Sei sulla pagina 1di 7

Mark Granovetter

E’ uno dei maggiori esponenti della sociologia economica


contemporanea, il
suo interesse sociologico è indirizzato alle grandi questioni come e
perché si
sono realizzate le rivoluzioni? Perché si è sviluppato il capitalismo?

9.2
Il lavoro di Granovetter evidenzia l’importanza di considerare
congiuntamente economia e società. Le azioni economiche sono intrise
di motivazioni sociali e le istituzioni economiche sono innanzitutto
istituzioni sociali, fondate su processi storici di lungo periodo
plasmate da azioni individuali e collettive quasi mai basate su
considerazioni di efficienza economica. Alla base di questo concetto
vi è un modo di interpretare i fenomeni economici: essi non sono
mai scissi dalla struttura sociale. Le reti sono un elemento centrale della
struttura sociale e contribuiscono a spiegare il rapporto tra azione individuale e
istituzioni.
Granovetter condivide due concetti con Polanyi: l’idea che
l’economia e la società vadano studiate congiuntamente, la critica
al paradigma di mercato che postula l’attore razionale orientato alla
massimizzazione del proprio utile in un mercato perfettamente
auto-regolato. Per Granovetter non esiste sradicamento, poiché
economia e società sono sempre intrecciate e gli attori inseriti reti
sociali e contesti istituzionali, per Polanyi il mercato è l’unica
istituzione che tende ad auto-regolarsi con conseguenze sociali ed
economiche.
Per spiegare i fenomeni economici è necessario fare riferimento a
tre livelli di analisi: azione individuale, esiti economici e istituzioni
economiche, che in
sociologia corrispondono ad analisi micro, meso, macro. Granovetter si
concentra su come micro e macro siano collegati dove si inserisce il
concetto di radicamento facendo riferimento al “ruolo delle relazioni
personali e delle strutture di tali relazioni nel generare fiducia e
nello scoraggiare la prevaricazione” e più ampiamente nell’
”intersezione tra gli aspetti economici e non della società, incluso
non solo le relazioni sociale e le reti, ma anche le influenze culturali
politiche, religiose e tutte le influenze istituzionali”.

9.2.1
Il punto di partenza degli studi di Granovetter è comprendere le
motivazioni dell’azione economica. Qui si inserisce la sua critica sia alla
visione neoclassica dell’attore razionale atomizzata, sia alla
versione parsoniana dell’attore aderente ai valori e alle norme del ruolo
ricoperto. Nel primo caso l’individuo compie le sue scelte
indipendentemente da qualsiasi influenza esterna per massimizzare
la sua
funzione di utilità, nel secondo perché segue valori e ruoli
interiorizzati attraverso la socializzazione. Entrambe non considerano
però l’importanza delle relazioni sociali dentro le quali gli individui
sono inseriti. L’americano propone la via del radicamento delle reti
sociali in cui “l’attore sociale e le sue azioni economiche possono essere
comprese solo a partire dal suo radicamento nella struttura delle reti sociali che
lo circondano” Egli identifica due dimensioni del radicamento:
1. Relazionale: che ha effetti diretti sull’azione economica
individuale, come ad esempio la relazione tra datore di lavoro e
dipendente in cui è probabile che i due interagiscano in base alla
storia della loro relazione, alla struttura di aspettative reciproche e
dall’identità degli attori.
2. Strutturale: che ha invece effetti indiretti, dove gli stessi soggetti
sono influenzati dalla relazione che gli attori hanno con altri ad
esempio con altri dipendenti.

La struttura della rete all’interno dell’impresa influisce dunque sul


comportamento in azienda. Ma anche la struttura esterna ha un
impatto. La possibilità di cambiare lavoro da parte del dipendente è
legata anche all’informazione di cui può disporre rispetto ad altri posti
di lavoro che è connessa alla sua rete.
In tutti e due i tipi di relazione Granovetter sottolinea l’importanza
della dimensione storica e della ricostruzione temporale che egli
definisce una terza forma di radicamento della rete. A partire da
questi elementi egli individua tre principi di interazione tra livello micro e
macro in cui il radicamento relazionale e quello strutturale assumono
un ruolo centrale.
Il primo principio mette in relazione, reti, fiducia e norme: tanto più le reti
sono dense tanto più è elevato il grado di fiducia e tanto è più
probabile che le norme siano condivise. I comportamenti devianti
sono più difficili da nascondere e l’adesione alle norme è più forte,
nonostante ciò comportamenti fraudolenti sono possibili poiché in
questa situazione le difese emotive si abbassano.
Il secondo principio mette in relazione la circolazione dell’informazione e la
natura dei legami. I legami forti sono con maggiore probabilità omofili
cioè i nodi hanno caratteristiche socioeconomiche simili. La
combinazione di questi fattori ha come esito che essi (i legami) si
muovano nelle stesse cerchie sociali accedendo alle stesse
informazioni. Al contrario i legami deboli rappresentano aperture esterne che
permettono l’accesso a nuove informazioni. Il terzo principio mette in relazione
la struttura della rete con la modalità con cui circolano informazione e potere.
Quando due reti non sono collegate vi è un buco strutturale e il
nodo costituisce un legame ponte il quale si trova in una posizione
di vantaggio essendo crocevia di un flusso informativo. I legami che
coprono un buco possono essere solo deboli ma i
legami deboli non sempre sono buchi strutturali. Gli individui che
coprono un
buco svolgono la funzione di broker cioè di integrazione e superamento
della frammentazione.

9.3
Le analisi di Granovetter seguono uno schema logico. Il primo
passaggio esplicita l’oggetto di ricerca, poi vengono esposte le principali teorie
che hanno già affrontato quell’oggetto di studio evidenziandone le criticità. Nel
terzo passaggio l’autore propone una spiegazione alternativa del fenomeno.
Segue poi l’analisi empirica con l’applicazione dei concetti teorici e
infine la discussione dei risultati.

9.3.1
Oggetto del saggio Getting a Job è come le persone vengono a
conoscenza di
nuove opportunità di lavoro. In esso si indaga il tipo di legame
esistente tra
chi fornisce e chi riceve l’informazione; dove si è costituita la
relazione; come
è fatta la catena di trasmissione dell’informazione guardando alla
natura dei
legami e alla morfologia della rete. Granovetter si concentra su
manager, tecnici, e professionisti bianchi di Boston. Quindi un campione
omogeneo. I risultati si basano su 182 risposte ad un questionario
a domande chiuse e 100 interviste in profondità a individui che
avevano cambiato lavoro nei cinque anni precedenti l’indagine.
La maggioranza degli intervistati ha cambiato occupazione grazie al
ruolo
delle relazioni informali, nulla di nuovo rispetto alle ricerche
precedenti ciò che è rilevante invece è:
1. I legami deboli sono più rilevanti nella trasmissione delle
informazioni
2. Le catene di trasmissione sono molto brevi con uno o due
gradi di separazione. Vi è un vantaggio temporale e
reputazionale che rende economicamente vantaggioso
utilizzare un canale informale
3. La maggior parte delle persone non stava cercando un nuovo
posto di lavoro; chi invece cercava attivamente un lavoro è più
probabile che abbia utilizzato canali formali. Si tratta di giovani
al primo impiego, disoccupati o persone che hanno cambiato
lavoro frequentemente. Questi profili guadagnano meno
poiché non hanno ancora avuto modo di accedere a canali
informali efficaci a trasmettere le informazioni
4. Questi risultati non valgono in tutti i contesti. Vanno indagate
infatti le caratteristiche dei mercati del lavoro oggetto di
analisi e delle professioni al loro interno e quindi al
radicamento sociale del fenomeno economico.

9.3.2
Oggetto di studio in questione è l’affermarsi del modello
organizzativo
dell’industria elettrica negli USA ad inizio ‘900. Le spiegazioni degli
economisti, è che sia l’esito naturale e più efficiente dalla
tecnologia disponibile, dalle caratteristiche tecniche, della domanda
dei consumatori e dalla riduzione dei costi di produzione e
transazione. La tesi proposta è che questi fattori non sono sufficienti
e quindi occorre entrare nel cuore dell’organizzazione di settore e
analizzare cinque fattori:
1. La struttura interna delle aziende di quel settore
2. Come si strutturano le relazioni tra aziende, la catena di fornitura e le
relazioni tra organizzazioni che hanno qualche influenza su tale catena
3. I consigli di amministrazione, i comitati direttivi delle associazioni etcetc
4. Le relazioni tra le aziende e le istituzioni esterne al settore
5. Le relazioni tra industria e regolazione pubblica ai diversi livelli
istituzionali.

L’indagine si è basata su: analisi degli archivi storici, ricostruzione


della storia di 80 compagni elettriche, analisi della carriera di oltre
200 manager che avevano lavorato per la Edison ricostruendone le
reti, la composizione dei consigli di amministrazione delle principali
associazioni di settore studiando la partecipazione di oltre 1500
manager. I risultati mettono in evidenza come l’organizzazione
dell’industria elettrica sia radicata nella struttura sociale e costruita
attraverso reti sociali molto
identificabili, relazioni familiari e partecipazione a reti differenziate.
In particolare si evidenzia che nel periodo tra il 1880 e il 1925 vi è
un piccolissimo gruppo di individui che è particolarmente influente e
che riesce a condizionare le decisioni del settore. Grazie al loro
sapere sfruttare le reti sociali essi riescono a fondare e occupare
posti di rilievo. Il cosiddetto gruppo Insull è formato da uomini
ambiziosi e abili, che avevano studiato insieme e condiviso
esperienze professionali che sedevano nei consigli di
amministrazione o mettevano uomini di loro fiducia. La capacità di
costruire ponti e l’abilità di muovere risorse diede un grande
vantaggio competitivo sugli altri imprenditori.

9.3.3
Nei diversi studi di approfondimento sulla nascita e le
trasformazioni della
Silicon Valley Granovetter coniuga ancora elementi storici e analisi
della
struttura sociale. Questa zona è caratterizzata da una identità
costruita nel
tempo e si fonda su diversi elementi tra loro intrecciati, spesso
trattati come
distintivi rispetto al resto degli USA, tanto da far parlare di una
diversità
culturale. Granovetter tende a confutare spiegazioni che chiamano in
causa
una diversità culturale ma senza spiegarla e fa riferimento al lavoro
di altri
scienziati soffermandosi su due aspetti: la presunta unicità della
cultura della
piccola-media impresa flessibile con organizzazione orizzontale; la
presunta
maggiore mobilità interaziendale dei professionisti della Silicon
Valley. In tutti
e due i casi nessuna di queste situazioni risulta tipica.
Lo studio di AnnaLee Saxenian serve a Granovetter per mostrare
come dopo
la crisi degli anni ’80 nella SV vi sia stata una trasformazione dal
modello
delle piccole medie imprese in un modello di grandi imprese
integrate
verticalmente. Tale rapida trasformazione suggerisce che non vi era
alcuna
specificità culturale. Inoltre si evidenzia che le grandi imprese abbiano
sempre avuto un ruolo strategico in quel territorio. Si tratta di un
ruolo teoricamente sottovalutato perché mal si adattava al modello
di
organizzazione economica basato sul distretto. Ma vi è spesso una
contaminazione di forme organizzative differenti che possono
essere colte
solo se si guarda alle configurazioni culturali, strutturali, normative
e ai loro
cambiamenti. E’ cosi anche nel caso della presunta maggiore
flessibilità dei
professionisti all’interno del mercato del lavoro. Riprendendo il
lavoro di Gavin Wright, l’autore spiega che la formazione di
una forte comunità professionale non è affatto distintiva, ma è
l’esito di una
configurazione di quel settore che si era già delineata nel XIX
secolo, quando
si era formata e consolidata una forte comunità tecnologica di
ingegneri a
elevata mobilità con principi e conoscenze tecniche comuni a tutti
gli USA.
Ciò era un potente meccanismo di diffusione di un nuovo modo di
lavorare e
costituiva una rete tra i professionisti del settore. Questa elevata
mobilità
interaziendale e la rete di conoscenze che ne è seguita ha giocato
un grande ruolo nell’innovazione della SV, ma non ne è un tratto
distintivo.
Ciò che è distintivo è la nascita dei venture capitalist. Prima i
finanziatori
non avevano relazioni con le industrie che finanziavano e finanza e
industria
restavano due campi separati. E’ la capacità di creare un collegamento
che costituisce un vantaggio competitivo per lo sviluppo della SV. Gli
ingegneri e gli specialisti di marketing iniziano a diventare essi
stessi
finanziatori, potendo contare su una elevata conoscenza tecnica e
reti
personali estese che li fanno entrare in contatto con nuove idee che
essi stessi possono valutare. Cominciano dunque a finanziare le
start-up ma
anche ad essere coinvolti nei consigli di amministrazione e ad avere
un ruolo
attivo nelle strategie aziendali, cosa che i finanziatori tradizionali
avevano
sempre evitato. Grazie a questa collaborazione venture capitaliste
professionisti non solo passano da un’azienda all’altra ma si muovono
all’interno di settori diversi creando nuovi legami interistituzionali. Il
successo e la reputazione hanno attratto altri capitali provenienti da
fondi di investimento espandendo le reti e le possibilità di
finanziamento.
Adottando un approccio storico Granovetter e la sua equipe hanno
ricostruito i patterns che hanno portato agli esiti economici che si
sono cristallizzati nel tempo.

9.4
Il lavoro di Granovetter ha influenzato la sociologia economica in
almeno tre
direzioni: oggetto di studio, approccio teorico-analitico e metodo. Egli ha
insistito sull’importanza di scegliere come oggetto fenomeni
economici che erano appannaggio degli economisti. Il suo
obbiettivo è dimostrare che tutti i fenomeni economici e i processi
di mercato sono analizzabili sociologicamente. Le relazioni sociali
giocano un ruolo cruciale nel funzionamento dei fenomeni
economici. Altro aspetto è l’approccio tecnicoanalitico
il cui perno è il radicamento alla cui base vi è il concetto che i fenomeni
economici sono sempre costruiti socialmente e devono essere
studiati congiuntamente alla struttura sociale dentro la quale si
formano.

Potrebbero piacerti anche