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Il giornalismo di inchiesta
Tra passato, presente e futuro
Valerio Droga
Indice
INDICE ............................................................................................................. 1
PREMESSA .................................................................................................... 3
IL GIORNALISMO DINCHIESTA............................................................. 4
LINCHIESTA IN SICILIA NEGLI ANNI RUGGENTI ....................... 9
CONCLUSIONI ............................................................................................ 15
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................... 19
FILMOGRAFIA ............................................................................................ 20
SITOGRAFIA................................................................................................ 20
Premessa
Nel presente lavoro mi propongo di affrontare il giornalismo dinchiesta, con particolare
attenzione a quello siciliano degli anni ruggenti 1, interrogandomi poi sul perch
questo genere giornalistico sia tramontato o ad ogni modo perch non sia pi quello
duna volta, sia in generale nella realt italiana sia nel contesto siciliano in particolare.
Il lavoro sar dunque diviso in tre sezioni. Una dedicata al giornalismo dinchiesta in
generale, in cui verranno tra laltro anticipate alcune problematiche affrontate poi nelle
conclusioni. La seconda parte sar un resoconto breve di quel che stato il giornalismo
siciliano negli anni del suo maggiore splendore. Infine, per dare organicit e al tutto,
cercher di suggerire delle risposte ad alcune domande fondamentali sullargomento,
illustrer appunto le mie conclusioni.
Cfr. V. Nistic, Accadeva in Sicilia, Gli anni ruggenti dellOra di Palermo, 2 voll., Sellerio, Palermo
20012 (La nuova diagonale, n. 37), a p. 5.
Il giornalismo dinchiesta
Si sente parlare cos spesso di obiettivit giornalistica, pensando che lonest e
limpegno del mestiere si risolvano tutti l. Parole magiche come par conditio sembrano
essere oggi se non lunico il pi importante dei criteri guida delletica giornalistica.
Questo principio vale certamente per il giornalismo dopinione, e in tale ambito esso si
traduce nel non far prevalere opinioni tendenziose e dando eguale spazio ad opinioni
differenti. Giornalismo come arena di dibattito di idee, una forma sublimata di talk
show. Ma esiste un altro giornalismo, quello dapprofondimento, che non si preoccupa
tanto di ci che pensa la gente, che siano persone della strada o figure autorevoli, ma
che mira a scavare nella realt. A tal proposito ci dice Enrico Bianda senza mezzi
termini che essere giornalisti liberi non vuol dire solo mettere liberamente a confronto
le posizioni e le opinioni, ma anche dire chiaramente come stanno le cose 2. Nulla di
pi semplice, nulla di pi difficile. S, perch fare inchiesta implica almeno cinque
ordini di problemi, come rileva Giampaolo Pansa che di inchieste se ne intende 3.
Innanzitutto una elevata competenza del giornalista, poi, al di l della sua competenza,
questi deve essere disposto a sacrificare molte risorse sia in termini di tempo che di
fatica intellettuale, per la necessaria fase di ricerca che precede e che un tuttuno con
linchiesta stessa. Un tale investimento di risorse si traduce per le redazioni dei giornali
in uninevitabile profusione di risorse economiche, che potrebbero altrimenti essere
impiegate in modo pi efficiente, se non certo efficace. E poi vi sono altre due ragioni di
fondo, una che riguarda il giornalista e la sua onest intellettuale, e laltra che riguarda
invece la redazione di riferimento. Il giornalista deve essere libero da pregiudizi di
matrice ideologica o di interesse, che potrebbero compromettere la rotta data al lavoro
stesso, deve muoversi senza la paura di scoprire qualcosa che pu non piacergli,
2
affrontare temi che possono essere sgraditi o che possono suonare ruvidi alle proprie
posizioni personali e alle proprie appartenenze partitiche o politiche o ideologiche o
confessionali 4, deve cio essere disposto ad accettare anche ci che non si aspettava.
Dallaltra parte vi sono le linee guida imposte dalleditore, a cui il direttore della testata
non pu essere del tutto indifferente. Se un tempo il ruolo dei media era, almeno
idealmente, quello di far funzionare bene il sistema complessivo della societ, mettendo
in relazione i vari sottosistemi sociali in modo funzionale ed organico, promuovendo ad
esempio le indagini della magistratura, dando voce allopinione pubblica, controllando i
lavori della classe politica ecc. Se un tempo era questa la loro funzione dicevo oggi
la situazione sembra essere mutata, almeno dopo il referendum sul divorzio, quando la
Dc, sconfitta dallesito, comprese che i media avevano uninfluenza non indifferente
sullelettorato e occorreva una strategia di penetrazione nel meta-sistema sociale dei
mezzi di comunicazione. In quel contesto a fare da cavallo di Troia fu leditore
Rizzoli 5. Questa grande anomalia italiana, cio lassenza di un editore puro, ha
raggiunto oggi quasi il parossismo con unentit trasversale che unisce tre sistemi di
estrema rilevanza sociale, vale a dire quello economico quello politico e ovviamente
quello mediatico. Dalla met degli anni Settanta in poi accade dunque una novit, i
media non sono pi mezzo di comunicazione, appunto, tra i vari altri sottosistemi
sociali, ma diventano un mezzo di affermazione di questi ultimi, un nuovo terreno di
battaglia dove si scontrano, e raramente incontrano, interessi economici o politici o
sociali o confessionali. Non i cani da guardia della societ, ma i cani al guinzaglio! Lo
stesso fenomeno si avuto in televisione dopo la lottizzazione, come fa notare Ennio
Mastrostefano 6, quando linchiesta venne schiacciata dagli interessi politici dei
principali partiti di governo.
parte la parentesi fascista) non erano del tutto coscienti del potere dei media, del
cosiddetto quarto potere, adesso ne diventano pi consapevoli, proprio quando gli
scontri sociali raggiungono il culmine di forza retorica e spesso anche di forza bruta.
Fino alla met degli anni Settanta cio, anche quando leditore era un partito politico
magari forte come il Pci, i margini di autonomia per la redazione erano abbastanza amp
per scrivere pagine di giornalismo serio e autorevole. forse in quegli anni che il
giornalismo raggiunge lapice della credibilit, spesso avvalorata da martiri. Ed ecco un
sesto punto che Pansa forse d per scontato: il giornalismo di inchiesta anche
scomodo 7, al punto che a volte provoca reazioni del tutto spropositate, costi umani
insopportabili per qualunque coscienza. Non si paga dunque soltanto col tempo
impiegato, con la fatica della documentazione ed eventualmente col dispendio di denaro
da parte della redazione, ma in taluni casi vi sono anche costi professionali e in casi
estremi pure umani. il caso di Etrio Finora, lunico giornalista italiano che stato
interdetto per un anno dal tribunale di Palermo nel 1972 per aver denunciato lo
sfruttamento disumano dei carusi delle miniere siciliane. Il giornale LOra vanta un
gran numero di denunce per diffamazione, calunnia, turbamento dellordine pubblico,
ma soprattutto il primato italiano del numero di giornalisti uccisi.
Cfr. E. Bianda, op. cit., a p. 252: Il giornalismo dinchiesta scomodo per sua natura: espone al rischio
di querele e cause civili, costringe il giornale ad occuparsi anche di personaggi e poteri considerati amici,
perch quando si comincia un lavoro investigativo si sa da dove si parte, ma non si sa dove si finisce.
8
Cfr. E. Bianda, op. cit., a p. 246.
9
Cfr. Milena Gabanelli, nellintervista di Bianda, cfr. E. Bianda, op. cit., p. 248.
Non basta che appaia il logo inchiesta per dire che si stia pubblicando uninchiesta. Ci
sono inchieste di routine, messe in piedi per tacitare e spedire in giro inviati insoddisfatti:
al, sei puntate sullimmigrazione, sui giovani che cambiano, sullo sfascio della famiglia.
Sono periodiche e arrivano sempre alle stesse non-conclusioni. Ci sono le inchieste
bufala, fatte spacciando per novit il risultato di una ricerca su Internet opportunamente
romanzata. Ci sono le inchieste a senso unico, che dnno pure dei risultati, ma
preconfezionati e per scopi politici, teleguidate da fonti interessate. Ci sono inchieste
impossibili: quelle che non portassero a ovviet sul Vaticano o i potentati economici. Poi
ci sono le inchieste vere, informate e di interesse collettivo. Al netto della
strumentalizzazione, ne vedo poche 10.
ad emergere dal pantano in cui una trentina danni or sono stata gettata. Linchiesta,
perci, risente oggi sempre pi di interessi, siano politici, economici o soltanto di
mercato: schiacciata tra stakeholder e audience, quel che resta un simulacro debole di
inchiesta. Nulla a che vedere con il giornalismo che va dal dopoguerra alla prima met
degli anni Settanta. Occorrerebbe un lavoro di recupero di credibilit, che possa mettere
fine a modelli di giornalismo tanto miopi da minacciare la stessa legittimit del
giornalismo.
In Sicilia, in particolare, quando si parla di inchiesta si parla di mafia, non perch sia
lunico problema, c labusivismo, c il cattivo funzionamento della macchina
pubblica, c la collusione, c lo sfruttamento di lavoro minorile, lanalfabetismo (o per
lo meno cera), c la delinquenza comune, ma si parla di mafia perch questi e tutti gli
altri problemi, in Sicilia, ruotano attorno ad essa, che se non il problema principale il
meta-problema, il problema dei problemi.
La Sicilia stata tradizionalmente terreno di conservatorismo, bench non siano mai
mancati fugaci ma frequenti momenti di protesta popolare, dallimpresa dei Mille alle
varie rivolte di Palermo, di Bronte e via dicendo. Casi isolati, mai ben organizzati, che
10
poi finivano per irreggimentarsi di nuovo nel sistema politico dominante. Cos la Dc ha
trovato qui terreno fertile. A far da tramite stata la pi grande istituzione secolare
dellisola, la mafia appunto. I legami fra mafia e politica sono ormai innegabili, ma vi
sono stati tempi in cui erano ignorati e gli interventi di chi voleva far luce su questi
retroscena venivano etichettati come attentati allordine pubblico, oggetto di valore
dietro cui si nasconde quella che Marx chiamerebbe ideologia, cio lo strumento della
classe dominante per mantenere e rafforzare lo status quo. Cos ad esempio il cardinale
di Palermo Ernesto Ruffini arriv perfino a negare lesistenza di questa cosa chiamata
mafia, vista a sua volta come strumento ideologico di propaganda nelle mani dei
comunisti per denigrare la Sicilia, il mondo cattolico e la Dc 13. A Palermo LOra che
comincia a battere il terreno sulla lotta alla mafia, sensibilizzando le coscienze,
riportando sulla scena un tema che era decaduto insieme al Fascismo. Con esso era
caduta appunto la questione mafiosa, ma la mafia ne usciva vincente e rafforzata. il
1958 quando LOra riapre la questione mafia e lo fa con impegno e determinazione.
Una squadra di giornalisti decide di indagare sul tema, infrangendo un muro di timorosa
indifferenza e ostinata omert. Felice Chilanti, Mario Farinella, Enzo Lucchi, Michele
Pantaleone, Castrense Dad ed Enzo Perrone sono i protagonisti di questa eroica
guerra. Nella seconda puntata dellinchiesta appare in prima pagina addirittura la foto
formato grande di Luciano Liggio, il nuovo boss di Corleone, sovrastata dal titolo
Pericoloso!. Ogni azione provoca una reazione, e se lazione spropositata la reazione
lo ancora di pi: una bomba devasta la tipografia del giornale e finalmente, come
ammetter Giuseppe Saragat, si scopre che in Sicilia c la mafia 14.
Il direttore Nistic dir allora: Proseguiremo la nostra inchiesta e cercheremo di
approfondire laspetto di fondo di tutta la questione che quello delle complicit e delle
protezioni politiche 15. Dal 1955 per ventanni Nistic diriger la testata palermitana
con successo ed entusiasmo, formando alla sua scuola ben tre generazioni di autorevoli
giornalisti, riconosciuti ben oltre i confini siciliani e nazionali. Vittorio Nistic,
calabrese di nascita, palermitano per vocazione, uomo del sud [che] qui che in
definitiva lo dice lui stesso nellultimo editoriale ha scoperto di avere la pelle
13
11
nera 16, qui cio che si accorge delle differenze tra settentrione e meridione dItalia, qui
che matura la sua inclinazione a fare giornalismo veramente per la gente. Questa la sua
vocazione, che riuscir a trasmettere alle nuove generazioni che passeranno per la sua
redazione. Vocazione che proveniva da lontano: nel primo numero, nel 1900, Rastignac
(Vincenzo Morello) aveva scritto un editoriale (riportato a sua volta da Nistic nel suo
primo editoriale allOra, cinquantaquattro anni dopo) in cui dichiarava che questo
giornale nasceva per dar voce alla gente, come una spada , e lo affidava al pubblico
perch se ne servisse con loro nelloffesa e nella difesa, per le sue ragioni e per il suo
diritto! 17 Il suo fu un giornalismo di denuncia; LOra un piccolo giornale, unagile
caravella pirata, capace di muoversi senza difficolt tra le secche della societ, laddove
le grandi navi non riuscivano a muoversi. Un piccolo giornale che per non fu soltanto
un luogo di partenza per futuri grandi giornalisti, ma anche la mta obbligata degli
inviati dei grandi giornali che scendevano in Sicilia per descrivere le ferite della mafia e
la ragnatela dei suoi rapporti con il potere politico 18. Ma questa fu solo una felice
parentesi, un sogno durato ventanni, ma dal quale inevitabilmente ci si deve svegliare.
Nel 75 Nistic lascia il giornale, fiducioso di affidarlo in buone mani, guardando con
entusiasmo ai possenti finanziamenti che il Pci vi stava per destinare. Finanziamenti che
per furono allocati male e con intenzioni strettamente politiche. Gi la sceltascommessa di trasformare la testata in un giornale del mattino, per fare frontale
concorrenza al nemico giurato, Il giornale di Sicilia, fu una scelta dettata oltre che da
logiche di mercato (dar spazio a un elettorato di sinistra sempre pi ampio) da calcoli
politici. Veniva meno quella libert per cui Leonardo Sciascia 19 collaborava col
giornale. Lo spazio di autonomia dellOra cos si restrinse e con esso anche la sua
credibilit, ma soprattutto venne meno lo spirito comunitaristico ed entusiastico che
dominava allinterno del palazzetto di via Stabile. Dopo sei mesi sfior il fallimento. Il
giornale si mosse poi fra alterne fortune, mantenendosi sempre a un passo dalla fine, e
certamente senza mai toccare pi le vette di un tempo.
16
Cfr. V. Nistic, Grazie, Sicilia, LOra, 27 dicembre 1975, in Id., Accadeva in Sicilia., Sellerio,
Palermo 20012 (La nuova diagonale, n. 37), a p. 462, vol. II.
17
Cfr. Id., Come ieri, LOra, 5 dicembre 1954, in Id., op. cit., a pp. 37-38, vol. II.
18
Cfr. Id., op. cit., a p. 47.
19
Cfr. L. Sciascia, LOra, 3 aprile 1965: LOra sar magari un giornale comunista: ma certo che mi
d modo di esprimere quello che penso con una libert che difficilmente troverei in altri giornali italiani.
12
Anche Il giornale di Sicilia fu capace di uscire dal grigiore che lo aveva caratterizzato
fin dalla sua fondazione. Fu quando la storica famiglia di editori-direttori del giornale
allent un po le briglie, che la testata pot pendere una grande boccata dossigeno,
quando nel 64 Delio Mariotti ne assunse la direzione e Silvano Rizza, arrivato dal
Giorno, ne fu redattore capo. Per una scelta pi di mercato che ideologica, per reggere
cio la concorrenza dellOra, si dovette rinnovare sia lo stile sia i contenuti sia la
grafica. Temi come la mafia, il divorzio, il malgoverno, la speculazione edilizia e altri
problemi sociali locali riempirono le sue pagine: non solo se ne parlava ma lo si faceva
con posizioni di sinistra.
Ma fu larrivo di Pirri al posto di direttore che diede un tocco di raffinatezza in pi e
secolarizz del tutto la testata, arrivando a prendere addirittura le distanze dalla
condanna della pillola da parte del papa! Da allora la situazione per si normalizz
nuovamente e quasi definitivamente. Il colpo di grazia fu assestato quando Mario
Francese, il cronista di denuncia che spaziava con abilit e agilit dallinchiesta di mafia
pi coraggiosa alle storie quotidiane e spesso incredibili di unumanit disperata, fu
punito con la morte. La mafia alzava di nuovo il tiro, e cos si chiudeva una stagione
di coraggio e vitalit per il giornalismo palermitano.
Intanto anche il cinema si interessa alla mafia e allinchiesta e sbarca in Sicilia. il caso
di Franco Rosi con Salvatore Giuliano nel 1961. E bench un film non uninchiesta
[], pu aver una struttura che si rif a uninchiesta e pertanto come le inchieste fece
molto rumore 20, arrivando perfino a far dire a Gaspare Pisciotta che banditi, polizia e
mafia sono una sola trinit 21. Tale rumore fece eco perfino nelle aule parlamentari,
facendo s che lanno dopo si istituisse la commissione parlamentare antimafia.
20
Cfr. opuscolo allegato al film-dvd, edizione restaurata e rimasterizzata, 2003, Salvatore Giuliano, regia
di Franco Rosi, soggetto e sceneggiatura di Id., Suso Cecchi DAmico, Enzo Provenzale, Franco Solinas,
Italia 1961, pp. 7-8.
21
Cfr. Gaspare Pisciotta (Frank Wolff) in op. cit.
13
Anche lui, come altri, si immolato per un valore che va oltre la stessa vita individuale,
per la Verit. Anche lui ucciso dalla mafia e sepolto dallindifferenza. Indifferenza
pure di coloro che ai nostri martiri innalzano monumenti, solo per lavare la propria
22
Cfr. G. Fava, I Siciliani, Cappelli, Bologna 1980, in L. Mirone, Giuseppe Fava, in Id., Gli insabbiati,
Castelvecchi, Roma 1999, pp. 169-219, a p. 177.
14
Per alcuni questo giorno venuto, hanno preso la posizione giusta, lhanno pagata.
15
Conclusioni
A questo punto occorre porsi nuovamente la domanda di partenza: perch non si fanno
pi molte inchieste o perlomeno perch non se ne fanno pi come un tempo? Non mi
riferisco dunque alla sola quantit, ma precisamente alla qualit, che non pi la stessa.
La prima risposta che potrebbe venire in mente che, almeno in Sicilia, la mafia non c
pi. Banale, stupida e pericolosa. evidente che non vi sono pi cos tanti morti
ammazzati come allepoca della mattanza dei Corleonesi, e siamo ben lontani
dallepoca dei padrini, quando questi uomini potevano camminare per le vie del
proprio paese liberamente e anzi con gli ossequi di tutti. Ma questo non vuol dire che la
mafia non esista pi, quel che vero invece che pi subdola, pi opaca, ha cambiato
strategia. Si tolta dalle strade, ha messo da parte anche lorgoglio e la vendetta, il suo
imperativo ora (ed sempre stato) sopravvivere, come ogni altra istituzione secolare.
Giuseppe Fava che si accorge di questo cambiamento gi nell83, in occasione della
messinscena della sua opera Lultima violenza, in cui rappresentava i personaggi della
sua societ cambiandone soltanto i nomi, e quegli stessi personaggi, quelli reali, alzatisi
in platea applaudivano. Cos scrive in un suo editoriale di quellanno:
Il potere si isolato da tutto, si collocato in una dimensione nella quale tutto quello che
accade fuori, nella nazione reale, non lo tocca pi e nemmeno lo offende, n accuse, n
denunce, dolori, disperazioni, rivolte 23.
sempre Fava che lo stesso anno dice in unintervista ad Enzo Biagi che i mafiosi veri
stanno in Parlamento, a volte sono ministri, a volte banchieri, sono quelli ai vertici della
Nazione []. Oggi i mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono esecutori 24.
Ecco la nuova strategia: non pi omicidi, per quanto possibile, e meno che meno stragi:
meno rumore nelle strade per suscitare meno rumore nei giornali. Ormai la mafia si
rinchiusa nei palazzi del potere e da l agisce in maniera pi infida, a volte persino nei
limiti della legalit seppur non della moralit! Se questo ci che accade dietro i nostri
occhi a maggior ragione necessario il ruolo di professionisti che sappiano indagare,
fare inchieste cio, e non limitarsi a mostrare quel che accade sotto gli occhi di tutti. A
23
24
Cfr. G. Fava, I Siciliani, novembre-dicembre 1983, cit. da Mirone, op. cit., a p. 194.
Cfr. E. Biagi, Film story, intervista a G. Fava, 29 dicembre 1983, cit. da Mirone, op. cit., a p 195.
16
questo punto sorge unaltra domanda di rilevanza ben pi ampia e fondamentale: serve
ancora linchiesta e lapprofondimento? La risposta senza ombra di dubbio s!
sapere
la
stessa
che
fa
Manuel
Castells
tra
informazione
25
17
un ruolo pedagogico di stampo paternalista, ma un ruolo di guida cognitiva: non farsapere e neppure far-credere, bens far-capire.
Viviamo in una realt sempre pi complessa e retificata, quella che amo chiamare
societ ipertestuale. Finalit del giornalista svelare le trame nascoste di questa rete,
trovando i collegamenti profondi fra i vari nodi, proponendo alcuni percorsi possibili.
Per Angelo Agostini linchiesta un tentativo sistematico di allargare e approfondire il
livello di contestualizzazione degli eventi 28, non pi eventi isolati, dunque, da
registrare cos come si presentano, bens inseriti nella loro rete intertestuale o se si
preferisce contestuale. Qualit essenziali del professionista dellinformazione (o meglio,
del professionista del sapere) sono allora una vista acuta, per vedere i testi nascosti,
nel senso originario di tessuto ovvero trama, e una conoscenza organica di base sul
tema, superiore a quella della media dei lettori.
Se da un lato il suo lavoro complica apparentemente la realt, perch individua
collegamenti prima non rilevati, aggiunge cio informazioni a quelle pervenute,
dallaltro la semplifica perch d una visione dinsieme e seleziona un percorso fra i
tanti possibili. questopera di selezione che fa dellinchiesta necessariamente un
lavoro di manipolazione della realt, uno strumento di tematizzazione. Con linchiesta
il giornale propone al lettore un tema e gliene presenta un approfondimento 29 Questo
richiede un lettore a sua volta colto, linchiesta si rivolge ad un lettore che gi conosce
in qualche modo gli argomenti dei quali si discute [], rinnova e approfondisce le
competenze e le conoscenze del lettore. Manipola, se vogliamo. Ma si fa riconoscere. E
soprattutto fatta apposta per essere a sua volta manipolata. Da un lettore astuto,
ovviamente 30.
28
18
31
il caso di Plastic, a met fra un giornale on-line e un gruppo di discussione, in cui i lettori segnalano
articoli giudicati interessanti che hanno letto sul web. Attraverso un link tutti i frequentatori del sito
possono cos andare a leggere larticolo indicato ed esprimere opinioni in merito. Cfr. R. Staglian,
Giornalismo 2.0, Carocci, Roma 20021. Cfr. anche www.plastic.com.
19
Bibliografia
20
Filmografia
Sitografia
www.plastic.com.