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Antonella Zucchella
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La responsabilità sociale
nelle reti d’impresa
Antonella Zucchella *
*
Professore Ordinario di Marketing, Università degli Studi di Pavia
Il mondo della produzione è cambiato profondamente nel corso degli ultimi tre
decenni. La produzione di beni finali è sempre più il risultato di catene del valore
che sono:
1. disperse in tutto il mondo;
2. distribuite tra diverse organizzazioni.
La dispersione delle attività della catena del valore potrebbe essere vista come
il principale elemento di competitività per l’impresa, perché è il risultato della
scelta delle migliori localizzazioni per alcune attività (basso costo del lavoro, alta
Edited by: ISTEI - Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issues in Management
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produttività, risorse e competenze uniche, e così via) e dei migliori partners per la
creazione di valore (i più efficienti o più economici subfornitori, i soggetti in
possesso di risorse e competenze uniche per quel business, soggetti caratterizzati
da “ottima” distanza cognitiva e così via). Da questo punto di vista, la dispersione
e l’eterogeneità, sia in termini di localizzazione geografica che in termini di
tipologie di partners coinvolti, contribuisce alla creazione di valore e rafforza il
posizionamento competitivo internazionale (Nohria, Ghoshal, 1997).
Alcuni autori si riferiscono a queste catene anche come “commodity chain”:
“una commodity chain consiste in un insieme di reti inter-organizzative
raggruppate intorno a quelle di commodities o prodotti che collegano famiglie,
imprese e Stati gli uni agli altri all’interno dell’economia mondiale” (Gereffi e
altri, 1994).
Il network è una caratteristica strutturale delle attuali catene di valore globali:
una significativa quota di scambi commerciali nell’economia mondiale (sebbene
sia difficile quantificarla con precisione) è realizzata attraverso transazioni tra
società controllate e filiali di imprese transnazionali. È ancora meno
quantificabile il commercio organizzato tramite reti di imprese giuridicamente
indipendenti, che utilizzando una varietà di relazioni transazionali. Trenta anni fa,
Richardson (1972) ha descritto questo fenomeno come “la fitta rete di
cooperazione e di affiliazione con la quale le imprese sono interconnesse”.
Recenti ricerche suggeriscono che tali rapporti sono sempre più diffusi nel
commercio internazionale. La ricerca riguardante la catena del valore globale, in
particolare, mira a comprendere la natura di queste relazioni e le loro implicazioni
per lo sviluppo aziendale (Nohria, Ghoshal, 1997; Humphrey, Schmitz, 2001).
La dispersione delle catene del valore e l’esistenza delle strutture di network
richiedono il coordinamento di queste attività disperse e implicano costi di
coordinamento così come dei rischi. I primi sono principalmente costi
organizzativi relativi alla gestione di differenti organizzazioni localizzate in
diverse località. Gli ultimi sono rappresentati da una varietà di fattori di rischio:
questo contributo si focalizza principalmente sui rischi associati a società
controllate/partners stranieri che non sono allineati con la responsabilità sociale
dell’impresa (se c’è). Un partner del Terzo Mondo che impiega bambini o una
filiale estera che sfrutta le risorse locali, quali ad esempio l’acqua, o inquina
l’ambiente, sono comuni esempi di comportamenti di partners stranieri che
possono seriamente danneggiare la reputazione di un’organizzazione.
Da questo punto di vista, il coordinamento della catena del valore non è solo
una questione di migliorare le prestazioni aziendali, ma si trasforma in un
problema strategico di garantire ai clienti finali il rispetto delle loro aspettative,
comprese le attese di responsabilità sociale. Per la maggior parte dei consumatori
l’interesse verso la catena di produzione che sta dietro ogni prodotto è cresciuta
notevolmente.
In realtà l’emergente questione della tracciabilità si sta muovendo dal suo
originale campo di applicazione (quello alimentare) verso qualsiasi
prodotto/servizio (Maloni, Brown, 2006). Nel suo più ampio significato, la
tracciabilità implica che il venditore del bene finale dovrebbe garantire
l’acquirente/utente non solo per quanto riguarda la realizzazione fisica del
prodotto/servizio, ma anche con riferimento alla qualità e all’etica dei processi
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4. Conclusioni
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