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Agli inizi del secolo Viareggio vide un notevole sviluppo del litorale e dell'industria balneare che
determinò un mutamento su un tratto vasto di costa. Nacque la Passeggiata, con i suoi caffè e negozi.
La città fu definita "Perla del Tirreno". Il legno era però il materiale di gran lunga più usato nelle
costruzioni e nel 1917 questo alimentò un incendio destinato, in una notte, a distruggere gran parte
delle costruzioni presenti. Il legno tuttavia restò largamente utilizzato fino al periodo fascista quando si
iniziò a costruire con materiali diversi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Giornate rosse di Viareggio.
Il 2 maggio 1920 scoppiò il malessere sociale dei viareggini in una rivolta non organizzata, una
ribellione che trasse origine dalla tradizione anarchica e libertaria della città. È la storia di una partita di
calcio tra il Viareggio e i poco amati cugini della Lucchese che si conclude in tragedia e dà l'avvio alla
rivolta. La ribellione prende le mosse dall'assassinio del guardalinee della partita (un ex militare,
persona da tutti benvoluta che da anni risiedeva a Viareggio) ad opera di un carabiniere che dopo la
fine della partita, ed a poche centinaia di metri dal campo sportivo, spara un colpo ed uccide a sangue
freddo il guardalinee. L'uccisione del guardalinee, è l'ennesima violenza e sopruso a danno del popolo
viareggino, tale violenza fa esplodere una rabbia antica che da anni covava nella società; è il motore da
cui prenderà l'avvio della ribellione che porterà alla nascita per tre giorni della libera Repubblica di
Viareggio. Fra i libri che ricordano quei fatti sicuramente il racconto di Mario Tobino nel suo Sulla
spiaggia e al di là del molo e il romanzo di Andrea Genovali Viareggio 1920 - Storie di calcio e di
rivoluzione.
Nel 1921 furono uccisi a revolverate Pietro Nieri ed Enrico Paolini, da alcuni militanti fascisti in piazza
Grande (poi diventata piazza Nieri e Paolini), due giovani di estrema sinistra. Le due fazioni si erano
accordate per scontrarsi senza armi, ma così non fu. Fu il primo delitto politico di quegli anni tesi, ma
non l'ultimo.
La situazione è radicalmente cambiata nella seconda metà del XX secolo. Nel caso di Montalcino la
sua fortuna è stata quella di trovarsi al centro di una delle più importanti zone di coltivazione di uva. Il
territorio, infatti, è celebrato per la presenza di vigneti di Sangiovese dai quali si ottiene il
famoso Brunello di Montalcino e che vengono utilizzati, inoltre, per la produzione di due altri DOC:
il Rosso di Montalcino e il Sant'Antimo.
Il 1º gennaio 2017 il comune di Montalcino ha accorpato quello di San Giovanni d'Asso. Con questa
fusione il comune ha incrementato la sua superficie territoriale così da divenire il 36º comune più
grande d'Italia per estensione, nonché il 5º della Toscana e il 1º della provincia di Siena.