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GIORGIO BRAGA

LE FORME ELEMENTARI DELLA SOCIET '

I. l'azione: denotazione ed analisi: 1. scelta del livello di


concettualizzazione - 2. le azioni come fenomeni denotabili - 3. l'attore
come modello - 4. le dimensioni del campo sociale - 5. cenno sui
modelli stocastici - 6. il modello analogico: la teoria del ruolo - 7. i
modelli razionali - 8. i modelli tipici: la sociometria - 9. i modelli
tipici: la teoria del campo 10. gli attuali orientamenti
II. i campi sociali: 11. le variabili di campo - 12. la delimitazione del
campo - 13.complementariet e coesione - 14. finalizzazione ed
organizzazione - 15. abbozzo di una tipologia dei campi
III. i gruppi elementari: 16. questioni generali - 17. il sistema esterno
- 18. attori e situazione - 19. rapporti strutturali fra attori - 20. rapporti
strutturali fra attori e situazione - 21. il gruppo come processo - 22. il
sistema regolatore - 23. le norme - 24. il sistema economico; la coesione

I - L'AZIONE: DENOTAZIONE ED ANALISI

1. SCELTA DEL LIVELLO DI CONCETTUALIZZAZIONE

La trattazione delle forme elementari della societ pu


assumere caratteri distinti, a seconda del livello a cui si effettua
la concettualizzazione dei fenomeni sociali. E', evidentemente,
una cosa assai diversa se considero come elemento irriducibile
della societ il gruppo (accostamento olistico), ovvero gli
individui che compongono il gruppo (riduzione atomica), od
ancora le azioni denotabili (riduzione molecolare).
Noi seguiremo nella presente trattazione la
concettualizzazione a livello molecolare. In tale caso, lazione
deve essere: denotabile nelle sue componenti ed in pari
tempo situabile entro sistemi di azioni, entro cui prende
significato. Tali sistemi sono ricostruzioni postanalitiche e cercano
di riprodurre la realt sociale in guisa sufficientemente aderente,
1
pur permettendo di porre in evidenza i meccanismi essenziali, che
assicurano al sistema adeguata dinamicit; si tratta, cio, di
modelli tipici . A volte, tuttavia, conviene ricomporre le azioni
entro sistemi puramente formali, o modelli ideali , che ci
permettano di comprendere come i fenomeni si svolgerebbero se
ubbidissero a leggi semplificate. A volte i modelli ideali
vengono a costituire dei limiti entro cui compreso un modello
tipico, per se stesso difficile a definirsi.
L'azione, deve, anzi, essere introdotta entro due diversi
sistemi: l'uno personale e l'altro sociale. Nel primo caso, l'azione
viene inserita entro un modello psicologico, mentre nel secondo
caso viene inserita entro un modello sociologico; in tale modo
Psicologia e Sociologia divengono fra loro strettamente
complementari. Il che non avviene nel caso di un accostamento
olistico, in cui fra Psicologia e Sociologia s'interpone la Psicologia
sociale, intesa come scienza interstiziale1, e neppure nel caso di
una concettualizzazione atomica, nel qual caso la Sociologia si
riduce a Psicologia. La costruzione di un modello sociale implica
frequenti riferimenti ad un modello psicologico semplificato, che
viene detto attore .
Noi riserveremo la dizione di sistema sociale al pi ampio
e generale dei sistemi di azione; quando entro a tale sistema generale
circoscriviamo un gruppo di azioni, fra loro pi strettamente
correlate, indicheremo tale ambito pi limitato, come campo
sociale . I campi sociali possono avere una persistenza pi o
meno grande; diremo campo relazionale un campo
persistente, in cui le azioni avvengono secondo sequenze
sufficientemente stabilizzate. I campi relazionali, in cui
predominano gli aspetti collaborativi, costituiscono i gruppi
sociali.

2. LE AZIONI COME FENOMENI DENOTABILI

Una tipologia delle azioni come denotabili , cio


secondo gli aspetti osservabili di esse, pu effettuarsi secondo
due criteri:
1) il fatto che l'azione sia rivolta verso l'ambiente,
ovvero verso altri individui, od attori;
2
2) l'importanza che entro l'azione, intesa in senso lato,
hanno i due aspetti del formale e dell'energetico.
Il primo criterio costituisce una dicotomia, poich solo le
azioni rivolte verso gli animali presentano delle difficolt di
classificazione. Il secondo criterio stabilisce, invece, due
polarit: quella delle azioni con prevalenza degli aspetti
energetici, quella delle azioni con prevalenza degli aspetti
formali; fra le due polarit vi un continuo di azioni, entro
cui l'energetico ed il formale hanno diverso peso.
In base ai due criteri, si pu procedere alla seguente
classificazione quadripartita:

DESTINATARIO PREDOMINIO DELL'ASPETTO


DELL'AZIONE
energetico formale

percezione o
ambiente azione rappresentazi
one
altro
interazione comunicazione
attore

La comunicazione il tipo di azione, in senso lato, pi


caratteristica dell'uomo; essa data dallo scorrimento lungo un
mezzo fisico (canale) di forme significanti (messaggi), da un
primo comunicante (emittente) ad un secondo comunicante
(recettore), in guisa che quest'ultimo possa interpretare il
significato che il primo aveva dato al messaggio, formandolo.
La comunicazione richiede una certa affinit psichica fra i due
comunicanti. Le forme significanti possono essere, oltre che
rappresentazioni di fenomeni percepiti, di stati emotivi e di
valori attribuiti agli oggetti, anche espressione di operazioni
logiche o matematiche, effettuate sulle rappresentazioni stesse,
quando non lo siano sopra simboli vuoti.

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3. L 'ATTORE COME MODELLO

II sistema sociale ed i sistemi personali sono


complementari gli uni agli altri: non si pu avere una buona
conoscenza del primo senza una qualche conoscenza dei secondi
e viceversa. E' tuttavia evidente che per ricostruire il sistema
sociale posso ricorrere ad un modello personale semplificato,
trascurando tutti quegli elementi del modello che non sono utili al
sociologo. Diremo attore tale modello personale semplificato.
La soluzione ideale sarebbe quella, di disporre di un modello
di attore, che riproducesse in modo sufficientemente adeguato un
sistema personale medio. La costruzione di un attore come
modello tipico , per, estremamente ardua; il BALES 2 va
avanti per sette pagine di un suo saggio ad enumerare quali
requisiti dovrebbe soddisfare un modello del genere.
E' perci giocoforza ricorrere a dei modelli ideali, come
modelli limite, fra i quali si possano situare gli attori reali. Le
stesse scuole psicologiche finiscono con l'offrirci dei modelli di
sistemi personali, raggruppabili secondo due gruppi di teorie:
quelle del tipo stimolo e risposta e quelle del tipo cognitivo 3.

Le teorie del tipo stimolo e risposta, non ritengono utile una


distinzione fra azioni e comunicazioni, considerando l'unica
categoria degli stimoli, che provocano in modo automatico certe
risposte, qualora siano stabilite le precedenti esperienze
dell'attore. Questi giunge alla soluzione di problemi nuovi,
tentando successive risposte, fino a che una non risolva il
problema; modo che viene detto per tentativo ed errore . Il
modello sociologico corrispondente, quello meccanicistico
dell'autore automatizzato. I successivi stimoli si aggiungono l'un
l'altro secondo leggi ben precise, per cui possibile costruire dei
modelli stocastici delle risposte al susseguirsi degli stimoli.
Le teorie cognitive pongono invece in evidenza l'esistenza
di processi cerebrali intermediari fra processi sensori e processi
motori. La distinzione fra processi di azione e di comunicazione
acquista un senso, poich l'apprendimento avviene dentro delle
strutture cognitive e la soluzione di problemi nuovi avviene per
comparazione fra le diverse soluzioni di cui si ha presa di

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coscienza ed i loro prevedibili effetti. Il modello risultante di
attore pu essere detto decisorio o volontaristico.
Il modello decisorio viene a volte detto anche razionale
, ma ci improprio; vedremo infatti come la comunicazione
possa convogliare sia delle regole, per trovare delle soluzioni
ottime di comportamento ai fini personali, sia dei modelli
condivisi di comportamento. Dal modello decisorio dell'attore ,
infatti, possibile enucleare diversi modelli particolari secondo
due dimensioni analitiche dell'azione: la complementariet e la
finalizzazione virtuale. Intorno a tali dimensioni si aggirer il
nostro prossimo discorso, durante il quale vedremo distaccarsi
altri due modelli ideali, dal modello decisorio.

4. LE DIMENSIONI DEL CAMPO SOCIALE

Chiamer campo sociale un insieme di attori,


interagenti entro una situazione. Il concetto di situazione ,
evidentemente, un concetto residuo, che comprende quanto nella
situazione non strettamente riferibile agli attori.

Se io considero esistenzialmente un campo sociale,


noter:
a) alcune parti della situazione identificabili come
strumenti o vincoli dell'azione;
b) le azioni degli attori, che interferiscono pi o meno
fra loro (le azioni sono qui intese in senso lato, comprendendo
comunicazioni ed interazioni).
Dopo qualche tempo osserver alcuni cambiamenti nel
campo. Una parte di tali cambiamenti potr essere imputata
all'azione: dir risultati dell'azione, tali modificazioni del
campo.

Se il modello dell'attore fosse quello automatizzato,


conoscendo come i diversi attori reagiscono ai vari stimoli,
non avrei da considerare nessun altro elemento. Ma se ritengo
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l'attore capace di previsione, delle possibili future situazioni, e
di una scelta, fra possibili serie di azioni, io vengo ad introdurre
una temporalit virtuale, entro il campo dell'azione, e l'intera
descrizione del campo sociale ne risulter trasformata. Si noti
il carattere virtuale della dimensione temporale; i
fenomeni futuri influiscono sulle scelte presenti in quanto
previsti ; non vi dunque nessuna spiegazione
teleologica o funzionale nella nuova descrizione del campo.
Nel nuovo modello di campo sociale, gli attori terranno,
conto dei risultati virtuali, cio delle possibili modifiche alla
situazione, che diremo fini. Sar necessaria, quindi, tutta una
riconsiderazione degli elementi situazionali, valutandoli come
strumenti o vincoli potenziali. Diremo: finalizzazione questa
nuova dimensione dell'azione; mezzi gli strumenti attuali e
potenziali; condizioni i vincoli attuali e potenziali. La
profondit della previsione potr orientare l'autore verso fini
pi o meno lontani; la finalizzazione avr, pertanto, una
portata.

Pure le interferenze fra gli attori acquisteranno un nuovo


rilievo.
I vincoli fra attori acquisteranno dei caratteri particolari,
potendo esserci una reciproca previsione delle azioni altrui,
magari provocata per mezzo di comunicazioni; previsioni che
potranno essere utilizzate sia a fini collaborativi che
competitivi. Diremo complementariet tale dimensione
dell'azione.
Poich le azioni possono essere progettate in serie
finalizzate, diremo strategia una serie che va dal momento della
decisione al raggiungimento del fine. In realt non vi saranno
quasi mai vere strategie, ma solo serie di azioni orientate verso
un fine, che diremo tattiche.
Ma le azioni possono essere pure ordinate in serie
complementari alle serie di azioni degli altri attori; avremo allora
dei modelli di ruolo. Vedremo come tali modelli di ruolo
restino essi pure delle astrazioni, in quanto che le stesse
aspettative di comportamento da parte degli altri attori,
ammettono delle varianti interpretative.
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Nei prossimi paragrafi, vedremo come sia relativamente
agevole costruire dei modelli limite, siano essi quello stocastico,
ovvero quelli decisori, purch questi ultimi diano rilievo ad
un'unica dimensione del campo di azione, sia essa quella della
finalizzazione ottima (modello decisorio razionale) sia, invece,
quello della completa complementariet (modello decisorio
analogico). Vedremo quali gravi difficolt si presentino quando
cercheremo di contemperare le esigenze secondo le due
dimensioni del campo.

5. CENNO SUI MODELLI STOCASTICI

Entro un modello stocastico, ogni attore risponder alla


situazione ed alle azioni degli altri attori in base alla somma degli
stimoli precedentemente ricevuti. Non pochi comportamenti
abitudinari si avvicinano a tali modelli: un automobilista su
di un'autostrada seguir un comportamento di tal genere,
ubbidendo ai segnali stradali e reagendo alle altrui azioni,
dall'entrata fino all'uscita dell'autostrada stessa. Lo stesso pu dirsi
di molti comportamenti, entro cui si reagisce a stimoli improvvisi:
cos entro molte situazioni sportive, ovvero entro situazioni di
panico. In queste ultime lo stimolo di pericolo provoca una
reazione di fuga in alcuni attori, reazione che si propaga agli altri
attori, presi dal timore di non riuscire a porsi in salvo.
Alcuni psicologi dell'apprendimento, come ESTES e
BURKE , e BUSH e MOSTELLER 4, hanno studiato le scelte di animali
e di uomini, dopo una certa serie di eventi fra loro discordi. Cos
un individuo che tenta di indovinare se da un'urna uscir una
pallina bianca o nera, tende ad accostarsi nelle proprie scommesse
ad una previsione proporzionale al numero di palline dei due
colori, che si trova nell'urna.
Si noti come tale comportamento non sia razionale; poich qua-
lora l'attore si fosse accorto di una prevalenza delle palline di un
colore, dovrebbe puntare sempre su tale colore. Supponendo che
le palline siano 70 bianche e 30 nere, il giocatore razionale, che
gioca sempre bianco, ha il 70% di probabilit di vittoria, mentre
quello che scommette 70 volte bianco e 30 nero ha solo il 58%
di probabilit; infatti (70 X 0,7) + (30 X 0,3) = 58.
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6. IL MODELLO ANALOGICO : LA TEORIA DEL RUOLO

Importanza ben pi grande ha avuto la costruzione di un


modello analogico, come teoria del ruolo. Entro tale teoria si
postulata una reciprocit delle aspettative fra attori, che
appartengono ad un certo gruppo; tali aspettazioni stabiliscono
lo status di ogni posizione nel gruppo ed il ruolo come
aspettazione di comportamenti, connessa ad ogni status. Molte
sono le definizioni del ruolo come aspettazione, fra queste
ricordiamo:
a) quella del SARGENT 5, entro un gruppo particolare: II
ruolo di una persona un modello, o tipo di comportamento
sociale, che appare ad essa appropriato, in base alla sua situazione,
in termini delle esigenze ed aspettative dei membri del suo gruppo
;
b) quella del LINTON 6 , entro un sistema socio-culturale,
per cui il ruolo costituito dagli atteggiamenti, valori e
comportamenti attribuiti dalla societ ad una od a tutte le
persone, che occupano una certa posizione sociale (status).
E' evidente che non esiste un ruolo indipendente, bens
un sistema di ruoli che formano un equilibrio fra di loro;
inserendo o togliendo un ruolo, ovvero, modificando un
ruolo, si altera l'intero sistema. In ci risiede il pregio e, ad
un tempo, il limite della teoria: essa preziosa quando io
voglio descrivere quanto vi di stabilizzato entro un campo
sociale, cio quella struttura delle relazioni sociali, che ha
acquistato una tale persistenza da essere accolta dalla coscienza
degli attori; ma non pi adeguata, non appena si vuole porre
in luce la dinamica relazionale.
Il rilevamento del ruolo come aspettativa avviene
attraverso tecniche avanzate: i comportamenti ritenuti
obbligatori, consigliati, sconsigliati o vietati, sono elencati
entro appositi inventari, distintamente per le diverse posizioni
degli attori interessati al ruolo. Polare sar detta la posizione
di chi attua il ruolo e focali quelle altre posizioni, che
entrano in interazione con la posizione polare. I sociologi
sono pure giunti a descrivere l'emergere ed il venir meno
dei ruoli, mentre gli psicologi sociali si sono preocc upati
8
del come una stessa personalit pu contemporaneamente
esercitare ruoli diversi, entro gruppi diversi. Diversi studiosi
hanno anche effettuato un'opera di astrazione passando dai
ruoli nei gruppi specifici, come quelli di padre e di figlio, di
professore e di studente, a ruoli entro modelli generalizzati di
gruppo, con i ruoli, pi generici, di capo, luogotenente, gregario,
od altro ancora.
Il carattere analogico del modello permette un'adeguata
descrizione di alcuni campi sociali, soprattutto quelli
collaborativi, sufficientemente stabilizzati. Ma il vero
problema, perch certi campi si formalizzino e si stabilizzino,
ed altri no, resta appena sfiorato. Vi sono delle ipotesi, in parte
verificate, come le seguenti: i ruoli vengono interio rizzati e,
come tali, esercitano una costrizione psichica sugli attori;
ogni attore trae vantaggio dalla maggiore scorrevolezza dei
rapporti sociali che rispettano i ruoli; le sanzioni dei co-attori
(quando non dei gruppi) che premiano o puniscono i
comportamenti conformi o contro le aspettazioni, ma non si
poi capaci di definire chiaramente come tali meccanismi
funzionino e quale sia l'importanza relativa di essi. Molte
domande si possono porre e sono state rivolte al riguardo; ri -
corder fra l'altro:
l'interiorizzazione un fatto di coscienza, o la
creazione di nuovi automatismi, o le due cose ad un tempo?
chi assicura che la complementariet, sorta per
consuetudine, assicuri l'ottimo di efficienza? Quella ingegneria
dei ruoli , che la scienza dell'organizzazione, parrebbe
avere dimostrato il contrario, almeno in certe situazioni
finalizzate;
perch la societ pone spesso delle sanzioni negative
a carico di coloro che non rispettano certe norme di
comportamento, ma in pari tempo premia coloro che
raggiungono certi fini, indipendentemente dal modo in cui li
hanno raggiunti? 7
Diversi teorici del ruolo, hanno ritenuto possibile
considerare come elemento dinamico risolutivo la dialettica fra
i ruoli, come aspettative, ed i ruoli, come attuazioni. Ma che cosa
sono i ruoli come attuazioni? Nullaltro che delle relazioni sociali
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sufficientemente differenziate e stabilizzate. Un gruppo sociale
descritto in termini di ruoli vissuti, si propone come un modello
tipico. E' certo utile raffrontare un modello tipico con
qualsivoglia modello ideale; nel caso del raffronto con il
modello decisorio analogico, il rilevamento degli scarti fra
aspettazioni ed attuazioni potr essere oggetto di utili
meditazioni. Ma non dimentichiamo che veniamo a conoscere
le aspettazioni, attraverso dichiarazioni verbali, e le attuazioni,
per mezzo dell'osservazione di comportamenti reali; lo scarto
pu essere dovuto in larga misura ad una facile idealizzazione,
durante i comportamenti verbali, ed un intervento di
motivazioni inconsce, entro i comportamenti globali. Tale
scarto permanente difficile a conoscersi; d'altra parte
solo dopo avere valutato tale scarto che diviene
determinabile la dinamica reale, dovuta a spontaneit creatrice,
ad innovazioni razionali e ad aporie del sistema sociale, che im-
pone certe procedure onerose agli individui e ad un tempo
riconosce un premio a coloro che raggiungono certi fini,
indipendentemente dalla procedura seguita.

7. I MODELLI RAZIONALI

I modelli razionali del campo sociale non sono stati avanzati


tanto da sociologi, quanto da cultori di scienze operative, sia con
la scienza dell'organizzazione e le applicazioni della cibernetica, per
razionalizzare dei campi collaborativi, sia con la teoria dei giochi e
la teoria della decisione, per assicurare decisioni ottime, entro
campi competitivi. Si noti, per, che attuando tali modelli si creano
dei campi sociali che sono comprensibili proprio attraverso tali
modelli. E poich si tratta spesso del comportamento di gruppi
particolarmente rilevanti (eserciti, grandi aziende, ecc.), lo studio
di tali modelli si rivela non poco importante.
I modelli proposti dalla scienza dell'organizzazione tendono
ad organizzare particolari gruppi sociali nel modo migliore, al fine di
permettere il raggiungimento dei fini del gruppo. La cibernetica,
poi, fornisce importanti principi, secondo cui organizzare entro un
circolo di regolazione, le funzioni di osservazione (cio, raccolta
delle informazioni), decisione, azione e controllo. Non

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tratteremo tali argomenti, in questa sede, perch ci
allontanerebbero troppo dall'argomento centrale.
Assai pi importante, da un punto di vista teoretico, la
Teoria dei giochi di VON NEUMANN e MORGENSTERN, che
stabilisce come devono agire i giocatori, cio gli attori entro un
campo competitivo, per raggiungere il massimo dell'utilit,
essendo l'utilit un valore comparabile con gli altri valori.

La teoria richiede delle notevoli semplificazioni, che rendono


il modello del tutto ideale, e precisamente: 1) determinazione
esplicita delle regole del gioco; 2) perfetta previsione delle
strategie, il che implica un numero finito di mosse e di scelte per
ogni mossa; 3) trasferibilit delle utilit fra i giocatori.
Per ciascun gioco, si costruisce una matrice di pagamenti,
entro cui si stabilisce, per ogni incontro fra scelte dei diversi
giocatori, il pagamento che ogni giocatore deve all'altro. Si parte da
matrici aventi somma zero , in cui la somma dei guadagni e delle
perdite dei vari giocatori zero, e dal caso pi semplice di gioco,
quello fra due giocatori. Ecco una matrice del genere, in cui
ciascuno dei due giocatori ha tre scelte (la cifra indica quanto il
giocatore B paga ad A):

GIOCATORE B
I II III
I -4 -2 1
GIOCATORE A II -3 0 2
III -2 1 4

Si pu, poi, passare a giochi pi complessi. Anzitutto


crescendo il numero dei giocatori; in tale caso sono possibili
delle coalizioni fra giocatori. Quindi a dei giochi a somma
non zero ; questi rappresentano giochi non puramente
competitivi, entro cui l'accordo o la discordia fra giocatori pu
creare un utile od una perdita complessiva. Tecnicamente il
problema si affronta introducendo nella matrice un n +
1esimo giocatore, del tutto passivo, che rappresenta
l'ambiente o la natura.

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La teoria dei giochi ha sollevato grandi speranze, ma le
verifiche sperimentali sono, a tutt'oggi, modeste. Tuttavia, dal
punto di vista concettuale, la teoria dei giochi estremamente
importante, poich ci dimostra in che direzione deve procedere
il ragionamento quando, attraverso il concetto di strategia , si
massimizza la portata della finalizzazione, mentre si riduce la
complementariet a semplici regole del gioco .
La teoria dei giochi ha avuto un grande sviluppo nella forma
semplificata di Teoria della decisione, in cui chi prende la
decisione si trova davanti un giocatore inerte o lento a reagire,
quali sono rispettivamente la natura od un mercato.
Il SIMON ha presentato una teoria generale della
decisione, in cui si ha informazione completa sulle possibili
scelte, sulle probabilit degli esiti connessi alle scelte, sui
prezzi corrispondenti agli esiti, nonch una serie di modelli
semplificati. Concettualmente la teoria della decisione ha
rivelato la complessit del concetto di scelta ottima, potendosi
avere diversi concetti di ottimo, specie nei modelli
semplificati.

8. I MODELLI TIPICI: LA SOCIOMETRIA

Ora che abbiamo esaminato i modelli ideali, che


costituiscono come i limiti entro cui pu spaziare il
comportamento sociale, opportuno considerare alcuni tentativi
di costruzione di modelli tipici. A tal fine, porteremo la nostra
attenzione su due teorie, che in parte fra loro interferiscono:
quella sociometrica del MORENO e quella del campo di KURT
LEWIN .
La teoria sociometrica stata fondata dal MORENO, onde ridare
importanza alla spontaneit del comportamento umano. Entro tale
teoria, la complementariet resta la dimensione dominante, tanto
che l'attore viene designato come socius; ma l'analisi della
complementariet non si arresta a ci che MORENO indica come
societ esterna, composta da tutti i gruppi visibili e tangibili,
grandi e piccoli , ma si estende alla matrice sociometrica, che
comprende tutte le strutture sociometriche che sono invisibili ad
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un'analisi macroscopica, ma che sono suscettibili d'essere poste in
luce con l'analisi sociometrica . Matrice e societ esterna sono solo
aspetti di ununica realt, in posizione dialettica fra di loro.
La societ esterna pu essere anche descritta in termini di
ruolo, purch non si dimentichi che il ruolo non qualche cosa di
rigido, che deve essere preso od accettato, ma pi spesso solo
una trama, che permette uninterpretazione da parte del socius;
a volte giungendosi ad una vera e propria creazione del ruolo.
La matrice viene stabilita rilevando gli orientamenti reciproci
dei soci, per mezzo del test sociometrico. Il test sociometrico
consiste nel chiedere agli appartenenti ad un gruppo di stabilire
quali vorrebbero, fra gli altri appartenenti al gruppo, come
compagni, in una certa situazione, e quali respingerebbero.
L'attrazione, indifferenza o repulsione di un socius verso un altro
socius, vien detta empata. L'incontro di due empatie viene detto
tele; poich possono incontrarsi tre specie di empatie diverse, il
numero dei tipi di tele ammonta a nove. Le tecniche di
rilevamento sociometrico sono state assai affinate nelle successive
ricerche. Per opera del TAGIURI, si addirittura giunti a tenere
conto delle previsioni di ciascun socius di essere scelto, indifferente
o respinto, da ogni altro socio; si perviene allora ad 81 tipi
diversi di tele.
L'importanza della struttura sociometrica merita che ci si
ritorni, parlando dei gruppi primari; per intanto, opportuno porre
in evidenza come la sociometria non introduca esplicitamente la
dimensione della finalizzazione nel campo sociale. Essa chiarisce
soltanto che, per prevedere il comportamento di un gruppo, non
basta conoscere quali modelli di comportamento abbiano i
componenti, ma pure quali siano gli orientamenti affettivi
reciproci fra i componenti stessi. La base di partenza pi
complessa ma, ad un tempo, meno rigida di quel che non fosse
nella teoria del ruolo; ed questa minore rigidit, che
dovrebbe permettere di prendere in considerazione la
finalizzazione delle azioni.
Successive ricerche del BALES e dello SLATER , han
dimostrato che la stessa matrice sociometrica muta, quando si
pongono diverse domande ai membri di un gruppo: colui che
viene scelto come il pi benvoluto (il capo espressivo) non

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lo stesso che viene scelto come guida per il raggiungimento di
un fine del gruppo. Lo stesso MORENO , nei suoi scritti pi
recenti, si convinto che il socius deve essere ad un certo
punto considerato un coattore, teso verso un fine. Egli confida
che ci sar possibile in futuro, attraverso lo studio sperimentale
della liberazione della personalit dell'attore entro una situazione
sociale appositamente ricostruita (esperienze psicodrammatiche e
sociodrammatiche).

9. I MODELLI TIPICI: LA TEORIA DEL CAMPO

La teoria del campo fu ideata da KURT LEWIN, come


estensione sociologica della teoria psicologica della forma. Il
comportamento umano sarebbe funzione della persona e
dell'ambiente, il che tradotto nei termini da noi usati
equivale a dire che il comportamento sociale funzione degli
attori e della situazione. Ma l'originalit del pensiero lewiniano
sta nel modo in cui egli riesce a creare una dialettica fra il
campo sociale , inteso oggettivamente, e gli spazi vitali ,
soggettivi agli attori.
La complementariet del campo sociale assicurata dal
fatto che ogni attore non solo presente nel campo sociale
oggettivo, ma influenza pure la decisione degli altri attori,
essendo presente nei loro spazi vitali soggettivi. Si noti che la
complementariet, intesa in tal modo, non significa
necessariamente collaborazione: un attore pu tenere presente le
probabili azioni di un altro attore, sia per collaborare, che per
competere con questi.
La dimensione della finalizzazione risiede, invece, nella
dialettica teorizzata dal LEWIN nella procedura dei tre momenti
(three steps procedure) 8. Tale procedura pu essere trascritta,
in termini sociologici, nel modo seguente:
1. si ha un campo sociale , entro cui gli attori-- si
trovano oggettivamente;
2. gli attori interiorizzano pi o meno correttamente tale
campo sociale nel proprio spazio vitale e, prevenendo le
azioni altrui, prendono le proprie decisioni;
3. in base alle diverse decisioni ed azioni conseguenti, il
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campo sociale risulta modificato; ci costringe gli attori ad una
revisione del proprio spazio vitale si apre cos una nuova fase
del ciclo.
E' evidente che la finalizzazione, cos concepita, ha una
portata limitata: nel nostro gergo, diremmo che si tratta pi di una
tattica , che non di una strategia .
Molti autori hanno rinfacciato al LEWIN di dare eccessiva
importanza ai fattori cognitivi. In realt, egli non solo considera
l'aspetto situazionale dei campi, ma cerca pure di costruire dei
campi di forze effettive, rappresentate da grandezze vettoriali. La
dialettica dovrebbe scaturire dalla parziale indipendenza fra le
tensioni personali degli attori e le attrazioni e repulsioni (valenze),
proprie di ciascun possibile evento, entro la situazione.
La teoria del campo quella che ha dato origine al maggior
numero di ricerche empiriche, soprattutto ad opera di
CARTWRIGHT, ZANDER, HARE, BALES, BORGATTA e FESTINGER.
Le ricerche sono state effettuate, per la maggior parte, entro
situazioni sperimentali, in gruppi, perci con modesta coesione e,
quel che pi grave, con compito gi assegnato dallo
sperimentatore. Ci ha permesso un notevole passo in avanti per
quanto studio della complementariet fra attori; il considerare il
campo come un insieme di elementi interagenti, ha infatti
consentito interessanti ricostruzioni postanalitiche, sia
utilizzando concetti suggeriti da altre teorie, come i ruoli od i
tele sociometrici, sia suggerendo nuove analisi dei comportamenti,
come la classificazione del BALES 9 delle interazioni in dodici
categorie, che vanno da un massimo di antagonismo ad un
massimo di collaborazione, ovvero la distinzione del LEAVITT , fra
processi informativi ed azioni in senso stretto. Gli elementi
finalizzanti della teoria del campo ne sono invece usciti sminuiti;
negli esperimenti, infatti, si giunge tutt'al pi a stabilire come
vengono scelti i mezzi per assolvere ai compiti assegnati e non ci
si preoccupa del come avviene, da parte del gruppo, la scelta dei
fini.

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10. GLI ATTUALI ORIENTAMENTI

La corrente pi vitale nello studio delle forme elementari


della societ oggi, certamente, quella di origine lewiniana, i
cui seguaci si presentano spesso come studiosi del piccolo gruppo.
In una recente rassegna, lo HARE ha mostrato quale immensa mole
di materiale sperimentale si sia raccolto al riguardo, in questi anni.
Quel che pi interessante che, nello studio dei piccoli gruppi,
vadano sempre pi confluendo gli apporti dei sociometristi,
mentre i contributi della teoria dei ruoli sono di frequente
utilizzati e si comincia a fare lo stesso per i contributi della teoria
dei giochi. Tale sincretismo non significa per il sorgere di una
teoria adeguata; e senza una teoria del genere, la raccolta di
nuovo materiale sperimentale avviene, in gran parte, al di fuori
di adeguate ipotesi di lavoro, cos da rimanere di scarsa utilit.
Il nuovo sforzo teoretico dovr evidentemente tenere in
maggior conto la dimensione finalizzante. Il BALES, nel saggio
gi ricordato (nota 2, del 3), ritiene che i moderni calcolatori
elettronici possano permettere la simulazione di comportamenti
assai complessi; a tal fine, sarebbe necessario effettuare
numerose ricerche sulla scelta dei fini, sui processi decisori
normalmente impiegati, sull'interessenza fra i fenomeni di
coscienza e motivazioni subconscie. Ma probabilmente, sarebbe
necessario comprendere assai meglio i fenomeni di comunicazione
i quali, non solo forniscono informazioni utili per le decisioni,
ma pure nuovi schemi di decisione. Supponiamo, infatti, che vi sia
un uomo ed un animale che stanno effettuando delle scelte
secondo il modello automatizzato, descritto nel paragrafo 5;
l'animale proseguir sempre secondo tale modello, ma all'uomo
potranno essere impartite nozioni di calcolo delle probabilit, per
cui, ad un certo punto, sar posto in grado di effettuare scelte
razionali.
Lo sforzo teoretico pi interessante quello di THIBAUT e
KELLEY, che hanno cercato di introdurre le matrici della teoria dei
giochi entro le relazioni sociali. Le azioni degli attori sono
riunite in serie, sia attuali che virtuali. Ogni combinazione
delle serie possibili d luogo ad un item. Per ogni item dei
diversi attori, che si incontra con ogni altro item di ogni altro
16
attore, vi un diverso ricavo per ogni attore: il che permette la
costruzione di una matrice dei ricavi; ecco un esempio di
matrice fra due attori.

In ogni casella sono indicate due cifre, corrispondenti a


diversi ricavi dei due attori (la loro somma, come facile
osservare, non zero). La matrice ha un valore oggettivo, e viene
in gran parte appresa attraverso esperienze esplorative; pur non
escludendosi che per certe parti resti solamente immaginata,
quando non ignorata.
Questa teorizzazione pu forse permettere passi in avanti.
Permangono tuttavia notevoli difficolt: se, ad esempio,
una serie di azioni non conduce ad un fine, ma soltanto
avvicina ad esso, come potr essere valutata, se non inserendo
tale finalizzazione tattica, entro un confronto fra strategie?
Ma, forse, l'esistenza di numerosi modelli analitici
della relazione sociale, dipende dal fatto che essa cos
complessa da richiedere l'uso di pi modelli, da accogliere a
seconda delle semplificazioni che, nei diversi casi reali,
possono essere, di volta in volta, accettate.

17
II - I CAMPI SOCIALI

11. LE VARIABILI DI CAMPO


Riconsideriamo ora il campo sociale e tentiamo di
costruire un modello tipico di esso; potremo distinguere in
esso:
1) i subsistemi individuati negli attori. Le variabili
riferite ad essi saranno le variabili di personalit; il
sociologo considera tali variabili come indipendenti e ne
richiede la determinazione allo psicologo 10;
2) il subsistema fisico, che residua quando nel campo si
sono distinti gli attori. Le variabili relative, dette ambientali,
sono pur esse considerate variabili indipendenti, e non
presentano gravi difficolt nell'essere determinate; sono anzi
spesso quantificabili;
3 ) i rapporti fra attori e quelli fra attori ed ambiente fisico,
collegati ai primi. Si hanno allora variabili interpersonali, parte
delle quali considerata indipendente e parte dipendente. Cos
si cercher di prevedere certi comportamenti fra individui, date
le loro scelte sociometriche, ovvero certe decisioni conoscendo
i valori dati a certi fini;
4) i fenomeni dovuti al fatto che le variabili precedenti
sono inserite entro un particolare campo. Diremo queste,
variabili di campo. Pure queste possono essere considerate
indipendenti o dipendenti. Sono in genere considerate
indipendenti, e cio punti di partenza, quelle che assicurano
una particolare configurazione al campo, e variabili dipendenti,
od effetti di campo, quelle che assicurano al campo i caratteri
pi propriamente sociologici. 11
La sociologia europea ha spesso rimproverato, e non a torto,
alla sociologia americana una trascuratezza dei fenomeni di
campo. In proposito il GURVITCH 12 scrive: La Socialit per
opposizione parziale fra l'Io, il Tu, il Lui, i Loro, che si
manifesta nei "rapporti con gli altri" nettamente distinta
dalla socialit per fusione parziale entro i Noi. Nella
letteratura anglosassone, la si designa abitualmente come
interpersonal relations o come "rapporti d'interdipendenza" e si
18
manifesta la tendenza a ridurre l'intera realt sociale a tali
rapporti fra individui e fra gruppi, ignorando o negando la
realt dei Noi .

Un'analogia, che spesso viene fatta, quella tratta dalla


chimica: per conoscere le caratteristiche di una molecola, non
basta conoscere le caratteristiche degli atomi componenti, ma si
deve pure sapere come questi formano sistema fra di loro.
Come ho gi osservato, i fenomeni di campo sono legati alla
configurazione stessa del campo. Si consideri il pubblico di una sala
cinematografica, il quale viene travolto dal panico, a seguito di
un incendio: la moltitudine delle persone, le quali cercano,
contemporaneamente, di passare per un'uscita inadeguata, che
crea la catastrofe. Non certo la percezione del campo sociale a
creare il fenomeno di campo; anzi proprio un'inadeguata
percezione del campo sociale una concausa del disastro.
I fenomeni di equilibrio del campo vengono in genere
espressi per mezzo di sistemi e matrici. Avremo cos:
sistemi formali, come sistemi di ruoli o di norme di
comportamento;
matrici sociometriche, cio degli orientamenti
affettivi reciproci (ne vedremo un esempio parlando dei
gruppi);
matrici di previsioni, come quelle proposte dalla
teoria dei giochi;
matrici delle interazioni (tratteremo di esse
parlando dei gruppi);
matrici dei ricavi, come quella proposta da THIBAUT e
KELLEY.
I fenomeni del campo sociale non sono soltanto fenomeni di
equilibrio, ma pure di presa di coscienza del campo come tale,
di azioni svolte dai singoli verso il campo come tale, e certi risultati
sono conseguiti dal campo come tale.
Nel caso del campo collaborativo, ossia del gruppo, vi potr
essere secondo la dimensione della complementariet una
percezione ed una identificazione dell'individuo nel gruppo,
mentre secondo la finalizzazione vi potr essere un'azione
di gruppo. Si noti che molti fini non possono essere raggiunti in
19
piccole aliquote dei singoli, ma solo globalmente da un gruppo,
in quanto gruppo.
Nel caso del campo competitivo, i fenomeni sono meno
evidenti, ma non assenti. Cos la competizione diretta avr una
vivacit diversa di quella indiretta. Le qualit agonistiche di un
campione sportivo non si identificano con quelle tecniche. Cos i
risultati di un'aggiudicazione all'asta possono risentire di fattori di
campo che mancano in una vendita con offerte segrete.
Lo studio degli effetti di campo sar qui di seguito tentato in
via analitica. Vi stato per chi, come il CATTEL, ha tentato, per
quanto riguarda i gruppi (ricollegandosi alla tradizione europea
ma servendosi di strumenti nuovi) di analizzare gli effetti di
campo come espressione di una personalit del gruppo o
sintalit. Si cercato cio di trovare, per mezzo di una tecnica
matematica detta analisi fattoriale, dietro agli effetti di campo,
dei tratti latenti o fattori , caratteristici del gruppo in
quanto tale.

12. LA DELIMITAZIONE DEL CAMPO

II concetto di campo introduce un problema


preliminare: quello della sua delimitazione. Un campo
relazionale ha sempre un suo limite esterno, con un certo
carattere di convenzionalit. La molteplicit dei possibili criteri
di discriminazione e la diversa valutazione che della loro
importanza danno i diversi studiosi, possono creare forti
variazioni nella delimitazione. Si pensi, ad esempio, allo studio
sociologico di un giornale: il campo relazionale deve essere
delimitato dall'atto economico della distribuzione ovvero dal
fenomeno culturale della trasmissione delle notizie? Uno
studioso di sociologia dell'organizzazione sceglier il primo
limite, uno studioso delle comunicazioni sceglier il secondo.
Nel caso poi di campi competitivi, le cose sono ancora pi
ardue. Si pensi alla competizione fra negozi alimentari: le
diverse zone di attrazione si sovrapporranno le une alle altre,
cos che qualsiasi limite, che non sia quello dell'intera comunit,
taglier in due le zone di attrazione di alcuni negozi.

20
N ci si illuda di delimitare nettamente il campo nei gruppi
sperimentali, perch proprio il fatto che un gruppo inserito in
una vasta situazione sperimentale, ne condiziona
profondamente il funzionamento. Soltanto se giungessimo a
considerare tutti gli uomini esistenti sulla terra, ossia la societ
globale, risulterebbe un unico limite, non controverso,
costituito dall'ambiente naturale e dai caratteri biologici
dell'uomo. Questo uno degli argomenti per cui, certi sociologi,
preferiscono partire dalla societ globale e non dalle forme
elementari, nello sviluppare il loro discorso. Ma l'argomento
capzioso, poich possibile tenere conto di quanto vi di
artificioso nella delimitazione di ogni campo e considerare,
per ogni campo, un sistema interno ed un sistema esterno.
L 'HOMANS stato il primo a porre chiaramente in luce tale
distinzione; egli ha ideato addirittura un modello generalizzato
del gruppo, in cui si collegano l'azione esterna del gruppo con
alcune variabili interne.
La distinzione fra sistema esterno ed interno, permette di
indicare in modo sintetico i fenomeni che traversano il limite del
campo, considerando sia l'azione collettiva del gruppo, con i
propri obiettivi e risultati, sia gli effetti del sistema esterno sul
gruppo, od anche considerando un flusso in entrata (input) ed
in uscita (output) di comunicazioni, azioni e beni.

13. COMPLEMENTARIET E COESIONE

La complementariet fra gli attori entro un campo pu


acquistare una certa stabilit. Tale fenomeno nei campi
collaborativi dicesi coesione; il fenomeno non manca tuttavia
neppure nei campi competitivi, come stabilizzazione dei vincoli
alle scelte o regole del gioco.
La stabilizzazione della complementariet dovuta
anzitutto ad un fenomeno di equilibrio, che non pi solo
momentaneo, ma acquista una dimensione temporale, come
compenso fra ricavi passati, attuali e futuri. Cos un giocatore,
che perde al gioco, continua a rispettare le regole, poich ci

21
premessa alle future soddisfazioni e ricavi che il gioco potr
dargli. Fattore di equilibramento sono pure le sanzioni
diffuse che un attore teme dai coattori nel caso ch 'egli
infranga le regole del gioco o le norme di gruppo.
Nel caso particolare della coesione la concezione
dell'equilibrio trova la propria espressione nella definizione
di FESTINGER ed associati13, per cui la coesione definita come
il campo totale delle forze che agiscono sui membri, a ci
che rimangano nel gruppo... e pu essere definita come la
media per tutti i membri delle forze risultanti che spingono
a rimanere nel gruppo . Tale definizione per
insufficiente, anche se nel campo totale delle forze si intro-
ducono non solo le attrazioni empatiche fra membri, ma pure (il
che assai discutibile) le pressioni che sui membri sono
esercitate dal sistema esterno al gruppo. Il fatto che oltre
all'attrazione interpersonale si deve aggiungere l'attrazione
verso il gruppo come tale .
La percezione del gruppo come tale, da parte dell'attore,
premessa essenziale a ci che vi possa essere identificazione
affettiva del singolo con il gruppo, ovvero percezione dei
vantaggi della appartenenza al gruppo. La percezione del
gruppo, da parte di coloro che sono esterni al gruppo, poi
premessa ad un prestigio di gruppo, che pu riflettersi sui
membri di esso, elencandone lo status sociale.
Nel complesso il gruppo accresce la propria coesione
quanto pi: a) assicura informazione ai suoi membri; b)
permette un pi economico raggiungimento dei fini; e)
risponde a bisogni di affetto ed affiliazione; d) assicura una
difesa dall'ambiente 14.
Torneremo sull'argomento nel paragrafo 24.
Tutto ci vero, pure se in misura limitata, per i campi
competitivi, in cui sia presente una certa complementariet.
Il rispetto del codice cavalleresco nel duello, assicurato dal
senso di appartenenza alla categoria eletta dei
gentiluomini.

22
14. FINALIZZAZIONE ED ORGANIZZAZIONE

La stabilizzazione dei fini propone invece un'altra


problematica, quella della razionalizzazione della struttura del
campo, al fine di massimizzare i ricavi e minimizzare gli sforzi.
Il concetto di organizzazione si applica soprattutto ai campi
collaborativi: i gruppi che sono stati sottoposti ad una
razionalizzazione della struttura, vengono detti, infatti,
organizzazioni . Ma vi pu essere pure organizzazione dei
campi competitivi: si pensi alle gare sportive od alle borse
valori.
La differenziazione fra strutturazione ed organizzazione,
deriva dal fatto che la strutturazione un fenomeno che si
verifica attraverso reciproci adattamenti, cio per tentativo ed
errore, mentre l'organizzazione si effettua prendendo visione
globale del campo, come sistema interno e come sistema
esterno. Purtroppo la confusione fra strutturazione ed
organizzazione frequente, pure in autori pregevoli come la
KLEIN . Neppure la distinzione moreniana adeguata poich il
sistema formale, o societ esterna, pu essere d'origine sia
analogica che razionale.
La necessit dell'organizzazione tanto pi sentita quanto
pi il nesso fra ricavi del gruppo e ricavi dei singoli indiretto.
La necessit si far perci sentire assai nelle aziende, nelle
forze armate, nelle pubbliche amministrazioni, mentre verr
trascurata nei gruppi di' amici e nelle famiglie.
L'organizzazione tende a distinguere le funzioni dei diversi
componenti del gruppo, distinguendo le funzioni di regolazione
da quelle di esecuzione. Spesso coloro che partecipano alle funzioni
meno centrali (tutte quelle esecutive e le ausiliari, fra le regolatrici)
ricevono un semplice compenso per le prestazioni fornite al
gruppo.
L'organizzazione, avendo i propri fini esterni a s, deve
restare un sistema aperto; perci necessario che entro ad essa
si mantenga una circolarit dei processi di: osservazione
dell'ambiente, decisione dell'azione, esecuzione, controllo di
efficienza e di efficacia. Si ha cos l'introduzione di un vero e
proprio circuito cibernetico.
23
15. ABBOZZO DI UNA TIPOLOGIA DEI CAMPI

La costruzione di complesse tipologie dei campi sociali


elementari (ed anche di unit pi complesse) stata al centro degli
interessi di un'importante scuola sociologica, quella formale, la
quale ha ritenuto che da una descrizione delle forme sociali si
potesse, con un gioco di scomposizioni e ricomposizioni, ricostruire
l'intero divenire sociale. Ma la fenomenologia sociale si
mostrata talmente intricata e complessa da non potere essere
dominata da un accostamento puramente formalista. Cosicch
ogni sociologo formalista ha finito col proporre una propria
tipologia, criticando quelle dei colleghi di scuola.
Il GURVITCH ha pertanto concluso 16: Ogni classificazione
un azzardo. Non pu avere che un valore pragmatico, ed nel corso
della ricerca che si sperimenta ci che vale . E, purtroppo, nel
corso delle ricerche, le distinzioni formaliste si sono dimostrate
utili soltanto ad accrescere la capacit descrittiva del nostro
vocabolario. Delle 24 forme di socialit proposte, ad esempio,
dallo stesso GURVITCH, l'unica traccia restata in un certo uso
del termine comunione, per indicare dei gruppi spontanei ad
altissima coesione o fusione, come preferisce dire tale autore.
Ci pare tuttavia lecito tentare una tipologia di prima
approssimazione, che non sia per discontinua, ma permetta,
invece, di situare i diversi campi entro ad uno spazio a tre
dimensioni e precisamente:
1. la dimensione competizione-collaborazione. Si tratta
della dimensione pi comunemente accettata; nessun campo
puramente competitivo, poich si autodistruggerebbe, o
puramente collaborativo, poich diverrebbe incapace di
evoluzione; quindi lecito affermare un continuo entro la
dimensione;
2. una dimensione della coesione, che procede da una
semplice
giustapposizione degli attori ad una loro fusione in una
comunione ;
3. una dimensione dell'organizzazione, che procede da
una strutturazione spontanea ad un'organizzazione funzionale.

24
Le dimensioni di coesione e di organizzazione possono
svilupparsi tanto pi ci si avvicina alla polarit della
collaborazione, allontanandosi da quella della competizione.
Lo spazio entro cui spazia la tipologia dei campi, pu essere
cos rappresentato:

L'avere distinto entro la dimensione comunemente accettata


della spontaneit-formalizzazione, le due dimensioni della
coesione e della organizzazione, ci pare estremamente
chiarificatore. Gi il TNNIES 1? aveva posto in luce come i
campi collaborativi, stabilizzandosi, diano origine a comunioni
(Gemeinschaft) o ad associazioni (Gesellschaft), forme
contrastanti fra loro. Per questo, entro al prisma, che dovreb-
be raccogliere i possibili tipi di campo, ho chiuso la base, che
corrisponde al polo della collaborazione, con una linea
tratteggiata. Pare infatti difficile accordare organizzazione e
coesione; gli studi sociometrici dimostrerebbero, anzi, che pi
rigida l'organizzazione e pi forte il distacco della matrice
affettiva dalla forma esterna.
La costruzione dello spazio tipologico presenta una
notevole utilit, poich ci rivela quanto ampio sia lo spazio
delle possibili ricerche e come gran parte di esso sia stato
trascurato dalla ricerca empirica, che essenzialmente
americana.
25
Questa si concentrata intorno:
I - i piccoli gruppi sperimentali, a scarsa coesione;
II - i gruppi naturali, a media coesione;
III - le organizzazioni.
Sono invece stati trascurati:
1. - i campi competitivi;
2. - i grandi campi a scarsa coesione, come le folle, sia
competitive che collaborative 18;
3. - i gruppi ad elevata coesione.
Il seguito del mio discorso si accentrer sugli
argomenti I e II, ma bene sapere che essi non sono che una
parte dei casi possibili.

26
III - I GRUPPI ELEMENTARI
16. QUESTIONI GENERALI

La seconda parte di questo saggio ha chiarito come il


gruppo sociale non sia che una delle possibili specie di campo
sociale, e precisamente: un campo collaborativo a strutturazione
non razionalizzata. E' bene, a questo punto, delimitare ancor
meglio l'oggetto di questa ultima e pi approfondita parte del
saggio. Qui si deve fare una scelta che anche
terminologica, poich accanto a coloro che parlano di gruppo,
senza attributi, vi sono altri che parlano di piccolo gruppo,
di gruppo primario, di gruppo con rapporti diretti (face to
face) fra i membri, ecc.
Il termine piccolo gruppo piuttosto equivoco, poich
come osserva il GOLEMBIEWSKI 19 esso viene a designare
situazioni assai diverse. Due delle pi usate sono quella degli
sperimentalisti e quella degli studiosi dei gruppi, naturali, ma
complessi. Per i primi piccolo gruppo un gruppo entro
cui vi sono rapporti diretti, fra un numero limitato di persone,
indipendentemente dalla persistenza e coesione del gruppo.
Per i secondi si tratta delle suddivisioni spontanee di gruppi
pi ampi, nelle quali vi in genere un grado non trascura bile
di coesione. Ma il termine gruppo primario non pi
preciso; per alcuni, come il COOLEY , sta ad indicare i gruppi
in cui vi rapporto diretto fra i membri; per altri sono i gruppi
non articolabili in gruppi minori.
Qui useremo il termine meno impegnativo di gruppo
elementare, in cui si sommano le due discriminanti proposte
per il gruppo primario. I rapporti diretti fra membri,
distingueranno il gruppo elementare dai gruppi con rapporti a
scarsa coesione, quali: folle; gruppi di comunicazione; clientele
ed altri gruppi aperti. La non divisibilit del gruppo lo
distinguer dai gruppi complessi 20 . Nei gruppi elementari si
potrebbero comprendere, a rigore, pure gli elementi minimi delle
organizzazioni; ma qui non li considereremo esplicitamente. Vi ,
indubbiamente, una notevole equivalenza fra i gruppi
elementari e i piccoli gruppi. Si tenga, d'altra parte, presente
che il fatto che la tipologia dei campi sia possibile solo
secondo delle dimensioni continue , fa s che ogni
27
definizione copra un'area tipologica, con molte varianti nel
proprio ambito.
Lo sforzo per una limitazione dell'oggetto di studio trova un
compenso nella possibilit di potere fondare le nostre
osservazioni su di una ricca base sperimentale. Ma la
limitazione non , tuttavia, sufficiente ad assicurare la
ricostruzione postanalitica degli atteggiamenti e dei
comportamenti in un modello organico e funzionale. Lo studio
rester eminentemente descrittivo.
La descrizione del gruppo primario si articoler in due
parti: una statica o struttura; una dinamica o processo. Sar,
tuttavia, opportuno far precedere alcune considerazioni sul
sistema esterno al gruppo.
Nello studio della struttura, porremo in evidenza: a) gli
elementi esistenziali del campo; cio: gli attori e la
situazione; b) i rapporti fra attori, e fra attori e situazione.
Nello studio del processo seguiremo la circolarit del
processo stesso, nei suoi momenti di raccolta d'informazione
(osservazione), di decisione, di esecuzione e di controllo. Dallo
studio emergeranno due fenomeni particolari: 1) il sistema
formale di regolazione o normativo; 2) la coesione, come
effetto di campo che assicura persistenza al gruppo.

17. IL SISTEMA ESTERNO

II sistema esterno colloca il gruppo entro un campo pi


ampio. Lo studio di tale sistema costituisce il raccordo fra il
gruppo e la societ in generale; perci il parlare di esso
comporterebbe, a rigore, l'inclusione nella trattazione
dell'intera Sociologia: il che assurdo. Qui, ci limiteremo ad
osservare come il campo pi ampio, entro cui situato il
gruppo, non di necessit un altro gruppo, ma pu essere
un campo di diversa natura: campo competitivo, campo collabo-
rativo aperto, ecc.
Il gruppo inserito entro un campo competitivo, entro cui
persegue obiettivi esterni a se stesso, in contrasto con altri
gruppi, tende ad accrescere la propria interna coesione, a mano
a mano che l'intensit della competizione si accresce. Lo SHERIF
28
ha condotto esperienze assai probanti in proposito; pare tuttavia
che, superato un certo limite della intensit competitiva, senza
che l'accresciuta coesione abbia condotto a qualche successo,
si verifichi un collasso, che pu condurre alla disgregazione del
gruppo stesso.
Quando un gruppo , invece, inserito entro ad un campo
collaborativo, pare che gran peso abbia la differenza di
coesione fra gruppo e campo esterno, pi comprensivo. Entro i
campi aperti, l'esistenza di qualche gruppo pi compatto,
specie se organizzato, d a tali gruppi una netta supremazia,
per cui i pochi possono controllare i molti; ci stato
posto in evidenza nel campo politico soprattutto dal MOSCA e,
dentro i moderni partiti, dal MICHELS .
Assai meno studiato il fenomeno inverso, per cui un
gruppo specificazione particolare di un gruppo ad alta
coesione. Ci si verifica nei casi in cui il legame del campo
pi ampio ideologico, ovvero dato dalla fedelt ad un
capo carismatico . In tale., caso, la coesione del gruppo
condizionata alla fedelt al gruppo pi vasto.
Il carattere organizzato del campo pi vasto,
tenderebbe invece a creare uno iato fra struttura formale e
struttura informale, come hanno dimostrato, non solo le
ricerche dei sociometristi, ma pure quelle dei sociologi
industriali. Entro ad un'organizzazione pi vasta
sussisterebbero contemporaneamente campi formali ed
informali, sufficientemente distinti anche se intersecantisi fra
di loro.
Ci conduce ad un pi vasto problema, che fino ad oggi
stato solo sfiorato: quale sia l'articolazione dei campi pi
comprensivi: se su di uno solo o se su pi livelli di gruppi
elementari. Pare che la struttura della leadership tenda spesso a
sovrapporsi, come elemento connettivo, agli altri gruppi
elementari.

29
18. ATTORI E SITUAZIONE

Passando dal sistema esterno a quello interno, noi


dobbiamo porre anzitutto in evidenza, gli elementi
esistenziali di esso: gli attori e la situazione.
Nei riguardi degli attori dobbiamo distinguere i problemi
che derivano dal numero degli attori, da quelli che conseguono
dalle loro caratteristiche.
Il numero degli attori, entro ad un gruppo elementare,
limitato dal fatto che il numero delle possibili relazioni
interindividuali cresce con il quadrato del numero degli attori.
Non appena il numero degli attori raggiunge e sorpassa la
decina, il gruppo tende a scindersi in pi gruppi separati.
Studi accurati sono stati effettuati sui gruppi minimi: diadi,
triadi, ecc. Si pure posto in luce il fatto che un numero
dispari di attori permette di evitare situazioni in cui venga
a mancare una maggioranza di pareri, nei casi di decisione col-
lettiva.
Altre caratteristiche degli attori sono le variabili di
personalit, quali: i quozienti d'intelligenza, i tratti
caratteriologici, oltre evidentemente il sesso e l'et. Alle
variabili di personalit sono assimilabili pure certe
caratteristiche sociali, legate alla persona singola: grado
d'istruzione, capacit specifiche, status sociale generale, ecc. Ad
esempio, chi ha un elevato status sociale pi facilmente ottiene
la guida (leadership) pure entro gruppi occasionali; mentre,
in situazioni specifiche, certe capacit peculiari, utili al
raggiungimento dei fini, possono favorire l'influenza di
particolari attori.
Entro ad un campo sociale, la definizione dei fini da parte
degli attori costituisce un momento particolarmente delicato. Ma
un gruppo, cio un campo che ha acquistato una certa stabilit,
ha in genere certi fini stabiliti, almeno nelle grandi linee, ed anche
di conseguenza vi una certa stabile differenziazione dei
mezzi dalla situazione.
Entro ai fini si deve distinguere il fine del gruppo (effetto
di campo) dai fini degli attori. Cos i fini di un reparto militare
possono consistere nella conquista di un obiettivo, con il minimo
30
di perdite; mentre i fini dei singoli possono consistere nella
soddisfazione del personale dovere, salvando la propria integrit
fisica. I fini non sono necessariamente interni al campo, ma
possono essere esterni ad esso.
Similmente i mezzi possono essere di gruppo od individuali.
Nel campo economico, militare, dei trasporti e delle
comunicazioni, assistiamo all'uso di mezzi collettivi sempre pi
complessi: macchine, armi e veicoli collettivi, diffusori di
massa; e l'elenco potrebbe seguitare.

19. RAPPORTI STRUTTURALI FRA ATTORI

La descrizione del gruppo, in termini di struttura, procede


quindi a collegare gli attori fra di loro e questi con la situazione.
Nell'analisi dei rapporti fra attori si usa distinguere l'analisi dei
rapporti formali, centrata sugli aspetti consolidati e di gruppo,
dall'analisi dei rapporti informali, centrata sugli aspetti nascenti
ed individuali.
L'analisi formale si attua usualmente stabilendo la
posizione reciproca degli attori in termini di posizione o status ed
in termini di funzione o ruolo. Lo status concepito
essenzialmente in termini di potere di un attore su gli altri
attori, mentre il ruolo concepito essenzialmente in termini di
aspettative reciproche (cfr. 8, 6). Lo status ed il ruolo formano
due aspetti di ununica realt; l'analisi strutturale non insiste
per sugli status-ruolo particolari, quanto sul sistema di
status-ruolo, considerato nel suo complesso.
I ruoli, in quanto prescrizioni di comportamento, sono
d'altra parte pure delle norme. La distinzione fra sistema di
status-ruolo e sistema di norme (del quale si parler pi oltre)
, d'altra parte, non solo per estensione, in quanto che le norme
comprendono anche altre regole di comportamento, oltre ai
ruoli, ma anche metodologico, in quanto che il sistema di
norme, che si pone in .evidenza in sede di analisi di processo,
d risalto a certi aspetti dinamici, che non sono essenziali al sistema
di status-ruolo che si pone in evidenza in sede di analisi strutturale
e, quindi, statica.
31
Una particolare analisi formale, che in certi casi pu
presentare non poco interesse, quella dei canali di
comunicazione esistenti in un gruppo. Le ricerche sperimentali
hanno dimostrato come il controllo delle comunicazioni sia
strumento di potere di notevole importanza.
L'analisi informale si pu effettuare risalendo agli aspetti
informali della struttura, dall'osservazione dei comportamenti.
Esempio classico resta la ricerca di ROETHLISBERGER e DICKSON in
un'industria telefonica americana, che viene comunemente indicata
come ricerca sulla Bank Wiring Room (stanza del cablaggio dei
quadri).
Pi comunemente ci si vale del test sociometrico, gi dianzi
ricordato ( 8). Nella costruzione di un sociogramma si deve
specificare quale il fattore secondo cui vengono effettuate le
scelte. Comunemente si prendono come criteri: a) colui che si
preferisce come compagno (sociogrammi espressivi o centrati sul
gruppo); b) colui che si ritiene pi capace di guidare il gruppo
verso un dato fine (sociogrammi centrati sul fine o finalizzati).
I due sociogrammi (espressivi), che si riportano, si
riferiscono a due squadriglie dell'aviazione americana. I tratti
uniti indicano attrazione, quelli tratteggiati repulsione; le frecce
indicano la direzione dei tele. Nella squadriglia A: la maggior
parte delle scelte si orientano verso il comandante CO ed il vice
comandante XO; un capo informale invece il membro 13; verso
i non appartenenti alla squadriglia vanno solo repulsioni. Nella
squadriglia B: il comandante CO un isolato; il vice comandante
un respinto; sono sorte due cricche entro al gruppo (2, 3, 6, 7) e
(12, 13, 16, 17); molti membri della squadriglia scelgono elementi
fuori di essa.
L'analisi sociometrica ha permesso di stabilire tutta una
gerarchia di status informali entro al gruppo, che comprende: 1)
capi (naturali); 2) luogotenenti; 3) gregari; 4) marginali; 5) isolati;
6) respinti. Spesso alla descrizione in termini interpersonali si
aggiunge una variabile di campo, detta atmosfera ; si
distinguono usualmente tre specie d'atmosfera: autoritaria,
democratica, libertaria. L'equilibrio fra i diversi status
risentirebbe profondamente della specie d'atmosfera.

32
33
Sulla funzione del capo naturale (leadership) si sono versati
fiumi d'inchiostro. L'emergenza di un capo oggi considerata
come un incontro fra certe attitudini personali e certe
caratteristiche del gruppo. Ad esempio: un capo autoritario
respinto da gregari democratici, ma bene accetto da gregari
autoritari.
Interessante la figura del marginale , accettato da alcuni
membri del gruppo e respinto da altri, che si trova in una
posizione di equilibrio instabile. L'individuo: o compensa
la debolezza della propria posizione facendo dello zelo; ovvero
si isola, cercando magari simpatie fuori del gruppo; od, ancora,
finisce di essere respinto.
Altre ricerche interessanti riguardano la
trasformazione del respinto in un capro espiatorio .
Ci avviene nei gruppi entro cui vi una forte aggressivit
repressa e, quindi, nelle atmosfere autoritarie.
La maggior parte degli analisti della struttura informale
trascura, per, l'effetto di campo di gran lunga il pi
importante: quello della coesione (cfr. 9). La coesione ad
un tempo elemento della struttura e del processo; onde
evitare ripetizioni, ne parleremo trattando del processo.
Notiamo tuttavia come molte delle considerazioni dei
sociometristi, che ho sopra ricordate, mancano di una verifica
entro i gruppi ad alta coesione, in cui l'identificazione con il
gruppo o con l'ideologia al cui servizio il gruppo, parrebbero
sminuire l'importanza del capo naturale.

20. RAPPORTI STRUTTURALI FRA ATTORI E SITUAZIONE

Purtroppo, lo studio dei rapporti fra attori e fini ed,


ancor pi, fra attori e mezzi assai meno progredito. I fini
formali dei gruppi ed i fini particolari degli individui vengono
affiancati gli uni agli altri, senza adeguata analisi dei rapporti
fra gli uni e gli altri, pur essendo evidente che, perfino nelle
organizzazioni pi formalizzate, vi spesso una qualche
divergenza fra i fini del gruppo e quelli individuali.

34
L'analisi dei rapporti fra attori e fini pone in luce che fra
di essi vi pu essere complementariet o convergenza. Si ha
complementariet quando i diversi attori, con la loro azione,
soddisfano ai fini degli altri attori: la complementariet pu
essere fra due o fra pi attori. La convergenza si ha quando i
valori attribuiti dai diversi attori ai fini tendono a convergere.
Spesso i valori vengono confusi con le norme ", ma ci
errato: un oggetto fortemente valutato da pi attori, pu di -
venire causa di contesa; mentre le norme stabiliscono priorit
fra le scelte degli attori, richiedendo spesso da essi rinuncia a
fini personali.
Lo studio della convergenza dei rapporti fra attori e fini
potenziali stato condotto pi sul piano della presa di conoscenza
che della valutazione vera e propria. Lo SHERIF ha dato a ci
un particolare contributo, studiando l'effetto detto
autocinetico, per cui un osservatore, immerso entro un
ambiente oscuro, ha l'illusione che un punto luminoso fisso
, proiettato su di uno schermo, si muova; la valutazione
ch'egli d del movimento illusorio perci del tutto arbitra-
ria. Ora, avviene che le stime di un gruppo di individui, che
possono comunicarsi l'un l'altro le stime personali, tendono a
convergere verso una stima, pure essa illusoria, di gruppo. ASCH,
con altri e differenti esperimenti, ha dimostrato quanto sia forte
l'influenza dell'opinione di gruppo, sulle stime di gruppo, anche
nei casi in cui le stime personali abbiano un ancoramento nella
realt sensibile.
Il collegamento fra fini individuali, anche convergenti,
ed il fine di gruppo, inteso come effetto di campo, presenta
non poche difficolt concettuali. Il GOLEMBIEWSKI ritiene
che tutte le concettualizzazioni fino ad oggi effettuate siano
inadeguate 22 . Egli accetta le esigenze poste da CARTWRIGHT e
ZANDER , per cui una definizione soddisfacente deve
riconoscere che un fine di gruppo: a) in rapporto con i
sistemi di tensioni dei membri, che sono mutualmente interdipen-
denti nel loro insorgere e nel loro acquietamento e b) esercita
un'influenza sopra i membri del gruppo cos da porre e
mantenere in attivit il loro comportamento .

35
E' evidente, nella seconda parte della definizione,
l'elemento previsivo, per cui i singoli vedono nel
raggiungimento del fine del gruppo una possibilit di
attuazione che manca ai fini particolari; attua zione, che
comporta un'attuazione parziale dei secondi od, almeno, una
premessa alla loro attuazione.
Lo studio dei rapporti fra attori e mezzi ancora meno
sviluppato; forse perch troppi studi sono stati effettuati in
situazioni sperimentali. E' invece evidente come molte
facilitazioni all'uso dei mezzi, come ad esempio il diritto di
propriet, condizionino fortemente la struttura sociale. Nelle
aziende industriali, il controllo formale assicurato, sempre ad
esempio, a chi ha la propriet, od il controllo delegato, del
capitale.

21. IL GRUPPO COME PROCESSO

Lo studio della statica del gruppo, ossia del gruppo come


struttura, presenta, come si visto, non poche lacune. Se
passiamo alla dinamica del gruppo, vale a dire allo studio del
gruppo come processo, troviamo non solo un numero di
conoscenze sperimentali ancora minore, ma incontriamo serie
difficolt nel collegare fra loro tali conoscenze. D'altra parte non
si pu parlare del gruppo come processo, senza uno schema
funzionale del processo stesso. Ma poich nessuno degli
schemi proposti comunemente accettato, sar opportuno porre
in evidenza alcuni fra gli schemi pi notevoli, fino ad oggi
proposti. Ad essi far seguire una mia proposta di schema, di
origine cibernetica, che distinguer fra un livello formale ed un
livello energetico del processo. Quindi, nei paragrafi seguenti,
ordiner le attuali conoscenze sul processo, in base allo schema
da me suggerito.
Il primo importante tentativo di costruire un modello del
gruppo sociale fu effettuato nel 1950 da HOMANS. Tale modello
fu successivamente perfezionato dalla KLEIN ; fu anche, in forma
semplificata, tradotto in termini matematici dal SIMON. Questo
modello pone l'aspetto sul livello energetico del processo. Vi
sarebbe un rapporto diretto fra l'intensit di interazione (ivi
36
compresa la comunicazione) ed il livello di reciproca attrazione
fra gli attori. Similmente vi sarebbe un rapporto diretto fra
l'intensit dell'azione esterna e l'elevatezza del valore dei fini.
Vi sarebbe invece un rapporto inverso fra incrementi
dell'intensit dell'azione esterna ed incrementi dell'intensit
della interazione. Lo stesso sistema normativo interpretato
come fenomeno affettivo e, quindi, prevalentemente
energetico.

Nel 1952 PARSONS, a seguito di ricerche del BALES, diede


una particolare interpretazione di un proprio precedente schema
funzionale del gruppo. Pur non distinguendo fra livello formale
e livello energetico, egli introdusse chiaramente la previsione
e, con essa, la dimensione della finalizzazione. La dicotomia
mezzi-fini , cos risultante, combinata con la dicotomia
sistema esterno - sistema interno- serv a definire le quattro
funzioni fondamentali del gruppo:

MEZZI FINI

conseguimento
SISTEMA ESTERNO adattamento
dei fini

mantenimento delle integrazione


SISTEMA INTERNO forme sociali e ridu-
zione delle tensioni

Su tale schema evidente un netto prevalere del gruppo


sugli individui, per cui la complementariet fra gli attori
accolta come condizione preliminare; non vi il problema di
creare condizioni collaborative ma solo quello di riduzione
delle tensioni e di mantenimento del modello . Da ci un
carattere statico e quasi organicistico del modello.
Non stupisce quindi che lo HARE, nel suo recente
volume (esso del 1962), in cui passa in rassegna le nostre
37
conoscenze ricavate dai gruppi sperimentali, si rifiuti di
avanzate un modello, ma si limiti a proporre un ordinamento
delle conoscenze secondo quattro categorie 23, che risultano dalla
combinazione fra le due dicotomie:
l a - gruppo individuo
2 a - compito aspetto socio-emotivo.
Inoltre lo HARE (come, del resto, gi la KLEIN) assicura una
certa differenziazione fra fenomeni informativi e fenomeni
energetici.
Cerchiamo ora d'introdurre un modello cibernetico del
processo. Ci richiede una distinzione concettuale fra livello
formale ed energetico, ossia fra un sistema regolatore e un
sistema economico.
Nel sistema regolatore rientrano non soltanto gli stimoli
ma pure la forma dei fenomeni energetici, che dagli stimoli
viene modificata, e che pu essere origine di nuovi stimoli. Il
considerare distintamente il sistema regolatore dovuto
all'opportunit di dare rilievo ai comportamenti verbali e
quindi agli attori come schemi decisori. Ci per non
esclude la possibilit di tenere conto pure di stimoli, che
sfuggono alla presa di coscienza, e di processi semplici,
come quelli del tipo stimolo-risposta, in cui uno stimolo a
bassa energia pu porre in azione una risposta ad elevata
energia. Entro ad uno schema di regolazione elettrotecnico, si
possono benissimo inserire, ad un tempo, e dei cervelli
elettronici e dei semplici relais.
La consistenza di un sistema regolatore deve essere
espressa in termini formali, ma un sistema regolatore, pur
perfettissimo, funziona a vuoto, se non vi flusso energetico
da regolare. In un sistema composito, come quello del
gruppo, si pu poi verificare il fenomeno inverso: che uno o pi
attori, rifiutino di accordare il proprio sistema regolatore con
quello di gruppo, a causa dell'insufficienza del flusso energetico
in entrata o l'eccesso del flusso energetico in uscita, rispetto al
subsistema rappresentato dall'attore stesso. Da ci la necessit
di porre in evidenza pure l'equilibrio in termini energetici; cio
l'emergenza del sistema economico .

38
22. IL SISTEMA REGOLATORE

Un sistema regolatore, concepito come circuito cibernetico, deve


avere una configurazione circolare, di questo tipo:

Lo schema pu essere letto nel modo seguente:


l'osservazione permette la raccolta di informazioni intorno
alla situazione; in base a ci viene presa una decisione
impegnativa per l'intero gruppo; la decisione guida allazione;
l'effettuazione di questa provoca il controllo; questo richiede
un'osservazione delle modificazioni subite dalla situazione, in
base alle quali si prendono nuove decisioni, che modificheranno
l'azione. Il ciclo cos si chiude, per ripetersi.
Il distacco, entro il gruppo, del processo di decisione da
quello esecutivo, il fenomeno che ha attirato maggiormente
l'attenzione degli studiosi. Il BALES ha codificato in dodici
categorie i tipi di comportamento, osservabili durante il
processo di decisione, a seconda che: cerchino o diano
informazione; procedano a valutazioni o proposte; accettino o
rifiutino soluzioni, in guisa pi o meno emotivamente impegnata.
Tale codificazione ha permesso di studiare l'equilibrio che si
crea fra i componenti durante le decisioni (matrici dei
comportamenti), dimostrando come il leader interagisca assai
pi degli altri attori e, soprattutto, comunichi in guisa
prevalente verso il gruppo come insieme. Essa ha anche
permesso di studiare le fasi del processo di decisione, nei
gruppi formati di recente. BION ha invece tentato un'analisi
delle azioni secondo le due componenti: socio-emozionale e
finalizzata; le analisi del Bion sono state successivamente
perfezionate dal THELEN .

39
Il distacco della posizione di osservazione da quella della
decisione, avviene soprattutto quando l'osservazione presenta
particolari difficolt tecniche e necessita di forte spassionatezza.
Il distacco avviene soprattutto nelle organizzazioni economiche,
militari, sanitarie, ecc. La posizione di osservazione assai poco
studiata, anche se tutti gli studiosi riconoscono che la quantit
d'informazione decisiva ai fini dell'esercizio del potere.
Il distacco della posizione di controllo da quella di
decisione, richiede un comportamento non meramente
automatizzato da parte degli attori. Le due posizioni devono
essere collegate fra loro da un ponte di controllo lungo il quale
viaggiano previsioni dalla decisione al controllo, e dati di
verifica, dal controllo alla decisione. Il controllo pu essere di
efficienza dell'azione e di efficacia nel cambiamento della si-
tuazione. Il maggior numero di studi al riguardo stato
effettuato da scienziati politici, i quali pi che altro han
posto in evidenza come chi ha posizioni di decisione cerchi di
evitare il controllo altrui sull'efficacia delle decisioni. Il
distacco delle due posizioni avrebbe perci un valore di
distribuzione del potere nel gruppo.
Entro i gruppi le funzioni sopra considerate non sono
fortemente localizzate nei diversi attori, cos come avviene
nelle organizzazioni, tuttavia possibile descrivere gli
status-ruolo entro qualsiasi gruppo, in base all'accesso alle
diverse funzioni.

23. LE NORME

La comprensione del sistema regolatore indispensabile per


la comprensione delle norme o, meglio, del sistema normativo.
Sotto tale denominazione vengono designati due fenomeni
distinti, anche se fra loro strettamente collegati:
1) il sistema formale di regolazione, che pu studiarsi
indipendentemente dal fatto che sia messo in atto o meno;
2) la capacit regolatrice del sistema, nei confronti dei
comportamenti degli attori.

40
Come sistema formale le norme includono tutti i criteri
di condotta che definiscono che cosa dovrebbe avvenire nel
gruppo, in accordo con i quali i membri guidano le loro azioni,
atteggiamenti e credenze 24. Per dare un contenuto ad una
definizione cos comprensiva, opportuno distinguere fra: a)
il sistema formale statico o di fondo e b) la integrazione e
modificazioni dinamiche del sistema. In altre parole: vi un
sistema di norme, che possiamo dire consuetudine, che
dovrebbe determinare gi in una certa misura i comportamenti
degli attori, e vi sono decisioni, che integrano tale sistema
di partenza al fine di modificare la situazione, che devono
essere prese in virt di norme di secondo grado.
Le norme, come consuetudine, sono particolarmente
importanti per assicurare la complementariet del gruppo ed,
anche, una finalizzazione adeguata, entro situazioni ripetute.
La consuetudine assicura un sistema capace di funzionare, ma
non necessariamente ottimo. Le norme di secondo grado
tendono, invece ed anzitutto, a scelte razionali per il
raggiungimento dei fini del gruppo; tale razionalit si estende
quindi pure alla distribuzione degli oneri e dei compensi, cio alla
complementariet, sotto il termine di equit.
L'agire secondo consuetudine nei rapporti interpersonali
pure indicato come giustizia retributiva, mentre l'agire secondo
equit indicato come giustizia distributiva. Il PIAGET 25 ha
mostrato come il senso della giustizia retributiva sorga nel
fanciullo alcuni anni prima del senso della giustizia
distributiva; verso i 9-10 anni, invece che verso i 7-8 anni.
La capacit regolatrice del sistema formale si pu
definire come la sua capacit d'influire sugli attori, intesi
come subsistemi. Poich non si riusciti, fino ad oggi, a
fornire un modello tipico dell'attore, ma solo a comprendere
questo fra tre modelli limite, ovvio che anche l'interferenza di
cui discorriamo, avr diverse componenti, e precisamente:
a) una automatizzata, come norma interiorizzata;
b) una analogica, dovuta all'identificazione con il
gruppo;
e) una razionale, dovuta ad un bilancio effettuato
dall'attore fra i ricavi virtuali.
41
La prima componente pone un problema di
apprendimento 26 . La seconda componente pone un problema
di coesione ; sul che torneremo nel paragrafo seguente. La
terza componente, infine, richiede che il gruppo minacci ed
applichi sanzioni a coloro che deviano dalle norme, in guisa
da fare coincidere il bilancio dell'attore con gli interessi del
gruppo.

Il sistema delle sanzioni, positive o negative, pu essere


affidato in parte alle reazioni degli attori ed in parte al
controllo, come posizione differenziata ed istituzionalizzata nel
gruppo. E' chiaro come il problema del controllo, cos
semplificato, non copra tutte le situazioni; vi possono essere:
devianze dovute alla interiorizzazione di norme contrastanti a
quelle del gruppo; altre dovute alla identificazione dell'attore
con un sottogruppo deviante; altre, ancora, dovute a contrasto
fra controllo istituzionalizzato e controllo diffuso.
Riferendoci al secondo caso, noteremo come le norme del
gruppo di lavoro prevalgono spesso sulle norme stabilite dalla
direzione delle aziende; cos malgrado gli incentivi
offerti dai cottimi il gruppo di lavoro che determina la
produttivit dei singoli operai.

24. IL SISTEMA ECONOMICO; LA COESIONE

Lo studio dell'equilibrio energetico, o del gruppo come


sistema economico , richiederebbe un'analisi: a) delle azioni in
uscita (output) ed in entrata (input), dal e verso il gruppo; b)
degli interscambi fra attori. E', ad esempio, interessante
osservare come situazioni assai diverse si abbiano a seconda
che gli attori partecipino direttamente agli
utili ed alle perdite del gruppo, ovvero siano compensati per
la loro attivit indipendentemente dai risultati di gruppo..
Una semplificazione si pu avere se, invece dei flussi
energetici, si considerino i ricavi come differenza fra entrate ed
uscite 27. Ci permette la costruzione di matrici dei ricavi come
quella di THIBAUT e KELLEY , presentata al paragrafo 10. Tale
matrice fra attori, ma sarebbe possibile costruirne una
42
analoga fra gruppi; si stia per attenti che un maggior ricavo
di gruppo non detto significhi maggior ricavo per ogni attore
o viceversa.
La matrice dei ricavi, ci permette di comprendere la
differenza fra due diverse misure della soddisfazione
dell'attore. Questo pu essere rispetto ad uno schema di
riferimento personale (livello soggettivo) o riferita alla
possibilit di scegliere una soluzione migliore (livello
intersituazionale o comparativo). Un attore pu avere un livello
soggettivo di soddisfazione assai basso (nel caso, ad esempio, di
uno schiavo) e non avere alternative migliori; come pu avere,
invece, un elevato livello soggettivo di soddisfazione ed avere,
ci malgrado, la possibilit di un miglioramento. L'elemento che
agisce psicologicamente sull'impegno individuale , lo si noti, il
livello soggettivo di soddisfazione; e di ci si dovr tener conto.
La matrice dei ricavi di THIBAUT e KELLEY tuttavia
valida solo in prima approssimazione, perch: a) una
matrice oggettiva, valida per le situazioni gi sperimentate; per
le situazioni che tali non sono, dovrebbe cedere il posto ad una
matrice delle aspettazioni, con le sue lacune, le sue illusioni e
le sue distorsioni; b) una matrice interpersonale che non tiene
conto degli effetti di campo.
L'analisi economica dei comportamenti conduce
all'analisi degli atteggiamenti conseguenti all'equilibrio
economico e cio al concetto di coesione. Tale concetto
centrale alla nozione stessa di gruppo, poich agisce come un
volano che assicura al gruppo una continuit d'azione,
nellalternarsi di situazioni favorevoli o contrarie. La coesio ne
non dipende dal livello comparativo di soddisfazione, perci non
accettabile la definizione di FESTINGER, della coesione come
totale campo di forze psichiche (cfr. 13). La coesione deve
essere intesa, pi semplicemente, come atteggiamento verso il
gruppo, di soddisfazione pi o meno elevata di fare parte di
esso.
La genesi dell'effetto di campo che conduce alla coesione
non del tutto chiara. Si tratta, probabilmente, di una
reificazione psichica del gruppo, attraverso processi di percezione
globale e di simbolizzazione del gruppo stesso, nonch di
43
parziale identificazione con esso, per cui il gruppo un'entit
che non solo assicura ricavi, ma che garantisce un senso di
sicurezza contro i rischi imprevisti ed imprevedibili. Come il
concetto di strategia nasce da una previsione globale, cio da
una gestalt finalizzante, il concetto di coesione dovrebbe
intendersi come solidariet globale, cio come una gestalt della
complementariet, per cui si rispettano norme che richiedano
sacrifici personali, per vantaggi virtuali, che potranno ottenersi
domani.
L'interesse attuale soprattutto verso una definizione
operativa della coesione, che permetta di accertare l'utilit
esplicativa del concetto, nei confronti dei fenomeni di gruppo.
Cos SCHACHTER ha studiato un questionario ad hoc, riportato dal
GOLEMBIEWSKI, e lo SEASHORE ha ideato un altro questionario,
che si basa su: a) il sentimento di appartenenza al gruppo; b)
l'ostilit a cambiare gruppo; e) la percezione della coesione del
gruppo, raffrontata alla coesione attribuita a gruppi similari.
Lo sviluppo di definizioni operative, capaci di essere
introdotte entro ricerche sperimentali , forse, la parte, ancor oggi,
pi manchevole nello studio del gruppo. Eppure, senza di esso,
manca il necessario ponte fra processo di concettualizzazione ed
ordinamento del dato sperimentale.

NOTE

1
E n t r o u n a co n cet t u a l i z z a z i o n e m o l e co l a r e, l a P si co l o g i a
s o ci a l e r es t a u n a b r a n ca d el l a P s i co l o g i a , ch e s i o ccu p a d el
s u b si s t ema d ei r a p p o r t i s o ci a l i , en t r o a l s is t em a p er s o n a l e. S u i d u e
co n c et t i d i P s i co l o g i a s o ci a l e v e d a s i : L . A N C O N A , L a p s i co lo g ia
s o c i a le n eg l i S ta t i Un i t i, Ed . V i ta e P en s i er o , M i l a n o , 1 9 5 5 .
2
R. F . B A LES , S ma ll Gro up T heory an d Rese arch , in S oc io logy
Toda y, Ba sic Bo oks , Ne w Yo rk, 1 959 .
3
E. R. H I LG A R D , Theo ries o f Le arn ing , App le ton -Ce ntuty -
C ro fts, Ne w Yo rk , 2 a ed ., 1 956 , pag g. 9 -11 .
4
E . R. H I L G A R D , o p . c i t ., p a g . 3 3 8 e s eg g .
5
S . S A R G E N T , C o n c ep ts o f Ro l e a n d Eg o in C o n t emp o r a r y
Ps y c h o lo g y , i n J . H . R O H R E R & M . S H E R I F ( ed s . ) , S o c ia l Ps y cb o l o g y
a t t h Cro ss ro a d s , H a rp er , N ew Y o r k , 1 9 5 1 , p a g . 3 6 0 .
6
R . L I N T O N , T h e Cu l tu ra l Ba c kg r o u n d o f Pe r so n a l i t y,
Ap p l et o n , N ew Y o r k , 1 9 4 5 , p a g . 7 7 .
7
R . K. M E R T O N , T e o ri a e s t ru t tu r a s o cia l e , I I M u l i n o ,

44
B o l o g n a , 1 9 5 9 , p a g . 1 9 7 e s eg g .
8
K . L E W I N , Fr o n t i er s in g ro u p d yn a m ic s , ec c. , i n
H u ma n R el a t i o n s , n. 1 ; r ip o r t a t o n el v o l u m e S m a ll Gro u p s , d i
cu i a l l a b ib li o g r a fi a .
9
S u l l a r i co mp o s i z i o n e, e f f et t u a t a d a l B A L E S , d el l e a z i o n i co s
a n a l i z z a t e, i n ma t r i ci d ' a z i o n e, a v r e mo o cca s i o n e d i r i t o r n a r e.
10
S p es s o , p er , p r op r i o l ' u t i l iz z a z i o n e s o ci o l o g i ca r i v el a
u n ' i n a d eg u a t a co n c et t u a l i z z a z i o n e d el l e v a r i a b i l i d i p er s o n a l i t .
11
Q u es t a d i s t i n z i o n e s u g g er i s c e a l G O L E M B I E W S K I , i n T h e
S ma l l Gr o u p ( c fr . b ib l i o g r a fi a ) , d i r i u n i r e n el l a ca t eg o r i a
d el l e v a r i ab i l i s t r u t t u r a l i q u el l e i n t er p er s o n a l i e q u el l e
l eg a t e a l l a co n fi g u r a z i o n e d el ca mp o ; m en t r e ch i a ma d i s t i l e
l e v a r i a b i l i d i ca mp o r es i d u e.
12
G . G U R V I T C H , L a vo ca t io n a c tu e l l e d e la S o c io lo g i e ,
P r es s es Un i v er s i t a i r es d e F r a n ce, P a r i s , 1 9 5 0 ; p a g . 1 1 7 .
13
G . F E S T I N G E R , S . S C H A C H T E R , K . B A C K , S o c ia l Pr e ssu r es
i n In fo rm a l Gr o u p s, Ha r p er , N ew Y o r k , 1 9 5 0 .
14
S . E . S E A S H O R E , G ro u p Co h e s iv e n e s s i n t h e I n d u s t ri a l
Wo r k Gro u p , Un . O f M i ch i g a n , A r n i Ar b o r , 1 9 5 4 , p a g g . 1 1 -
13.
15
I I G O L E M B I E W S K I , o p . c i t ., l a ri ech e g g i a d i s t i n g u en d o
fr a o r g a n i z z a z i o n e fo r ma l e ed organizzazione di
co mp o r t a me n t o .
16
G U R V I T C H , o p . c i t. , p a g . 1 2 7 .
1 7 F. T N N I E S , G e m e i n s ch a f t u n d G e se l l sc h a f t, L ei p z i g, 1 8 8 7 .
18
L o s t u d i o d el l e fo l l e s u s ci t l a r g o i n t er es s e i n E u r o p a , a g l i
i n i z i d el s e co l o , co n i l L E B O N ed i l S I G H E L E ; o g g i a r g o m en t o
t r a s cu r a t o . S u l l o s t at o d el l e co n o s c en z e i n t a l e ca mp o v ed er e: R .
W . B R O W N , M a s s Ph e n o m e n a , i n G. L I N D Z E Y , H a n d b o o k o f S o c ia l
Ps y c h o lo g y , Ad d i s o n W es l e y, C a mb r i d g e, M a s s . , 1 9 5 4 ; v o l . I I
19
R. T. G OL E MBIE WSK I , op. cit., II cap.
20
Vi saranno ovviamente, numerosi casi incerti, ent ro i quali
difficile dire se vi un gruppo articolato in sottogruppi , od un
grupp o co m plesso co stituito di gruppi ele m ent ari .
21
Si veda, ad es e m pio, lo SH E RIF nella s ua S ocial Ps ych ology, di cui in
bibliografia; pag. 249 e segg.
22
R. T. G OL E MBIE WSK I , op. cit., in bibliografia; pag. 181, e s eg g
23
H A R E , o p . c it . , p a g . 1 9 2 e s eg g . S i n o t i co m e l a t er mi n o l o g i a
d el l o s ch e ma co r r i s p o n d a b en e a q u el l a u s a t a i n q u es t o s a g g i o ,
b a st a s os t i t u i r e a t t o r e a d i n d i v i d u o , fi n e a co mp i t o
e co mp l e m e n t a r i et a d a s p et t o s o ci o - e m o t i v o .
24
R . J . P E L L E G R I N A c i t a t o d a l G o l e m b i e ws k i .
25
J. P I A G ET , Le ju ge men t mara l chez l'e nfan t, Alcan , P aris ,
1957.
26
C o n fr o n t a r e H I L G A R D , o p . ci t ., n el l a p a r t e l a d el l a
b ib l i o g r a fi a .
27
S i n o t i ch e i l co n c et t o d i r i ca v o p i es t es o ch e i n
e co n o mi a : u n d o n a t o r e p u a v er e u n r i ca v o d a l d o n a r e, s e ci
g l i a r r eca s o d d i s fa z i o n e.

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46
47
48
.

49
.

50

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