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L'ALTRO NOVECENTO

COMUNIS_MO ERETICO E PENSIERO CRITICO

Volume n
Piano dell'Opera
L'ALTRONOVECENTO IL SISTEMA E I MOVIMENTI
COMUNISMO ERETICO E PENSIERO CRITICO

(EUROPA: 1945- 1989)


Volume I
L'ETÀ DEL COMUNISMO SOVIETICO
(EUROPA: 1900-1945) A cura di
Pier Paolo Poggio
Volume II
IL SISTEMA E I MOVIMENTI Testi di
(EUROPA: 1945-1989) Stanley Aronowitz, Davide Artico, Daniele Balicco, Giorgio Barberis,
Alessandro Bellan, Cesare Bermani, Mauro Bertani, Daniel Blanchard,
Volume III Sergio Bologna, Massimo Cappitti, Delfo Cecchi, Placido Cherchi,
CAPITALISMO E RIVOLUZIONE NELLE AMERICHE Fabio Ciaramelli, Pietro Clemente, Marco Clementi, Cristina Corradi,
(1900-1989) Vincenzo Costa, Michele De Gregorio, Pino Ferraris,
Gianfranco Fiameni, Gian Andrea Franchi, Chiara Giorgi,
Volume IV Paolo Godani, Françoise Gollain, Peter Kammerer, Martin Klirnke,
ANTICOLONIALISMO E COMUNISMO IN AFRICA E ASIA Eugenia Lamedica, Sergio Landucci, Gianfranco Marelli,
(1900-1989) Marco Maurizi, Giancarlo Monina, Samantha Novello,
Andrea Panaccione, Luisa Passerini, Vincenza Petyx, Mario Pezzella,
Volume v Pier Paolo Poggio, Gianfranco Ragona, Fabio Raimondi, Sergio Rapetti,
COMUNISMO E PENSIERO CRITICO NEL XXI SECOLO Massimiliano Tomba, Franco Toscani, Patrick Troude-Chastenet,
Xavier Vigna, Michelle Zancarini-Fournel
La Fondazione Micheletti propose anni fa all'EditorialeJaca Book di realizzare un lavo-
ro su I.:Altronovecento che riguardasse i filoni del comunismo eretico rispetto alla gran-
de corrente del bolscevismo e dei partiti della Terza Internazionale, ma, ad un tempo,
mettesse in evidenza la ricchezza di un pensiero critico non inscrivibile in un orizzonte
comunista o anarchico.
L'impresa apparve subito coinvolgente perché si trattava di non seppellire sotto le ,. . <~,·~~~; ~~;:•.>,
macerie del muro di Berlino istanze, pensiero ed esperienze che hanno caratterizzato \ ·~.~-·.
con senso critico e passione un secolo, per altro provato da guerre, totalitarismi e dalla
globalizzazione coloniale.
Per realizzare questo lavoro Pier Paolo Poggio ha tenuto una serie di colloqui e con-
fronti con studiosi e cultori dell'argomento radunando poi, con la collaborazione diJaca
Book, un gruppo di persone che ha costituito una forma di consulta scientifica dialogan-
IIIIM II
FONDAZIONE LUIGI MICHELETTI
te o che, con diversa frequenza, ha visto attorno ad un tavolo le seguenti persone: San-
te Bagnoli, Daniele Balicco, Luca Baranelli, Giorgio Barberis, René Capovin, Massimo
Cappitti, Delfo Cecchi, Anna Cesari, Luigi Di Michele, Enrico Donaggio, Pino Ferraris,
Gianfranco Fiameni, Roberto Finelli, Gian Andrea Franchi, Paolo Godani, Peter Kam-
merer, Mario Lippolis, Mario Pezzella.
Il Jaca Book Il
©2011 INDICE
Editoriale J aca Book SpA, Milano
Fondazione Luigi Micheletti, Brescia
tutti i diritti riservati

I testi di S. Aronowitz, D. Blanchard, F. Gollain, M. Klirnke,


P. Troude-Chastenet, X. Vigna e M. Zancarini-Fournel
sono stati tradotti da René Capovin

Prima edizione italiana


aprile 2011

Copertina e grafica
Ufficio grafico Jaca Book

In copertina
Teresa Maresca, Landscape II, olio su tela Presentazione, Pier Paolo Poggio XI

LOTTE POLITICHE E CONFLITTI SOCIALI

Crisi e fine del comunismo sovietico, Pier Paolo Poggio 3


La prima epoca delle rivolte nel socialismo reale: 1953-1956,
Andrea Panaccione 29
n dissenso in URSS (1953-1991), Marco Clementi 47
Le lotte operaie in Polonia, Davide Artico 59
Dal «Maggio '68» agli «anni Sessantotto», al2008. n caso francese,
Michelle Zancarini-Fournel · 77
Gli scioperi operai del maggio-giugno 1968: l'inizio di un'insubordinazione
prolungata, Xavier Vigna 87
n Sessantotto in Italia, Pietro Clemente 99
n Sessantotto in Germania Ovest, Martin Klimke 117
Le problematiche ripercussioni intellettuali del Sessantotto Luisa Passerini 131
L'altra contestazione: la resistenza all'arbitrio e alla menzog~a.
Impaginazione Nel mondo del dissenso russo, Sergio Rapetti 145
Centroimmagine, Lucca

IDEOLOGIE E CORRENTI RIVOLUZIONARIE


ISBN 978-88-16-40902-6
Socialisme ou Barbarie. Prospettiva rivoluzionaria e modernità
Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma Daniel Blanchard ' 171
ci si può rivolgere a EditorialeJaca Book SpA, Servizio Lettori L'Internazionale situazionista, Gian/ranco Mare !li 187
via Prua 11, 20146 Milano, tel. 02/48561520-29, fax 02/48193361 L'oper~ismo italiano, Sergio Bologna 205
e-mail: serviziolettori@jacabook.it; internet: www.jacabook.it

VII
il sistema e i movimenti (Europa: 1945-1989) Indice

Panzieri, Tronti, Negri: le diverse eredità dell'operaismo italiano, ALTERNATIVE


Cristina Corradi 223
La British New Le/t e l'umanesimo socialista, Michele De Gregorio 249 Hannah Arendt e il «problema di Marx», Eugenia Lamedica 643
Comunismo e femminismo, Gian Andrea Franchi 275 Albert Camus: dalla rivolta alla rivoluzione, Samantha Novello 665
La fine del mondo di Ernesto De Martino: scenari di un'apocalisse
di fine millennio, Placido Cherchi 677
MARXISMO E RIVOLUZIONE Un'archeologia del potere: l'antropologia politica di Pierre Clastres,
Del/o Cecchi 691
La rivoluzione possibil~. Sartre e il marxismo, Vincenza Petyx 295 La rivoluzione immanente. Politiche di Gilles Deleuze e Félix Guattari,
n socialismo tra etica e scienza: la «marxologia» di Maximilien Rubel, Paolo Godani 703
Gianfranco Ragona 317 Jan Patocka e l'eresia della storia, Vincenzo Costa 715
Louis Althusser: alla ricerca di un tempo nuovo, Fabio Raimondi 329 Etica planetaria e profezia nel pensiero di Ernesto Balducci, Franco Toscani 733
André Gorz, un marxismo esistenzialista, Françoise Gollain 347 n comunismo critico ed eretico diJacques Ellul, Patrick Troude-Chastenet 755
L'utopia di Lelio Basso, Chiara Giorgi e Giancarlo Manina 363 n pensiero di Ivan Illich tra patogenesi della modernità e possibili
Raniero Panzieri: per un socialismo della democrazia diretta, vie di fuga, Giorgio Barberis 771
Pino Ferraris 381
Danilo Montaldi. Tempo di militanti, Gianfranco Fiameni 403
L'intellettuale rovesciato. Gianni Bosio tra marxismo Indice dei nomi 787
e mondo popolare e proletario, Cesare Bermani 423
Hans-Jurgen Krahl: contestazione e rivoluzione, Massimiliano Tomba 445 Gli autori 801
Rudolf Bahro: la coscienza come forza materiale, Peter Kammerer 455

TEORIE CRITICHE

La possibilità dell'altrimenti. Adorno e la teoria critica della società,


Alessandro Bellan 471
L'uomo reso superfluo. La critica di Gi.inther Anders
al «totalitarismo morbido», Massimo Cappitti 491
Ragione e liberazione. La rivolta filosofica e politica di Herbert Marcuse,
Marco Maurizi 513
L'ultimo testamento di Henri Lefebvre, filosofo e teorico della società,
Stanley Aronowitz 531
Castoriadis: un profilo politico-filosofico, Fabio Ciaramelli 551
Le immagini della merce. Considerazioni sul pensiero di Guy Debord,
Mario Pezzella 569
Lavoro del pensiero ed esperienza della libertà. Ipotesi su Foucault,
Mauro Bertani 589
Fortini e il comunismo come autoeducazione politica, Daniele Balicco 613
Sebastiano Timpanaro: sul materialismo, Sergio Landuà:i 629

VIII IX
L'OPERAISMO ITALIANO
Sergio Bologna

Il sapere di fabbrica

Lo studio e l'approfondimento dei testi di Marx da parte della prima generazione di


operaisti italiani si concentra nel periodo che va dai primi anni '60 alla metà degli anni
· '70. Né poteva essere diversamente. n modo di leggere Marx seguiva un procedimen-
to non programmato. Singole individualità esploravano un settore degli scritti marxia-
ni (es. il Secondo libro de Il Capitale da parte di Mario Tronti nei saggi sui primi numeri
di «Quaderni Rossi», poi rielaborati e pubblicati da Einaudi in Operai e capitale), i pun-
ti fermi raggiunti da queste letture e interpretazioni si diffondevano all'interno dell'area
politica operaista, diventavano patrimonio comune, si traducevano in una serie di «pro-
totipi mentali», subivano la classica volgarizzazione di cui parla Theodor Geiger nei suoi
scritti sul lavoro intellettuale, diventavano parole d'ordine ed entravano infine nel lin-
guaggio politico ideologico che dava identità al gruppo «operaista» e serviva ad iden-
tificarlo all'esterno. Poi partiva, per iniziativa di un singolo, un'altra ricerca, una nuo-
va esplorazione, senza soluzione di continuità con quella· precedente, e si andava avanti
così per strappi, accumulazioni, rilanci, movimenti a ritroso, senza un piano prestabili-
to, senza un programma, senza una strategia.
n lavoro condotto sui testi di Marx dalla prima generazione di operaisti non è di
grande ampiezza, si riduce a pochi testi, eppure ha lasciato un segno incancellabile, ha
tracciato un solco dal quale è difficile scostarsi ancora oggi. Qual è la ragione di que-
sta incisività? Perché quelle poche pagine hanno lasciato un'impronta così profonda, da
rappresentare la base di un sistema di pensiero? La mia convinzione è che questo sia av-
venuto perché quelle esplorazioni di singole personalità, Panzieri, Tronti, Negri, Grillo,
De Caro, venivano recepite all'interno di un lavoro collettivo di diversa natura. Ogni ac-
quisizione teorica importante doveva essere calata nella: realtà di quei tempi, doveva in
qualche modo passare al vaglio dei diversi piani rappresentati dalla «conricerca».
n lavoro collettivo che la pattuglia operaista stava conducendo a contatto diretto con
il mondo della produzione di fabbrica cercava di andare a fondo dei diversi piani che

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Sergio Bologna L' operaismo italiano

compongono il sistema dei rapporti di produzione: l'organizzazione sequenziale del ci- operaista anni Sessanta e Settanta, occorre mettere bene in chiaro il ruol~ della teoria e
clo produttivo, i meccanismi gerarchici che esso produce spontaneamente, le tecniche di del pensiero astratto nei gruppi operaistil.
disciplinamento e di integrazione che vengono elaborate, l'evoluzione delle tecnologie e
dei sistemi di lavorazione, le reazioni ai comportamenti spontanei della forza lavoro, le
dinamiche interpersonali all'interno del reparto, i sistemi di comunicazione degli operai I:avvio di un nuovo ciclo di lotte operaie
durante l'orario di lavoro, la trasmissione dei saperi dagli operai più anziani a quelli più
giovani, la formazione di una cultura del conflitto, le divisioni interne alla forza lavoro, Occorre partire dal contesto in cui poteva formarsi politicamente e culturalmente un
l'uso delle pause e dell'orario di mensa, i sistemi retributivi e la loro applicazione diffe- giovane militante di inizio anni '60. n Partito comunista italiano era un partito forte, ra-
renziata, la presenza del sindacato e le forme di propaganda politica, la coscienza del ri- dicato nella società, composto da migliaia e migliaia di militanti che frequentavano le se-
schio e i metodi per tutelare la propria integrità fisica e la propria salute, il rapporto con zioni, partecipavano alla vita di Partito, diffondevano la stampa. Il giornale del Partito
i militanti esterni, il controllo dei tempi e il rapporto con il cottimo, l'ambiente di lavoro «L'Unità», grazie anche alla diffusione militante, era il .quotidiano più venduto d 'Italia.
e via dicendo. Si potrebbe continuare a lungo ad elencare i diversi piani su cui si artico- n Partito era una grande macchina di lavorò volontario, con una forza economica deri-
la quello che chiamiamo <<lavoro di fabbrica». Gli operaisti si distinguevano nettamente vante dalle organizzazioni collaterali, in particolare dalla potente Lega delle cooperati-
dal personale politico di un partito di Sinistra perché erano perfettamente consapevoli ve. n prestigio di cui il Partito godeva derivava soprattutto dalla sua storia antifascista,
della complessità del lavoro di fabbrica . era il Partito che aveva dato il maggior contributo alla Resistenza e che aveva raccolto
Si fa presto a dire <dotta di classe» o <<lavoro operaio», anche dal punto di vista anali- l'eredità del movimento socialista. Nel mondo intellettuale -letteratura, cinema, pittu-
tico questi due termini contengono una quantità tale di problematiche che il linguaggio ra, editoria, grafica, design , giornalismo - il PCI aveva una posizione di grande pt.estigio
ideologico normalmente usato da un partito di tradizione socialista o comunista e ripetuto e in alcuni settori di assoluta egemonia.
dai suoi militanti non è nemmeno in grado di evocare. Perciò gli operaisti godevano di una · Poi c'era il Partito socialista che era ancora un partito che conservava posizioni e
superiorità intellettuale che veniva dalla consapevolezza che la realtà di fabbrica era assai tendenze di ispirazione marxista, anzi, essendo un partito dove erano ammesse le cor-
più difficile da comprendere nei suoi meccanismi e nelle sue dinamiche sociali di quanto lo renti e le diversità di opinione, era diventato un'organizzazione nella quale trovavano .
. fosse il più complicato ed oscuro testo manciano. Gli operaisti si erano dati come program- spazio le posizioni più dichiaratamente antistaliniste, come, per esempio, quelle di ten-
ma di lavoro quello di esplorare uno per uno i diversi piani su cui si articola la produzione denza luxemburghiana di Lelio Basso. Quindi finivano nel Partito socialista tutti colo-
di fabbrica in modo da acquisire una competenza che avrebbe loro permesso di dialogare ro che volevano innovare il marxismo e non potevano tollerare la disciplina e la censu-
con gli operai, di parlare il loro stesso linguaggio, senza calar dall'alto precetti o esortazio- ra che vigevano nel Partito comunista. Figure come Panzieri o Toni Negri erano esempi
ni o parole d'ordine. Solo gli operai stessi, quelli più preparati politicamente e più agguer- di dirigenti e militanti del Partito socialista. Insieme, Partito socialista e Partito comu-
riti, ne sapevano di più o alcuni militanti del PCI e della CGIL di origine operaia, che erano nista, avevano come braccio sindacale la CGIL, la più forte organizzazione del lavoro in
stati licenziati per le lotte condotte negli anni precedenti. Italia.
n sapere tacito di questi «militanti politici di base», come li chiama Danilo Montaldi Nelle fabbriche del Nord la CGIL aveva subìto una dura repressione dopo la vittoria
nei suoi scritti, era quello che gli operaisti cercavano di «carpire», era quel patrimonio della Democrazia cristiana alle elezioni del1948. n capitalismo italiano, sostenuto dai fi-
insostituibile di conoscenze non formalizzate che non sono trasmissibili se non con una nanziamenti americani, aveva ricostruito i principali centri di produzione del Nord ed
partecipazione diretta alle vicende di una fabbrica e dei suoi lavoratori. Questo era dun- aveva iniziato una fase di nuova industrializzazione nel Mezzogiorno, grazie soprattut-
que l'aspetto decisivo: la lettura di Marx e l'interpretazione operaista dei testi marxiani to all'industria pubblica che, rafforzata da l,Jn sistema di banche sotto il controllo diret-
acquistava la sua forza e la sua validità dal costante confronto con la realtà di fabbrica. . to dello Stato, consentiva all'Italia di entrare in settori dai quali era sempre stata esclusa
La teoria doveva offrire il quadro mentale in grado di comprendere cosa stava succeden- (per esempio il settore dell'energia legato al petrolio e al gas naturale). Dalla vittoria del-
do in quel mondo difficilmente avvicinabile che si chiamava «mondo della produzione la Democrazia cristiana nel1948 al1953 si consuma l'ultimo ciclo di lotte proletarie del
di fabbrica». Senza quel lavoro di costante confronto con le dinamiche quotidiane della dopoguerra, la CGIL e il PCI spendono le loro ultime energie rivoluzionarie e la repres-
produzione, la teoria non aveva ragione di esistere. Per un intellettuale, per un lavorato- si.o ne dei militanti sindacali è sistematica, favorita anche dalla rottura dell'unità sindaca-
re della conoscenza, come eravamo tutti allora, è difficile ammettere che la teoria non ha le con la CISL, la confederazione cattolica legata alla Democrazia cristiana e con la UIL, la
un valore intrinseco ma soltanto un valore strumentale. L'intellettuale vede nella produ- confederazione dei socialisti di destra.
zione teorica, nella scrittura, un valore in sé, un valore astratto. Occorre compiere uno
sforzo contro la propria natura, contro il proprio codice professionale per vedere nel-
la produzione teorica o una merce o uno strumento di azione. Perciò, prima di parlare 1
·Per uria panoramica dell'operaismo italiano si veda: G. Borio, F. Po~zi, G . Roggero, Gli operaisti: autobio-
delle letture e delle interpretazioni dei testi marxiani che hanno visto come autori alcuni grafia dei cattivi maestri, DeriveApprodi, Roma 2005 e, soprattutto, G. Trotta, F. Milana (a cura di) , J.;operai-
degli espo_nenti dell'operaismo italiano di prima generazione, prima di parlare del Marx smo degli anni Sessanta. Da <<Quaderni rossi>> a «classe operaia», DeriveApprodi, Roma 2008).

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Sergio Bologna L' operaismo italiano

Molti militanti scelgono la strada dell'emigrazione, che rappresenta la valvola disfo- nuto con la proprietà di un piccolo pezzo di terra, il «cafone» è un sem terra. Ma nel
go per una forza lavoro eccedente espulsa dalle campagne. La maggior parte abbando- Nord, sin dagli anni '10 del Novecento, l'agricoltura era caratterizzata da coltivazioni
na l'Italia per il Sudamerica, l'Australia, e non ci farà più ritorno, moltissimi però ven- intensive con impiego massiccio di mano d'opera salariata e le lotte sindacali che que-
gono assorbiti .dalle fabbriche in Germania, in Belgio, in Francia e si formano alla dura sta forza lavoro aveva condotto erano state per lungo tempo all'avanguardia sia per le
scuola delle produzioni avanzate, partecipano alla vita sindacale e parecchi faranno ri- forme di sciopero che per le rivendicazioni poste. L'influenza di Montaldi non si spie-
torno in Italia alla fine degli anni '60 entrando a far parte dello strato più esperto ed ag- ga soltanto con i lavori sui militanti politici di base, egli s'impose all'attenzione di un
guerrito della classe operaia italiana. La repressione, i licenziamenti, l'emigrazione di vasto pubblico con un libro-inchiesta sulle trasformazioni urbane: Milano Corea, scrit-
massa creano una sorta di cesura, spezzano la continuità della memoria e la trasmissio- to con Franco Alasia.
ne dei saperi taéiti. Eravamo alla fine degli anni '50, il boom economico di quel periodo era stato trai-
Nel PC! stesso le temaiiche istituzionali, le problematiche del governo, la tattica del- nato anche da un mercato edilizio selvaggio che aveva in poco tempo fatto nascere alla
le alleanze, la ricerca di un rapporto con i ceti medi e con la parte più «riformista» del periferia delle grandi città del Nord quartieri dormitorio destinati agli operai delle fab-
capitale sostituiscono man mano la cultura classista, Marx e Lenin non sono più all'or- briche e alla massa di gente che abbandonava le campagne per andare a vivere in città
dine del giorno, Gramsci viene interpretato in senso antistalinista e riformista, la Resi- in condizioni degradate, peggiori di quelle che avevano lasciato nelle campagne. Questa
stenza stessa viene sempre più ricordata come una lotta patriottica e interclassista. La «febbre edilizia» aveva anche demolito parti consistenti dei centri storici per invaderli
cesura con lo spirito della Resistenza, con gli anni del dopoguerra, si fa sempre più forte di nuove costruzioni destinate alla borghesia piccolo-media. Un altro libro di Montaldi,
e i giovani che si iscrivono al Partito vengono sempre più educati ad affrontare le batta- Autobiografie della leggera, non ha come protagonisti i militanti politici ma i personaggi
glie parlamentari o l'amministrazione negli enti pubblici. La classe operaia, la fabbrica, il del sottobosco urbano, la prostituta, illadruncolo, è il sottoproletariato che convive con
mondo della produzione sono sempre più lontani. Le letture e le interpretazioni di Marx i neoassunti delle fabbriche metalmeccaniche, l'ambiente è quello dei palazzoni costrui-
sono opera di filosofi, di figure isolate di intellettuali, come Galvano Della Volpe. ti male, in fretta, senza servizi sociali, senza negozi, senza fognature.
In questo clima di cesura con il passato gli studi sui «militanti politici di base» di Da- Capire la fabbrica, capire la città, questo è il programma di formazione nel quale si
nilo Montaldi sono una rivelazione. Montaldi, originario di Cremona, è stato nel PCI, ma iscrive la lettura di Marx. Seguiranno, sull'esempio delle ricerche di Montaldi, altri libri-
da sempre in contatto con le correnti dell'internazionalismo bordighista, ha una vasta inchiesta sulle nuove realtà urbane, come Immigrati a Torino di Goffredo Fofi. È sulla
rete di relazioni in tutto il mondo con i gruppi marxisti rivoluzionari e operaisti, dagli base di queste inchieste sul campo, di queste testimonianze dirette, che si forma la teo-
Stati Uniti alla Francia, dove segue sin dagli inizi l'esperienza di «Socialisme ou Barba- ria della città-fabbrica. Montaldi ha dato quindi un contributo originale anche al pensie-
rie». Conosce perfettamente gli scritti di Marx e le interpretazioni di Marx dei gruppi ri- ro sociologico italiano, com'è stato messo bene in luce da studi recenti sulla sua figura di
voluzionari in Occidente, ma il suo decisivo contributo alla formazione dei giovani che militante2. Dall'esperienza dei «Quaderni Rossi» usciranno alcuni dei più noti sociologi
entrano a far parte dei «Quaderni Rossi», in particolare Romano Alquati, anche lui ori- italiani, come Massimo Paci, Giovanni Mottura, Bianca Beccalli, Vittorio Rieser.
ginario di Cremona, è quello di trasmettere la memoria perduta dei valori degli anni del- Gli anni di formazione del gruppo di giovani che si avvicina ai «Quaderni Rossi» nel
la Resistenza e del primo dopoguerra. n suo Militanti politici di base è la testimonianza 1961-62, sono caratterizzati prima dal desiderio di conoscere la realtà circostante, di ca-
di questa funzione, un libro che valorizza il patrimonio di conoscenze politiche e di tec- pire che si sta svolgendo sotto i loro occhi una profonda trasformazione degli assetti pro-
niche di lotta dei militanti di origine operaia e contadina che hanno dominato la scena duttivi e dell'ambiente urbano, e poi dal bisogno di impadronirsi di un quadro teorico e
nel decennio dal1943 al1953. È un libro di vite esemplari, una raccolta di modelli di sistematico che consenta di interpretare secondo una logica marxiana quanto sta avve-
vita, che rinsalda una tradizione, che ricuce un passato che si vuoi dimenticare o si vuoi nendo. Si fanno delle letture collettive di Marx con dei compagni che riportano le espe-
considerare irripetibile. rienze di contatto diretto con gli operai della FIAT, si cerca di trovare una corrisponden-
Ma è un libro importante anche per un'altra ragione. Montaldi nasce a Cremona, sul- za tra i racconti degli operai e le pagine del Primo libro del Capitale. Ma siamo ancora a
le rive del P o, in un territorio dominato dall'azienda agricola capitalistica, nella Padana ir- uno stadio embrionale, quasi infantile. n salto di qualità, la svolta storica, i fatti che crea-
rigua, che è stata teatro di memorabili lotte di braccianti e operai agricoli, che presentano rono in tutti la convinzione che le lotte operaie sarebbero state il motore principale delle
singolari affinità e somiglianze con le lotte di fabbrjca, anzi, possono essere considerate un trasformazioni degli anni futuri, che determinarono la scelta di vita di dedicarsi intera-
tutt'uno, un continuum con le lotte operaie. Montaldi è uno dei primi che con grande effi- mente a diventare parte integrante del movimento operaio reale, furono gli scioperi de-
cacia smantella l'ideologia contadina del PC!. Egli considera il capitalismo nelle campagne gli elettromeccanici di Milano del1960.
una forma evoluta di organizzazione delle forze produttive, dove la forza lavoro è compo-
sta da salariati che non sono interessati alla piccola proprietà, che non vogliono diventare
<<liberi agricoltori», ma sono interessati a condizioni di lavoro migliori, come gli operai. 2
Cfr. Danilo Monta/di (1929-1975). Azione politica e ricerca sociale, a cura di Gianfranco Fiameni, Biblio-
L'ideologia contadina del PC! era costruita sull'immagine del «cafone» siciliano, di- teca Statale di Cremona, Cremona 2006; Danilo Monta/di, fascicolo monografico di «Parolechiave>>, n. 38,
sperato e analfabeta, oppresso dalla mafia e dalla Chiesa, che spera in un riscatto otte- dicembre 2007.

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Sergio Bologna L' operaismo italiano

Dopo anni di silenzio, di paura, di divisione sindacale, dopo la cesura del1950/53, La rz'costituzione di un pensiero rivoluzionario
ripartiva un movimento di lotta impressionante per unità, compattezza e combattività. A
Milano a quell'epoca erano circa 70 mila gli operai del settore elettromeccanico (Tecno- Nella fase degli anni di formazione il testo marxiano fondamentale eta naturalmente il
masio Brown Boveri, Generai Electric, Siemens, Pace Standard, Telettra, Ercole Marel- Primo libro de Il Capitale, l'analisi del processo di produzione, accompagnato dal testo
li, Magneti Marelli, Riva Calzoni, Franco Tosi, Osram, Geloso, Autelco sono solo alcuni di Engels sulla condizione della classe operaia in Inghilterra. Per capire la fabbrica, per
nomi delle fabbriche più importanti) . In questo sciopero, che è durato mesi e. si è con- capire i principi dell'estrazione diretta di plusvalore, questi due testi erano sufficienti.
cluso con una parziale vittoria, sono state sperimentate tutte le forme di lotta più sofisti- Ma gli operaisti allora si trovavano a doversi confrontare con le due culture principali
cate che diverranno patrimonio comune dopo l'Autunno caldo. Una prova di maturità nella Sinistra italiana: a) la tendenza del PCI che concentrava tutte le energie sui proble-
che lasciò sbalorditi non soltanto il padronato ma anche il Partito comunista. Con quel- mi generali del Governo, della Pubblica amminis.trazione, della politica estera, della po-
lo sciopero, ha detto una militante che allora era una dirigente del movimento giovanile litica economica, della politica urbanistica, del Mezzogiorno, dei rapporti con la Chiesa
comunista ed è stata poi una delle figure più rappresentative del movimento delle donne, e il mondo cattolico; b) la tendenza dei settori anticapitalisti della Sinistra che concen-
«Milano ha riconosciuto gli operai come suoi cittadini». Com'è stato possibile questa di- travano tutte le loro energie sui problemi dell'imperialismo e dei movimenti di liberazio-
mostrazione di maturità politica dopo anni di silenzio? Grazie alla trasmissione dei saperi ne dei popoli del Terzo Mondo. Gli uni consideravano gli operaisti come una minoranza
dei militanti politici di base che avevano condotto le lotte del ciclo del primo dopoguerra. «sindacale», cioè come un movimento che si occupava soltanto di problemi di fabbrica
Molti, una volta licenziati, erano finiti nel sindacato, erano diventati funzionari del sin da- e non eta in grado di affrontare i veri problemi «politici», gli altri consideravano la clas-
.cato. Allora le retribuzioni di un funzionario sindacale erano a livello di pura sussistenza, se operaia occidentale come ormai integrata nel capitalismo e incapace di andare oltre le
il sindacalista di base di quei tempi non era un burocrate seduto in un ufficio, erano per-
rivendicazioni economiche, una classe che aspirava soltanto a diventare piccola borghe-
sone che stavano davanti alla fabbrica ad ogni cambio di turno.
sia. Gli uni e gli altri per ragioni diverse non riconoscevano agli operaisti il carattere di
Molti altri non erano stati licenziati ma lavoravano nei reparti più duri, dove il lavo-
movimento «politico». Per gli uni e per gli altri gli operaisti avevano una visione troppo
ro era più nocivo, erano tenuti separati dagli altri operai, nei cosiddetti «reparti confino»,
ristretta, corporativa, non erano in grado di capire e di agire rispetto ai grandi problemi
ma in una fabbrica bastava la presenza di due-tre di questi personaggi di grande espe-
rienza- di questi «militanti politici di base» che conservavano la memoria di tutte le lot- della società, della democrazia, del socialismo.
te dal1943 in poi, che conoscevano la fabbrica come le loro tasche perché non avevano I riformisti del PCI guardavano gli operaisti con diffidenza e sospetto, gli antimperia-
perduto l'abitudine di osservare ogni minimo cambiamento, ogni passaggio dell'iniziati- listi li guardavano con commiserazione. Secondo loro gli operaisti non avevano una vi-
va padronale, che erano informati su tutto- per rimettere le cose in movimento una vol- sione «generale». In parte ciò era vero, un marxismo fondato solo sulla lettura del Primo
ta che l'atmosfera si faceva di nuovo ostile al padrone. Erano operai specializzati in ge- libro de Il Capitale, sul Manifesto o sull'interpretazione del «Frammento sulle macchi-
nere, di altissima professionalità, stimati anche dalle gerarchie di fabbrica, guardati con ne» (su cui aveva scritto Raniero Panzieri nel primo numero dei «Quaderni Rossi») non
rispetto e con una certa soggezione dagli operai più giovani. Non erano operaio-massa. In consentiva una comprensione completa dei meccanismi di dominio capitalista, era una
questo senso lo sciopero degli elettromeccanici milanesi apre un nuovo ciclo ma al tem- lettura insufficiente. La svolta avvenne con la pubblicazione del primo saggio di Tron-
po stesso lo chiude. Qui il protagonista non è l'operaio alla catena (allora alle mansioni ri- ti sul capitale sociale, fondato in gran parte sull'interpretazione del Secondo libro de Il
petitive erano addette quasi esclusivamente le donne) ma l'attrezzista, il tornitore, l' ope- Capitale. Era la prima volta che venivano esposte le tesi che sarebbero poi state elabora-
raio che conosce tutti i segreti della macchina utensile, è il più bravo, il più abile, si sente te nel libro Operai e Capitale.
appartenere ad un'élite, per questo è comunista e quindi ha un forte senso della discipli- L'effetto che quelle tesi ebbero sui militanti e il loro significato all'interno della storia
na, guarda con molta diffidenza alla spontaneità, come mentalità è molto lontano dall' at- del marxismo non ortodosso italiano (ed europeo) sono ancora oggi oggetto di discus-
teggiamento tipico degli operaisti, che attribuisc~mo invece grande valore alla spontanei- sione. Con l'analisi del capitale sociale Tronti dimostrava come l'intera società capita-
tà e sono orientati in senso anarchico-libertario. E la FIOM di Milano, la Federazione degli listica e la sua politica economica, urbanistica, sanitaria, culturale, ecc. fossero intera-
operai metalmeccanici milanesi, che guida la lotta - anche contro le perplessità, i timo- mente modellate sul sistema di fabbrica ed avessero come scopo ultimo l'estrazione di
ri e le incertezze della CGIL e del PCL La Federazione dei giovani comunisti, la FGCI, so- plusvalore. Quindi chi partiva dalla fabbrica aveva la vera «visione generale» delle cose,
stiene la lotta e porta i suoi militanti davanti alle fabbriche.,-- contro il parere del Partito. toccava il cuore della politica, individuava i veri fondamenti dello Stato. L'operaismo
I «Quaderni Rossi» colgono solo in parte la complessità dello sciopero degli elettromec- non era quindi un movimento settoriale o «sindacale» ma rappresentava la ricostituzio-
canici milanesi, questo episodio fondamentale della storia operaia italiana che presenta ne di un sistema di pensiero rivoluzionario in Occidente al passo con i tempi. Operai e
ancora dei lati inesplorati, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra gruppo diri- capitale diventa da quel momento il testo fondante dell'operaismo, il punto di riferimen-
gente della FIOM milanese e direzione romana del PCI e della CGIL3 • ·
to della formazione del militante.
È interessante notare, tra l'altro, che il procedimento di elaborazione teorica dell' ope-
3 Si veda Dalla classe operaia alla «creative class>>. La trasformazione di un quartiere di Milano, DeriveAppro- raismo prevede una verifica, una validazione da parte del collettivo della tesi esposta.
di, Roma 2009, con allegato il DVD del documentario Oltre il ponte. Storie di lavoro di Sabina Bologna. Tronti pubblica Operai e Capitale nel1966 ma le tesi fondamentali del libro sono espo-

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Sergio Bologna L' operaismo italiano

ste sui «Quaderni Rossi» già nel1962 e sono oggetto di discussione e interpretazione per Riprende alcuni anni dopo attorno al progetto «Materiali Marxisti» ideato da Toni Ne-
tutto il periodo che va dal1962 alla fondazione di «classe operaia» nel1964 e oltre. Allo gri presso l'editore Feltrinelli.
stesso modo, le mie tesi sull'operaio-massa pubblicate nel1972 su Operai e Stato, furo - n contributo che Negri aveva dato alla lettura operaista di Marx era cominciato sin
no esposte la prima volta in un seminario interno che si tenne a Venezia nel1967, tant'è dai primi anni '60 e si era concentrato in particolare sugli aspetti che riguardano la teoria
che il termine «operaio-massa» venne usato in tutte le nostre pubblicazioni e nei volan- dello Stato. Negri era tra i pochi ad avere una profonda cultura giuridica (la maggioran-
tini del '68/'69. Del resto anche Militanti politici di base uscì nel1971 ma le sue tesi cir- za dei componenti del gruppo operaista aveva una formazione umanistica o sociologi-
colavano già alla fine degli anni '50. ca) e quindi era in grado di affrontare alcuni aspetti della teoria marxista che riguardano
Occorre capire che la produzione teorica di cui ci stiamo occupando aveva una il problema delle istituzioni, un filone che egli continuerà ad approfondire anche qua-
circolazione ristretta ai piccoli gruppi di amici e di militanti che stavano attorno a rant'anni dopo, con Il potere costituente, con Impero e altri scritti. Questo sentiero di ri-
una singola personalità, come Montaldi, o attorno a una rivista come i «Quaderni cerca lo portava ad interessarsi sempre di più ai problemi del governo della crisi. .
Rossi». Erano fogli che avevano la circolazione del samizdat, prima che le idee con- Lo Stato in epoca fordista, quando si trova di fronte ad una pressione organizzata
tenute in quei fogli diventassero il motore di un movimento e di un dibattito pub- della classe operaia e quindi vive una situazione di conflittualità sociale immanente e di
blico passava magari qualche anno ed i grandi editori di Sinistra di allora, Giulio crisi del controllo, deve sviluppare una complessa articolazione di misure politiche e di
Einaudi, Giangiacomo Feltrinelli, non erano certo disposti a pubblicare libri di sco- tecniche di disciplinamento per consentire l'accumulazione capitalistica. È uno Stato
nosciuti. La costituzione di case editrici di nicchia, specializzate soltanto in un cer- della crisi, non nel senso delle vecchie teorie del «crollo» del capitalismo, ma nel senso
to tipo di letteratura antagonista, avviene in Italia solo dopo il '68, prima si passa- di un continuo aggiustamento dei sistemi di controllo di fronte a una situazione instabi-
va per forza per le case editrici maggiori, escluse quelle controllate dai partiti, PCI e le, mobile. Gli operaisti hanno sempre guardato con scetticismo alle teorie del crollo del
PSI. In queste case editrici, soprattutto Einaudi a Torino e Feltrinelli a Milano, ma capitalismo generato dalle sue interne contraddizioni, dai suoi stessi errori o dai suoi ec-
anche La Nuova Italia a Firenze, lavoravano come redattori molti simpatizzanti, al- cessi. Le hanno considerate più che teorie dei banali placebo succhiati come pastiglie di
cuni operaisti erano collaboratori a vario titolo di queste case editrici, come tradut- aspirina da piccole sette di sedicenti rivoluzionari che non escono dalle loro stanze am-
tori o lettori, Danilo Montaldi era stato un collaboratore di rilievo della Feltrinelli. muffite e non si confrontano mai con la realtà.
Raniero Panzieri era stato un redattore importante di Einaudi prima di essere allon- n lavoro teorico di Toni Negri si è dunque confrontato soprattutto con quelle teorie
tanato dalla casa editrice. n lavoro occasionale o fisso presso un'industria editoria- economiche che sono anche teorie delle istituzioni, teorie dello Stato, in particolare, nel
le rappresentava allora una delle poche occasioni di guadagno per un intellettuale in- periodo post '68, con le teorie di Keynes. Questo lavoro di riflessione teorica è diventa-
dipendente, l'altra era rappresentata dall'insegnamento nella scuola o nell'università. to particolarmente fecondo e incisivo negli anni '70 quando ha potuto essere organizza-
Un anno dopo la pubblicazione di Operai e Capitale esce la traduzione italiana dei to all'interno dell'Istituto di Scienze Politiche dell'Università di Padova dove Negri ave-
Grundrisse di Marx presso la casa editrice La Nuova Italia. Traduttore e curatore va raccolto un gruppo di studiosi e di militanti di grande spessore, come Luciano Ferrari
dell'edizione italiana è Enzo Grillo, che frequentava il gruppo romano dei «Quaderni Bravo, Ferruccio Gambino, Guido Bianchini, Sandro Serafini, Alisa del Re. Tutti, tranne
Rossi» e di «classe operaia». Gli operaisti quindi davano un altro decisivo contributo Gambino, che andrà in esilio per tre anni, verranno arrestati con il blitz del 7 aprile 1979
alla conoscenza del marxismo in Italia. Negli anni successivi la produzione teorica che e faranno molti anni di galera, detenuti nelle carceri speciali destinate a mafiosi e terro-
fa capo all'operaismo italiano attingerà a piene mani al testo dei Grundrisse, che si pre- risti. Una punizione così dura e concentrata non si era mai verificata contro membri del
sta molto bene a interpretazioni non ortodosse ed offre una libertà di spunti estrema- corpo accademico nemmeno sotto il fascismo. Tra i contributi più originali del gruppo di
mente preziosa per chi intende innovare il pensiero marxista. Ciò comporta il rischio Scienze Politiche di Padova occorre ricordare la caratterizzazione di una figura sociale pa-
di interpretazioni arbitrarie che possono portare fuori stràda e tradire lo spirito del te- radigmatica, quella dell'operaio multinazionale. Anche oggi il lavoro di Ferruccio Gambi-
sto marxiano ma questo è un rischio permanente di tutte le esegesi. Così come il Pri- no, che continua a insegnare nella stessa Università, ·e dei suoi allievi si concentra sui mi-
mo libro de Il Capitale ha dato agli operaisti gli strumenti per capire il lavoro concreto, granti, sui milioni di persone che fuggono dalle loro terre d'origine per cercare un reddito
così i Grundrisse sono stati importantissimi per cogliere l'essenza del lavoro astratto. di sussistenza altrove4 • ·

Con il Primo libro de Il Capitale si comincia a capire il fordismo, con i Grundrisse si n lavoro di elaborazione teorica e di esegesi storica degli scritti di Marx della prima
comincia a capire il postfordismo. Siamo alla vigilia dei movimenti del '68, gli operaisti generazione di operaisti si conclude alla metà degli anni '70 con il contributo del collet-
della prima generazione si sono divisi, sono ormai su due fronti opposti, anche se le ami- tivo della rivista «Primo Maggio» sulle tematiche monetarie e finanziarie, che elabora
cizie personali non vengono intaccate, una parte rientra nel Partito comunista, un'altra
sceglie la strada delle nuove formazioni extraparlamentari. n lavoro teorico viene abban-
donato per un impegno totale nel nuovo ciclo di lotte operaie che comincia alla Pirelli di 4
Cfr. F. Gambino, Migranti nella tempesta:avvistamento per l'inizio del nuovo millennio, Ombre corte, Ve-
Milano, all'ENI di San Donato Milanese, al Petrolchimico di Porto Marghera, si estende rona 2003; F. Gambino, D. Sacchetto (a cura di), Un arcipelago produttivo: migranti e imprenditori tra Italia e
a Torino durante gli scioperi della FIAT dell'estate del1969 e poi esplode in tutta Italia. Romania, Carocci, Roma 2007.

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alcuni spunti contenuti nel saggio Moneta e crisi. Marx corrispondente della «New York n punto di partenza è il movimento del '77, un movimento che non nasce dalle
Daily Tribune»5. È una riflessione che parte dalla lettura del Terzo libro de Il Capitale. n fabbriche né dall'università, ma che coinvolge alla fine anche fabbriche ed università,
lavoro condotto dal collettivo di «Primo Maggio» (Lapo Berti, Marcello Messori, Fran- un movimento che vede all'avanguardia i lavoratori dei servizi, la società terziaria, ed
co Gori, Mario Zanzani, Christian Marazzi, Andrea Battinelli, Sergio Bologna) è parti- ·i giovani del lavoro precario, occasionale, i giovani che rifiutano la condizione di sa-
colarmente utile per capire le dinamiche che hanno portato al postfordismo e alla finan- lariati, preferiscono gestire in maniera indipendente il loro tempo di vita, non hanno
ziarizzazione dell'economia di cui oggi il mondo porta le conseguenze con la più grave nessun senso di inferiorità verso la classe operaia, guardano con diffidenza alla fab-
crisi economica che sia mai accaduta dal1929 in poi. Uno dei connotati più caratteristi- brica, vogliono tenersene lontani, hanno altri problemi che i loro colleghi del '68 non
ci di questo lavoro di «Primo Maggio» consiste nella visione unitaria del processo di ac- avevano, in primo luogo il problema della droga, sono pacifisti sostanzialmente e non
cumulazione, che evita di cadere nell'errore di considerare l'economia «reale» come se- violenti, quindi contrari alle Brigate rosse e all'Autonomia operaia, percepiscono il PCI
parata e separabile dall'economia finanziaria. come una struttura di controllo e la CGIL, il sindacato, come uno strumento di coope-
L'ortodossia marxista considera l'economia «reale» e l'economia finanziaria come razione con il padronato, sono libertari e individualisti, antimarxisti e antileninisti, in
due settori separati, il primo produttivo, il secondo speculativo, attribuendo al primo un certo senso 11nticipano il crollo del Muro di Berlino, non vogliono saperne di tradi-
una funzione sociale ed al secondo una pura esistenza parassitaria (buono l'imprendi- zioni, vivono una situazione di Anno Zero, disprezzano la «militanza» dei gruppi ex-
tore, cattivo il banchiere). L'elaborazione teorica dell'operaismo italiano ha considera- traparlamentari, li considerano una scimmiottatura dei partiti tradizionali, si sentono
to invece queste due entità come due settori integrati, necessari l'uno all'altro, profitto cittadini a pieno titolo della «società dello spettacolo», vivono in un mondo di rap-
e rendita si alimentano a vicenda. Non a caso il testo fondamentale del gruppo ·di lavo- presentazioni virtuali, nel mondo dei media, dei linguaggi televisivi e musicali, dei lin-
ro di «Primo Maggio», scritto da Lapo Berti, si intitolava Denaro come capitale". Si con- gua~gi simbolici . .
clude così, con questa lettura militante del Terzo libro, il ciclo di elaborazione teorica e E un movimento che mette l'accento sulla persona, che mette in primo piano i fat-
di interpretazione de Il Capitale di Marx iniziato nel1960 con la lettura del Primo libro tori soggettivi, lo slogan «il personale è politico» della prima generazione di femmini-
e proseguito da Mario Tronti con l'analisi del Secondo libro. Quello che era stato all'ini- ste diventa uno slogan molto popolare ed esprime una radicalità etica che convive con il
zio un procedimento non programmato, diventava, in un arco di tempo di un quindicen- cinismo di molte forme espressive. L'etica del militante marxista viene considerata una
nio (1960-1975), un ciclo completo. maschera che può celare comportamenti personali ambigui, i «compagni» vengono con-
siderati persone che parlano bene e razzolano male. La tentazione da parte della Sinistra
istituzionale e leninista di considerare questo movimento un movimento anarco-fascista
A partire dal movimento del '77 era forte, molti militanti del PCI, molti ex sessantottini guardavano a questo movimen-
to con repulsione, con disprezzo. I gruppi armati li guardavano con altrettanto disprez-
Dobbiamo ora affrontare il periodo nel quale gli operaisti (o i superstiti dell'operaismo zo ma capivano che il senso di radicalità che pervadeva il movimento poteva offrire un
a seconda che si voglia far concludere la loro vicenda politica con gli anni '60 o meno) buon terreno di reclutamento (che cos'era più radicale della lotta armata urbana?).
abbandonano una lettura di Marx il più possibile fedele al testo ma tutta tesa a offrir- n fenomeno del '77lasciava sconcertati, era incomprensibile con la vecchia razionali-
ne un'interpretazione innovativa e coerente con l'attività pratica, con la militanza di tà delle categorie marxiste-leniniste, usciva dagli schemi del pensiero politico occidenta-
ogni giorno, coerente con le osservazioni e le analisi sociologiche della realtà in trasfor- le. Non aveva né leader né punti di riferimento fermi con cui dialogare, con cui trattare,
mazione del neocapitalismo, e si dedicano invece a una lettura più <<libera», lasciando- era interamente postfordista ma non lo sapevamo ancora. n movimento dell' Autono-
si influenzare semmai da correnti filosofiche contemporanee, prima tra tutte il foucaul- mia, che faceva riferimento in parte a Toni Negri, si buttò a capofitto cercando di inte-
tismo. In questa fase l'atteggiamento prevalente è quello di andare, secondo il titolo di grarsi e di integrare il '77 nei suoi paradigmi, ma fu travolto dai gruppi armati che erano
uno scritto di Toni Negri, oltre Marx7 • È una fase che ha una data d'inizio precis~. An- un concorrente - su quel terreno - molto più agguerrito. Ciononostante il movimento
cora una volta le posizioni teoriche non sono frutto di un'elaborazione astratta di pen- dell'Autonomia, proprio perché- grazie a Toni Negri- aveva cominciato a prendere di-
siero ma sono il risultato di esperienze concrete, il riflesso di avvenimenti che presenta- mestichezza con la filosofia di Foucault e poi, in particolare, .con l'elaborazione di Gilles
no caratteri molto diversi da quelli osservati nei cicli di lotte precedenti. Deleuze, riuscì a cogliere esattamente alcune caratteristiche del '77 ed a dotarsi di stru-
menti analitici in grado di affrontare tutto il periodo successivo.
n gruppo di «Primo Maggio», fu incerto e diviso di fronte al movimento del '77 . La
tesi dei compagni maggiormente influenzati dal pensiero di Foucault era che il sogget-
5 S. Bologna, Moneta e crisi. Marx corrispondente della <<New York Daily Tribune», in S. Bologna, P. Carpi- tivismo e l'individualismo manifestatisi nel movimento del '77 erano la naturale reazio-
gnano, A. Negri, Crisi e organizzazione operaia, Feltrinelli, Milano 1974. ne d'insubordinazione alla «microfisica del potere», il dominio capitalistico non si mo-
6 Su «Primo Maggio>>si veda: C. Bermani, La rivista Primo Maggio (19 73-1989 ), DeriveApprodi, Roma 2010,
dellava su un solo sistema disciplinare, quello della fabbrica, ma si articolava in maniera
con allegata la racçolta completa della rivista su DVD.
7 A. Negri, Marx oltre Marx, Manifestolibri, Roma 2010 (l o ed., 1979).
molto complessa utilizzando molteplici modelli di controllo che entravano nella vita in-

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Sergio Bologna L' operaismo italiano

dividuale delle persone e nella loro struttura affettiva ed emotiva. Pertanto il bisogno di dell'emigrazione e dell'esilio non sono più tornati, molti sono morti anche in seguito al
«liberare» il soggetto e di liberarlo anche da tutte le ideologie totalizzanti, marxismo e logoramento fisico e psicologico subito negli anni del carcere, tra questi alcuni della pri-
comunismo compresi, era il percorso più autentico e più appropriato di ribellione. ma generazione di operaisti come Luciano Ferrari Bravo e Guido Bianchini.
L'impostazione che, con altri, propugnavo era diversa. Non si partiva da Foucault
ma dalle trasformazioni del modo di produzione. n lavoro di inchiesta che «Primo Mag-
gio» aveva continuato a portare avanti con gruppi di lavoratori di diversi settori, i tra- Lavoratori «autonomi» e rivoluzione tecnologica capitalistica
sporti, la Pubblica amministrazione, non direttamente legati alla fabbrica, aveva con-
sentito di cogliere alcune trasformazioni profonde del modo di produzione e di entrare Nel mio caso dovetti cominciare una nuova vita procurandomi un reddito come lavora-
in contatto con culture del lavoro diverse da quelle dell'operaio dell'auto o della chimi- tore indipendente, come/reelance, mettendo a frutto le conoscenze che avevo accumu-
ca. Ci eravamo resi conto che la produzione veniva frammentata e decentrata in piccole lato nel lavoro di «Primo Maggio» nel settore dei trasporti di merce. La nuova situazio-
unità produttive, che molti ex operai diventavano artigiani prima e piccoli imprendito- ne esistenziale consentiva di riprendere la riflessione sui temi appena abbozzati ~el '77
ri poi, che tornava di nuovo d'attualità il lavoro a domicilio, che iniziava un periodo di ed in particolare sul tema del lavoro autonomo e della fuga dal lavoro salariato in una si-
radicali ristrutturazioni nell'universo delle grandi fabbriche, con possibili licenziamen- tuazione e in un contesto di organizzazione del capitale che ormai aveva assunto in Ita-
ti di massa. n sistema di am!l1ortizzatori sociali dèlla cassa integrazione offriva una so- lia e altrove i connotati del postfordismo dispiegato. Dopo cinque-sei anni di attività
luzione provvisoria, espelleva i lavoratori dalla fabbrica senza licenziarli, era una forma come Selbstà'ndige ero in gradò di poter comunicare le mie riflessioni e di contribuire in
di finanziamento all'impresa, una forma di compromesso con la forza lavoro, che subiva tal modo ad arricchire la galleria di figu~e sociali paradigmatiche che l' operaismo aveva
una riduzione del reddito ma non perdeva il diritto alla previdenza sociale, all'assisten- prodotto (il militante politico di base, l'operaio-massa, l'operaio multinazionale, l'ope-
za malattia e alla pensione. raio sociale) con una nuova figura, quella del «lavoratore autonomo di seconda gene-
La compattezza monolitica della fabbrica fordista stava dunque per sgretolarsi in razione». Seguendo il procedimento tipico dell'operaismo cominciai ad esporre le mie
una miriade di unità produttive variamente collegate tra loro, la stessa catena di mon- tesi nel1991 nella rivista «Altre ragiorii», sottoponendole al giudizio e alla discussione
taggio veniva sostituita con le «isole» di produzione, interi segmenti del ciclo produttivo di molte persone, lasciai che il pensiero giungesse a maturazione grazie ai contributi di
venivano automatizzati, la fabbrica cambiava dentro e fuori. I settori del lavoro terziario altri e alla riflessione su nuovi fenomeni che avevo trascurato e pubblicai le «Dieci tesi»
erano stati investiti anch'essi dalla spinta delle lotte operaie, interi comparti della Pub- soltanto sei anni dopo presso Feltrinelli in un volume di vari autori curato assieme ad
blica amministrazione dove in genere non si scioperava ed i lavoratori erano divisi in pic- Andrea Fumagalli8 . Possiamo quindi confermare che una delle caratteristiche del lavo-
coli gruppi corporativi, dove la classe sociale dominante era la piccola borghesia, si muo- ro teorico del filone operaista in Italia è la lunga gestazione delle idee, un processo ap-
vevano come alcuni anni prima si erano mossi gli operai di fabbrica. Di grande interesse parentemente lento, in realtà ricchissimo di nuovi stimoli e contributi, prima di giunge-
politico fu l'attività svolta da «Primo Maggio» con i lavoratori dei trasporti, in partico- re a maturazione, che realizza un prodotto intellettuale che porta il nome dell'autore ma
lare con i portuali, cui si aggiunsero poi i facchini dei magazzini, i camionisti, le hostess è in definitiva un'opera dell'ingegno collettivo, del Genera! Intellect.
dell' Alitalia, i lavoratori delle ferrovie. Erano settori che avevano una lunga e gloriosa Le Dieci tesi sul lavoro autonomo di seconda generazione vogliono dimostrare com'è
tradizione di lotte, ormai dimenticate, sia in Europa che negli Stati Uniti. cambiato radicalmente il modo di lavorare con il postfordismo. Scelgono quindi la figu-
Dentro questa profonda trasformazione del modo di produrre, cogliendo i primi sin- ra delfreelance non perché è una figura maggioritaria, ma perché è quella che contiene
tomi del passaggio çla una società fordista a una società postfordista, sembrava di poter in sé le maggiori diversità rispetto al modo di lavorare fordista, sia quello degli operai
capire anche la trasformazione dell'idea di lavoro o dell'etica del lavoro (o del non lavo- che quello degli impiegati e dei tecnici. I cambiamenti più profondi riguardano lo spazio
ro) della nuove generazioni. Perciò tutto il processo di innovazione degli strumenti ana- e il tempo. njreelance non ha un luogo di lavoro, grazie al computer portatile e a Inter-
litici doveva ruotare attorno ai nuovi significati che l'idea di «lavoro» stava assumendo e net può lavorare ovunque, non è perciò parte di una comunità che tutti i giorni si trova
avrebbe potuto assumere. Ma il7 aprile 1979, come detto, ci fu un'ondata di arresti nel- nello stesso luogo (l'ufficio) alla stessa ora ed esce da quel luogo alla stessa ora, è un in-
la quale rimasero coinvolti compagni e colleghi: era l'inizio di una campagna repressiva dividuo isolato; il suo contratto di lavoro non prevede un orario, una presenza, né preve-
senza precedenti. Contemporaneamente iniziava l'ondata di licenziamenti ed espulsioni de un rapporto di dipendenza dal datore di lavoro (committente), la sua autonomia può
dalle fabbriche dei militanti operai. Molti dovettero trovare altre forme di esistenza, fu- essere una trappola, perché egli dipende economicamente dal suo committente ma non·
rono di grande aiuto le reti di contatti internazionali costruite dai primi anni '60, anche ha un rapporto di dipendenza che gli permetta di disubbidire, è solo e non può sciope-
se non c'era un'organizzazione alle spalle che poteva tutelarci, si disponeva di una rete di rare, lo sciopero è un'azione collettiva per definizione, quindi il/reelance opera in una
amicizie molto solida ed affidabile, la solidarietà è stata davvero straordinaria e ha con-
sentito non solo di superare quel periodo difficile ma di venire a contatto con nuove re-
altà, nuove esperienze, nuovi stimoli intellettuali che hanno permesso di continuare il la- 8 S. Bologna, A. Fumagalli, Il lavoro autonomo di seconda generazione:scenari del post/ordismo in Italia, Fel-
voro di elaborazione teorica e di analisi critica fino ad oggi. Alcuni che scelsero la strada trinelli, Milano 1997.
L' operaismo italiano
Sergio Bologna

condizione di debolezza sociale mascherata da gqadagni che sono apparentemente su- mentando enormemente la produttività del lavoro, ma ha anche aperto delle possibilità
periori a quelli di un lavoratore dipendente che svolge le sue stesse mansioni. Apparen- nuove di comunicare, di esprimere la propria opinione, di organizzarsi collettivamente,
temente superiori perché in realtà i suoi guadagni sono lordi, a quei guadagni debbono di trasmettere delle informazioni senza dover passare per le istituzioni politiche, sinda-
essere dedotte le imposte sul reddito, che in alcuni casi sono del 50%, la percezione del cali, culturali e mediatiche.
proprio reddito reale non è immediata.
La sua retribuzione non è un salario cioè non è destinata a riprodurre la sua forza la-
voro, è un compenso svincolato dai suoi bisogni di vita e può essere erogato con gran- Conclusione
de ritardo, quando il lavoro è stato consegnato da tempo. Ma la situazione di inferiori- .
tà sociale in cui si trova il free/ance diventa palese quando si prende in considerazione Posti oggi di fronte all'interrogativo' su quale è stato il rapporto tra l'operaismo e il
la sua mancanza di diritti sul piano del wel/are. Non ha diritto all'assistenza malattia, pensiero comunista avremmo una certa difficoltà a rispondere. Innanzitutto perché do-
all'indennità di disoccupazione, alla pensione. Si parla qui del lavoratore indipendente vremmo prima specificare a quale delle diverse fasi del pensiero del comunismo ci si ri-
«di seconda generazione». Che cosa vuol dire? Che è diverso dal piccolo commerciante, ferisce ed in secondo luogo perché dovremmo anche specificare di quali operaisti s'in-
dal contadino e anche dal notaio, dall'avvocato, dal medico, dall'architetto, dal giorna- tende parlare. Rispetto alla prima questione, non c'è dubbio che l' operaismo italiano
lista professionista, da tutte quelle professioni liberali che in alcuni Paesi sono protette abbia attinto al pensiero delle correnti del protocomunismo dei primi anni '20, quelle
da Ordini e godono di proprie Casse, di Mutue e di altri strumenti previdenziali. n fre- che traevano origine dal comunismo consiliare ma che sarebbero state ben p!.7esto tra-
e/ance di seconda generazione è la dimostrazione vivente ·della miopia politica e dell'op- volte o integrate o emarginate dall'organizzazione dei partiti comunisti, andando a for-
portunismo dei sindacati europei, che si sono ostinati a difendere solo alcune prero~ati­ mare la galassia del Lz'nkskommunismus.
ve dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato ed hanno lasciato senza protez10ne Per quanto riguarda la seconda questione, non v'è dubbio che il gruppo di «classe
le nuove figure lavorative del postfordismo, i lavoratori precari ed i lavoratori autono- operaia» si sia spaccato sull'ingresso o meno nel Partito comunista italiano, rivelando
mi. A questi ultimi è stata anzi negata la qualifica di «lavoratori», si è preferito chiamar- una profonda diversità di vedute tra coloro che consideravano allora l'organizzazione
storica del comunismo italiano uno strumento in grado di portare avanti le istanze ope-
li «imprese individuali» e associarli agli imprenditori.
n fenomeno del «nuovo» lavoro autonomo comincia a manifestarsi verso la fine de- raie e capace di tradurle in sistema di governo e coloro che continuavano a considera-
re il PCI una forza ambigua ma con prevalente funzione di disinnesco del potenziale ri-
gli anni '70 ed è determinato da tre processi di trasformazione:
a) le imprese sono alla ricerca di un'organizzazione più flessibile che le porta a tra- voluzionario dell~ lotte operàie. Per gli uni il PCI era uno strumento di lotta, per gli altri
uno strumento d1 controllo, per gli uni non c'erano modi diversi di essere comunisti che
sferire all'esterno determinate competenze o ad acquisirle sul mercato;
b) le Amministrazioni pubbliche, pressate da vincoli di bilancio, seguono più o
all'interno dell'organizzazione, per gli altri si poteva essere <<Veri» comunisti solo restan-
do~i fuori. Qu~e delle due posizioni era più coerente con l'operaismo origin'ario, quel-
meno la stessa strada; lo m sostanza d1 «Quaderni Rossi» e dei primi numeri di «classe operaia»? Certamen-
c) il cambiamento degli stili di vita e l'emergere di nuovi consumi di massa creano
una serie di servizi alla persona che prima non esistevano o esistevano sotto altre forme. te la seconda, ma ciò non significa che questa coerenza l'abbia posta al riparo da certe
Questi tre processi subiscono una forte accelerazione con il diffondersi delle tecnologie ambiguità. Infatti una lettura attenta dei testi e soprattutto una riflessione sulla forma
informatiche che cambiano il modo di lavorare e di comunicare e consentono di sostitu- organizzativa prescelta, quella del gruppo politico tenuto insieme da una rivista ci in-
ire «la rete» all'organizzazione proprietaria. Quando cominciai a scrivere le «Dieci Tesi» ducono a ritenere che lo spirito originario dell' operaismo e la sua più autentic; inter-
non avevo alcun riferimento storico o teorico nel campo marxista, non c'era nessun pas- pretazione.non corrispondono né alla posizione di coloro che ritennero di rientrare nel
PCI né a quella di coloro che ritennero di poter fondare un «vero comunismo» restan-
saggio de Il Capita/è, delle Teorie del plusvalore, dei Grundrisse o di altri scritti c~e po-
tesse aiutarmi. Mi trovavo veramente in una situazione «al di là del marxismo», la nvolu- done fuori.
zione tecnologica del capitalismo aveva aperto con l'informatica un'epoca nuova ed era La ragione è molto semplice: l'operaismo si collocava in un tempo post-comunista,
inutile tentare di forzare il pensiero marxiano per trovare degli agganci impossibili. aveva la convinzione che la storia del comunismo fosse conclusa, in particolare nei Pae-
Le «Dieci Tesi» furono accolte dal personale politico residuo della Sinistra italiana si occidentali caratterizzati da una classe operaia avanzata e da un'organizzazione del la-
con scetticismo e indifferenza, mentre furono accolte con rispetto é attenzione da parte voro e di comando capitalistico in grado di assorbire e quasi di interiorizzare il pensie-
di alcuni settori del movimento delle donne, perché nel lavoro indipendente delle nuove ro comunista. Tutto il ragionamento sul neocapitalismo andava in questa direzione. Era
professioni le donne sono presenti in misura rilevante. La rivoluzione prodotta dall'in- quindi una presa di coscienza del fatto che ci si trovava a dover fare i conti con un assetto
troduzione delle tecnologie di rete e dall'informatica, dai sistemi di comunicazione via del capitale così dinamico e innovativo da rendere il pensiero comunista uno strumento
Internet, è forse la più grande rivoluzione del modo di produzione capitalistico dall' epo- di liberazione obsoleto. Era un modo di pensare del tutto differente da quello delle co-
ca dell'invenzione del motore a scoppio. Ha trasformato l'organizzazione dell'impresa, siddette «correnti eretiche» del comunismo.
che è diventata sempre più un'impresa «a rete», ha trasformato il modo di lavorare, au- Il tempo dell'operaismo non era né quello del comunismo né quello del bordighi-

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L' operaismo italiano
Sergio Bologna

ciali, produttive, territoriali che non tollerava semplificazioni, ma al contrario pretende-


smo né quello del trozkismo, anche se sul piano della lotta quotidiana ci si poteva trova-
va un esame attento della specificità delle singole situazioni. Altrimenti come sarebbe
re d'accordo, come con gli anarchici del resto. L'operaismo non apparteneva alla storia
stato possibile accendere tanti fuochi, passare dai tecnici di laboratorio agli informati-
del comunismo, anche se nel suo sistema di pensiero si trovavano pesanti tracce di teo-
ci, dai manovali di catena agli attrezzisti, dall'ingegnere dell'impianto chimico al portua-
ria politica elaborata nel corso della storia del comunismo. L'operaismo era troppo for-
le, dall'infermiere al camionista, dal salariato agricolo all'insegnante? Erano tutte figure
temente ancorato alla pratica anarcosindacalista per potersi t.rovare in sintonia con il co-
munismo. Pertanto il «revisionismo» comunista non rappresentava un problema, non da in.tru~par~ ne~' op~raio ma~sa? Nien,te affa~to, il discorso era da intendersi come ege-
valeva nemmeno la pena confrontarvisi, né valeva la pena criticare le vecchie eresie co- moma ~ cer~1 p~mc1p1 generali che nell opera1o massa trovavano espressione più chiara,
come l eguahtansmo o la centralità del problema salariale.
muniste. Trotzkismo, bordighismo appartenevano al passato, tanto quanto lo stalinismo.
Solo chi è accecato da odio settario o chi rilegge quel periodo con superficialità può
L'unico sistema di pensiero con cui l'operaismo riteneva valesse la pena di misurarsi era
negare che l'operaismo abbia avuto un ruolo determinante nel rapporto tra lotte stu-
quello del neocapitalismo, era in quel costrutto mentale e in quell'organizzazione reale
~entes~he e lott~ operaie. Solo chi è ingabbiato nella storia istituzionale può negare che
che andavano individuati i punti deboli e le contraddizioni su cui far leva per scatena-
l opera1smo abb1a avuto un ruolo nel determinare la qualità delle lotte operaie. Senza il
re un'insubordinazione sociale capace di mettere in gioco gli equilibri di potere. Restare
suo radicalismo, senza il suo estremismo, senza le sue forzature sul salario e sull'egualit a-
ancorati alla fabbrica, al reparto, al rapporto uomo-macchina come terreno privilegiato
rismo, l'Autunno caldo sarebbe stato diverso, il controllo del sindacato sarebbe stato più
della politica significava rifiutare uno degli assiomi del pensiero comunista, la separazio-
~onvenzi?nale. Là si è conclusa la sua parabola e non se ne sarebbe più sentito parlare
ne del politico dal sindacale. se al suo mterno non avesse racchiuso quella complessità da cui sono partiti successiva-
Questo approccio consente all' operaismo di rivolgersi con uno sguardo militante alla
mente dei percorsi di ricerca teorica e di sperimentazione pratica che hanno consentito
storia del movimento operaio, cioè con uno sguardo critico ma al tempo stesso parteci-
ad alcuni dei compagni del gruppo originario di dare un contributo in grado di conse-
pante, perché esente da preoccupazioni di «custodia delle ceneri». Se invece di conside-
gnare il testimone a nuove generazioni di militanti e di lavoratori intellettuali.
rarsi libero da vincoli di parentela, l' operaismo avesse interpretato se stesso come «erede
Vinta la scommessa, sono emersi i suoi limiti. Ma quali? La risposta più banale è che
legittimo» del comunismo, rivendicando il possesso di un patrimonio politico e ideolo-
l'.operaismo ~on ha ris~lto il problema dell'organizzazione. Gettandosi alle spalle il pen-
gico, non solo avrebbe commesso un'usurpazione ma si sarebbe precluso ogni slancio
siero comumsta, non si sarebbe accorto di aver disinvoltamente evitato di affrontare il
innovativo, ogni percorso sperimentale. L'innovazione nasceva dalla certezza che c'era
vero problema di ogni gruppo con aspirazioni rivoluzionarie, il problema del Partito.
un mondo nuovo in formazione, cioè un consolidamento del potere capitalistico in Oc-
Da qui l'accusa di essere stato uno dei tanti tentativi avventuristi, una delle tante escre-
cidente che faceva da contraltare all'indebolimento dell'impei:ialismo in Asia, Africa e
sc~nze, .di cui è costellata l~ storia del comunismo. A convalidare la correttezza di questa
America Latina. Pertanto, invece di cantar vittoria per la riscossa del comunismo in quei
sp1egaz10ne sarebbe propno la scelta operata da alcuni dei suoi padri fondatori di rien-
continenti e agitare in piazza bandiere cubane o cinesi, occorreva creare un sistema di
trare ~el PCI. Ecco la prova! Ancora una volta dobbiamo rilevare che le semplificazioni
pensiero in grado di mobilitare le sole forze capaci di incrinare la solidità del coman-
non amtano a comprendere la vera natura dell'operaismo, la sfida della complessità non
do del capitale, forze sociali appunto non ~appresentanze politiche, uomini e donne col-
può essere elusa. L' operaismo aveva posto una domanda che sta a monte del problema
locati in una zona della divisione del lavoro che li metteva in grado di esercitare potere
dell'organizzazione: che cos'è il comunismo? È possibile parlare di comunismo come
d'interdizione. Non la piazza generica, non il Parlamento, ma la fabbrica, non la violen-
qualcosa di avulso dal suo essere un fenomeno storico? È possibile il comunismo fuori
za né l'urlo ma l'astuzia, lo skill di chi conosce alla perfezione un meccanismo comples-
dall'organizzazione ufficiale? All'operaismo interessava sapere se il comunismo come si-
so e sa come bloccarlo, sa come individuare il componente, il contatto, che manovrato
stema di pensiero politico fosse ancora uno strumento efficace nello scontro di classe del
in certo modo lo mette fuori uso. neocapitalismo oppure no.
Era uno stile diverso di fare politica, bisogna riconoscerlo, qualcosa di radicalmen-
Ma tutto ciò non cancella i Ùmiti dell'operaismo, né li attenua pensare che i tentati-
te diverso dall'utopia dello «sciopero generale» risolutivo, era uno stile che non aveva
vi .~ cre.ar~ un' or?aniz~azio.ne rivoluzionaria negli anni '70 da parte di diversi gruppi di
niente da spartire con il vecchio massimalismo all'italiana. Era una rottura nei confron-
m~ltantl si ~o~o nvelau fallimentari ed in taluni casi disastrosi, suicidi o, ancora peggio,
ti di consuetudini politiche che ritenevano un'azione tanto più efficace quanto maggio-
tali da,costlt~lre una grave insidia per le lotte operaie. Chi ha partecipato all'esperien-
re fosse la semplificazione dei termini del problema. L' operaismo partiva invece dal pre-
za dell o~eraismo , e non ha ancora rinunciato a certi suoi principi ispiratori, dei giudizi
supposto contrario e cioè che l'estrema complessità del governo capitalistico poteva
della stona non sa che farsene, è stato coinvolto in una delle più drammatiche sconfitte
essere affrontata solo facendo appello alla complessità della composizione di classe, an-
che se ciò comportava il rischio di addentrarsi in una zona grigia dove a perdere la bus- che un mo_vimento di emancipazione abbia mai subito e questo gli basta. Non gli resta
c~e se?ersi an~_ora a, quel ~avolo da gioco e sc~mm~ttere i pochi quattrini che gli sono
sola ci vuol niente. L' operaismo ha coniato espressioni di grande forza simbolica, come
nmastl, non pm sull operaio massa ma sulle mille f1gure del lavoro postfordista. A una
«operaio massa» per esempio, che potevano in effetti far cadere nella trappola della sem-
condizione però: che i soldi siano suoi, in altre parole, che sia coinvolto in prima per-
plificazione, ma è riuscito ad evitarla percorrendo i sentieri difficili della composizione
sona, come lavoratore e come cittadino. A chi gli abbietta di non aver imparato nulla
tecnica e della composizione politica di classe, una ragnatela di condizioni culturali, so-

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Sergio Bologna

dall'esperienza passata e di costituire, per questa sua pervicacia, ~n. pericol? sociale, in PANZIERI, TRONTI, NEGRI:
particolare per la formazione dei giovani, ~u~ rispondere che ~g~1 il suo or~zz~nte non LE DIVERSE EREDITÀ DELL'OPERAISMO ITALIANO
è più quello di un ribaltamento di rapportl d1 potere nella soe1eta, ma assa1 pm n:ode-
stamente quello di frenare il continuo degrado dei rapporti di lavoro. Se questo s1a an- Cristina Corradi
cora operaismo, 0 comunismo o che altro è un problema di chi si diverte a perdere tem-
po in chiacchiere.

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operaia», Derive Approdi, Roma 2008 . considerati i suoi contributi più significativi2 •
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nell'Europa occidentale, come ricerca di un'alternativa al socialismo di Stato sovietico
e alla via italiana al socialismo, l'operaismo costituisce un capitolo della storia del mar-
xismo europeo che, dopo la stagione creativa degli anni V~nti, vive negli anni Sessanta
una ripresa teorica al di fuori delle politiche culturali di partito3 • Nel quadro della sto-
ria nazionale, l'operaismo è un episodio della ricerca di un rapporto diretto tra intel-

1 Cfr. A. Negri, Dall'operaio massa all'operaio sociale. Intervista sull'operaismo, P. Pozzi e R Tomassini (a cura

di), Ombre corte, Verona 2007 (l" edizione 1979); S. Mezzadra, Operairmo voce in Enciclopedia del pensiero
politico, diretta daR Esposito e G . Galli, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 497-498; M. Turchetto, De «l'ouvrier
marre» à l'<<entrepreneurialité comune>>: la trajectoire déconcertante de l'operaiSme italien, in Dictionnaire Marx
c_ontemporain, Presses universitaires de France, Paris 2001, pp. 297-317; G. Borio, F. Pozzi e G. Roggero (a
cura di), Gli operaisti. Autobiografie di cattivi maestri, DeriveApprodi, Roma 2005.
2
Cfr. S. Wright, I: assalto al cielo. Per una storia dell' operairmo, Edizioni Alegre, Roma 2008.
3
Cfr. C. Preve, La classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in
AA.VV., Alla ricerca della produzione perduta, Dedalo, Bari 1982, pp. 63-121.

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