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La differenziazione segmentaria, tipica delle società preistoriche, consiste nel fatto che la
società sia divisa in tante tribù o in tanti villaggi che però hanno struttura simile, se messe in
rapporto tra loro.
La differenziazione centro/periferia, tipica dei grandi imperi (es. impero romano), consiste
nella diversificazione tra due parti della società: una zona dell'impero più importante
politicamente ed economicamente, detta «centro», ed un'altra zona, detta «periferia», che è
di rango inferiore ed è controllata dal «centro».
La differenziazione stratificata, tipica del Medioevo e della prima modernità, consiste nella
divisione della società in classi organizzate gerarchicamente tra loro.
La differenziazione funzionale, che costituisce ancora oggi la struttura portante della società
contemporanea, consiste nella diversificazione degli elementi della società in base alla
funzione che hanno o al compito che devono svolgere.
DOPPIA CONTINGENZA
La doppia contingenza è uno dei concetti di base della Teoria dei sistemi sociali di
Niklas Luhmann, fondamentale per comprendere la sua visione dei sistemi sociali, il
loro carattere di sistemi "emergenti”.
Egli assume il termine da Parsons, ma se ne differenzia nell’interpretazione.
Per doppia contingenza Parsons intendeva una circostanza in cui almeno due attori si
trovano a cercare di interagire avendo aspettative riflessivamente reciproche di
comportamenti differenti.
Per Luhmann non si tratta soltanto di una interdipendenza tra aspettative, ma di
un'interdipendenza tra aspettative riflessive (l'uno sa che anche l'altro sa che lui sa....)
che possono sempre essere differenti.
DOPPIA CONTINGENZA E SISTEMI SOCIALI
La doppia contingenza si costituisce effettivamente non appena un sistema incontra un altro sistema
a cui sia in grado di attribuire scelte contingenti. Se ciò si realizza in modo persistente e cogente,
allora il problema della doppia contingenza diventa sufficientemente motivante per dar vita a
sistemi sociali. Tali sistemi possono essere denominati come Ego e Alter.
In tale prospettiva la dimensione sociale si pone, nel contesto di differenti orizzonti di senso, come
problema relativo alla concordanza o divergenza delle interpretazioni di un Ego e di un Alter. Si
deve partire dal presupposto che essi sono l'uno per l'altro delle "scatole nere", assolutamente
impenetrabili nelle rispettive complessità. Essi tuttavia vivono entrambi l'esperienza della doppia
contingenza, ed è proprio questa condizione strutturale che assegna a ogni evento che accada in
tale contesto un significato strutturante.
Ego e Alter sono due sistemi autoreferenziali che si osservano reciprocamente sulla base
dell'esperienza della doppia contingenza. Ciascuno di essi, però, può cercare di condizionare ciò
che osserva nell'ambiente e quindi imparare da una tale esperienza. In tal modo è possibile
iniziare, d'ambo i lati, a ridurre l'incertezza riguardo al comportamento proprio e in questo modo
è possibile che si formi un ordine di senso emergente, precisamente come aspettative sociali
stabilizzate a cui, ora, i comportamenti reciproci possono orientarsi.
IL SISTEMA SOCIALE COME "TERZO INCLUSO”
Si deve comprendere che la possibilità dell'emersione di un sistema sociale sta tutta nella particolare
"pressione" che la doppia contingenza esercita su Ego e Alter. Da un lato, Ego vede Alter come Alter ego (e
viceversa), dall'altro lato e contemporaneamente Ego vive la non-identità delle prospettive come esperienza
vissuta da entrambe le parti (e viceversa). Poiché tutto ciò è vissuto riflessivamente anche da Alter, sorge un
"interesse alla determinazione" della situazione d'ambo i lati. L'eccesso d'indeterminatezza spinge alla
determinatezza.
Il sistema sociale sorge allora come "terzo incluso" non appena, anche per caso, si sia formato un qualche
senso determinato che sia utilizzabile d'ambo i lati per coordinare comportamenti determinati. È sufficiente
insomma che ciascuno possa osservare che riferendosi ad un elemento "terzo" assunto come proprio ci si può
lasciar condizionare dall'altro perché anche l'altro, alla stessa maniera, si lascia condizionare da lui.
L'interesse, per così dire, alla determinatezza, è vissuto riflessivamente d'ambo i lati e questo li induce a usare
il proprio comportamento per ridurre l'incertezza. La riflessività delle prospettive porta all'emergere di un
elemento che può essere trattato come punto di convergenza, per quanto minimale.
Le aspettative sociali che su questa base si sviluppano come complessità propria del sistema sociale possono
sollecitare (tramite socializzazione) la formazione di aspettative psichiche correlate. Queste ultime non sono
mai la copia delle prime nelle menti delle coscienze, e ciò non soltanto perché le aspettative psichiche sono in
ogni caso elaborazioni specifiche (autosocializzazioni) delle singole coscienze, ma anche perché le aspettative
sociali contengono sempre molte altre possibilità ed hanno una loro peculiare e indipendente dinamica.
LA COMUNICAZIONE PER LUHMANN
Una lunga tradizione di pensiero interpreta la comunicazione come il trasferimento di
un’informazione da un soggetto verso un altro soggetto.
È realmente possibile un tale trasferimento d'informazione? Luhmann ritiene che un tale
processo non sia possibile. Secondo lui la Comunicazione è costituita da tre processi:
1. Emissione: L'atto comunicativo, o azione, da parte di un soggetto.
2. Un'informazione riguardante un contenuto di senso che l'atto comunicativo ha trasmesso,
intenzionalmente, a chi l'ha osservato.
3. Comprensione: L'osservazione di questo atto da parte di un altro soggetto (=osservazione
della differenza delle due precedenti selezioni).
Se ego ha compreso la differenza tra emissione e informazione, la comunicazione emerge
come sintesi di queste tre selezioni e allora, ma solo allora, ego deve a sua volta rispondere e
la comunicazione procede realizzando le connessioni richieste dalla circostanza.
SENSO E COMUNICAZIONE
Dall'altro lato, si sono realizzati dei cambiamenti di stato concomitanti ma separati nei due
sistemi psichici coinvolti. Questi, per altro, restano reciprocamente intrasparenti nonostante la
comunicazione: essi possono soltanto osservarsi reciprocamente e su questa base fare
inferenze sui rispettivi comportamenti (tramite imputazioni di intenzioni, motivi ecc.). Rispetto a
questi stati di coscienza, che nonostante tutto restano comunque reciprocamente intrasparenti,
la comunicazione prosegue come un "terzo escluso", separato dai processi di coscienza,
perché ciò che è detto "è detto", indipendentemente da motivi, intenzioni, fraintendimenti,
differenze interpretative, livelli di attenzione, differenze culturali ecc.
Anche quando siamo abbastanza sicuri di aver compreso proprio il senso intenzionato da
alter e quale che sia la decisione riguardo a dissentire o concordare, tutto ciò costituisce
necessariamente solo un insieme di stati della nostra coscienza. Certo, comunicazione e
coscienza si alimentano reciprocamente, si "perturbano", ma, nonostante le apparenze, non si
confondono mai. La coscienza percepisce la comunicazione, ma non è "istruita" da essa.
COSCIENZA E COMUNICAZIONE
La coscienza è necessaria perché vi sia comunicazione, ma non può attraverso la
comunicazione "trasferire" i suoi pensieri in un'altra coscienza, né la comunicazione
può sostituirsi come tale ai pensieri.
Per questo ego e alter sono in una condizione di doppia contingenza, che la
comunicazione riduce (tramite aspettative o strutture sociali) ma non elimina mai, e
che però alimenta in ogni circostanza in cui si riproponga. E proprio per questo ego e
alter possono riferirsi a strutture sociali (generalizzate simbolicamente) per
coordinare i propri comportamenti e riprodurre nel contempo le proprie rispettive
autonomie soggettive.
La reciproca impenetrabilità sia dei sistemi psichici tra loro, sia di questi rispetto ai
sistemi sociali introduce al concetto di sistema autopoietico autoreferenziale.
Rapresentazione in 3D di un processo di mitosi di una
AUTOPOIESIS cellula: un esempio di autopoiesi