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Il linguaggio: origine ed evoluzione

Article · October 2012

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Piero Borzini Francesco Ferretti


Azienda Ospedaliera SS Arrigo e Biagio e Cesare Arrigo Università Degli Studi Roma Tre
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paginauno

PAGINAUNO - BIMESTRALE DI ANALISI POLITICA, CULTURA E LETTERATURA - ANNO VI - N. 29 - OTTOBRE / NOVEMBRE 2012
bimestrale di analisi politica, cultura e letteratura

RESTITUZIONE PROSPETTICA DURA LEX...


Il romanzo mai scritto sugli anni Ottanta Il carcere duro in Italia fra illegittimità
di Walter G. Pozzi costituzionale e necessità investigative
(2ª parte)
POLEMOS di Giovanna Baer
Europa: le menzogne sul debito
pubblico e la costruzione di un nuovo VERITÀ AL TEMPO DELLA MOVIOLA
modello di Stato Erasmus transoceanico per
di Giovanna Cracco un ministro tecnico
di Davide Pinardi
Il lavoratore catturato
di Renato Curcio INTERVISTA
Maria Rosa Cutrufelli. Il peso
L’INTERVENTO dell’inverità
Il linguaggio: origine ed evoluzione di Giuseppe Ciarallo
di Felice Accame, Piero Borzini, Francesco
Ferretti e Aldo Frigerio BUONE NUOVE
Libera, araba e felice
INCHIESTA Recensione de La prova del miele,
Ngc e sanità lombarda: Comunione e Salwa Al-Neimi
liberazione in global service di Sabrina Campolongo
di Luce Aletti
LE INSOLITE NOTE
CONTROSTORIA: LA LOTTA ARMATA Pat Metheny, What’s it all about
NEGLI ANNI SETTANTA di Augusto Q. Bruni
Perché nasce la lotta armata in Italia
di Maxbat56 e Paolo Margini

PER LA CRONACA
La riforma Barnum del ministro Fornero
di Bruni Laudi e Massimo Vaggi

8,00 euro anno VI - numero 29 - ottobre / novembre 2012 - www.rivistapaginauno.it

CopertinaPaginaUno 29.indd 1 10/09/2012 12:44


DIREZIONE EDITORIALE Anno VI – numero 29
Walter G. Pozzi Ottobre / novembre 2012
Giovanna Cracco Pubblicazione bimestrale (5 numeri annuali)
Prezzo di copertina 8 euro
GLI AUTORI DI QUESTO NUMERO Autorizzazione del tribunale di Monza n. 1429,
Felice Accame registro periodici, del 13/12/1999
Luce Aletti
Giovanna Baer SOCIETÀ EDITRICE
Felice Bonalumi Mc Nelly s.r.l.
Piero Borzini via A. Villa, 44 - Vedano al Lambro (MB)
Raffaella Brioschi
Augusto Q. Bruni DIRETTORE RESPONSABILE
Sabrina Campolongo Giancarlo Pozzi
Giuseppe Ciarallo
Giovanna Cracco ABBONAMENTO ANNUALE
Renato Curcio Ordinario 35 euro
Francesco Ferretti Sostenitore 50 euro
Aldo Frigerio c/c postale n. 78810553 intestato a Valter Pozzi
Marco Giarratana b/b IBAN: IT 41 V07601 01600 000078810553
Bruni Laudi abbonamenti@rivistapaginauno.it
Paolo Margini
Maxbat56 NUMERI ARRETRATI
Davide Pinardi Per ricevere i numeri arretrati scrivere a:
Walter G. Pozzi abbonamenti@rivistapaginauno.it
Milton Rogas
Silvia Trevisone Le collaborazioni a questa rivista sono a titolo gratuito.
Massimo Vaggi Tutti i testi, salvo diversamente indicato, sono soggetti
a licenza Creative Commons - Attribuzione, Non
Le opere pubblicate sono di Roberto Cracco commerciale, Non opere derivate, 2.5 Italia.
I testi proposti per un’eventuale collaborazione
ART DIRECTOR non vengono restituiti e vanno inviati a:
Federica Serra redazione@rivistapaginauno.it

SEGRETARIA DI REDAZIONE Chiuso in redazione il 24 agosto 2012


Giusy Mancinelli www.rivistapaginauno.it

STAMPA IN COPERTINA
Maingraf s.r.l. Illustrazione di Peppo Bianchessi
vicolo Ticino, 9 - Bresso (MI)

DISTRIBUZIONE
NdA
via Pascoli, 32 - Cerasolo Ausa di Coriano (RN)
tel. 0541 682186 - info@ndanet.it

Questo numero è andato in stampa anche grazie al contributo di Sifra Impianti di Gianni Torre, video citofoni,
antenne satellitari, impianti di climatizzazione, video sorveglianza e allarme.
Via Rimembranze, 92 - Sesto San Giovanni (MI) - tel. 338 6271588
In questo numero

CONTROSTORIA. Gli anni Ottanta e la corruzione: la nor-


malità delle mazzette ricostruita da un protagonista dell’epoca.
Gli anni Settanta e la lotta armata: le ragioni della sua nascita,
raccontate dalla voce di chi quarant’anni fa, in Italia, tentò di fare
una rivoluzione.
ECONOMIA. Le menzogne europee sui debiti pubblici: la
propaganda economica smascherata dai dati Ocse, la finanza come
strumento di un progetto politico. Comunione e liberazione in
global service: gli appalti Ngc nella sanità lombarda.
LAVORO. La riforma Fornero: le nuove norme devastanti di
cui nessuno parla: l’abrogazione della cassa integrazione per le im-
prese in fallimento. Il lavoratore catturato: dall’azienda totale al
dominio flessibile alla virtualizzazione del lavoro.
CARCERI. Il regime in 41-bis: abusi, costituzionalità e inutilità
nella lotta alla mafia. Tolleranza zero e controllo sociale: la scuola
statunitense da cui vuole imparare il ministro Severino.

E ancora: le narrazioni culturali: il desiderio, nella filosofia e nel-


la società dei consumi. Le narrazioni scientifiche: il linguaggio,
origine ed evoluzione.

Non ultimi: intervista a Maria Rosa Cutrufelli, critica musicale,


narrativa sociale, recensioni di romanzi e saggi, arte con le opere di
Roberto Cracco e la copertina di Peppo Bianchessi.

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SOMMARIO

_ RESTITUZIONE PROSPETTICA _ VERITÀ AL TEMPO DELLA MOVIOLA


pag. 6 Il romanzo mai scritto sugli pag. 78 Erasmus transoceanico per
anni Ottanta un ministro tecnico
di Walter G. Pozzi di Davide Pinardi

_ POLEMOS _ INTERVISTA
pag. 11 Europa: le menzogne sul debito pubblico pag. 82 Maria Rosa Cutrufelli. Il peso
e la costruzione di un nuovo modello dell’inverità
di Stato di Giuseppe Ciarallo
_ di Giovanna Cracco
pag. 20 Il lavoratore catturato _ BUONE NUOVE
di Renato Curcio pag. 88 Libera, araba e felice
Recensione de La prova del miele,
_ L’INTERVENTO Salwa Al-Neimi
pag. 26 Il linguaggio: origine ed evoluzione di Sabrina Campolongo
di Felice Accame, Piero Borzini, Francesco
Ferretti e Aldo Frigerio _ IN LIBRERIA – narrativa
pag. 92 Cani selvaggi, Helen Humphreys
_ INCHIESTA (Milton Rogas)
pag. 36 Ngc e sanità lombarda: Comunione Il padre d’inverno, Andre Dubus
e liberazione in global service (R. Brioschi)
di Luce Aletti La magnifica orda, Alessandro Bertante
(G. Ciarallo)
_ RACCONTI
pag. 42 Nel paese dei bambini _ IN LIBRERIA – saggistica
di Silvia Trevisone pag. 93 La lobby di Dio, Ferruccio Pinotti
(G. Cracco)
CONTROSTORIA: LA LOTTA ARMATA Razzismo e indifferenza, Renato Curcio
_ NEGLI ANNI SETTANTA (G. Cracco)
pag. 48 Perché nasce la lotta armata in Italia Magistrati l’ultracasta, Stefano Livadiotti
di Maxbat56 e Paolo Margini (G. Cracco)

_ PER LA CRONACA _ LE INSOLITE NOTE


pag. 56 La riforma Barnum del ministro Fornero pag. 94 Pat Metheny, What’s it all about
di Bruni Laudi e Massimo Vaggi di Augusto Q. Bruni

_ DURA LEX... _ CALEIDOSCOPIO MUSICALE


pag. 62 Il carcere duro in Italia fra illegittimità pag. 98 Dead Can Dance, Anastasis
costituzionale e necessità investigative Mike Wexler, Dispossession
(2ª parte) Baroness, Yellow & Green
di Giovanna Baer di Marco Giarratana

_ FILO-LOGICO
pag. 72 Il desiderio, tra filosofia e società
dei consumi
di Felice Bonalumi

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RESTITUZIONE PROSPETTICA
_
di Walter G. Pozzi

Il romanzo mai scritto sugli anni Ottanta

Milano 2012, Pio Albergo Trivulzio. è la palazzina dirigenziale. Nuova. Invi-


Un’auto entra nel parcheggio; ad atten- tano il presidente delle onlus dei disabili,
derla c’è un drappello di persone. Appe- non ricordo il nome, ma uno importante.
na sceso, Ignazio La Russa viene accolto Tutti contenti dell’evento fissato per il 14
da vigorose strette di mano. Mescolato- agosto. Peccato che il 13 qualcuno si ac-
Oggi la mancanza si al gruppo di persone, l’ex missino corge che c’è il montascale, c’è l’ascen-
viene inghiottito dall’edificio e co- sore idoneo, c’è tutto tranne un piccolo
di un pensiero
mincia il suo giro lungo i corridoi e particolare: la rampa d’accesso per i di-
politico contribuisce i piani, dentro il ricovero per anzia- sabili. Così si sono dati da fare in fretta
a creare un ni che i milanesi chiamano Baggina. e furia e hanno fatto la rampa promet-
antagonismo Lo scrittore osserva la scena: ac- tendosi che sarebbe dovuta durare due
simile a quello che canto a lui c’è un uomo, è lì per fargli o tre giorni al massimo per l’occasione
ha buttato giù la da Virgilio. Indica l’auto e dice: «Tel ed evitare figure, e poi l’avrebbero co-
prima Repubblica: chi il balilla! Ogni tanto arriva insie- struita bene. È ancora lì dopo quasi tre
da una parte i me al Romano, questo è un po’ un anni. (Ride) Va beh, vieni, andiamo giù.»
politici e dall’altra loro feudo. Fino a non molto tem- I due si spostano e scendono sotto
i sostenitori dei po fa non c’era il reparto di odonto- terra. Lo scrittore lascia cadere un pic-
magistrati contro iatria, facevano giusto qualche visi- colo registratore dentro il taschino del-
ta e poco altro. Adesso c’è un intero la camicia del suo informatore. Adesso
una politica
reparto dove il primario è il cognato gli cammina accanto, alla sua sinistra:
dei corrotti di Ignazio, e un nipote (suo figlioc- «Così, se parli guardando me la regi-
cio, si dice) fa il medico. Qui dentro c’è strazione viene bella chiara.» Perfetto,
anche un reparto pagato da Berlusco- risponde l’uomo.
ni, il ‘Mamma Rosa’, che a tutti gli effetti «Sai, per scrivere il mio romanzo ho
è un albergo a cinque stelle, con arma- pensato che fosse giusto tornare qui,
di firmati, tutte robe di marca, mica ro- dove l’inchiesta Mani pulite ha avuto
betta. Dopo ti porto a vederli. Una vol- inizio. A farmi un’idea di come funzio-
ta per piantare un portasapone hanno nino le cose a vent’anni dall’arresto di
bucato un tubo: immediatamente sono Mario Chiesa.»
arrivati gli operai ad aggiustarlo, il che è L’informatore sorride e gli dice che da
un bene. Peccato che in un altro reparto quel che ne sa lui le cose sono cambia-
ci sono bagni che non funzionano da un te. Non girano più tangenti. «Allora era
sacco di tempo. E dentro ci sono anzia- una regola talmente diffusa che tutto
ni in carrozzella. Il buon Ignazio quando passava solo per tangenti. Oggi non è
viene qui un salto dagli ospiti del Mam- così. Le tangenti sono sicuramente mol-
ma Rosa lo fa volentieri, negli altri repar- te meno, ma sono più care, e lo scambio
ti non l’ho mai visto entrare. (Ridacchia) passa attraverso favori, come chiedere
Tranne ovviamente che in odontoiatria.» all’impresa di fare dei lavori in casa che
Nel frattempo il piazzale si è svuotato. non saranno mai pagati...» «O pagare la
L’informatore dà di gomito allo scrittore: vacanze, o pagare la casa...» butta lì lo
«Te ne racconto una così ti faccio ridere» scrittore. «Eh...» risponde l’uomo, striz-
dice. «Questa con i mattoncini marrone zando l’occhio. «Riguardo agli appalti,»

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Il romanzo mai scritto sugli anni Ottanta

Nel 1992, con prosegue, «devi tenere conto che l’ente ce arrivano per conoscenza, per agganci
l’arresto di può dare direttamente il lavoro, evitan- anche politici. Per esempio, ora, a gesti-
Mario Chiesa e do la gara, fino a un massimo di 20.000 re tutto il dipartimento di manutenzio-
l’esecuzione di euro. Ci sono ditte qui dentro che lavo- ne c’è un personaggio che viene da Pi-
Salvo Lima, le due rano bene già da qualche anno, per cui relli Real. Un immobiliarista. Lo si può
colonne su cui non avrebbe senso correre il rischio di concedere per la gestione del patrimo-
cambiare fornitore solo perché ottie- nio, però come gestore della manuten-
l’economia si era
ni un prezzo più basso. Insomma, è an- zione è difficile dire cosa ne possa sape-
appoggiata a partire che giusto: il fornitore devi anche un po’ re. Il fatto è che nemmeno si avvalgono
dal dopoguerra si conoscerlo. Alle volte, allora, per evita- di consulenti: decidono di testa loro.»
mostrarono con re la gara si spacchetta l’ordine. Se co- L’informatore guarda lo scrittore e
vivida eloquenza: sta troppo, ok, non si può fare, però, se sorride. Gli dice che, se fa il bravo, dopo
corruzione e mafia costa 100 mila euro, ecco che vengo- lo porta a vedere il figlioccio di Igna-
no fatti cinque ordini: un ordine di for- zio: «Prima però ti porto alla chiesa, ve-
nitura di piastrelle, uno di serramenti, e drai. Tra poco lì crolla il soffitto. C’è an-
così via. In questo modo l’azienda-ami- che la relazione scritta di un esperto che
ca porta a casa comunque i soldi, però lo dice, ma in direzione non sembrano
spacchettati. molto preoccupati di questo. Lì den-
«Ti faccio un esempio. Vedi queste tro è tutto fatiscente. Crepe dappertut-
piastrelle del pavimento? Le fughe tra to, la parete ha colori diversi da un me-
una piastrella e l’altra sono tutte rovina- tro all’altro, e il pavimento... le piastrelle
te. Un anno e mezzo fa, fare questo pa- sono di eternit. Sono di amianto. Il pri-
vimento e quello di là, e fare il collega- mo lavoro da fare sarebbe rimuoverle.
mento tra i due, è costato 100 mila euro. È vero che è abbastanza compatto, ma
Mani pulite ha Questa era una lucidatura che andava sempre di amianto si tratta. La curia dice
permesso al fatta a piombo normale, e avrebbe re- che i lavori li deve fare il Trivulzio, e il Tri-
Capitale di ripulirsi sistito. È durata un giorno: alla sera era vulzio dice: io ce l’ho ma è cosa vostra.
dalle scorie legate tutto perfetto, le fughe bianche stuccate Che il Signore li protegga entrambi, è
alla partitocrazia bene, guarda adesso che disastro. Non proprio il caso di dirlo.» Ride.
organizzata per è nemmeno colpa dell’impresa – detto
tra virgolette – ma dal responsabile del- La decisione di scrivere un ‘romanzo mai
gestire lo scontro
la manutenzione che ha preso il lavoro scritto sugli anni Ottanta’ gli è venuta as-
Est-Ovest e di solo perché l’offerta era bassa. Adesso sistendo ai rivolgimenti politici degli ul-
rimodernare i il funzionario lo hanno allontanato, ades- timi anni. La mancanza di un pensiero
propri programmi so si occupa di conti e c’è da sperare che politico ha contribuito a creare un an-
nell’ottica di un coi numeri acchiappi un po’ di più. Ecco, tagonismo molto simile a quello che ha
Parlamento privo questo è il classico caso di soldi buttati. buttato giù la prima Repubblica: da una
di ogni forma di «Il problema è alla base, perché non parte i politici, molti dei quali presenti
opposizione al vengono piazzati dei tecnici che se ne all’epoca del tonfo, anche se in seconda
sistema intendano. Se uno si occupa di manu- e terza fila e in veste di portaborracce; e
tenzione deve essere un tecnico, capa- dall’altra i sostenitori dei magistrati, gli
ce, deve capire, individuare. Qui inve- anticasta, contro una politica dei corrot-

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RESTITUZIONE PROSPETTICA

ti. La convinzione di quest’ultimo bloc- partitocrazia organizzata per gestire lo


co sociale – di quelli che hanno nella scontro Est-Ovest, e di ‘rimodernare’ i
destrorsa triade giustizialista Grillo-Tra- propri programmi nell’ottica di un Parla-
vaglio-Saviano il loro riferimento – è che mento privo di ogni forma di opposizio-
possa esistere, in un sistema di tipo capi- ne al sistema. Ne è sorto il fiore del se-
talistico, un Potere (nella sua forma una condo millennio: Silvio Berlusconi e la
e trina: politico, economico e giornalisti- nuova forma politica di cui è stato por-
co) in grado di governare in piena lega- tatore: il conflitto d’interesse. Il pool di
lità. Come se chiunque prenda in mano magistrati che ha scoperchiato Tangen-
lo Stato non dovesse decidere se sta- topoli è stato l’involontario traghettato-
re con i grandi Capitalisti (che da sem- re di tutti i vizi della politica e dell’eco-
pre proteggono la ricchezza muovendo nomia italiana, dalla terra del prima alla
ognuno i propri burattini politici) o con la terra del poi.
massa di salariati, oggi mai tanto depre- La Storia degli anni Ottanta non l’han-
dati dai padroni storici dell’Italia; come no scritta i giudici e non l’hanno scritta i
se una volta conquistato il Parlamento, loro agiografi. Libri e articoli su quel pe- «Io ero inseguito
fosse possibile rimanere neutrali. riodo riducono a una sequela di dati, di dagli amministratori
La prima Repubblica italiana ha ter- arresti, di accuse, di suicidi, di patteggia- che mi bloccavano
minato il suo corso nel 1992, in quel- menti, di cifre, secondo il modello del per strada e mi
la manciata di giorni passati tra l’arresto giornalismo di oggi, ridotto a cronaca dicevano di essere
a Milano di Mario Chiesa (17 febbra- giudiziaria. Ma la vita vera che pulsava
socialisti: volevano
io), pescato con la tangente in mano, e in quegli anni non è mai stata raccontata.
l’esecuzione a Palermo di Salvo Lima (12 Quella Storia avrebbe potuto raccontar- essere presentati
marzo), il viceré democristiano ucciso la solo la narrativa, nel momento in cui a qualcuno e
perché Cosa nostra si era sentita tradi- avesse rinunciato a condannare senza volevano che lo
ta da Andreotti. Da un polo all’altro del- capire le influenze sociali che hanno ca- facessi io. Il bello
lo Stivale, le due colonne su cui l’econo- ratterizzato quell’epoca. è che io non ero
mia si era appoggiata a partire dal primo È il Romanzo la scienza delle relazioni, socialista.»
dopoguerra si mostrarono improvvisa- l’unica forma di racconto capace di mo-
mente con vivida eloquenza: corruzio- strare, di aiutare la gente a capire come
ne e mafia. funzionano determinate dinamiche so-
Oggi quelle due colonne sono anco- ciali. L’informatore lo dice chiaro allo
ra in piedi, fosforescenti e più robuste di scrittore: «Io ero inseguito dagli ammi-
prima. La cosiddetta fine delle ideologie nistratori che mi bloccavano per strada
le ha fortificate, contribuendo a modifi- e mi dicevano di essere socialisti. Vole-
care geneticamente i partiti, trasforman- vano essere presentati a qualcuno e vo-
doli in comitati d’affari e in biechi servi- levano che lo facessi io. Il bello è che io
tori del potere economico. non ero socialista. Ma questo nemmeno
Caligola aveva incoronato il caval- era importante: il colore politico non era
lo per dimostrare che l’impero romano in questione. I magistrati non hanno mai
era così autosufficiente da potere esse- nemmeno tentato di colpire un sistema,
re governato da chiunque. Se guidi un e se oggi possiamo dire che l’unico a pa-
mezzo, devi guidarlo come a quel mez- gare dei vertici politici di allora è stato
zo compete. Se chiami un meccanico ad Craxi, lo si deve al fatto che l’unica cosa
aggiustare il motore, i cambiamenti lo che stava loro a cuore era che chi entra-
porteranno a funzionare meglio. Mani va nei loro uffici facesse il suo nome. Gli
pulite ha svolto la funzione del meccani- altri non hanno avuto bisogno di scap-
co. Lungi dal curare l’Italia dalla sua ma- pare. Perché alla fine, le uniche doman-
lattia storica, ha permesso al Capitale di de vere non ce le ha mai rivolte nessuno.
ripulirsi dalle scorie legate alla vecchia Nessuno ha mai chiesto perché lo face-

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Il romanzo mai scritto sugli anni Ottanta

vamo tutti. Perché eravamo così tanti.» sti, mostrare le emozioni, le paure di un
Ma, pensa lo scrittore, questa non uomo che nasce privo di capitale socia-
è una domanda che possano porsi i le, in una famiglia dove i soldi sono sta-
giornalisti di cronaca giudiziaria, o gli ti sempre tirati, che il primo letto lo ha
editorialisti che interpretano i fatti per avuto a diciotto anni perché il padre
raggiungere una verità di comodo. Al- ha vinto 70.000 lire al totocalcio, sen-
trimenti sarebbero costretti ad ammet- za i quali mai avrebbe potuto comprar-
tere che la corruzione è parte integran- lo; un uomo che da piccolo ha sempre
te del capitalismo. Anzi, è l’anima stessa sognato una Mercedes, al punto di ren-
del capitalismo. dere chiodo fisso il desiderio, e che a
Negli anni Ottanta la politica italiana si un dato momento della sua vita corona
era data il compito di abbattere le ultime il sogno entrando in una concessiona-
resistenze di piazza. I sindacati, duran- ria, con milioni di lire a disposizione sul
te i 35 giorni di occupazione operaia del- conto corrente.
la Fiat, avevano svolto per benino il loro Forse proprio questo è il limite dei vari
dovere nei confronti degli Agnelli, ven- resoconti giornalistici sugli anni Ottanta:
dendo a una canzone le ultime resisten- l’avere parlato della corruzione limitan-
ze del movimento operaio. Quattro anni dosi a notificare quella dei partiti e dei
dopo, Berlinguer, autore di una svol- capitani d’industria, della loro collusio-
ta politica con la quale aveva ripudia- ne, dimenticando per strada che la storia
to l’entrismo degli anni Settanta, muo- è più reale quando si verticalizza l’ana-
re lasciando il posto ai miglioristi – di lisi, se si mostrano i dispositivi attraver-
cui Giorgio Napolitano era uno dei prin- so cui le scelte politiche instaurano nel
cipali esponenti – che in seguito han- corpo della popolazione una determina-
no banchettato bellamente sul cadave- ta conformazione mentale per condizio-
re degli operai. Nello stesso periodo, il narne il modo di agire. Per questo tocca
quadrupede anglofono Thatcher-Rea- alla narrativa far sentire la propria voce,
gan conduceva l’Occidente nella trap- raccontare le storie di miriadi di perso-
pola neoliberista e avviava l’era dello ne simili a quest’uomo. Perciò lo scritto-
smantellamento dello stato sociale e del- re lo sceglie come protagonista del suo
lo sfruttamento all’osso dei lavoratori. romanzo sugli anni Ottanta.
A questa stregua, lo scrittore, prima Un uomo venuto dal nulla, un uomo ri-
di cominciare a scrivere deve partire dal trovatosi un giorno della sua vita nell’uf-
presupposto che la morale capitalistica ficio di Craxi e che, qualche anno più tar-
altro non è che l’apoteosi della prevalen- di uscirà furente dalla filiale di una banca
za dell’interesse privato. E che il quadru- e chiamerà al telefono il presidente del
pede anglofono ha propagandato per più grande gruppo bancario dell’epo-
tutto l’Occidente il culto dell’immagine, ca; un uomo che ha brigato con uomini
l’individualismo e il mito dei soldi facili. che oggi, nel 2012, vengono indicati dai
Gli anni Ottanta e le persone formatesi media come modelli d’italiano vincente,
in quel decennio sono stati il prodotto di che pure a quell’epoca sono stati pro-
questo mantra. Scrittori compresi che, tagonisti d’inchieste, in appello scagio-
in quel vortice vuoto, hanno sguazzato, nati con tante scuse. Uomini usciti dal-
riducendo la narrativa a mero intratteni- la tempesta giudiziaria, tra gli onori della
mento e guadagnandone, guarda caso, cronaca, a testa alta, e che pure erano lì,
in termini di immagine e di soldi. Essen- seduti insieme all’informatore, in riunio-
done il prodotto, non sono in grado di ni, coinvolti nel cosiddetto malaffare, in
confrontarsi con quella stagione. seguito assolti dal tribunale e, di conse-
Restituire vita alla vita è il compito di guenza, dalla Storia: «Uomini che con
un narratore. Lavorare sui piccoli ge- Craxi hanno mangiato, che grazie a lui

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Il romanzo mai scritto sugli anni Ottanta

si sono arricchiti e che, una volta scop- cesso non si accontenterà più di dare Nelle valigette
piato il casino, gli hanno girato le spalle risposta alla domanda sul movente e gonfie di milioni
allontanandosi fischiettando con le mani chiederà di conoscere anche le influen- che transitavano
sporche affondate nelle tasche. Prova a ze che quel movente hanno prodotto. per le autostrade
leggere la loro pagina su Wikipedia. As- Così da portare alla sbarra la società vi- e nelle gare di
solti con i risarcimenti dello Stato. Can- gente, l’ordine costituito. Fino ad allora, appalto pilotate
didi e puliti come puttini.» la terra di nessuno dell’influenza sociale
non c’era la
toccherà al narratore dissodarla e analiz-
Parlando con alcuni protagonisti dell’epo- zarla per comprendere la natura dei suoi sensazione di
ca, lo scrittore ha notato che nei vari frutti. E i calli sulle mani saranno le me- compiere un reato
scambi di denaro, nelle valigette gon- daglie al suo valore di scrittore. bensì l’adesione
fie di milioni che partivano da un casel- a una regola
lo dell’autostrada a un altro, nelle gare di Secondo l’ormai consueto inizio in me- di scambio
appalto pilotate, non c’era la sensazione dias res, a casa del protagonista una consolidata
di compiere un reato, bensì l’adesione a sera squilla il telefono. All’epoca non e perpetuata
una regola di scambio consolidata e per- esistevano i cellulari, e questo telefono da tutti
petuata da tutti. Tutti collegati da uno è un classico apparecchio grigio a di-
stesso filo. Ungere qualcuno era neces- sco. L’uomo risponde con carta e biro
sario per poter lavorare, ma veniva fat- in mano. Aspettava questa telefonata.
to senza che questo venisse considerato Una voce mai sentita prima pronuncia
un problema. Quasi ci fosse una confor- un nome che non è il suo. “Mi sa che
mazione naturale, psicologica, un’osmo- ha sbagliato numero”. E dall’altra par-
si tra l’individuo e la società dentro cui te: “Ah, mi scusi, ma questo non è il...”
questi si trovava a vivere. Fino a diven- e snocciola il numero telefonico sbaglia-
tarne un ingranaggio. Anche perché la to che l’uomo prontamente appunta sul
posta in palio rendeva conveniente l’in- foglio. La telefonata si chiude, l’uomo
vestimento. Permetteva di aderire per- apre un cassetto, ne estrae un sacchet-
fettamente al modello imperante non to pieno di gettoni, esce di casa ed entra
solo da un punto di vista economico, ma in una cabina telefonica. Digita il nume-
anche umano: «Ricordi? Immagine, in- ro che si è appena appuntato. Dall’al-
dividualismo e soldi facili. Come diceva tra parte, una voce che non conosce gli
quell’altro scemo? Lo yankee. È il mer- dice: “Domani mattina alle 7.30 presen-
cato, bellezza.» tati qui con un offerta pari a... e un ribas-
Individuo, eppure... è incredibile no- so del 12,28”.
tare come negli anni Ottanta il Potere sia Dopodiché l’informatore, di cui il
stato capace di creare un mostro socia- protagonista del romanzo è l’altere-
le nella forma di paradosso: l’individua- go, si presenta puntuale e si aggiudi-
lismo come forma di massificazione, vi- ca l’appalto.
gente ancora oggi. «Guarda che succede ancora oggi,
Il romanzo che sta per nascere dovrà non ti credere. Anche se sigillano le bu-
essere costruito per rispondere alla do- ste con la ceralacca non è difficile aprir-
manda che nessuno storico e nessun le se hai una pentola e dell’acqua da far
magistrato ha mai rivolto ai protagonisti bollire. Poi le richiudi con dell’Attack e
dell’epoca. Probabilmente perché la ri- non resta alcuna traccia, nessuno se ne
sposta era implicita nella consequenzia- accorge...»
lità della dinamica azione-conseguenza.
La verità tipica dei tribunali, che scarica
l’intera responsabilità sull’individuo. Il ... a suivre
movente? Il denaro. Lo scrittore si chie-
de se verrà mai il giorno in cui un pro-

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POLEMOS

EUROPA: LE MENZOGNE SUL DEBITO


PUBBLICO E LA COSTRUZIONE
DI UN NUOVO MODELLO DI STATO
di Giovanna Cracco

In merito alle cause e alle so- l’unica soluzione per uscire dalla crisi è Non esiste
luzioni della crisi economica ridurre il debito pubblico e così ricon- una sola teoria
che sta cambiando il volto del- quistare la fiducia dei mercati. economica,
I dati reali sono, per qualsiasi propa- nemmeno quella
le architetture sociali dei Pae- ganda, il colpo di vento che fa crolla- classica tuttora
si europei, la propaganda del re il castello di carte. Partiamo dunque alla base del
potere economico-politico ha da questi. capitalismo, che
raggiunto livelli orwelliani. abbia mai fissato
Una banda di plutocrati siede al Ministe- Come ben sa ogni politico ed economi- il confine del
ro della Verità e una nutrita schiera di sta, non esiste una sola teoria economi- rapporto debito
giornalisti servili fa da megafono alle ca, nemmeno quella classica tuttora alla pubblico/Pil oltre
menzogne. La materia ben si presta, più base del capitalismo – il libero mercato il quale un Paese
di altre, alla manipolazione della realtà: e la ‘mano invisibile’ di Adam Smith – fallisce
l’economia e la finanza sono ambiti spe- che abbia mai fissato il confine del rap-
cialistici che le persone comuni poco co- porto debito pubblico/Pil oltre il quale
noscono. Diventa dunque facile creare un Paese fallisce. Il postulato dell’Unio-
una ‘verità’: si formula un postulato – ne europea non ha dunque alcun fon-
un’affermazione che, pur non essendo damento teorico, ed è facilmente smen-
né evidente né dimostrata, viene consi- tibile anche dal punto di vista empirico.
derata vera e posta come fondamento di Ne è semplice dimostrazione il Giap-
una teoria deduttiva che altrimenti risul- pone: terza potenza mondiale dopo
terebbe incoerente – e tramite l’informa- Stati Uniti e Cina, decima per popola-
zione di palazzo (in Italia tutta la grande zione, con 127 milioni di abitanti, terza
informazione) lo si diffonde. Una volta per aspettativa di vita (ottant’anni per
che ha sedimentato nel cervello dei cit- gli uomini e ottantasette per le donne),
tadini, la strada per delineare il quadro in dieci anni non ha mai visto un avan-
teorico è tutta discesa. zo di bilancio e ha più che raddoppiato
Un Paese con un elevato rapporto il rapporto debito/Pil, portandolo a su-
debito pubblico/Pil rischia il fallimen- perare ampiamente il 200% (per il 2012
to, questo è il postulato. Segue il qua- il Fondo monetario internazionale lo sti-
dro teorico: i tassi di interesse sui titoli ma al 235%); il Pil cresce modestamen-
pubblici crescono, perché per investi- te, eppure la disoccupazione si man-
re denaro in un Paese a rischio default tiene bassa; l’inflazione viaggia intorno
il mercato pretende di essere ricom- allo zero, così come il tasso di interesse
pensato con profitti maggiori; dunque, bancario di riferimento e i tassi sui tito-

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li pubblici a dieci anni (0,772% all’asta positiva o negativa di un ‘sistema Stato’, non è l’entità del de-
di agosto), con richieste che superano bito pubblico a causare o meno il fallimento di un Paese, ma
il quantitativo offerto (vedi tabella 1). la sua politica monetaria.
Ciliegina sulla torta, il famigerato ra-
ting sul debito sovrano vede l’ambita Vediamo ora il passaggio successivo dell’assunto, che sostie-
lettera ‘A’: AA3 per Moody’s, AA- per ne che i tassi sui titoli pubblici di una nazione dipendono dal-
Standard&Poor’s, A+ per Fitch. la fiducia/sfiducia dei mercati.
È altresì vero che il sistema finanziario I titoli di Stato si muovono su due reti: il ‘mercato primario’
giapponese poggia su due fondamen- dove, tramite asta, vengono collocati i titoli di nuova emis-
ti non riscontrabili nei Paesi dell’Unio- sione, e il ‘mercato secondario’, dove sono continuamente
ne europea. scambiati i titoli già emessi. Come abbiamo detto le banche
Innanzitutto, il Giappone ha una ban- centrali degli Stati sovrani agiscono sul primo, e potendo
ca centrale che emette moneta e che emettere moneta hanno una capacità di acquisto illimitata,
partecipa all’asta dei titoli pubblici, ac- mentre la Bce non interviene su nessuno dei due, salvo in casi
quistandoli direttamente; una caratte- eccezionali, sul mercato secondario. Poiché il tasso di interes-
ristica comune a tutti gli Stati sovrani, se di un titolo pubblico è stabilito al momento dell’emissio-
tranne a quelli aderenti all’euro, le cui ne, è il valore nominale che fa la differenza. Un titolo a dieci
banche centrali sono state esautorate anni, per esempio, che paga un interesse annuo del 2%, nel
della politica monetaria dalla Bce, che mercato secondario può essere scambiato al prezzo di 110
per statuto non può acquistare i titoli (c’è domanda, l’acquirente è disposto a pagarlo più del suo
del debito pubblico dei Paesi membri. valore nominale e di conseguenza a vedere ridotto il rendi-
In secondo luogo, il Paese asiatico ha mento del proprio investimento) oppure a 90 (non c’è do-
chiuso le porte in faccia ai capitali stra- manda, l’acquirente è disposto a comprarlo solo pagandolo
nieri: il 90% dei titoli di Stato è in mano meno del suo valore nominale, di modo da realizzare un ren-
ai giapponesi. Questo azzera ogni pos- dimento maggiore del 2%). È chiaro che i due mercati sono
sibilità di speculazione finanziaria, dato collegati, poiché quando sul secondario il prezzo di un tito-
che nessun possessore di obbligazioni lo cade – e dunque il suo rendimento effettivo cresce – non
– banche, fondi privati di investimento, solo cala anche il valore delle offerte d’asta sul primario, ma
singoli cittadini – ha interesse a guada- lo Stato si ritrova costretto, per essere competitivo e riuscire
gnare affossando l’economia all’interno a collocare i nuovi titoli, ad aumentarne il tasso di interesse.
della quale agisce. È infatti sul mercato secondario che agisce la speculazione.
Non si intende qui dare un giudizio A ottobre del 2009, un titolo pubblico greco a dieci anni
positivo sul sistema economico giap- pagava un interesse del 4,57% ed era scambiato sul mercato
ponese – la qualità della vita di una per- secondario a 111,01; ad aprile del 2010, lo stesso titolo se-
sona non è certo misurabile in base ai gnava un interesse del 7,83% ed era scambiato a 89,39. La
parametri sopra esposti – ma semplice- menzogna diffusa dal Ministero della Verità vuole che la cau-
mente evidenziare come, tenendo a ri- sa del crollo sia stata la rivelazione, da parte del governo a
ferimento gli stessi dati che il postula- guida socialista insediatosi a ottobre, che i conti pubblici era-
to indica come misura della valutazione no stati truccati: Papandreou dichiarò che il deficit di bilancio

TABELLA 1 Dati Ocse, Country statistical profiles Japan

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Europa: le menzogne sul debito pubblico e la costruzione di un nuovo modello di Stato

nel 2009 avrebbe raggiunto il 12,7% del gare e quindi acquistare i titoli e a mia
Pil e il debito pubblico il 120%. Si sca- volta consegnarli, incassando, al vendi-
tenò il balletto che tutti ricordiamo: ab- tore, lo spazio per speculare al ribasso
bassamento del rating, impennata dello è limitato dal tempo ristretto che ho a
spread e tassi sui titoli pubblici alle stel- disposizione; ma se ho dieci giorni per
le, mentre la Bce e l’Unione europea re- manipolare il mercato spingendo al ri-
stavano a guardare. A nulla sono valsi i basso la quotazione di un titolo, sen-
I dati primi tagli alla spesa pubblica da parte za che nessuno (la Bce) agisca in sen-
macroeconomici del governo, la Grecia affondava sotto so contrario, ossia acquistando, posso
del Giappone i colpi dei mercati che, secondo il po- far letteralmente crollare il titolo. E di-
dimostrano che stulato, non la ritenevano più affidabi- fatti, il prezzo dei titoli pubblici greci sul
non è l’entità del le. Ad aprile 2010, Papandreou conse- mercato secondario è crollato, costrin-
debito pubblico gna il Paese alla troika – Commissione gendo per sei mesi lo Stato ellenico ad
a causare o meno europea, Bce e Fondo monetario inter- alzare continuamente i tassi di interes-
il fallimento di un nazionale – che in cambio di un prestito se sui titoli di nuova emissione.
Paese ma la sua da 110 miliardi di euro (al modico tas- Le coincidenze temporali non finisco-
politica monetaria so del 5,2%, quando la Bce concede de- no qui. Ad aprile 2010, la stessa Banca
naro alle banche all’1%), inizia a dettare Centrale Greca ha invertito la rotta, im-
l’agenda politica: privatizzazioni, tagli ai ponendo la chiusura in giornata delle
salari, licenziamenti, riforma delle pen- vendite allo scoperto e dunque, di fatto,
sioni, svuotamento dello stato sociale. vietandole. Praticamente, nel momen-
Ma dietro le quinte, in quei sei mesi, to in cui Papandreou ha firmato l’accor-
tra novembre e aprile, è accaduta un’al- do per consegnare la Grecia alla troika,
tra cosa: sono cambiate le regole del- il potere finanziario ha bloccato la spe-
le vendite allo scoperto dei titoli greci culazione che per sei mesi aveva favo-
sul mercato secondario, come denun- rito, e contemporaneamente anche la
cia un’interrogazione parlamentare Bce ha iniziato ad acquistare titoli pub-
della socialista Vasso Papandreou (1). blici sul mercato secondario.
Da novembre L’esponente politico afferma, docu- La vicenda greca mostra come i tas-
2009 la Banca menti alla mano, che a partire da no- si di un titolo pubblico possano essere
Centrale Greca vembre 2009 la Banca Centrale Gre- manovrati dalla speculazione, e dunque
ha favorito la ca ha ampliato da tre a dieci giorni smentisce l’affermazione che vuole che
speculazione l’intervallo di tempo per chiudere le il loro rialzo sia dovuto a una mancan-
al ribasso sui transazioni. za di fiducia sulla solvibilità del Paese.
titoli ellenici La speculazione al ribasso vende ti-
ampliando da toli – grosse quantità di titoli – che non Infine, il Ministero della Verità sostiene
tre a dieci giorni possiede giocando sul crollo della va- che la soluzione alla crisi si trova nella ri-
l’intervallo di lutazione innescata dalla stessa vendi- duzione del debito pubblico allo scopo
tempo per ta, per poi riacquistare a un prezzo più di riconquistare la fiducia dei mercati.
chiudere le basso e trarre profitto dalla differen- Fin dal 2003 la piccola Irlanda godeva
vendite allo za tra il maggior ricavo della vendita e di ottima fiducia ed era perfettamente
scoperto il minor costo dell’acquisto. Se il circo- allineata ai parametri di Maastricht (60%
lo vizioso dell’operazione deve essere debito/Pil, 3% deficit), con un rappor-
chiuso entro tre giorni, ossia devo pa- to debito pubblico/Pil intorno al 30% e

(1) Cfr. Domanda al ministero degli ACP-Finanza sul cambiamento delle regole di liquidazione dei ti-
toli greci, Vasso Papandreou, 19 maggio 2010, www.vpapandreou.gr

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un avanzo di bilancio in progressiva cre- totale di oltre 46 miliardi di euro. Una Nel momento in
scita. Nel 2008 esplode la bolla immobi- somma pari al 30% del Pil del Paese. cui Papandreou
liare – fotocopia di quella dei subprime Anche la Spagna fino al 2007 godeva ha firmato
statunitensi – il debito raggiunge quo- di buona fiducia nei mercati e portava l’accordo per
ta 49,6% sul Pil e si registra un disavan- sul petto la medaglia europea di Maa- consegnare
zo del 7,3%; il crollo prosegue e quan- stricht: debito pubblico/Pil in costante la Grecia alla
do nel novembre 2010 Dublino si affida diminuzione fino ad arrivare al 42,1%, troika il potere
alla troika, ricevendone in cambio un e un leggero deficit di bilancio trasfor- finanziario ha
prestito da 85 miliardi di euro – al mo- mato in cinque anni in un avanzo del vietato le vendite
dico tasso del 6% – il rapporto debito/ 1,9%. (vedi tabella 3). Nel 2008 anche allo scoperto,
Pil è al 102,4% e il deficit al 32,4% (vedi nel Paese iberico esplode la medesima bloccando la
tabella 2). Segue il copione già visto in bolla immobiliare, e le banche si ritrova- speculazione
Grecia: tagli al salario minimo, licenzia- no piene di titoli tossici speculativi. Nel che per sei mesi
mento di dipendenti pubblici, aumento 2009 lo Stato avvia il salvataggio, attra- aveva favorito
dell’età pensionabile e dell’iva, mentre verso la creazione del Fondo di ristrut-
l’imposizione fiscale sulle imprese re- turazione ordinaria bancaria (Frob), a
sta invariata (al 12,5% dal 2002, prece- cui vanno, per iniziare, 15 miliardi di
dentemente era al 10%: aliquote da pa- euro e la garanzia per altri 27 in caso il
radiso fiscale). Frob decida di emettere titoli propri per
In appena due anni, quindi, l’Irlanda raccogliere altri capitali sul mercato (2).
ha più che triplicato il suo debito statale Segue la nascita di Bankia, nel dicembre
e ha portato il deficit a un terzo del Pil. 2010, che riunisce sette istituti sull’orlo

TABELLA 2 Dati Ocse, Country statistical profiles Ireland

TABELLA 3 Dati Ocse, Country statistical profiles Spain

Cos’è accaduto? Conti alla mano, la ra- del fallimento: il 52% del nuovo colosso
gione è una sola: il Paese ha salvato le bancario è nelle mani del Banco finan-
banche private, sull’orlo del fallimento ciero y de ahorros (Bfa), nel quale ven-
a causa delle scelte speculative. gono convogliati tutti i titoli tossici de-
Tra febbraio 2009 e dicembre 2010 stinati a trasformarsi in perdita secca; ed
lo Stato irlandese ha dato: 29,3 miliar- è alla Bfa che il Frob versa 4,5 miliardi. Il
di alla Anglo Irish Bank, 5,4 miliardi alla rapporto debito/Pil raggiunge il 66,1%
Irish Nationwide Building Society, 10,7 con un deficit del 9,2%.
miliardi alla Allied Irish Banks, 875mila Nel frattempo, il governo di Zapatero,
euro alla EBS Building Society, per un prima, e quello di Rajoy, dopo, metto-

(2) Cfr. www.frob.es/general/dotacion.html

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Europa: le menzogne sul debito pubblico e la costruzione di un nuovo modello di Stato

no mano al bilancio pubblico, seguen- Le vicende irlandese e spagnola


do la strada già tracciata da Grecia e Ir- smentiscono quindi anche l’ultimo
landa: aumento dell’iva, tagli ai sussidi passo logico del quadro teorico, quel-
di disoccupazione e alle tredicesime la che il Ministero della Verità conside-
dei dipendenti pubblici, riduzione del ra la ‘soluzione’, dato che i due Paesi
sistema pensionistico e privatizzazione non hanno affatto risposto alla crisi di-
di aziende pubbliche. minuendo il debito statale: trasforman-
Mentre la Ma ancora non basta. do i debiti privati della finanza in debito
propaganda È l’intero sistema bancario spagnolo pubblico, lo hanno aumentato.
afferma che per a crollare sotto il peso di portafogli pie-
uscire dalla crisi ni di titoli speculativi, stimati in almeno I giochi speculativi sono ben più com-
occorre diminuire 330 miliardi di euro, pari a oltre il 30% plessi di quanto fin qui mostrato, su
il debito statale, del Pil (3). A giugno 2012 Madrid chie- questo non c’è dubbio, e vi entrano di-
Irlanda e Spagna de aiuto all’Unione europea, e a luglio namiche di guerra dollaro/euro per la
lo hanno la Commissione Ue concede 100 mi- supremazia monetaria; ed è anche vero
aumentato liardi di euro al Frob per ricapitalizza- che l’istinto predatorio della belva fi-
trasformando re il sistema bancario, denaro di cui lo nanziaria è ben poco gestibile una volta
i debiti privati Stato iberico si fa garante per la restitu- lasciato libero di agire, ma occorre sem-
della finanza in zione. Questa volta è vietato parlare di pre che qualcuno apra la gabbia: è quel-
debito pubblico ‘piano di salvataggio’ e di troika, proba- lo che ha fatto l’Unione europea a parti-
bilmente per evitare di incendiare ulte- re dalla vicenda greca. Occorre quindi
riormente le piazze spagnole, già teatro riflettere sulle ragioni di simili manovre.
di manifestazioni e proteste, ma è suffi- Il Financial Times aveva segnalato
I Paesi che si ciente dare un’occhiata alla nota diffusa la curiosa dinamica speculativa messa
affidano alla da Bruxelles per togliere il velo all’eti- in atto sui titoli ellenici interpretando-
troika diventano ca ufficiale: vi si legge che Madrid “do- la, non senza ironia, come un errore di
ostaggi della vrà mantenere i suoi impegni per cor- valutazione da parte della Banca Cen-
Bce, della reggere il deficit eccessivo in maniera trale (5). Tuttavia è ben difficile consi-
Commissione sostenibile entro il 2014 e adottare le derarlo un errore, a meno di credere
europea e del riforme strutturali fissate nelle racco- che sui più alti scranni finanziari della
Fmi: quella mandazioni specifiche per Paese adot- Grecia siedano incompetenti alle pri-
che oggi viene tate dall’Ecofin il 10 luglio”; in aggiunta, me armi che non conoscono i mecca-
attuata in Europa Olli Rehn, commissario europeo agli Af- nismi della speculazione, e che possa-
è una dinamica fari economici e monetari, afferma che no operare in totale autonomia rispetto
già collaudata “il legame esplicito tra questi obblighi al potere finanziario centrale della Bce;
nei Paesi in via di e il programma [di aiuti] è deliberato e di certo, senza questa manovra, le de-
sviluppo pertinente: è solo attraverso un’azione cisioni in materia di politica economica
determinata su tutti questi fronti che la non sarebbero passate di mano dal go-
Spagna può creare la stabilità finanzia- verno greco alla troika, e non si sarebbe
ria e un’economia competitiva e dina- avviata quell’infernale spirale finanzia-
mica” (4). ria che ha innescato una tragedia so-

(3) Cfr. Allarme banche spagnole, Bankia viene nazionalizzata, Andrea Franceschi, 10 maggio 2012,
Il sole 24 ore
(4) Aiuti alla Spagna, via libera da Eurogruppo, 20 luglio 2012, Adnkronos
(5) Cfr. Take HDAT, Greek politicians, Tracy Alloway, 20 maggio 2010, Financial Times, http://ftal-
phaville.ft.com/blog/2010/05/20/236901/take-hdat-greek-politicians/

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ciale di cui è difficile prevedere la fine. seco alla logica del capitalismo, un siste- L’obiettivo
Dall’altra parte, Irlanda e Spagna ren- ma economico che non ha nulla di so- a cui mirano
dono evidente che non è l’eccessiva ciale e non è riformabile – il capitalismo le manovre
spesa in stato sociale il problema dei de- etico propugnato dalla Chiesa e da alcu- concentriche
biti sovrani, eppure è quella che la troi- ne frange di imprenditori e politici è un’il- politico-
ka va a tagliare, mentre salva il sistema lusione, tanto quanto quello che parla di finanziarie è
finanziario e continua a foraggiarlo ar- decrescita. Ed è una menzogna anche la costruire un
mando la speculazione sui titoli di Stato. separazione tra capitalismo finanziario e nuovo modello
I Paesi che si affidano alla troika di- capitalismo reale: il secondo è esploso a di Stato in
ventano ostaggi, per parecchi anni, causa delle crisi di profitti del primo (6), cui il welfare
della Bce, della Commissione europea il quale ha dirottato denaro dagli inve- sarà in mano
e del Fondo monetario internazionale: stimenti produttivi alla finanza, la stes- a imprenditori
a ben vedere, quella che oggi viene at- sa finanza che ora gli aprirà le porte per privati
tuata in Europa è una dinamica storica- tornare a fare profitti. Saranno infatti im-
mente già collaudata nei Paesi in via di prenditori quelli che si arricchiranno con
sviluppo. Nei decenni scorsi abbiamo le scuole private, con gli ospedali privati,
infatti assistito alla colonizzazione finan- con le pensioni private, con un costo del
ziaria dell’America latina e dell’Africa, lavoro ridotto al limite della sopravviven-
alle cui nazioni il Fmi concedeva presti- za del lavoratore. Mentre nuovi merca-
ti in cambio dell’introduzione nel Paese ti in ascesa acquisteranno le merci pro-
di un’economia neoliberista: privatizza- dotte a basso costo in Europa.
zione delle risorse e dello stato sociale. Non stiamo nemmeno assistendo alla
È questo l’obiettivo a cui mirano le ma- Waterloo della politica: è superfluo ri-
novre concentriche fin qui analizzate: cordare che è la politica a costruire l’ar-
costruire un nuovo modello di Stato. chitettura sociale di un Paese, attraver-
Dimentichiamo le conquiste sociali so le leggi, e a stabilire che cosa è legale
del dopoguerra, i diritti dei lavoratori, e che cosa non lo è, nella finanza come
un’istruzione pubblica, una salute pub- in qualsiasi altro contesto. È la classe po- Non stiamo
blica, una pensione pubblica, ottenute litica ad aver creato un’Unione europea assistendo alla
grazie alle lotte di piazza e allo spaurac- che è la quintessenza del neoliberismo, Waterloo della
chio dell’Urss, che imponevano all’Oc- spalancando le porte ai capitali specula- politica, è la
cidente una forma socialdemocratica di tivi stranieri, costruendo una Bce che per classe politica
Stato. L’architettura sociale in Europa – statuto non può acquistare titoli pubbli- ad aver creato
e dunque anche in Italia – non sarà più ci e opponendo un rifiuto categorico a un’Unione
come l’abbiamo conosciuta negli ultimi cambiarne le regole – i colpi di fioretto europea che è la
cinquant’anni, e non è nemmeno durata estivi tra Monti, Draghi e la Merkel sono quintessenza del
a lungo: cinque decenni sono ben pochi a uso e consumo degli spettatori in platea neoliberismo
nell’arco della Storia. Lo statuto dei la- ignari del copione: gli acquisti della Bce
voratori è del 1970, il Servizio sanitario di titoli di Stato saranno sempre vincolati
nazionale è del 1978, la riforma scolasti- alla firma di un ‘memorandum’, ossia alla
ca che ha liberalizzato l’accesso all’uni- sottoscrizione della ricetta neoliberista.
versità è del 1969, la pensione sociale Ed è ancora la politica ad aver par-
universale è anch’essa del 1969. torito, a marzo di quest’anno, l’enne-
Il cambiamento messo in atto è intrin- simo trattato.

(6) Cfr. Alle radici della crisi: la caduta dei profitti e la finanziarizzazione dell’economia, Fabio Damen,
Paginauno n. 28/2012

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Europa: le menzogne sul debito pubblico e la costruzione di un nuovo modello di Stato

Si tratta del “Trattato sulla stabilità, sul- formazione è in mano ai servi del Mini-
la coordinazione e sulla governance”, me- stero della Verità e i cittadini sopravvivo-
glio conosciuto come “Fiscal compact” – no nell’ignoranza, incapaci di scorgere
ratificato a luglio dal Parlamento italiano il volto del loro nemico. Un trattato ne-
– e prevede che: i bilanci degli Stati mem- cessario alla classe politica per restare al
bri devono essere in pareggio; ogni Stato proprio posto, costretta dalla farsa demo-
deve introdurre questa regola nella pro- cratica a fare i conti con il consenso elet-
pria Costituzione e attivare un meccani- torale e per questo disposta a passare da
smo automatico di correzione; qualora il utile idiota: “è l’Europa che lo vuole”, “è il
debito pubblico superasse il 60% del Pil, mercato che lo vuole”, “sono riforme do-
il Paese deve operare una riduzione a un lorose ma necessarie”, sono i mantra di-
ritmo medio di un ventesimo l’anno; qua- spensati dai pulpiti parlamentari, di cui è
lora il deficit di bilancio superasse il 3%, lo degno esempio l’Italia con il suo sostegno
Stato deve presentare alla Commissione trasversale al tecnico Monti.
e al Consiglio europeo un programma Un Paese anomalo, lo Stivale, non c’è

_
STRUTTURAMENTE, di riforme strutturali; i Paesi devono sot- dubbio, e difatti le manovre che l’hanno
Roberto Cracco. toporre alla Commissione e al Consiglio accerchiato sono state differenti. Ano-
Fotografia digitale europeo i piani nazionali di emissione di malo per quattro ragioni: vi regnano la
titoli pubblici; in caso di infrazione alle re- corruzione, l’evasione fiscale, la crimi-
gole, le sanzioni (ancora da stabilire) scat- nalità organizzata e, per vent’anni fino
teranno automaticamente. a ieri, un imprenditore. La prima ha cre-
Un trattato che esautora qualsiasi for- ato un capitalismo chiuso e feudale e
ma di democrazia, per quanto anche la portato il rapporto debito/Pil dal 62%
democrazia sia un’illusione, quando l’in- del 1980 al 118% del 1992 (7); la secon-

(7) Cfr. Debito pubblico: italianità al 104%, Giovanna Cracco, Paginauno n. 10/2008

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da e la terza sono le realtà che suppor- sarà finalmente operativo in tutti gli Stati
tano l’economia – senza il sommerso e europei, c’è da scommettere che la Bce
il riciclaggio nel circuito legale del dena- si metterà a stampare moneta per sup-
ro illegale, l’Italia sarebbe un Paese da portare la crescita di un’economia pro-
Terzo mondo – il quarto non avrebbe duttiva ridotta alla recessione; dena-
mai attuato nessuna delle riforme ne- ro che andrà a ripristinare i profitti dei
cessarie, così impegnato a fare gli inte- grandi imprenditori privati che sostitu-
ressi delle proprie aziende e a coltiva- iranno lo stato sociale.
re il consenso. Occorreva dunque, per Qualcosa di simile alla riforma sani-
prima cosa, detronizzare l’imprenditore taria di Obama, tanto applaudita in Eu-
fattosi politico, e a giugno 2011 si è dato ropa e tanto falsamente sociale. Non
il via alle manovre speculative sui titoli istituisce alcuna sanità pubblica gra-
di Stato che hanno porto a Napolitano tuita, ma obbliga ogni cittadino a sti-
l’assist per poter nominare Mario Monti pulare una polizza sanitaria con una

_
primo ministro. Tuttavia il governo ‘tec- compagnia assicurativa privata; preve- STRUTTURAMENTE,
nico’ non è sufficiente garanzia contro de parziali sussidi statali solo nel caso Roberto Cracco.
l’anomalia italiana, innanzitutto perché la polizza incida sul reddito personale Fotografia digitale
non ha una solida maggioranza parla- per più del 9,5%; esclude l’interruzio-
mentare alle spalle, e in secondo luo- ne di gravidanza, per la quale si dovrà
go perché al più tardi l’anno prossimo sottoscrivere una polizza a parte (rega-
si terranno le elezioni e quindi il tempo lo alle frange estremiste cattoliche che
stringe: dunque gli attacchi speculativi siedono al Congresso americano – chis-
non cesseranno fino a quando le ‘rifor- sà cosa ci riserverà il futuro in Italia data
me necessarie’ non saranno completa- l’ascesa ormai trasversale agli schiera-
mente attuate. menti politici di Comunione e Libera-
Ma quando il nuovo modello di Stato zione), e, come beffa finale, contempla

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Europa: le menzogne sul debito pubblico e la costruzione di un nuovo modello di Stato

Il Fiscal compact una multa fino a 700 dollari l’anno per


è necessario alla chi non la sottoscrive. Così, mentre il
classe politica programma Medicare, riservato agli
per restare al anziani – la cosa più vicina a una sanità
proprio posto, pubblica che esista negli Usa – sarà ta-
costretta dalla gliato per 500 miliardi di dollari in dieci
farsa democratica anni, la nuova riforma andrà ad aumen-
a fare i conti tare il fatturato delle assicurazioni pri-
con il consenso vate. E si può già immaginare che i cit-
elettorale e per tadini che non potranno permettersi la
questo disposta nuova polizza sanitaria, all’interno di un
a passare da utile budget familiare messo a dura prova da
idiota rate del mutuo, dell’affitto, della scuola,
dell’auto ecc., sottoscriveranno l’enne-
simo debito. E chi lo sa, magari la pros-
sima bolla finanziaria riguarderà proprio
i debiti stipulati per far fronte a uno sta-
to sociale privatizzato.
Torneranno anche i dispositivi tota-
li (8), per contenere quella grossa fetta
della popolazione che non ce la farà a
reggere il nuovo corso; magari anch’es-
si privati, come le carceri americane,
di modo che il capitalismo possa gua-
dagnare anche dall’esclusione sociale.
E se tutto questo non fosse abbastan-
za a rimpolpare i profitti del grande Ca-
pitale, in un mondo che vede cambia-
re gli equilibri di potenza, c’è sempre la
guerra. Ha il pregio di allentare la pres-
sione demografica e togliere di mez-
zo milioni tra “quelli dalle labbra bian-
che”, perché mangiando solo pane non
possono “arrossarle sulla carne sapori-
ta dei cinghiali”, come scrisse France-
sco Masala in uno straordinario roman-
zo del 1962, e di distruggere tutto per
poi ricostruirlo.

(8) Cfr. Il lavoratore catturato, Renato Curcio,


pag. 20

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IL LAVORATORE
CATTURATO
di Renato Curcio

Incontro dibattito sui Quaderni di ricer- de distribuzione ma il lavoro ovunque. Il lavoro è sempre
ca sociale: L’azienda totale, Il dominio Quando nel 2002 abbiamo iniziato stato una merce e
flessibile, Il consumatore lavorato, ad analizzare l’organizzazione lavorati- per comprendere
La trappola etica (Sensibili alle foglie) va interna alla Esselunga (1), nel primo che cos’è il lavoro
presso il Centro sociale SOS Fornace di cantiere di ricerca sociale (vedi box), ci oggi occorre
Rho, 24 giugno 2012 siamo trovati di fronte un’azienda che, chiedersi che
a differenza degli anni precedenti, non tipo di merce è
Nel 1969 la Pirelli rappresentava la era già più sindacalizzata: i delegati era- diventato
più grande azienda per occupazione no stati messi uno a uno alla porta, qual-
dell’area milanese, con 12.000 dipen- che altro era stato cooptato e corrotto,
denti; nel 2002, i dipendenti sono di- qualche altro ancora aveva dato le di-
ventati 3.000-3.500, e la Esselunga ha missioni, qualche altro non era stato
conquistato il gradino più alto del po- proprio assunto, perché attraverso i cri-
dio. La Walmart, il maggior colosso nel teri di selezione del personale l’impresa
settore della grande distribuzione, è aveva iniziato a essere molto accorta e
oggi la prima multinazionale mondiale selettiva, ed era riuscita a neutralizzare
e conta 2,2 milioni di dipendenti, la Car- sul nascere l’organizzazione sindacale.
refour è la seconda e Auchan è la ter- È diventato subito chiaro che per ca-
za. La realtà del lavoro è dunque cam- pire meglio quello che avveniva all’in-
biata rispetto alla società di un tempo, terno di queste organizzazioni del la-
che aveva al centro la General Motor, la voro occorreva dare un occhio anche
Fiat, la Pirelli, ossia il mondo della gran- a che cosa avveniva esternamente, nel
de industria. Oggi come ieri il lavoro è mercato del lavoro, poiché un certo
una merce, ma per comprendere la mu- tipo di organizzazione del lavoro chie-
tazione occorre chiedersi che tipo di de, implica, un certo tipo di mercato del
merce sia diventato. lavoro. Nel 2002 le tendenze di preca-
Da qui siamo partiti per esplorare l’at- rizzazione erano già piuttosto sostenu-
tuale modello di organizzazione del la- te a livello di politiche statali – la legge
voro. Perché se tutto ruota intorno a Treu è del 1997 – tuttavia l’idea della
queste imprese, che sono anche le pri- precarietà era ancora vissuta come una
me al mondo per fatturato, esse non forma periferica, guardata con gli occhi
rappresentano solo il lavoro nella gran- degli anni Sessanta e Settanta, percepi-

(1) Cfr. L’azienda totale, a cura di Renato Curcio, Sensibili alle foglie, 2002

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ta come uno stato temporaneo di disa- poraneamente incluso nei miei progetti lavorativi alla con-
gio lavorativo che, prima o poi, dove- dizione che ti rendi flessibile su quattro territori: nel tempo,
va essere eliminato per divenire lavoro nello spazio, nelle tue mansioni e nel mercato del lavoro. Se
stabile. Tuttavia, osservando quel che ti adatti a immaginare la tua vita come una vita molto fluida,
accadeva dentro le aziende della gran- che si muove in tempo reale a seconda delle necessità del ca-
de distribuzione, diventava evidente pitale su questi quattro parametri, allora sei il lavoratore giu-
che non aveva più alcun senso guarda- sto per l’azienda, altrimenti non ti seleziono e non ti includo
re la precarietà in questo modo, perché temporaneamente nel mio progetto di lavoro.
essa era la condizione stessa dell’orga- È evidente che il passaggio a questo nuovo scambio sim-
nizzazione del lavoro: i lavoratori veni- bolico è molto importante, perché quello che con il pacchet-
vano scelti proprio con la caratteristica to Treu era una tendenza è poi divenuta condizione molto
di essere inseriti in uno scambio simbo- più pesante delle politiche sociali italiane, con la legge 30;
lico tra capitale e lavoro completamen- ed è altrettanto chiaro che questa situazione lavorativa non
te nuovo (2). è stata creata da Esselunga, perché è il Parlamento italiano
Queste aziende si rivolgevano al la- ad aver messo in atto una nuova regolamentazione del mer-
voratore dicendo: tu puoi essere tem- cato del lavoro.

I CANTIERI DI RICERCA SOCIALE

I cantieri sono un metodo di ricerca sociale che nessuno in Italia utilizza, nonostante non sia af-
fatto nuovo – nasce nel ’68, in Francia. Costruiamo un gruppo di lavoro con persone interne alla
specifica istituzione che vogliamo analizzare – nel caso della ricerca sull’organizzazione del la-
voro, una trentina di lavoratrici e lavoratori interni alla realtà della grande distribuzione – e utiliz-
ziamo una metodologia di ricerca molto particolare: la narrazione.
La narrazione di per sé è molto semplice e affascinante, perché tutti hanno delle storie da rac-
contare, ma è soprattutto molto pericolosa, perché quando si cominciano a narrare le esperien-
ze personali esse confliggono, contrastano con l’immaginario consolidato, e ci mettono di fron-
te a qualcosa che abbiamo sempre messo un po’ da parte, o che non abbiamo mai considerato
fino in fondo. La parola ‘cantiere’ si riferisce ai cantieri navali, luoghi in cui molte persone lavora-
no e creano un oggetto comune che avrà la caratteristica di muoversi, prendere il largo. Per noi
questo deve essere la ricerca, un lavoro che mette insieme qualcosa che poi parte e se ne va, at-
traversa la vita sociale. I nostri lavori non vengono fatti per l’accademia e nemmeno per un pub-
blico di sofisticati lettori, ma per persone curiose che vogliono capire che cosa succede intorno
a loro e che sono interessate a percorsi di ricerca un po’ anomali e particolari. Ci auguriamo che
il nostro lavoro possa essere socializzato, perché non avrebbe alcun senso fare ricerca se la ri-
cerca non fosse il modo di intervenire rispetto a quelle realtà che noi stiamo guardando; fare ri-
cerca sociale significa ridare l’opportunità a tutti coloro che vivono realtà istituzionali, di inter-
venire in queste istituzioni.

(2) Cfr. Il dominio flessibile, a cura di Renato Curcio, Sensibili alle foglie, 2003

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POLEMOS

Lo scambio Abbiamo dunque un nuovo modello mozioni, che tutti conosciamo: giovedì
simbolico tra di organizzazione del lavoro e un nuo- alla Carrefour del tal posto, dalle set-
capitale e lavoro vo scambio simbolico tra capitale e la- te di mattina saranno messe in vendita
è mutato: la voro, ma le trasformazioni non sono fini- 550 lavatrici, di una determinata marca
precarietà non te. Un’altra, fondamentale, è quella che e modello. Sono tutte già vendute. Se
è più uno stato ha creato il ‘consumatore lavorato’ (3). si arriva lì alle sette e cinque minuti, la
temporaneo Queste aziende non producono più promozione è stata risucchiata. Non c’è
di disagio cose da vendere. La Apple, per esem- stoccaggio, non c’è magazzino, non ce
lavorativo ma è la pio, non produce l’iPad, ma un imma- n’è neanche una lavatrice in più, perché
condizione stessa ginario dentro il quale viene istituito un quel giorno quell’azienda ha program-
dell’organizzazione oggetto virtuale, l’iPad, che non esiste mato la vendita di 5.000 pezzi in tut-
del lavoro da nessuna parte e non è ancora nem- to il mondo, e li ha organizzati in modo
meno pensato; esiste solo come un so- che siano già tutti venduti tra le sette e
gno, una fascinazione, una proposta di le sette e cinque minuti.
status, un grande incanto che viene of- Questa dinamica pone un’ulteriore
ferto a un mondo curioso che, a un cer- questione: esiste realmente una diver-
to punto, si innamora di questo ogget- sità tra le aziende immaginate autorita-
to che non c’è e inizia a chiederlo. Ecco rie e repressive, come la Esselunga, e le
che allora vengono raccolte le richie- imprese democratiche come la Coop?
ste dai grandi distributori giapponesi, Che cosa vende la Coop?, questa è la
asiatici, europei, africani, si colleziona- domanda fondamentale. La Coop non
no milioni di richieste di un oggetto che vende pomodori come l’Auchan, vende
non c’è, e a qual punto l’oggetto viene un modello etico, un’immagine di sé: la
Oggi le aziende fatto nascere in Cina. Si manda un file banana della Coop non proviene da un
selezionano il all’azienda Foxconn, una della azien- campo di schiavi.
lavoratore a patto de più terribili tra quelle che esistono L’etica diviene dunque una trappola
che si renda oggi, dove gli operai muoiono per l’in- (4), un meccanismo attraverso il quale
flessibile su tensificazione estrema del lavoro, per- catturare lo sguardo di quei milioni di
quattro territori: ché quel modello di organizzazione del persone che vanno a comprare il den-
nel tempo, nello lavoro è un modello che uccide, consu- tifricio, come tutti, ma che vogliono che
spazio, nelle ma, distrugge – morti, licenziati, basto- quel dentifricio non provenga da un’im-
mansioni e nel nati, persone che si buttano giù dai cor- presa schiavistica – cosa peraltro sem-
mercato del nicioni – per soddisfare in tempo reale pre più difficile, poiché il mondo del
lavoro la domanda di quantità enormi di iPad, lavoro è sempre più ridotto a un rap-
che arrivano sui nostri mercati e soddi- porto barbarico e violento tra capitale
sfano il sogno di una popolazione ab- e lavoro. Di sicuro, non è chiaro come
bacinata che ha comperato un oggetto si certifica il fatto che un’azienda sia eti-
prima che nascesse. ca, come ha evidenziato la vicenda che
Le aziende quindi producono insie- ha visto per protagonista Alex Zano-
me il consumatore e l’oggetto. Di con- telli. Quando il missionario ha denun-
seguenza, nel momento in cui metto- ciato l’esistenza in Kenia di una gran-
no in vendita questa merce, la merce è de piantagione di banane, che riforniva
già esaurita. È il meccanismo delle pro- anche la Coop, nella quale i sindacali-

(3) Cfr. Il consumatore lavorato, a cura di Renato Curcio, Sensibili alle foglie, 2005
(4) Cfr. La trappola etica, a cura di Renato Curcio, Sensibili alle foglie, 2006

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Il lavoratore catturato

sti sparivano, morti, da un giorno all’al- e vieni a lavorare esattamente come si Non si
tro, l’azienda ha abbozzato, poi ha tolto lavora in Indonesia. producono
qualche scatola di banane dagli scaffali Anche la nozione di precarietà si è più cose da
e infine ha dichiarato che non era a co- estesa. Non riguarda più la relazione tra vendere ma un
noscenza della situazione. il lavoro stabile, diffuso, e il lavoro pre- immaginario
Che questo modello lavorativo si sia cario, più limitato, che mira a diventa- dentro il quale
esteso al di fuori della grande distribu- re stabile. Questo discorso, valido die- viene istituito
zione lo ha confermato la vicenda della ci anni fa, non esiste più. Poiché tutto un oggetto
Fiat a Pomigliano. Quando Marchion- il lavoro oggi è precario, la nozione di virtuale: si
ne ha deciso che si doveva cambiare precarietà si è spostata a un livello in- produce insieme
l’organizzazione del lavoro, imponen- feriore. La domanda non è più: riusci- il consumatore e
do uno spudorato ricatto direttamente rò ad avere un lavoro stabile?, ma: riu- l’oggetto

_
ai lavoratori, attraverso un referendum, scirò a restare un lavoratore precario? STRUTTURAMENTE,
non ha fatto altro che impostare il mo- E se non ci riesco, dove andrò a finire? Roberto Cracco.
Fotografia digitale
dello infinitamente autoritario di relazio- Zygmunt Bauman nelle sue analisi ha
ne già esistente nella grande distribu- messo in evidenza, tra le altre, una cosa
zione: io ti includo nel mio progetto di importante, ossia che in questo model-
lavoro se tu rinunci ai diritti conquistati lo di società non esiste più una perso-
in passato, ti butti alle spalle i sindacati na che non sia un consumatore. Il nodo

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POLEMOS

centrale è che per vivere, mangiare, dor- Che tipo di merce è quella a cui si Un tempo
mire, tu devi consumare; se non sei un chiede di fare un balletto davanti ai l’azienda
consumatore non sei niente, e per esse- clienti? È accaduto alla Apple, nell’apri- chiedeva al
re un consumatore devi essere un lavo- le scorso, per l’inaugurazione di un nuo- lavoratore
ratore. Se non lo sei, questa società non vo negozio a Roma, e alla Auchan, per il otto ore del
pensa a te in alcun modo. Non esistono cinquantesimo anniversario dell’azien- suo tempo,
tutele, non sei immaginato come essere da. A Catania, Madrid, Londra, Abu oggi vuole la
vivente, non hai diritti di cittadinanza. Sei Dhabi, dappertutto, l’impresa ha chie- disponibilità
eliminato. Finisci in un territorio che oggi sto ai lavoratori e alle lavoratrici, or- totale della sua
in Italia è abitato da 18 milioni di perso- ganizzati in gruppi di sessanta, di im- immagine e
ne: 2 milioni di disoccupati e 15 milioni parare dei passi di danza e di ballare del suo corpo;
di inoperosi, persone talmente demora- all’improvviso in mezzo alla gente. Bal- il lavoratore è
lizzate da non cercare nemmeno più un letti in cui i lavoratori urlavano, ancora: catturato, ed è
lavoro, così dicono le statistiche. Ma l’Ita- “I love Auchan”. una cattura della
lia non è la Svezia, la Norvegia, la Dani- È un nuovo tipo di merce, rispetto alla vita che richiama
marca, qui non ci sono istituzioni assi- passata realtà del mondo industriale. i dispositivi totali
stenziali, quel poco di assistenzialismo Un tempo l’azienda chiedeva al lavora-
esistente è clericale, in mano ai preti. Di tore otto ore del suo tempo dopodiché,
conseguenza, per gli abitanti di questo ognuno per i fatti propri; oggi vuole la
territorio smisurato si aprirà sempre più disponibilità totale, la disponibilità del-
un sistema di istituzioni che non sono di la sua immagine, del suo corpo. Oggi
tutela e assistenza ma istituzioni totali: dice: ti voglio, tu mi appartieni.
carceri e circuiti psichiatrici. È di giugno Il lavoratore è ‘catturato’, ed è una
la notizia che sono stati riaperti formal- cattura della vita che richiama i disposi-
mente i manicomi: il trattamento sanita- tivi totali, costruzioni sociali che fanno sì
rio obbligatorio è stato spostato nei suoi che delle operazioni vengano compiu-
limiti di tempo a sei mesi rinnovabili ad te, disposizioni pensate per chiudere i
perpetuum, e questo significa, di fatto, corpi dentro una relazione di potere.
la riapertura dei manicomi. Anche un ipermercato è un dispositivo
Ci troviamo insomma in una società in estremamente sofisticato, dove i colo-
cui avvengono trasformazioni istituzio- ri, le posizioni degli oggetti, i cartellini
nali potentissime che stanno divoran- sono studiati per far compiere una se-
do tutto quello che era stato conquista- rie di operazioni, che hanno come sco-
to negli anni passati, e che soprattutto po quello di lavorare il consumatore
stanno spalancando davanti a tutti noi affinché compri determinate cose; ma
scene totalmente nuove. quando un’azienda ha come dispositivo
Che cos’è, quindi, il lavoro oggi? di cattura del lavoro, la cattura dell’inte-
Che tipo di merce è quella a cui, a un ro corpo del lavoratore, ci troviamo di
certo punto, viene chiesto di indossare fronte a una situazione estremamen-
una maglia sulla quale è scritto: “I love te preoccupante. È quella dimensione
Auchan”? È dal 2008 che i lavoratori che Foucault aveva intravisto, con uno
dell’azienda, in tutta Europa, Italia com- sguardo molto profetico – all’epoca,
presa e Stati Uniti e mondo intero, la in- gli anni Sessanta, questa cattura della
dossano – solo una piccolissima parte di vita era ancora appena accennata – e
loro non lo ha fatto, in sei cittadine nel- che oggi ha acquisito una caratteristi-
la zona basca, dove il sindacato ha op- ca biocida: il potere tende a catturare e
posto un netto rifiuto. a uccidere la vita, nel senso di trasfor-

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Il lavoratore catturato

marla tutta in merce; l’intera vita della esiste più un lavoro come mitologia
persona, non solo la sua forza lavoro. possibile, perché in questo tipo di con-
Questa è la nuova natura della relazio- testo il lavoro è semplicemente una si-
ne lavorativa. tuazione di violenza che ha implicazioni
Per farlo, l’azienda deve essere ‘sin- psicofisiche molto gravi. Non è un caso
dacato free’ – una caratteristica pro- che il più grande mercato della cocaina
mossa come positiva, che implicitamen- sia oggi nelle aziende metalmeccaniche
te afferma: noi siamo aziende moderne, e informatiche, dove si spaccia e si con-
non siamo più arcaici strumenti della suma per rimanere nei ritmi, nei tempi e
società industriale dove si misuravano nelle tensioni imposte dal lavoro. E non
ancora le categorie, qui non ci sono ca- è diverso per gli psicofarmaci. Nel mon-
tegorie, l’impresa si rapporta uno per do del lavoro troviamo insomma ribal-
uno con i lavoratori. E infatti li ha sin- tato tutto ciò che un tempo viveva fuo-
golarizzati, con contratti individuali e ri di esso. Anche i suicidi.
costruendo con ognuno una media- In Telecom France, nell’ultimo anno,
zione di scambio: io ti do la possibilità si sono uccise trenta persone – all’inter- La relazione
di arrivare mezz’ora più tardi per por- no dell’azienda, davanti a colleghi, tra lavorativa ha
tare all’asilo tuo figlio, tu mi dai il lavo- quelle mura, non a casa. Nel mondo del acquisito una
ro domenicale, il lavoro di Natale ecc. lavoro, in tutta la Francia, ci sono stati caratteristica
Uno scambio non solo ineguale, come 400 suicidi nel solo 2011. In Italia non ci biocida: tende
sempre lo sono tutti gli scambi di pote- sono statistiche di questo genere, quin- a catturare e a
re, ma che isola la persona. In un simile di non abbiamo alcun dato in merito, ma uccidere la vita,
contesto il sindacato non può esistere, di sicuro stiamo assistendo a un giochi- nel senso di
nemmeno se residua qualche delegato no piuttosto consunto, per quel che ri- trasformarla tutta
sopravvissuto all’interno dell’azienda. guarda l’identità di questo Paese, che in merce
Infine, il lavoratore è virtualizzato. Il è quello di mettere in campo alcuni so-
95% è non solo precario ma anche in- ciologi un po’ decotti per far dire loro
debitato. Vive dentro un sistema di con- che è tutto normale. C’è sempre stata
trollo virtuale del lavoro, in cui l’azien- un po’ di gente che si suicida nel mon-
da dà un salario non superiore a 700 do del lavoro, dicono, ed è vero. Ma il
euro ma concede una carte di credito problema non è questo. È la qualità del
di 3.000 euro; la persona sopravvive ma suicidio la questione, e che tipo di sui-
solo spendendo soldi che non ha gua- cidi stanno avvenendo.
dagnato. Questa è la nuova realtà con Oggi i lavoratori vivono in una trap-
cui si confrontano i lavoratori in tutto il pola di dispositivi, un sistema di taglio-
mondo, un’economia virtuale che cat- le talmente vasto che l’idea stessa di
tura il loro lavoro futuro. L’attuale siste- libertà non esiste più; i legami socia-
ma del capitalismo finanziario non è vir- li sono spezzati e ognuno da solo ha
tualizzato solo perché le banche sono perso la propria battaglia. Questo è il
capitali mondiali virtuali, ma perché cia- lavoro oggi. E da qui, la fonte di tutte
scun cittadino è stato catturato in que- le sofferenze.
sta economia virtuale, da cui non può
sfuggire se non perdendo la casa, il te-
lefonino, l’auto.
Quindi, che cos’è il lavoro oggi? La
risposta è molto cruda: è una modali-
tà nuova di esperire la sofferenza. Non

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L’INTERVENTO

IL LINGUAGGIO:
ORIGINE ED EVOLUZIONE
di Felice Accame, Piero Borzini, Francesco Ferretti e Aldo Frigerio

Incontro dibattito presso la libreria Odradek


di Milano, 10 febbraio 2012

Felice Accame. Nonostante il veto po- stretta – e banale – di ‘lingua natura-


sto dalla Società di Linguistica di Pa- le’ e non in quella di ‘sistema di segni’.
rigi, nel 1866 – veto rivolto ai propri In seguito a questa assunzione, non
soci concernente l’occuparsi dell’origi- potranno prendere in considerazio-
ne del linguaggio, veto che da France- ne né le “lingue documentarie”, né “le
sco Ferretti viene ricordato proprio in diverse arti considerate come linguag-
apertura di Alle origini del linguaggio gio”, né “la scienza intesa come lingua
umano. Il punto di vista evoluzionisti- più o meno coerente”, né “il linguag-
co (Laterza, 2010) – noi, qui, di origi- gio animale”, né quello “gestuale”, né
ne del linguaggio si discute – senten- una quantità indefinita di altri linguag-
doci peraltro pienamente legittimati a gi. E ciò per varie ragioni, la principale
discuterne. Tuttavia, dal momento che delle quali è la seguente: che, abban-
l’‘origine’ del linguaggio è considerata donando il “puramente verbale”, si sa-
importante per comprenderne l’evolu- rebbero trovati a trattare di un ogget-
zione e dal momento che non sempre to di cui sarebbe stato arduo stabilire
chi ne parla ha un’idea precisa dell’og- i limiti. Se tutto è ‘segno’ nel compor-
getto di cui parla, sarà opportuno riflet- tamento umano, infatti, la presenza di
tere su cosa esattamente si intenda per un ‘linguaggio’ inteso in un’accezione
linguaggio. Si constaterà che, a secon- così lata, non avrebbe consentito più
da delle definizioni che se ne dà, mol- di delimitare un oggetto di conoscen-
te opinioni sulla sua origine e sulle sue za rispetto ad altri. Ritengo che ciò te-
modalità evolutive cambiano. stimoni a sufficienza della difficoltà
Faccio un esempio. Nell’introduzione incontrata dalla scienza linguistica nel
al Dizionario enciclopedico delle scienze definire il proprio oggetto.
del linguaggio (Isedi, 1972), Oswald Du- D’altronde, allorquando qualcuno ci
crot e Tzvetan Todorov avvertono che prova, si mette nei guai. O, almeno, per
hanno stabilito di considerare la paro- non mettersi troppo nei guai, sembre-
la linguaggio nella sua accezione più ri- rebbe costretto a rimanere nel vago.

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Faccio l’esempio di Umberto Eco che co campo applicativo della mia ex professione medico-bio-
definisce un ‘codice linguistico’ come logica (il trapianto d’organo e di midollo) ho avuto a che
“rappresentato da un sistema sintatti- fare con la variabilità biologica dell’individuo che trae ori-
co”, ovvero come “un repertorio di si- gine dalle mutazioni del DNA, ambito, questo, limitrofo al
gnificanti e le loro regole di combina- campo dell’evoluzione.
zione”, che trasmetterebbe “sistemi di Cessata la professione, ho continuato a interessarmi ad
significato”. Ovviamente, si rende su- aspetti concernenti l’evoluzione biologica e ad alcuni argo-
bito conto che questi ‘sistemi di signi- menti dibattuti dalla filosofia della scienza. Seguendo questi
ficato’ andrebbero meglio individuati interessi sono incappato nel problemino dell’evoluzione cul-
e rapportati in modo chiaro sia al ‘re- turale, problema che faccio una certa fatica a mettere bene
pertorio di significanti’ che alle relati- a fuoco per vari motivi: in particolare non so bene come
ve ‘regole di combinazione’, ma, dopo coniugare (dal punto di vista epistemologico più che pra-
aver rifiutato l’eventuale loro equiva- tico) il biologico con il culturale. Perché dico questo? Per-
lenza con la ‘cultura’, preferisce deviare ché avendo avuto una formazione scientifica di tipo medi-
sull’‘ideologia’, intesa come “patrimo- co-biologico, mi porto dietro paradigmi interpretativi non
nio o sistema di concetti, conoscenze, necessariamente adatti ai nuovi interessi. Nell’affrontare il
esperienze, credenze e valori” (1). La tema dell’evoluzione culturale non nego quindi di avere al-
stessa metaforicità del ‘trasmettere’ cuni problemi di natura paradigmatica.
non aiuta a migliorare le cose. Uno riguarda la designazione dell’argomento ‘evoluzio-
ne culturale’. Presi separatamente, i due termini evoluzio-
Piero Borzini. Poco ho avuto a che ne (in senso biologico) e cultura (in senso antropologico) mi
fare con problemi di tipo linguistico. sono relativamente chiari o familiari. I due termini abbina-
Più ho avuto a che fare con problemi ti – evoluzione culturale – mi mettono in certo qual modo
relativi all’evoluzione. In uno specifi- a disagio perché non so bene fino a che punto sia lecito (e
utile) tentare, trattando l’argomento, di trovare analogie o
(1) U. Eco, Codici e ideologie, in AAVV., Lin-
sovrapposizioni tra i due campi, applicando paradigmi scien-
guaggi nella società e nella tecnica, Edizioni di tifici (desunti dalla biologia) all’oggetto cultura e, vicever-
Comunità, 1970, pag. 129 sa, adottando paradigmi antropologici all’aspetto evoluti-

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L’INTERVENTO

vo. Devo dire che, a mano a mano che riferimento. In ambito puramente bio-
procedo nelle mie analisi, l’oggetto evo- logico, i paradigmi sperimentali sono
luzione culturale mi diviene sempre più piuttosto stabili nel tempo. In qua-
sfuggente. Un aspetto però mi è chia- rant’anni di attività non mi è sembrato
ro: la cultura umana senza il linguag- di aver dovuto assistere a scontri di ca-

StrutturaMente,
Roberto Cracco.
Fotografia digitale

gio sarebbe tutt’altra cosa. Pertanto la rattere paradigmatico: ho sempre usato


comparsa e l’evoluzione del linguaggio un unico linguaggio di riferimento che
sono centrali nello studio dell’evoluzio- mi consentiva di interpretare i risultati
ne della cultura umana. alla luce delle ipotesi poste in un qua-
Altro problema di natura paradigma- dro di riferimento stabile. Invece, per
tica che mi sono trovato a dover affron- quanto riguarda l’evoluzione biologica,
tare è quello della stabilità dei punti di e ancora di più nell’ambito dell’ineffa-

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Il linguaggio: origine ed evoluzione

bile evoluzione culturale, il quadro dei dell’evoluzione e della comunicazione linguistica, ho mostra-
riferimenti paradigmatici è quanto mai to l’articolo all’amico Accame e lui, in due secondi, ha incri-
vasto e contraddittorio: convivono di- nato molte delle certezze che questo lavoro mi aveva dato.
versi paradigmi, molti in netta contrad- In questo articolo, Sperber confronta due modelli di co-
dizione l’uno con l’altro; ciò fa sì che i municazione linguistica: il modello del codice e il model-
cosiddetti dati di fatto varino molto in lo inferenziale.
termini di credibilità, peso specifico e Il modello del codice afferma che ogni suono, ogni parola,
valore essenziale a seconda del para- corrisponde a un concetto, a un significato e quindi, quan-
digma attraverso il quale vengono con- do ci si esprime per preposizioni, si mettono insieme serie
siderati. Credo che questo dipenda dal di codici tra loro legati da un’architettura, da un’impalca-
fatto che l’evoluzione biologica e so- tura sintattica, e il significato emerge dalla somma, dalla
prattutto l’evoluzione culturale hanno sommatoria, dall’integrale, dalla composizione di questi se-
importanti componenti storiche: quin- gni e di questi codici. Questo meccanismo è analogo a quel-
di, come avviene per tutte le entità di lo attraverso il quale ha luogo la comunicazione animale.
carattere storico, i paradigmi interpre- Il modello inferenziale contesta la semplicità del model-
tativi possono essere molto variegati. lo del codice e dice: attenzione, non è vero che il model-
Tutto questo discorso di carattere ge- lo dei codici trasmette un significato puro, chiaro, sempli-
nerale giusto per dire che non ho cer- ce e lineare, perché se andiamo ad analizzare le frasi di una
tezze in merito e che nel mio viaggio qualunque lingua vedremo che i codici non sono così uni-
attorno all’evoluzione culturale sono vocamente indicativi del significato attribuito dalle inten-
ancora in una fase di affannato studio zioni di chi parla, ma sono più che altro degli indizi che de-
e di raccolta di materiale da analizza- vono essere interpretati, da parte di chi ascolta, insieme al
re. Questo ci porta all’oggetto della ri- contesto. A questo proposito, Sperber fa riferimento a un
unione di oggi. Studiando alcuni aspet- dialogo colto per strada. Dice: “Siete per strada e udite due
ti del linguaggio mi sono imbattuto in persone che parlano e sentite la frase: Era troppo lento”.
questo articolo che è intitolato: “Evo- Nessuna difficoltà a capire il significato di ‘era’, di ‘troppo’
luzione del linguaggio in una prospet- e di ‘lento’. Nessuno di noi è però in grado di capire di che
tiva pragmatica”. In realtà il titolo in cosa stessero parlando. Che cosa intende comunicare chi
inglese suona come: “Una prospettiva parla a chi lo ascolta?
pragmatica sull’evoluzione del linguag- Le spiegazioni possono essere mille. Mille cose poteva-
gio” (2). Questo capovolgere, da parte no essere troppo lente: un veicolo, una reazione chimica,
mia, lo sfondo con il soggetto princi- un processo politico, e così via.
pale, potrebbe non rappresentare so- Per interpretare una frase occorrono certamente codici:
lamente un aspetto tecnico di trasporre questi però sono solamente indizi. Quello che occorre co-
in italiano le intenzioni espresse dagli noscere è il contesto. E per interpretare il contesto, quello
autori nel titolo originale, ma potrebbe che conta è l’intelligenza inferenziale di quelli che parlano
anche rappresentare una qualche altra e di quelli che ascoltano; chi parla e chi ascolta deve condi-
mia difficoltà interpretativa. videre un terreno comune: un comune terreno di inferenze.
Credendo di aver trovato in questo Gli autori fanno un altro esempio a proposito dell’intelli-
articolo alcune risposte sul problema genza inferenziale. Ascoltiamo un altro dialogo. John dice:

(2) D. Sperber, G. Origgi, A pragmatic perspective on the evolution of language, in Richard K. Larson, Viviane Déprez e Hi-
roko Yamakido Editors, The Evolution of Human Language:Biolinguistic Perspectives, Cambridge Univ Press, 2010, Capitolo
8, pagg. 124-132, www.summer10.isc.uqam.ca/page/docs/readings/SPERBER_Dan/A%20pragmatic%20perspective%20
2009%5B1%5D.pdf

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L’INTERVENTO

“Sono distrutto” e la sua amica Lisa ziale dove il contesto e la capacità di


risponde: “Va bene, torniamo a casa”. lettura della mente altrui hanno un’im-
In questo caso Lisa non legge ‘distrut- portanza comunicativa fondamentale?
to’ come l’entità della stanchezza di Una mutazione a questo livello potreb-
John. John può essere semplicemente be arricchire i possibili significati, di-
stanco, può essere distrutto, può esse- venendo un elemento potenzialmente
re completamente disfatto dalla stan- adattivo (data l’ampiezza e la plasticità
chezza, ma Lisa capisce perfettamen- dell’elemento contestuale e inferenziale
te che John non intende sottolineare il è molto più difficile che una mutazio-
suo grado di stanchezza, bensì intende ne a questo livello possa rappresenta-
dire: “Lisa, sono stanco, vorrei tornare re un danno: nella peggiore delle ipo-
a casa”. Lisa risponde: “Va bene, tornia- tesi potrebbe avere un valore neutrale).
mo a casa”, facendo un’operazione in- Ho trovato molto interessanti, da
ferenziale sull’arco linguistico di John. un punto di vista evolutivo, entram-
Una delle due cose che mi hanno bi gli elementi sviluppati nell’articolo
maggiormente interessano in questo di Sperber e Origgi. Il primo è quello
articolo è l’idea che l’intelligenza infe- che l’intelligenza inferenziale costitu-
renziale sia un prerequisito che consen- isca un prerequisito per lo sviluppo e
te all’uomo – o anche ad alcuni primati l’evoluzione del linguaggio. Il secon-
come lo scimpanzé – di leggere qualco- do è il ruolo della mutazione che può
sa nei codici di chi parla, che va oltre il rappresentare un ostacolo alla comu-
significato letterale del codice. Quindi, nicazione se questa è basata su codici
l’intelligenza inferenziale è un comune mentre potrebbe costituire un poten-
terreno interpretativo e di esperienze ziale vantaggio se la comunicazione è
condivise che consentono a chi par- basata in modo rilevante su un terreno
la di lanciare messaggi adeguati all’in- inferenziale. Accanto a questi motivi di
tenzione che vuole esprimere e a chi soddisfazione ho trovato nell’articolo
ascolta di comprendere perfettamente altri elementi che mi hanno sollecita-
l’intenzione di chi parla. to ulteriori domande per le quali non
Dati i due modelli, quello dei codici ho ancora trovato risposte. D’altra par-
e quello inferenziale, quale dei due è te, da dove arriva la conoscenza se non
più adattativo dal punto di vista evo- dal trovare domande cui cercare ade-
luzionistico? Sperber e Origgi non han- guata risposta? Mi attendo che alcu-
no dubbi in merito: il più adattativo è il ne risposte arrivino fin da subito negli
modello inferenziale. I codici sono trop- interventi che seguono: quelli del pro-
po rigidi. Per esempio, negli animali i fessor Frigerio e del professor Ferretti.
codici di comunicazione sono geneti-
camente codificati: una mutazione che Aldo Frigerio. Non è affatto facile de-
intervenisse a livello del codice si tra- finire cosa sia un linguaggio. A mio pa-
sformerebbe molto più probabilmente rere per parlare di linguaggio devono
in un ostacolo che non in un vantaggio essere presenti due cose. La prima è un
alla comunicazione. È possibile quindi sistema di segni e la seconda è un siste-
che una mutazione a livello dei codici ma di regole sintattiche. Adesso occor-
sia disadattiva. Che cosa potrebbe suc- re definire cos’è un sistema di segni e
cedere, invece, in un ambito inferen- cos’è un sistema di regole sintattiche.

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Il linguaggio: origine ed evoluzione

Un sistema di segni. Innanzi tutto, cinese, consiste nel fatto che si usano convenzioni diverse,
cos’è un segno? sono accordi diversi. Imparare una nuova lingua significa,
Un segno, secondo definizioni clas- tra le altre cose, imparare queste convenzioni.
siche che risalgono addirittura ad Ago- Questo per quanto riguarda i segni. Abbiamo detto, però,
stino, è qualcosa che rimanda a qual- che nel linguaggio c’è un sistema di segni. Cosa vuol dire
cos’altro. Di fronte a un segno, noi non che un linguaggio è un sistema di segni? Vuol dire che i se-
badiamo tanto al segno stesso, ma sia- gni sono in rapporto tra di loro, che hanno diversi rappor-
mo subito rimandati a qualcos’altro ri- ti tra di loro. Rapporti complessi di vario tipo. Se noi pren-
spetto al segno: al suo significato. diamo una lingua come l’italiano, il cui sistema di segni è
Perché ci rimanda a qualcos’altro da caratterizzato dal suo lessico, e in realtà i dizionari sono
sé? Secondo Peirce, il filosofo america- poco informativi dei veri rapporti esistenti tra le varie pa-
no che è stato il fondatore della semi- role. Rapporti innanzitutto di carattere formale, nel senso
otica, il segno rimanda a qualcos’altro che, per fare un esempio, sappiamo che ci sono tutti i verbi
da sé per tre ragioni. Lui distingue i se- di prima coniugazione. Li possiamo mettere insieme perché
gni in tre grandi categorie, a seconda sappiamo che si comportano tutti in una certa maniera. Ci
della ragione per cui il segno rimanda sono tutte le parole che hanno come suffisso ‘tore’, come
al suo significato. fattore, presentatore... e queste hanno dei rapporti tra loro.
La prima ragione è semplicemente un Poi ci sono i rapporti di carattere semantico. Vuol dire
legame causale tra il segno e il suo si- che i significati di questi segni hanno vari rapporti tra di
gnificato. Per esempio, quando dicia- loro: sinonimia, iperonimia (gatto, felino), parole che ap-
mo: “Quelle nuvole sono segno di piog- partengono alla stessa area semantica (acqua, fiume, mare,
gia”, sappiamo di dirlo perché le nuvole ruscello, lago...).
sono causa di pioggia. Quindi: causa. Questo vuol dire sistema. Vuol dire che il nostro lessico è
La seconda ragione è la somiglianza. organizzato, non è una serie di segni messi uno dietro l’al-
Il segno assomiglia al suo significato. tro, come accade nel vocabolario, dove l’ordine è alfabe-
Lo vediamo nel caso dei cartelli stra- tico e abbastanza contingente. Anche nel nostro cervello
dali. Pensiamo alla segnalazione ‘Cadu- e nella nostra mente le parole si organizzano per aree se-
ta massi’ in cui c’è il disegno del preci- mantiche (tutte le parole che significano frutti, tutte le pa-
pizio, con i massi che cadono. Quello role che significano animali).
è un segno riconoscibile perché il di- L’altra componente del linguaggio è un sistema di regole
segno stilizzato sul cartello ha qualche sintattiche. Cosa sono le regole sintattiche? Sono quelle re-
cosa in comune con l’immagine del pe- gole che ci permettono di prendere i segni di base – le no-
ricolo che viene segnalato. stre parole, il nostro lessico – e comporre questi segni base in
La terza ragione per cui i segni riman- segni più complessi. Prendiamo le parole insieme e costruia-
dano a qualcos’altro da sé è la conven- mo sintagmi; prendiamo i sintagmi insieme e ricaviamo frasi;
zione. Semplicemente ci siamo mes- prendiamo le frasi insieme e ricaviamo frasi più complesse;
si d’accordo che questo segno rimandi prendiamo quest’ultime e ricaviamo discorsi. Quindi, le re-
a un significato. È una nostra abitudi- gole sintattiche sono le regole con cui noi uniamo i segni di
ne quella di usare un determinato se- base in unità maggiori e questi poi in unità ancora maggiori.
gno per un determinato significato. E E quali sono le proprietà che hanno le regole sintattiche nel
i segni che sto utilizzando io in questo linguaggio? Ce ne sono tante, ma ne sottolineo almeno due.
momento rientrano in questa tipolo- Le regole del linguaggio sono ricorsive. Questo significa che
gia di segno, sono convenzionali. Tan- molte di queste regole funzionano così: quando applichiamo
to è vero che una delle differenze tra una regola sintattica, possiamo riapplicare la stessa regola al
le varie lingue, l’italiano, l’inglese e il suo risultato. Banalmente: se io dico Paolo e Giovanni, io ho

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L’INTERVENTO

applicato una regola di congiunzione li (italiano, inglese, cinese...) e ci sono


per cui ho unito i due nomi. Ho otte- linguaggi artificiali, per esempio i lin-
nuto un’unità maggiore. Ma io posso guaggi inventati come l’esperanto op-
riapplicare di nuovo a questo risultato pure i linguaggi utilizzati dal compu-
la regola della congiunzione: Paolo e ter. I linguaggi di programmazione sono
Giovanni e Maria. E posso riapplicarla linguaggi artificiali. Qual è la differen-
di nuovo. Questa si chiama ricorsività. za? Nelle lingue naturali, la codifica-
L’idea per cui puoi riapplicare tante vol- zione grammaticale viene dopo l’uso. StrutturaMente,
te la stessa regola. Questo ci permette Si producono questi linguaggi e a un Roberto Cracco.
di creare testi di lunghezza indefinita. certo punto vengono codificati. Ven- Fotografia digitale
Il nostro lessico è limitato, per quanto gono scritti i dizionari, vengono fatte
vasto; le regole sintattiche, per quanto le grammatiche. Nel caso dei linguag-
complesse e articolate, sono in nume- gi artificiali, avviene il contrario. Pri-
ro finito. Eppure non c’è un limite de- ma si creano i linguaggi, prima si cre-
finito alla lunghezza dei testi che pos- ano le grammatiche e poi si comincia
siamo produrre. a usarli. Nei linguaggi di programma-
L’altra caratteristica delle regole sin- zione, prima si sono inventate le basi
tattiche che volevo qui sottolineare è lessicali e poi la gente ha cominciato a
la cosiddetta composizionalità. Cosa usare il linguaggio di programmazione.
succede quando prendiamo le parole Rispetto ai segnali usati dagli anima-
e creiamo frasi dalle parole, e prendia- li che differenza c’è? La prima diffe-
mo frasi e componiamo testi? Succede renza è che i segni che gli animali usa-
che il significato del tutto, il significato no sono meno numerosi dei nostri. Il
delle unità maggiori, dipende da quel- lessico utilizzato dall’uomo è ricco di
lo delle unità minori. Immaginate una 50.000 parole, quello degli animali, per
frase che non abbiamo mai incontra- quanto ricco possa essere, non è tan-
to prima, perché contiene una serie di to quanto quello umano. La seconda
associazioni che non abbiamo mai tro- differenza sta nel fatto che gli animali
vato in precedenza. Però, se conosco il non producono qualcosa di somiglian-
lessico di base, io riesco a capire quel- te alle nostre frasi. Di solito, quando
la frase. Riesco a capirla perché cono- usano un segno, usano un segno solo.
sco i significati di base e perché cono- Non hanno quel sistema di regole sin-
sco i modi con cui comporre. Non c’è tattiche con quelle caratteristiche di cui
un limite alle frasi che possiamo capi- parlavo prima. Loro non usano combi-
re. Questo rende conto del fatto che nare segni di base in unità sintattiche
possiamo continuare a scrivere libri, a maggiori, il cui significato dipende da
produrre testi nuovi, e che ne produr- quelle minori.
remo sempre. E riusciamo a capirci lo
stesso, perché abbiamo questa capaci- Francesco Ferretti. Dare una defini-
tà per cui riusciamo a capire. zione univoca di linguaggio è compli-
Questa per me è la definizione di cato. Ne esistono molte, ognuna con
linguaggio. i suoi pregi e i suoi difetti; in questo
Un’ultima annotazione vorrei far- intervento proverò a darne una mol-
la sul linguaggio naturale e linguaggio to diversa da quella indicata da Frige-
artificiale. Esistono linguaggi natura- rio. Prima di proporvi la mia defini-

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Il linguaggio: origine ed evoluzione

zione, però, vorrei mettere sul tavolo le deve essere conforme ai principi dell’evoluzione darwi-
un paio di vincoli di ordine metodolo- niana: non basta che sia cognitivamente supportato, deve
gico. Il primo è che il linguaggio deve essere in accordo con una concezione della cognizione che
essere studiato all’interno di una pro- superi il test della plausibilità evoluzionistica. Non tutti i
spettiva cognitiva: i modelli teorici re- modelli della mente, non tutti i modelli di linguaggio, sono
lativi al linguaggio devono accordarsi in grado di superare questo doppio vincolo metodologi-

alle nostre conoscenze correnti circa il co. Uno dei paradigmi più forti in scienza cognitiva, quel-
funzionamento della mente (meglio se lo ancora largamente prevalente, è la tesi della grammatica
sostanziati dai risultati empirici delle universale di Chomsky. Pur superando (secondo alcuni, al-
neuroscienze e della psicologia speri- meno) il test della plausibilità cognitiva, la grammatica uni-
mentale). Quale che sia la definizione versale non è plausibile dal punto di vista evoluzionistico:
di linguaggio che scegliamo, essa deve è lo stesso Chomsky a dirci che il suo modello interpretati-
essere in grado di superare il test della vo non si accorda con la selezione naturale. Dal mio punto
plausibilità cognitiva. Il secondo vin- di vista, un modello del linguaggio che non si accorda con
colo, quello più forte probabilmente, è la teoria dell’evoluzione, non è un buon modello del lin-
che un modello del linguaggio plausibi- guaggio. Soprattutto quando, come accade con Chomsky,

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L’INTERVENTO

il modello del linguaggio in questio- Cartesio – è che parlare normalmente


ne aspira a essere collocato all’interno significhi parlare in modo ‘appropria-
della tradizione naturalistica. Il fatto to’ alla situazione. Prima Frigerio par-
che una certa ipotesi circa la natura del lava di creatività, facendo riferimento
linguaggio non si accordi con i principi all’aspetto combinatorio del linguag-
della selezione naturale è un buon mo- gio, un aspetto estremamente rilevante.
tivo per cambiare modello interpretati- Oltre che all’aspetto combinatorio, tut-
vo. Chomsky, ovviamente, non la pen- tavia, Chomsky sostiene che la creati-
sa così; la sua idea è che se il modello vità del linguaggio sia fortemente con-
non si accorda con la teoria dell’evo- nessa alla capacità di parlare in modo
luzione, allora tanto peggio per la te- appropriato alla situazione. Devo dire
oria dell’evoluzione. che questa capacità a me sta molto a
Frigerio ha concluso il suo interven- cuore: quando si parla in modo appro-
to sostenendo che la pragmatica è una priato, la questione del ‘perché’ dicia-
caratteristica secondaria rispetto alla mo ciò che diciamo è più importante
grammatica e in particolar modo alla del ‘cosa’ diciamo; la questione dell’ap-
sintassi. Intanto vorrei dire che gram- propriatezza del linguaggio è in effetti
matica e pragmatica sono due aspet- legata alla capacità di parlare in modo
ti diversi di una facoltà più generale e coerente e consonante alla situazione:
unitaria. Esaltare uno dei due aspetti, due capacità dal carattere spiccatamen-
ovviamente, non significa negare l’im- te pragmatico.
portanza del ruolo dell’altro nella co- Ora, da chi, come Chomsky, sostiene
stituzione delle capacità verbali uma- che l’essenza del linguaggio sia il parlare
ne. Detto questo, però, la mia idea è in modo appropriato, ci si aspettereb-
che la pragmatica abbia una priorità (se be un’analisi accurata di una capacità
non altro temporale) sulla sintassi. Per del genere. A dispetto di questo fatto,
un motivo semplice: perché se si parte Chomsky sostiene che l’appropriatez-
dalla grammatica, il tema dell’evoluzio- za del linguaggio umano è un mistero
ne del linguaggio diviene intrattabile. (insolubile in via di principio) che la
Chomsky ne è l’esempio più eviden- mente umana può porre come proble-
te: il primato accordato alla sintassi lo ma ma che non potrà mai risolvere. La
porta a considerare il tema dell’origine posizione di Chomsky su questo pun-
del linguaggio un problema (insolubi- to è del tutto insoddisfacente: è trop-
le) con cui non vale la pena misurarsi. po facile individuare nell’appropria-
In favore della priorità evolutiva del- tezza una caratteristica essenziale del
la pragmatica sulla grammatica vorrei linguaggio umano e poi sostenere che
partire da una definizione di linguag- la questione di comprendere come gli
gio che è lo stesso Chomsky a proporci. umani riescano a parlare in modo ap-
In uno dei suoi libri, egli sostiene che propriato sia un mistero insolubile in
la caratteristica fondamentale del lin- via di principio. Se il parlare in modo
guaggio umano sia il “parlare in modo appropriato è la caratteristica essenzia-
normale”. Credo che l’aspetto più in- le del linguaggio, questa capacità deve
teressante di tale definizione sia capire essere indagata ulteriormente. Il pun-
cosa significhi parlare in maniera ‘nor- to, a mio avviso, è che una capacità di
male’. La tesi di Chomsky – ripresa da questo tipo, più che insolubile in via di

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Il linguaggio: origine ed evoluzione

principio, è un problema che non si può perfette, eppure la loro comunicazione non va in porto: gli
risolvere con le risorse concettuali del- schizofrenici deragliano in continuazione, non riescono a
la grammatica universale: Chomsky so- tenere il filo del discorso. Dicono qualcosa, poi passano a
stiene la natura essenzialmente sintat- un altro argomento, poi ancora a un altro: non riescono a
tica del linguaggio, mentre il parlare in ‘mantenere la rotta’ del filo del parlato. L’incapacità degli
modo appropriato riguarda la pragma- schizofrenici di mantenere la ‘coerenza’ del discorso mo-
tica. Come uscire da questa difficoltà? stra che la costruzione di questo piano espressivo non può
Prima di passare alla pars costruens essere considerata come una semplice successione di frasi.
del mio discorso, vorrei sottolineare che La mia idea è che la costruzione del discorso sia governa-
il primato accordato da Chomsky alla ta dagli stessi sistemi che presiedono alla navigazione nel-
sintassi coincide con il primato assegna- lo spazio. Allo stesso modo di quando ci muoviamo nello
to alla frase (e a i suoi costituenti inter- spazio con l’intento di raggiungere una determinata desti-
ni) nell’elaborazione del linguaggio. La nazione, anche nella costruzione del discorso siamo mos-
capacità di parlare in modo appropria- si dalla meta da raggiungere (il contenuto informativo che
to, tuttavia, è una proprietà che riguar- vogliamo trasmettere). Allo stesso modo di quanto avvie-
da un diverso piano di analisi: l’anali- ne nella navigazione nello spazio, inoltre, la destinazione
si del discorso. È quello che presumo a cui vogliamo arrivare non si raggiunge mai in maniera di-
voi stiate facendo, ascoltando la suc- retta (dobbiamo aggirare continuamente una serie di osta-
cessione delle frasi che proferisco, cer- coli tra noi e la destinazione che abbiamo in mente). A vol-
cando di ricostruire la coerenza di filo te la conversazione prende una piega imprevista: facciamo
del parlato valutando costantemen- continue digressioni che ci spostano dalla rotta program-
te quanto le cose che sto dicendo in mata: diversamente da quanto avviene negli schizofreni-
questo momento siano conformi a ciò ci, tuttavia, i parlanti sono in grado di recuperare la rotta
che ho detto in precedenza. Il passag- prevista, di riallinearsi rispetto a quanto avevano in men-
gio dalla microanali della frase alla ma- te di comunicare. I sistemi cognitivi che permettono capa-
croanalisi del discorso determina una cità di questo tipo (della cui presenza ci sono buone prove
decisa presa di distanze da quella che empiriche) devono essere posti alla base della costruzione
è ancora oggi l’idea prevalente: la tesi della coerenza del discorso: sono questi sistemi, in effet-
che l’essenza del linguaggio sia radicata ti, a permetterci di valutare costantemente l’appropriatez-
nella frase e nei suoi costituenti interni. za di ciò che si dice. Se, come abbiamo detto in preceden-
Voglio concludere con un esempio: za, l’appropriatezza del linguaggio è una capacità essenziale
chi crede che l’essenza del linguaggio delle abilità verbali umane, allora la conclusione che si può
sia la frase, crede anche che il flusso del trarre da tutto questo discorso è che i sistemi di navigazio-
discorso sia nient’altro che una succes- ne nello spazio debbano essere posti alla base dell’origine
sione di frasi. Da questo punto di vi- del linguaggio oltre che del suo funzionamento effettivo.
sta comprendere/produrre un discorso Il che ci fa pensare che il tema dell’origine del linguaggio
equivale, più o meno, a comprendere/ sia intrinsecamente legato alla pragmatica: l’unico modo a
produrre una frase alla volta. Gli studi nostra disposizione per proporre un modello interpretativo
sulla patologia del linguaggio ci dicono in grado superare il test della plausibilità evoluzionistica.
che le cose non stanno in questo modo.
Ci sono casi, per esempio la schizofre-
nia, in cui i soggetti sono perfettamente
in grado di produrre e di comprendere
frasi; dal punto di vista della sintassi,
le espressioni di questi soggetti sono

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INCHIESTA

_
Ngc e sanità lombarda:
Comunione e liberazione in
GLOBAL SERVICE _
via non è solo il confine della legalità a
di Luce Aletti tracciare la legittimità di un sistema di
potere che, grazie alla privatizzazione
dello stato sociale, foraggia di profitti i
propri ‘amici’; può essere infatti che la
Ngc Medical s.p.a. (sede a Novedrate,
Como), azienda leader nella fornitura
di servizi agli ospedali pubblici lombar-
di, ottenga gli appalti nella perfetta le-
galità; ma, di certo, è impresa ciellina.
Eugenio Cremascoli, il fondatore –
ospite fisso al Matching, la fiera della
Compagnia delle opere, il braccio im-
prenditoriale di Cielle a cui Ngc è asso-
ciata – non è sconosciuto alle cronache:
nel 2003 fu coinvolto in un’inchie-
sta per appalti pilotati all’ospedale di
Lecco, che finì con la sua assoluzione,

G li intrecci pubblico/privato della sanità lombarda sono


finiti nell’occhio del ciclone della magistratura: dal-
le vicende del San Raffaele e della Maugeri, ai faccendieri
e nel 2008 il suo nome compare nel-
la vicenda dei conti esteri a Vaduz, in
Liechtenstein. Con i figli Anna e Pa-
vari che secondo gli inquirenti fungevano da collegamento olo, quest’ultimo presidente del Con-
tra le cliniche private accreditate al Sistema sanitario e i ver- siglio di amministrazione, gestisce la
tici della Regione, fino ai due avvisi di garanzia ‘eccellenti’ Ngc e ne possiede il 37%; impossibile
recapitati a Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità sapere chi detiene la restante quota di
lombarda – indagato per associazione a delinquere e turba- maggioranza, dato che nei documen-
tiva d’asta – e Roberto Formigoni, governatore della Lom- ti societari figura il nome della Unio-
bardia – indagato per corruzione. A far da sfondo alle va- ne Fiduciaria s.p.a., la fiduciaria delle
rie vicende la realtà di Comunione e liberazione, che grazie banche popolari, considerata anch’essa
al governo quasi ventennale della Regione in mano a uno vicina a Cielle.
dei suoi maggiori esponenti ha, di fatto, monopolizzato il Ngc fornisce attrezzature e mate-
sistema della sanità lombarda. Fiumi di denaro escono dal- riali medicali; core business dell’azien-
le casse pubbliche ed entrano nelle tasche private degli im- da è la ‘gestione in global service’ di
prenditori ciellini in modo, pare, più o meno lecito. Tutta- sale operatorie di cardiochirurgia e te-

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rapia intensiva e di laboratori di emodinamica, elettrofisio- Tra i direttori generali, quelli di ri-
logia e radiologia interventistica, branche della medicina conosciuta fede ciellina sono Amigo-
relativamente nuove che utilizzano tecnologie mini inva- ne, Bravi, Bergamaschi e Caltagirone.
sive all’avanguardia per il trattamento delle problematiche Quest’ultimo ha firmato il primo ser-
dell’apparato cardiovascolare; un settore ‘ricco’ che acquisi- vice Ngc avviato al Niguarda, nel 1999:
sce sempre più interesse nell’ambito della sanità. La fornitu- 66,6 miliardi di vecchie lire (pari a circa
ra in service prevede la consegna ‘chiavi in mano’ della sala, 34,4 milioni di euro) per cinque anni.
compresa di modifiche murarie e strutturali, arredamento, La gara attirò l’attenzione della Corte
attrezzature, apparecchiature e materiali vari. È dunque una dei Conti che nel settembre 2009, in
gestione che ha mutato radicalmente le procedure d’appal- primo grado, condannò Caltagirone al
to: un tempo gli ospedali indicevano singole gare per ogni pagamento di 322 mila euro per danno
tipologia di materiale (dispositivi, medicazioni, macchinari erariale procurato nell’aggiudicazione
ecc.) mentre oggi l’appalto è uno, omnicomprensivo di tut- ed esecuzione dell’appalto; successiva-
to il necessario, e raggiunge cifre milionarie. mente, in fase di appello (aprile 2011),
All’interno degli ospedali pubblici spetta al direttore gene- il direttore generale fu assolto. Passato
rale – la cui nomina è di competenza della Giunta regionale – nel frattempo al Policlinico San Mat-
sottoscrivere gli appalti. La lottizzazione delle varie poltrone è teo di Pavia, l’ultimo giorno dell’in-
un balletto complicato che si ripete periodicamente e che ri- carico, a fine 2011, Caltagirone firma
spetta, nei risultati, gli equilibri di partito presenti in Regio- un altro service Ngc per 67,5 milioni,
ne Lombardia. Se un tempo quindi Comunione e liberazione durata nove anni; nel marzo successi-
aveva come principale referente politico il Pdl, ossia il partito vo il nuovo direttore, Angelo Cordo-
di Formigoni, con l’ascesa della Lega nord le ‘amicizie’ sono ne (quota Pdl), lo sospende dichiaran-
diventate trasversali: non sono più dunque solo direttori ciel- do che “la base d’asta non si rapporta
lini a firmare in calce gli appalti a Ngc, ma anche personag- al costo presunto totale” (1). Un cam-
gi in quota al partito padano. Significativo il fatto che il pri- bio di poltrona costato caro all’azien-
mo leghista che è riuscito a mettere piede nell’assessorato alla da ciellina.
Sanità, Alessandro Cè nel 2005, sia durato giusto il tempo di Particolare è anche la vicenda
denunciare in pubblico che la sanità regionale è un sistema di dell’ospedale San Carlo di Milano,
potere al servizio di Formigoni e dei suoi amici: licenziato in che nel 2003 ha visto un service Ngc
tronco con l’assenso di Bossi, al suo posto è arrivato il ragio- da 8,6 milioni per cinque anni firma-
nevole Luciano Bresciani, che ancora oggi tiene la poltrona.
Vale la pena vedere qualche numero relativo agli appal-
ti Ngc, per capire di quanto denaro si sta parlando (vedi ta- (1) S. Matteo, no a gara da 81 milioni, Linda Lu-
bella 1, pagina seguente). cini, 28 marzo 2012, La Provincia Pavese

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INCHIESTA

to dal leghista Giuseppe De Leo. Tre anni dopo il direttore Tuttavia non è solo la creazione di un
cambia, arriva Luigi Gianola, sempre dalle fila del Carroc- sistema di potere chiuso che fa capo a
cio, il quale sottoscrive un incremento annuale della forni- Comunione e liberazione il problema,
tura pari a 402 mila euro. Nel 2008 il vertice dell’ospedale e nemmeno l’elevato ammontare di de-
passa nuovamente di mano e viene nominato Antonio Mo- naro pubblico incamerato dall’impresa

Tabella 1

bilia, in quota Pdl area ex Alleanza nazionale (uomo vici- di Cremascoli: quando si parla di sani-
no a Romano La Russa, fratello del più noto Ignazio che in tà lombarda, la questione fondamen-
Lombardia gestisce da sempre una piccola corte), il quale tale è sempre quella: sono soldi spe-
proroga il service di anno in anno fino alla delibera del lu- si bene? La consegna chiavi in mano
glio scorso che fissa l’importo per il secondo semestre 2012 di interi reparti con appalti che dura-
a 812 mila euro. Questa volta, il cambio di poltrona non ha no anni permettono, perlomeno, un ri-
mutato lo stato delle cose e anzi ha prorogato l’appalto ben sparmio di spesa pubblica? È difficile
oltre la sua scadenza prefissata. rispondere con certezza, perché il cal-
La scalata di Ngc all’interno degli ospedali pubblici lom- colo che sta dietro un’offerta di servi-
bardi si evidenzia non solo dal numero crescente dei con- ce non è affatto chiaro e trasparente,
tratti che l’impresa ciellina si è vista aggiudicare, ma an- e non è possibile fare analisi che per-
che dall’aumento vertiginoso del suo fatturato, che in dieci mettano di stabilire se la cifra com-
anni è passato da 22,2 milioni a 60 milioni (vedi tabella 2). plessiva proposta sia economicamen-

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Ngc e sanità lombarda: Comunione e liberazione in global service

te più vantaggiosa, o almeno equiparabile, al costo che un


ospedale sosterrebbe scegliendo di fare singole gare di ap-
palto per ogni approvvigionamento. Di sicuro c’è solo che
una struttura ospedaliera, sottoscrivendo un service, dirotta
grossi importi verso un’unica azienda anziché cifre più pic-
cole verso diverse imprese.
Fa riflettere anche il fatto che, a conoscenza di chi scri-
ve, nessuna clinica privata lombarda si avvale della gestione
in service per tali reparti, nemmeno strutture che in questi
settori della medicina vantano una riconosciuta eccellenza,
come il Centro Cardiologico Monzino, l’istituto Humani-
tas o il Gruppo San Donato. Considerando che un’impresa
privata è sempre molto accorta negli acquisti, avendo come
scopo la generazione di profitti, vien da pensare che effet-
tuare singole forniture per ciascun materiale sia economica-
mente più vantaggioso rispetto all’acquisto bloccato e com-
plessivo di un service; e dunque, è molto probabile che gli Tabella 2 - Fonte: bilanci depositati Ngc Medical s.p.a.
appalti Ngc siano un buon affare per Cremascoli e un pes-
simo affare per le casse pubbliche.
Oltretutto, in una simile gestione, apparecchiature e mac- nominato un istituto capofila per ogni
chinari rimangono di proprietà di Ngc, legando in tal modo tipologia di gara d’appalto, e successi-
la struttura ospedaliera la quale, se volesse rescindere il con- vamente ogni ospedale appartenente al
tratto, si troverebbe improvvisamente con le sale vuote e con consorzio può procedere all’attivazione
ingenti cifre da spendere per il ripristino del corretto fun- della fornitura alle medesime condizio-
zionamento del reparto. ni contrattuali offerte in gara. Ma come
C’è poi un altro aspetto, per nulla marginale, che investe sempre accade, dietro all’etica ufficiale
la qualità della prestazione sanitaria fornita. Emodinamica, si nascondono gli interessi di pochi: ca-
radiologia interventistica ed elettrofisiologia sono settori in pofila del Consorzio di Milano e pro-
continuo rinnovamento tecnologico, mentre il service vincola vincia per il service di emodinamica è,
i medici per molti anni a capitolati di gara e approvvigiona- guarda caso, l’ospedale Niguarda, salda-
menti rigidi che rendono difficoltoso l’inserimento di nuovi mente ancorato alla ciellina Ngc fin dal
prodotti o dispositivi di ultima generazione; sebbene venga- 1999, e che dall’ascesa di Formigoni in
no inserite nel contratto spese per i cosiddetti materiali in- Regione ha sempre visto un esponente
fungibili, la previsione di spesa è spesso inferiore alle reali ne- di Comunione e liberazione nell’ufficio
cessità di un reparto che voglia mantenersi all’avanguardia. dirigenziale – oggi vi siede Walter Ber-
A favorire ulteriormente la situazione di monopolio, nel gamaschi, dopo che ad agosto scorso il
2002 la Regione ha sancito princìpi di forme consorziate decennale direttore generale Pasquale
di acquisto tra gli enti del Servizio sanitario regionale (2). Cannatelli, attualmente indagato dalla
L’idea di base potrebbe, teoricamente, rappresentare un van- magistratura per appalti poco chiari, ha
taggio economico per la pubblica amministrazione: viene traslocato all’ospedale Sacco.

(2) Cfr. Piano socio sanitario regionale 2002-2004 approvato con D.g.r. Lombardia n. 462 del 13/03/2002, dalla D.g.r. Lom-
bardia VII/12101 del 14/02/2003 e dalla D.g.r. Lombardia n. VII/12528 del 28/03/2003

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INCHIESTA

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StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

Questa rapida inursione tra i ‘clienti’ di Ngc già sarebbe suffi- con Regione Lombardia per il monito-
ciente a evidenziare i fruttuosi legami di amicizia tra l’azien- raggio del territorio” (3). FNM decide
da e la Regione, eppure c’è anche altro. dunque di venderla, e nel marzo 2008
Avionord è una compagnia aerea nata nel 1989 e control- il Consiglio di amministrazione (il cui
lata da Ferrovie Nord Milano (FNM), società controllata a presidente, Achille Norberto, è uomo
sua volta da Regione Lombardia; si occupa di trasporto ae- ciellino strettamente legato a Formi-
reo in tre settori specifici: sanità, grandi eventi e trasporto goni) delibera la cessione dell’intera
passeggeri. Nel 2007 chiude il bilancio con una perdita di partecipazione a Ngc per 3,2 milioni
740 mila euro – su un fatturato di appena 4,4 milioni – su di euro – vale la pena sottolineare che
cui ha inciso fortemente il “mancato rinnovo del contratto il valore di Avionord iscritto a bilancio

(3) Ferrovie Nord Milano, Bilancio 2007, Relazione sulla gestione dell’esercizio 2007

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Ngc e sanità lombarda: Comunione e liberazione in global service

era di 3,6 milioni, e dunque la vendita registra una perdita e Andrea Zappia, Ad di Sky Italia. Non
per le casse della Regione. si contano i politici, di diversi schiera-
Subito dopo, il 2 aprile (delibera n. VIII/6994 della Giun- menti (tra i nomi più noti: Gianni Ale-
ta regionale) la Regione istituisce Areu (Azienda regionale manno, Franco Frattini, Luciano Vio-
emergenza urgenza), un ente pubblico con il compito di co- lante, Maurizio Lupi, Antonio Tajani,
ordinare il soccorso sanitario in urgenza ed emergenza, os- Tiziano Treu, Vannino Chiti, Enrico
sia il 118, sull’intero territorio regionale. Nel maggio 2010 Letta), sfilati sul palcoscenico cielli-
diventa di competenza di Areu anche il trasporto di organi, no dopo che ad aprire le danze è stato
tessuti ed equipe chirurgiche, e nel novembre dello stesso niente meno che Mario Monti, segui-
anno l’appalto del servizio è aggiudicato, a volte il caso, ad to da diversi ministri ‘tecnici’ (Corra-
Avionord, ossia a Ngc, per 1,9 milioni di euro per tre anni. do Passera, Lorenzo Ornaghi, Corra-
Contemporaneamente, tra le funzioni non tariffate (una do Clini, Elsa Fornero, Giulio Terzi):
modalità di finanziamento extra riconosciuta dalla Giunta re- un bel paradosso per un governo che ha
gionale a particolari attività svolte dagli enti sanitari [4]) rela- dichiarato di voler combattere le lobby
tive al trapianto d’organi compare, per la prima volta, la voce di potere italiane.
“trasporto equipe prelievi”, che per il 2010 – ultimi dati di- Fino a quando permarrà questa si-
sponibili – attribuisce ad Areu 1,4 milioni; dato che è Avio- tuazione – e tutto fa pensare che reste-
nord ad occuparsi del servizio, chissà se anche questo denaro rà a lungo – Ngc Medical s.p.a. è solo
aggiuntivo è destinato a finire, totalmente o in parte, nei con- un’impresa fra tante, e le denunce del
ti correnti dell’azienda, quindi di Ngc, quindi di Cremascoli. mondo politico e di alcuni media sulla
pervasività di Comunione e liberazio-
Ngc è una, ma associate alla Compagnia delle opere ci sono ne nella sanità lombarda suonano false
circa 34.000 imprese, grandi e piccole. Tra i maggiori partner come una moneta di pirite.
del Meeting annuale di Rimini di Comunione e liberazio-
ne si trovano Enel, Finmeccanica, Intesa San Paolo, Wind,
Coop, Eni, Fiat, Sky, Motta, e sul palco della convention
intervengono da anni i principali esponenti politici ed eco-
nomici della classe dirigente italiana. Quest’anno si sono al-
ternati Mauro Moretti e Paolo Scaroni, amministratori de-
legati rispettivamente di Trenitalia e di Eni, Fulvio Conti,
Ad e direttore generale di Enel, Alessandro Benetton, pre-
sidente di Benetton Group, Enrica Giorgetti, direttore ge-
nerale di Farmindustria, Antonio Mastrapasqua, presiden-
te Inps; nel campo dell’informazione si sono visti Roberto
Napoletano, direttore de Il Sole 24 ore, Antonio Preziosi,
direttore di Radio1 e di GR Rai, Francesca Ulivi, Diretto-
re Tg e Responsabilità sociale di MTV Italia, Marco Bar-
dazzi, caporedattore centrale de La Stampa, il giornalista
Oscar Giannino, Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia
Oggi, Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs

(4) Cfr. Sanità lombarda: altro che Formigoni! La truffa legalizzata e la farsa
della libera stampa, Giovanna Cracco, Paginauno n. 28/2012

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RACCONTI

Nel paese
dei bambini
di Silvia Trevisone

Sembravano essere lì da sempre e forse era pro-


prio così; messi lì apposta come statuine di un
presepe per dare anima a quell’insieme di palaz-
zi. Era ormai quella disomogenea combricco-
la di ragazzini a dare orari, suoni e colori all’in-
terno del quartiere, come il motore che alimenta
la macchina.
Cominciavano a comparire un po’ alla volta nel
cortile già al mattino, ora che era estate, con i loro
calzoncini corti e le canotte colorate; si ritirava-
no nella tana per pranzare o cenare e poi ecco-
li di nuovo lì, senza scopo né noia, a gironzolare
tutto il pomeriggio o seduti a parlare sulle pan-
chine fino a tarda sera.
In quell’afosa giornata di luglio si stavano ti-
rando la palla nello spiazzo davanti alla portine-
ria; l’asfalto era piegato dal calore intenso e i ve-
stiti rimanevano appiccicati al corpo come attratti
da una calamita. Eppure, la piccola comitiva non
sembrava risentire dell’infernale temperatura di
mezzogiorno. In fondo si sa: nel paese dei bam-
bini non è mai né troppo caldo né troppo freddo.
Valentina, la più alta e scaltra del gruppo, si
lanciò per afferrare la palla lanciata malamen-
te da Mattia.
«Ma che si fa, non si va a mangiare?» chiese
Sicilia, soprannominato così per la provenienza
geografica. Si era trasferito a Milano solo da po-
chi mesi e da allora era stato ribattezzato da Lau-
ra con il nome della terra natia perché nessuno
riusciva mai a ricordare quello vero; avevano ri-
tenuto più facile presentarlo come: “Lui è Sicilia,
per gli amici Sici”. Impossibile da dimenticare.

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«Aspettiamo che ci chiamino!» rispose Laura. «Allora tu sei nato scemo Sici! Ora ci vai tu a
Sici fece una smorfia di disappunto: «Speria- bussare a Carmelo!» sentenziò Valentina.
mo presto allora, mia madre oggi ha fatto la pa- «No, dai, Vale... quello mi fa paura!»
sta con le sarde.» E, come evocato, sulla soglia apparve Carmelo,
«Che schifo» sbottò Marta. il portinaio, con la sua camicia bianca sudaticcia a
Marta era piuttosto bassina per la sua età e con coprire la grossa pancia, la testa calva al centro e i
qualche chilo di troppo, ma era molto agile e l’uni- baffoni da narcotrafficante colombiano.
ca tra loro che riuscisse a risalire lo scivolo al con- «Che aveste combinato?» disse in un italiano
trario, motivo di indiscusso vanto. sgrammaticato.
«Cosa sono le sarde?» chiese Mattia perplesso. «Carmelo, ci è finita la palla sul tetto... non ce
Sici scrollò le spalle. «Una cosa buona che si la puoi prendere?» chiese Laura.
mette nella pasta... non lo so esattamente, mia Carmelo scosse la testa: «No, è troppo alto,
madre dice cittu e mangia!» non ci arrivo.»
Tutti presero per buona la definizione della sar- «Ma con la scala ci arrivi... se vuoi ci vado io»
da della madre di Sici. ribatté Marta.
Marta tirò la palla a Mattia con tutta la poten- «No, non si può!» Carmelo si pronunciò po-
za di cui era capace ma lui, distratto da uno stor- nendo fine alla discussione.
mo di uccelli che si levava in quel momento, la Aveva quello sguardo che evitava ogni tipo di
fermò con la faccia. obiezione.
Laura si avvicinò subito al fratello minore: «Oh, Da tempo ormai tutti avevano capito come fun-
Matti, ti sei fatto male?» chiese. zionava la giurisdizione condominiale: per qual-
«Mmmmh...» mugugnò Mattia tenendosi la che strana ragione tutto ciò che finiva all’interno
guancia con una mano; Laura gliela scostò de- del perimetro della portineria diventava automa-
licatamente e la vide arrossarsi di colpo e gon- ticamente di proprietà di Carmelo. In quale an-
fiarsi appena. tica consuetudine affondasse le radici questa leg-
«No, dai, non è niente, è la botta, ora si sgonfia. ge risultava un mistero.
Cavolo Matti, stai attento, adesso se mamma ti «Bella Sici, davvero! Altra palla persa per sem-
vede con quella faccia sai quanto mi rompe! Dai pre» si complimentò ironicamente Valentina.
Sici ricominciamo da te.» «Beh, però era un bel tiro... dieci punti almeno.»
Sici riprese la palla e la lanciò in aria senza di- «Peccato che non stavamo giocando a punti! E
rezione; quella partì come attaccata a un razzo e ora che si fa?»
si andò ad appoggiare con un sonoro rimbalzo «Campana?» propose non troppo convin-
proprio sul tetto della portineria. ta Marta.

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RACCONTI

StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

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«Ma l’abbiamo già fatta! Lupo mangia frutta?» I ragazzi rimasero lì sotto e cominciarono a
ipotizzò Laura. giocare.
«No... ho già fame così» borbottò Sici. Laura contò: «Uuunnnn... duuue... treee... stel-
«Che palle! Mangiati uno di quei fiori del- la!» e si voltò velocemente per percepire un movi-
la Madonna... sono zuccherini lo sai, almeno ti mento, ma rimase colpita dall’espressione di Sici:
bloccano la fame per un po’» intervenne Mattia. sembrava stesse soffiando, strabuzzava gli occhi
«Dai, facciamo un due tre stella, allora? An- ed era tutto rosso. «Sici, sei fuori!» disse.
diamo sotto il mio portico» tagliò corto Laura. «Ma non mi stavo muovendo!» piagnucolò il
Appena arrivati, videro uscire dal portone una bambino.
delle loro mamme, con ancora le ciabatte addos- «Sì, ma con quella faccia da scemo non puoi
so e l’aria agguerrita. giocare, mi distrai. Non vedo gli altri.»
«Laura... Mattia... è mezz’ora che vi chiamo dal «Uffa... lo sapevo che facevo meglio ad anda-
balcone! Dove eravate? È pronto da mangiare. re a mangiare.»
Ma Matti,» disse notando il volto del ragazzino Laura si girò di nuovo e ricominciò a contare:
arrossato, «che ti è successo in faccia? Sei viola!» «Uuuuuuno... du...»
«Niente ma’, è solo un po’ rosso, gli è arrivata All’improvviso si sentì il rumore di qualcosa che
una palla in faccia mentre giocavamo...» rispose sbatteva con violenza contro il muro dove Lau-
Laura per il fratello, senza menzionare l’autrice ra era appoggiata a contare. La bambina si voltò
del tiro maldestro. di colpo e cercò con gli occhi l’oggetto che aveva
«E tu dov’eri?» chiese la madre rivolta alla provocato l’urto. Vide qualcosa per terra e si av-
bambina. vicinò; in un secondo anche tutti gli altri si ritro-
Laura roteò gli occhi verso l’alto senza emettere varono intorno all’oggetto non identificato.
fiato, da tempo sapeva che non c’era una risposta «Gennaro ci ha tirato qualcosa?» chiese Sici
giusta a quel genere di domande. Tentò di cam- spaventato.
biare argomento: «Mamma, stamattina Genna- «Dall’ottavo piano dell’altro palazzo, non ci ar-
ro ci ha buttato giù di nuovo le bistecche! Ci sta- riva qui» rispose Valentina.
va quasi beccando.» Laura guardò con attenzione: «È un uccellino!»
«Quell’uomo è malato Laura... con quello che «È vivo?» chiese Marta.
sta la carne al chilo...» disse tastando delicatamen- Laura lo sfiorò appena con il mignolo e l’uccel-
te la guancia del figlio. lino si rimise sulle zampe; fece due passi e tentò
«Ma mamma...» di volare, ma cadde di nuovo.
«Sì, sì,» disse la madre dopo essersi accertata «Credo che abbia un’ala spezzata» affermò
che il danno fosse solo superficiale, «magari se Laura.
voi la smetteste di fare casino sotto la sua finestra «Poverino...» disse Mattia. «Laura fai qualco-
la sera... comunque lo dirò a Carmelo, vediamo. sa, aiutalo...»
Che fate, salite a mangiare o no?» Laura non aveva la minima idea di come fare ad
«Io non ho fame» disse Laura. aiutarlo, stava per annunciarlo al gruppo quando
«Io vengo dopo ma’» si associò Mattia. incrociò lo sguardo del fratello che sembrava sul
«Va bene» disse la madre riaprendo il portone, punto di piangere.
e mentre andava via: «E tu Matti... tieni la faccia «Dai, Matti...» disse cercando di ragionare in
lontana dalle palle!» fretta, «vai nel garage, prendi una scatola da scar-
Il gruppetto sghignazzò. pe e svuotala, e prendi anche uno dei quei panni
La donna scosse la testa rendendosi conto in ri- che mamma tiene lì per pulire ma non uno spor-
tardo dell’involontario doppio senso e poi, rassegna- co, mi raccomando.»
ta, si trascinò con le sue pantofole fino all’ascensore. Mattia fece sì con la testa e corse verso le sca-

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RACCONTI

le del box, contento di essere utile a quel ‘piano Laura pensò attentamente a dove potessero la-
di salvataggio’. sciare la scatola per tenerla d’occhio ma senza
«Laura ma come fai a prenderlo? Se si muove...» fissarla: voleva che Mattia si distraesse. La mise
il dubbio di Valentina era quello di tutti. tra due cespugli sopra l’erba, di modo che stesse
«Ci provo...» Laura pregò che il loro picco- all’ombra, e raggiunse gli altri che si erano fion-
lo amico non si spaventasse e che non la beccas- dati sui giochi.
se per difendersi dal pericolo. Si avvicinò piano e Passavano da un divertimento all’altro con
allungò la mano lentamente per non innervosir- quella frenesia che solo l’infanzia possiede.
lo, ma l’uccellino si lasciò completamente anda- A un tratto si sentì la madre di Sici che lo chia-
re al tocco delicato delle dita della ragazzina. Si mava a gran voce e il bambino, così contento che
adagiò sul palmo delle sue mani senza mostrare finalmente la sua pasta con le sarde lo reclamas-
alcun segno di combattività. Laura guardò i pic- se, corse d’istinto verso il balcone per avere con-
coli occhi dell’animale che giaceva come se dor- ferma che, finalmente, era arrivato il momento di
misse e realizzò la verità; era probabile che l’unica riempire lo stomaco. Nella foga della corsa non si
cosa che potessero fare era allungare la sua agonia. accorse che la scatola giaceva ancora all’ombra dei
In quel momento giunse Mattia trafelato per la cespugli in direzione del palazzo, così che l’im-
corsa con in mano quello che lei gli aveva chie- patto con il suo piede fu inevitabile.
sto. «Ecco!» disse madido di sudore e soddisfatto. Ora, il povero uccellino era riverso sull’erba
Laura lo guardò e non ebbe il coraggio. «Vie- immobile.
ni Matti, metti il panno nella scatola e poi Sici si portò la mano alla bocca e guardò quel
avvicinamela.» che aveva combinato con un espressione incredu-
Quando il bambino ebbe fatto, Laura adagiò la. Tutti si avvicinarono alla bestiola e Laura provò
l’uccellino che si lasciò andare nel cartone con la a toccarlo delicatamente... nessun segnale di vita.
stessa arrendevolezza con cui si era lasciato pren- «Ma... è morto?» chiese Marta.
dere. «Ora aspettiamo che si riprenda, ok?» dis- «Credo proprio di sì» disse Laura guardan-
se rivolta agli altri. do Mattia, ma intendeva che non c’erano dubbi.
Tutti annuirono, solo Sici mugugnò: «Sì va «Sici... lo hai ammazzato... sei proprio un defi-
bene... ma per quanto? La pasta con le sarde...» ciente!» sbottò Valentina.
Tutti lo guardarono male e lui abbassò la testa, «Ma io... io... non volevo... non l’ho visto!» si di-
deluso dalla mancanza di comprensione e di ap- fese il bambino con le lacrime agli occhi.
petito dei suoi amici. Laura continuava a guardare il fratello che fis-
«Forse dovremmo dargli un nome» disse Marta. sava l’uccellino con aria perplessa.
«Mazzinga» propose deciso Sici. «Ma... mica per sempre?» la domanda sembra-
Altro sguardo di disapprovazione. «Ma secondo va frutto di una profonda riflessione.
te ha la faccia da Mazzinga?» lo incalzò Valentina. «Cosa per sempre?» chiese Laura.
Sici alzò le spalle, rassegnato. «Non è mica morto per sempre, vero?»
«Io pensavo a Cipì, come l’uccellino della sto- Laura sospirò, cosciente della bugia che sta-
ria» propose Laura. va per dire: «No... magari un giorno...» rispose.
«Sììì!» approvò Mattia ricordandosi di colpo di Mattia sembrava soddisfatto della risposta,
cosa parlasse la sorella. quasi sollevato.
Rimasero lì un’altra ora seduti in cerchio a gio- Laura disse: «Dai, andatevi a prendere un gela-
care a carte e a nomi, cose, città con la scatola in to. Io vi raggiungo. Tieni i soldi Matti.»
mezzo per controllare il povero uccello, che non Tutti si mossero tranne Sici, che rimaneva im-
dava segni di ripresa. Poi si spostarono verso il cen- palato a fissare la scena.
tro del cortile dove c’erano lo scivolo e le altalene. «Dai Sici... vai a mangiare che la pasta si raf-

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StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

fredda. Non ti preoccupare, lo sappiamo che non Poi cercò un sasso appuntito e incise sul tronco:
l’hai fatto apposta» lo rincuorò la ragazzina. “Cipì 16-07-1990”.
Ancora non sapeva che, probabilmente, la sua Rimase un attimo a guardare quella tomba im-
maldestra goffaggine aveva compiuto un invo- provvisata; pensò che oggi faceva davvero cal-
lontario atto di misericordia. do. In fondo, si sa, nel paese dei bambini non fa
Ora c’era solo Laura. Lei era la più grande del mai né troppo caldo né troppo freddo, e non esi-
gruppo, era lei a decidere quando c’era incertezza, ste la morte.
era lei a badare a tutti, oltre che a se stessa. Pre-
se il piccolo pennuto ormai senza vita, lo portò
all’albero che stava al di là del cortile dove c’era il
vecchio cancello rotto, scavò una buca abbastan-
za profonda con le mani e ve lo depose dentro.

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CONTROSTORIA:
LA LOTTA ARMATA NEGLI ANNI SETTANTA

PERCHÉ NASCE LA LOTTA


ARMATA IN ITALIA
DI MAXBAT56 E PAOLO MARGINI

“[...] sono persone che andrebbero condan- – nemmeno gli uomini di potere – si sente in
nate alla dimenticanza, invece appartengono dovere di smentirlo. La storia ‘ufficiale’ perva-
ormai alla società dello spettacolo. È sbaglia- de i programmi scolastici, occhieggia i cittadi-
to che si rimettano periodicamente in circolo. ni dalle targhe delle strade del regno, ammic-
Non si possono scrivere libri solamente perché ca con le mostrine della verità sulle spalle dai
si è ucciso Moro.” programmi di storia-spettacolarizzata. Vale nel
(Il presidente della Camera Luciano Violante, caso delle narrazioni risorgimentale e resisten-
1998) ziale e adesso vale anche nel caso di quella più
recente degli anni Settanta, per i quali, malgra-
“Non capisco perché se ne sia uscito con que- do non sia stata fatta ancora chiarezza sull’ope-
sta bella trovata che bisogna condannare gli ex rato dello Stato e delle sue istituzioni, esiste già
terroristi all’oblio. Dobbiamo parlarci, invece, una versione definitiva, indiscussa e indiscutibi-
ascoltarli, perché soltanto loro possono chiari- le. Non a caso abbiamo introdotto questo nuo-
re molti dubbi che ancora rimangono. Non tut- vo spazio con lo scambio di battute intercorso
to è chiaro. Come si sono comportati certi ap- nel 1998, durante i giorni del ventennale della
parati dello Stato durante il sequestro Moro? morte di Aldo Moro, tra Luciano Violante e San-
Hanno in qualche modo offerto una copertura dro Curzi, ovvero tra un politico rubato alla ma-
alle Br? Non lo sappiamo, e soltanto loro posso- gistratura e il giornalista Sandro Curzi.
no fare luce su questi aspetti. Perciò mi sembra Va detto sin subito: in questo dibattito noi sia-
che dobbiamo piuttosto incoraggiarli a parlare, mo con Curzi. Per varie ragioni, delle quali la più
a raccontare più particolari possibili.” importante è la mancanza di ricostruzioni stori-
(Il direttore di Rai 3 Sandro Curzi, 1998) che che inquadrino quegli anni sotto una pro-
spettiva diversa da quelle diffuse dai program-
Che la storia la scrivano i vincitori è ormai un mi di spettacolarizzazione storica di Minoli, di
luogo comune talmente radicato che nessuno Zavoli e di Lucarelli. Trasmissioni entrate ine-

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vitabilmente nella storia dell’elettrodomestico mancanza di coraggio, fatta eccezione per po-
più diffuso nelle case, e irrinunciabile strumen- chi casi sparsi qua e là nell’oceano di fuffa car-
to di oppressione esistenziale nelle mani di quel tacea. Disastroso il cinema.
potere che ancora trent’anni fa veniva definito Tanto fumo è stato e ancora viene sollevato,
borghese. Una parola, quest’ultima, che oggi quindi, intorno alla storia della lotta armata, a
può essere utilizzata legittimamente – a dimo- un lasso di tempo non breve, iniziato nel 1969
strazione di quanto il potere del sedicente lin- e chiusosi alla fine degli anni Ottanta, mentre si
guaggio della verità sia diventato forte – uni- registrano ben pochi tentativi di comprendere
camente nell’accezione tematica di Flaubert, la complessità della politica italiana di quel pe-
quando dicendo borghese si vuole richiamare riodo storico. Nessuno pare volersi chiedersi
la betise, e non più un potere economico, po- perché, nel 1969, i numerosi movimenti extra-
litico e culturale. parlamentari abbiano pensato alla eventuali-
Niente di strano che la storia ufficiale degli tà di dare vita a un processo rivoluzionario ed
anni Settanta sia certificata dalla televisione in entrare così nella lotta armata. Perché miglia-
anticipo sui testi scolastici. Il piccolo schermo ia – migliaia! – di giovani sotto i trent’anni, ab-
ha il vantaggio del tempo reale, nella ricostru- biano deciso di giocarsi l’età della spensieratez-
zione in diretta della storia, avendo la possibi- za sul tavolo della rivoluzione, contro uno Stato
lità di riaggiustarla giorno dopo giorno, a vol- che moralmente e politicamente, comunque si
te con leggeri tocchi di pennello, altre volte a voglia giudicare le scelte di una buona parte di
suon di martellate, fino a solidificarla definitiva- una generazione, imbarcava acqua da tutte le
mente nella testa dei telespettatori sotto forma parti. L’unica costante del discorso sugli anni
di emozione collettiva. I testi scolastici, su cui Settanta è il tentativo di scansarne la comples-
gli studenti preparano gli esami, vengono più sità e di seppellirla nei ghiacci eterni dell’oblio.
avanti, sulla medesima linea interpretativa, con E di farlo unicamente attraverso la demonizza-
l’aggiunta di quel pizzico di accademico che zione e la rimozione delle responsabilità e del-
rende la narrazione più credibile. le colpe delle quali lo Stato con le sue istituzio-
L’editoria costituisce un curioso paradosso: ni si è macchiato.
di anni Settanta abbonda la richiesta ma difetta In quanto protagonista di quegli anni, nei pan-
l’offerta. In passato hanno trovato pubblicazio- ni di magistrato, e ancora oggi nei frusti panni
ne, in forma saggistica e di intervista, testimo- di senatore in forza a quel partito ormai slavato
nianze dirette di protagonisti della lotta armata, e privo di credibilità che è il Pd, Luciano Violan-
ma negli ultimi anni lo spazio in materia è sta- te ha sicuramente anche delle ragioni personali
to conquistato da libri scritti da magistrati o dai (oltre che politiche) che lo inducono a chiede-
saggi, comprensibilmente rabbiosi, dei figli del- re la dimenticanza degli sconfitti dell’epoca. Noi
le vittime. Latitano al solito i romanzi – incapaci, facciamo un altro lavoro e, visto che gli anni Set-
quei pochi, di eludere il luogo comune e i para- tanta continuano a tornare sia nel discorso poli-
digmi storici di regime – mentre la poca saggi- tico che in quello ‘artistico’ (di cui l’ultima ‘per-
stica alimentata da ambizioni più alte brilla per la’ è il pessimo film Romanzo di una strage di

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CONTROSTORIA:
LA LOTTA ARMATA NEGLI ANNI SETTANTA

Marco Tullio Giordana), con narrazioni imba- tori dell’epoca legati alla lotta armata, nell’idea
stite per confermare una verità di comodo, ab- di creare un osservatorio sugli anni Settanta at-
biamo deciso di tenere ancora vivo il dibattito traverso le lenti di chi ha perduto; per agire, se-
sull’argomento, per contribuire – per quanto ci condo nostra caratteristica, in funzione di con-
è possibile – a stenebrare qualche zona d’om- trappeso alla verità ufficiale.
bra. Anche perché quelle ombre si allungano
tuttora nel quadro dello scontro, vivo come non
mai, tra padronato e lavoratori. Walter G. Pozzi e Giovanna Cracco
Per questa ragione abbiamo deciso di ospi-
tare su Paginauno le testimonianze di alcuni at-

Per quale ragione è importate tenere ancora oggi la rabbia proletaria, di operai, di militanti del Pci
vivo il dibattito sugli anni Settanta? Dal nostro scontenti dell’operato servile del partito di cui
punto di vista per molte ragioni, la più importante avevano in tasca la tessera, di sindacalisti che si
delle quali è trita e ritrita: non possiamo pensare rendevano conto che il padronato non aveva al-
il presente senza avere fatto tesoro della memo- cuna intenzione di trattare sui diritti dei lavora-
ria storica del nostro passato; il presente e il fu- tori mentre i vertici sindacali non lo capivano, e
turo di una società, intesi nella loro formulazione continuavano a giocare alla trattativa (quando e
politica ed economica, non possono prescinde- se veramente voleva farlo) con il destino dei la-
re dalla conoscenza del passato. Ma questo è un voratori. Di persone, quindi, che avevano capito
concetto che vorremmo dare per scontato per poi l’inutilità delle sole parole.
andare immediatamente oltre. Il principio gene- Lotta armata = prodotto della Cia: questo è l’as-
rale sull’importanza di una conoscenza comple- sunto. Sergio Flamigni, senatore del Pci e autore
ta della storia, anche la più prossima all’attualità, di numerosi libri saggio sugli anni Settanta, era
resta sacrosanto. Ma l’impegno che qui ci assu- un fervente appassionato di questa ricostruzione,
miamo di ripercorrere la nostra storia nasce da al- in particolare riguardo al sequestro Moro. Egli e
tre esigenze: nasce dalla rabbia di sentire ripetere molti altri si rifiutavano di accettare (e non ave-
ricostruzioni di comodo su ciò che noi eravamo. vano evidentemente interesse a farlo) che roz-
Partiamo dalla più diffusa, un autentico falso zi operai e sottoproletari italiani fossero in gra-
storico: il rifiuto di riconoscere la nostra esperien- do di organizzare e realizzare un’operazione di
za come una realtà totalmente italiana, nata dal tale portata.
disagio e dall’indignazione nei confronti di uno Flamigni veniva spesso a Rebibbia alla ricer-
Stato che, con Piazza Fontana, si era giocato le ul- ca di una nostra ammissione che gli confermasse
time briciole di fiducia che ancora potevamo nu- quello che già aveva in testa, ovvero: che anda-
trire. Un derivato di tale mancato riconoscimen- vamo a braccetto con i servizi segreti americani
to è l’idea che noi fossimo un prodotto della Cia e che trattavamo con i servizi segreti italiani. Egli
e non delle lotte di fabbrica, non un portato del- partiva dal fatto che Moro era stato minacciato

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Perché nasce la lotta armata in Italia

da Kissinger sotto la presidenza Nixon, fingen- za dalla quale Moretti è uscito vivo per miraco-
do di dimenticare che nel 1978, Nixon e la sua lo, grazie all’intervento dei compagni che erano
concezione e conseguente applicazione dell’an- lì vicino. Per questa operazione, il sicario è sta-
ticomunismo era ormai cosa passata. Basti nota- to in seguito ricompensato dallo Stato, che gli ha
re che anche in Italia la stagione dello stragismo commutato l’ergastolo in ventiquattro anni, per
di destra e di Stato si è chiusa in perfetta conco- poi liberarlo non molto tempo dopo. Giusto a ri-
mitanza cronologica con la caduta del presiden- cordare (per onestà storica, una vicenda che cer-
te americano (la bomba di Bologna va inquadrata to non è mai stata resa pubblica) che i cosiddet-
secondo un’altra ottica e differenti convenienze ti servizi segreti deviati, quelli sporchi – che poi
politiche). A ogni modo, quello che emergeva o sono un’invenzione della storia ufficiale, di fatto
che doveva emergere dalle ricostruzioni flami- non esistono i servizi segreti deviati – sono entra-
gnane era che chi aveva fatto la lotta armata in ti nel carcere di Ascoli, dove erano stati rinchiu-
Italia era, in maniera trasversale tra destra e si- si tutti i capi e i gregari delle bande criminali, da
nistra, al soldo della Cia. E perché, come sarebbe Vallanzasca a Cutolo, consegnando ai capi mafia
più logico, non attribuire la nostra esperienza a un elenco di alcuni di noi da eliminare. Natural-
un immenso complotto del Kgb? Semplicemen- mente in cambio di ricompensa. Una proposta,
te per dimostrare che noi non eravamo un’ema- va detto per la cronaca, che i boss hanno reci-
nazione della sinistra. samente rifiutato, contrariamente ad alcuni cani
Un film uscito qualche anno fa, Piazza delle cin- sciolti, come Figueras, i quali invece si sono dati
que lune di Renzo Martinelli, tratto proprio dal da fare. Ma avremo tempo, durante questo no-
saggio di Flamigni La tela del ragno, nonché dagli stro viaggio in quelli che all’interno della verità
atti processuali, risponde alla perfezione a quan- di comodo sono definiti ‘anni di piombo’, di ri-
to detto sopra. La storia è la ricostruzione spetta- parlare dettagliatamente di questi fatti.
colarizzata del rapimento di Aldo Moro sulla base Ora, per quanto Flamigni nei suoi libri e Mar-
di un’accurata selezione dei fatti, incentrata sulla tinelli nel suo film, insistano ad appellarsi alla
descrizione di Mario Moretti come un basso dop- verità degli atti processuali, occorre almeno am-
piogiochista. Nel film tutto ciò è palese, lampan- mettere che quella fonte informativa è e rima-
te. Non si tratta più nemmeno di zone d’ombra, ne comunque una narrazione di parte. Un conto
di alludere a un’ipotesi. Il risultato quindi è una sono i processi, svolti all’epoca attraverso nume-
narrazione costruita senza la minima considera- rose forzature – lo Stato stesso aveva molto da
zione dei fatti successivi alla vicenda dello stes- nascondere riguardo al proprio operato – un altro
so Moretti, il quale, dopo la sua cattura, è sta- è una ricostruzione storica e un’altra cosa ancora
to rinchiuso nel carcere di Nuoro, un luogo di è una ricostruzione politica dei fatti.
detenzione disumano dove noi detenuti politi- Per chiudere questa specie di breve introdu-
ci venivamo massacrati di botte quasi ogni gior- zione sulle ragioni che ci inducono a parlare di
no; e dimentica che un detenuto comune legato noi, aggiungiamo un altro paio di precisazioni.
ai calabresi, ex mercenario della Legione stra- Non eravamo, come sostenevano i vertici del
niera, Figueras, ha cercato di accoltellare Moret- sindacato, infiltrati all’interno della loro organiz-
ti nel carcere di Cuneo, colpendo per uccidere e zazione. Se hanno messo in giro questa voce è solo
fortunatamente non riuscendovi. Un’esperien- per negare che molti di noi facevano i sindacalisti

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CONTROSTORIA:
LA LOTTA ARMATA NEGLI ANNI SETTANTA

e lo facevano bene e con passione, dal momento dare un giudizio, una tua interpretazione dei fatti.
che gli operai ci votavano. E certamente questa Le ragioni non stanno da una parte sola – ognu-
era la faccia visibile del nostro operato. Che poi, no ha la propria, ognuno ha la sua verità, ognu-
in segreto, appartenessimo anche, chi alle Brigate no ha la sua valutazione dei fatti – che esse sia-
rosse e chi ad altre formazioni che allora inizia- no biologiche, politiche, sociali, culturali, quindi
vano la propaganda armata, è un ulteriore aspet- anche militari sotto il profilo operativo.
to della storia che racconteremo senza censure. A un determinato quadro sociale, che cerche-
Ma tecnicamente non eravamo infiltrati, l’origine remo di raccontare per restituirlo al presente in
politica di molti di noi è sindacale oltre che lega- maniera efficace, va aggiunto un aspetto non se-
ta ai movimenti della sinistra extraparlamentare. condario: una tradizione, uno strascico che veni-
La seconda precisazione è che non capiamo va dalla Resistenza. Un retaggio che molto spes-
come possa essere definito ‘solo’ un fenomeno so era trasmesso nella dimensione familiare oltre
un’esperienza come la nostra, sicuramente vio- che dal fatto di essere nati a cavallo negli anni
lenta, durata diciotto anni, dal 1970 (inizio della ’40/50 ed essere cresciuti negli anni ’70, quando
propaganda armata delle Brigate rosse) al 1988 la Resistenza distava da noi solamente venticin-
(anno dell’attentato mortale al senatore democri- que anni. Non molti di più, per capirci, da quel-
stiano Roberto Ruffilli rivendicato dalle Brigate li che ci dividono oggi da Tangentopoli. Poco più
rosse-Partito comunista combattente) e che, se- di un soffio del tempo.
condo stime, ha visto alcune migliaia di militan- Non erano lontani i vent’anni di fascismo, con
ti armati e molte altre migliaia di simpatizzanti relativa guerra partigiana, in seguito diventata
e fiancheggiatori. A dimostrazione che in quegli guerra civile combattuta da gente, da famiglie
anni la lotta armata in Italia è stata un’esperien- che si scontravano per idee diverse, per valuta-
za che non ha avuto eguali in Occidente per du- zioni diverse, convinzioni personali, politiche,
rata e dimensione. sociali, culturali, umane diverse.
Una ragione ci sarà, ed è proprio quello che Noi abbiamo quindi vissuto direttamente (per
vorremmo analizzare secondo il nostro punto di chi aveva avuto parenti partigiani) e indiretta-
vista, perché è chiaro che parlando oggi di quel mente (per chi aveva vissuto la Resistenza, attra-
contesto socio-politico, di quel clima culturale, verso i racconti di chi l’aveva combattuta, come
è difficile fare capire ai giovani le ragioni per cui un simbolo politico) l’esperienza partigiana come
tanti loro coetanei, allora, hanno deciso di sacri- una questione irrisolta; un’esperienza mozza.
ficare la propria vita per una causa e di prende- Facciamo l’esempio di Giangiacomo Feltrinel-
re in mano le armi. Il problema è che se non hai li, il quale diceva che ci dovevamo armare al di
vissuto quell’atmosfera non è semplice capirla. là del progetto rivoluzionario, di un progetto che
Devi sentirne l’odore, devi sentirne l’anima, ve- facesse riferimento a Cuba, alla Russia o a un co-
dere le cose, toccarle con mano. Anche se non fa- munismo di taglio italiano con tutte le caratte-
cevi scelte di barricata, anche se te ne stavi alla ristiche umane, culturali, biologiche, che tenes-
finestra a vederle, anche chi, magari, viveva con sero conto dell’esperienza storica italiana; che ci
due bandierine nel cassetto per poi esporre quel- dovevamo armare per tutto questo, ma principal-
la del vincitore; anche in questo caso, alla fine, mente perché c’era il rischio in Italia di un colpo
vivevi quei momenti, quelle situazioni, e oggi sai di Stato. Cosa che poi storicamente è stata accer-

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Perché nasce la lotta armata in Italia

StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

tata, anche se raccontata in sordina. All’epoca, do crociato. E dunque la domanda d’obbligo, a


quella di un golpe era una possibilità che odora- quel punto, riguardava chi veramente avesse in
vi, che sentivi nell’aria; la toccavi con mano, era mano il potere, ed era la Democrazia cristiana a
tangibile, questa ipotesi che si ventilava. Perché detenerlo: un potere quasi assoluto esercitato in
la maggior parte di quelli che erano stati fasci- una situazione torbida, attraverso un potere pa-
sti si erano riciclati nella Dc; certo c’era chi si era lese e uno sottotraccia, manovrato da ex fasci-
avvicinato al Msi di Almirante – più rispettabili, sti rivestiti con abiti nuovi. Il potere insomma lo
questi ultimi, per essere stati coerenti con la loro avevano in mano ancora loro. Fascisti erano sta-
linea politica, con la loro ideologia – mentre i più ti Moro, Andreotti, lo era stato addirittura Gior-
furbi, o i più vigliacchi, erano finiti dietro lo scu- gio Napolitano (nei Guf) prima di entrare nel Pci,

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CONTROSTORIA:
LA LOTTA ARMATA NEGLI ANNI SETTANTA

per fare qualche nome tra i tanti; lo erano stati infilati dentro la Dc, e dentro a una storia che
personaggi come Biagi e Montanelli, in seguito poi era anche quella che vivevamo noi con disa-
presentati come modelli di giornalismo libero e gio, il quadro in cui ci ritrovavamo a vivere. Ov-
democratico, lo erano stati scrittori poi molto ce- vero, dentro una società che era la riproduzione
lebrati come Prezzolini e Gadda. A dimostrazio- di quella che l’aveva preceduta, semplicemente
ne che, dopo la Resistenza, le carte erano state con gli angoli della vecchia dittatura smussati; e
parecchio rimescolate. Esisteva una forte collu- ci rendevamo conto che se non si aveva il corag-
sione tra molti ex fascisti e le forze dell’ordine, gio di affrontare la situazione in maniera assolu-
l’esercito, con i settori di destra dell’esercito, con tamente obiettiva, pulita, anche questo atteggia-
i corpi speciali, con la guardia forestale, come poi
si è visto. Molte parentele legavano questa gen-
te di destra anche ai potenti industriali che il fa-
scismo avevano finanziato e voluto, e che anco-
ra finanziavano; avevano molte coperture mentre
noi non ne avevamo, di nessun tipo. Noi erava-
mo esposti in maniera trasversale e tutti ci era-
no contro, proprio perché ci muovevamo contro
quel tipo di Stato sporco, corrotto, ancora fasci-
sta nell’anima.
È quindi difficile fare comprendere oggi cosa è
stato quel momento, perché questi aspetti non
sono mai stati raccontati nella loro completez-
za e gravità. La situazione presente allora, quel-
la che vivevamo, veniva a ricordarci che l’espe- StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale
rienza partigiana era stata un’esperienza tronca.
Le Brigate Garibaldi, le formazioni partigiane di
sinistra, comuniste, le Brigate Matteotti e la Vo- mento remissivo sarebbe stato controproducente.
lante rossa, socialiste – legate a un socialismo Si può dire che abbiamo sbagliato con i mezzi
puro, quello vero, lombardiano, di Terracini, di – la violenza, la lotta armata – però gli obietti-
Pertini, che proveniva dalle lotte sociali, politi- vi e le motivazioni, il fine, erano giusti. Comun-
che, ideologicamente ben impostato, ben ricono- que le critiche che facevamo allo Stato, al mondo
scibile e condivisibile – avevano in progetto non dell’economia, della finanza, al potere economico
solamente l’intento di liberare l’Italia dal nazifa- e politico di questo Paese, come poi dimostrato
scismo, ma anche la costruzione di una forma di dai fatti successivi (fino a risalire a oggi), erano
comunismo, di una società comunista. Un proget- giuste. Se c’è del marcio in Danimarca, come di-
to rivoluzionario, un progetto politico forte che ceva il drammaturgo, in Italia c’era la fogna, come
si è interrotto, che è stato soffocato, rendendo sostenevamo noi con meno poesia.
impossibile una pulizia totale, morale, materiale, Il fatto di tornare a parlare di quegli anni serve
politica, culturale, sociale. Così, alla fine, l’Italia a dare un significato alle nostre azioni, a fare ca-
si è ritrovata con quelli della Repubblica di Salò pire alle generazioni più giovani, a chi ha l’età che

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Perché nasce la lotta armata in Italia

avevamo noi allora e che non può avere il senso giovani capissero esattamente perché abbiamo
di cosa siano stati quegli anni, chi eravamo noi e compiuto certe scelte, dentro quale clima politi-
che cos’era lo Stato, con tutte le sue istituzioni co, umano, sociale ci muovevamo; quali schifez-
e le complicità con il mondo dell’industria. I ra- ze, quali nefandezze, quale oppressione esisten-
gazzi di oggi non hanno vissuto quei momenti, e ziale c’erano già allora, e perché eravamo tanto
le nostre storie se le sentono raccontare con di- indignati e perché eravamo disposti a perdere tut-
stacco, più spesso con disprezzo, con vaghezza e to, anche la vita, per portare l’Italia fuori da que-
superficialità in maniera pretestuosa, dalla bocca sto ordine di cose. Al di là di ogni scelta ideologi-
di chi ancora adesso ci butta fango addosso pre- ca e politica nonché culturale che ci ha portato a
tendendo che noi, dopo avere pagato duramen- imbracciare le armi come metodo di lotta politi-
te le nostre scelte, non lavorassimo nemmeno e ca contro lo Stato, c’era anche l’indignazione. Va
rimanessimo in silenzio; dalla bocca di chi si pre- ripetuto: non si trattava solo di un fattore politi-
senta come pulito, come un santo, nei panni del co e ideologico. C’era proprio un fattore di schi-
moralista. I politici ci giudicano dimenticando di fo. Nessuno di noi poteva più sopportare le bu-
essere i primi a finire nella rete della magistratu- gie, i ladrocini, l’avere al governo ex fascisti nella
ra, a porsi contro quello Stato di diritto di cui si Dc. C’era un potere economico che comandava,
dicono difensori a parole, a rendersi garanti del- sporco, con i suoi servizi segreti disposti a tut-
lo sfruttamento sanguinoso ai danni dei lavora- to – a trattare con l’estrema destra, con la mafia,
tori. Tangentopoli, che pure non è riuscita a fare a organizzare i botti – che la verità dei vincitori
pulizia (e forse nemmeno ha voluto farlo), ha di- ha consegnato alla storia come deviati, per smar-
mostrato che la nostra denuncia e la nostra criti- care la politica dalle sue responsabilità. I servizi
ca, seppure fatte con le armi, erano giuste. E oggi segreti facevano semplicemente il loro mestiere:
lo sono ancor di più perché esistono condizioni erano così perché la politica li voleva così. Era-
politiche, umane, culturali, legate a quel passato. no la lunga mano armata di uno Stato criminale
Perché abbiamo fatto certe scelte di vita, quin- ed eseguivano il loro dovere con impegno e de-
di? Perché non ci fidavamo più dello Stato. Piaz- dizione: insabbiare, mettere le bombe, infiltrar-
za Fontana è stata un momento di cesura. Se pri- si e provocare…
ma di quel massacro si poteva avere un’unghia di
fiducia, da quel momento non si aveva più nem-
meno quella. Prima si poteva ancora pensare … a suivre
che lo Stato fosse marcio, che facesse schifo, che
fosse corrotto e mafioso, però si poteva credere
di poterlo combattere dall’interno. Dopo quel-
la bomba, dopo quei morti innocenti, anche chi
aveva quel tipo di visuale non poteva non pen-
sare che lo si potesse combattere solo dall’ester-
no e con le armi. Ecco perché una critica arma-
ta ci era sembrata l’unico modo di esercitare un
contropotere reale.
Quindi: per questo oggi noi vorremmo che i

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PER LA CRONACA

LA RIFORMA BARNUM
DEL MINISTRO FORNERO
di Bruni Laudi e Massimo Vaggi*

In questi mesi si è molto dibattuto e discusso a proposito della volontà di


questo governo di ‘tecnici’ di voler porre mano all’ordinamento giuslavo-
ristico, già sensibilmente modificato dal precedente governo Berlusconi, e
in particolare a proposito del fatto che un tale intervento – si dice solle-
citato dall’Europa – possa essere una delle soluzioni essenziali per uscire
dalla crisi e riaccendere la capacità competitiva del nostro Paese, favoren-
do gli investimenti da parte degli imprenditori, italiani e non.
Lasciando per un momento da parte la valutazione dei criteri con i qua-
li si intende raggiungere lo scopo, e la considerazione che tale valutazione
dovrebbe pure essere preliminare degli interessi che si sacrificano, consa-
pevolmente, sull’altare dello sviluppo industriale e produttivo, anticipia-
mo la nostra opinione: di fatto, la soluzione imposta dal governo non po-
trà in ogni caso raggiungere lo scopo che i suoi ministri, e in particolare
la Fornero, propagandano come essenziale e utile per attraversare il gua-
do della crisi.
Fino a oggi l’attenzione alla riforma delle parti politiche e sindacali si è
concentrata – tutta o quasi – sull’art. 18 della legge n. 300/70, e in parti-
colare sulle conseguenze che consideriamo disastrose sul piano dei diritti
dei lavoratori rispetto alla stabilità del loro posto di lavoro e alla funzione
‘di garanzia’ che l’articolo 18 rappresentava. Tuttavia esistono altri aspet-
ti della riforma meno eclatanti, ma forse ancor più pericolosi quanto alle
conseguenze sociali di medio e lungo periodo, elementi che vorrebbero co-
stituire parte della ‘medicina’ proposta dal governo, che tuttavia non solo
sembra priva – per continuare la metafora – di un’effettiva capacità cura-
tiva, ma, anzi, capace di determinare effetti collaterali che rischiano di ac-
celerare, insieme alla deriva dei diritti dei lavoratori, anche l’affossamen-
to ulteriore della capacità imprenditoriale del nostro Paese.
Parliamo di cassa integrazione.

* Entrambi gli Autori sono avvocati specializzati in diritto del lavoro, consulenti Cgil e Fiom

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In termini generali, la riforma in senso riduttivo degli armonizzatori so-
ciali è l’ultima cosa che un governo può e deve pensare in un momento di
sofferenza del sistema economico. Se non al prezzo di aggravare la situa-
zione di vasti strati della popolazione, maggiormente sofferenti dal punto
di vista economico e prossimi, nella prospettiva, alla soglia della povertà:
le persone, spesso di una certa età, che perdono il lavoro per una crisi più
o meno irreversibile dell’azienda. Al contrario i nostri ‘tecnicissimi’, che
però hanno evidentemente scarsa conoscenza dei meccanismi che gover-
nano la crisi di un’impresa, hanno pensato bene di spazzare in un unico
colpo uno strumento che aveva non solo una funzione di protezione per
i lavoratori, ma era anche essenziale per gli imprenditori per poter pro-
grammare la propria ripresa.
Ci riferiamo a una norma di cui pochi discutono, e pochi – se non i di-
retti interessati o le parti sociali più avvedute – conoscono: nella falcidia
delle abrogazioni è finito infatti anche l’art. 3 della legge n. 223/91, che
disciplinava, e, soprattutto garantiva, l’accesso alla cassa integrazione per
i lavoratori dipendenti di aziende sottoposte a procedure concorsuali (fal-
limento, concordato preventivo, amministrazione straordinaria ecc.).
Per meglio comprendere la portata negativa di questa parte della rifor-
ma è necessaria una breve (e per quanto sarà possibile a-tecnica) illustra-
zione, non solo del funzionamento dello strumento, ma soprattutto del-
la sua funzione.
L’art. 3 della legge n. 223/91 riconosceva ai lavoratori dipendenti di
aziende in crisi, e sottoposte a una procedura concorsuale, il diritto di po-
ter usufruire della cassa integrazione per almeno dodici mesi prorogabi-
li a ulteriori sei, evitando, in tal modo, il loro immediato licenziamento.
Dunque al momento della dichiarazione di fallimento o di ammissione a
concordato preventivo – ipotesi che nel nostro Paese era e sta sempre più
diventando fenomeno rilevantissimo – uno dei primi atti che venivano po-
sti in essere dagli organi della procedura era quello di collocare i dipenden-
ti in cassa integrazione, sospendendo i rapporti di lavoro senza risolverli.

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PER LA CRONACA

La cassa integrazione per procedura concorsuale svolgeva pertanto sva-


riate funzioni, tutte positive. Quella più evidente è che ai lavoratori consen-
tiva di poter accedere a un reddito (se pur ridotto), sollevandoli parzialmen-
te dalla sofferenza economica dovuta all’insolvenza del datore di lavoro.
Inoltre, avendo riguardo alla prospettiva occupazionale, la cassa inte-
grazione svolgeva una funzione sociale altrettanto importante in quanto,
evitando l’immediata espulsione dei lavoratori, consentiva una più agi-
le ed effettiva collocazione sul mercato dell’azienda sottoposta a proce-
dura concorsuale, preservando in tal modo uno dei fattori più importanti
di valorizzazione dell’impresa, rappresentato dalla professionalità e dalla
capacità tecnica dei suoi dipendenti. In altre parole l’azienda sottoposta
a procedura concorsuale poteva trovare più facilmente acquirenti solidi e
affidabili dal punto di vista della continuità produttiva, in quanto garanti-
va che il valore intrinseco, il know-how produttivo, fosse per un certo pe-
riodo preservato dalla dispersione degli elementi più qualificanti, gli unici
che avrebbero avuto chance di immediata occupazione. Infatti, garanten-
do la tutela del reddito si evitava la dispersione dei lavoratori e le conse-
guenze depauperatorie per l’azienda.
Operazioni oculate da parte dei giudici potevano dunque portare – e spes-
so hanno portato – al salvataggio di un’azienda fallita, magari non per ra-
gioni inevitabili e strutturali ma per un’incapacità dirigenziale, o per fat-
tori transitori, o per un ‘eccesso’ di finanziarizzazione.
Il costo della cassa integrazione, peraltro in gran parte coperto dagli
stessi lavoratori e imprenditori con il versamento contributivo, era dun-
que ampiamente compensato dal fatto di poter mantenere i livelli occu-
pazionali e riavviare l’impresa a beneficio del sistema economico naziona-
le: l’impresa in crisi accertata aveva così la possibilità di rinascere, nuova
come araba fenice.
D’altronde nel caso di vendita di un’azienda da procedura concorsuale
non agivano quei limiti rigidi, quanto al trasferimento di tutto il persona-
le, che valgono ancora nel caso di passaggio tra due soggetti ‘liberi’. Nel-
la gestione del trasferimento, infatti, operava quella disposizione dell’art.
2112 cod. civ. che imponeva all’acquirente di assumere alle proprie dipen-
denze tutti i dipendenti, salvo deroghe concordate con accordo collettivo:
il sindacato e gli organi della procedura concorsuale, insieme all’acquiren-
te, erano pertanto chiamati a svolgere un ruolo delicatissimo per il man-
tenimento dei livelli occupazionali e per la ripresa dell’attività produtti-
va: determinare e contrattare il limite occupazionale al di sopra del quale
veniva meno l’interesse ad acquistare del nuovo imprenditore. In que-
sta fase si avviavano così trattative sindacali spesso serrate che vedeva-
no contrapposte da una parte le richieste delle organizzazioni sindacali e
dall’altra le sempre costanti esigenze del nuovo imprenditore di ridurre i
livelli occupazionali.

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La riforma Barnum del ministro Fornero

Ma il presupposto della stessa possibilità di procedere in questo senso,


l’alfa di ogni possibile contrattazione, l’inizio di una possibile nuova atti-
vità aziendale, era la previsione della cassa integrazione, e quindi la sus-
sistenza dei rapporti di lavoro.
Questo fatto, insieme al principio generale sancito dall’art. 2112 cod.
civ. (l’obbligo di assunzione di tutti i lavoratori in caso di trasferimento di
azienda, vinto solo da un accordo collettivo), poteva consentire al sinda-
cato di tenere una posizione meno sbilanciata nei
confronti del nuovo imprenditore, a salvaguar-
dia dei posti di lavoro. In particolare in quei casi
in cui gli organi della procedura hanno manife-
stato maggiore sensibilità, e non solo nelle real-
tà più ‘forti’ dal punto di vista sindacale, spesso
gli accordi intervenuti per governare il passag-
gio dei lavoratori hanno saputo introdurre im-
portanti elementi di garanzia: per esempio nel
caso di una deroga riguardo al numero dei la-
voratori che dovevano essere assunti dal nuovo
imprenditore (nel caso in cui non fosse la loro
totalità), si stabilivano regole stringenti per ga-
rantire, in caso di future assunzione, il diritto di
precedenza per i lavoratori che rimanevano alle
dipendenze della procedura concorsuale e che
nel frattempo potevano continuare a usufruire
degli ammortizzatori sociali.
Inoltre questo tipo di accordi hanno spesso
vincolato l’imprenditore a mantenere i siti pro-
duttivi esistenti, evitando così o limitando la de-
localizzazione e, sopratutto, gli intenti speculati-
vi. Nonostante infatti la procedura concorsuale
faccia pensare a un’azienda decotta, sono stati
molti i ‘salvataggi’ di realtà produttive, a ripro-
va del fatto che in molti casi era stata la gestio-
ne incapace o speculativa a determinare il crollo industriale, e non le rea- StrutturaMente
li condizioni produttive e di mercato. Roberto Cracco.
D’altronde bisogna ricordare alla professoressa Fornero e agli ‘extra-tec- Fotografia digitale
nici’ del suo ministero che questo meccanismo di garanzia occupazionale,
a dirla con parole spesso da lei usate per giustificare il massacro dei diritti
dei lavoratori, è stato richiesto proprio dall’Europa già nel 1990 (non dal
Consiglio dei Soviet della Rivoluzione, ma dalle istituzioni europee…). Il
mantenimento dei rapporti di lavoro in caso di trasferimento d’azienda (in
crisi o no) è infatti un principio previsto dalle direttive comunitarie. Anzi,
proprio recentemente (non più di due anni fa) l’Italia è stata condanna-

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PER LA CRONACA

ta perché il nostro ordinamento prevedeva eccessive ipotesi di possibili-


tà di deroga, tanto che il legislatore è dovuto intervenire per riallinearsi ai
princìpi europei, paradossalmente più garantisti dei diritti dei lavoratori.
In spregio a questi importanti e basilari princìpi dell’ordinamento comu-
nitario, i nostri ‘super-tecnici’ hanno invece ritenuto di prevedere, a par-
tire dal 2016, la totale abrogazione della cassa integrazione in caso di pro-
cedura concorsuale.
Evviva. Fra tre anni dunque il panorama sarà drasticamente modifica-
to. I lavoratori dipendenti di un’impresa in procedura concorsuale verran-
no immediatamente licenziati e potranno usufruire, per la tutela del loro

StrutturaMente reddito, solo della neonata Aspi con esiti, in tema di ripercussioni socia-
Roberto Cracco. li, assai negativi. Nel contempo l’azienda, svuotata del suo valore più im-
Fotografia digitale portante (ossia il fattore lavoro), verrà sbucciata come un carciofo e così
ridotta non potrà che essere venduta a un minor prezzo e con tempi lun-
ghi, ovvero dell’impresa potranno essere ceduti i singoli beni (i macchi-
nari, i brevetti, i contratti), con gravi conseguenze generali anche per gli
altri creditori della procedura, tra cui, per esempio, gli imprenditori forni-
tori dell’azienda insolvente (che a loro volta si troveranno in crisi di liqui-
dità). Il sindacato infine si vedrà totalmente estromesso (non sarà più ne-
cessario l’accordo sindacale) dalla gestione del trasferimento dell’azienda in
quanto non essendoci più dipendenti non troveranno attuazione le norme
di origine comunitaria che impongono la consultazione tra le parti sociali.
Infine: ci dicono che questa riforma la chiede l’Europa.
Insomma – così concepito – quello del governo è un provvedimento as-

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La riforma Barnum del ministro Fornero

surdo, non solo socialmente devastante ma privo di positiva conseguenza


per l’economia generale. Un grande sacrificio per i lavoratori e un enne-
simo sacrificio inutile, che verrà pagato dall’intera collettività (compren-
siva anche degli imprenditori), che vedrà definitivamente sparire le realtà
imprenditoriali sofferenti, senza alcuna possibilità di ripresa. Non a caso
anche la parte industriale più avveduta, per non parlare dei tecnici (quel-
li veri) che si occupano di procedure concorsuali, hanno inutilmente e con
forza sollevato il problema.
I nostri ‘iper-tecnici’, invece, quelli rinchiusi nelle stanzette del ministe-
ro, dimostrano di non avere alcuna conoscenza della realtà e soprattutto,
nonostante i loro titoli spesso accademici, ignorano come si muove il mon-
do economico e del lavoro e quali sono gli effetti della crisi.
A tanto giunge il desiderio di comprimere i diritti dei lavoratori e di iso-
lare il sindacato: eppure non era impossibile affrontare la problematica in
maniera diversa, aiutando, nel contempo, l’imprenditoria italiana.
Per esempio ci si chiede come mai non siano stati pensati provvedimen-
ti che prevedessero meccanismi premiali per l’imprenditore che acquisti
un’impresa in crisi, meccanismi di intensità maggiore e direttamente pro-
porzionale al numero dei lavoratori assunti. Tutto ciò senza alcun costo
per la collettività in quanto le risorse per gli eventuali incentivi per gli im-
prenditori potevano essere attinte dal risparmio sul costo degli armoniz-
zatori sociali.
Ipotesi: la collettività risparmiava, l’imprenditore aveva una buona ed
esperta manodopera a un costo inferiore in ragione degli incentivi, veniva
ridata dignità al lavoratore che poteva proseguire la propria attività lavo-
rativa, migliorando la sua professionalità e, soprattutto, mantenendo una
prospettiva occupazionale altrimenti pressoché inesistente.
Il provvedimento che ha determinato l’abrogazione dell’art. 3 della leg-
ge n. 223/91 è paragonabile a quello del direttore del circo Barnum che,
per risparmiare, non compra la rete di protezione per i trapezisti. E che ri-
schia di trovarsi in poco tempo prima senza artisti e poi senza pubblico.

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Il 23 maggio 1992 circa 500 chili di tritolo posti in una galleria scavata sot-
to l’autostrada A29 nei pressi dello svincolo di Capaci esplodono al passag-
gio della vettura su cui viaggiano il magistrato Giovanni Falcone, sua mo-
glie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.
L’attentato, passato alla storia come ‘la strage di Capaci’, segna una svolta
nella legislazione penitenziaria destinata a durare fino ai nostri giorni: nella
notte centinaia di detenuti per reati di mafia vengono trasferiti alle carce-
ri speciali di Pianosa e dell’Asinara, e l’8 giugno viene emanato il cosiddet-
to decreto Martelli-Scotti (rispettivamente ministro della Giustizia e degli
Interni) (1), che aggiunge un secondo comma all’articolo 41-bis della legge
663/1986 (2). Il secondo comma, rimasto immutato fino al 2002, recitava:
“Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a ri-
chiesta del ministro dell’Interno, il ministro di Grazia e Giustizia ha altresì la
facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti per talu-
no dei delitti di cui al comma 1 dell’articolo 4-bis, l’applicazione delle regole
di trattamento e degli istitu-

Il carcere duro in ti previsti dalla presente legge


che possano porsi in concre-
to contrasto con le esigenze di
Italia fra illegittimità ordine e di sicurezza”. I delitti
di cui all’art. 4-bis, comma 1
costituzionale e necessità della legge 354/1975 (artico-
lo introdotto un anno prima,

investigative (2ª parte) dal D.L. 152/91), erano nella


formulazione originale quelli
di Giovanna Baer commessi per finalità di ter-
rorismo o di eversione, il se-
questro di persona a scopo di estorsione, l’associazione finalizzata al traffico
illecito di sostanze stupefacenti, l’associazione di tipo mafioso e il favoreg-
giamento alla mafia (3).
Nonostante il contenuto dell’art. 4-bis sia stato riscritto più volte nel cor-
so degli anni, esso rappresenta tuttora la norma simbolo che ha dato vita
allo stravolgimento dei princìpi che avevano ispirato la riforma penitenzia-
ria del 1986. Secondo molti il legislatore aveva scelto consapevolmente di
utilizzare strumentalmente la natura di alcuni reati per escludere definiti-

(1) D.L. 8 giugno 1992, n.306, convertito nella legge 7 agosto 1992, n. 356
(2) La legge 663/1986 è nota come ‘riforma Gozzini’, dal nome del suo promotore, vedi pri-
ma parte dell’articolo su Paginauno n. 28/2012
(3) Nella sua versione attuale l’art. 4 bis comma 1 prevede anche la riduzione o il manteni-
mento in schiavitù o in servitù, l’induzione o lo sfruttamento della prostituzione minorile, la
produzione e il commercio di materiale pornografico minorile, la tratta di persone, l’acquisto
e alienazione di schiavi, la violenza sessuale di gruppo e l’associazione per delinquere fina-
lizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri

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vamente certe categorie di detenuti dalla fruizione dei benefici, abbando-
nando così nei loro confronti l’idea del trattamento individualizzato e del-
la rieducazione, in deroga al principio costituzionale di eguaglianza di tutti
i condannati nella fase dell’esecuzione della pena. In altri termini il regi-
me detentivo cui sono sottoposti alcuni detenuti particolari, anche duran-
te il periodo della custodia cautelare (non dimentichiamo che il regime spe-
ciale viene tuttora applicato anche a soggetti in carcerazione preventiva, e
quindi non ancora condannati per i delitti di cui sono accusati), non dipen-
de dall’effettiva pericolosità all’interno delle mura carcerarie, ma dal tipo di
imputazione tout court.
Il carcere duro ex art. 41-bis comma 2 si caratterizzava (e si caratterizza)
dunque come una punizione extra decisa politicamente (a comminarlo non
è un magistrato, ma il ministro della Giustizia), con lo scopo esplicito di con-
vincere i detenuti a collaborare alla lotta alla criminalità organizzata o alme-
no di impedire loro di mantenere i contatti all’esterno anche quando questi
contatti non siano stati accertati. Data la natura del reato, la presenza di le-
gami pericolosi dentro e fuori dal carcere viene infatti considerata scontata,
e tocca al condannato (o al presunto colpevole), secondo la formula proba-
toria prevista per i reati associativi, l’onere di provare di non essere (o non
essere più) in contatto con la criminalità organizzata: una prova diabolica,
cioè di impossibile dimostrazione, secondo molti giuristi, data la difficol-
tà di provare un fatto storico non avvenuto. Lo scopo implicito del decreto
è quello invece di tranquillizzare l’opinione pubblica sconvolta dall’escala-
tion della violenza mafiosa (il 19 luglio dello stesso anno verrà assassina-
to in via d’Amelio anche il collega di Falcone Paolo Borsellino con cinque
uomini della sua scorta), ribadendo la supremazia dello Stato con politiche
marcatamente repressive. Le conseguenze del decreto non avrebbero tar-
dato a farsi sentire: nella notte fra il 9 e il 10 giugno una maxiretata con-
dotta da Milano a Palermo, passando per le zone calde della Puglia, del La-
zio, della Calabria e della Campania, riempì le caserme di mezza Italia. Più di
200 pregiudicati, la maggior parte sospettati di far parte di organizzazioni
mafiose, vennero fermati e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il
Guardasigilli dichiarò che lo Stato si era ispirato nella formulazione del de-
creto a Rosaria Schifani, la vedova di uno dei tre poliziotti trucidati insieme
a Falcone, la quale, rivolgendosi pubblicamente ai responsabili della strage,
aveva dichiarato: «Io vi perdono, ma voi vi dovete inginocchiare». Secondo
il ministro Martelli la filosofia del nuovo 41-bis era riassumibile nell’assun-
to: massime agevolazioni per chi si pente e decide di collaborare con la giu-
stizia, e carcere sempre più duro per chi invece decide di sottostare alla leg-
ge dell’omertà mafiosa.
L’art. 41-bis comma 2 ripropone in molte sue parti il contenuto dell’art.
90 o.p., abrogato con la legge Gozzini nel 1986 a causa delle distorsioni ap-
plicative alle quali aveva dato luogo e dei molti aspetti di dubbia costitu-
zionalità che il suo utilizzo aveva portato in evidenza. La scelta di utilizzare

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nuovamente la formula della “sospensione delle normali regole peniten-


ziarie” non era stata casuale: se durante i cosiddetti anni di piombo, infat-
ti, l’art. 90 aveva dispiegato la sua efficacia soprattutto nei confronti della
criminalità terroristico-eversiva, con il nuovo art. 41-bis comma 2 si inten-
deva colpire la compagine mafiosa agendo specificamente sui soggetti che,
usufruendo dei diritti inerenti al normale regime penitenziario, si riteneva
mantenessero i contatti con le associazioni criminali, utilizzando lo stesso
strumento che nel passato aveva dimostrato una notevole funzionalità nel
controllo dei detenuti. Si noti che, mentre l’art. 41-bis comma 1 prevede-
va la sospensione delle regole trattamentali nei casi in cui fosse necessario
fronteggiare situazioni generiche di turbamento all’interno delle carceri (la
ratio sottostante era quella di porre rimedio a stati transitori di crisi di ori-
gine ambientale), il comma 2 era di natura del tutto diversa, in primo luo-
go perché mirava a fronteggiare situazioni di pericolo per l’ordine e la sicu-
rezza pubblica esterni all’istituto; e in secondo luogo perché si indirizzava
a singoli individui senza nessuna correlazione con il luogo di detenzione, a
differenza del comma 1 che estendeva la sua efficacia a tutto l’istituto pe-
nitenziario o a intere sezioni di esso. Da allora non si parlerà più, dunque,
di ‘carceri speciali’, bensì di ‘detenuti speciali’.
Inizialmente era previsto che l’articolo 41-bis comma 2 dovesse cessare
la sua efficacia trascorsi tre anni dall’entrata in vigore del decreto; alla sca-
denza, tuttavia, i vari governi hanno provveduto, con una serie di proro-
ghe, a mantenere in vita il contenuto della misura sospensiva lasciandone
inalterato il carattere temporaneo, fino a che, nel dicembre 2002 (governo
Berlusconi II, ministro della Giustizia Roberto Castelli, ministro degli Inter-
ni Giuseppe Pisanu), l’art. 41-bis comma 2 è stato definitivamente inserito
nell’ordinamento penitenziario. La legge 23 dicembre 2002 n. 279 ha mo-
dificato sia il testo dell’art. 4-bis che, in maniera più approfondita, quel-
lo dell’art. 41-bis comma 2. In relazione a quest’ultimo, in particolare, le
innovazioni hanno riguardato principalmente la disciplina dei presuppo-
sti sostanziali, i contenuti delle restrizioni nonché la procedura di control-
lo, ma il congegno normativo è rimasto qualitativamente lo stesso: accan-
to a un’espiazione rigida accompagnata dal provvedimento ministeriale che
ne inasprisce l’afflittività, il legislatore ha voluto affiancare la prospettiva di
un ritorno a un regime di carcerazione ordinaria condizionato alla collabo-
razione con la giustizia, oppure alla prova – variamente calibrata – del ve-
nir meno dei rapporti fra il detenuto e la criminalità organizzata. La legge 15
luglio 2009, n. 94, tuttora in vigore, ha modificato invece i limiti temporali:
il provvedimento può durare quattro anni e le proroghe due anni ciascuna.
Nella sua formulazione attuale, l’art. 41-bis, comma 2 recita: “Quando ri-
corrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del
ministro dell’Interno, il ministro della Giustizia ha altresì la facoltà di so-
spendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti o internati per ta-
luno dei delitti di cui al primo periodo del comma 1 dell’articolo 4-bis, in

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Il carcere duro in Italia fra illegittimità costituzionale e necessità investigative

relazione ai quali vi siano elementi tali da far ritenere la sussistenza di colle-


gamenti con un’associazione criminale, terroristica o eversiva, l’applicazio-
ne delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che
possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza.”
In particolare, i detenuti sottoposti al regime di 41-bis devono essere ristret-
ti all’interno di istituti esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in
aree insulari, oppure all’interno di sezioni speciali e logisticamente separate
dal resto dell’istituto, e la loro custodia è affidata a un reparto specializzato
della polizia penitenziaria, il Gom (Gruppo operativo mobile).
Nato nel 1997 (governo Prodi, Guardasigilli Giovanni Maria Flick, mini-
stro degli Interni Giorgio Napolitano), il Gom è stato normato prima con il
Decreto ministeriale del 14 febbraio del 1999 (governo D’Alema, Guardasi-
gilli Oliviero Diliberto, ministro degli Interni Rosa Russo Jervolino), e suc-
cessivamente, per quanto riguarda le sue funzioni, con il Decreto ministe-
riale del 4 giugno 2007 (governo Prodi II, alla Giustizia Clemente Mastella e
agli Interni Giuliano Amato). Il Gom ha sede a Roma e dispone di dodici re-
parti operativi all’interno degli istituti carcerari, in cui gli agenti ruotano con
cadenza quadrimestrale. Oltre alla custodia dei detenuti soggetti al 41-bis,
il gruppo gestisce i collaboratori di giustizia giudicati maggiormente esposti
al rischio, i trasferimenti e i piantonamenti dei detenuti ad altissimo indice
di pericolosità, e può essere chiamato a intervenire in ogni altro caso in cui
vi sia esigenza di fronteggiare gravi situazioni gestionali (4). Al Gom, inol-
tre, spetta il compito di garantire la sicurezza nello svolgimento dei proces-
si alla criminalità organizzata, in particolare per quanto concerne il servizio
di multivideocomunicazione (cioè i processi in videoconferenza), nell’am-
bito dello svolgimento di procedimenti penali a distanza.
Il regime di 41-bis, comma 2 prevede l’adozione di misure di elevata sicu-
rezza interna ed esterna che, nelle intenzioni dichiarate dal legislatore, ri-
guardano principalmente la necessità di prevenire contatti di qualunque ge-
nere con l’organizzazione criminale di appartenenza o con le cosche alleate.
I colloqui con i familiari sono limitati a un massimo di uno al mese in locali
attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti e vengono sempre vi-
deoregistrati. Sono vietati i colloqui con persone diverse dai familiari e dai
conviventi, salvo casi eccezionali determinati volta per volta dal direttore
dell’istituto o, per quanto riguarda i soggetti in custodia cautelare, dall’au-
torità giudiziaria competente. Solo per i detenuti che non ricevono visite
(caso non raro dato che vengono per legge incarcerati in penitenziari diffi-

(4) L’istituzione del Gom è stata oggetto di molte polemiche, soprattutto a causa dei metodi
talvolta violenti adoperati dagli agenti nell’esercizio delle loro funzioni. Nel luglio 2001 il
Gom venne mobilitato in occasione delle manifestazioni indette a Genova nei giorni in cui si
riuniva il vertice del G8, e fu responsabile delle violenze contro i manifestanti operate nelle
caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano, per cui 44 fra agenti e dirigenti del corpo di po-
lizia penitenziaria sono stati condannati in appello con sentenza del 16 aprile 2011

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cilmente raggiungibili, e comunque lontani dalla regione di appartenenza),


è ammesso un colloquio telefonico mensile con i familiari e conviventi della
durata massima di dieci minuti, sottoposto a registrazione, e in ogni caso le
telefonate non possono essere autorizzate prima che i soggetti abbiano tra-
scorso sei mesi di reclusione in regime speciale.
I contatti con gli avvocati difensori sono limitati a un massimo di tre a set-
timana, e la durata della singola telefonata o colloquio è la stessa di quan-
to previsto per i familiari. La corrispondenza è sottoposta a visto di censu-
ra, fatta eccezione per quella con i membri del Parlamento o con le autorità
europee e nazionali competenti in materia di giustizia. Le cosiddette ore
d’aria sono limitate a un massimo di due al giorno, da trascorrersi in grup-
pi non superiori a quattro persone, e le misure di sicurezza adottate devo-
no in ogni caso garantire che sia assicurata “l’assoluta impossibilità di co-
municare fra detenuti appartenenti a diversi gruppi di socialità, scambiare
oggetti e cuocere cibi”. I soggetti sottoposti al regime ex art. 41-bis, com-
ma 2 sono inoltre esclusi dalle rappresentanze dei detenuti e degli internati
e sono sottoposti a ulteriori limitazioni (a discrezione, o a capriccio, del di-
rettore del carcere), per quanto riguarda le somme di denaro, i beni e gli og-
getti che possono essere ricevuti dall’esterno.
Capita così che la lista della spesa consentita vari da sezione a sezione:
nel carcere di Spoleto sono pericolosi i fagioli, in quello di Parma le uova. In
alcuni penitenziari è consentito il walkman per studiare l’inglese e in altri
no. A L’Aquila è possibile indossare una giacca imbottita durante l’inverno,
privilegio invece vietato ai detenuti di Viterbo e Novara. Anche la visione
dei canali televisivi in chiaro deve essere autorizzata: l’oscuramento parzia-
le della tv ai detenuti in regime speciale è stato disposto, il 29 ottobre 2010,
da una circolare del Dap, dopo che un’inchiesta aveva rivelato come la ma-
lavita organizzata comunicasse con i propri affiliati in carcere attraverso sms
pubblicati in diverse trasmissioni tv di successo. Così il direttore del carcere
di Rebibbia ha deciso di negare la visione di Rai Storia e Rai Sport a un de-
tenuto in 41-bis che ne aveva fatto richiesta. Il detenuto ha inoltrato recla-
mo al magistrato di sorveglianza, il quale lo ha accolto il 17 maggio 2011 so-
stenendo che, nel caso in specie, la limitazione al diritto costituzionalmente
garantito all’informazione non era supportata da un’adeguata motivazione
sulle ragioni per cui la libera visione avrebbe potuto rappresentare un ri-
schio per la sicurezza, poiché mancava ogni riferimento all’eventualità che i
due canali potessero veicolare messaggi dall’esterno o far trapelare messag-
gi all’esterno. Ma il ministero della Giustizia, pur non impugnando il prov-
vedimento, ha disposto di non dare esecuzione all’ordinanza del magistrato.
Il detenuto ha quindi presentato ricorso al Tar del Lazio, mentre il magistra-
to ha sollevato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituziona-
le. La vicenda è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare e l’Unione
delle camere penali italiane ha diffuso un comunicato intitolato “Regime di
detenzione speciale 41-bis: dalla tortura democratica, alla destabilizzazione

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Il carcere duro in Italia fra illegittimità costituzionale e necessità investigative

dell’ordine costituzionale”. Il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Mar-


roni, in una lettera al ministro Severino afferma: “Al di là del merito della
vicenda, credo sia inopportuno che proprio il ministero della Giustizia de-
cida di non dare attuazione a un provvedimento dell’Autorità giudiziaria,
a seguito di un procedimento nel corso del quale l’amministrazione stessa
ha potuto contraddire le ragioni a sostegno della decisione assunta. [...] A
ciò si aggiunga che la limitazione, oltre a non avere alcun concreto effetto
in termini di riduzione del rischio di contatto tra detenuti e mondo esterno,
appare particolarmente odiosa perché rivolta a detenuti già sottoposti a un
regime detentivo inumano e degradante. Le chiedo pertanto di riesaminare
la decisione del suo predecessore e di dare attuazione all’ordinanza del ma-
gistrato di sorveglianza di Roma”.

Che il regime detentivo ex art. 41-bis, comma 2 sia al limite della costi- StrutturaMente,
tuzionalità appare fuor di dubbio: fino a che punto lo Stato può spingersi Roberto Cracco.
per tutelare l’ordine pubblico e per combattere la criminalità organizzata? Fotografia digitale
La formulazione dell’articolo, volutamente (e perciò colpevolmente) vaga,
lascia di fatto la strada aperta ad abusi politici e giudiziari. Quali dovrebbe-
ro essere gli “elementi tali da far ritenere (si noti che per “far ritenere” ba-
sta davvero poco, n.d.a.) la sussistenza di collegamenti con un’associazione
criminale, terroristica o eversiva”? E sulla base di quali criteri si dovrebbero
identificare i “gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica”? La legge non
lo spiega, e di conseguenza l’articolo è lasciato alla libera interpretazione di

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ministri e magistrati. Si può ribattere che basta ‘pentirsi’ per ritornare im-
mediatamente a un trattamento più equilibrato, ma cosa accade se, per caso,
non si ha nulla da dire? E in ogni caso, ci sono diritti che devono – piaccia
o meno – essere garantiti a tutti i detenuti, perché fanno parte del dettato
costituzionale: il diritto a un trattamento penitenziario non contrario al sen-
so di umanità, il diritto alla difesa e quello a un giusto processo non sono
compatibili con il regime di detenzione speciale. L’isolamento forzato, l’ar-
bitrio cui i detenuti in 41-bis sono
sottoposti in ogni momento della
loro esistenza (riguardo al cibo, ai
vestiti, ai libri, ai canali televisivi),
la violazione di qualunque forma
di privacy non sono conformi alle
regole base del nostro ordinamen-
to. L’accusato non può collaborare
efficacemente con il suo difensore
nelle condizioni cui lo sottopone il
41-bis, e la teleconferenza limita
fortemente le possibilità di inter-
vento e di comunicazione fra av-
vocato e cliente rispetto a quanto
avviene in un processo normale.
E, ancora, che ne è dell’obiettivo
alla rieducazione che la pena deve
per legge soddisfare?
Uno dei problemi è che in Italia,
StrutturaMente, unico fra i Paesi europei, non esiste il reato di tortura, nonostante gli appel-
Roberto Cracco. li della Comunità europea affinché il Parlamento vi ponga rimedio. E fin-
Fotografia digitale
ché non esiste il reato, non si può affermare che sia stato commesso (anche
se molti giuristi e alcuni parlamentari definiscono il 41-bis, come abbiamo
visto, una ‘tortura democratica’, cioè legittimamente esercitata dallo Stato
contro i suoi cittadini). L’altro è il buio in cui viene lasciata l’opinione pub-
blica, e dato che è quasi impossibile venire a conoscenza di quel che dav-
vero avviene nelle sezioni speciali, non si riescono a esercitare le pressioni
necessarie perché tale regime venga abbandonato.
La Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) ha più volte accolto i ricorsi
di detenuti italiani soggetti al 41-bis, senza mai spingersi tuttavia a dichia-
rare illegale l’articolo nel suo complesso. La maggior parte delle cause vin-
te riguarda il mancato rispetto del termine di dieci giorni, previsto per legge
(art. 41-bis, comma 2, sexies), circa l’esame da parte del tribunale di sorve-
glianza dell’eventuale ricorso del detenuto contro il provvedimento appli-
cativo del regime speciale. Dati i tempi lunghi della giustizia italiana, la cen-
sura del giudice competente giunge spesso quando il decreto esaminato è
già stato superato da uno successivo, vanificando i tentativi del detenuto di

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Il carcere duro in Italia fra illegittimità costituzionale e necessità investigative

far valere i propri diritti. In altri casi la Cedu ha dichiarato illegittimi i decreti
ministeriali ‘fotocopia’ che, uguali per tutti, applicano le restrizioni previste
dal 41-bis, e solo sporadicamente ha dichiarato inumano e degradante il re-
gime detentivo nel singolo caso. Strasburgo suggerisce di trasformare il 41-
bis da regime speciale a regime ordinario, così da poter usufruire di tutte le
deroghe previste in favore dei detenuti oppure, in alternativa, di regolamen-
tarlo come pena diversa, inflitta in sede di condanna a discrezione del giudi-
ce, con possibilità di affievolimento nel tempo come per tutte le altre pene.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel suo Report on arbitrary detention:
mission to Italy del 26 gennaio 2009 nota inoltre che alcune delle misure
straordinarie adottate “recano con sé il rischio considerevole di sfociare in
detenzioni arbitrarie (5) e, a proposito dei provvedimenti di rinnovo che si
succedono anno dopo anno, mette in dubbio la correttezza di trasferire sul
detenuto l’onere di provare di non avere più contatti, dopo anni di segre-
gazione draconiana, con organizzazioni criminali, come la legge gli impone
(6). Raccomanda inoltre che il governo italiano trovi modi per assicurare la
riabilitazione sociale dei detenuti speciali, a norma dell’art. 10 della Con-
venzione internazionale dei diritti dell’uomo e dell’art. 27 della Costituzio-
ne italiana, e di non sacrificare questo obiettivo essenziale a preoccupazio-
ni di pubblica sicurezza (7).
Ma, al di là di ogni considerazione normativa, posto per assurdo che dav-
vero il fine giustifichi i mezzi, i mezzi riescono a raggiungere il fine? In altri
termini: l’art. 41-bis è davvero essenziale nella lotta alla criminalità orga-
nizzata, come sostiene a gran voce la maggior parte delle procure? Il car-
cere duro, che tanto aveva potuto negli anni ’70 e ’80 contro il terrorismo
nostrano, non sembra avere lo stesso successo nella lotta alla mafia, che in-
vece continua a prosperare e a espandersi. Per ovvie ragioni: in primo luogo,
il radicamento culturale e territoriale del fenomeno, ben superiore a quel-
lo dell’eversione; e secondariamente, per la capacità delle cosche di trasfor-
marsi nel tempo, integrandosi sempre più a fondo, soprattutto dal punto di
vista finanziario, nel tessuto sociale ‘sano’, cosicché diventa difficile com-
battere efficacemente l’illegalità senza mettere a repentaglio l’intera strut-
tura politico-economica del nostro Paese. I tempi cambiano, la mafia anal-

(5) “Carry with them a considerable risk of resulting in arbitrary detention”


(6) “On the one hand, it is difficult for the Ministry to prove that, in spite of several years of
draconian segregation, a prisoner is still involved in the activities of his criminal organization,
providing new elements every year which would establish continuing contacts between the
prisoner and the organization and shifts the burden of proof on the detainee. But for the de-
tainee it is extremely difficult to actually prove that ‘his ability to maintain contacts with the
criminal or terrorist organizations has vanished’”
(7) “The Government should also consider ways to ensure that reformation and social rehabi-
litation of the offender, which are essential aims of imprisonment according to both article 10
ICCPR and article 27 of the Italian Constitution, are not sacrificed to public security concern”

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fabeta e con la coppola viene sconfitta dalla mafia finanziaria in giacca e


cravatta, ben radicata nei mercati mondiali, e nessuno sembra accorgerse-
ne. Da tempo il computer ha sostituito il pizzino, ma si continua (voluta-
mente?) a trattare la mafia come un fenomeno agro-pastorale, invece di una
fenice capace di risorgere dalle proprie ceneri. Cherchez l’argent, si dovreb-
be dire, e cioè centrare le attività investigative sui flussi di denaro invece
che sui singoli esponenti, in larga misura sostituibili senza nessuna conse-
guenza. Che le disposizioni sul carcere duro abbiano avuto un impatto pra-
ticamente nullo sulla lotta alla criminalità organizzata lo dicono i numeri. La
tabella 1 evidenzia il numero dei detenuti soggetti al 41-bis al primo giu-
gno 2012 (686 in totale, fra cui quattro donne) suddivisi per organizzazio-
ni, mentre la tabella 2 mostra l’andamento storico del 41-bis, dalla sua in-
troduzione a tutto il 2011.
Come è evidente, il numero totale dei pentiti (204), è sproporzionato non
solo rispetto ai decreti emessi (16.157), ma anche rispetto ai decreti di rin-
novo (12.963), che, dovendo essere motivati da ragioni ulteriori, dovreb-
bero rappresentare fedelmente il numero dei mafiosi accertati. Il numero di
chi decide di passare dall’altra parte è addirittura quattro volte inferiore al
numero dei decreti annullati dal giudice di sorveglianza (800), il che signifi-
ca che i successi investigativi sono molto minori degli errori di applicazione
della norma, con i costi sociali collegati. Non solo, una volta finiti nella spi-
rale del carcere duro, ci si rimane a tempo indeterminato (i rinnovi sono più
dell’80% dei provvedimenti totali), ben oltre ogni criterio di ragionevolezza.
I collaboratori di giustizia riacquistano i privilegi del carcerare ordinario (e
siamo sicuri che, loro, abbiano detto tutta la verità e non intrattengano più
legami con le cosche?), gli altri, quelli che non vogliono parlare o non han-
no niente da dire, rimangono anno dopo anno in solitudine, alcuni impazzi-
scono (come il boss pugliese Vincenzo Stranieri, in carcere da 25 anni, da 18
in regime di 41-bis), alcuni muoiono, altri si suicidano, ma le notizie filtrano
poco (la direzione del Dap ritiene, per ragioni di sicurezza, di non dover ren-
dere pubblico il numero e la causa della morte degli individui deceduti in re-
gime di 41-bis). Nel frattempo la Mafia spa è diventata la più grande azien-
da italiana, con un giro d’affari pari al 7% del Pil. Solo il ramo commerciale
fattura ogni anno 140 miliardi di euro, con un utile che supera i 100 miliardi,
come certifica il tredicesimo rapporto annuale Sos Impresa di Confesercen-
ti, presentato a gennaio 2012. E mentre le banche stringono i cordoni della
borsa, le cosche hanno a disposizione 65 miliardi di euro di denaro liquido.
Questa è la dimensione reale dell’emergenza: la si deve affrontare con nuo-
vi metodi d’indagine o continuiamo ad affidarci alla tortura democratica?

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Il carcere duro in Italia fra illegittimità costituzionale e necessità investigative

Tabella 1
Detenuti soggetti al
41-bis suddivisi per
organizzazione criminale
(dati ministero della
Giustizia, Direzione
del Dap, al primo
giugno 2012)

Tabella 2
Andamento storico
del regime 41-bis (dati
ministero della Giustizia,
Direzione del Dap, al primo
giugno 2012)

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FILO-LOGICO

IL DESIDERIO,
TRA FILOSOFIA E SOCIETÀ
DEI CONSUMI
DI FELICE BONALUMI

Parto dalla lezione degli antichi che hanno affron- corre precisare che il punto di partenza è la con-
tato la problematica del desiderio con molta cau- siderazione della realtà come bene, almeno po-
tela. Infatti Platone nel Simposio fa dire a Socrate tenzialmente. Nel caso particolare di Agostino è
che Eros è il desiderio di raggiungere la bellez- poi opportuno, ma lascio cadere subito l’accenno,
za intesa come perfezione e, dunque, il deside- parlare di bene ontologico, ciò che non è il male.
rio stesso implica una mancanza che l’uomo vuo- La definizione di desiderio come adpetitus in-
le trascendere. Nel dialogo Platone pone un punto tellectivus sive rationalis, cioè appetito intelletti-
fermo mai più abbandonato in seguito: il deside- vo ovvero razionale, è in Tommaso d’Aquino e
rio non ha un oggetto in quanto si pone oltre la di- merita qualche considerazione. Adpetitus viene
mensione umana, transeunte. da petere-ad ossia tendere a, quindi indica una
All’inizio dell’Etica Nicomachea Aristotele affer- tendenza che nel Doctor Angelicus è tenden-
ma che il bene è ciò a cui tende ogni cosa e il desi- za all’essere, cioè al bene. Ma più interessante è
derio è strettamente legato, anzi nasce, da un’im- l’indicazione intellectivus sive rationalis in quanto
magine volontaria. Il passo in avanti di Aristotele implica che nell’uomo quel tendere ha un uguale
è, pertanto, un primo riferimento all’intenzionali- orizzonte con l’intelletto, il quale non ha limiti. La
tà del soggetto e infatti il filosofo greco insiste sul- conseguenza è semplice: se l’uomo tende a qual-
la scelta che lega alla verità e se il ragionamento cosa, il bene, che non ha limiti, tale tendenza non
è vero e il desiderio retto allora si ha la predispo- può trovarsi appagata nelle cose finite del mondo
sizione morale. C’è un passaggio in questa tema- materiale. Qui, nel mondo, il bisogno umano si
tica di Aristotele di cui si ricorderà Hegel e che è esprime attraverso le inclinazioni (il termine usa-
importante: perché la scelta sia moralmente buo- to è proprio inclinationes, che può essere tradotto
na, il ragionamento e il desiderio devono perse- con bisogni oggettivi) che sono ineliminabili, ma
guire la stessa cosa, il primo affermando e il se- possono deviare. Al di là dell’analisi portata avanti
condo dando il via al movimento. nella Summa theologiae, Tommaso d’Aquino trat-
Sant’Agostino interpreta il desiderio, in parti- tiene il concetto per cui la realtà è bene, ma insi-
colare nel VII libro delle Confessioni, come amo- ste sulla tendenza dell’uomo verso il bene e inse-
re verso cui desideriamo andare e, quindi, anche risce una prima problematica nel distinguere con
in Agostino il desiderio nasce da una mancanza. chiarezza desiderio e bisogno.
Per capire, nella inevitabile sinteticità delle righe Faccio un salto in avanti perché, per quanto pos-
appena scritte, ciò che unisce questi pensatori oc- sa sembrare paradossale, è con Hegel che il desi-

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derio, per così dire, tocca terra. Infatti, per il filoso- mento diverso da sé, bisogna che sia la sua propria
fo tedesco l’uomo è libero solo quando la volontà mancanza di. Il desiderio è mancanza d’essere, è
persegue un fine adeguato al proprio desiderio e sollecitato nel suo più intimo essere dall’essere di
non una soddisfazione irraggiungibile o indeter- cui è desiderio” (2).
minata. Il testo di riferimento è l’Enciclopedia del- La mancanza di cui parla il filosofo francese, il
le scienze filosofiche e, in termini filosofici, quanto cui orizzonte è naturalmente l’esistenza in quanto
appena scritto è reso in questi termini: “Il concet- già dotata di senso come vuole l’esistenzialismo,
to e l’oggetto sono identici” e solo allora “il vole- tale mancanza, dicevo, comporta la possibilità di
re è volere realmente libero” (1). Come ho scritto ri-tornare, ri-pristinare, ri-stabilire una originaria
poco sopra, questo passaggio rimanda all’impo- situazione che si è persa e di cui si sente la man-
stazione di Aristotele. canza. Nella realtà fenomenologica io, soggetto,
Credo che Sartre sia debitore di Hegel più di ri-costruisco un paradiso perso in quanto scopro,
quanto non appaia, almeno superficialmente, e tragicamente, che la realtà mi ha de-potenziato
lo è anche sul terreno del desiderio. Oltre natu- come soggetto. Operazione destinata al fallimen-
ralmente, e su questo punto è sempre bene insi- to, secondo Sartre, ma che trattiene tutti i conno-
stere, al pensiero cristiano e, in particolare, per il tati di un biblico ascendere verso ciò che ci pre-
tema di queste righe al pensiero biblico. Così ne cede e proprio tra questo pre-cedente e la realtà
L’Essere e il Nulla: “Che la realtà umana sia man- qui e ora si situa il Nulla che è mancanza proprio
canza basterebbe a provarlo l’esistenza del desi- nella sua presenza.
derio come fatto umano. [...] Perché il desiderio L’ultimo pensatore, in ordine cronologico, che
sia desiderio a se stesso, bisogna che sia la tra- ha dedicato ampie riflessioni al tema del desiderio
scendenza stessa, cioè che sia per natura fuga da è Jacques Lacan. Secondo lo psicanalista francese
sé, verso l’oggetto desiderato. In altre parole, bi- il linguaggio umano rappresenta il limite per cui il
sogna che sia mancanza, ma non una mancanza- desiderio può esprimersi nei termini del principio
oggetto, una mancanza subita, creata dal supera- di piacere freudiano e mai formulare in modo au-

(1) Enciclopedia delle scienze filosofiche, G.W.F. Hegel, traduzione di Benedetto Croce, Laterza, 1967, vol. 2
(2) L’essere e il Nulla, Jean-Paul Sartre, Il Saggiatore, 1965

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FILO-LOGICO

tentico la propria meta. Il desiderio supera la do- agathón = ciò che merita attenzione e stima, e il
manda di piacere e solo un incontro traumatico latino bonum, dal latino arcaico duonum e, a sua
con la realtà autentica, sempre seguendo Lacan, volta, dalla radice indoeuropea dve. Questa radi-
può far sì che l’oggetto del desiderio finalmen- ce è la stessa del verbo dveo o beo = rendo bea-
te non sfugga (3). Anche in questo caso si deve to. Dunque c’è una duplice via: ciò che è buono
sottolineare un recupero che giunge da lontano: ci attrae e ci appaga.
per i pensatori classici, e sto pensando in parti- Come prima conclusione: il desiderio è sempre
colare ad Aristotele e a Tommaso d’Aquino, l’og- un tendere al bene, ma anche un tendere in, un
getto del desiderio sfugge alla nostra esperienza, tendere che implica un annullamento del sogget-
all’immaginazione, alla nostra progettualità e alla to che trova in questo annullamento la propria be-
nostra capacità di agire e realizzare, perché la fe- atitudine. D’altra parte, con una immagine, se de-
licità è un dono che noi possiamo attendere, non siderare chiama in causa le stelle, accanto al mio
certo realizzare con le nostre forze qui sulla terra. tendere lo sguardo, anzi proprio il mio tendere lo
La nota dominante del desiderio è dunque la sguardo mi fa perdere come soggetto nell’infini-
mancanza, il che trova conferma nel verbo desi- to del mondo che sta sopra di me.
derare che in latino, nel linguaggio degli àuguri, Tutto questo ha come conseguenza che il desi-
significa il notare la mancanza di sidera, cioè delle derio non dipende dalla volontà, ma è forse me-
costellazioni necessarie per trarre gli auspici. Da glio usare il termine intenzionalità. Desiderare è,
qui il significato generale di desiderio come man- con una brutta parola ma che semplifica, natura-
canza di qualcuno e/o qualcosa. le nell’uomo, è nella sua struttura permanente e
Ma non basta. Il desiderio implica, questo ci di- non chiede una partecipazione che presuppor-
cono gli autori citati e, in verità, anche i tanti che rebbe anche la possibilità di una non-partecipa-
non si possono qui citare (primi fra tutti Hobbes, zione. La distinzione tra desiderio e intenzione si
Kant e Schopenhauer), un appagamento che ci può indicare in questo modo: il desiderio tende a
rende beati. Non importa quanto tale appagamen- un fine posto in un futuro anche lontano, spesso
to sia protratto nel tempo, ma credo che proprio ultimativo, e non comporta l’agire; l’intenzione è
sul termine appagamento abbia lavorato la cultu- circoscritta, limitata a un futuro comunque vicino
ra del Novecento. e comporta l’agire.
Innanzitutto ciò che desideriamo è un bene, il Lo dico come inciso. Le ricerche delle neuro-
che presuppone che per noi la realtà sia o ammet- scienze hanno affrontato il tema della intenzio-
ta il bene che noi siamo pronti a recepire, perché nalità e studi recenti propongono questo mo-
anche noi evidentemente ci consideriamo bene dello: fino a due anni capiamo l’azione sulla base
o almeno fatti per il bene o, ancora, fatti per su- del desiderio, dai tre anni seguiamo un modello
perare il male, dopo il quale, oltre il quale c’è la credere+desiderio e da adulti distinguiamo desi-
condizione eterna, nel senso di sempre presen- derio e intenzione.
te, del bene. Quindi noi desideriamo ciò che è Torno all’argomento con una seconda distin-
bene e solo ciò che è bene può essere oggetto zione, anche in questo caso netta, fra desiderio
di desiderio. e bisogno. Netta, ma difficile da stabilire in sede
Va da sé che ciò che è bene è anche buono teorica. Il bisogno si rivolge a un soddisfacimen-
per noi. Porto l’attenzione su quest’ultima paro- to determinato, che perseguo in quanto è preci-
la. Buono, aggettivo in italiano, traduce il greco so, ben delineato, circoscritto, ed è perseguibile

(3) Il testo di riferimento è soprattutto il Seminario XI del 1964, in Italia pubblicato da Einaudi

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Il desiderio, tra filosofia e società dei consumi

in un tempo e in uno spazio ristretti (anche in que- Parto dalla soddisfazione e nei consumi la sod-
sto caso l’etimologia ci viene in aiuto: la parola vie- disfazione è di due tipi: direttamente legata al bi-
ne dall’antico latino bi-somnium e dal gotico sunia sogno immediato, il che non necessita di spie-
che indica insieme necessità e impedimento). De- gazioni ed è in pratica qualcosa che capita a tutti
finire questa ristrettezza è ovviamente il proble- noi (si noti, semmai, l’uso della parola bisogno);
ma insolubile, ecco perché ho appena scritto che il prolungamento della soddisfazione nel tempo,
tale divario è difficile da definire in sede teorica. il che in termini di marketing si chiama fidelizza-
Un’ulteriore conseguenza è che il desiderio su- zione del cliente.
pera l’immaginazione e per questo superamento
non abbiamo alcuna parola, proprio perché non
l’abbiamo mai sperimentato. Mi spiego: se l’oriz-
zonte del desiderio è infinito, ciò che immaginia-
mo nasce dalla nostra esperienza, che è finita. La
considerazione che ne deriva è che le utopie so-
ciali, in quanto nascono dall’immaginazione, non
possono soddisfare il desiderio.
Proprio sul rapporto desiderio-realtà e al di là di
ciò che hanno in comune, credo sia possibile divi-
dere gli autori che si sono occupati del desiderio
in due gruppi: alcuni autori, Aristotele, Tommaso
d’Aquino, Hegel, sottolineando l’orizzonte infinito
del desiderio ritengono che l’uomo debba cerca-
re di raggiungere la felicità come è possibile sulla
terra e, per così dire, con i mezzi che la realtà ter-
rena offre, senza che ci si impegni per una modi-
ficazione della realtà stessa; altri autori, Sartre, ma
anche Freud e Lacan, sottolineano come il valo-
re infinito del desiderio sia una sorta di tendenza
predatoria, divoratrice che l’uomo deve concilia-
re con la realtà effettuale. E in questo conciliare
c’è la possibilità del cambiamento che interessa
tanto i desideri individuali quanto quelli collettivi.
StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale
Con ciò arrivo alla società di oggi, perché nulla più
del desiderio nei consumi rappresenta una perfet-
ta cerniera tra individuale e sociale, psicologico e Tuttavia la riflessione centrale è che nella socie-
biologico, economico e culturale. Ma la domanda tà dei consumi, il consumo stesso si autoalimen-
a cui intendo rispondere o, forse meglio, il proble- ta, è fine a se stesso, rappresenta quel tendere a
ma che voglio porre è: possiamo ancora parlare di che non può trovare soddisfazione. Anche in que-
desiderio o non l’abbiamo fatto coincidere con il sto caso la conseguenza è importante: in una so-
bisogno e, soprattutto, con il bisogno di oggetti? cietà dei consumi non esiste il bisogno, ma solo
La mia risposta: positiva, in quanto azione, ma il desiderio.
la ragione dell’azione del consumare rientra nella Se ne era in parte già accorta la Scuola di Franco-
categoria del desiderio. Mi spiego, ovviamente. forte quando, studiando il ruolo dei media, arriva

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FILO-LOGICO

StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

a concludere che sono serbatoi delle rappresen- tinuamente modificati, cambiati, sostituiti perché
tazioni sociali e sono la legittimazione autorefe- il possesso trovi, anch’esso continuamente, con-
renziale di false mete del desiderio. Per quanto ferma. In altre parole, il consumo che è desiderio
ho appena scritto è la parola autoreferenziale a di consumo non può, e sottolineo, non può, tro-
essere importante. vare saturazione.
Quello che avviene in una società dei consu- Quello che, per così dire, è sparito è l’aspetto
mi è, da un lato, l’innalzamento (alle stelle, per interiore, intimo, personale e il farsi avanti in pri-
continuare con l’immagine) del consumo in se mo piano del valore sociale, pubblico, il fare ve-
stesso come astratto referente e, dall’altro, l’ab- dere. Il consumo o è consumo per gli altri o perde
bassamento delle stelle a oggetti la cui presenza il proprio valore. Il contesto sociale è il mezzo e a
costante conferma e avvalora il consumo come fronte di un consumo individuale, il consumare è
desiderio. Con tutte le sue implicazioni, natural- pubblico, collettivo nel senso che deve essere vi-
mente. Nell’ordine simbolico della nostra società il sto, deve apparire. E lo fa in due modi: nel fare let-
consumo dà potere e il possesso si declina in una teralmente vedere agli altri l’oggetto e, nello stes-
scala di oggetti che hanno bisogno di essere con- so tempo, eliminando, precludendo quell’oggetto

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Il desiderio, tra filosofia e società dei consumi

agli altri che potranno, al limite, venire dopo nel


possesso dell’oggetto.
Nel proporre un esempio non c’è bisogno di ar-
rivare alla classica Ferrari, basta un qualsiasi ogget-
to di tecnologia, quale l’ultimo modello di telefo-
no cellulare: chi lo possiede lo fa vedere, a volte
in modo anche ostentato (ricordo che ostentare
significa mostrare, far vedere con insistenza) in
modo da suscitare negli altri il desiderio di pos-
sedere quell’oggetto.
Se il contesto è tanto importante, credo sia uti-
le sottolineare le analisi di Gilles Deleuze che vo-
lutamente non ho citato in precedenza. Il filosofo
francese, in collaborazione con lo psicanalista e StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale
psichiatra Félix Guattari, parla di agencement de
désir, cioè di concatenamento di desiderio (4).
Deleuze afferma che finora si è parlato in modo potere. Tuttavia, credo sia sufficiente sottolinea-
astratto del desiderio in quanto si è isolato un og- re come la proposta del filosofo francese faccia
getto che diventa il desiderio di quell’oggetto. In- superare il concetto di desiderio come mancan-
vece non si desidera solo qualcuno o qualcosa, ma za, dia come sue caratteristiche la dimensione so-
un insieme, cioè anche il contesto, e per questo ciale, la flessibilità e un valore di cambiamento nei
Deleuze parla di desiderare in un insieme. confronti della realtà.
L’importanza del concetto di agencement de
désir è evidente: determinazioni storiche, imma-
gini collettive, storia personale costituiscono gli
elementi con cui l’io che desidera costruisce un
insieme. In questo modo il soggetto costruisce
un suo territorio che è suo ma anche degli altri e
che finisce per essere una macchina dei deside-
ri che è collettiva e che può spingere proprio per
questo al cambiamento.
La riflessione di Gilles Deleuze è molto ampia e
ha al centro il tema del potere (che naturalmen-
te non riguarda queste righe) con la sua tesi del-
la superiorità del desiderio sia sul piacere sia sul

(4) Almeno due i testi di riferimento: Abecedario, Derive-Ap-


prodi, 2005, in particolare la voce Désir e, Désir et plaisir, ap-
parso per la prima volta in Le magazine littéraire, n. 325, octo-
bre 1994. Il testo francese è reperibile online sul sito della
rivista Multitudes all’indirizzo http://multitudes.samizdat.net/
article1353.html. Mi risulta tradotto in italiano in G. Deleuze,
Divenire molteplice. Nietzsche, Foucault ed altri intercessori,
Ombre Corte, 1996, testo che non sono riuscito a reperire

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VERITÀ AL TEMPO DELLA MOVIOLA

di Davide Pinardi

ERASMUS La situazione carceraria italiana è disastrosa per condizioni


di vita e per sovraffollamento. Lo sappiamo, basta leggere
TRANSOCEANICO i rari articoli di giornale che ne parlano per rendersene con-
to, o ascoltare una delle trasmissioni che se ne occupano su
PER UN MINISTRO Radio Radicale. Per saperne di più è bene dare un’occhiata
– e magari abbonarsi alla newsletter – al sito www.ristretti.
TECNICO it, centro di documentazione collegato al carcere di Pado-
va e a quello femminile della Giudecca animato da Ornella
Favero e da uno straordinario gruppo di ex-detenuti: vi si
trovano notizie quasi sempre ignorate dal degenerato siste-
ma mediatico, ampie ed equilibrate riflessioni critiche sul si-
stema penitenziario (quelle che un tempo si trovavano sulle
riviste politiche della sinistra...) e soprattutto specifici dati
sulla popolazione carceraria in Italia e sui suicidi tra guar-
die e detenuti che, ormai da tutti gli operatori del settore,
vengono considerati molto più attendibili di quelli ufficia-
li del ministero (per i suicidi siamo su una media di cinque
al mese tra i detenuti e uno tra le guardie, per non parla-
re dei tantissimi casi di morti sospette o archiviate senza
accertamenti o non rese note per desiderio delle famiglie).
Le ipotesi per risolvere questa situazione di disastro sono
varie. Ma quelle immediatamente risolutive (che prevedo-
no per esempio una prima drastica riduzione dell’affolla-
mento attraverso l’abolizione di reati come l’ingresso clan-
destino nel territorio nazionale o la modifica delle parti più
illogiche della legge Fini-Giovanardi sulla droga) appaiono
al momento politicamente impraticabili, come pure le pro-
poste di un’amnistia. I piccoli interventi sbandierati come
‘importanti’ risultano invece spesso estemporanei, occa-
sionali, utili soltanto a tamponare una ulteriore estensio-
ne della crisi (forse).
Alla ricerca di idee per uscire dal disastro, nel maggio
scorso il ministro della Giustizia Paola Severino è volata fino
nel Connecticut per imparare come sfoltire la popolazione
carceraria (ce lo racconta Maurizio Molinari sulla Stampa
[1]). Un viaggio molto istruttivo, pare.

(1) Cfr. Severino in Connecticut lezione di svuota carceri, Maurizio Molinari, 15


maggio 2012, La Stampa

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In effetti quanto riportato nell’articolo sembra molto ra- sono entrati, e che per il reinserimen-
gionevole e rassicurante: il Connecticut viene descritto to degli ispanici e degli afroamericani
come uno degli Stati più liberal degli Usa, ha appena aboli- è determinante la collaborazione delle
to la pena di morte e, se è vero che suoi detenuti ammonta- Chiese. E aggiunge che i buoni risulta-
no a 16.000, si spiega anche che ne avrebbe il doppio sen- ti non sono stati ottenuti con leggi las-
za le molto sagaci leggi sul reinserimento degli ex carcerati siste bensì con l’esatto contrario, con
che, si dichiara, hanno un successo del 58%. Parlando con norme molto conservatrici per cui as-
Leo Arnone, titolare del Dipartimento alle carceri, il mini- sai raramente il condannato esce prima
stro “fa domande tecniche, prende appunti e si dimostra del termine. Alla fine dell’incontro, av-
ferrata sulle leggi del Connecticut”. Dice di essere in visita venuto nel Garner Correctional Insti-
perché quello Stato è “un modello di successo negli Stati tution, la Severino ringrazia per quan-
Uniti”: i suoi 16 penitenziari sono puliti, senza troppe re- to “ha visto e ha imparato”.
strizioni fisiche e insieme caratterizzati da un ferreo regi- Una notizia edificante. Rimane qual-
me di sicurezza. Arnone, probabilmente compiaciuto, spiega che curiosità (come mai il nostro mini-
allora all’attenta quasi collega italiana che le prigioni ser- stro è tanto competente sulle leggi del
vono a riabilitare, non a sfornare criminali come quelli che Connecticut? Come mai sta ad ascolta-

StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

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VERITÀ AL TEMPO DELLA MOVIOLA

re ovvietà come quella che le prigioni servono a riabilitare Perciò, quali sono le vere, profonde
e non a sfornare criminali e lei prende appunti? Perché le ragioni di questa visita ‘tecnica’?
Chiese non aiutano i bianchi? Che non abbiano bisogno di Si tratta di un viaggio personale del
essere aiutati? Che cosa distingue una legge lassista da una ministro a cui si è aggiunta un’appen-
che non lo è?), ma forse è il giornalista che non le soddisfa. dice professionale?
Tuttavia nel complesso questa visita all’estero sembra È stata male informata da qualcuno
proprio una notizia edificante: ah, finalmente un ministro che vuole convincerla che i problemi
che guarda fuori dai confini nazionali e impara. Purtroppo delle carceri si risolvono “con leggi fer-
è una notizia edificante solo in apparenza. O meglio, si trat- ree” e con un rapporto con le Chiese?
ta proprio di una narrazione oggettivamente falsa o quanto Aveva la necessità di andare a fare
meno deformante. Perché per valutarla bisogna ricordar- una visita di rappresentanza presso
si di contestualizzarla (cosa che nessuno sembra fare, alla una forte comunità di origini italiane
faccia del mito del giornalismo critico). Per esempio appa- che assomma al 20% della popolazione
re molto utile verificare quanti siano gli abitanti del Con- e di inaugurare una mostra su Lotto e
necticut: soltanto 3,5 milioni circa. E il loro reddito medio: altri pittori e, visto che era lì, è anda-
54 mila dollari all’anno (procapite, è lo Stato al primo posto ta a fare una visitina in una prigione a
negli Usa). Insomma, se in Italia avessimo gli stessi tassi di favore della stampa che l’accompagna-
carcerazione del Connecticut avremmo in galera circa 280 va? (2) (A tale riguardo, come non no-
mila detenuti. Adesso sono 65 mila, soltanto 65 mila. (In tare la battuta riportata dal giornalista
altre parole, nel Connecticut è detenuta circa una persona de La Stampa sulla 500 ‘italiana’, auto
su 218, in Italia 1 su mille). E allora nasce la prima doman- prodotta in Polonia dalla Fiat? Promo-
da: ma il ministro italiano della Giustizia va nel Connecti- zione pro Marchionne?)
cut per imparare a sfoltire la popolazione carceraria o per O forse, e questa è l’ipotesi peggio-
incrementarla? Meno male che quello Stato è uno dei più re, si tratta soltanto di crescente e dila-
liberal... liberal ovviamente soltanto per i parametri Usa. gante subalternità ideologica agli Stati
Uno Stato forse meno preda degli altri dell’ossessione se- Uniti. Subalternità di tutto questo go-
curitaria (in tutti gli Stati Uniti la percentuale di carcera- verno di tecnici incaricato da un presi-
ti è di un detenuto su 125 abitanti, che riportata in Italia dente ex comunista. Subalternità nel-
porterebbe a mezzo milione di detenuti, quasi dieci volte la politica, nel sistema dei media, nei
quelli che abbiamo ora). Ma perché mai il ministro non fa modelli di trattamento sociale. E dun-
un volo molto più breve e se ne va a vedere e imparare in que, infine, anche nelle prospettive di
Paesi europei che, pur non essendo paradisi, presentano gestione ottimale delle carceri.
condizioni di vita carceraria migliori dell’Italia e del Con- Subalternità, nello specifico, a uno
necticut? Vuole carceri pulite? Vada in Svezia. Vuole carce- Stato che oggi, in pace, ha percentual-
ri dove si lavora o si studia? Vada in Germania. Vuole poco mente più detenuti della mitica ‘Rus-
affollamento? Idem. sia di Stalin’ (che pure usciva da una

(2) Cfr. Il ministro Paola Severino in Connecticut. Carceri affollate, problema comune, Riccardo Chioni, 15 maggio 2012, America Oggi
– Quotidiano italiano pubblicato negli Stati Uniti, www.americaoggi.info/2012/05/15/30725-il-ministro-paola-severino-
connecticut-carceri-affollate-problema-comune

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Erasmus transoceanico per un ministro tecnico

guerra civile); che ha quasi lo stesso numero di detenuti di mentario Prison Valley disponibile su
quanti erano gli schiavi al tempo della Guerra civile (che, Youtube.
anche in questo caso, vengono affittati sottoprezzo a im- In sostanza, negli Stati Uniti, dietro
prenditori privati e obbligati a lavorare); in cui un bambi- allo slogan della tolleranza zero per
no nero su tre, alla nascita, ha la certezza di passare buona cui chi rompe un vetro deve andare in
parte della sua vita in galera (gli ispanici sono più fortunati, galera e chi commette tre reati anche
ma solo di poco); in cui decine di migliaia di detenuti sono lievissimi va all’ergastolo, ormai la re-
stati condannati in base a prove di laboratorio false o ap- pressione carceraria è la principale for-
prossimative, come ha denunciato uno scoop del Washing- ma di controllo sociale e una buona
ton Post (3); in cui le carceri sono quasi sempre private e parte della popolazione non bianca ha
hanno bisogno di un flusso continuo di ingressi (tanto da tre sole alternative di vita: sopravvive-
pagare i procuratori per aumentare il numero di condanne) re nella miseria, arruolarsi nelle forze
(4); in cui è accettata l’idea che certi accusati possano esse- armate o, soprattutto, finire in galera.
E il ministro tecnico Severino – sto-
rico avvocato di gruppi industriali e di
politici in vista – va negli Stati Uniti a
imparare qualcosa? E che cosa?

StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

re detenuti a vita senza processo; in cui l’uso della tortura


è certamente diffuso; in cui l’uso spettacolare della carce-
razione è pienamente legittimato (5).
Ma di tutto ciò il sistema dei media non parla. E, a que-
sto riguardo, consiglio la visione dello straordinario docu-

(3) Cfr. Usa, prove dubbie: verso revisione migliaia di casi, Lettera 43, 11 luglio 2012, www.lettera43.it/cronaca/usa-prove-dubbie-
verso-revisione-migliaia-di-casi_4367557546.htm
(4) Cfr. Stati Uniti: il business delle prigioni private fa lievitare il tasso di carcerizzazione, Giornalettismo.com, 29 maggio 2012, www.
ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/stati-uniti-il-business-delle-prigioni-private-fa-lievitare-il-tasso-di-carcerizzazione
(5) Cfr. The caging of America, Adam Gopnik, 30 gennaio 2012, The New Yorker, www.newyorker.com/arts/critics/atlarge/
2012/01/30/120130crat_atlarge_gopnik

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INTERVISTA
_
a Maria Rosa Cutrufelli

IL PESO DELL’INVERITÀ
di Giuseppe Ciarallo

Maria Rosa Cutrufelli è una delle figure più interes- sempre) le mie storie hanno un ‘tentacolo’ affon-
santi e poliedriche del panorama letterario e cul- dato nella realtà: la realtà della mafia, la realtà del-
turale del nostro Paese: scrittrice particolarmente le stragi, la realtà della mala-unità d’Italia, la realtà
attenta alle problematiche della condizione fem- dello sviluppo mancato (e malato)... Eppure non
minile – i suoi libri sono tradotti in una ventina di sono (non mi considero) una scrittrice di stampo
lingue, narratrice, critica letteraria, curatrice di an- ‘realistico’. Forse perché, essendo nata in un’iso-
tologie di racconti, sceneggiatrice di radiodrammi la, ho dovuto attraversare infinite volte il mare. E il
per la Rai, insegnante di scrittura creativa presso mare, come diceva Vincenzo Consolo, “è il luogo
l’università La Sapienza di Roma. Visto il suo natu- dove la realtà svanisce e irrompono favola e mito”.
rale eclettismo non stupiscono le idee che ha del-
la scrittura: “A me piace sperimentare la lingua in Immagino che nel linguaggio cinematografico
tutte le sue possibili strutture, forme, generi. Rac- tu senta molto vicino alle tue corde l’opera di un
contare storie in modo diverso. Ho provato tutti regista come Stanley Kubrick, anch’egli come te
i generi, dal noir al romanzo di formazione al ro- sempre curioso di sperimentare i diversi mezzi
manzo storico. Nel futuro lontano mi piacerebbe espressivi, tanto da aver creato dei veri e pro-
scrivere un romanzo di fantascienza”. pri capolavori in ogni genere nel quale si è ci-
mentato. Penso a 2001: Odissea nello spazio,
Dunque, Maria Rosa, prima di parlare della tua Shining, Spartacus, Full Metal Jacket...
ultima fatica I bambini della Ginestra, partiamo O a Spielberg... che comincia con un lungome-
dalla tua affermazione sullo spaziare nei diversi traggio sperimentale come Duel per poi alterna-
generi, se non ho capito male intesi come meri re film come Schindler’s List o Il colore viola a film
veicoli utili a traghettare ciò che è l’essenza del- di puro intrattenimento come Lo squalo o Incontri
la scrittura, cioè la parola e la storia che si vuo- ravvicinati del terzo tipo... Nessun genere è ‘mi-
le raccontare... nore’ se si riesce a sfuggire agli stereotipi e ai cli-
Ogni storia nasce con una sua ‘forma’ particola- ché consolidati, che stanno sempre lì in agguato,
re che non si può tradire... In altre parole, per me purtroppo, e sono i veri nemici dell’immaginazio-
raccontare significa ‘vedere’ la peculiarità di ogni ne, sia nel cinema che nella letteratura.
specifica storia. Se la ‘vedo’, allora devo anche as-
secondarla nelle forme narrative che prende e che Ma veniamo al tuo romanzo I bambini della Gi-
possono anche portarmi lontano dalle mie prece- nestra, nel quale partendo da un evento tragico
denti esperienze di scrittura. Non voglio lasciar- per la tua terra, come è stata la strage di Portella
mi trascinare dalla pigrizia (e dunque ripercorre- della Ginestra, racconti dell’impatto devastan-
re strade conosciute) o dal sospetto verso generi te che questa tragedia ha avuto sull’esistenza
considerati meno ‘letterari’ o, viceversa, troppo di due bambini che trascinano questa loro feri-
‘canonici’ (tipo il romanzo storico). Spesso (non ta fino all’età adulta. Ho trovato il taglio che hai

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voluto dare al romanzo molto efficace oltreché preferisce ancora indulgere al mito ‘romantico’ del
coinvolgente: le stragi, come le morti sul lavo- bandito Giuliano... Un’indecenza. Uno stravolgi-
ro e i drammi in genere vengono sempre visti in mento che ho cercato di correggere, a modo mio.
termini generali e macroscopici, spesso dimen- Cioè raccontando.
ticando che dietro ogni specifico episodio c’è
il coinvolgimento di singoli esseri umani, spes-
so bambini, che in un istante vedono la propria
vita radicalmente mutata. Come è nata l’idea di
centrare il tuo racconto sugli avvenimenti di
quel terribile primo maggio del 1947, quando
gli uomini del bandito Giuliano spararono a san-
gue freddo sulla folla di contadini riuniti per ce-
lebrare la Festa del Lavoro? Sei d’accordo con
quegli storici che segnano in quella data, e non
nel 12 dicembre 1969 – strage di Piazza Fon-
tana – il punto d’inizio della cosiddetta ‘strate-
gia della tensione’ che tanti lutti ha provocato
nell’Italia del secondo dopoguerra?
Portella della Ginestra, come dicono gli storici,
fu il battesimo di fuoco della prima Repubblica.
Non fu solo una tragedia siciliana. Segnò l’inizio
della guerra fredda ed ebbe conseguenze deva-
stanti per tutto il nostro Paese. Anche per que-
sto ho voluto indicare, in fondo al romanzo, una
breve cronologia dei fatti di quegli anni: metter-
li in fila è davvero istruttivo e illuminante (anche
per chi li conosce già). Dopo Portella “niente fu
come prima”, scrive lo storico Francesco Renda,
che all’epoca era un sindacalista (è lui quel ‘giova-
nottino’ che, nel mio romanzo e nella realtà stori-
ca, arrivò a Portella qualche minuto dopo la strage
perché la sua motocicletta si era rotta sulla via di Che Sicilia era, quella di Portella della Ginestra?
Palermo). Eppure la memoria di quell’episodio, e Quali erano le forze in campo e che peso aveva
la sua portata politica, non hanno peso nella rico- il movimento separatista siciliano, dotato addi-
struzione della storia italiana. E qualche scrittore rittura di un proprio esercito?

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INTERVISTA
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a Maria Rosa Cutrufelli - Il peso dell’inverità

Era una Sicilia che non ha mai trovato posto nei li- stra: il voto popolare viene completamente stra-
bri di storia... La Sicilia dei grandi moti popolari. volto. E ci si meraviglia se la pianta dell’autonomia,
La Sicilia delle occupazioni delle terre incolte (un cresciuta sopra un simile terreno, continua a dare
movimento vastissimo che sembrava inarrestabi- frutti avvelenati?
le). La Sicilia che, il 20 aprile 1947, aveva portato
alla vittoria il Blocco del Popolo (una specie di fe- Passiamo ora ai protagonisti del romanzo:
derazione delle sinistre). Una vittoria schiaccian- Enza, di famiglia piccolo borghese, che viene
te, che allarmò la politica nazionale... fino al tragi- solo ‘sfiorata’ dalla strage e Lillo, che invece in
co epilogo di Portella. quel giorno di follia perde insieme a una figu-
Per quanto riguarda il separatismo, si tratta di un ra per lui importante, come è quella paterna,
fenomeno ancora tutto da studiare. Quello che ge- anche il suo posto nel mondo (dal giorno del-
neralmente non si sa, è che nel separatismo agi- la tragedia comincerà per lui un continuo pe-
vano forze contrapposte. C’era un’ala di sinistra, regrinare da un posto all’altro). I due bambi-
impersonata da Canepa, intellettuale antifascista ni, ormai grandi, nei primi anni ’70, cioè a un
che fu ucciso in circostanze misteriose. C’erano quarto di secolo di distanza, iniziano una cor-
anche le forze più retrive, sostenute da manovre rispondenza epistolare che li porterà a riper-
occulte della politica nazionale e internazionale. correre le loro vite trascorse con l’ombra sem-
L’esercito separatista (di cui Giuliano faceva par- pre incombente della sciagura toccata loro.
te con il grado di colonnello) fu un sostegno im- Perché hai voluto che comunicassero trami-
portante per gli Alleati, quando sbarcarono in Si- te lettera? Ancora una volta la parola scritta
cilia. E comunque questa è una storia che non ha come medicina dal potere cicatrizzante delle
ancora trovato il suo cantore... Però vorrei aggiun- ferite dell’anima?
gere una ‘nota’ d’attualità. In questi giorni si parla Dicono gli esperti di sindrome da stress post-
molto dell’autonomia della regione siciliana, vara- traumatico che il gruppo ripara ciò che da solo
ta (come ha osservato qualcuno) prima della no- l’individuo non può riparare. Ma ai tempi di Por-
stra carta costituzionale, cosa che costituisce un tella non si faceva attenzione alle vittime... Per-
problema giuridico non da poco per eventuali ‘an- ché ciò accadesse abbiamo dovuto aspettare al-
nullamenti’ dello statuto regionale. L’autonomia si- tre stragi e le prime associazioni fra i familiari
ciliana (non sono in molti a saperlo) nasce da una delle vittime e i sopravvissuti. Il mio libro parla
trattativa fra Alleati e forze politiche nazionali (e di loro. Non tanto delle trame nascoste del po-
locali), in un momento in cui il ‘nemico’ da batte- tere, quanto dei sopravvissuti e della loro voglia
re non era già più il nazi-fascismo bensì l’Unione di superare la fragilità intrinseca nell’essere ‘vitti-
Sovietica. Il bolscevismo. La ‘canea rossa’, come ma’. Così i ‘miei bambini’, per combattere il trau-
si diceva allora. Ed ecco che, inaspettatamente, le ma, devono parlare, confidarsi l’uno con l’altro.
prime elezioni per l’assemblea regionale siciliana Ma il confronto diretto è rischioso, mentre la pa-
registrano una vittoria schiacciante della sinistra. rola scritta funziona come uno scudo protettivo
Pochi giorni più tardi qualcuno (Giuliano?) spara che permette di affrontare l’indicibile. Da qui la
a Portella della Ginestra... Siamo al primo maggio scelta dell’epistolario... Non un epistolario clas-
1947. Il 25 maggio s’insedia il Parlamento regio- sico, però. La forma è in realtà quella di un rac-
nale e la Democrazia cristiana si allea con la de- conto alternato in prima persona.

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Lillo in più di un’occasione esprime la sua con- mo, parlando del deputato comunista Girola-
dizione definendola quella di un ‘terremotato’ mo Li Causi asserisce che questi, dall’alto del
(ancor prima che un vero terremoto, quello del suo scranno alla Costituente, calunniando agra-
1968, che pure è presente nel tuo romanzo, de- ri e baroni infamava l’intera Sicilia. Mi è venu-
vasti la Sicilia): mi ha incuriosito molto questo to da sorridere per il riferimento, almeno cre-
termine, ma forse può comprenderlo appieno do, ai personaggi politici del nostro sfortunato
solo chi ha avuto la disgrazia di vivere sulla pro- presente, i quali imputano il danno reputazio-
pria pelle gli effetti sconvolgenti che un sisma nale dell’Italia nei confronti della comunità in-
provoca. Vuoi parlarci di questa sensazione che ternazionale, non alle mafie presenti nel nostro
Lillo sente costantemente sulla sua persona? Paese ma a chi quelle mafie coraggiosamente
La Sicilia, si sa, è una terra ballerina. E io ho vis- denuncia...
suto i miei primi nove anni di vita in un paese alle Sì, è una vecchia abitudine... Li Causi fu davve-
falde dell’Etna, perciò ho sentito più volte la terra ro accusato di ‘calunniare’ gli agrari (che erano, sia
tremarmi sotto i piedi. Una sensazione che ricor- detto per inciso, fra i mandanti della strage) infa-
do perfettamente, incisa nella carne. Un tremolio mando così la Sicilia. A volte, nelle dichiarazioni di
che è come il riassunto di tutti i tremori del mon- certi politici, sembra che la colpa di tutto non stia
do. E dell’animo. Qualcosa che non si cancella. Un in chi commette o commissiona il delitto (strage,
trauma antico che si rinnova ciclicamente e che corruzione ecc.), ma nella rappresentazione dei
torna, con il suo ritmo inconfondibile, a ricordar- fatti da parte di scrittori o giornalisti. Forse pen-
ti la tua fragilità ogni volta che dentro di te si apre sano che, in questo modo, la realtà possa sparire,
una ferita. Per quanto mi riguarda, non è dunque o almeno confondersi, in virtù delle loro afferma-
un caso che io utilizzi quel termine per descrivere zioni... Ed effettivamente è un gioco di prestigio
una condizione di instabilità emotiva. Come non è che può riuscire, se nessuno si cura della verità.
un caso che in ben due romanzi io racconti il ter-
remoto (quello vero, non metaforico). Ne I bam- C’è nel libro un concetto molto interessante rac-
bini della Ginestra c’è quello del Belice, che nel chiuso nella parola ‘inverità’, termine espres-
’68 distrusse una vasta area della Sicilia occiden- so dallo zio semianalfabeta del protagonista, in
tale (un evento che, nel mio libro, dà una svolta un suo impeto di saggezza popolare. L’inveri-
risolutiva alla trama). Nel sesto ‘tempo’ (capitolo) tà sembra aver regolato la storia di questi ulti-
del mio romanzo precedente, D’amore e d’odio, mi nostri anni (ma forse è un ingranaggio dei
racconto invece il terremoto che nel 1990 colpì la meccanismi del potere da che mondo è mon-
Val di Noto, cioè la Sicilia orientale. Venne chia- do), vuoi parlarcene?
mato il ‘terremoto dei silenzi’, perché fu oggetto Non è un termine che ho inventato io. L’ho tro-
di una vera e propria campagna mediatica di ‘mi- vato in un’intervista fatta da Danilo Dolci a un con-
nimizzazione’, dato che avvenne in una zona ad tadino siciliano e, a mio parere, esprime benissimo
altissimo rischio, piena di petrolchimici e di centri il concetto su cui si basa la pratica del ‘depistag-
di stoccaggio di armi nucleari. gio’, molto usata nel nostro Paese (ma non solo).
Il depistaggio non è una vera e propria menzo-
Mi sono segnato, leggendo il libro, un dialo- gna, ma un rimescolamento di bugie e di verità o
go tra il nonno e il papà di Enza nel quale il pri- mezze-verità, che ha un effetto terribile, perché

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INTERVISTA
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a Maria Rosa Cutrufelli - Il peso dell’inverità

StrutturaMente, Roberto Cracco. Fotografia digitale

rende impossibile decifrare la storia. E senza ve- allora in uso in Sicilia (ma per questo mi è bastato
rità storica niente più ha senso. Nemmeno la no- attingere, talvolta, alla mia personale memoria).
stra vita, persa dentro un groviglio inestricabile di Per fortuna non ho dovuto faticare troppo, per-
vero e di falso. ché ci sono degli ottimi libri che ricostruiscono la
strage e una buona parte degli atti del processo
Una domanda tecnica: per scrivere il tuo libro è stata pubblicata a cura del comune di Piana de-
in che modo ti sei documentata sulla vicenda gli Albanesi. Per quanto riguarda l’eccidio, quello
storica e a quale materiale hai avuto accesso? che posso dire è che si tratta di una ferita ancora
Che idea ti sei fatta della strage di Portella del- aperta. E ancora la memoria dei morti non viene
la Ginestra al di là degli esiti giudiziari e della rispettata e divide gli animi.
storiografia ufficiale?
Non mi sono documentata solo sulla ‘vicenda’, Mi sembra giusto concludere con un importan-
ma su tutto quel periodo storico... E sul modo di te aspetto della tua scrittura. Il tuo impegno
vivere, sulla mentalità, perfino sul tipo di dialetto nel movimento femminista, l’attenzione che da

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sempre hai riservato ai problemi della condizio- punto di vista di chi, anche nella propria terra, an-
ne della donna in tutti i suoi molteplici aspet- che nella propria casa, può sentirsi in esilio, stra-
ti, non poteva che tradursi naturalmente in pa- niera e nemica, sperimentando in questo modo
gine che trasudano impegno e passione: tutti i direttamente – e a volte duramente – la necessità
tuoi romanzi sembrano avere questo filo con- del cambiamento, di una frattura culturale, di un
duttore e anche nel libro collettivo Lavoro vivo, dialogo con le altre”.
la raccolta di racconti edita recentemente dalle Ma torniamo a me... Quando scrivo, a me viene
edizioni Alegre, hai voluto raccontare/ricorda- naturale pensare al mio essere donna in un mondo
re la storia dell’incendio della fabbrica tessile che “non è fatto per le donne”. Un pensiero che a
Triangle, nella New York degli inizi del Nove- un uomo, viceversa, non viene naturale (non per
cento, tragedia che provocò la morte di centi- congenita cecità, per così dire, ma per abitudine
naia di donne, soprattutto immigrate italiane e secolare, anzi millenaria). Tant’è vero che nell’an-
dell’Europa dell’Est... tologia che citi, Lavoro vivo, solo il mio raccon-
Io non credo che nel momento in cui ci mettia- to parla di lavoratrici. Perché il ‘lavoro’ è ‘uomo’,
mo a scrivere, improvvisamente, per virtù d’ispi- nell’immaginario collettivo... Ma non nella realtà.
razione o di non so cosa, diventiamo degli esse- E non nella mia immaginazione. Una (piccola?)
ri ‘angelici’, ovvero senza sesso... O senza razza. differenza di cui sono molto orgogliosa e che non
O senza classe. Ciò che scriviamo dipende anche voglio occultare. Mai e poi mai.
dalla nostra posizione nel mondo. Dal nostro par-
ticolare punto di vista. Poi, certo, se siamo prov-
visti di ‘empatia’ (e ogni scrittore o scrittrice che Maria Rosa Cutrufelli è nata a Messina, è cresciu-
si rispetti è un essere ‘empatico’, questo sì), pos- ta fra la Sicilia e Firenze, ha studiato a Bologna e
siamo scrivere credibilmente di uomini e di don- ha scelto di vivere a Roma. Si è laureata in lette-
ne, di animali e di piante, di vecchi e di bambini, di re presso l’Università di Bologna con una tesi sul-
neri e di bianchi... La cosa seccante è, come dice le strutture del romanzo. A darle consigli preziosi
Rosa Montero, che “quando una donna scrive un dopo la lettura della tesi sono Roberto Roversi e
romanzo che ha per protagonista una donna, tut- Italo Calvino. Collabora con numerose riviste let-
ti ritengono che stia parlando di donne; mentre terarie e di critica. Tra i numerosissimi titoli della
quando un uomo scrive un romanzo che ha per sua produzione letteraria nell’ambito della narrati-
protagonista un uomo, tutti ritengono che stia par- va, della saggistica, dei libri di viaggio e per ragaz-
lando del genere umano”. Peccato. Perché inve- zi, del racconto, segnaliamo i suoi ultimi romanzi:
ce, oggi, sono le donne ad avere uno sguardo più La donna che visse per un sogno, Frassinelli, 2004;
ampio. In un mio libro di racconti di viaggio (Giorni La briganta, Frassinelli, 2005; Complice il dubbio,
d’acqua corrente, Pratiche edizioni, 2002), scrivo: Frassinelli, 2006; D’amore e d’odio, Frassinelli,
“Le donne sono guide straordinarie, perché i loro 2008; I bambini della Ginestra, Frassinelli, 2012.
(i nostri) itinerari permettono l’accesso alla quoti-
dianità da una parte e, dall’altra, alle faglie sotter-
ranee che spostano con movimenti impercettibili
o con rovinosi terremoti l’asse sociale. Possedia-
mo un punto di vista particolare e privilegiato: il

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BUONE NUOVE

di Sabrina Campolongo

LIBERA,
ARABA E FELICE
recensione de La prova del miele, Salwa Al-Neimi

Chi ha acquistato questo libro sottile In ogni caso, quello dell’intervento


cercando una lettura piccante, cattu- al congresso oltreoceano è solo l’inne-
rato dall’immagine di copertina e dalla sco, o il pretesto letterario, per una ri-
metafora poetica nel titolo (con quel- flessione-narrazione in cui vita e let-
le superbe natiche femminili in primo teratura sono legate così strettamente
piano non è difficile immaginare a qua- da fondersi. Le parole degli antichi te-
le miele ci si riferisca…) sarà rimasto, sti – rigorosamente in arabo, la lingua
probabilmente, deluso. Non di un ro- sacra del Corano e, per la protagoni-
manzo erotico orientaleggiante, non sta, l’altrettanto sacra lingua del ses-
di un ‘Mille e una notte’ (vista l’esi- so – illuminano l’accidentato sentiero
gua mole non più di sette notti, in ogni delle relazioni, ma sono anche micce
caso) in salsa piccante si tratta, ma di che accendono esperienze, che porta-
un breve quanto appassionato testo no nella vita avvenimenti e incontri.
politico e poetico sulla libertà, sul de- Tra tutti, quello che torna prepoten-
siderio e sulla cultura araba prima che temente ad affacciarsi alla mente della
diventasse il regno della dissimulazio- protagonista nel corso delle sue ‘ricer-
ne e della negazione sessuofoba. che’, è l’incontro con l’uomo che chia-
La protagonista, siriana come l’au- ma “il Pensatore”, un momento che se-
trice e come lei trapiantata a Parigi, è gna un vero e proprio spartiacque nella
una colta bibliotecaria a cui viene pro- sua vita, tanto che a posteriori lei stes-
posto, riconoscendo la sua passione sa la dividerà in un’era a.P (prima del
semi segreta – e in ogni caso, agli oc- Pensatore) e un’era d.P. (dopo il Pen-
chi del mondo, puramente accademi- satore), di cui la prima corrisponde alla
ca – per gli antichi testi erotici arabi, Jahila, i secoli bui dell’ignoranza, e la
di tenere un seminario sull’argomento seconda alla Nahda, il Rinascimento.
negli Stati Uniti. I motivi alla base del Una relazione bruciante, a cui però
rinnovato interesse americano verso la protagonista rifiuta, con dolce osti-
la cultura araba saranno gli stessi per nazione, di concedere lo status di
cui il congresso verrà annullato, come amore, quell’etichetta consolante che
un serpente che si morde la coda: l’11 rimanderebbe a un concetto totaliz-
settembre e la difficile era del dopo. zante quanto sfuggente, a un altrove

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di cui non ha mai avuto esperienza. “Non so cos’è l’amore,
so cos’è il desiderio. L’amore appartiene a un aldilà che mi
oltrepassa, mi rifiuto di corrergli dietro. La passione, mia
e dell’altro, la capisco, la vedo, la tocco, la respiro, vivo i
suoi effetti e le sue trasformazioni. È lei sola a condurmi per
mano nei miei spazi inesplorati. […] Era il mio amante, il
Pensatore? L’idea non mi aveva nemmeno sfiorata. Potevo
essere l’amante di un uomo, quando l’unica cosa che vo-
levo da lui era che mi tenesse abbracciata dietro una por-
ta chiusa a chiave? Potevo essere l’amante di un uomo dal
quale non volevo altro che quelle ore rubate?”
A queste e altre domande, la protagonista sembra cerca-
re risposta tanto negli antichi testi che attraverso le espe-
rienze dirette di amiche, colleghi e sconosciuti di cui va go-
losamente a caccia. Non di storie d’amore, ma di storie di
sesso, precisa, anche quando le viene risposto, con un’al-
zata di sopracciglio, che si tratta di un semplice cavillo lin-
guistico. Si susseguono storie di sesso (o d’amore) vissuto
o negato, o mascherato, di tradimenti e inganni, di dissi-
mulazioni necessarie e rinunce dolorose, storie germinate
tutte nel mondo arabo, con protagonisti che ancora lo abi-
tano e altri che sono emigrati in Occidente, senza per que- _
sto essere sfuggiti alle proprie radici. La prova
“Dovevo essere in un paese arabo per cominciare a scri- del miele,
vere”, dichiara infatti la narratrice, spostandosi a Tunisi per Salwa Al-Neimi,
preparare il suo intervento per il congresso americano, e Feltrinelli, 2008
più volte ribadisce che le parole del sesso prese in prestito
dalle lingue dell’Occidente e apprese leggendo il Marche-
se de Sade, Miller o Bataille, per quanto lascive, suggesti-
ve, poetiche o volgari, non sono in grado di smuoverla, non
riescono a eccitarla quanto quelle, precise, dell’arabo ne-

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BUONE NUOVE

gli antichi testi. Citati con puntiglio, a Da questa pienezza, in cui il cor-
mostrare come l’era del dopo 11 set- po diventa parola e la parola corpo,
tembre e dei fratelli musulmani rap- che bisogno c’è di addobbare il desi-
presenti il tradimento dell’antica, vi- derio con nomi che dovrebbero dargli
tale, carnale sapienza araba; non un un senso più alto? Ciò appare tanto
passo indietro, ma un cambio di rotta più rivoluzionario, forse, perché arri-
che nega le sue origini più profonde. va da una voce araba, quando in Oc-
Con sgomento, la colta protagoni- cidente impera, in letteratura quanto
sta assiste a una deriva schizofreni- nel cinema, un versione light e ‘con-
ca, da una cultura per cui il sesso era temporanea’ del celebre codice Hays,
“una grazia di cui essere riconoscen- per cui il sesso fuori dai sacri vinco-
ti a Dio” e anticipazione d’eternità – li del matrimonio oggi può essere mo-
perché sarebbe una vera crudeltà far strato, anzi deve, il più delle volte, ma
vivere in terra un piacere così squisi- non può che ricadere in uno dei due
to se poi in cielo si dovesse rinunciar- comparti stagni: sesso per amore op-
vi – in cui il Profeta stesso è raccon- pure sesso-perversione, sesso-rosa o
tato come sapiente e delicato amante sesso-nero, quest’ultimo che esclude
dalla voce delle sue mogli, alla società l’happy ending e può sfumare dall’esi-
della dissimulazione, all’Islam in cui il to tormentato-drammatico a quello
sesso è bandito anche dalla lingua, in grottesco-patologico.
cui convivono l’ossessione per la ver- Quale finale sarebbe riservato a una
ginità e il consumo smodato di viagra, storia come quella con il Pensatore, in
due manifestazioni della stessa dolo- un film delle major? Forse un colpo di
rosa frattura. Né la consola la scatola pistola, come in Ultimo tango a Parigi,
magica dell’Occidente e la sua sban- per salvare almeno uno dei due prota-
dierata libertà, non solo perché l’ero- gonisti dalla perversione di una gran-
tismo è per lei coniugato nella lingua diosa storia di sesso che non approdi
araba e passa attraverso tutto l’impa- nemmeno a una convivenza, o un’ine-
sto di gusti e odori, volti e paesaggi vitabile dolorosa rinuncia, con ritorno
che hanno costituito la sua formazio- nel nido familiare, come ne Il Princi-
ne personale, ma soprattutto perché pe delle maree. In ogni caso un addio,
la sua visione del sesso è molto più li- a cui non sfugge, ahimè, la stessa Sal-
bertaria di quella della più spregiudi- wa Al-Neimi. Nemmeno il Pensato-
cata eroina di Sex and the city. re, l’amante perfetto, ce la fa a porta-
“È la mia morale a determinare e im- re avanti una relazione nella nudità in
porre le mie azioni, i miei principi sono cui la mantiene la protagonista, con la
quelli che mi sono data io. Mi impor- sola prospettiva di una porta chiusa a
ta solo l’effetto delle mie azioni su di chiave e nessun orpello sentimentale,
me e sulla mia vita: il mio viso dopo senza sentirsi usato.
l’amore, la luce nei miei occhi, il mio “All’inizio mi chiedeva: la nostra è
corpo che torna intero, le parole che solo una storia di sesso? E io evitavo
mi scaldano e mi fanno nascere delle di rispondere. Alla fine, non me l’ha
storie in petto”. chiesto più. Alla fine, se ne è andato”.

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La superficialità di questo addio è forse il maggiore di- mille della sapiente al-Alfiyya (la Mil-
fetto del libro. Dopo averci mostrato che può esistere una lenaria, appunto), la cui storia e pre-
storia di puro grandioso e gioioso sesso, senza che si spa- ziosi insegnamenti rischiano di andare
lanchino le porte dell’inferno sotto i piedi di Don Giovanni, perduti, per le sue eredi, nate in socie-
o un treno in corsa spezzi l’ultimo respiro della sventurata tà che le vogliono ignoranti tanto della
Anna Karenina, una storia in grado di trasformare una lat- pratica quanto della teoria dell’amore,
tuga nel tizzone che infiamma tutto quello che ha accanto che ha castrato anche la lingua e cen-
senza che nessuno rimanga arrostito, dopo avere auspica- surato i dizionari.
to un incontro del genere per le sue amiche malinconiche Questo piccolo libro, scritto in arabo
e affermato che nella vita di ognuno dovrebbe esserci un non a caso, può considerarsi una porta,
Pensatore o una Pensatrice, Al-Neimi avrebbe dovuto for- destinata prima di tutto ai lettori ara-
se spendere qualche parola in più per dirci perché è finita. bi, in special modo alle giovani orfane
Al netto di questa comprensibile trascuratezza, questo di al-Alfiyya, un modo di rivendicare
snello libro è una boccata d’aria fresca, un invito a gode- l’origine antica del loro desiderio di li-
re, rendendo grazie a chi ci pare, dei piaceri del corpo tut- bertà e mostrare loro quell’eredità così
to intero, senza preoccuparsi troppo dell’intangibile. “Sono preziosa che le attuali teocrazie musul-
solo corpo, lo so, non possiedo nient’altro. Il mio corpo è mane hanno bisogno di nascondere e
la mia intelligenza, la mia consapevolezza, il mio sapere”. delegittimare.
Come nelle più luminose pagine di Colette, che nutriva Per quel che mi riguarda, se doves-
di polli ruspanti, sole e aria buona il suo pallido e corrot- si riassumere nei caratteri di un tweet
to Chéri, prima di accoglierlo nel suo letto, Salwa Al-Neimi la mia conclusione sul libro e sulla sua
torna a legare il desiderio sessuale all’appetito di vita, alla Autrice, credo che userei le parole che
buona salute, alla fame di conoscenza di sé e del mondo. il Pensatore dedica alla sua amante: “Di
“Anni dopo che il Pensatore se ne era andato, ho capito te mi piacciono due cose: la tua libertà
che noi tutti abbiamo un Pensatore o una Pensatrice (for- e il fatto che sei araba”.
se più di uno) che ci aspetta in qualche angolo di questo
mondo per rivelarci come siamo, per farci scoprire le nostre
capacità, per farci addentrare nel nostro labirinto”. Resta
il dubbio sul fatto che ciò che rende un incontro del gene-
re un’esperienza fondamentale non sia tanto l’altro – del-
la personalità del Pensatore, dei suoi gusti o del suo passa-
to non sappiamo quasi nulla, ciò che conosciamo è solo la
sua impronta nella vita della protagonista – quanto la pos-
sibilità che ci offre di entrare in contatto con il nostro io
più profondo; un’esperienza solitaria, alla fine, di cui l’al-
tro è solo il tramite, l’innesco o la porta, ma pur sempre un
grande dono, forse tutto quello che ci si può aspettare da
un’entità inguaribilmente distante da noi, forse la comu-
nione non è che una favola per credenti di ogni fede, an-
che di quella laica del Grande Amore.
Probabilmente un Pensatore si potrebbe anche inventar-
selo, ma di certo è più piacevole incontrarne uno, o trovarlo
dentro dieci, o cento corpi diversi, anche senza arrivare ai

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IN LIBRERIA narrativa
Sei cani fuggono dai loro padroni per Fino a che punto siamo disposti ad ama- Cinquanta pagine ad altissima densità,
nascondersi nel fitto di una boscaglia. re? Quanto siamo capaci di superare le lisergiche visioni sulla decadenza e la
Da allora, ogni sera, i rispettivi proprie- gabbie delle convenzioni, i limiti dell’or- fine prossima di un Occidente del tut-
tari si radunano nel tentativo di recupe- goglio, del dolore, della paura di non es- to inadeguato a perpetuare la passa-
rarli. Li cercano, li chiamano, ne atten- sere come si vorrebbe? Dubus in dieci ta grandezza.
dono il ritorno, senza riuscire a spiegarsi racconti. Dove l’omogeneità è di tema, La magnifica Orda è alle porte, e a nulla
le ragioni di questa fuga. È come se, as- l’amore e i confini dei condizionamenti; servirà l’impiego dei più valorosi eserci-
saporati gli agi e la sicurezza di una ca- di trama, la scoperta del disonore del- ti, guidati dai più astuti e capaci gene-
setta borghese, un giorno i cani aves- la persona amata; di tecnica, l’antitesi e rali della nostra storia. Perché “l’orda è
sero scelto di ritornare all’antica indole il dosaggio perfetto delle informazioni. senza testa, l’orda non si preoccupa dei
selvaggia. Nella prima short story il fatto cardine propri caduti, l’orda è massa sprezzante
che manipola l’azione dei personaggi ci di gerarchia e di eroismo. È un anima-
viene detto a poche pagine dalla fine. le che non concede tregua e non cono-
Ma la scrittura di Dubus mette in gio- sce compassione. L’orda è invincibile”.
co anche altri elementi. Nella narrazio- Ma cos’è, dunque, questa misteriosa
ne i tempi verbali si mischiano, flusso entità destinata a porre fine alla nostra
continuo di joycesiana memoria, calei- millenaria civiltà? Sono le miriadi di di-
doscopio dell’interiorità dei personaggi, sperati che quotidianamente giungono
con quel futuro immaginato come pro- da ogni dove per raccogliere le bricio-
messa luminosa o morte. Il dato storico
è sempre presente e accompagna le vi-
cende. Così il dato ambientale che non
deve trarre in inganno. L’inverno, per
esempio, non è solo freddo o neve, ma
simbolo della condizione di sofferenza
dei protagonisti. L’esterno per descrive-
re l’interno: le viscere di un corpo, inte-
stino, cuore, polmone, sparpagliate su
sentieri sterrati. E il conflitto, innesca-
to da un evento con cui fare i conti: ri-
vedere l’immagine di chi sta accanto, la
Sopra questo semplice nucleo narrativo, persona che si ama di più. (R. Brioschi)
la Humphreys crea un romanzo a otto
voci, caratterizzato da altrettanti tim-
bri stilistici. L’ethos su cui ruota la vi-
cenda è quello di una piccola città della
provincia canadese, preda di uno smar-
rimento esistenziale dovuto alla chiu-
sura dell’azienda che reggeva le sorti
economiche dei suoi abitanti. Un am-
biente che, crescendo la storia, diven-
ta, per la scrittrice, lo spunto per mo- le delle nostre opulente tavole imban-
strare quanto senso del dovere, amore dite? È l’incombere sulla scena di nuo-
e bisogno di sicurezza, altro non siano ve economie emergenti e spregiudicate,
che gli addomesticatori sociali del lato che non conoscono l’ipocrisia tutta oc-
selvaggio di ogni individuo. E forse, è cidentale di fingere il rispetto delle re-
proprio questo lato selvaggio, smarrito gole? Molto più verosimilmente l’Orda
nelle pieghe della vita quotidiana, ciò di distruttrice è un cancro che l’Occiden-
cui realmente vanno in cerca i proprie- te ha a lungo covato dentro di sé, è il
tari. Come se i cani scomparsi ne fosse- Dio Mercato spietato e sciocco come lo
ro una sorta di emanazione. Finché, un scorpione sul dorso del rospo nello sta-
giorno, una dei padroni, non sparisce a gno, che per istinto naturale uccide an-
sua volta. (Milton Rogas) che chi può garantire la sua stessa esi-
stenza. Come il capitalismo ha fatto con
CANI SELVAGGI, Helen Humphreys, IL PADRE D’INVERNO, Andre il mondo del lavoro. (G. Ciarallo)
Playground, 167 pagg., 13,00 euro Dubus, Mattioli 1885, 184 pagg.,
16,90 euro LA MAGNIFICA ORDA, Alessandro
Bertante, Il Saggiatore, 64 pagg.,
10,00 euro

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IN LIBRERIA saggistica
“Più potente dell’Opus Dei, più effi- Tangentopoli, trattativa Stato-mafia e
ciente della massoneria, più ‘connessa’ morti eccellenti hanno trasformato la
di Confindustria”. Così Pinotti definisce magistratura italiana, nel pensiero co-
Comunione e liberazione e il suo brac- mune degli ultimi vent’anni, in un ma-
cio imprenditoriale, la Compagnia del- nipolo di eroi in lotta contro il Male. Il
le opere, percorrendone nel dettaglio la saggio di Livadiotti, ricco di dati e in-
storia, l’ethos, gli interessi economici fi- formazioni dettagliate, si rivela quin-
nanziari e politici e le inchieste giudi- di una lettura utile per mettere piede
ziarie che l’hanno vista coinvolta lun- nella cittadella del potere giudiziario
go tutto lo Stivale. Quanto Cielle abbia e uscirne con un’opinione autonoma
oggi tentacoli trasversali agli schiera- scevra da levate di scudi e propagan-
menti lo evidenziano gli affari sempre da. Se i privilegi economici e gli auto-
più numerosi stretti con le cooperative matismi di carriera (a prova di asino o di
rosse e la sfilata annuale di personag- sentenze e impianti accusatori che non
gi al Meeting di Rimini; e c’è da scom- reggono nei tre gradi di giudizio) fanno
mettere che il modello ciellino della urlare alla Casta, sono il Csm e l’Anm
sussidiarietà, sintetizzato nella formula
“più società meno Stato”, farà sempre
più adepti nell’attuale sistema neolibe-
rista che mira a smantellare il welfare
pubblico per sostituirlo con le imprese
private. Un libro da leggere, per poter
opporre gli anticorpi della consapevo- La storia italiana è caratterizzata da un
lezza alla propaganda politica e media- razzismo di matrice istituzionale – tut-
tica che ogni anno legittima il Meeting tora presente – rimosso dalla storio-
ciellino come un importante palcosceni- grafia ufficiale: Curcio ne ripercorre le
co programmatico, fingendo di dimenti- tappe e ne analizza le dinamiche costi-
care che cos’è Comunione e liberazione: tutive. Il ‘razzismo scientifico’ di Lom-
broso sostenne la conquista piemontese
del ricco Regno dei Borbone e accre-
ditò la repressione dei ‘briganti’, defi-
nendoli ‘razza euroafricana’, negroide,
“costituzionalmente e irreparabilmente
inferiore”; teorie che seguirono i meri-
dionali nelle migrazioni – negli Usa fu-
rono considerati ‘non bianchi’ e perciò
bestie da lavoro – e suggerirono il loro
invio nelle colonie dell’Impero: mentre
il fascismo inventava l’apartheid e fa-
ceva largo uso di armi chimiche contro a evidenziare le criticità di un potere
la “razza africana”, ritenuta anch’essa che detta l’agenda politica al ministe-
“irrimediabilmente inferiore”, si libera- ro e dietro il vessillo dell’autogoverno
va così dell’eccedenza di disoccupati ne- protegge se stesso sottraendosi a qua-
groidi in patria. Seguirono gli ebrei e gli lunque, legittima, verifica esterna: lot-
zingari, che la scuola scientifica positi- tizzazione tra le varie correnti politiche
vista definì “delinquenti antropologici”. nell’assegnazione delle sedi giudizia-
Ancora oggi il razzismo è un disposi- rie, sedute ufficialmente pubbliche ma
tivo istituzionale di controllo sociale, in realtà secretate grazie a cavilli del re-
conclude Curcio, fabbricato con mez- golamento interno, una sezione discipli-
zi mediatici: costruisce capri espiatori e nare che assolve nell’80,9% dei casi (e
un movimento cattolico fondamentali- manipola paure, mentre ben nascoste già arrivano al vaglio del Csm appena il
sta e un potente gruppo economico che restano le ragioni economiche: creare 6-7% delle denunce di illeciti), punisce
sta scalando dall’interno la struttura so- una ‘razza inferiore’ da poter sfruttare con l’ammonizione nel 18,5% e toglie la
ciale del Paese, arricchendosi con soldi all’osso come forza lavoro, nella com- poltrona ad appena lo 0,06% dei magi-
pubblici. (G. Cracco) plice indifferenza generale. (G. Cracco) strati. Giudici e pm sono insomma i po-
tenti controllori che nessuno può con-
LA LOBBY DI DIO, Ferruccio Pinotti, RAZZISMO E INDIFFERENZA, trollare. (G. Cracco)
Chiarelettere, 464 pagg., 16,60 euro Renato Curcio, Sensibili alle foglie,
108 pagg., 15,00 euro MAGISTRATI L’ULTRACASTA,
Stefano Livadiotti, Bompiani,
225 pagg., 11,90 euro

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LE INSOLITE NOTE

DI AUGUSTO Q. BRUNI

PAT METHENY,
WHAT’S IT ALL ABOUT
(Nonesuch-WEA, 2011)

N
on sono in molti, tra tutti gli artisti contemporanei, quelli
che hanno continuamente un rapporto profondo e fecon-
do con il proprio inconscio. Sì, lo so, ci sono stati artisti
come André Breton che hanno fatto dell’incontro con l’inconscio
la propria bandiera programmatica; ma se Breton oltre al proprio
inconscio avesse incontrato Groucho Marx, anziché Carlo Marx,
ho come l’impressione che le cose sarebbero state parecchio più
divertenti, evidentemente non solo per lui. Dico questo perché
da diverso tempo, estraniato e vaccinato con successo contro il
morbo televisivo, ho come l’impressione che quanto meno in Ita-
lia il sonnambulismo indotto dalla frequentazione reiterata con
la scatola catodica sia l’unica costante nazionale. Alla faccia del-
le fluttuazioni dello spread la televisione è aristotelicamente im-
mobile. Non ha cambiato sostanzialmente strategia nei confronti
degli utenti: a essi si richiede slancio e adesione incondizionata in
prima battuta, per poi ricambiarli con un feedback tanto più fal-
so quanto più la sua base è inconsistente e prefabbricata. E pen-
sare che, ancora oggi, c’è gente che pensa che il Grande Fratello
contenga eventi realmente accaduti e non sceneggiati a tavoli-
no; così come c’è gente che entrando in una biblioteca pubblica
si stupisce del fatto che Il codice da Vinci sia collocato tra i gialli e
non tra le opere di politica o di filosofia o di storia delle religioni.
Ho rinunciato da un pezzo a capire le emulsioni catodiche – o

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meglio, volendo le capisco ancora – e mi rifiuto di intrattenere
con la spalmabilità dei ‘concetti’ televisivi su ogni aspetto del ‘re-
ale’ un dialogo anche solo di buon vicinato. Se per esempio ci si
mette a discutere sul merito fittizio di uno shampoo per i capelli
– se sia più o meno efficace nel rimuovere la forfora o se sia più
o meno efficace nel donare una certo riflesso – si è già fottuti in
partenza. Semplicemente, come dicono gli americani, I do not buy
it, letteralmente ‘non la compro’, ovvero ‘non la bevo’, diremmo
noi. Già il diniego di porgere orecchio al messaggio è sintomo di
una presa di coscienza che altrove manca. Se poi uno riesce an-
che a fabbricarsi lo shampoo per capelli in casa, tanto di rigua-
dagnato. Avrà risparmiato non solo soldi, ma anche spiacevoli
conseguenze collaterali, oramai considerate inevitabili, in qua-
lunque prodotto si compri. Di fatto gli effetti collaterali negativi
di un prodotto che si compra sono spesso di gran lunga più nu-
merosi e talvolta letali rispetto agli effetti o alle qualità che ven-
gono dichiarate come primarie. E dunque perché semplicemente
non comperare il prodotto reclamizzato?
Ricordo anni fa un leggendario e crudelmente efficace fumet-
to di Filippo Scozzari intitolato Dottor Gek: in una immaginaria
società futura gli esseri percorrono le strade con cuffiette lega-
te a fili che scendono dall’alto, in stato para-sonnambulico men-
tre una voce sparge per l’aria messaggi che invitano a comprare

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LE INSOLITE NOTE

il prodotto Y e il prodotto X. Improvvisamente essi smettono di


comperare. Viene aperta immediatamente un’inchiesta, di cui si
occupa il grigio funzionario dottor Gek. La ricerca lo porta a in-
seguire i fili aerei, sino a scoprire che l’origine dei messaggi è un
cervello reale, non quindi elettronico, per giunta di sesso fem-
minile. Ahimè, il cervello si è follemente innamorato del dottor
Gek e trascura i suoi doveri. Gek fugge orripilato, perdendo l’oc-
casione – come leggiamo nel finale – di accasarsi con una signo-
rina seria. Le persone, tornata ‘la cervella’ al proprio lavoro, ri-
cominciano – grigie e sonnambule come prima – a comperare.

Chi è nato nel 1954 in una piccola città di provincia come il buon
Pat Metheny appartiene, per diritto di nascita, alla civiltà radio-
fonica e uditiva più che a quella televisiva e visiva. Dunque egli
ha avuto la possibilità di ascoltare e mettere in moto la qualità
del fantasticare e del creare dialogo con proiezioni immagina-
rie del proprio inconscio molto più di chiunque si sia trovato di
fronte soluzione precotte, rimasticate e pre-digerite fornite dal-
la televisione. Al di là che sia un immenso talento, il ragazzino di
Lee’s Summit, Missouri (cintura urbana di Kansas City) ha ascol-
tato tonnellate di musica radiofonicamente trasmessa – una mu-
sica non veicolata che da se stessa e dunque potenzialmente in
grado di offrire un intero universo di reveries. Pat, in altri termi-
ni, sono convinto abbia avuto tutta la possibilità di esplorare –
prima con la fantasia e poi con lo studio – l’intera gamma emo-
zionale offerta da una canzone, per quanto commerciale. Non si
spiegherebbe altrimenti il fatto che, una volta trovata la chia-
ve strumentale per accedere a questa gamma emozionale, il no-
stro abbia prodotto due album sostanzialmente consequenziali,
come One quiet night (2003) e questo splendido ultimo lavo-
ro, What’s it all about.
Ci trovate, come afferma egli stesso, brani che ha ascoltato da
ragazzo e che rientravano nella parte superiore della classifica del-
le canzoni pop di metà anni Sessanta. Tutto meno che sapienti ci-
tazioni dei classici del jazz, dunque. Tutto meno che omaggi alle
scuole e alle tradizioni. Piuttosto, la testimonianza fedele della ca-
pacità di collegare le fantasie del proprio inconscio con una tecni-
ca chitarristica straordinaria e con le capacità espressive del tutto
inesplorate fornite dall’uso di alcuni strumenti a corde ‘fuorise-
rie’, come la straordinaria Manzer Pikasso a 42 corde inventata
e costruita su misura per lui dalla liutaia canadese Linda Manzer
e la chitarra baritono a sei corde metalliche della stessa Manzer.
Si comprende allora perché anche i successi pop più convenzio-
nali come Rainy Days and Mondays scritta da Roger S. Nichols &
Paul H. Williams, successo del 1971 del duo dei Carpenters, That’s

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the Way I’ve Always Heard It Should Be (Carly Simon & Jacob
Brackman) incisa dalla Simon nel 1971, Slow Hot Wind (Henry
Mancini & Normal Gimbel) composta da Mancini negli anni Cin-
quanta per la serie televisiva ‘Mr. Lucky’, Betcha by Golly, Wow
(Thomas Bell & Linda Creed) tipico brano del genere Philadel-
phia portato al successo nel 1971 dal gruppo soul degli Stylisti-
cs, tutti questi brani acquistino un sapore che non è solo risco-
perta e nostalgia citazionista, noioso omaggio al bel tempo che
fu, ma una vera e propria re-interpretazione magistrale. La cosa
diventa ancora più evidente quando pensiamo che i rimanenti
brani da super top della classifica come Sound of Silence di Paul
Simon (colonna sonora de Il Laureato), Alfie scritta da Burt Ba-
charach & Hal David per il delizioso film omonimo del 1966 con
Michael Caine, Pipeline (Bob Spickard & Brian Carman) hit dei
The Chantays, una surf band che riscosse grande successo a inizi
Sessanta e soprattutto la leggendaria ancorché qui irriconoscibi-
le Garota de Ipanema di Jobim, sono non solo nobilitate ma an-
che trasfigurate in pieno con un curioso effetto.
Ho già detto che è escluso lo spirito di nostalgia canaglia ci-
tazionista; ribadisco l’attitudine alla re-interpretazione; conclu-
do attribuendo a Metheny il marchio del genio. Con la semplici-
tà che gli è propria, e che è propria dei grandi che sanno anche
essere modesti e autentici, il nostro ha affermato: “Volevo regi-
strare alcune delle musiche che erano sul mio radar persino pri-
ma che scrivessi una nota per conto mio o, in alcuni casi, persi-
no prima che suonassi uno strumento”. Tutto il resto è, come si
dice, retorica. Potete ascoltare questo splendido CD in silenzio, di
notte, così come è stato pensato e composto dallo stesso autore.
Potete farne una anonima musichetta di sottofondo per gli sco-
pi più innominabili. Potete persino farvi belli dicendo che ascol-
tate un grande chitarrista di jazz che suona musica che tutti una
volta nella vita hanno ascoltato (persino, giustamente, Veltroni)
e di cui tutti possono usufruire, e dunque unite il bello al colto
sotto l’egida del nazional-popolare, in puro stile Castaldo/Assan-
te (Repubblica) appiattendovi in realtà su Allevi, e dunque non
fate un gran servizio al povero Metheny. Per fortuna che il no-
stro continua a volare alto, con i piedi piantati a terra e il naso in
su per l’azzurro cielo del Missouri.

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CALEIDOSCOPIO MUSICALE di Marco Giarratana

Riaverli tra noi è un tuffo al cuore. Se- Mike Wexler è un Nick Drake intrap- Abbandonati i furori à la Mastodon
dici anni sono un’era geologica per l’in- polato in un bad trip. Affascinato dal- degli esordi, i Baroness vogliono far ve-
dustria musicale, persino per chi ha re- le albe sonore del raga rock, dai flus- dere di non essere più pischelli debito-
galato pagine di sopraffina arte sonora si di energia oscura dello space-psych, ri a un sound ruvido, nonostante una per-
in passato. Ripresentarsi oggi al pubbli- senza tralasciare la tradizione cantau- sonalità da vendere. Maniscalchi di
co per confermare la propria credibili- torale folk inglese degli anni Sessanta, forme cangianti dalle tinte riflessive, si
ci ha messo ben cinque anni per rifar- concedono lunghe deviazioni psichede-
si vivo con questo Dispossession. Gli ar- liche che ne allargano lo spettro com-
peggi delicati tessono trame cristalline positivo. Yellow & Green è l’inevitabile
al di sotto dei suoi mantra vocali, che spartiacque cui si sarebbe giunti, spiaz-
in Spectrum si miscelano alle moleco- za solo il fatto che sia arrivato ora, con
le di un divino respiro cosmico. Inevi- i nostri non ancora approdati su major.
tabile il parallelo con Jonathan Wilson, Impegnativo, sia per la durata (un dop-
uno che lo scorso anno ha fatto corre- pio di 18 tracce), sia per la complessità
re non pochi brividi sulla schiena degli di certi episodi, racchiude brani che ri-
appassionati di psichedelia. C’è però chiedono continui ascolti per rivelare la
da sottolineare come Wexler parli una propria essenza. Qualcosa gira a vuoto,
lingua personale, rielaborata in alcu-
ni paradigmi grammaticali e formulata
tà può essere arduo. I sentieri di Lisa con una sintassi che ricusa i ritornelli. I
Gerrard e Brendan Perry si biforcarono toni umbratili di Prime sono frammisti
nel 1998, conducendo entrambi verso a lontani ricordi jazz, Lens è una ninna
lidi diversi: la prima nel giro che con- nanna sussurrata in una grotta scava-
ta delle colonne sonore, ma si annove- ta dalle lacrime. Non si alza mai il vo-
rano almeno due lavori solisti monu- lume, non una distorsione a saturare il
mentali; il secondo, ritiratosi nel buio,
ha lanciato due lampi solitari, nel ’99 e
nel 2010. Anastasis è una perla oscura,
una gemma pregiata raccolta nel bo-
sco di tenebra e malinconia tipico dei
Dead Can Dance. Discende dalle ultime
esplorazioni stilistiche, dai ritmi triba-
li di Spiritchaser e dalla forma canzo- si veda il trio Foolsong-Collapse-Psalms
ne del Perry solista. L’anima liturgica Alive, con quest’ultimo pessimo tenta-
e sepolcrale è ribadita dagli arcani vo- tivo electro-pop-rock. La mutazione è
calizzi della Gerrard in Anabasis e nel- profonda e la ruvidezza di un tempo la
la mediorientale Agape; quella più ro- si intravede, parecchio sbiadita, in The
busta e chiaroscurale dall’epica Children Line Between (coi Muse dietro l’ango-
Of The Sun, da Amnesia e dall’emozio- lo), Take My Bones Away, Sea Lungs.
nante Opium. Data l’eccellenza, ci chie- Tuttavia, sono parecchi gli spunti inte-
diamo come abbiamo potuto vivere tut- suono. Non ce n’è bisogno, d’altronde, ressanti e i migliori sono in Eula e Bo-
ti questi anni senza di loro. quando si è a tu per tu con un evento ard Up the House. L’artwork, curato
sonico tanto psicotico. come sempre dall’estroso leader John
DEAD CAN DANCE, Anastasis, Baizley, rimanda ai preraffaelliti e all’ar-
4ad, 2012 MIKE WEXLER, Dispossession, chetipo Alphonse Mucha. È un momen-
Mexican Summer, 2012 to di passaggio, attendiamo notizie dal
fronte.

BARONESS, Yellow & Green,


Relapse, 2012

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PAGINAUNO - BIMESTRALE DI ANALISI POLITICA, CULTURA E LETTERATURA - ANNO VI - N. 29 - OTTOBRE / NOVEMBRE 2012
bimestrale di analisi politica, cultura e letteratura

RESTITUZIONE PROSPETTICA DURA LEX...


Il romanzo mai scritto sugli anni Ottanta Il carcere duro in Italia fra illegittimità
di Walter G. Pozzi costituzionale e necessità investigative
(2ª parte)
POLEMOS di Giovanna Baer
Europa: le menzogne sul debito
pubblico e la costruzione di un nuovo VERITÀ AL TEMPO DELLA MOVIOLA
modello di Stato Erasmus transoceanico per
di Giovanna Cracco un ministro tecnico
di Davide Pinardi
Il lavoratore catturato
di Renato Curcio INTERVISTA
Maria Rosa Cutrufelli. Il peso
L’INTERVENTO dell’inverità
Il linguaggio: origine ed evoluzione di Giuseppe Ciarallo
di Felice Accame, Piero Borzini, Francesco
Ferretti e Aldo Frigerio BUONE NUOVE
Libera, araba e felice
INCHIESTA Recensione de La prova del miele,
Ngc e sanità lombarda: Comunione e Salwa Al-Neimi
liberazione in global service di Sabrina Campolongo
di Luce Aletti
LE INSOLITE NOTE
CONTROSTORIA: LA LOTTA ARMATA Pat Metheny, What’s it all about
NEGLI ANNI SETTANTA di Augusto Q. Bruni
Perché nasce la lotta armata in Italia
di Maxbat56 e Paolo Margini

PER LA CRONACA
La riforma Barnum del ministro Fornero
di Bruni Laudi e Massimo Vaggi

8,00 euro anno VI - numero 29 - ottobre / novembre 2012 - www.rivistapaginauno.it

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