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Rivista fondata da Giovanni Michelucci nel 1945 nona serie – n.

7 Dic l 2018

Perchè si è rotta la città? Fondazione Michelucci Press


www.michelucci.it
Giancarlo Paba Massimo Colombo
Una ragionevole speranza? Intervista a Demir Mustafà. Ricomporre la città Penso che una forma urbana
Patrizia Meringolo Saverio Migliori efficace può nascere soltanto
Trincee in cui sopravvivere, casematte Intervista a Franco Corleone. Città e carcere da una partecipazione umana,
da conquistare
Silvano D'Alto corale alla sua genesi. [...]
Giuseppe Faso Lo Spazio e la Pace
Parole che costruiscono nuovi muri
Quante volte infatti siamo tentati
Nadia Musumeci di fuggire solitari chissà dove, perché
Mauro Cozzi Giovanni Michelucci. Inventario delle lezioni
Il valore della residenza indigena i rapporti con gli altri ci appaiono
sgradevoli e talora offensivi,
pur avendo coscienza che questo
isolamento rappresenterebbe
il fallimento penoso,
mediocre dell'individuo?
G. M. 1965
Rivista fondata da Giovanni Michelucci nel 1945
nona serie – n. 7 Dic l 2018 w w w. m i c h e l u c c i . i t

Perchè si è rotta la città? Cura editoriale del numero


Giancarlo Paba e Andrea Aleardi

3 EDITORIALE Referenze fotografiche


4 Giancarlo Paba Le immagini che illustrano gli articoli di questo
Una ragionevole speranza? numero sono state fornite dagli autori e sono
escluse dal copyright dell’editore, che rimane
8 Patrizia Meringolo a disposizione degli aventi diritto per le
Trincee in cui sopravvivere, casematte da conquistare eventuali fonti iconografiche non identificate.
10 Giuseppe Faso
Parole che costruiscono nuovi muri In copertina:
Giovanni Michelucci, Elementi di città [1972
16 Mauro Cozzi (Archivio Fondazione Michelucci)
Il valore della residenza indigena In quarta di copertina:
18 Massimo Colombo Marsiglia, 1950 circa
Intervista a Demir Mustafà. Ricomporre la città foto di Giovanni Michelucci
(Archivio Fotografico Fondazione Michelucci)
20 Saverio Migliori
Intervista a Franco Corleone. Città e carcere Le tagcloud che indicizzano i testi sono state
24 Silvano D'Alto realizzate dal sito www.wordle.net
Lo Spazio e la Pace
28 Nadia Musumeci
Giovanni Michelucci. Inventario delle lezioni
Un nuovo strumento di studio online per l'archivio
30 RUBRICHE

La Nuova Città
Nona serie n. 7, dicembre 2018

Direttore responsabile: Biagio Guccione

Redazione: Andrea Aleardi, Franco Carnevale, Cristiano


Coppi, Mauro Cozzi, Raimondo Innocenti, Corrado
Marcetti, Giancarlo Paba, Camilla Perrone.
Segreteria di redazione: Nadia Musumeci
Progetto grafico: Andrea Aleardi / Cristiano Coppi
Impaginazione: Fondazione Giovanni Michelucci

Copyright © Fondazione Michelucci Press, 2018

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Reg. al Tribunale di Firenze n.3108 del 24/02/1983

ISSN 1973-3992 (edizione elettronica)

ISSN 1128-1790 (edizione cartacea)


- Stampa presso SidiCopy Firenze, maggio 2019

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EDITORIALE
a cura della Fondazione Michelucci

P
erché si è rotta la città? Con que- vedimenti dai governi per agire (mate- circo Barnum», con effetti devastanti an-
sta inquietante e dolente do- rialmente e soprattutto simbolicamen- che sulla composizione sociale dei centri
manda si è aperta nei mesi scorsi te) «sui sentimenti collettivi di chiusura, storici. Con qualche timido ma consape-
una discussione all’interno della nostra autoisolamento, egoismo collettivo dei vole segnale di resistenza che comincia a
fondazione, tra il Comitato Scientifico e popoli che vorrebbero proteggere, i quali farsi strada, per una umanità attivamente
il gruppo di lavoro. Una domanda che finiscono essi stessi per diventare prigio- garante della vita urbana.
sembra minare con un certo amaro scon- nieri, e più poveri di cultura e umanità». In due interviste di Massimo Colom-
forto il senso stesso del nostro sguardo Se una ragionevole speranza permane – e bo a Demir Mustafà sulla comunità rom
verso «La Nuova Città», come Michelucci i segnali ancora ci sono – è solo con un fiorentina e di Saverio Migliori a Franco
ha sempre inteso la missione di questa cambio di paradigma dell’azione sociale, Corleone sul rapporto tra carcere e città
rivista. Un interrogativo urgente da porsi tra resistenza attiva, nuova progettualità emerge con forza l’urgenza della ricom-
in tempi in cui ogni segnale va in direzio- e la diffusione di nuove politiche per il posizione sociale della città, che quella
ne ostinata e contraria purtroppo non in quotidiano. Patrizia Meringolo ci ricorda citata velocità del male pare travolgere,
quel senso resistente che De Andrè in- come si è «deteriorato il linguaggio» at- estromettere, 'periferizzare', sospenden-
coraggiava, ma invece verso un’ostinata taccando i diritti, le differenze, le compe- do sine die ogni processo faticosamente
cecità per ogni valore umano e solidale tenze. «Una città è fatta per viverci, guar- avviato e senza intravedere segnali di
della comunità, e contraria ad ogni ra- darsi in faccia, stringersi la mano», ma mai come ricominciare.
gionevole senso di futuro. Qualcosa si è come oggi l’hate speech rimbalzando dai Infine torniamo ad Hannah Arendt con
rotto, per disillusione, per stanchezza, per social consolida narrazioni diverse spesso un appassionato e pieno di speranza arti-
infimo calcolo, per bieca opportunità. eterodirette. E anche Giuseppe Faso in colo di Silvano D’Alto, Lo Spazio e la Pace,
Ma riusciremo a ritrovare, anche se maniera molto incisiva ci dice come «la sulla relazione tra questi due fattori per-
faticosamente, le energie, le ragioni e il violenza politica, istituzionale e sociale cettivi della condizione umana, luoghi
coraggio – e un nuovo sguardo colletti- si fa così linguistica, strumento di propa- delle relazioni e dell’agire reciproco, che
vo – per superare questa devastante crisi ganda nel senso etimologico del termine: si conclude invocando ad alta voce la cit-
sociale e soprattutto culturale che pare segna filari, scava buchi, semina, innaffia tà della pace!
pervadere il mondo, ben oltre quanto il piantine velenose». Contro la città, quella Perché si è rotta la città? Una domanda
nostro Paese è già colpevolmente impe- michelucciana nuova città, procurando che interrogandoci cerca risposte, sguar-
gnato di suo a fare? «gravi ferite agli argomenti di base del di più larghi, il conforto di altre esperien-
Parafrasando Hannah Arendt, Gian- nostro vivere civile». ze di resistenza e di progetto, il tempo, il
carlo Paba apre il numero parlando della Mauro Cozzi ritorna sul tema della pensiero e la forza di ricomporre una so-
velocità del male, come un nuovo fattore svendita delle città d’arte, cannibalizza- cietà sgomenta che deve ritrovare il suo
di smontaggio dei diritti per l’incalzante te dal turismo dove «si intravede la fine statuto, un nuovo equilibrio e soprattutto
sistematicità con cui vengono presi prov- della città vera, surrogata da una sorta di la sua fondante umanità.

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Una ragionevole speranza?
di Giancarlo Paba

V
elocità del male centuale dei morti in relazione al numero inventato regolamenti discriminatori di
dei migranti, proprio per le politiche di accesso alle risorse collettive (dagli asi-
Sono passati pochi mesi dal- abbandono e di mancanza di protezione. li alle case), le platee degli aventi diritto
la primavera estate del 2018. Da allora le La pericolosità dei viaggi non è mai stata sono state ridotte in molti campi dell’as-
cronache dell’emigrazione si sono riem- così grande, ma la necessità di migrare sistenza sociale.
pite di nuovi luoghi di imprigionamento è rimasta intatta; l’ineluttabilità storica, Alcuni provvedimenti del nuovo go-
e di sofferenza, nuove rotte terrestri e ma- di lungo periodo, delle migrazioni non è verno sono un concentrato di miseria
rine si sono sostituite o aggiunte a quelle stata neppure scalfita. umana e culturale, di volontà di colpire
consuete, regole astruse di interdizione Il 2019 è incominciato appunto sotto e punire i migranti per la loro stessa esi-
sono state inventate, muri e barriere sono l’insegna della morte in mare, con una stenza, come la tassa dell’1,5% sulle ri-
stati costruiti o progettati, crudeltà inutili media spaventosa di sette morti al gior- messe di denaro verso le famiglie lontane
hanno reso ancora più disumani i viag- no nel mese di gennaio. È impossibile o il dimezzamento della quota dell’otto
gi dei migranti, respingimenti, chiusure, inoltre contare le vittime non registrate, per mille destinata ai rifugiati, demago-
naufragi, morti hanno cadenzato gli av- nascoste e imprevedibili, anche a causa gicamente trasferita alla quota riservata
venimenti giorno per giorno, ora per ora. del mutamento delle rotte, della frantu- ai disastri naturali. Provvedimenti così
In quei giorni la nave Aquarius, le cui mazione dei flussi, della minore rintrac- irragionevoli da essere quasi più stupidi
peripezie sono diventate il simbolo di ciabilità delle imbarcazioni sempre più che cattivi. Infine una legge organica – il
questa stagione terribile, ha solcato i piccole usate dai migramti. Nel 2018 ci decreto Salvini sulla cosiddetta sicurezza
mari per più di una settimana prima di sono stati 341 «sbarchi fantasma» nelle – ha imposto norme che sono contro la
approdare a Valencia; negli stessi giorni coste italiane e sono arrivati quasi 6mila costituzione italiana, contro le leggi in-
una nave della marina americana acco- migranti: 2.331 fermati subito dopo lo ternazionali, contro i diritti fondamentali
gliendo alcuni naufraghi ha rigettato in sbarco, 3.688 individuati a terra (ma un degli esseri umani.
acqua dodici cadaveri per mancanza di numero imprecisato, stimato intorno ai
celle frigorifere (la legge di Antigone tra- 2.000, è riuscito a fuggire)1. Non solo nel «nostro giardino» sono
dita da una norma igienica; altre cento I porti sono stati chiusi (fintamente, avanzati, con ritmo incalzante, i com-
persone erano annegate poche ore pri- ma ciò che conta è il messaggio), le Ong portamenti e i provvedimenti istituzio-
ma e i loro corpi si erano persi nel mare). impedite di soccorrere i naufraghi e per- nali discriminatori e disumani. In quegli
Quei cadaveri si sono aggiunti agli oltre seguite, o perseguitate, da alcune procu- stessi mesi estivi, nel «giardino» più ricco
35mila morti degli ultimi 25 anni nel mar re. Sono stati ridotti i finanziamenti per del mondo, 2300 bambini, separati dai
Mediterraneo, oltre 2200 dei quali nel la protezione dei rifugiati, ostacolate e genitori arrestati e processati per immi-
corso del 2018. La diminuzione rispetto in prospettiva dismesse le attività degli grazione clandestina, sono stati chiusi
al 2017 è considerata un successo dal Sprar, stroncati gli esperimenti innovativi in gabbia in un ex-deposito della Wal-
nuovo ministro dell’interno, mentre in di accoglienza (non solo nel caso simbolo mart nella città di Brownsville, ai confini
realtà è grandemente aumentata la per- di Riace). Sindaci e amministratori hanno tra Messico e Usa. Da allora la proposta

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[1]

di Donald Trump di costruire un muro gna e Marocco, spezzano in due Cipro, origine3. Una legge olandese impedisce
lungo il confine meridionale degli Stati blindano i confini tra Serbia e Ungheria, infatti alla polizia di entrare in un edificio
Uniti (in realtà una costante della politica Grecia e Turchia, Finlandia e Russia, Russ- religioso durante lo svolgimento di una
americana degli ultimi presidenti) è stata sia e Ucraina, Arabia Saudita e Irak, Israele cerimonia. Con questo atto straordina-
ossessivamente al centro delle cronache e Palestina, India e Bangladesh, ed esiste rio di disobbedienza civile, la comunità
americane e mondiali. Un’ossessione ca- persino una barriera rigida tra Svezia e religiosa e i volontari del quartiere sono
denzata anche in questo caso nei mesi Danimarca, un blocco nel ponte di Ore- riusciti a salvare la famiglia Tamrazyan, di
successivi da morti e azioni spettacolari sund, che nega la natura stessa di quel origine armena, formata da genitori e tre
di respingimento e di contrasto, come ponte ardito, concepito e realizzato in figli, che abitano da otto anni in Olanda,
l’invio dell’esercito per arrestare le paci- un periodo nel quale erano i ponti e non la figlia grande iscritta all’università, tutti
fiche e colorate carovane provenienti dai i muri a significare un valore positivo. La i componenti della famiglia integrati nel
paesi più poveri dell’America latina. funzione dei muri è materiale, ma pure tessuto sociale ed economico della cit-
L’8 dicembre 2018 Jakelin Caal, una (e in alcuni casi soprattutto) simbolica, tà. Dopo 96 giorni, dopo più di tre mesi,
bambina guatemalteca di sette anni è quindi più potente ancora, perché agisce il 31 gennaio 2019, la messa è finita. Le
morta di stenti mentre era sotto la re- sui flussi di popolazione, ma anche sui istituzioni hanno finalmento ceduto, ac-
sponsabilità della polizia di frontiera, sentimenti collettivi di chiusura, auto- cordando il permesso di residenza che
dopo aver trascorso vari giorni senza isolamento, egoismo collettivo dei popo- consentirà alla famiglia Tamrazyan di re-
cibo né acqua nel deserto del New Mexi- li che vorrebbero proteggere, i quali fini- stare in Olanda.
co mentre con un gruppo di 163 migranti scono essi stessi per diventare prigionieri, Perché ricordo questo episodio, singo-
cercava di entrare negli Stati Uniti. Ferma- e più poveri di cultura e umanità. lare ma non isolato, così come avrei potu-
ti i migranti nella mattina del 6 dicembre, to ricordare molti altri episodi di solida-
la bambina, spostata da un ospedale a un rietà collettiva anche, e forse soprattutto,
altro, non è stata curata in modo appro- Resistenza e pratiche sociali (una ra- in Italia? Se osserviamo ciò che risuona
priato ed è morta un paio di giorni dopo. gionevole speranza?) mediaticamente in Italia e nel mondo
(forse anche noi vittime della costruzione
Il tema dei muri, materiali e simbolici, è Dal 26 ottobre del 2018, in un quar- del discorso pubblico imposta negli ulti-
diventato quindi cruciale. I muri che divi- tiere residenziale dell’Aja, nella chiesa mi anni) il panorama appare drammatico:
dono i paesi gli uni dagli altri erano 7 alla evangelica di Bethel, 750 preti e diaconi la sensazione di un’emergenza continua;
fine della seconda guerra mondiale, sono si sono dati il cambio per recitare senza il degrado del linguaggio e in generale
diventati 15 nel 1989 quando è crollato interruzioni una messa infinita. Lo scopo della comunicazione fin dentro le rela-
il muro di Berlino, sono oggi nel mondo di questa messa eccezionale era quello zioni interpersonali; la protervia dell’in-
almeno 77 (realizzati o progettati), con di proteggere una famiglia armena che teresse individuale ostentata come vir-
una crescita che si è accelerata dopo la altrimenti avrebbe potuto essere prele- tù; la sensazione che non ci sia niente di
strage delle Twin Towers2. Dividono Spa- vata dalla polizia e rispedita nel paese di veramente indicibile e lo sdoganamento

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[2]

di fatto di razzismo, fascismo, antisemiti- anche che le energie dispiegate nei ten- contesti altri e talvolta ostili, spesso (ri)
smo, xenofobia, nazismo, superstizione, tativi di ricostruire la città rotta sono an- partendo da zero, e il cui sviluppo posi-
fanatismo, maschilismo, fondamentali- cora oggi diffuse e potenti nei territori tivo esige il cambiamento della società e
smo, egoismo economico, crudeltà so- del mondo. della città (delle politiche di accoglienza,
ciale. E la derisione conseguente di ogni Energie che assumono almeno tre di formazione e di educazione, di inte-
manifestazione di dialogo, pacifismo, forme significative: la resistenza attiva, il razione sociale, di lavoro individuale e
mediazione, attenzione reciproca, solida- cambiamento innescato dai nuovi pro- collettivo, di impresa e di innovazione
rietà, bontà d’animo, accoglienza, ascol- getti di vita delle cittadinanze nomadi, sociale)4.
to, pietas, sensibilità collettiva. Mentre la diffusione delle politiche alternative Michelucci ha scritto molti anni fa:
dall’altra parte appaiono come bloccati, del quotidiano. Non posso qui sviluppare «Non saprei vedere altra strada se non
balbettanti, i linguaggi 'buoni', forse or- adeguatamente queste nuove dimensio- quella di indicare in coloro che sono con-
mai anch’essi ritualizzati e resi inefficaci ni dell’azione sociale e mi limito a qual- siderati gli esclusi della città presente i
dalla nostra stessa incapacità di rinnovar- che breve considerazione finale. protagonisti del suo rinnovamento». È
li, di renderli penetranti e trascinanti. La messa infinita di Bethel dalla qua- proprio così ancora oggi, letteralmente,
Per questo diventa oggi necessario e le sono partito è appunto un esempio di direi material(istica)mente: il passaggio
urgente disinnescare il nostro sguardo resistenza attiva, di opposizione immagi- dall’esclusione all’inclusione, quando rie-
da quello dominante e cercare di vede- nosa e vincente alle violenze delle nuove sce a realizzarsi come invenzione e com-
re con maggiore apertura e curiosità ciò politiche migratorie (e sociali) dei gover- pimento di un progetto di vita, genera
che succede. Perché se la città è (forse) ni europei. In quella stessa esperienza è energie di trasformazione, impone il cam-
rotta, come recita il titolo di questo nu- possibile leggere in controluce la forza biamento dei dispositivi sociali intercet-
mero della nostra rivista, se lo sgomento di cambiamento che hanno i progetti di tati nei nuovi percorsi di vita: dalla casa
sembra averci preso, togliendoci quasi vita dei nuovi migranti, di ognuno di loro alla scuola, dall’ospedale ai luoghi del
la parola e ostacolando l’azione solidale, e di una molteplicità più larga di nuovi lavoro – e della città nel suo complesso.
se il 'male' risulta essere più veloce delle soggetti sociali. Le vite di quella famiglia Il terzo orizzonte di speranza è radi-
nostre stesse capacità di comprensione – più in generale le vite delle cittadinanze cato nel grande numero di quelle che è
e sembra giovarsi di un forte sostegno nomadi e delle minoranze sociali – sono possibile chiamare «politiche alternative
popolare, se tutto questo è vero, è vero vite che devono essere (re)inventate, in del quotidiano», intendendo, con questa

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Immagini:

[1] Giovanni Michelucci, L'arca incagliata nella roccia,


serigrafia, 1987
[2] Giovanni Michelucci, Studi per una chiesa e un centro
comunitario nel quartiere di San Miniato, Siena 1981
[3] Giovanni Michelucci, Studi per una chiesa e un centro
comunitario nel quartiere di San Miniato, Siena 1980

[3]

definizione riproposta da Ezio Manzi- NOTE


ni5, le pratiche sociali auto-organizzate,
1 F. Sarzanini, I 341 sbarchi fantasma: in un anno ar-
i «progetti autonomi» autorealizzati che
rivati altri 5.999 migranti, «Corriere della Sera», 29
si diffondono in ogni angolo della post-
gennaio 2019, p. 5.
metropoli, creando innovazione, lavoro,
socialità, condivisione. 2 B. Tertrais, D. Papin, Atlante delle frontiere. Muri,
Sono quindi almeno questi gli orizzon- conflitti, migrazioni, add editore, Torino 2018; T.
ti che possono consentirci di pensare che Marshall, I muri che dividono il mondo, Garzanti,
una ragionevole speranza sia possibile e Milano 2018; K. Hjelmgaard, From 7 to 77: There's
che le rotture della città siano immesse in been an explosion in building border walls since
un percorso di riparazione nel momento World War II, «USA Today», May 24, 2018; E. Val-
stesso in cui si producono, attraverso la let, Borders, Fences and Walls: State of Insecurity?,
resistenza attiva e creativa, i progetti di Routledge 2018.
vita delle popolazioni nomadi e delle cit-
3 P. Del Re, Alla messa infinita per salvare i rifugiati,
tadinanze 'difettive', le politiche alterna-
«La Repubblica», 11 gennaio 2019, p. 11.
tive di condivisione e di lavoro comune
nelle pratiche della vita quotidiana. 4 G. Paba, Come cambiano le città: bambini, donne,
migranti e altri animali, in Centro Territoriale Mam-
mut di Scampia, Come partorire un mammut. An- Giancarlo Paba, è stato professore ordinario di
tologia di pratiche, modi, strumenti, visioni e intui- Tecnica urbanistica nell’Università degli Studi
zioni dell’intervento pedagogico, Marotta & Cafiero, di Firenze, dal 2012 è il Presidente della
Napoli 2011. Fondazione Giovanni Michelucci.

5 E. Manzini, Politiche del quotidiano. Progetti di


vita che cambiano il mondo, Edizioni di Comunità,
Roma 2018.

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Trincee in cui sopravvivere, casematte da conquistare
di Patrizia Meringolo

N
ell’ultimo anno, con una pro- cui vinca il migliore, alle città «smart», ai Ci avevamo provato, spinti dagli even-
gressione inesorabile, si stan- cinema anche in periferia, a posti in cui si ti, ponendoci di fronte ai fenomeni mi-
no verificando situazioni che possa parlare e stare insieme. Oggi tutto gratori non come a una catastrofe ma
impattano non solo sulle istituzioni de- quello che è colto sta diventando sospet- come a una sfida da affrontare nella coe-
mocratiche, ma anche sulle nostre vite e i to, dire che sei professore è infamante, e sione e nella solidarietà.
nostri modi di rispondere agli eventi che magari sei anche severo o dai troppi com- Qualcosa è andato storto. Ci siamo fi-
ci attraversano. piti a casa così i ragazzi non festeggiano dati troppo delle relazioni positive tra le
Intanto si è deteriorato il linguaggio: con i propri cari (sic!), se leggi i giornali sei persone?
il cambiamento, che avevamo sempre out, e se per caso sai fare di conto potresti Credo piuttosto che sia successo qual-
pensato come qualcosa di legato al desi- essere sospettato di essere qualcuno che cosa nato al di là degli atteggiamenti
derio di muoverci dal nostro stato attuale imbroglia con le statistiche. psicologici, e basato piuttosto su radici
a una condizione più desiderabile (e, sot- E le città? una città è un organismo politiche e economiche. Una possibile
tinteso, positiva, e, altrettanto sottinteso, vivo, che dovrebbe prosperare nella co- analisi può ricordare quella svolta a pro-
auspicabile non solo per noi ma per tutti), esione e nella convivenza civile – civile posito dell’avanzata del razzismo, non
è diventato una modifica che azzera i di- ma anche piacevole – tra diversi. Vecchi e solo come fenomeno storico-politico, ma
ritti conquistati in cambio di – forse – pri- giovani, donne e uomini, diversi nel pen- anche come una situazione che riduceva
vilegi per alcuni, o – forse – di segnali utili siero, nello stile di vita, nelle origini, nelle la capacità di opporre resistenza. Penso
per promuovere una campagna elettora- scelte identitarie. allo storico René Girard1, nella sua descri-
le permanente. Ho ascoltato su youtube, anch’io come zione de Il capro espiatorio, che afferma
La partecipazione, altra componente tanti, il discorso di Harald V, re di Norvegia che tutte le volte che compare un’ondata
forte della nostra vita associata, è diven- (che non è precisamente Che Guevara), di violenza ci sono alcuni elementi che
tata ormai una faccina inviata (anzi, po- che descriveva il suo apprezzamento per ricorrono: una crisi sociale e culturale vis-
stata) via internet, che a volte ride, a volte vivere in una nazione dove le differenze suta come minaccia incombente, alcuni
dice che le piace… ma le piace che? che convivono e dove ognuno può sentirsi a crimini che alimentano la paura diffusa (i
qualcuno cada in mare? che una ruspa casa. Questo stile di vita esiste ancora? e malefici delle streghe, la peste, la dissolu-
butti giù una costruzione abusiva (pro- dove? zione dell’ordine sociale, la paura di esse-
babilmente da eliminare, ma non deter- Negli anni Ottanta e Novanta del se- re invasi), alcuni soggetti designati come
minante per la democrazia)? o che i treni colo scorso abbiamo scritto molto, anche autori, scelti non per la loro possibilità di
arrivino in orario come nel ventennio? come psicologi sociali, sul narcisismo aver commesso il crimine in questione
E poi la cultura. Su di essa abbiamo che, a partire da una politica individua- ma in base a «segni vittimari» e alla loro
costruito un insieme di diritti: allo studio, lista e legata al self-interest, stava conta- possibile affinità con la crisi. Sono cioè
alla formazione, alla competenza di ope- giando anche i rapporti personali, e non soggetti appartenenti ad un gruppo a
ratori pubblici e privati che si prendono è stato semplice provare ad arrestare una priori definito o definibile come social-
cura del nostro benessere, ai concorsi in tale mutuazione di personalità. mente pericoloso.

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Se tutto ciò poteva avvenire e diffon- conoscenza reciproca nelle comunità
dersi agevolmente nel secolo scorso, locali e il diffondere una corretta infor-
oggi che la possibilità di diffondere voci, mazione può superare la percezione di
dicerie, infamie si è moltiplicata a dismi- paura che sembra essere diventata una
sura e rimbalza su tutti i devices di cui an- costante del vivere. Ricordando, tuttavia,
che i bambini dispongono, oggi che una che anche i soggetti fragili e margina-
pesante crisi sociale e economica erode li – proprio coloro che sono identificati
molti tratti della convivenza umana, il come fonte di allarme – hanno paura,
risultato può essere catastrofico. E infat- temono per il loro futuro e percepiscono
ti già vediamo che il conflitto culturale isolamento e solitudine. Non possiamo
e politico viene sostituito dall’infamia – pensare a una competizione a livello di
l’hate speech che rimbalza in tutti i social diritti: affermare che nelle difficoltà eco-
– negando qualsiasi possibilità di meta- nomiche siano sempre e comunque da
comunicare. privilegiare alcuni gruppi (gli italiani) si-
Una città è fatta per viverci, guardar- gnifica non rendersi conto in primo luo-
si in faccia, stringersi la mano. Non è un go di introdurre un indicatore sociale di
luogo virtuale, è la realtà. Dove il virtuale scarsa correttezza e scarsa applicabilità, e
può aiutarci a mappare gli itinerari, a in- in secondo luogo di innescare una spira-
contrarci meglio, a lasciare esprimere la le di odio che aggiunge alla violenza del
corporeità. Non ad annientarla quando e malessere quella dei possibili agiti inter-
se diversa. personali aggressivi.
Lavorando sul Progetto PROVA, un pro- Mi sono domandata di fronte a feno-
getto europeo, finalizzato a individuare meni tragici in cui la folla sembra avere
e a sostenere buone prassi per preveni- comportamenti irrazionali e autodistrut-
re la radicalizzazione giovanile violenta2, tivi, come quello di piazza San Carlo a
abbiamo discusso molto e con molti sog- Torino dello scorso anno, o anche come
getti sociali diversi, di come l’inclusione quello più recente della discoteca marchi-
non soltanto possa essere la forma mi- giana, al di là ovviamente delle responsa-
gliore di contrasto a tali forme di devian- bilità da accertare o delle scarse misure
za, ma di come abbia un impatto positivo protettive negli eventi ad alta frequenza
più generale sulla vita dei centri urbani. di pubblico, se non sia cambiato il nostro
Le azioni locali che si propongono di ri- modo di vivere i grandi assembramenti.
durre la discriminazione socio-culturale e Ci avevamo messo tanto a vivere la
i fenomeni di esclusione e confinamento folla non come un mostro, ma come uno
spaziale di alcuni gruppi sociali possono stare insieme (le grandi manifestazioni,
fare molto per migliorare la vivibilità di ma anche i concerti, il divertimento col-
tutti i cittadini. lettivo, l’essere insieme e tanti…). Adesso
Anche nei quartieri altamente pro- ognuno degli altri presenti è – può es-
blematici le sinergie tra enti locali, orga- sere – un potenziale nemico. Si reagisce
nizzazioni non governative e le stesse scappando, non si usa più il ragionamen-
associazioni di migranti (proprio di quel- to, che soprattutto negli eventi critici sa-
li additati come causa del malessere) rebbe utile e le emozioni che prevalgono
possono incoraggiare la partecipazione sono la paura, la rabbia, l’aggressione. E il
(quella vera) e il senso di comunità, coin- comportamento che ne deriva è l’attacco
volgendo tutta la cittadinanza nelle pro- o la fuga.
poste per rivitalizzare gli spazi urbani. Se non riusciamo a interrompere que-
E infine forse bisognerebbe fare un sta spirale folle, le nostre città non saran- NOTE
po’ di chiarezza sul senso di insicurezza, no più luoghi da vivere, ma trincee in cui
1 René Girard, Il capro espiatorio, 1982. Trad.it. Milano,
tanto spesso invocato come antecedente sopravvivere, casematte da conquistare,
Adelphi, 1987.
di molte misure antidemocratiche: non recintate e fortificate. E dove il rischio è
sempre e non necessariamente l’insicu- che venga invocato un leader forte, con 2 Progetto PROVA (2016-2018). Prevention of violent
rezza deriva da una vittimizzazione reale, tutte le conseguenze politiche del caso. Radicalisation and Of Violent Actions in intergroup
come è confermato da molte ricerche. Dovremmo riflettere e agire di conse- relations. <https://provaproject.org>
Anzi, anche in questi casi la percezione di guenza, non possiamo lasciare le parole
precarietà psicologica e sociale, come nel- di monito o di speranza solo al papa o a Patrizia Meringolo, è stata Professore
le analisi di Girard, si origina e si alimenta un re norvegese. ordinario di Psicologia sociale e di comunità
presso l’Università degli Studi di Firenze,
nell’attribuzione di pericolosità con cui
è membro del Comitato scientifico della
vengono dipinte le situazioni urbane. Fondazione Giovanni Michelucci.
Di fronte a tutto ciò l’esasperazione del
controllo non fa che rinforzare la sensa-
zione di vivere in un contesto blindato,
mentre solo il rafforzare la coesione e la
[1]

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Parole che costruiscono nuovi muri
di Giuseppe Faso

In memoria di Nicola Solimano,


per vent’anni coordinatore della ricerca
alla Fondazione Michelucci

1
. I confini della città donare i vincoli tipici del discorso giuri- strativi, e che si propagano nel linguaggio
dico-amministrativo e ad assumere il lin- violento della politica, fonte della stigma-
«I confini della città» era il tito- guaggio poco rigoroso e stigmatizzante tizzazione sistematica operata nei media e
lo d’autore di una rivista della Fondazione della tribù cui appartengono, e che anzi nel discorso di senso comune.
Michelucci negli anni ’90. Su quell’imma- proprio così contribuiscono a costituire, La violenza politica, istituzionale e so-
gine la Fondazione si è mossa per anni, all’interno della complessità e diversifi- ciale si fa così linguistica, strumento di
esplorando possibilità pratiche di messa cazione della società. Il pregiudizio di cui propaganda nel senso etimologico del
in questione di muri, barriere, confini, sia è intriso il senso comune pervade testi e termine: segna filari, scava buchi, semi-
fisici che istituzionali. Tra gli altri, vi ha lavo- atti che dovrebbero essere tutelati dalla na, innaffia piantine velenose. Per man-
rato instancabilmente il compianto Nicola tradizione giuridica e dalla tensione ver- tenere i suoi effetti la discriminazione
Solimano, dai primi interventi sull’urbani- so l’univocità dei significati, per evitare le deve riprodursi, e ha perciò bisogno di
stica del disprezzo alle analisi dell’abitare sovrainterpretazioni di atti e sentenze. essere diffusa: a questo scopo è funzio-
inferiore degli immigrati, dai progetti di Leggendo con Nico Solimano e gli al- nale il linguaggio pervertito e segnato
autocostruzione fino, via via, all’ultima ri- tri ricercatori questi atti, ci è sembrato di dalla violenza. Si tratta di un’occupazione
cerca sulle discriminazioni presenti negli capire qualcosa che ci era sfuggito di una strategica del luogo in cui si abita, come
atti normativi e nei provvedimenti ammi- battuta famosa di Calvino, che proprio avvertì agli inizi del dominio nazista Vic-
nistrativi riguardanti rom e sinti. in quei mesi ritrovavamo nel romanzo- tor Klemperer, con una sensibilità da fi-
La sintesi di questo progetto, l’ultimo saggio I buoni di Luca Rastello: «Dove si lologo che lo portò a costruire su quella
lavoro per me in collaborazione con Nico, fa violenza al linguaggio è già iniziata la violenza un diario: «spuntano parole
si chiamò Words which exclude – Parole violenza sugli umani». Non si tratta solo nuove, oppure quelle vecchie acquistano
che escludono, riprendendo il titolo di di riconoscere una violenza sociale in una un nuovo significato specialistico, o an-
una rubrica tenuta per anni sul giornale stortura linguistica, ma di risalire genea- cora si formano nuovi composti che ben
delle autonomie locali della Toscana, e logicamente da una spia linguistica a un presto diventano stereotipi» (Klemperer,
diventata poi un libro dal titolo che allo- dispositivo di discriminazione violenta. pp.48-49). E già Tucidide aveva individua-
ra sembrò azzardato, ma è ora purtroppo Negli ultimi anni, i confini che attraver- to la violenza politica alla base del cam-
avvalorato dai fatti: Lessico del razzismo sano la città si sono moltiplicati, e dividono biamento di significato delle parole in
democratico. Tra i risultati di quel lavoro, luoghi, segnano l’impoverimento di diritti, un’Atene sconvolta dalla crisi: «L’audacia
la rilevazione di «approssimazioni inam- producono distanze tra diversi status di sconsiderata fu ritenuta coraggiosa lealtà
missibili» (WWE, p.36) in testi giuridici e cittadinanza. L’inclusione subordinata dei verso i compagni, il prudente indugiare
amministrativi e di «espressioni mutuate nuovi arrivati stratifica la città, e la violenza viltà sotto una bella apparenza, la mode-
dal senso comune e dal pregiudizio». dei dispositivi di discriminazione e segre- razione schermo alla codardia, e l’intelli-
Vi si documentava come molti funzio- gazione discendono nelle forzature – se- genza di fronte alla complessità del reale
nari e giuristi, quando si occupano di rom mantiche, sintattiche, pragmatiche – che inerzia di fronte ad ogni stimolo; l’impeto
e sinti (e non solo), tendano ad abban- ritroviamo nelle leggi, negli atti ammini- frenetico fu attribuito a carattere virile, il

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riflettere con attenzione fu visto come un e cercano di mettere in guardia dal suo bertà femminile, la valorizzazione e la tu-
sottile pretesto per tirarsi indietro. Chi in- uso, avendone rilevato una curvatura tela dell’infanzia, sui quali non si possono
veiva infuriato riscuoteva sempre credito, ambigua con l’abbandono, nel discorso concedere deroghe, neppure in nome del
ma chi lo contrastava era visto con diffi- pubblico, di quel carattere di reciproci- valore della differenza» [miei i corsivi].
denza» (Tucidide 1996, p.437). tà che era stato prevalente fino a pochi Assistiamo qui ai primi passi di una
La traduzione è fedele, e condotta anni decenni fa. Nella tradizione europea si costruzione che poi dilagherà: la pre-
fa: viene la pelle d’oca, a sentire l’attualità opponeva l’obiettivo dell’integrazione senza dei lavoratori immigrati e delle
bruciante di parole scritte ventiquattro alle politiche (a alla mentalità) assimila- loro famiglie (perché di questo si parla
secoli fa. zionistiche; si trattava di «un processo di nel documento) rischia di diventare una
Nel nostro caso, le parole su cui si reciproco adattamento» tra la società di 'minaccia', contro la quale è necessario
propaga il pervertimento dei significati arrivo e gli immigrati, «attraverso il rispet- affermare principi universali, che vengo-
vengono a costituire un dispositivo com- to dei diritti degli immigrati e le politiche no esemplificati come sopra si è visto;
binato, che categorizza ed esclude: «inte- sociali» (Pugliese 2014, p.15). Sempre En- con un’oscillazione tra «principi» e «va-
grazione», «diritti-doveri», «valori». rico Pugliese sottolinea come «gli studio- lori» che più avanti si codificherà in un
Le prime occorrenze risemantizzate si più accorti (…) facevano notare come abbandono del primo termine a favore
di tali parole si trovano nelle disposizio- l’integrazione può misurarsi solo ex-post, del secondo. Tale esemplificazione non
ni di legge, nei discorsi dei politici, nelle specificamente valutando se il grado di è per nulla innocente, ed entra in corto-
parole dei media, poi si fanno strada nel apertura della società e delle istituzioni e circuito con chiacchiere mediatiche, che,
senso comune. Commentatori, politici, le politiche sociali davano agli immigrati per il fatto di essere diffuse, non ricevono
amministratori a quest’ultimo fanno ri- e ai loro figli le stesse possibilità di mobi- maggior valore, come lo scarso rispetto
ferimento per giustificare, in un circolo lità sociale dei locali» (ibidem). dell’emancipazione femminile e la tutela
perverso, il loro linguaggio. Ma, come ha Oggi invece la maggior parte delle vol- dell’infanzia che caratterizzerebbe il fan-
scritto Ferrajoli a proposito delle norme te che si parla di integrazione si intende tasma dello «straniero» presente in Italia
introdotte da Minniti (e da Orlando) nel assimilazione forzata e adattamento a e non degli autoctoni. Tale presunzione
2017, quelle disposizioni di legge «non quanto viene rappresentato come fisso pregiudiziale di arretratezza civica, da ar-
si limitano a riflettere il razzismo diffuso e immutabile, la società di presunta 'ac- ginare e rieducare, la ritroveremo pochi
nella società, ma sono esse stesse norme coglienza'. Dire che l’immigrato «viene anni dopo nella «carta dei valori» messa
e pratiche razziste, che quel razzismo val- integrato» o «si integra» significa infatti a punto dal ministero Amato e varata da
gono ad assecondare e alimentare» (Fer- escludere quell’equilibrio dialettico tra quello Maroni.
rajoli 2017, p.6). inserimento e accoglienza di cui si parla- Grazie alla spinta di un differenziali-
va anni fa e deprivare già nel discorso (e smo culturale, che prende piede in Italia
2. Integrazione perciò in profondo) della sua agency que- negli anni ’90, si attribuisce ai comporta-
Una parola-chiave che rivela sintoma- sto soggetto. Che viene ridotto a essere menti dei nuovi arrivati, assai prima di os-
ticamente le trasformazioni semantiche non uno che fa, ma uno che viene adatta- servarli e analizzarli, una dipendenza da
derivanti dalla volontà di dividere, di- to, o che si adatta. una supposta cultura, interpretata come
stinguere, sottomettere è «integrazione». Fino ad una dozzina di anni fa sem- una serie di dispositivi rigidi, immutabili
Ancora di più, quando viene accompa- brava prevalere, in Italia, un uso meno e perciò nient’affatto culturali, ma 'natu-
gnata dall’aggettivo «civica», con cui in forzato del termine: in un Decreto PR del rali'. A partire da questa naturalizzazione
Europa è diventato uno slogan program- 1998, per esempio, ci si preoccupava di delle differenze, si propongono nel di-
matico (la civic integration, su cui Carbo- definirne il senso: «Per integrazione in scorso pubblico immagini caricaturali dei
ne, Russo Spena 1 e 2) che in Italia circola questo documento si intende pertanto lavoratori diventati nostri vicini di casa e
un po’ meno. «Le misure ispirate alla civic un processo di non discriminazione e delle loro famiglie: essi vengono ascritti
integration producono statuti giuridici di inclusione delle differenze, quindi di a presunte comunità, contrassegnate da
differenti, che riflettono disuguaglianze contaminazione e di sperimentazione di una cultura intesa come insieme di de-
economiche e asimmetrie di potere tra nuove forme di rapporti e comportamen- terminazioni comportamentali, e minac-
individui e tra gruppi e, al contempo, ti, nel costante e quotidiano tentativo di ciosamente rivendicanti il «valore della
marcano differenze tra persone presenti tenere insieme principi universali e parti- differenza» (presente per la verità nella
all’interno dello stesso territorio» (Gargiu- colarismi». retorica di chi legifera o commenta) per
lo 2018, p.69). Le politiche di integrazio- Ma scattava, subito dopo, come un giungere a deroghe sui principi univer-
ne moltiplicano barriere amministrative, movimento irriflesso, la spia di più au- sali, presto riversati in valori, della 'no-
che, anche se superate – con una firma su tentiche preoccupazioni; e una misura stra' società. Tra questo 'noi' superiore e
un accordo imposto, o il superamento di normativa, come nel caso di quelle ri- civile e questo 'loro' selvaggio, barbaro,
un esame di lingua, o la partecipazione a guardanti le popolazioni Rom e Sinti ana- aggressivo non c’è spazio per verificare
corsi di «educazione civica» la cui qualità lizzate in WWE, si risolve nello strumento la possibilità di pratiche rispondenti a
è stata a lungo analizzata anni fa da chi di contenimento di una minaccia. «Essa principi; ecco perché nella retorica pre-
qui scrive (Faso-Pona 2014) – continuano [l’integrazione, ndr] dovrebbe quindi valente i principi (da affermare, praticare,
ad avere un effetto discriminatorio per- prevenire situazioni di emarginazione, realizzare) vengono – con un imbroglio
ché, come è stato detto, con la loro plate- frammentazione e ghettizzazione, che linguistico – tradotti in valori, che o si
ale esibizione «costituiscono la messa in minacciano l’equilibrio e la coesione so- possiedono (da parte 'nostra') o no, non
scena del potere» (Gargiulo p.70). ciale e affermare principi universali come ancora, non mai (da parte 'loro').
Per questo, già da tempo osservatori il valore della vita umana, della dignità Ci sono tracce precise della trasforma-
attenti evitano il termine «integrazione» della persona, il riconoscimento della li- zione della nozione di «integrazione», e

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le segnala con acutezza Gargiulo (2018, 3. Diritti e doveri prossimo tuo come te stesso»; «rispetta la
p.56), inserendola in un contesto di do- Nel 2009, reduci da una festa «demo- dignità di ogni creatura umana»; etc.); al
cumenti europei che costruiscono la cratica» estiva, due giovani amici mi han- centro, il piano delle norme storicamen-
cornice della civic integration. Si trovano no raccontato perplessi di quello che a te prodotte; infine, una serie di abitudini
nel terzo Documento programmatico sul- loro sembrava uno scivolone: un deputa- più o meno contingenti (guardare negli
le politiche dell’immigrazione, del 2005: to di appartenenza democratica, parlan- occhi l’interlocutore, andare a trovare la
l’integrazione viene definita, è vero, an- do dell’immigrazione, aveva affermato nonna tutti i week-end), talora normate
cora «un processo bidirezionale basato che «è necessario riconoscere i loro diritti, da sottocodici più o meno locali (gettare
sul rispetto di diritti e doveri reciproci e su ma far conoscere loro bene i loro doveri». la spazzatura nel cassonetto in maniera
di un processo interculturale», ma questa A pochi chilometri di distanza, nelle differenziata, e a certe ore); una serie di
è la consueta salsa retorica che condisce stesse settimane, il sindaco di un comu- obblighi che dovrebbe appartenere al
il piatto forte: «da una parte, il cittadino ne da sempre governato dalla sinistra, secondo livello a volte veniva enunciata
straniero deve adeguarsi alle regole e ri- al rinnovo della giunta dopo le elezioni, come pertinente al terzo: come non par-
conoscere i valori della società italiana, probabilmente per compensare l’emorra- cheggiare in divieto (in assenza di con-
dall’altra deve avere accesso a beni e gia dei voti del suo partito e ingraziarsi il trolli) o esigere lo scontrino fiscale.
servizi che gli garantiscano una dignito- sostegno di una componente del consi- Quando chi invoca il rispetto dei do-
sa qualità della vita». Ora, è chiaro che in glio comunale un po’ retriva, ha rinomi- veri di «zingari e stranieri» era costretto a
questa formulazione di «bidirezionale» e nato l’assessorato che si occupava degli elencare alcuni esempi di doveri, di solito
di «interculturale» (qualsiasi cosa signi- immigrati, cambiandolo da «assessorato evitava il livello più alto, lasciato alla reto-
fichino questi due termini) non rimane di diritti di cittadinanza», ad «assessorato rica dei politici e dei ministri, e indicava
nulla. E anche dei principi rimane poco, ai diritti e doveri di cittadinanza». qualche elemento della seconda fascia,
se si sottopone l’accesso a beni e servizi Infine una ricercatrice, che conduceva ma, messo alle strette, finiva per rinunciar-
che garantiscano dignità all’espletamen- una serie di interviste in un quartiere sui vi e ammettere che l’immigrato e il rom
to di obblighi e adesioni. Vengono invece rom del vicino campo, notava che i più sottostanno alle medesime leggi «nostre»,
prese d’infilata le tre locuzioni che stan- aperti a una soluzione civile (l’uscita dai compresi gli obblighi fiscali; ed era perciò
no venendo a comporre il dispositivo di campi e l’assegnazione di case popolari), costretto infine a ripiegare su una serie di
inclusione svalorizzante e di esclusione: insistevano invariabilmente nella litania: (vere o presunte) abitudini «diverse» ese-
«integrazione», «diritti-doveri», «valori». «diamogli tutti i diritti, ma reclamiamo in crabili, come il vocìo tra le mura domesti-
Si faccia caso agli anni della maturazione cambio tutti i doveri!». che, l’uso di spezie e cibi maleodoranti che
di tale combine lessicale: il 2005 del Docu- In quei mesi abbiamo cercato di ca- non siano cipolle e cavolfiore, l’incertezza
mento, il 2006-2007 della Carta dei Valori, pire meglio di che cosa si trattasse, e sul dove mettere il passeggino del bimbo
il 2008-2009 dell’esplosione della retorica abbiamo classificato i «doveri» invocati o sull’ora dello smaltimento dei rifiuti. Un
devastante su diritti e doveri. in tre fasce. In alto, il livello dei principi e capitolo a parte riguardava l’eccesso del-
dei comandamenti morali (come «ama il le ore lavorative e dell’autosfruttamento

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(per i cinesi) e il rapporto violento con le delle sfere istituzionali. Quando Mazzini loro costruzione abbandonando quelli
donne (per i musulmani). Spesso il primo proponeva uno slittamento dal discorso socialmente ricevuti e facendo spazio al
tema era agitato da persone i cui nonni e a dei diritti a quello sui doveri («Io voglio dissenso e alle sue voci: grazie a momenti
volte anche i genitori avevano svolto esat- parlarvi dei vostri doveri…Perché vi parlo partecipativi, gli interessi differenti si ac-
tamente lo stesso lavoro e con gli stessi io dei vostri doveri prima di parlarvi dei corderanno su principi (e doveri) comuni,
ritmi dei vicini cinesi di oggi, e il secondo vostri diritti?»), con una mossa che sareb- non solo aggregando le preferenze delle
da persone di cui non si riusciva a imma- be utile frequentare di più, era ben con- varie parti, ma trasformandole. Si darà
ginare un atteggiamento rispettoso verso sapevole che la 'sostituzione' dei doveri fondamento su basi efficaci a doveri di
le donne. ai diritti non implicava affatto 'scambio'. cittadinanza là dove sono cresciuti obbli-
Una volta esperito il ventaglio dei Il richiamo a «vincoli comuni» e a «uni- ghi e consuetudini non più in grado di as-
«doveri» che sarebbero stati trascurati tà di credenza religiosa o di scopo» non sicurare una giustizia sociale. Ci vogliono,
da rom e immigrati, abbiamo continuato conduceva a un bilanciamento dei diritti appunto, nuovi doveri, ancora e di nuovo.
da allora a chiedere a ciascun interlocu- con i doveri. Semplicemente, i tempi dei Immaginare di scambiare diritti con
tore che cosa c’entrassero mai, al di là di diritti non corrispondevano a quelli dei doveri, per una categoria particolare di
un’espressione frusta, i diritti con i doveri. doveri, come limpidamente scrive il co- persone (gli immigrati di cui non si è poi
Non abbiamo avuto risposte degne di ri- stituzionalista (Zagrebelsky, Il diritto mite, tanto occupato l’assessore, i rom di cui
flessione. 1992, pp.113-114; e vedi ora Zagrebelsky parlavano gli intervistati) è il segno di un
Non ho nulla in contrario ad una ri- 2018, pp.108-110). E’ vero che nelle socie- equivoco morale, messo a nudo da Simo-
flessione sui doveri di cittadinanza, anzi: tà giuste la categoria dominante è quella ne Weil: «Non ha senso dire che gli uomini
come molti della mia generazione, ho dei doveri (di tutti verso ciascuno), ed è abbiano dei diritti e dei doveri a quelli cor-
nutrito il mio antifascismo giovanile anche vero che l’urgenza dei diritti ha un rispondenti» (Weil 1954, p.19). Muovendo
della riflessione sui «nuovi doveri, e più valore transitorio, finché si ripari all’ingiu- da qui, Jankélévitch scrive di non essere «il
alti, verso gli uomini» auspicati dal Gran stizia che li distribuisce con parzialità. Ma, gendarme dei tuoi doveri, ma il difensore
Lombardo in Conversazione in Sicilia. E appunto, tempi e sfere di diritti e doveri dei tuoi diritti»; nel suo «paradosso della
non me ne sono dimenticato, se non al- non sono sovrapponibili. morale», ciascuno di noi ha solo doveri,
tro per l’incontro successivo con La prima Cercando di fondare principi mora- i diritti sono quelli degli altri. Solo così si
radice di Simon Weil: «c’è obbligo verso li di cittadinanza, studiosi come Onora potrà estendere a tutti il riconoscimento
ogni essere umano, per il solo fatto che O’Neill o Richard Bellamy hanno elabo- di diritti di cui alcuni non godono e richia-
è un essere umano». Ma per riflettere sui rato considerazioni di grande interesse, mare tutti (e non solo i nuovi da riconosce-
doveri bisognerebbe evitare di inserirli in implicanti la rinegoziazione del consen- re come portatori di diritto) al primato di
una formula che suggerisce scambi con i so su tali principi (lo abbiamo imparato nuovi doveri, a partire dalla responsabilità
diritti, e cercare di comprendere perché da una pubblicazione curata da Danilo (di tutti verso ciascuno) su cui costruire
diritti e doveri di cittadinanza riguarda- Zolo nel 1994). Invocare doveri di citta- una nuova cittadinanza.
no momenti diversi della realtà sociale e dinanza è plausibile solo se si muova alla

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4. Valori mantenere e trasmettere un sistema di Si può forse riassumere il percorso con
Una cittadinanza su basi più effica- valori gli esseri umani vengono spinti, una tabella.
ci, una città meno percorsa da barriere tiranneggiati, mandati in galera, getta-
e disposta su strati sarà perciò possibi- ti in campi di concentramento, adulati, Valori Principi
le ridefinendo insieme principi per la corrotti, trasformati in eroi, incoraggiati

Legittimità dell’azione
costruzione dei quali agire in maniera a leggere giornali, messi contro un muro efficienza
consequenziale. La perversione rispetto e fucilati…» (1969, p.548). Per giunta,
a questo percorso è segnata dalla confu- molti erano, per nostra fortuna, cultori
sione, che caratterizza il discorso pubbli- di diritto costituzionale, e oggi conver- procede
co e in particolare i documenti sull’immi- rebbero con l’analisi svolta da un recen- dal principio
grazione del Ministero degli interni sotto te Presidente della Corte Costituziona-
la conduzione di Amato e di Minniti, tra le, secondo il quale quando si parla di differenze diseguaglianze

Diversità di condizioni
principi e valori. Tra gli uni e gli altri corre Costituzione 'valore' e 'principio' «sono
una incompatibilità, come mostra in pa- nozioni per diversi aspetti antitetiche»
gine di esemplare chiarezza un esperto (Zagrebelsky 2009, p.94). Vero è che «i
di diritto costituzionale come Gustavo principi sono il medium tra valori e re-
Zagrebelsky (2018, pp.232-239). Ma i do- gole», in quanto «immettono contenuti
cumenti ministeriali non sembrano tene- di valore nell’ordinamento» (ivi, p.100);
re in gran conto qualsiasi forma di rifles- ma se si chiede a qualcuno di rispettare
sione qualificata. Ecco un esempio della le leggi, basterà ricordargli che è sotto-
prosa ministeriale in epoca Minniti: posto alle 'regole', e se mai ricondurre

Conflitti
«Qualunque confronto, tuttavia, per queste ultime ai principi. Il valore mal
essere autentico ed efficace deve basarsi si presta a un richiamo alla democra-
su un linguaggio comune. Affinché ci sia zia, perché esso «è un bene finale, fine Adattamento Inserimento
comunicazione, è necessario che gli in- a se stesso» (ivi, p.92); la storia e il buon
terlocutori del dialogo si riferiscano a re- senso insegnano che «il più nobile va-

Integrazione
gole del linguaggio condivise: il canone a lore può giustificare la più abietta delle
cui attenersi sono i principi e i valori della azioni; il dritto può nobilitare il rovescio:
Costituzione repubblicana, nucleo irridu- la pace, la guerra; la libertà, gli stermini
cibile e non negoziabile sul quale si fonda di massa. Perciò chi, nel campo del dirit-
il nostro patto di cittadinanza». to, troppo sbandiera valori è spesso un
Si avverte una forte confusione con- lestofante» (ivi, 93). E qui il costituzio- Il danno che il dispositivo discorsivo
cettuale: quando si invoca il riferimento a nalista dice cose prossime allo storico, che ruota intorno a «integrazione, dove-
comuni regole del linguaggio, si dovreb- anche nel tono severo. ri, valori» opera non si ferma quindi alla
be parlare di 'codice'; invece si slitta fuori Zagrebelsky è tornato su queste ri- scarsa efficacia delle politiche migrato-
dalle precondizioni linguistiche per sboc- flessioni assai di recente, sviluppando rie e alla discriminazione di interi settori
care sulla normatività del «canone», e poi in maniera illuminante alcuni spunti di di popolazione, ma procura gravi ferite
si individua tale canone non nel dettato Forsthoff, che negli anni ’50 del secolo agli argomenti di base del nostro vivere
della Costituzione, ma nei suoi principi scorso affermava che i valori, indipen- civile. Nostro, s’intende, non del noi che
(e va bene) e valori (e va meno bene). dentemente dai loro contenuti, sono c’era, ma del noi che riprende, dopo ogni
«Valori» è una parola strategica di questo incompatibili con le esigenze dello stato attentato e ogni ferita, a rattoppare re-
documento, che la riferisce quasi sempre di diritto, perché contengono una pro- gole e principi, e perciò ogni passaggio
alla Costituzione. pensione totalitaria. Una volta stabiliti concreto e responsabile, del nostro fare
La Costituzione della Repubblica Ita- dei valori, si rischia di scivolare nella giu- anima insieme.
liana non menziona mai valori a cui ri- stificazione dei mezzi per realizzare i fini.
ferirsi; e non ne «sancisce» affatto, come Mentre l’etica improntata ai principi ri-
invece dice il 'Piano' del Ministero Minni- guarda le premesse del nostro agire e ne Riprendo e sintetizzo qui alcune analisi su cui
ti con parola non casualmente di origine verifica la consequenzialità, l’etica ispira- ho lavorato dal 2004 in poi, pubblicate in Lessico
religiosa. Si usciva da un ventennio che ta ai valori bada al risultato. Nella con- del razzismo democratico, 2008, nei quattro «Li-
aveva fatto dei valori proclamati e sanci- dotta della vita, i principi impegnano e bri bianchi»di Lunaria sul razzismo e in Carbone,
ti uno strumento di dominio, rimarcan- pretendono coerenza, mentre i valori Gargiulo e Russo Spena (cur.)2018.
do come tali la gerarchia, la disciplina, affrancano ed esonerano dalla respon-
l’obbedienza e rifiutando esplicitamente sabilità di valutare i passi compiuti. E se
l’uguaglianza tra gli esseri umani. I padri nel libro del 2009 Zagrebelsky parlava di
della Costituzione rifuggivano dal di- «lestofanti», ora, in Diritto allo specchio,
scorso sui valori ultimi sapendo che spes- scrive che «chi, soprattutto nel mondo
so portano a mitologie di cartapesta, e del diritto, troppo sbandiera questa ap-
ancora più spesso vengono evocati per parentemente innocente, anzi virtuosa
imbalsamare l’esistente. Probabilmente parola – valori –, è spesso un imbroglio-
avrebbero sottoscritto un’affermazione ne» (2018, p.236).
molto severa di Barrington Moore: «Per

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[3] Words which exclude – Parole che escludono,
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B. Moore, Le origini sociali della dittatura e della democrazia, rni=false>.
Einaudi, Torino 1969.
Ministero degli interni. Dipartimento per le Libertà Civili e l’Im- Giuseppe Faso, formatore ed esperto di
M. Russo Spena, V. Carbone (a cura di), Il dovere di integrarsi. Citta- migrazione, Piano nazionale d’integrazione dei titolari di intercultura, è membro del Comitato Scientifico
dinanze oltre il logos multiculturalista, Armando, Roma 2014. protezione internazionale, 2017, <http://www.interno.gov. della Fondazione Michelucci.
it/sites/default/files/piano-nazionale-integrazione.pdf>.
E. Pugliese, Prefazione a Russo Spena-Carbone (a cura di),
2014, pp.11-16. Ministero degli interni, Carta dei Valori, della Cittadinanza e
dell'Integrazione, <http://www.libertaciviliimmigrazio-
S. Weil, L’Enracinement. Prélude à une déclaration des devoirs
ne.dlci.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/carta_
envers l'être humain, Gallimard, Paris 1949, trad. ital. di F.
dei_valori_pagina_html_in_italiano.pdf>.

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Il valore della residenza indigena
di Mauro Cozzi

N
on è certo necessario amplifi- sorvegliare l’integrità di un patrimonio se. I quali tuttavia riverberano il falso sul
care gli allarmi che la massifica- smisurato o impedire pediluvi e bagni vero, la copia sull’originale in un mix che
zione del turismo ha suscitato felliniani: «Marcello come here». Ciò che sottilmente ritorna ai luoghi di partenza,
nei confronti dei centri storici italiani ed è impensabile a Londra o a Parigi, a Roma si spalma sui monumenti, sulle pietre,
europei. Una vera e propria cannibalizza- «se po’ fa». Sarà colpa del clima. consumandone la verità, l’intimità, la se-
zione delle città d’arte che mostrandosi Ma non sono naturalmente questi i ri- greta e misteriosa percezione. Questo,
inarrestabile e progressivamente veloce, schi più gravi. Dietro allo struscio di folle credo, intendeva Cacciari.
occupa le pagine dei quotidiani, i dibat- ansiose per lo sfondo di un selfie, dietro La massa turistica ha effetti devastan-
titi radiofonici e televisivi, talvolta con ri- alla pressante richiesta di bed & brekfast, ti anche sulla composizione sociale delle
flessioni d’ordine generale, preoccupate al proliferare di ristoranti, di pizzerie o del- città. A Firenze come nelle altre cosid-
non solo di quel miliardo e mezzo di per- la straripante fortuna di qualche antica dette città d’arte, l’offerta del cibo, sem-
sone che si stima essersi messe in viag- mescita, ovvero con la comparsa di tutta bra sostituire ogni altra attività, con una
gio nel 2017, ma anche di una sorta di una fauna di mimi, di pittori e di terrifiche intensità paragonabile solo all’offerta di
mitizzazione dei luoghi, della sovrabbon- pitture, di saltimbanchi, di camarille della camere. Intraprese che procedono dal
danza della comunicazione che parossi- questua, di terzomondistici souvenir, si basso, per così dire, moltiplicando i bet-
sticamente rimbalza dalle pubblicità, dal intravede la fine della città vera, surrogata tolanti, le gastronomie, l’esposizione di
cinema e da tutti i mass media. Fenomeni, da una sorta di circo Barnum, da una cari- costate come cose santuarie e gli afrori
che portano in una città di cinquantamila catura sempre più simile ad una Disney- di bistecca, promuovendo gli affittaca-
residenti, come ormai Venezia, venticin- land che all’originale. Si fa strada la sensa- mere e la parcellizzazione degli apparta-
que milioni di visitatori all’anno. In realtà zione dilagante di un furto, di una perdita menti con trasformazioni meno evidenti
ci si dovrebbe rallegrare dei transatlantici evidente del luogo. Mi vengono in mente di quelle che avvengono a livello strada,
che forzano l’imbocco del Canal Grande le risentite proteste di Massimo Cacciari, ma tuttavia preoccupanti sul piano del
o della Giudecca – futuristiche Moving quand’era sindaco di Venezia, per leso di- patrimonio edilizio e perfino della sua
city di radicale memoria – navi che fisica- ritto d’autore (ho conservato un articolo sicurezza statica. Ancora più evidenti
mente 'contengono' migliaia di persone, de «La Repubblica»), nei confronti di un gli investimenti di gruppi nazionali ed
auspicabilmente senza farle scendere o miliardario americano che a Las Vegas esteri nell’acquisizione e nel potenzia-
facendole scendere il meno possibile: aveva clonato un ampio pezzo della cit- mento alberghiero e nella realizzazione
tanto ormai il souvenir è di fattura cine- tà con tanto di canali, di palazzo ducale di residenze e di studentati di lusso, lu-
se e si compra in rete. Allarmi similari da e di gondole, sotto forma di un albergo croso appannaggio delle molte scuole e
tempo riguardano celeberrime rovine, plurimiliardario da tremila camere. Forse università straniere che riversano in città
istigano l’asporto, l’emulazione del lette- in quelle gondole si può meglio cantare svariate migliaia di studenti di problema-
ring, suscitando l’allarme della direttrice O sole mio come del resto, da tempo si fa a tica gestione notturna, mentre con un
del Parco archeologico Colosseo e di tut- Venezia o ad Amsterdam, e generalmente certo errore di prospettiva (ovvero per
ti coloro che per avventura dovrebbero evocare tutti i luoghi comuni del Bel Pae- fare spazio ad altri interessi), si è teso a

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[1]
decentrare le università statali. Fenome- riflettere «su quel senso di inseparabilità Immagini:
ni interferenti che tutti insieme hanno del cittadino attivo dalla città», sulla mol-
ridotto la popolazione residente entro la teplice varietà dei lavori, e di settori che [1] Venezia, protesta contro il turismo di massa
cerchia dei viali a poco più di diecimila la città dovrebbe offrire e su come la at- [2] SET, rete di città sud europa di fronte alla
persone, favorendone in più modi la fuo- tuale 'rottura', coincida di pari passo con turistificazione
riuscita: per convenienza, per comodità o la diffusione di bettolanti e affittacamere
per disperazione, abitanti assediati come frutto di una monocultura turistica desti-
gli indiani nelle riserve, investiti da schia- nata tuttavia ad implodere su se stessa,
mazzi, da difficoltà logistiche oltreché fi- là dove questa venisse a collocarsi in un
sicamente pressati dalla massa turistica. ambiente del tutto snaturato, appiattito
Il trend fiorentino (se pure accompa- su tutto ciò che i turisti vogliono in tutte
gnato dal tono bonario, talvolta un po’ le parti del mondo, compresa la enfatiz-
servile delle cronache giornalistiche loca- zazione delle tipicità: la pizza, la gondola,
li), non è certo fenomeno isolato. Recen- la torre di Pisa, il David, per stare a noi, in
temente, coinvolgendo Venezia, Valencia, un grottesco estratto del made in Italy.
Siviglia, Palma, Pamplona, Lisbona, Malta, Intravedendo orizzonti un poco più
Malaga, Madrid, Girona, San Sebastian, ampi di quelli del mandato dei nostri
Terragona, Barcellona si è formata una amministratori o del taglio del nastro di
rete SET di città e di esperienze di base qualche giardinetto, bisognerebbe aver
(per il momento con un radicamento ibe- di mira il vero ruolo delle città d’arte che
rico), che si pone l’obiettivo di affrontare non sono fatte solo di monumenti o di
gli effetti dell’estensione dell’industria tu- musei, ma che si innervano anche dei
ristica sul territorio urbano: diritto all’abi- valori sociali di una umanità attivamente
tare, proliferazione di locazioni turistiche, garante della vita urbana. Crediamo che a
svendita del patrimonio pubblico, satu- fronte del pannicello caldo di qualche fin-
razione dei trasporti, gentrificazione dei ta restrizione delle licenze commerciali, di
centri storici e iperproduzione di lavoro qualche velleitario tentativo di regolare i
precario nella filiera del turismo, sono flussi turistici aumentando il prezzo di un
alcuni dei temi al centro del dibattito e biglietto o del parcheggio di un torpedo-
dell’azione futura, auspicabile della rete. ne, dovrebbe essere meglio tutelata e in-
L’evidenza e l’estensione sono tutta- coraggiata la residenza stabile nel centro
via generalmente pari all’impotenza. Per e nell’immediato circondario anch’esso
arginare un fenomeno tanto complesso, ormai a rischio. Una vera e impegnativa
apparentemente foriero di benefici ef- politica a favore della residenza indigena
fetti economici, sembrano non esserci o di genti stabilmente acquisite di più
politiche, neppure interessi convergenti. paesi e culture (per utilmente aggiunge- [2]
Come per Kyoto o per le isole di plastica re 'sangue nuovo', a coloro che si sono
nei mari e negli oceani, se ne prende atto. 'venduti la gallina'), capaci di contrastare
La 'rottura' della città di cui ci si preoccu- la mutazione in atto. Tra i pochi esempi, Mauro Cozzi, è stato professore associato di
pa qui, sembra essere evento fatale, inar- per stare a Firenze, le piazze alle Murate. Il Storia dell’architettura nell’Università degli
Studi di Firenze ed è membro del Comitato
restabile, da accettare quale ineluttabile potenziamento, l’incoraggiamento della
Scientifico della Fondazione Michelucci.
mutazione dei tempi, delle abitudini, dei residenza stabile, contro un pressing im-
luoghi. Prendendo spunto da certe profe- mobiliare sempre più intenso, non servirà
tiche intuizioni di Michelucci sul rapporto forse a fare cassa per le amministrazioni,
tra lavoro artigiano e città, espresse ne- ma potrà forse rallentare o scongiurare la
gli anni della Ricostruzione, si dovrebbe definitiva rottura della città.

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Intervista a Demir Mustafà.
Ricomporre la città
di Massimo Colombo

L
e criticità che caratterizzano le tamente a favore dell’inclusione, dell’in- Ed è in base a questa lettura che for-
nostre città andando a toccare serimento sociale e della scolarizzazio- se possiamo interpretare la delusione di
temi, istanze, problematicità a ne». Al primo posto «garantire sicurezza Demir vissuta come Rom ma anche come
volte fra loro collegate, precarietà lavo- ai cittadini», con un accenno in seconda attento osservatore della condizione
rativa o abitativa, impoverimento delle battuta all’importanza dei percorsi di in- socio abitativa della sua gente non solo
famiglie, carenza di politiche sociali, in- clusione, dove e non a caso la questione all’interno della realtà fiorentina; «erava-
sufficiente sviluppo urbano, trovano nel abitativa non viene minimamente ac- mo riusciti a mettere tutti i ragazzi nelle
'vivere Rom' il loro vero punto di rottu- cennata. E non viene accennata perché scuole sia elementari che medie e si ini-
ra. Il paradigma della 'non città', il capro per quanto l’abitare rom viene declinato ziava ad andare nelle scuole superiori
espiatorio dell’inefficacia delle politiche tipologicamente con una terminologia per imparare anche nuovi mestieri […].
di inclusione. esclusiva quanto fantasiosa, insediamen- Quello che noi non abbiamo sono ragazzi
«Molti anni fa eravamo convinti che l’in- ti informali, autorizzati, micro, abusivi, ba- iscritti all’università come negli altri paesi
tegrazione stesse avvenendo», inizia con raccopoli formali e informali, micro aree, come per esempio in Macedonia. Se uno
questa frase una chiacchierata con Demir villaggi temporanei e no, aree residenzia- dei nostri ragazzi che sono già alla terza
Mustafà, rom macedone, da anni cittadino li di comunità, alloggi temporanei, centri generazione si mettesse a studiare di si-
fiorentino e insostituibile collaboratore d’accoglienza, la sostanza non cambia. curo ce la farebbe. Si possono iscrivere
della Fondazione Giovanni Michelucci in E la sostanza è che la stagione dei 'cam- anche nelle università e questo potrebbe
molti suoi lavori di ricerca riguardanti le pi' in Italia, come evidenziato nel Rapporto dare imput ad altri ragazzi, studiando ca-
popolazioni rom e sinte in Toscana. annuale 2017 redatto dall’Associazione 21 piscono meglio la società e trovare posti
All’interno del documento che racco- luglio, è lontana dal suo tramonto: «in Ita- migliori, come succede in Germania, se-
glie le Linee evolutive del lavoro di inda- lia insistono ancora 148 insediamenti for- gretari, dentisti... qui siamo molto indie-
gine svolto nel 2017 dalla Commissione mali abitati da circa 16.400 persone. Meno tro anche sul lavoro c’è solo raccolta ferro,
parlamentare di inchiesta sulle condizioni di 10.000 sono invece i rom, tutti cittadini magazzinaggio, pulizie o giardinaggio».
di sicurezza e sullo stato di degrado delle comunitari, segnalati all’interno degli inse- Dal seguito dell’intervista non sembra
città e delle periferie, la presenza di rom diamenti informali e micro insediamenti». poi così difficile capire il perché dell’uso
e sinti «abitanti nei campi e in situazioni Ed è su questa impossibilità nel trovare una di quei verbi al passato usati all’inizio del
di precarietà (per metà italiani, non più strategia inclusiva che riesca a portare la discorso, detti quasi con un senso di irri-
"nomadi", per metà minori)» è indicata questione Rom all’interno di una idea di cit- mediabilità o comprendere cosa di fatto
esclusivamente come potenziale fonte tà pubblica come spazio di cittadinanza, di si sia rotto; così come non chiaro è col-
di conflitto sociale. E ancora: «di fronte a comunità, di coesione, di sostenibilità, lon- locare il cambiamento all’interno di un
reali problemi sociali (condizioni di vita tana da presupposti di controllo e di ordine periodo temporale preciso, ma la consi-
inaccettabili, scarsa scolarizzazione, ille- pubblico così come di necessità di costru- derazione che accompagna la chiusura di
galità), le Istituzioni devono sia garantire zione di percorsi di inclusione, che la città queste riflessioni sul mancato raggiungi-
sicurezza ai cittadini […] sia agire concre- trova una sua rottura insanabile. mento di una vera inclusione, è esplicita:

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«qui sembra che siamo sospesi». E in que- Aspetti questi ultimi che nel pensiero
sto «sospesi», anche se non detto espli- di Demir hanno trovato la loro colloca-
citamente, riaffiora come ingombrante zione all’interno di un pensiero positivo
presenza all’interno del tessuto urbanisti- e costruttivo, con l’idea che un cambia-
co e sociale fiorentino, l’insoddisfazione mento possa avvenire attraverso percorsi
per il procrastinarsi della chiusura dell’in- di protagonismo e cittadinanza attiva
sediamento abitativo del Poderaccio, che condivisi all’interno della sua gente e non
nato con l’obiettivo della provvisorietà, solo: «ultimamente sto cercando con una
ha assunto sempre più il connotato del ventina di ragazzi dai venti fino ai 35 anni
'campo' con tutte le negatività che que- di costituire una associazione di volonta-
sta definizione si porta dietro non solo in ri in grado di aiutare persone in difficol-
termini di abitare ma soprattutto di pro- tà e che hanno bisogno. Non sono solo
blematiche di convivenza dentro e fuori ragazzi del campo ma sono di più quelli
di esso. che stanno negli appartamenti e che
«La popolazione è veramente stufa, sono ragazzi italiani nati qui ma di origi-
quando tu vai al mercato vedi la gente ne macedone, kossovara o bosniaca. […]
intorno… qualche anno fa non si vedeva- io con loro sono partito dal concetto che
no cosi tante nuove nazionalità… la loro se tu non sei sistemato non pensi alla tua
presenza nel quartiere è cresciuta e que- casa e ai tuoi figli. Per aiutare il prossimo
sto probabilmente preoccupa la popola- cerca prima a essere te stesso e poi puoi
zione autoctona e il malessere aumenta andare oltre. Questo è un diverso modo
con quello che vediamo in tv e con le di vedere la società cercando di viverla
nuove politiche migratorie. Anche la no- dal di dentro attraverso un contatto con
stra presenza non passa così indifferente le persone».
rispetto a prima…» Un «anche» che fa ri- Riprendendo le considerazioni iniziali,
ferimento alla percezione di un aumento e il tema conduttore di questo numero de
dell’intolleranza verso la propria popola- «La Nuova Città» è più che evidente come
zione, derivato nell’ultimo periodo da un all’interno della città qualcosa si sia rotto
fatto di cronaca che ha coinvolto alcuni e come di fronte alla complessità urbana
Rom presenti al Poderaccio. si riesca con difficoltà a trovare strategie
E’ difficile a questo punto dell’intervi- di intervento che non si riferiscano solo
sta uscire dal tema del campo e il pen- alla sua parte fisica ma anche a progetti
siero di Demir, nella sua immediatezza, di sostenibilità e inclusione sociale che
sottolinea come il problema si risolve abbiano come fine ultimo il benessere e
solo all’interno del considerare l’accesso la qualità della vita (fisica e sociale) dei
alla casa come l’unica soluzione possibi- suoi utilizzatori.
le in un percorso di integrazione: «voglio La 'questione Rom', anche se va a toc-
essere ottimista, ai rom ci basta poco per care uno degli aspetti più complessi e
sistemarli e chiudere il campo sarebbe drammatici che le politiche cittadine de-
ottimo, saranno rimaste una trentina di vono affrontare, che è quello che riguar-
famiglie. Una volta che le famiglie sono da la questione abitativa, non può che
nelle case cambia tutto perché tutte le trovarci d’accordo con Demir nel dire che
famiglie hanno un componente che lavo- deve essere riconsiderata all’interno di un
ra e poi sono integrate dal punto di vista processo di inclusione che deve partire
linguistico, […] e poi non ci sono nuovi necessariamente dalla casa; ma pur am-
arrivi anzi negli ultimi anni una decina di mettendo la complessità della questione,
famiglie sono andate via verso la Francia il tentativo, da parte di Demir di uscire Immagine:
e la Germania perché hanno perso il la- dalla dimensione della sospensione («qui [1] In alto, nella foto aerea: Area residenziale attrezzata
voro». Una casa, la casa, non casette, non sembra che siamo sospesi») attraverso la rom di via della Chimera, Firenze 1998
percorsi legati a strategie pedagogiche o realizzazione di percorsi di cittadinanza
educative di inserimento magari con un attiva non può che essere una delle pos-
intento sotteso di controllo, ma pensare i sibili strategie per la ricomposizione di
Rom come cittadini realmente al pari de- una rottura della città che non può che
gli altri rifiutando qualsiasi soluzione di trovare nei suoi utilizzatori una opportu-
abitare inferiore. Questo vuol dire assu- nità di ricomposizione. Massimo Colombo, architetto, è responsabile
mere la condizione abitativa dei Rom non dell’area abitare sociale presso la Fondazione
Michelucci.
come caso a parte ma come opportunità
di costruzione della città pubblica intesa Demir Mustafà, è mediatore culturale presso il
come spazio di cittadinanza, di riscoperta Centro per l'Impiego di Firenze.
delle sue comunità e potenzialità attra-
verso la realizzazione di percorsi di coe-
sione e inclusione sociale.

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Intervista a Franco Corleone.
Città e carcere
di Saverio Migliori

A
Franco Corleone, Garante re- civile, presente in tutte le classi sociali, Non si trova perciò uno spazio per
gionale dei diritti dei detenuti anche nella plebe. ospitare i detenuti in semilibertà o le
della Toscana, chiediamo di ri- Questa caratteristica derivava dalla donne detenute, madri e i loro bambini.
flettere sul nesso esistente oggi tra città e preminenza della scienza sperimentale In molti casi la priorità è per privilegia-
giustizia o, più esattamente, sul rapporto che Cattaneo sintetizzava in una frase re la presenza di nuovi alberghi. Il centro
tra la città ed i simboli più evidenti della estremamente chiara e netta: Il vero è il è già colonizzato da ristoranti al chiuso
giustizia: il carcere e il tribunale. fatto. Una espressione che metteva insie- e all’aperto e così la terziarizzazione sel-
me Vico e Machiavelli. vaggia sarà conclusa.
Il suo saggio intitolato proprio La città Via il carcere, via il tribunale, via gli ar-
La città si è davvero rotta? In quale fu scritto nel 1858 e mostra ancora la sua tigiani, via gli abitanti, via le librerie anti-
rapporto sono la città e il carcere o la cit- attualità. che, via la cultura: largo allo squallore e
tà ed il tribunale? Esiste una relazione? Il È quindi inevitabile parlare di Firenze alla mercificazione.
carcere fa parte della città o è stato defi- e delle scelte urbanistiche degli ultimi L’invocazione alla tutela del decoro
nitivamente cancellato? decenni. Partiamo dunque dalla scelta di è veramente ipocrita e mistificatoria. In
mettere i simboli della giustizia ai margini realtà è solo una clava per il totem della
Carlo Cattaneo identificò proprio nella della città. sicurezza. Non la sicurezza dei diritti o la
città il principio ideale che poteva unifi- Prima l’espulsione delle carceri delle sicurezza sociale, ma la versione contem-
care la storia italiana. Murate e di Santa Verdiana dalla zona po- poranea della pratica di law and order.
Il Risorgimento richiedeva di trovare polare di Sant’Ambrogio accanto a Santa Un esempio eclatante della mancan-
un nesso unitario insieme al mito dell’u- Croce e più recentemente l’abbandono za di un progetto è manifestato dalla
nità e dell’indipendenza. Il federalismo del Tribunale da piazza San Firenze, luo- inconcludenza del dibattito sul destino
laico e radicale stava alla base di una poli- go storico di Pratolini. dell’area di San Salvi che solo grazie alla
tica unitaria morale. Il carcere a Sollicciano, il Tribunale a presenza del teatro di Chille de la balanza
Il filo ideale per Cattaneo era rappre- Novoli e i luoghi della storia civile cancel- e di associazioni culturali come La Tinaia
sentato dalla libertà, anzi dalle libertà lati mettendo a rischio la memoria su cui e la Società della Ragione resiste alla de-
e un motto efficace poneva con forza il si fonda proprio il legame della società. sertificazione.
legame tra città e libertà: l’aria della città La città come luogo di relazioni è stata
rende liberi. ferita irrimediabilmente. Ha ancora senso allora parlare del
L’illuminista lombardo affermò con L’operazione non è conclusa, anzi è solo rapporto tra la città ed il carcere, visto il
nettezza che la vita municipale più inten- all’inizio. Mi è capitato di leggere un elen- processo di progressiva ed inesorabile
sa, più popolare, più colta si era sviluppa- co impressionante di beni pubblici in ven- “periferizzazione” di queste strutture? Gli
ta proprio nelle città toscane. dita senza una discussione pubblica sulla edifici carcerari hanno ormai abbando-
Il valore più pregnante era rappresen- destinazione e sull’uso di edifici costruiti nato i centri urbani e sono stati spinti ai
tato dal senso del diritto e della dignità nei secoli e oggi oggetto di speculazione. margini delle città.

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[1]

Molti comitati nei decenni scorsi si ri- Zevi e da chi scrive (Ediesse, 2011), è pre- trollo: «Le mura, di per sé, non hanno mai
chiamavano a questo binomio, felice ma sente un saggio di Giovanni Michelucci costituito un ostacolo alla vita delle città.
fallito. intitolato L’architettura delle prigioni che Quelle del carcere sì», dice appunto Gio-
Architettura versus edilizia: ecco la approfondisce questo nesso denuncian- vanni Michelucci.
chiave di lettura che dal 2009 ho scelto do la scelta irreversibile della periferiz- Nel 1975 fu approvato il nuovo Ordi-
per analizzare la questione carceraria e zazione delle nuove carceri intese come namento penitenziario che però non in-
che incredibilmente fu scelto come tito- risposta prevalente ai problemi della no- fluì per nulla sulle scelte dei nuovi model-
lo del primo Tavolo degli Stati Generali stra società. li penitenziari perché l’emergenza (una
per l’esecuzione della pena. Oggi che La tendenza a espellere gli edifici pub- categoria inflazionata) soffocò la spinta
il sovraffollamento ha ripreso a correre blici dal centro storico è diffusa. Non solo riformatrice e le poche realizzazioni con
questo punto di vista rappresenta una il carcere, ma anche il tribunale, l’ospe- carattere di novità dovute agli architetti
opportunità per sollecitare la riflessione dale, il teatro, lasciano campo libero ai Ridolfi e Lenci erano precedenti a quella
«su quali spazi per la pena secondo la luoghi del consumo destinati al turismo conquista civile, condizionata subito da
Costituzione». Al contrario del parametro di massa in città spopolate di residenti, forti ridimensionamenti.
esclusivamente quantitativo dell’edilizia private di negozi storici, spogliate delle Bisogna aspettare il 1986 per vedere
penitenziaria, ossessionata dall’urgenza botteghe artigiane. la luce della Legge Gozzini che arricchiva
di soddisfare una parossistica domanda L’istituzione totale che pretendeva le previsioni di uno sviluppo delle misure
di «più carcere», l’architettura mette in di rendere migliori gli uomini rinchiusi alternative, puntando sull’uscita dal car-
campo risposte sulla qualità della vita, attraverso le pratiche violente della pe- cere e non sulla struttura interna.
anche in un luogo di costrizione e di sof- dagogia penitenziaria ha sempre privile- La svolta, decisa tra mille contraddi-
ferenza come il carcere, a cominciare dai giato l’isolamento proprio di una fortezza zioni, talvolta felici, fu bloccata da una
bisogni dei suoi abitanti. chiusa in sé stessa, con proprie regole e nuova emergenza, quella mafiosa con il
«Il carcere è stato ed è edificio per ec- con una autonoma giurisdizione; pre- blocco dei benefici previsti attraverso un
cellenza del paesaggio urbano; alla storia tendendo di godere di una sorta di zona decreto-legge e la cancellazione del car-
delle città esso interamente appartiene. franca, anche se e quando inserita nel cere della speranza.
Carcere e città sono realtà storiche nate tessuto urbano. La scelta di espellere dal Solo con il Regolamento del 2000,
e vissute in un rapporto indissolubile, contesto cittadino il carcere ha accentua- opera di Alessandro Margara, si pose at-
sia pure di segno tra loro opposte», così to l’incoerenza e la contraddizione, au- tenzione alle condizioni di vita all’interno
chiarivano una contraddizione vivente mentando il pregiudizio e l’alienazione, delle carceri, che costituivano una situa-
Alberto Di Lazzaro e Massimo Pavarini lo stigma e lo sradicamento per i reietti, zione di patente illegalità e di violazione
nell’Introduzione al volume: Immagini dal lontani dal contesto sociale in cui do- delle leggi e dei principi costituzionali di
carcere del 1994. vrebbero tornare. umanità e dignità, certificati pochi anni fa
Nel volume Il corpo e lo spazio della Una struttura inaccessibile all’occhio dalla condanna della Corte europea dei
pena, curato da Stefano Anastasia, Luca esterno, senza trasparenza e senza con- diritti umani.

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[2]

Tra l’Ordinamento penitenziario del adeguate per la loro manutenzione o anche un'architettura guida per la rea-
1975 e la Legge Gozzini del 1986, venne ristrutturazione, si alzino voci per richie- lizzazione di un sistema di relazioni più
aperto il carcere di Firenze Sollicciano, dere la demolizione del carcere di Sollic- efficace tra il carcere e la città.
opera inizialmente accolta come inno- ciano, uno dei pochi carceri comunque
vativa, ma che oggi sottolinea tutta la d'impianto riformatore. È interessante il tuo precedente richia-
difficoltà di mantenere un rapporto tra Chi conosce le vicende costruttive di mo alla necessità di aprire una riflessio-
carcere e città, tra carcere e società. Sollicciano sa che le cause di dissesto ne sull’architettura e, di conseguenza,
sono molteplici, dalla scelta del sito, all'e- sull’interpretazione degli spazi della
Il carcere di Sollicciano, l’ultimo pro- secuzione costruttiva da parte dell'im- pena secondo la Costituzione.
gettato sulla base di un concorso di idee, presa, alla insufficiente manutenzione
è stato travolto nel suo spirito originario edilizia, è tuttavia da ritenersi che la de- Nel volume Volti e maschere della pena,
per il prevalere della logica della sicu- molizione sia un obiettivo profondamen- curato da me e Andrea Pugiotto (Ediesse,
rezza. Però alla fine del secolo scorso fu te sbagliato per vari motivi: 2013), ho scritto un commento di cui ri-
progettato da un gruppo di detenuti • perché non fa i conti col fatto che se tengo utile riportare un brano che si lega
dell’area omogenea e da Michelucci alla anche fossero rese disponibili le ingen- al tema di questa riflessione: «E’ stato
fine della sua vita, il Giardino degli Incon- ti risorse necessarie alla nuova costru- davvero uno sforzo di riflessione appro-
tri che vide la realizzazione dopo il 2000, zione, i tempi complessivi di attuazio- fondita su un tema dimenticato, trascu-
inaugurato da Margara. ne non sarebbero inferiori ai dieci anni; rato: come giocano gli spazi rispetto alla
Purtroppo, questa opera d’arte che ha • perché mentre non si conosce a quali pena e alla sua concezione. Il padiglione
visto irrompere in un carcere la bellezza criteri progettuali possa oggi far rife- Italia della Biennale di Venezia del 2012
rimane una occasione mancata perché rimento la concezione di un nuovo è stato ideato dall’architetto Luca Zevi e
non è diventato il principio ordinatore carcere (ed è forte il rischio di una rica- ha ospitato un incontro, fortemente vo-
della galera ma solo una ciliegia su una duta su modelli carcerari prettamente luto da un gruppo di giovani architetti,
torta rancida. quantitativi e contenitivi) l'impianto proprio su questo tema e sulle prospet-
del carcere di Sollicciano, se riportato tive di cambiamento». In quell’occasione,
Quale destino per questa struttura car- alla coerenza innovativa della conce- prendendo spunto dal riferimento della
ceraria? È possibile avviare un’effettiva zione originaria, risponderebbe alla Biennale dedicata ad Adriano Olivetti, ho
opera di ristrutturazione o, come qualcu- visione costituzionale della pena: cercato di delineare il senso della parola
no sostiene, deve essere demolita? • perché a questa visione ha fatto riferi- «comunità», che rappresentava il cuore
mento la progettazione e la realizzazio- dell’impegno politico e culturale dell’in-
In effetti sorprende che di fronte alla ne, all'interno del carcere, del Giardino dustriale di Ivrea, proprio riferendomi al
gravità generale della situazione di de- degli Incontri che rappresenta, non solo carcere. Il carcere della Costituzione deve
grado edilizio di tante strutture e alla gra- un’opera d’arte vissuta dalle relazioni af- porsi in relazione non con la società o la
vità della mancata allocazione di risorse fettive di chi è privato della libertà, ma città in maniera generica, ma intrattenere
un legame profondo proprio con la co-

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[3]

munità con cui intessere relazioni. Una comunità per favorire la coesione e l’in- Immagini:
comunità che per essere aperta e acco- tegrazione tra gli abitanti sembra impro-
gliente deve poggiare su principi come babile se non impossibile. Il destino delle [1] Carcere di Sollicciano a Firenze (ph. A. Aleardi, 2011)
la dignità, l’umanità, i diritti e l’identità. periferie, senza più soggetti sociali alter- [3] Giovanni Michelucci, Il Giardino degli Incontri, 1989
Leggendo il discorso agli operai di Poz- nativi, appare segnato dall’inevitabile de- (Archivio Disegni Giovanni Michelucci)
zuoli nel 1955 per l’inaugurazione della grado. Ricordo con rimpianto l’esempio, [4] Il Giardino degli Incontri nel carcere di Sollicciano a
nuova fabbrica, colpisce l’attenzione per legato alla mia vita, di Milano in cui nella Firenze (ph. A. Aleardi, 2007)
l’architettura con cui era stata studia- stessa casa in centro erano presenti i di-
ta: «Così, di fronte al golfo più singolare versi ceti sociali.
del mondo, questa fabbrica si è elevata, Non ci resta che difendere le carceri
nell’idea dell’architetto, in rispetto alla storiche come San Vittore (memori della
bellezza dei luoghi e affinché la bellezza canzone indimenticabile, Ma mi, di Enzo
fosse di conforto al lavoro di ogni gior- Iannacci), Poggioreale e l’Ucciardone e
no. La fabbrica fu quindi concepita nella contrastare la proposta del ministro pro
misura dell’uomo perché questi trovasse tempore Bonafede che propone di utiliz-
nel suo ordinato posto di lavoro uno stru- zare le caserme dismesse come deposito
mento di riscatto e non un congegno di di corpi.
sofferenza. Per questo abbiamo voluto le Il combattimento è solo all’inizio. Pietà
finestre basse e i cortili aperti e gli alberi l’è morta, evitiamo la morte della città e
nel giardino ad escludere l’idea di una co- un carcere in cui marcire.
strizione e di una chiusura ostile». Queste
parole di Adriano Olivetti offrono il senso
di una utopia concreta che parla ancora
oggi e potrebbero adattarsi per una spe-
rimentazione in una istituzione totale.
Associo più o meno arbitrariamente
a questi pensieri il volume di Dario Me- Saverio Migliori, responsabile dell’area
lossi e Massimo Pavarini intitolato Carce- giustizia presso la Fondazione Michelucci,
coopera con l’Università di Firenze ed è Giudice
re e fabbrica ripubblicato dal Mulino nel
onorario presso il Tribunale per i minorenni.
2018, quarant’anni dopo la prima uscita
nel 1977. Franco Corleone, è stato Commissario unico
Siamo davvero a un punto di rottura. del Governo per il definitivo superamento degli
La città si è trasformata in un luogo senza OPG tra il 2016 ed il 2017. È Garante regionale
anima, la spinta per creare un welfare di dei diritti dei detenuti della Toscana.

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Lo Spazio e la Pace
di Silvano D'Alto

D
ovremmo chiederci, come pri- derivare l’azione: e cioè che l’azione orien- rinnovabile, in-esprimibile (esprimibile
mo pensiero, se esiste una re- tata a produrre gli spazi della vita «debba nel profondo), infinito. Per H. Arendt,
lazione per così dire genetica, subire – cito e accolgo il pensiero di Gio- «l’inizio è il soffio vitale di ogni azione in
di reciproca fertilizzazione, tra lo spazio e vanni Michelucci in Brunelleschi Mago – grado di unificare ogni agire». Unificare:
la pace: chiederci cioè se questi due fat- una specie di purificazione che annulla è un concorrere in uno, un soffio di pace.
tori non siano per loro natura destinati a o attenua le conseguenze paralizzanti di «Gli uomini anche se devono morire , non
incontrarsi e scontrasi nel mondo «come ogni comportamento egoistico; e la liber- sono nati per morire, ma per incomincia-
due avversari che contendono per l’uo- tà è espressa con obiettività e umiltà tali re. Incominciare è di per sé l’inizio di un
mo – prendo a prestito Hannah Arendt da facilitare nell’ospite la riscoperta di sé: progetto senza fine, è un potenziale che
di Tra passato e futuro – in un gioco di condizione necessaria e costante perché deve esplodere. Perché l’agire di pace si
forze che l’uomo non può dominare, ma si possa partecipare alla creazione di una rinnova, ricomincia sempre, riparte sem-
solo cercare di comprendere»1. Uno stes- città che voglia essere nuova nella sua pre da zero. Lo spazio è azione, ha una
so spazio può essere teatro di pace o di struttura sociale e spaziale»2. freccia: si colloca tra passato e futuro,
guerra, di accettazione o di rifiuto, di do- Ho detto l’azione orientata a produrre muove da qualcosa che appartiene a un
minio o di sottomissione. E gli spazi sono gli spazi della vita e non della pace, perché finito e cresce in un progetto rivolto a
diversi. Ma sempre uno spazio (ricchez- l’agire di pace non può essere rinchiuso un futuro indefinito» (un infinito in atto,
za della vita in tutti i suoi generi: viventi in un ghetto; per sua natura spezza ogni un quanto, fisso in sé, ma al di là di ogni
e non viventi, forme, colori, atmosfere, confine, è infinito. Questo è l’assioma, an- valore finito, così com’ è l’immaginario di
luce, clima e ogni fattore generatore di che se l’azione in concreto ha sempre suoi pace).
vita) richiede la pace per acquistare i suoi propri confini, che le nostra mente deve Questo dinamismo dello spazio è la
colori e la vita che gli è propria, con i suoi estendere al di là di ogni limite. forma dell’azione di pace.
valori e dolori vorremmo dire, perché la
pace non nasconde ma crea la«verità» e Se si vuole costruire uno spazio di Oggi siamo di fronte al fenomeno pla-
la bellezza dello spazio. pace dunque – direi 'spazio' dell’azione, netario delle 'diversità': di popolazioni
non tout court dell’architettura – occorre che vivono con enorme travaglio il caos
Dovremmo chiederci se, in questa liberare l’azione dagli egoismi. Il com- planetario. Diversità di lingua, diversità
lotta, lo spazio, ovvero il modo di vivere portamento egoistico inquina l’azione, di cultura, perciò diversità dei valori della
insieme degli uomini per comunicare un perché impedisce le lealtà del 'comin- vita, movimenti di migranti che attraver-
pensiero, un’emozione, un bisogno della ciamento', indispensabili per tracciare sano i continenti con speranza e dolore,
vita, ossia per costruire la relazione che percorsi comuni, verso la costruzione di movimenti che possiamo chiamare 'ge-
chiamiamo simbolica (sun ballou: metto nuove culture. L’azione di pace è per sua ologici', ancor più che planetari, perché
insieme soggetto e oggetto, nella rela- natura un continuo cominciamento, non interessano non solo le strutture superfi-
zione di un interprete), non richieda un solo perché proiettata nel futuro, ma per- ciali, ma anche quelle profonde della vita.
postulato d’inizio, un assioma dal quale ché il suo contenuto è incessantemente Nel movimento geologico, lo spazio

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[1]

in cui le diversità si incontrano è sempre re la comprensione è un agire di pace: è nuovi» di valori e di comportamenti, per-
lo spazio dove l’azione comincia. Per- questo un aspetto essenziale della cora- ché se viene meno la vecchia pluralità
ché quando persone o gruppi mettono lità di Michelucci che ritroviamo in tutti delle culture storiche, dalle ceneri del
le radici, avventizie o stabili, del proprio gli spazi da lui prodotti. Ogni elemento di passato deve, per così dire rinascere, nel
luogo di abitare, lì nasce l’incontro e in- un «insieme» di spazi michelucciani im- mito dell’Araba Fenice, una 'utopia cora-
contrarsi è prendere atto dell’esistenza plica relazione e interazione, cioè comu- le' il volto di una nuova pluralità di mon-
dell’altro. L’altro è il referente, l’«oggetto», nicazione, costante riferimento all’azione di, essenzialmente urbani.
di un insieme» che possiamo chiamare dell’uomo. E ogni riferimento è scoperta Dico essenzialmente urbani, perché
con Arendt «mondo comune», non anco- di senso e di «verità». la città è stata nell’Occidente il punto di
ra comunità, ma «esposto allo sguardo» Splendido è un progetto di Michelucci: massima concentrazione – come ci ri-
(di tutti), visibile, noto conosciuto, citan- uno spazio dedicato, una chiesa cattolica vela ancor oggi utilmente il pensiero di
do Esposito3. Dice Arendt: «L’essere in che per farsi spazio comune ha perso la Mumford – dell’energia e della cultura di
comune non si rivela nell’appartenere a sua esclusività (non dico identità): spazio una comunità». Dice Michelucci: «tende-
una patria, a una terra o una radice, ma dedicato a tutti gli uomini, di ogni cultu- re verso la città è meno un proposito ar-
si manifesta come esposizione al proprio ra e di ogni fede, un ritrovarsi insieme su chitettonico e più una attitudine umana».
altro nella pluralità delle situazioni e delle un grande sagrato, per sentirsi a casa nei L’uomo nasce per vivere insieme, la città
attività umane». propri percorsi di fede e di vita con gli altri è simbolicamente la costruzione più alta
Ancora Arendt «Di fronte al vuoto del- uomini, un sentirsi insieme e diversi e un dell’uomo. E la pace è la stessa cosa, com-
la distruzione occorre un’azione dialo- relazionarsi con la comprensione recipro- pleta la città.
gante: il dialogo della comprensione»4, ca, per vincere i vuoti della vita. Utopia corale: prendo ora spunto da
Continua «...la comprensione è un pro- un fenomeno chimico-fisico e lo collo-
cesso complesso...: è un’attività senza Sempre nel mondo incombe il vuo- co, per analogia, nel fenomeo spazio-
fine, con cui, in una situazione di muta- to della distruzione. Oggi è evidente temporale dell’azione. Vorrei sottolinea-
mento e trasformazione costanti, venia- l’estendersi di tale 'vuoto', proprio per re l’essenziale della forte interazione tra
mo a patti e ci riconciliamo con la realtà, il crollo delle 'culture' del mondo: cul- tutti gli elementi della vita, fino alla più
cerchiamo cioè di sentirci a casa nel mon- ture costruite nei millenni della storia. piccola cellula, per la costruzione della
do». «Sentirsi a casa»: come dire, essere La costruzione di nuovi tessuti culturali, novità, cioè della cultura e, diciamo tout
nella pace, perfetta unità di spazio e pace. a partire dai processi più elementari (la court, dell’ azione di pace. Perché l’azione
Michelucci chiama spazio dell’«incontro» famiglia, la scuola, le aree urbane e delle di trasformazione e perciò di produzione
e del «dialogo» questo costante aprirsi periferie, per salire alle grandi dimensio- di novità della vita riesca, occorre che il
alla relazione con l’altro, con tutti gli altri: ni degli insiemi metropolitani e mega- sistema chimico-fisico o umano, esprima
uomini e cose, vegetali e animali, sani e politani) è azione estremamente com- una coralità dell’agire.
ammalati e «percorso» lo spazio da cam- plessa, perché richiede nuovi 'mondi' di Un grande esempio di coralità con
minare insieme. Interagire per sviluppa- comportamenti e di valori. Dico «mondi produzione di novità, come vedremo tra

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breve, la troviamo nel fenomeno termo- tra gli esseri viventi. Questa interazione, consapevolvente alla sua costruzione. È
dinamico delle strutture dissipative. che risponde certamente alle esigenze questa seconda condizione, quella dissi-
Mi sembra legittimo, in questo mo- di strutturare un processo democratico, pativa, strategica per costruire lo spazio
mento, questo ricorso all’esempio delle mette in relazione e in azione una altis- di pace. La pace non è un risiedere in
strutture dissipative. Perché anche la con- sima pluralità di soggetti. Ciò significa pace, emancipandosi dai conflitti, perché
vivenza umana ricade nelle leggi della ter- «comunicare» come rileva acutamente l’azione deve avere un senso, cioè un ob-
modinamica: ciò non deve stupire, perché Prigogine. biettivo, o un sistema di obiettivi, cui ten-
la componente umana è nel paradigma Ma questo dialogo non è solo di tipo dere e in cui credere, innervati da valori
della complessità, intesa come parte inte- intellettuale, ma essenzialmente nasce come la comprensione e la riconcilizione.
grante della natura, e perciò soggetta alle dalla costante interazione tra soggetti il Valori che Arendt ci propone.
stesse leggi di ogni altro processo natura- che significa interagire in termini di una
le. «L’uomo non è differente dalla natura attività senza fine, come avviene nelle Michelucci: produttore di spazi di pace.
che egli descrive» come dice Prigogine5. strutture dissipative. Si riprenda in considerazione l’assio-
Solo con grande impiego di energia e ma di Michelucci: costruire la città ('cit-
Nella termodinamica le strutture dissi- alta produzione di entropia può nascere tà' tout court, non 'città della pace', che
pative sono uno straordinario esempio di la «novità», ossia quelle strutture di nuo- è un restrigimento dello stesso concetto
coralità: un sistema fisico-chimico «lonta- vo ordine, che possiamo orientare alla di pace oltre che di città) significa porsi
no dall’equilibrio» evolve in uno stato di pace, se noi lo vogliamo. La pace è condi- nell’atteggiamento di rinunciare ai propri
caos superficiale e di grande organizza- zione che nasce se si pongono in essere interessi egoistici per aprirsi alla relazio-
zione degli strati sottostanti, dando ori- processi liberi in uno stato di grande di- ne e alla comunicazione con l’altro, con le
gine a fenomeni di trasformazione della namismo che può avere l’apparenza del cose, con la natura: perciò costruire la cit-
materia: improvvisamente tutte le mo- disordine, ma che negli strati sottostanti tà è «costruire la città dell’altro». Questa è
lecole del sistema diventano rosse, poi elabora strutture di grandissimo ordine di per sè la città della pace.
tutte blu, poi il sistema diventa di nuovo e che ci può dare la fiducia che la novità Per Michelucci l’ «incontro» e il «per-
rosso, poi di nuovo blu. Poi compaiono coerente possa prodursi anche a livello corso» sono fattori strutturanti dello spa-
altri fenomeni particolari, come strutture esistenziale, aiutati dal naturale dinami- zio dell’uomo. E possono essere conside-
geometriche, esagonali o di altre forme. smo strutturante della vita. Quello che rati fattori genetici dell’azione di pace. Gli
«E tutti questi cambiamenti avvengono si realizza meccanicamente nell’ordine spazi delle costruzioni di Michelucci sono
ad intervalli di tempo regolari: siamo di chimico fisico per realizzarsi a livello de- spazi dove ci si sente a casa, dove ti senti
fronte ad un processo coerente» osser- gli umani richiede l’apporto della consa- bene, e dove il pensiero si rinnova, per lo
va Prigogine. Sono i cosiddetti orologi pevolezza e della volontà. Così lo stesso stimolo che gli viene dato a trascendere
chimici. Ora, conclude Prigogine, per pensiero appartiene alla Arendt. il dato e a proiettarsi nell’immaginario:
cambiare colore tutte in una volta, le mo- Dice H. Arendt: «Di fronte al vuoto riscoprendo la fiaba, cioè il racconto vero
lecole hanno bisogno di «comunicare». Il della distruzione occorre un’azione dia- del mondo, tanto amato da Michelucci.
sistema deve agire come 'un tutto'. Ritor- logante: il dialogo della comprensione». Questo è spazio di pace.
niamo ancora ripetutamente, per invito La comprensione chiede una presa di Per Michelucci, quando uno spazio è
di Prigogine, «su questa parola chiave coscienza del dialogo continuo. Occorre «riuscito», cioè quando comunica salu-
"comunicare", che è di evidente impor- che il processo sia orientato. D’altra par- te, felicità, vita, cioè è uno spazio «vero»,
tanza dalla chimica fino alla neurofisio- te la nostra storia urbana ci testimonia il (termine caro a Michelucci per significa-
logia. Le strutture dissipative ci aprono la succedersi delle epoche storiche, che po- re l’aderire dello spazio alla vita), allora
porta di uno dei più semplici meccanismi trebbero essere considerate movimen- abbiamo prodotto un pezzo di città. E
chimici di comunicazione. Le molecole ti di grande concentrazione di energie quando abbiamo prodotto un pezzo di
stesse cambiano la dimensione, ora sono dissipative, dense di energia ed entropia, città è come se avessimo prodotto una
macromolecole, visibili ad occhio nudo». e di nuove costruzioni della storia, alter- città intera, o il mondo intero, perché una
Per comunicare le molecole chimico- nate ad epoche in cui si manifesta una città non è né grande né piccola, né den-
fisiche hanno bisogno di una intensissi- condizione di stato stazionario, ossia di sa né rada, né bella né brutta, ma «è bella
ma dinamica di interazione, hanno biso- minima produzione di entropia e per così in quanto è vera». Questi sono gli spazi
gno di scontrarsi. Il sistema è altamente dire di riflusso della storia. della città della pace.
dissipativo, cioè produce «struttura e Questa condizione dello stato stazio- L’azione di pace la riconosci perché
ordine da una parte e perdite e sprechi nario potrebbe essere ritenuta in qualche produce la città non aggressiva; è fin
dall’altra. La dissipazione e l’energia del- modo privilegiata per costruire valori di dall’inizio 'un tutto' (qui il pensiero coin-
la materia, diventa in condizioni lontane pace, rispetto alla condizione di disordi- cide con la Arendt: il «potenziale dell’i-
dall’equilibrio fonte di ordine; la dissipa- ne caratteristica della grande dinamica nizio», essere nella libertà) «Penso una
zione è all’origine di ciò che si possono dissipativa, la quale tuttavia è produttiva prima cellula, una sorta di DNA della cit-
chiamare, a giusto titolo, nuovi stati della di novità e quindi di nuovi stati del mon- tà non aggressiva, in cui elemento etico
materia». (Prigogine, p. 148) do: stati irreversibili, perché le strutture e costruttivo coincidano, un organismo
Riportiamoci al problema del rapporto dissipative sono irreversibili e auto-or- limitatissimo, ma altrettanto vitale da
tra lo spazio e la pace. ganizzative, come si è visto, perciò gene- suscitare reazioni a catena nell’ambien-
Con questo esempio, la condizione ratrici di nuovi stati della materia e della te circostante, quasi invisibile ad occhio
per la costruzione di novità e perciò di vita. Sono un momento che può diventa- nudo, ma capace di ridare alla città il
cultura è – potremmo assumerla senza re essenzialmente creativo di cultura nel- senso del continuo, della memoria di
difficoltà – l’intensità della interazione la misura in cui l’essere umano partecipa sé. In modo che essa abbia finalmente il

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[2]

coraggio di volgersi attorno scoprendo za: anzi della consapevolezza di un mon- NOTE
di avere una personalità complessa, ma do che si rinnova per scoprire e consen-
1 H. Arendt, Between Past and Future, trad. it. di T.
coerente dal centro alla periferia, al verde tire la più alta dignità della viata umana.
Gargiulo, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano
dei suoi parchi pubblici». Ed è quanto si trova nell’opera brunelle-
2001, p29, in S. Iovino, La goccia dell’azione: inizio
La città della pace è la città in cui l’uo- schiana. L’Ospedale degli Innocenti, l’edi-
e comprensione nel pensiero arendtiano, <https:://
mo ha bisogno di convivere con il diverso ficio più socialmente e direttamente im-
mondodomani.org/dialegesthai/si01.htm>
da sé: «per questo la città dell’uomo deve pegnato, “accoglie l’ospite con una netta
essere la città di tutti gli esseri viventi, la comprensione totale, discreta ma decisa, 2 G. Michelucci, Brunelleschi Mago, a cura di M.A. To-
città della natura in tutti i suoi aspetti. La che supera i limiti dei legami di sangue, scano, Tellini, Pistoia 1972, p. 10.
città non aggressiva – città della pace – è di ceto, e ripropone quelli primordiali per
3 R. Esposito, Polis o communitas., in S. Forti (a cura),
dunque la città che cresce e che non ha cui l’uomo trovò, nell’altro, se stesso e la
Hannah Arendt, Mondadori, Milano1999, p.94.
paura di crescere». certezza di poter sopravvivere alla pro-
Dice Michelucci: «gli spazi apparten- pria solitudine». 4 H. Arendt, Understandig and Politics, in «Partisan
gono sostanzialmente a due categorie: Questa, che libera, è la città della pace. Review», XX/4, 1954; trad. it di P. Costa, Comprensio-
quella dello spazio che vincola e quella ne e politica, in S. Forti (a cura di), Archivio Arendt 2
dello spazio che libera. Ricordo – a testi- Ancora: Michelucci distingue la città (1950-1954), Feltrinelli, Milano 2003.
monianza della prima – l’impressione di «carcere» dalla città «tenda». La città ten- 5 I. Prigogine, La nascita del tempo, Bompiani, Torino 1991.
sgomento che, da ragazzo, mi metteva da unisce spazio e pace, la città carcere
addosso il cortile del tribunale medievale divide spazio e pace. Immagini:
di Pistoia, allorchè, recandomi a scuola, «Ciò che chiamo “città carcere” rap- [1] Giovanni Michelucci, Elementi di città, 1970
lo attraversavo di sbieco. Non che vi do- presenta l’incapacità della città attuale (Archivio Disegni Giovanni Michelucci, AD0270)
vessi necessaramente passare, ma ero di dar vita all’inaspettato o di riprodurre [2] Giovanni Michelucci, Chiesa dell'Autostrada,
attratto dalla sua "personalità", malgrado la cerimonia stessa come fatto ogni volta «Giustificazioni di una forma = i percorsi», [1964]
mi incutesse paura ed un senso di colpa. diverso». (Archivio Disegni Giovanni Michelucci, AD0097)
Raggiunta l’età della ragione ho voluto «Opporre la città tenda alla città carce-
controllare se le mie impressioni giovanili re significa per me creare forma e spazio
potevano trovare una giustificazione, e per una città che non esiste ancora, ma Silvano D’Alto, architetto e sociologo,
l’hanno trovata, così che ho concluso con della cui non esistenza soffriamo tutti le è membro del Comitato Scientifico della
Fondazione Michelucci
una domanda che dimostra (una doman- conseguenze. La sfida che propongo alla
da che dimostra sembra un controsenso) città attuale è dunque la sfida di saper
quale influenza effettivamente esercitas- cogliere al suo interno i diversi di ogni tipo,
se lo spazio architettonico sulla psiche non per dovere di ospitalità, ma come spe-
umana e non soltanto su quella infantile. ranza progettuale».
L’altra categoria può dirsi della speran- QUESTA È LA CITTÀ DELLA PACE.

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LA CITTA’ DI MICHELUCCI
a cura di Nadia Musumeci

Appunti manoscritti e grafici sulle città antiche delle aree fenicia e assiro babilonese - Fondazione Michelucci, Archivio Lezioni, AL008, carta 2

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Giovanni Michelucci. Inventario delle lezioni
Un nuovo strumento di studio online per l'archivio
Michelucci, considerato fra i maggiori quadro dettagliato del metodo di inse-
architetti italiani del Novecento, autore di gnamento di uno dei maestri più impor-
opere di riconosciuto valore internazio- tanti dell’architettura del Novecento. Nel
nale come la Stazione di S. Maria Novella primo, Nadia Musumeci, curatrice dell’Ar-
e la Chiesa dell’Autostrada a Firenze, ha chivio Giovanni Michelucci, descrive la
lasciato alla Fondazione un’eredità pre- qualità delle carte, dettaglia l’articolazio-
ziosa del suo magistero universitario. ne dell’inventario e offre una mappatura
Il corpus totale delle lezioni conserva- dei temi trattati nei documenti, riper-
te nell'Archivio della Fondazione, costitu- correndo l’approccio didattico di Miche-
ito da fascicoli, appunti manoscritti e dat- lucci, finalizzato al dialogo attivo con gli
tiloscritti, schemi e scalette preparatorie studenti, oltre le formalità delle consue-
delle sue lezioni, consiste in 120 inserti tudini accademiche di allora. Il saggio di
riguardanti l’attività didattica svolta pres- Paola Ricco, ricercatrice e storica dell’ar-
so La Scuola Regia d’Architettura di Firen- chitettura, ripercorre gli incarichi che
ze, la Facoltà di Architettura di Firenze, la Michelucci ha ricoperto durante il lungo
Facoltà di Ingegneria di Bologna, e altre arco temporale in cui ha insegnato, prima
sedi universitarie. nell’Università di Firenze e poi alla Facoltà
Varie generazioni di architetti, tra cui di Ingegneria di Bologna.
diversi protagonisti dell’architettura ita- Negli apparati della pubblicazio-
liana, si sono formate seguendo gli inse- ne sono inoltre presenti: la cronologia
gnamenti di Giovanni Michelucci nono- dell’attività didattica di Michelucci, una
stante la personale avversione a definirsi nota sui suoi libri e le fonti bibliografi- ISBN: 9788899210090
«Maestro». che utilizzate per le lezioni, la bibliogra- Titolo: Giovanni Michelucci. Inventario delle lezioni.
Autori: Nadia Musumeci, Paola Ricco (curatori)
La stesura dell’inventario analitico del- fia suddivisa in «Scritti di» e «Scritti su»,
Coordinamento: Andrea Aleardi
le sue lezioni si è resa indispensabile per specificamente orientata verso gli scritti
Progetto grafico: Alessandro Masetti
dotare questa importante documenta- relativi all’insegnamento. Pubblicato da: Fondazione Giovanni Michelucci Press
zione d’archivio di un adeguato strumen-
to guida per la consultazione così da age- La pubblicazione dell’inventario della Copyright: 2017 Fondazione Giovanni Michelucci
volarne la fruizione a studenti, studiosi di serie archivistica delle Lezioni Universi-
architettura e chiunque fosse interessato tarie, qui proposta, è stata realizzata gra- Formato: Ebook in PDF, 60 pagine
ad approfondire questo aspetto del suo zie al contributo del Ministero dei beni
fare architettura. e delle attività culturali e del turismo –
L’inventario è corredato da due testi Direzione Generale Biblioteche e Istituti Scaricabile gratuitamente da:
di presentazione che fanno emergere un Culturali. www.michelucci.it - sezione archivi ed editoria

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RUBRICHE
a cura della redazione

LIBRI E WEB ATTIVITÀ DI RICERCA MOSTRE E CONVEGNI

La Nuova Città n. 6/IX, 2017 PROVA - Prevenire la Città e anticittà.


Il sesto numero della rivista dedicato radicalizzazione violenta Un convegno su convivenza e
a Fiesole e il suo territorio Progetto europeo

Questo numero de «La Nuova Città» rac- Un progetto del Dipartimento di Scienze del- Fondazione Giovanni Michelucci insieme
coglie i contributi presentati negli incontri orga- la Formazione e Psicologia dell’Università degli al Gruppo del Melograno hanno promosso la
nizzati nel 2015 e nel 2016 dalla Fondazione Studi di Firenze, la Fondazione Giovanni Miche- giornata di studio Città e anti città. Convivenza
Michelucci – con il Comune di Fiesole, l’Asso- lucci e LabCom – Ricerca e Azione per il Benes- e conflitti tra immigrazione, razzismo ed esclu-
ciazione Fiesole Futura e l’Università di Firen- sere sociale, in collaborazione con il Garante dei sione abitativa sabato 20 gennaio 2018 a San
ze – sul tema «Fiesole. Paesaggio, territorio e Diritti dei detenuti della Toscana e Centro Giusti- Salvi – Spazi Chille de la balanza.
architettura 1945-2015». zia Minorile.
Il quaderno riprende il filo di un progetto Nicola Solimano, una delle anime della
che ha voluto ricostruire le trasformazioni del Nei suoi due anni di sviluppo il Progetto Eu- Fondazione Michelucci, ci ha lasciato lo scorso
territorio di Fiesole nel secondo dopoguerra e ropeo PROVA ha avuto la finalità di prevenire la aprile. Da sempre è stato impegnato sui temi
valutare i risultati delle politiche perseguite, fino radicalizzazione violenta di minori e giovani adulti dell’inclusione sociale, della convivenza, dell’a-
a interpretare i cambiamenti in atto. in carcere o in misure alternative rivolgendosi a bitare urbano come misura della dimensione
operatori del sistema penale minorile, stakeholder civile della società e della sua emancipazione.
La parte monografica del numero «Fiesole. impegnati nelle politiche per l’inclusione e a minori La Fondazione insieme ad un folto gruppo
Paesaggio, territorio, architettura» è a cura di e giovani adulti dell’area penale, vedendo anche la di amici (il gruppo del Melograno, dall’albero
Raimondo Innocenti e Andrea Aleardi. Articoli partecipazione di studenti universitari dell’ambito piantato in memoria di Nico nel giardino della
di Iacopo Zetti, Marta Bonsanti, Silvia Manto- sociale, psicologico e pedagogico. Le azioni previ- Fondazione) gli dedica questa giornata di stu-
vani, Ines Romitti, Giovanni Maffei Cardellini, ste in ogni Paese europeo della partnership hanno dio sui temi di cui si è occupato con passione
Francesco Alberti, Ilaria Agostini, Benedetto visto la realizzazione di Training e Workshop per l’e- e generosità. Una giornata rivolta al progetto,
Di Cristina, Dieter Schlenker, Antonello Farulli, laborazione di strategie di intervento per l’inclusione al confronto, alla condivisione di temi ed espe-
Luca Nespolo. sociale e la produzione di Linee Guida. rienze, tra vecchi e nuovi amici dei mondi che
Queste ultime sono state presentate a fine la- Nicola con il suo lavoro critico ha contribuito a
Direttore responsabile: Biagio Guccione vori evidenziando l’importanza di interventi di em- migliorare, guardando verso quell’idea di Nuo-
Redazione: Andrea Aleardi, Franco Carneva- powerment, di training rivolti ai professionisti e di va Città che ci ha lasciato Giovanni Michelucci.
le, Cristiano Coppi, Mauro Cozzi, Raimondo workshop per i giovani sottoposti a procedimenti Hanno aperto la giornata interventi di Gian-
Innocenti, Corrado Marcetti, Giancarlo Paba, penali, oltre alla necessità di promuovere una co- carlo Paba, Patrizia Meringolo, Corrado Mar-
Camilla Perrone, Nicola Solimano. municazione efficace per la diffusione di una cultura cetti, Claude Jacquier, Antonio Tosi, Sabrina
inclusiva, anche attraverso la creazione di spazi e Tosi Cambini, seguiti da 4 tavoli tematici, con
La pubblicazione in formato elettronico è ambienti atti a questo scopo e il consolidamento dei un intervento finale, Le parole di Nicola, letture
scaricabile gratuitamente nell'area editoria del network tra Istituzioni e Terzo Settore. di Claudio Ascoli.
sito della Fondazione www.michelucci.it
Link e info su www.michelucci.it Link e info su www.michelucci.it

La Nuova Città - Serie nona n. 7 - dicembre 2018

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Fai la casa giusta. Leo Ricci tra scrittura, pittura e ar- Close Encounter
Percorsi di Abitare Solidale chitettura a un secolo dalla nascita Michelucci alla Biennale 2018
Un convegno per operatori Iniziative al centenario dalla nascita Reinterpretare un'architettura

Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Comitato Nazionale «Ricci100» in collabo- FREESPACE, il tema di questa edizione, ricon-
in collaborazione con Fondazione Giovanni Mi- razione con La Triennale di Milano e la Fonda- duce inevitabilmente al pensiero di Giovanni Miche-
chelucci hanno promosso il convegno FAI LA zione Giovanni Michelucci, hanno presentato la lucci e non è un caso se nel Padiglione Centrale le
CASA GIUSTA. Percorsi di Abitare Solidale, conferenza Leo Ricci tra scrittura, pittura e ar- due curatrici abbiano affidato all’architetto irlandese
venerdì 30 novembre 2018. chitettura a un secolo dalla nascita, martedì 13 Tom dePaor l’arduo compito di (re)interpretare la
novembre 2018 dalle ore 18.00 presso il Teatro Chiesa di San Giovanni Battista 'dell’Autostrada'.
Per volontà di Fondazione CR Firenze e in Agorà della Triennale di Milano. Nella sezione speciale Close Encounter, mee-
continuità con il convegno del 2017, si è tenu- tings with remarkable buildings le opere di architetti
to a Firenze un nuovo appuntamento dedicato A partire dall’8 giugno 2018, giornata di appartenenti alle generazioni del passato vengono
alle nuove forme dell’abitare solidale. apertura delle celebrazioni per il centenario infatti rappresentate da architetti viventi, allo scopo
Il contrasto alla precarietà abitativa rappre- dalla nascita di Leonardo Ricci, e per la durata di sottolinearne la rilevanza critica nell’epoca attua-
senta forse oggi la sfida più difficile che Enti di circa un anno sino a giugno 2019, il Comitato le. Tom dePaor racconta il suo personale incontro
Pubblici e soggetti Privati si trovano a dover Nazionale «Ricci100» e le istituzioni parteci- con l’architettura di Michelucci in una composizione
affrontare. La crisi economica, l’emersione di panti promuovono un programma di iniziative di schizzi su fogli di carta velina, quasi volanti, an-
nuove forme di povertà e la diffusione di feno- per dare nuova voce a una importante figura corati alla parete a una sola estremità, permettendo
meni sociali destrutturanti, hanno reso insuffi- che ha arricchito la cultura architettonica italia- alle linee di muoversi e reagire in libertà al passag-
cienti i tradizionali sistemi di risposta al disagio na e internazionale del Novecento. gio dei visitatori.
abitativo. Per questo si sta sempre più diffon-
dendo un nuovo lessico dell’abitare e il ricorso La conferenza presso La Triennale di Mi- Quello di dePaor è un incontro ravvicinato mai
a pratiche innovative. lano ha invitato a riscoprire una personalità avvenuto fisicamente, ma fatto di percezioni, cita-
tanto ricca e complessa con molti tratti ancora zioni, ricostruzioni, letture e osservazioni basate
Il convegno ha rappresentato un’occasione da indagare. Aldo Colonetti, Maria Clara Ghia sulla domanda spielberghiana – Quando siamo
di confronto su ricerche ed esperienze locali e Giovanna Uzzani con i loro interventi hanno vicini abbastanza per saperne?: «un antico di-
e nazionali. Ulteriore obiettivo è stato la con- ripercorso le esperienze in pittura, scrittura, ur- lemma tra l’architettura e la sua rappresentazio-
divisione di idee per la definizione del nuovo banistica e architettura, oltre all’insegnamento ne, il paradosso dell’esposizione, della curatela
Bando 2019 di Fondazione CR Firenze rivolto e il suo pensiero sull’Uomo, ispirato ai maggiori e, ovviamente, dell’insegnamento».
alle situazioni di fragilità abitativa. Tutti i parte- esponenti dell’esistenzialismo francese.
cipanti sono stati protagonisti, grazie alla facili- Link e info su: www.labiennale.org/it/architettu-
tazione di Sociolab, per esprimere richieste e www.leonardoricci.net | #ricci100 ra/2018/close-encounter
individuare nuove progettualità.

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Marsiglia 1950 circa, foto di Giovanni Michelucci

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