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Pubblicazioni dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

HISTORICA
Collana diretta da
PIERO CRAVERI ERRICO CUOZZO GIUSEPPE GALASSO
15
Collana Historica

01. G. GALASSO, Dalla “libertà d’Italia” alle “preponderanze straniere”,


1997.
02. G. MASI, Dal Collenuccio a Tommaso Costo: vicende della storiografia na-
poletana fra Cinque e Seicento, 1999.
03. P. SCARAMELLA, L’inquisizione romana e i Valdesi di Calabria (1554-
1703), 1999.
04. L. TRAMA, Un’Opera Pia nell’Italia unita. Il “Suor Orsola Benincasa”
dall’Unità alla nascita del Magistero, 2000.
05. E. NOVI CHAVARRIA, Il governo delle anime. Azione pastorale, predica-
zioni e missioni nel Mezzogiorno d’Italia, secoli XVI-XVIII, 2001.
06. V. FIORELLI, Una santa della città. Suor Orsola Benincasa e la devozione
napoletana fra Cinquecento e Seicento, 2001.
07. M. MIELE, I concili provinciali del Mezzogiorno in età moderna, 2001.
08. F. COZZETTO, Lo Stato di Aiello. Feudo, istituzioni e società nel Mezzo-
giorno moderno, 2001.
09. G. AMATUCCIO, Mirabiliter pugnaverunt. L’esercito del regno di Sicilia al
tempo di Federico II, 2003.
10. M. IADANZA, Il Console di Dio. Pensiero e azione sociale nel Registrum
Epistolarum di Gregorio Magno, 2003.
11. A.M. VOCI, Tra Borboni, Francia e Italia. Il recupero di Palazzo Farnese
al patrimonio italiano, 2005.
12. A.M. VOCI (a cura di), Wolfgang Helbig a Napoli (1863-1865). Archeolo-
gia e politica dopo l’annessione, 2007.
13. R. ALAGGIO, Brindisi medievale. Natura, Santi e Sovrani in una città di
frontiera, 2009.
14. R. SICILIA, Due ceti del regno di Napoli. “Grandi del Regno” e “Grandi
togati”, 2010.
Le città del Regno di Napoli
nell’età moderna
Studi storici dal 1980 al 2010

a cura di
Giuseppe Galasso

EDITORIALE SCIENTIFICA
NAPOLI
Proprietà letteraria riservata

© Copyright 2011
Editoriale Scientifica s.r.l.
Via S. Biagio dei Librai, 39
80138 Napoli
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ISBN 978-88-6342-224-5
ILARIA ZILLI

Per una storia della città e delle città del Molise

«È un errore comune credere che la storia sia un


privilegio di grandi popoli e delle città più illustri,
e che per i popoli più oscuri e per le città più
piccole, e paesi e borgate non valga la pena di
raccogliere le tradizioni e le memorie […]».
A TIRABASSO, Castropignano, Oratino,
Tip. de “La Squilla del Molise”, 1929

Alcune considerazioni introduttive

Riflettere sullo stato delle ricerche di storia urbana relative ad


una realtà come quella molisana implica fin da subito chiarirsi non
solo sull’oggetto, la città, quanto anche sul periodo in cui tale og-
getto è stato studiato, per poi soffermarsi inevitabilmente su come
tale studio sia stato condotto (se è stato condotto).
Il Molise è, non solo ancora oggi una delle più piccole realtà re-
gionali italiane (sup. 4.438 Km2, pop. 321.000 ab.; densità: 72 ab/
Km2), ma anche una delle regioni con una dinamica demografica nei
secoli lentissima e a partire dall’ultimo secolo addirittura in calo a
causa dei continui abbandoni (si dice che il rapporto tra i molisani
rimasti a casa e quelli che vivono altrove, in Italia e nel mondo, sia
almeno di 1:4)1. I suoi principali centri urbani, ovvero i suoi due ca-

1
N. LOMBARDI, Il Molise fuori dal Molise, in G. Massullo (a cura di), Storia
578 ILARIA ZILLI

poluoghi di provincia Campobasso e Isernia contano oggi rispetti-


vamente poco più di 51.000 abitanti il primo e poco più di 21.000 il
secondo, e gli unici altri due centri di una qualche consistenza sono
rappresentati da Termoli sulla costa (31.975) e Venafro al confine
con la Campania (11.198). Degli altri 132 comuni che compongono
la regione, il 46% (62) ha meno di mille abitanti, un 30% (41) oscilla
fra i 1.000 e i 2.000 residenti, un 15% (20) ha fra i 2.000 e i 5.000
abitanti e solo un 6% conta fra i 5.000 e i 10.000 (Agnone, Guglio-
nesi, Trivento, Riccia tutti con poco più di 5.000 abitanti, Campo-
marino, Montenero di Bisaccia, Larino e Bojano con un numero di
abitanti che va dai 5.842 del primo agli 8.312 dell’ultimo).
Una realtà, quella molisana attuale, che ovviamente rispecchia
le vicende passate, sia dal punto di vista delle tipologie degli inse-
diamenti che del ridotto sviluppo dei suoi centri urbani. La lentezza
della sua dinamica demografica non è, infatti, solo un tratto con-
temporaneo, aggravato dalle ripetute ondate migratorie che si sono
susseguite a partire dagli inizi del ’900 fino ad anni ancora recenti,
ma deve essere fatta risalire indietro nei secoli2. La travagliata sto-
ria amministrativa di quest’area ha poi giocato un ruolo altrettanto
importante, seppur non esclusivo, nel condizionare le trasforma-
zioni demografiche, economiche e urbanistiche di questa piccola
regione3.
Dai fasti lontani del Samnium augusteo, quando per tre secoli
era stata la quarta regione dell’Impero romano, includendo anche
alcune aree e popolazioni abruzzesi, si era infatti passati con Dio-

del Molise in età contemporanea, Roma 2006, pp. 535-639; ma anche O. CASACCIA,
M. CRISCI, Migrazioni oggi: tra emigrazione persistente e immigrazione straniera,
ivi, pp. 651-677.
2
E. DI CIOMMO, Piccole e medie città meridionali tra antico regime e periodo
napoleonico, in AA.VV., Villes et territoire pendant la période napoléonienne, atti
del convegno (maggio 1984), Roma, École française de Rome, 1987, pp. 413-414;
G. LABROT, Le città meridionali, in G. Galasso, R. Romeo (a cura di), Storia del
Mezzogiorno, vol. VIII, Napoli 1992, pp. 215-292, pp. 275-286.
3
Come è noto il Molise venne riconosciuto regione autonoma solo nel 1963
dopo un lungo dibattito sull’opportunità politica di questa scelta cfr. E. PETRO-
CELLI, La controversa costruzione della amministrativa, in G. Massullo (a cura di),
Storia del Molise, cit., pp. 429-457.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 579

cleziano alla nuova regione Samnium et Campania, che prevedeva


la divisione in due province di cui la “Sannitica”, molto vicina nei
suoi confini all’attuale Molise, era fortemente condizionata/subor-
dinata dall’area campana. Nei secoli del declino e della definitiva
scomparsa dell’Impero romano anche questa unità amministrativa
si perse, per ricomporsi più tardi in maniera molto più frammen-
tata, almeno per quanto riguardava l’antico Sannio. La creazione
delle nove contee longobarde, prima, e delle due contee normanne,
poi, contribuì a riaggregare, infatti, seppur in modo molto diverso
dal passato, le comunità molisane. Le vicende dei comuni e dei
feudi dell’area molisana continuarono poi a modificarsi di pari
passo con il delinearsi e consolidarsi di un Regno meridionale, ma
il loro ruolo e le loro funzioni divennero sempre più periferici ri-
spetto ai centri del potere politico ed economico del Mezzogiorno.
Con gli angioini, e soprattutto con gli aragonesi, l’affermarsi di un
potere centrale sempre più attento al controllo sia politico che eco-
nomico del territorio avrebbe per di più dettato un’articolazione
amministrativa in cui il Molise si sarebbe del tutto dissolto4. Nella
fase di formazione e di consolidamento del potere centrale del So-
vrano rispetto a quello dei signori locali, l’introduzione dell’impo-
sizione fiscale basata sulla numerazione dei fuochi ci consente però
di seguire ancora le vicende delle Università molisane, anche se esse
vennero per tutti gli altri aspetti amministrativi nuovamente aggre-
gate alla Terra di Lavoro. Sotto il profilo fiscale la dicitura di Con-
tado di Molise compare, tuttavia, in tutta l’età moderna stabilmente
fra le voci di entrate dalle provincie del Regno.
Il Molise, o meglio le comunità molisane, continuano a cre-
scere, sotto il profilo demografico, lentamente fino alla prima metà
del sec. XII, poi dopo una prima crisi, a metà del sec. XIV, sarebbe
seguita una nuova più vigorosa fase di crescita a partire dal ‘400 e
quindi una nuova battuta d’arresto nel passaggio del Regno alla
Corona spagnola, e soprattutto in seguito alla peste5.

4
M. MEINI, Il ritratto del Molise, Le Carte dell’Istituto Regionale di Studi Sto-
rici del Molise “Vincenzo Cuoco”, Campobasso 2009, pp. 16-23.
5
I. FUSCO, Gli effetti della peste del 1656 negli Abruzzi e nel Contado di
Molise, in «Nuova Economia e Storia», nn. 1-2 (1999), pp. 43-85.
580 ILARIA ZILLI

Nel susseguirsi di fasi di espansione e di regressione che carat-


terizzarono i due secoli del Viceregno spagnolo, il Molise seguì nel
bene e nel male, seppur sempre in ritardo, le vicende dell’economia
del Mezzogiorno. L’espansione demografica degli inizi del ’500
contribuì ad esempio a rivitalizzare un’economia molisana penaliz-
zata, come si è visto, fino ad allora dalla sua scarsa popolazione e
determinò anche una riorganizzazione del territorio in funzione di
nuove aree di influenza poste, però, sempre al di fuori dell’area
stessa. Una riorganizzazione che si andò rafforzando durante il se-
colo successivo, quando l’espansione dell’industria laniera nei na-
scenti centri manifatturieri del nord Europa avrebbe sollecitato
l’espansione dell’economia pastorale già naturalmente radicata nel-
l’area. L’importanza della regione come granaio del Regno nel
corso del ’700 determinò un’ulteriore, ma diversa, integrazione nei
circuiti commerciali del Mezzogiorno e accentuò, da un lato, la
proiezione verso le vicine regioni pugliesi e, dall’altro, verso la Ca-
pitale sempre “affamata” di derrate e di grani.
Riconosciuto provincia autonoma, con capoluogo amministra-
tivo individuato in Campobasso, nel 1806 dal neo-insediato go-
verno francese, in un momento fondamentale della riorganizza-
zione della vita amministrativa del Mezzogiorno, il Molise riuscì a
difendere una sua identità in realtà ancora dopo il 1861, sebbene
statisticamente immediatamente riunito al vicino Abruzzo6. Solo
dopo la I Guerra mondiale la piccola e sempre più disabitata re-
gione (i flussi migratori degli anni a cavallo del secolo l’avevano, in-
fatti, progressivamente svuotata della sua già non numerosissima
popolazione) venne anche amministrativamente unificata di nome e
di fatto al vicino Abruzzo.

Appunti per una storia delle città molisane

Quello che sembra emergere da quanto si è andati osservando


nelle pagine precedenti è che nel caso molisano le “crisi” (economi-

6
E. PETROCELLI, La controversa costruzione della amministrativa, cit., pp.
420-436
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 581

che, politiche, etc.) che si susseguirono nei secoli condizionarono,


in negativo, la vita dei centri urbani molto più di quanto non riu-
scissero a fare, in positivo, le fasi di crescita sia demografica che
economica che pur si verificarono in questo stesso arco di tempo.
La crisi demografica e soprattutto la disgregazione politica susse-
guente al crollo dell’Impero romano, determinarono infatti nel vec-
chio Sannio un abbandono dei vecchi centri abitati, che concise con
un più generale declino demografico di tutta l’area7. Solo dopo
l’anno 1000, ma con maggiore lentezza rispetto ad altre aree del
Mezzogiorno, grazie all’insediamento degli ordini benedettini, si
verificò una riorganizzazione, innanzi tutto, del paesaggio agrario e
poi anche degli insediamenti. Una riorganizzazione realizzata at-
traverso un rilancio delle attività pastorali che, per il carattere mon-
tuoso del territorio, apparivano indubbiamente le più adatte e che
sarebbero divenute un tratto caratterizzante dell’economia locale,
trasformandosi in linfa vitale per molti dei suoi nascenti o rina-
scenti piccoli centri8. Come osserva giustamente Giovanni Bran-
caccio le numerose fondazioni monastiche, divenute vere e proprie
imprese di trasformazione fondiaria, favorirono infatti in questa
fase la nascita di nuovi insediamenti e la ripresa di quelli abbando-
nati. Nel contesto della colonizzazione del territorio e della fonda-
zione e ampliamento di nuovi borghi, l’ossatura affermatasi prima
dell’avvento dei Normanni si consolidò con la costruzione di nuovi
castra, piccoli insediamenti rurali fortificati, ma si modificò anche
con la nascita di altri casalia nelle zone fino ad allora meno popo-
late9. Risalirebbero perciò al periodo medievale la gran parte, quasi
il 60%, dei centri abitati del Molise, distribuiti prevalentemente

7
G. BRANCACCIO, Il Molise medievale e moderno, Napoli 2006, pp. 21-22.
8
Ivi, p. 47.
9
M. COLLETTA, Alto Molise. Territorio e risorse insediative, Monteroduni
1990, pp. 31-37; M. PREZIOSO, Molise viaggio in un ambiente dimenticato, Roma
1995, pp. 15-24; L. MUSCARÀ, Marginalia per un’analisi dell’identità territoriale
molisana, in Identificazione e Valorizzazione delle aree marginali, Atti del 48o
Convegno nazionale AIIG (2-5 settembre 2005) a cura di E. Santoro Reale e R. Ci-
rino, Campobasso 2006, pp. 59-65.
582 ILARIA ZILLI

lungo la dorsale appenninica e sui rilievi collinari, dove più intensa


era stata in quel periodo la crescita demografica10.
Cinto dai monti del Matese a nord e dalle Mainarde ovest il ter-
ritorio molisano declinava, infatti, gradualmente attraverso una
ampia fascia di colline verso il mare Adriatico, dove tuttavia la ri-
stretta zona pianeggiante fu a lungo caratterizzata da una tendenza
all’impaludamento11, causata della natura dei suoli, ma soprattutto
dalle caratteristiche del suo sistema idrografico, che ne impediva il
popolamento oltre che lo sfruttamento agricolo. Una natura così
poco accogliente condizionava ovviamente le rese e l’organizza-
zione dell’agricoltura e giustificava la prevalenza che l’economia
pastorale aveva e avrebbe avuto in quasi tutte le comunità12. Fu per
questa ragione che i centri della montagna interna, già maggior-
mente legati alla pastorizia, si svilupparono più rapidamente degli
altri sul finire del secolo XV, sfruttando la loro prossimità ai trat-
turi, che intersecavano oramai l’area molisana in diversi punti13.
Nel corso del ’500, pur non essendo interessato al processo di
urbanizzazione che caratterizzò, ad esempio, l’area campana o
anche la zona intorno a L’Aquila, si avviarono anche in Molise dei
cambiamenti nelle dimensioni e nella rilevanza economica relativa
dei centri più grandi (pensiamo in particolare a Isernia e Campo-

10
G. BRANCACCIO, Il Molise medievale e moderno, cit., pp. 124-130.
11
Cfr. quanto osservava Antonio Di Vittorio circa la quasi totale assenza, fino
a gran parte dell’Ottocento, di centri urbani di una certa consistenza lungo il corso,
seppur pianeggiante, dei fiumi meridionali e ancor più nelle prossimità della foce;
A. DI VITTORIO, Le acque continentali e le attività umane nel Mezzogiorno d’Ita-
lia nei secoli del XVIII e XIX, in «Atti del XII Congresso Geografico Italiano», Sa-
lerno, 18-22 aprile 1975, pp. 45-49.
12
G. CIRILLO, Il vello d’oro. Modelli mediterranei di società pastorali: il Mez-
zogiorno d’Italia (secc. XVI-XIX), Manduria-Roma-Bari 2003.
13
Si trattava di una rete composta sia dei grandi tratturi (Aquila-Foggia, Ce-
lano-Foggia, Pescasseroli-Candela, Castel di Sangro-Lucera) che dei numerosi trat-
turelli (come quello fra Ururi e Serracapriola, da Centurelle a Montesecco, da San-
t’Andrea al Biferno, da Castel del Giudice a Spondasino, da Pescolanciano a Spon-
dasino) che si innestavano sui bracci principali e infine dal braccio tratturale
Cortile-Centocelle e che consentiva ad un’area, sostanzialmente priva di strade, di
restare in contatto con il resto del Regno, o almeno con una porzione economica-
mente rilevante di esso.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 583

basso), cambiamenti di cui i tratturi rappresentavano la chiave di


volta. L’importanza di Isernia e delle comunità a lei più vicine
(Agnone, Capracotta, Venafro, etc.) nei secoli centrali dell’età mo-
derna fu determinata, appunto, dalla loro localizzazione strategica
rispetto a questi percorsi che consentiva loro di controllare i flussi
economici legati all’industria pastorale14. Il passaggio di uomini e
animali rappresentò, dunque, un fondamentale fattore di stimolo,
nonostante la sua stagionalità, per tutta l’economia locale15. La
transumanza contribuì per altro a consolidare quei rapporti di
complementarità fra le comunità dell’entroterra e quelle delle piane
costiere che già esistevano in passato, intensificando un circolo vir-
tuoso di domanda e offerta di beni che garantì per alcuni secoli un
costante sviluppo dell’economia e della società locale.
In questo vitale equilibrio fra monte e piano qualcosa incomin-
ciò a cambiare già agli inizi del ’600. La crisi dell’allevamento in tutto
il Regno nel corso del sec. XVII contribuì a modificare il peso rela-
tivo dei vari centri molisani. Il declino dei centri della montagna in-
terna, che avevano costruito le loro ricchezze e gran parte della loro
economia sulla pastorizia transumante, fu da quel momento lento,
ma inarrestabile. Nello stesso periodo Campobasso e le comunità vi-
cine vedevano viceversa crescere la prosperità delle loro botteghe.
Per le fiere mensili nel piano delle «Campora» affluivano mercanti e
compratori da tutta la regione e da quelle limitrofe16. La cittadina, di-
venuta sede di alcuni importanti uffici amministrativi periferici
(come la percettoria, la Doganella d’Abruzzo, gli arredamenti dei Sali
dei quattro fondaci, etc.) iniziò in effetti ad esercitare per questo una
notevole forza attrattiva rispetto alle altre località molisane, anche se,
solo il lento, ma costante, incremento demografico settecentesco ne
avrebbe fatto “il principale centro dei Sanniti”17.
14
E. NARCISO (a cura di), La cultura della Transumanza, Atti del Convegno,
S. Croce del Sannio, 12-13 novembre 1988, Napoli 1991.
15
F. DE VINCENZI, Note sull’età della paleo-industria e delle manifatture del
Molise sulla base delle illuminate statistiche settecentesche. Gli esempi di Campo-
basso ed Isernia, in «Almanacco del Molise», vol. I, 1991, pp. 172-175.
16
U. D’ANDREA, Storia di Campobasso durante il periodo 1506-1806. Appunti
e documenti, Casamari 1994, p. 33.
17
V. CUOCO, Viaggio in Molise, 1812, in Scritti vari, a cura di N. Cortese e F.
Nicolini, Bari 1924, vol. II.
584 ILARIA ZILLI

La crisi demografica determinata dallo scoppio della peste del


1656 frenò in parte questo sviluppo, e sebbene la provincia del Mo-
lise fu fra quelle meno colpite dall’epidemia, i più colpiti furono
proprio i centri più grandi, non solo per la maggiore promiscuità in
cui vivevano i loro abitanti, ma soprattutto per i maggiori contatti
con le altre provincie che contribuirono alla diffusione del morbo18.
Il nuovo secolo si sarebbe aperto con vecchi scenari, ma con
nuove prospettive. Nel corso del sec. XVIII fu evidente, infatti,
l’affermarsi di un diverso asse economico-politico rispetto a quello
imposto in precedenza dalla transumanza. Un asse che rifletteva la
rilevanza crescente dei commerci di grani che legavano sempre più
Campobasso a Napoli19. Il progressivo abbandono della tradizio-
nale via degli Abruzzi a favore della via adriatica, aveva, d’altro
canto, già anticipato questo cambiamento, danneggiando tutti i
centri dell’area montana interna e la ripresa della costruzione della
rotabile che collegava Campobasso a Napoli, via Caserta-Bene-
vento, contribuii a tagliare fuori una fetta consistente del vecchio
Contado dai nuovi flussi commerciali della provincia.
A partire dal sec. XVIII emerse perciò innanzitutto una nuova
gerarchia urbana che rifletteva questi cambiamenti della struttura
produttiva e della rete degli scambi. Emblema del cambiamento di
equilibri politici ed economici verificatisi rispetto al secolo prece-
dente è appunto il ribaltamento del rapporto esistente fra Isernia e
Campobasso. Se agli inizi del ’600 il centro più grande e dinamico
era decisamente Isernia, la cui popolazione superava i 2.000 abi-
tanti, seguita a distanza da Morcone (1.615), poi da Campobasso
(1.370), da Bojano (1.350) e da Sepino e Tufara (1.070) un secolo
dopo la situazione era cambiata20. La“puglesizzazione” dei traffici
cerealicoli del Regno aveva, infatti, contribuito a spostare il bari-

18
I. FUSCO, Peste, demografia e fiscalità nel Regno di Napoli del XVII secolo,
Milano 2007.
19
Cfr. I. ZILLI, La realtà economica molisana nelle descrizioni dei contempora-
nei (sec. XVIII -XIX), in Ead. (a cura di), Fra spazio e tempo. Studi in onore di
Luigi De Rosa, vol. II, Settecento e Ottocento, Napoli 1995, pp. 859-864; EAD., Non
di solo pane. I consumi alimentari della famiglia Japoce di Campobasso, Napoli
2005.
20
Fra i 600 ed i 1.000 abitanti contavano invece Castelnuovo, Ferrazzano, Fro-
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 585

centro dalla città pentra verso Campobasso, che appariva più cen-
trale rispetto alla nuova rete degli scambi che legava il Molise con
la costa adriatica, da un lato, e con la Capitale, dall’altro. L’incre-
mento delle attività mercantili, unita al rafforzamento di quelle
agricole della provincia concorse perciò a trasformare l’immagine
stessa delle due città: mentre Campobasso si arricchiva di palazzi si-
gnorili, di botteghe, di chiese e di nuove quartieri, Isernia declinava,
pur mantenendo ancora almeno fino alla fine del ’700 il suo primato
demografico21.
Il ribaltamento di prospettiva modificò ovviamente anche la di-
namica demografica e urbana dei centri dell’interno e di quelli della
costa. A fine ’700 appare evidente la crescita dimensionale di loca-
lità come Larino, e ancora in subordine Termoli, legate al grano,
anche se continuano a tenere centri come Agnone, Morcone, Ric-
cia, Sepino e Bojano, la cui rilevanza non era legata solo a questioni
di ordine economico.
Nonostante questo sviluppo Raffaele Colapietra osservava che
le città molisane, anche quelle più grandi come Campobasso e Iser-
nia, erano, ancora a fine ’800, espressione di una realtà urbana «so-
stanzialmente negata come luogo di aggregazione sociale e di pro-
mozione civile, […] il dormitorio della struttura bracciantile pu-
gliese o il nido d’aquila militare ed ecclesiastico di un ‘osso’
appenninico progressivamente degradato o il punto occasionale e
contingente di contrattazione per una realtà economica le cui arti-
colazioni erano esclusivamente rurali»22. Un giudizio che sintetiz-

solone, Macchiagodena, Riccia, Ripalimosani, San Giuliano e Termoli. Vi erano poi


una ventina di paesi più piccoli con 300-600 abitanti; ed circa altrettanti con meno
di 300 anime, cfr. G. BRANCACCIO, Il Molise medievale e moderno, cit., pp. 125-126
21
Secondo Galanti nel 1780 mentre Isernia contava 5.156 abitanti, Campobasso
arrivava s soli 5.030, nella tabella pubblicata dall’autore colpisce tuttavia soprattutto
ancora la ricchezza demografica di Agnone, che con i suoi 6.849 abitanti si poneva
decisamente al di sopra di entrambe. G.M. GALANTI, Descrizione dello stato antico
e attuale del Contado di Molise, con saggio storico sulla costituzione del regno, Na-
poli, 1781, qui citato dalla ristampa anastatica a cura di F. Barra, Cava dei Tirreni
(Sa), 1993, pp. 223-226, tuttavia più o meno per lo stesso periodo Longano attribuiva
alla città pentra ancora 7.000 abitanti.
22
R. COLAPIETRA, Ferrovie e territorio nel Mezzogiorno. Il caso del Molise, in
586 ILARIA ZILLI

zava, forse un po’ brutalmente, la natura del sistema urbano moli-


sano (se di sistema appunto si può parlare) che si era venuto conso-
lidando nell’ultimo secolo e mezzo e che rifletteva le più recenti vo-
cazioni cerealicole, ma preservava le più antiche radici pastorali.
L’esperienza ferroviaria avrebbe poi modificato lo spazio urbano
dei centri che andò a toccare, così come le relazioni esistenti fra
questi ultimi e il resto delle comunità tagliate fuori da quest’ondata
di modernità vera o presunta23 con esiti, tuttavia, abbastanza delu-
denti in termini di capacità di crescita dei centri molisani23 bis.
Non stupisce perciò che pochi decenni dopo, nel 1928, solo
Campobasso, Isernia e Larino venissero menzionate tra le cento
città d’Italia ricordate da Giuseppe De Napoli24. Tre centri che, tut-
tavia, a confronto con gli altri citati nel volumetto apparivano de-
mograficamente molto più piccoli: nel censimento del 1921 la po-
polazione residente oscillava tra i 9-10.000 abitanti a Larino e ad
Isernia ed era di 16.500 abitanti a Campobasso. Il Molise si presen-
tava in quegli anni sempre più come un territorio «ruralissimo», che
certo piaceva al regime, ma in cui la nozione stessa di città sembrava
dissolversi fra pascoli e seminativi, in cui la presenza dell’uomo e
delle sue attività sembrava lasciare tracce sempre più labili. Le ripe-
tute e cospicue ondate migratorie degli anni precedenti avevano
contribuito, infatti, all’abbandono di molti di quelli che erano stati
anche centri nevralgici dell’economia molisana del passato, l’osso
appeninico di cui parlava Colapietra, e la lunga parentesi fascista,
impedendo di fatto ogni forma di mobilità, rinviò solo di qualche
decennio il completo tracollo demografico di alcune aree della re-
gione. Nel secondo dopoguerra si spopolarono, infine, anche i cen-

Id. (a cura di), Città e Mezzogiorno d’Italia fra Ottocento e Novecento, Milano
1982, pp. 11-12; ma anche F. MERCURIO, Viabilità e gerarchie territoriali, in G.
Massullo (a cura di), Storia del Molise, cit., pp. 300-302.
23
R. COLAPIETRA, I tracciati ferroviari e la loro incidenza sull’articolazione ur-
bana e territoriale in Abruzzo e Molise, in «Cheiron», 19-20 (1993), pp. 231-243.
23bis
G. MASSULLO, La costruzione dello spazio geografico regionale, in Id. (a
cura di), Storia del Molise, Roma-Bari 2000, t. I, pp. 11-15.
24
G. DE NAPOLI, Campobasso e altre città del Molise, in Cento città d’Italia
illustrate, n. 236, Milano 1928.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 587

tri della collina litoranea, nonostante i massicci investimenti otte-


nuti dalla Riforma Agraria e dalla Cassa del Mezzogiorno25.
Campobasso, divenuta capoluogo regionale nel 1963, iniziò ad
attrarre nuove energie e nuovi interessi (economici, politici, cultu-
rali), e, grazie alla realizzazione di un Nucleo Industriale, in cui
venne aperta una delle fabbriche della Fiat nel Mezzogiorno, si rea-
lizzò anche un ulteriore rafforzamento degli insediamenti lungo la
fascia costiera, e di Termoli in particolare26.

Dalla storia alla storiografia: monografie municipali e dintorni

Questa forse lunga premessa ci porta finalmente ad affrontare il


tema della difficoltà di ragionare di una storia urbana in una realtà,
come quella molisana, che è stata sostanzialmente per secoli priva
di un tessuto urbano che fosse significativo e/o almeno stabile nel
tempo e giustifica, a nostro avviso, almeno in parte, il fatto che la
storiografia, locale e no, si sia poco o marginalmente occupata di
studiare la/le città e la sua/loro evoluzione nel tempo. Quest’ultima
affermazione necessità, tuttavia, di una precisazione immediata: in
realtà la storiografia locale ha dedicato numerose monografie ai
suoi centri, a quelli minori forse ancor più che a quelli maggiori. Il
problema è semmai che raramente lo ha fatto riuscendo a rico-
struire in modo organico la loro vita amministrativa, economica e
culturale nel corso dei secoli. Se si considerano gli interrogativi di
fondo che sia Aurelio Musi che Giovanni Vitolo individuavano,
sulla scorta delle riflessione del dibattito storiografico più recente,
come cruciali per delineare un quadro dell’evoluzione della città e
delle sue funzioni nel Mezzogiorno dal Medioevo ai nostri giorni,

25
Cfr. G. MASSULLO, Dalla periferia alla periferia. L’economia del Novecento,
in Id. (a cura di), Storia del Molise, cit.; L. MUSCARÀ, Geo-demografia storica del
Molise. Relazione sullo stato dell’ambiente della Regione Molise, Campobasso
2008, pp. 34-65.
26
I. ZILLI, Prove di Industria: La Fiat e il Nucleo Industriale a Termoli (1970-
2009), in Atti del Convegno nazionale su L’archeologia industriale in Italia. 1978-
2008, Termoli, 7-8 dicembre 2008 (in corso di stampa a cura di R. Parisi).
588 ILARIA ZILLI

quasi nessuno dei lavori sulla realtà molisana, anche negli anni più
recenti, sembra riuscire a fornire delle risposte27.
Esiste, infatti, un genere molto praticato nella storiografia mo-
lisana, come in quella meridionale d’altro canto28, che è quello delle
monografie municipali, un genere che dalla fine del Seicento giunge
sino ad oggi quasi senza soluzione di continuità29. All’interno di
tale cospicua produzione, tuttavia, sono probabilmente rinvenibili
pochi contributi qualitativamente apprezzabili ed effettivamente
utili al fine, appunto, di ricostruire quella storia delle città molisane
di cui si parlava all’inizio30. I contributi più conosciuti ed illustri
sono per altro gli studi che risalgono alla fine dell’’800, periodo in
cui questo genere di lavori – come è noto – si infittisce e si conso-
lida, ma non sempre con risultati oggi adeguati a rispondere ai
nuovi interrogativi che le ricerche di storia urbana si pongono31.

27
Cfr. A. MUSI, Introduzione a Id. (a cura di), Le città del Mezzogiorno nel-
l’età moderna, Napoli 2000; G. VITOLO, Introduzione a Id. (a cura di), Città e con-
tado tra medioevo ed età moderna, Salerno 2005.
28
A. LERRA (a cura di), Il Libro e la piazza. Le storie locali dei regni di Napoli
e di Sicilia in età moderna, Manduria-Bari-Roma 2004.
29
G. Palmieri ritiene che nel caso molisano la prima monografia municipale
possa essere considerata quella dedicata da Francesco De Sanctis a Ferrazzano (F.
DE SANTIS, Notizie historiche della terra di Ferrazzano detta anticamente Ferentino
nel Sannio, in Napoli 1694), si veda G. PALMIERI, Per una bibliografia topografica
del Molise, in I. Zilli (a cura di), Atlante dell’emergenze culturali del Molise. Primi
risultati di un censimento, Campobasso 2010 (in corso di stampa); ma anche ID., La
ricerca storica contemporanea in Molise, in G. Massullo (a cura di), Storia del Mo-
lise, cit., pp. 667-703.
30
ID., Le monografie municipali molisane. Una rassegna della recente produ-
zione (1990-1995), in «Rivista storica del Sannio», 3 s. (1995), 2, pp. 247-255; ID.,
Aspetti della storiografia molisana nella seconda metà dell’Ottocento, in «Alma-
nacco del Molise», XXXI (2002/2003), pp. 27-62; ID., La storiografia molisana alla
metà del Settecento: alcuni punti di riferimento, in R. De Benedittis (a cura di),
Verso la modernità. Il Molise nel tardo Settecento, Benevento 2009, pp. 505-517.
31
G. COTUGNO, Memorie istoriche di Venafro, Napoli 1824; R. GARRUCCI,
Storia d’Isernia. Raccolta dagli antichi monumenti, Napoli, s.n., 1848; G. MANCINI,
Descrizione topografica, storica, statistica, geologica e mineralogica di Casacalenda,
in Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato, Napoli [1858]; F. LUCENTEFORTE,
Monografia fisico-economico-morale di Venafro. Parte prima. Stato fisico, Cassino
1877; F. LUCENTEFORTE, Monografia fisico-economico-morale di Venafro. Parte se-
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 589

Nel corso del secolo successivo spiccano nel caso molisano i lavori
di Antonino Mancini su alcuni aspetti significativi della storia di
Campobasso e quelli di Michele Colozza su Frosolone e di Angelo
Tirabasso su diversi comuni “minori” che assumono tuttavia in ma-
niera ancora più evidente il carattere di piccole “monografie” dedi-
cate32.
In fondo più utile per una ricostruzione della storia dei centri
molisani appare l’opera più ampia di Gianbattista Masciotta Il Mo-
lise dalle origini a giorni nostri, pubblicato in quattro volumi fra il
1914 e il 1952. Nei tre volumi dedicati rispettivamente ai tre cir-

conda. Stato economico, Isernia 1879; F. LUCENTEFORTE, Monografia fisico-econo-


mico-morale di Venafro. Parte terza. Stato intellettuale e morale, Venafro 1880; O.
CIANI, La città di Agnone e la sua cronistoria, Agnone 1888; A.M. ROCCHIA, Cro-
nistoria di Guglionesi e delle tre gloriose traslazioni di S. Adamo abate suo protet-
tore, Napoli 1890; D. COLONNA, Topografia e condizioni igienico-economiche di S.
Croce di Magliano (Campobasso), Napoli 1890; G. e A. MAGLIANO, Larino. Con-
siderazioni storiche sulla città di Larino. Manoscritti del barone Giandomenico Ma-
gliano completati, annotati e pubblicati da suo nipote Alberto Magliano con l’ag-
giunzione della parte II e III e dell’appendice, Campobasso 1895; F. ROSSI, Cam-
podipietra. Ricerche storiche sulla vita di un comune del Molise nei documenti dei
pubblici archivi, Napoli 1896; G. PIEDIMONTE, Notizie civili e religiose di Lucito,
Campobasso 1899; A. PAPPALARDI, Bonefro dalla presunta sua fondazione fino ad
oggi. Notizie storiche tratte da documenti delle varie epoche, Napoli 1902; B.G.
AMOROSA, Riccia nella storia e nel folklore, Casalbordino 1903; M. BORSELLA, Ca-
tropignano ed il suo governo feudale. Contributo alla storia nazionale, Campobasso
1903.
32
A. TIRABASSO, Castropignano, Oratino 1929; ID., Oratino. Suo passato, sue
speranze per l’avvenire, Oratino 1929; ID., Breve monografia su S. Croce di Ma-
gliano, Oratino 1929; ID., Baranello, Oratino 1930; ID., Castelpetroso, Oratino
1930; ID., Ripalimosani, Oratino 1930; A. CARABA, A. TIRABASSO, Faifoli, Monta-
gano, Oratino 1930; M. COLOZZA, Frosolone dalle origini all’eversione del feudale-
simo, Agnone 1931; A. MANCINI, La proclamazione del demanio della città di
Campobasso (1738-1806), Campobasso 1937; ID., Comunisti e demanisti. Appunti
di cronaca campobassana (1835-1875), Campobasso 1937; ID., Campobasso e il suo
nome. Con due documenti della sua storia in appendice, Campobasso 1942; ID.,
Campobasso e il suo nome. Nuova edizione. Con tre documenti della sua storia,
Campobasso 1942; ID., Campobasso nel 1732: origine e nome della città, le chiese,
il castello, Campobasso 1942; ma anche G. PIERRO, Storia di Cercemaggiore, Valle
di Pompei 1924 o M. COLOZZA, Frosolone dall’origine all’eversione del feudale-
simo, Agnone 1931.
590 ILARIA ZILLI

condari di Campobasso, Isernia e Larino si ritrovano, infatti, più


informazioni e dati organizzati sulla comunità molisane e sulla loro
storia di quanto non sia spesso possibile ricavare dalle più corpose
monografie o dai saggi dedicati esclusivamente ad esse, dove il let-
tore si perde fra stralci di documenti e di riflessioni più o meno at-
tinenti sui temi più vari.
La storiografia molisana del secondo dopoguerra è rimasta più
di altre fedele a questo filone di studi municipali, seppur dedican-
dogli, rispetto agli altri generi, forse uno spazio minore rispetto al
passato e arricchendosi di contributi significati sulla dinamica com-
plessiva della costituenda regione Molise33. L’assenza di una sede
universitaria ha probabilmente contribuito a questo più lento evol-
versi della sensibilità storiografica dei ricercatori molisani verso i
temi della storia urbana.
È tuttavia sintomatico che, quando negli ultimi due decenni si è
registrata una ripresa di interesse per le storie delle comunità, que-
sto non abbia implicato un modificarsi di quelli che erano i carat-
teri di fondo di questo tipo di lavori, al più si è registrata una nuova
venatura turistico-divulgativa che mancava, per ovvie ragioni, alle
pubblicazioni dei periodi precedenti34. Nel corso degli anni Ottanta
l’attenzione verso le storie delle comunità (perché tale appare più
che una storia delle città) avrebbe invece potuto usufruire dei nuovi
strumenti documentari messi a disposizione da Renata De Benedit-
tis, allora Direttore dell’Archivio di Stato di Campobasso, che era
riuscita a realizzare, in tempi relativamente brevi, il riordino degli
archivi di 128 comuni (dei 136 esistenti sul territorio) che conser-
vavano atti antecedenti al 1940 (altri 8 erano infatti solo archivi di
Deposito). Per un maggior dettaglio sul lavoro compiuto si ri-

33
Si veda G. VINCELLI, Una comunità meridionale (Montorio dei Frentani).
Preliminari di un’indagine sociologico-culturale, Torino 1958.
34
Una eccezione alla regola è rappresentata dal volumetto dedicato da France-
sco Manfredi Selvaggi allo sviluppo urbanistico di Campobasso alla fine degli anni
Ottanta che riprendeva alcuni temi da lui già sviluppati in precedenza (F. MAN-
FREDI SELVAGGI, La formazione Urbanistica di Campobasso, Isernia 1988); ma
anche da lavori su piccole realtà come Morcone, cfr. G. GIORDANO (a cura di),
Morcone, documenti e testimonianze, Benevento 1981, pp. 39-79.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 591

manda al saggio della stessa De Benedittis inserito nel catalogo della


Mostra documentaria, organizzata nel 1981 per rendere visibile a
tutti la ricchezza del patrimonio archivistico appena riordinato35. Si
trattava della prima di una lunga serie di mostre organizzate con
grande cura e passione dall’Archivio di Stato di Campobasso, molte
delle quali dedicate appunto alla valorizzazione delle fonti docu-
mentarie ed iconografiche presenti nei comuni molisani36. Una sol-
lecitazione costante per gli studiosi a partire dalle carte per rico-
struire la storia del territorio e della regione. Un invito che in realtà
in molti hanno raccolto, anche se con esiti diversi37.
Scorrendo, infatti, una delle tante puntuali rassegne prodotte in
questi anni da Giorgio Palmieri, e in particolare quella dedicata
proprio alle monografie municipali pubblicate nel quinquennio
1990-1995, ci si trova in effetti di fronte ad una mole di studi dedi-
cati alle comunità grandi e piccole della regione. Quel che colpisce

35
R. DE BENEDITTIS, Dalla universitas al comune moderno, in Archivio di
Stato di Campobasso (da ora ASCB), Documenti di vita comunale. Il Molise nei se-
coli XII-XX, Campobasso 1981.
36
ASCB, Ass. Culturale amici di Sepino, Momenti di vita comunale in Sepino
nei secc. XVIII-XIX, Campobasso, Archivio di Stato, 1988; ASCB, Soprinten-
denza Archivistica per il Molise, ANAI Sezione Molise, Proloco Limosano, Limo-
sano in età moderna. Documenti d’archivio per una storia comunale, Campobasso,
Archivio di Stato, 1989; ASCB, Scuola Media Statale “D. Alighieri” di Ripalimo-
sani, Il centro storico di Ripalimosani nel sec. XIX. Aspetti socio-urbanistici e ele-
menti di arredo urbano, catalogo della mostra, Campobasso, Archivio di Stato,
1990; ASCB, Sopraintendenza Archivistica, Comune di Roccamandolfi, Fonti per
una storia di Roccamandolfi tra il XII ed il XX secolo, mostra documentaria, Cam-
pobasso, Archivio di Stato, 1991; ASCB., Ripalimosani: progetto F.L.O.R.A., mo-
stra didattico-documentaria, Campobasso, Archivio di Stato, 1991; ASCB., Limo-
sano in età moderna. Documenti d’archivio per una storia comunale, catalogo della
mostra, Campobasso, Archivio di Stato, 1993; ASCB., Sopraintendenza Archivi-
stica, Documenti per una storia di Salcito, secc. XVII-XX, catalogo della mostra,
Campobasso Archivio di Stato, 1997.
37
E. DI IORIO, Campobasso nel 1688. Apprezzo della terra di Campobasso
fatto nel 20 aprile 1688 dal peito delegato Luigi Nauclerio. Annotazioni, dilucida-
zioni, aggiornamenti, Campobasso 1981; U. D’ANDREA, Notizie relative alla dio-
cesi di Boiano nei secoli XVII e XVIII tratte dai libri di amministrazione della me-
desima oggi custoditi presso l’archivio della Cattedrale di Campobasso, Casamari
1982.
592 ILARIA ZILLI

è innanzitutto il fatto che non solo i centri più grandi (demografi-


camente parlando) come Campobasso, Isernia, Termoli o Venafro
siano oggetto di queste riflessioni/divagazioni, ma molto più fre-
quentemente lo siano i centri “minori”, seppur talvolta ricchi di
storia (esemplare, ma per molti versi anche unico il caso di
Agnone). Il problema è semmai – come rilevava lo stesso autore –
che nella maggioranza dei casi si tratti ancora di opere varie e va-
riegate nei contenuti, negli stili e purtroppo anche nel rigore meto-
dologico. Si passa dalle guide turistiche (genere progressivamente
in crescita nel corso dell’ultimo decennio, come si accennava in pre-
cedenza) ai collage di riflessioni sui temi e i problemi più disparati,
seppur legati in qualche modo alla vita della comunità in questione,
dalla raccolta di fonti, più o meno edite e più o meno filologica-
mente riportate, alla riproposizioni di vecchi studi del secolo pre-
cedente (a volte attraverso la ristampa anastatica altre volte attra-
verso trascrizioni non sempre accurate)38.
Alla fine spiccano per la qualità dei contributi, in un panorama
che a prima vista appariva incredibilmente ricco, solo due o tre ti-
toli. Palmieri suggeriva, e non si può non concordare, che di grande
interesse era il volume dedicato da William A. Douglas allo studio
del fenomeno migratorio di Agnone39, edito in inglese nella prima
metà degli anni ’80, ma tradotto in italiano solo nel 1990, e quello
di Vittoria Ferrandino sulla stessa comunità, fondato sostanzial-
mente sull’analisi dei dati che emergevano da una lettura del catasto
onciario del 1742 (che resta per altro ad oggi una delle poche ana-
lisi di questa documentazione per il Molise)40. Molte altre pubbli-
cazioni ricordate nel saggio di Palmieri, a cui si rimanda per un
maggior dettaglio41, nell’ipotesi migliore sono ristampe di lavori ot-
tocenteschi o dei primi decenni del ’900, utili perché spesso si tratta

38
G. PALMIERI, Le monografie municipali molisane, cit., p. 246.
39
Per maggiori dettagli si veda William A. DOUGLASS, L’emigrazione in un
paese dell’italia meridionale. Agnone: tra storia ed antropologia, traduzione di A.
Iacapraro, a cura del Centro Studi Alto Molise, Pisa 1990.
40
Cfr. V. FERRANDINO, Una comunità molisana in età moderna. Economia, fi-
nanza e società, Napoli 1994.
41
G. PALMIERI, Le monografie municipali molisane, cit.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 593

di opere non facilmente reperibili, ma inevitabilmente “datate”


negli approcci42.
Non mancavano in questi anni, come non mancheranno nei
successivi, le raccolte di fonti che, tuttavia, nuovamente non sem-
pre sono del tutto utilizzabili, neanche come fonti secondarie, per
l’approssimazione delle citazioni, oltre che per una incapacità di
proporle suggerendo una comprensibile filo conduttore43. È questo
il caso dei diversi lavori di Uberto D’Andrea su Campobasso44 che
manifestano in maniera esemplare i limiti che molti degli studi lo-
cali molisani finiscono per avere nonostante, o anzi proprio a causa,
della ricchezza delle fonti archivistiche visionate (in questo caso gli
atti notarili)45. Gli esempi di questo tipo sono purtroppo frequenti,
anche se, nonostante tutto, questi lavori possono servire ad ap-

42
A.M. ROCCHIA, Cronistoria di Guglionisi e delle tre gloriose transazioni di
S. Adamo abate suo protettore, a cura di G. Morlacchetti, Vasto (Ch) 1991; D. CO-
LONNA, Topografia e condizioni igenico-sanitarie di S. Croce di Magliano (Campo-
basso), 1890, a cura e con la presentazione di M. Petrucelli, Campobasso 1990; V.E.
GASDIA, Storia di Campobasso, volume primo, Campobasso 1991; G. MANCINI,
Casacalenda [1858], ristampata con prefazione di A. Vincelli, Casacalenda 1994;
G.B. MASCIOTTA, Memorie storiche di Casacalenda, con l’introduzione di F. Barra,
Campobasso 1995
43
P.M. PETTOGRASSO, La “Terra de’ Cameli”, oggi S. Elena Sannita, nei capi-
toli statutari del 1591, Foggia 1990 che trascrive in italiano i 115 capitoli statutari
intercorsi fra l’Università e il suo signore, Francesco de Astuto.
44
Storia economica di Campobasso, cit.; ma anche il precedente Appunti e do-
cumenti sulla topografia storica di Campobasso, parte II, Casamari (FR) 1984 che
faceva parte un’opera in quattro volumi pubblicata fra il 1970 ed il 1994 sotto il ti-
tolo di Campobasso dai tempi del Viceregno all’eversione della feudalesimo (1505-
1806), di cui il primo fungeva da introduzione e gli altri tre, tra cui quello citato
erano dedicati soprattutto agli aspetti topografici della città.
45
Scrive Palmieri in proposito: «La difficoltà di trovare il giusto equilibrio, sia
dal punto di vista formale espositivo sia da un punto di vista sostanziale e conte-
nutistico, tra l’utilizzo delle fonti documentarie e la loro “lettura” e interpretazione
è comunque rinvenibile in numerose altre monografie municipali […] Si veda ad
esempio l’acribico studio di Uberto D’Andrea sull’economia campobassana in età
moderna, Storia economica di Campobasso durante il periodo 1506-1806. appunti e
documenti, in cui le pur valide ricostruzioni storiche dell’autore, suffragate da
un’imponente mole di documenti d’archivio (soprattutto protocolli notarili), ven-
gono esposte con una prosa fiume non sempre chiara e scorrevole», G. PALMIERI,
Le monografie municipali molisane, cit. p. 249.
594 ILARIA ZILLI

procciarsi alla storia delle località molisane prima di una ricogni-


zione diretta negli archivi locali (ricognizione purtroppo non sem-
pre agevole per altri ordini di problemi)46.
Quando ci si inoltra nel corso degli anni ’90, in realtà, il quadro
non migliora rispetto al passato, nel senso che continuiamo a ritro-
vare numerosi titoli dedicati alle principali località della regione
(anche se sembra esserci una propensione a concentrarsi maggior-
mente ancora sulle località già studiate, vedi sempre il caso di
Agnone, di Campobasso e di Isernia), ma la significatività di questi
lavori, sotto il profilo della ricerca storiografica, più in generale, e
di quella di storia urbana, in particolare, non sembrano migliorare
di molto47. L’assenza di riferimenti scientifici rigorosi e l’“affetto”
per il luogo natale (quasi sempre gli studiosi molisani scrivono delle
comunità dove sono nati o risiedono) continuano ad essere un vin-
colo che condiziona il risultato finale di molte opere48.

46
Esemplari in tal senso C. CONTE, W. CONTE, Torella del Sannio nei suoi an-
tichi capitoli municipali, presentazione di L. Cammarano, Vasto (Ch) 1993; G. DE
BENEDITTIS (a cura di), I Regesti gallucci. Documenti per la storia di Bojano e del
suo territorio dal 100 al 1600, Napoli 1991; G. BORRI, S. CARNEVALE CAPRICE, S.
CHIERICI, G. VINCELLI, Per la storia di Carovilli. Documenti inediti dei secc. XIV,
XVII e XVIII, Napoli 1991 (entrambi pubblicati nella Collana dei Quaderni del
Centro di Cultura dell’Università del Molise); P.M. PETTOGRASSO, S. Elena San-
nita, Baronia dei Tamburro dal 1628 all’eversione della feudalità, Campobasso
1993.
47
Utilissime per rendersi conto di questo problema sono le puntuali ricogni-
zioni di quanto è stato pubblicato sul Molise e in Molise proposte periodicamente
da Antonio Santoriello e Giorgio Palmieri. Questi ultimi hanno curato cinque ras-
segne bibliografiche annuali (1992, 1993, 1994, 1995, 1996), tre biennali (1990-1991,
1997-1998, 1999-2000), una cumulativa quinquennale (1990-1994), una quadrien-
nale (2001-2004), l’ultima edita da Moligal, le altre erano edite a cura dell’Istituto
regionale di studi storici V. Cuoco (IRESMO).
48
G. BERARDI, Duronia dall’origine ai giorni nostri, Campobasso 1999; F.
BOZZA, Limosano nella storia. Ipotesi, ragionamenti e ricostruzioni storiche da do-
cumenti e da fonti d’archivio, Ripalimosani 1999; M. COLABELLA, Bonefro, una sto-
ria millenaria, Milano 1999; C. CONTE, W. CONTE, Frammenti di passato di comu-
nità molisane. Torella del Sannio ed altri paesi nei documenti storici del tempo (sec.
XVI-XIX), Campobasso 1999; A. PIZZI, Fossalto. Volume I, Storia, tradizioni, vita
paesana, Campobasso 2000; ID., Fossalto. Volume II, Memorie dal passato fino ai
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 595

Anche per la seconda metà degli anni ’90 esistono tuttavia delle
eccezioni. È il caso del volume curato da Gino Massullo su Bagnoli
del Trigno, nel quale, attraverso i contributi di diversi studiosi
emerge un quadro articolato della vita del piccolo centro dell’Altro
Molise per il ’90049.
Nell’ultimo decennio forse qualcosa è incominciata a cambiare,
in parte anche grazie al maggiore radicamento dell’Università nella
regione e alle conseguenti maggiori occasioni di confronto e di ri-
flessione che ne sono scaturite50. Oltre ai numerosi contributi dedi-
cati alle varie località molisane con i già menzionati intenti turi-
stico-divulgativi, sono comparsi in questo periodo diversi lavori di
un certo interesse. Il primo, da un punto di vista cronologico è il
volume dedicato da Vincenzo Lombardi a Campolieto che, seppur
esplicitamente mirato ad analizzare il solo fenomeno migratorio
dell’ultimo ventennio dell’’800, delinea un quadro talmente artico-
lato dell’economia e della società locale da rendere il titolo quasi ri-

giorni nostri, Campobasso 2000; E. TESTA, Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche


di S. Elia a Pianisi, Campobasso 2000; G. MORRA, Storia di Venafro dalle origini
alla fine del Medioevo, Montecassino 2000; L. BARANELLO, Ferrazzano nella sto-
ria. Memorie e documenti, Campobasso 2001; A. BIANCHI, C. CARBONE, M.
D’ALESSIO, Castelbottaccio nella linea del tempo. Storia di comunità, Castelbottac-
cio (CB), Amministrazione comunale, 2004; A. CARANO, G.S. CARANO, Profilo
storico ed etnico di Carovilli. Paese del Molise Alto, Roma 2002; P. SETTEFRATI, I
documenti storici e la vita di san Pietro Avellana, Teramo 2002; F. DE MARINIIS,
Trivento alle soglie del terzo millennio (premesse e prospettive), Trivento (CB) 2003;
A. DI PIETRO, G. DE FILIPPO, Montenero di Bisaccia. La storia, i documenti, le im-
magini, Napoli 2003.
49
G. MASSULLO, Novecento molisano. Economia e società, in Id., (a cura di),
Novecento molisano. Immagini da Bagnoli del Trigno per una storia regionale,
Campobasso 1996.
50
L’università del Molise, sebbene sorta nel 1982/83 con la Facoltà di Agraria
e ampliata un anno dopo con una facoltà di discipline Economiche e Sociali, ha
visto la sua maggiore espansione a partire dalla metà degli anni Novanta con la na-
scita non solo di nuove Facoltà, come Giurisprudenza e Scienze Umane e sociali,
ma soprattutto con l’apertura di una serie di corsi di laurea come Beni culturali,
Scienze Politiche, Scienze Turistiche che hanno contribuito ad ampliare lo spettro
degli insegnamenti storici (non più solo storico economici e storico giuridici) già
presente nell’Ateneo molisano; cfr. I. ZILLI, La nostra storia: venti anni dell’Uni-
versità del Molise, in Annali di storia delle università italiane, Bologna 2003.
596 ILARIA ZILLI

duttivo rispetto al contenuto proposto51. Si trattava di un lavoro in-


serito in una collana di studi migratori che in realtà ha visto nell’ul-
timo decennio l’uscita di numerose monografie, di cui quella del
Lombardi appare l’unica che riesce a coniugare la storia del feno-
meno migratorio, che tanta parte ha avuto nella vita delle comunità
molisane, con una visione più ampia ed articolata dell’economia e
della società locale52. Maggiormente ispirati alla tradizionale vena
delle monografie municipali molisane, a conferma della difficoltà di
modificare questo modo di intendere la ricerca storica in Molise,
restano invece il volume di Pettograsso su S. Elena Sannita, che rie-
labora e sistematizza le molte ricerche effettuate negli anni da que-
sto studioso su questa piccola realtà53 e quello di Claudio Niro su
Baranello54. Così come fedele al filone delle raccolte di fonti il vo-
lume sui capitoli municipali ed ecclesiastici di alcuni comuni del
Basso Molise (Bonefro, Casacalenda, Chieuti Larino, Montelongo,
Montorio dei Frentani, Morrone del Sannio, S. Giuliano di Puglia,
S. Croce di Magliano) curato da Guido Vincelli ed edito nella Col-

51
V. LOMBARDI, Il fenomeno migratorio a Campolieto (1880-1900), Isernia
2004. Sulla realtà campoletana esistevano alcuni specifici contributi di Libroio CA-
SILLI, incentrati sull’analisi del catasto carolino (La vigna a Campolieto, in M. Ma-
frici (a cura di), Il Mezzogiorno settecentesco attraverso i catasti onciari, II, Napoli
1986, pp. 379-385) e altri sulla transumanza (Aspetti socio-economici della transu-
manza nel sec. XVIII, in Illuminismo meridionale e comunità locali, Atti del Con-
vegno organizzato dal Comune di santa Croce del Sannio, e dall’Istituto Storico
G.M. Galanti, 6 ottobre 1984, Napoli 1988, pp. 187-210) e sul ruolo del clero dopo
il Concilio di Trento (Clero e religiosità a Campolieto dopo il concilio di Trento, in
Religiosità e territorio nell’Appennino dei tratturi. Atti del convegno organizzato
dall’Istituto Storico G.M. Galanti, 20-21 agosto 1996, Santa Croce del Sannio 1997,
pp. 303-329).
52
La collana dei Quaderni sull’emigrazione, che raccoglie ormai un ventina di
monografie, è diretta da Norberto Lombardi. Collegato al tema della diaspora ma
anche a quello dei piccoli centri, per l’analisi originale delle ricadute insediative di
questo fenomeno sui centri urbani dell’Alto Molise, ci sembra da segnalare il sag-
gio di C. MARRACINO, Altissimo Molise: paesaggi dismessi della diaspora, in R. Pa-
risi (a cura di), Paesaggi del lavoro. Itinerari culturali tra storia e valorizzazione,
Roma 2009.
53
P.M. PETTOGRASSO, Da Cameli a Sant’Elena Sannita. Aspetti di una comu-
nità molisana nel corso dell’800, Grosseto 2006.
54
C. NIRO, Baranello. Storia, cultura, tradizioni, Ripalimosani (CB) 2003.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 597

lana dei Quaderni del Centro di Cultura dell’Università55, o anche


il terzo dei tre volumi degli Arduino su Agnone56.
Appare evidente, tuttavia, che le numerose monografie munici-
pali57, considerate finora in questa riflessione (senza per altro arri-
vare a menzionarli tutti), non sono state e non sono l’unica forma
in cui si sono forse concretizzati i risultati degli interessi degli stu-
diosi nei confronti delle comunità della regione, e questo è vero so-
prattutto proprio a partire dagli ultimi decenni. Saggi su argomenti
particolari, articoli pubblicati su riviste, contributi apparsi in vo-
lumi collettanei, parti, capitoli o paragrafi di opere dal contenuto
più ampio, voci di repertori o di enciclopedie costituiscono ulte-
riore materiale cui è possibile far ricorso per conoscere aspetti fon-
damentali della storia dei comuni molisani58. Tuttavia non sempre è
facile individuarli. Alcuni esempi relativi ad atti di convegno o a vo-
lumi miscellanei che hanno avuto una maggiore diffusione sono
stati segnalati nelle pagine precedenti e alcuni saranno segnalati in
seguito, ma tuttavia questa rassegna non ha la presunzione di riu-
scire a segnalarli tutti.
In un passato non troppo lontano riviste come l’Almanacco del
Molise (che di recente dopo una lunga parentesi ha ripreso ad uscire)59,

55
A. CAMPITELLI, L. OSBAT, U. PIETRANTONIO, A.M. SOBRERO, G. VINCELLI,
Per una raccolta dei capitoli municipali ed ecclesiastici del Molise, Campobasso
2000.
56
C. ARDUINO, A. ARDUINO, Agnone nella memoria, I. Dalle radici al razio-
nalismo. Origini 1799, II. Dalla provincia di Molise alla sedimentazione dell’Unità
d’Italia, III. I testi e le fonti documentali, Agnone (IS) 2003.
57
AA.VV., Studi su Riccia, Riccia, Associazione “P. Vignola”, 1993, ma anche
G. PALMIERI (a cura di), Mirabello sannitico. Storia, arte, tradizioni, Mirabello San-
nitico (CB), Ferrazzano (CB), Comune 2003.
58
L’altra potenziale rivista dedicata all’aria “sannitica”, il rinato Archivio Sto-
rico del Sannio diretto da F. Di Donato, dal 2006 ad oggi ha prestato, nonostante la
dichiarazioni di intenti contenute nell’editoriale d’apertura, scarsa attenzione al
tema della città, quanto meno in area molisana.
59
Per citare solo alcuni dei più recenti si pensi ai saggi presenti negli ultimi nu-
meri monografici dell’«Almanacco del Molise» di Enzo Nocera del 2000/2001 e del
2001/2003 dedicati rispettivamente al Molise pre-unitario e a quello post-unitario
entrambi con l’introduzioni di chi scrive. In particolare si veda M. COLABELLA,
Fatti e misfatti a Bonefro nel Decennio francese (pp. 159-186); C. FELICE, Infra-
598 ILARIA ZILLI

o la rifondata Rivista Storica del Sannio60 hanno contribuito alla ri-


flessione sulle comunità locali, anche se non sempre anche questi
contributi sono riusciti a sfuggire all’eruditismo e alle difficoltà di
cui si è già detto per le monografie.
Più di recente alcuni volumi collettanei promossi dall’Univer-
sità o dagli enti locali in occasioni di ricorrenze particolari, ma
anche frutto di percorsi di ricerca mirati ad una migliore cono-
scenza del territorio, hanno consentito non solo e non tanto di ap-
profondire la storia di alcune comunità, ma soprattutto di avviare
una riflessione storiografica più consapevole in materia di storia ur-
bana e di storia delle città in Molise.

strutture e servizi nel primo Ottocento: Termoli fra modernità ed arretratezze (pp.
187-202); A. SANTORIELLO, Reazione ed interessi di parte a Riccia nel 1848 (pp.
267-297); E. ZULLO, Le trasformazioni urbanistiche di Isernia nella prima metà
dell’’800 (pp. 203-224), in Il Molise pre-unitario, numero monografico dell’«Alma-
nacco del Molise», XXX (2000/2001); C. FELICE, Il sistema igenico-sanitario dopo
l’Unità (pp. 165-194); F. CEFALOGLI, Isernia. Dai giorni bui della reazione borbo-
nica alla rinascita postunitaria (pp. 253-278); M. COLABELLA, ‘I palle P’tracchie.
Bonefro nella ribellione antiunitaria allo sfogo della prima emigrazione oltreoceano
(pp. 279-306); A. SANTORIELLO, Liberali e borbonici, piemontesi e briganti a Riccia
nei primi anni dell’Unità (pp. 307-351), in Il Molise post-unitario, numero mono-
grafico dell’«Almanacco del Molise», XXXI (2002/2003). Tuttavia anche in questi
casi si tratta di contributi di spessore e contenuti spesso molto diversi fra loro oltre
che di stralci da lavori più ampi degli stessi autori. Sicuramente merita un’atten-
zione particolare quello di Antonio Santoriello su Riccia che, come altri contributi
di questo studioso, rappresentano un buon esempio di come dovrebbe essere af-
frontata la storia delle comunità anche in Molise.
60
Anche in questo caso non si tratta di molti contributi, dal 1994 ad oggi sono
da citare: G. MORRA, Venafro e i Conti di Celano nella lotta tra impero e papato
(1196-1257), 1/1994, pp. 227-244; M. SIRAGO, Il porto d Termoli dal Medioevo al-
l’Unità, 1/1998, pp. 201-220; A. DI NUNZIO, G. VINCELLI, Un centro di altura del
Molise orientale: Montorio dei Frentani, 1/1998, pp. 221-239; M. MIELE, Pesistenze
e mutamenti a Cercemaggiore nel primo Ottocento, 1/2002, pp. 237-272; G. CO-
LECCHIA, G. VINCELLI, La numerazione dei fuochi della Terra di Montorio dal
1732: famiglie e gruppi sociali, 2/2002, pp. 191-206; E. SARNO, Il borgo murattiano
di Campobasso e le piante topografiche di Bernardino Musenga, 2/2007, pp. 135-
153. Anche per questi contributi valgono le stesse considerazioni fatte per quelli
apparsi nell’Almanacco, ovvero si tratta di lavori dal taglio e dallo spessore molto
diverso, non sempre utili al fine di costruire una riflessione sul ruolo e sulle fun-
zioni dei centri della regione, spesso stralci di lavori già editi o in via di pubblica-
zione.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 599

Penso innanzi tutto al volume curato da Elisa Novi Chavarria


sulla Città e il monastero, in cui si è tentato, anche per l’area moli-
sana, di mettere a fuoco la delicata tematica del ruolo svolto dagli
ordini monastici nella crescita sociale, culturale ed economica delle
comunità locali. Un tentativo riuscito, più in generale, di riflettere
non solo sulle dinamiche che si venivano a determinare nei centri
urbani più grandi, e più facilmente identificabili come tali, ma
anche nei centri minori e periferici rispetto ai poli del potere sia po-
litico che religioso del tempo61. L’esperienza molisana veniva in
questa occasione raccontata da Raffaella Salvemini soprattutto
sotto il profilo dell’analisi della “ricchezza delle monache” del mo-
nastero di S. Maria delle Monache di Isernia62, ma come sottoli-
neava il curatore nell’introduzione al volume si trattava di un primo
passo importante per avviare ulteriori ricerche sulla realtà locale ad
oggi poco studiata63. Seppur in misura minore rispetto a quanto già
visto per altri centri del Mezzogiorno, anche in Molise la presenza
di queste comunità monastiche determinò, infatti, una valorizza-
zione urbanistica delle zone in cui erano ubicate, contribuì diretta-
mente e indirettamente ad incrementare il valore della rendita fon-
diaria, contribuì a modellare la struttura della città, delineando
nuove gerarchie e nuovi percorsi all’interno dello spazio urbano64.
Diverso negli obiettivi, ma altrettanto innovativo rispetto alla
tradizione storiografica fino ad oggi prevalente in Molise, appare
anche il volume curato da Aloisio Antinori sulle caratteristiche ar-
chitettoniche dei principali centri molisani nella prima metà dell’

61
E. NOVI CHAVARRIA (a cura di), La città e il monastero. Comunità femmi-
nili cittadine nel Mezzogiorno moderno, Napoli 2003.
62
R. SALVEMINI, La ricchezza delle monache. Proprietà e investimenti del mo-
nastero benedettino di S. Maria delle Monache di Isernia (secc. XVII-XVIII), in E.
Novi Chavarria (a cura di), La città e il Monastero, cit., pp. 227-246.
63
E. NOVI CHAVARRIA, Introduzione, ivi, pp. 8-9
64
Elisa NOVI CHAVARRIA ha d’altro canto contribuito in prima persona alla ri-
flessione su questi per l’area molisana penso a Comunità ed istituzioni ecclesiastiche
in Molise tra XVII e XVIII secolo, in «Archivio Storico per le Province Napole-
tane», CXXIV (2006) e al recente Identità cittadine e identità religiose tra Cinque
e Settecento in G. Faralli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso, Ca-
poluogo del Molise, Campobasso 2008.
600 ILARIA ZILLI

’80065. Sebbene focalizzato appunto sulle trasformazioni architetto-


niche registratesi nei centri maggiori della neonata provincia di Mo-
lise non solo, o non soltanto, in seguito all’arrivo dei Napoleonidi,
ma soprattutto in seguito al c.d. Terremoto di S. Anna del 1805, il
volume appare infatti il primo risultato di una ricerca più ampia
volta a delineare le caratteristiche e le trasformazioni della struttura
dei centri urbani del Molise in una fase particolarmente importante
della vita locale.
I contributi di Roberto Parisi e di Enza Zullo dedicati a Cam-
pobasso e Isernia66, quello di Lucia Serafini su Termoli e di Maria
Vitiello su Trivento67 rappresentano esempi di come dovrebbe es-
sere realizzata una storia delle città/cittadine molisane. Ad ecce-
zione del già citato lavoro di Manfredi Selvaggi su Campobasso
degli anni Ottanta, pur non mancando infatti contributi di valenti
storici dell’architettura dedicati alle cittadine molisane, questi la-
vori si sono per lo più incentrati sull’analisi del singolo bene o di
una specifica tipologia di beni (la chiesa, il palazzo, il castello, etc)
e raramente ha delineato all’evoluzione nel tempo dell’organizza-
zione degli spazi urbani. Sotto quest’ultimo profilo di diverso inte-
resse appare un saggio, come quello proposto sempre da Roberto
Parisi nel volume curato da Gino Massullo sulla Storia del Molise
ottocentesco, nel quale l’edificio e il suo contesto ambientale, o la
piazza e i suoi monumenti, sono riletti come luoghi nei quali si in-
tersecano linguaggi figurativi, strategie di controllo territoriale, cir-
colazione di saperi tecnici e tradizioni costruttive, interessi d’elites

65
A. ANTINORI (a cura di), Architettura e città in Molise dal terremoto del 1805
alla fine del Regno borbonico, Roma 2006.
66
R. PARISI, Campobasso dalla seconda Restaurazione alla fine del Regno bor-
bonico: architettura e sviluppo urbano, (pp. 119-146); E. ZULLO, Campobasso ca-
poluogo: il rinnovamento urbano durante il decennio francese e l’opera di Bernar-
dino Musenga, (pp. 103-114), ID., Lo sviluppo di Isernia dal 1805 al 1860: architet-
tura e progetto della città, (pp. 147- 158), in A. Antinori (a cura di), Architettura e
città in Molise, cit.
67
L. SERAFINI, Il caso di Termoli: opere pubbliche e trasformazioni urbane nel-
l’Ottocento preunitario, (pp. 159-184); M. VITIELLO, Un centro minore: interventi
urbani e attività edilizia a Trivento nella prima metà del XIX secolo, (pp. 185-202),
ivi.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 601

imprenditoriali e politiche, in un complesso rapporto di scambio


non solo culturale tra centri e periferie, sia su scala locale sia su
quella nazionale. Una riflessione che prova a delineare, a partire dai
primi dell’’800, come si modifica la “città molisana” nell’idea ma
anche nella pratica di architetti, amministratori e politici68. La città
otto-novecentesca diviene infatti anche in questa piccola realtà spa-
zio di negoziazione e di conflitto fra interessi diversi con esiti non
sempre felici.
Ma non si può chiudere questo excursus senza citare due opere
uscite di recente che sembrano interrompere l’assunto iniziale sulla
mancanza di riflessioni storiografiche accurate sulle città molisane.
Penso ovviamente alla ponderosa (tre volumi di più di 500 pagine
l’uno) storia di Campobasso edita nel 2008. Opera in cui Giorgio
Palmieri, che è fra l’altro uno dei curatori, propone una dettaglia-
tissima nota bibliografica in cui cronologicamente, secolo per se-
colo, rende conto di quanto è stato scritto sulla città, e da questa ri-
cognizione, anche per il maggiore centro dei sanniti, emerge come,
al di là della mole apparente dei saggi, pochi siano quelli, soprat-
tutto recenti, in grado di fornire un contributo originale69. Anche in
questi volumi, encomiabili per lo sforzo di esaminare in tutte le sue
sfaccettature e per l’arco di più secoli la storia del capoluogo del
Molise, non tutti i contributi, sebbene organizzati in maniera esem-
plare dai curatori, possono dirsi esenti dai “vizi” di cui a lungo
sopra si è discorso. Spiccano tuttavia alcune riflessioni che riescono
a fornire spunti per possibili ulteriori approcci di ricerca sulla città,
e che pongono l’attenzione, nei vari periodi storici considerati, sulle
trasformazione avvenute nelle funzioni urbane, sul nesso fra queste
ultime e la dinamica economica e sulle modalità con cui fu gestita la
crescita demografica di quello che oggi certamente appare il centro
urbano più grande del Molise. Mi riferisco ai saggi di Giuseppe Ci-
rillo e Renata De Benedittis dedicati all’emergere di nuovi gruppi

68
R. PARISI, Architetture e centri urbani. Modelli, pratiche scenari, in G. Mas-
sullo (a cura di), Storia del Molise, cit.
69
G. FARALLI, N. LOMBARDI, G. PALMIERI (a cura di), Campobasso, Capo-
luogo del Molise, cit.; il saggio di G. PALMIERI, dal titolo fortemente evocativo, è nel
III volume Per cercar di diradar le “folte tenebre”, pp. 499-545.
602 ILARIA ZILLI

sociali nel corso del ’70070, a quello di Elisa Novi sul ruolo svolto
dalla chiesa nella città71. Ma anche a quelli di chi scrive sull’econo-
mia campobassana e sui suoi protagonisti72. Per quanto riguarda gli
aspetti dello sviluppo urbano i saggi proposti da Manfredi Selvaggi,
Pece, Muratore, Zullo e Benevento forniscono una lettura puntuale
della sviluppo della città fino ad anni recenti73.
L’altra recentissima storia di città è la storia di Termoli scritta a
sei mani da Costantino Felice, Angelo Pasqualini e Sergio Sorella
che, anche qui con approcci metodologici e stilistici abbastanza di-
versi fra loro, delineano in tre lunghi saggi le vicende della cittadina
basso molisana che, grazie alla Fiat è divenuta, come si diceva in
precedenza, una delle maggiori realtà urbane della regione74. Il vo-
lume, anch’esso ponderoso, in particolare attraverso il saggio del
primo di questi autori, che della realtà molisana e di quella termo-
lese è da anni attento studioso75, propone una chiara e documentata
lettura diacronica della storia della città costiera, utile agli studiosi,
ma pensata anche (e soprattutto) per la comunità locale, che vive
oggi un momento di grande incertezza legato alla crisi dell’impresa
torinese a cui deve l’attuale importanza nel contesto regionale.

70
G. CIRILLO, Dal vello al grano, pp. 295-335; R. DE BENEDITTIS, Due docu-
menti per la storia cittadina, pp. 335-352, in G. Faralli, N. Lombardi, G. Palmieri
(a cura di), Campobasso, cit., vol. I. Su queste stesse tematiche va ricordato anche
della stessa R. DE BENEDITTIS, Campobasso città regia. I demanisti, in Ead. (a cura
di), Verso la modernità Il Molise nel tardo settecento, Benevento 2009.
71
E. NOVI CHAVARRIA, Identità cittadine e identità religiose tra Cinque e Set-
tecento, ivi, pp. 405-420.
72
I. ZILLI, Economia e società nell’’800, ivi, pp. 353-383.
73
F. MANFREDI SELVAGGI, L’aspetto urbano fino al ’700, pp. 177-200; M. PECE,
La città nuova, pp. 2001-230; G. MURATORE, Il Novecento. Considerazioni sull’ar-
chitettura e sull’urbanistica, pp. 231-240; E. ZULLO, Tre edifici per una città in evo-
luzione, p. 241-256; M.L. BENEVENTO, Dinamiche e prospettive del centro storico,
pp. 257-269, ivi.
74
C. FELICE, A. PASQUALINI, S. SORELLA, Termoli. Storia di una città, Roma
2009.
75
Oltre ai saggi già citati comparsi sull’«Almanacco del Molise» del 2000/2001
e del 2002/2003 vanno citati almeno: C. FELICE, Porti e scafi. Politica ed economia
sul litorale abruzzese-molisano (1000-1980), Vasto 1983; ID. Il sud tra mercati e
contesto. Abruzzo e Molise dal Medioevo all’Unità, Milano 1995.
PER UNA STORIA DELLA CITTÀ E DELLE CITTÀ DEL MOLISE 603

In conclusione di quanto si è andato esponendo nelle pagine


precedenti ci sembra si possa affermare, senza timore di essere
smentiti, che ad oggi sia una storia delle città sia una storia urbana
delle comunità molisane sia ancora in gran parte da costruire. Solo
pochissime eccezioni si sono potute rinvenire, pur ampliando note-
volmente in avanti l’arco cronologico di riferimento (ed è proprio
sugli ultimi due secoli che si sono concentrate, forse, le riflessioni
più significative e accurate), sia ampliando volutamente la rifles-
sione fino a comprendere tutte le comunità dell’area considerata e
non solo i centri con funzioni urbane chiaramente identificabili.
Non si può che auspicare, tuttavia, che grazie alla nuova sensibilità
che sembra emergere dagli ultimi contributi citati, una nuova sta-
gione di studi si sia aperta e che la stessa passione per la storia della
propria comunità d’origine, dimostrata in passato da chi si è occu-
pato di queste ricerche, possa in futuro essere unita ad un maggiore
rigore metodologico e ad una maggiore sensibilità al dibattito sto-
riografico in atto al di fuori dei confini regionali.
Finito di stampare
nel mese di febbraio 2011
dalla Cangiano Grafica - Napoli

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