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G leggere un bando
G leggere un bando
Nella riflessione che segue, cercheremo di approfondire un aspetto del “lavorare insieme” : lavorare
con gli “altri da noi”, ovvero tutti gli atri soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nel
processo progettuale.
La progettazione partecipata
Perché progettazione partecipata? Ma soprattutto per quali motivi ha senso utilizzare energie e
risorse per condividere con altri questo faticoso processo? Due sono i motivi fondamentali.
Il primo. Sempre più i bandi progettuali ci chiedono, o ci impongono, la messa in rete con altri
soggetti; lo abbiamo già visto anche nei precedenti articoli, il più delle volte vengono “premiati” i
progetti presentati da diversi soggetti, attraverso l’attribuzione di punteggi aggiuntivi. In altri casi la
progettazione condivisa è proprio un requisito di ammissibilità; il progetto deve essere presentato da
un ente in rete con altri o da un insieme di enti riuniti attraverso modalità più o meno formali.
Secondo motivo, non meno importante, è l’appartenenza alla rete. Ogni soggetto è parte di un
sistema e vi appartiene; possiamo scegliere se collaborare o meno, se parlare in modo esplicito, se
(E’ chiaro che, partendo dai presupposti delle teorie sulla comunicazione, dobbiamo distinguere tra
comunicazione e dialogo; facendo parte di una rete si comunica e si interagisce comunque anche in
assenza di modalità comunicative esplicite) scambiare informazioni ed interagire in modo
formalizzato, ma non possiamo decidere di appartenere o meno ad una data realtà territoriale.
Le idee nascono all'interno di una appartenenza ad un contesto, ad una cultura; le risposte ai bisogni
nascono e si sviluppano tra la gente e non al di sopra di essa.
Il lavoro progettuale, dunque, è il prodotto di un processo comunicativo complesso che deve
raccogliere il più ampio consenso e la più elevata partecipazione dei volontari e degli enti/realtà del
territorio anche se con responsabilità, ruoli e funzioni differenti.
Questi due elementi diventano, allora, le premesse da cui partiamo per pensare e sperimentare
modalità di progettazione condivise e partecipate (Molto utili, in questa direzione, le riflessioni sul
tema della progettazione dialogica sviluppate nel testo cura.to principalmente dallo studio
APS di Milano: AA.V.V LA PROGETTAZIONE SOCIALE, Quaderni di animazione e
formazione, Gruppo Abele Torino).
I soggetti
Ma chi sono concretamente gli altri con cui lavorare, con cui tentare di trasformare idee,
aspirazioni, bisogni in intereventi specifici e risposte? Potremmo dire, tutti i soggetti organizzati,
formalmente e non, presenti nella rete; interlocutori sono le altre organizzazioni, i servizi pubblici,
le pubbliche amministrazioni, i diversi soggetti del terzo settore, le aziende (Non ci deve sembrare
strana la presenza di questi soggetti in un elenco di possibili interlocutori di un progetto sociale:
l’esempio degli interventi di inserimento lavorativo di soggetti deboli ne è l’esempio più eclatante).
Non solo; è sempre più chiara e condivisa la necessità di coinvolgere
anche i “fruitori” del progetto nel processo partecipativo.
…La progettazione e valutazione partecipata per i servizi sociali e socio sanitari rappresentano
quindi tappe del medesimo percorso, di un processo di costruzione di significato che coinvolge
parimenti attori sociali, operatori ed utenti stessi…( U. De Ambrogio “Progettazione e valutazione
partecipata nei servizi sociali: pregi e rischi” in Fogli di Informazione e Coordinamento n 4-5 luglio
ottobre 2000).
La progettazione partecipata assume, così, un significato peculiare: praticare modalità partecipative
è coerente con la mission degli interventi sociali.
È oramai opinione condivisa da molti, che la finalità di un intervento sociale è lo sviluppo di
processi di miglioramento dell’utenza e della comunità locale nel suo insieme e la promozione
di una migliore qualità della vita, attraverso l’apprendimento o il recupero delle autonomie dei
soggetti (Le riflessioni nate in questa direzione hanno dato vita al concetto di “Empowerment”).
Un intervento che rende la propria utenza cronica non realizza un intervento utile per la comunità e,
in tempi medio lunghi, non è neppure utile per l’utente. Fare progettazione partecipata,
coinvolgendo in questo percorso attori sociali rappresentanti della comunità locale e degli utenti
stessi, diventa così parte di un processo di apprendimento finalizzato ad aumentare le
consapevolezze ed il protagonismo di tali soggetti.
In questo senso risulta chiara la peculiarità della partecipazione nei processi di progettazione:
attraverso di essa si persegue e si rafforza la propria mission, sviluppando congruenza tra le finalità
e la metodologia adottata. Per essere tale, la partecipazione nel processo progettuale non può essere
formale o rituale: deve coincidere con un reale conferimento di “poteri decisionali” ai soggetti
destinatari.
Questo aspetto diventa, nella maggiora parte dei casi, l’elemento critico di questo approccio ed è
quello che porta al fenomeno della non-partecipazione; una persona o un ente è portato a
partecipare ad un processo, che richiede tempo ed energie, a condizione che il suo sforzo possa
contribuire realmente al cambiamento ed alle decisioni da prendere.