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Dove si nascondono i cento uomini di acciaio?

In questo numero:

di Generoso Benigni
2

I Corsivi di Emanuele Macaluso


Tramonto della democrazia? di Giovanni Verde
4

Maradona “non era un giocatore, era il calcio” di Giovanni Verde


6

Antonio La Penna, Gramsci, i giovani e il fascismo di Paolo Saggese


7

Quarant’anni fa, il sisma che ci sconvolse la vita di Raffaele La Sala


8

Vademecum per i narratori dei borghi di Max De Francesco


9

Il nostro terremoto di Gabriele De Masi - Aurelio Benevento - SOMMARIO


10

Michele Di Sibio - Simona Schiavone


11

La poesia di Gennaro Iannarone


Padre Bartolomeo Sorge: il Gesuita delle “Primavere”
12

di Franco Mangialardi periodico di attualità e cultura


13 Nuovo Meridionalismo

Anno XXXV – Numero 225


Le Vignette di Malatesta
Pubbl. registrata presso il Tribunale
Il nostro Natale? Nessuno ce lo ruberà di Aldo De Francesco
15
di Avellino n. 203 il 19.03.1985
Negazionismo: genesi, contenuto e antidoti di Amato Michele Iuliano
16

Amalfi e Paestum: Mediterraneo e mediterraneità di Giuseppe Liuccio


18
Generoso Benigni
Direttore responsabile:

Oltre le transenne di Mariagrazia Passamano Comitato di Redazione: Generoso Benigni,


20

Paolo Ruffilli - Un viaggio e un bagaglio di cose di Giuseppe Iuliano Giuseppe Iuliano, Raffaele La Sala, Nino Grasso,
22

Dante Troisi dalla guerra alla prigionia di Matteo Claudio Zarrella Claudio Rossano, Teodoro Russo, Riccardo Sica.
23
Collaboratori: Teobaldo Acone, Matteo Balsamo,
Poesie di Mirella F. Iannaccone
25
Gaetano Caricato, Achille Carone Fabiani,
Pandemia, burocrazia e l’esigenza di politica in Europa
29
Giuseppe De Cecco, Max De Francesco,
di Francesco Petrillo
30
Nicola Del Basso, Filippo Doria, Michele Falco,
Contro la volontà di potenza e di vivere di Teodoro Russo Pellegrino Ferrara, Edoardo Fiore, Ettore
Un ispirato “Canzoniere” di Raffaele La Sala Fiore junior, Ettore Fiore senior, Gerry Freda,
34

L’ironia profetica di Bruce Marshall di Gerardo Iuliano Benito Grasso, Filomena Iannaccone,
36
Antonio Iannaco, Domenico Iannaco,
Omaggi a sonetti di Nino Grasso
38
Gennaro Iannarone, Amato Michele Iuliano,
Due capitalismi di Luigi Mainolfi
40
Giuseppe Liuccio, Luciano Lucadamo,
Gli studenti del Dorso e il dibattito filosofico di Mirella Napodano
41
Maria Rosaria Maccario, Luigi Mainolfi,
Nusco nei dipinti di Casciaro al Museo di Piacenza
42
Nicola Mancino, Franco Mangialardi,
di Vincenzo Napolillo
44
Stefania Marotti, Andrea Massaro, Enrico
L’artista Franco Loffredo e il racconto delle nostre umane paure Mongiello, Carmen Moscariello, Mirella
di Raffaele La Sala - Sonetto di Nino Grasso Napodano, Vincenzo Napolillo, Mariagrazia
45
Passamano, Francesco Petrillo, Nicola Prebenna,
Ripartire con la cultura da chiese, musei e teatri di Riccardo Sica
Paolo Saggese, Michele Sessa, Costantino
Non solo parole di Luigi Mainolfi
46
Severino, Rino Solimene, Clara Spadea,
Donato Di Guglielmo di Pasquale, funzionario di PS, emigrato
52
Emilio Tirone, Valerio Tirone, Bruno Troisi,
in Argentina di Nicola Di Guglielmo
53
Gaetano Troisi. Matteo Claudio Zarrella.
Confesso la mia utopia di Michele Sessa
Le poesie di Clara Spadea Galleria di Via Mancini, 17
56 Direzione, redazione e amministrazione:

Politica non antipolitica di Luigi Mainolfi 83100 Avellino - Tel. 0825 35917
57
Partita Iva: 01880850647
San Carlo Online. Prima su Facebook, boom di ticket
58

di Mariapaola Meo
59 Sito internet:

La vita attuale è inquinata alle radici di Mariagrazia Passamano


https://sites.google.com/site/nuovomerid

Eliminare le negatività di Luigi Mainolfi


60 http://nuovomeridionalismostudi.altervista.org/

La dimensione dell’Oltre nella poesia di Alda Merini La collaborazione alla rivista è aperta a tutti.
61 nuovo-meridionalismo-rivista-associata/

di Matteo Balsamo Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione


62

Un dipinto, un auspicio di Riccardo Sica dell’autore e non impegnano la Direzione.


È vietata la riproduzione degli articoli pubblicati
64
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Nuovo Meridionalismo - Avellino - Stampa: Grafiche Lucarelli
Immagine di copertina: Jacobello da Messina,
Messina 1456 – prima del 1488, “Madonna con
conto corrente
n. 11399839 il Bambino”, 1480, olio su tela, 64,2 x 44,8 cm,
Accademia Carrara, Bergamo.
“Nuovo Meridionalismo” ISSN 2282 4375
Dove si nascondono i cento uomini di acciaio?

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di Generoso Benigni
Di fronte allo scadimento della qualità del personale po- nitari e le scuole; promuova lungimiranti iniziative ma-
litico del Mezzogiorno, Guido Dorso si rivolterebbe nella croeconomiche tese a determinare la crescita della pro-
tomba. duzione, e quindi più posti di lavoro, e quindi benessere
Andando a ritroso, a partire dalle recenti elezioni regio- economico e sociale.
nali del settembre 2020, per limitarci ad uno “screening” In sintesi la politica dovrebbe realizzare riforme positive,
sul personale politico della sola regione Campania, tro- e garantire un buon funzionamento dei fattori che sono
veremo solo qualche raro esponente politico di qualità. connessi alla vita del corpo sociale, alimentandone l’esi-
Negli ultimi venti anni eravamo, nell’ambito di una stenza e lo sviluppo, il tutto finalizzato sempre al bene
quantificazione percentuale di politici eletti “di qualità”, comune, e cioè ad assicurare condizioni di vita sempre
intorno al 10%; ora le recenti elezioni regionali ci hanno migliori a tutti i cittadini.
consegnato un personale politico assai più scadente, con Premesso ciò, che cosa si richiede all’uomo politico al
trascurabili eccezioni di qualità, eccezioni che non supe- quale il popolo, attraverso il voto, conferisce l’incarico
rano, ad essere generosi, un 5 % dell’intera platea degli di realizzare e quindi a gestire tutto ciò?
eletti o poco più, Proviamo a elaborare un elenco:
C’è solo da sperare, per non apparire catastrofisti e pes- 1) Intelligenza
simisti, che vi siano alcuni degli eletti che prendano co- 2) Capacità decisionale
scienza della propria “inadeguatezza”, e acquisiscano la 3) Cultura
consapevolezza della necessità di migliorare se stessi, 4 Onestà
per essere meno indegni del privilegio che è stato loro 5) Correttezza
immeritatamente accordato dal corpo elettorale. 6) Altruismo
Di fronte ad un quadro di sconforto per lo “scadimento” 7) Storia personale
della qualità della classe politica (che a volte denota non 8) Conoscenza della storia e dei problemi della comu-
solo una scarsissima conoscenza delle Istituzioni e dei nità
fatti storici, ma anche una vera e propria ignoranza della 9) Spirito d’iniziativa strategica
lingua italiana), qualsiasi cittadino di buon senso rimane 10) Capacità di ascoltare
a dir poco sconcertato. 11) Capacità di comunicare
È inspiegabile ed inquietante, infatti, il come possa essere 12) Rispetto degli altri e delle loro idee
precipitato così in basso il livello del personale politico 13) Coerenza morale
selezionato, anzi – per dirla tutta – nominato dai partiti 14) Adesione assoluta delle regole democratiche.
nelle ultime tornate elettorali, regionali e nazionali. È chiaro che di virtù o qualità alcuni cittadini benpensanti
Per capire come sia prioritario il problema della classe potrebbero aggiungerne tantissime altre, ma è altrettanto
dirigente occorre che non perdiamo mai di vista la defi- vero che per altri cittadini, del pari benpensanti, quelle
nizione e lo scopo della “Politica”, quella vera, che è l’at- da noi indicate potrebbero apparire troppe.
tività sicuramente più importante e forse anche più bella, Avrebbero ragione entrambi, perché nessuno di noi è in
che possa svolgere una persona a servizio della comunità grado di categorizzare il bene e pretendere di fissare mo-
di cui fa parte. dalità e termini a mo’ di un burocratico elenco.
Attraverso la politica, infatti, si dovrebbe concretizzare Qualcosa però va detta, perché è da troppo tempo che la
un sistema di virtuosa convivenza, tra i componenti della pratica della “nobile” arte della “Politica” viene affidata
comunità; un sistema che, nel rispetto di regole giuste, a persone che non hanno le qualità dell’elenco, ed anzi
organizzi, ispirandosi sempre ai valori della libertà e spesso si connotano per disvalori esattamente antitetici
della democrazia, la vita della comunità stessa, provve- alle qualità che da loro ci si attenderebbe.
dendo alla saggia cura delle sue necessità; e quindi – tra Le persone che hanno l’onere e l’onore di legiferare e/o
i tanti compiti – faccia funzionare efficientemente i ser- di governare il nostro Paese, la nostra Regione, la nostra
vizi pubblici, attivi la realizzazione di infrastrutture e di Provincia, i Comuni ed in genere le nostre comunità, in
opere di particolare interesse pubblico come i presidi sa- particolare nel Mezzogiorno, difettano, infatti, di “quasi
Dove si nascondono...

voluzione Meridionale”.
Noi riteniamo che la “meritocrazia” è
il valore che dovrebbe essere priorita-
riamente rispettato ed applicato nella
costruzione di una classe dirigente,
che sia in grado di realizzare, o al-
meno di consentire la praticabilità di
una vera e propria rivoluzione morale
nella società meridionale (contro le
mafie, il malaffare, i profitti indebiti,
gli egoismi, e soprattutto le ingiusti-
zie, dovunque praticate, compresi i
Tribunali).
La “Meritocrazia” è un valore fon-
dante di una società democratica e li-
berale, che aspira a migliorarsi e
tutte” le qualità prima elencate. intende perseguire quegli obbiettivi che poc’anzi ab-
Tra l’altro le dette qualità sono inscindibili e complemen- biamo indicato.
tari tra loro; per cui chi difetta di una solo di esse, quasi È questo un argomento che ci ha sempre emotivamente
sempre difetta anche delle altre qualità. coinvolto; tanto che nel 2009, insieme ad alcuni amici
Basti immaginare gli esatti contrari delle qualità-virtù che condividevano le nostre idee, fondammo un movi-
elencate per capire meglio di che stiamo parlando. Met- mento, ancora operativo (in attesa di uno sviluppo che
tendo in contrapposizione i valori con i disvalori corri- purtroppo non avrà mai), che denominammo “Merito è
spondenti, riconosciamo, purtroppo, proprio nei Libertà”, intendendo, con l’abbinamento dei due valori
“disvalori” la fonte dei quotidiani arbitri, abusi ed errori del Merito e della Libertà (che l’accento sulla “e” so-
delle nostre classi dirigenti. vrappone ed unifica), attribuire alla “meritocrazia”, in
Ma preferiamo, a questo punto, rimettere la valutazione particolare nella difficile scelta della classe politica, il
ai cari lettori, ponendo loro, a titolo di esempio, solo una ruolo di discrimine tra chi può aspirare a guidare una co-
domanda provocatoria: munità e chi non ha le qualità morali ed intellettuali per
“Avete mai avuto la sensazione dell’altruismo nell’azione assumere un siffatto compito.
quotidiana di un politico, o non piuttosto del contrario, e Se la politica non seleziona i suoi operatori nel rispetto
cioè dell’egoismo e della faziosità”? della “meritocrazia” non avrà l’autorità morale e neppure
Ovviamente la Vostra risposta è per noi scontata. Sono il diritto di imporre agli associati comportamenti o do-
purtroppo i disvalori quelli che caratterizzano l’operato veri.
della nostra classe politica, salva qualche rarissima ec- Nel nostro Mezzogiorno i cento uomini d’acciaio vi sono,
cezione. anzi sono più di cento, ma si nascondono, perché non
È vero: il problema esiste, ed è di difficile soluzione, per- possono convivere con le migliaia di personaggi impre-
ché le persone “perbene”, alle quali affidare grandi com- sentabili che da tempo occupano la “res publica”; perché
piti, sono merce rarissima. E tuttavia uno sforzo comune gli impresentabili sono numericamente troppi, e fanno di
andrebbe fatto, se non per sostituirla interamente, almeno tutto perché gli altri, i possibili contendenti “uomini d’ac-
per “migliorare” la qualità della nostra classe dirigente. ciaio”, rimangano isolati e sconosciuti, nascosti nel loro
Oggi siamo all’opposto di quel sogno utopico di Guido privato, arrabbiati ma inerti.
Dorso, che legava il riscatto del Sud all’affermarsi di una Occorre – e ci auguriamo che ciò accada presto – che i
classe dirigente incontaminata, che fosse costituita da cento uomini d’acciaio siano sollecitati a far politica, a
“cento uomini di acciaio”, in grado di realizzare la “Ri- non nascondersi più.
Il confronto che ci serve
I Corsivi

4
di Emanuele Macaluso
tica. L’auspicio di Veltroni di vedere, in questo momento
drammatico, il governo e l’opposizione costruire uno
strumento di consultazione e condivisione delle scelte
fondamentali, sembra senza sbocco.

Quel che, invece, potrebbe essere possibile è avviare un


dibattito tra le forze politiche, e all’interno stesso dei par-
titi, per valutare la situazione italiana e mondiale. A que-
sto fine, trovare il modo di avviare un confronto pubblico
Sul Corriere della Sera, Walter Veltroni scrive: “Se in coinvolgendo anche gli strati intellettuali e manageriali
questo momento drammatico per l’Italia governo e op- che hanno responsabilità sociali, e anche i sindacati. Bi-
posizione trovassero, nel rispetto dei ruoli, uno strumento sogna cercare una vita d’uscita.
di permanente consultazione e condivisione delle scelte
fondamentali? Ci sono contingenze, nella storia di un
Paese, in cui le ragioni di parte dovrebbero essere supe-
rate dagli interessi generali”.
Veltroni dice cose giuste ma a me pare che parli come se
ci fossero ancora Togliatti, De Gasperi, Moro, Nenni,
Berlinguer, La Malfa. Oggi quel mondo non c’è più.
Guardando ai protagonisti che sono sul campo, gli auspici
di Veltroni non sembrano possano avere uno sbocco reale
e positivo.
Questo non significa che non bisogna lavorare e operare
per superare il clima politico attuale e i rapporti che ci È ormai evidente che il governo attuale, con tutta la
sono tra le forze politiche che appaiono lontane non solo buona volontà del suo presidente, non è in grado di gui-
nei loro interessi ma nella visione stessa della vita poli- dare l’Italia in ore difficili come queste. Occorre, quindi,
una maggiore convergenza di forze diverse, per trovare
soluzioni possibili sul piano economico, sociale e anche
su come affrontare la pandemia. Mi pare che non vi sia
un’azione adeguata al cospetto della crisi. Occorre una
maggiore consapevolezza per radunare le forze che pos-
sono dare un contributo e maggiore certezza al domani
del Paese.
Vorrei sollecitare il Pd ad avere un’iniziativa su questo
fronte dato che, in questa fase, sembra che amministri
solo l’esistente e non costruisca il futuro.
Pensionato da CSM
5

Sappiamo bene che in Italia le questioni che attengono


alla giustizia assumono quasi sempre una dimensione tra
il drammatico e il ridicolo. Ieri, il dottor Piercamillo Da-
vigo ha compiuto 70 anni (auguri!) e, come tutti i magi-
strati, a quell’età deve andare in pensione. Cioè da ieri il
dottor Davigo è un ex magistrato.
Il Fatto Quotidiano di Travaglio fa di questa notizia un
caso e titola su tutta una pagina “CSM: convertiti e aste-
nuti hanno messo fuori Davigo (13 a favore, 6 contrari, 5
non si pronunciano)”. Insomma, tutti i magistrati, com-
piuti 70 anni vanno in pensione e sono ex magistrati. In-
vece, Il Fatto Quotidiano, come ho detto, sostiene che
“convertiti” e “astenuti” hanno messo fuori Davigo in
quanto 13 voti sono stati espressi a favore del pensiona-
mento, 6 contrari e 5 “coraggiosi” che non si sono pro-
nunciati. In altre parole, Davigo sarebbe dovuto restare
al Csm da pensionato. Illustre eccezione.
Davigo è stato un magistrato discusso ma certamente in- plificata da Il Fatto, non si trasformi, piuttosto, in un con-
telligente e capace. Mi chiedo se questa sceneggiata, am- gedo penoso.

Oltre l’ultimo orizzonte


Irpinia 1980 - 2020

trepidante di stelle
sublimi verità ora vivi
parole ascoltando
che il tempo non spegne
come le nostre, Maria,
di creature smarrite di pena
cui grava il peso degli anni.
Ma tenace il ricordo ti lega per sempre
a chi ancora ama:
ai tuoi cari, ai maestri, ai compagni, agli amici.
Sarai sempre con noi.
O Signore,
(mia alunna perita nel terremoto)
A Maria Martino
accogli l’anima Sua
Preghiera nel Tuo regno di luce e di amore;
Sul tuo volto di bambina a noi dona
scese la sera per i sentieri del mondo
serrando di ombre a poesia della speranza
la tua fronte serena il coraggio dell’amore
e di gelo il tuo cuore. l’innocenza della fede
Sorridevi ai tuoi sogni per potere un giorno con Lei
pudica tacendo adorarTi per sempre.
soavi chimere colme di azzurro.
E ti colse rapido tramonto (Tratta da La polvere e la luna, a cura di P. Saggese,
Giuseppe D’Errico

sulla terra ferita e tremante. Delta 3 edizioni, Grottaminarda, 2010)


Tramonto della democrazia?

6
di Giovanni Verde
Avevo deciso di non scrivere più del nostro sistema di giu- ziato o sta per iniziare 27 procedimenti disciplinari nei con-
stizia. Per sfinimento. Mi ero ben guardato dal commentare fronti di 27 magistrati per comportamenti disdicevoli. La
l’ennesima assoluzione di Bassolino. Quel che avevo da Procura ha appreso le notizie su cu ha fondato le incolpa-
dire l’avevo già detto infinite volte nel passato. La merito- zioni dalle trascrizioni delle conversazioni conservati nel
ria iniziativa del Corriere del Mezzogiorno e soprattutto il o nei cellulari sequestrati dalla procura di Perugia al dr. Pa-
lucido editoriale di De Marco mi impediscono di stare zitto. lamara. Erano conversazioni private che, in un Paese civile,
Sarò ruvido e franco. Dovremmo smetterla, tutti, di rivol- avrebbero dovuto essere distrutte, perché prive di qualsiasi
gerci ai pubblici ministeri, quasi che siano santuari in cui rilevanza penale. La procura di Perugia le ha rese ostensi-
riposa la verità e l’onestà. Dovremmo smetterla di rivol- bili (a suo dire, perché, attesa la mole, non era in grado di
gerci loro per chiedere pareri e opinioni quando si tratta di fare selezione) e la Procura generale ne ha amplificato la
questioni di giustizia, di offrire loro la vetrina delle trasmis- diffusione, mettendo alla gogna 27 magistrati e non fa-
sioni televisive e radiofoniche, di fare ricorso a loro per cendo un bel servizio alla stessa Magistratura. Trovo il tutto
candidature di prestigio o per incarichi di responsabilità. di un’incredibile inciviltà e sono davvero preoccupato che
Se riuscissimo a farlo, sarebbe un bel modo per affrancare il massimo vertice dell’organismo titolare dell’azione pe-
la società civile da una sorta di complesso di inferiorità. E nale si vanti dell’iniziativa. Se ciò fosse capitato quando
ciò va detto senza considerare che quando un pubblico mi- ero al Consiglio superiore avrei chiesto un intervento del
nistero o un ex pubblico ministero accetta di candidarsi per Capo dello Stato, per segnalare la pericolosa deriva delle
un partito politico, compromette l’attuale e la passata sua nostre istituzioni (e, forse e paradossalmente, un intervento
attività, che è intrisa di discrezionalità e che, pertanto, non della prima commissione).
può non essere o non può non essere stata influenzata dalla Un potere del tutto incontrollato e incontrollabile, quale è
ideologia. quello delle Procure, può esser utilizzato non solo perché,
Anch’io sono rimasto basito dalle dichiarazioni del Procu- anche se inavvertitamente, si cede alla propria ideologia
ratore Lepore. Ma non meno mi preoccupano le convin- (come lamentano i politici), ma anche per una sorta di “fu-
zioni espresse dall’eurodeputato Roberti. Egli riconosce rore ideologico” (come può lamentare un qualsiasi citta-
che quando arriva una “informativa” il sostituto è tenuto dino e, anche, un magistrato colpito nel proprio “io”).
ad aprire un fascicolo, ma non esclude che “per un motivo È da tempo che denuncio che il principio dell’obbligato-
o per l’altro, si proceda con troppa leggerezza a iscrivere rietà dell’azione penale è un’autentica ipocrisia inserita
nel registro degli indagati”. Ammette, perciò, che vi è e nella nostra Costituzione.
non può non esservi una inevitabile (e guai se non fosse È da tempo che denuncio che su questa ipocrisia è costruita
così) necessità di selezionare l’indagine che va coltivata da l’impalcatura del Titolo quarto della nostra Costituzione,
quella che va messa da parte. Quale è, tuttavia, la garanzia che ha dato protezione costituzionale all’unifica- zione in
che la selezione sia fatta in maniera corretta? “Lavorando un unico corpo, la magistratura, dei giudici e dei pubblici
con scrupolo e con distacco”, dice Roberti. Ma è possibile, ministeri. Un’impalcatura che finché rimane come è attual-
mi chiedo da anni, che ci possiamo accontentare della as- mente, renderebbe inutile e addirittura pericolosa la sepa-
sicurazione che i pubblici ministeri (che svolgono, lo ripeto razione delle carriere. Pochi condividono le mie idee. Si
fino alla noia, un’attività tutta intrisa di valutazioni) lavo- obietta che l’obbligatorietà è il precipitato del principio di
rino “con scrupolo e con distacco”, là dove i sistemi di con- eguaglianza. Ma l’eguaglianza è imprescindibile nel mo-
trollo sul loro operato sono tutti interni allo stesso corpo mento del giudizio. Nel momento dell’azione ciò che si
dei magistrati? E lo stesso Roberti, che ha svolto tutta la può pretendere è, come dice Roberti, lo “scrupolo e il di-
vita queste funzioni, di sicuro con “scrupolo e distacco”, stacco”. Ce lo insegnano quasi tutte le Nazioni che si sono
non pensa che il cittadino, ripercorrendo la sua vita profes- ben guardate dall’inserire nelle loro Costituzioni un ana-
sionale, possa essere attraversato dal dubbio che l’ideolo- logo principio. E non penso che siano Nazioni meno civili
gia, oggi apertamente da lui professata, abbia talora influito della nostra. I colleghi penalisti sono sempre stati tiepidi
sulle sue scelte inevitabilmente discrezionali? nei riguardi di queste mie idee. Non vorrei che per loro l’at-
Mentre scrivo queste note ho sotto gli occhi una notizia. tuale sistema vada bene, perché a loro più che la giustizia,
La Procura generale presso la Corte di cassazione ha ini- interessa il processo.
Maradona “non era un giocatore, era il calcio”

7
di Giovanni Verde
Ho difeso Maradona per la vicenda fa-
miliare (perdendo), contro il Napoli
(vincendo) e dinanzi al giudice sportivo
(limitando i danni: ebbe la sospensione
per sei mesi che era il minimo possibile).
Mentirei se dicessi di avere stabilito con
lui un rapporto di amicizia. Appartene-
vamo a mondi troppo diversi. Ma ci fu
simpatia, tanta, e reciproca stima. Per
me, ammalato di calcio e del Napoli, egli
non era un giocatore, era il calcio. Pro-
prio mercoledì, non sapendo della sua
morte, mio genero mi aveva chiesto se
lo ritenessi superiore a Pelè. Gli ho detto
che Maradona avrebbe indicato anche
Di Stefano, che per lui rappresentava il
giocatore completo da prendere come
esempio (lo potetti conoscere, viag-
giando con lui e con il prof. Dal Monte,
nell’aereo che ci portò in Argentina per
il matrimonio). In quell’occasione il
prof. Dal Monte mi disse che aveva sot-
toposto Maradona a test, che avevano dato per risultato una casse. Eppure non l’ho mai sentito pronunciare una sola
capacità di reazione e una prontezza di riflessi quasi feline, parola contro di lui. Così come non ne ho sentite contro gli
quali, nel passato, era stata riscontrata nei “kamikaze” giap- avversari che lo avevano maltrattato (in Spagna gli ave-
ponesi. Oltre la tecnica straordinaria, l’agilità e la forza fi- vano spezzato una gamba) o che continuavano a maltrat-
sica, è stata, credo, questa dote istintiva ciò che lo ha reso tarlo. Non sapeva serbare rancore. Sul finire della sua
diverso dagli altri e grande. Mi diceva: “Non passo mai la avventura partenopea mi confessò che, anche se a malin-
palla dove c’è il compagno, ma dove deve stare (a Gattuso cuore, pensava che fosse il momento di andare via perché
fischieranno le orecchie) e la passo velocemente (qui le aveva dato tutto ciò che era stato nelle sue possibilità
orecchie fischieranno a Fabian Ruiz)”. Mi ripeteva che in (Tapie e il Marsiglia lo volevano). Aveva, credo, il presagio
campo, se vedeva i compagni in difficoltà, li esortava: di ciò che sarebbe successo. Mi disse anche che a Napoli
“Passatemi la palla che ci penso io”. Ma lo faceva senza c’era chi poteva sostituirlo. Era una giovane che stimava
alcuna supponenza, con affetto. Credo, infatti, che i suoi molto: Zola o, come lui lo chiamava affettuosamente, Zo-
compagni gli abbiano sempre voluto bene perché fu sempre lino. Mi chiese di parlarne a Ferlaino. Lo feci, senza suc-
per loro un amico e mai fece pesare il suo genio calcistico. cesso.
Amò Napoli e i napoletani e poiché il calcio era la sua Iddio lo aveva dotato di un immenso talento. Lo sfruttò sol-
gioia, pensava di darci gioia; ne era davvero convinto. Per tanto in minima parte. Se lo avesse fatto oggi non sta-
lui il calcio era un’eterna rivincita (un bisogno che si por- remmo a discutere di chi sia stato il giocatore più grande
tava dentro) e Napoli fu l’habitat ideale per giocare la par- di sempre. Se in ognuno di noi c’è qualcosa di Dioniso e
tita della sua vita. Più volte, per una sua prodezza o per una qualcosa di Apollo (come diceva Nietzsche), in Maradona
vittoria del Napoli, mi ripeteva che era felice per “la gente”, prevalse l’aspetto dionisiaco, che lo ha portato ad essere
che era la sua gente. Era incurante dei suoi affari, che affi- eccessivo e che lo ha probabilmente condotto ad una morte
dava ad altri. Venne a Napoli senza un soldo. Il suo procu- prematura. Ma l’eccesso fu la cifra del suo essere. Se tor-
ratore, che era stato l’amico di infanzia, con cattivi nasse a nascere non potrebbe e non vorrebbe essere di-
investimenti e altro non gli aveva fatto trovare nulla nelle verso. E noi non lo vorremmo diverso.
Antonio La Penna, Gramsci,
i giovani e il fascismo
8
di Paolo Saggese
Nella prodigiosa produzione culturale del decadentismo francese (i poeti
e saggistica di Antonio La Penna si è maledetti), quindi di Eliot e della
aggiunto in questi giorni un altro libro, grande letteratura nord-americana
curato dal prof. Arnaldo Marcone e che (Faulkner e Steinbeck).
ha per titolo: Dopo il fascismo. Antonio In questa vicenda intellettuale, mentre
La Penna e la questione giovanile vedevano con distacco la cultura ec-
(Della Porta, Pisa, 2020). cessivamente classicistica della tradi-
Parlavo di una produzione prodigiosa, zione letteraria italiana, decisiva fu la
che vanta un migliaio di saggi e vo- scoperta di Marx, che andava a supe-
lumi, che gli allievi di La Penna stanno rare l’idealismo crociano e il “positi-
censendo, primo tra tutti il professore vismo” desanctisiano.
Stefano Grazzini dell’Università degli Il fascismo aveva dimostrato la vuo-
studi di Salerno. tezza della storia umana come frutto
Quest’ultimo libro raccoglie un saggio dello “spirito” (il fascismo non poteva
di grande valore non solo documenta- essere semplicemente una momenta-
rio, che l’accademico dei Lincei pubblicò in due puntate nea pausa nell’arrestabile progresso della civiltà). Questi
sulla rivista “Società”, nel 1946, all’età di 21 anni, quando giovani avevano bisogno di una cultura e di una filosofia
si era appena laureato in Letteratura latina con una tesi sul che divenissero azione e che li mettessero in grado di inter-
poeta elegiaco Properzio. Questo intervento particolarmente pretare la realtà. Così scriveva, nel lontano 1946: “[…]
succoso, dal titolo I giovanissimi e la cultura negli ultimi Marx non mi ha regalato un sistema e che io non saprei
anni del fascismo, non rappresenta semplicemente una te- come fare per regalarlo a loro. Cinque, sei, sette anni fa sa-
stimonianza autobiografica del futuro latinista, ma può es- pevo regalare un sistema e sapevo risolvere tutto, oggi so
sere considerato un “racconto” profondo e attento della regalare tutto al più delle nozioni, delle considerazioni sui
cultura dell’ultima generazione di giovani intellettuali, che fatti, delle tendenze, dei propositi; anche la certezza di un
aveva conosciuto il fascismo nel suo ultimo periodo, sino compito, ma non un sistema. Marx mi dà luce per spiegarmi
al declino rovinoso che coincise con le distruzioni della Se- il mondo umano che mi circonda, per interpretare i fatti sto-
conda Guerra mondiale. rici; mi indica un cammino che la storia sta battendo e il
Antonio La Penna, nato a Bisaccia nel 1925, formatosi tra modo di addentellare la mia opera nella storia”.
le scuole del suo paese natale, il Ginnasio di Sant’Angelo Le riflessioni di Antonio La Penna dimostrano la lucidità
dei Lombardi, il Liceo “Colletta” di Avellino e quindi la di un giovane filosofo, che intuisce la grandezza di Antonio
Scuola Normale Superiore di Pisa, aveva potuto conoscere Gramsci quando ancora la maggior parte della produzione
il fascismo ruspante della provincia, la semplificazione del fondatore del Partito comunista d’Italia era ignota. Scri-
della cultura nazionalistica e poi razzistica, gli slogan vuoti veva infatti nel 1946: “Se a qualche elaborazione passata
di fascino, che non avrebbero fatto presa sulla sua lucida del marxismo dovessimo accostare la nostra mentalità, l’ac-
intelligenza, e che alludevano alla grandezza della Roma costeremmo a quella di Labriola, accentuando in Labriola
fascista, la violenza della guerra … la sua larghezza e duttilità antisistemica più che la sua esi-
Antonio La Penna, non a caso, era stato nel 1943, a soli 18 genza sistemica pur così prudente. Da quel poco che si co-
anni, il primo segretario della sezione comunista di Bisac- nosce di Gramsci, si vede come il marxismo possa essere
cia, per pochi mesi, nella primavera di quell’anno decisivo più che un punto d’approdo, una vigorosa spinta problema-
per il destino dell’Italia. tica nella nostra cultura”.
Il saggio racconta la cultura di quei giovani, solo all’inizio Centrale nel pensiero di La Penna è la filosofia della praxis,
attratti dal fascismo, che poi fu inteso sempre di più come che è propria di un giovane scampato alla Seconda guerra
fenomeno estraneo e volgare, culturalmente vicini all’anti- mondiale, è la cultura di Gramsci che sostituisce Croce e
fascismo liberale di Benedetto Croce, all’inizio, meno vi- Gentile, è la nascita di una nuova Italia, repubblicana e de-
cini a Giovanni Gentile, e dal punto di vista letterario lettori mocratica, tesa al futuro.
attenti degli ermetici italiani (Montale soprattutto, Quasi- Questo saggio ha la grandezza profetica propria dei grandi
modo e Gatto), meno appassionati ad Ungaretti, scopritori intelletti, appunto di Antonio La Penna.
Quarant’anni fa, il sisma che ci sconvolse la vita

9
di Raffaele La Sala
Chissà se quarant’anni cominciano a dare la giusta distanza chiusi i conti del terremoto del 1930 e del 1962 e mentre
cronologica e psicologica per scrivere finalmente la storia gli intervalli temporali dei disastri si vanno velocemente
di quel 23 novembre 1980, purché a farlo non siamo noi, consumando e qualcuno pure dovrà cominciare a pensare
gli adolescenti e i giovani di allora che fummo testimoni e al terremoto prossimo venturo. Quarant’anni dopo ad Avel-
oggi reduci di quell’ immane disastro. E possiamo al più lino, Atripalda, Bagnoli, Bisaccia, Conza, Mercogliano,
raccontare di noi, di quella polvere densa che ti prendeva Teora (e non dico di Lioni, Sant’Angelo e delle comunità
alla gola, della spensieratezza ignara, del cuore che scop- dell’epicentro dove forse si sentì più forte la solidarietà
piava mentre il cielo si illuminava di lontani bagliori e si anche del mondo) i luoghi mostrano ancora squarci e ferite.
sentiva il respiro roco della terra. Abbiamo già ricordato da Ad Avellino, per esempio, sono vistosamente presenti lungo
allora: prima ogni anno, in occasioni pubbliche e private e il corso Vittorio Emanuele, nella dogana, malinconicamente
poi nelle decennali e venticinquennali ricorrenze coman- presidiata da una copia del fanzaghiano Carlucciello (Carlo
date, poi sempre con minore entusiasmo e perfino con II d’Asburgo, il re bambino non più di bronzo) o nel palazzo
ostentata indifferenza. Eppure quell’evento ci segnò la vita, de Concilij, oggi definitivamente Hugo, bisognoso di nuovi
definì un prima e un poi, accelerò il distacco di chi vedeva importanti interventi. Ma la verità sulla quale forse non ab-
lacerate le proprie certezze e ci fece sentinelle (più o meno biamo riflettuto abbastanza fu la esasperante lentezza con
consapevoli) di un’identità perduta. In quell’evento oggi si cui si ritrovarono e si ricostituirono, in nuovi anonimi con-
riflette il cammino di una generazione che poteva essere testi, le comunità, spesso quelle più prossime a secolari
spazzata via quella sera anche ad Avellino, ad Atripalda, tratti identitari.
come fu annientata a Lioni e a Sant’Angelo dei Lombardi. Oggi forse possiamo finalmente ammettere che la costru-
No, non possiamo essere noi a scriverne la storia, quelli zione di enormi periferie nella conurbazione Avellino, Atri-
scampati al disastro, per imperscrutabili congiunzioni palda, Mercogliano, Monteforte fu un errore; che i quartieri
astrali o rassicuranti protezioni celesti. immaginati come dignitose ed efficienti soluzioni abitative
E fu veramente un miracolo che tutti i presepi d’Irpinia, in sarebbero stati, dove più dove meno, abbandonati al de-
quella dolce e luminosa domenica di novembre, non si sbri- grado di dormitori senza identità. E che l’industrializza-
ciolassero tutti sulla gente. Poi sarebbe venuto il tempo zione promessa, con poche eccezioni, fu quasi sempre un
della partita doppia, quello algido e scabro, avido e ranco- inganno.
roso del conto di profitti e perdite, del dare e dell’avere e Oggi si ha come l’impressione (sgradevole impressione)
delle opacità che appannavano lo smalto dei sogni. E chissà che si riparta dal via, come nel gioco dell’oca…la dogana
se e quando, oltre la percezione individuale che si nutre di di Avellino e quella di Atripalda, svuotate di funzioni e ri-
nostalgia e di rassicurante, per quanto dolorosa, memoria, dotte a inerti prospetti scenici, come il cinema Eliseo e il
si sapranno dire su quell’evento parole di verità. cinema Ideal e le nuove cattedrali (Mercatone, per il quale
Quanto denaro sprecato mentre, dopo gli slanci di solida- oggi pare si possa nutrire qualche speranza, Autostazione,
rietà, di calore, di accoglienza delle prime settimane, si in- tunnel, monumenti allo spreco, opere eternamente incom-
durivano i cuori e si riaffacciarono gli egoismi e le astuzie piute e forse mai veramente necessarie, come il palazzone
di sempre. E mentre l’Irpinia, che pareva ancora zavorrata Inail di Atripalda). Ci furono beninteso in quei giorni tante
nel suo tempo immobile di notabili e di cafoni (nonostante manifestazioni di generosità e di abnegazione (i volontari
il ’68, i giovani, le radio ‘libere’, don Michele Grella e nell’epicentro, poche ore dopo il sisma, a scavare a mani
l’Avellino in serie A) si scopriva crocevia di appetiti colos- nude; la Caritas di Senigallia e delle diocesi marchigiane,
sali, retrovia sempre più prossimo di infiltrazioni criminali, guidata da un giovanissimo sacerdote, don Giancarlo Ci-
regolamenti di conti e attentati. Dopo 40 anni, sono queste cetti, le misericordie toscane e l’esercito), ci furono tante
le ferite che ancora sanguinano, non più quelle al tessuto intuizioni e si coltivarono tante speranze, delle quali altri
urbano, pure violato da ricostruzioni disinvolte o distratte, scriveranno la storia. I ragazzi e i giovani di oggi ricorde-
non le piccole e grandi speculazioni che segnarono da su- ranno altri eventi catastrofici, altri disastri e basterà per i
bito differenze e privilegi e che rendono ancora più lace- prossimi anni la pandemia scatenata da un virus globale, li-
rante il rammarico per quello che la ricostruzione avrebbe vido moltiplicatore delle nostre paure. Racconteranno,
potuto essere (e purtroppo non fu). Niente di nuovo, se nelle come noi oggi il 23 novembre e i nostri genitori la fame e
pieghe delle burocrazie italiche forse non sono ancora la guerra: speriamo con migliore fortuna.
Vademecum per i narratori dei borghi
Aree interne, una letteratura possibile

10
di Max De Francesco
comunicativo al gran ciacolare
della politica e all’automatismo
superficiale del mainstream me-
diatico, che ne predilige le crona-
che impazzite, la retorica
dell’eroe solitario o dello scemo
del villaggio. Sarebbe auspicabile
per le aree interne non solo una
narrazione dal rigoroso realismo
antropologico, quanto la costru-
zione di una nuova narrativa che
sappia raccontarne l’esclusività e
l’esclusione, indagarne le voca-
zioni territoriali e il respiro uni-
versale, sondarne il vero e il
verosimile, la magia e il disin-
canto. Un’altra letteratura di spa-
Montemarano - Luna e neve
zialità alternative, che dai monti
Cercansi narratori di aree interne, di qualsiasi età e credo giudiziosi del Nord all’ossatura dell’Italia del guado, dalle
politico, con una solida autonomia di pensiero e la predi- afe azzurre del Far-Sud alla solennità delle pietre isolane,
sposizione alla paesitudine, abituati alla privazione e all’at- consegni mitologie di superstiti e amori rurali, censisca luo-
tesa, voraci recuperatori di memorie, pronti a seminare e ghi finora inascoltati, mestieri dati per finiti, facce, lin-
raccogliere storie in terre emarginate, in lockdown da guaggi, lutti, aspirazioni, liturgie e dicerie per ingegnare
un’eternità. opere extraurbane, tessute con le radici del locale.
L’annuncio vale ancora di più la candela se si pensa, dopo Tra i libri premiati allo Strega negli ultimi dieci anni, solo
la mazzata del covid, al riaccendersi del turismo di prossi- due possono ritenersi collegabili a una letteratura d’area in-
mità, al ritorno in case di villeggiatura finora snobbate per terna: “Le otto montagne” di Paolo Cognetti (vincitore nel
esotiche evasioni, alla riconquista di luoghi salubri col fre- 2017), romanzo di formazione ambientato in un piccolo
gio del silenzio e lo stupore green, al fermento sul rilancio paese della Valle d’Aosta, e “Canale Mussolini” di Antonio
dei borghi con il recovery fund, alla riscoperta dell’Italia in- Pennacchi (primo nel 2010), epopea della famiglia Peruzzi,
terna, quella dei territori marginali, distanziati per natura contadini che vivono nella bassa Pianura Padana fra Rovigo
dagli assembramenti urbani, lontani da servizi e infrastrut- e Ferrara. Non ci allontaniamo dalla verità nel dire che tra
ture, magnifici e desolati, in via d’estinzione come i lupi, i libri di narrativa italiana più venduti nell’era dei social e
pur contando oltre 4000 comuni e una popolazione di circa dello streaming, lasciando stare le operazioni d’intratteni-
13 milioni. mento che poggiano sul nulla (biografie non degradabili,
“L’Italia è bella dentro”, il recente libro del giornalista Luca porcherie d’influencer), scorrono pagine di generi come il
Martinelli sulla resistenza socioculturale ed economica giallo, il noir e il thriller, di vicende amorose tendenti al di-
delle aree interne, è un titolo indovinato. C’è una parte del struttivo, di storie familiari all’inseguimento dell’amica ge-
Paese dalla bellezza interiore, percepibile non nella velo- niale, con trame solitamente che si snodano in una
cità, intima come le piccole chiese che raduna, carica di “letteratura di città”, mobile e clamorosa, o in una “lettera-
sacre culture, esclusa per costituzione geografica, visioni tura di periferia”, alienante, vendicativa e notturna. L’Italia
pigre e calpestate produttività dal circo delle ambizioni, di dentro, periferia delle periferie, è marginale come la sua
quasi rassegnata allo spopolamento, con i giovani costretti letteratura, stretta nella morsa di tendenze che appaiono più
a lasciarla e i vecchi a custodirne il museo d’ombre. attrattive, in sintonia con l’algoritmo della modernità. Ciò
Quest’Italia lenta, riservata e silente, che si estingue, ri- non preclude, anzi fortifica il bisogno di lavorare a un’altra
corda, resta, resiste, conserva e prova a esserci nel contem- narrativa vestita di borghi e non di borgate, guardiana di aie
poraneo, meriterebbe un contraltare creativo e e contrade, ascoltatrice di sentimenti sommersi, promotrice
Vademecum per i narratori...

11

di altre vite e riscatti non metropolitani.


Agli aspiranti scrittori di quest’altra letteratura, che ci piace (da La polvere e la luna -a cura di
Il nostro terremoto

chiamare “interna”, qualche suggerimento sentiamo di


darlo. Un’essenziale segnaletica per orientarsi in questo
P. Saggese - Delta 3 Edzioni, 2010)

sentiero alternativo di conoscenza, così lontano dalle città


Fulgida luna dei poeti
Fulgida luna dei poeti
e dalla movida letteraria. così luminasti la notte,
Prima d’avventurarvi nell’impresa, tornate nei campi dei faro di rovine, un momento,
narratori di terra (Manzoni, Nievo, Fogazzaro Verga, Ca- il muro rotto, riverso sul prato
puana, Soffici, Tozzi, Bacchelli, De Roberto, Silone, Jovine, non chiedeva al lamento
Pratolini, Fenoglio, Pasolini, Scotellaro), scoprite la glo- di bimbo esser grido, richiamo
riosa narrativa a ispirazione locale, di matrice strapaesana, nella densa polvere sugli occhi
dolorosa, tenace e agreste, con le campane dei paesi che re- di sangue, prossimi alla morte.
Giungesti così, ballando,
golano il passaggio del tempo. Non potete fare a meno del
dopo una domenica di sole,
D’Annunzio di “Terra vergine” e “Le novelle della Pe-
rantolo basso squassò porte,
scara”, dell’Alvaro di “Gente in Aspromonte”, del Pavese ruppe l'architrave, dirupò
di “Lavorare Stanca”, “Paesi tuoi” e “La luna e i falò”, del case, sabbia e sassi
Meneghello di “Libera nos a malo” del Rea di “Ninfa ple- rotolarono fino al fiume,
bea”; frequentate e studiate il Gadda de “Le meraviglie camminavamo sugli embrici,
d’Italia”, il nostalgico Bufalino, il Pirandello delle novelle, sulle travi finite per terra,
le pagine selvagge e lunari di Landolfi, le microstorie di gridando a nomi amici: Ci sei?
Sciascia dalle campagne di Racalmuto raccolte in “Occhio Il silenzio, su ogni voce.
di capra”, i valzer della neve di Rigoni Stern, i reportage Così fu commiato,
lontana eco nella notte, sempre
letterari di Piovene e Soldati, i diari di Flaiano, le pianure
un po' più in là. Più lontano.
di Celati, le leggende dalla Barbagia di Niffoi, i cieli siculi
e narcotizzanti di Alajmo.
Gabriele De Masi

Leggete, scrivete e radicatevi. Non importa se sarete narra-


tori di “paesologia” (termine inventato dal poeta irpino
23 novembre 1980
Hanno scritto
Franco Arminio che sta a indicare lo studio ossessivo della
S’è spezzato l’osso del sud
decomposizione dei paesi e delle sue coscienze, quasi Ma s’è spezzato il cuore
un’autopsia del paesaggio tra borghi diventati «dimore Della gente ch’è morta
ideali per gli amanti del patologico, per gli esteti della de- S’è spezzato il cuore
solazione») o autori di “restanza” (parola coniata dall’an- Della gente ch’è viva
tropologo Jacques Deridda, ovvero la missione e il E la torre mozza
sacrificio di non voler staccarsi dalle radici): qualsiasi sia Sul deserto di case
la storia immaginata, calatevi amorosamente nell’identità Grida la terra:
dei luoghi. Svestite i panni di forestiero, registrate i “cunti” La città è morta.
Simona Schiavone - scultura

del camino, snocciolate il rosario delle fiabe contadine. Re- Aurelio Benevento
cuperate la mitologia dei boschi e la ritualità del desco. Ap-
passionatevi al formulario magico dei dialetti per
Neve e cioccolata
conservarne il suono e il sillabario carnale. Prendete lezioni Con i piedi ben piantati su uno spuntone di roccia
in bilico tra il futuro e l’abisso, tra il destino e la storia.
di controra al bar della piazza perché è il momento dello
Giorni lunghissimi trascorsi tra il bianco della neve
sposalizio tra cielo e terra non visibile nel fragore urbano. e lo scuro della cioccolata fondente donata dai soldati
Praticate l’arte del ricordo: è l’unico dado che avete per tra- a noi, bambini con gli stivali di gomma, nel fango.
sformare l’assenza in presenza. Fango, silenzio, urla, strazio, gioco, corse, ritorni,
Credeteci in quest’Italia interiore e nella sua possibile let- viaggi e cocci da rimettere a posto, al proprio posto.
teratura “in dissolvenza”. Innamoratevi del pensiero di scri-
vere sulle terre di dentro in cui il viaggio è restare.
Michele Di Sibio
12

Per altro verso

La poesia di Gennaro Iannarone


Freno all’amore
Un freno ho posto al motore della passione,
per non precipitare nell’abisso ch’è l’amore,
da cui non risalirei, e come Orfeo non potrei
cantare libera poesia o rimarrei in una rete di
sonetti, come fu Petrarca di Laura nell’icona.

I don’t understand
Amor non può esprimere il ritmo infernale
in straniero verso, barbarico idioma, anche
il latino storpiò i canti italici nelle atellane.

Memoria di stagioni
Passeggiata che è durata nel tempo quanto basta
per accorgersi che gemmati alberi di primavera
e un caldo sole si ricordano soltanto come realtà
sognate, negli occhi non si è dissolto il biancore
di neve che ai piè di un cipresso arrestò il passo.

Requiem per un topo


Allo squittio che sentii girando l’angolo
delle scale, sospetto ebbi che si trovasse
in casa, un rosicchiamento lo tradì e finì
stecchito sotto i colpi di scopa. Mi parve
onesto celebrargli il funerale, ascoltando
in sequenza e per la prima volta Wagner
Beethoven Chopin ma non mi rallegravo,
ancor di più capivo che la morte è uguale.

Un giorno di nobiltà
Un brulicare dal mattino nella piccola misera
casa perché dal completo blu-nero emergesse
un pulito pallore. Le suole nuove delle scarpe
per prime apparivano dalla soglia d’ingresso.
Una vita dentro lo stesso vestito era or finita,
per l’eterno n’era uscita, di nobiltà abbigliata.
Padre Bartolomeo Sorge: il Gesuita delle “Primavere”

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di Franco Mangialardi
Una “primavera” per la ciascuna tradizione cul-
Chiesa cattolica e una turale da integrare in vi-
“primavera” per l’Italia. Il sione dell’insieme dalla
sogno e il progetto di una quale siano escludi gli
vita. La fedeltà verso gli pseudo-valori. Un’anno-
insegnamenti di Ignazio di tazione costante negli
Loyola, l’impegno per scritti di Padre Sorge:
concretizzare i dettami del “La crisi in cui si dibatte
Concilio Vaticano II, la l’Italia non è solo econo-
condivisione dei valori e mica (quasi che essa si
principi della Carta Costi- possa risolvere soltanto
tuzionale. La ricerca del- con nuovi investimenti,
l’innovazione, del cambia- con programmi corag-
mento, il coraggio di an- giosi o solo creando
dare controcorrente, la di- nuovi posti di lavoro);
sponibilità a comprendere non è esclusivamente
le ragioni di altri, il saper politica (quasi che possa
accettare e perdonare bastare, per superarla,
qualche umiliazione e la mancanza di riconoscimenti da una nuova combinazione tra i partiti); non è unicamente
parte di chi avrebbe dovuto apprezzare una dedizione piena crisi di ordine pubblico e di criminalità - quasi che per
di amore verso la Chiesa e il Paese. Dolce nei modi, forte, uscire dal tunnel basti rafforzare i corpi di polizia o ina-
costante, concreto nell’affrontare le realtà: “suaviter in sprire le pene -. È invece soprattutto una crisi di fiducia, di
modo, sed fortiter in re”. La fede cristiana, ebbe modo di valori, di caduta ideale, di lacerazione morale del tessuto
affermare Padre Sorge, ha una propria caratteristica: sociale. Esiste un fenomeno di natura essenzialmente cul-
l’aiuto a riscoprire i principi antropologici fondamentali al- turale”. Nel 2016, Introduzione alla Dottrina sociale della
l’interno dei più diversi e tormentati processi culturali. Il Chiesa - ed. Quiriniana, Padre Sorge scriveva: “Superata
cristiano cioè è abilitato dalla fede a scorgere in ogni con- ormai, storicamente e teologicamente, di un partito di ispi-
testo storico quei valori senza dei quali non esistono né vita razione cristiana sulla falsariga della vecchia D.C., bisogna
degna dell’uomo, né libertà autentica, né vera democrazia. trovare una forma nuova di presenza, affinché all’interno
L’iniziativa dei cattolici, sempre secondo i messaggi di degli areopaghi del nostro tempo il contributo della visione
Padre Sorge, dovrebbe consistere nel tradurre il discerni- cristiana non divenga insignificante o addirittura scomparsa
mento e il discorso sui valori in termini di ricomposizione ma sia in grado di suscitare consenso tra la gente anche a
sociale. Ciò significa aiutare il Paese a recuperare il senso livello popolare e abbia ricaduta politica e legislativa…Non
di una storia comune e la necessità dell’unità morale come si tratta di dedurre dal Vangelo un modello di società e di
presupposto di un autentico cammino di pace e di pro- economia né di proporre agli altri la visione etica cristiana:
gresso. E quindi occorre ribadire che la ricomposizione mo- si tratta invece di essere presenti in modo visibile come co-
rale del tessuto sociale, come premessa necessaria per scienza critica e forza propulsiva di dialogo e di ricerca co-
uscire dalle crisi (come non pensare al dramma che stanno mune nella piena adesione alle regole della democrazia, alla
in questo tempo vivendo le varie comunità a causa del legalità e al senso dello Stato. Ecco perché la cultura della
Covid) non può né deve comportare il livellamento delle nuova presenza (dei cattolici) non potrà essere altra che una
culture o la fine del pluralismo ideologico. È compito dei cultura sociale e solidale, coraggiosamente riformista, in
cattolici farsi promotori dell’unità morale del Paese, lace- una parola “popolare”. Negli scritti di Padre Sorge è spesso
rata e compromessa dalle crisi delle culture tradizionali che presente una domanda che è la domanda di Matteo (Mt
sono state tendenzialmente egemoni. Tutto ciò comporta 5,13): “Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa in-
che ciascuno contribuisca a costruire insieme la nuova so- sipido con che cosa si dovrà dare sapore ai cibi? A null’altro
cietà senza imporre agli altri un modello ideologico prefab- sarà più buono se non a essere gettato e calpestato dalla
bricato ma ricercando insieme ciò che valido esiste in gente”. Sorge si chiedeva: “Che cosa significano oggi que-
Padre Bartolomeo Sorge...

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ste parole di Cristo per la Chiesa italiana?” E così replicava:


“In primo luogo esse avvertono che, per portare la speranza
Padre Bartolomeo Sorge:

del Risorto alla società delusa dei nostri giorni, occorre co- Padre Sorge non si concedeva facilmente alla richiesta di
il giorno della "Via Crucis" scritta da Giuseppe Iuliano.

minciare da se stessi. Prima di lamentarsi che la società scrivere prefazioni a testi che gli venivano sottoposti. Ta-
italiana è lontana dal Vangelo e cresce il numero degli ab- nissime erano le richieste. Tuttavia nel periodio della Pa-
bandoni occorre chiedersi se ciò non dipenda anche dalla squa del 2019 registrai un avvenimento che mi fce
incoerenza dei cristiani, dal fatto cioè che, mentre a parole meraviglia.
si proclamano credenti, poi per primi vivono come «se Dio Giuseppe Iuliano, Peppino, il Poeta che io giustamente in-
non esistesse... ». La speranza in Gesù risorto non solo non dico, mi invitò a legger un suo testo: "Via Crucis". Grande
induce a fuggire dall’impegno storico concreto ma spinge fu la mia commozione. Lessi tutto di un fiato. Commovente
all’azione; non è un oppio che addormenta ma una forza lo scritto. Duro, efficace, compassionevole. Peppino con la
che impone il «dovere di annunziare la liberazione di mi- solita grazia mi chiese se fosse stato possibile ricevere un
lioni di esseri umani…il dovere di aiutare questa libera- commento di Padre Sorge. Dentro di me ero sicuro di do-
zione a nascere, di testimoniare per essa, di fare sì che sia vere dare un diaspiacere a Peppino conoscendo l'approccio
totale (cfr. Paolo VI - Evangelii nuntiandi n.30)». I cristiani e quindi una replica negativa di Padre Sorge. Invece dovetti
sarebbero ipocriti se nascondessero - ricordava Padre Sorge registrare un avvenimento straordinario. Inviai la "Via Cru-
- se nascondessero la speranza che li anima e della quale cis" di Peppino a Padre Sorge e subito dopo mi chiamò il
devono sempre essere pronti a rendere ragione (cfr 1 Pt Padre affermando che aveva letto e che aveva trascorso il
3,15). Le “riflessioni” di Padre Sorge - presentate per larga Venerdì Santo di quel tempo "pregando" con la "preghiera
sintesi - hanno rafforzato un mio convincimento ovvero Via Crucis" scritta da Peppino. Lo scritto di Peppino era di-
tutto il Sorge/Pensiero è una “primavera”. “Vino nuovo e ventato con Padre Sorge una "preghiera"! Non solo: Padre
otre nuovo” ripeteva il Padre nelle varie occasioni in cui Sorge fece arrivare a Peppino un suo commento pubblica-
avevo modo di incontrarlo. Viveva, predicava, insegnava bile. Padre Sorge scrisse:
un modo di essere; la sua formidabile energia, una fede pro-
fonda con una traccia indelebile di misticismo, lo ho portato La Croce resta salda mentre il mondo gira. Da duemila
"Stat crux dum volvitur orbis"

in ogni dove, in quasi tutte le città italiane e in tante città anni la Croce sta lì, sul Calvario, ferma e immobile. Ri-
del mondo invitato dalle Diocesi e delle innumerevoli As- mane sempre la stessa, anche se intorno a essa tutto cam-
sociazioni. Mesi orsono un Vescovo mi disse: “Sa la mia bia. Niente e nessuno riesce a smuoverla. Ai suoi piedi, il
Diocesi è in difficoltà; vorrei fare tante cose ma non ho sup- mondo continua a girare, senza sosta, senza fermarsi mai,
porti validi; certo se avessi un Padre Sorge!” E poi Papa attraverso stagioni, anni, secoli e millenni. La Croce, però,
Francesco: uno studente gli chiede: Santo Padre a chi biso- resta salda. Si succedono imperi e nazioni, milioni di ge-
gna rivolgersi per disporre di una linea culturale politica? nerazioni umane, culture e civiltà le più diverse. Ma la
Risposta di Papa Francesco: Padre Sorge! E però: Giovanni Croce resta salda, sempre uguale a se stessa. Tanti, a più
Paolo I° - Papa Luciani: si confidava con il suo confessore: riprese, hanno tentato invano di toglierla alla vista; hanno
“Vorrei nominare Patriarca di Venezia - mio successore - proibito di esporla in pubblico o, persino, di portarla ad-
Padre Sorge ma alcuni cardinali si oppongono dicendo che dosso come un gioiello; in alcuni casi estremi divenne pe-
è troppo di sinistra!” Capita che ancora oggi si trovano in ricoloso addirittura fare il segno della croce. Eppure,
giro vescovi e cardinali e preti e parrocchiani vari che af- nonostante tutto, la croce continua a restare salda, più di
fermano che lo stesso Papa Francesco sia troppo “a sini- prima, più che mai. La gente la porta sul cuore, la eleva
stra”! Mi ricordano l’Inquisitore di Fedor Dostoevskij. La sulle cime più alte dei monti, la venera non solo sulla tomba
drammatica e attuale domanda: “Perché sei venuto a distur- dei propri cari e nei luoghi sacri, ma anche nelle mille edi-
barci!” cole che punteggiano le strade in campagna e in città.
Padre Sorge mi manca molto e non solo a me. Ci incon- Come si spiega questo fatto? Perché la Croce resta salda,
trammo la prima volta sui banchi dell’Università a Roma - mentre il mondo gira?
Facoltà Scienze Politiche - primi anni ’60 del secolo scorso. Lo possiamo capire attraverso le quattordici “stazioni”
Poi decenni di collaborazione. Padre Bartolomeo Sorge s.i. della bella Via Crucis di Giuseppe Iuliano. In ognuna di
di venerata memoria: un Maestro e un Amico carissimo. esse si susseguono i personaggi più diversi:la folla che urla
Padre Bartolomeo Sorge...

15

“crucifige!”; la
Madre del condan-
nato che “barcolla
umiliata stordita
distrutta”; Simone
di Cirene che, per
aiutare a portare il
legno, dona a Gesù
“possanza di dorso
e callo”; Veronica
che, “con mani di
sudario, carezza
sfiora la faccia do-
lente”; le donne di
Gerusalemme, che
“strillano e si sgo-
lano”. Lo stesso
Gesù, il vero prota
Uno degli ultimi libri di Padre B. Sorge gonista della Via
Crucis, muta atteggiamento a ogni “stazione”: ascolta
senza reagire la sua condanna a morte, si carica della
croce, cade a terra tre volte, è spogliato, inchiodato, muore,
è deposto e sepolto.
Commenta audace Iuliano: “E’ storia comune: viviamo e
(re)spiriamo nella conta degli anni. Saliamo e scendiamo
Le Vignette di Malatesta
dalla croce minaccia e castigo, verità di morte e risurre-
zione”. Proprio per questo, – aggiungiamo noi – la croce
resta salda anche attraverso le quattordici “stazioni” della
Via Crucis, esse pure movimentate. Qual è il segreto del
legno della croce, il solo a restare fermo e identico, pur nel
mutare del mondo che gira e delle scene vivaci delle quat-
tordici “stazioni”? Ce lo dice lo stesso Iuliano, quando,
contemplando Gesù morto nella dodicesima “stazione”,
esclama: “Preghiera d’amore scontra qualsiasi resistenza
e sale a Dio”. La Croce non può cambiare, è stabile per
sempre, perché è preghiera d’amore, e Dio è Amore. Nes-
suna crisi, nessuna guerra, nessun atto di odio, nessun som-
movimento, nessuna persecuzione potrà mai rendere vano
l’Amore eterno di Dio, che si manifesta nel mistero della
Croce. Essa perciò rimarrà sempre salda, perché definitiva
è la redenzione dell’umanità, definitivo è l’Amore di Dio
per noi. Mentre il mondo continuerà a girare, dibattendosi
tra le sue contraddizioni.

Ora Padre Sorge è in Paradiso e avrà portato con sè anche


la "preghiera" di Peppino, il Poeta!
F. M.
Il nostro Natale?
Nessuno ce lo ruberà

16
di Aldo De Francesco
‘ncantata”, che nes-
suno potrà mai ru-
barci, canta con
parole grate d’af-
fetto la socialità edu-
cativa, avuta dalle
botteghe e dai me-
stieri nei pazienti,
miti e generosi anni
Cinquanta. Una sta-
gione, in cui la rico-
struzione sanava le
ferite della guerra in
una edificante pro-
spettiva, grazie a
una umanità tenace
e assidua da nomi e
soprannomi fami-
liari, di alti valori e
dai linguaggi di sag-
gia vitale sponta-
neità. Che non
potevo non evocare
Spesso l’enfasi del colore indora e risolve l’arduo profilo con i mille suoni della passione dialettale, la più diretta e
descrittivo di un paese, di un borgo con una locuzione sincera anima di una grande civiltà, nutrice sempre più
suggestiva di “paese- presepe”, sposando il fiabesco con benedetta. La propongo in questi giorni di quarantena,
la solitudine di un luogo. Io sono nato in uno dei paesi- memore di un lontano, sognante passo della conferenza
presepe. Il mio però, con una stupenda qualità, di paese- tenuta dal De Sanctis sul Darwinismo nell’arte nel 1883,
presepe vivente, in cui elegia, fantasia e realtà si confon- che annunciava: “Il dialetto è destinato a divenire il
devano e sovrapponevano in un racconto di infinite nuovo semenzaio delle lingue letterarie; vi sarà come un
sfumature, così travolgente da donarmi tuttora il piacere ritorno alle fresche sorgenti della vita naturale”. Tutto da
e il privilegio di ricordarlo e di viverlo molto bene nel sottoscrivere.
tempo del maggiore incanto: Natale. In quella lontana Quel ritorno profetico, oggi mai tanto cosi desiderato nel
realtà, o meglio scenario da “presepe vivente”, non biso- panico pandemico, non poteva trovare auspici e creden-
gnava far ricorso, apparecchiare una finzione per cele- ziali migliori del limpido pensiero desanctisiano. Con tale
brare l’avvento, esaltarne significati e valori. Tutto si retaggio civile e culturale io non mi farò mai turbare da
componeva nel cammino di una comunità, dove ogni alcun decreto, rigido o indulgente che sia che rispetterò.
creatura era, senza saperlo, un pastore, un viandante di Ho la formula per farlo: questo Natale di belle memorie
sentimenti, di doveri e di missione. Lo erano il fabbro, il lo vivrò, sognando la “luna della notte santa”, alta sul
falegname, il contadino e tanti altri, che lavoravano, mio antico luminoso borgo, con il Signore che pare “reg-
dall’alba al tramonto, per poi, chiuse le botteghe o la- gerla in Cielo” per raccogliere preghiere, sospiri e respiri.
sciati i campi, portarsi lentamente in chiesa, a vivere le Buon Natale a tutti, grande e generoso, come lo scriveva
funzioni della novena natalizia, calati in una vita di una un indimenticabile barbiere del mio paese con la coda
intensità memorabile e però poco conosciuta o superfi- lunghissima dell’ultima sillaba che portava diritto alla
cialmente esplorata. Questa mia poesia, “’Na notte cassetta delle regalie.
Il nostro Natale?...

17

s’arreposa tra Beneviento e Ventecano


e po’ sbatte forte bbonda Montemarano.
Che notte ‘ncantata!
Si oj m’addommanni Natale che è, Quanno se reposava sott’ ’o campanaro
io te responno senza manco penzà: a ron Giuanno ’e pigliava ’a vermenara:
è ’nu cunto troppo bello ra contà. era cangià cappiello, mantiello e pur’’a via .
Era ’a neve r’’a chiazza ’o Montagnone, pe’ ’gghì r’’a casa a’ chiazza e a’ farmacia.
’a creta ’o tuoppolo ’e Giuvannone, Ardevono i ciopperi, le levone e ’o vino!.
i pasturi ’mpastati int’’i purtuni, Adduri ’e turtiere, sosicchi e cutichini;
i pisciricoli ’a palata e ’a i valluni. peparuli fritti ’e castagne ’e Catognano
Erano passiri, mieroli e curianchelle assevono ra furni, caorare e fornacelle
c’abbolaono ’ngimm ’a le romanelle, miscate ’a fumo e ’a bampate ’e scatelle.
arrunanno pe’ massarie, pagliari e sottani
rorignono, vrenna e acini ’e riano. ***
’O vino volleva citto citto int’ à le votte,
*** p’augurio se ne provava ’na stizza ’a Santanotte.
Int’’a l’aria ’ng’era tanta armunìa: Nui piccirilli c’’o bengali, girandole e trunielli
lle cantine brille e le vitrine chiene paravono ’i mastrilli attuorno ’i sarcinielli.
’e pruvuluni, mastacciuoli e roccocò: Quanno ’a ripa ’e Nufrio era tutta minata
tutt’oro e argiento ca te li suonni mo’. ne metteomo appostati int’ ’o vecenato.
’Nu munno ’e lavoro e ’e valuri Roppo accomenzaono ’i juochi r’’a sera:
ca puro quann’ ’o tiempo era scuro Esse l’Orso, Tatone, i Quatto Cantuni,
reva curaggio c’’a forza r’’o core. Zompa Cavalieri, Briandi e Carbinieri.
’O paese s’accoglieva ’a chiesa tutte le sere
p’’a novena r’’a nascita r’ ’o Saravatore. ***
Che bellezza quelle notte ’e luna chiena ’O presepe nuosto nasceva a tutti i pizzi
pareva ca’ng’era ’o Signore p’’a mantene addo’ ne passava p’’e capo ’o sfizzio.
p’accoglie preghiere, respiri e suspiri. ’A venuta ’a ’stu munno ’e Giesù Bambino
n’’a contavono a ogni zinno: a casa e a’ luttrina.
*** ’A ’bbote se sendeva ’sta dimanda pe’ le bbie:
Era tanta ’a divozione r’’a popolazione “A Maronna pecchè vulivo figlià ra poverella
ca nnand’ ’a capanna ancora vacante int’’a ’na stalla co ’no vove e ’nu ciucciariello?”
s’addenocchiavono commossi tutti quanti. Ecco ’o mistero vero r’’a Concizione,
Zì Monaco lassava ’a forgia e ’o sicario receva ronn’Orazzio ind’’a le funzione.
pe’ se trovà a’ congrea sempe ’a orario.
’Ogni romeneca se teneva ’a tumbuliata ***
e tutti i fratelli scennevano a’ l’Immacolata!. Ma quale mistero e mistero ’e Natale!
Abbascio a’ Prevola zì Colà ’o ferraro ’A storia ra nascita ’e Nosto Signore
attuorno ’a na vrasera ’e patane e janice a nui n’ ’a ’nzencavo ’no viecchio sonatore,
jucava a sordi co Minicuccio’e Lice. c’’a musica e l’ organetto e ’nu miezzo clarino:
A bbote pe’ na “napoletana” mancata ’a cantava, salute a nui!, ra primo matina.
facevano tremà p’’a raggia fonestre e betrate. Locevano l’uocchi quannno int’’a le cucine
se cantava: “Maria int’à na cammera leggeva
*** e ll’angeli la ievono a visitare.”
’O viento s’arrobbava i scalli pe’ le bbie: Accussì r’’a le parti noste nasseva ’o Missia
corpa r’’a Vereventana ca vene r’’ i Balcani. Volesse tanto sapè chi fece ’sta bella puisìa!.
Negazionismo: genesi, contenuto e antidoti

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di Amato Michele Iuliano
Sulla base del Rapporto Italia 2020 realizzato da Eurispes, tare in giudizio nel 1996 la storica D. E. Lipstadt, accusata
emerge che il 15,6% degli intervistati nega la Shoah, mentre di aver leso la sua reputazione accademica, ma venne con-
il 16,1% ritiene che il numero delle vittime sia sovrastimato. dannato a pagare le spese legali dal tribunale di Londra a
Nel 2004, i primi erano solo il 2,7%, mentre coloro che ri- seguito dell’assoluzione della donna. Nel 1978, W. D.
dimensionavano la portata dell’Olocausto l’11,1% [Euri- McCalden e W. Carto fondarono in California l’Institute for
spes, Eurispes: risultati del Rapporto Italia 2020, 30 Historical Review, attualmente il massimo punto di riferi-
gennaio 2020, <https://eurispes.eu/news/eurispes-risultati- mento del pensiero negazionista. Nello stesso anno, in Fran-
del-rapporto-italia-2020/>]. cia, il professore di lettere R. Faurisson cercò di smontare
Se il revisionismo è una reinterpretazione di un accadimento la credibilità de Il diario di Anna Frank, ma nel 1981 fu
senza pregiudizi ideologici, magari a fronte di nuove testi- giudicato colpevole di incitamento all’odio e alla discrimi-
monianze e documenti, il negazionismo si configura come nazione da un tribunale transalpino. Nel 1988, l’«inge-
un fenomeno antistorico e antiscientifico, che consiste nel gnere» F. A. Leuchter si recò ad Auschwitz e
respingere l’esistenza di un fatto conclamato e provato, qual successivamente preparò un rapporto – spesso citato dai ne-
è lo sterminio degli ebrei perpetrato dal Terzo Reich. gazionisti – in cui metteva in dubbio l’utilizzo delle camere
Le origini già affondano nella stessa Germania nazista, dato a gas. Processato nel 1990 dallo Stato del Massachusetts,
che nel maggio 1942 venne lanciata l’Aktion 1005, conclu- l’imputato ammise di non aver mai conseguito la laurea e
sasi nel settembre 1944 e riguardante la riesumazione dalle di non detenere un’adeguata preparazione in biologia, tos-
fosse comuni sia dei cadaveri lasciati dalle Einsatzgruppen sicologia e chimica, discipline essenziali per redigere un la-
che di quelli dei centri di sterminio statici, per poi bruciarli voro come il suo.
su grate di ferro cosparse di liquidi infiammabili e macinare Il 14 dicembre 2005, il Presidente iraniano M. Ahmadinejad
le ossa rimaste in macchine speciali. Bełżec, Sobibór e Tre- definì un «mito» la Shoah, mentre l’anno successivo, a Te-
blinka, i tre campi dell’Aktion Reinhard, furono smantellati heran, venne sponsorizzata dal governo una riunione sul
per nascondere le prove di ciò che era stato fatto all’interno. tema. [cfr. USHMM, La negazione dell’Olocausto: crono-
Il 4 ottobre 1943, H. Himmler tenne un discorso a Posen, logia, in «Enciclopedia dell’Olocausto», <https://encyclo-
in cui chiariva che il genocidio ebraico dovesse restare un pedia.ushmm.org/content/it/ article/holocaust-denial-key-
segreto e non andasse documentato. dates>].
Subito dopo la guerra, M. Bardèche, intellettuale francese Oggi, chi disconosce l’Olocausto rientra in una galassia ab-
collaborazionista, fu tra i primi a contestare le responsabi- bastanza vasta, che comprende fascisti, neonazisti, cattolici
lità dei nazisti. P. Rassinier, prigioniero politico a Buchen- integralisti, fondamentalisti islamici ed estremisti di sinistra
wald, pubblicò nel 1950 Le mensonge d’Ulysse e nel 1964 antisionisti. A dir loro, le camere a gas, specialmente quelle
Le Drame des juifs européens, definendo la Shoah una di Auschwitz-Birkenau, non sarebbero mai potute esistere
«menzogna storica» architettata dagli Alleati. Nel 1966- per ragioni tecniche; i campi di sterminio sarebbero stati
1967, lo storico statunitense H.E. Barnes realizzò degli ar- una leggenda, trattandosi invece solo di campi di lavoro, in
ticoli dove sosteneva che gli Alleati avessero esagerato i cui la morte sarebbe stata la conseguenza di cause naturali
crimini nazisti per giustificare l’intervento armato. A. J. – quali malattie (tra cui il tifo) e inedia sopraggiunte durante
App, docente di letteratura inglese, nel 1973 diede alle la fase di ritirata dei nazisti – e dei bombardamenti del-
stampe il testo The Six Million Swindle: Blackmailing the l’aviazione alleata; il numero delle vittime andrebbe drasti-
German People for Hard Marks with Fabricated Corpses, camente ridimensionato e, poiché gli studiosi non sono mai
pietra miliare nell’universo negazionista. Nel 1976, uscì riusciti ad indicare il numero esatto delle vittime, ferman-
The Hoax of the Twentieth Century: The Case Against the dosi invece a delle stime, ciò comproverebbe che la Shoah
Presumed Extermination of European Jewry, scritto da A. sia stata creata ad arte; i pochi ebrei effettivamente giusti-
R. Butz, professore di ingegneria, che criticò la metodologia ziati dai tedeschi lo sarebbero stati perché rei di azioni cri-
adoperata dai suoi predecessori, venendo così utilizzato, per minali; le testimonianze dei nazisti sui propri misfatti
la prima volta, un rigore accademico nell’espletamento sarebbero state estorte sotto tortura; i sopravvissuti, invece,
delle tesi negazioniste. Fu edito nel 1977 Hitler’s War di D. avrebbero mentito per un tornaconto personale; manche-
Irving, in cui si affermava che il Führer non avesse né or- rebbero documenti scritti contenenti gli ordini di morte e
dinato né consentito la soluzione finale. Questi finì per ci- annientamento – a riguardo, va chiarito che i tedeschi die-
Negazionismo: genesi...

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dero a voce le disposizioni dello sterminio, mentre nei rap- partecipi a movimenti aventi tali scopi). Del resto, anche in
porti ufficiali utilizzarono soltanto parole in codice, appa- ambito UE, la Decisione quadro 2008/913/GAI del Consi-
rentemente neutre. Ad esempio, «il termine azione (Aktion) glio pone l’obbligo di punire penalmente talune forme ed
si riferiva a operazioni violente contro gli Ebrei (o altre ca- espressioni di razzismo e xenofobia solo quando prevedano
tegorie di civili) condotte dalle forze di sicurezza tedesche; una componente istigatoria.
l’espressione trasferimento a est (Umsiedlung nach dem Diversamente, il negazionismo, nel cercare di ridimensio-
Osten) indicava la deportazione forzata degli Ebrei nei cen- nare o di dimostrare che la Shoah non sia stata commessa,
tri di sterminio costruiti nella parte di Polonia occupata comunque ammette che essa, qualora posta in essere, sa-
dalla Germania, mentre le uccisioni venivano chiamate rebbe stata un’azione criminale. Perseguirlo penalmente,
semplicemente trattamenti speciali (Sonderbehandlung)» dunque, si concretizzerebbe in una limitazione della libertà
[Id., Combattere il Negazionismo: le Origini del Negazio- di pensiero e di espressione – che sono sancite dalla Costi-
nismo, in «Enciclopedia dell’Olocausto», <https://encyclo- tuzione – al fine di tutelare la «verità ufficiale», il cui ac-
pedia.ushmm.org/content/it/article/combating-holocaust-de certamento spetterebbe al giudice. Si stabilirebbe, cioè, una
nial-origins-of-holocaust-denial>]. «verità di Stato» – caratteristica, questa, dei regimi totalitari
In definitiva, l’Olocausto non sarebbe altro che un espe- – a cui si dovrebbe piegare ogni valutazione storica, po-
diente elaborato ai danni della Germania, utilizzato dagli nendo così dei vincoli alla ricerca scientifica e al dibattito
Alleati per giustificare l’occupazione del suolo tedesco e le storiografico, sebbene entrambi non attengano al negazio-
dure condanne nei processi del dopoguerra, oltre che dagli nismo.
ebrei per favorire i loro interessi e motivare la nascita dello In secondo luogo, si rischierebbe di alimentare il fenomeno
Stato d’Israele. Di conseguenza, essendo lo sterminio una anziché reprimerlo. Come emerge dall’esperienza empirica,
menzogna, allora l’esistenza del popolo ebraico – inteso laddove sono in vigore le norme antinegazioniste hanno
come entità politica – sarebbe artificiale, al punto da dover avuto luogo processi che si sono rivelati una cassa di riso-
essere respinta la legittimità di Israele. nanza per le tesi degli imputati, a causa della visibilità for-
La Shoah è un accadimento ampiamente documentato, per nita ai dibattimenti dai mass media. I negazionisti si
cui in questa sede non si ritiene necessario fornire contro- presentano alla stregua di una minoranza perseguitata,
argomentazioni a quelle del negazionismo – che altro non messa a tacere perché rivelatrice di una «verità scomoda»,
è che una fattispecie della teoria del complotto –, non co- ergendosi, quindi, a paladini della libertà di espressione. Il
stituendo quest’ultimo una sfida per gli studiosi di storia. Il loro vittimismo, l’atteggiarsi a martiri, contrapposto al tono
dato allarmante, tuttavia, risiede nella sua progressiva dif- «persecutorio» del procedimento che li vede accusati, pro-
fusione, che avviene soprattutto grazie al Web. Il problema, duce l’effetto paradossale di fare proseliti. Si pensi alla
inoltre, rischia di acuirsi a breve, visto che gli ultimi super- Francia, il primo Paese a punire a norma di legge la nega-
stiti dello stermino sono in età avanzata e alla loro scom- zione della Shoah (c.d. legge Gayssot del 1990), ma anche
parsa mancherà una voce importante per le nuove quello in cui l’evento è più diffuso.
generazioni, carenti di memoria storica. Trasformare una falsità in reato, e conseguentemente dover
Pertanto, cosa si può fare per arginare il fenomeno? Una recludere anche coloro che ripetono castronerie negazioni-
legge che introduca nell’ordinamento il reato di negazioni- ste su eventi di cui non sanno nulla, non è la giusta strada.
smo potrebbe rappresentare una valida soluzione? L’istruzione, la ricerca e lo studio sono gli unici veri anti-
La risposta è negativa, per una serie di ragioni. Innanzitutto, corpi. Bisogna cominciare dalla scuola, in quanto il nega-
bisogna distinguere la negazione di un evento dall’apologia zionismo trova terreno fertile proprio a partire
di un crimine e le sue componenti istigatorie. Le ultime due, dall’ignoranza. La lotta contro quest’ultima, d’altro canto,
in Italia, sono già sanzionate dalla L. 645/1952 (la c.d. legge non basta, essendo il problema di natura politica. È neces-
Scelba, che non punisce le manifestazioni del pensiero e sario, perciò, attuare una vasta campagna educativa a cui
dell’ideologia fascista in sé, ma solo qualora finalizzate alla l’intera società è chiamata a partecipare. Una diffusa mo-
ricostituzione di organizzazioni fasciste) e dalla L. bilitazione civile per preservare i valori europei di tutela
205/1993 (la c.d. legge Mancino, che condanna chiunque della dignità della persona e dei diritti fondamentali, dello
propagandi idee concernenti la superiorità o l’odio razziale stato di diritto e della democrazia, che proprio dalla Shoah
o etnico, istighi a commettere discriminazioni, organizzi o traggono una parte rilevante del loro fondamento.
Amalfi e Paestum: Mediterraneo e mediterraneità
nel segno della storia per promuovere turismo di qualità

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di Giuseppe Liuccio
ll tema di cui mi occupo gare spigolosità
qui di seguito ho avuto di differenze. Li-
già modo di trattarlo in quidità come
altre occasioni. Lo ri- contaminazione
propongo con l’ambi- multietnica a mi-
zione di dare un racolo di metic-
contributo al dibattito, ciato culturale.
che è in atto sul suolo e Lo fu ieri lo è
la funzione storico/poli- oggi il Mediter-
tica del Grande Mare raneo delle par-
della Storia e dei miti, tenze e degli
alla luce anche delle re- approdi.
centi tragedie della emi- Partì Ulisse e ne
grazione biblica che contagiò di espe-
attraversa. Ono notizia rienze le opposte
di qualche giorno fa i sponde vincendo
naufragi e le morti di la forza bruta
bambini innocenti, che si sono consumate nel mare di degli uomini/pastori (Polifemo), la diffidenza violenta
casa nostra, sulle coste della Sicilia. La mia riflessione della primitività contadina (Lestrigoni), resistendo alla
parte da lontano, come ho già fatto altre volte su questo seduzione della malia improduttiva(Sirene), subendo vo-
stesso giornale. lontaria violenza psicologica alle tormentate fasi del-
Il concetto di Mediterraneo può vantare molte definizioni, l'amore/innamoramento (Nausicaa), sentimento/tormento
a cominciare da quella di Platone, che parlando del (Calipso), carnalità/dominio dei sensi (Circe), fedeltà/va-
grande mare della storia antica scriveva: "Stiamo tutti in- lori familiari (Penelope); si incantò a verginità d'aurore e
torno al mare come ranocchie intorno ad uno stagno" Ma a sogni laceranti di nostalgia dei tramonti, si specchiò nel
la definizione che consente una qualche appropriata ana- riso delle stelle e seguì i percorsi della luna nelle notti se-
lisi geografica, storica ed anche letteraria è quella di rene e si imbufalì con il vento ringhioso nel ventre delle
Bruno Etienne: "Il Mediterraneo - egli scrive - è un con- grotte e galoppò ardimentoso a cavallo di marosi frago-
tinente liquido con contorni solidi ed abitanti mobili". Ma rosi nei giorni di tempesta, metabolizzò fiori e frutti di
questo continente liquido è stato teatro della grande storia agricoltura fiorente (nel giardino di Alcinoo), approdò sfi-
e della evoluzione di straordinarie civiltà. Fu regno del nito e smemore, "bello di fama e di sventura", alla sua
mito, che gonfiò emozioni ai poeti, ed universo di ricerca Itaca per ricostruire regno e riformare agricoltura feconda
che accese riflessioni ai filosofi, ma anche campo di bat- con il remo e con la vanga, da sempre compagni/stru-
taglia di condottieri per accrescerne regni e potere, av- menti di lavoro dell'uomo del Mediterraneo che fu e resta
ventura e scoperta sulle rotte degli scambi commerciali. marinaio di terra e contadino di mare.
Ulisse ne fu, ed in parte ne è ancora, simbolo e modello Partì Enea e sulla rotta tracciata dagli dei cercò in approdi
per l'umanità inquieta di "curiositas". Gli uomini di que- tormentati una patria nuova/antica e fondò un regno, che
sto continente raramente sono stati e sono stanziali, quasi innervato sul passato si proiettò nel futuro, nel segno della
sempre migranti. Il nomadismo è una loro caratteristica. pietas e della tolleranza. E fu il primo esempio della ne-
D'altra parte la migrazione è nella natura stessa del mare, mesi storica dei vinti, a rinascita gloriosa sulle macerie
che nell'accezione greca fu "pelagos" e "ponthos": oceano della sconfitta. A pensarci bene, la storia è fatta quasi
sconfinato a pericolo di avventura/naufragio e ponte/via sempre dai vinti più che dai vincitori, perché sono i vinti
di comunicazione a sinergia feconda delle isole solide a conservare memoria di identità con voglia di esaltarla,
delle sponde diverse ed antitetiche ad interconnessione anche se rinnovata ed arricchita dall'esperienza del do-
di arcipelago nella miscela virtuosa della liquidità a levi- lore. Partirono i nostri Padri Greci e sperimentarono
Amalfi e Paestum...

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nuove rotte sui mari e, con il loro prezioso pantheon di In questo continente vasto, variegato e multiplo per razze
eroi e dei, approdarono sulle coste della Sicilia e della e culture va esercitata la indagine/ricerca per riscoprire
Calabria; ad Agrigento, Siracusa, Segesta, Selinunte, Si- buona parte del nostro passato ad esaltazione di presente
bari, Crotone edificarono città fiorenti e templi maestosi nel segno della tolleranza e della ricchezza umana e cul-
e vi depositarono le loro memorie a culti universali. E qui turale della ibridazione. La dovrebbe fare, questa ricerca,
da noi, in Campania, riecheggiarono dall'antro di Cuma tutta l'Italia Meridionale, ma innanzitutto Amalfi e Pae-
oracoli a perforazione di futuro, a Paestum consegnarono stum che sono le città simbolo di approdo e snodo delle
ai secoli a venire miracoli di bellezza e di armonia nel- grandi civiltà sulle rotte del Grande Mare Nostrum. Lo
l'ambra scanalata delle co- dovrebbe fare Paestum,
lonne doriche e nelle pitture collegandosi storica-
sepolcrali a viatico dell'aldilà mente e culturalmente
e a Velia regalarono agli uo- alla Grecia. Lo do-
mini del futuro guida feconda vrebbe fare Amalfi con
di pensiero antico. una serie di gemellaggi
Partì il messaggio rivoluzio- storico/culturali, co-
nario del Biondo Nazareno, minciando con Istanbul
uomo/dio, e gonfiò cuore, (Costantinopoli, Bisan-
anima e pensiero e diede ali al zio), dove ebbe fonda-
cammino degli apostoli per chi, chiese, palazzi e,
creare un mondo di amore. addirittura, un intero
Partirono i monaci basiliani e quartiere), e dove un
cercarono rifugio sicuro in grotte di montagne e da laure loro figlio, il Cardinale Capuano, trovò le Sacre Spoglie
ed abbazie irradiarono civiltà di lettere e fecondità di agri- dell’Apostolo Andrea e le portò nella sua città di nascita
coltura e sapienza di artigianato con tecniche di nuove Lo dovrebbe e lo potrebbe fare organizzando una setti-
colture, con la regimentazione delle acque e pestando mana dell’amicizia turco/amalfitana, d'accordo e in col-
erbe della salute nelle farmacopee. Partirono i mercanti laborazione con l'Ambasciata della Turchia in Italia e con
delle Repubbliche marinare e Marco Polo indicò le vie la sponsorizzazione degli organismi confindustriali dei
della seta e delle spezie e gli Amalfitani tornarono con la due Paesi, nonché dei relativi Istituti del Commercio con
ricchezza della carta e l'orientamento della Rosa dei l'Estero e degli Organismi internazionali del Turismo. La
Venti. Partì Cristoforo Colombo e le caravelle vittoriose settimana potrebbe chiudersi con una serata di gala di li-
approdarono esperte di rotte per nuovi mondi. Partirono vello internazionale con un omaggio al Premio Nobel
gli Arabi con in dono lo scrigno dei tesori di Alessandra turco. Orhan Pamuk. Lo potrebbe e dovrebbe fare Pae-
e fiorì il meticciato della cultura andalusa; e con il con- stum che storicamente è simbolo dell’approdo e snodo
tributo di Averroè ed Avicenna conoscemmo la produ- delle rotte euro mediterranee. Lo dovrebbe fare l’Italia
zione di Aristotele e Platone, che accesero di entusiasmo come atto di solidarietà e di umanità che la storia le affida
il lavoro paziente e sapiente di monaci colti nel chiuso per fondere ed esaltare il grande meticciato della cultura
delle nostre abbazie. E qui da noi nacque il più grande tra i popoli che vivono sulle opposte sponde del Mare No-
fatto di cultura dell'intero Medioevo, la Scuola Medica strum.
Salernitana, frutto dell'intuizione e della collaborazione Al giornalista/intellettuale spetta solo il compito di pro-
di medici greci, romani, arabi e cristiani, figli meticci, porre e stimolare. Agli Amministratori pubblici di Amalfi
tutti, della mediterraneità delle opposte sponde. e costiera da un lato e di Capaccio Paestum dall’altro di
Sono queste soltanto alcune, ma significative schegge di trasformare le idee in progetti operativi. Spero che mi sia
una lunga temperie storica, che ha avuto come teatro il consentito quanto meno dare qualche contributo di idee
Mediterraneo e ne ha fatto un continente di paesi multipli e di pensiero, senza alimentare suscettibilità, sospetti e/o
in conflitto, spesso, e diffidenti, quasi sempre, tra di loro. retro pensieri. Buon Lavoro!. .
Oltre le transenne
22
di Mariagrazia Passamano
Fu la voce stridula di un megafono ad annunciare la chiu- cianti hanno provveduto fin da subito ad effettuare le con-
sura di Ariano Irpino, era il 15 marzo e al popolare “è arri- segne a domicilio. Nessuno è stato lasciato indietro, nes-
vato l’arrotino” si sostituì il monito “dovete stare a casa”. suno.
L’immagine della macchina bianca con l’altoparlante che Questa pandemia ha svelato tutte le nostre fragilità e le falle
girava per le strade del paese fu trasmessa dopo poche ore del nostro Welfare State, ci ha fatto toccare con mano
in tutti i TG nazionali. l’esito nefasto del nostro individualismo malato e del no-
Il Tricolle diventava “zona rossa”. Pareva quasi di poterle stro giocare in piccolo, ma al contempo ci ha anche mo-
toccare le transenne del confine, mentre il paese veniva am- strato le nostre reali potenzialità.
putato della libertà di circolazione. Doveva arrivare il Covid-19 nelle aeree interne per vedere
Da domenica 15 a martedì 17 marzo quattro irpini persero riaprire degli ospedali o dei reparti essenziali di alcune
la vita per coronavirus, mentre i contagiati in Campania ri- aziende sanitarie? O per avviare delle raccolte fondi per le
sultavano essere 64, di cui 35 solo ad Ariano (quelli contati famiglie economicamente in difficoltà? E per scoprirci, fi-
dall’Unità di crisi della Regione) al secondo giorno di nalmente, parte di un tutto?
“zona rossa”. Questa tragedia immane ci ha mostrato l’altra faccia della
In un primo momento sul banco degli imputati finirono le luna. Ci ha dato l’opportunità di capire che, come ha so-
feste di Carnevale che si erano tenute dal 21 al 23 febbraio; stenuto Papa Francesco, “nessuno può salvarsi da solo”.
quegli ultimi momenti di gioia divennero motivo di tor- Parole, queste ultime, che evocano i versi della celebre poe-
mento per molti, e segnarono per tanti l’inizio di quel conto sia di John Donne: “Ogni morte di un uomo mi diminuisce,
alla rovescia di 14 giorni accompagnato dalla spasmodica perché io partecipo all’umanità e così non mandare mai a
autoanalisi dei presunti sintomi. chiedere per chi suona la campana: essa suona per te”.
Nei giorni che seguirono alla statuizione della “zona rossa” Quando suona la campana non suona per qualcuno ma per
esplosero una serie di gravi problematiche, dalla chiusura tutti gli uomini, per l’umanità che perde pezzi. L’uomo in
del Pronto soccorso del Sant’Ottone Frangipane fino alle quanto tale è creatura della terra e fratello degli altri uo-
richieste di aiuto da parte delle operatrici sanitarie della mini, non è un’isola, sola e indipendente dal resto, ma è un
RSA Centro Minerva. pezzo della terra, una zolla, parte di un tutto e a questa le-
L’impressione è che Ariano Irpino sia stata lasciata sola per gata. Ogni morte d’uomo è pertanto una diminuzione, è il
molti giorni, dimenticata dalla Istituzioni, chiusa in un si- distacco di una parte della terra, e questa ne risente nella
lenzio spettrale, corrosa dalla paura e dall’incertezza. sua interezza. È da questo concetto basilare che prende vita
È difficile raccontare la disperazione dei mesi appena tra- uno dei più celebri romanzi di Ernest Hemingwey, il cui ti-
scorsi; le mura delle abitazioni sembravano non sufficien- tolo richiama proprio i versi di Donne, “Per chi suona la
temente spesse per contrastare la potenza e l’aggressività campana”. Il suo protagonista, Robert Jordan, dopo aver
del nemico silente, si respirava il senso della fine, la morte combattuto a lungo si ritrova solo, per sua scelta, ormai
non aveva mai alitato così vicino alle nostre vite. prossimo alla morte, e in quegli attimi ha un pensiero do-
Eppure dopo una prima fase di disorientamento il paese ha minante che gli agita la mente: «spero di aver fatto qual-
reagito con tutte le sue forze, i dirigenti del Frangipane cosa di buono […] se vinceremo qui, vinceremo
hanno indirizzato lettere di denuncia e richieste di aiuto a dappertutto. Il mondo è un posto magnifico e vale la pena
mezzo stampa al Presidente De Luca, le operatrice del cen- combattere per esso […] vorrei che ci fosse qualche modo
tro Minerva con le loro proteste scomposte ma tenaci di trasmettere a qualcuno quello che ho imparato».
hanno salvato se stesse e molti anziani da un destino che Ogni accadimento tragico, o flagello, a prescindere dalla
sembrava segnato. sua origine, è caratterizzato da un’ambivalenza, da un bi-
Questa volta il fatalismo e la proverbiale rassegnazione ir- nomio inscindibile: disperazione e speranza, morte e rina-
pina non hanno avuto la meglio. Ariano ha alzato la voce, scita. Questo è l’insegnamento di Hemingwey, ma anche
ha preteso assistenza, supporto, aiuto. E ognuno ha fatto la il principio cardine del cristianesimo, e a ben vedere quel
sua parte. Nessuno si è tirato indietro. Molti sono stati i “trasmettere a qualcuno ciò che abbiamo imparato” rimane
gesti di grande solidarietà, la cittadinanza si è organizzata l’unica via possibile per non essere ingoiati, vinti, dalla spi-
a supporto delle persone più vulnerabili, i piccoli commer- rale della caducità.
Paolo Ruffilli - Le cose del mondo

Un viaggio e un bagaglio di cose


23
di Giuseppe Iuliano
In un tempo che considera l’ordina- tempo e ricognizioni nella re-
rio al pari dell’ovvietà, prevedibile altà. Molto opportunamente
inanimato indifferente, Le cose del Maurizio Cucchi, esegeta di va-
mondo (Mondadori, 2020) di Paolo glia, che firma la prefazione del
Ruffilli riescono a infrangere la sta- libro, rileva “la metafora del
ticità della materia e a prospettare viaggio e degli incontri che il
un nuovo equilibrio. Sono proprio viaggio offre, della quotidianità
le cose, ausilio e sostegno nell’eser- onirica e a volte sgradevole di
cizio della vita - le aspettiamo da chi comunque si trova «stra-
sempre come salutari scosse - a niero tra la gente»”.
dare una spinta alla scontatezza, In Ruffilli c’è di più. Il contatto
all’uniformità, all’abitudinario. E, con mondo tempo e realtà age-
assecondandole, possiamo trasfor- vola integrazioni e contamina-
marle da materia inerte in quella zioni ed accresce il vissuto,
viva, arricchendola di caratteri segni e dinamismo. Tale recuperando una somma di “cose”, vale a dire oggetti non
energia ruffilliana attraversa la scrittura e la poesia, le soc- solo percepiti o funzionali all’uso ma possibili di incredibili
corre entrambe e le porta su di giri con un’accelerazione animazioni. Che dire di cosa? Un intercalare dialogico a
che coniuga potenza velocità rumore, starter di una felice volte assorbente, destinato a riempire l’assenza, l’incertezza
esperienza autoriale. Ma anche di una nuova stagione let- della parola, il vuoto di memoria; la capacità di assorbire il
teraria di cui diventiamo oggi fortunati destinatari ed eredi. tutto e di significarlo. Insomma cosa con Ruffilli, da riscon-
La poesia, per principio e convincimento – una pratica con- tro empirico, fatto tattile, consistenza materica, si arricchi-
solidatasi, tra fede e laicità di ogni sponda e resistenza, già sce di simboli sconosciuti o valori segreti e rivela scorza ed
nel secolo scorso – continua ad essere senza canoni, libera interiorità, involucro ed essenza.
da regole schemi restrizioni, potendosi muovere tra ispira- La scrittura abbraccia quel viaggio e ne rivela, tra corse con
zione esperimenti creatività e trasfigurazione della realtà. dispute e cadute, impulsi e proiezioni. Ma è la rigenerante
Un sacramento, particola di peccato e sacrilegio, di santità sosta che permette di vedere non più distrattamente bensì
e resurrezione. Ma anche comunione di sorgere e insorgere. di guardare. Le cose così non sfuggono, ormai sottoposte
Così assolve l’altra sua virtù, quella di svelamento. Un nodo all’osservazione e alla riconsiderazione. Sembra che esse
gordiano, oggi sciolto da Ruffilli, poeta che ha attraversato aspettino lo sfioramento, la presa, la manipolazione, per
decenni, qualificandoli con la sua inconfondibile voce tim- svegliare la loro (im)possibile anima. Anzi sono proprio le
brica, tra le più significative della nostra letteratura, e che cose perse e da riconquistare che incoraggiano e modellano
ci permette un viaggio conoscitivo, insieme scienza e co- il nostro immaginario.
scienza, con un bagaglio di cose/oggetto e cose/pensiero Assieme alle cose ci sono le parole che provano a districarsi
che attendono di essere nominate. Non come valore gene- tra panie grovigli interstizi in un tempo gravido, generatore
rico grammaticale - l’identificativo nome comune da di soffi, corpi, suoni. Potere delle parole che hanno fila-
estrarre da un cumulo inanimato - ma come chiamata al- menti lunghi come bava di filugello per costruire trame. Pa-
l’appello, quello buono per attivare un’azione, un processo, role, radiche e barbe. Parole di ogni fattura, pallide sghembe
un discorso. “Cose” in Ruffilli valgono desiderio e/o com- fragili, eppure la loro frangibilità continua ad addentrarsi
pendio di un viaggio, le cui tappe non sono destinate sol- nel buio del mistero e ad interpretarlo, a dare risposta “al
tanto alla semplice osservazione o ritrovamento. Esse dolore e al desiderio / di un vuoto mai riempito per intero…
apprestano un rituale obbligato, fatto di coordinate distanze ” e ad assorbire i segni di umanità, “palpiti del mondo”. Pa-
misure, necessarie per il giusto traguardo. role turbate o meditate si scontrano o ricuciono. Parole,
Ruffilli non dipinge nuvole né addomestica venti. Sa, però, semplici immediate scheletriche necessarie, sono per Ruf-
indirizzare l’uomo alla linearità del percorso, quello che filli come onde in successione che fluttuano pensieri illu-
evita inciampi e vie di traverso; insomma delinea angoli e minanti e favoriscono la comprensione. Insomma mentre
vie di fuga così da muoversi su sicuri binari, lontani da de- la parola diviene nesso tra visione e realtà, gli oggetti di-
ragliamenti o deviazioni. Il viaggio assomma incursioni nel ventano storie e raccontano le ansie del divenire; gli oggetti
Un viaggio e un bagaglio di cose

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possono allestirci un guardaroba con calze, cappello, Paolo Ruffilli (Rieti 1949)
scarpe, quest’ultime dai rintocchi in “corsa cadenzata” mo- è presente nelle maggiori
dulano passi e marce; possono, ancora, invogliarci allo antologie degli ultimi de-
specchio, al pettine, agli occhiali, “fanali nella nebbia”, a cenni. Tra i suoi libri di
penetrare l’opaco, da intendersi ombrosità di aria suono poesia: Piccola colazione
voce intelletto; sono ostentazione di anello “muto al dito”, (1987), Diario di Norman-
eppure patto promessa vanità fedeltà, insieme costrizioni dia (1990), Camera oscura
(1992), Nuvole (1995), La
della “catena di un anello”. Così pure la scuola che si ma-
gioia e il lutto (2001), Le
nifesta in lavagna cartella libro diario astuccio gomma ma-
stanze del cielo (2008), Af-
tita, il corredo di uno studente, che s’affida al vocabolario fari di cuore (2011), Na-
e all’enciclopedia, essenziali alla ricerca e al linguaggio. tura morta (2012),
Anche una bambola, copia e replicante dell’universo fem- Variazioni sul tema (2014).
minile, pareggia imitazione di vestiti corpo pieghe cavità Con Le cose del mondo è
anfratti. Tante verosimiglianze attestano sembianze tranne stato finalista al premio
la persona, attizzo del “fuoco virtuale della carne”. Viareggio-Rèpaci 2020.
La scrittura di Ruffilli ha valenza di un atlante a più cartine Collaboratore di pagine
che, tra diagrammi e isobare, tra confini e punti cardinali, culturali: «Il Resto del
disegna e definisce la nostra geografia fisica, il mondo Carlino», «Il Giorno», «La
esterno; e, seguendo altra via, la tavola intima anatomica Nazione» e «Il Gazzettino». Traduttore e curatore di classici
comparativa, atlante di punti e articolazioni, di muscoli e italiani e inglesi, è anche autore di narrativa e saggistica. Di
nervi, del cervello “matassa / grigia e stagna […] e fa / ma- tutta la critica specializzata basta il giudizio di Eugenio Mon-
teria dell’idea creando l’opinione”, del cuore, della bocca tale (Radio RAI, 1977): «… un giovane poeta che desidero se-
fino al seno e all’ombelico, “il nodo che chiude la fessura gnalare per il suo indubbio talento, Paolo Ruffilli [...] per il
/ e stacca via il tubo della corda” per spingersi alla permis- futuro ci riserverà qualche piacevole sorpresa.»
sività dei sensi.
A riflettere Le cose del mondo raccolgono la simbologia dei
Le cose
numeri. Per Ruffilli l’ascendenza è sette, uno più di Pe- Le persone muoiono e restano le cose
trarca, due di Boccaccio, tre di Dante. Sette una misura, un solide e impassibili nelle loro pose
valore universale come le meraviglie del mondo antico, ca- nel loro ingombro stabile che pare
paci di incoraggiare l’avventura, di inseguire il fantasioso, non soffrire affatto contrazione dentro casa
perché nell’occuparlo non cedono lo spazio
di coltivare la curiosità. Sette capitoli, sette partiture, sette
vaganti come mine, ma nel lungo andare
partenze e pari approdi per coprire uno spazio lungo qua-
il tempo le consuma senza strazio
rant’anni (1978 – 2019), segmenti di vita, suggestioni fan-
solo che necessita di molto per disfarle
tasmi pregiudizi sbigottimenti impulsi. Sette come le virtù e farne pezzi e polvere, alla fine.
umane e i vizi capitali.
È un mondo emozionale non più sottotraccia che stringe il
filo sottile tra società e poesia ed intreccia la trama tra realtà
Nell’atto di partire
Nel porsi in viaggio, prese le distanze
e illusione. E sostanzia, a riprova, l’amore domestico, il rap-
e tutte le misure per quello che si può,
porto genitore/figlia, la diversità di vedute, gli “effetti del
considerato l’angolo di fuga, l’impulso
cuore sulla testa”. Ciò permette di cogliere il mondo, di in-
di deriva andante dentro il vuoto…
trepretarlo per raggiungere una qualche salvezza, la sag- la curva sghemba della deiezione,
gezza, la verità. Merito della parola che, come lingua di lo scarto imprecisato del destino.
fuoco, diventa messaggio pentecostale nel cenacolo degli All’imprevisto che è legato al moto,
incontri e delle attese. Nella storia dell’uomo e del nostro la ragione ha imposto antidoto
tempo, gli interrogativi esistenziali e poetici inseguono la di linee rette: orari, termini, binari.
verità, spesso ostaggio di realtà sovrane e camaleontiche. Contro i rischi dell’ignoto.
Ma con Ruffilli essa si conferma stupor mundi.
Dante Troisi
dalla guerra alla prigionia
25
di Matteo Claudio Zarrella
Il sottotenente di complemento Troisi era in un Forte di rabbia e di liberazione. All’alba, ritornato il silenzio, co-
Capo Le Bon quando lo raggiunse il giorno 13 maggio 1943 minciava l’attesa, una malinconia di vita sospesa. Sui pin-
a segnare per lui la fine della guerra. Una resa preannun- nacoli dei vari fronti italiani si alzarono le bandiere bianche
ciata. Ogni evento ha i suoi segnali premonitori. Pochi della resa. La bandiera bianca non era in dotazione. I sol-
giorni prima erano stati lanciati dagli aerei americani vo- dati racconteranno di avere ricavato i tendoni bianchi da
lantini a milioni (questo il calcolo della Storia). Volteggia- mezzi di fortuna, da tagli di lenzuola e di paracadute e per-
vano nel cielo della Tunisia e si sparsero nei vari fronti dove fino da mutande bianche annodate in cima ad un bastone.
erano asserragliati i soldati italiani di Capo Le Bon. Rac- Qualcuno dirà che era stata una mossa di scherno che
colti da terra, parlavano con voce ammiccante. Annuncia- avrebbe potuto irritare i nemici. L’amarezza della sconfitta
vano la fine della guerra. Una pace nel segno della resa. Si serpeggiava tra i soldati prigionieri e annullava ogni spirito
rivolgevano alla truppa. Per questo erano caduti numerosi, di goliardia. Povera Patria sconfitta e sbeffeggiata. Un pen-
tantissimi fino a sbiancare il deserto e farsi raccogliere da none di mutande bianche al posto del glorioso tricolore. E
ogni soldato incitandolo a deporre le armi. “Tripoli è ca- giunse l’ora dettata dai Comandi: le 10.00. Poi l’irruzione
duta”, “Ringraziate i tedeschi”, “L’Asse in ritirata su tutti dei nemici, con una babele indistinta di voci. Visti da vicino
i fronti”. I soldati bisbigliavano commenti, azzardavano in- i nemici non erano solo inglesi e americani. In buon numero
terpretazioni tutte nel senso che i tedeschi erano in ritirata erano africani, forse senegalesi. I soldati italiani si lascia-
ed erano rimasti soli di fronte alla preponderante forza degli vano catturare come per ordine di servizio. Avide mani pre-
alleati anglo-americani. Senza la retroguardia tedesca cosa datorie s’avventavano sui prigionieri, cercando oggetti di
potevano fare i soldati italiani scarsamente equipaggiati, valore, soprattutto orologi. Del resto a cosa sarebbero serviti
con le munizioni contate, con i rifornimenti interrotti? Con gli orologi quando, da allora in poi, sarebbero stati altri i
tutti quei foglietti si volevano evitare colpi di testa di co- padroni del tempo? Piuttosto altri oggetti, i più preziosi, do-
mandanti caparbi e di spiriti eroici. E sì che c’erano. È di- vevano essere salvati. Erano portafogli consunti, con dentro
sfattismo! Dovremmo resistere. Lo dobbiamo ai compagni ricordi che parevano irraggiungibili e lontani: lettere di fa-
caduti senza una croce, insepolti. Voci isolate di pochi che miliari, ritratti di mogli, di fidanzate, di sogni. Erano i ri-
neppure credevano a quel che dicevano. Allo scoraggia- cordi dei soldati caduti ai quali i compagni avevano
mento i volantini aggiungevano promesse tentatrici. Invi- promesso di restituirli un giorno alle famiglie. Nella spe-
tavano i soldati a presentarsi ai comandi alleati, muniti solo ranza di un ritorno che, per quella sacra missione, si faceva
dello zaino per riporci le cose essenziali, un telo-tenda, un d’obbligo. Tutto appariva precario al prigioniero. Ridotta
rasoio per la barba. Al resto, avrebbero pensato gli ameri- l’uniforme a misero indumento, rimaneva al prigioniero,
cani. Ed era assicurata pure una comoda traversata per soggiogato in mani straniere, un solo scopo: sopravvivere.
l’America prima di un pronto ritorno a casa. Dante Troisi, spogliato dell’armatura, era nella massa in-
Il giorno prima il generale Giovanni Messe aveva firmato forme dei prigionieri presi e trascinati nella fiumana inar-
la capitolazione: precisamente alle 12,30 del 12 maggio restabile della Storia.
1943 perché la Storia come un destino ha i suoi momenti Fu da allora che cominciò a scrivere il Diario. Lo scriveva
che alla scadenza vanno registrati e segnati i minuti, oltre vivendolo.
l’ora, il giorno e l’anno, sicché anche l’attimo si fa eterno. Il giorno della resa in Africa è rivissuto nelle pagine del
Nella mattina del 13 il Bollettino di guerra numero 1083 Diario. Vediamo il giudice Troisi mentre si dilunga a dettare
annunciava solenne: “La 1a armata italiana, cui è toccato al vecchio cancelliere il verbale, freddo ed impietoso, della
l’onore dell’ultima resistenza dell’Asse in terra d’Africa, descrizione ed identificazione del piccolo cadavere di un
ha cessato per ordine del Duce il combattimento”. Nei vari bambino ucciso da una bomba, trovata nascosta sotto una
fronti i comandanti avevano dato gli ultimi ordini. Biso- coltre di neve. Gli scorrono le immagini delle armi e muni-
gnava disfarsi delle armi, dei carteggi militari, evitare che zioni abbandonate, nel giorno della resa, tra gli ulivi e pensa
passassero in mani nemiche, bruciare i carri blindati, di- ai bambini che anche in Africa sarebbero morti allo stesso
struggere le munizioni, sotterrare le bombe a mano. Di notte modo. Le armi, le bombe, le mine: non basta che di una
dai vari fronti un crepitare di sparatorie per consumare le guerra sia dichiarata la fine. Continuano le armi a fare la
munizioni e, ogni tanto, lo scoppio di cannoni. In cielo vo- guerra anche da sole.
lavano i traccianti luminosi. Lanciati come sentimenti di L’accoglienza era tutt’altra che quella promessa dai volan-
Dante Troisi...

26

tini. Subito dopo la cattura, a ciascun prigioniero toccava risate di scherno della popolazione che era dalla parte dei
un modulo per la trascrizione del nome, del numero pro- francesi, accorsa a godersi l’umiliante parata. I prigionieri
gressivo di matricola, della lettera I in segno dell’origine poco vi badavano irrigiditi nel comune pensiero di una in-
italiana, con la traccia delle impronte digitali e l’inventario decifrabile sorte. In una di quelle lunghe marce qualcuno
degli effetti personali. Le operazioni di schedatura, data dei “francesi” fu visto agitare con aria di sberleffo il gior-
l’enorme moltitudine dei prigionieri, venivano interrotte per nale degli Stars and Stripes del 20 luglio che annunciava il
essere proseguite nei porti di arrivo e nei campi degli Stati bombardamento di Roma e la strage dei civili del quartiere
Uniti. Dante Troisi come gli altri, marchiato come prigio- di San Lorenzo. Questa la guerra, disumana ed impietosa.
niero di guerra, si vide alla mercé dei vincitori carcerieri Faceva gioire di gloria una parte del mondo alla notizia
per i quali era un corpo da disciplinare e punire. Si ingros- della strage e della sofferenza in altra parte del mondo. Si
savano le file dei prigionieri. Come in gregge si marciava. esultava al conteggio delle migliaia di morti innocenti, ne-
I prigionieri ubbidivano agli ordini delle poche guardie che mici per il solo fatto di essersi trovati in un campo avverso.
li dirigevano puntando contro di loro i thompson, i pesanti All’imbarco i prigionieri furono inseguiti dai simpatizzanti
fucili mitragliatori. Sfibrati dalle lunghe e stancanti marce. dei “francesi”, giunti fino ai moli per godersi il nuovo spet-
Sfibrate le loro residue forze morali. Peggio delle marce tacolo. I prigionieri, impediti di raggiungere la nave attra-
erano gli spostamenti nei camion. Pigiati sugli autocarri a verso la passerella, dovevano arrampicarsi con le corde e
far massa come un carico di bestiame, sballottati su strade scavalcare la fiancata della nave, appesantiti dagli zaini ad-
dissestate e polverose, i prigionieri erano portati ai campi dossati sulle spalle. I vecchi, generali, colonnelli, erano fatti
di smistamento, detti compounds, per la sosta notturna. Gi- salire con le reti d’imbragaggio e catapultati come sacchi
rava voce che in uno di quei compounds era stato assassi- sulla nave. Tutti i prigionieri a spintoni con i thompson o
nato un prigioniero italiano. I fatti erano andati così. I con mazze di baseball erano condotti dalle guardie della
recinti del compound non erano illuminati; non illuminati i Military Police nelle stive. Dal porto di Casablanca prese
reticolati divisori. I prigionieri, sfiniti dalla lunga marcia, avvio la traversata oceanica che durò il tempo di due setti-
si erano gettati a terra a dormire senza tende, senza coperte, mane. Il mare appariva tranquillo e faceva prefigurare la
addossati gli uni agli altri per sentirsi uniti e protetti. Non pace. Ai prigionieri chiusi nelle stive erano concessi pochi
pochi rimasero in piedi a passeggiare. Uno di loro, disac- minuti d’aria sul ponte della nave. In uno di quei momenti
corto, allungò i passi sino alle vicinanze dei reticolati divi- d’aria apparve il comandante a portare ai prigionieri l’an-
sori, dove un avviso spento segnava l’OFF LIMITS. La nuncio del Daily News di quel giorno (July 26) che lesse
sentinella s’accorse di quell’ombra umana e lanciò un grido con voce forte e solenne: ieri, 25 luglio, Mussolini è stato
che doveva essere un alt ma con voce incomprensibile che fatto prigioniero. Seguì un cupo silenzio. Una pausa voluta
non poteva trovare risposta. Fu allora che la sentinella im- dal comandante allo scopo di recepire l’umore dei prigio-
bracciò il suo thompson e gridando di nuovo un percettibile nieri, la loro segreta speranza che la guerra fosse finita e fi-
italian pig (porco italiano) sparò a raffica gettando a terra nita anche la prigionia. E con il gusto di deluderli aggiunse
l’incauto prigioniero. Altre raffiche di mitra fermarono gli di suo, con il ghigno cattivo di un capo negriero: il nuovo
ufficiali, accorsi in aiuto. A fine turno, la sentinella smontò governo Badoglio proclama: la guerra continua. Tra i pri-
di guardia, con soddisfazione per il dovere compiuto, in at- gionieri non si sapeva cosa pensare. La Storia pareva aver
tesa di una decorazione. Inutili le proteste rivolte dagli uf- perso la ragione. Comunque quel 25 luglio apparve ai pri-
ficiali prigionieri al comandante del campo che rispose gionieri un’altra tappa di una Storia in marcia verso un epi-
gelido: noi abbiamo vinto la guerra! logo, un terminale di viaggio. Finalmente, in un giorno
Venne il giorno che decise il destino dei prigionieri. Ad un indistinto della prima decade di agosto, lo sbarco, a New
crocevia gli autocarri smisero di andare tutti uniti in co- York. Si vide giganteggiare la statua della Libertà. Per la
lonna. Alcuni svoltavano a destra, altri a sinistra, verso due beffa del destino segnava all’incontrario una libertà negata,
diverse destinazioni. Il destino viaggiante dei prigionieri as- la prigionia in un campo di internamento.
sociati a Troisi prenderà il nome ora di Casablanca, ora di Nel Diario Troisi rammenta la pena sofferta nel vagone
America, ora di Texas, infine di Hereford. Inizia l’odissea merci. Starvi dentro stipati, l’uno addossato all’altro, a boc-
del prigioniero. cheggiare e contendersi un respiro d’aria: Nel vagone merci
Ogni giorno, una lunga marcia, tra gli insulti, gli sputi, le in cui ho viaggiato sette giorni e sette notti, in tanti a stare
Dante Troisi...

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da corrente elettrica, insidiosa e fulminante.


Era un campo diviso in quattro compound:
due compound per i soldati, un altro per i
sottufficiali, un altro ancora, il quarto, per gli
ufficiali. La distinzione dei gradi contava
anche nella prigionia di un campo di concen-
tramento straniero. Così va il mondo? Per di-
visione di classi? Dante Troisi, assegnato al
compound 4 si riscoprì sottotenente. Ogni
compound comprendeva una serie ordinata
di baracche tutte uguali: nuove, di legno fo-
derate con cartone catramato, nere e squa-
drate, disciplinate in riga militare. I
prigionieri cominciarono ad ambientarsi. Ri-
manevano meravigliati ad ogni passaggio,
specialmente nell’edificio dei servizi igie-
nici, tutti di porcellana, con specchi, docce,
lavabi, acqua calda ed acqua fredda. Gli uf-
a malapena seduti. Un prigioniero cominciò a lamentarsi, ficiali avevano alloggi confortevoli. Comodi letti, con rete
ma fu così precipitoso da suggerire il rimedio di stenderlo e materasso, con coperte a trapunte, stufe a carbone, armadi
supino e gli sputarono addosso: i diarroici si liberavano capienti. In ogni settore del campo era disponibile uno spac-
nelle scatolette che vuotavano dal finestrino, più spesso del cio fornito di ogni ben di Dio, anche di profumi, occhiali
necessario per crearsi spazio attorno e andare a respirare da sole, tutto a basso prezzo. Si compravano con una specie
attraverso la grata; uno tentava di farsi rompere gli oc- di denaro che non pareva denaro. Erano dati ai prigionieri,
chiali per costringermi a cedergli l’orologio da cambiare in varia misura a seconda dei gradi, i coupon, buoni spen-
con le sigarette. dibili allo spaccio: 27 coupon ad un capitano, 24 ad un te-
Troisi con altri prigionieri è assegnato al campo di Here- nente. Esentati gli ufficiali dal lavoro, al soldato lavorante
ford, distante trenta chilometri dalla città di Amarillo, nel spettavano 20 coupon, se non lavorante appena 3. Si man-
Texas. L’America, quella pensata sui libri e vista al cinema, giava a mensa cibo ottimo, in abbondanza. Tutta una altra
pareva ridursi ad un campo di prigionia. Per accedere in cosa rispetto a prima. Avevano fino ad allora sofferto la
pianta stabile al campo di Hereford e diventarne parte inte- fame, gli stenti, la degradazione dell’essere umano fatto pri-
grante con la qualifica di Prisoner Of War dovette passare gioniero. Si sapeva che in Patria vi era penuria di cibo, con
per l’ufficio di ingresso, il Federal Bureau of Investigation. il pane razionato (circa 150 grammi a persona). Ad Here-
Venne fotografato, costretto al rilascio delle impronte. Gli ford si sprecava farina di grano bianco, usata per tracciare
venne appuntato il marchio colorato con la sigla PW, con le linee del campo di calcio. Era l’America, opulenta, spre-
l’aggiunta del numero di matricola. Era ormai segnato nello cona, come la sognavano quelli che volevano andarci, emi-
schedario dei prigionieri di Hereford. Da allora era un POW granti. Eppure i prigionieri si sentivano condannati alla noia
e da allora il campo di Hereford divenne tutto il suo Mondo. del disimpegno. Avevano l’obbligo della disciplina che si
Il campo era molto vasto fino a comprendere, nel volgersi riduceva essenzialmente al dover presenziare all’appello al
dei tempi, una popolazione di settemila prigionieri italiani. risveglio e farsi contare di sera nel chiuso della baracca.
Una piccola Italia prigioniera. Il campo era sorvegliato da Nelle baracche era imposto il silenzio. Il silenzio prolun-
fari potenti, da torrette con sentinelle che scandivano la noia gava il tempo e la noia. I giorni tutti uguali passavano mo-
del tempo con i loro camminamenti pendolari. Ancor più notoni e davano la brutta sensazione che la prigionia fosse
in alto erano appostati i riflettori per marchiare di luce ab- una condizione permanente. Una prigionia che non si sa-
bagliante i trasgressori e i possibili fuggitivi che si fossero peva fin quando dovesse durare. Si pensava che dovesse
avventurati presso la doppia fila dei reticolati e la doppia durare fin quando durava la guerra. E s’attendevano notizie
recinzione di filo spinato; la recinzione interna era percorsa che penetravano nel campo sulle sorti della guerra. Si ve-
Dante Troisi...

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niva a sapere dei bombardamenti che s’abbattevano sull’Ita- aveva smesso di fare il medico e s’era votato interamente
lia. Erano molti a sperare che ogni bombardamento fosse alla pittura. Lo si vedeva macchiare di rosso denso, vio-
l’ultimo. Ma a nulla era valso il 25 luglio come a nulla ser- lento, sacchi di juta svuotati di riso o di fagioli, buttare
virà l’otto settembre, con la firma dell’armistizio. La Storia chiazze di colori sulle tele. Tutto teso a raffigurare la po-
nel campo di Hereford vi entrava di sbieco e si personaliz- tenza superiore della materia sui piccoli umani regolamenti
zava in rancori, litigi, scaramucce, scazzottature tra bado- quotidiani. Qualcuno gli chiedeva il senso delle sue opere
gliani e fascisti. Peraltro era un modo di vincere la noia: ma Burri non voleva sprecare parole. La pittura non voleva
litigare per nulla. Quel 25 luglio, già ambiguo di per sé, pro- parole e nella pittura riconosceva se stesso. Dipingeva la
vocava dispute e scontri tra fazioni rivali. I badogliani realtà della materia, prima che fosse deformata dalle parole.
ostentavano fedeltà al regolamento dell’Esercito: portavano Errava solitario e scontroso per il campo. E gli capitò di in-
la mano sulla visiera in segno di saluto. I fascisti discono- contrarsi con Giuseppe Berto che come lui vagava nel
scevano il nuovo capo del Governo italiano, quel generale campo solitario e scontroso. Una comune inquietudine esi-
Badoglio che aveva fatto arrestare il Duce. Serpeggiava tra stenziale. Burri confidava a Berto che si era votato intera-
loro un senso d’orgoglio. Potevano sentirsi prigionieri e mente alla pittura, quasi che gli uomini non meritassero di
fieri per appartenere ad una Italia che ancora era in guerra, essere curati. Burri credeva che soltanto isolandosi poteva
non ancora sconfitta. Salutavano romanamente, con il brac- non vedersi prigioniero sorvegliato da guardie. Diceva che
cio teso e scattando sull’attenti, battendo i tacchi. Le auto- gli uomini sarebbero rimasti gli stessi, pronti a cambiare
rità responsabili del campo per evitare discordie stabilirono bandiera e a tradire. Altra cosa la natura. Solida, sempre la
un criterio di compromesso. Entrambi i modi di salutare in- stessa che poteva farsi capire soltanto da un artista capace
dicati dal regolamento della Milizia e dal regolamento di coglierne i segreti significati. Alberto Burri dipinse la
dell’Esercito erano possibili: se a capo scoperto, quindi noia del paesaggio texano in un suo quadro del 1944: una
senza visiera, era ammesso il saluto romano con battuta dei finestra s’affaccia sul campo; va oltre i reticolati di filo spi-
tacchi, se a capo coperto era ammesso il saluto militare. nato, verso una vasta distesa di territorio arido ed uniforme,
Troisi rifletteva: dalla guerra, è difficile uscirsene: troppo solcato da colate d’acqua di ruscelli, a scorgervi la solitu-
consolidate le abitudini militari. Passeranno oltre 10 anni dine di un mulino, di una casupola, e nello sfondo lontano,
da allora quando, giudice a Cassino, chiamato a ricevere in una fuga di treno con lo sbuffo di fumo che va a confondersi
consegna una medaglia militare, eviterà di presenziare al con un pallido cielo. Era quello il paesaggio che vedevano
cerimoniale, nel timore che, stando a capo scoperto, i prigionieri. Era quello il paesaggio che vedeva Troisi: un
avrebbe potuto accettarla rispondendo con saluto romano e paesaggio che era uno stato d’animo. Un paesaggio che pa-
battuta di tacchi. Sedati gli scontri, resisteva la noia. Una reva inanimato; suscitava e maggiorava la noia. Troisi si
comoda prigionia. E una comoda noia. Quasi che fosse la sentiva prigioniero di una Storia che faceva a meno di lui,
noia la pena del prigioniero di guerra. A rompere la noia so- che non gli chiedeva di imbracciare il fucile e combattere.
praggiungeva ogni tanto il tornado. Era un vento furioso Eppure senza dover obbedire ai comandi, gli parve d’essere
che prendeva a girare vorticosamente accumulando energia padrone di se stesso o piuttosto prigioniero di se stesso, dei
per avventarsi sul campo e sulla sterminata prateria texana. suoi pensieri al punto che a quelli della baracca appariva di
Il prigioniero si stringeva nella sua baracca, saldamente prima impressione con il volto corrucciato e severo. Era
piantata, ed aspettava che quella furia passasse e non cor- semplicemente il volto pensante; corrucciato e severo era
rere il pericolo d’esser scagliato lontano come un tronco il suo pensiero scettico e pessimista. Oppure era preso da
d’albero sradicato. La sentinella alla torretta non poteva far un soprassalto di memorie, di colpe con l’unico sfogo pos-
nulla contro il tornado, per farlo smettere. sibile: scriverle e farle materia di pagine. Vederle sulla pa-
A compiacersi del tornado era il prigioniero Alberto Burri. gina, diverse e distanti da sé. Pensieri, memorie, colpe che
Quel vento furioso riusciva a sollevare nuvolaglie di sabbia gli mulinavano dentro come il tornado fin quando non ca-
rossastra e tingere di rosso il cielo. Sconvolgeva la natura e lassero, acquietandosi, in un testo scritto.
la ridisegnava, cangiandola e mostrandone il vigore origi- Giuseppe Berto alloggiava nella stessa baracca dove allog-
nario. Alberto Burri era stato sottotenente medico di com- giavano Dante Troisi, Evrardo Fioravanti e Gaetano Tu-
plemento in Africa. Ad Hereford gli avevano tolto la miati che erano animati dagli stessi interessi. Si diceva che
cassetta degli arnesi sanitari. Una premonizione. Da allora formavano il gruppo collettivista, per non dire comunista,
Dante Troisi...

29

che era la dicitura, compromettente, di qualche delatore.


Collettivista perché si pensava alla sorte del singolo come
espressione di una sorte collettiva, perché si vedeva la Sto-
ria guardandola dal basso, dalla parte dei soccombenti, in
Le poesie di Mirella F. Iannaccone

guerra come in pace, dalla parte della perduta gente, come


diceva Berto. Giuseppe Berto rimaneva, nella baracca, il
Ombre nel sole

tenente, superiore in grado rispetto ai compagni sottotenenti L’ombra del mio corpo
Troisi, Fioravanti e Tumiati. Si promosse conferenziere. si dilegua nella sera.
Aveva il gusto della dissacrazione, una voglia di stupire. Mentre il sole scompare
e il giorno,
Diceva di prediligere canzoni popolari e musica jazz alla
come sempre,
lirica e alla musica classica. Spiegava a modo suo il quinto
silenziosamente muore
canto dell’Inferno, conosciuto come il canto di Paolo e
Accoglie la notte,
Francesca. Diceva che non era un castigo lo stare con di nascosto,
l’amata nel girone infernale dei lussuriosi. l’ombra e il suo respiro,
I prigionieri di Hereford, man mano che cominciavano a il gemito di un amore
praticare tutti quei luoghi d’incontro, capivano che la pri- che non consola
gionia dava ad essi occasione di scrollarsi di dosso i pre- perché lascia quel corpo
giudizi di prima. Ognuno aveva qualcosa da dire e da sempre solo.
raccontare. Esperienze di guerre, tutte eccezionali, che bi- Sorge di nuovo il sole
sognava far sapere. Erano trattati da uomini pensanti che e l’ombra si dilegua.
potevano dialogare, in biblioteca, con filosofi, poeti e let- Il corpo adagiato
terati che erano là ad aspettarli. Perché avere nemici popoli resta di nuovo solo.
che parlano con la voce di Shakespeare, Voltaire, Goethe? E nel mattino e
Vi era spazio alla noia, ma si cominciò a capire che non po- nel sole che nasce
teva esservi noia se si fosse dato spazio al pensiero. Troisi, ritrova la sua ombra.
Tumiati e Fioravanti, con il contributo di Giuseppe Berto, Piano attraversano la via
in dolce compagnia.
fondarono una rivista da campo: “Argomenti”. Veniva fuori
come una opera d’arte, singola, insostituibile. Manoscritta (dalla raccolta “Fiori di vetro”)
a penna da prigionieri che mostrarono l’abilità grafica degli
antichi amanuensi. Si usava carta spessa ed inchiostro rica-
vato dalla fuliggine delle stufe. Questo materiale, ripreso
Intorno alle nostre anime
dalla consueta realtà della vita nel campo, dava un senso di Un filo ci unisce.
concretezza, di vicinanza del lettore alla scrittura. Le pa- Un filo sottile si avvolge
gine, in misura 40 per 30, erano sapientemente rilegate. Il- intorno alle nostre anime
lustrava la rivista Evrardo Fioravanti che maturò nel campo Confuse dal tempo trascorso.
di Hereford lo stile di una pittura d’impegno civile, la sen- Un filo trattiene parole,
sibilità verso gli eterni sconfitti come testimonierà un suo le cerca nel giorno
dipinto del 1952 intitolato “La Carica”, raffigurante una ca- che si trascina nelle ore volate.
Le cerca nei meriggi afosi,
rica di carabinieri a cavallo contro lavoratori in sciopero.
nei crepuscoli rossi e ombrosi
Una opera che, ritenuta ardita, verrà sequestrata per ordine
nelle notti iniziate
di un Questore.
e concluse nel sogno.
Nel campo di Hereford Dante Troisi sperimentò la sua vo- Un filo attraversa le nostre menti
cazione letteraria. Come Giuseppe Berto e Gaetano Tu- Le unisce e le ristora
miati. Fioravanti e Burri scoprirono la passione per la Le agita lievemente.
pittura. Una conversione, per riuscire a diventare, come
avrebbe detto Goethe, ciascuno, quello che sarebbe stato
capace di essere.
Pandemia, burocrazia e l’esigenza di politica in Europa

30
di Francesco Petrillo
litica a una mera trasformazione dei conflitti in aspettative
Quando Max Weber, uomo della fine del XIX secolo, agli e i fenomeni di rappresentanza in prestazioni regolatrici e
Il potere burocratico

inizi del secolo successivo, riflette sul fenomeno burocra- ordinatrici, non ci sarebbe stata più ragione di considerare
tico, in Europa non si teme in alcun modo il potere della autonomamente il sistema politico, o il sistema sociale, po-
burocrazia. Certamente non lo si teme da parte della classe tendosi concentrare esclusivamente sull’apparato burocra-
politica. Le classi dirigenti europee, ancora composte, per tico. Non essendoci spazi possibili per un dilettantismo
buona parte, dalla vecchia nobiltà, togata e di spada, sono dell’amministrazione, quest’ultima avrebbe finito per desi-
convinte che lo stato, il diritto e persino lo stato di diritto, gnare un potere esercitato in virtù del sapere, un sapere spe-
saranno soltanto un modo di struttura ed espressione del po- cializzato e reso indispensabile dalla moderna tecnica ed
tere politico. Sono anche convinte che, in fondo, la deci- economica della produzione dei beni, tanto se questa fosse
sione politica rimane una prerogativa riservata a chi sappia organizzata in modo capitalistico, quanto se questa fosse
prendere iniziative, per rango, intelligenza, cultura. Ragion organizzata su base socialista. Nella direzione intuita da
per cui, la burocratizzazione della decisione finirà per es- Weber, dunque, ogni corpo sociale finiva per doversi orga-
sere soltanto un modo di legittimazione dello stesso potere nizzare in veste burocratica.
politico dominante. Il problema della politica, sul fondamento della profezia
Robert Musil (quindici anni più giovane di Weber), nel suo weberiana, non era più mettere fine al potere di vita o di
monolite letterario del tempo, racconta come un uomo morte sull’altro uomo, occuparsi cioè della fragilità umana,
senza qualità tecniche, ma dotato di tutte o di tante delle come si era sempre sostenuto studiando la ragion d’essere
altre, può, di sicuro, gestire la dimensione fenomenica della del potere politico da Thomas Hobbes alla Scuola di Fran-
burocrazia, macchinoso e defatigante orpello di tutto quanto coforte, ma garantire una vita senza morte, e cioè la conti-
viene ideato per farla funzionare. Può essere sufficiente nua riproduzione di processi e di apparati economici e
un’«Azione Parallela», come quella del protagonista del ro- gestionali. Lo stato-comunità si risolveva del tutto nello
manzo, Ulrich, per appropriarsene e utilizzarla, anche per stato-apparato, anzi nell’apparato-stato. I più fini giuristi
la banale ragione che un insieme di competenze, linguaggi, avrebbero poi riscontrato quanto addirittura non ci fosse più
uffici, apparati non potrà riuscire mai a fare scelte per la possibilità di diversificare apparati di enti pubblici da ap-
collettività, come invece hanno ben ragione di fare l’intel- parati manageriali d’imprese. E, all’interno del fenomeno
ligenza, la cultura, la nobiltà d’animo. burocratico, anche il clientelismo si risolveva in un modo
L’approccio scientifico di Weber rispetto a quello letterario razionale di governo delle società complesse. Burocrazia e
di Musil - seppure il romanzo di quest’ultimo rimanga in- clientelismo non potevano più essere intesi l’uno senza l’al-
compiuto e quindi non è dato conoscere quale potesse es- tro - come comprendeva bene un Magistrato dello spessore
sere il suo epilogo - prevale? La constatazione avalutativa di Rocco Chinnici, alla metà degli anni ’80 del secolo
e scientifica weberiana di una sostituzione possibile del po- scorso -. Entrambi andavano a porsi come il punto di con-
tere burocratico a quello politico si pone come una vera e tatto determinante del rapporto tra stato-sociale o stato-co-
propria profezia da scienziato sociale? Nel III, IV, V e VI munità e stato-apparato, facilitando l’interazione dei
capitolo del primo libro di Economia e Società, in effetti, sistemi. Il decentramento istituzionale e organizzativo, la
Weber lancia l’allarme; e lo fa a partire dalla distinzione tra diffusione del consolidamento dell’etica utilitaristica, il
potere legale e apparato burocratico, quale possibile com- moltiplicarsi delle occasioni elettorali esasperavano la ri-
mistione di formalizzazione del potere politico, rappresen- cerca e la concorrenza per le posizioni di potere e di pro-
tanze di interessi, gruppi associati, clientelismo. La sua idea fitto, provocando inevitabilmente ottundimento individuale
è che struttura e dinamica, qualità formale e qualità mate- e sociale, almeno per quanto riguardava prevaricazioni, il-
riale, risolvendosi nell’una o nell’altra, perdono entrambe lecite privatizzazioni, spiccato cinismo, diffusa trasgres-
di significanza. sione alle norme e alle leggi.
Alla metà degli anni settanta del secolo scorso, Giuliano La realtà storico-politica del potere burocratico, della con-
Amato concludeva una ricerca, svolta per conto dell’IS- trattazione e canalizzazione delle decisioni, del rapporto
SOCO e del Ministero del Bilancio e della Programmazione osmotico tra apparati e flussi sociali, gestibili semplice-
Economica, sostenendo che in Italia, in particolare, quando mente con lo studio e l’approfondimento di metodi possibili
si fosse giunti al punto di condurre la razionalizzazione po- di risoluzione dei conflitti, sorta dalle ceneri del secondo
Pandemia, burocrazia e...

31

sui principi giuridici fondamentali a tutela delle minoranze.


Ventotene è ben lontana geograficamente dall’Aquitania e
dal suo fiume, la Garonne, capace, per vocazione geo-mor-
fologica e, grazie all’opera dell’uomo, di collegare, con un
unico canale, il Mare Mediterraneo e l’Oceano Atlantico e
d’intendere geopoliticamente la possibile propensione fe-
deralista dell’Europa a partire dalla Mitteleuropa.
Paradossalmente, rispetto a quanto è accaduto, invece, la
prospettiva federalista per l’Europa Unita finiva per non es-
sere la chiave di volta del Manifesto, perché su un’isola Me-
diterranea, come Ventotene, dove Augusto aveva potuto
esiliare l’unica sua figlia ribelle, Giulia, la politica conti-
nentale, condizionata dalla delimitazione dei confini,
avrebbe dovuto quantomeno porsi come un costante mo-
mento di confronto rispetto a quella insulare, di tipo Atlan-
tico, più concentrata sul potere sistemico, ideato già da
Tommaso Moro e teoricamente sistematizzato da David Ea-
ston, penetrata in Europa attraverso il canale della Garonne,
già pensato da Ottaviano Augusto, voluto alla fine del primo
millennio cristiano da Carlo Magno e completato nell’età
Sir Ralph Dahrendorf
dopoguerra e consolidatasi alla fine del secolo scorso, si po- del colonialismo francese.
neva come la realtà storico-politica dimensionante il con- L’attenzione, invece, al superamento dei confini, fornita
solidamento dell’Unione Europea, spiegata bene dal dalle esigenze post-belliche, che il Manifesto di Ventotene
pensiero lib-lab e, in particolare, dal suo esponente forse pone alla base della sua riflessione programmatica, evita, o
più rappresentativo, Sir Ralph Dahrendorf. quantomeno limita, l’argomentazione sulla duplice prospet-
tiva federale e statuale, pure certamente nelle corde degli
autori del Manifesto, e fa del proclama all’Europa un inno
La traduzione in lingua francese, a cura di J.-F. Billion and al federalismo atlantico. Così l’Europa Unita è, fin dal Ma-
2. La doppia identità europea

J.-L. Prevel, pubblicata nel 2017, a Lione, del Manifesto di nifesto di Ventotene, monca di una riflessione sulla sua pure
Ventotene, dimostra, nella congerie cronachistica dell’Eu- possibile statualità, legata fortemente all’Area Mediterra-
ropa Unita, la permanente attualità dello scritto di Ernesto nea, sua parte integrante. Il Manifesto, sull’onda dell’emer-
Rossi e Altiero Spinelli. La sua originalità storiografica e genza storica, finisce per trascurare come la
politologica è probabilmente proprio nell’approccio fede- de-sovranizzazione dei Paesi europei non sia il solo pro-
ralista hamiltoniano, considerato da una prospettiva medi- blema da considerare per la riuscita del progetto politico
terranea, di fatto negata, tanto dallo stesso Manifesto, dell’Unione. Va, infatti, anche tenuta in conto la peculiarità
quanto dallo sviluppo delle vicende politiche europee suc- culturale, che fa della sovranità statale non solo una que-
cessive. stione politica, ma anche una dimensione e caratterizza-
L’isola di Ventotene, fascetta di terra emersa del Mar Tir- zione antropologica dei popoli. Secondo questa prospettiva,
reno, non molto distante dalla terra ferma, testimonia, in- non alla costruzione dello stato bisogna fare riferimento,
fatti, l’influsso di un mare Mediterraneo, che - rispetto alla ma al bisogno di statualità, e cioè di riconoscimento antro-
distinzione, propugnata da Gerhard Ritter, tra teoria poli- pologico di un soggetto sul proprio territorio, nella diaspora
tico-insulare, e teoria politico-continentale - ha prodotto, dei confini. Perché, se è vero che la teoria dello spazio vitale
per le terre da esso bagnate, geopoliticamente, l’idea della e la conseguente spinta verso l’invasione militare si pone
sovranità statuale e della legge come modello aggregante come il negativo della geopolitica, è anche vero che la geo-
della vita associata, piuttosto che la costruzione federale e politica è forse la scienza più idonea, dal punto di vista del
de-statualizzata della politica, subordinata al rispetto dei di- rapporto storia-cultura-politica, ad accreditare l’identità di
ritti; la prevalenza delle regole imposte dalla maggioranza popoli confusi da conquiste, invasioni, gesta di pirati, com-
Pandemia, burocrazia e...

32

merci per mare; di un mare chiuso tra nazioni delle più varie
origini culturali, qual è il Mediterraneo.
Nonostante questi rilievi, il Manifesto di Ventotene viene
ad avere la forza ideologica, se non scientifica, di favorire
un indirizzo della politica dell’Unione Europea, in grado di
univocizzare la dimensione politico-culturale dell’Europa
Unita verso una direzione preclusiva dell’idea tradizionale
mediterranea, protesa verso la costruzione della società po-
litica come stato. La prospettiva della cultura politica del-
l’Europa Unita è, per così dire, ab origine, privata della
faccia mediterranea della medaglia, nel senso, non solo di
fare prevalere la tensione verso un inglobamento della pro-
spettiva mediterranea all’interno della dimensione Mitte-
leuropea-occidentalista, ma propriamente di prescindere
dall’argomentazione comparativa tra i due modelli. Ciò,
con buone probabilità, ha provocato, dal punto di vista della
concettualizzazione dell’Europa Unita, un’evidente limita-
zione del percorso politico-culturale, conducendo gli studi
storico-politologici alla ricerca dell’unitaria idea dell’Eu-
guida, incapaci di potere rendere risposte complesse. La
Giorgio Agamben
ropa. Si pensi, per esempio agli studi di Federico Chabod.
Per questa ragione ideologica originaria, probabilmente, classe dirigente europea, intesa in maniera massimamente
l’idea d’Europa è rimasta astratta e priva di una concretiz- ampia, non solo come classe politica, di fronte alla terribile
zazione nel reale, nel vissuto della politica, in grado di tra- pandemia, da affrontare nel presente momento storico, do-
sformarla in un preciso e definito concetto d’Europa Unita vrebbe anzitutto considerare la complessità ideale della sua
in tutti i suoi territori, ben recepito e percepito dai suoi abi- origine politica. La politica nasce, infatti, dalle idee, e una
tanti. E il sistema politico europeo ha finito per porsi, in decisione amministrativa diventa una decisione politica sol-
questa scia, come un mega-sistema di stati idoneo soltanto tanto se ha contezza dell’idea guida che l’ha originata e la
a prendere decisioni sulle certezze, sulla “sicurezza” del lin- muove. Solo un’idea può fare accettare dall’intera colletti-
guaggio burocratico, delle competenze ripetitive, della ri- vità, o almeno alla maggioranza di essa, una scelta ammi-
produzione costante degli apparati e dei comitati. nistrativa riguardante non un bisogno di secondo, terzo o
quarto momento, ma un bisogno, invece, primario, inerente
alla stessa sopravvivenza, esistenza, del soggetto istante.
Agli inizi del 2020, d’emblée, in Europa e nel mondo, la Il problema della gestione di un’emergenza pandemica
L’esigenza della politica

fragilità umana, fondamento teorico e reale della fenome- oscilla, e non può che risolversi, nell’equilibrio possibile
nologia del potere politico, si manifesta in una pandemia tra sicurezza dei cittadini come controllo della diffusione
mondiale, capace di mettere in discussione tutti i sistemi e della malattia e tutela della salute, da un lato, e garanzia
gli apparati, nati per canalizzare le istanze sociali di se- delle libertà e dei diritti individuali, dall’altro. Nelle demo-
condo, terzo e quarto momento, riproponendo la richiesta crazie mature, quali sono gran parte di quelle del continente
di scelta tra la vita e la morte, serratura a doppia mandata europeo, può darsi per acquisito che le regole della mag-
di scienze politiche e antropologiche. Il Covid19, prima an- gioranza non siano di per sé sufficienti a garantire tutti i di-
cora di risposte mediche, cliniche, religiose, etiche, pone ritti e che, persino la democrazia, se si svuota di principi e
domande e ricerca fonti politico-ideali entro cui tracciare s’intensifica, potenziandosi, soltanto nelle sue metodologie
percorsi. e nelle sue dinamiche elettoralistiche, può rischiare di di-
La pandemia da Covid19, come risposta politica da dare da ventare un sistema meramente totalitario, come tanta lette-
parte dell’Unione Europea, riguarda anzitutto la mancata ratura interprete del pensiero rousseauiano ha per lungo
capacità dell’Europa di concettualizzarsi secondo una plu- tempo sottolineato. Dal punto di vista giuridico, bisogna
ralità di idee fondative, anziché secondo uniformi idee- dare, perciò, prevalenza alla possibilità di controllo, con-
Pandemia, burocrazia e...

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fronto e bilanciamento, tra i diritti di una maggioranza, con- giuridica e non solo quella politica? Insomma, non si può
sacrati in una legge dello Stato, da tutelarsi da parte del po- cercare, secondo Agamben, la verità giudiziaria prendendo
tere esecutivo e giudiziario, e i diritti delle minoranze, intesi le mosse dal pettegolezzo!
come principi fondamentali giuridici, riguardanti regole di Nel rapporto tra diritto della maggioranza (legge) e diritto
comune convivenza laica tra gli uomini e non soltanto re- universale, anche delle minoranze (principio), la forma del
gole morali, etiche o religiose, da tutelarsi a prescindere diritto, per esempio la disposizione di legge, non può essere
dagli apparati del sistema politico. Di questo genus di prin- emanata soltanto a tutela della ragion di stato. Una volontà
cipi fa parte certamente la species, molto declamata, ma sovrana non può prescindere dai diritti individuali e da
poco conosciuta, dei diritti umani. quelli sociali, altrimenti non sarà una volontà democratica
La Mitteleuropa e l’Europa mediterranea non possono pre- riconosciuta e riconoscibile dagli individui nel mondo glo-
scindere da una consapevolezza giuridica matura della vi- bale. Nemmeno una forte democrazia può tenere in vita le
cenda dei diritti umani, come questione di rilevanza non sue regole formali se i diritti universali, dell’uomo in quanto
solo politologica, ma anche giuridico-processuale. Assume tale, e sociali, del cittadino in quanto tale, vengono recla-
un nuovo vigore, alla luce dell’emergenza sanitaria, la per- mati. Le regole vanno, all’inverso, modulate sulle esigenze
cezione da parte della comunità scientifico-giuridica, come sociali e il diritto deve mettere a disposizione tutti i suoi
di ogni cittadino, che i principi, nelle situazioni di tutela di strumenti; ovvero non solo nuove regole (disposizioni o
beni di interesse sovraordinato anche alla macchina della principi), ma anche correzioni giuridico-interpretative delle
politica, quali, per esempio, la salute, precedano ontologi- vecchie regole, metodi interpretativi in grado di garantire
camente le norme statali. Queste ultime possono solo stim- se non la verità dell’esito ermeneutico, almeno la regolarità
matizzarli autoritativamente, ma non certo essere la causa e la certezza del metodo di giudizio nei confronti di tutti in
della sussistenza dei primi, a prescindere dalle prospettive maniera uguale. La sovranità politica è autorità più che le-
gius-positiviste, rectius gius-normativiste. Sarebbe da pen- galità, e l’autorità non è altro che il riconoscimento di un
sare, piuttosto, tenendo in conto l’ampia prospettiva rapporto costante tra l’autorevolezza di chi la esercita e il
norme+principi, alla possibile risoluzione di questioni atti- sentirsi garantiti da parte di coloro sui quali si fa valere (ri-
nenti al rapporto tra pandemia/salute/libertà mediante la ri- spetto); riconoscimento collettivo del metodo giuridico di
nunzia, da parte del complessivo sistema politico- applicazione del diritto piuttosto che della regola legale da
giudiziario europeo, all’esclusività dei riti giurisdizionali applicarsi. In società complesse e multirazziali, è certa-
previsti dalle leggi dei singoli stati come riti ordinari, in fa- mente preferibile la mediazione del processo, anche equi-
vore della concessione di una sfera di ricorso possibile a riti tativo, - purché garantita da un metodo certo - in alternativa
alternativi, da riconoscere al cittadino per risolvere le pro- al ricorso alla paura, volto a evitare ogni forma di contem-
prie questioni giuridiche, attinenti a diritti anche non tutelati peramento possibile degli interessi in gioco tra potere poli-
dalle leggi statali. tico e suddito, con la de-politicizzazione del cittadino e la
La parola decisiva diventa sensatezza: sensatezza giuridica, trasformazione del rispetto in obbedienza; dell’autorevo-
sensatezza politica, sensatezza sociale. Ancora vivi sono gli lezza - di cui dev’essere pregna l’autorità - in potere indi-
echi delle manifestazioni in Francia contro la cosiddetta: scusso.
Legge sulla sicurezza. L’ultima manifestazione di piazza ri- I problemi giuridici dello stato di sicurezza, come quelli
sale, a pochi giorni fa, alla fine dello scorso novembre. La originati dalla contrapposizione politica alla pandemia, tro-
questione francese ha più di un lustro ed è nota anche alla vano soluzioni possibili non solo nella fissazione di nuove
riflessione politica, in Italia, grazie all’articolo pubblicato regole tendenti alla riduzione di spazi di libertà pubblica e
su Le Monde il 23 dicembre 2015, a firma proprio di un fi- privata del cittadino, ma nell’ideazione di criteri metodo-
losofo italiano, dimessosi dalla nostra Università. Giorgio logici di giudizio in grado di contemperare le esigenze della
Agamben pone fortemente in quell’articolo del 2015 il pro- Comunità con quelle dell’eterogeneità soggettiva, giuridica
blema della sostanza del diritto. Le formule delle normative e politica, delle società complesse contemporanee, per la
sull’emergenza - spiega - nella maggior parte dei casi, non difficoltà oggettiva del rapporto tra comunità sociale e va-
sono formule giuridiche. Come potrà, di conseguenza, es- rietà delle singole soggettività. La scelta e fissazione dei
sere giuridica l’applicazione al caso concreto da parte dei criteri non è un problema burocratico. È una questione po-
Giudici? Come può la forma legale garantire la giustizia litica.
Contro la volontà di potenza e di vivere
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di Teodoro Russo
Può esistere un mondo “umanizzato”, ossia ordinato in
modo diverso (e “migliore”) da quello che ci appare e nel
quale siamo inseriti? Leibnitz sosteneva che questo fosse
“il migliore dei mondi possibili” e Voltaire, di rimando, con
la sua non comune vivacità intellettuale, rispondeva col suo
Candido, cominciando la narrazione con la citazione delle
migliaia di morti a causa del disastroso terremoto con con-
seguente maremoto avvenuto nel 1755 che aveva distrutto
la città di Lisbona, e proseguiva oltre, raccontando tutte le
stragi e le inutili carneficine degli aborigeni dei paesi colo-
nizzati dagli iberici, avvenute anche nel nome della civiliz-
zazione e dell’evangelizzazione (così come oggi, con la
“democratizzazione” e i “valori” europei, pretende di fare
l’U.E. nei confronti del “terzo mondo” e degli Stati terzi) a
cui il povero Candido aveva assistito. Di primo acchito,
sembrerebbe che non sia umanamente possibile cambiare
la natura così com’è. La “ragione”, che si fonda sull’espe-
nizzazioni di esseri vacui e di simbolismi eccentrici del po-
Immanuel Kant
rienza e la verifica dei dati della storia (per quanto scritta
tere, anziché vivere tutti secondo le immutabili e universali
sempre ad usum Delphini, ossia dei vincitori e per le loro
leggi della natura? Credo che non avrebbe alcun senso!
esigenze politiche), si fonda sul fatto che l’agire umano è
Mangiarsi tutti, reciprocamente, per poi, alla fine, fagocitare
conseguenza della “volontà di potenza”, come definita da
se stessi può anche essere quanto sembri accadere secondo
Nietzsche, o dalla “volontà di vivere”, secondo Schopen-
natura ma sarebbe “senza senso”, e gli uomini non possono
hauer. Queste volontà (degli Stati, dei Popoli e degli indi-
accettare di vivere una vita senza senso. Penso, perciò, che
vidui), che albergano nell’inconscio umano e rendono
l’uomo, grazie all’autocoscienza (che secondo Kant con-
l’uomo un “funzionario della specie”, in conflitto aspro e
sente all’universo di conoscere se stesso, come guardarsi
perenne con il suo “Io” (che crede di essere il dominatore
allo specchio), possa immaginarsi di avere ricevuto il pri-
del mondo ma è terrorizzato dall’evento morte), spingono
mato di attribuire (o cambiare) il (non) senso alla vita ma
gli uomini (e tutte le specie viventi) a “lottare” per la so-
per farlo dovrebbe iniziare ad agire “Contro la volontà di
pravvivenza e per il primato sugli altri e sull’ambiente. Una
potenza e di vivere”. Trattasi certamente di una scelta di
lotta, a quanto pare, ineliminabile dall’ecosistema, già nota
vita difficile, apparentemente impossibile, ma nel tempo
ai Greci, tanto che Eraclìto sosteneva che il mondo si fonda
(lungo o lunghissimo) potrebbe portare al cambiamento del-
sul conflitto (il polemos). Ma dove porterà questo eterno
l’attuale essenza del mondo, non più fondato sull’odio ma
conflitto, se effettivamente dovesse costituire l’essenza
sull’amore, non più sulla morte ma sulla vita, non più sulla
della vita, e che spinge l’uomo a cibarsi delle altre specie
guerra ma sulla pace né sulle tenebre ma sulla luce. E che
viventi (e dei propri simili) nel ciclo alimentare ed econo-
questo fine o scopo possa essere la vera sfida della specie
mico? La filosofia indiana riporta l’episodio del Re Arjuna
umana ben si può comprendere dal fatto che non c’è, in-
che non voleva scendere in guerra contro i popoli fratelli
vece, nulla di “eroico” né di nobile continuare a “mangiarsi
per evitare inutili stragi e che intervenne Krishna per spie-
l’un l’altro” oppure a continuare a fare stragi di esseri vi-
gargli che non si sarebbe dovuto preoccupare delle migliaia
venti, a depredare gli altri, a sopraffare ed imporre schiavitù
di morti perché ciò sarebbe stato del tutto indifferente per
e diseguaglianza perché tutto questo sarebbe, a quanto pare,
l’universo. E allora veramente “non ha senso” preoccuparsi
“secondo natura”, ossia secondo il modo di esplicitarsi della
del ciclo della morte e della vita, dal momento che la natura
suprema “volontà di vivere”. La vera sfida, perciò, che var-
è del tutto indifferente rispetto alle illusioni e rappresenta-
rebbe la pena accettare, come specie intellettualmente evo-
zioni del mondo da parte della specie umana? E se fosse
luta, che ha ricevuto il dono dell’autocoscienza (che ha
così, come sembra che sia, che senso avrebbe “vivere” se-
consentito di capire le attuali regole del gioco, di ideare e
condo “gabbie giuridiche”, sociali, morali, economiche,
immaginare il mondo, anche diverso da quello che appare
teologiche, politiche, con goffi rituali, mitizzazioni e divi-
Contro la volontà...

35

e accudito la
prole. La vita,
così, ha bisogno
della morte, e vi-
ceversa, in un
ciclo che si ripete
senza sosta all’in-
finito e nell’eter-
nità. E questo
ciclo ricomprende
tutte le specie vi-
venti, nessuna
esclusa, così
come oggi stiamo
vedendo con la
propagazione vi-
rale e gli effetti
Voltaire Arthur Schopenhauer
attualmente), può anche essere quella di “mutare” il verso della pandemia, che stanno ciecamente “selezionando” se-
della stessa natura. Per far sì che quest’ultima possa cam- condo natura gli esseri umani. Eppure, se è vero, come cre-
biare la sua essenza che ora è intimamente conflittuale, e deva Platone, che il mondo delle idee è il luogo degli
che si riflette nell’autocoscienza umana, la quale avendo fi- universali, dell’assoluto, allora non si può escludere che in
nora supinamente agito secondo la “volontà di vivere”, tale mondo esista anche l’idea di “un mondo umanizzato”,
ossia come “funzionario”, diligente si ma ignaro e stolto, ossia di un mondo che possa cambiare la sua essenza fon-
della specie, si è “macchiato” anche di “correità”. Ha cioè data sul conflitto, sulla cieca volontà di potenza e di vivere,
finora concorso a realizzare un disegno privo di senso che diventando invece un mondo nuovo e diverso, proprio gra-
ora, però, potrebbe finalmente avere bisogno di senso. Mito zie all’opera degli esseri umani, i quali potrebbero anche
o storia che sia non importa, ma Davide riuscì a sconfiggere non vederne gli effetti e la realizzazione ma potrebbero poi
Golia. Anche Spartaco lottò per l’idea di libertà a costo essere ricordati da tutti gli organismi viventi, che soprag-
della vita, e non rileva se la perse perché i romani poterono giungeranno nel tempo, come i seminatori della nuova idea
prendere solo il suo corpo esanime ma non cancellare l’idea del mondo. Certamente non sarà un’impresa facile, perché
della libertà. Agli Spartani quando andavano in guerra i il cambiamento dovrà sia riguardare le coscienze indivi-
padri dicevano di ritornare con lo scudo o sopra lo scudo duali che gli apparati statali, i quali hanno in sé proprio l’es-
anziché diventare schiavi dell’esercito nemico. Noi ab- senza della volontà di potenza. Sarà, per questo, quasi un
biamo passivamente accettato di vivere secondo la legge evento sovrannaturale, se gli Stati (come ad es. oggi gli
della volontà di potenza che non si cura degli esseri viventi USA, la Cina, la Russia, l’India, la Turchia, la Francia, l’In-
ma soltanto di se stessa. È la volontà che vuole vivere e so- ghilterra, la Germania, etc.), anche grazie all’autocoscienza
pravvivere, ma essa, a quanto pare, non ha alcuno scopo, e degli uomini, riusciranno a superare se stessi e a diventare,
nessun senso. Un filosofo contemporaneo, grande affabu- finalmente, strumenti di servizio e non più di sopraffazione.
latore, grazie alla sua spiccata intelligenza e vasta e pro- E così avrà avuto ragione Schopenhauer che conclude il suo
fonda cultura, ha anch’egli colto il “non senso” della natura saggio più noto, Il mondo come volontà e rappresentazione,
e lo ha accettato come ineluttabilità della vita e della vo- affermando: «Noi… lo ammettiamo apertamente: quello
lontà di potenza. Non vi è dubbio che la sua constatazione che rimane dopo la completa soppressione della volontà è,
sia corretta e coerente rispetto a quella che appare come re- per tutti coloro che sono pieni di volontà, senza dubbio il
altà. Le cose, infatti, sembra che stiano effettivamente così, nulla. Ma, al contrario, per coloro nei quali la volontà si è
come egli dice, perché la volontà di vivere si preoccupa sol- rivolta contro se stessa e ha negato se stessa, è questo il
tanto della sua “economia” (sopravvivenza) mentre si di- nostro mondo così reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lat-
sinteressa degli uomini dopo che questi abbiano procreato tee, a essere nulla».
Un ispirato “Canzoniere”
36
di Raffaele La Sala
Umberto Della Sala, per lunghi anni preside della scuola Media “Raffaele Masi” di Atripalda, raccoglie da
tempo, con severa ritrosia, un corposo canzoniere di versi. Sono annotazioni, impressioni, sentimenti, lampi di
memoria che raccontano una densa esperienza biografica ed intellettuale nelle forme a lungo meditate di una
poesia raffinata e colta. Scelgo tra le pagine inedite alcuni componimenti che volentieri propongo ai lettori di
“Nuovo Meridionalismo”.

mentre bruciavano le cento


candeline,
quante – diceva lui –
il Signore gli aveva concesso
da consumare.

In questa terra
gialla per l’argilla
quando il freddo gela,
gialla di frumento e
di pannocchie
quando il sole picchia,
era venuto al mondo
a battere la via segnata.

Qui crebbe e si fortificò,


nelle palestre dei campi.
Ebbe prestissimo
Montaguto

Terra dell’Alta Irpinia, calli alle mani


terra d’Oriente, che nel dopoguerra e il sole
donne ed uomini più annosi gl’imbrunì la pelle.
spaccavano con il bidente
per trarne mais e grano, Si temprò, solitario,
parte per sé nella pazienza e nella tenacia
parte in ammasso obbligatorio. coltivando sapienza
e frutti agresti.
Era il tempo che lo scambio in beni
valeva ben più della moneta Intanto, già avanti,
e si panificava uno o due giorni se ardeva forte il solleone
di ogni settimana sfuggiva alla calura più infuocata
presso pochissimi fornai. dissodando di notte
Di strada in strada con la luna
ne dava avviso a voce il campo che pendeva alla collina.
un vecchio banditore
e nelle case s’impastava. Era in simbiosi con la terra.
Viveva di lei
Per anni, ed essa di lui.
quasi novanta, Zappando.
qui spese la vita zi’ Crescenzio Sempre.
rompendosi la schiena Mentre i raccolti attesi
Un ispirato “Canzoniere”

37

scandivano lo svolgersi da un breve caseggiato.


delle stagioni.
Quando sarà oltre
Per anni e decenni svelerà il Mistero.
disfece quelle zolle
col bidente
e vide Contoli-Oland
da solo
il seme germogliare, In anni miseri
compenso del dopoguerra
agli stenti e alle fatiche. venne a svernare,
emozionando,
Ero ragazzo il gruppo teatrale Còntoli-Oland.
quando lo conobbi
e vissi con lui tutta un’estate Il palco era levato
nel suo eremo sacrale, in un salone
un capanno di pietre lungo il vicoletto
in tre comparti: che fiancheggiava
da un lato un’asina, la vecchia Annunziata,
l’altro per il fieno ed ospitava spettacoli
e noi al centro per riposare che richiamavano
su trespoli di legno plasmando sentimenti.
coperti da ruvidi sacconi
ripieni con foglie gementi Appassionava il repertorio,
di granturco. “La Nemica” e “La Sepolta Viva”,
luglio 1970 “La Cena delle Beffe” e
“La Cieca di Sorrento”;
e prevedeva, a seguire,
Dalla terrazza vivaci farse per allentare tensioni.

Quando andrò via Il pienone era certo


il cielo sarà gonfio ogni sera,
di pioggia pur sedendo la gente
come la sera su ruvide panche
che sta declinando. prive di spalliere.

Planerà Talvolta,
l’ultimo pensiero per incrementare spettatori,
lento era introdotto sulla scena
come un uccello qualche aspirante attore
dall’ala pesante del paese.
verso la nube bruna
e il bordo rosa E riscosse una sera
bassa sull’orizzonte successo fervoroso
d’occidente Tonia
radendo la collina nel ruolo di Santa Teresa
orlata ancora giovinetta.
L’ironia profetica di Bruce Marshall
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di Gerardo Iuliano
Come si fa a rimuovere dalla coscienza collettiva uno scrit- da un pretino che ricorda Padre Brown, pur senza averne il
tore conosciuto, affermato, tradotto, portato con successo carisma investigativo,
sullo schermo cinematografico? e poi francesi, con con quello che molti considerano il suo
E' quello che è accaduto a Bruce Marshall (Edimburgo 1899 capolavoro, A ogni uomo un soldo (To every man a penny,
- Biot 1987), scrittore scozzese anomalo, non in quanto 1949), dove padre Gaston, prete cattolico e soldato sem-
scozzese, ma perché cattolico, bestia rara nella Scozia pre- plice, rischia di essere giustiziato perché aiuta tutti quelli
sbiteriana. che incontra, compresi i nemici.
L'avevo dimenticato pure io; l'ho riletto, e mi sono accorto La grazia come amore di Dio, e anche la franchezza, mu-
di quanto ne fossi influenzato, solo dopo avere scritto due tuata dal "being earnest" anglosassone di G.B. Shaw, ma
o tre racconti in cui, per quanto mi sforzassi di farne delle soprattutto dalla virtù cristiana della "parresia", la miseri-
cose intriganti e divertenti, non riuscivo a evitare di parlare cordia, e l'ironia, intesa come capacità di trascendere (che
di preti, chiesa, religione, e anche politica. cosa si intende, in genere, per trascendenza?), sono quello
Perchè Bruce Marshall, nei suoi libri, raccontava di reli- che porta il cattolico Marshall, tendenzialmente tradiziona-
gione, preti, guerra e politica. Ma a modo suo, e senza mai lista, come gli irlandesi, a superare l'apologetica, a non
schieramenti o idee preconcette, a parte la scelta religiosa. identificare il tradizionalismo con l'integralismo fondamen-
Perchè Bruce Marshall, economista (lui diceva ragioniere) talista, e a poter essere annoverato nella schiera letteraria
nato a Edimburgo, classe 1899, incontrò le comunità degli che precorreva il Concilio, come Georges Bernanos, Gilbert
irlandesi, impoveriti dalla carestia, immigrati in Scozia Cesbron, Graham Greene, in Italia Ignazio Silone, Luigi
come bassa forza lavoro nelle miniere e nelle industrie pe- Santucci e, prima di loro, il modernista Antonio Fogazzaro
santi, e fu con loro, e con le opere del Card. Newman, che de Il Santo. Ma questo significa anche ritrovarsi contro le
maturò le sue idee religiose, e poi andò in guerra, da ra- frange religiose più integraliste, e tutte le forze economiche
gazzo del '99. e politiche che le sostengono.
Divenne cattolico (non mi piace il termine "convertirsi": ci Ne I giorni di scuola di Giorgio Brown (George Brown's
si converte al bene, non a un altra religione, nell'accezione Schooldays, 1946), la tematica del bullismo scolastico è uno
biblica), proprio mentre faceva la guerra, per poi perdere spunto, come l'autore stesso avverte, di denuncia contro la
una gamba nel '18, ed emigrare in Francia, dove il suo suc- società britannica, e i valori che derivano dai suoi metodi
cesso come scrittore fu ben più consistente. Si sposò nel educativi.
1928, continuò a lavorare da "ragioniere", e a scrivere ro- Nel 1953, in La sposa bella (Tha fair bride), portato sugli
manzi fino alla seconda guerra mondiale, quando si arruolò schermi con Ava Gardner e un ricco cast comprendente
di nuovo e fu parte dei servizi segreti anglofrancesi della anche i nostri Vittorio De Sica, Aldo Fabrizi, Arnoldo Foà,
resistenza (agente segreto, come Graham Greene, e anche, riprende i temi della religione e della guerra, raccontando
purtroppo per lui, Ignazio Silone con l'OVRA: miserie degli delle atrocità commesse contro sacerdoti e fedeli cattolici
scrittori), e poi continuò a scrivere romanzi, fino alla morte, durante la guerra di Spagna, senza tuttavia tacere, almeno
nel 1987. nel romanzo, degli speculari e anche più reiterati crimini
Comincia con l'ironia, e coi preti, sin dall'inizio: Il miracolo che il franchismo in quegli anni commette ancora.
di padre Malachia (1933) racconta della sfida tra un bene- E le guerre sono ancora il tema di romanzi che seguono: Il
dettino e un pastore protestante, a proposito dello sposta- coniglio bianco (The White Rabbit, 1953), storia vera, rac-
mento miracoloso di una sala da ballo, che per giunta contata come testimone diretto, del soldato inglese che or-
avviene davvero, con conseguenze disastrose sull'opinione ganizzò la resistenza in Francia durante l'occupazione
pubblica locale, e anche sulle gerarchie, che solo un humor tedesca, e che fu catturato e internato nei campi di concen-
tipicamente inglese può descrivere. Ricorda subito il Che- tramento nazisti, portato come miniserie sugli schermi te-
sterton surreale de L'Osteria volante o de L'Uomo che fu levisivi inglesi, e I vecchi soldati non muoiono (Only Fade
giovedì. Away - 1954), in cui ricorrono i temi, autobiografici come
Entra nel vivo della sua produzione nel 1944 con le storie, la religione, della guerra e del bullismo, un po' come nel
a cavallo tra le due guerre, di preti, prima scozzesi: Il nostro Siamo uomini o caporali?: un militare scozzese si
mondo, la carne e padre Smith (All glorious whithin), in cui trova a partecipare a entrambe le guerre mondiali, ritro-
le vicende politiche e sociali della Scozia vengono rivissute vando continuamente sulla sua strada il bullo incontrato al
L’ironia profetica...

39

collegio militare. zione del cardi-


Fino alla morte, nel nale olandese Al-
1987, seguirono di- frink e favorire
versi altri romanzi, l'italiano Siri, an-
molti dei quali non tra- ticonciliare. L'in-
dotti in italiano, ri- decisione e i
cordo qui solo quelli a dubbi dell'imbra-
sfondo religioso: Il Ve- nato protagonista
scovo (The Bishop, mandano a
1970), incentrato sul- monte il pro-
l'applicazione dell'en- getto, e nelle
ciclica Humanae Vitae co m p licazioni
di Paolo VI, che con- che seguono si ha
danna la contracce- modo di osser-
zione chimica, e che vare tutto il co-
porta il vescovo prota- lore della società
gonista ad avere pro- romana e vati-
blemi coi suoi superiori, e il suo troppo zelante segratario a cana, illuminati dall'ironia dell'autore: nobiltà nera, ma-
finire in ospedale dopo uno scontro con un marito incavo- schile e femminile, clero più o meno reazionario, sacerdoti
lato. smarriti nel cercare la loro originaria vocazione alla santità,
Ancora, la triade Urban the Ninth (1973) Marx the First fino al "totopapa" e alle brigate rosse.
(1975) e Peter the Second (1976), di cui solo il primo fu Proprio il mettere a fuoco, sia pure in una prospettiva sur-
pubblicato in italiano, (Urbano IX), con il pretino schizzato reale, che nel Vaticano esisteva, ed esiste, una parte del
da Leo Longanesi in copertina, come per quasi tutti i suoi clero reazionaria sul piano religioso, e legata a interessi,
romanzi più recenti: tutti "catholic comic thrillers", incen- prevalentemente economici, che spaziano dalla finanza alla
trati sui tentativi di ostacolare il rinnovamento conciliare in politica al sesso, ne costituisce l'aspetto "profetico", e pro-
nome di un fondamentalismo oscurantista malamente inteso babilmente anche uno dei motivi della rimozione dell'autore
come tradizione: Papa Marx I ostacolato dal suo Segretario dalla memoria storica, e del romanzo stesso dai commenti
di Stato Stefano, Urbano IX alle prese col terzo segreto di degli anni successivi, un paio, reperibili comunque su "l'Os-
Fatima, e con una supposta amante di Marx I, e uno spae- servatore Romano" e "L'Avvenire".
sato Pietro II arrivato in Vaticano come nella profezia di Un po' come avvenne con l'ostracismo nei confronti di Igna-
Nostradamus. Già in questi scritti si incontra il tema, pro- zio Silone, ufficialmente un comunista dissidente (la sua
fetico, dell'ultimo romanzo sull'argomento, scritto due anni collaborazione con l'OVRA, il servizio segreto fascista,
dopo l'elezione, e la morte, di Albino Luciani, Giovanni venne fuori solo dopo la morte), da parte dell'intellighenzja
Paolo I, probabilmente non il migliore della sua produzione, veterocomunista di quegli anni.
ma certo il più illuminante per comprendere il suo pensiero. Rimossa durante tutto il lungo pontificato polacco, la que-
Un sicario per Giovanni Paolo (Death comes for John stione vaticana riemerge in quello successivo con le de-
Paul, 1980), è un giallo, ironico e surreale, che riprende, nunce dei "corvi", molte delle quali confermate, nel
sdrammatizzandolo, tutto il gossip sulla morte del Papa, ve- "Vatileaks", e viene allo scoperto ufficialmente, anche a li-
rosimilmente dovuta a cause naturali, ma certamente in- vello cardinalizio, con l'opposizione degli ambienti fonda-
fluenzata dal peso del papato, ulteriormente aggravato dalle mentalisti a Papa Francesco, non a caso il primo a
condizioni in cui aveva trovato la curia vaticana (erano gli recuperare alla Chiesa del post Concilio anche gli aspetti di
anni dello IOR e di Marcinkus, per chi si ricorda). religiosità popolare e "tradizionale", sottovalutata nei do-
Marshall immagina la pianificazione, da parte di un surreale cumenti conciliari, sottraendone la paternità a questi gruppi.
gruppo fondamentalista segreto di "Nuovi Apostoli", del- Come afferma lo stesso Jorge Bergoglio qualche anno fa,
l'uccisione non solo del Papa, ma di tutto il sacro collegio, in un'intervista televisiva, il problema vero non è la dottrina,
durante i funerali di Paolo VI, allo scopo di evitare l'ele- il denaro, o l'omosessualità: "...Il problema sono le lobby".
Omaggi a sonetti
40
di Nino Grasso

In morte dell’ultimo immortale 2 novembre (a Gigi)

Carisma, sex appeal ed ironia Tutti lo stanno a dì: “Che mandrakata!”


sprizzava dagli schermi quello sguardo Annattene così, tutto de botto,
prestato al Bond più iconico e beffardo, proprio ’sto giorno, aó, proprio a ’sta data,
a leggendaria saga dando il via. che de decenni n’hai compiuti otto!”

In bilico tra Storia e fantasia Mattatore pure ner fa’ fagotto,


Fu Re Artù, Robin Hood e Re Riccardo, me pare de sentì la tua risata...
e “Sherlock Holmes” d’un Medioevo tardo, Ce vedi come stàmo, noi, qua sotto?
tra libri e crimini, in quell’abbazia. È ’n gran contagio, è ’na.... feconda ondata…

Edimburghese nato in povertà, Tutti commossi, a ride e a ricordà:


divenne dell’amata Scozia gloria, er whisky maschio, er Cavaliere Nero,
fiero, nel kilt, dinanzi a Sua Maestà. e poi “Spartacoooo!” e “Nun me rompe er cà”.

Ramirez, Ramius, Forrester, Malone… Ce strugge ’sto finale, ma è gajardo:


Si affastellano già, nella memoria, der sommo Scèspir sempre amante vero,
i nomi con cui rivivrà sir Sean. sei morto ar compleanno... come er Bardo!

Storia del Pibe C’era una volta...

Nasce nel barrio di Villa Fiorito, Era il cinema reso sinfonia,


vita in baracca e un talento speciale: Note magiche a invader la memoria,
con il pallone è un portento Dieguito, Nutrendo con la musica ogni storia
su primer sueño giocare il mondiale. In un’irripetibile alchimia.

Saranno quattro, e il secondo è nel mito Orchestrò con rigore e fantasia,


(la Mano de Dios e il gol immortale); Meritando successo, premi e gloria,
poi pure a Napoli è sogno esaudito, Orgoglioso Maestro senza boria,
eroe al di là del bene e del male. Re ed artigiano della melodia.
Ma anche el Diablo ha la mano in agguato, Restò semplice e schivo, mai mondano,
e lo scugnizzo che dribbla il destino Innamorato della sua Maria,
stupefà il mondo, e sé stesso, e si perde, Che ringraziò commosso, Oscar in mano.
come un artista sublime e sbandato Onore a questo mito incontroverso:
dall’ineffabile tocco mancino, Non fosse già chiarissimo chi sia,
e per tela bianca un gran prato verde. Elenca le iniziali di ogni verso.
continua a p. 45
Due capitalismi
41
di Luigi Mainolfi
L’articolo di Michele Salvati “La sfida tra due capitalismi”, per progettare programmi e orga-
con il richiamo ai libri “Capitalismo contro capitalismo” di nizzare il lavoro. Una delle diffe-
Branko Milanovic e “ Il Capitale del XXI secolo” di Tho- renze, tra liberisti e anti liberisti,
mas Piketty, mi ha provocato un turbinio di ricordi: quando successivamente si manifestò con
ero studente universitario e seguivo le lezioni di Giuseppe la Confindustria da una parte e i
Palomba, di discussioni con amici comunisti e di avveni- Sindacati dall’altra. Mentre in Eu-
menti politici dell’ultimo ventennio. Ho trovato la conferma ropa, la degenerazione della de-
di un concetto, che fu causa di polemiche tra me e miei in- mocrazia e il timore che incuteva
terlocutori. La morfologia economica mi aveva fatto capire la Russia, generarono il Nazismo e il Fascismo, negli Stati
Salvador Allende

che il capitale è uno strumento, non è la causa dello sfrut- Uniti, prendeva corpo il Fordismo, che diventò il motore
tamento e delle diseguaglianze. I problemi vengono creati del capitalismo americano. Questo, dando l’impressione di
da chi lo usa, che può essere un privato, ma può essere aiutare i paesi del Sudamerica e alcuni Paesi dell’Europa
anche uno Stato. Ciò, dà origine a due generi di capitalismo: occidentale, tra cui l’Italia, in realtà si espandeva e usurpava
quello iper liberista, guidato dai poteri forti, e quello stata- le loro risorse, grazie anche ai Governi “Fantoccio”.
lista. Il sistema economico attuale, considerato consumatore e in-
Il capitalismo di Stato richiede un’organizzazione rigida e quinatore delle risorse naturali, ha origine in quel periodo.
non ammette libere organizzazioni dei lavoratori. In altre Se sorgeva un Governo che dimostrava di volere essere au-
parole lo Stato deve essere “Dittatore” e senza libertà sin- tonomo, i poteri degli Stati Uniti provvedevano a liquidarlo,
dacali. Mi facevano passare per uno che non aveva capito l’uccisione di Allende è l’esempio più eclatante. Purtroppo,
il socialismo, quello che veniva associato al comunismo. gli Stati europei non reagirono come avrebbero dovuto, a
L’interesse per questi argomenti è influenzato dall’osser- dimostrazione della sudditanza economica di alcuni partiti,
vare la situazione del mondo attuale e la sua preoccupante forse anche per non fare un piacere all’URSS. Sempre nella
tendenza. Noto che gli opinionisti dedicano energie a cer- logica capitalistica, imprenditori occidentali incomincia-
care di spiegare i conflitti tra personaggi politici degli Stati rono a trasferire la produzione di beni nei Paesi in cui la
Uniti, a utilizzare fenomeni particolari e le baruffe chioz- manodopera era a basso costo (Cina, India,Corea del
zotte tra politici per caso. Non hanno dato la dovuta impor- Sud,Corea del Nord ed Europa orientale) e ad importare
tanza a fenomeni indicativi di cambiamenti, come gli ultimi beni di ogni genere. Con la crescita della globalizzazione,
risultati elettorali in Germania, in Finlandia, in Bolivia e in la Cina sta espandendo la sua presenza economica, con la
Nuova Zelanda, dove i consensi sono andati a formazioni stessa logica degli iper capitalisti occidentali.
politiche non populiste e alternative ai due capitalismi. Ri- La conflittualità tra gli Stati Uniti e la Cina è la dimostra-
tengo interessante ricordare i passaggi che hanno caratte- zione dell’esistenza di una guerra economica tra due capi-
rizzato il cambiamento della società dal periodo della talismi. E’ importante, per le prospettive geopolitiche,
Rivoluzione industriale ai giorni nostri. capire che il Capitalismo cinese è più potente, in quanto
Verso la fine del ‘700, le forze che incominciarono ad av- non ha oppositori interni, avendo il confucianesimo come
vertire l’adeguamento della società alle scoperte techiche collante sociale. Addirittura, Monsignor Marcelo Sanchez
erano i liberisti e i riformisti (come Keynes e Proudhon). Sorondo, argentino, cancelliere della Pontificia accademia
Le scoperte scientifiche rendevano più forti gli industriali, delle scienze sociali, ha sostenuto che chi oggi applica al
cosa che provocò l’esigenza nei lavoratori di fare massa per meglio la dottrina della Chiesa è la Cina. Ciò, fa capire che
contrastare lo sfruttamento. Intanto, nascevano proposte di la logica capitalistica non ha rivali. Perciò, temo che i po-
organizzazione del lavoro e proposte sindacali. Dalla fine veri e la concentrazione della ricchezza aumenteranno.
dell’800, incominciarono a nascere formazioni politiche. In Anche i fatti che stiamo vivendo, ci fanno capire che i ricchi
Italia, nel 1892 nacque il Partito socialista e, nel 1895, il stanno diventando più ricchi, mentre i poveri stanno aumen-
PRI. Nei primi decenni del ‘900, nacquero il Partito popo- tando.
lare e il Partito comunista. Ogni partito aveva un modello A mio avviso, solo la rinascita di una forza politica che si
di società, che derivava da valori morali e da ideali (libertà, richiami ai valori e agli ideali del socialismo democratico
giustizia, uguaglianza). Il PPI di Don Sturzo e successiva- e liberale (non liberista) può invertire la tendenza dege-
mente la DC avevano anche valori religiosi come bussola nerativa del mondo.
Avellino - “La ricerca della felicità”-
Gli studenti del Dorso e il dibattito filosofico

42
di Mirella Napodano
Chi, nei momenti più tor- poter proseguire questa lo-
mentati della propria vita, devole esperienza, magari
non si è chiesto cosa sia la allargandola ad altri sog-
felicità e dove essa risieda? getti”.1
Hanno provato a farlo gli “La filosofia è ricerca di ve-
studenti della IV D dell’ITT rità. Ma uno dei compiti
“G. Dorso” di Avellino, at- fondamentali dell’euristica
traverso un Laboratorio di filosofica riguarda l’indivi-
filosofia dialogica sul tema duazione di mezzi e stru-
Filosofia e Felicità, ideato menti per raggiungere la
dal prof Giovanni Di Luise – felicità” . Agli studenti della
referente del progetto – e IV D e ai giovani tutti augu-
condotto dalla prof.ssa Mirella Napodano, esperta di filo- riamo di inseguire e cercare sempre e ovunque la felicità,
sofia dialogica e Coordinatrice della sezione campana di anche quando ciò possa apparire un’impresa ai limiti del
Amica Sofia. Un esperimento didattico quanto mai innova- possibile.2
tivo, a dir poco rivoluzionario, in quanto destinato agli stu- Porsi l’obiettivo di perseguire la felicità potrebbe sembrare
denti di un Istituto Tecnico, che non prevede tra le discipline troppo ambizioso in questi ‘tempi sospesi’ di dilagante pan-
curricolari l’insegnamento della filosofia. Una grave man- demia, ma è pur sempre significativo che i ragazzi abbiano
canza poiché, come afferma in un’intervista il filosofo ita- collegato in passato l’esperienza della cooperazione emo-
liano Remo Bodei, “quello che è più urgente in Italia è tivo-cognitiva compiuta nei laboratori di filosofia dialogica
introdurre l’insegnamento della filosofia all’interno della con un approccio relazionale ‘felicitante’.
Scuola Secondaria Superiore, a tutti i livelli, perché questa Il Progetto di Filosofia dialogica Creature variopinte© che
rappresenta la fase in cui i giovani sono alla ricerca di un stiamo realizzando da alcuni anni presso questo Istituto si
orizzonte di comprensione delle cose. In questa fase critica pone in linea con la normativa delle vigenti Indicazioni Na-
della loro vita, in cui l’angoscia per l’orientamento nel- zionali per i Licei e dei Regolamenti degli Istituti tecnici e
l’esistenza e la ricerca di senso si fanno più grandi, la filo- professionali, nonché con la Risoluzione adottata dall’As-
sofia giunge opportuna: è il momento in cui si lega a dei semblea Generale dell’ONU Trasformare il nostro mondo:
bisogni che sono propri di una particolare età”. Dello l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. L’intento del
stesso parere è il prof. Giovanni Di Luise, il quale ha pre- documento è infatti quello di avanzare proposte per decli-
cisato che “l’iniziativa parte dall’idea che la filosofia sia nare al meglio l’apprendimento della filosofia nella Scuola
imprescindibile, in quanto capace di interconnettere metodi Secondaria di secondo grado, tanto nei Licei quanto in altri
e risultati delle singole discipline. Noi non possiamo pre- indirizzi nei quali la filosofia può essere inserita come di-
parare i ragazzi ad un futuro difficilmente prevedibile, ma sciplina opzionale, in linea con i bisogni formativi delle
possiamo renderli in grado di affrontare le sfide che si tro- nuove generazioni e con le richieste della società contem-
veranno di fronte con un atteggiamento razionale, creativo, poranea. La risoluzione ONU approfondisce in particolare
progettuale e critico. Ecco perché abbiamo avviato un per- la relazione tra filosofia e cittadinanza attiva, estendendola
corso, mettendo in crisi le loro certezze e abituandoli a non alla promozione della “cultura filosofica”, intesa come svi-
dare nulla per scontato”. Al termine dell’incontro forma- luppo dell’attitudine dello studente alla problematizzazione
tivo con i discenti della IV D, la prof.ssa Napodano si è mo- della realtà, del vissuto emotivo e affettivo, trascendentale
strata entusiasta per il positivo riscontro degli alunni. e religioso, etico ed estetico, nonché alla comprensione cri-
“Docenti e studenti – ha affermato la Napodano – sono tica del sapere scientifico, matematico e tecnologico, poli-
stati co-protagonisti di un comune itinerario di ricerca, tico e giuridico/sociale.
ricco di confronti e di collegamenti con l’attualità.” Sod- Già posta da Lyotard3 al centro del sapere postmoderno, la
disfatto anche il Dirigente scolastico Carmine Iannaccone, filosofia nella società della conoscenza fa delle competenze
che ha sottolineato il carattere di sfida di tale iniziativa, fi- i pilastri della cultura della “rete”, ma - per realizzare l’unità
nalizzata a valorizzare la dimensione pluridisciplinare dei nella diversità che conduce al nuovo Umanesimo -necessita
saperi. “Coltiviamo la speranza- afferma il Dirigente – di di chiavi di volta da rintracciare all’interno del curricolo
“La ricerca della felicità”...

43

umanistico. E’ in tale ottica che già dall’anno scolastico e vivere tutto con occhi diversi e immergermi nei partico-
2016/17 ho intrapreso una collaborazione volontaria presso lari, come avvenuto in aula, ma anche attraverso uno
l’Istituto Tecnico Tecnologico ‘Guido Dorso’ di Avellino, schermo durante la DAD. Ci auguriamo anche quest’anno
con l’intento di sperimentare la metodologia Creature va- di continuare il nostro percorso ed esaminare sempre più
riopinte in una situazione scolastica e in un’organizzazione aspetti con l’aiuto della Preside Napodano e del Prof Di
didattica in cui l’apprendimento della filosofia non è com- Luise. Concludo con l’auspicio di rivederci presto, e soprat-
preso nel piano degli studi. Del resto, le
finalità della formazione tecnica4 non si
identificano con un orizzonte culturale
parcellizzato e di ordine strettamente pra-
tico-esecutivo, ma indirizzano ad un mo-
dello di professionista riflessivo e
proattivo, in grado di spendere le proprie
competenze in azione, coerentemente col
contesto produttivo in cui si troverà ad
operare. D’altro canto, la riflessione filo-
sofica promossa in Amica Sofia fin dai
tempi del compianto Bruno Schettini5, si
traduce in un’attività fondamentalmente
prassica (non pragmatica) che converte la
riflessività in un’azione pratica, operativa,
trasformatrice, tale da agire nella concre-
tezza della quotidianità. Peraltro, nell’attuale scenario stra-
tegico della didattica per competenze, il diritto all’accesso tutto di ritornare tutti insieme “in cerchio in aula”.
alla filosofia – che riteniamo appannaggio di ogni persona6 F. D. L’attività di filosofia dialogica ci ha permesso di com-
- è strettamente connesso al diritto al successo formativo prendere, attraverso la lettura collettiva e la conversazione,
dello studente. Pertanto, la centralità degli studi umanistici l’importanza e il valore del dialogo e del confronto. Un ele-
(Humanities) rappresenta la risposta più esauriente al- mento particolarmente significativo del dialogo filosofico
l’istanza di competenze per l’apprendimento permanente e è la possibilità di garantire che tutta la classe possa espri-
l’esercizio della cittadinanza attiva, che non sono certo mere le proprie opinioni e fare domande, concentrandosi
esauribili nella sola innovazione tecnologica. E’ stato quindi sugli argomenti in discussione. Inoltre, la filosofia dialogica
con piena convinzione che in questi anni abbiamo dato vita consente di ampliare le proprie conoscenze attraverso la
alla sperimentazione di Filosofia dialogica presso l’ITTS realizzazione di collegamenti di grande attualità.
‘G. Dorso’ di Avellino, in perfetta empatia con l’attuale D.S.
prof.ssa Gabriella Pellegrini, introducendo le attività speri-
Note
1
Il riferimento è: Epicuro, Lettera sulla felicità (a Meneceo)
mentali in orario curriculare nelle classi affidate al prof. 2
6 Giugno 2018 | by Redazione Av
Giovanni Di Luise, docente di Lingua e Letteratura italiana 3
Cfr. Lyotard, J. F., Perché la filosofia è necessaria, Raffaello Cortina
laureato in filosofia. Ma lasciamo la parola agli studenti: MI, 2013
A. M. Negli anni precedenti, guidati dalla Dirigente Mirella Con particolare riferimento ai DPR 87/2010 e 88/2010
4

La grande lezione di Bruno Schettini, filosofo e pedagogista, dottore in


Napodano abbiamo dato vita a diversi percorsi e progetti in
5

Metodologia delle Scienze relazionali, risiede nella sua concezione del-


ambito filosofico. Il tutto è stato realizzato per sviluppare l’educazione come pratica di libertà, sempre in costruzione nello svela-
educazione alla cittadinanza, trattando svariati argomenti mento continuo di ciò da cui esplicitamente e/o occultamente dipendiamo.
che ci hanno portato a riflettere molto. Abbiamo formato, Ai suoi studenti e amici ricordava sempre che resistere è un dovere poli-
tico ed etico: un dovere di cittadinanza.
in base a ciò, pensiero critico sulla realtà che ci circonda,
Cfr. Napodano M., Diritto alla filosofia e comunità civile, in Il di-
anche analizzandola in modo indiretto attraverso miti e av-
6

ritto alla filosofia – Quale filosofia per il terzo millennio? a cura di


venimenti del passato. Per quanto mi riguarda è stata Laura Candiotto e Francesca Gambetti, ed. Diogene Multimedia, BO,
un’esperienza life-changing, poiché mi ha abituato a vedere 2016
Nusco nei dipinti di Casciaro
al Museo di Piacenza
44
di Vincenzo Napolillo
Nella prestigiosa collana che tratta dell’Italia (Touring Club sciaro rimase colpito
Italiano, Biblioteca di Repubblica), nel sesto volume Emi- dalla bellezza del
lia-Romagna del 2005, si riscontra una lacuna nell’elenco borgo irpino e vi fece
del patrimonio dell’importante Museo d’Arte Moderna di spesso ritorno alla ri-
Piacenza, formato da oltre 900 opere del periodo 1830- cerca di scene, di at-
1930, donate da Giuseppe Ricci Oddi, industriale del settore mosfere, di case
meccanico e proprietario terriero. Fra i pittori napoletani antiche, di alberi fron-
(Gioacchino Toma, Domenico Morelli, Filippo Palizzi, dosi, di angoli nasco-
Edoardo Dalbono, Paolo Michetti, Giuseppe De Nittis), è sti e di figure ricche di
da menzionare Giuseppe Casciaro, la cui «Arte inimita- sanità e forza, riso-
bile», come avvisò Ferdinando Russo, meriterebbe più at- nanti di splendore e
tenta e ampia considerazione per quanto concerne il tema vibrazione lirica.
dell’ambiente profondamente aderente alla civiltà attuale. Nel paesaggio di Nusco Casciaro vide specchiare una parte
Giuseppe Casciaro (Ortelle, 9 marzo 1863-Napoli, 25 otto- di se stesso e un ideale di meravigliosa freschezza unita a
bre 1941), avviato agli studi classici, si ritirò da essi per re- immagini concrete ravvivate dal gioco della luce e dei co-
carsi a Napoli e seguire i corsi di disegno di Paolo Emilio lori. In segno di stima e di riconoscenza, gli fu conferita la
Stasi, quelli di Gioacchino Toma, che nell’ultimo periodo cittadinanza onoraria di Nusco con delibera del 31 dicembre
della sua attività si accostò alla pittura di macchia, e quelli 1910. Alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza
dello scultore salernitano Stanislao Lista. Fu successiva- sono esposte alcune opere di Casciaro, che rappresentano
mente allievo di Donato Morelli e di Filippo Palizzi e amico visioni di Nusco, che andava incontro all’artista e gli por-
di Paolo Vetri, genero del Morelli e autore dell’opera didat- geva mirabili aspetti del creato, ricchezza di colori e l’invito
tica “Storia della Visione e della Prospettiva”. a staccarsi dalle convenzioni accademiche.
Per l’esecuzione dei suoi quadri, Casciaro adoperò soprat- Il quadro intitolato Tra le rocce a Nusco è la prova dell’in-
tutto la tecnica del pastello, che gli offriva la possibilità di tima soddisfazione che il pittore riesce, mediante l’imma-
esprimersi con rapidità e con tocchi spontanei nella melica gine del verde bosco e della bianca pietraia, a tradurre con
morbidezza del disegno. Presentò 11 opere alla Mostra Pro- successo le proprie sensazioni e le sottili emozioni nel
motrice napoletana “Salvator Rosa” nel 1887 ed altre 12 mondo delle forme e dei colori.
nell’anno successivo. Partecipò, nel 1899, alla Terza Espo- Tramonto a Nusco trasferisce nel quadro brani di luce so-
sizione internazionale d’Arte di Venezia. lare, che tinge il cielo di rosso e oro, mentre la montagna
Professore onorario dell’Accademia delle Belle Arti di Na- Dolcedorme si colora d’azzurro e di malinconia.
poli, di Urbino e di Bologna, collaborò con le Accademie Sulla via di Nusco è la raffigurazione paesaggistica che non
di Brera e di Vienna. Fu celebrato come uno dei migliori accusa stanchezza e consente di dipingere ciò che piace e
pastellisti italiani dell’epoca. Salvatore di Giacomo, poeta dà godimento lasciando ampio spazio a una migliore resa
e drammaturgo napoletano, scrisse richiamandosi alla mu- della realtà naturale.
sica: «Un pastello di Casciaro ha del Bach e del Mozart; e Prima neve a Nusco raggiunge un fermo equilibrio tra la
talvolta è tragico e profondo, anche, come una commossa pura bellezza del visibile e la spirituale comunione con il
voce beethoviana. Quest’eleganza è deliziosa: questo spi- candore della natura. È un tema che si ritrova nel piacevole
rito, questo gusto son rari: questa forza piacevole e sicura, quadro «Neve a Napoli».
non vi opprime ma vi trascina. E la voce di questo adorabile Sotto le querce a Nusco ritrae una realtà paesistica dilette-
artista ha tutti gli accenti: e ha la foga e il sospiro, l’impeto vole e amena, rivestita di grazia e armonia dei colori, in
e la tenerezza, un grido e un sussurro». chiave sommessa e affettuosa.
Emilio Todisco Grande, vescovo di Nusco (1893-1896), Il paesaggio nuscano è un motivo frequentissimo della pit-
commissionò al rinomato artista pugliese la realizzazione tura di Giuseppe Casciaro, che univa lo studio della luce al
di un ritratto. Casciaro, recatosi a Nusco per soddisfare la ricorso alla perizia tecnica di grande fertilità rappresentativa
domanda del presule suo corregionale, eseguì a tempera il sottoponendo il dato naturalistico al vaglio dell’emozione
Ritratto di Emilio Todisco Grande (cm. 58x45), che si trova interiore e inventando immagini sceniche pervase da stu-
nel Museo Diocesano di Bisceglie. Da allora in poi Ca- pore e maestria.
L’artista Franco Loffredo e il racconto
delle nostre umane paure
45
di Raffaele La Sala
Franco Loffredo (Avellino 1956) è un artista
di buon nome e di straordinaria sensibilità, con
una densa attività dagli anni ’70 in poi, che lo
ha segnalato, tra riconoscimenti pubblici e
‘mercato’, come uno degli artisti più promet-
tenti della generazione ‘giovane’ della seconda
metà del ‘900. Da anni ormai ha scelto di vivere
appartato, assecondando il ritmo lento della me-
moria nella casa di famiglia e i profumi del-
l’orto, lungo il corso del torrente Fenestrelle.
Ma non è estraneo al mondo (che osserva e ri-
formula con mite saggezza, tra lunghi silenzi,
pause assorte e lampi di creatività) e lo racconta
attraverso un’originale e suggestiva cifra di ar-
tista (e un’ininterrotta ricerca di sé) tra impa-
zienze e attese.
La rilettura dell’arte antica (la possente icono-
grafia barocca di Luca Giordano, che rappre-
senta l’umanità travolta dalla pestilenza e
l’intercessione di San Gennaro alla Vergine, si
innesta sulla sofferta quotidianità delle nostre
paure. Attraverso il collage, le suggestioni del-
l’iconografia contemporanea ricompongono e
riammagliano i dubbi, le sperante e le attese di
un’umanità che si scopre inerme nella sua vir-
tuale fragilità, incerta e tremebonda del pre-
sente e del futuro.
Il dolore del mondo. 2020. Collage su tela, f.to
70x100

Omaggi a sonetti A Pablito


E poi quel giorno incontrammo il Brasile E con Pablito iniziammo a volare,
di Nino Grasso
il più temuto fra tutti i rivali, quel 5 luglio dell’82,
e quel ragazzo dal viso gentile grande falò delle pagine amare.
continua da p. 40

di colpo risorse a darci le ali.

Era lì al varco la critica ostile,


pronta la gogna, incoccati gli strali,
ma cambiò volto, la sfida febbrile,
al suo destino, all’Italia, ai Mondiali.

Vantaggio! Pari… Due a uno!! Due a due…


No che non molla il Brasile stellare…
Rete di Rossi!!! E son tutt’e tre sue!
Lockdown e tempo di “turismo lento”

Ripartire con la cultura da chiese, musei e teatri


46
di Riccardo Sica
È vero che “le chiese sono meglio distri-
buite dei musei e in Italia ogni più minu-
scola frazione del comune più sperduto ha
il proprio edificio di culto (circostanza che
riduce spontaneamente la mobilità dei fe-
deli)2; è altrettanto vero, però, che le chiese,
specialmente per le persone che si collocano
nelle fasce d’età più a rischio, offrono
anch’esse momenti di socialità.
È da dire in generale che in tempo di pan-
demia la cultura stia svolgendo una fun-
zione primaria attraverso la propensione al
digitale, usufruendo delle competenze pro-
prie, spesso trasversali, e delle proprie ri-
sorse finanziarie e strumentali.
Non basta, tuttavia, essere presenti sui so-
cial per dichiarare la propria attitudine alle
nuove forme di comunicazione. La sfida del
digitale si fonda sul movimento delle arti e
delle scienze, da quelle umane a quelle na-
turali, per costruire una traiettoria da prendere per il futuro.
È questa la sfida lanciata, per esempio, per i musei, le chiese
Duomo di Avellino

“nuovo”; ricercare esperti all’altezza. Da che imperversa e i teatri italiani. Oggi le città si candidano a capitali euro-
1. Lavorare insieme; adeguarsi al cambiamento e al

il Coronavirus, la grande assente dalla ribalta pubblica ci pee della cultura: è convincimento comune, infatti, che la
sembra essere la cultura. L’ultimo pdcm del governo ha ad- “ripartenza” non possa avvenire se non “con e per la cul-
dirittura imposto la chiusura dei luoghi della cultura: tura”. Avvertiamo, tuttavia, che in Irpinia la ripartenza pro-
babilmente non ci sarà se non ci si metterà tutti insieme a
musei, teatri, biblioteche. La loro apertura determinerebbe
lavorare collaborando ad alti livelli di competenze. Non
assembramento nella socialità, contatti e vicinanze conta-
serve lavorare da soli: per ripartire servono idee comuni,
giosi. La situazione pandemica è grave. Non si riesce a ri-
obiettivi comuni e anche una messa a sistema di risorse. È
partire. Ma ripartire è fondamentale perché “ripartire
inutile girarsi all’altra parte: occorre lavorare insieme per-
significa andare in una qualche direzione”1; e va osservato
ché nel nuovo mondo sconvolto dalla pandemia bisogna
subito che solo la cultura può determinare quella direzione,
avere competenze diverse, che riescono a risolvere pro-
perché è la cultura a dare riferimenti e coordinate orienta-
blemi che richiedono competenze diverse. Lavorare in-
tive. Si sa, del resto, che con la cultura si compone la vi-
sieme, collaborare, utilizzare competenze e tecnologie
sione analitica sia del futuro, sia del presente e anche del
nuove sono necessità divenute impellenti ed imprescindibili
passato. Occorre però anche valutare che, se con l’ultimo
anche in Irpinia. Ad Avellino l’amministrazione comunale
decreto governativo chiudono musei, teatri e biblioteche,
e quella provinciale, perciò, facciano ricorso, nella ricostru-
rimangono aperte le chiese (e addirittura nelle zone rosse
zione della città e della provincia, a progettisti all’altezza,
continueranno a essere celebrate le funzioni religiose) e ri-
a cominciare dal restauro della Dogana. S’è appena presen-
mangono aperti, nelle zone gialle, anche i bar e i ristoranti.
tata recentemente al Comune un’occasione preziosa da co-
Ma anche i bar e i ristoranti, essendo luoghi aperti alla so-
gliere a volo: la proposta di collaborazione del
cialità e agli assembramenti, sono non meno contagiosi dei
Dipartimento di ricerca dell’Ingegneria civile dell’Univer-
musei, dei teatri e delle biblioteche. Anzi, l’apertura disci-
sità di Salerno avanzata dal docente Fernando Fraternali per
plinata, per scaglionamento e nel rispetto più rigoroso delle restaurare la storica Dogana del capoluogo. Sarebbe questa
norme di sicurezza sociale, hanno dimostrato finora che i l’occasione per sperimentare anche ad Avellino l’uso del-
luoghi di cultura sono tra quelli più sicuri. l’acciaio flessibile e di materiali nuovi, insieme con le
Ripartire con la cultura...

47

nuove tecnologie. Ben venga, intanto, anche l’archistar di da lampade a energia elettrica. Si è fatta ammirata con esta-
“fama nazionale protagonista non solo di interventi archi- tica suggestione specialmente la forma a tre quarti d’ellisse
tettonici” che il sindaco della città sta contattando. La Do- della sala che è innovazione dovuta a Lotario Tomba che
gana gioco-forza è destinata a diventare la sede-simbolo rivoluzionò i principi della canonica architettura teatrale eu-
della cultura irpina: il suo restyling potrebbe divenire, per- ropea, dando alla città una struttura all’avanguardia e di
ciò, occasione di impiego e valorizzazione di risorse cultu- grande eleganza, impreziosita nel tempo dalle opere di
rali che utilizzino anche gli ultimi ritrovati in fatto di Alessandro Sanquirico e dei suoi allievi3.
gaming, accanto alle più recenti pratiche di comunicazione. Personalmente riteniamo che, data l’esperienza positiva già
Ma, per ripartire nel settore della cultura e della riprogetta- compiuta, per tutta la durata del lockdown introdotto in que-
zione in Irpinia, è bene ripeterlo, si dovrà inevitabilmente sti giorni, i teatri in Emilia Romagna possano continuare
lavorare insieme, con eccellenze di nuove competenze spe- l’opera di utilizzo dei teatri come musei d’arte, cioè come
cifiche, per trovare ed attuare le connessioni necessarie non luoghi che offrano al pubblico godimento le loro bellezze
solo tra cultura e turismo, ma anche e soprattutto tra l’im- artistiche: basta accogliere, sotto stretta osservanza delle re-
patto sociale e quello economico e culturale, in coordina- gole imposte, soprattutto con razionale contingentamento,
mento con le fondazioni pubbliche. i visitatori interessati. Certo l’Irpinia non è dotata di teatri
Nella nostra provincia la ripresa della gestione del settore che, come quelli elencati, possano offrire ai visitatori bel-
dei beni culturali, del sistema museale e degli appalti dei lezze storiche ed artistiche da contemplare e godere. Ma per
progetti di restyling edilizio urbano è in af-
fanno a causa dei metodi di lavoro tradizio-
nali rivelatisi ormai inutili e superati.
Occorrono creatività e rinnovamento, occorre
creare occasioni nuove di godimento estetico
e di risollevamento dello spirito attraverso
progetti, strutture, proiezioni anche on line, e
attraverso una nuova concezione di “musea-
lizzazione”. Bene ha fatto, per esempio,
l’Emilia Romagna in questi tristi giorni di ot-
tobre, fino a prima che il Dprm del governo
imponesse la chiusura dei teatri per lockdown,
a trasformare i suoi teatri in musei, in spetta-
coli di bellezza artistica. È il caso del Teatro
Regio di Parma, del Teatro Magnani di Fi-
denza, dell'Arena del Sole di Roccabianca e
del Teatro Pallavicino di Polesine Zibello, ric-
chi di testimonianze artistiche, dedicati a Dogana - Avellino
grandi protagonisti della scena culturale parmense. È il caso la sua ripresa l’Irpinia ha molto da imparare dal resto d’Ita-
del Teatro dei Filodrammatici, nato come chiesa, destinato lia; ha soprattutto molto da lavorare, in collaborazione, con
a usi militari dopo la soppressione del convento, successi- la cultura che si sviluppa altrove.
vamente sede di una scuola di musica e di una tipografia, e Il mondo è cambiato. Importante è non fermarsi mai del
infine convertito in teatro nei primi anni del ‘900. È il caso tutto, importante è lavorare sul territorio; ma è fondamen-
del Teatro Serra di Parco Raggio a Pontenure, teatrino tale anche cambiare il paradigma. I luoghi della cultura de-
“bomboniera”, un luogo unico nel suo genere, un ibrido tra vono diventare la nostra antenna del cambiamento. “La
spazio scenico e orto botanico. Ed è, soprattutto, il caso del cultura - ci avverte Francesca Velani - è quell’elemento,
suggestivo spettacolo d’arte offerto, sempre in questi ma- oggi, che ci dice che il territorio può diventare più forte e
linconici giorni d’ottobre, dal "più bel teatro d'Italia", come resistere. La ’resilienza’ di cui si parla spesso per le grandi
lo definì Stendhal, cioè dal Teatro Municipale, che nel 1895 catastrofi serve, in realtà, nel quotidiano della nostra vita”.
fu il primo teatro d’Italia ad essere interamente illuminato In numerosi convegni recenti - incalza la Velani - “è emerso
Ripartire con la cultura...

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un punto comune: tutti s’è decretata la chiusura dei


stanno lavorando sul raffor- luoghi della cultura, dei
zamento della comunità at- musei, dei teatri e dei luoghi
traverso la cultura, quindi è della cultura in genere. È
passato in maniera forte tempo di pandemia e, come
questo messaggio. Ognuno s’è già detto prima, ciò signi-
in modo diverso: l’Italia ha fica “tempo di turismo
dimostrato di essere un lento”. Nella prima ondata
paese di eccellenze estre- della pandemia dappertutto
mamente sfaccettato. Biso- si è tentata la ripartenza “con
gna mantenere la propria e per” la cultura, però senza
specificità, promuovendo più puntare direttamente ed
però sistemi di governance, esclusivamente sul turismo,
di rete, modelli che siano peraltro impedito dallo stesso lockdown imposto dal go-
San Modestino Santa Rita

unitari”.4 Per allinearsi alle grandi città, Avellino e l’Irpinia verno. Si sa, la cultura trova la sua più tipica espressione
devono comprendere che la politica culturale che occorre nei musei, nelle chiese e nei monumenti; ma la pandemia,
introdurre ed intraprendere non può più essere quella sinora lo ripetiamo, ha messo in crisi (e ha scoperto in maniera
portata avanti da varie amministrazioni locali, basata auto- eclatante) la fragilità dell’ecosistema museale tradizionale,
maticamente, e quasi esclusiva- già sperimentato, inteso come “attrat-
mente, sul rapporto cultura-turismo. tore” di turismo.
È acquisizione comune ormai, alla Prima della pandemia invece si inve-
luce anche dell’esperienza passata, stiva sulla cultura dei musei (spesso
che in Irpinia il turismo non possa annessi alle chiese che già sono di per
essere il solo modello di sviluppo sé veri e propri musei) per puntare di-
della cultura. Investire in cultura rettamente al turismo: non a caso, a
vuol dire proprio questo: avere un questo scopo, dopo il terremoto
approccio culturale, ma non legare dell’80, si sono creati musei di varia
la cultura al turismo. La Dogana va natura persino nei più remoti paesi
restaurata non perché può essere fi- dell’alta Irpinia (come Lacedonia,
nalizzata al turismo, ma perché rac- Montemarano). Mentre altrove ora,
chiude, rappresenta essa stessa una anche in tempo di pandemia, le città si
incancellabile pagina di storia locale candidano a “capitali europee della
gloriosa, che vuol far conoscere ed cultura”, ad Avellino sembra, pur-
apprezzare anche all’esterno. Il tu- troppo, voler ancora prevalere e per-
rista ama la cultura perché ama una sistere, nei progettisti e negli
città culturale. Poi tutto il resto ar- amministratori, l’idea di fare della cul-
riva. Il turismo deve continuare a tura e dei musei punto di forza per lo
vedere nella cultura un punto di ri- sviluppo turistico. Per il restauro della
ferimento importante ma non deve Dogana, per esempio, le idee proget-
essere l’unico modello di riferi- tuali sinora emerse sono quelle di fare
mento, né può essere il primo. Altri- del monumento architettonico fanza-
menti si svilirebbero la cultura e il ghiano una sede essenzialmente cultu-
suo significato. Si mortifichereb- rale e museale capace di attirare
bero la nostra stessa storia e la nostra cultura, appunto. turisti. Occorre creare, invece, per la Dogana, oggi che è
Vergine Assunta - Duomo di Avellino

stata decretata la chiusura dei musei, una nuova concezione


2. Musei, Chiese, Dogana: cultura e “turismo lento” in di musei, diversa, fondata essenzialmente sulla digitalizza-
Irpinia. Con l’ultimo decreto governativo anche in Irpinia zione e sugli strumenti informatici anche on line, e le con-
Ripartire con la cultura...

49

cezioni precedenti e le strutture attuali vanno modificati.


Oggi i progettisti dovranno inevitabilmente adeguare i vec-
chi progetti, in nome ed in forza dei cambiamenti e dell’in-
novazione introdotti dalla pandemia. Non a caso in questi
ultimi tempi dell’aspirazione al cambiamento si sta par-
lando sempre di più ed in maniera intensa. Si prospetta, per
esempio, per la funzione dei musei, un percorso formativo
intensivo, altamente pratico, non più basato sull’obiettivo
primario di incrementare il turismo: dalla digital transfor-
mational branding museale, dallo smart working al fundrai-
sing passando per progettazione, allestimento, visual
communication, e-commerce e big data.
Darwin insegna: non sopravvive il più forte o il più intelli-
gente, ma chi è capace di adattarsi al cambiamento. Se non
ti adegui, ti estingui. Se non ti rinnovi e non innovi, scom- e filmati televisivi.
Chiesa di S. Croce a Lecce

pari. La chiesa riscopre così, oggi, la sua funzione cultuale come


Prendiamo le chiese: per un lungo periodo, prima del Co- la funzione prevalente su ogni altra sua funzione: sempre,
ronavirus, pur in mezzo ad un boom turistico generale, si non solo in tempi di pandemia o di isolamento e allontana-
avvertivano i segni tangibili di una silenziosa diminuzione mento fisico dall’edificio di culto. Essa comprende che non
della fede e di una graduale scomparsa dell’interesse del deve farsi per forza motore di attrazione e di sviluppo del
popolo per la religione e per la cultura in sé, per quella ar- turismo. E si guarda bene dal pensare di sfruttare questo
tistica in particolare. Un po’in tutte le chiese di provincia fervore di fede religiosa miracolosamente ritrovato in
italiane, in quel periodo, entravano sempre meno fedeli e tempo di pandemia; ed abbandona la tentazione (già intra-
pochi turisti: si ripeteva ciò che avveniva già nei musei e presa recentemente da quattro importanti chiese di Lecce)
nei centri pubblici persino in occasione delle manifestazioni d’introdurre un biglietto d’ingresso a pagamento per entrare
e degli eventi sociali e culturali che vi si svolgevano o vi si nelle chiese o visitare le opere d’arte in esse contenute.
sarebbero dovuti svolgere. A poco valeva - per attirare la La Chiesa non può, non deve fare turismo facendo leva sul
partecipazione del popolo- il richiamo (attivato anche at-
traverso appositi servizi giornalistici e televisivi) alla “bel-
lezza” delle opere d’arte racchiuse nelle chiese.
Oggi la situazione è addirittura peggiorata: con il Corona-
virus, dopo che si è imposta, con disposizioni di leggi go-
vernative, la chiusura -sia pure temporanea- dei luoghi
pubblici e si sono praticati il lockdown, l’allontanamento
del popolo dagli edifici religiosi e civili e il distanziamento
sociale, ci si è accorti improvvisamente che, dinanzi al pe-
ricolo ed al terrore della pandemia, si è riaccesa e intensifi-
cata più ardentemente di prima la fiaccola della fede e della
religiosità dei cittadini, che si ritrovano -pur fisicamente
fuori dalle chiese- idealmente e spiritualmente più stretti, Teatro Regio di Parma
profondamente stretti, ai loro santi protettori e patroni. Spia motto di Dostoevskij secondo cui “la bellezza salverà il
rivelatrice di questo fenomeno, ad Avellino, s’è rivelata es- mondo”. La “musealizzazione” delle chiese è in sé apprez-
sere quella forte e massiccia partecipazione a distanza del zabile intento, ma a condizione che non si confondano sacro
popolo alle celebrazioni dei culti di Santa Rita, di San Mo- e profano, a discapito del primo. Non a caso l’episodio lec-
destino e dell’Assunta all’aperto, fuori dalle chiese, senza cese è stato immediatamente e duramente denunciato sulla
le tradizionali chilometriche processioni per le vie della stampa ufficiale e in un'interrogazione parlamentare (Cfr.
città, solo grazie alla visione di appositi video informatici
Ripartire con la cultura...

50

Chiese a pagamento? merose sotto questo


Per il MiBACT no: profilo, avviate un
l'ingresso gratuito do- po’ dappertutto ma
vrebbe essere la re- specialmente in
gola, in “Finestre ambito statunitense
sull’Arte”, Redazione, ed europeo.
10/09/2020). Il MI- Fortunatamente
BACT ha ribadito che oggi si può disporre
“l’ingresso nelle delle schede rela-
chiese deve essere tive a siti e luoghi
sempre gratis, tranne del patrimonio cul-
che per motivi ecce- turale dell’Unesco;
zionali”; e la norma- sono on-line, in-
tiva italiana sulle fatti, nel sito web
chiese aperte al culto della Direzione ge-
pubblico si volge a tu- nerale, all’indirizzo
telare “la primaria fi- http://www.accessi-
nalizzazione degli bilitamusei.beni-
edifici sacri alle esi- regione dell’India centrale. (Un sito patrimonio mondiale dell'UNESCO). culturali.it, le prime
Kandariya Mahadev complesso templare di Khajuraho nel Madhya Pradesh

genze cultuali”. ottanta schede con


Infine, la nota pastorale della CEI, L’accesso nelle chiese, le informazioni inerenti l’accessibilità a luoghi del patrimo-
impone ai vescovi italiani di richiamare le diocesi all’os- nio culturale, tradotte anche in lingua inglese. I musei e le
servanza del “principio dell’accesso libero e gratuito nelle chiese diventano così una realtà attiva del territorio, che ha
chiese aperte al culto, in modo che delle stesse sia posta in un ruolo determinante non solo nel diffondere la storia e il
risalto “la primaria e costitutiva destinazione alla preghiera valore dei luoghi ma anche nel tutelarli e salvaguardarli, so-
liturgica e individuale”5 . prattutto sensibilizzando la società civile alla partecipazione
consapevole e democratica, alle questioni riguardanti la sal-
3. Esperienze spirituali: patrimonio religioso e accessi- vaguardia, la gestione, la pianificazione e la trasmissione
bilità digitale; nuovi percorsi ed itinerari on line. Come alle generazioni future. Ecco la ragione per cui, lo si diceva
già detto, oggi che tra le cittàd’arte e i borghi storici prende all’inizio, bisogna ripartire, anche grazie all’utilizzo della
piede il “turismo lento”, con la gravità della situazione pan- tecnologia avanzata, dalle chiese e dai musei: perché in essi
demica che richiede l’applicazione del lockdown, si sta ri- sono racchiuse l’arte e la cultura. Il tempo della pandemia
volgendo con attrezzature e informazioni virtuali e del lockdown mette in evidenza il valore e l’efficacia co-
un’attenzione particolare ai cammini devozionali, culturali municativa (spesso persino terapeutica) dei mezzi di infor-
e spirituali, che percorrono l’intero Paese. Si scoprono e si mazione tecnologica on line con cui si rende disponibile,
fanno conoscere on line angoli d’Italia spesso poco cono- sia pure a distanza, il godimento del patrimonio artistico del
sciuti, da assaporare nel tempo, alla ricerca di sensazioni, territorio, e in particolare della bellezza artistica e culturale
riflessioni ed emozioni che lascino la nostalgia del ricordo delle chiese e dei musei. Gli accessi sono infiniti, perché
e il desiderio di ricominciare il viaggio. Ciò si deve, ripe- infiniti sono i siti iscritti nella lista del Patrimonio mondiale
tiamolo, alla tecnologia informatica e comunicativa on line dell’UNESCO. Dei 1052 siti iscritti a oggi nella lista del
avanzata, che sta offrendo risorse davvero eccezionali in Patrimonio mondiale, oltre la metàriguardano direttamente
questo periodo di sconvol- gente pandemia e di parziale o il patrimonio religioso. A questi si devono aggiungere anche
totale lockdown. L’accessibilità digitale si volge ad inte- molti di quelli censiti in categorie non religiose, che, però,
grare usabilità e piacevolezza per i cittadini costretti a vi- in realtà ricadono in questo stesso ambito. Non a caso tutti
vere rinchiusi in casa per imposizione governativa, i siti iscritti come “centri storici” hanno al loro interno
attraverso le infinite possibilità offerte dal web e dalla tec- chiese, sinagoghe, moschee o altri luoghi di culto. Allo
nologia, come dimostrano le esperienze internazionali, nu- stesso modo molti siti archeologici o raffigurazioni dell’arte
Ripartire con la cultura...

51

rupestre hanno un tenza inizi dalle chiese e dai musei “con e per la cul-
significato religioso tura” e possa richiamare, come i Dogon, quel tempo “in
e così anche tanti cui arte, sacralità e vita quotidiana coincidevano garan-
monumenti antichi, tendo il rispetto e la tutela senza obblighi di custodia
come le stesse pira- nei musei o nei confini di un tempio” . Il che, ovvia-
midi. Si può dire, mente, nella speranza che, in un clima al più presto ri-
più in generale, che trovato di pace e serenità, debellata la pandemia,
la stragrande mag- ritornino nel frattempo (insieme con la didattica in pre-
gioranza dei siti senza) la comunicazione diretta (oltre quella virtuale,
iscritti al patrimo- on line), la socialità, la solidarietà e la collaborazione
nio dell’umanità Teatro di Vetriano (Lucca) - La Bomboniera tra gli uomini, l’incontro fisico, diretto, irrinunciabile,
UNESCO abbia tra uomo e uomo, tra l’uomo e le cose. Fortunatamente
sempre un tema, un aspetto religioso. Certo, il carattere re- sta aprendo le porte a questa speranza, nell’attuale tempo
(il teatro storico più piccolo al mondo)

ligioso dei beni accentua le differenze di sensibilità e pone di pandemia imperante, l’opera pastorale che l’instancabile
problemi di accessibilità e interpretazioni particolari. Tant’è Papa Francesco sta coraggiosamente svolgendo nel
che molte religioni prescrivono limitazioni di accesso ai mondo...
luoghi di culto. Ma il divieto riguarda solo alcune parti,
come gli interni piùsacri delle chiese copte o dei templi ta- P. S. È davvero incredibile come quest’articolo, Ripartire
oisti, proibiti agli stessi fedeli, pur se può essere esteso a con la cultura, da chiese, musei, biblioteche e teatri, in-
tutto il monumento per i non appartenenti a quella religione, viato alla redazione di “Nuovo Meridionalismo” il 9÷11-
come per determinate moschee .6 E comunque, in tutti i casi 2020 per essere pubblicato, trovi pieno, totale, identico
di limitazione della accessibilità, sono proprio le adeguate riscontro nella posizione assunta due giorni dopo da

sono sopperire alla visita diretta (impedita oggi dalla pan- rico dell’arte di indiscutibile fama internazionale, in
strutture di visualizzazione e interpretazione che pos- Salvatore Settis, già rettore della Normale di Pisa e sto-

demia in corso). Queste strutture consentono la conoscenza, una lettera aperta inviata a Conte (l’11/11/2020 ) su il
la visione e l’interpretazione delle diversità delle espres- “Corriere della Sera” con cui l’autorevole studioso lan-
sioni religiose e delle culture portatrici di universi simbolici ciava, anche lui, la stessa proposta di aprire tutti i musei,
a volte contrastanti. Si pensi alle raffigurazioni sacre sulla gratis per tutti, con accessi contingentati.
facciata del Tempio Kandaryia nel sito de Khajhuraho in Note
India, iscritto alla lista del patrimonio mondiale UNESCO, 1
Ilaria Baratta, La cultura dà riferimenti, e ci serve più di prima. Ma
che possono turbare per la loro sensualità, o alle molte im- servono tutele in “Finestre sull’arte”, 17/10/2020.
magini (di culto cristiano ma di sensibilità asiatica) relative 2
Federico Giannini (Twitter: @fedegiannini1), Insomma perché
al supplizio di Santi e la stessa Crocifissione che possono musei e teatri restano chiusi?, scritto il 06/11/2020
apparire immagini troppo crude. La necessitàd’interpreta- in “Finestre sull’arte”,
zione e comunicazione diviene addirittura d’obbligo per im- Cfr., Teatri aperti in Emilia: visite ai teatri di Parma, Piacenza e
3

magini di spiritualità ancora più distanti. È il caso di tante Reggio Emilia, “Finestra sull’Arte”, on line, 17/10/2020.
F. Velani, Per far ripartire la cultura dobbiamo lavorare insieme,
maschere africane racchiuse nei musei come espressioni in “Finestre sull’Arte”, 09/10/2020Ibidem.
4

d’arte, o vendute nei mercatini, che sono, per i popoli che 5


Quanto sopra è in R. Sica, Ripartiamo da chiese e musei, su “Il
le hanno realizzate, icone sacre e oggetti di culto. Nel paese Quotidiano del Sud”, 18 ottobre 2020, pag. 18.
Dogon in Malì, iscritto nella lista del Patrimonio, l’intero 6
Casi particolari sono quelli come il santuario Shintoista di Ise in
paesaggio, la forma di un granaio, persino i piùpiccoli con- Giappone dove l’iscrizione non è stata richiesta dallo stesso Stato
parte. Questo perché, per l’alta spiritualità e storia del luogo, legato
sueti oggetti fanno parte di un universo simbolico che tra-
direttamente alla dinastia sacra della famiglia imperiale giapponese,
smette costantemente un messaggio spirituale. la stessa preparazione e presentazione del dossier d’iscrizione èstata
L’auspicio è che oggi, in piena pandemia, mentre si succe- ritenuta troppo invasiva.
dono preoccupanti attacchi alla religione cristiana e al 7
Cfr.musei.beniculturali.it/.../Il-patrimonio-culturale-per-tutti.-Frui-
mondo occidentale (vedi l’ultima strage alla Basilica di bilità -riconoscibilità-accessibilità.-Quaderni-della-valorizzazione-
Notre Dame a Nizza) da parte del mondo islamico, la ripar- NS-4.pdf.
Non solo parole
52
di Luigi Mainolfi
Sono diversi anni che, grazie delle Tesi per conoscere le specificità dei nostri giovani lau-
all’ospitalità del Corriere, de Il reati; 5) Premio Nazionale Documentario sull’Irpinia; 6)
Quotidiano e di Nuovo Mezzo- Studio di fattibilità di disinquinamento e valorizzazione dei
giorno, sottopongo ai gentili corsi d’acqua. Ogni capitolo è sintesi di valutazioni intorno
lettori mie considerazioni sulle allo sviluppo dell’Irpinia.
condizioni economico-sociali A questo punto, non posso non segnalare idee concretizzate,
del nostro territorio, con qual- da Assessore Provinciale: 1) Comitato Provinciale per lo
che incursione nei fatti politici. Sviluppo; 2) Utilizzazione del Lago di Conza come Campo
Conosco autorevoli giornalisti di Canottaggio (Gare nazionali, con la presenza del Cam-
Marino Niola - antropologo
e uomini di cultura che fanno pione Olimpionico, Tizzano); 3) Istituzione della Filarmo-
analisi, tendenti a far maturare il “Che Fare” nella mente nica Irpina; 4) Produzioni di Opere Liriche, utilizzando
degli amministratori di Enti locali e dei Dirigenti dei Partiti. artisti irpini; 4) La Prosa e la Poesia irpine prima in vetrina
Purtroppo, finora, non conosco esempi, che evidenziano la e poi nelle scuole. Purtroppo, tutto abbandonato da miei
concretizzazione politica di qualche idea dei vari opinioni- successori. Altre proposte non furono prese nemmeno in
sti. considerazione: 1) Progetto di un Attrattore turistico, giu-
A volte, ho l’impressione che qualche componente delle dicato geniale da Marino Niola; 2) Istituzione di un Corso
Classe Politica provinciale, leggendo qualche articolo, dica: Universitario di Enogastronomia (Richiesta fattami da Pro-
Questo cosa vuole? Li capisco. Per loro non è facile capire fessoresse dell’Università del Massachusetts. Avrebbero
la differenza tra idee ed opinioni, per cui ogni argomento mandato studenti americani); 3) Costruzione di un Termo-
diventa opinione e il livello si abbassa. Ogni tanto, diventa valorizzatore a Camporeale di Ariano Irpino; 4) Corso di
naturale paragonare le caratteristiche politiche della Prima Management per i giovani Laureati.
Repubblica a quelle dell’attuale periodo populistico e figlio Negli anni 1982-1986, come Presidente della Comunità
del compromesso storico. Relativamente all’Irpinia, una Montana Partenio, in coerenza con lo spirito della Legge
differenza per tutte: allora si portava avanti il Progetto 21, che le aveva istituite, dopo aver l’approvazione del Piano
che era la somma di proposte concrete (con nome e co- di Sviluppo della Socio-economico (Utilizzando energie ir-
gnome), mentre da alcuni anni si parla di Aree Interne, di pine), deliberammo la presa in fitto delle “terre incolte” per
Area Vasta, di Distretti e di altre amenità. Quando si pro- darle in gestione a Cooperative di Giovani. A tal fine, pro-
nunciano questi nomi non appare nessuna opera, ma solo mossi la nascita di 6 Cooperative giovanili, alle quali
richieste di sovvenzioni clientelari. demmo in gestione i “Rifugi della Forestale”. Fu un periodo
Convinto che una proposta seria debba essere frutto di un esaltante. Grazie a Rossi-Doria, si avvertiva la necessità di
ragionamento politico, vado spesso con il pensiero a De riconvertire le colture agricole. Sull’esempio francese, coin-
Sanctis, a Rossi-Doria e a Sullo, che hanno legato il loro volgendo agronomi (Prof. Femina) e geologi, progettammo
nome a opere, provocatrici di sviluppo economico e sociale, la organizzazione di Tartufaie. Ci sarebbe stato un forte in-
con un forte contenuto politico (interesse del territorio, non cremento della produttività agricola. Un ettaro coltivato a
di clienti). Da un po’ ho incominciato a temere che il mio tartufi centuplicava la ricchezza prodotta, con una forte cre-
impegno “giornalistico” venisse giudicato inutile. Mi sono scita dell’occupazione. Nessun Comune dimostrò interesse.
tranquillizzato quando mi sono reso conto che i populisti Promossi iniziative sportive, culturali e promozionali per
non leggono e, quindi, non possono giudicare il non letto. fare aumentare il fascino del Partenio e la sua capacità di
Ma c’è dell’altro. Nel mettere a posto mie carte, mi son tro- attrazione. Ci furono risultati importanti. Cercavo di far ca-
vato tra le mani un foglio che portava la seguente scritta pire che i primi a impegnarsi per il bene comune devono
“Provincia di Avellino-Proposte di emendamento del Con- essere i cittadini. A tal fine, però, servono esempi di vita,
sigliere Provinciale Luigi Mainolfi, al Bilancio di Previ- non solo parole, da parte degli amministratori. Non posso
sione annuale 2003”. Quando le ho lette, è stato come non richiamare il mio impegno nel creare la Cooperativa
un’iniezione di fiducia in me stesso. Ne elenco alcune:1) Agricola Valle Caudina. Per la qualcosa rischiai la vita. Gra-
Studio di fattibilità di Parchi fluviali; 2) Studio di fattibilità zie a una “soffiata” ai Carabinieri, me la cavai.
di un Campo di Golf; 3) Costituzione Società di Assicura- Grazie al mio ottimismo della volontà, spero nella nascita
zioni, per far restare al SUD montagne di milioni; 4) Casa della vera politica.
Donato Di Guglielmo di Pasquale
funzionario di PS, emigrato in Argentina
53
di Nicola Di Guglielmo
1. Donato Antonio Di Guglielmo fu Pasquale è il secondo colorito scuro11.
andrettese che ha intrapreso la carriera nell’Amministra- Dalla documentazione consultata presso l’Archivio Cen-
zione della Pubblica Sicurezza. Nacque ad Andretta (Avel- trale dello Stato sono emersi pochi elementi di rilievo sulla
lino) il 4 maggio 1877 da Pasquale e da Luongo Filomena sua attività di polizia, essendo il suo fascicolo personale co-
di Cairano, entrambi proprietari, primogenito di 13 figli1. stituito soltanto di notizie giunte al Ministero dell’Interno
Conseguita la licenza liceale classica, in Avellino presso il dalla Prefettura di Napoli. Ho rinvenuto in essa e consultato
prestigioso Liceo Colletta2, frequentò dal 31 ottobre 1897 copia di un’ordinanza emessa il 16 marzo 1910 dal Giudice
il corso allievi ufficiali di complemento presso il 5° Reggi- Istruttore di Napoli, con la quale dichiarava di “non essere
mento Bersaglieri, venendo nominato sottotenente il 25 di- luogo a procedere … per inesistenza di reità” contro il vice
cembre 1898, con assegnazione al 10° Reggimento dello commissario di P. S. Donato Di Guglielmo fu Pasquale, im-
stesso Corpo, nel quale prestò servizio dal 25 gennaio al 12 putato di “lesione volontaria in persona di Cicatiello Luigi
maggio 18993. fu Francesco guarita in giorni venti”, arrestato per furto il
Laureatosi in legge, si orientò verso l’esercizio dell’avvo- 12 ottobre 190912.
catura, ma, attratto poi dalla carriera nell’Amministrazione 2. Da alcune relazioni redatte nel 1911 dai superiori del vice
della P. S., presentò nel 1903-1904, domande di ammissione commissario Donato Di Guglielmo su una sua complicata
ai concorsi per “vice commissario) e per “alunno delegato vicenda amorosa con una “ballerina”, che lo coinvolse pub-
nell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza”, ma le due blicamente e lo costrinse a lasciare l’impiego e l’Italia, è ri-
istanze non furono accolte4. Il 2 aprile 1905 presentò altra sultato che nel 1910 gli fu affidata l’indagine su una grave
domanda di ammissione ad entrambi i concorsi per vice aggressione subìta dall’amante di una giovane bella ed av-
commissario e per alunno delegato di P. S.5. Risultate posi- venente conzonettista Lucia Guida (di Procida), in arte Ninì
tive le informazioni6, il richiedente fu ammesso al corso di Ricciardi13, la quale si invaghì dell’aitante ed attraente fun-
vice commissario e con Decreto del Ministro dell’Interno zionario, che non restò insensibile al suo fascino, venendo
in data 11 febbraio 1906 fu nominato “Alunno nella carriera successivamente implicato in un grave “scandalo” (come
di Vice Commissario di pubblica Sicurezza a decorrere dal sottolineò la Stampa). Vani furono i tentativi dei superiori
primo Marzo”. Con successivo decreto del 19 settembre di contenere la questione nei giusti limiti e di evitare le in-
1906 fu nominato “Vice Commissario di Pubblica Sicu- sinuazioni giornalistiche14, perché il vice commissario, tra-
rezza”, prestando giuramento il successivo 26 settembre volto da forte passione per la bella ed affascinante giovane
presso la Prefettura di Torino7. artista, fece prima istanza di dimissioni dall’impiego in data
A seguito della morte del padre (cinquantenne), presentò 12 agosto 1911 e il successivo giorno 15 abbandonò Napoli,
domanda di destinazione a Napoli (dove prima esercitava al seguito di Niny, scritturata in un locale del Sud Ame-
la professione di avvocato), per provvedere alla cura di due rica15.
fratelli minori che quivi stavano compiendo gli studi8. Con Il grave e scottante episodio fu variamente commentato
ordinanza del Ministero dell’Interno, n. 85 in data 3 maggio dalla Stampa napoletana, che non mancò di sottolineare gli
1907, diretta al Prefetto di Torino, fu trasferito da Torino a aspetti più sensazionali della vicenda, e che si prestavano
Napoli9. Con Decreto ministeriale del 31 dicembre 1909, alla spettacolarità dell’evento, messo in rilievo con caratteri
fu promosso dalla 4a alla “3a classe per anzianità e me- espliciti ed esagerati. Cito solo due quotidiani di Napoli in
rito”10. data 21-22 agosto 1911, i cui articoli sono raccolti nel fa-
Alla Questura di Napoli svolse prevalentemente operazioni scicolo personale dell’interessato. “Il Mattino”, in un lungo
di polizia giudiziaria, quale capo di una delle tre squadre articolo, titolò su tre colonne “Lo scandalo di Guglielmo-
mobili, conseguendo brillanti risultati di servizio nella lotta Ricciardi dilaga – Gli amori della paffuta Ninì e del credulo
contro la criminalità, secondo quanto ho appreso dai di- Ascarelli”, esagerando taluni particolari16; il “Giorno” trattò
scorsi che talvolta faceva mio padre su questa singolare fi- l’argomento in un articolo su una colonna sostanzialmente
gura, che nel 1922 lo aveva ospitato all’inizio del suo arrivo nella stessa linea scandalistica con il titolo “Il commissario
(diciottenne) a Buenos Aires. Gli veniva attribuita una spe- di Guglielmo e la ‘chanteuse’. Non era un idillio!”. La
ciale predisposizione nel perseguire i criminali, particolar- ghiotta notizia fu ripresa lo stesso giorno anche dal quoti-
mente diffusi nella città partenopea. E si raccontava che era diano romano “Il Messaggero”, che, fornendo una versione
molto conosciuto con il nomignolo di “o Niro”, per il suo dei fatti più verosimile e meno denigratoria, così titolò un
Donato Di Guglielmo...

54

1911 al Ministro dell’Interno, una lettera in cui chiedeva


che venisse sospeso “ogni definitivo provvedimento disci-
plinare [a carico del figlio], riesaminando la questione20.

Cfr ARCHIVIO COMUNALE DI ANDRETTA, Estratto dal Registro


NOTE
1

degli atti di nascita dell’anno 1877, n.o. 70 – Donatantonio Di Gu-


glielmo, in data 18 maggio 1903, da cui risulta la denuncia presentata il
5 maggio 1877 da Pasquale Di Guglielmo, di a. 27, proprietario, domi-
ciliato in Andretta, il quale dichiarava all’assessore delegato Francesco
Maria Miele, ufficiale dello Stato Civile del Comune di Andretta, che il
4 maggio era nato da Filomena Luongo [di Cairano], sua moglie, nella
casa di via Monte n. 4, un bambino di sesso maschile a cui “ha dato i
nomi di Donatantonio”, nonno paterno. Fu il primogenito di 13 figli, di
cui 7 viventi nel 1906; il nonno Donatantonio era fratello del mio bi-
snonno Francesco Antonio, per cui era anche nipote di Michele Antonio,
il primo andrettese ad entrare nella P. S. nel 1903, del quale è stato pub-
blicato un saggio nei nn. 221 e 222 del 2020 di questa rivista, pp. 54-57
e 46-50. In via Monte, n. 8, sono nato anch’io, per cui è da ritenere che
la strada ospitasse alcune case dei Di Guglielmo, costituendo una specie
di “quartiere di lignaggio”.
2
Cfr. A. S. A., Liceo-Ginnasio Convitto Naz. di Avellino, b. 30, reg. 62,
cl. 5a, 1893-94, licenziato. Risulta che frequentava la stessa classe Di
Guglielmo Michele Antonio di Francesco, nato il 25 mag. 1878, in An-
dretta, cugino del padre, citato alla precedente nota 2.
3
R. ESERCITO ITALIANO, Copia dello Stato di Servizio di Di Gu-
glielmo Donatantonio, aggiornato al 4 ago. 1902, privo di da e di firma.4
4
ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero dell’Interno, Di-
rezione Generale di Pubblica Sicurezza, Personale di Pubblica Sicurezza
fuori servizio (d’ora in poi A. C. S., M. I., D. G. P. S.), b. 415, fascicolo
articolo, su due colonne, “Il commissario di P. S. fuggito da personale, Domanda dell’avv. Donato Di Guglielmo in data 20 feb. 1903,
Napoli”, descrivendo la “Niny Ricciardi, al secolo Lucia diretta a S. E. il Ministro dell’Interno, Roma, per l’ammissione al “con-
corso per quattordici posti di vice commissario nell’Amm. di P. S.”;
Guida, una bellissima procidana, sapientemente guidata segue altra domanda dello stesso al M. I., in data 20 mag. 1903, per am-
dalla madre, …, alta, formosa, simpatica, dall’aria stereo- missione al “concorso per 60 posti di alunno delegato nell’Amm. della
tipatamente ingenua, con degli occhi meravigliosi, aveva P. S.”. Non fu ammesso ai due concorsi, pur essendo stato giudicato di
tutti i requisiti necessari per arrivare e divenne infatti ben “buona condotta morale e politica” nelle informazioni di rito assunte
(Tenenza dei Reali Carabinieri e Ufficio circondariale di P. S. di San-
presto quel che si dice un étoile di caffè-concerto”17. La t’Angelo dei Lombardi), avendo la Prefettura di Avellino espresso “pa-
campagna giornalistica innescata a Napoli contro il vice rere contrario” a causa di due “pendenze penali” per minacce nel 1900
commissario Donato Di Guglielmo fu in sostanza provocata e nel 1901, di cui una già decisa il 18 sett. 1903 dal Pretore di Andretta
con l’assoluzione “perché il fatto non costituiva reato”. Ma la Prefettura
dalla famiglia della canzonettista, con la speranza di allon-
di Avellino espresse “parere contrario”, per cui il 21 mar. 1904 il Mini-
tanarla dal funzionario e farla rientrare nelle grazie del com- stro dell’Interno lo escluse dai due concorsi.
merciante napoletano Ascarelli, che si dimostrava ancora 5
IBIDEM, Istanza del dottor D. Di Guglielmo datata Andretta 5 ago
“pazzamente innamorato” della stessa, come risulta da una 1905, diretta al Ministro dell’Interno, di accettare qualsiasi residenza
in caso di nomina ad alunno”.
nota in data 22 agosto 1911 del Prefetto di Napoli diretta al IBIDEM, Certificato del Sindaco di Andretta del 7 ago. 1905, Lettera
Ministro dell’Interno18.
6

della Tenenza dei Carabinieri di S. Angelo dei Lombardi, n. 5710 del 23


In relazione a tale scabrosa vicenda, il vice commissario ago. 1905, nella quale veniva riferito che il richiedente era celibe, eser-
Donato Di Guglielmo fu prima “sospeso a tempo indeter- citava la professione di avvocato, aveva due sorelle maritate (Angiolina
minato dal grado e dallo stipendio” dal Ministro dell’In- M. T. e Antonietta M. A.), un fratello studente (Erberto o Michele an-
ch’egli poi funzionario di P. S.) ed altri 2 minorenni (Lorenzo Antonio e
terno, in data 21 agosto 1911, e poi “destituito a decorrere Luigi A., di anni 8 e 5).
dal 15 agosto 1911”, con decreto reale del 13 ottobre 191119. 7
IBIDEM, Decreto 11 feb. 1906, f.to Il Ministro Sidnej Sonnino, reg.
La desolata madre del funzionario, Filomena Luongo, ve- alla Corte dei Conti l’11 apr. 1906; atto di giuramento presso la Prefettura
dova con numerosi figli a carico, indirizzava il 6 settembre di Torino in data 26 set. 1906.
8
IBIDEM, Domanda in data 19 ago. 1906 diretta a S. E. il Ministro
Donato Di Guglielmo...

55

dell’Interno, ms. su carta da bollo. I due fratelli minori cui accenna il ri- in data 17 ago. 1911, diretta al Prefetto, nella quale, richiamati i prece-
chiedente erano Erberto Angelo M., nato il 21 gen. 1885 (nonno del prof. denti rapporti, nel sottolineare che il Di Guglielmo era un “funzionario
G. Acocella) e Michele Arcangelo, nato il 2 feb. 1887, poi funzionario molto apprezzato per valore e per correttezza”, comunicava che lo stesso
anch’egli di P. S., che raggiunse il grado di Questore e Ispettore gen. di si era allontanato “dalla residenza … ieri l’altro …, per recarsi all’estero
P. S. Nel fasc. pers. è custodita lettera dell’interessato, datata Torino 16 insieme alla Ricciardi”, vinto “dalle seduzioni della [sua] irresistibile
aprile 1907, diretta a “Ill.mo sig. Commendatore”, nella quale esponeva avvenenza” ha finito “col lasciarsi trascinare e travolgere dall’acceca-
la necessità di accoglimento della sua richiesta di trasferimento a Napoli, mento di una morbosa passione”. Cfr. anche la Lettera del Prefetto di
onde assicurare la guida ai due fratelli minori, studenti in quella città; è Napoli n. 8687, in data 19 ago. 1911, diretta al Ministro dell’Interno,
in esso contenuta anche una segnalazione favorevole del Direttore Ge- con proposta di “revoca dall’impiego” del vice commiss. Donato Di Gu-
nerale delle Carceri al Comm.re dr. Francesco Leonardi, Dir. Gen. della glielmo, sul quale esprimeva il seguente giudizio “Certamente, il Di Gu-
P. S.. glielmo era uno dei più abili e attivi funzionari e nella direzione della
9
IBIDEM, Ordinanza ministeriale senza data, ma da ritenere 3 mag. squadra mobile, compì brillanti operazioni, rese non lievi servizi e ac-
1907, come risulta dalla lettera personale del Ministro dell’Interno in quistò non poche benemerenze” . Aggiunge poi che “Per somma iattura
tale data, priva di sottoscrizione, ma “a firma di S. E. Facta”, come an- ammaliato dalle moine e dall’avvenenza della Guida, smarrì il retto pen-
notato al margine destro del foglio, in corrispondenza dell’oggetto. La siero”.
lettera è diretta all’on. Luigi Capaldo, Deputato al Parlamento, nativo di 16
IBIDEM copia del Quotidiano “Il Mattino” del 21-22 ago. 1911, ar-
Bisaccia. Luigi Facta (1861-1930), piemontese fu deputato giolittiano ticolo Lo scandalo di Guglielmo-Ricciardi dilaga. Gli amori della paf-
dal 1892, sottosegretario all’Interno nel 1903 e presidente del Consiglio futa Ninì e del credulo Ascarelli, non firmato, a 3 colonne su tutta la
dei Ministri nel 1922.. pagina, ripartito in diversi paragrafi, con riferimento a fatti specifici, tra
10
IBIDEM, Decreto ministeriale, f.to Giolitti, che all’epoca era Presi- cui anche l’intervento del Questore. I protagonisti sono così descritti: il
dente del Consiglio e Ministro dell’Interno. vice commissario “fino a poco tempo fa terrore dei biscazzieri e delle
11
Mio padre mi ricordava talvolta la sua breve esperienza migratoria a donne di malaffare … ed indicato nelle cronache dei giornali, con gli
Buenos Ayres, dove ebbe il sostegno iniziale del cugino Donato e la fe- appellativi di egregio, zelante, ecc.”; la “bella procidana, … seducente,
lice compagnia di Lorenzino e di Pasquale, il quale sarebbe stato poi va- …bella donna: alta, formosa, con degli occhi meravigliosi, ed una den-
lido collaboratore di Evita Peron nella sua breve vicenda politica. tatura che ha uno splendido candore, era veramente affascinante”.
12
IBIDEM, Copia dell’ordinanza del Consigliere Istruttore presso il 17
IBIDEM, copie de il “Giorno” di Napoli e de “Il Messaggero” di
Tribunale Penale di Napoli 16 mar. 1910, rilasciata il 30 mar. 1910. Il Roma del 21-22 ago. 1911.
fatto fu denunziato il 15 ott. 1909 dal Cicatiello, arrestato “per furto” la 18
IBIDEM, Cfr. le seguenti note: Lettera del Prefetto di Napoli n. 8687
sera del precedente giorno 12 ottobre a Napoli nel Commissariato Mon- in data 22 ago. 1911, diretta al Ministro dell’Interno, con cui trasmetteva
tecalvario e poi trasferito alla Questura. il rapporto del Questore del 20 ago. n. 7342 e riferiva che risultava “re-
13
IBIDEM, Relazione del Prefetto di Napoli n. 2717, in data 13 mar. almente che la campagna giornalistica contro il detto Vice Commissario,
1911, al Ministro dell’Interno, sulla complessa vicenda tra la citata can- …, sia condotta dalla famiglia della Guida, la quale, per non perdere la
zonettista Lucia Guida e due amanti, uno dei quali fu aggredito e ferito protezione e le sovvenzioni del vecchio ricchissimo commerciante
da tre delinquenti (della camorra locale), le cui indagini. “affidate al Vice Comm. Ascarelli – tuttora pazzamente innamorato della canzonettista –
Commissario dott. Di Guglielmo, …diedero buoni risultati agli effetti si sforza con tutti i mezzi di persuaderlo che la Guida lo abbia abbando-
dell’istruttoria”. Cenno alla “camorra” è fatto nella lettera del Ministero nato per le mali arti del Di Guglielmo, e gli fanno così balenare la spe-
dell’Interno al Consiglio di Amministrazione e disciplina del personale ranza che la stessa possa ritornare a lui”; Lettera del Questore al Prefetto
della P. S., n. 9177 del 13 settembre 1911, dalla quale risulta anche che n. 7342 in data 23 ago. 1911, nella quale, oltre a riferire compiutamente
la destinazione della coppia in fuga era S. Paolo del Brasile. sulla vicenda in questione, riassumeva, in circa 5 pagine, la scabrosa vi-
14
IBIDEM, Relazioni del Prefetto di Napoli al Ministro dell’Interno in cenda amorosa del Di Guglielmo, precisando che questi “non aveva la-
data 13 e 16 marzo 1911, prot. n. 2717; dalla prima, già citata alla pre- sciato in alcun modo a desiderare in fatto di onestà; della cui operosità
cedente nota 13, risulta anche che il Questore di Napoli chiamò il dr. Di fattiva e della cui abnegazione pel servizio aveva quotidiane prove”; rap-
Guglielmo – che stimava “ per le sue ottime qualità di esperto e valente presentava poi che “la Guida dovette mettere in opera tutte le arti della
funzionario” – e lo invitò a “rompere i rapporti, se ve ne fossero stati”, seduzione e delle lusinghe per non lasciarsi sfuggire più l’amante del
con la gente con cui aveva trattato durante le indagini; nella seconda cuore” e che la madre, con “l’allontanamento della figlia, ha visto venir
sono ancora riferiti i fatti riguardanti l’aggressione all’amante della meno per la sua famiglia una lauta fonte di risorse [e] cerca ora di non
Guida, di cui si occupò “largamente la stampa”, precisando che vi “fu- perderla”, illudendo il vecchio e ricco amante Ascarelli sul ritorno della
rono denunzie e querele”, per cui si era “di fronte a tanto contrasto di figlia”. E, aggiunge il Questore “da ciò tutto l’insieme di fatti più o meno
interessi morali ed economici [per cui] possono mettersi in giro notizie attendibili, più o meno verosimili, che vengono divulgati per mezzo della
forse insussistenti, specialmente se rilevate con anonimi”. Richiamava stampa, felice sempre di trovare materia ed argomenti, che escano dal-
quanto già formulato nella precedente nota sull’ingiunzione del Questore l’ordinario”.
al funzionario circa l’interruzione dei rapporti con quella “gente”. 19
IBIDEM, Decreto 21 ago. 1911 del Pres. del Cons. - Ministro dell’In-
15
IBIDEM, Istanza del vice comm. Donato Di Guglielmo di “dimissioni terno Giolitti e R. decreto 13 ott. 1911.
dall’impiego”, diretta al Ministro dell’Interno, manoscritta su carta da 20
IBIDEM, Lettera manoscritta della vedova Luongo Filomena, datata
bollo, sulla quale non è apposta alcuna annotazione; essa era stata rin- Andretta 6 sett. 1911, su carta da bollo da L. 1.
venuta nella casa della Ricciardi dai parenti e dall’amante della stessa
ed esibita all’Ufficio di Napoli, come da nota del Questore n. 7342/Gab. continua sul prossimo numero
Confesso la mia utopia
C’è speranza che un giorno non lontano
tutti i popoli siano democratici e liberi?
56
di Michele Sessa
Sono perfettamente cosciente che chi si fa
grandi illusioni, con utopiche aspettative, va in-
contro purtroppo a tot milia delusioni ma, io
sono vecchio e la mia clessidra fugge troppo
velocemente per cui mi sia consentito di con-
fessare una mia recondita speranza, pur sa-
pendo che è semplice utopia. Allora, per voi
forse è meglio lasciar perdere e voltare pagina.
Comunque, imperterrito, confido nella mia
speranza che si fonda sul forte senso civico del-
l’uomo, -nobile nell’intelletto, infinito nelle fa-
coltà, angelo nell’azione, dio nel pensiero-
purché non si accrocchi e non persista nei suoi
egoismi, adoperandosi invece per rendere il suo
“mondo” più umano e quindi democratico!
Mi rendo altresì conto, purtroppo, che il mondo
sta vivendo stagioni di grandi cambiamenti ma,
per un cauto ottimista, non si possono far mo-
rire sul nascere le speranze e le possibili opportunità. ricolosa follia! No, la mia mente” bestiale” non vuol ren-
Alla via della guerra si imbocchino le strade che ci facciano dersi conto che il mondo è pieno di sanguinari, di avidi e
coltivare le collaborazioni. La collaborazione comporta in- malvagi esseri sempre pronti, anche magari in nome di un
fatti solidarietà che, peraltro, nasce poi spontanea e non dio fasullo, a scatenare guerre stellari o commerciali e,
costa nulla. Con la solidarietà si potranno utilizzare perse- quindi a seminare discordie in favore dei propri egoismi.
veranza, temperanza, bontà, generosità, pazienza, amore ed La democrazia, come si sa, è forma di governo a sovranità
approdare così finalmente alla giustizia. popolare, garante della uguaglianza nella parità dei diritti
Perché vincono sempre cupidigia e bramosia? Si può sem- civili, morali, giuridico-politici e della libertà di tutti i cit-
pre assistere al vivere di un mondo in cui a trionfare sia tadini i quali vanno poi a costituire un popolo indipendente
sempre l’abbominevole, lo snaturato, il bestiale che, sper- e libero di opinione, di parola, di azione.
giuri, bugiardi, crapuloni, lussuriosi ferocemente sono sem- Ma, quanti sono oggi i popoli che nel mondo vivono la vera
pre pronti a seminare sommosse, discordie, tradimenti, democrazia? Anzi, ce ne è almeno qualcuno? Quanti, in-
carestie? Ogni misura sia bene supremo! vece, i popoli sottoposti ad uomini sadici che, avidi di po-
Con Antigone nacque l’etica della coscienza: contro ogni tere e di ricchezze, restano insensibili ad ogni richiamo
“legge spergiura” si ponga la legge della pietà per quanti umanitario e il seme da far fruttificare è sempre quello della
vengono calpestati nei loro diritti. Sono tante le visioni ca- discordia?
tastrofiche che aggrumano sangue e che la televisione ci Sarebbe quasi impossibile rispondere con una numerazione.
propone diuturnamente. La vita di ogni essere merita di es- Il capitalismo, per esempio, è accompagnato dalla oscena
sere vissuta nel pieno della “vita”, non può essere schiaviz- esplosione di disuguaglianze.
zata! Cooperare, allora, in modo costruttivo e non In Paesi in cui furoreggiano le dittature, per etnie, per reli-
conflittuale. gione, per cultura sono in tanti che cercano rifugio in Paesi
Il sole che tutto vede, illumini le menti! Con la cultura che tolleranti o “democratici” dove però poi non si riesce a ge-
è antidoto all’odio, il Dio di ogni religione contribuisca a stire le masse in movimento fuggite da situazioni di bisogno
portar pace e serenità in ogni angolo della terra. e di pericolo.
Lo so, la mia utopia non tiene in nessuno conto il fatto che Ansie, apprensioni… emigrazione: nel mondo cadono gli
ciò che nasce dal male, con il male si rafforza e, anzi, non ideali, naufragano le civiltà!
vuole rendersi conto che nel mondo si galleggia alla deriva Oh, mio autorevole Lettore che ancora mi leggi, possa un
su di una nave in un mare tempestoso, selvaggio e disu- giorno godere della visione di un mondo globale, intera-
mano dove il male è lodevole e fare il bene è addirittura pe- mente democratico, multietnico, multireligioso, multicul-
C’è speranza che...

57

turale! Lo so, la mia è speranza utopica. Ma io la auguro


con tutto il cuore.
Necessari, logico e purtroppo, tanti cambiamenti! A comin-
Le poesie di Clara Spadea

ciare dagli stili di vita e degli insegnamenti.


Come strali
Chi ha fede, non mente. Si vada però alle radici delle cose, Suona musica
sommuovendo, esplorando le profondità dei problemi. Le non ti fermare
civiltà naufragano; sarà per le dittature, sarà per il terrori- Fai arrivare
smo, sarà per i riarmi, le guerre di potere e di arricchimenti, le tue note
ma molto di più devono fare le scuole. La Scuola sia l’aratro come strali
nelle tenebre
che rovesci le zolle mostrando finalmente quel “lato” che
delle nostre vite
per lungo tempo è rimasto nascosto.
E se la tristezza
Programmi e serietà per il senso del dovere! Conversione, attanaglia il cuore,
cambiando stile di vita e di insegnamento; scuola per tutti tu suona più forte
e con programmi che siano utili a far comprendere le diffi- Fai tacere
coltà della vita e dei valori che nella vita vanno difesi ed i conflitti,
attuati. le ferite urlanti,
Seneca sentenziò che non si impara per la scuola ma per la i laceranti silenzi
vita! dell’anima
È la scuola in primis allora che deve trasformare i “sudditi” Spargi armonia
in cittadini, sostituendo “una mente vuota con una mente in questo mondo
aperta”. Aggiornando i programmi. Con chiarezza, nella fosco e sordo
semplicità delle cose. Insegnando per la vita, nonché per il e suona forte,
buon vivere comune, libero e democratico, con il lavoro per perché tu solo
tutti. puoi donare
Ci conforta, intanto, la terza Enciclica di Papa Francesco, assonanze
“Fratelli tutti”, il manifesto evangelico alla fratellanza e di emozioni
all’amicizia sociale che condanna guerre, frontiere, derive,
razzismo, sfruttamenti ed egoismi. Alla base la condivisione
Conchiglie e volti
di ogni bene, cambiando nel mondo ogni brutto stile di vita. …e mentre cammino
La nostra “utopia” incrocia il grande richiamo! Siamo una per inseguire
unica umanità, giustizia e pace! i miei pensieri
Costruire, allora, insieme la “giustizia e la pace” per la di- e rincorrere
gnità dei poveri. Troppo le contradizioni dei nostri tempi. giorni e sogni,
cerco conchiglie,
Dialogo, dialoghi per una vita in armonia! Fratellanza con
di quelle erose
giusta istruzione e crescita culturale e sociale; fraternità al
eppur sopravvissute
servizio di tutto e di tutti, con generosità, con rispetto. alle maree
Anche la politica naturalmente si ponga al servizio del vero e al distratto calpestio
bene comune. Lavoro dignitoso per tutti, dignità umana, dei tanti passi
potere al servizio della giustizia. Le cerco invano
La decadenza degli ideali comporta il naufragio delle ci- tra la gente
viltà, gli spopolamenti…vanno ampliati allora i temi della E tra sagome sbiadite,
convivenza multietnica, multireligiosa, multiculturale ed un cerco volti
giorno, che si spera non assai lontano nel mondo, anche per fatti di anima e sguardi
la sacrosanta sollecitazione venuta dall’Enciclica “Fratelli che come sciami di stelle
tutti” di Papa Francesco, certamente si potranno contare effondano luce
tantissimi popoli veramente democratici e liberi! nella notte
Politica non antipolitica
58
di Luigi Mainolfi
Ormai è chiaro. Le associazioni politiche (per caso), che allora si intrave-
gareggiano per governare il nostro Paese, non hanno valori deva un futuro
e non hanno le conoscenze necessarie per radiografare la pieno di possibi-
società e capirne le tendenze. Non ne sanno curare le ma- lità, mentre
lattie, culturali, sociali ed economiche. A maggior ragione, oggi si intravede
non possono progettare il suo futuro. Sono anche incapaci una caverna
di evitare il suo precipitare nella disperazione. Cosa manca? oscura senza
Tutto. La storia dimostra che quando una società si è messa luce e piena di
in cammino, sono stati utilizzati argomenti, che interessano pericoli. Nel
spirito, anima e corpo delle persone. In alcuni casi, si è chie- passato, spesso
sto aiuto anche al trascendente. Quando le condizioni della si sentiva la pro-
società inglese stavano diventando insopportabili, menti messa di pas-
ispirate e sensibili partorirono proposte utili ad armonizzare sare dalla stalla
la vita sociale. Non si demoralizzarono quando vennero in- alle stelle, mentre oggi si intravede il viaggio inverso. Mi
dicati come utopisti o visionari. Le proposte di Saint- sorprende il fatto che commentatori politici non eviden-
Simon, Owen, Fourier e Proudhon riguardavano ziano in modo chiaro la situazione italiana. Sembrano bloc-
l’organizzazione del lavoro, i rapporti tra le varie classi so- cati a difendere un Partito o un uomo, senza valutare il
ciali, le condizioni di vita complessive e il far diventare di- contesto generale. Secondo me, l’esistente se non viene an-
ritti civili quelli naturali. Gli effetti dei loro insegnamenti nullato farà andare l’Italia sempre più giù. Un Partito deve
si vedono nelle conquiste concettuali e nei cambiamenti proporre una politica per tutto il Paese e per tutti gli strati
dello stile di vita verificatisi, anche se con alterne vicende, sociali. Purtroppo, da molti anni si pensa a casi particolari
a partire dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo. Nel e si fa demagogia o populismo utilizzando singoli aspetti.
secolo scorso, in molti Paesi, la società veniva guidata da Anche i nobili valori sono stati quasi annullati. L’idea libe-
partiti, ognuno dei quali si dichiarava difensore di esigenze rale è stata trasformata in capitalismo sfrenato, il popolari-
come libertà, dignità, lavoro, famiglia, umanità e democra- smo in pietismo alla caritas e il socialismo democratico in
zia. Risultato raggiunto grazie a “uomini di buona volontà”, una generica e confusionaria sinistra.Un Partito deve avere
che avevano lottato contro quelli che non amavano la de- una proposta globale, senza sponsorizzare un particolare
mocrazia, ma aspiravano al potere economico e al controllo settore, una zona, una categoria o una corporazione. Biso-
sociale. Questi, utilizzando i mezzi che influenzano le men- gna prendere atto che quello che serve non può essere pro-
talità (persuasori occulti), hanno lentamente ripreso il so- dotto dai Gruppi attuali. In Europa, nei Paesi, che hanno
pravvento e inquinato menti e società. L’essiccamento dei più credibilità politica, i partiti più importanti si richiamano
valori ha fatto aumentare il potere di associazioni, come ai valori del populismo cristiano (Don Sturzo) o a quelli del
Massoneria, Rotary e Corporazioni e scomparire i Partiti socialismo democratico e liberale (Turati e Craxi). In Italia,
democratici e popolari. Negli ultimi anni, sotto l’ombrello abbiamo case politiche senza fondamenta, dal che deriva
della globalizzazione, i poteri economici di tutto il mondo la scarsa credibilità dei nostri rappresentanti. Una domanda
hanno trovato il modo per essere uniti e assorbire la ric- sorge spontanea:- Che fare? Secondo me, quelli che con-
chezza mondiale. Se 2.153 miliardari detengono più ric- servano gli ideali del Partito Popolare (DC) devono ricom-
chezza di 4,6 miliardi di persone, vuol dire che non hanno porsi e ricostituire un Partito in sintonia con il PPI europeo.
trovato ostacoli sulla strada degli affari, anche perché in- Parallelamente, quelli che coltivano gli ideali socialisti, in-
fluenzano e controllano la politica di quasi tutti i Paesi. Chi vece di restare sparpagliati in oltre 20 gruppi, devono riu-
ha cercato di ostacolarli, all’insegna dell’autonomia e della nirsi in un unico Partito socialista, aderente al PSE.
dignità nazionale, è stato eliminato. I nomi più eclatanti Ovviamente, mi riferisco ai valori, non a persone. Sembra
sono Allende e Craxi. Purtroppo, con la collaborazione dei utopia ed io posso apparire un visionario e quelli che sono
teorici dell’economia della pietà e dell’economia circolare, disposti a partire per questo viaggio visionari e utopisti. Un
stanno facendo aumentare le diseguaglianze e le povertà. grande uomo affermò che essere visionario, significa avere
Se confrontiamo l’attuale situazione con quella precedente forza per tentare. Prima o poi, il risultato arriverà. E l’Italia
all’affermazione del fordismo, notiamo questa differenza: potrà ripartire per un futuro radioso.
San Carlo Online. Prima su Facebook, boom di ticket

59
di Mariapaola Meo
schini aveva twittato: «Un successo enorme per la prima
vendita online del @teatrosancarlo. Fino a questo momento
oltre 25.000 biglietti acquistati in tutto il mondo. Un suc-
cesso che ci spinge ad andare avanti sul progetto di una piat-
taforma della cultura italiana online».
Navigando in rete, a ben vedere, le grandi inaugurazioni dei
teatri lirici italiani si sono tutte svolte in forma scenica, pur
nel rispetto delle regole anti-Covid. La scelta del San Carlo
è stata invece, ancora una volta, un’esecuzione in forma di
concerto, sulla scia di quelle estive in piazza del Plebiscito,
trasmessa in streaming non simultaneo ed in totale assenza
di pubblico, in base alla normativa vigente.
Mancherà la cornice mondana, sarà una premiere seguita Il Cast stellare ha riunito, al cospetto della estesissima ed
tra le mura domestiche, in un clima prenatalizio anomalo, eterogenea platea virtuale, eccellenze del panorama lirico
quella della stagione d’Opera e Balletto del Teatro San internazionale: il mezzosoprano lettone Elīna Garanča ha
Carlo dalle pagine Facebook, stasera dalle 20 con “Caval- dato voce dai centri robusti e dal taglio drammatico ad una
leria rusticana” di Mascagni. Sarà anche un’inaugurazione, Santuzza dall’insolita bellezza normanna; il tenore barito-
la prima della sovrintendenza Lissner, più democratica, nale tedesco Jonas Kaufmann, Turiddu, ha sfoggiato la sua
aperta idealmente a tutti senza distinzione tra poltronissime inconfondibile tecnica con il frequente ricorso all’uso del
e loggione che resteranno rigorosamente vuoti, al costo per falsetto raccordato a suoni in voce. Veterano delle inaugu-
tutti di 1€, al netto di commissioni. La visione sarà estesa razioni sancarliane il baritono pugliese Claudio Sgura che,
virtualmente al mondo intero, come mai finora accaduto, dopo «La fanciulla del west» del 2017, ha vestito i panni di
nemmeno con le dirette Rai, limitate al territorio nazionale, Alfio. «Dalla pistola dello sceriffo Jack Rance al coltello
a meno del satellite». Così Dario Ascoli. dalle pagine del del carrettiere Alfio. A luglio, in “Aida” a Piazza del Plebi-
Corriere del Mezzogiorno, alla vigilia dell’inaugurazione scito e sempre con Jonas Kaufmann, mi avevano però “di-
della stagione artistica del Massimo napoletano al via, in sarmato e incatenato” nel ruolo Amonasro... sono tutt’altro
una veste del tutto inedita, venerdì 4 dicembre. che violento e cattivo…è che mi disegnano così i librettisti»
Alcuni problemi tecnici hanno tenuto col fiato sospeso rivela l’artista affezionato alla città partenopea. Ha conqui-
molti tra addetti ai lavori e appassionati nei primi minuti stato il talento della campana Maria Agresta, nella seduttiva
della trasmissione. «Oltre 30000 biglietti venduti per la interpretazione di una Lola piccolo borghese che, a propo-
prima in streaming del Teatro di San Carlo. Si calcola che sito del suo personaggio, ha dichiarato in una recente inter-
dietro ogni singolo biglietto ci fossero almeno 2 persone vista: «Quasi nessuno si chiede quale sia la sua sorte dopo
per un totale stimato di almeno 50.000 spettatori. Migliaia l’uccisione di Turiddu. Alfio, impunito in nome di una feu-
di commenti (circa 6000 in tempo reale e 17.000 intera- dale attenuante da “delitto d’onore”, la riprenderà con sé e
zioni) da utenti di ogni parte del mondo che hanno espresso a quale prezzo di violenze psicologiche se non fisiche, lui
il loro entusiasmo per l’iniziativa. Sono stati riscontrati du- vincitore macho che ha vendicato l’onore e lei esposta al
rante i primi minuti di diretta alcuni attacchi da parte di hac- pubblico disprezzo? In un paese che ancora oggi piange un
ker che hanno rallentato le immagini ma non l’audio. Il femminicidio ogni 3 giorni, ogni scenario è purtroppo plau-
collegamento diretto tra il San Carlo e il team tecnico di Fa- sibile. Solo la brevità dell’opera salva Lola». Elena Zilio,
cebook ha risolto prontamente la problematica facendo ri- nelle vesti di Mamma Lucia, ha messo al servizio della pro-
partire la diretta che è proseguita fino al termine con alta duzione una lunga esperienza di palcoscenico.
qualità video e audio. Apprezzata dal pubblico on line che L’orchestra del Teatro San Carlo ha assecondato con doci-
in tempo reale ha fatto sentire il suo calore anche se da re- lità la direzione di Juraj Valcuha, attento e sempre più a suo
moto con commenti ancora visibili sulla pagina del Teatro», agio con la prassi esecutiva all’italiana. Accorata l’interpre-
è intervenuto un tempestivo comunicato dell’Ufficio tazione del Regina Coeli offerta dal coro, sotto la direzione
Stampa del San Carlo. di Gea Garatti Ansini, e ancora più solenne in questo clima
Plauso anche delle Istituzioni, il ministro Dario France- surreale.
La vita attuale è inquinata alle radici

60
di Mariagrazia Passamano
Pensavamo quasi di avercela fatta, di matizzando le nostre an-
essere riusciti a neutralizzare il sabo- gosce, poiché il distanzia-
tatore. La furia estiva, le discoteche mento ci ha tolto anche
aperte, il bonus vacanze, le gite al l’ultimo confetto di con-
mare ci hanno distratto. Parlavamo solazione.
del tempo sospeso al passato, ci Non è più un’emergenza
siamo concentrati sul referendum co- circoscritta nel tempo
stituzionale e sulle elezioni regionali, quella che stiamo vi-
e le mascherine si erano trasformate vendo, dato che la pande-
rapidamente in simpatici ornamenti. mia non ci lascerà nei
Per pochi mesi abbiamo quasi riassa- prossimi mesi ma rimarrà
porato la nostra vecchia e amata incollata ai nostri falli-
“normalità”, ci siamo concessi qualche abbraccio e dei ti- menti, aggredendo le nostre esistenze, ricordandoci di
Ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi

midi riavvicinamenti, e a qualcuno è addirittura capitato, quanto scarso sia stato l’intervento dei vari “teatranti”, di
quasi come una svista, di ricominciare a sperare, a sognare. coloro che non essendo capaci di governare e di ammini-
“La seconda ondata” sembrava non costituire più terreno di strare hanno preferito confondere ed incutere terrore.
disquisizione politica, “il mostro” pareva circondato, dive- Distanziati, feriti, impauriti, possiamo solo scongiurare tra-
nuto solo motivo di scontro tra chi ne denunciava ancora la gedie ancora maggiori: in questo clima di saturazione emo-
contagiosa e pericolosa esistenza e chi ne dichiarava l’in- tiva e psicologica la lava rovente dell’epidemia potrebbe
sussistenza radicale. generare continui episodi di incontenibile rabbia sociale.
E poi è arrivato l’autunno e le parole hanno dovuto cedere Sotto questo grande ombrello pandemico sembrano volersi
il passo ai numeri: quelli dei contagi, e disgraziatamente a rifugiare in molti, con il proposito di affossare errori e colpe
quelli dei decessi. decennali in nome di una vis maior assolutoria, trascurando
Questa seconda ondata come lava luttuosa sembra arrivare di considerare che, mutuando le parole da Italo Svevo, “La
ovunque, non vi è più un rifugio possibile. Ad Avellino e vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo s’è messo al
provincia nell’ultima settimana di ottobre il bilancio dei posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria […]
contagi è arrivato a 976. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente
L’Alta Irpinia che tanto aveva resistito durante i mesi scorsi, al pensarci soffoco”. Così scriveva il grande autore nelle
ora sembra travolta da questo magma feroce. pagine conclusive della sua opera più celebre, “La co-
Chi vive e conosce l’Irpinia sa bene che questa pandemia scienza di Zeno”, nel 1923, tratteggiando anticipatamente
va ad intrecciarsi ad una serie di problematiche preesistenti, con il suo pessimismo profetico la “malattia” della moder-
allo stato di abbandono in cui da tempo versa “la terra del- nità.
l’osso”. Lo spopolamento ha educato gli Irpini ad una E per quanto si cercherà di arginare i possibili effetti nefasti
forma di isolamento, e la disoccupazione li ha condannati va evidenziato che la storia è già intervenuta, mostrandoci
ad una straziante e perenne resistenza o alla fuga. quanto poco fruttuoso ed inconsistente sia il raccolto del-
È soprattutto nei centri urbani, economicamente un po’ più l’addizione sistematica, del vitello d’oro capitalistico, e di
vitali, che si può risentire maggiormente del peso del silen- quanto sia deleterio, sempre, quell’eterno prevalere del-
zio, delle chiusure anticipate, degli ospedali pieni per i nu- l’utile rispetto al giusto. (Cfr., Paolo Saggese, “Lettera a un
meri dei ricoverati. Nelle aree interne non ci sono quasi più giudice”).
neanche gli ospedali, ne restano pochi e solo alcune parti L’uomo moderno, represso dall’inconsapevolezza del pro-
degli stessi, briciole residuali di una sanità che non sana e prio stato, incapace di autocritica, non può produrre che ca-
che non cura. Siamo sempre stati i dimenticati e ora lo tastrofi. Artifici, menzogne e impotenze vanno di pari
siamo ancora di più, travolti dall’ennesima tragedia. Casti- passo. L’unica età dell’oro possibile sulla terra è quella
gati dalla storia e dalla nostra stessa recidiva incapacità di dell’uomo che accetta la sua precarietà e il condiziona-
ribellarci. Non ci sono volti ma solo voti, da sempre, in que- mento prepotente della vita. Tolleranza ed autocoscienza
sta sorta di deposito al servizio dei capricci dei politici. Non sono le vie possibili, forse ancora percorribili, verso la sal-
possiamo neanche più tenerci stretti nella disperazione, stig- vezza.
Eliminare le negatività
61
di Luigi Mainolfi
Restare in casa mi ha costretto a passare in rassegna le cose cultura politica e senza co-
lette e scritte, nel corso degli anni, sui problemi del nostro noscenza della problemati-
territorio, e le idee, proposte e concretizzate come ammi- che delle comunità doveva
nistratore. I servizi giornalistici sulle zone interne mi hanno per forza dare cattivi risul-
indotto ad analizzare l’azione svolta da partiti, sindacati, tati.
associazioni di categoria, amministratori e opinionisti. Alla Da alcuni mesi, l’espres-
naturale tendenza a capire l’esistente e le tendenze socio- sione “Aree interne” viene
economiche di ciò che mi circonda, si è aggiunta la preoc- ripetuta con una frequenza
cupazione per le conseguenze sulla nostra economia degli assillante, dai rappresen-
effetti della pandemia. Il futuro di una zona dipende, oltre tanti della classe dirigente.
che dalle condizioni del presente, da molti fattori, il più im- In aiuto, sono arrivati anche
portante dei quali è la qualità della classe dirigente che do- i Vescovi. I dirigenti delle
vrebbe avere conoscenza e volontà di agire per il bene associazione dei coltivatori e degli artigiani, che avrebbero
Giustino Fortunato

comune. Purtroppo, l’esistente è deprimente. Giustino For- dovuto contribuire a far fare un salto di qualità ai loro
tunato sosteneva che, ai suoi tempi, “il meridione era com- iscritti, con costituzione di Cooperative per farli diventare
posto da una massa di contadini, senza potere, da più competitivi, al fine di favorire la conquista dei mercati
intellettuali della piccola e media borghesia e dai grandi nazionali ed esteri, si sono limitati ad utilizzarli come
proprietari. Al gruppo sociale piccolo borghese e conserva- merce per contare elettoralmente e per essere nominati in
tore apparteneva il clero ugualmente conservatore e cor- commissioni retribuite. I sindacati che amavo, tanto da sce-
rotto”. L’organizzazione della società era statica e i valori gliere il sindacalismo per la mia Tesi universitaria, sono di-
morali erano un freno alla degenerazione. Le agenzie cul- ventati agenzie di assistenza per cose ordinarie e, per
turali come religione, scuola, famiglia e ambiente influen- sistemazioni di familiari, alleati della cattive gestioni di Enti
zavano positivamente la società. ( Alto Calore, Irpinia Ambiente, Comune capoluogo, Pro-
Oggi, se ci guardiamo intorno, vediamo solo negatività. La vincia, Regione, ecc). Non parliamo delle Associazioni dei
società è composta da pezzienti sagliuti, lavoratori costretti Commercianti. Società forestiere e Amazon, senza trovare
ad essere sfruttati, rapporti sociali che inducono giovani a ostacoli, stanno facendo “chiudere” i commercianti avelli-
cercare illusioni nel mondo della droga, diventando clienti nesi. Lo so che è difficile lottare contro giganti, ma cercare
della camorra, associazioni che utilizzano gli iscritti come di capire il che fare è obbligatorio. Il giudizio negativo può
clienti per succhiare risorse, società Non Profit, che appro- estendersi sulle organizzazioni degli imprenditori. Il luogo
fittano “senza scuorno”, una scuola creatrice di disoccupati che dimostra la somma delle negatività è costituito dalla
senza saper fare orientamento, amministratori improvvisati Camera di Commercio, che serve solo a succhiare soldi alle
teleguidati dai poteri economici, camorra più potente dello imprese. Non c’è, da decenni, un’iniziativa utile al territo-
Stato, ecc. La seconda Repubblica sta dimostrando di avere rio. Ho sempre pensato alla società come una struttura di
i difetti della prima, ma non i pregi. Una delle conseguenze vasi comunicanti: l’intelligenza o la stupidità passano da un
delle negatività è la diminuzione della popolazione irpina, vaso all’altro.
che dai 438.120 del 1991 è passata ai 413.926 (meno Non posso non fare riferimento al “terzo settore”, che, in
27.194, energie e consumatori) del 2019. Una dato elo- nome del “non profit”, tiene una massa di persone nel limbo
quente, che fa capire la desertificazione sociale, con la per- vicino alla povertà e nelle vicinanze di ambienti poco chiari.
dita di valore della proprietà, e il non utilizzo di buona parte Fortunatamente, ogni tanto leggiamo di energie giovanile,
del suo territorio e della sue risorse. che partoriscono idee intelligenti e iniziative cariche di po-
n questi giorni, stiamo toccando con mano le deficienze e tenziale sviluppo, che una buona politica dovrebbe aiutare.
l’inefficienza della Sanità pubblica. La classe dirigente Il rapporto Aspen afferma che la crisi attuale “può diventare
come si è comportata e come si composta? Da irresponsa- una vera occasione per il Mezzogiorno”. I settori del turi-
bile e populista. I populisti sono tutti quelli che, non smo, della cultura, dell’agricoltura e quello manifatturiero
avendo un progetto complessivo di sviluppo di una comu- trovano nei nostri territori condizioni favorevoli. Ma niente
nità, sbandierano problemi particolari e marginali. La ridu- è automatico. C’è bisogno di un salto di qualità della poli-
zione dei Partiti a unioni di gruppetti di potere, senza tica. Prima avverrà, meglio sarà.
La dimensione dell’Oltre
nella poesia di Alda Merini
62
di Matteo Balsamo
L’Oltre rappresenta, nella poesia della Merini, il desiderio
di evasione dal manicomio nel quale Alda è stata più volte
rinchiusa; evasione spirituale e artistica che si compie at-
traverso lo sguardo degli internati, mediante il codice valido
per tutti gli esseri umani: l’empatia. La “terra santa” è “la
terra di tutti i fratelli”, lontana dall’emarginazione e aperta
alla carità e alla solidarietà.
Alla luce delle raccolte La volpe e il sipario, Fiore di poe-
sia, Testamento, La poesia luogo del nulla, Confusione di
stelle, Clinica dell’abbandono, Folle, folle, folle di amore
per te viene proposta una lettura innovativa e suggestiva
della poetica dell’autrice lombarda, rivolgendo l’attenzione
in particolar modo al retroterra culturale della scrittrice.
Sulla base di un intimo rapporto con il critico Oreste Macrì
e di una sincera amicizia con Carlo Betocchi, il lavoro mira
a individuare possibili riecheggiamenti nella produzione
letteraria della Merini di poeti e prosatori quali Clemente per quanto riguarda la speranza di salvezza attraverso la
Rebora, Giovanni Papini, Diego Valeri, Angiolo Silvio No- “fede” (parole ricorrenti: fede, preghiera, animo, amore,
varo, Salvatore Quasimodo, Girolamo Comi, Luigi Falla- luce, fiamma, misericordia, Dio, altare).
cara, Umberto Saba, Angelo Barile, Giorgio Caproni, Relativamente ai temi, l’indagine si è focalizzata sulla coe-
afferenti all’humus del Frontespizio, rivista nata a Firenze sistenza e contrasto tra Amore e Morte, vicina all’idea di
nel 1929. L’euristica si fonda sulla lettura parallela e com- Sigmund Freud (Eros e Thanatos). Grande spazio è stato ri-
parata del saggio critico di Carlo Betocchi “Confessioni mi- servato al dibattito critico (Pasolini, Vigorelli, Maria Corti,
nori”, a cura di Sauro Albisani, e delle raccolte poetiche Di Bennardo); alla scelta dei colori (non a caso il bianco e
sopramenzionate, analizzando i possibili punti di tangenza il nero, dualismo significativo), ai suoni (allitterazioni) e
tra gli autori che hanno collaborato alla rivista letteraria fio- infine al verso libero, che muove da autori francesi quali
rentina e Alda Merini. Baudelaire e Rimbaud per approdare in Italia grazie ai
I termini chiave impiegati dalla poetessa risultano quindi grandi rivoluzionari della versificazione: Gabriele D’An-
essere, al netto delle letture e delle analisi condotte, dolore, nunzio e Giovanni Pascoli, per poi condizionare aperta-
amore, mistero e fede. Tematicamente vicina al mondo poe- mente tutto il Novecento ( tra cui Ungaretti, Montale,
tico di autori quali Giacomo Leopardi ed Eugenio Montale, Caproni, Zanzotto, Raboni, Betocchi e chiaramente Alda
vengono comparate in questa sede le intenzioni comunica- Merini).
tive della Merini con manifesti letterari quali “L’infinito” La poesia della Merini può dunque, guardando anche alle
di Leopardi, “Spesso il male di vivere ho incontrato” e “In immagini poetiche di Girolamo Comi (Spirito d’armonia)
limine” da Ossi di seppia di Eugenio Montale. La “siepe” e Luigi Fallacara (Primavera che deve venire), essere de-
e la “maglia rotta nella rete” rappresentano la via di fuga, scritta metaforicamente come una rosa: il fiore, simbolo
così come il contatto umano e la comunicazione tra i de- della rinascita e della bellezza, presenta tuttavia le spine,
genti. simbolo del dolore, ed emana un profumo gradevole che
Riguardo al lessico, inoltre, è stata evidenziata la plausibile può essere annusato da tutti coloro che vi si accostano. Una
mutuazione, da parte della poetessa, del vocabolario di due carezza o uno sguardo ad un compagno di manicomio pos-
grandi poeti del Novecento: Dino Campana e Clemente Re- sono sollevare l’animo e proiettarlo nell’Infinito, culla di
bora. Sulla scorta di due liriche nella fattispecie, “La Chi- emozioni pure e potentissime, come ci insegna il poeta di
mera” contenuta in Canti Orfici e “Ca’ delle sorgenti” Recanati, valicando immaginariamente la siepe.
contenuta invece in Canti dell’infermità, è stata rilevata la
prossimità con Campana per quanto concerne il misticismo, Ringrazio il Chiar.mo Prof. Carlo Santoli per essere stato
l’orfismo e il “mistero” (parole ricorrenti: dolore, sangue, eccellente guida, umana e professionale, in un periodo non
labbra, stelle, notturno, ombra); la prossimità con Rebora facile.
63

Matteo Balsamo, che con i suoi 23 anni, è il più giovane


collaboratore di Nuovo Meridionalismo, si è laureato in
Lettere moderne presso l’Università di Salerno il 26 no-
vembre scorso, con il massimo dei voti: 110 e lode, di-
scutendo una tesi in letteratura moderna e contem-
poranea, relatore il ch.mo prof. Carlo Santoli.
Matteo ha discusso una interessantissima tesi sulla poe-
tessa Alda Merini, il cui contenuto è condensato innanzi.
È per noi motivo di soddisfazione avere tra i redattori
di Nuovo Meridionalismo giovani brillanti come Amato
Michele Iuliano, già da qualche anno, ed ora Matteo
Balsamo, che hanno già dimostrato la loro eccellente
cultura, laureandosi entrambi col massimo dei voti.
Matteo accoppia alla preparazione e alla passione lette-
raria anche doti ed interessi artistici notevoli, essendo
chitarrista e brillante cantautore, iscritto alla S.I.A.E.
La redazione tutta di Nuovo Meridionalismo esprime vi-
vissime congratulazioni al caro collega ed amico Matteo,
ai suoi genitori, entrambi valenti medici, dott. Andrea nostro Direttore ed assiduo lettore.
Balsamo e dott.ssa Antonella Tornatore, ed al nonno di Augura a Matteo ulteriori brillanti traguardi negli studi
Matteo, il mitico cav. Luigi Tornatore, vecchio amico del e nella vita.

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 Il Direttore,
   
     
 

la
  Redazione e i Collaboratori di
    
  

    
    Nuovo   Meridionalismo
     
 

augurano
 

a tutti

 
 gli affezionati lettori


 

Buone
 
 
feste

 


e un sereno 2021
        
Insieme per l’Irpinia e il Mezzogiorno
Una buona ragione per sottoscrivere l’abbonamento
Un dipinto, un auspicio
La copertina

Jacobello da Messina, Mandonna con il Bambino


1480, Accademia Carrara, Bergamo
64
di Riccardo Sica
Nel dicembre 1480 (vedi cartiglio in basso a destra) Jaco- Troneggiano al centro del dipinto, oltre un parapetto, la Ver-
bello da Messina, figlio dell’insuperabile Antonello (definito gine e il Bambino Gesù. Gli occhi di entrambi penetrano di-
“non umano”, perché provvisto di sovrumane doti artisti- ritti in quelli dello spettatore. Maria, stringendo Gesù sé con
che), porta a termine, firma e data questa splendida Ma- delicatezza ed intenso affetto insieme, appare in tutta l’ele-
donna con il Bambino (tempera e olio su tavola, 64,2 x 44,8 ganza imponente di una giovane dama del Quattrocento:
cm.) iniziata dal padre, ed ora all’Accademia Carrara di Ber- lunghi capelli castani, ordinati con fila a centro, sono stretti
gamo. E’ la prima ed unica volta che Jacobello firma e data sulla fronte da un nastrino con perline, mentre un morbido
un’opera. velo trasparente ricopre a le ciocche che ricadono inanellan-
Quella data e quella firma suggellano, in una dimensione dosi sulle spalle. Indossa una veste sontuosa, impreziosita
ideale, l’avvenuta trasposizione del padre nel figlio, alla da fini ricami e perle. Ed è avvolta tutta in un mantello di
stessa stregua con cui, a Natale, Dio s’incarna in Gesù. Ja- azzurro colore. Per contrasto, il piccolo Gesù indossa una
cobello ha fatto sua, assimilandola dal padre, la precisione tunica arancione aperta sul petto mentre dal collo pende un
scientifica di riga (vedi rette ortogonali parallele che s’in- ciondolo, che è un pezzetto di corallo rosso simbolo di pas-
tersecano sullo sfondo dietro le due figure protagoniste) e sione. Con la mano destra Egli disegna l’atto di benedizione
compasso (vedi la perfetta sfericità del volto del Bambino e con la sinistra stringe qualche ciliegia raccolta dalla coppa
ed il perfetto ovale del viso della Vergine) con cui viene ri- di vetro trasparente. Appoggiato al parapetto, siede su un
cercata la verità percepita attraverso le cose reali. Ed ha fatto cuscino di velluto rosso. Sullo sfondo, oltre l’accogliente
sua soprattutto la sensibilità religiosa con cui ricercare un loggiato, si apre ampio e disteso, sereno, un paesaggio na-
più stretto rapporto tra Dio e l'uomo ed incoraggiare l’iden- turale, che, pur nel suo verismo, sa far risaltare ancora di più
tificazione con la divinità e compartecipare le sofferenze, la i già evidenti significati simbolici. Il colore rosso brillante
Passione di Cristo e i dolori di Maria. Di qui l'aspetto "pri- del cuscino e del corallo è simbolo di protezione contro il
vato", personale, della religione e della spiritualità che spin- male. Il rosso delle ciliegie che la Madonna offre a Gesù è
sero Antonello (padre) e Jacobello (figlio) a una ricerca il simbolo della passione di Cristo; e la forma a cuore signi-
figurativa la più realistica possibile ed attenta ai dettagli fica l’amore di Gesù verso l’umanità e il suo sacrificio. La
anche minimi e precisi della vita quotidiana: non a caso dolcezza delle ciliegie si espande in un più ampio contesto
“particolari” apparentemente secondari o pleonastici, pur simbolico: “rimanda al frutto dell’albero del Paradiso terre-
decorativi (un ciondolo, un anello, un ricamo, una ciliegia a stre. Adamo se ne cibò e l’umanità fu condannata al dolore.
forma di cuoricino, un colore etc.) acquistano significati di Con la nascita di Cristo e il suo sacrificio un altro frutto
profondità pregnante, persino simbolici, superando la "tec- viene offerto per la salvezza dell’umanità”. Nel dipinto vibra
nica senza pari" dei migliori fiamminghi e come nella filo- tutta la potenza dell’arte di Antonello da Messina trasmessa
sofia nominalistica, che sostiene che la sostanza del reale ci a Jacobello: la lucida imponenza scultorea delle figure, la
perviene dalla percezione della fisicità degli oggetti. scientifica costruzione tridimensionale dei volti, lo scorcio
Sicché ancora ritrovi in questa splendida Madonna col Bam- prospettico della mano che regge la tazza di vetro e infine
bino di Jacobello l’essenza che qualifica l’arte di Antonello la meticolosità descrittiva del paesaggio degno della mi-
da Messina: ancora si discute se il suo autore sia quello che gliore tradizione fiamminga. Il disegno è preciso e tagliente
si firma in calce (Jacobello) o lo stesso Antonello da Mes- come un bisturi che incide. L’aria è tersa e pulita, cristallina,
sina o entrambi. Ancora ritrovi l'assolutezza formale, lo nella chiarezza della luce. Questa infonde pace e serenità
sguardo penetrante e la mano destra sospesa in uno scatto all’animo, nella percezione della certezza e della trasparenza
prospettico che diremmo d’infinitezza astratta, che fecero della verità rivelata. Ed assume sicuramente il ruolo di pro-
dell’Annunciata di Palermo di Antonello (1478) un tra- tagonista. Un auspicio di speranza, dunque, nella certezza
guardo irraggiungibile di divinità pittorica. (“no umani pec- della salvezza, potrebbe significare oggi questa luminosa
toris” recita il cartello sotto il dipinto). Madonna col Bambino di Jacobello.
Il valore principale della Madonna col Bambino di Jacobello Ne ha bisogno l’uomo soprattutto in questo momento par-
è, pertanto, proprio quello di riflettere integralmente i ca- ticolare di pandemia da Coronavirus che ci avvolge tutti nel
ratteri propri, qualificanti, dell’Annunciata e di puntualiz- velo pesante dell’angoscia, del dolore e della malinconia
zare che essi rappresentano il più prestigioso risultato della e ci induce ad un bisogno esasperante, assoluto di pre-
pittura rinascimentale. ghiera e di raccoglimento spirituale.

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