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Tra gli aspetti della biografia artistica di Luigi Nono che ancora oggi pro-
mettono ricchi margini di approfondimento vi è la problematica dell’impegno
e del ruolo della musica intesa come testimonianza – artistica e sociale – del
proprio presente. Il periodo più ricco è quello relativo agli anni ’60-’70, in
cui i dati biografici formano con quelli artistici un tutt’uno indivisibile, ma
non meno interessante e ricco è il concetto di impegno maturato negli anni
Ottanta, più intimistico e sotterraneo. Come dimostrano alcuni saggi raccolti
nel volume, contrariamente alla vulgata comune l’ultimo Nono è un artista
non certo apolitico, bensì un uomo in cui rimane viva una profonda adesione
all’ideale di un’arte tanto umana quanto impegnata.
I saggi raccolti nel volume Presenza storica di Luigi Nono permettono di giun-
gere a una nuova comprensione o, in alcuni casi, a una rilettura critica del
poliedrico concetto di impegno nell’opera di Luigi Nono. Con metodi erme-
neutici e approcci analitici differenti, i singoli interventi sviluppano la te-
matica del ruolo della politica tanto nella genesi delle opere musicali, quanto
nella loro realizzazione e ricezione. Presenza storica
€ 25
QUADERNI DI M/R 60 LIM
LIM
Presenza storica di Luigi Nono
a cura di
Angela Ida De Benedictis
con la collaborazione di
Laura Zattra
Nota (micro-)storica
Sergio Durante VII
Introduzione
Angela Ida De Benedictis XI
Premessa
Laura Zattra XXIII
a cura di
Angela Ida De Benedictis
con la collaborazione di
Laura Zattra
Nota (micro-)storica
Sergio Durante VII
Introduzione
Angela Ida De Benedictis XI
Premessa
Laura Zattra XXIII
1. JEAN-PAUL SARTRE, Che cos’è la letteratura, Milano, il Saggiatore 1960, p. 150. Tra il
1960 e il 1963 Nono cita in pressoché tutti i suoi testi teorici l’intera frase di Sartre
da cui è tratto questo exergo, da Testo-Musica-Canto (1960) a Simplicius Simplicissi-
mus und Concerto funebre von Karl Amadeus Hartmann (ca. 1963).
2. Cfr., solo per citarne alcuni, ERNST HELMUTH FLAMMER, Politisch engagierte Musik
als kompositorisches Problem: dargestellt am Beispiel von Luigi Nono und Hans Werner
Henze, Baden-Baden, Valentin Koerner 1981; Musica, ideologia, politica nell’opera di
Luigi Nono, in L’ascolto del pensiero. Scritti su Luigi Nono, a cura di B. Porena e G.
Cresta, Torino, Rugginenti 2002, pp. 127-140; BRUCE JOHN DURAZZI, Musical
Poetics and Political Ideology in the work of Luigi Nono, Ph.D, Yale University 2005;
PIER GIORGIO ZUNINO, «Che Marx e Gramsci te la mandino buona»: Mila e Nono, il
côté politico, Memoria dell’Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Mo-
rali, Storiche e Filologiche, Serie V, volume XXX, 2006, pp. 3-58.
3. Cfr., per esempio, Luigi Nono. Carteggi concernenti politica, cultura e Partito Comuni-
sta Italiano, a cura di A. Trudu, Firenze, Olschki 2008 («Archivio Luigi Nono.
Studi», 3).
XII Angela Ida De Benedictis
4. Solo per citare due ricorrenze nei suoi scritti: «L’impegno non si esaurisce né si auto-
convalida in questa scelta, naturalmente: è il movente provocatorio iniziale. Solo la
risultante: musica capacità invenzione tecnica formale di comunicazione di espressio-
ne la può convalidare, va analizzata e discussa, non aprioristicamente» (cfr. LUIGI
NONO, Il musicista nella fabbrica [1966], in Luigi Nono. Scritti e colloqui, a cura di
A.I. De Benedictis e V. Rizzardi, Vol. I, Milano-Lucca, Ricordi-LIM 2001, pp. 206-
209: 209); o ancora: «Ideologia e tecnica sono costantemente unite: nei differenti
momenti della ricerca, della composizione, del precisarsi della responsabilità» (cfr.
LUIGI NONO, Contrappunto dialettico alla mente [1968], ibid., Vol. I, pp. 463-465:
463).
Introduzione XIII
5. LUIGI NONO, Musica e Resistenza [1963], ibid., Vol. I, pp. 144-147: 144.
6. Nella biblioteca di Nono (depositata presso l’Archivio Luigi Nono) si conservano tre
copie del volume di Piscator: la prima edizione tedesca del 1929, con firma e data
(«1930») autografa di Karl Amadeus Hartmann (donata probabilmente al composi-
tore dopo il 1952); una ulteriore edizione del 1961, con dedica autografa di Piscator
a Nono; un’edizione italiana del 1960 (cfr. nota successiva).
XIV Angela Ida De Benedictis
lottare con prudenza […] il teatro che io dirigo non serve a “produrre
dell’arte”, e ancor meno a “fare affari”. Torno continuamente a sottoli-
neare che un teatro il quale vive sotto la mia responsabilità può essere
solo un teatro rivoluzionario […] oppure che non può esistere»; e ancora:
«la sintesi di arte e politica significa suprema responsabilità, significa met-
tere al servizio delle supreme mete umane tutti i propri mezzi e dunque
anche l’arte».7
Questa corrispondenza tra arte e ideologia si era del resto manifestata
fin dai tempi del suo apprendistato con l’amico-mentore Bruno Ma-
derna, allorché l’approfondimento della musica del passato e delle grandi
tradizioni vocali e strumentali della sua Venezia erano inquadrate in
un’ottica di analisi e indagine di ‘presenze storiche’. Durante lunghe gior-
nate di studio trascorse con Maderna presso la Biblioteca Marciana, l’ap-
profondimento dell’ars nova francese, dei fiamminghi e della polifonia ri-
nascimentale italiana aveva costituito lo stimolo per un’analisi comparata
dei vari processi compositivi nella storia: data la comprensione di una
tecnica musicale, il fine era scoprirne la sua funzione in relazione al mo-
mento storico, ricercandone nuove possibili trasformazioni o applicazioni
nelle epoche successive. Uno strumento cognitivo fondamentale era for-
nito dall’analisi del rapporto tra lo stato del materiale, la sua elaborazione
e l’epoca di produzione, ricerca che condurrà Nono alla consapevolezza –
in seguito mai abbandonata – che il linguaggio artistico si sviluppa di
pari passo con i grandi movimenti politici e sociali del tempo, arrivando
a essere una possibilità (o un mezzo) per poter intervenire al suo interno.
È con questa consapevolezza che, a cavallo tra il 1949 e il 1950, Nono ar-
riva ad affrontare la sua prima composizione per orchestra, le Variazioni
canoniche sulla serie dell’op. 41 di Arnold Schönberg, «conseguenza dei
miei primi studi dei canoni enigmatici ma […] anche una scelta ideolo-
gica».8 Con questa composizione, è importante ricordarlo, egli debuttò
nel 1950 agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt.
7. ERWIN PISCATOR, Il teatro politico, pref. e trad. di A. Spaini, Torino, Einaudi 1960,
pp. 237-239 e p. 48.
8. Intervista di Renato Garavaglia [1979-80], in Luigi Nono. Scritti e colloqui, cit., Vol.
II, pp. 235-248: 242.
Introduzione XV
9. Per la presenza di Nono a Darmstadt si rimanda a Im Zenit der Moderne. Die Inter-
nationalen Ferienkurse für Neue Musik Darmstadt. 1946-1966, hrsg. von G. Borio
und H. Danuser, 3 Bände, Freiburg i.B., Rombach 1997, passim.
10. Oltre la già citata Variazioni canoniche sulla serie dell’op. 41 di Arnold Schönberg, a
Darmstadt si ebbero nell’ordine le prime esecuzioni assolute di Polifonica-Monodia-
Ritmica (1951); Epitaffio a Federico García Lorca I. España en el corazón (1952); La
victoire de Guernica (1954); Incontri (1955); Cori di Didone (1958); Composizione
per orchestra n. 2 – Diario Polacco ’58 (1959).
11. Un’autobiografia dell’autore raccontata da Enzo Restagno [1987], in cit., Luigi Nono.
Scritti e colloqui, cit., Vol. II, pp. 477-568: 504.
XVI Angela Ida De Benedictis
tuale. Le letture documentabili sul tema ‘teatro’ – il cui filo si snoda attra-
verso gli innumerevoli volumi posseduti dal compositore (e oggi conser -
vati presso la biblioteca dell’Archivio Luigi Nono) – sono tante e discon-
tinue: dalle esperienze di Gropius e del Bauhaus commentate da Giulio
Carlo Argan alla storia del teatro di Baty-Chavance, 12 dai libri sul teatro
russo e tedesco dei primi anni del Novecento a volumi su e di Majakov-
skij, Brecht, ecc. L’analisi delle letture compiute da Nono, associata a una
parallela osservazione dei primi progetti drammaturgici mai portati a
compimento,13 sembrano suggerire che già al febbraio del 1952 il compo-
sitore avesse posto le prime basi di quella personale riflessione sulle impli-
cazioni tecniche e sulle possibilità di una funzione politica del teatro. Pa-
rallelamente, una ferma fiducia nella portata comunicativa della musica e
la necessità di dover esprimere attraverso essa le sfaccettate contraddizioni
del proprio tempo lo conducevano gradualmente a selezionare per le sue
opere testi politicamente sempre più impegnati nella dimensione dell’at-
tualità. In campo teatrale questo aspetto si rivela in tutta la sua evidenza a
partire da Intolleranza 1960 – opera in cui si concretizzano per la prima
volta le idee circa un ‘nuovo teatro musicale’ maturate nel corso degli
anni Cinquanta – e giunge al culmine nella prima metà degli anni Set-
tanta con l’azione scenica Al gran sole carico d’amore; in campo vocale-
strumentale questa dimensione trova compimento in ogni singola opera
composta almeno fino alla seconda metà degli anni Settanta. Su questa
sua necessità di declinare la musica al ‘presente’, «ideologicamente ed este-
ticamente», così Nono per esempio si esprime nel corso di un’intervista
realizzata negli anni del suo impegno più rovente:
Sicuramente una partitura può causare una rivoluzione così poco come un
quadro, una poesia o un libro; ma una musica può esattamente come un
quadro, una poesia o un libro dare nota dello stato desolato della società,
12. Cfr. GIULIO CARLO ARGAN, Walter Gropius e il Bauhaus, Torino, Einaudi 1951, e
GASTON BATY - RENÉ CHAVANCE, Breve storia del teatro, Torino, Einaudi 1951.
13. Per i progetti teatrali incompiuti precedenti alla prima azione scenica Intolleranza
1960 cfr. VENIERO RIZZARDI, Verso un nuovo stile rappresentativo. Il teatro mancato e
la drammaturgia implicita, in La nuova ricerca sull’opera di Luigi Nono, a cura di G.
Borio, G. Morelli e V. Rizzardi, Firenze, Olschki 1999, pp. 35-51 (in particolare, per
gli inizi degli anni Cinquanta, si leggano le pp. 37-43).
Introduzione XVII
Il rapporto tra arte e attualità è, nel corso degli anni Settanta, sempre
più intrecciato e profondo: ogni brano, realizzato o solo progettato, è
concepito come un mezzo per partecipare attivamente, e con i propri
strumenti specifici, a un più ampio processo di trasformazione della
realtà sociale. Spogliato il termine ‘ideologia’ dall’accezione negativa pro-
pria della concettualizzazione marxiana, Nono riconduce questa categoria
di pensiero al significato gramsciano di ‘idea del mondo’ esaltandone le
caratteristiche di «strumento di verità» e di «funzione sociale» inscindibili
dal messaggio artistico. Già negli appunti preparatori tracciati per il fon-
damentale testo teorico Possibilità e necessità di un nuovo teatro musicale,
del 1962, Nono precisa: «ideologia […] non astratta categoria che soffoca
la realtà ma concezione constatazione che sgorga dal contatto con la
realtà».15 A questa funzione si collega senza mediazione lo sviluppo del
linguaggio musicale, di una ‘tecnica’ intesa anche come mezzo per arri-
vare a una testimonianza ‘viva’ di una società ‘viva’, come prodotto co-
sciente di un uomo che nel creare è al contempo risultato di (e strumento
per) una consapevolezza etica attiva. Tale bisogno di attualità si colloca
naturalmente sul doppio piano del contenuto e della forma, binomio che
caratterizza fin dagli esordi di Nono il rapporto tra creazione e impegno
ideologico; come si legge ancora una volta in Possibilità e necessità di un
nuovo teatro musicale:
14. Intervista di Hansjörg Pauli [1969], in Luigi Nono. Scritti e colloqui, cit., Vol. II, pp.
23-33: 26. Nell’ottica di un approfondimento della concezione coeva di Nono su
musica e politica, la lettura di questa intervista si pone come una tappa fondamenta-
le.
15. Archivio Luigi Nono (di qui in avanti ALN), quaderno «Appunti 1962», f. 3r. Sem-
pre nello stesso quaderno compare l’annotazione «ideologia: funzione sociale», citata
supra nel testo. Per il concetto di ideologia come «strumento di verità» cfr. invece
LUIGI NONO, Possibilità e necessità di un nuovo teatro musicale [1962], in Luigi No-
no. Scritti e colloqui, cit., Vol. I, pp. 118-132, passim.
XVIII Angela Ida De Benedictis
Non può allora stupire che tra i materiali redazionali di questo testo
sul teatro sia stato rivenuto un breve intervento dattiloscritto tracciato
dopo un anno, nel 1963, per propaganda elettorale. 17 E ancora meno può
stupire che questo testo – che apre provocatoriamente con la domanda:
«Come mai un compositore di origine dodecafonica in una lista elettorale
del PCI?» – possa condividere con il testo sul teatro interi passi oltre che
l’ideologia di fondo: perché, a prescindere dalla differente destinazione
dei due contributi, le parole e le idee per definire il rapporto tra arte e
politica, per Nono, possono e devono essere le medesime tanto per l’intel-
lettuale, quanto per l’uomo comune chiamato a esprimere una scelta di
carattere politico.
Va da sé che i luoghi e le procedure per comunicare questo nuovo mes-
saggio non possono più essere quelli tradizionali: il lavoro si proietta
sempre più verso una dimensione collettiva; le fabbriche diventano sale
da concerto; la ricerca di un nuovo teatro musicale diviene tout court con-
danna e negazione delle tradizionali consuetudini del melodramma, ecc.
Non le istituzioni si considerano superate, ma piuttosto le forme e le con-
suetudini depositate in quelle istituzioni (culturali, concertistiche,
sociali). Basti pensare, ancora una volta, all’esperienza di Nono in campo
teatrale e all’evoluzione delle sue idee in ambito scenico: qui, il concetto
di impegno si trasporta anche nell’uso dello spazio. Fin dai primi appunti
e schizzi dedicati a progetti o idee sceniche, ricorre costantemente la vo-
lontà di abolire la tradizionale separazione tra scena e pubblico (vista da
Nono come retaggio di una rappresentazione rituale e ‘antidemocratica’
18. L. NONO, Possibilità e necessità di un nuovo teatro musicale, cit., p. 122. Ma cfr. an-
che la lettera dell’11 gennaio 1960 ad Angelo Maria Ripellino, tracciata nelle fasi ini-
ziali della collaborazione per Intolleranza 1960 (ora in Intolleranza 1960 a cinquan-
t’anni dalla prima assoluta, a cura di A.I. De Benedictis e G. Mastinu, Venezia, Mar-
silio 2011, pp. 60-63).
19. E. PISCATOR, Il teatro politico, cit., p. 122.
20. I nomi Deola e Masino sono quelli dell’operaio e della prostituta di Lavorare stanca
di Cesare Pavese. Il progetto (catalogato in ALN come «P10») era basato su testi di
Cesare Pavese, Patrice Lumumba, Aimé Césaire, Frantz Fanon.
XX Angela Ida De Benedictis
21. Si pensi al rapporto con Angelo Maria Ripellino per Intolleranza 1960, ma anche a
quelli successivi con Giuliano Scabia, con Emilio Jona, con Giovanni Pirelli, ecc. In
linea generale, l’invocata ‘collaborazione’ (o «composizione totale», come si legge in
uno schizzo) veniva quasi sempre a mancare laddove all’iniziale consentaneità su temi
e soggetti cominciavano a sovrapporsi le ragioni esclusivamente musicali di Nono.
Per alcuni versi, e citando nuovamente Piscator, anche per il compositore potrebbero
valere le parole che Judith Malina ha espresso sul suo maestro: «Piscator, che avrebbe
voluto trasformare il suo teatro in un forum […] in realtà sarebbe diventato furibon-
do se questo fosse successo» (CRISTINA VALENTI, Conversazioni con Judith Malina.
L’arte, l’anarchia, il Living Theatre, Milano, Elèuthera 1995, p. 36).
22. Cfr. V. RIZZARDI, Verso un nuovo stile rappresentativo, cit., pp. 38-40.
23. I 22 fogli che costituiscono il progetto (ALN, «P23»), sono stati rinvenuti tra i mate-
riali di Un diario italiano e riconosciuti come soggetto autonomo da chi scrive e da
Veniero Rizzardi nel 1996.
Introduzione XXI
un fatto ‘politico’ e che il senso della musica dimora, comunque, nel suo
essere res publica.