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SAVERIO RUSSO

Le città di Capitanata

Tra le province storiche del Regno di Napoli, la Capitanata è


senz’altro una di quelle in cui, in età moderna, la armatura urbana
è più debole, quale che sia il parametro adottato per definire le ca-
ratteristiche distintive della città. La struttura insediativa, prevalen-
temente accentrata, non solo non presenta – come in altre province
– un numero significativo di villaggi e casali o di centri di piccole
dimensioni, ma non fa emergere, se non debolmente, una vistosa
gerarchizzazione tra i singoli nodi della rete.
Se si utilizza il parametro demografico, si può agevolmente no-
tare come a metà Cinquecento solo Lucera, sede dell’Udienza, su-
peri, sia pur di poco, i 5.000 abitanti, contro, ad esempio, i dieci
centri di Terra di Bari e i quattro di Terra d’Otranto che si collo-
cano oltre tale soglia1. Non muta molto il divario rispetto alle altre
province pugliesi a fine Settecento, quando i centri di Capitanata
con più di 5.000 abitanti diventano nove, due dei quali superano i
10.000 (Foggia e San Severo). Negli stessi anni in Terra di Bari i cen-
tri con più di 5.000 abitanti sono divenuti ben venticinque, nove dei
quali oltrepassano la soglia dei 10.0002.

1
Cfr. l’elaborazione di G. GALASSO. Puglia: tra provincializzazione e moder-
nità (secc. XVI-XVIII), in Civiltà e culture in Puglia, 4, La Puglia tra Barocco e Ro-
cocò, Milano, 1982, p. 362.
2
A. FILANGIERI, Territorio e popolazione nell’Italia meridionale. Evoluzione
storica, Milano, 1980, pp. 334-335.
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A risultati non molto diversi si giunge se si assume come ele-


mento distintivo la qualificazione di città contenuta nel Dizionario
geografico-ragionato di Lorenzo Giustiniani: in questo caso, la
vasta provincia di Capitanata che, come è noto, fino al Decennio
francese comprende ancora un pezzo importante del Molise co-
stiero, non annovera che sedici città, comprese Biccari e Lesina che
erano state sedi vescovili in un passato ormai lontano, ma che, a
fronte delle ridotte dimensioni demografiche – rispettivamente
3.000 e poco più di 1.000 abitanti – continuano a comparire nella
parte elevata della tassonomia dello studioso napoletano3.
La debole armatura urbana si accompagna ad una economia
eterodiretta che trasferisce altrove molta parte della rendita e i be-
nefici dell’intermediazione commerciale – si pensi al sistema della
Dogana e al commercio dei cereali – e ad una articolazione sociale
fortemente divaricata, tra un numero limitato di “viventi del loro”
o proprietari e una vastissima platea di non possidenti. Peraltro, an-
cora nel primo Novecento non mancano i viaggiatori che come
tratto saliente di Foggia segnalano l’assenza della “borghesia”4. E
considerazioni non diverse si potevano fare, probabilmente, per gli
altri centri urbani della provincia.
Non desta perciò stupore se più arretrata che altrove qui a
lungo, ben oltre l’Ottocento, sia stata la trama dei luoghi e delle or-
ganizzazioni della cultura, dalle biblioteche ai musei, agli archivi
locali, all’associazionismo colto5. Al momento dell’Unità, ad esem-
pio, a Foggia, dove da qualche decennio funziona una biblioteca
comunale, non esistono «società scientifiche o letterarie» e non si
stampa «alcun giornale di scienze e di letteratura»6. Occorre adden-

3
Cfr., a questo riguardo, L. PICCIONI, Insediamenti e status urbano nel
Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani
(1797-1816), in «Società e storia», 99 (2003), 2003, p. 45-58.
4
Il riferimento è ad un brano di J. Figuier cit. in S. RUSSO, G. PENSATO, La
città apparente. La vita culturale a Foggia, Bari, 2000, p. 22.
5
Cfr. riferimenti in S. RUSSO, Temi e figure della storiografia di Capitanata nel
secondo Ottocento, in La storiografia pugliese nella seconda metà dell’Ottocento, a
c. di R. Giura Longo e G. De Gennaro, Bari, 2002, pp. 141-148.
6
Ivi, p. 141.
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trarsi nel secolo successivo per cogliere novità significative: così


negli Trenta, dopo l’avvio della “Raccolta di studi foggiani”, pro-
mossa dal Comune, si registra la fondazione della sezione foggiana
della Società di storia patria7, cui, almeno a partire dagli anni Ses-
santa del secolo scorso, si devono alcune iniziative di ambito mo-
dernistico8. Ma tale sodalizio non riesce a porre rimedio alla margi-
nalità della cultura storica provinciale – anzi talvolta la enfatizza –
rispetto alle strutture di ricerca universitaria, ai limiti della storio-
grafia erudita otto-novecentesca che, peraltro, privilegia il mondo
preromano e romano e il Medioevo e, nella sua declinazione sabau-
dista, ripercorre i temi classici della storia politica preunitaria9. Per
il resto, salvo poche eccezioni, l’età moderna continua ad essere, so-
stanzialmente, il periodo del “malgoverno” spagnolo e della sua più
eclatante manifestazione in terra di Capitanata, la Dogana della
Mena delle Pecore di Puglia, cui non infrequentemente – anche di
recente – si fanno risalire, spesso a sproposito, le colpe del ritardo
economico e sociale della grande provincia pugliese10.
Peraltro proprio la Dogana, al di là della sua “leggenda nera”, è
il tema di ricerca attraverso cui la Capitanata entra nella riflessione

7
Sull’attività della Società di storia patria, cfr. A. VITULLI, La società di storia
patria in Terra di Capitanata, in Atti della Giornata di studio per il settantesimo an-
niversario dell’istituzione della Società di Storia patria per la Puglia, 1935-2005, a c.
di C. D’Angela e I. Sisto, Società di storia patria per la Puglia, Bari 2008, pp. 129-
145.
8
Si segnala, tra gli altri, il convegno giannoniano del 1976, i cui atti, in due vo-
lumi (Pietro Giannone e il suo tempo: atti del Convegno di studi nel tricentenario
della nascita: Foggia-Ischitella, 23-24 ottobre 1976), sono stati pubblicati a Napoli,
nel 1980, a cura di Raffaele AJELLO.
9
Negli anni Settanta opera anche la Società dauna di cultura che pubblica la
rivista trimestrale «Rassegna di studi dauni», in cui compaiono numerosi lavori di
Antonio Vitulli sulla storia di Foggia e della Capitanata nell’Ottocento, molti dei
quali sono stati riproposti di recente, con altri contributi, in Varietà di storia della
Capitanata in Età moderna, Foggia 2008.
10
Si veda in un recente volume del sociologo rurale Corrado BARBERIS (Le
campagne italiane dall’Ottocento ad oggi, Roma-Bari 1999, p. 72). l’attribuzione
alla Dogana delle cause del latifondismo in Capitanata, quando si scrive che la vasta
superficie di terra amministrata dalla potente istituzione foggiana era divisa tra soli
23 grandi locati ( 23 erano, invece, le “locazioni”, ciascuna delle quali comprendeva
numerose “poste e masserie cerealicole).
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storiografica nazionale ed internazionale, grazie all’egregio lavoro


degli archivisti11, ed è questione rilevantissima per la storia delle co-
munità della pianura, in particolar modo per quella di Foggia.
Cosi, quando, alla metà degli anni Ottanta, Raffaele Colapietra
pubblica il saggio sulla Capitanata per la Storia del Mezzogiorno12,
non ha alle spalle che la storiografia urbana della seconda metà del-
l’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, dai saggi di Ferdi-
nando e Carlo Villani su Foggia13, all’edizione delle settecentesche
Memorie per la città di Foggia del canonico Calvanese14, a quelli del
D’Amelj15 e, soprattutto, di Alfonso La Cava su Lucera16, ai due
volumi su Cerignola di Saverio La Sorsa17, alle Memorie del De
Ambrosio su San Severo18, cui si aggiungono poche altre monogra-
fie pubblicate tra gli anni Sessanta e Settanta, tra le quali l’ancora

11
Si ricordino, negli anni Sessanta, i testi di D. MUSTO, La regia Dogana della
mena delle Pecore di Puglia, Roma 1964, P. DI CICCO, Censuazione ed affran-
cazione del Tavoliere di Puglia (1789-1865), Roma 1964 (si tratta di due «Quaderni
della Rassegna degli Archivi di Stato»). Qualche anno dopo vedono la luce gli In-
ventari a stampa, sempre a cura degli stessi autori, del ricco fondo foggiano del-
l’Amministrazione del Tavoliere che contiene documentazione relativa alla fase
post doganale fino alla legge di affrancazione del 1865.
12
R. COLAPIETRA, Capitanata, in Storia del Mezzogiorno, diretta da G.
Galasso e R. Romeo, vol. VII, Le province, Roma 1986, pp. 11-95.
13
F. VILLANI, La nuova Arpi. Cenni storici e biografici riguardanti la città di
Foggia, Salerno, 1876. Il figlio Carlo è autore di Cronistoria di Foggia, 1848-1870,
Napoli 1913, e di Foggia nella storia, Foggia, 1930.
14
La trascrizione, non del tutto fedele, del manoscritto, a cura di Benedetto
BIAGI (Foggia 1931) appare nella “Raccolta di studi Foggiani” promossa dal Co-
mune, negli anni della abortita costruzione della “Grande Foggia” del fascismo.
15
G.B. D’AMELJ, Storia della città di Lucera, Lucera 1861.
16
Mi riferisco ai tre saggi pubblicati in «Archivio Storico per le Province
Napoletane» tra il 1938 e il 1946 (Il “terraggio” lucerino, 1938, pp. 57-77; La de-
mografia di un comune pugliese nell’età moderna, 1939, pp. 25-66; Un comune
pugliese in età moderna. Note di storia economica e civile di Lucera, 1943, pp. 101-
150; 1944-46, pp. 37-69).
17
S. LA SORSA, La città di Cerignola dai tempi antichi ai primi anni del secolo
XIX, Molfetta 1915, e La città di Cerignola nel secolo XIX, Bari-Roma 1931.
18
F. DE AMBROSIO, Memorie storiche della città di San Severo in Capitanata,
Napoli 1875.
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molto citato “lavoro giovanile” di Vittoria Pilone su Foggia dal


1734 al 180619.
Tra gli anni Settanta ed Ottanta si producono, tuttavia, alcune
novità potenzialmente foriere di conseguenze positive sulla storio-
grafia delle città.
Non crediamo sia necessario qui ricordare la congiuntura sto-
riografica che, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia, ha portato
ad un indubbio ritorno di interesse per la città, in precedenza sof-
focata da una quasi esclusiva connotazione divaricata della storia
del Regno, risolta da un lato nella vicenda della città per eccellenza,
Napoli, dall’altro in una dilagante ruralità senza eccezioni20.
Se anche gli stimoli di questo dibattito storiografico arrivano
attenuati in un contesto, in cui, come vedremo meglio più avanti,
rilevante è il peso di una storiografia locale non “esperta”, tuttavia
non mancano novità significative sul piano delle istituzioni e del-
l’organizzazione della cultura.
In primo luogo, va segnalata l’inaugurazione della Biblioteca
provinciale di Foggia che, per quanto formalmente istituita alla fine
degli anni Trenta del Novecento, come trasformazione della otto-
centesca Biblioteca comunale di Foggia, assume in quegli anni un
ruolo importante nella promozione della cultura, strutturandosi,
nella nuova sede di viale Michelangelo, come centro di una rete che
abbraccia tutte le biblioteche locali della provincia21, e rivestendo
un ruolo attivo anche sul piano della ricerca. Vanno segnalate, a
questo riguardo, numerose iniziative editoriali della Biblioteca,
dalla rivista “la Capitanata”, “rassegna di vita e di studi della Pro-
vincia di Foggia”22, fino alla collana di testi “Terzo millennio”, che

19
V. PILONE, Storia di Foggia dalla venuta di Carlo di Borbone al 1806, Fog-
gia 1971. La citazione è a pagina 5.
20
Cfr. Le città del Mezzogiorno nell’età moderna, a c. di A. MUSI, Napoli 2000.
Sulla nuova attenzione per le città meridionali, cfr. anche le osservazioni di P.
BEVILACQUA, in Corsi e ricorsi della storiografia sul Mezzogiorno, in Fra storia e
storiografia. Scritti in onore di Pasquale Villani, a c. di P. Macry e A. Massafra,
Bologna 1994, pp. 142-143.
21
Il Sistema bibliotecario provinciale, realizzato negli anni Settanta, ha fun-
zionato fino alla fine degli anni Ottanta ed è stato di recente rilanciato.
22
La rivista «la Capitanata», al 45esimo anno di vita, è arrivata nella nuova
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dedica molto spazio alla storia e alla pubblicazione di manoscritti e


documenti di interesse storico23.
Negli stessi anni, a cavallo del 1980, si registra, inoltre, una in-
tensa attività dell’Archivio di Stato, diretto da Pasquale di Cicco,
che avvia, con un buon numero di giovani archivisti, la schedatura
dei ricchi fondi dell’Intendenza preunitaria e dei Processi Civili
della Dogana, una serie di straordinaria importanza per la storia so-
ciale della Capitanata (e non solo)24.
Ancora, proprio alla fine degli anni Settanta, “al di fuori del-
l’ambito accademico”, per iniziativa dell’Archeoclub e della Bi-
blioteca comunale di San Severo, si dà inizio alla serie di convegni
annuali sulla preistoria, protostoria, storia della Daunia, che, no-
nostante la discutibile periodizzazione, hanno prodotto numerose
ricerche puntuali su varie località della provincia in cui si utiliz-
zano, prevalentemente, le fonti fiscali settecentesche o la docu-
mentazione di matrice ecclesiastica25. In qualche anno, il carattere

serie, più curata, al n. 23. In una fase di sospensione delle pubblicazioni viene fon-
data la “rivista di letteratura, storia ed arte” «Carte di Puglia», giunta al decimo
anno. La piccola rivista, organo di un’associazione culturale, ospita spesso brevi
saggi di storia.
23
Edita da Claudio Grenzi in Foggia, la collana è arrivata al ventesimo volume
pubblicato.
24
Purtroppo l’esaurirsi della “spinta propulsiva” di quegli anni non ha portato
a cambiamenti sostanziali nella fruibilità di altri fondi, se si eccettua una piccola
parte della prima serie della Dogana, i cui vecchi inventari necessitano di rivisi-
tazioni attente. Cfr. ora la schedatura analitica di alcune decine di buste della prima
serie della Dogana a cura di B. di Simio e M. C. Nardella (in Sulle tracce della Do-
gana tra archivi e territorio, a c. di S. RUSSO, Foggia 2008, pp. 169-282). Recentis-
sima è la digitalizzazione di parecchi inventari
25
Tra i modernisti più spesso presenti ai convegni sanseveresi sono Giuseppe
Poli, il compianto Lorenzo Palumbo e Mario Spedicato. Molti dei contributi pre-
sentati sono stati pubblicati negli Atti e raccolti, con altri saggi, in volumi. Si
vedano, ad esempio, quelli di SPEDICATO, Istituzioni ecclesiastiche e società nella
Capitanata moderna (secc. XVI-XVIII), Chiesa e governo episcopale nella Capi-
tanata post-tridentina, Ricerca storica e storiografia religiosa sulla Capitanata mod-
erna, pubblicati, rispettivamente nel 1999, 2001 e 2002. Di Giuseppe POLI si
vedano, ad esempio, Paesaggio agrario e società rurale nella Puglia moderna, Bari
1996, ed anche Città contadine: la Puglia del grano e dell’olio in età moderna, Bari
2004.
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eccessivamente miscellaneo dei convegni sanseveresi ha lasciato


spazio ad iniziative tematicamente e cronologicamente più circo-
scritte26.
Sul piano dell’organizzazione della ricerca, va ricordata, infine,
l’istituzione, nel 2000, della Facoltà di Lettere della giovane Uni-
versità di Foggia che però, costruita attorno a ben individuati set-
tori disciplinari, ha finora sostanzialmente marginalizzato le disci-
pline storiche. Il lavoro diretto di ricerca e la possibilità di positiva
“contaminazione” della debole struttura delle locali sezioni della
Società di storia patria hanno dovuto fare i conti con risorse umane
limitatissime, a fronte di una domanda di storia delle città e del ter-
ritorio che, soprattutto nella “stagione dei sindaci”, è cresciuta in
misura significativa. Infine, non si può non ricordare il sostegno
alle pubblicazioni di alcune ricerche di buon valore da parte della
Banca del Monte di Foggia e, successivamente, dalla Fondazione
che da questo piccolo istituto di credito è derivata.
Come si vedrà, la maggior parte della produzione storiografica
sulle città della Capitanata non sfugge ad una prevalente imposta-
zione erudita, di tipo événementielle, di impianto municipalistico,
con scarsi legami con la storia generale, spesso riassunta in un capi-
tolo introduttivo, e con il dibattito storiografico “esperto”. Il taglio
è, prevalentemente, annalistico, cronologico-descrittivo, con l’im-
mancabile galleria dei personaggi illustri delle comunità interessate.
Il saggio di Raffaele Colapietra, ricordato in precedenza, non è
stato l’unico contributo che ha offerto una cornice di contesto alla
storiografia urbana degli ultimi lustri. Negli stessi anni del saggio
dello studioso aquilano veniva pubblicato, a cura di Angelo Massa-
fra e all’interno delle attività promosse dalla Biblioteca provinciale,
il volume Produzione, mercato e classi sociali nella Capitanata mo-
derna e contemporanea27, che, con un saggio introduttivo dello
stesso curatore (Equilibri territoriali, assetti produttivi e mercato in
Capitanata nella prima metà dell’Ottocento), per quanto riguarda

26
Cfr. ad esempio i contributi alla tavola rotonda Il Decennio francese in Cap-
itanata (1806-1815), San Severo 1991.
27
Amministrazione provinciale di Foggia, Foggia 1984.
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il periodo preunitario contiene contributi di Maria C. Nardella28


sul commercio e il credito nel XVII secolo, di Elio Cerrito29 sulla
distribuzione del reddito nel Decennio e di chi scrive sul rapporto
tra agricoltura e pastorizia nel primo Ottocento. Il volume, frutto
delle indagini di (allora) giovani ricercatori, ben documenta una
fase significativa della storiografia economico-sociale praticata in
quegli anni in molte università meridionali30.
Analoga funzione di monografia-quadro, riferimento obbligato
per molte storie di città della Capitanata, ha avuto il volume di John
A. Marino sulla Dogana di Foggia31, studiata non solo nei suoi
aspetti economici ed istituzionali, ma soprattutto come struttura di
mediazione tra gli interessi contrastanti, tra agricoltori e armentari,
tra ricchi e poveri nell’universo pastorale. Inoltre citatissimo è di-
venuto negli ultimi anni, negli studi di storia dell’ambiente e del
territorio – e non solo – un autore di inizi Ottocento, il frate vi-
chese Michelangelo Manicone, di cui è stata ripubblicata l’opera più
importante, La fisica appula32, e una sua differente versione, più
ricca di osservazioni sui “costumi” delle varie località della provin-
cia33.
Significativamente mutato, rispetto al volume miscellaneo dei
primi anni Ottanta curato da Massafra, è l’indice di una successiva
raccolta di saggi sulla Capitanata, pubblicata nel 2004 e curata da
chi scrive34, in cui, accanto a tratti di continuità storiografica sulle

28
Attività creditizie e commerciali a Foggia nella prima metà del XVII secolo,
ivi, pp. 57-132.
29
Strutture economiche e distribuzione del reddito in Capitanata nel Decennio
francese, ivi, pp. 133-265.
30
Cfr., ad esempio, L. PALUMBO, G. POLI, M. SPEDICATO, Quadri territoriali,
equilibri sociali e mercato nella Puglia del Settecento, Galatina, 1987.
31
L’economia pastorale nel Regno di Napoli, a c. di L. Piccioni, Napoli 1992
(ed. orig. Baltimore-London 1988). Sugli effetti della censuazione del Tavoliere ha
scritto Stefano D’ATRI in Puglia piana. La proprietà terriera nel tavoliere tra Sette
e Ottocento, Salerno 2001.
32
MALAGRINÒ, Bari 2000 (ed. orig. Sangiacomo, Napoli 1806-1807).
33
La fisica daunica, p. I, Daunia, p. II, Gargano, a c. di L. LUNETTA e I. DAMI-
ANI, Roma 2005.
34
La Capitanata in età moderna. Ricerche, Foggia, 2004.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 269

questioni relative agli assetti produttivi nelle campagne del Tavo-


liere tra Cinque e Seicento o alle strutture creditizie35, si affacciano
temi nuovi – per il panorama storiografico sulla provincia – relativi
alla geografia della feudalità, alla presenza dell’ordine gerosolimi-
tano, alle dinamiche demografiche, all’andamento della rendita di
un importante “stato feudale”, e alla mobilità sociale che – come si
vedrà – è nel Tavoliere strettamente legata alla mobilità territo-
riale36. Proprio a questi ultimi temi vogliamo riferirci in conclu-
sione perché – come vedremo – innervano non pochi volumi su al-
cune città della Capitanata, e in particolare del Tavoliere, nella tarda
età moderna. Quando emergerà nell’immaginario, soprattutto dei
contadini poveri della Puglia centro-meridionale, il mito dell’Ame-
rica, la pianura foggiana era da tempo quell’“America al di là del-
l’Ofanto”, verso cui ci si spostava, alla ricerca di occasioni di lavoro
e di opportunità di mobilità sociale, come facevano in buon nu-
mero anche contadini, artigiani e mercanti dei due Principati37.
Foggia, indiscutibilmente città, nonostante non sia sede vesco-
vile – lo diventerà solo nel 185638 – in virtù della sua importanza
commerciale ed amministrativa, per la fiera, la Dogana e il suo Tri-
bunale, solo nel Decennio francese diventerà capoluogo della pro-

35
Ci si riferisce ai saggi di A. CIUFFREDA, Il granaio di Napoli. La cerealicul-
tura nelle terre della Dogana tra XVI e XVII secolo, pp. 131-165, e a M.C.
NARDELLA, Attività creditizie in Capitanata tra Cinquecento e Seicento, pp. 167-
198.
36
A. MASSAFRA, Note sulla geografia feudale della Capitanata in Età moderna,
pp. 17-47; A. SPAGNOLETTI, Presenze gerosolimitane in Capitanata in età moderna,
pp. 65-74; G. DA MOLIN, Demografia, famiglia e società in Capitanata in Età mod-
erna, pp. 75-94; S. RUSSO, Percorsi di mobilità sociale nella Capitanata del Sette-
cento, pp. 95-120; S. D’ATRI, Tra Salerno e Foggia: la famiglia Barone nel primo
Settecento, pp. 121-130.
37
Sulla mobilità territoriale, cfr. il saggio di G. DA MOLIN, Mobilità dei conta-
dini pugliesi tra fine Seicento e primo Ottocento, ora in EADEM Popolazione e soci-
età. Sistemi demografici nel Regno di Napoli in età moderna, Bari 1995, pp. 83-133.
Sulla mobilità territoriale e la mobilità sociale si vedano parecchi dei saggi raccolti
da chi scrive in Alla volta del Tavoliere. Mobilità di uomini e fortune nella “Puglia
piana” di età moderna, Foggia 2007.
38
Sull’istituzione della Diocesi di Foggia, cfr. Dalle radici ai frutti. Diocesi, ter-
ritorio, popolo: una storia, a c. di A. G. DIBISCEGLIA, Foggia 2009.
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vincia di Capitanata. Ma già agli inizi del Settecento aveva conqui-


stato il primato demografico nella provincia a scapito della statica
Lucera che, un secolo dopo, perderà il rango di capoluogo, pur
conservando – faticosamente – il Tribunale39. Sia la prima “conqui-
sta” – le sede dell’Intendenza – che la seconda – la sede episcopale
– necessitano anche di una grossa mobilitazione dell’intellettualità
di Foggia, chiamata a sostenerne la nobiltà e il suo buon diritto a ri-
vendicare un avanzamento di grado nella gerarchia urbana. L’agio-
grafia e la nobilitazione storiografica della città passano attraverso
il tentativo di accreditare Foggia quale erede diretta di Arpi, impor-
tante città daunia fondata dall’eroe greco Diomede40. A questo mito
si aggiunge quello di Foggia “città imperiale” e capitale federiciana,
ancora piuttosto vivo, se è vero che all’imperatore svevo si continua
ad intestare di tutto, compresa una compagnia aerea municipale,
purtroppo fallita dopo pochi mesi.
Sulla storia della città tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del
Novecento ben poco si era aggiunto a quanto indicato in prece-
denza. Non si può certo dire che i decenni successivi abbiano rivo-
luzionato la storiografia sulla città, tuttavia non poche monografie
si sono aggiunte, pur in una situazione documentaria difficile, per
l’inesistenza – salvo pochissime buste superstiti – della parte preno-
vecentesca dell’archivio comunale, distrutto durante la rivolta po-
polare del 28 aprile 189841. La produzione storiografica dell’ultimo
ventennio, per quanto segni un cambiamento di fase rispetto ai de-
cenni precedenti, pure non si sottrae ad una certa occasionalità, in
equilibrio instabile tra municipalismo, erudizione, buona divulga-

39
Sul conflitto tra Foggia e Lucera per la sede dell’Intendenza e quella del Tri-
bunale, nel Decennio francese ed oltre, cfr. S. RUSSO, Difficili confini: Capitanata e
Molise nel Decennio francese, in ID. (a cura di ), All’ombra di Murat. Studi e
ricerche sul Decennio francese, Bari 2007, pp. 123-129.
40
Sui questo tema, cfr. F. MERCURIO, Classi dirigenti o ceti dominanti? Breve
storia politica di Foggia in età contemporanea, Foggia 2001, pp. 12-14.
41
Ne scrive F. MERCURIO, I moti del 1898 e le origini della Camera del lavoro
di Foggia, in ID. (a cura di), La Camera del lavoro di Foggia. 100 anni, Foggia 2006,
pp. 92-96. Fu testimone dell’assalto al Palazzo comunale lo storico Romolo
CAGGESE, allora studente liceale a Foggia, che ne scrisse in Foggia e la Capitanata,
LE CITTÀ DI CAPITANATA 271

zione ed una certa attenzione alla ricerca “accademica” e al dibat-


tito storiografico.
Nel 1989, in occasione del 50esimo anniversario della fonda-
zione dell’Ente Fiera di Foggia, viene pubblicato Foggia mercantile
e la sua fiera, di Raffaele Colapietra e Antonio Vitulli42, che rimane
il lavoro più completo sull’importante fiera foggiana, specializzata
– come è noto – nei prodotti dell’allevamento ovino, lana e agnelli
in primo luogo43.
Qualche anno dopo, nel 1992, esce, a cura di chi scrive, un vo-
lume miscellaneo, specificamente dedicato all’età moderna, in pre-
cedenza considerata dagli storici della città che scrivono a cavallo
tra Otto e Novecento una oscura fase di decadenza che non merita,
come succede ad esempio nel volume di Carlo Villani, Foggia nella
storia, più di trenta pagine. Il volume, che raccoglie saggi dei mag-
giori studiosi che si erano cimentati fino ad allora in ricerche sulla
storia della città e della Capitanata, non costituisce una “sistematica
ricognizione della storia economica, sociale, istituzionale”, ma pro-
pone approcci tematici parziali, che in alcuni casi coprono tutta la
lunga età moderna che da metà Quattrocento arriva all’Unità, in
altri sono più cronologicamente limitati44. Viene fuori l’immagine
di una città “aperta”, «non solo perché precocemente senza mura,
o perché meta di continue immigrazioni e teatro di sensazionali vi-
cende di mobilità sociale, ma anche perché la debolezza dell’im-
pianto nobiliare e la mancata separazione di ceto favoriscono un ri-
cambio, più rapido che altrove, delle élites amministrative»45.

Bergamo 1910, pp. 71-73 (ristampato a Foggia nel 2008). Ma si legga anche nella
prima storia cittadina, quella del 1798 del canonico Pasquale Manerba, il rammarico
per aver «li nostri maggiori […] trascurato di trascrivere le notizie fin loro giunte»
(cit. in F. MERCURIO, Classi dirigenti, cit., p. 12).
42
Foggia 1989. Colapietra si occupa della prima parte, dalle origini alla fine del
Settecento, Vitulli dall’Ottocento ai giorni nostri.
43
Sul mercato della lana che fa riferimento alla fiera di Foggia, cfr. ora R.
ROSSI, La lana nel Regno di Napoli nel XVII secolo. Produzione e commercio,
Torino 2007.
44
S. RUSSO (a cura di), Storia di Foggia in età moderna, Bari 1992. Il volume
contiene saggi di F. Porsia, M. C. Nardella, J. A. Marino, A. Ventura, R. Colapietra,
M. Spedicato, G. Da Molin, S. Russo, S. d’Atri, F. Ciccarelli, F. Mercurio.
45
S. RUSSO, Presentazione, ivi, p. 10. Sul ruolo delle immigrazioni nel confor-
272 SAVERIO RUSSO

Legato ad un anniversario, quello delle nozze celebrate a Fog-


gia nel 1797 tra l’erede al trono Francesco di Borbone e l’arcidu-
chessa Maria Clementina d’Austria, quando la Corte si trasferì
nella città della Dogana per alcune settimane e la città – come si
scrive enfaticamente – fu capitale del Regno, è un volume che rac-
coglie le relazioni presentate al convegno dell’ottobre 199746. L’at-
tenzione degli studiosi è questa volta concentrata sulla città nella
seconda metà del Settecento: al di là della gustosa ricostruzione del-
l’arrivo della corte e della sua permanenza a Foggia47 – scelta moti-
vata, oltre che da ragioni logistiche, dal tentativo di saldare la di-
stanza tra Corte e paese, di costruire una “legittimazione ravvici-
nata” in un momento drammatico per il Regno48 – i saggi indagano
sulle istituzioni ecclesiastiche nella crisi di fine secolo49, sulla Do-
gana e il rifornimento annonario della Capitale50, e su una delle fa-
miglie che viene insignita del titolo nobiliare in occasione delle
nozze reali: i Filiasi, mercanti veneziani, approdati a Foggia negli
anni Venti del Settecento51.

mare la compagine demografica e la struttura sociale della città si soffermano Gio-


vanna DA MOLIN (Lo sviluppo demografico di Foggia dal XVI al XIX secolo, pp.
139-153) e chi scrive (L’articolazione socio-professionale tra Sette e Ottocento, pp.
155-185). Sulla formazione delle classi dirigenti, nel volume si sofferma in partico-
lare Raffaele COLAPIETRA (Elite amministrativa e ceti dirigenti tra Seicento e Sette-
cento, pp. 103-118). Nello stesso anno in cui vedeva la luce questo volume, veniva
pubblicata la ristampa anastatica di una “memoria” anonima, ma attribuita a Saverio
Coda, che Colapietra definisce di “retroguardia”, edita nel 1728, nella fase segnata
dalle tensioni in materia di formazione del “reggimento” della città e dopo la riforma
attuata durante il Viceregno austriaco (Difesa per la città di Foggia e per le famiglie
nobili della medesima, a c. di A. VENTURA, Foggia, 1992).
46
F. MERCURIO (a cura di), Daunia felix. Società, economia e territorio nel
XVIII secolo, Foggia, 2000.
47
A. VITULLI, I sovrani e la corte borbonica in Capitanata nel 1797 per le nozze
reali, pp. 51-75.
48
A. SPAGNOLETTI, Il re in provincia: il lealismo dinastico alla prova, pp. 39-50.
49
M. SPEDICATO, Le istituzioni ecclesiastiche in Capitanata e a Foggia nella
crisi di fine Settecento, pp. 77-97.
50
M.C. NARDELLA, Foggia, la Dogana delle pecore e il rifornimento annonario
della Capitale alla fine del XVIII secolo, pp. 99-108.
51
S. RUSSO, Una famiglia di “negozianti” veneziani a Foggia nel Settecento: i
Filiasi, pp. 109-131.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 273

Negli anni successivi, a compensare in qualche modo un rallen-


tamento della ricerca, vengono pubblicati alcuni ponderosi volumi
di buona divulgazione sulla storia di Foggia52, nonché alcuni saggi
che ne hanno analizzato alcuni aspetti non secondari. Al tema delle
caratteristiche delle classi dirigenti di Foggia, oltre che al problema
della costruzione della “memoria” della città, ad esempio, ha dedi-
cato un denso saggio Franco Mercurio53; della rivolta di Masaniello
a Foggia, promossa dal notaio Sabato Pastore, ha scritto Angelan-
tonio Spagnoletti54, mentre della cultura nell’Ottocento chi scrive si
è occupato in un agile volumetto laterziano55. Inoltre si segnalano
alcuni contributi in tema di storia dell’assistenza56.
Alla storia sociale della città nell’Ottocento preunitario potrà
portare un grande contributo l’edizione dei registrini superstiti,
conservati presso il Museo Civico, del Giornale patrio, accurato
diario dei più importanti avvenimenti della città che il colto pro-
prietario Carlo Maria Villani cominciò a compilare per “sua privata
memoria” nel 1797 e che, alla sua morte, nel 1839, fu portato avanti
– per fermarci all’Unità – dal fratello Andrea Maria. Al primo vo-

52
Ci riferiamo al volume, pubblicato postumo, di V. SALVATO, Foggia. Città,
territorio, genti, Foggia 2005, e a quello di A. VENTURA, Re, mercanti, braccianti.
Foggia dai Normanni alle lotte contadine, Foggia 2004. Entrambi, con un buon ap-
parato cartografico ed iconografico, propongono al grande pubblico dei lettori nu-
merosi documenti interessanti sulla storia della città. Si veda anche C. DE LEO, Fog-
gia. Origine sviluppo urbano, Foggia 1991. Cfr. ora, prevalentemente sulla forma
urbis, il volume di R. CARRECA, Foggia. Spazi e tempi dello sviluppo urbano, Fog-
gia 2009, promosso dal Liceo pedagogico “Poerio”. Notizie utili sulle famiglie fog-
giane sono in G. ARBORE, Famiglie e dimore gentilizie di Foggia, Fasano 1995. Per
il territorio extraurbano, merita di essere segnalata la trascrizione dell’apprezzo di
Foggia del 1741-48, curata dallo stesso studioso (Masserie, pascoli, boschi, orti e vi-
gneti a Foggia nel XVIII secolo, Fondazione Banca del Monte, Foggia 2008).
53
F. MERCURIO, Classi dirigenti, cit., pp. 11-38.
54
A. SPAGNOLETTI, Un testimone e un cronista della rivoluzione napoletana
del 1647-48: padre Gabriele da Cerignola, in Campi solcati. Studi in memoria di
Lorenzo Palumbo, a c. di M. Spedicato, Galatina 2009, pp. 141-156.
55
L’Ottocento: luci ed ombre, in Russo, Pensato, La città apparente cit., pp. 1-
14.
56
Cfr. ad esempio, M. FREDA, I Fatebenefratelli a Foggia. L’assistenza os-
pedaliera tra XVI e XIX secolo, Foggia 2002.
274 SAVERIO RUSSO

lume, edito da Pasquale di Cicco nel 1985, con ricco apparato di note
e bibliografia, e ripubblicato con nuova veste nel 2006, sono seguiti il
secondo ed il terzo volume, pubblicati nel 2006 e 2007, ed il quarto ed
il quinto che arrivano fino all’Unità editi nel 2009 e nel 201057.
Situazione decisamente più statica si registra relativamente alla
storia di Lucera, città regia, antica sede dell’Udienza di Capitanata
che in età moderna aveva giurisdizione anche sul Contado di Mo-
lise. Oltre ai saggi segnalati in precedenza, cui, peraltro, per i secoli
dell’età moderna, non pare possibile aggiungere molto altro58, non
è possibile segnalare contributi di sintesi significativi, peraltro
spesso caratterizzati da quello che già Alfonso La Cava, alla fine
degli anni Cinquanta del Novecento, indicava come il tratto domi-
nante della precedente storiografia lucerina: la chiusura municipali-
stica ed una sorta di «superbia di campanile»59, cui si aggiunge la
nostalgia per un’età di splendore, precedente all’età moderna e
molto lontana dalla precaria condizione del presente. Da qui il
netto privilegiamento della Lucera romana e medievale: «sembrava
quasi – aggiunge il La Cava – che dal 1400 ai giorni nostri Lucera
non avesse vissuto»60. La celebrazione della “nobiltà” di Lucera è
usata – come si è scritto – soprattutto nella lunga querelle con Fog-
gia che attraversa tutto l’Ottocento61 e, più tardi, in una sterile e im-

57
C.M. VILLANI, Il Giornale Patrio I (1801-1810), a c. di P. di Cicco, Foggia
2006; ID., Il Giornale Patrio II (1817-1830), a c. di P. di Cicco, Foggia 2006; ID.,
A.M. VILLANI, Il Giornale Patrio III (1831-1840), Foggia 2007 Il IV volume del Il
Giornale comprende gli anni dal 1841 al 1853, il V, quelli dal 1854 al 1860.
58
Si veda, ancora di A. LA CAVA, Lucera nel Cinquecento, Lucera, 1933, sulle
questioni relative alla riforma del reggimento della città. Interessante anche uno
scritto giovanile di Ernesto PONTIERI, docente al Liceo Bonghi della città, scritto
nei primi anni Venti e ripubblicato in seconda edizione riveduta nel 1940. Lo
storico napoletano si occupa del ’48 a Lucera ed in particolare dell’associazione La
propaganda, diretta filiazione della Giovine Italia (I fatti lucerini del 1848, Foggia
1940). Si può segnalare anche di G. GIFUNI, Lucera, Lucera 1934, con una breve
sintesi storica, guida ai monumenti e galleria di personaggi illustri.
59
A. LA CAVA, Come ho visto ed inteso la storia di Lucera, Lucera 1957.
60
Ivi, p. 10.
61
S. RUSSO, Genealogie urbane incredibili e nuove gerarchie amministrative,
in Il governo della città, il governo nella città. Le città meridionali nel Decennio
francese, a c. di A. Spagnoletti, Bari 2008, pp. 28-30.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 275

belle lamentazione sul presente, in una situazione che pare margi-


nale anche dal punto di vista dell’associazionismo culturale.
Resta ancora non realizzato l’ auspicio di uno dei maggiori in-
tellettuali dauni del secondo Novecento, Pasquale Soccio, a lungo
preside del convitto-liceo “Bonghi” di Lucera, che riteneva indi-
spensabile «un lavoro di équipe […] con apporti nuovi storiografi-
camente fondati [che è] ancora nel grembo di una speranza fu-
tura»62, nonostante l’ampia dotazione di fonti archivistiche, costi-
tuenti l’antico archivio comunale, pur frammentato tra più sedi, di
manoscritti conservati nella Biblioteca comunale63 e dell’impor-
tante documentazione conservata presso l’archivio diocesano. Par-
ticolarmente significative, insieme alla raccolta dei registri delle de-
liberazioni del Parlamento cittadino e del Decurionato, agli ap-
prezzi e catasti, sono le carte relative al “terraggio”, un vasto
demanio comunale, posto al di fuori della giurisdizione della Do-
gana e ripartito secondo criteri cetuali. Non mancano, tuttavia,
contributi pubblicati in riviste o miscellanee su diversi aspetti della
storia istituzionale, economica e sociale della città64, nonché volumi

62
P. SOCCIO, Presentazione a G. TRINCUCCI, Lucera. Storia e volti nel tempo,
Lucera 1981. Soccio biasima l’alta produzione di saggi che si «avvicinano più a
guide e prontuari» che a vere e proprie ricostruzioni storiche.
63
Da segnalare di recente l’edizione di alcune storie della città manoscritte
come quella, di fine XVII secolo, ma con un’aggiunta sul primo Settecento, di
Rocco DEL PREITE, Breve descrittione della città di Lucera di S. Maria prima detta
Luceria per historia dalla sua origine, a c. di M. Conte e G. Trincucci, Lucera 2005
(all’età moderna non sono dedicate che una decina di pagine). Cfr. anche, su un
altro storico lucerino, autore di manoscritti conservati in Biblioteca comunale, A.
ORSITTO, Carlo Corrado canonico lucerino e i suoi manoscritti, in Della Capitanata
e del Mezzogiorno. Studi per Pasquale Soccio, a. c. di A. Motta, Manduria-Bari-
Roma 1987, pp. 107-117.
64
Si vedano, per esempio, P. DI CICCO, Gli statuti economici dell’Università di
Lucera, in «Archivio storico pugliese», 1972, pp. 317-383, C. COLAFEMMINA, Slavi
ed albanesi a Lucera nei secoli XV-XVI, in Miscellanea di storia lucerina. Atti del I
e II convegno di studi storici, CRSEC, Lucera 1987, in realtà prevalentemente sul
Cinquecento e costruito sulle fonti della Sommaria; D. MORLACCO, Fiere e mercati
a Lucera, in «Archivio storico pugliese», 1988, pp. 249-282; P. DI CICCO, Lucera
nel 1621. Popolazione, classi sociali, famiglia, in «Studi storici meridionali», 2
(1993), 1993, che studia un catasto seicentesco; R. CINQUESANTI, Lucera tra ’600 e
’800: immigrazione e articolazione socio-professionale, in «La Capitanata», a.
276 SAVERIO RUSSO

di storia dell’arte e dell’architettura che contengono dettagli sulla


committenza di opere d’arte e su alcune famiglie lucerine65.
Situazione più mossa, da vari punti di vista, si registra nella vi-
cina San Severo, importante centro della provincia, dal 1557 al 1579
sede dell’Udienza, prima di essere infeudata ai di Sangro66. All’atti-
vità dell’Archeoclub, organizzatore della serie dei convegni annuali
ricordati in precedenza, che soffrono tuttavia – come si è detto - di
una frammentarietà della proposta, bisognevole di qualche sforzo
di tematizzazione, si è aggiunta da un decennio quella del Centro
di ricerca e documentazione per la storia della Capitanata, che pub-
blica periodicamente i «Quaderni di Capitanata».
L’assenza dell’archivio dell’importante casata feudale è parzial-
mente compensata da un discreto e ben inventariato archivio co-
munale, cui si sono aggiunti di recente il risistemato archivio sto-
rico diocesano67, e la riedizione di alcune fonti importanti per la
storia della città, come le Memorie seicentesche di Antonio Luc-

XXXIV (1997), 1997, pp. 27-50, che utilizza l’apprezzo del 1621, l’onciario, alcuni
stati delle anime e gli stati di popolazione preunitari. Cfr. anche la trascrizione di
una parte dell’Onciario in F. UZZI, L’Onciario lucerino del 1755, p. I, Collettiva
generale dei fuochi cittadini, Foggia 2004. Brevi note su fatti, personaggi e isti-
tuzioni della Lucera preunitaria sono in G. TRINCUCCI, Il leone e il brigante. Sto-
ria e storie di Lucera contemporanea, Lucera 2002.
65
Cfr., a questo riguardo, M. PASCULLI FERRARA, Lucera nell’età rinascimen-
tale e barocca, in Lucera. Topografia storica, archeologia, arte, a c. di E. Antonacci
Sanpaolo, Bari, 1999, pp. 137-170; D. MORLACCO, Dimore gentilizie a Lucera,
Foggia 2005.
66
In occasione dell’infeudamento per debiti, «ragguardevoli famiglie» san-
severesi emigrarono a Lucera e a Manfredonia (F. DE AMBROSIO, Memorie storiche,
cit., p. 116).
67
Sulle fonti archivistiche sanseveresi, cfr. P. CORSI, Storici, eruditi ed archivi
per la storia di San Severo, in 27° Convegno nazionale sulla preistoria, protostoria,
storia della Daunia, San Severo, 25-26 novembre 2006. Atti, San Severo 2007, pp.
385-392. Qualche anno prima, tra l’altro, lo stesso Corsi aveva pubblicato il regesto
di un buon numero di pergamene conservate nell’Archivio capitolare, in Biblioteca
comunale e in un archivio privato ( Regesto delle pergamene di San Severo in età
moderna, San Severo 1992). Un ampio regesto di documenti relativi alla chiesa di
San Severino è in R.M. PASQUANDREA, Chiesa di San Severino Abate e sue grance
in San Severo, Foggia 2009.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 277

chino68, finora utilizzate soprattutto per la testimonianza sul terre-


moto che colpì San Severo e il Tavoliere settentrionale nel 1627. Va
segnalata, in negativo, però la precaria situazione della Biblioteca
comunale, in attesa di sistemazione definitiva e di un’adeguata va-
lorizzazione.
Tuttavia non sono numerose le nuove ricerche sulla storia san-
severese. Vanno segnalati, a questo riguardo, gli Studi per una sto-
ria di San Severo che, nel secondo volume, dedicato all’età moderna
e contemporanea, contiene un saggio di Raffaele Colapietra sulla
dialettica all’interno delle istituzioni ecclesiastiche cittadine, al-
l’ombra del forte condizionamento esercitato dal potere feudale,
dal dopo terremoto sino alla fine del Settecento69. Nello stesso vo-
lume Giuseppe Clemente si sofferma sul “sacco” della città che i
Francesi compiono il 25 febbraio del 1799, in risposta ad una insor-
genza antigiacobina di un paio di settimane precedente70. Un utile
repertorio, contenente elenchi di governatori, mastrogiurati, sin-
daci, reggimentali e decurioni dal 1557 al 1861, è costituito inoltre
dal volume di G. Checchia De Ambrosio, pubblicato nel 198271.
Per il resto, oltre ad alcuni volumi di buona divulgazione72, si

68
Cfr. Memorie della città di San Severo e suoi avvenimenti per quanto si ril-
eva negli anni prima del 1629, a c. di M. Campanozzi, Foggia 1994. Sul Lucchino
e sull’altra edizione dei suoi manoscritti, pubblicati da Nicola Checchia nel 1930,
cfr. V. LA SALANDRA, Capitanata e Terra di Bari, in Il libro e la piazza. Le storie lo-
cali dei Regni di Napoli e di Sicilia in età moderna, a c. di A. Lerra, Manduria-Bari-
Roma 2004, pp. 428-431.
69
Tra potere feudale e clero ricettizio, in Studi per la storia di San Severo, a c.
di B. Mundi, vol. II, San Severo 1989, pp. 341-385.
70
Momenti e figure dell’Ottocento a San Severo, in cui, tra l’altro, si tratta del
prete carbonaro Venusi ( Ivi, pp. 541-562). Sul tema del “sacco” CLEMENTE è tor-
nato in altre sedi (ad esempio, Il sacco di san Severo del 25 febbraio 1799, San
Severo 1989; Febbraio 1799: giacobini e sanfedisti e francesi a San Severo. Cronaca
di una strage, San Severo 2005). Sul 1799, numerosi documenti – spesso di origine
notarile – su vari comuni della provincia sono in S. CAPONE, I racconti della rivo-
luzione. Documenti per una storia del 1799 in Capitanata, Edizioni del Rosone,
Foggia 1999.
71
Il Municipio di San Severo, 1536-1861, San Severo 1982.
72
Ad esempio, U. PILLA, V. RUSSI, San Severo nei secoli, San Severo 1984, che
dedica, però, solo 25 pagine all’età moderna ed è impostato secondo uno schema
278 SAVERIO RUSSO

possono segnalare, sul tema della gerarchia dei redditi, della strati-
ficazione sociale, dell’utilizzazione del suolo a metà Settecento, al
momento dell’Onciario, un saggio di Lorenzo Palumbo73; alcuni
lavori di Mario Spedicato sull’episcopato e le istituzioni ecclesiasti-
che sanseveresi, studiati soprattutto attraverso le “relationes ad li-
mina”74, le ricerche di Antonella Prigionieri sulla giurisdizione epi-
scopale, le dinamiche claustrali e i regimi alimentari di alcuni mo-
nasteri75, ed altre sulle confraternite, tra le quali è un contributo di
L. Bertoldi Lenoci76.
Cerignola agli inizi del Settecento è una “terra” feudale e non
ha che poco più di 2 mila abitanti. Al momento dell’Unità è la se-
conda città della provincia con oltre 21.000 abitanti, è diventata da
qualche decennio sede vescovile – sia pure in condominio con
Ascoli Satriano – ed è nettamente il centro dell’innovazione agro-
nomica e della trasformazione colturale nel Tavoliere, grazie al la-
voro contadino, all’iniziativa di alcuni proprietari illuminati e alla
competenza di tecnici di alto profilo. Il suo incremento di popola-
zione è costituito in buona misura dalle immigrazioni, soprattutto
da Terra di Bari, e la cittadina è diventata teatro di mirabolanti epi-
sodi di mobilità sociale, legati in particolare all’impresa agricola e
alla commercializzazione dei cereali.

diffuso in questo tipo di opere, in cui, alla breve sintesi storica, seguono la de-
scrizione dei monumenti della città ed un capitolo finale sulle tradizioni popolari.
73
Il catasto onciario di San Severo. Osservazioni e dati, in 20° convegno
nazionale sulla Preistoria, protostoria, storia della Daunia, San Severo 27-28 no-
vembre 1999, San Severo 2000, pp. 227-254.
74
M. SPEDICATO, Episcopato ed istituzioni ecclesiastiche a San Severo nel XVII
secolo attraverso le “Relationes ad limina”, in «Rivista di Scienze religiose», II
(1988), 1988, pp. 299-324; Morfologia episcopale e “relationes ad limina” di San
Severo nel XVIII secolo, in 10° convegno sulla preistoria, protostoria, storia della
Daunia, San Severo, 17-18 dicembre 1988, Atti, San Severo 1989, pp. 193-206; La
diocesi di San Severo nella prima metà dell’Ottocento attraverso le “relationes ad
limina”, in Atti dell’11° convegno nazionale sulla preistoria, protostoria, storia della
Daunia, San Severo, 2-3 dicembre 1989, San Severo 1990, pp. 327-339.
75
A. PRIGIONIERI, Comunità religiose e regimi alimentari nella Capitanata
moderna, Bari 2002.
76
L’associazionismo laicale a San Severo negli statuti del ’700, in 24° convegno
nazionale sulla Preistoria, protostoria, storia della Daunia, San Severo 29-30 no-
vembre 2003, Atti, a c. di A. Gravina, San Severo 2004, pp. 259-274.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 279

A questo tema della mobilità sociale è dedicato un volume di


chi scrive77, costruito con un ampio ricorso ai protocolli notarili e
ad un pezzo di un archivio privato di una famiglia di “socialmente
mobili”, confluito poi in quello di un’opera pia.
Ma, anche in questo caso, la disponibilità di un’interessante
platea di fonti, conservate in archivio comunale, presso privati78 e,
soprattutto, nell’Archivio di Stato di Foggia79, l’attività di alcune
associazioni e di un Centro regionale di servizi educativi e cultu-
rali non hanno prodotto che contributi frammentari in occasione
dei convegni periodici a tematizzazione miscellanea80. Anche per
Cerignola non mancano volumi di divulgazione che miscelano sto-
ria, tradizioni popolari e leggende81; va segnalata, infine, la ri-

77
S. RUSSO, Storie di famiglie. Mobilità della ricchezza in Capitanata tra Sette
e Ottocento, Bari 1995. Il volume si occupa di due famiglie in ascesa, i Tonti e i Cir-
illo, e di una declassata, i Biancardi. Ad un’altra famiglia di pizzicagnoli immigrati
a Cerignola e Foggia da Corato, gli Zezza, arrivati nel volgere di una sola gener-
azione al titolo di baroni di Zapponeta, è dedicato il saggio già citato (ID., Percorsi
di mobilità sociale nella Capitanata del Settecento, ora anche in Alla volta del
Tavoliere, cit., pp. 111-133).
78
Ci riferiamo a quanto resta dell’archivio dei La Rochefoucauld-Bisaccia,
eredi dei Pignatelli Fuentes feudatari di Cerignola (cfr. Archivi di famiglie e di per-
sone. Materiali per una guida, II, Lombardia-Sicilia, Ministero per i beni e le attiv-
ità culturali, Roma 1998, p. 259).
79
Si tratta di quelli, prevalentemente ottocenteschi, dei Pignatelli d’Aragona,
altri eredi della Casa Ducale di Cerignola, e dei Pavoncelli, una famiglia di mercanti
di grano, arrivati ad una posizione eminentissima nella società meridionale
(Giuseppe Pavoncelli fu, a fine Ottocento, per un breve periodo, ministro dei La-
vori Pubblici).
80
Si veda la serie dei convegni organizzata dalla metà degli anni Settanta dal-
l’associazione “Daunia sud” e dal CRSEC. Cfr., ad esempio, in direzione di una
certa tematizzazione, Cerignola antica. I convegni 1988-1989, CRSEC, Cerignola
1993 (con brevi saggi sulla “terra vecchia”, cioè sul centro storico e il suo recupero),
e Il paesaggio agrario di Cerignola fra Settecento ed Ottocento. Atti del 13° con-
vegno “Cerignola antica”, 18 settembre 1993. Cerignola 1999 (ci permettiamo di
segnalare il nostro I lavoratori delle masserie: geografia delle provenienze, pp. 21-
31, e S. D’ATRI, Censuazione del Tavoliere e proprietà fondiaria a Cerignola, pp.
33-46).
81
Ad esempio, L. ANTONELLIS, Bianca cicogna. Storia, tradizioni e leggende di
Cerignola, Napoli 1984. Si segnalano anche i numerosi lavori di Cosimo Di Lau-
renzo, soprattutto in materia di storia dell’assistenza e della beneficenza.
280 SAVERIO RUSSO

stampa di testi sette-ottocenteschi e di documenti inediti di inte-


resse storico82.
Anche Manfredonia aveva nel primo Settecento poche migliaia
di abitanti (poco più di 3.000 nel 1711), ma la sua crescita demogra-
fica sarà nel secolo e mezzo successivo meno impetuosa di quella di
Cerignola: nel 1861 non raggiunge, infatti, neppure gli 8.000 abi-
tanti. La sua qualità di città era, tuttavia, da tempo indiscutibile:
città sempre regia, in età moderna è importante sede vescovile, di
una diocesi che comprende tutto il Gargano, ragguardevole piazza-
forte militare e porto rilevante per le esportazioni della lana e del
grano, ma soprattutto per le importazioni nel Regno di Napoli
delle merci che provengono dall’Adriatico settentrionale.
Dotata di una discreta e ben funzionante biblioteca civica, oltre
che di un cospicuo archivio comunale ben inventariato, ma, al pari
del ricco archivio diocesano in fase di riordino, non sempre facil-
mente accessibile, Manfredonia ha visto negli ultimi decenni una
notevole produzione di ricerche storiche, soprattutto per l’attività
della Società di storia patria e del Centro di documentazione storica
di Manfredonia, cui si devono rispettivamente i convegni di studi
“Siponto e Manfredonia nella Daunia”, curati da Cristanziano Ser-
ricchio e giunti alla ottava edizione83, ma con un taglio cronologico
quasi sempre bimillenario, e la pubblicazione di un “Bollettino”,
un volume che a cadenza triennale, accanto a volumi monografici,
dà conto delle ricerche dei soci del predetto Centro. Ma è soprat-
tutto una delle poche città della provincia in cui si sia allestito un
cantiere di ricerca per ricostruirne la storia dalla sua fondazione,

82
Dopo la ristampa (Sala Bolognese, 1974) di T. KIRIATTI, Memorie istoriche di
Cerignola, Napoli 1785, cfr. la voce Cerignola redatta da Luigi Conte nel 1853 per
Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato del CIRELLI e ristampata a cura del-
l’Amministrazione comunale nel 1989, e, infine, L’apprezzo di Cerignola del 1758,
a c. di A. DISANTO e N. PERGOLA, Cerignola 2004.
83
Si vedano, tra i saggi pubblicati negli atti del quinto convegno, del 1999,
quello di M. Sirago sul porto di Manfredonia in età moderna e l’altro di P. Ognis-
santi sull’attività mercantile nel XVII secolo (Manfredonia 2000, rispettivamente
pp. 142-187 e 209-237). Negli atti del settimo convegno, tenuto nel 2005 (Quaderni
della Biblioteca comunale, Manfredonia 2009), si segnala il saggio di G. POLI, At-
tività produttive e mestieri a Manfredonia nel Settecento, pp. 177-211.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 281

presumibilmente nel 1263 dopo l’abbandono dell’antica Siponto, ai


giorni nostri84, con un tentativo di buona divulgazione che non si
rivolge, quindi, solo agli studiosi di professione. La Storia di Man-
fredonia, coordinata da chi scrive e strutturata in quattro volumi,
dedica il secondo ad una lunga età moderna che inizia con il conso-
lidarsi del dominio spagnolo, dopo il tentativo del Lautrec nel 1528,
e termina con l’Unità85. I saggi raccolti nel volume si occupano
della classe dirigente della città dal Cinquecento al Settecento e poi
nell’Ottocento preunitario, delle attività portuali, del territorio e
delle sue produzioni, delle istituzioni ecclesiastiche e dell’episco-
pato sipontino, del “sacco turchesco” del 1620 e di Gian Tommaso
Giordani, esponente del liberalismo politico preunitario86. Viene
fuori l’immagine di una città di limitate dimensioni demografiche87,
assediata dalle paludi e dall’economia pastorale della Dogana, con
una vistosa carenza di capacità direzionali in ambito mercantile, pe-
raltro per buona parte dell’età moderna collocata su uno spazio ma-
rittimo di frontiera. Per il resto, le dinamiche di formazione delle
classi dirigenti mostrano il plurisecolare controllo da parte di un ri-

84
E opportuno segnalare anche le Ricerche storiche su San Ferdinando di
Puglia dalla colonia di fondazione alla città del 2000, a cura di S. RUSSO, Ammin-
istrazione comunale, San Ferdinando 1997, realizzato in occasione del 150° an-
niversario della fondazione del paese, e l’appena avviata Storia di Ascoli Satriano,
coordinata da chi scrive e prevista in due volumi, il secondo dei quali dedicato al-
l’età moderna e contemporanea. In questi progetti di ricerca hanno lavorato in-
sieme, con numerosi momenti di verifica, ricercatori di professione e non.
85
Storia di Manfredonia, vol. II, L’età moderna, a cura di Saverio RUSSO, Bari
2009.
86
A. CIUFFREDA, I reggimentari sipontini tra Cinque e Settecento, pp. 9- 49;
M.A. CAFFIO, Le classi dirigenti di Manfredonia dal 1806 al 1861, pp. 51-65; M.C.
NARDELLA, Il territorio e le sue produzioni tra XVIII e XIX secolo, pp. 67-83; S.
RUSSO, Il porto in età moderna tra opportunità e dipendenza, pp. 85-108; M. SPEDI-
CATO, La Chiesa di Manfredonia in età moderna, pp. 109-143; C. SERRICCHIO, Il
sacco di Manfredonia tra storia e storiografia, pp. 199-214; ID., Il liberalismo
politico nel primo Ottocento, pp. 215-233. Il volume ospita anche un contributo di
Rita Mavelli sulle arti figurative e un altro, di Nunzio Tomaiuoli, su architettura ed
urbanistica.
87
Sulla dinamica demografica, cfr. A. ANGELILLIS, Manfredonia. Evoluzione
storico-demografica (1580-1620), Manfredonia 1991.
282 SAVERIO RUSSO

stretto numero di famiglie88, rotto solo a partire dalla fine del Set-
tecento da “uomini nuovi”, in buona misura espressione delle pro-
fessioni liberali. La primazia diocesana sull’intero Gargano e la
ricca dotazione della Mensa ne fanno, infine, sede vescovile ambita,
affidata a prelati di Curia destinati a brillanti carriere cardinalizie
(Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo nel 1675-80, fu poi papa col
nome di Benedetto XIII), ma segnata da frequenti conflitti con il
capitolo della Cattedrale.
E proprio l’episcopato dell’Orsini uno dei temi forti della sto-
riografia locale, insieme all’altro del “sacco turchesco” del 1620,
coltivato quest’ultimo in particolar modo da Cristanziano Serric-
chio89. Accanto alla pubblicazione di fonti90, di regesti di documenti
commentati ed organizzati per argomento91 e di alcune monografie

88
Di una di queste famiglie di “reggimento”, i Tontoli, si è occupato A. CIUF-
FREDA in “ … a tre giorni di cammino da Napoli. L’ascesa sociale di una famiglia
patrizia di Capitanata: i Tontoli di Manfredonia tra XVI e XVIII secolo, in «
Mélanges de l’École Française de Rome. Italie et Méditerranée», t. 103 (1991), 1991,
pp. 165-216.
89
Cfr., sul tema delle scorrerie turche, il saggio di contestualizzazione di M.
SPEDICATO, “Mamma li turchi”. Per una rilettura delle scorrerie marittime sul
Gargano in epoca moderna (secc. XVI-XVII), in Il Gargano e il mare, a c. di P.
Corsi, Quaderni del Sud, San Marco in Lamis 1995, pp. 241-263.
90
Cfr. alcune pubblicazioni del Centro di documentazione storica: Libro d’ap-
prezzo delli territori e vigne di Manfredonia, a c. di P. CARATÙ, Atlantica editrice,
Foggia 1985; L’Onciario di Manfredonia (1749), a c. di T. PRENCIPE, Foggia 1985;
Statistica elementare di polizia (24 agosto 1814), a c. di A. ANGELILLIS, Manfredo-
nia 1989. Alcuni documenti conservati nell’Archivio di Dubrovnik sono stati pub-
blicati da Tommaso Prencipe nel volume Rapporti culturali e commerciali tra
Dubrovnik (Ragusa) e Manfredonia, Manfredonia 1989. Meritoria è stata anche la
pubblicazione de Il Cabreo di san Leonardo di Siponto, 1634-1789, a c. di G. PEN-
SATO, Napoli 2000 (e ancor più meritorio è l’atto da cui prende origine la pubbli-
cazione, cioè la donazione alla Biblioteca comunale di Manfredonia del Cabreo, ac-
quistato da uno studioso sul mercato antiquario). Nei «Quaderni della Biblioteca»,
infine, è stata pubblicata, a c. di M. MAGNO, la Mappa sipontina topograficamente
descritta (Città di Manfredonia, Manfredonia 2008), cioè la descrizione del territo-
rio di Manfredonia redatta nel 1787 dall’avv. Matteo Spinelli, autore di un impor-
tante manoscritto sulla storia di Manfredonia, conservato nella Biblioteca comu-
nale e a cui ancora abbondantemente si attinge.
91
Ci riferiamo, ai volumi di Pasquale OGNISSANTI, L’Università sipontina nel
’400, Manfredonia 2004, L’Università sipontina nel ’500, Manfredonia 2002, L’Uni-
versità sipontina nel ’600, Manfredonia 2001.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 283

di storia dell’assistenza92, si devono indicare, ancora, tra i lavori di


sintesi che mette conto segnalare per l’ultimo trentennio, uno di
Michele Magno, segnato dalle tradizionali scansioni della storia po-
litica93, e un altro di Paolo Cascavilla, di buonissima divulgazione e
di grande mole, che prende le mosse dall’età daunia e riserva al Cin-
que-Seicento una settantina di pagine94.
Delle altre comunità della Capitanata, conviene spendere qual-
che riga sul centro “minore”, ma in età moderna indiscutibilmente
“città”, non foss’altro che per essere sede vescovile: Ascoli Satriano,
dal tardo Seicento fino all’eversione feudo dei Marulli. Politiche lo-
cali attente – almeno nell’ultimo quindicennio – alla valorizzazione
del patrimonio culturale, compresi l’Archivio e la Biblioteca, hanno
favorito la promozione della ricerca storica, anche con una conven-
zione stipulata con l’Università di Foggia. L’esistenza dell’archivio
della casa ducale dei Marulli ha permesso, inoltre, ricerche impor-
tanti da cui negli ultimi anni sono stati pubblicati i primi risultati,
che hanno riguardato l’ascesa sociale della famiglia, da nobili citta-
dini barlettani, a “signori di vassalli”, a famiglia autorevolissima a
corte – si ricordi Troiano V, sovrintendente di Polizia di Ferdi-
nando IV –, nonché la costruzione e la trasmissione del patrimo-
nio95. Finanziate dall’amministrazione comunale sono state anche
la trascrizione del Catasto Onciario96 e la ristampa del Diario asco-

92
Cfr. per l’età moderna, i lavori di L. PELLEGRINO, L’ospedale civile Orsini di
Manfredonia (1678-1987), Manfredonia 2000, e L’Abbazia di san Leonardo di
Siponto nel XIX secolo, Nuovo centro di documentazione storica, Manfredonia
2004, in cui si tratta del piccolo ospedale per viandanti e pastori transumanti ubi-
cato nei locali dell’Abbazia.
93
Manfredonia durante il Regno di Napoli, 1734-1860, Manfredonia 2000.
94
SIPONTO, Manfredonia. Storia di una città del sud, Manfredonia s.d. (ma
2008).
95
A. MELE, Gli affari e l’onore. I Marulli duchi di Ascoli e il loro patrimonio
tra Sei e Settecento, Bari 2008. ID., Una famiglia in ascesa nel regno di Napoli. I
Marulli duchi di Ascoli tra Sei e Settecento, Foggia 2010. Sulla storia feudale di As-
coli qualche dato genealogico è in L. LOPRIORE, Ascoli di Capitanata tra Medioevo
ed Età moderna, Foggia 2008.
96
Onciario della città di Ascoli, 1753, a cura di A. VENTURA, Foggia 2006, con
alcuni saggi introduttivi, tra i quali uno, breve, dell’antropologo inglese N. Col-
284 SAVERIO RUSSO

lano dei fratelli Tedeschi97 (scritto soprattutto del notaio Ermene-


gildo), importante per la cronaca del ’99 e del movimento costitu-
zionale del 1820-21 in cui lo stesso Ermenegildo Tedeschi fu parti-
colarmente attivo, tanto da venire processato e sospeso dagli inca-
richi pubblici nel ’22.

San Giovanni Rotondo, “terra” feudale con meno di 5 mila abi-


tanti alla fine del Settecento, quando apparteneva ai Marchesi di
Cavaniglia, ed ora sesta città della provincia per popolazione con
circa 27 mila abitanti, non dispone di istituzioni culturali di buon
livello. Dotata di una discreta biblioteca, possedeva un ricco archi-
vio comunale, purtroppo vittima di una lunga fase di incuria, che
l’ha fortemente depauperato98.
Il tema dominante della ricerche di ambito modernistico è
quello dei demani comunali e delle tensioni che attorno ad essi sor-
gono, almeno dal primo Settecento in avanti. Una recente ricerca di
Saverio Longo ha messo in luce una vertenza che oppone nella co-
munità, nella Regia Udienza di Lucera e presso i tribunali napole-
tani un cospicuo gruppo di vassalli al feudatario Geronimo Cava-
niglia, accusato di abusi e di occupazioni abusive degli erbaggi co-
munali99. Il conflitto esplode significativamente proprio nei giorni
dell’arrivo degli Austriaci a Napoli nel luglio del 1707 e sarà risolto
con un lodo solo nel 1728. Sullo stesso tema dei demani comunali,

clough sulle dinamiche delle relazioni di parentela e dell’organizzazione familiare


(pp. 46-54).
97
G.A. ed E. TEDESCHI, Diario di Ascoli Satriano 1799-1829, a c. di A. Ven-
tura, Foggia 2008. Il Diario era stato pubblicato in una versione abbreviata, a cura
di Mario SIMONE, nel 1963. Cfr. anche la ripubblicazione degli scritti di Pasquale
Rosario, studioso ascolano, medico di professione, che visse a cavallo tra Otto e
Novecento. Si segnala in particolare un saggio sui terremoti in Capitanata tra
Medioevo ed Età moderna (Scritti scelti, a c. di F. CAPRIGLIONE, Foggia 2005).
98
Cfr. a questo riguardo M. SPEDICATO, San Giovanni Rotondo in epoca mod-
erna (secc. XVI-XVIII). Problemi archivistici e prospettive di ricerca, in «Quaderni
di Capitanata», 2-3, (2003), 2003, pp. 119-133.
99
San Giovanni Rotondo dal feudalesimo al Risorgimento. Cronache e storia,
I, 1700-1734, Centro studi di San Giovanni Rotondo, San Giovanni Rotondo 2002.
Meno interessante, ma con documenti significativi ancora sui demani comunali e
LE CITTÀ DI CAPITANATA 285

aveva scritto a fine Ottocento l’agente demaniale Luigi Vittorio Lo-


monaco, soprattutto in riferimento alle questioni che si pongono
tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento100.
San Marco in Lamis, già feudo dell’Abbazia di San Giovanni in
Lamis, ha circa 9.000 abitanti agli inizi degli anni Novanta del Sette-
cento, quando da poco era passata alla giurisdizione regia e pochi
anni prima di un incendio, che, nel ’99 avrebbe distrutto buona parte
dell’archivio abbaziale. Nonostante la notevole attività promossa
dalla Biblioteca del santuario di San Matteo (si tratta dell’ex Abba-
zia), che pubblica un interessante “Bollettino” e promuove nume-
rose pubblicazioni, non si registrano per l’età moderna, dopo il vo-
lume di Pasquale Soccio del 1982101, molte monografie o saggi signi-
ficativi, se non ristampe, pur meritorie, di studi ottocenteschi102.
Tuttavia, nei pochi studi che non trattino la questione del “regio pa-
tronato” sull’Abbazia, anche per San Marco emerge il tema “garga-
nico” degli usi civici e della quotizzazione dei demani103.
La questione dei demani comunali, delle usurpazioni, delle oc-
cupazioni da parte dei contadini senza terra è un tematica impor-

sulle vertenze di confine con i comuni viciniori e i locati della Dogana, è il secondo
volume, pubblicato nel 2009 dallo stesso editore, con titolo identico, ma con peri-
odizzazione 1734-1806.
Una sintesi della storia di San Giovanni, con alcuni documenti soprattutto cin-
que-seicenteschi, è in S.A. GRIFA, San Giovanni Rotondo. Storia di una città (a. d.
1250-1861), San Giovanni Rotondo 1992.
100
Il volume, Sui demani comunali di san Giovanni Rotondo in Capitanata,
pubblicato nel 1895, ricco di documenti di grande interesse, è stato di recente ri-
stampato (San Giovanni Rotondo 1995).
101
P. SOCCIO, San Giovanni in Lamis, San Marco in Lamis: origine e fine di
una badia nascita di una città, a cura di T. Nardella, M. Villani, N. De Michele, Bari
1982.
102
Cfr. i lavori del notaio Leonardo GIULIANI, Storia statistica sulle vicende e
condizioni della città di San Marco in Lamis, con un saggio di T. Nardella,
Quaderni del Sud San Marco in Lamis 1994 (è la ristampa dell’opuscolo pubblicato
da Cannone a Bari nel 1846); ID., Sopra la Chiesa Collegiale di san Marco in Lamis,
di badia insigne e di regio patronato, a c. e con un saggio di T. Nardella, San Marco
in Lamis 2000.
103
Cfr. T. NARDELLA, Alcune note sui beni territoriali dell’Abbazia nullius di
San Marco in Lamis, in San Matteo. Storia, società e tradizioni nel Gargano, San
Marco in Lamis 1979. Tra gli altri lavori sulla storia di San Marco, cfr. di G. TAR-
286 SAVERIO RUSSO

tante anche nella storiografia relativa a Monte Sant’Angelo. L’im-


portante centro garganico – negli anni Novanta del Settecento
aveva circa 9 mila abitanti – era feudo dei Grimaldi, dai quali l’Uni-
versità nel 1802 si riscatta a demanio, obbligandosi a pagare a rate
alla Regia Corte – creditrice della casata feudale – il prezzo concor-
dato. Il mancato pagamento delle rate – come si legge nel volume di
Michele Tranasi, costruito in buona misura ricorrendo al fondo Af-
fari Demaniali dell’Archivio di Foggia e ad alcuni volumi di carte
conservate in Biblioteca comunale relative alla vertenza tra la feu-
dataria, l’Università di Monte e la Mensa vescovile – fa retrocedere
allo Stato l’ex feudo, sicché la “divisione in massa”, nel Decennio,
si deve esercitare su oltre 23 mila ettari, cui sono da aggiungere due
altre difese e un bosco comunali104.
Il tema dei demani ricorre anche in altri volumi, più compilativi
e senza apparati critici, dedicati alla storia feudale del centro garga-
nico o alla sua vicenda di lungo periodo105, mentre sostanzialmente
trascurato è, per l’età moderna, il tema del pellegrinaggio al santua-
rio micaelico, anche per la distruzione dell’archivio della Basilica,
nonché per la povertà di documentazione relativa all’antico regime
conservata nell’Archivio comunale106. Non manca, infine, anche
per Monte Sant’Angelo una pubblicazione – sostanzialmente una
trascrizione – sul catasto onciario107.

DIO MOTOLESE, La chiesa di San Marco in Lamis dal Medioevo alla metà del XVII
secolo, San Marco in Lamis 2000, con la trascrizione di alcuni documenti interes-
santi, e il saggio di M. CIAVARELLA, Il colera a San Marco in Lamis nel 1837, San
Marco in Lamis 1981.
104
Cfr. a questo riguardo M. TRANASI, Dalla proprietà comune alla proprietà
privata. Monte Sant’Angelo 1806-1860, Foggia 1994, p. 37 (con un discreto, ma non
soddisfacente apparato di note).
105
Cfr. G. PIEMONTESE, I Grimaldi. Monte Sant’Angelo e il Gargano dalla feu-
dalità all’Unità d’Italia, Foggia 2006, e A. CIUFFREDA, Uomini e fatti della mon-
tagna dell’Angelo, Centro studi garganici, Foggia 1989. Più curato dal punto di
vista degli apparati critici è il testo di Luigi GATTA su Mattinata, fino agli anni
Cinquanta del Novecento frazione di Monte Sant’Angelo (Mattinata frazione di
Monte Sant’Angelo tra ’800 e ’900, vol. I, l’Ottocento, Foggia 1996).
106
Cfr. di L. PELLEGRINO, “Hospitale sancti Michaelis” di Monte Sant’Angelo,
Manfredonia 2001, in cui si tratta di una struttura di assistenza per poveri e pellegrini.
107
O. GIUFFREDA ( a c. di), Catasto generale della città di Monte Sant’Angelo
in provincia di Capitanata terminato in questo anno 1753, Manfredonia 2005.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 287

Non c’è un tema dominate nella recente storiografia su Vieste,


città costiera garganica, nel primo Cinquecento feudo di Consalvo
Fernandez de Córdova, il Gran Capitano, ritornata successiva-
mente al Demanio in quanto importante snodo del sistema difen-
sivo antiturco. A fine Settecento ha circa 5 mila abitanti ed è, da
tempo, sede vescovile (lo resterà fino al 1818). Proprio all’analisi
della fisionomia episcopale e al governo pastorale della piccola
città-diocesi dopo il Concilio di Trento è dedicato un interessante
lavoro di Mario Spedicato, costruito soprattutto sulle relationes ad
limina108. Per il resto, accanto ai “tradizionali” volumi su storia e
folklore, con ampia trattazione del sacco turco del 1554, si segnala
per l’età moderna un volume sul Catasto onciario109, la pubblica-
zione di una piccola cronaca cittadina seicentesca110 e, soprattutto,
la ristampa delle Memorie storiche, pubblicate nel 1768 da Vincenzo
Giuliani, “dottore in filosofia e medicina”111.
Troia, importante sede vescovile con giurisdizione sulla città di
Foggia fino al 1856, e per buona parte dell’età moderna feudo dei
d’Avalos, non è stata oggetto di molte ricerche storiche. Il recente
volume di Flavia Luise sull’importante famiglia ducale112 contri-
buisce, in parte, a colmare la lacuna, almeno dal versante della sto-
ria feudale. Utili sono, tuttavia, le recenti ristampe di due Croni-
storie, di differente valore documentario, quella cinquecentesca di
Pietrantonio Rosso e l’altra, di inizi Novecento, di Nicola Beccia
che si pone in continuità con quella del notaio di origini sipon-
tine113.

108
M. SPEDICATO, Sancta infelix ecclesia. La diocesi di Vieste in età moderna
(1555-1818), Lecce 1995.
109
F. RAGNO, Catasto onciario 1753. Famiglia, proprietà e società a Vieste, So-
cietà di storia patria per la Puglia, Vieste 2007.
110
G. PISANI, Cronica e memorie di Vieste dall’anno 1664 all’anno 1700, a c. di
M. Dell’Erba, Centro di Cultura “Cimaglia”, Vieste 1985.
111
Memorie storiche, politiche ed ecclesiastiche della città di Vieste, a cura del
Centro di cultura “N. Cimaglia”, Sala Bolognese 1989.
112
I D’Avalos: una grande famiglia aristocratica napoletana nel Settecento,
Napoli 2006.
113
P. ROSSO, Ristretto dell’istoria di Troia e sua diocesi dall’origine della medes-
288 SAVERIO RUSSO

Alcune altre segnalazioni, inoltre, sono relative a centri collo-


cati sul confine meridionale della provincia, storicamente parte del
territorio di Barletta e fino al Decennio francese, precipuamente
per quella ragione, comprese in Terra di Bari, ma da pochi mesi
transitate alla nuova circoscrizione provinciale di Barletta-Andria-
Trani. Si è detto in precedenza (cfr. nota 84) delle ricerche a più
mani sul centro di nuova fondazione di San Ferdinando; il centro
più importante dell’area, Casaltrinità – ora Trinitapoli – già Com-
menda dell’Ordine di Malta – è stato oggetto dalle numerose ricer-
che di Pietro di Biase che hanno potuto giovarsi di una sensibilità
storiografica più spiccata114. Singolare e di grande interesse è, sem-
pre in questo contesto territoriale, la storia di una comunità di
nuova formazione, quella di Reali Saline – ora Margherita di Savoia
– sorta all’interno delle saline di Barletta, con uno statuto singolare
che, a partire dal conseguimento dell’autonomia amministrativa e
fino all’Unità, attribuiva le funzioni di sindaco al direttore del mag-
giore impianto salifero del Regno meridionale115.
Sul confine occidentale della Capitanata, a pochi chilometri da
un’altra frontiera amministrativa piuttosto mobile, si trova Bovino,
ora cittadina di poche migliaia di abitanti e capoluogo di una comu-
nità montana, ma in passato dotata di un rango urbano e di funzioni
amministrative più rilevanti: è stata, fino a pochi decenni addietro,
sede vescovile e, dal Decennio Francese fino all’Unità, capoluogo di
distretto ( poi sarà sede di sottoprefettura). Per buona parte dell’età
moderna è stata feudo dei Guevara, importante famiglia di origini
spagnole. Purtroppo non si conserva l’archivio di questa importante
famiglia feudale ed anche la loro biblioteca privata – conservata a

ima al 1584, a c. di Nicola Beccia, Troia 1987 (è la ristampa dell’edizione di Vecchi,


Trani 1907); N. BECCIA, Cronistoria di Troia dal 1584 al 1900, seguito al Ristretto
dell’istoria di Troia e sua Diocesi di Pietrantonio Rosso, Troia 1987 (è la ristampa
dell’edizione del 1917).
114
Ci riferiamo ai lavori di Piero DI BIASE. Tra questi si ricordano, Da
Casaltrinità a Trinitapoli: lineamenti di storia sociale, Foggia 1976; a cura di P. Di
Biase e con un saggio di G. Poli, Bracciali e massari nella Puglia del Settecento: l’on-
ciario di Trinitapoli, Schena 1996.
115
S. RUSSO, Le saline di Barletta tra Sette e Ottocento, Claudio Grenzi, Fog-
gia 2001.
LE CITTÀ DI CAPITANATA 289

Bovino nel castello ducale – è stata smembrata e saccheggiata nel se-


condo Novecento ( quanto è rimasto è poi confluito nella Biblioteca
diocesana). Di un certo interesse sono invece, al pari dei fondi nota-
rili che riservano, qui e in altri casi, significative sorprese116, sono
l’archivio capitolare e quello diocesano, di recente utilizzati per al-
cune ricerche117. Non si possono segnalare tuttavia, per gli ultimi de-
cenni, studi complessivi sulla storia della città, se si escludono la ri-
stampa di un volume di inizi Novecento di Carlo Gaetano Nica-
stro118 e una recente trascrizione del Catasto onciario119. Per quel
che concerne il territorio bovinese, si segnala una ricerca sulla
“Regia Caccia” di Torre Guevara, che utilizza il ricco fondo archi-
vistico della Dogana di Foggia per indagare un aspetto della storia
sociale di antico regime: i rituali di Corte che si manifestano at-
torno alla caccia, “svago” prediletto da Carlo III e Ferdinando IV
di Borbone, e i conflitti che tale pratica innesca con le comunità li-
mitrofe alla riserva venatoria120.
Il quadro che sommariamente si è delineato crediamo mostri
con chiarezza che il programma di lavoro che Cinzio Violante pro-
poneva quasi trent’anni addietro ai “privati cultori” di storia e ai
“cattedratici” non ha perso di attualità, anzi con le grame prospet-

116
Si veda la cronaca degli avvenimenti significativi della città e del Regno negli
anni 1606-1638 annotati nei protocolli del notaio Faratro, in P. DI CICCO, Una
cronaca bovinese del Seicento, in «la Capitanata», a. XXIII, 1985-86, parte I, pp. 53-
91.
117
Cfr. E. GESUALDI, Il patrimonio della mensa vescovile di Bovino in una
platea del 1694, in «la Capitanata», a. XXV-XXX, 1988-1993, n. 1, pp. 183-213; S.
RUSSO, Il Duca di Bovino e il catasto onciario: una controversia fiscale di metà Set-
tecento, e M. SPEDICATO, La restaurazione romana del potere vescovile a Bovino tra
XVI e XVII secolo, entrambi in Atti e documenti dell’Archivio capitolare e del-
l’archivio diocesano di Bovino, a c. di G. Anzivino e L.M. Russo, Regione Puglia,
Foggia 2000, pp. 65-83 e 97-124.
118
Bovino. Storia di popolo, vescovi, duchi e briganti, a cura di G. Consiglio,
Amministrazione provinciale di Capitanata, Foggia 1984 ( è la ristampa di uno
scritto del 1909).
119
P. LOMBARDI, V. MAULUCCI, La città di Bovino nel Catasto onciario, Grilli,
Foggia 2007.
120
A. DE SARIO, La “Regia caccia” di Torre Guevara nel Settecento, Fon-
dazione Banca del Monte, Foggia 2008.
290 SAVERIO RUSSO

tive della ricerca in ambito universitario è diventato sempre più ur-


gente: «bisogna che i cattedratici frequentino più attivamente le so-
cietà storiche e riescano ad avere maggiori contatti con i privati stu-
diosi negli istituti universitari […]; e che, d’altra parte, i privati cul-
tori abbandonino le loro ombrose diffidenze nei riguardi dei
docenti universitari»121. E la storiografia delle città di Capitanata
mostra quanto una collaborazione tra erudizione locale e storici di
professione – tentata, con successo, in alcune esperienze – possa
portare frutti importanti in una realtà periferica rispetto alla ricerca
accademica.

121
C. VIOLANTE, Gli studi di storia locale tra cultura e politica, in La storia lo-
cale. Temi, fonti e metodi della ricerca, a c. di C. Violante, Bologna 1982, pp. 15-31.

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