BARTOLINI, Roma borghese, cit., pp.
189-190 e tabella 29 (p. 225). Sono stati eliminati
dal computo sei alloggi adibiti ad uso ufficio. Gli inquilini d’estrazione operaia o a basso red-
dito vivevano negli stabili più modesti.
78
C.E. GADDA, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Milano, Garzanti scuola, 1997
(1° ed.: Milano, Garzanti, 1957), pp. 11-12.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 593

sivamente più elevato rispetto a quello riscontrato nel limitrofo quartiere di


San Lorenzo. Negli stessi alloggi economici e popolari localizzati in questo
rione il reddito medio mensile delle famiglie (rispettivamente di L. 346,45 e
di L. 300,25) era di molto superiore ai valori rilevati al Tiburtino I (L.
193,38) e nell’insieme degli alloggi ICP romani (L. 238,75) 79. Anche il tasso
di mortalità infantile, importante indicatore economico-sociale, si manteneva
all’Esquilino su livelli molto più bassi rispetto a quelli osservati a San Lo-
renzo e in altre zone della città 80.
Lo scoppio del secondo conflitto mondiale e la successiva entrata in guer-
ra dell’Italia determinarono peraltro il drastico peggioramento delle condi-
zioni di vita degli abitanti dei quartieri popolari, sebbene il rincaro dei prezzi
e il tesseramento dei generi di prima necessità colpissero anche la piccola
borghesia impiegatizia che popolava l’Esquilino e altre zone della città. A
San Lorenzo i problemi economico-sociali determinati dall’economia di
guerra furono acuiti dal temporaneo aumento della popolazione, un fenome-
no, questo, legato alla presenza di molti sfollati provenienti da varie zone del
Lazio 81. Il bombardamento del 19 luglio, poi, con i gravi danni inferti alla
popolazione, al patrimonio edilizio e alle strutture produttive ivi localizzate,
destrutturò profondamente l’identità del quartiere. Racconta una testimone:
“Quando mi sposai, otto anni dopo, molte case del quartiere erano ancora di-
strutte.[…] San Lorenzo non aveva più nulla del quartiere vivace che era sta-
to, dove tutti si conoscevano e si aiutavano a vicenda. Ormai non si tenevano
più gli usci di casa aperti come usava mia nonna. È proprio vero quello che
dissero in tanti: ‘San Lorenzo è morto col bombardamento’” 82.

79
I. COSTANTINI, La popolazione educata, cit., Appendice Statistica, VI serie. Istruzione,
reddito, tenuta dell’alloggio, p. 79. I dati si riferiscono al 1927.
80
ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA DEL REGNO, Indagine sulla mortalità infantile nel Go-
vernatorato di Roma, Roma, 1933. L’indagine, svolta fra il 1927 e il 1928, appurò che nei ri-
oni e quartieri di recente costruzione abitati prevalentemente da classi medie (fra cui l’Esquili-
no) la mortalità infantile era pari al 58,40 per mille, mentre nei quartieri abitati da popolazione
povera (tra cui il Tiburtino) essa raggiungeva il 91,54 per mille. Sulle politiche igienico-sani-
tarie e socio-assistenziali messe in atto a Roma nel periodo 1870-1940 per far fronte agli alti
livelli di mortalità registrati nel primo anno di vita cfr. i riferimenti contenuti in E. SONNINO-M.
R. PROTASI-R. ROSATI, Aspetti demografici, sanitari e territoriali di Roma dal 1870 al 1940,
«Roma moderna e contemporanea», VII, 1999, 1-2, pp. 17-56.
81
“San Lorenzo non aveva più gli abitanti soliti, sicuramente aveva per lo meno un tre,
quattromila persone in più, se si calcolava a quell’epoca [1943] che a Roma ci fossero 100mi-
la sfollati”. Testimonianza di Carla Capponi, riportata in C. DE SIMONE, Venti angeli sopra Ro-
ma. I bombardamenti aerei sulla città eterna 19 luglio e 13 agosto 1943, Milano, Mursia,
1993, p. 19.
82
Ivi, p. 227 (testimonianza di Maria Magnani). A San Lorenzo furono danneggiati più o
meno gravemente metà dei fabbricati che si affacciavano su via dei Sabelli, via dei Volsci,
piazza dei Sanniti, via dei Reti, via degli Ausoni, via dei Sardi, via dei Liguri, piazza dei Cam-
pani, viale dello Scalo San Lorenzo, via degli Apuli, via Tiburtina. Riportarono inoltre gravi
594 Maria Rosa Protasi

Meno drammatiche, ma ugualmente significative, furono le conseguenze del


bombardamento del 19 luglio sull’area dell’Esquilino; qui furono infatti colpite
la sede romana della Fiat (sul viale Manzoni) e la Centrale del Latte (in via Tu-
rati), oltreché le case costruite dalla cooperativa Luigi Luzzatti in via Principe di
Piemonte e altre abitazioni situate nella zona di Santa Croce in Gerusalemme.

6. Il secondo dopoguerra (1945-1991)


6.1. Novità e permanenze
Nel secondo dopoguerra le due aree studiate sono state investite, a livello
sociale, economico e urbanistico, da processi in parte analoghi, che possiamo
così riassumere: 1) “dequalificazione” dell’Esquilino che, nato come quartie-
re moderno della Roma di fine Ottocento, ha subito un progressivo degrado,
legato all’irrisolta questione del trasferimento del mercato di piazza Vittorio,
alla presenza di aree di disagio sociale nei pressi della stazione Termini e alla
cattiva manutenzione del patrimonio edilizio; 2) aggravamento delle condi-
zioni abitative negli stabili di San Lorenzo, ove i danni del bombardamento
del luglio 1943 si sono aggiunti ad alcuni nodi storici di lungo periodo non
risolti (il riferimento va agli alti livelli di affollamento delle abitazioni e alla
necessità di risanare e riqualificare il quartiere dal punto di vista urbanisti-
co). Altro elemento che ha influito negativamente sulla tenuta del tessuto
edilizio del quartiere è stato il rapporto distorto venutosi a creare con l’Uni-
versità. L’espansione della “Sapienza” ha infatti determinato da un lato l’ac-
quisizione, da parte di alcune strutture di ricerca universitarie, di diversi fab-
bricati siti nel quartiere (l’ex asilo infantile ONMI aperto a via dei Sardi nel
1936, l’ex reclusorio minorile ad angolo fra via dei Sabelli e via dei Sardi,
costruito tra il 1924 e il 1930, l’area della ex fabbrica Wührer risalente ai pri-
mi anni del Novecento) e dall’altro l’aumento della presenza degli studenti
fuorisede; fenomeni, questi, che hanno implicato un aumento degli affitti e la
sottrazione di strutture e alloggi destinati agli abitanti della zona 83.

danni le principali strutture produttive del quartiere (lo scalo merci ferroviario, la fabbrica di
birra Wührer, la vetreria Sciarra, la fonderia Bastianelli, il pastificio Cerere), nonché una venti-
na di laboratori di marmisti situati in fondo a via dei Sabelli. Non è mai stato accertato con
esattezza il numero delle vittime provocato dal bombardamento del 19 luglio 1943, di cui l’epi-
centro fu proprio l’area di San Lorenzo. Secondo C. DE SIMONE, Venti angeli, cit., tale cifra sa-
rebbe compresa tra le 2800 e le 3200 unità (p. 164). Recentemente è stata compilata una lista
(parziale) dei caduti del 19 luglio, fra i quali figurano moltissime donne, bambini e anziani.
Cfr. in proposito A. POMPEO, I nomi di 951 vittime del bombardamento del 19 luglio 1943 nelle
carte dell’Archivio di Stato di Roma, «Rivista storica del Lazio», VIII, 2000, 12, pp. 135-178.
83
Sui problemi storici di San Lorenzo nel periodo compreso grossomodo tra il 1945 e il
1991 si rimanda alle opere di M. PAZZAGLINI citate alla nota 3. Sulla questione del trasferimen-
to del mercato di piazza Vittorio cfr. A. RESTA, Rassegna stampa ’60-’85. Il dibattito e le forze
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 595

Le dinamiche socio-economiche sopra ricordate, unite alla ristrutturazio-


ne e alla variazione di destinazione d’uso di numerosi immobili dettate dalle
speculazioni immobiliari, hanno dato luogo a importanti fenomeni di espul-
sione della popolazione, che dal 1951 al 1991 è risultata in costante decre-
mento in entrambe le aree.

6.2. Un’epoca di cambiamenti demografici


Tra i censimenti del 1931 e del 1951 la popolazione di Roma raggiunse il
massimo incremento nelle zone di sudovest e nordest; molte zone del Centro sto-
rico (i rioni Campitelli, Borgo e Ripa) subirono invece larghe perdite demografi-
che, dovute principalmente alle grandi opere urbanistiche attuate nel corso degli
anni Trenta dal regime fascista e alla conseguente demolizione di numerose abi-
tazioni (nel complesso dei rioni il numero dei vani utili ad uso di abitazione di-
minuì in quel ventennio di oltre l’11 per cento). Per quanto attiene alle zone da
noi studiate va ricordato che all’Esquilino fu registrato, nell’arco del medesimo
periodo, un incremento demografico che fu di lieve entità per i presenti (+2,45
per cento) e un po’ più rilevante per i residenti (+7,49 per cento), a fronte di una
diminuzione dei vani utili pari a circa il 5 per cento; per contro nella zona di San
Lorenzo sia i presenti che i residenti risultarono in calo (del 12,82 per cento i pri-
mi, del 9,60 per cento i secondi), per effetto soprattutto delle devastazioni provo-
cate dalla guerra e della lenta opera di recupero edilizio del quartiere 84.
Volendo poi sintetizzare le trasformazioni demografiche avvenute nel qua-
rantennio successivo (1951-1991) va segnalato anzitutto il trend discendente
comune ad entrambe le popolazioni delle aree esaminate, fenomeno che ha in-
teressato contemporaneamente i rioni del Centro storico e solo in tempi più re-
centi i quartieri urbani, per limitarci alle suddivisioni toponomastiche di cui
fanno parte rispettivamente l’Esquilino e San Lorenzo (tabelle 1 e 2) 85. Nel pe-

in campo, in Esquilino: Storia, trasformazione, progetto, cit., pp. 28-31. Per quanto riguarda
invece le interpretazioni del degrado dell’Esquilino e la forte presenza di immigrati extraco-
munitari (soprattutto cinesi, filippini, bengalesi) nel suddetto rione da un decennio a questa
parte si rimanda ai contributi di P. MUDU e di O. CASACCHIA-L. NATALE contenuti nel presente
volume. Su tali tematiche e sulle recenti proposte di riqualificazione riguardanti quest’area si
vedano inoltre i contributi apparsi in «Capitolium Millennio», III, 1999, 7, pp. 49-69 (dossier
dedicato a: Esquilino. Un quartiere mutante).
84
Sullo sviluppo della popolazione e dell’edilizia avvenuto a Roma tra i censimenti del
1931 e del 1951 cfr. D. ROSSI, Aspetti dello sviluppo demografico ed edilizio di Roma, Roma,
Failli, 1959, pp. 23-44 (Università di Roma, Facoltà di Scienze statistiche, demografiche, at-
tuariali, Istituto di Demografia).
85
Per i dati e le elaborazioni di dati relativi al 1951 e al 1991 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFI-
CIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma. Popolazione e territorio dal 1860 al 1960, cit., Parte
II. IX Censimento della popolazione – 4 novembre 1951 e ID., UFFICIO DI STATISTICA, Il 13° Cen-
simento della popolazione, 20 ottobre 1991. I dati del 1991 relativi a San Lorenzo si riferisco-
no all’omonima zona urbanistica (3 b).
596 Maria Rosa Protasi

riodo considerato San Lorenzo ha perso infatti oltre il 55 per cento dei presenti
(passati da 29.719 a 13.161 unità) e più del 57 per cento dei residenti (passati
da 29.904 a 12.630 unità); valori di poco più elevati sono stati riscontrati al-
l’Esquilino, dove la popolazione presente è diminuita del 58 per cento (passan-
do da 63.082 a 25.943 abitanti) e quella residente del 60 per cento (passando
da 62.184 a 24.654 abitanti). Il calo è stato ancora più vistoso nei rioni global-
mente considerati, dove presenti e residenti hanno subito un decremento del 64
per cento e del 66 per cento.
Nei medesimi anni la popolazione delle due aree è notevolmente invecchia-
ta: nel 1951 gli ultrasessantacinquenni residenti all’Esquilino costituivano al-
l’incirca l’8 per cento della popolazione maschile e il 10 per cento della popo-
lazione femminile (tali valori erano più elevati delle medie riscontrate nel tota-
le dei rioni e dei quartieri); nell’insieme del quartiere Tiburtino (per il 1951
non possediamo purtroppo i dati disaggregati per San Lorenzo) prevaleva vice-
versa una popolazione più giovane e le persone con più di 65 anni ammontava-
no al 2,61 per cento fra gli uomini e al 3,57 per cento fra le donne. Nel 1991,
invece, gli abitanti di età superiore ai 65 anni (maschi + femmine) sono risulta-
ti essere il 20,5 per cento all’Esquilino (totale dei rioni = 20,0 per cento) e il
18,7 per cento nella zona urbanistica di San Lorenzo (totale dei quartieri urba-
ni = 16,9 per cento). Sempre a quella data è stato rilevato un indice di vec-
chiaia (ultrasessantacinquenni per 100 ragazzi con meno di 15 anni) pari a
223,9 all’Esquilino (totale dei rioni = 220,5) e a 186 nell’area di San Lorenzo
(totale dei quartieri urbani = 157), contro una media cittadina di 118,1.
Declino e invecchiamento della popolazione hanno inciso profondamente
sul mutamento delle dimensioni e delle tipologie dei nuclei famigliari, confor-
memente a quanto è avvenuto nell’intero comune. Anzitutto va detto che il nu-
mero delle famiglie è diminuito progressivamente tra il 1951 e il 1981 (passan-
do da 17.884 a 11.631 unità all’Esquilino e da 7.960 a 5.876 unità a San Lo-
renzo) ed è invece aumentato fra il 1981 e il 1991 (+1.355 unità all’Esquilino;
+186 unità a San Lorenzo). È diminuito anche il numero medio dei componen-
ti, che nel periodo 1951-1991 è passato da 3,4 a 2,0 all’Esquilino e da 3,7 a 2,1
a San Lorenzo (tabella 3). Un processo analogo si è verificato nel complesso
dei rioni (3,4 componenti per famiglia al 1951; 2,1 al 1991) e nel complesso
dei quartieri urbani (3,8 componenti per famiglia nel 1951 e 2,6 nel 1991), così
come nel Comune di Roma in generale (3,8 componenti per famiglia nel 1951
e 2,7 nel 1991). Quel che è più interessante notare è comunque la forte crescita
delle famiglie unipersonali: un fenomeno, questo, legato alle modificazioni
strutturali della popolazione romana indotte dal declino delle nascite e dall’al-
lungamento dell’aspettativa di vita registrati negli ultimi decenni. Al censimen-
to del 1991 queste famiglie (composte per la gran parte da una persona anziana
– solitamente una donna – rimasta vedova) rappresentavano difatti il 44 per
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 597

cento del totale a San Lorenzo e il 47 per cento all’Esquilino, in media con i
dati registrati nei rioni centrali (47,2 per cento), laddove l’invecchiamento del-
la popolazione ha raggiunto i livelli più elevati 86.
Infine, fenomeni caratteristici delle due zone studiate sono: da un lato la pre-
senza di un considerevole numero di fuorisede universitari a San Lorenzo (la sti-
ma fornita da Pazzaglini è di circa 1000 domiciliati nell’anno accademico 1992-
93, ovvero il 7,5 per cento dei presenti) e dall’altro il radicamento di un consi-
stente nucleo di stranieri – residenti – all’Esquilino (erano 63,2 ogni 1000 abitan-
ti nel 1991, contro una media generale relativa al complesso dei rioni pari al 58,8
per mille). In questo rione, peraltro, l’immigrazione – soprattutto quella d’origine
asiatica – ha subito un grosso incremento nell’ultimo decennio (1991-2001).
Per quanto riguarda invece la condizione abitativa va innanzitutto sottoli-
neato l’invecchiamento del patrimonio edilizio localizzato nelle due zone
studiate: rispettivamente il 94 per cento e il 77 per cento delle abitazioni (oc-
cupate e non occupate) censite all’Esquilino e a San Lorenzo nel 1991 sono
state difatti costruite prima del 1945.
All’Esquilino è stato poi osservato un calo costante delle abitazioni occupa-
te dal 1951 al 1981 (-7,1 per cento tra 1951-61; -5,5 per cento tra 1961-71; -6,3
per cento tra 1971-81) e un aumento delle stesse nell’intervallo intercensuario
1981-1991 (+16,5 per cento); inversamente proporzionale è stato, al contrario,
il trend delle abitazioni non occupate: il loro numero è infatti aumentato tra
1951 e il 1981 (+322 per cento tra 1951 e 1961; +127,7 per cento tra 1961 e
1971; +54,2 per cento tra 1971 e 1981) ed è diminuito tra il 1981 e il 1991 (-
21,7 per cento). Come le abitazioni, anche le stanze occupate sono diminuite
fra il 1951 e il 1981 ed aumentate fra il 1981 e il 1991; nel medesimo arco di
tempo (1951-1981) le stanze non occupate hanno subito un incremento (tabella
5). La diminuzione delle abitazioni occupate e l’ingrossamento dello stock del-
le abitazioni non occupate (sfitte o abitate da persone temporaneamente pre-
senti) è da imputare presumibilmente a una serie di fattori che insieme hanno
contribuito ad espellere dal rione XV un numero rilevante di abitanti. Fra questi

86
Nel 1991 il 20 per cento degli abitanti dei rioni aveva un’età uguale o superiore ai 65
anni (a fronte di una media comunale del 14 per cento); il 10 per cento era vedovo (media co-
munale: 7 per cento); il 18 per cento era pensionato (media comunale: 12 per cento). Cfr. A.
GOLINI, La popolazione, in Roma del Duemila, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari, Laterza,
2000, pp. 119-157, p. 146. Sulle cause e sugli effetti del progressivo invecchiamento della po-
polazione del Centro storico e, più in generale, sulle forti perdite demografiche subite dai ri-
oni romani nel secondo dopoguerra in seguito al trasferimento di parte degli abitanti verso i
quartieri urbani e le aree periferiche della città cfr., per un inquadramento generale relativo
agli anni Cinquanta e Sessanta, E. SONNINO, Caratteristiche demografiche e socio-economiche
del Centro storico di Roma, «Rivista italiana di sicurezza sociale», V, 1967, 1, pp. 54-80 e ID.,
Il movimento della popolazione e lo spopolamento del Centro storico di Roma negli ultimi
venti anni, «Notiziario Italia Nostra, sezione di Roma», III, 1976, 25, pp. 3-10.
598 Maria Rosa Protasi

fattori vanno annoverati: il progressivo degrado del tessuto edilizio, specie nel-
l’area compresa fra piazza Vittorio e la stazione Termini; le speculazioni im-
mobiliari; la terziarizzazione di interi immobili “svuotati delle residenze, sosti-
tuite da grandi agenzie di banca, istituti di assicurazioni, associazioni sindacali,
andando a costituire una realtà molto simile a molti centri urbani europei” 87.
A San Lorenzo il calo delle abitazioni occupate è iniziato invece nel 1961
ed è continuato fino al 1981 (-2,8 per cento tra 1961 e 1971; -5,5 per cento tra
1971 e 1981), mentre nell’ultimo intervallo intercensuario si è registrata una
ripresa (+9,4 per cento). Il numero delle abitazioni non occupate è cresciuto
costantemente dal 1951 fino al 1991, anche se il ritmo di accrescimento è di-
minuito a partire dal periodo 1971-1981 (+126,6 per cento tra 1951 e 1961;
+156,5 per cento tra 1961 e 1971; +64,5 per cento tra 1971 e 1981; +20,3 per
cento tra 1981 e 1991). Le stanze occupate hanno subito un incremento tra
1951 e 1961, un decremento tra 1961 e 1971 e un nuovo incremento tra 1971-
1981 e 1981-1991, mentre il numero delle stanze non occupate è aumentato
costantemente dal 1951 al 1981 (tabella 5). Sull’incremento delle abitazioni e
delle stanze non occupate a San Lorenzo hanno influito sia l’acquisto – a fini
speculativi – di interi edifici da parte di società immobiliari (che hanno cerca-
to di sfruttare la vicinanza di questo quartiere al Centro storico), sia la crescita
dei fuorisede universitari nel dopoguerra. Le abitazioni non occupate di San
Lorenzo sono passate difatti dall’1,2 per cento (del totale delle abitazioni) re-
gistrato nel 1951 al 2,4 per cento del 1961, al 6,2 per cento del 1971, al 10,2
per cento del 1981 e all’11,2 per cento del 1991. Al censimento del 1991 il
27,8 per cento delle abitazioni non occupate di San Lorenzo è risultato utiliz-
zato per lavoro e per studio; valori un po’ più elevati (rispettivamente 29,6 per
cento e 31,2 per cento) sono stati invece registrati nelle altre zone urbanisti-
che adiacenti alla città universitaria, vale a dire la zona 3 x (Università) e la
zona 3 a (Nomentano), a fronte di un 17,5 per cento relativo al totale della I
circoscrizione (che delimita grossomodo la parte centrale della città).
Sebbene sia aumentato negli ultimi decenni, il numero medio di stanze
per abitazione (occupata) rilevato a San Lorenzo si è sempre mantenuto al di
sotto dei valori riscontrati all’Esquilino (tabella 4), nel complesso dei rioni
(1951 = 3,87; 1991 = 4,11) e nel complesso dei quartieri urbani (1951 =
3,51; 1991 = 3,94). Contemporaneamente è diminuito il numero delle perso-

87
G. LANCIANI, Proposte contro il degrado, «Capitolium Millennio», III, 1999, 7, pp. 60-
62, p. 60. Sulla “terziarizzazione” di vaste aree del Centro storico di Roma in questo secondo
dopoguerra, come prosecuzione di un fenomeno già in atto dai decenni precedenti cfr., per una
breve sintesi, A. GOLINI, La popolazione, cit., pp. 132-138 e A.M. BIRINDELLI, Omogeneità e dif-
ferenziazioni demografiche e socio-professionali nella popolazione di Roma tra il 1951 e il
1981, in Abitare a Roma. Urbanizzazione e crescita urbana, a cura di E. AURELI CUTILLO e F.
MIGNELLA CALVOSA, Milano, Angeli, 1989, pp. 69-111.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 599

ne per stanza (occupata); tuttavia il rapporto di affollamento relativo alle abi-


tazioni di San Lorenzo è rimasto – anche nel secondo dopoguerra – sempre
più elevato rispetto a quello osservato all’Esquilino (tabella 4), nei rioni
(1951 = 1,32 persone per stanza; 1991 = 0,50) e nei quartieri urbani (1951 =
1,34; 1991 = 0,65).
Nel quarantennio intercorso tra il 1951 e il 1991 è infine aumentato, sia a
San Lorenzo che all’Esquilino, il numero delle abitazioni (occupate) in pro-
prietà e usufrutto, analogamente a quanto avvenuto nei rioni centrali, nei
quartieri urbani e nel Comune di Roma globalmente considerato. Queste le
percentuali (relative alle abitazioni in proprietà e in usufrutto su 100 abita-
zioni occupate) rilevate al censimento del 1991: San Lorenzo = 61,4 per cen-
to; Esquilino = 58,9 per cento (1951 = 33,4 per cento); totale rioni = 49,8 per
cento (1951 = 18,7 per cento); totale quartieri urbani = 59,8 per cento (1951
= 21,4 per cento); totale Comune di Roma = 59,4 per cento (1951 = 20,3 per
cento). Il numero delle abitazioni in affitto è invece notevolmente diminuito:
San Lorenzo = 33,7 per cento; Esquilino = 35,8 per cento (1951 = 61,1 per
cento); totale rioni = 42,9 per cento (1951 = 73,8 per cento); totale quartieri
urbani = 35,4 per cento (1951 = 72,9 per cento); totale Comune di Roma =
35,1 per cento (1951 = 71,7 per cento) 88.

6.3. Verso una nuova stratificazione sociale e professionale?


Evidenziati gli aspetti principali del quadro demografico, si tratta ora di
fornire qualche dato sulle caratteristiche evolutive della struttura sociale,
economica e professionale nelle due aree studiate.
Cominciamo coll’esaminare il caso di San Lorenzo. Alcune descrizioni
risalenti ai primi anni Cinquanta consegnano al lettore l’immagine di un
quartiere assai povero e fortemente degradato dal punto di vista edilizio
(molti stabili, distrutti dal bombardamento del 1943, non erano stati ancora
ricostruiti), che risultava caratterizzato da un elevato sovraffollamento delle
abitazioni, da una situazione scolastica assai problematica e da condizioni di
assistenza (colonie estive, assistenza sanitaria comunale eccetera) assoluta-
mente insufficienti. A quell’epoca il quartiere, uno fra i più industrializzati
della città 89, appariva ancora abitato in prevalenza da operai, manovali e arti-

88
Non possediamo, per il 1951, il dato disaggregato relativo a San Lorenzo. A titolo di
confronto riportiamo dunque le percentuali relative al quartiere Tiburtino in totale: abitazioni
in proprietà e usufrutto = 21,4 per cento; abitazioni in affitto = 71,1 per cento. Al 1991 nella
categoria delle abitazioni in proprietà e in usufrutto sono comprese anche le abitazioni a ri-
scatto; nella categoria delle abitazioni in affitto sono compresi anche i subaffitti.
89
Le principali ditte nel quartiere (situazione al novembre 1951) erano: la Birreria Wührer
(140 addetti), i Molini dell’Urbe (118 addetti), la Coop. Gelati Vagas (30 addetti), l’Istituto
600 Maria Rosa Protasi

giani, come è confermato dai dati riportati di seguito, tratti dall’Inchiesta sul-
la miseria in Italia. Fra gli individui campionati nel corso di quell’indagine
furono difatti contati 139 uomini in condizione professionale, di cui: 14 ma-
novali generici, 21 operai generici, 3 sarti, 10 impiegati, 10 facchini, 7 mec-
canici generici, 5 falegnami, 10 marmisti, 10 apprendisti, 10 lucidatori, 12
fattorini, 5 autisti, 4 ambulanti, 5 macellai, 3 vetrai, 1 infermiere e 9 persone
di cui non era indicata la professione. Tra le donne in grado di lavorare (an-
ch’esse erano in tutto 139) prevaleva il mestiere di casalinga (123 casi). Gli
uomini disoccupati erano 46 ed erano così ripartiti: 7 manovali generici, 2
operai generici, 6 meccanici generici, 1 infermiere, 1 falegname, 1 autista,
16 pensionati, 1 insegnante, 1 macellaio, 6 senza mestiere e 1 individuo dalla
professione ignota. Le disoccupate erano invece 13, di cui: 4 casalinghe, 1
operaia generica, 1 sarta, 6 pensionate e 1 insegnante 90.
Un’indagine sul campo condotta qualche anno più tardi fornì inoltre il se-
guente quadro, relativo alle attività economiche e ai servizi presenti nel quar-
tiere: 41 magazzini, 35 officine, 28 stabilimenti per la vendita di marmi e
pietre, 5 piccole fabbriche, 61 piccoli spacci alimentari, 30 piccoli ristoranti,
29 bar e caffè, 11 osterie, 29 empori (casalinghi, abbigliamento eccetera), 24
negozi di olio e vino, 24 botteghe di barbiere, 22 macellerie, 16 negozi di ab-
bigliamento, 15 negozi di riparazione di calzature, 14 negozi di alimentari,
12 carpentieri, 8 negozi di mobili, 9 negozi di sartoria, 8 tabaccai, 8 lavande-
rie e tintorie, 8 negozi di elettricità, 7 negozi di frutta e verdura, 7 negozi di
ferramenta (fabbri), 7 negozi di carbone e combustibile, 7 parrucchieri per
signora, 7 farmacie, 7 negozi di accessori, 6 garage, 5 negozi di fiori, 5 bot-
teghe di fabbro, 4 tipografie, 4 negozi di cose usate, 4 latterie, 4 negozi di
calzature, 4 pasticcerie, 4 mercerie, 3 negozi di vernici, 3 negozi di orologe-
ria, 3 idraulici, 3 cartolerie, 3 profumerie, 2 vetrerie, 2 tappezzerie, 2 pellic-
cerie, 2 rosticcerie, 2 laboratori di vulcanizzazione, 1 negozio di ombrelli e

Terapeutico Romano (120 addetti), le industrie tipografiche Tumminelli Studium Urbis (199
addetti) e Scuola tipografica Pio X (52 addetti), le fonderie Bastianelli (60 dipendenti), Maraz-
zi (41 dipendenti) e Sociale Umanitaria (32 dipendenti), gli stabilimenti meccanici Sforazzini
(22 addetti), LANSA (25 addetti) e Soc. italiana per l’arte della medaglia (114 addetti), la vetre-
ria Sciarra (44 addetti). Tra le ditte addette alla lavorazione del marmo, tutte di piccole dimen-
sioni, venne indicata solo la Ciocchetti (25 addetti). Per queste notizie cfr. G. PAGNOTTA, La
geografia degli insediamenti produttivi, «Roma moderna e contemporanea», VIII, 2000, 1-2,
pp. 191-228, pp. 209-210.
90
I dati sono stati tratti da: Atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria
in Italia e sui mezzi per combatterla, VI, Roma, Camera dei Deputati, 1953, p. 137. L’indagine
sul quartiere San Lorenzo fu estesa a 99 famiglie di complessive 485 persone, che vivevano in
due edifici: lo stabile di via Tiburtina 180 (conosciuto come Palazzo Lamperini) e lo stabile in
via dei Sabelli 112 (un ex riformatorio occupato dagli sfollati e dai sinistrati del bombarda-
mento del 1943).
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 601

borse, 1 materassaio, 1 mercato all’aperto, 1 fonderia, 1 negozio di stufe a


gas, 1 lavanderia, 1 botteghino del lotto, 1 negozio di tessuti, 1 ottico, 1 luci-
datore di mobili, 1 riparatore di biciclette, 1 negozio di ceramiche e porcella-
ne, 1 fotografo, 1 clinica medica, 1 cromatore, 5 scuole, 2 sedi rionali di par-
titi politici, 2 cinema-teatri, 2 alberghi, 1 chiesa. Vi erano poi: un centro di
assistenza sociale, un’associazione di combattenti, una stazione di polizia,
un’associazione cristiana evangelica, una scuola di puericoltura, l’albergo
dell’esercito della salvezza, l’asilo infantile ONMI, un centro sanitario, l’uffi-
cio tecnico per il cimitero di Roma, l’ufficio comunale per la cura del cimite-
ro, l’ufficio comunale per l’acqua e l’elettricità, l’ufficio doganale delle FS,
lo scalo merci, una società per l’arte della medaglia, la società per l’industria
elettrica, alcuni piccoli negozi di riparazioni meccaniche.
La medesima indagine appurava peraltro che a San Lorenzo: 1) i casi di
abitanti imparentati fra di loro erano numerosi (il 44,8 per cento delle fem-
mine e il 50 per cento dei maschi intervistati avevano risposto di avere pa-
renti nel quartiere; il 20,9 per cento delle femmine e il 25 per cento dei ma-
schi avevano inoltre dichiarato di vedere i parenti in media una volta o più al
giorno; 2) le osterie e i bar rappresentavano dei luoghi importanti di aggrega-
zione della popolazione maschile (il 20 per cento degli uomini interpellati
frequentava spesso questi locali contro il 6 per cento delle donne; il 50 per
cento degli uomini che si recavano in questi locali conversava normalmente
con qualcuno, contro il 25,4 per cento delle donne) 91.
Nei decenni seguenti (anni Sessanta e Settanta) la struttura socio-economi-
ca e socio-professionale del quartiere subisce importanti mutamenti. Da un la-
to la costruzione della sopraelevata aumenta il valore di posizione della zona,
determinando l’acquisto e la ristrutturazione di molti edifici da parte di socie-
tà immobiliari con la conseguente espulsione di molti abitanti di origine ope-
raia, costretti a spostarsi lungo la Tiburtina (verso Pietralata, Portonaccio,
Monti del Pecoraro); dall’altro l’aumento del costo delle materie prime e delle
tariffe dei servizi – luce eccetera – unito alla saturazione del Verano è all’ori-
gine della crisi che investe il mondo dell’artigianato locale (lavoratori del le-
gno e del ferro battuto, marmisti). Inoltre tra il 1961 e la metà degli anni Set-
tanta le attività di consumo e commerciali diminuiscono del 30 per cento; “i
negozi tendono a essere più qualificati e scompaiono i grandi magazzini ali-

91
Cfr. A.M. ROSE, Indagine sull’integrazione sociale in due quartieri di Roma, Roma, Fail-
li, 1959 (pubblicazioni dell’Istituto di Statistica dell’Università di Roma). L’indagine fu con-
dotta nei mesi di febbraio e marzo 1957 e riguardò un campione di 123 abitanti (56 maschi e
67 femmine) di San Lorenzo e un campione di 128 abitanti (53 maschi e 75 femmine) del
complesso INA-CASA sito sulla via Tiburtina, a un chilometro di distanza dalla città propria-
mente detta. L’età media stimata degli intervistati fu di 45,2 anni (uomini) e 46,6 anni (donne)
a San Lorenzo e di 44,1 anni (uomini) e 45,9 anni (donne) nel complesso INA-CASA.
602 Maria Rosa Protasi

mentari”. Gaetano Bordoni, un sanlorenzino intervistato a metà degli anni


Settanta, racconta: “Tu facce caso, tutti i negozi d’abbigliamento del quartiere
chiudono tutti, nun je la fanno a regge, i commercianti. Tu guarda pure i ne-
gozi dei commercianti, so tutti a livello inferiore, no? Se uno mette su un bel
negozio dura poco. […] Sto quartiere non po’ andare avanti in sta maniera.
[…] Secondo me c’è la spinta proprio pe’ fallo diventà un quartiere-specula-
zione. La gente l’abbandona, è costretta a annassene […]”.
Anche le attività industriali subiscono un calo consistente, in seguito alla
chiusura di alcuni stabilimenti di medie dimensioni (Feram, Bastianelli, Sfo-
razzini, Cerere, Wührer) 92. Questo processo si intensifica negli anni Ottanta.
Tra il 1981 e il 1991 gli addetti alle industrie sono passati infatti dal 20,4 per
cento al 15,6 per cento e le attività commerciali dal 22,5 per cento al 19,4 per
cento. Sono calati anche gli addetti ai trasporti e alle comunicazioni (dal 10,8
per cento al 6,7 per cento), mentre sono aumentate la categoria credito, assi-
curazione, noleggio (dal 7,2 per cento al 16,2 per cento) e la categoria pubbli-
ca amministrazione, servizi pubblici e privati (dal 38,4 per cento al 41,6 per
cento circa). Contemporaneamente è scesa la quota dei lavoratori dipendenti
(dal 44,6 per cento al 30,4 per cento) ed è aumentata sia la quota dei dirigenti
e impiegati (dal 39,8 per cento al 46,1 per cento), sia la quota di imprenditori
e liberi professionisti (dal 2,2 per cento all’8,8 per cento). Stabile, infine, la
quota di lavoratori in proprio e coadiuvanti (13-14 per cento) 93.
Pur conservando tracce significative del suo passato operaio e popolare,
San Lorenzo sembra oggi un quartiere meno connotato dal punto di vista so-
ciale rispetto a qualche decennio fa, come dimostrano anche i dati sulla com-

92
Per le notizie sul declino delle attività artigianali, commerciali e industriali localizzate a
San Lorenzo cfr. M. PAZZAGLINI, San Lorenzo 1881-1981, cit., pp. 11, 13, 104-114; P. GIGLI PA-
DELLARO-M. PANIZZA, Roma formale e informale, Napoli, Editoriale scientifica s.r.l., 1976, p.
111 (citazione riguardante la scomparsa dei grandi magazzini alimentari); CIRCOLO GIANNI BO-
SIO DI ROMA, «I Giorni cantati». Bollettino di informazione e ricerca sulla cultura operaia e
contadina, 1976, 9, numero speciale sul quartiere San Lorenzo, p. 12 (dall’intervista con Gae-
tano Bordoni). Per un confronto con l’evoluzione della struttura socio-professionale della po-
polazione romana nell’ultimo trentennio si rinvia al contributo di F. MIGNELLA CALVOSA-L.
MARTINA compreso nel presente volume.
93
I dati relativi a San Lorenzo sono relativi all’omonima zona urbanistica. Cfr. COMUNE DI
ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Il 12° Censimento della popolazione a Roma, 25
ottobre 1981 (Dati per zone urbanistiche e circoscrizioni amministrative), Roma, 1986, tav. 8:
Popolazione residente attiva in condizione professionale, per sesso e ramo di attività economi-
che; tav. 9: Popolazione residente attiva in condizione professionale, per sesso, settore di atti-
vità economica e posizione nella professione; ID., UFFICIO DI STATISTICA, Il 13° Censimento
della popolazione, 20 ottobre 1991 (Dati per zone urbanistiche e circoscrizioni amministrati-
ve), Roma, 1996, tav. 6/z, Popolazione attiva in condizione professionale, per attività econo-
mica; tav. 7/z, Popolazione attiva in condizione professionale, per posizione nella professione.
Nostre elaborazioni.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 603

posizione della popolazione attiva sopra riportati. Ristoranti, pub, birrerie e


pizzerie sorti negli ultimi anni al posto delle vecchie osterie (punto di incon-
tro della popolazione sanlorenzina ancora alla metà degli anni Settanta) lo
hanno peraltro trasformato in un luogo di ritrovo serale assai noto e frequen-
tato, vista anche la sua contiguità al Centro storico. Rimangono tuttavia da
risolvere numerosi problemi, sia di carattere urbanistico (vedi le esigenze di
riqualificazione di quest’area) sia di carattere economico-sociale. Si tenga
infatti conto che al censimento del 1991 è stato rilevato nella zona urbanisti-
ca di San Lorenzo un tasso di disoccupazione generale pari al 24,4 per cento,
a fronte del 17,8 per cento registrato nel vicino rione Esquilino e del 16,8 per
cento e del 17,9 per cento riscontrati rispettivamente nel complesso dei rioni
e dei quartieri (la media cittadina è di circa il 18 per cento). Inoltre il tasso di
disoccupazione giovanile (tra 14-29 anni) ammonta al 26,3 per cento a fronte
di un 19,3 per cento relativo all’Esquilino, di un 17 per cento relativo al tota-
le dei rioni e di un 21,4 per cento relativo al totale dei quartieri (media citta-
dina = 22 per cento). Da notare infine l’esistenza di un più basso tasso di
scolarità tra i 14 e i 29 anni (31,2 per cento) rispetto all’Esquilino (35,9 per
cento), ai rioni in generale (37,6 per cento) e al complesso dei quartieri (39,8
per cento).
Concludiamo con qualche osservazione sulle trasformazioni del tessuto
socio-economico e socio-professionale dell’Esquilino in questo secondo
dopoguerra. Il primo censimento del periodo (1951) fornì le seguenti per-
centuali, relative alla distribuzione della popolazione attiva in condizione
professionale nei vari rami di attività economica: agricoltura, caccia e pe-
sca = 0,6 per cento; industrie = 21,6 per cento; trasporti e comunicazioni =
8,3 per cento; commercio e servizi vari = 28,9 per cento; credito e assicu-
razione = 4,4 per cento; pubblica amministrazione = 36,1 per cento. Per
quanto riguarda la posizione lavorativa, prevalevano i lavoratori dipendenti
(44,7 per cento), seguiti da dirigenti e impiegati (39,2 per cento), lavoratori
in proprio e coadiuvanti (12,8 per cento), amministratori e liberi professio-
nisti (3,3 per cento) 94. Nel ventennio seguente i problemi legati al progres-
sivo degrado del rione nonché le trasformazioni d’uso e tipologiche di mol-
ti edifici determinarono, come si è visto, l’espulsione di una quota rilevan-
te di popolazione. Dal punto di vista socio-professionale il decremento ri-
guardò soprattutto la categoria dei lavoratori dipendenti residenti nel rione
(36,6 per cento nel 1971) e fu in buona parte collegato al calo degli addetti

94
Elaborazione di dati contenuti in COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO,
Popolazione e territorio dal 1860 al 1960, cit., Parte II, IX Censimento della popolazione – 4
novembre 1951, tavv. 47-48. Calcoli effettuati sulla popolazione residente attiva in età da 10
anni in poi in condizione professionale.
604 Maria Rosa Protasi

del ramo industriale (18,7 per cento nel 1971) e del ramo dei trasporti e
delle comunicazioni (6,4 per cento nel 1971). Servizi, commercio e pubbli-
ca amministrazione rappresentavano, all’inizio degli anni Settanta, i settori
con il maggior numero di addetti (contavano rispettivamente il 25,3 per
cento, il 23,7 per cento e il 21,1 per cento della popolazione residente atti-
va in condizione professionale) 95. Il commercio, in particolare, continuava
a rivestire un ruolo di primaria importanza nell’economia dell’Esquilino,
diventato secondo una testimonianza dell’epoca: “un quartiere di transito,
un quartiere commerciale, a piazza Vittorio c’è il centro commerciale, tutta
Roma ci passa” 96.
Nei decenni successivi la struttura sociale e professionale di questo rione
è stata investita da importanti trasformazioni. In primo luogo è aumentata in
seno alla popolazione residente la quota degli imprenditori e liberi profes-
sionisti (3,7 per cento nel 1971, 3,8 per cento nel 1981 e 9,9 per cento nel
1981) ed è diminuita notevolmente la cifra dei lavoratori dipendenti (36,6
per cento nel 1971, 34,7 per cento nel 1981 e 21,1 per cento nel 1991). Diri-
genti, quadri direttivi e impiegati residenti nel rione sono aumentati in ma-
niera considerevole (42,5 per cento nel 1971, 49,4 per cento nel 1981 e 54,8
per cento nel 1991), mentre la categoria dei lavoratori in proprio e dei co-
adiuvanti non ha subito grosse variazioni (17,2 per cento nel 1971, 12,1 per
cento nel 1981 e 14,2 per cento nel 1991) 97. Ben più determinante a livello
socio-economico è stato tuttavia, in questi ultimi anni, il progressivo inseri-

95
Elaborazione di dati contenuti in COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO,
I censimenti del 1971 nel Comune di Roma, fasc. 3, Roma, 1976, tav. 10. Calcoli effettuati
sulla popolazione residente attiva in condizione professionale.
96
Testimonianza della signora Fornaro, residente all’Esquilino, riportata in SEZIONE ROMA-
NA DI ITALIA NOSTRA, Roma sbagliata le conseguenze sul Centro storico, Roma, Bulzoni,
1976, p. 163. Nel suo intervento la Fornaro evidenziava lo stato di degrado del rione XV, che
risultava carente di servizi essenziali (strutture sanitarie, asili, luoghi di ritrovo per gli anziani,
che costituivano una grossa percentuale della popolazione, eccetera) e andava progressiva-
mente spopolandosi.
97
Elaborazione di dati contenuti in COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO,
Il 12° Censimento della popolazione a Roma, 25 ottobre 1981, cit. (Dati per suddivisioni to-
ponomastiche e circoscrizioni amministrative), tav. 9 e ID., Il 13° Censimento della popolazio-
ne, 20 ottobre 1991, cit. (Dati per suddivisioni toponomastiche e circoscrizioni amministrati-
ve), tav. 7/t. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione attiva in condizione pro-
fessionale per rami di attività economica si riportano per brevità i dati del censimento del
1991 relativi al rione Esquilino: agricoltura, caccia e pesca = 0,4 per cento; industrie = 10,3
per cento; commercio, alberghi e ristoranti, riparazione autoveicoli e beni di consumo = 19
per cento; trasporti, magazzinaggio e comunicazioni = 5,5 per cento; intermediazione moneta-
ria, affari immobiliari, noleggio, informatica, ricerca = 20,3 per cento; pubblica amministra-
zione, difesa, assicurazione sociale obbligatoria = 16 per cento; istruzione, servizi pubblici e
privati = 28,5 per cento (tav. 6/t). Difficile il confronto con i censimenti precedenti, viste le
continue revisioni della nomenclatura socio-professionale.
Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 605

mento degli immigrati extracomunitari nell’universo commerciale dell’Es-


quilino, attraverso l’apertura e la gestione diretta di numerosi esercizi nel
ramo della ristorazione (alimentari e supermarket asiatici, macellerie islami-
che, ristoranti etnici – cinesi, indiani, africani), dell’abbigliamento (cinese e
bengalese), dell’artigianato (africano), dell’import-export e dello stoccaggio
merci (preponderante in questo caso la presenza di cinesi). Si tratta di un
processo tuttora in atto che sta trasformando in senso multietnico, non senza
polemiche e reazioni contrastanti in seno alla cittadinanza romana, il volto
economico dell’Esquilino.

Tabella 1. Popolazione presente e residente all’Esquilino e a San Lorenzo.

Censimenti Esquilino San Lorenzo


Popolazione Popolazione Popolazione Popolazione
presente residente presente residente
1881 23.474 22.252 - -
1901 96.713 94.352 - -
1911 85.881 84.377 24.040 24.011
1921 58.024 56.132 27.830 27.933
1931 61.573 57.850 34.091 33.081
1951 63.082 62.184 29.719 29.904
1961 42.965 42.103 23.196 23.021
1971 35.213 33.411 18.784 18.119
1981 28.758 27.619 15.034 14.746
1991 25.943 24.654 13.161 12.630

Fonti: Per il rione Esquilino i dati relativi ai censimenti dal 1881 al 1951 sono stati
tratti da: COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma, Popolazione e
territorio dal 1860 al 1960, cit.; per gli anni dal 1961 al 1991 cfr. COMUNE DI ROMA,
UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Censimenti della popolazione del Comune di Ro-
ma. Anni indicati.
Per quanto riguarda San Lorenzo i dati relativi al 1911, 1921, 1931 si riferisco-
no al quartiere Tiburtino. Le cifre relative al 1951, 1961, 1971 si riferiscono al
quartiere di San Lorenzo propriamente detto (nostra elaborazione sui dati per sezio-
ni di censimento), considerato entro i confini dell’omonima zona urbanistica delimi-
tata nel 1977 (3 b). Analogamente i dati relativi al 1981 e 1991 riguardano la zona
urbanistica di San Lorenzo (3 b). Per gli anni dal 1911 al 1931 i dati sono stati tratti
da: COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma, Popolazione e terri-
torio dal 1860 al 1960, cit.; per gli anni dal 1951 al 1991 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFI-
CIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Censimenti della popolazione del Comune di Roma.
Anni indicati. Nostre elaborazioni.
606 Maria Rosa Protasi

Tabella 2. Incrementi intercensuali (per cento) della popolazione presente e


residente.

a) popolazione presente

Esquilino San Lorenzo Totale Totale Totale


Rioni Quartieri Comune
urbani di Roma
1881-1901 +312,00 - +56,19 - +54,02
1901-1911 -11,20 - -3,67 - +17,14
1911-1921 -32,43 +15,76 +15,29 +63,03 +27,58
1921-1931 +6,11 +22,49 -2,47 +107,73 +57,31
1931-1951 +2,45 -12,82 -3,51 +203,05 +56,41
1951-1961 -31,89 -21,94 -31,25 +66,36 +32,02
1961-1971 -18,04 -19,02 -26,68 +25,56 +27,12
1971-1981 -18,33 -19,96 -18,91 -7,52 +1,40
1981-1991 -9,78 -12,45 -13,69 -11,97 -2,66
1951-1991 -58,87 -55,71 -64,72 +70,02 +65,65

b) popolazione residente

Esquilino San Lorenzo Totale Totale Totale


Rioni Quartieri Comune
urbani di Roma
1881-1901 +324,01 - +53,07 - +54,16
1901-1911 -10,57 - -1,31 - +22,86
1911-1921 -33,47 +16,33 +14,97 +63,28 +27,14
1921-1931 +3,06 +18,42 -7,14 +99,61 +41,17
1931-1951 +7,49 -9,60 -0,15 +216,46 +76,24
1951-1961 -32,29 -23,01 -34,32 +66,11 +32,47
1961-1971 -20,64 -21,29 -30,04 +25,18 +27,13
1971-1981 -17,33 -18,61 -18,34 -7,24 +2,09
1981-1991 -10,73 -14,34 -10,95 11,46 -2,28
1951-1991 -60,35 -57,76 -66,59 +70,77 +68,01

Per le fonti cfr. la tabella 1. Nostre elaborazioni.


Evoluzione socio-demografica e insediamento della popolazione 607

Tabella 3. Famiglie e numero medio di componenti per famiglia.

Esquilino San Lorenzo


Anni Famiglie Media dei Famiglie Media dei
componenti componenti
1911 18.411 4,7 5.306 4,5
1921 13.890 4,2 7.037 3,9
1931 15.559 3,9 7.931 4,3
1951 17.884 3,4 7.960 3,7
1961 12.073 3,3 6.723 3,4
1971 10.916 2,9 5.932 3,2
1981 10.276 2,6 5.688 2,5
1991 11.631 2,0 5.876 2,1

Nota: Nel 1911 e nel 1921 il dato sulle famiglie comprende anche le convivenze. Per quanto
riguarda San Lorenzo, i dati relativi al 1911, 1921, 1931 sono riferiti al quartiere Tiburtino. I
dati relativi al 1951, 1961, 1971 sono relativi al quartiere di San Lorenzo propriamente detto
(nostra elaborazione sui dati per sezioni di censimento), considerato entro i confini dell’omo-
nima zona urbanistica delimitata nel 1977 (3 b). Analogamente i dati relativi al 1981 e 1991
riguardano la zona urbanistica di San Lorenzo (3 b).
Fonti: per il 1911 e il 1921 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA, Vita demo-
grafica, economica, amministrativa, cit.; per il 1931 L. MAROI, I risultati per la cit-
tà di Roma del censimento del 21 aprile 1931-IX, cit.; per il 1951 cfr. COMUNE DI
ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSIMENTO, Roma, Popolazione e territorio dal 1860
al 1960, cit. (dati riguardanti l’Esquilino) e Id., IX Censimento generale della po-
polazione 4-11-1951 (quartiere Tiburtino, dati per sezioni di censimento); per gli
anni 1961, 1971, 1981, 1991 cfr. COMUNE DI ROMA, UFFICIO DI STATISTICA E CENSI-
MENTO, Censimenti della popolazione del Comune di Roma. Anni indicati. Nostre
elaborazioni.

Tabella 4. Numero medio di persone per stanza e numero medio di stanze per
abitazione.

a) Esquilino

1921 1931 1951 1961 1971 1981 1991

n. medio persone per stanza 1,34 1,23 1,34 0,96 0,82 0,67 0,52

n. medio stanze per abitazione 4,36 4,21 3,68 3,81 3,73 4,02 4,02
608 Maria Rosa Protasi

Segue tabella 4
b) San Lorenzo

1921 1931 1951 1961 1971 1981 1991

n. medio persone per stanza 2,24 1,92 2,03 1,35 1,13 0,85 0,85

n. medio stanze per abitazione 2,81 3,07 2,66 2,92 2,92 3,19 3,28

Nota: I dati si riferiscono alle abitazioni occupate. Per quanto riguarda San Lorenzo, i dati re-
lativi al 1921 e al 1931 si riferiscono al quartiere Tiburtino. Per i dati relativi al 1951, 1961,
1971 (San Lorenzo) cfr. tabelle 1 e 3.
Fonti: per il 1921 e il 1931 cfr. L. MAROI, I risultati per la città di Roma del censimen-
to del 21 aprile 1931-IX, cit.; per gli anni dal 1951 al 1991 cfr. tabella 3. Nostre ela-
borazioni.

Tabella 5. Abitazioni e stanze in complesso (occupate e non occupate) e altri tipi


di alloggio dal 1951 al 1991.

a) Esquilino
1951 1961 1971 1981 1991
Abitazioni occupate (a) 11.780 10.940 10.334 9.678 11.277
Abitazioni non occupate (b) 99 418 952 1.468 1.149
a +b 11.879 11.358 11.286 11.146 12.426
Abitazioni improprie 807 83 63 34 -
Stanze occupate (c) 43.410 41.704 38.954 38.954 45.374
Stanze non occupate (d) 363 1.614 3.339 5.117 n.d.
c +d 43.773 43.318 41.980 44.071 n.d.

b) San Lorenzo

1951 1961 1971 1981 1991


Abitazioni occupate (a) 5.487 5.833 5.670 5.356 5.861
Abitazioni non occupate (b) 64 145 372 612 736
a +b 5.551 5.978 6.042 5.968 6.597
Abitazioni improprie 222 139 28 2 -
Stanze occupate (c) 14.596 17.074 16.596 17.116 19.236
Stanze non occupate (d) 220 460 1.002 1.799 n.d.
c +d 14.816 17.534 17.598 18.915 n.d.

Nota: per i dati relativi al 1951, 1961, 1971 (San Lorenzo) cfr. tabelle 1 e 3. Per le
fonti (anni dal 1951 al 1991) cfr. tabella 3. Nostre elaborazioni.

Potrebbero piacerti anche