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HIRAM

Rivista del Grande Oriente d’Italia


n. 3/2010
EDITORIALE
Nell’approssimarsi del Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia
3
Gustavo Raffi e Antonio Panaino

Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah 11


Giuseppe Abramo

A proposito dell’origine dello zero 35


Stefano Buscherini

Relativismo e legge di natura: il mondo moderno fra Pascal e Cartesio 43


Adriano Di Silverio

La migliore Massoneria è quella dell’Amore, spiegata dalla Sapienza 51


Vincenzo Tartaglia

L’arco reale delle Repubbliche 59


Giancarlo Elia Valori

La mistificazione di Lèo Taxil 73


Nicoletta Casano

Outsider Art e disagio psichico 87


Sergio Perini

• SEGNALAZIONI EDITORIALI 95
• RECENSIONI 103
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HIRAM 3/2010
Direttore: Gustavo Raffi
Direttore Scientifico: Antonio Panaino
Condirettori: Antonio Panaino, Vinicio Serino
Vicedirettore: Francesco Licchiello
Direttore Responsabile: Giovanni Lani
Comitato Direttivo: Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bonvecchio,
Gianfranco De Santis

Comitato Scientifico
Presidente: Enzio Volli (Univ. Trieste)
Giuseppe Abramo (Saggista); Corrado Balacco Gabrieli (Univ. Roma “La Sapienza”); Pietro Battaglini (Univ. Napoli); Pietro F. Bayeli (Univ.
Siena); Eugenio Boccardo (Univ. Pop. Torino); Eugenio Bonvicini (Saggista); Enrico Bruschini (Accademia Romana); Giuseppe Cacopardi
(Saggista); Giovanni Carli Ballola (Univ. Lecce); Orazio Catarsini (Univ. Messina); Paolo Chiozzi (Univ. Firenze); Augusto Comba (Saggista);
Franco Cuomo (Giornalista); Massimo Curini (Univ. Perugia); Eugenio D’Amico (LUISS Roma); Domenico Devoti (Univ. Torino); Ernesto
D’Ippolito (Giurista); Santi Fedele (Univ. Messina); Bernardino Fioravanti (Bibliotecario G.O.I.); Paolo Gastaldi (Univ. Pavia); Santo
Giammanco (Univ. Palermo); Vittorio Gnocchini (Archivio G.O.I.); Giovanni Greco (Univ. Bologna); Giovanni Guanti (Conservatorio Musicale
Alessandria); Felice Israel (Univ. Genova); Panaiotis Kantzas (Psicoanalista); Giuseppe Lombardo (Univ. Messina); Paolo Lucarelli (Saggista);
Pietro Mander (Univ. Napoli “L’Orientale”); Alessandro Meluzzi (Univ. Siena); Claudio Modiano (Univ. Firenze); Giovanni Morandi
(Giornalista); Massimo Morigi (Univ. Bologna); Gianfranco Morrone (Univ. Bologna); Moreno Neri (Saggista); Maurizio Nicosia (Accademia
Belle Arti Urbino); Marco Novarino (Univ. Torino); Mario Olivieri (Univ. per Stranieri Perugia); Massimo Papi (Univ. Firenze); Carlo Paredi
(Saggista); † Bent Parodi (Giornalista); Claudio Pietroletti (Medico dello Sport); Italo Piva (Univ. Siena); Gianni Puglisi (IULM); Mauro
Reginato (Univ. Torino); Giancarlo Rinaldi (Univ. Napoli “L’Orientale”); Carmelo Romeo (Univ. Messina); Claudio Saporetti (Univ. Pisa);
Alfredo Scanzani (Giornalista); Michele Schiavone (Univ. Genova); Giancarlo Seri (Saggista); Nicola Sgrò (Musicologo); Giuseppe Spinetti
(Psichiatra); Gianni Tibaldi (Univ. Padova f.r.); Vittorio Vanni (Saggista)

Collabo ratori esterni


Luisella Battaglia (Univ. Genova); Dino Cofrancesco (Univ. Genova); Giuseppe Cogneti (Univ. Siena); Domenico A. Conci (Univ. Siena);
Fulvio Conti (Univ. Firenze); Carlo Cresti (Univ. Firenze); Michele C. Del Re (Univ. Camerino); Rosario Esposito (Saggista); Giorgio Galli (Univ.
Milano); Umberto Gori (Univ. Firenze); Giorgio Israel (Giornalista); Ida L. Vigni (Saggista); Michele Marsonet (Univ. Genova); Aldo A. Mola
(Univ. Milano); Sergio Moravia (Univ. Firenze); Paolo A. Rossi (Univ. Genova); Marina Maymone Siniscalchi (Univ. Roma “La Sapienza”);
Enrica Tedeschi (Univ. Roma “La Sapienza”)

Corrispondenti Esteri
John Hamil (Inghilterra); August C.’T. Hart (Olanda); Claudio Ionescu (Romania); Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca); Rudolph Pohl
(Austria); Orazio Shaub (Svizzera); Wilem Van Der Heen (Olanda); Tamas’s Vida (Ungheria); Friedrich von Botticher (Germania)
Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Bartolini, Giovanni Cecconi, † Guido D’Andrea, Gonario Guaitini
Comitato dei Garanti: Giuseppe Capruzzi, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Tenti
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HIRAM viene diffusa su Internet nel sito del G.O.I.:


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EDITORIALE

Nell’approssimarsi del
Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia
di Gustavo Raffi
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
(Palazzo Giustiniani)
e
di Antonio Panaino
Università di Bologna
Direttore scientifico di Hiram

In the year 2011 Italy will mark the 150th anniversary of its re-unification. Presently,
a very hostile propaganda tries to attack the historical meaning of this event in the
framework of a generalized criticism regarding the supposed overwhelming secret
role of Freemasonry played behind the main processes endorsed by the
contemporaneous élites, which determined the final succes of the Italian unification
during the Risorgimento. Some of these arguments seem to reproduce many of the
absurdities written by Léo Taxil about the Masonic program in Italy. The final target
of these accusations is unclear, but in any case such a propaganda endangers the very
authority of the fundamental institutions of the society and of the State, which can
be also seriously discredited by it. The Grand Orient of Italy, thus, emphasizes its
public role as supporter of the State and the Constitution and offers its ethical and
moral authority in support of a deeper knowledge of the positive conquests gained in
the Risorgimento and the following democratic improvements, which made of this
country one of the first founders of the European Community.

Carissimi Fratelli, svolto positivo, giacché costringono una


gentili lettrici e lettori, nazione e soprattutto i suoi cittadini a fare

T
ra pochi mesi entreremo nel 2011 i conti non soltanto con l’evento focale, ma
e, quindi, nel cuore di uno degli soprattutto con il senso che esso assume
anniversari che ciclicamente il dinanzi alla storia presente. In altri ter-
calendario storico del nostro paese im- mini, diremo che la storia passata non è af-
pone. Gli anniversari, al di là dell’aspetto fatto monolitica, anche se a differenza di
meramente celebrativo, spesso puramente quella futura, essa risulta già avvenuta, in
formale e di facciata, hanno però un ri- quanto ogni epoca rilegge e ripensa a
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EDITORIALE

quanto già accaduto a seconda dello scena- stati del nostro continente che si conten-
rio che la realtà contingente impone. Ov- dono il monopolio di tale eredità. Di fatto,
vero, se il futuro non è ancora anche l’antico diviene mo-
scritto, il passato può riscriversi derno o contemporaneo,
in molti modi. In diversi casi, perché la lettura del passato
tale ovvietà è dettata da conti- si presta ad un utilizzo per
nue e crescenti conoscenze, fini altri.
come di norma accade per le Tale problema è ben pre-
età più remote, che grazie alle sente nella metodologia
nuove scoperte archeologiche, storiografica più sorvegliata
epigrafiche, linguistiche et ce- e severa, che rifiuta di suo-
tera, ci appaiono in modo diffe- nare il piffero per qualsiasi
rente, perché mutato è il rivoluzione, nella coscienza
novero e la ricchezza delle che le strumentalizzazioni
fonti, ma anche perché più ade- della storia sono, pur-
guata risulta la metodologia con troppo, uno degli strumenti
cui tali scenari passati possono essere nuo- ideologico-politici più efficaci. Infatti, la
vamente vagliati con maggior senso critico. gente normale, il grande pubblico dei
A volte le nuove scoperte sconvolgono media, non legge le fonti, non vaglia i dati,
letteralmente i nostri schemi e ci costrin- non entra criticamente nel merito degli ar-
gono a raffinare le nostre opinioni, in qual- gomenti con una conoscenza diretta degli
che caso anche ad abbandonare teoremi strumenti primari e secondari su cui le ar-
divenuti obsoleti o non più fondati su dati gomentazioni possono essere acquisite, ma
ineccepibili. Ma questo è il mestiere dello si lascia affascinare da schemi semplici, da
storico ed anche il suo compito civile. In- slogan e affermazioni ad effetto, un po’
fatti, sempre incombente è il rischio di con- come accade nella pubblicità, che per suo
fondere, anche in relazione alle vicende scopo deve convincere senza provare ef-
apparentemente più innocenti, la rifles- fettivamente quanto propone di acqui-
sione critica e, almeno tendenzialmente stare. Per questa ragione, di rado un
imparziale, con l’ideologismo o con impo- “mattone” storiografico, con testi e docu-
stazioni aprioristiche, ossia fondate su tesi menti in tre o quattro lingue, tecnicismi
a priori, già scritte in precedenza a dispetto professionali o quant’altro proprio del ba-
delle fonti e dei dati. Ciò può avvenire sia gaglio degli storici professionisti, può as-
per il passato vicino sia per quello remoto. surgere a best seller, ed è una norma non
Basti pensare, per epoche lontane, a quanta scritta ma pur sempre vera che un libro
difficoltà comporti oggi trattare del pro- semplice, chiaro, ma talora banale e im-
blema storico dell’identità etno-linguistica preciso spesso scacci dal mercato un altro
e storico-politica dell’antica Macedonia, ben fatto. Non che l’alta divulgazione non
alla luce delle spinose controversie tra due sia possibile, ma quando i problemi sono
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Nell’approssimarsi del Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia, G. Raffi e A. Panaino

veramente difficili, la strada più corretta è tro, direttamente coinvolgono la stessa


quella, almeno per sommi capi, di spiegarli, identità massonica nella storia del nostro
il che comporta comunque una certa di- paese.
sponibilità ed un relativo impegno per il Negli ultimi mesi più voci si sono levate
lettore, l’altra è invece quella per proporre un facile teo-
che il mercato predilige e che rema: l’Unità d’Italia e con
attraverso semplificazioni essa il Risorgimento sarebbe
crescenti arriva sino a bana- stata un’operazione non di
lizzare la complessità dei fatti. popolo, ma elitaria, di fatto
È abbastanza facile esal- un’azione di conquista espan-
tare la valenza simbolica ed sionistica messa in atto con
identitaria dei tartan scozzesi, straordinario successo da
millantandone l’antichità Casa Savoia con il sostanziale
quasi ancestrale; più com- aiuto di una rete, altrettanto
plesso, anche se veritiero, di- elitista, ma per di più radical-
mostrare che i bellissimi mente anticlericale, costruita
tessuti clanici degli Scozzesi da una setta occulta ricondu-
sono solo un’invenzione, tutto cibile alla Massoneria. L’azione
sommato, abbastanza moderna. Ma se l’in- internazionale di supporto svolta in questo
venzione della tradizione è un processo, processo da alcuni stati europei, peraltro
molto pericoloso, da tempo ben eviden- spesso rivali tra loro, servirebbe, contro
ziato, e che in alcuni casi come quello sopra ogni evidenza logica, a suffragare l’esi-
rammentato almeno non comporta geno- stenza di un torbido piano elaborato dalla
cidi o pulizie etniche, diverso appare il caso piovra massonica mondiale. Paradossal-
di altre invenzioni, come quella della supe- mente, il teorema creato ad arte da Léo
riorità ariana, i cui esiti finali furono messi Taxil, che faceva del novello re d’Italia il
in atto da criminali mostruosi, ma la cui prescelto candidato della Massoneria per
fattura richiese menti educate, colte e raf- usurpare il sacro soglio di Pietro viene con
finate. Eppure è facile credere a quanto si una certa rudezza e, senza alcun senso del
narra, soprattutto se sono autorità ricono- ridicolo, riproposto. Non è nostra inten-
sciute a propagare ideologismi e schemi fa- zione contrapporre a tali sciocchezze una
cilmente assimilabili, su cui intere disamina delle molteplici componenti po-
generazioni vengono a formarsi. litiche, identitarie, religiose e filosofiche
Questa lunga premessa, se si vuole, di che ispirarono il nostro Risorgimento, dato
metodo al tema delle prossime celebrazioni che nei prossimi numeri di Hiram, questi
del centocinquantesimo anniversario aspetti saranno toccati da specialisti di tale
dell’Unità Nazionale ci è parsa necessaria, periodo, ma la riduzione dei moti che por-
perché troppi sono i problemi che questa tarono alla creazione di uno stato unitario
“ricorrenza” si trascina con sé e che, peral- ad una sorta di Risiko massonico-sabaudo
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EDITORIALE

è del tutto fantastico, così come ridicola ap- anche il Risorgimento, in realtà non sem-
pare l’asserzione secondo la quale il mondo pre illuminista, se mai romantico, e talora
della Cristianità sarebbe ri- poco rivoluzionario, al-
masto estraneo a questo meno a parere di una
processo e che le masse parte più severa della
popolari ne siano state critica storica, sarebbe
altrettanto escluse. stato, per una certa vol-
Siamo così passati da gare pubblicistica, il
una fase, che ha distinto parto solitario della
la seconda metà del ‘900, Massoneria. Tale asser-
in cui almeno una certa zione è stata demolita
diffusa storiografia mar- sia in un caso sia nell’al-
xista guardava in modo tro. I Massoni, in Fran-
critico al Risorgimento, cia, si sono schierati tanto
evidenziandone il successo borghese e la con i Rivoluzionari quanto con il Re, men-
sconfitta del quarto stato (che si trova sin- tre, nel nostro Risorgimento, una rete mas-
tetizzata nel titolo dei volumi di Renzo del sonica italiana, coesa ed efficiente, non
Carria, intitolati appunto Proletari senza ri- poteva affatto esistere, dato il fraziona-
voluzione. Storia delle classi subalterne italiane mento territoriale del paese, e l’impossibi-
dal 1860 al 1950, 2 voll., Milano, Edizioni lità di creare un’obbedienza unitaria, anche
Oriente, 1970, I ed. 1966), ad una storiogra- se un certo humus lasciato dalla precedente
fia che esalta il passato pre-unitario, il po- tradizione napoleonica e libero-muratoria
tere temporale della Chiesa, all’insegna di poté giocare sì una sua parte, senza per
una riscoperta di valori illiberali, già messi questo generare una regìa, tenuto conto
in campo nella pubblicistica volta a demo- che anche in questo caso i Massoni avevano
lire sia il secolo dei Lumi sia la Rivoluzione idee molto diverse e contrastanti e si divi-
Francese. Non che non fosse necessaria una devano tra repubblicani e mazziniani, so-
serena disamina di eccessi, limiti ed errori, cialisti utopisti o ferventi monarchici,
ma da lì ad esaltare l’Ancien Régime ne nonché tra fautori di uno stato centrali-
passa. Nessuno intende celebrare la ghi- stico oppure di una federazione, esatta-
gliottina ed il Terrore con i suoi processi mente come accadeva tra molti cattolici
sommari, ed è più che lecito sollevare una (oppure non c’erano cattolici nel Piemonte
riflessione puntuale, capace di prendere Sabaudo?), liberali ed anche conservatori
anche contropelo la storia, intorno a tante (che però sostenevano il processo unita-
vicende commendevoli (sebbene non giu- rio). Se colpe, o forse meglio meriti, deve
dicabili moralisticamente e fuori contesto), assumere la Libera Muratoria in Italia, vi è
ma l’esaltazione acritica del “prima” a certamente l’aver contribuito al processo
quale fine mira? Come nel caso della Rivo- unitario attraverso migliaia di singoli, tra i
luzione Francese e dell’Illuminismo, così quali però si trovano le più alte figure del
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nostro Risorgimento, Garibaldi in testa, le l’Unità d’Italia in realtà non risponde alla
quali operavano non secondo una direttiva necessità di un paese maturo che vuole se-
libero-muratoria eteroguidata da parte di riamente interrogarsi su cosa non abbia
una mai esistita cupola inter- funzionato; per esempio, sul per-
nazionale, ma per libera ché dopo 150 anni ci sia ancora
scelta, secondo lo spirito dei una questione meridionale (o
tempi ed il loro sentire. D’al- comunque la si voglia chiamare),
tro canto, altri Massoni, ad mentre la Germania, uscita de-
esempio austriaci o filo-au- vastata in termini economici ma
striaci agivano secondo fini ancor più etico-morali, dalla Se-
opposti, come era logico conda Guerra Mondiale, abbia di
aspettarsi. Certo è che i Li- fatto affrontato in modo strut-
beri Muratori italiani, sparsi turale una riunificazione costo-
tra Obbedienze diverse o in sissima, e non solo per il suo
logge territoriali, hanno dato bilancio. Oppure sul perché in
un contributo fondamentale, molte parti di quest’Italia tanto
anche se – ribadiamolo – non esclusivo, e bella e, a volte perduta (ma da non disper-
non possiamo che essere fieri di ciò. Le po- dere), i cittadini non siano stati educati a
lemiche attuali sono, quindi, una manife- sentirsi tali, ma vivano secondo un “fai da
stazione di livore antistorico, indegna di un te” basato sul favoritismo, sull’accettazione
paese moderno. A nessuno, infatti, ver- dell’abuso, della prevaricazione, dell’ille-
rebbe in mente di accusare, in patria, la cito, del predominio, dell’illegalità.
Gran Loggia d’Inghilterra per aver di fatto Farsi delle domande, essere critici è ne-
sostenuto la causa dell’Impero Britannico. cessario, ma per andare dove? Per spaccare
Sarebbe considerato semplicemente un il paese in tanti piccoli regni, che oggi non
traditore. In questo senso, anche le altre sarebbero più governati dagli Asburgo-Lo-
Obbedienze estere che talora non com- rena o dai Borbone e dal Papa, ma da caste
prendono per quale motivo il Grande tali da far rimpiangere una nobiltà, che al-
Oriente d’Italia sia impegnato in battaglie meno allora (oggi possiamo dubitarne)
civili e di difesa propositiva della memoria aveva il coraggio di rischiare la vita sul
storica, devono considerare il fatto che campo di battaglia, come fecero i rampolli
questa nostra penisola è ancora immatura della migliore aristocrazia italiana inqua-
e che, in alcune sue componenti, non sem- drati nel Savoia Cavalleria per fermare i Te-
bra aver affatto digerito né la modernità né deschi dopo la rotta di Caporetto? I più
addirittura la stessa unità nazionale, nel provocatori potrebbero anche domandarsi
masochistico compiacimento di tornare ad perché nelle nostre feste più importanti,
essere una mera appendice geografica. capita, talora proprio durante le parate mi-
L’impianto con cui il Risorgimento litari, di sentir suonare la Marcia di Ra-
viene messo sul banco d’accusa e con esso detzky, pezzo bellissimo, ma per noi pur
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sempre la marcia della sconfitta, visto che “Romani” e “Greci”, unito a quello più ac-
Johan Baptist Strauß la compose per cele- cecato (ma con una buona mira) contro
brare la vittoria di Cu- tutti gli altri diversi, per lin-
stoza? Verrebbe mai in gua, colore della pelle e pro-
mente ai Francesi di suo- venienza. La riflessione
nare Preussen Gloria, per- critica ha un senso ed uno
ché la musica è bella? Si scopo costruttivo, la distru-
tratta, quest’ultimo in zione ha altri fini. In questo
particolare di un para- scenario, il ruolo storico
dosso estremo, che in- della Massoneria, che in Ita-
dica come si sia, da lia per le ben note sue vi-
tempo invero, persa la cende è quella del Grande
bussola, o peggio che essa Oriente d’Italia, diviene an-
si sia smagnetizzata indicando il nord cora una volta fondamentale. Attraverso
ovunque capiti. Meglio sapere di non sa- un antimassonismo becero si cerca di de-
pere, che credere alle favole. molire l’Unità dell’Italia e noi siamo diret-
Non è compito della Massoneria affron- tamente chiamati in causa per tutelare non
tare temi politici, e quindi tutti gli argo- solo la Libera Muratoria, ma la stessa unità
menti relativi all’opportunità o meno di un nazionale. In questo senso quanto sta ac-
federalismo amministrativo nel nostro cadendo riguarda in modo stringente la no-
paese esulano dal nostro compito e su di stra istituzione, che deve a nostro avviso
essi il Grande Oriente d’Italia non potrà farsi carico di un’importante funzione di
avere una posizione sua. Detto e ribadito carattere educativo e informativo, senza ti-
ciò, i continui attacchi all’Unità d’Italia, al mori o nascondimenti.
Tricolore, all’Inno nazionale, ai padri della Il Grande Oriente d’Italia si propone
Patria, per arrivare sino alla nazionale di come un’istituzione, ovvero come un cir-
calcio (che non ha giocato bene, è vero, ma cuito autorevole, il cui scopo è quello di
le invettive di natura ideologica e non spor- agire, a dispetto di coloro che vorrebbero
tiva erano partite ben prima del fischio vederci operare come una cosca segreta su
d’inizio) sono una musica che risuona da cui gettare alla bisogna ogni colpa (basti
troppo tempo e che si unisce alla stessa Ra- pensare alla famigerata P3, su cui la stampa
detzkymarsch. Più si suona allo sfascio ed al- si è baloccata svolgendo una funzione de-
l’insegna della confusione, meglio sarà, così magogica e non realmente informativa,
temiamo pensano i diversi soloni dell’anti- visto che tale consorteria non aveva nulla a
risorgimento, che però hanno altri fini. In- che spartire con qualsivoglia réseau libero-
fatti, una volta demolito senza appello il muratorio) in modo da fungere da ben ri-
Risorgimento e l’Unità Nazionale, cosa re- conoscibile agenzia etica, volta a
sterebbe? L’odio intra-nazionale, “polen- consolidare i valori costituzionali ed i prin-
toni” contro “terroni”, “Celti” contro cipi fondanti della nostra società civile e
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Nell’approssimarsi del Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia, G. Raffi e A. Panaino

democratica. Sparare ad alzo zero sul- zionale e la difesa dello Stato e della Costi-
l’Unità d’Italia, insinuare continuamente il tuzione. Siccome restiamo diversi e non ab-
dubbio, a partire dalla ma- biamo una linea ma solo
nualistica scolastica, che dei princìpi da seguire,
tutto sommato sarebbe discutiamo di tutto ciò,
stato meglio se questa ovviamente fuori dal
unità non si fosse mai tempio e dalle sedute ri-
fatta, che le legislazioni tuali, con la libertà ed il
pre-unitarie e le diverse senso critico che ci è
costituzioni fossero mi- proprio ma, come istitu-
gliori, e via di seguito, non zione italiana, nella sua
è solo follia, ma sembra ri- autorevolezza, ci strin-
spondere ad un disegno di giamo al Presidente della
eversione, che delegittimando lo Stato alla Repubblica, unica figura dinanzi alla quale
radice, in un paese dove le Istituzioni è il tricolore a piegarsi in segno d’omaggio.
hanno già diversi problemi, mira a rinfor- Altro che potere occulto!
zare altri poteri, veramente forti, ed a ne- Nei prossimi mesi e soprattutto nel
gare tutte le conquiste conseguite dal prossimo anno daremo vita ad una serie ar-
libero pensiero, dalla moderna laicità (che ticolata di eventi che avranno lo scopo di
non significa negazione delle religioni) e aiutare a capire meglio, senza strilli o in-
dalle società aperte, libere e democratiche. vettive, il nostro passato e le sue implica-
Non si tratta allora di celebrare sempli- zioni sul futuro prossimo, in una palestra
cemente gli eroi del passato, le battaglie, i civile ed etico-morale all’insegna del dia-
grandi passaggi legislativi e costituzionali, logo e della riflessione. A spaccare quanto
ma di vagliarne la complessità, in modo da costruito con molta sofferenza e non pochi
saldare un paese in una nuova unità, che errori ci vuole poco, a progettare un futuro
sappia guardare all’Europa e che sappia più giusto e solidale costerà molta più fa-
stare al suo interno con sempre maggior tica. Il nostro scopo è quindi chiaro.
adeguatezza e capacità, non frantumata Chi sperava che la Libera Muratoria in-
nuovamente tra persone che non sanno più gaggiasse una battaglia scomposta all’inse-
perché stiano insieme. I Massoni hanno gna dell’anticlericalismo o dell’esaltazione
idee diverse, ma nel Grande Oriente d’Ita- troverà una comunione di spiriti liberi, che
lia, anche se molti lo ignorano, i nuovi so- guardano al futuro senza dimenticarsi del
dali, al momento della loro iniziazione, passato, non per suonare le trombe della
promettono solennemente di rispettare la celebrazione fine a se stessa, ma per co-
Carta Costituzionale e di adempiere con struire, alla luce del sole una più salda
onore alle loro funzioni nella vita civile. unità europea all’insegna della chiarezza e
Quindi sebbene diversi, tutti noi non pos- dell’unità nazionale.
siamo negoziare il principio dell’unità na- Rivendicare il contributo massonico
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EDITORIALE

dato alla costruzione del nostro paese, roghi e mostri, un bellum omnium contra
prima durante e dopo il Risorgimento, non omnes, figlio della barbarie, che ci allonta-
significa per noi assumerne la paternità, nerà dall’Europa e dal mondo civile, a cui
come alcuni intendono pro- noi invece apparteniamo.
porre in modo cialtrone- Noi vogliamo festeg-
sco, anche perché si giare insieme con le altre
farebbe torto alle tante componenti dialoganti
componenti che versarono della nostra società il
il loro sangue per un sì processo unitario, non
alto fine, ma semplice- per esaltare il nazionali-
mente farsi carico, per la smo e un patriottismo
parte che ci compete, di bellicista e retorico che
una responsabilità storica ha portato troppi lutti al
e di una testimonianza ci- paese, ma per ripercor-
vile, fatta di martiri e di figure straordina- rere tutti i passaggi nodali della nostra de-
rie, che caddero non certamente per mocrazia, le grandi conquiste civili,
favorire consorterie occulte, nuove dise- dall’obbligo scolastico al suffragio univer-
guaglianze o il ritorno a rinnovate teocra- sale, dalle libertà costituzionali all’ingresso
zie confessionali di qualsivoglia matrice. nella comune casa europea, in cui deside-
Se per questi meriti dobbiamo sentirci riamo restare a testa alta. Un’Italia, la no-
in colpa, ebbene, allora ci presenteremo al stra, che è anche quella delle sue
tribunale della storia, certamente non tradizionali minoranze linguistiche, fran-
senza peccato, curiosi però di vedere quali cesi, tedesche, slovene e croate, albanesi e
meriti potranno elencare i fabbricatori di grecaniche o addirittura catalane. Se un
discordia, i difensori del particolarismo e Bafometto si aggira per l’Italia, non lo si
dell’egoismo. Vedremo finalmente se cerchi nelle logge, perché lì non avrebbe
siamo veramente colpevoli per aver fatto platea adatta. Altri gli rendono omaggio.
condividere a tutti gli Italiani ed al mondo Facciamo solo in modo che la sua voce non
la lezione di Giordano Bruno oppure se sia sia la sola e che non trovi più ascolto di
bene che si debba abbandonare il nostro quanto meriti. Le più importanti istituzioni
paese alle fiamme di tutti i ben pensanti del nostro paese lo chiedono. Noi stessi,
che lo arsero vivo ed ai loro epigoni che an- come Istituzione, dobbiamo essere pronti
cora si beano di tale crimine. Perché ab- a svolgere il nostro compito civile e non
battuta l’unità nazionale all’insegna possiamo esimerci dall’essere l’autorità
dell’esaltazione del prima, vediamo solo etico-morale che il momento richiede.
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah


di Giuseppe Abramo
Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia
(Palazzo Giustiniani)

The Sefer Yezirath, most probably, is one of the ancient if not the most ancient
Cabalistic texts we have today. Nevertheless, we must note and underline that its
content amazes us with its modernity, and the nearly scientific tenor of the exposition
of the subjects. More than any other text, it shows the universality of the Cabalistic
wisdom, and is capable of proposing an important message, also to the conscience of
those who follow other spiritual traditions. The “Book of Education”, after all, offers
the quintessence of the system of correspondences attested in the Cabala, a system
which allows us to arrange and unify the different pieces of that wide and complex
mosaic representing human and natural reality. The book, as we know it, claims to be
a monologue of patriarch Abraham, where, through the contemplation of all that
surrounds him, he comes up to the conclusion of the unity of God. Presenting such a
dense compendium of cosmogony and cosmology, the Author tries to match his ideas
with the Talmudic disciplines, in particular those concerning the doctrine of Creation
and Merkavà. The Sefer Yezirath, in fact, presents itself as a compendium of forms of
correspondences, aiming to disclose the parallelism of the space-temporal phenomena
in the human and physic nature, thus revealing their roots in a world of pure “divine”
conscience. So, the Sefer Yetzirah simplifies the unorganized complexity of reality,
“rearranging” it in an harmonic and symmetric simple system.
Sefer Yetzirah is the first text that introduces the idea of sefirà, that is one of the
most known, but also one of the most important concepts of Cabala.
The first great Cabalists saw the sefiroth as the stages of the process of emanation,
through which God brought the manifestation of the different plans of existence, from
the more subtle and superior to the rough and material ones.
The fundamental framework of the universe as a whole is based on 32 basic unities,
the famous “Thirty-two paths of Wisdom”. They are the fundamental elements
through which reality is formed, in its physic and spiritual expressions.
Finally, the act of creation is presented as a consequence of God’s speech – over the void
and the shapeless –, which becomes the reality of the cosmic order by means of a
series of “creative” words.
The ideology of language, that is the acceptance of the word as a medium of creation,
can become a sufficient reason to study this very ancient text, particularly for those
who, with the instructive and irreplaceable guide of a rituality, are engaged in a
search for the “lost words”, to which a constituting value in the knowledge of sacrum
can be attributed.
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L’epoca e l’Autore tori di tanti insegnamenti, devo dire che, se

S
ull’origine e la patria spirituale del ci immettiamo in questo campo di ricerca,
Sefer Yetzirah sono purtroppo non sarà facile
state espresse le uscirne, perché - nono-
più diverse opinioni senza stante l’abbondante e au-
che sia stato possibile torevole letteratura in
giungere a conclusioni de- proposito - non è sem-
finitive. plice decidere se l’Autore
Infatti, quanto alla da- del Sefer Yetzirah ha cer-
tazione essa oscilla dal II cato di mettere d’ac-
all’VIII secolo, e quanto cordo la dottrina
alla paternità la si attri- gnostica degli eoni, con
buisce perfino al patriarca quella della scuola pita-
Abramo. Tuttavia, nono- gorica o neoplatonica,
stante le incertezze sulla anche perché tutte le in-
sua età, tenuto conto che terpretazioni sono possi-
il Talmud ne fa menzione, bili e una parentela, sia
possiamo, quanto meno, pure non proprio strut-
collocarlo intorno a 1800 turale, è rintracciabile in
anni fa. correnti speculative paral-
I quesiti che questo libro ha sollevato lele o in armonia con l’esoterismo ebraico.
possono essere riassunti, con Alfonso M. Di
Nola (1985: 48) nei seguenti termini: Tuttavia vale la pena di precisare che le
basi pre-storiche della Cabalà, poggiano su
Del resto molto discusso è il problema quelle discipline mistiche-occulte a cui si
delle influenze presenti nel libro. Lo si può riferisce lo stesso Talmud quando parla dei
ritenere frutto del sincretismo gnostico e ri- Sitrè Torah, i “Misteri della Legge”, i quali
sultato di molteplici infiltrazioni culturali assumono il doppio aspetto di Mà’aseh
d’ambito ellenistico-ermetico ovvero lo si Merkavah – “Opera del Carro o del Trono”
deve considerare tipica espressione di una - e Mà’aseh Bereshith – “Opera della Crea-
tradizione ebraica gelosamente preservata
zione”.
da ogni contaminazione estranea, almeno
nei suoi schemi ideologici essenziali, anche
se l’ideologia, nell’atto di essere consegnata La prima - il cui più noto esponente è
allo scritto, ha subito l’adattamento a talune considerato Rabbi ben Zakkai - è una disci-
forme terminologiche e concettuali proprie plina diretta a esperienze estatiche e di pe-
della gnosi? netrazione del numinoso, e si rifà al
racconto della visione descritta nel primo
Pur apprezzando molto l’impostazione capitolo di Ezechiele; la seconda - il cui più
del Di Nola, verso il quale ci sentiamo debi- noto esponente è considerato Rabbi Aqivà
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- invece è una cosmologia mistica, che si nella quale vengono fondamentalmente ri-
rifà all’opera della creazione descritta nel confermati i principi dell’esistenza di un Dio
primo capitolo del Genesi. creatore, della sua assoluta unità e della di-
L’Opera della Creazione, retta derivazione del cosmo
dallo stesso Dio, che lo ha for-
trasformatasi nel corso del
mato per un atto di volontaria
tempo in una via operativa creazione ex nihilo.
al pari dell’Opera del Carro,
corrisponde a quell’inclina- Inoltre, premesso che il
zione razionale e specula- Sefer Yetzirah è quasi certa-
tiva diretta alla ricerca mente uno dei più antichi se
dell’archè, del principio tem- non il più antico testo caba-
porale ed essenziale del listico di cui siamo oggi in
cosmo. possesso, è il caso di notare
Ma’aseh Berescith sorge e sottolineare come il conte-
dunque come esegesi del nuto stupisce per la moder-
primo capitolo del Genesi, nità e il gusto quasi
ma molto presto si tra- scientifico con cui gli argo-
sforma in una dottrina in- menti sono esposti.
terpretativa dei testi sacri e Più di qualunque altro testo, esso mo-
nella ricerca di tutti i Sitrè Torah (i “Misteri stra l’universalità della sapienza cabalistica
della Legge”). che, da una parte stimola a percorrere vie
di ricerca che rifiutano l’idolatria, intesa qui
L’Autore del Sefer Yetzirah ha chiara- come l’accontentarsi di frammenti di verità
mente cercato di mettere d’accordo le di- e di assolutizzarli nell’illusione che essi
scipline talmudiche relative alla dottrina siano il tutto o che siano più importanti di
della Creazione e della Merkavah anche se altri frammenti, e dall’altra ha la capacità
il libro si colloca nell’ambito dell’indagine di porsi come messaggio rilevante anche
cosmogonica e cosmologica piuttosto che alla coscienza di coloro che seguono altre
della via estatica che, sostenuta da pratiche tradizioni spirituali.
ascetiche ed evidentemente psichiche, Il “Libro della Formazione” offre, in de-
consentiva l’unione con la sfera del divino. finitiva, la quintessenza del sistema di cor-
Inoltre prendiamo ancora da A. Di Nola rispondenze della Cabalà che ci permette
(1985: 62) la seguente idea-guida del- di riordinare e di unificare i vari pezzi di
l’opera: quel mosaico vasto e complesso che è la re-
altà umana e naturale.
Una valutazione generale del Sefer Yetzi-
Il progresso scientifico e tecnologico,
rah, prima che ci si disperda nei particolari
descrittivi dei molteplici suoi temi, ci fa ri-
pur con tutti i suoi vantaggi importanti ed
conoscere in esso una trascrizione ermetica irrinunciabili, ha spesso esasperato la com-
della cosmogonia monoteistica mosaica, plessità separativa del modo con cui perce-
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piamo noi stessi e il mondo, rispondendo e compendio di cosmogonia e cosmologia,


soddisfacendo molti dei nostri bisogni, ma nel quale l’Autore cerca di mettere d’ac-
lasciando anche enormi cordo le sue idee con le disci-
spazi vuoti all’interno pline talmudiche relative
delle coscienze di co- alla dottrina della Crea-
loro che nella sa- zione e della Merkavà.
pienza tradizionale
non vedono elementi Prima Parte
o momenti anacroni-
stici, ma piuttosto il Nella sua prima propo-
mezzo per riportarsi sizione, il libro stabilisce
alla consapevolezza di un rapporto con la specu-
un’energia unifica- lazione ebraica sulla Sag-
trice ed organizzativa gezza divina la Chokhmà, o
presente in ogni luogo Sophia “Con trentadue mi-
e tempo.1 steriosi sentieri di Sag-
gezza Dio (e qui seguono
Il contenuto attributi vari) ha scolpito
Il Sefer Yetzirah è ed ha creato il suo
un concentrato di for- mondo”.2
mule di corrispondenze Queste trentadue vie - elementi e mate-
volto a svelare il parallelismo dei fenomeni riali per la costruzione del cosmo, forze
spazio-temporali nella natura fisica e fondamentali che emanano dalla Chokhmà
umana mostrandone le loro radici nei e nelle quali essa prende aspetto - sono, per
mondi della pura coscienza “divina”. In così dire, i due piani della creazione; infatti,
questo modo il Sefer Yetzirah semplifica la il primo è costituito dalla decade di logoi se-
complessità disorganizzata della realtà minali (come li chiama Di Nola), cioè dalle
“riordinandola” in un insieme armonico sefiroth, che in realtà corrispondono alle
semplice e simmetrico. prime dieci cose create desumibili dal Ge-
Il libro, come noi lo conosciamo, è un nesi, ed il secondo piano è quello che ri-
monologo del patriarca Abramo, in cui, per sulta dalle ventidue lettere che nello
mezzo della contemplazione di tutto ciò spazio, ormai costituito, producono vari or-
che lo circonda, egli arriva alla convinzione dini di realtà naturali.
dell’unità di Dio. Nelle o per le trentadue vie la creazione
Come si è accennato il libro è un denso ha ricevuto l’impronta divina ed il cosmo

1 Scholem, 1973: 32-42.; Di Nola, 1985: 47-81; Mistica Ebraica, 1955.


2 Le citazioni del testo sono tratte dal Sefer Yetzirah a cura di Gadiel Toaff, 1988.
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esiste in virtù delle dieci parole pronun- me-ruah), “il soffio del soffio”, cioè l’ele-
ciate da Dio sul caos e dei ventidue segni a mento primordiale dell’aria, dalle quale Dio
mezzo dei quali Dio ha ha creato le 22 lettere fon-
“scritto” e “detto” il damentali.
mondo. 3) Dall’aria primor-
Le prime dieci ma- diale nasce l’acqua
nifestazioni creatrici (maym me-ruah), dalla
sono designate - come quale Dio ha creato il
si è detto - con la pa- caos cosmico (Tohu e
rola sefiroth, plurale di Bohu, fango e liquido in-
sefirà che nel Talmud è sieme).
usata con il valore di 4) Dall’acqua primor-
calcolo, numerazione. diale nasce infine il
Dall’etimologia della fuoco (Esh mi-maym),
parola si è pervenuti dal quale Dio ha creato il
ad un’interpretazione Trono della Gloria e gli
della stessa nel senso ordini degli angeli (pro-
che questi primi dieci prio in questo passo del
simboli del Sefer Yetzi- Sefer Yetzirah vi è la con-
rah costituirebbero la nessione fra i due sistemi
serie fondamentale della numerazione: la mistici del Trono e del Bereshith, nel senso
decina. D’altra parte con l’introduzione di che l’Autore dopo aver spiegato la crea-
un nuovo termine (sefirà) per i dieci nu- zione fisica, passa all’origine dei mondi su-
meri primordiali al posto dell’abituale “mi- periori, in cui si realizza l’estasi).
spar”, l’Autore sembra indicare che non si 5-10) Le ultime sei sefiroth sono definite
tratta semplicemente di numeri ordinari, in tutt’altro modo: esse rappresentano le
ma di numeri in quanto principi dell’uni- sei direzioni dello spazio, senza che venga
verso o gradi della creazione. detto se esse sono emanate da elementi
Ciascuna sefirà è disposta in una deter- primordiali anteriori, anzi chiaramente le
minata categoria della creazione: dimensioni spaziali derivano, ciascuna in-
dipendentemente, dal nome di Dio, (Yod
1) La prima è lo spirito del Dio vivente He Vav He), da cui tolto la He finale ab-
(ruah Elohim chaijm), che, nel Berescith biamo la radice creatrice dell’altezza (Yod
aleggia sulle acque e si fa parola di crea- He Vav), della profondità (Yod Vav He), del-
zione. Come tale è eterna e increata (“il l’oriente (He Yod Vav), dell’occidente (He
loro principio non ha principio e la loro Vav He), del meridione (Vav Yod He) e del
fine non ha fine”). settentrione (Vav He Yod ).
2) Da ruah viene fuori, per così dire, per Per l’insieme delle sefiroth è enunciato
condensazione, “l’aria dello spirito” (ruah che il loro inizio e la loro fine sono legate
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l’uno all’altra e che questa decade primor- diventano parole manifestatrici del pen-
diale forma dunque un’unità, il che è in siero. Per simboleggiare poi la potenza crea-
perfetta sintonia con il ca- trice nella materia, nulla di meglio che gli
rattere monoteistico e organi genitali.
creazionistico della co-
smogenesi ebraica. Il rapporto unitario fra
Al riguardo vale la dio e realtà cosmiche è
pena di citare l’analo- anche espresso nella quali-
gia, riportata nel testo, ficazione belimah che segue
dell’unità divina con sempre la parola sefiroth.
l’unità organica e fun- Le sefiroth, dunque, sono
zionale delle dieci dita belimah (da belì “senza” e ma
della mano e “il patto “cosa”) per significare che
dell’Unico collocato al esse sono - come dice il Ca-
centro: e come le parole stelli – “i primi e soli ele-
della lingua, così la cir- menti di tutto il creato, dai
concisione della pelle”. quali poi tutto si forma e si
Per David Castelli3 svolge senza altra so-
questo sarebbe il primo stanza”. Quindi il termine
cenno del concetto poi può essere letto sia come
ampiamente svolto dalla Cabalà di compa- “prime nel tempo, senza pre-
rare il corpo umano da un lato con Dio e cedenti, prime come elementi creati” ov-
dall’altro con il mondo, anche se con il Sefer vero “infinite”; ma può anche significare
Yetzirah: “senza precedenti materiali di origine”,
proprio come in Giobbe (26,7), ove si dice
non siamo ancora giunti a una rappre- che Dio tiene sospesa la terra sopra belimah,
sentazione così piena dell’umano nel divino cioè sopra nessuna cosa.
e di questo in quello; non siamo giunti an- Non è da escludere anche l’interpreta-
cora a fare un Dio-Uomo né un Uomo-Dio. zione dello Scholem, secondo il quale il
L’idea per altro che la lingua e il membro vi- contenuto del testo suggerisce piuttosto il
rile rappresentano l’unità in mezzo alla de- senso di “chiuso”, di “chiuso in sé”.
cina, come Dio è uno fra le dieci Sefiroth, si
può, secondo me, spiegare come un simbolo
Il Sefer Yetzirah è il primo testo che in-
della doppia potenza creatrice, dell’ideale e
del materiale.
troduce il concetto di “sefirà” che è uno dei
Per simboleggiare nell’uomo questa po- più noti, ma anche uno dei più importanti
tenza creatrice nulla di meglio che la lingua, della Cabalà.
per mezzo della quale si esprimono le idee e I primi grandi cabalisti videro le sefi-

3 Castelli, 1880: 25.


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roth come le fasi del processo d’emana- Seconda parte


zione con cui Dio ha manifestato i vari
piani dell’esistenza, dai Esaurita la prima
più sottili e superiori fase della cosmoge-
a quelli grossolani e nesi con la triade ele-
materiali. mentare e lo spazio
A questa visione si tridimensionale, la
è in seguito aggiunta storia della crea-
quella che vede nelle zione, nella seconda
“sefiroth” le “po- fase è fondata sulle
tenze” dell’anima, lettere dell’alfabeto,
cioè gli strumenti ba- espressione della po-
silari che l’anima tenza creatrice e
umana possiede per mezzo attraverso il
rapportarsi con la re- quale Dio “dice” e
altà circostante, con “scrive” il mondo.
se stessa e con il Crea- Con la combina-
tore. Le sefiroth sono zione delle 22 lettere,
quindi “stati di consa- infatti, tutto il reale
pevolezza” presenti si costituisce nei tre
in ciascuno di noi e sve- livelli del cosmo: il
lata la loro potenza nascosta esse diven- mondo, il tempo, il corpo umano (mundus,
tano vere e proprie luci dell’anima. annus, homo).
Pertanto il vero scopo dell’ascesi spirituale, Le 22 lettere, in prima istanza, sono di-
secondo la Cabalà, è il ritrovamento in cia- vise secondo i cinque organi della fona-
scuno di noi dell’Albero della Vita costi- zione (gola, labbra, palato, denti e lingua),
tuito dalle dieci sefiroth, la prima delle ma poi nel seguito della trattazione l’Au-
quali (Keter - Corona) appartiene al piano tore dimentica quest’antica divisione dei
trascendente, la seconda e la terza (Ho- grammatici e ne adotta un’altra.
khmà - Sapienza e Binà - Intelligenza) al Le 22 lettere si dividono in tre gruppi: il
piano cognitivo, la quarta (Chesed - primo comprende le tre madri (alef, mem e
Amore), la quinta (Ghevurà - Forza), la shin - rispettivamente iniziale della parole
sesta (Tiferet - Bellezza), la settima (Netzah aver “aria”, maim “acqua” e finale della pa-
- Eternità), l’ottava (Hod - Splendore), la rola esh “fuoco”). Ad esse, chiaramente,
nona (Yesod - Fondamento), appartengono corrispondono a loro volta i tre elementi
al piano emotivo ed infine la decima (Mal- Aria, Acqua e Fuoco, da cui deriva tutto il
khut - Regno) al piano pratico. resto, ma anche le tre stagioni, come pure
le tre parti del corpo (testa, petto e ad-
dome).
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Il secondo gruppo è formato dalle 7 Le ventidue lettere, pur essendo in nu-


doppie: mero ristretto, consentono per “combina-
beth (b ‫) ב‬, ghimel (g ‫)ג‬, zione” e “trasposizione” un
daleth (d ‫ )ד‬, kaf (k ‫)כ‬, pe numero infinito di pa-
(p ‫) פ‬, resh (r ‫) ר‬, tau (t ‫;) ת‬ role. “Così come le 22
ad esse corrispondono lettere forniscono 231
i sette pianeti, i sette cieli, tipi combinando l’alef
i sette giorni della setti- con tutte le lettere e
mana, le sette porte del- tutte le lettere con beth,
l’anima, cioè le sette e così via” e così l’intera
aperture della testa. Ma creazione e l’intero lin-
nello stesso tempo esse guaggio scaturiscono da
rappresentano anche gli un’unica combinazione
archetipi delle sette op- di lettere.
posizioni fondamentali Così ad esempio con
della vita umana: vita e lettere diversamente
morte; pace e guerra; sa- combinate si possono
pienza e follia; ricchezza esprimere i pensieri più
e povertà; bellezza e brut- opposti (oneg “piacere”,
tezza; seminatura e deva- negà “piaga”)
stazione; dominio e Va infine ricordato
asservimento. A loro corrispondono ancora che per mezzo delle permutazioni appare
le sei direzioni e, al centro, il Tempio che le chiara l’infinita varietà di cui è capace l’al-
sostiene. fabeto ebraico, il che dimostra l’infinita va-
[Per una strana coincidenza il valore rietà del creato: “Due lettere formano due
numerico delle sette doppie è uguale a case, tre lettere costituiscono sei case,
sette: infatti 2 + 3 + 4 + 20 +80 + 200 +400 = quattro ne costituiscono ventiquattro...,
709; 7 + 0 + 9= 16; 1 + 6 = 7] . ecc.” (Per accertare quante volte un certo
Il terzo gruppo è formato dalle dodici numero di lettere può essere trasposto, il
consonanti semplici: prodotto del numero precedente deve es-
hey (h ‫)ה‬, vav (w ‫)ו‬, zayin (z ‫) ן‬, cheth sere moltiplicato nel modo seguente: Let-
(ch ‫ )ח‬ṭeth (ṭ ‫)ט‬, jod (y ‫)י‬, lamed (l ‫) ל‬, nun tere 2 x 1 = 2; 3 x 2 = 6; 4 x 6 = 24; 5 x 24 =
120; 6 x 120 = 720; 7 x 720 = 5040).
(n ‫) נ‬, samekh, (s ‫)ם‬, ʿayin (ʿ ‫)ע‬, sadè (ṣ ‫)צ‬,
quf (q ‫ )ק‬che corrispondono alle principali Le ventidue lettere dell’Alfabeto ebraico
attività dell’uomo, i cosiddetti dodici sono dunque chiamate dal Sefer Yetzirah le
“sensi”, alle immagini dello Zodiaco, ai do- “pietre” (evanim) che il Grande Architetto
dici mesi e ai dodici principali organi (o ha usato per costruire la “casa” che è la
guide) del corpo umano. creazione. Ogni lettera, lungi dall’essere
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una semplice convenzione umana sul come questi aspetti. Quindi non è superfluo fa-
rappresentare un elemento fonetico, è in miliarizzarsi con le lettere dell’Alfabeto
realtà uno degli agenti es- ebraico e con le loro ca-
senziali del processo crea- ratteristiche. Le loro
tivo. Nel pronunciare ogni proprietà gradatamente
lettera il “fiato” divino ha verranno alla luce, in-
dato origine ad una por- tanto, secondo la visione
zione della realtà. Tramite cabalista, il guardarle ha
la combinazione e la per- già un effetto positivo
muta delle varie lettere, la sulla coscienza, che ne
sapienza divina ha dato esi- viene stimolata a livello
stenza alla molteplicità sopra-conscio.
delle forme viventi ed ina- Le ventidue lettere,
nimate. come già abbiamo ac-
Quando Adamo “chiamò cennato, sono le radici
i nomi” di ogni essere pre- da cui derivano i se-
sente nel giardino dell’Eden guenti settori generali
(Genesi 3), in realtà egli della creazione:
stava riconoscendo e leg-
gendo la formula o permuta- Nella dimensione chia-
zione presente alla radice di ciascuno di mata “mondo” OLAM: i tre elementi attivi
essi. Ciò gli era possibile grazie alla “vista” (fuoco, aria, acqua), i sette corpi visibili del
spirituale di cui era ancora dotato. sistema solare, i dodici segni zodiacali.
In definitiva, ricapitolando, ogni lettera
dell’Alfabeto è un archetipo che possiede Nella dimensione chiamata “anno”
una triplice forza: SHANA’: le tre stagioni dell’anno (calda,
la sua forma o aspetto grafico; il suo fredda, temperata), i sette giorni della set-
suono o il significato del suo nome; il suo timana, i dodici mesi soli-lunari del calen-
valore numerico. dario ebraico (Nisan, Yaar, Sivan, Tamuz,
Queste tre forze agiscono sulla triade Av, Ellul, Tishirei, Heshvan, Chislev, Tevet,
più importante dell’apparato conoscitivo Shvat, Adar).
umano: vista, udito, intelletto.
Nella dimensione chiamata “anima”
Il testo del Sefer Yetzirah è estremamente (unione della realtà fisica, psichica e spiri-
conciso e concentra in poche parole tantis- tuale dell’essere umano) NEFESH: le tre di-
sime informazioni. Esso fa quasi pensare al- visioni principali del corpo (testa, torace,
l’indice di un libro più che al libro stesso. ventre), le sette aperture del viso, i dodici
Pertanto un suo studio “effettivo” non organi del corpo (due mani, due piedi, due
può non approfondire accuratamente tutti reni, stomaco superiore, stomaco inferiore,
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milza, fegato, intestino tenue, bile) e i do- le prime sia le seconde sono tutte presenti
dici “sensi” (vista, udito, odorato, favella, e sono rappresentate tutte insieme nell’Al-
gusto, coito, azione, mo- bero della Vita.
vimento, ira, riso, me- Inoltre nello stesso
ditazione, sonno). libro, come abbiamo
visto, si parla anche di
come le 22 lettere siano
Il numero 32 divise a loro volta in tre
L’intelaiatura prin- gruppi: tre madri, sette
cipale dell’insieme ap- doppie e dodici semplici.
pena descritto appare In tutto quindi ab-
dunque costituita da 32 biamo quattro gruppi: le
unità fondamentali, i sefiroth, le tre lettere
famosi “Trentadue sen- madri, le sette doppie e
tieri della Sapienza”. le dodici semplici.
Essi sono gli elementi Osservando la strut-
essenziali di cui è com- tura dell’Albero della
posta la realtà, sia nelle Vita è estremamente in-
sue espressioni fisiche teressante notare che a
sia in quelle spirituali. parte le 10 sefiroth soli-
L’entità numerica 32 tamente raffigurate gra-
non è casuale, ma possiede ficamente con un piccolo
diverse precise origini bibliche. cerchio, i 22 canali sono raffigurati con tre
gruppi di linee ed esattamente tre orizzon-
La storia della creazione così com’è de- tali (che sono le tre lettere madri), sette
scritta nel primo capitolo del Bereshit (Ge- verticali (le sette lettere doppie), e 12 obli-
nesi), contiene esattamente 32 volte il que (le dodici lettere semplici).
nome “Elohim” il primo dei vari nomi con Ciò premesso, nel testo biblico ritro-
cui Dio è chiamato nella Torà. La Cabalà viamo in queste 32 apparizioni del nome di
spiega che il nome “Elohim” descrive la po- Dio una analoga suddivisione in quattro.
tenza divina preposta alla creazione e al Dieci volte c’è la frase “vaiomer Elo-
mantenimento delle leggi naturali su cui him”, “e Dio disse”, e queste sono le sefi-
poggia la realtà. roth. In realtà quando contiamo le
È interessante notare che, nel “Libro espressioni “Dio disse” ci accorgiamo che
della Formazione”, come abbiamo innanzi sono nove, la prima, o il primo “e Dio disse”
accennato, questi 32 sentieri, queste 32 è sottintesa, corrisponde infatti alla sefirà
volte con cui il nome Elohim, il nome della della Corona che si distingue dalle altre ed
creazione, agisce e si rivela, sono divise in è quella bocca, che emette la prima parola
due gruppi: dieci sefiroth e 22 lettere e sia “bereshit”. Kheter è assolutamente inco-
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo

noscibile, quindi non si rivela, rimane na- combinazione tra verticale ed orizzontale,
scosta. diversa di volta in volta.
Poi c’è scritto tre volte Il numero 32 spesso rappre-
“vaias Elohim”, “e Dio fece”, senta anche la Torà nella sua
e questi sono i tre canali interezza, dato che le lettere
orizzontali, in quanto l’atto con cui essa incomincia è la
del fare è legato ad un con- Beth, il cui valore numerico
cetto di orizzontalità. è 2, e quella con cui essa fi-
Dei tre verbi che indi- nisce è la Lamed, il cui va-
cano l’atto creativo, lore numerico è 30. La
“creare” è fare un qualcosa somma della prima e dell’ul-
dal niente, “formare” è dare tima lettera della Torà di-
una forma a ciò che è stato venta così il simbolo di tutto
creato, ma è privo di qual- il suo contenuto.
siasi forma ed infine per Quanto alla lettera
“fare” occorre avere una so- lamed, è il caso di ricordare
stanza che ha già una forma, che questa lettera indica
quindi significa combinare l’ascesi da un livello all’altro.
insieme sostanze, elementi e Per capire questo discorso
cose che hanno già forma. Si opera per- possiamo esemplificativamente riferirci ai
tanto su un piano di “materia”. gradi di un segno zodiacale che sono 30
Questa è una conquista nel piano crea- come il valore della lamed e come i giorni
tivo perché Dio vuole creare il mondo, di un mese. Ogni mese c’è un passaggio, c’è
vuole dargli una consistenza tutta sua, la un rinnovamento; secondo la lingua
dimora nel basso che Dio ricerca, un luogo ebraica la parola kodesh (“mese”) è uguale
oltre il quale non c’è niente di più basso che a kadash (“nuovo”), cioè rinnovamento. La
è appunto la materia. Ecco l’importanza del lamed è chiamata anche “la torre che vola
fare, ecco perché è collegato con le tre let- per aria”, è cioè una specie di razzo spa-
tere madri che sono le lettere più impor- ziale che porta la consapevolezza da un li-
tanti. vello a quello successivo.
Poi ci sono sette espressioni “Vaiar Elo- Quindi la Torah, che dobbiamo inten-
him” e “Dio vide” e questi sono i sette ca- dere come un certo tipo di conoscenza, in-
nali verticali. comincia da due e poi ci accompagna fino a
Infine abbiamo 12 espressioni assortite: un certo livello e ci dà la spinta per andare
lo “spirito di Dio aleggiava”, “e Dio creò oltre e per superare ogni comprensione
Adamo”, “Dio li benedisse”, “Dio li pose” precedente. Ecco perché nella liturgia
insomma una serie di verbi assortiti e que- ebraica si legge in continuazione. Ogni
sti sono i canali diagonali che rappresen- anno, nella Sinagoga, si finisce e si rico-
tano appunto un’azione complessa, una mincia.
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Ogni volta dovrebbe portare su un altro zirah suggerisce che lo studio dei “Trenta-
piano, senza mai togliere l’uomo dal due. due Sentieri della Sapienza” è la via per
spiegare la misteriosa va-
Trentadue è il valore rietà del mondo, e per ri-
numerico della parola conoscere in esso il filo
“lev”, “cuore” (Lamed + unificante della Sapienza
Beth). Oltre ad affermare superiore.
che la Torà è il cuore Inoltre rispetto alla li-
stesso della creazione ciò mitatezza del pensiero
suggerisce che i “Trenta- scientifico e alla sua inca-
due Sentieri” sono il pacità di uscire dal
“cuore” della realtà, cioè campo del “sensibile” del
la sua parte più intima, “corporale”, il “Libro
l’essenza del nucleo cen- della Formazione” offre
trale, nella quale è conte- una chiave di corrispon-
nuta la chiave per denze che permette ben
comprendere tutto il più della descrizione del
resto. Ciò giustifica la pre- piano fisico della crea-
tesa del “Libro della For- zione, chiamato nel testo
mazione” di voler ridurre “Olam” (“mondo”). In-
l’indiscutibile complessità fatti esso ci porta a realiz-
della realtà sensibile ad appena trentadue zare come il mondo fisico non è altro che
elementi fondamentali. Questa “riduzione” l’ultima espressione di un sistema ben più
dunque è valida solo a proposito del ricco ed articolato, che include i fenomeni
“cuore”, dell’entità centrale del creato e la- del tempo e della storia - chiamati col ter-
scia intatta l’infinita varietà delle manife- mine “Shana’” (“anno”) - come pure i fe-
stazioni delle forme di vita e di nomeni psichici, emotivi, intellettuali e
intelligenza. spirituali dell’essere umano - chiamati con
D’altra parte, la metodologia di esem- il termine “Nefesh” (“anima”). Infine il
plificare la realtà oggettiva in un numero il testo li ricollega con le loro radici più ele-
più ridotto possibile di elementi-primi è vate, all’interno dello stesso pensiero di
basilare nella stessa osservazione scienti- Dio, le Dieci Sefiroth, e le Ventidue lettere
fica. Così, ad esempio, nella chimica tutta dell’Alfabeto ebraico, il linguaggio essen-
la varietà della materia viene ridotta ad ap- ziale con cui si esprime la mente divina.
pena un centinaio di elementi, attraverso
la cui combinazione e permutazione si ar- Un altro modo di capire le qualità “ma-
riva poi alla complessità delle strutture tematiche” del numero trentadue è quello
molecolari e cellulari. Anticipando di due- di considerarlo come la quinta potenza del
mila anni questa metodologia, il Sefer Yet- numero 2.
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo

La base 2 rappresenta la polarità fonda- formula secondo la quale bisogna saper


mentale su cui si basa tutta l’esistenza ri- leggere la dualità fondamentale dell’esi-
velata, che è “seconda” a stenza in termini di paralle-
quella segreta che rimane lismo, di corrispondenza
in uno stato di unità con e di simmetria, “poten-
Dio. “Due” rappresenta ziando” tale lettura me-
anche la simmetria su cui diante la sua estensione a
si appoggia la creazione, tutti i cinque gradi del-
assunto condiviso ormai l’essere.
anche dalla scienza (basti
pensare al rapporto mate- Difficoltà interpretative
ria - antimateria descritto Il testo del quale ab-
dalla fisica quantistica). biamo cercato di schema-
Qohèleth, nel versetto tizzare il contenuto non
(7,14) “questo parallelo a sempre è chiaro, il lin-
quello fece Dio” (ze leumat guaggio talvolta è strin-
ze assà ha Elmi) aveva an- gato, talvolta invece
ticipato la scoperta della pleonastico e inoltre
fondamentale dualità sim- certe espressioni facili-
metrica di tutti i fenomeni tano l’ambiguità e l’in-
fisici e psichici. Non a caso la certezza interpretativa.
Torà incomincia proprio con la Beth che Pertanto la letteratura, abbastanza im-
vale 2. portante in materia, ha trovato modo di
L’esponente a cui va elevato il 2 per ot- sbizzarrirsi sulle non poche difficoltà di pe-
tenere 32 è 5, che si riferisce alle 5 dimen- netrazione di più di un punto.
sioni che esistono nella creazione secondo Così ad esempio:
il “Libro della Formazione”. Il testo come
abbiamo già accennato contiene la se- 1 - La sovrapposizione delle due teorie
guente ripartizione: mondo - anno - anima. (sefiroth e lettere) ha spinto parecchi stu-
Questi tre livelli espressi in termini mo- diosi ad attribuire all’Autore l’idea di una
derni sono: spazio - tempo - coscienza. specie di doppia creazione: vi sarebbe dun-
Com’è noto in fisica, lo spazio possiede que una creazione ideale per mezzo delle
tre dimensioni e il tempo una. La “quinta” sefiroth che si potrebbero immaginare
dimensione, quella che la scienza non ha come astrazioni e una creazione reale dal
ancora scoperto e forse non scoprirà mai, è collegamento con gli elementi della lingua.
quella della consapevolezza dell’essere vi- Infatti nel primo capitolo la triade ele-
vente, cioè di colui che si trova al centro mentare appare prodotta dalla seconda,
delle altre quattro coordinate. terza e quarta sefirah, nel terzo capitolo,
In conclusione dunque 2 elevato a 5 è la invece, le tre lettere madri producono,
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come abbiamo visto, la triade elementare, Come si può osservare la corrispon-


in contraddizione con quanto l’Autore denza dei giorni con i pianeti non si ac-
aveva detto prima. corda con la visione
La contraddizione tradizionale che attribui-
può essere spiegata solo sce il primo giorno (do-
se si interpreta la prima menica) al Sole, il
fase di creazione nel secondo (lunedì) alla
senso che in essa gli ele- Luna, il terzo (martedì) a
menti vengono in esi- Marte, il quarto (merco-
stenza, ma come masse ledì) a Mercurio; il quinto
indistinte. Quando su (giovedì) a Giove, il sesto
queste scende il germe (venerdì) a Venere ed in-
vivificante di Dio in fine il settimo (sabato) a
forma dei tre fonemi Saturno.
(alef, mem, shin) la na- L’Autore del Sefer Yet-
tura indistinta si fa di- zirah ha invece tenuto
stinzione: il Fuoco conto solo della distanza
diventa volta celeste dei pianeti dalla terra e
nello spazio, stagione partendo da Saturno, il
estiva nel tempo, e testa più lontano, ha proce-
nell’organismo umano; duto all’attribuzione ai
l’Acqua si fa terra nello spazio, stagione in- pianeti stessi dei vari giorni della setti-
vernale nel tempo e ventre nell’organismo mana.
umano; l’Aria diventa vento nell’universo, È strana questa attribuzione perché è
stagione temperata nel tempo e busto nel- dell’ambiente caldeo (e quindi supponiamo
l’organismo umano. difficilmente ignota all’Autore) la conce-
zione che si sviluppò - forse già nella prima
2 - Un altro punto (cap. IV) sul quale vo- metà del I millennio a.C. - che metteva in
gliamo fare qualche osservazione è quello rapporto i sette giorni della settimana con
in cui, nell’utilizzare, per l’opera creativa, l’ordine delle sfere tolemaiche, vale a dire
le sette lettere doppie, come abbiamo in- con quello delle varie distanze dalla terra
nanzi accennato, partendo dalla lettera dei pianeti allora conosciuti (Saturno,
beth, fu creato, fra l’altro, Saturno nel Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio,
mondo e il giorno del sabato nel tempo; Luna).
con la lettera ghimel Giove e la domenica; Ad ogni pianeta l’astrologia attribuiva
con la daleth Marte e il lunedì; con la kaf il la presidenza sopra una determinata ora;
Sole e il martedì; con la pe Venere ed il poiché il numero delle ore del giorno, 24
mercoledì, con la resh Mercurio ed il gio- (dodici diurne e dodici notturne), diviso
vedì, con la tav la Luna ed il venerdì. per il numero dei pianeti, 7, dà un resto di
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo

tre, la prima ora del giorno successivo a (l’Anno) e l’Uomo, la prima di queste serie
quello di Saturno era quella del Sole, la (alef - spazio - universo) avrebbe come
quarta dopo la ripetizione punto di fondamento, stabile
dei cicli di sette. Fu questo ed immutabile, il Dragone,
il ragionamento in base al così come la seconda (mem
quale si costituì l’ordine - tempo - anno) lo zodiaco e
dei giorni della settimana. la terza (shin - uomo) il
cuore.
3 - Il più incerto dei Ma questa tesi, come fa
punti che presentano costatare lo stesso Autore,
qualche complessità in- pur essendo la più proba-
terpretativa, è sicura- bile non è assolutamente
mente quello del VI certa, in quanto il “Dra-
capitolo relativo al “dra- gone” potrebbe corrispon-
gone”. dere allo zodiaco (le dodici
Il primo problema è lettere semplici), e la sfera
addirittura relativo alla ai sette pianeti (le sette let-
parola “telì” che secondo tere doppie).
i commentatori ebrei non Di conseguenza - con-
sarebbe interpretabile con clude Gadiel Toaff6, rifacen-
assoluta precisione, ma che comunque dosi ad Aqivà ben Joseph - il Dragone
trova tutti d’accordo nel farla corrispon- starebbe nell’Universo come il re sul trono
dere, come dice il Savini4 all’incirca a poiché tutto ciò che è circondato dal Dra-
“drago” e sta per indicare qualcosa che si gone (zodiaco) è governato dai segni dello
trova nel cielo e quindi con il paragone “Il zodiaco come un paese è governato dal suo
Dragone sta nel mondo come il re sul re. La sfera starebbe nell’anno come il re
trono” si vuole suggerire l’idea di un soste- nella sua provincia, poiché il regno del-
gno, di un fondamento stabile ed immuta- l’anno avrebbe 52 provincie, le 52 setti-
bile, di un punto fermo. mane. Il Cuore starebbe nell’uomo come il
Molto discussa è anche l’origine del re nella guerra, poiché l’intelligenza umana
“dragone”, che farebbe pensare a collega- è sempre in guerra contro l’ignoranza e la
menti mesopotamici, e/o caldaici e neoba- superstizione.
bilonesi. Per concludere, è molto probabile che la
Per A.M. Di Nola5, premesso che con le chiave di lettura di questo punto del Sefer
Tre Madri oltre agli elementi sono stati Yetzirah vada ricercata nella tradizione alla
creati lo spazio, (Universo), il tempo quale l’Autore si ricollegava, quasi certa-

4 Savini, Il Sefer Yetzirah.


5 Di Nola, 1985: 57.
6 Toaff, 1988: 95.
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mente fiorita nell’ambito della tarda cul- “Nel Sefer Yetzirah l’atto di creazione è
tura mesopotamica, e quindi7 ci trove- analogamente rappresentato come un par-
remmo di fronte ad una lare di Dio, sopra il vuoto e
giudaicizzazione del mito l’informe, che in forza
del dragone primordiale che delle serie di parole
“vinto nel dramma di ori- creatrici pronunciate,
gine, viene a formare il diviene realtà di co-
cielo”. Il Dragone in defini- smos-ordine. La Parola
tiva, quindi, il segno cosmo- di Dio scende sull’abisso
logico che rappresenta la carica di una potenza
stabilità che l’universo ha trasformante, e, nel mo-
raggiunto dopo il dramma di mento in cui lo tocca,
confusione primordiale. “Ha suscita il discriminato
perciò una doppia funzione, dallo indiscriminato,
quella negativa di disordine costituendosi, per ciò
elementare e di male co- stesso, in radicale onto-
smico e quella positiva di so- logico, in seme essen-
stegno dell’ordine spaziale ziale dei singoli ordini
celeste, come fissità dell’ar- di realtà”8.
monia ricavata dal caos.” Nel Sefer Yetzirah
oltre alla Parola, voce di
Riflessioni e pensieri Dio che ordina il caos e
crea il cosmo, troviamo anche l’attribu-
L’assunzione della parola a mezzo di creazione zione di un valore alle lettere dell’alfabeto
che non sono solo “dette”, ma “scritte”,
In principio era il Verbo “incise”, “scolpite” e che “divengono i semi
e il Verbo era presso Dio di nuove realtà concrete nella loro doppia
e il Verbo era Dio manifestazione di segni grafici e di fo-
nemi”9.
Nel Genesi la creazione è una succes- Al riguardo vale la pena di ricordare
sione di parole pronunciate da Dio. quanto già l’Autore ha avuto modo di illu-
Nel primo capitolo, relativo alla cosmo- strare ponendo nelle varie combinazioni di
genesi e all’origine dell’uomo la potenza un gruppo fonetico fondamentale, rappre-
creatrice appare nell’espressione “Dio sentato dal nome YHVH, il “radicale gene-
disse” che ricorre più volte. tico” dello spazio.

7 Di Nola, 1985: 58-59.


8 Di Nola, 1985: 64.
9 Di Nola, 1985: 68.
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo

L’ideologia del linguaggio cioè l’assun- trascendente, e ciò in quanto le lettere che
zione della parola a mezzo di creazione può le compongono contengono in sé qualcosa
diventare una ragione suffi- che è come un seme po-
ciente dello studio di questo tenziale e/o metafisico.
antichissimo testo, e ciò in
modo particolare da parte di Ciò premesso viene
chi, sotto la guida formativa da riflettere che l’Uomo
ed insostituibile di una ri- si distingue da tutti gli
tualità è impegnato nella ri- altri esseri che lo circon-
cerca di “parole perdute”, dano perché ha l’uso
alle quali si può riconoscere della Parola ma - come
valore costitutivo nella co- direbbe Qohelet - anche
noscenza del sacro. questo è vanità perché
A parte altre considera- proprio di ciò che lo co-
zioni non dobbiamo dimen- stituisce Uomo conosce
ticare che ai riti, alla tanto poco quanto nulla
rappresentazione dei miti, e questo molto probabil-
alla ripetitività dei cerimo- mente perché la radice
niali, si attribuisce un potere del linguaggio non ap-
trasformante in virtù del- partiene al mondo del
l’energia che è nelle parole e sapere saputo, trasmissi-
che vengono lette e recitate allo scopo di bile e dimostrabile.
staccare l’uditorio, riverente ed attento, dal Qual è veramente l’origine della Parola?
tempo presente e per ricreare condizioni Secondo il Genesi (cap XI) dopo che per
astoriche, incondizionate, liberatrici che circa due millenni si è parlato nel mondo
fanno trascendere lo stato profano per rag- un’unica lingua insegnata da Dio, per pu-
giungere livelli superiori di conoscenza. nire la protervia dell’uomo manifestata
Concepire gli elementi fonetici utilizzati nella costruzione della torre di Babele, Dio
per la composizione delle parole come stesso provocò la confusione delle lingue.
segni carichi di valore simbolico e di por- In verità gli studiosi che hanno cercato
tata metafisica, non dovrebbe essere diffi- di penetrare questo mistero, con le loro
cile in una Istituzione o in una Scuola che è tesi, non sono andati più in là delle pure
disseminata, di parole “sacre” e di “passo”, congetture.
che, non a caso, mutano al mutare dei gradi Infatti l’origine del linguaggio ora è
cioè al mutare di condizioni iniziatiche stata individuata in una convenzione do-
particolari. vuta ad uomini sapienti e potenti che asse-
C’è quindi da pensare che tali parole, ac- gnarono a questo o quel vocabolo un
quisite certe condizioni, perdono il loro va- determinato significato, ora nella natura
lore letterale e si caricano di un significato stessa dell’uomo che ha formato il linguag-
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gio sotto la spinta dei suoi bisogni (Vico). migliore dei casi, le parole non hanno altro
Oppure, approdando alle concezione dei fi- valore che non sia convenzionale e che per-
losofi moderni, il linguaggio tanto è sempre diverso.
diventa l’espressione o l’in- Eppure, nonostante
tuizione del sentimento e Hobbes, correndo il ri-
della soggettività (Croce), o schio di essere accusati
il pensiero, la logicità, l’uni- quanto meno di essere
versalità (Gentile). dei sognatori, non ci è
Certamente non è nelle facile abbandonare
nostre capacità trovare la l’idea che ci stavamo
soluzione, tuttavia, sia pure formando circa una no-
solo come ipotesi di lavoro e bile origine della parola,
di meditazione, ci viene da e sulla possibilità del-
riflettere che forse do- l’esistenza di una realtà,
vremmo accettare i suggeri- dietro di essa.
menti del Sefer Yetzirah, e Anzi uno scrittore,
quindi dovremmo pensare Fabre d’Olivet, forse,
all’alfabeto come ad una come noi, sognatore, ci
teofania, o alle lettere come dà una mano affer-
ad archetipi creatori o come mando:
all’idea la cui realtà è
espressa dalla parola, o come [...] Le parole che com-
a segni carichi di valore simbolico. pongono le lingue in generale, e quella
A questo punto le lettere, assunte nella ebraica in particolare, lungi dall’essere but-
loro portata metafisica e viste come gli tate là a caso e formate dall’esplosione di un
capriccio arbitrario, come si è voluto pre-
equivalenti degli elementi che formano il
tendere, sono al contrario prodotte da una
cosmo, forse ci aiuteranno a realizzare motivazione profonda: [...] non esiste una
qualche punto di contatto con la realtà di- sola (parola) che non possa ricondurre a
versa che presiede alla loro formazione. degli elementi fissi e dotati di natura im-
mutabile quanto al principio, malgrado che
L’ebraico lingua sacra variabile all’infinito quanto alle forme.

Qualunque erudito moderno che ap- L. Cl. de St. Martin - il Filosofo Incognito
pena abbia sentito parlare di Hobbes, po- - forse voleva dire la stessa cosa quando
trebbe facilmente confutare le scriveva:
considerazioni innanzi esposte facendoci
osservare che le parole non possono avere In qualunque maniera si consideri l’ori-
un’energia in sé in quanto alla loro istitu- gine del genere umano, il germe radicale del
zione ha presieduto l’arbitrio e quindi, nel pensiero non può essergli stato trasmesso
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se non attraverso un segno, e questo segno L’Autore del Sefer Yetzirah al segno al-
suppone un’idea-madre. fabetico “mem” fa corrispondere l’acqua e,
ci sembra, che sia antica, e
Fabre d’Olivet nella direi connaturata al-
sua Grammatica de la lin- l’uomo - perfino in mo-
gua ebraica restituita ag- menti inconsci o non
giunge: controllati dalla co-
scienza quali il sogno -
Cerchiamo di sco- la rappresentazione
prire come il segno, ma- della nascita usando il
nifestandosi al di fuori
simbolo dell’acqua: ca-
produsse un nome; e
come il nome caratteriz-
dere nell’acqua o uscire
zato da un tipo figurato dall’acqua.
produsse un segno. As- Tutti i mammiferi
sumiamo come esempio provengono da animali
il segno M – (mem acquatici, tutti - non
ebraico) che, enuncian- escluso l’uomo - hanno
dosi con i suoi elementi passato nell’acqua la
primordiali il suono e prima parte della loro
l’organo della voce, diviene la sillaba aM o vita: nascendo essi escono dall’acqua. Nei
Ma, e si applica ad una delle facoltà della racconti popolari tedeschi la tradizionale
donna che la distingue eminentemente,
cicogna che porta i bambini, li prende da
vale a dire a quello di Madre. Se qualcuno in
vena di scetticismo mi chiede perché io ri-
uno stagno, da un pozzo. Nei miti è assai
conduco l’idea di Madre in questa sillaba aM frequente, in luogo della nascita dell’eroe,
o Ma e perché sono sicuro che vi si applichi narrare il suo salvataggio dall’acqua: si
effettivamente, gli risponderò che la sola pensi ad esempio a Mosè, salvato dalle
prova che posso fornirgli nella sfera mate- acque, a Romolo e Remo, salvati dal Tevere,
riale in cui si muove è questa: in tutte le lin- ecc.
gue del mondo, da quella dei Cinesi fino a
quella dei Caraibi, la sillaba aM o Ma si ri- Con le considerazioni che precedono,
conduce all’idea di Madre, come aB o Ba o certamente, non pretendiamo di aver dato
Pa a quella di Padre. Se questo scettico du-
definitivamente la dimostrazione di una
bita della mia asserzione, mi provi che è
falsa; se non ne dubita mi dica come è pos-
determinata origine della Parola e quindi
sibile che tanti popoli diversi, gettati a così della creatività che è in essa e pertanto
grandi distanze, sconosciuti gli uni agli altri, della sua sacertà, né che questo discorso sia
si sono accordati nel dare questo significato riferibile alla lingua ebraica più che ad
a questa sillaba, o se invece questa sillaba altre; tuttavia - per quanto ci riguarda -
non è l’espressione innata del segno della qualche dubbio sulle affermazioni di Hob-
maternità. bes ora ha una consistenza maggiore.
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Pertanto, sia pure solo per tentare di In questo alfabeto si possono trovare le
trovare ancora qualche elemento - che, origini dell’alfabeto greco (che inizial-
come al solito, non chiude il problema, ma mente si scriveva anche in senso sini-
ci aiuta a tenerlo aperto - vale la pena di strorso) e quindi - per quanto riguarda la
considerare che l’alfa- lingua italiana - dal greco ri-
beto, nel senso esatto trovare, via via le origini
del termine, si ispira dell’alfabeto etrusco e di
al principio cosid- quello latino.
detto dell’acrofonia
cioè ad un segno ideo- L’ampia disgressione,
grafico viene attri- seppure utile e necessaria a
buito un valore fissare qualche punto, come
fonetico corrispon- si è detto, non ha la pretesa
dente alla sua conso- di dimostrare né la sacertà,
nante iniziale. né la priorità della lingua
Per esempio la let- ebraica, la quale infatti non
tera B nasce dal segno è né la prima né l’ultima
indicante la pianta di delle lingue, né la sola lin-
una tenda (beth), la let- gua madre.
tera G dal profilo di un cammello (gamel), Per giungere ad una conclusione asso-
la lettera D dal disegno di una porta (da- lutamente inattaccabile forse dovremmo
leth). cercare di penetrare tutti i possibili idiomi
Non a caso abbiamo scelto questi della terra, estrapolarne i punti di contatto
esempi della lingua ebraica perché l’alfa- e stabilire dove sta la priorità, il che non ci
beto (come riferisce il Dizionario Enciclo- sembra né facile né possibile.
pedico Treccani alla voce relativa) è stato
inventato in Siria o in Palestina nei primi Tuttavia, almeno come ipotesi di lavoro,
secoli del secondo millennio a.C. per scri- ci sembra più che accettabile la tesi di
vere i dialetti semitici del paese. Fabre d’Olivet secondo il quale, per elevarsi
Ma, in realtà, l’alfabeto che sviluppò il alle radici del linguaggio non si può pre-
citato principio dell’acrofonia fu quello fe- scindere da almeno tre antichi idiomi: il Ci-
nicio - non dimentichiamo sempre di area nese, il Sanscrito e l’Ebraico, i quali hanno
semitica - che cominciò la sua diffusione acquisito diritto alla venerazione per es-
sin dal terzo millennio a.C. Esso, a diffe- sere rispettivamente la lingua di libri di
renza delle centinaia di segni dell’alfabeto principi universali denominati King dai Ci-
cuneiforme e geroglifico, comprendeva nesi, di libri della scienza divina chiamati
solo 22 lettere, il che spiega il rapido suc- Veda o Beda dagli Indù, e infine del Sefer di
cesso fra gli Ebrei, gli Aramei e gli altri po- Mosè.
poli semitici. In questi autentici monumenti del-
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo

l’umanità la Parola ha lasciato oltre alla sua perto da un triplice velo, ha attraversato
impronta ineffabile, tesori di conoscenza e indenne il torrente dei secoli, sfidando lo
di sapienza. sguardo dei profani, e unicamente com-
Probabilmente, oltre preso nel corso dei tempi,
agli idiomi indicati ve ne da quelli che non pote-
sono anche altri, ma per vano divulgarne i se-
quanto ci è dato sapere, greti”.
nessuna lingua possiede
una letteratura sacra più Ancora una volta
originale ed estesa di quanto premesso non
quelli suddetti. può, né deve essere suffi-
Ciò premesso, la lin- ciente per trarre conclu-
gua cinese, pur essendo la sione, ma vogliamo solo
più antica, è vissuta iso- che resti aperto il pro-
lata sin dalla nascita e per blema della possibilità di
noi occidentali in gene- riscontro nei segni e
rale e dell’area culturale nelle parole che compon-
mediterranea in partico- gono il linguaggio, di ele-
lare, vive tuttora in una dimensione tem- menti fissi e dotati di natura immutabile.
porale e spaziale assolutamente diversa e Per illustrare la natura di questi ele-
non facilmente penetrabile. menti non troviamo niente di meglio che
La lingua sanscrita, stimata, dai suoi pensare al “simbolo”, il quale, com’è noto,
cultori, come la più perfetta, superiore al nella comune accezione, è qualcosa di con-
latino ed al greco in regolarità e ricchezza, creto che evoca ciò che è astratto, e che
è ormai morta nel suo uso corrente, fatta esotericamente può raffigurarsi come un
eccezione per la casta sacerdotale brahma- oggetto presente sulla terra e che con
nica. mezzi terreni possiamo entro certi limiti
Quanto alla lingua ebraica, come ab- avvicinare e capire, ma le cui scaturigini
biamo innanzi visto, il suo alfabeto è quello stanno altrove, sicché per raggiungerle oc-
più vicino alle origini del nostro quindi, per corre operare quei movimenti interiori di
noi, è - quanto meno - più congeniale en- “salita” richiamati dai rituali.
trare nello spirito delle idee trasmesse in Tuttavia, per meglio chiarire l’idea che
una più volte millenaria successione di- stiamo cercando di esporre riferiamoci ad
retta od indiretta, ed inoltre e soprattutto un esempio che, peraltro, ha valore assolu-
è assolutamente costitutivo per il nostro tamente scientifico e che è tratto dalla psi-
pensiero il Libro che la racchiude, che “co- canalisi10.

10 Weiss 1931.
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Dunque secondo gli esperti di questa di- dire di una donna inaccessibile che è “una
sciplina da migliaia e migliaia di sogni ana- fortezza inespugnabile”, o di una donna
lizzati, sogni di persone d’ogni ceto, molto corteggiata che è “una fortezza as-
d’ambo i sessi, d’ogni età, di tutti i popoli, sediata”; senza dire degli appellativi che
di tutti i tempi, risulta che le immagini di vengono attribuiti alla Madonna nelle lita-
case, di palazzi, di edifici in genere sono nie: Turris eburnea, domus aurea, turris davi-
equivalenti a persone e specialmente a dica ecc.
donne. Lo scambio fra le rappresentazioni della
A prescindere dai sogni anche nel lin- donna e la casa appare evidente proprio
guaggio corrente ci si imbatte spesso in lo- nella lingua ebraica, nella quale la parola
cuzioni che avvicinano o paragonano una beth che è poi la seconda lettera dell’alfa-
donna ad un edificio. Così ad esempio si usa beto, significa casa.

Il Sefer Yetzirah, alla shin, attribuisce il sto punto non sappiamo se sia solo un caso
Fuoco e spesso si parla di questo elemento a volere che in ebraico il fuoco si dica esh,
come energia creativa che, a livello fisico è l’uomo ish e la donna ishà.
posseduto dall’uomo e dalla donna. A que-
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo

Bibliografia essenziale

AAVV (1955), Mistica Ebraica, Einaudi, Torino.


Castelli, D. (1880) Il commento di Sabbatai Donnolo sul Libro della Creazione, Le Monnier, Fi-
renze.
Di Nola, A.M. (1985) Cabbala e Mistica Giudaica, Carucci, Roma.
Savini, S. (1923) Il Sefer Yetzirah, Editore Carrabba, Lanciano.
Scholem, G. (1973) Le origini della Cabalà, Il Mulino, Bologna.
A cura di Gadiel Toaff (1988), Sefer Yetzirah, Carucci, Roma.
Weiss, E. (1931) Elementi di psicoanalisi, Hoepli, Milano.

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A proposito dell’origine dello zero


di Stefano Buscherini
Università di Bologna

This paper discusses the theories concerning the Babylonian origin of the concept
and of the sign for Zero and their transmission to ancient Greece. Regarding Indian
culture, the article offers a discussion of two theories: the first concerns the
independent, i.e. Hindu, introduction of the Zero concept and sign; the second argues
for a direct transmission from the Greek world via the astronomical tables. While it
is not clear who was the first to invent the concept and the sign for the zero, this
article explains that the Indians introduced the zero in the “class” of numbers
extending the aritmetical rules in order to take into account the new cipher.

A
noi moderni che impieghiamo i Anche la lingua italiana però se ne è ap-
numeri quotidianamente non ap- propriata nelle espressioni tecniche e nelle
pare ormai così importante il frasi idiomatiche: “mettere a zero uno stru-
ruolo dello zero all’interno del nostro si- mento” (negli apparecchi di misurazione),
stema numerico. Il segno circolare ha una “il grado zero” (in linguistica il grado apo-
molteplicità di funzioni; rappresenta: fonico in cui la vocale scompare), “sparare
- il numero soggetto alle operazioni e a zero” (in balistica), “tagliare i capelli a
alle regole matematiche; zero”, “radere a zero”, “zero spaccato” (il
- l’assenza di una registrazione nella segno tagliato per evitare che possa essere
cella di una tabella; trasformato in 6).
- il punto di partenza per il conteggio o Il termine e la sua forma sono tanto en-
per la graduazione di uno strumento o per trati nel lessico che quasi mai ci ricordiamo
la divisione di una scala in una parte nega- del lungo viaggio che questo concetto ha
tiva e in una positiva; compiuto dall’antico Oriente fino alla cul-
- la mancanza di una cifra all’inizio, al- tura occidentale. La stessa etimologia ri-
l’interno o alla fine di un numero. corda il tragitto finale compiuto: gli Indiani
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indicavano lo zero con śūnya (“vuoto”), che di rappresentare i numeri superiori. Come
fu tradotto dagli Arabi con sifr, che a sua nel sistema moderno, i cunei assumevano
volta fu reso in latino valori differenti a se-
da Fibonacci con ze- conda della posizione
phirum. Nei secoli occupata: mantene-
successivi la parola vano il proprio valore
latina divenne cifra se scritti in prima po-
o zeron da cui il ter- sizione, lo moltiplica-
mine moderno ha Figura 1 - Numeri babilonesi vano per la prima
origine. potenza di 60 nella se-
Ancora prima della civiltà indiana, tut- conda e così via. Gli stessi concetti erano
tavia, i Babilonesi crearono un segno da im- poi applicati nella scrittura delle frazioni,
piegare per segnalare l’assenza di una cifra dove però l’esponente della base era nega-
in una sequenza numerica all’interno dei tivo2.
testi matematici e astronomici. Lo zero ap- Il sistema era perciò posizionale e ses-
parve quindi nel loro sistema numerico po- sagesimale, ma all’interno di ogni ordine di
sizionale e sessagesimale1, denominato da grandezza seguiva un principio additivo e
Thureau-Dangin (1932) “savant” per l’am- decimale. Tale aspetto portava ad un’ambi-
bito in cui era usato, che era stato svilup- guità di lettura: ad esempio, due cunei oriz-
pato verso il XIX secolo a.C. In tale sistema zontali e un gruppo di cinque verticali
un cuneo verticale rappresentava l’unità potevano essere letti come 25 oppure 10,15
mentre quello orizzontale la decina. Se- o anche 20,5. Consci di tale problema3, gli
guendo un principio additivo e decimale scribi babilonesi per indicare la mancanza
era possibile scrivere i numeri fino al 59, di un valore ed il passaggio da un ordine ad
mentre la valenza posizionale permetteva un altro incominciarono ad impiegare uno

1 La base 60 traeva origine dal più antico sistema sumero, che in una sua fase avanzata aveva
impiegato lo stesso cuneo verticale per rappresentare l’unità e la sessantina. Il segno per lo zero
mancava in quanto era indispensabile solo nei sistemi numerici posizionali, mentre non era ne-
cessario in quelli che non seguivano tale principio, come, oltre al sumero, quello egizio.
2 Per la trascrizione dei numeri cuneiformi si usa separare le cifre sessagesimali con il segno
“,” mentre il segno “;” divide la parte intera dalla parte frazionaria: ad esempio, 1,24;30 indica
1x601+24x600+30/60 = 84,5.
3 Simili problemi di lettura erano stati avvertiti anche negli altri sistemi numerici mesopo-
tamici: ad esempio in una tavoletta, datata al 31° anno di regno di Ammi-ditana di Babilonia (1683-
1647 a.C.), i cunei verticali delle sessantine e quelli delle unità sono separati dal termine accadico
šuši, parola indicante il 60 (Ifrah 1994, I: 316).
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A proposito dell’origine dello zero, S. Buscherini

spazio vuoto, oppure due cunei obliqui, già Nella zona di taglio è presente l’eleva-
usati in ambito letterario4. mento al quadrato di 2,27, il cui risultato è
Il primo metodo non risol- indicato in 6,9. Dato che il va-
veva però completamente il lore doveva essere in nota-
problema: rimaneva il caso zione sessagesimale 6,0,9, è
dell’assenza di due ordini di chiaro che l’autore non co-
grandezza successivi (da nosceva ancora l’uso del
rappresentare con due spazi Figura 2 - segno di separazione.
vuoti consecutivi) e la difficoltà Lo zero babilonese Una possibile spiegazione
di lettura di un solo numero, da cui non era della tarda introduzione dei due cunei può
possibile conoscere l’ordine di grandezza5. essere ricercata nel fatto che in base 60, a
La soluzione a simili problemi di lettura differenza del nostro sistema, i numeri che
fu trovata nel periodo seleucide (III sec. necessitavano dello zero per essere tra-
a.C.) con l’introduzione dello “zero”, rap- scritti erano pochi. Ad esempio, nel caso
presentato da una variante grafica del pre- sessagesimale lo zero serviva solo per scri-
cedente segno di separazione. vere il 60, mentre in quello decimale era
necessario per scrivere le sei decine. Am-
A noi moderni può apparire strano il pliando l’intervallo, si nota che solo 59 nu-
lungo periodo intercorso tra lo sviluppo del meri prima del 3.600 richiedevano il segno
sistema posizionale e l’introduzione di tale nel sistema babilonese, ovvero tutte le po-
segno. Eppure Ifrah (1994, I: 357-359) ha di- tenze del 60 (1,0 e 2,0 e 3,0 e così via), men-
mostrato grazie a due antichi testi mate- tre in quello moderno già nella scrittura di
matici che nel 1700 e nel 1200 a.C. gli scribi vari numeri del primo centinaio è indi-
non si preoccupavano della questione: spensabile (101, 110, 102, 120, ad esempio).
- il primo esempio è tratto dalla tavo- Il ritrovamento delle tavolette matema-
letta VAT8528, relativa all’interesse di un tiche ed astronomiche del periodo seleu-
capitale; cide ha permesso di capire come i
- il secondo dalla tavoletta AO17624, matematici e gli astronomi impiegassero il
proveniente da Uruk. segno. Gli studi (Neugebauer 1945, 1955;
Il testo di quest’ultima espone il pro- Ifrah 1994, I: 363) hanno dimostrato che i
blema della suddivisione di un trapezio. Babilonesi usavano lo zero nella scrittura

4 Scrive Labat (1976: 24-25, 175), riguardo alla frase nella scrittura cuneiforme, che i due
cunei nei commentari separavano la parola dalla spiegazione o indicavano la fine di un’idea o di una
trattazione. Per esempi concernenti l’uso dello spazio vuoto o del cuneo obliquo nelle tavolette, vedi
Ifrah 1994, I: 353-355.
5 A questi problemi va aggiunto il caso degli scribi “sbadati o poco coscienziosi” che omet-
tevano lo spazio vuoto (Ifrah 1994, I: 358).
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dei numeri come noi moderni: in posizione espresse seguendo il sistema sessagesimale,
mediale, finale ed iniziale. ma i numeri che le componevano furono
In quest’ultimo caso lo rappresentati con le lettere
zero appariva nelle tavo- greche, secondo la nota-
lette in cui gli scribi dove- zione ionica.
vano rappresentare solo le
frazioni sessagesimali ed
era perciò necessario indi- Nelle tavole di questi
care l’assenza di una parte testi l’assenza di una parte
intera. frazionaria nelle sequenze
I testi astronomici ba- numeriche era indicata
bilonesi furono il canale con il segno che, secondo
tramite cui la notazione Gupta (1995: 51), fu il risul-
sessagesimale e lo tato dell’abbelli-
zero raggiun- mento di un
sero il mondo el- piccolo cerchio.
lenico. I Greci Per alcuni stu-
possedevano un diosi il segno
sistema nume- altro non sa-
rico composto rebbe che una
dalle 27 lettere omicron, iniziale
dell’alfabeto con della parola
cui scrivevano i οὐδέν, ovvero
numeri fino al “nulla”. Poiché la
9996: le prime 9 stessa lettera
lettere servivano rappresentava
per indicare le altrettante unità, le succes- anche il numero 70 nel sistema ionico, la
sive 9 le decine e le restanti le centinaia. In linea posta sopra sarebbe servita ad elimi-
questa notazione, ad esempio, il numero 11 nare gli inevitabili problemi di lettura dei
era scritto ια. due possibili valori e sarebbe scomparsa nel
Nonostante il sistema fosse decimale, la periodo bizantino.
base 60 fu introdotta per scrivere le fra- Neugebauer (1969: 13-14) non concorda
zioni nei testi astronomici: esse furono con tale spiegazione: i papiri astronomici

6 Per la descrizione del sistema numerico greco, le sue origini e le principali operazioni,
Buscherini 2009.
7 I Greci non lavoravano con le moderne funzioni trigonometriche, ma utilizzavano la corda
(εὐθεῖα), definita come il segmento sotteso dall’angolo al centro di una circonferenza.
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A proposito dell’origine dello zero, S. Buscherini

del periodo tolemaico non supportano que- prova di tale trasmissione sarebbe conte-
sta spiegazione, ma suggeriscono l’inven- nuta nei versi IV, 6-15 dell’opera traman-
zione di un nuovo data con il titolo di
segno come indica- Pañcasiddhāntikā (I 5
tore di un posto trattati astronomici)8 di
vuoto. L’argomento Varāhamihira (505
è stato approfon- d.C.), che espongono la
dito dall’opera di tavola dei seni: per gli
Jones (1999) sui pa- angoli che vanno da 0°
piri astronomici di a 90° sono dati i corri-
Ossirinco del pe- spondenti valori del
riodo tolemaico, in seno (jyā) con le fra-
cui lo studioso zioni espresse in base
scrive che gli astro- sessagesimale. La man-
nomi usavano due canza della parte fra-
metodi per evitare di ripetere più volte i zionaria è indicata con śūnya.
termini tecnici:
- il troncamento della parola;
- l’uso di un segno. Nel testo il termine non indica solo l’as-
Il secondo sistema era impiegato pro- senza di un valore, ma è considerato un nu-
prio nel caso della rappresentazione di un mero, come dimostra il suo ripetuto uso
posto vuoto in una frazione sessagesimale nelle operazioni di addizione e sottrazione.
o davanti a questa nel caso dell’assenza Visto che le parti in cui lo zero interviene
della parte intera. Il segno era comune- in un’operazione trattano argomenti pro-
mente il cerchio con sopra la linea oriz- venienti dal precedente Pauliśasiddhānta (Il
zontale, ma esistevano alcune varianti trattato di Pauliśa), è molto probabile che il
grafiche, che andavano da semplici sposta- concetto di zero come numero fosse già
menti della linea, che poteva essere scritta stato introdotto al tempo in cui era avve-
sopra o sotto il cerchio, a nuove forme in nuta la stesura di tale opera, ossia nel 400
cui alla fine si erano collegati in un solo d.C. (Datta 1926; Datta e Singh 1962: 78-79).
tratto la linea ed il tondo. Lo stesso periodo è stato individuato da
Secondo Pingree (2003: 138-139) fu que- Pingree (2003), che rintraccia lo zero nel
sta l’origine dello zero indiano, visto che le Paitāmasiddhānta (Il trattato del dio Brahman)
tavole astronomiche sanscrite furono del Viṣṇudharmottapurāṇa, rappresentato
molto probabilmente il risultato della tra- dalle parole śūnya, kha (“il cielo vuoto”),
duzione delle corrispettive greche. La pūrṇa (“luna piena”) e puṣkara (“il loto”),

8 Neugebauer e Pingree 1970-71.


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tutti termini che richiamano la forma ro- con la parola.


tonda. Non tutto il mondo scientifico concorda
Tali opere formerebbero l’ultima fase con questa ricostruzione: alcuni studiosi,
delle sei in cui lo studioso suddivide l’in- soprattutto indiani, propendono per un’in-
troduzione dello zero in India: troduzione indipendente dello zero da
- la scrittura dei numeri in base 10; parte della civiltà indiana. La loro ricerca
- il sistema decimale posizionale all’ini- del primo uso del simbolo e della parola è
zio dell’era cristiana9; partita dai testi vedici e si è spinta fino al-
- l’uso di śūnya per segnalare la man- l’inizio dell’era cristiana10. Lo studio non si
canza di termini in una sequenza nume- è poi ristretto solo al campo matematico,
rica; ma ha abbracciato anche la filosofia, le ri-
- l’arrivo in India delle tavole astrono- flessioni mistico-religiose e la grammatica
miche greche contenenti il segno circolare; indiana11, tutti campi che sembrano ab-
- la resa del cerchio greco nel pūrṇa o biano partecipato all’evoluzione del con-
nel bindu (punto) sanscrito; cetto e del simbolo dello zero12.
- la scrittura verso il 400 d.C. dei nu- In un insieme così vasto di testimo-
meri con il segno del numero e non più nianze è comunque possibile definire un

9 Ifrah (1994, I: 793-977) ha descritto in maniera molto approfondita la numerazione in-


diana, esponendo le teorie “fantastiche” e scientifiche (affiancando all’ipotesi dello sviluppo indi-
pendente, quella di un’influenza babilonese o cinese) relative alla sua origine.
10 Per un approfondimento di tali studi, Gupta 1995.
11 Due esempi si ricordano: il grammatico Pānini (circa 500 a.C.) che sembra non solo aver
contribuito al concetto di zero, ma anche averlo impiegato prima che i matematici indiani lo “ac-
cettassero” (Gupta 1995: 57 e relativa bibliografia); Piṅgala (prima del 200 a.C.) e il suo uso del cer-
chio per indicare l’assenza di un valore nella ricerca di tutte le possibili disposizioni di due sillabe
in un metro contenente n sillabe (Datta e Singh 1962: 75-77; Gupta 1995: 57). Per una presentazione
dei forti legami tra grammatica e aritmetica nel mondo indiano, vedi Ifrah 1994, I: 949-955.
12 Per il concetto di śūnya nel mondo indiano, Bag e Sarma 2003.
13 Con questo termine Brahmagupta intende una frazione che ha zero come numeratore.
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A proposito dell’origine dello zero, S. Buscherini

periodo preciso in cui anche per lo zero fu- gupta facciano il loro ingresso nell’arit-
rono fissate delle regole matematiche: nel metica razionale i numeri 0 e ∞”.
628 Brahmagupta presentò nei versi 18.30- Più cauti sono stati Boyer (1943) e più
35 del XII capitolo del Brāhmasphuṭa- recentemente Plofker (2009: 191-196) nel
siddhānta (Il trattato corretto di Brahman) commentare il passo: il primo ha sottoli-
l’aritmetica dello zero. neato la poca chiarezza dovuta ad una suc-
Nei secoli successivi le operazioni che cessiva affermazione dello scrittore
interessavano lo zero furono prese in indiano che a/0 x 0 = a; la seconda, consi-
considerazione anche da altri matematici derando l’opera in cui è presente tale re-
indiani (Mahāvīra, metà del IX sec., gola, si domanda se la divisione abbia come
Śrīpati, metà dell’XI sec.) fino ad arrivare risultato l’infinito nell’algebra e una sorta
a Bhāskara (XII sec. d.C.) che nel suo trat- di stato indeterminato nell’aritmetica op-
tato Bījagaṇita (Algebra) introdusse l’infi- pure se il concetto di infinito sia collegato
nito14 come risultato di una divisione per ad una fase più avanzata dell’insegna-
zero. mento.
Loria (1982: 174-176) a proposito del- Se quindi non ci sono certezze riguardo
l’algebra indiana, in cui lo zero “funzio- a chi spetti l’onore di aver sviluppato per
nando come denominatore di una primo il concetto e il segno zero, le testi-
frazione, dava luogo ad un’entità di nuovo monianze permettono di affermare che fu-
genere, dotata della curiosa proprietà di rono gli Indiani ad introdurre lo zero nella
non mutare per l’aggiunta o la diminu- “classe” dei numeri (sanscrito sankhyā)15,
zione di un numero qualsivoglia”, scrive ampliando anche le regole aritmetiche per
che “è lecito asserire che con Brahma- prendere in considerazione la nuova cifra.

Bibliografia

Acerbi, F. (2007) Euclide. Tutte le opere. Milano.


Bag, A. K., Sarma, S. R. (2003) The concept of Śūnya. Editors A.K. Bag and S.R. Sarma. New
Delhi.
Boyer (1943) An early reference to division by zero. American Mathematical Monthly, L, pp.
487-491.

14 Il termine impiegato è khahara, che gode della proprietà di rimanere invariato se gli si
somma o gli si sottrae un numero finito.
15 Nonostante lo zero sia presente nelle opere del periodo greco, non raggiunge però il pieno
status di numero: scrive infatti Euclide negli Elementi (VII, 1-2) che “l’unità è ciò secondo cui ciascuno
degli enti è detto uno e numero è una molteplicità composta di uno” (Acerbi 2007: 1091).
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Buscherini, S. (2009) Nel segno di Urania. Introduzione alla trigonometria greca e al calcolo delle
corde. Con una premessa di Antonio Panaino. Milano.
Datta, B. (1926) Early Literary Evidence of the use of the Zero in India. The American Math-
ematical Monthly, 33, pp. 449-454.
Datta, B., Singh, A. N. (1962) History of Hindu Mathematics. A source book. Bombay, Calcutta,
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Gupta, R. C. (1995) Who invented the zero? Gaṇita Bhāratī, 17, pp. 4-61.
Ifrah, G. (1994) Histoire universelle des chifres. Paris.
Labat, R. (1976) Manuel d’épigraphie akkadienne. Signes, syllabaires, ideogrammes. Nouvelle éd.
revue et corrigee par F. M. Labat. Paris.
Jones, A. (1999) Astronomical Papyri from Oxyrhynchus. Philadelphia.
Loria, G. (1982) Storia delle matematiche. Ristampa anastatica, Milano.
Neugebauer, O. (1945) Mathematical Cuneiform Texts. Edited by O. Neugebauer and A. Sachs,
with a Chapter by A. Goetze. New York, Heidelberg, Berlin.
Neugebauer, O. (1955) Astronomical Cuneiform Texts. Vols. 3. New York, Heidelberg, Berlin.
Neugebauer, O. (1969) The Exact Sciences in Antiquity. Second edition. New York.
Neugebauer, O., Pingree, D. (1970-71) The Pañcasiddhāntikā of Varāhamihira, 2 vol. Køben-
havn.
Pingree, D. (2003) Zero and the Symbol for Zero in Early Sexagesimal and Decimal Place-
Value Systems. The concept of Śūnya, ed. Bag and Sarma, pp. 137-141. New Delhi.
Plofker, K. (2009) Mathematics in India. Princeton and Oxford.
Thureau-Dangin, F. (1932) Esquisse d’une histoire du système sexagésimal. Paris.
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Relativismo e legge di natura:


il mondo moderno fra Pascal e Cartesio
di Adriano Di Silverio

By comparing some focal points developed by Pascal and Decartes the Author focuses
on the meaning of relativism and its relation with the Law of nature in the framework
of contemporary cultural debate.

L
’uomo ha sempre cercato, da Una seconda risposta era la dottrina
quando ha conquistato l’uso della della metempsicosi per la quale, come in-
ragione, di spiegarsi il perché della segnava Pitagora nel mondo occidentale
propria vita e della propria esistenza e, per greco antico, un’anima era condannata a
conseguenza, di spiegarsi il perché della un’eterna successione di esistenze animali
morte. Per risolvere l’angoscia ha pensato e vegetali ma poteva sottrarsi a questo
di individuare una sfera metafisica, l’aldilà, ciclo, come nell’Orfismo: la possibilità e il
un luogo privilegiato dove, in spirito e/o modo di questa fuga dal ciclo delle rinascite
corpo, poter ritrovare dopo la morte i pro- erano il fulcro della visione pitagorica del
pri cari, gli affetti più veri, vivendo e con- mondo: l’anima era una “scintilla del fuoco
dividendo una condizione di piena divino” staccata da un livello divino di im-
saggezza e tranquillità, un luogo creato e mortalità, come un frammento tenuto pri-
regolamentato da Dio, posto all’esterno del gioniero in una lunga catena di corpi
mondo, un luogo metafisico. avviati alla morte. L’uomo sapiente era
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quello che si liberava dalla ruota delle rein- pendente dal luogo, dal momento storico,
carnazioni terrene; era l’uomo che rag- dall’interferenza di altri elementi dell’am-
giungeva il livello biente, animali, piante,
sublime divenendo luogo geografico:
“l’uomo filosofo” per chi la pensa così
amante della sa- la natura umana è
pienza, che perse- fluttuante, non certa
guiva il sapere e il perché quando si
bene con tutte le pensa di trovare un
sue forze: questa era principio o una re-
la via per riguada- gola questi possono
gnare la vera vita di- cambiare, il princi-
vina dell’anima. pio vacilla e non ci si
La ragione però può più ancorare ad
prescinde da questi esso, cambiano le re-
mondi basati su atti gole del gioco e tutto
di fede e da sempre un è incerto nell’infinita-
intimo dibattito si svolge fra questi due mente grande così come nell’infinitamente
“momenti dell’intelletto”, fra la fede e la piccolo.
ragione: l’una escluderebbe l’altra per cui Per Cartesio, convinto dell’esistenza
il pensiero dell’uomo fluttua fra questi due della natura umana come categoria, questo
sentimenti e non si concede né sicurezza modo di ragionare incerto sulla natura è
né stabilità, come dice Pascal, ma subisce frutto di ignoranza, superstizione, e della
continue oscillazioni. prevalenza dei costumi sulla ragione. Questi
A questa visione si oppone la conside- costumi, per gli illuminati, sono fattori di ce-
razione di Cartesio per il quale, dopo un at- cità che impediscono l’individuazione della
tento studio, dopo un viaggio fra i costumi, vera natura umana, mentre per i relativisti
si può scoprire la vera natura umana, lo sono fattori di incertezza: so di non sapere
strato di roccia sotto la sabbia, il luogo della nulla nel mare fluttuante ed incerto: nulla si
sicurezza e della stabilità ove non esistono ferma per noi e, questo stato, che ci è natu-
cambiamenti. rale, è quello più contrario alle nostre in-
clinazioni (Pascal).
Per Pascal la natura umana è un primo Secondo la prospettiva di Cartesio gli il-
costume così come il costume è una se- luminati vantano la loro verità e la loro su-
conda natura. Vale a dire che il costume è periorità al cospetto dell’ignoranza dei non
la nostra natura: natura e costume non illuminati, la quale va eliminata e non man-
sono l’una lo strato di roccia che ricopre tenuta.
l’altro e lo protegge: essi si intrecciano e si Secondo la prospettiva di Pascal l’incer-
contaminano reciprocamente in modo di- tezza e il brancolamento sono condizione
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generale dell’umanità e non ci sono forme rispetto e comprensione, un atteggia-


separate e diverse di umanità: tutti cercano mento, questo di Pascal, che cerca di spie-
sempre di ormeg- garsi e di rendersi
giarsi, di appigliarsi conto della prospet-
su qualche punto e tiva degli oppositori
tutti vedono questo illuminati (pur non
appliglio sfuggire avvenendo il contra-
loro; per Pascal non rio da parte di questi
c’è la verità di alcuni ultimi).
e l’ignoranza di Per Pascal non è
altri, la superiorità importante studiare
dei primi e l’inferio- il certo e lo stabile
rità dei secondi, il ma il processo dina-
destino di leader mico della certifica-
degli “illuminati” e zione, non conoscere
il destino di seguaci la stabilità ma i pro-
dei “non illumi- cessi di stabilizza-
nati”: vi è invece zione, non l’umanità
una comune e con- ma le prove di uma-
divisa condizione di nizzazione.
miseria e di preca- Potremmo dire
rietà. Pertanto l’atteg- che Pascal ha messo a
giamento che più si addice alla prospettiva fuoco col suo studium dei costumi e della
di Pascal è la pietà e la comprensione per- cultura umana (contrapposto a Cartesio
ché in questo vasto mare siamo tutti nella con le sue certezze sulla natura umana) il
stessa barca. Tutto cambia e ci sfugge dalle desiderio della certezza, lo sforzo, la ten-
mani nel mutare della storia. sione verso punti stabili, verso degli anco-
Secondo la prospettiva di Cartesio si im- raggi che ci possono sfuggire o possono
pone una netta separazione fra forme di essere rivisitati: tutto questo nel mondo
umanità diverse e opposte, seguendo uno moderno è divenuto metodo di studio e di
schema gerarchico fondato su una pretesa ricerca scientifica per l’antropologo così
di verità e di pienezza da un lato (illumi- come per qualunque scienziato, accettato
nati) e su una ammissione di indigenza e di come tale, base di tutto il fondamento dei
bisogno dall’altro (non illuminati). Lumi da 400 anni in qua.
Perso l’ancoraggio offerto da una na-
Secondo la prospettiva di Pascal sul tura umana stabile subentra un approdo
piano antropologico e dei rapporti inter- mistico fideistico alla stabilità, il che ci al-
culturali, emerge invece un atteggiamento lontana dalla posizione scientifica, antro-
di comunicazione, di reciproco interesse, pologica: l’uomo resta ad osservare la
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fluidità del reale del mare magnum, mentre Questa analisi di Montaigne mette a
compie un salto verso la trascendenza e fuoco il problema educativo umano che do-
verso una stabilità rite- vrebbe essere di-
nuta più totale e defi- spensato come
nitiva. insegnamento a
Già Montaigne tutti: esso do-
nella seconda metà vrebbe vertere
del ‘500 scriveva: sulla condizione
umana, conoscere
Le leggi della co- l’umano collocan-
scienza, che noi di- dolo nell’universo,
ciamo nascere dalla non toglierlo da
natura, nascono esso portandolo
dalla consuetudine
nel metafisico: la
(costume); ciascuno
infatti venerando
conoscenza del-
intimamente le opi- l’uomo deve cioè
nioni e gli usi appro- contestualizzare
vati e accolti intorno l’uomo: il chi
a lui, non può disfarsene siamo? è inseparabile
senza rimorso né conformavisi senza soddi- da dove siamo? da dove veniamo? e da dove an-
sfazione [...] Ma il principale effetto della diamo?
sua potenza è che la consuetudine [o il co- Le conoscenze del XX secolo hanno
stume, la cultura] ci afferra e ci stringe in chiarito per vari aspetti la posizione del-
modo che a malapena possiamo riaverci
l’uomo nell’universo ma non in modo uni-
dalla sua stretta e rientrare in noi stessi per
discorrere e ragionare dei suoi comandi. voco, né esiste una capacità intellettuale
In verità, poiché li succhiamo col latte ipertestuale che faccia concepire il nostro
fin dalla nascita e il volto del mondo si pre- doppio radicamento nel cosmo fisico e
senta siffatto al nostro primo sguardo, sem- nella sfera vivente da cui ci sentiamo par-
bra che noi siamo nati a condizione di zialmente sradicati col nostro spirito come
seguire quel cammino. fossimo osservatori “esterni” della natura.
E le idee comuni che vediamo aver cre- Tuttavia i sistemi delle nostre idee (teo-
dito intorno a noi e che ci sono infuse nel- rie, dottrine filosofiche, ideologie) sono
l’anima dal seme dei nostri padri, sembra soggetti all’errore e proteggono gli errori e
siano quelle naturali e generali. Per cui ac-
le illusioni in essi inscritti: è nella logica or-
cade che quello che è fuori dai cardini della
consuetudine (costume o cultura nuovi o
ganizzatrice di ogni sistema di idee resi-
particolari), lo si giudica fuori dai cardini stere all’informazione che non gli conviene
della ragione: Dio sa quanto irragionevol- e che non può integrare: le teorie resistono
mente perlopiù. all’aggressione delle teorie nemiche o delle
Montaigne, Essais argomentazioni avverse, finanche le teorie
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scientifiche, le sole capaci di accettare la un semplice fronteggiarsi di bene e male.


possibilità di essere confutate; spesso vi re- Gli integralismi sono inclini a credersi ca-
sistono e sappiamo paci di rispondere a
quanti esempi di tutte le domande e di
questo tipo sono colmare i vuoti di
presenti nella sto- senso, spiegare ciò
ria. Da parte loro le che è inspiegabile, di-
dottrine, teorie mostrare Dio. Dal
chiuse su se stesse Talmud abbiamo im-
assolutamente con- parato invece come
vinte della loro ve- sia preferibile accet-
rità proprio perché tare l’ambiguità del
basate sulla fede, mondo ed educare
sono invulnerabili l’uomo a una sag-
ad ogni critica. gezza che è quella
Dall’altra parte dell’incertezza, ad
fedeli alla saggezza una intelligenza che
dell’incertezza è quella della com-
scientemente ab- plessità (Bernheim).
biamo abbandonato
l’idea di un universo or- Non possiamo non ri-
dinato, perfetto, eterno, bello cosmico e flettere che siamo in un gigantesco cosmo
crediamo ora in un universo nato nella ra- in espansione, fatto da miliardi di galassie
diazione, in divenire dispersivo, nel quale ciascuna a sua volta costituita da miliardi
ordine, disordine e organizzazione gio- di stelle e viviamo in una Terra la cui “fini-
cano, proprio come nell’intuizione di Pa- tezza” impone a noi uomini il principio di
scal, in un modo che è nello steso tempo ospitalità universale nel riconoscere ad
complementare, concorrente e antagoni- ognuno il diritto di non essere trattato
sta. come nemico: il comune destino terrestre
Accettiamo così ingenuamente la com- ci impone con forza il principio di solida-
plessità del reale con la sua difficoltà rietà.
espressiva e la sua gravità, prescindendo La nostra Terra è una minuscola trot-
dall’espressione e nel rispetto di un di- tola, che gira attorno a un astro errante al
scorso religioso che propone una nozione margine di una piccola galassia di perife-
sempre – obiettivamente – o vera o falsa e ria. Dobbiamo perciò riflettere sul fatto che
che uno abbia ragione o torto: in questo le particelle dei nostri corpi sono apparse
o/o è racchiusa l’incapacità di sopportare sin dai primi decimi di secondo del nostro
la relatività delle cose umane, come se cosmo quasi 14-15 miliardi di anni fa e i no-
l’universo si svelasse a noi sotto forma di stri atomi di carbonio si sono formati in
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uno o più soli prima del nostro; le nostre tri una delle vocazioni essenziali dell’edu-
molecole si sono formate e addensate, nei cazione sarà lo studio della complessità
primi tempi convulsivi della umana: l’educazione
Terra, in macromolecole as- dovrebbe mostrare e
sociate all’interno di vortici, illustrare il destino a
di correnti del mondo chi- molte facce del-
mico, uno dei quali, quello l’umano: il destino
organico-biologico, tra i più della specie umana,
ricchi nella sua diversità il destino indivi-
molecolare, si è metamor- duale, il destino so-
fizzato in un’organizzazione ciale, il destino
di tipo nuovo rispetto all’or- storico, tutti i destini
ganizzazione strettamente mescolati e insepa-
chimica del cosmo: una rabili. L’educazione
auto-organizzazione vi- cioè dovrebbe così
vente, che è divenuta co- sfociare nella cono-
sciente, capace di scenza e presa di co-
auto-osservazione, umana- scienza della
mente direi, anche capace di condizione umana
ironia e di arte: abbiamo la presunzione nostra ma anche della condizione comune
che essa raggiunga l’apice del suo sviluppo a tutti gli umani e della ricchissima e ne-
con la comparsa dell’uomo. cessaria diversità degli individui, dei popoli
Questa ominizzazione si sta compiendo e delle culture e puntare a riconoscere così
da qualche milione di anni: si tratta di il nostro radicamento come cittadini della
un’avventura discontinua con comparsa e Terra.
scomparsa di nuove specie (habilis, erectus,
ergaster, neanderthal, sapiens), con l’acquisi- Dovrebbe essere un sapere comune il
zione dei linguaggi, lo sviluppo delle cul- fatto che la cultura è costituita dall’insieme
ture, dei saperi, delle credenze e dei miti dei saperi, delle abilità, delle regole, delle
intesi come frutto dell’attività cerebrale, norme, dei divieti, delle strategie, delle cre-
divenuti capitali trasmissibili di genera- denze, delle idee, dei valori e dei miti che
zione in generazione: tutto questo ci ha di- tutti si trasmettono di generazione in ge-
sorientati e ci ha fatto dimenticare l’unità nerazione: così la cultura si riproduce in
cosmica assoluta della nostra condizione, ogni individuo, controlla l’esistenza della
il cui mistero giace in fondo alla natura società e ne mantiene la complessità psi-
umana, privilegiando il senso della singo- cologica e sociale. Ogni società umana ar-
larità del fenomeno “uomo”. caica o moderna vive e sopravvive perché
Nella nostra epoca caratterizzata da fa- ha la propria cultura singolare. L’insieme di
cilità di scambi d’informazione e di incon- tutte queste è la vera cultura dell’uomo: la
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cultura cioè permette la vita dell’uomo, dei Questa era planetaria della comunica-
suoi vari gruppi “etnici”. zione fra gli uomini è simile e conseguente
Tecniche meccaniche alla diaspora planetaria che
(ruota, aratro, giogo, nelle ere passate ha spo-
bussola, stampa, elet- stato da un continente al-
tricità, radio, automo- l’altro, prima masse intere
bile, telefono, di ominidi e poi masse di
riproduzione e tra- uomini sapientes con inva-
smissione delle imma- sione di tutto il pianeta: gli
gini anche in tempo uomini hanno mantenuto
reale ecc.) si diffon- sempre gli stessi caratteri
dono facilmente e in genetici, quelli che per-
modo totale da un po- mettono di generare, di
polo all’altro, supe- scambiare e di assimilare
rando confini che lingue, culture e destini e
sembrerebbero insor- di rinnovare la creazione
montabili, passando da del bello e del buono, del-
una cultura all’altra, l’arte.
perché sono utili e con-
venienti, meravigliosi frutti del pensiero Tutto questo è accaduto e accade anche
umano come “arte sublime” estrema del- ora in modo sempre imprevedibile proprio
l’intelletto: la “techne”dell’antica Grecia. come quando, dopo la scoperta delle Ame-
Così pure credenze religiose o ideologie riche, da piccole nazioni come Spagna, Por-
laiche, sociali e politiche, correnti artisti- togallo, Olanda, Inghilterra, Francia, Stati
che figurative e musicali migrano e si uni- Italiani partì l’avventura della occidenta-
versalizzano in modo talora inatteso, lizzazione del globo, ponendo le loro cul-
imprevedibile e sorprendente da una cul- ture innanzi a quelle di civiltà più estese e
tura ad un’altra, che già possiede un suo ca- numericamente enormemente più grandi
pitale specifico di credenze, di miti, di idee, come la cinese, indiana, amerinda.
di valori su cui basa il legame della singola Questa dominazione porta alla scom-
comunità ai suoi antenati, alle sue tradi- parsa di civiltà intere e distruzioni in Ame-
zioni, ai suoi morti. Sicchè si produce rica e Africa, con violenze e schiavitù, con
un’integrazione di saperi e di tecniche, di la scoperta delle “razze” e con l’esporta-
idee e di costumi, di alimenti e soprattutto zione di malattie come morbillo, influenza,
anche di individui provenienti da lontano: herpes, tubercolosi (che fanno stragi in
ciò è sempre un arricchimento se una cul- America) e con l’importazione della sifilide
tura dominante tecnico-civilizzatrice non in tutta l’Eurasia. Si esportano in America
ha effetti lesivi su culture meno potenti e ovini, bovini, cavalli, cereali, vite, ulivo,
più ingenue. piante tropicali, caffè e canna da zucchero
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e si importano mais, patata, fagioli, pomo- sta nella “tolleranza” come rispetto del di-
doro, manioca, patata dolce, cacao e ta- ritto di proferire un discorso che ci sembra
bacco: si verifica un cambio ignobile anche se non lo
epocale dei gusti alimen- condividiamo, per nu-
tari in tutto il mondo e trirci del buono che sta
degli apparati economici nelle opinioni diverse,
sottostanti. Oltre all’agri- convinti che può esserci
coltura, l’economia pro- verità in un’idea antago-
duce un cambio epocale nista alla nostra.
anche per la diffusione del- Questa epopea co-
l’industria e delle relative smica dell’organizzazione
tecniche a tutti i livelli di umana, soggetta conti-
produzione creando im- nuamente alle forze in-
mensi progressi in tutti i certe talora insondabili di
campi di attività del ge- disorganizzazione e di di-
nere umano. spersione (quell’ancorag-
Tutto ciò porta ad un ri- gio che vien meno) è
conoscimento della co- anche l’epopea di un le-
scienza della complessità game-alleanza che finora
umana: ci aiutano l’arte, la letteratura a ha impedito al cosmo di disperdersi o di
non ridurre un essere umano alla sua parte svanire appena nato: in seno a questo
più piccola né catalogarlo in base al suo cosmo, forse all’apice di uno sviluppo pro-
passato: bisogna aver fede nel cambia- digioso di un particolare ramo dell’autor-
mento e nella conversione dell’uomo al ganizzazione vivente, sempre palpitante
“meglio” confidando nella sua capacità di per una grande intrinseca intelligenza, noi
discernimento e di “scelta” sfruttando la continuiamo a modo nostro la nostra av-
logica, il λόγος, il verbum. ventura, noi viventi, fuscelli della diaspora
La risposta ai piccoli conflitti interiori cosmica, briciole dell’esistenza solare, mi-
che sommandosi creano conflitti enormi, nuta germogliazione dell’esistenza terrena.

Riferimenti bibliografici essenziali

Ferguson, K. (2009) La musica di Pitagora, Longanesi, Milano.


Morin, E. (2001) I sette saperi necessari all’educazione del futuro,, Raffaello Cortina Editore, Mi-
lano.
Remotti, F. (2008) Contro natura, Editori Laterza, Bari-Roma.
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La migliore Massoneria è quella dell’Amore,


spiegata dalla Sapienza.
di Vincenzo Tartaglia
Saggista

The best form of Freemasonry is that one which is mostly concerned with the quest
for inner enlightment, discharging any external and superficial tinsel. The search for
light is not only a formal expression, but represents the real objective to be reached
by a true Master Mason.

P
artendo dal principio della crea- laborazione con l’anima (compasso incro-
zione e dell’attività del Grande ciato con la squadra: celeste camera di
Architetto (compasso che si apre: compagno).
celeste camera di Maestro), dal primo ma- In questa ultima condizione l’universo,
nifestarsi cioè della Luce cosmica, si arriva che precedentemente aveva una forma spi-
ad una fase in cui il Sole Spirituale si avvia rituale in armonia con la celeste camera di
a tramontare per lasciare il maglietto sim- Maestro (mondo dello spirito), comincia ad
bolico nelle mani della Luna. Attraverso assumere forme più grossolane, fantoma-
tale declino l’universo passa, secondo gli tiche, astrali, compatibili con la celeste ca-
esoterici insegnamenti, da una condizione mera di Compagno (mondo dell’anima) e
prevalentemente spirituale (compasso so- con quanto questa camera è in grado di for-
vrapposto alla squadra) ad un’altra in cui nire: sono le forme animiche attraverso le
invece lo spirito entra in reciprocità e col- quali si manifesta il Compagno d’Arte,
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l’anima umana vera e propria. Tali forme Sono da ritenere davvero eccezionali gli
animiche rappresentano le pre-forme di individui i quali riescono a percepire, della
tutto ciò che appare sulla Terra nello spazio Massoneria, l’occulto aspetto che la rende
fisico, secondo le condi- in tutto degna della cele-
zioni materiali, grezze e ste camera di Maestro,
infedeli che sono proprie dove troneggia lo spirito
alla Camera di Apprendi- che permea e vivifica il
sta, appunto il mondo nostro universo. Quegli
terreno. Questo mondo, individui, in breve gli ini-
pur governato dalle illu- ziati, hanno sviluppato
sorie e mortali leggi fisi- concretamente la rara ca-
che, è via via rimodellato pacità di captare, pur vi-
proprio dai “Fratelli” ini- vendo corporalmente sul
ziati di ogni tempo, se- nostro pianeta, i messaggi
condo invece le eterne e gli insegnamenti prove-
leggi dell’armonia: a tale nienti dal mondo spiri-
scopo i “Muratori” si ser- tuale, quindi proprio da
vono di “utensili” sempre quelle entità divine, “so-
meno materiali, sempre lari”, le quali, collabo-
più impalpabili. Questa rando con il Grande
ascesa peraltro coincide Architetto, sin dal princi-
con l’evoluzione interiore, pio presero parte alla co-
il reale percorso iniziatico del Compagno struzione dell’universo, e che chiamiamo
d’Arte, quindi dell’anima che tenta di libe- Maestri Liberi Muratori.
rarsi del corpo (Apprendista) al fine di Siccome lo spirito è invisibile, dobbiamo
prendere coscientemente il posto nel “suo” pur dire che i pensieri che spiccano per no-
mondo animico (celeste camera di Compa- biltà e purezza, altamente massonici, ben
gno), da essa stessa attraversato e speri- oltre la materialità profana, possono ac-
mentato nel lontano passato, ma cendersi e manifestarsi soltanto negli indi-
incoscientemente. vidui eccezionalmente dotati della
Quale realtà umana rappresenta invece “visione” spirituale. Osservo che, nel cielo,
il Compagno d’Arte, quando lavora nella la più pura ed elevata Massoneria secondo
Camera di Apprendista? Rappresenta l’in- lo spirito (Libera Muratoria) è alla sola por-
dividuo creativo, immaginativo, intuitivo, tata di quelle eccelse entità che rispetto al-
“lunare” nell’attesa di vedere il Sole spiri- l’Essere Supremo formano come una
tuale: è la persona fisica in grado di vivere corona: esse corrispondono al Risp.mo
sempre più coscientemente, già nei sogni, Maestro delle Cerimonie, al Venerabilis-
quanto gli riserverà il futuro sia in questa simo, al Risp.mo Oratore, al Risp.mo Segre-
vita che nell’oltretomba. tario, i quali hanno infatti maggiore affinità
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e più stretto rapporto con il libro, imma- resta pertanto misteriosa la vera esistenza
gine simbolica dello Spirito Assoluto (“te- degli illuminati iniziati, condotta secondo
stimone”). Invece sulla princìpi dettati dall’anima e dallo
Terra, nelle condizioni spirito. È infatti vero che gli
materiali, quelle eccelse iniziati vivono tra noi, si la-
entità spirituali subiscono sciano addirittura sfiorare e
una metamorfosi involu- sono operativi nel modo mi-
tiva e diventano persone, gliore; è tuttavia anche vero
esseri viventi in carne ed che un velo di riservatezza e di
ossa: costoro sono invero prudenza li nasconde e pro-
gli iniziati del più alto li- tegge. Sicché le preziosissime,
vello. A queste luci spiri- oltremodo significative tracce
tuali dobbiamo la del loro passaggio sulla terra
rivelazione della Scienza restano invisibili, sono come
Muratoria, dei misteri inesistenti per i comuni mor-
della vita e della morte. tali il cui unico sguardo, mate-
Sicché all’intuizione illu- riale, non va oltre le apparenze
minata si manifestano i 4 più immediate e illusorie.
Coronati celesti, in alto, e, a Se quindi un Maestro Libero
loro immagine, i 4 Coronati terrestri. Que- Muratore fosse la degna incarnazione della
sti ultimi, i suscitatori dei pensieri elevati e Luce “intorno a noi” (la quale irraggia la
dei nobili sentimenti che sollecitano ed ele- luce primaria del Venerabile ed è propria
vano l’eletto Fratello, infondono nella sua dei Maestri), potendo quindi vivere sul no-
anima, ben sveglia e pronta, tanto spirito stro pianeta secondo lo Spirito del Grado e
di sacrificio e non meno umiltà. le esoteriche conoscenze teosofiche, in-
Dunque gli ideali di tolleranza, fratel- dubbiamente la sua interiore luminosità
lanza e amore sono preclusi alle anime sarebbe insopportabile non soltanto per i
grezze ancora sonnecchianti negli indivi- profani ma persino per i Fratelli del rango
dui irrigiditi dal materialismo, smarriti tra inferiore. A loro modo bendati, questi ul-
le illusioni di questa Terra: esattamente co- timi non percepirebbero quindi la vera na-
storo, già sovrabbondanti sul nostro pia- tura e non coglierebbero gli essenziali e
neta, fanno purtroppo massa persino nel velati insegnamenti di quell’illuminato
Tempio nostro, per di più mostrandosi tut- Maestro: e per costui, devo dire, tale sorte
t’altro che taciturni e remissivi! Tali indivi- neppure sarebbe la peggiore! Sappiamo di-
dui, Fratelli o profani bendati di fronte al fatti quanto i “bendati” siano inclini a de-
Sole immateriale, sono incapaci quindi di ridere e avversare tutto ciò che non
afferrare il linguaggio spirituale e di acco- riescono a vedere!
gliere le elevanti rivelazioni secondo la Ma dove si nascondono, ormai, i reali e
Luce ed il Fuoco. Per quegli esseri accecati non finti Maestri conformi e fedeli al
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Grado, capaci di vivere, praticare e spie- sulla Terra la migliore Massoneria possi-
gare, quando necessario, la Massoneria es- bile, quella dell’amore, la più fedele al
senziale, eterna e vera? Non è mondo ideale del libro? La sola
poco diffuso il sano convin- via è quella spirituale, dolo-
cimento che, malgrado i ri- rosa, la quale, prescindendo
conoscimenti, appariscenti da ogni intermediazione di-
quanto effimeri, e malgrado luente e alterante, mette di-
gli avanzamenti esteriori e rettamente in contatto il
sterili che elevano gerarchi- conoscitore e il conoscibile.
camente, la maggior parte La conoscenza più elevata a
dei Fratelli, iniziando pro- cui ogni degno iniziando
prio dai Maestri, è a tal sempre più aspira avan-
punto disorientata da igno- zando sul cammino, non è
rare persino da dove comin- invero la luce inizialmente
ciare l’ascendente cammino richiesta bensì il fuoco:
verso la Scienza Muratoria! amore suscitatore di vita,
Pochissimi sanno che la onnipotenza misteriosa, in
base del volo è in noi stessi, alto come in basso.
nell’entità spirituale-animica: Se non ami già istintiva-
rari sono infatti i Fratelli, i quali percepi- mente qualcosa, come potrai conoscerla?
scono e ammettono un’entità invisibile Come e dove, troverai la forza che ti spin-
nell’uomo corporeo. gerà verso l’ignoto? Il vero eletto avverte
Sicché la spirituale Massoneria, senz’al- inizialmente una sacra scintilla d’Amore, in
tro la migliore e la più vera, quella che al- maniera più o meno nebulosa, incosciente:
meno ritualmente e simbolicamente si ma questo gli basta! Se non avesse tale ca-
offre al Maestro Libero Muratore, è desti- pacità di amare e inseguire ciò che ignora,
nata a rimanere invisibile, astratta, inesi- e che i comuni mortali temono, secondo
stente! Come non bastasse, nel nostro quali altre argomentazioni potrebbe un
mondo duale (scacchiera) gli opposti si Fratello ragionevolmente considerarsi
scambiano continuamente il posto e le fun- “eletto”?
zioni, sicché tutto risulta mescolato e con- Se sei un eletto autentico, vedrai e rea-
fuso: è dunque quasi impossibile trovare lizzerai ciò che già senti di amare: il tuo sin-
l’amore e la sapienza totalmente ed ine- cero amore non ti tradirà! Se vuoi dunque
quivocabilmente da una parte, l’odio e disfarti via via della benda, dovrai sempre
l’ignoranza dall’altra. più amare: prima l’amore, in ogni caso, poi
Ne consegue che, quaggiù, il bene e la tutto il resto… Cosa ti è dato peraltro of-
verità rischiano in ogni momento di restare frire, Fratello Muratore, che sia più pre-
intrappolati nelle reti del male e dell’illu- zioso ed elevante dell’amore? Accontèntati
sione. Per quale via si manifesta dunque piuttosto di offrire anche una sola scintilla
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di questo sacro fuoco, e sarai in pace con te E non è tutto. Infatti le parole degli illu-
stesso, insensibile al disprezzo, indifferente minati, per quanto ispirate e veritiere, tra-
al pessimo giudizio di coloro discono la divina sapienza che
che non ti capiscono. le ispira: tale tradimento è
Soltanto eccezional- dovuto al fatto che l’umano
mente lo spirito (sole) della parlare è fatalmente accom-
Massoneria si rivela diretta- pagnato, anzi rivestito e quasi
mente, mostrando così il soffocato dalla materia e dal-
suo bel volto immateriale, li- l’illusorietà. Dal momento
bero da ogni macchia di te- però che ci riuniamo, lavo-
nebrosità. Per via indiretta riamo ed evolviamo per aiu-
invece, la nostra Istituzione tare l’umanità nel suo
è purtroppo passibile d’es- progresso interiore, siano al-
sere tradita, costretta a rive- meno scelti i migliori Mas-
larsi tramite la limitatezza soni affinché la Scienza
dei Fratelli, oppure attra- Muratoria, spiegata secondo
verso una Tradizione invero la luce e l’intuizione supe-
sempre più nebulosa, intie- riore, possa in qualche misura
pidita, silenziosa e ormai lontana, sto per rischiarare e confortare le anime di coloro
dire morta … uccisa dalla nostra incapacità che si sentono traditi dalla cultura ufficiale
d’intenderla … riassorbita nella sua eterna e dai messaggi, sempre più incerti, lanciati
fonte. Dunque la Massoneria, come fosse dai ministri delle varie confessioni reli-
destinata a mostrare il volto peggiore, fini- giose. Occorre insomma sostenere e inco-
sce col nascondere quasi sempre il mi- raggiare in più modi coloro i quali,
gliore, su cui è riflessa fedelmente l’essenza particolarmente versati nel simbolismo,
del fuoco e della luce! E se del resto la mi- sono in grado di spiegare per quanto possi-
gliore Massoneria fosse spiegata dai suoi bile, entro i limiti del consentito, i misteri
più illuminati Fratelli (e gli altri se ne stes- della luce e del fuoco.
sero finalmente nell’ombra, inattivi, per il Sennonché tutto questo non succede
bene stesso dell’Istituzione: cosa che non poiché diversi Fratelli, anche di rango ele-
accade!), neppure attraverso questa via vato, sono, devo fraternamente osservare,
essa potrebbe mostrarsi quale essenzial- ancora accecati dalla nera benda! Ne deriva
mente è, secondo le virtù del suo centro in- che ogni cosa si muove quasi sempre se-
visibile, inalterabile, infinito, attraverso le condo una gerarchia fittizia, meccanica,
cui pulsazioni vive e batte il cuore stesso purtroppo afflitta dall’arbitrio e neppure
dell’universo nostro. Non è infatti nelle risparmiata dalla devastante influenza che
possibilità di chi è immerso nel mondo ma- l’esteriorità, nelle sue molteplici espres-
teriale, squarciare il velo e scrutare nel- sioni, esercita sugli individui incapaci di al-
l’immateriale! lungare la visione oltre il velo.
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Quando dunque il migliore resta nasco- Se invece della migliore Massoneria po-
sto, non tende forse a manifestarsi il peg- tesse, in tutta la sua difformità, mostrarsi
giore? quella storica dei vanitosi, ar-
Se il 5, quell’essenza che rivisti, materialisti e “ben-
riluce divinamente nel Fra- dati”, emergerebbe allora
tello illuminato, non pre- non altro che una pietra
vale prendendo il comando, grezza: è la Massoneria che
ecco che il 3, la sua contro- esprime i più bassi istinti
parte grezza e bestiale, om- umani! Dal momento infatti
brosa, prende invece il che nella maggioranza dei
sopravvento, si concretizza, Fratelli il Pentalfa è capo-
si mostra, scalpita e si attiva volto, come pensare che
nella frenesia dell’inco- l’Istituzione possa nell’in-
scienza (perpendicolare)! sieme mostrare il contrario,
Dal punto di vista iniziatico, essendo essa simile ad un
l’oscuramento del 5 nel 3 unico organismo?! Il dive-
equivale ad una catastrofe nire (l’evoluzione o l’involu-
all’interno dell’anima zione) del Pentalfa riguarda
umana, poiché sancisce la non soltanto il singolo ini-
sconfitta della luce. Secondo il simbolismo ziando, ma coinvolge anche la “catena” dei
muratorio si tratta del capovolgimento del Fratelli: non è così?
Pentalfa, il quale, non slanciando più Occorre tuttavia anche osservare che
quindi la punta illuminata verso l’alto, a te- quanto appena detto circa la Massoneria
stimonianza della supremazia dello spirito storica, quale cioè si mostra all’esterno e
nell’anima del Fratello, invece dirige quella infedelmente, è riferibile a qualsiasi altra
punta, ormai oscurata, verso il basso realtà terrena che, legata all’uomo, ne
mondo delle tenebre e della materialità! segua la triste degenerazione, il declino
Questo mondo, corrispondente al Setten- spirituale: religioni comprese.
trione del Tempio, sotto molti aspetti è as-
similabile all’Ade: in tale infernale Se la peggiore Massoneria è quella che
condizione lo spirito infatti si oscura, appare esteriormente voltando le spalle al
anche se temporaneamente e non per fuoco e alla luce, quale è invece la migliore?
l’eternità. È la Massoneria illuminata che non consi-
È dunque necessario che venga bruciata ste però nel suo esterno ma nell’interno,
benevolmente nell’anima ogni traccia di nell’eterna essenza occulta e da scoprire:
corporeità, affinché lo Spirito risorga dalle essa si rivela pertanto unicamente agli
tenebre e il simbolico Pentalfa riprenda a eletti capaci di ravvisare nell’esistenza
brillare per poter, grazie all’affinità, vol- giornaliera, nel divenire delle cose, persino
gere la sua punta verso la luce ed il fuoco. nel vivere e pensare degli uomini peggiori,
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La migliore Massoneria è quella dell’Amore, spiegata dalla Sapienza, V. Tartaglia

l’impronta misteriosa dello Spirito, della rando la verità e producendo pessimismo,


perfezione e della divina la sapienza e l’amore in-
trascendenza. In effetti, vece accendono il
gli eletti, poiché vedono sano ottimismo e sol-
sulla terra i fedeli ri- lecitano alla migliore
flessi del cielo, riescono operatività, poiché ri-
a cogliere le immagini velano ogni bellezza
della luce anche quando spirituale nascosta:
e dove questa non si ciò, per il perfeziona-
manifesta. Mentre dun- mento e la gioia del-
que le tenebre, l’igno- l’anima eletta, la quale
ranza e le illusioni sogna e desidera esat-
tendono a ricoprire e na- tamente quelle ele-
scondere le belle forme del creato, oscu- vanti visioni e quella vivificante bellezza.

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L’arco reale delle Repubbliche.


L’associazionismo politico tra Risorgimento e Stati nazioni

di Giancarlo Elia Valori


Economista

The present article offers an historical overview of the complex and contradictory
development of the political associations and movements from the beginning of the
Risorgimento’s process till present days. The Author deals, in particular, with the
ethical and cultural role of the Masonic crafts in contemporary society.

L
’evoluzione della democrazia mo- Qui, l’ideologia chiave è il classicismo
derna è stata lenta e complessa, e dell’Imperium romano, un simbolismo ce-
i suoi referenti ideologici e cultu- sareo che perdurerà fino alla Rivoluzione
rali rappresentano un sistema simbolico Francese ed oltre.
ancora, in gran parte, da chiarire. Una ideologia del potere come “terzo”
La nascita dei “parlements” francesi a tra membri della società civile in conflitto
partire dal ‘600, eredi dei tradizionali “fori” naturale tra loro, che appunto è il sostegno
di giustizia territoriali, è parallela all’inca- dei “parlements”, vere e proprie corti di
sermamento dell’aristocrazia di Francia al- appello nate dalla rielaborazione e dalla ri-
l’interno della corte del Re Sole. scoperta del diritto romano e dalla sua
Una sostituzione, controllata dal potere commistione con quello consuetudinario.
centrale della burocrazia monarchica, di Il Re è il Terzo nel Diritto ma anche la
classi dirigenti, con la “noblesse de robe” Corte Finale, dopo la giustizia bassa e alta
borghese che rimpiazza il ceto nobiliare amministrata dai signori feudali locali.
che fa, letteralmente, “ombra” al Sole mo- Si delinea la creazione, come mito uni-
narchico e mira ad un frazionamento dello tario, e come radice storica (e antropolo-
Stato. gica) dei popoli: gli inglesi Tudor si
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riallacciano al mito di Re Artù, ipotizzando ropa”. Tutte idee che verranno rielaborate
una continuità del loro casato con il Mo- dalla lenta costruzione delle procedure e
narca della Cornovaglia, i re francesi ela- delle mitologie del movimento democra-
borano il gallicanesimo religioso, tico repubblicano e nazionale.
l’autonomia parziale E un simbolismo at-
da Roma, in Inghil- tiva per contiguità l’altro:
terra si diffonde l’an- il Partito Socialista Ita-
glicanesimo, gli liano viene fondato a Ge-
spagnoli creano il nova nel 1892, nella sala
mito della “hispani- dei Carabinieri, parte
dad”. pubblica di una loggia
Ogni nazione ha il massonica a carattere
suo repertorio mitico, positivista, legata al re-
che giustifica l’unifi- pubblicanesimo francese
cazione territoriale e e ai sansimoniani.
linguistica e crea, Mazzini pensa alla sua
oltre che le leggi, le “religione dei popoli” in
abitudini e i simboli rapporto al cattolicesimo
delle masse e delle liberale ed eterodosso,
classi dirigenti. apertamente “figlio”
Tutti miti che della Rivoluzione del
hanno a che fare con 1789, di Montalembert e
il “sacre”, e che diver- Lamennais.
ranno l’ossatura del laicismo nazionale e Montalembert è il cattolico che parte
democratico che caratterizzerà il XIX se- per Varsavia in difesa della Polonia che in-
colo e le avventure della Massoneria come sorge contro i russi nel 1831.
network delle classi dirigenti postfeudali. E l’inno polacco parla ancora dei pa-
Per i Re francesi, vi è la cerimonia del trioti locali volontari delle guerre napoleo-
“sacre”, appunto, l’incoronazione; e la tra- niche che tornano in Patria per la guerra
dizione dell’imposizione delle mani sui ma- del 1795: marcia, marcia Dabrowsky, dalla
lati, studiata da Marc Bloch nel suo terra italiana alla Polonia sotto il tuo comando
straordinario I Re Taumaturghi. ci uniremo al popolo!
Per la Spagna, l’hispanidad rappresenta Quindi le mitologie e le soluzioni politi-
la missione globalizzante e cattolica del che circolano e comunicano tra loro in
regno, dopo la scoperta dell’America, av- tutta Europa, dalla Rivoluzione Francese
venuta proprio negli anni della riunifica- fino ad oggi e, possiamo immaginare,
zione del Regno di Siviglia e di Aragona. anche in futuro.
Per l’Inghilterra, il controllo dei mari e Già, ma come interpretare la Rivolu-
l’identità insulare contro la “Vecchia Eu- zione Francese? De Maistre, apologeta della
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L’arco reale delle Repubbliche, G.E. Valori

controrivoluzione ma membro della Mas- cano nell’adorazione ragionevole dell’Ente


soneria, nel rito della Stretta Osservanza Supremo.
che caratterizza le èlites fridericiane di Ma torniamo al nostro “miracolo”, la Ri-
Prussia e accoglie elementi dell’esoterismo voluzione francese. Essa ritraduce per le
martinista, parla del 1789 masse nazionalizzate della
come di un “miracolo”. fine del Settecento le tema-
Un miracolo del mali- tiche dello Stato Centraliz-
gno, certamente, ma co- zatore che era stato creato
munque un fenomeno dal Monarca “sacro” e asso-
soprannaturale destinato luto, in parziale contrasto
a cambiare, radicalmente con la Chiesa di Roma.
e per lui in peggio, la sto- Ora il “sacro” è tutto il
ria di tutta l’umanità. popolo, e tutto il popolo è la
Per l’Abate Barruel, Nazione, ed ogni nazione, e
capostipite della tradizio- qui si verifica l’impronta ti-
nale teoria della “cospi- picamente massonica, ha un
razione massonica” che suo compito specifico nel
sarebbe all’origine del- “Grande Disegno” al quale
l’Ottantanove, la Massone- tutte partecipano.
ria è la “centrale” del potere mondiale Nella prima edizione del “Leviatano” di
rivoluzionario e, tematica molto attuale Hobbes vi è l’immagine di un sovrano la cui
oggi, mira al potere mondiale e alla ridu- figura è composta da tanti piccoli uomini.
zione di tutti i popoli del Globo sotto un do- La Rivoluzione del 1789 realizza nei fatti
minio invisibile e maligno di “Illuminati”. questo simbolismo hobbesiano, con il Re
La propaganda antisemita che oggi ve- Sacro che si trasforma nel popolo sovrano
diamo diffusa nei mezzi di comunicazione e intangibile, e con il popolo stesso che di-
dei paesi arabi e islamici non si allontana viene giudice di appello delle sue stesse
da questo modello: il “sionismo mondiale” parti, e che riscopre una sua sacralità spe-
e comunque il popolo ebraico sono all’ori- cifica, spesso con tratti marcatamente an-
gine, nella tradizione dei “Protocolli dei ticristiani.
savi di Sion”, della Massoneria e quindi La “Dea Ragione” spodesta, natural-
della Rivoluzione americana, di quella fran- mente per brevissimo tempo, la Santa Ver-
cese, delle rivoluzioni nazionali europee, gine, i mesi vengono ridenominati con le
del bolscevismo per poi incarnarsi defini- caratteristiche delle coltivazioni e del
tivamente nello Stato Ebraico. clima, per sottolineare il “Novum Ordo Sae-
E pensare a quanto è stato importante culorum” e per riattivare il mito del “terri-
l’Islam pacifico nel creare il mito illumini- torio”, dell’economia agricola che è alla
sta, con Lessing e Goethe, dei “tre anelli”, radice di tutti i surplus produttivi, come
delle tre religioni monoteiste che si unifi- ritenevano gli economisti illuministi.
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Non è del tutto vero che la Massoneria La democrazia della tradizione masso-
sia all’origine di queste trasformazioni; nica diviene così, progressivamente, da si-
essa si caratterizza come ele- stema di comunicazione e
mento di collegamento selezione delle classi diri-
delle classi dirigenti in ter- genti in un meccanismo di
mini di “dispotismo illumi- sistematico controllo dal
nato, come in Austria e in basso delle azioni dei go-
Germania, e anche la Fran- verni.
cia ha una forte Massoneria Un meccanismo inevita-
nazionalista che non vede di bile che era stato previsto da
buon occhio la canaille isti- Mazzini, dalla Prima Inter-
gata dai piccoli avventurieri nazionale, da tutte le forze
rivoluzionari, e mira ad una progressiste che nascono
riforma europea con l’aiuto poco dopo il “Miracolo” del
e il sostegno delle case re- 1789 e il suo viaggio in Eu-
gnanti più “illuminate”. È il ropa con Napoleone.
caso di Goethe. È questa l’ipotesi soste-
E difatti, nell’Ottocento, nuta da Arno Mayer, che ri-
le massonerie “anglosassoni” tiene il tradizionale “Ancien
avranno una impronta liberale e conserva- Régime” sostanzialmente stabile, malgrado
trice, collegata al simbolismo biblico e alla le Rivoluzioni repubblicane e nazionali,
credenza teista nel Grande Architetto del- fino alla Prima Guerra Mondiale.
l’Universo. Per Voltaire il modello è la Gran La democrazia popolare, in tutto il Ri-
Bretagna, non la rivoluzione popolare teo- sorgimento italiano, ha scarsi sostenitori,
rizzata dai russoviani. anche i mazziniani, quando parlano di
Mentre la Massoneria di estrazione na- “parlamento libero”, fanno riferimento alle
poleonica e francese genera una serie di caratteristiche e alle origini dei loro mem-
obbedienze con miti non cristiani e non bi- bri, non alla base elettorale che li portava
blici (Memphis-Misraim, il rito egiziano alle camere.
con Cagliostro, le mitologie femminili delle Il 27 Gennaio 1861, prima elezione del
logge miste con la Grande Madre Mediter- Regno d’Italia, gli iscritti alle liste elettorali
ranea e Iside, l’adorazione della donna con sono 418.695, su un totale della popola-
il positivismo di Comte, i sansimoniani che zione del nuovo regno di 25.750.000. Di
vanno alla ricerca di Fatima in Nordafrica). questo 1,8% degli aventi diritto al voto at-
Da culto solare che connette in sé il mo- tivo, vanno materialmente a votare poco
narca, il Redentore, il Libro sacro ebraico, più della metà: il 57,2% dell’1,8% della po-
la Massoneria eterodossa di estrazione polazione totale.
francese si trasforma in Rito Lunare, fem- La percentuale cambia significativa-
minile, precristiano e prebiblico. mente alle politiche del 1886, quando gli
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aventi diritto al voto sono l’8,2% della po- sono forzosamente a basso livello intellet-
polazione, e di questi vanno a votare il tuale, abituate ad un lavoro ripetitivo, mas-
53,6%. sificate anche durante il
Così il Parlamento tempo libero.
viene determinato dal Il film “Metropolis” di
4,8% del totale della po- Fritz Lang disegna que-
polazione di 29 milioni di sto universo: la tecnica e
cittadini italiani. la scienza inducono il
L’ipotesi di Arno capitalismo a divenire
Mayer è suggestiva, con monopolistico, le masse
la Prima Guerra Mon- sono ormai controllate
diale, a contatto diretto dalla psicologia applicata
con i due grandi “esperi- alla organizzazione del
menti” (o “miracoli” in lavoro, la guerra “sola
termini alla De Maistre?) igiene del mondo” come
dell’America e della Rus- la definiscono i Futuristi,
sia Sovietica, che nasce pro- elimina le masse in sopran-
prio durante la fine del conflitto, l’Europa numero e crea le condizioni dell’espan-
che ha assorbito la Rivoluzione del 1789 e sione futura dei monopoli nazionali.
l’impresa napoleonica si trova a nuotare Qui, la democrazia moderna non c’en-
nel mondo nuovo, dove i vecchi equilibri tra proprio. Infatti, da Gustave Le Bon, in-
infracontinentali non servono e non val- ventore della “psicologia delle folle” (libro
gono più. che Mussolini terrà sul suo comodino) a
È questo il momento, detto tra paren- Vilfredo Pareto, con la sua “Teoria delle éli-
tesi, in cui si materializza la questione me- tes”, a Gaetano Mosca creatore del mito
diorientale e la nascita effettiva del della “classe politica” allo stesso Benedetto
Movimento Sionista, l’opportunità per Croce che ironizza sulle “alcinesche sedu-
l’Europa di proiettare sé stessa in Medio zioni” della democrazia di massa, fino ai
Oriente, e di fare i conti con il proprio an- sindacalisti di Sorel, la Guerra Mondiale
tisemitismo, che ha accompagnato molta chiude, apparentemente, il ciclo delle rivo-
ideologia sia rivoluzionaria che controri- luzioni democratiche, distruggendo con-
voluzionaria. temporaneamente lo stesso Ancien Régime
L’americanismo, la produzione in serie che le contrastava.
inventata da Henry Ford I, il “fordismo” Il proletariato viene nazionalizzato, fa-
analizzato da Antonio Gramsci costitui- cendolo così uscire dal quadro delle “alci-
scono lo scenario nuovo di una dimensione nesche seduzioni”, il capitalismo
di massa senza democrazia possibile, né ri- monopolistico, che tutti vedono come di-
stretta né a suffragio universale. rezione unica dello sviluppo economico,
Le masse pensate dal sistema taylorista genera stati che nazionalizzano le loro
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masse taylorizzate senza bisogno alcuno E non sembra quindi strano, come in-
dei “ludi cartacei” elettorali. vece apparve agli intellettuali meno infor-
Di fronte alla crisi derivante dalla aper- mati, il Patto Ribbentrop-Molotov tra
tura del mercato-mondo e Germania nazista e
alla concorrenza dell’Ame- Unione Sovietica stali-
rica e, forse, dell’Unione So- niana.
vietica, i Paesi europei si I nazisti volevano
chiudono a riccio. tenersi fermo il fronte
Fascismo, nazismo, orientale, per colpire il
“terze vie”, lo stesso fran- “capitalismo ebraico e
chismo spagnolo sono ri- massonico” ad Occi-
conducibili alla formula di dente. I sovietici erano
Stalin “il socialismo in un ben contenti di far di-
Paese solo”. Se si chiudono struggere il capitalismo
le porte alla concorrenza dai nazisti, per poi su-
globale e quindi si irreggi- bentrare con le loro reti
mentano, fuori dalla demo- “coperte” in attesa
crazia e dagli ideali della “crisi finale” del
illuministici e massonici, le sistema economico.
masse, sarà possibile se- Era la fine della de-
condo questo disegno man- mocrazia, era la fine del
tenere un mercato interno abbastanza modello universalistico dei “diritti del-
grande per i nuovi monopoli nazionali, e i l’uomo e del cittadino” che aveva caratte-
sovrapprofitti potranno essere distribuiti rizzato il nazionalismo democratico dal
alle masse evitando una volta per tutte la 1789 al 1848, e che era continuato nel mo-
lotta di classe. dello liberale-progressista che aveva carat-
Lotta alla Massoneria e lotta all’Ebrai- terizzato il giolittismo in Italia, i gabinetti
smo sono due facce della stessa medaglia: di Von Bismarck in Germania, la Terza Re-
entrambi sono internazionalizzazioni delle pubblica francese.
classi dirigenti, e interrompono il circuito, Ovvero: una capacità di assorbimento
apparentemente ottimale, tra monopolio selettivo delle nuove élites emergenti al-
economico e partito unico. l’interno di una classe politica che operava
Il “socialismo in un Paese solo”. Se si nel mercato-mondo.
leggono oggi le accuse che Stalin diffuse Un sistema piccolo ma efficiente, che
contro Trotzky, e che Curzio Malaparte rac- permette la quasi integrazione dei sociali-
conta nel suo Tecnica di un colpo di Stato, sti nel sistema giolittiano in Italia, i governi
sembra di leggere i discorsi di Hitler e Mus- radicalsocialisti a Parigi, il socialismo
solini contro l’internazionalismo ebraico e “prussiano” di Ferdinand de Lassalle a Ber-
il “serpente verde”, la Massoneria. lino.
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Quando questo equilibrio si rompe, dal Ma anche l’asse portante della futura
caso Dreyfus in Francia o con il governo Resistenza si origina in ambito massonico,
Stresemann dopo la crisi economica tede- “Giustizia e Libertà”.
sca postbellica, allora rinasce il patto scel- Il manager che organizza e inventa l’IRI,
lerato tra vecchie classi dirigenti Alberto Beneduce, è un uomo legato al vec-
dell’ancien régime, chio presidente del
monopoli pubblico- consiglio Nitti, è 33
privati, e ideologi pro- della Massoneria di
letari del “socialismo Piazza del Gesù
in un paese solo”. (quella più a “destra”,
È un tenuissimo secondo la misure
equilibrio quello che profane) è socialista
mantiene in vita il riformista ed aperta-
collegamento tra mente estraneo al re-
ideologie liberali, ceto gime. Suo genero sarà
medio, classe diri- Enrico Cuccia, che
gente, imprese. molto opererà per gli
È probabile che Alleati in Portogallo e
questo equilibrio sia in Francia.
labile, sia pure per mo- In quegli anni Be-
tivi diversi, anche oggi. nedetto Croce, antifascista tollerato dal re-
Ma la Massoneria è inevitabilmente ubi- gime, polemizza con la Massoneria
qua. La scissione in Italia tra Ordine e Rito definendola ormai morta, elemento del-
Scozzese, con il vertice (ovvero il Rito) che l’associazionismo piccolo borghese e pro-
si separa creando l’Obbedienza di Piazza vinciale ormai estranea dai veri giochi e
del Gesù, si inserisce nella scissione tra dallo “spirito dei tempi”.
classi dirigenti che si va creando alla fine Quasi una ripetizione della vecchia bat-
del decennio giolittiano. tuta di Federico II di Prussia, “un Grande
Raul Palermi, Gran Maestro di Piazza Niente”. Croce ha davanti a sé l’immagine
del Gesù dalla scissione, si dice abbia fatto della Massoneria meridionale, dove si sono
firmare il “Manuale dell’apprendista” a integrate nelle Logge ceti parassitari ari-
Mussolini, incontrandolo nel “singolo” che stocratici con ceto medio anch’esso so-
da Milano portava il futuro duce a Roma, stanzialmente improduttivo, una sorta di
durante la “Marcia” che lo incorona presi- associazione che vede, nel mito unificante
dente del Consiglio. del “fratello” Garibaldi l’inno di Don Fabri-
I gerarchi che organizzano, nelle sale zio Corbera di Salina con il suo campiere
dell’Hotel Brufani di Perugia la Marcia su arricchitosi nelle distrazioni del possi-
Roma sono in gran parte massoni, e non dente, Don Calogero Sedara, tanto per ri-
solo di Piazza del Gesù. correre a due delle figure principali
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disegnate da Tomasi di Lampedusa nel suo genti nazionali, non riesce ad amalgamarsi
Gattopardo. pienamente alternando gruppi di potere e
In tutte e due i casi, si ceti politici che si stabiliz-
tratta di “cambiare tutto zano temporaneamente
perchè niente cambi”. solo rispetto alla corona
Una bilateralità della di Savoia.
Massoneria italiana che Forse è Cavour, che
promana dal Risorgi- muore troppo presto,
mento: una fase storica in forse è l’integrazione dif-
cui si inseriscono ceti ficile di una economia
medi locali (in Liguria, To- agricola da latifondo del
scana, Veneto, Lombar- Sud che si scontra con la
dia) che sono già integrati struttura meno vertica-
in una esperienza masso- lizzata del Centro (la
nica multiforme, da mezzadria) e del Nord pa-
quella giuseppista au- dano (la meccanizzazione
stroungarica agli influssi su grandi appezzamenti e
napoleonici in Liguria, da la manodopera salariata);
dove opera Filippo Buo- forse sarà il peso relativo
narroti, l’erede pisano di delle imprese industriali,
Michelangelo, che orga- che nascono con il nuovo
nizza, su ordine di Napoleone, ordini mas- grande mercato nazionale e il sostegno
sonici segreti e mai visti prima e sette dello Stato in Lombardia, Liguria e Pie-
rivoluzionarie. monte, ma insomma l’Unità nazionale ag-
E tradizioni massoniche fortissime si grega aree che, di lì a poco, avranno
manifestano anche nel Regno delle Due Si- geopolitiche diverse, agganci al mercato-
cilie, dove il piccolo ceto medio e l’aristo- mondo differenziati, tradizioni di contatti
crazia meno parassitaria subiscono gli europei e massonici variegate e spesso non
influssi dell’Oriente britannico, esempio facilmente compatibili tra di loro.
classico di integrazione tra ceti emergenti Il fascismo, beninteso, userà la Masso-
e vecchie élites e tra diverse tradizioni geo- neria, in quanto, per mutuare l’espressione
grafiche, caratteristiche che pongono di Antonio Gramsci, è “il partito della bor-
l’Oriente inglese fuori dal “fuoco della ghesia”; ma la borghesia in Italia è struttu-
mente” che caratterizza la diffusione set- ralmente debole, il proletariato è di origini
taria (e spesso massonicamente irregolare) agricole e marginali e premoderne, e porta
che promana dalla Francia e dalla Baviera con sé tutti i pregiudizi antimassonici del
degli “illuminati” di Weishaupt. Trono e, soprattutto, dell’Altare.
Si potrebbe pensare ad una Massoneria In quanto il fascismo è una rivolta di
italiana che, proprio come le classi diri- ceti medi e di piccola borghesia urbaniz-
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L’arco reale delle Repubbliche, G.E. Valori

zata, gli “studenti” famosi che hanno fatto mentre la Massoneria e il Risorgimento
la Grande Guerra e sono stati derisi e umi- sono state, fin dall’inizio, esperienze e ri-
liati dal socialismo del voluzioni dall’alto che
“non aderire né sabo- hanno modernizzato ed
tare” turatiano, la Mas- europeizzato, a tappe for-
soneria entra nel zate e quindi incompiuta-
fascismo “movimento”, mente la vecchia Italia.
per usare la dicotomia Ma l’Italia unita non
di Renzo De Felice, ma può essere nazionalista:
quando il fascismo di- perché essa deve la sua
viene da “movimento” stessa unità nazionale ad
“regime” e chiude la un equilibrio geopolitico
partita con la Chiesa tra le potenze europee e
cattolica (arricchendola globali che, esso solo,
con le riparazioni per la permette spazi di mano-
Breccia di Porta Pia e i vra alla nazione italiana.
successivi spogli di pro- È la Francia che è inte-
prietà) con il Concor- ressata ad un contraltare
dato del 1929, allora mediterraneo per la Gran
l’anticlericalismo mas- Bretagna e per insulariz-
sonico e l’esoterismo zare la potenza centroeu-
“pitagorico” che tanta ropea tedesca e renderla,
parte aveva nelle Logge per usare la terminologia di
italiane e nelle due Obbedienze maggiori Haushofer, “potere terrestre”; è la stessa
allora il rapporto con la Massoneria si Gran Bretagna che è interessata a determi-
chiude. Il fascismo ha il suo modernismo in nare una limitazione del potere marittimo
casa: è il futurismo, certo venato anch’esso francese nel Mediterraneo e a favorire una
da influssi esoterici di origine massonica Italia unita e amichevole con Londra per
ma comunque in rotta con le Obbedienze controllare, dalla Penisola, il Mediterraneo
italiane su un punto essenziale: il suo fer- e la sua direzione geopolitica verso Est,
reo nazionalismo. verso l’Asia Minore e l’India.
Il fascismo è insieme antirisorgimento È infine la Russia che, oltre la sua area
e “compimento del Risorgimento”, è maz- di influenza slava che arriva ai nostri con-
ziniano e antimazziniano, è strapaese e fini, desidera una Italia unita per compri-
stracittà, è tradizionalismo premoderno e mere la Germania e limitarne la sua
futuristico. espansione verso Est, oltre a garantire con
È il suo rifiuto pragmatico di sintetiz- una Italia amica l’accesso ai “mari caldi”
zare tutti i suoi opposti e le sue latenti con- che è l’ossessione strategica russa da Pie-
traddizioni che lo mantiene al potere, tro I a Vladimir Vladimirovic Putin.
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Questi equilibri geopolitici, tutti incen- terizzata da un forte dualismo, che l’impe-
trati sul Mediterraneo, innervano il pro- tuoso sviluppo economico accentua: una
cesso unitario e caratterizzano anche vasta base industriale che opera, per la
l’evoluzione della Mas- prima volta nella sto-
soneria italiana e le sue ria d’Italia, nel mer-
relazioni con le succes- cato europeo e
sive élites politiche, da mondiale, senza lo
Cavour fino ai giorni Stato come compra-
nostri. tore finale, e una se-
L’accettazione da quenza di sacche di
parte del ministro arretratezza regionale
degli Esteri sovietico che non vengono in-
Vishinsky, a Capri, di globate nella rappre-
un accordo stabile con sentanza politica e
l’Italia badogliana e risultano inviate ai
con il governo del flussi migratori verso
Regno del Sud, nell’in- l’Estero.
contro segreto che il Dal 1946 al 1971
dirigente sovietico emigrano oltre 5 mi-
ebbe con il Segretario lioni di italiani, la po-
del Ministero degli Affari esteri Prunas, è polazione dell’Austria e quasi l’intera
comprensibile in questo contesto, mentre popolazione della Svizzera, per compren-
per il potente segretario Prunas coprire le dere le dimensioni del fenomeno.
spalle ad Est (e ammorbidire il PCI) al de- Quando l’emigrazione si chiude, nel
bole governo di Salerno è un modo per 1971, la fase di tensione sociale è già ini-
creare uno spazio di manovra per l’Italia ziata e i segnali che danno per chiuso il
postfascista che, altrimenti, sarebbe total- “Miracolo economico” italiano sono già
mente dipendente dai voleri degli angloa- ben visibili a tutti.
mericani. Per la Massoneria (o meglio, per le mas-
Proprio da questo punto di vista, si sonerie) italiane nel secondo dopoguerra la
comprende la diffusione della Massoneria linea è quella di un fortissimo atlantismo,
in tutte le formazioni politiche del secondo di un altrettanto esplicito anticomunismo,
dopoguerra, laddove la DC e il suo blocco pur venato di spunti progressisti che da-
sociale portano, per la prima volta nella tano dal mazzinianesimo e dal riformismo
storia d’Italia, le masse contadine alla rap- socialista che hanno fatto parte del DNA
presentanza organica nel governo del politico delle Obbedienze italiane unitarie,
paese, unite alla piccola borghesia urbana e il che rende da un lato necessaria la pre-
a settori non trascurabili di classe operaia. senza della Massoneria nel quadro politico
L’Italia del secondo dopoguerra è carat- e sociale italiano, ma contemporanea-
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mente la diluisce in un reticolo di relazioni Questo fu più o meno il discorso del


con Enti e partiti che hanno, nei confronti “Comandante Franchi” all’allora ambascia-
dell’Oriente italiano, lo tore italiano in Unione So-
stesso astio e lo stesso vietica.
potere di disposizione Quindi il nesso identi-
che il fascismo aveva tario della Massoneria
rispetto alla Massone- nel secondo dopoguerra
ria dell’epoca: il potere italiano è appunto atlan-
muove le masse, tico, liberale-progressi-
spesso fortemente an- sta, europeista ed attento
timassoniche, ed ha la ad evitare la chiusura su
chiave dei rapporti, es- posizioni antimoderne e
senziali per la stabilità confessionali del partito
internazionale ed in- sicuramente egemone, la
terna, con la Chiesa Democrazia cristiana.
cattolica, con la quale L’europeismo della
la Massoneria non ha Massoneria è, per così
del tutto chiarito le dire, sostitutivo e dispe-
proprie tensioni tradi- rato. Come sarà quello di
zionali: né la Chiesa un grande leader della
l’ha fatto con la Masso- DC, Nino Andreatta. Visto
neria, peraltro. che le sacche di arretratezza strutturale
La Massoneria è l’asse del potere atlan- italiana non sono risolubili con gli stru-
tico in Italia nella misura in cui tutte le po- menti interni, allora aspettiamo l’Unione
tenze vincitrici sanno benissimo che la Europea che costringerà una classe politica
Democrazia Cristiana vede la NATO come che in parte sopravvive grazie a quelle ar-
un potere “protestantico” e un potenziale retratezze a modernizzare il nostro Paese.
elemento di contrasto con la Chiesa nella Si ripropone una “rivoluzione dall’alto” e
tradizionale politica estera italiana, media- un traino dall’estero che sono stati carat-
toria ed attendista. teristici del nostro Risorgimento.
Fu un eroe della Resistenza torinese e li- Questo nesso tra potere DC e laicismo
berale, Edgardo Sogno, a convincere il fu- atlantico cade, con la fine della “guerra
turo segretario generale della NATO Manlio fredda” e l’avanzare della stessa unifica-
Brusio ad accettare il principio della Alle- zione europea. E si trasforma anche il ruolo
anza Atlantica e a abbandonare le sue pre- della Massoneria. Essa si trasforma dive-
cedenti tentazioni neutraliste: “guarda che nendo avanguardia della espansione degli
i russi se attaccano l’Europa sono subito da interessi nazionali in Paesi tradizional-
noi, comunque vada, quindi è meglio en- mente legati all’Italia con legami massonici
trare nella NATO”. che risalgono al Risorgimento: l’Ungheria,
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o genera obbedienze più strettamente or- con il MERCOSUR e il NAFTA indeboliscono


ganiche ai referenti massonici tradizionali le storiche correlazioni tra la Massoneria
dell’Oriente italiano, come la italiana e gli emigrati genovesi
Gran Bretagna o gli stessi del Boca di Buenos Aires,
USA. per esempio.
Per non parlare del Il blocco del sistema poli-
nesso con il mondo arabo, tico italiano, nella fase in cui
nel quale le Obbedienze ita- inizia ad operare la globaliz-
liane, sulla base di una zazione e termina il “bipar-
lunga tradizione che data titismo imperfetto” non
dalle prime conquiste colo- permette alle Obbedienze
niali in Nordafrica e nei rap- italiane di trattare libera-
porti “antimperialisti” del mente, per usare la meta-
fascismo con il nazionali- fora di Giulio Andreotti, con
smo arabo e perfino con il “più forni”, mentre la teoria
Sionismo durante il Man- e la propaganda democra-
dato britannico in Medio tica si globalizzano e per-
Oriente, è uno degli assi di dono quella specificità
sviluppo tradizionali della po- nazionale che tanta parte ha
litica estera della Massoneria italiana. nella identità politica della Massoneria ita-
Basti pensare al rapporto particolare liana.
della casa reale giordana con la Massone- Inoltre, il crescere del ruolo geopolitico
ria di Piazza del Gesù, o ai contatti fecondi di paesi tradizionalmente non massonici,
tra le Obbedienze italiane e la Rivoluzione come la federazione Russa e la Cina, insu-
algerina o la Casa Reale del Marocco. larizza la Massoneria e la rende debole
Ma è una direzione che viene trasfor- nella gestione, culturale e politica, delle
mata dai fatti: il mondo arabo moderato ha nuove sfide che appaiono all’orizzonte.
bisogno non solo di affari e rituali, nel con- Beninteso, la Massoneria in Cina c’era,
testo della Seconda Intifada e del succes- eccome: era legata al nazionalismo di Sun
sivo e connesso jihad globale qaedista. yat Sen e di Ching kai Shek, e, con ogni pro-
Altro elemento della politica estera babilità, è rimasta “in sonno” in una pic-
massonica italiana è il sudamerica: lì la crisi cola rete di “quadri” urbani del PCC.
finanziaria degli anni ’80 che investe tutta E la Massoneria russa è legata alla Rivo-
l’area blocca le tradizionali relazioni rituali luzione di febbraio e alle riforme di Lwow e
e politiche della Massoneria italiana con i di Stolipyn, ed è stata attiva nel gruppo fi-
Paesi della Grande Emigrazione ottocente- loinglese che assassinò il “mago” Rasputin.
sca: Argentina, Cile, Uruguay. L’entrata Per non parlare del “fratello” Kerensky.
della Spagna nel grande gioco geopolitico E la Massoneria in India non è un semplice
e la nuova attrattiva esercitata dagli USA retaggio del colonialismo britannico,
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quello in cui, come narrava Kipling, “ci ri- presenza “profana” in Italia con il processo
troviamo in Loggia, poi tutti torniamo unitario, la Massoneria, dovrà fare i conti
nelle nostre case a pregare il con l’emergere di forze anti-
nostro Dio”. È ancora molto nazionali, spesso con tratti
di più. fortemente antimoderni,
Ma il “socialismo in un antimassonici, neotradizio-
paese solo” che ha caratte- nalisti e antinazionali, di
rizzato il “secolo breve” non nuove identità locali, pre-
era e non poteva essere nazionali e a forte tasso
massonico. identitario.
Oggi la vera sfida cultu- E ancora, in un contesto
rale, per la Massoneria ita- in cui anche nel quadro eu-
liana, dovrà essere duplice: ropeo e NATO le potenze
da un lato il ridisegno del nostre alleate avranno mag-
ruolo dell’Italia nel sistema giori spazi di manovra auto-
geopolitico occidentale, con noma, si dovrà pensare ad
una Europa che rimane po- una Massoneria italiana che
tenza economica ma non si ha un progetto geopolitico
evolve, come avevano sperato culturale, rituale capace di
e pensato Andreatta, Guido Carli, Ugo La sintetizzare i tanti influssi francesi, tede-
Malfa, Enrico Cuccia e oggi Carlo Azeglio schi e nordamericani e britannici; per non
Ciampi, in un modello politico e strategico parlare della nuova massoneria russa le-
forte. gata al Cremlino di Putin, erede del “co-
D’altro canto, gli USA, altro riferimento munismo magico” dei rosacroce russi del
culturale e politico delle Obbedienze ita- Settecento e della San Pietroburgo miste-
liane, pensano, per usare la formula elabo- riosa di Andrei Belyi, come dei simbolismi
rata da Richard Haas, presidente del celati nel “Maestro e Margherita” di Bul-
Council on Foreign Relations, “alla fine gakov.
della monopolarità americana”, in un con- E si tratterà, infine, di declinare il mes-
testo dove le situazioni strategiche non saggio nazionale e unitario, caratteristico
sono più determinate dalla Superpotenza dell’identità massonica italiana, in questo
USA. nuovo campo di forze globali.
E, d’altro canto, la Massoneria italiana Il locale che diviene politico e identita-
deve confrontarsi con un problema antico rio oltre che amministrativo, e il Nuovo Or-
e sempre nuovo: il federalismo e il ridise- dine Mondiale delle potenze autonome che
gno anche culturale e identitario, dei po- si profila all’orizzonte.
teri regionali in Italia. Sarà questo il mondo, massonico e pro-
La forza che ha caratterizzato la propria fano, del nostro futuro.
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La mistificazione di Léo Taxil


di Nicoletta Casano1
Università Libera di Bruxelles

Léo Taxil was the instigator of the biggest ever misrepresentation of facts concerning
Freemasonry. Discovering the reason why he did that is the aim of this study. Actually
Taxil himself gave an explanation for his twelve years long stories presenting real
freemasons, diabolical women and, last but not least, Satan in person. As a
consequence it should not be necessary to go deep into obscure areas of research. But
what one can deduce from his work is never so clear and understandable, given the
fact that Taxil’s “faith” was a misrepresentation of reality.

C
reare di sana pianta la diavoleria con- gliese Antoine Gabriel Jogand Pagès, alias
temporanea queste sono le parole Léo Taxil,2 per spiegare il motivo che lo
utilizzate dal giornalista marsi- spinse a svelare i presunti misteri della

1 Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con il Servizio Biblioteca del Grande
Oriente d’Italia diretto dal Dottor Bernardino Fioravanti.
2 Marie-Joseph-Antoine-Gabriel Jogand Pagès nacque a Marsiglia il 21 marzo 1854 da una fa-
miglia cattolica. Durante gli anni passati in collegio, si appassionò di letture di liberi pensatori e ri-
voluzionari, trascurando gli studi religiosi. A sedici anni si arruolò nel 3° reggimento degli Zuavi,
mentendo sulla sua età, e al ritorno cominciò a lavorare come giornalista per l’Egalité, fino a fon-
dare un suo giornale satirico La Marotte (1870-1872) dove assunse lo pseudonimo di Léo Taxil per
non infastidire la sua famiglia. Nel suo libro Les Confessions d’un ex-libre-penseur (pp.137-138), pub-
blicato nel 1887, spiega l’etimologia del suo pseudonimo: Léo si riferirebbe al nome del nonno ma-
terno, che si chiamava Leonidas; Taxil all’indiano Taxile, alleato di Alessandro il Grande. Per
ulteriori notizie sulla vita di Taxil vedi: James; Jarrige, 1999: 40; Ripoll, 1997: 55-65; Saunier, 2008:
848-850.
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Massoneria. Viene da sé la domanda su finare le sue tecniche di raggiratore per


quali fossero le intenzioni di questo perso- trarre in inganno i suoi nemici e colpirli at-
naggio controverso della fin traverso quello che lui definiva
du siècle e, senza andare a “divertimento”, in onore del
cercare una risposta chissà suo motto: Tuons-les par le
dove, affidiamoci alla con- rire.6 Se nel 1873 il suo bersa-
fessione di Taxil che si pre- glio era Espivent, il generale
murò lui stesso di far luce di Marsiglia che aveva sop-
su tutta la questione. Il 19 presso il giornale di Taxil, La
aprile 1897, nella grande Marotte, e che per l’allarmi-
sala della Società Geogra- smo generato sui pescecani
fica di Parigi, davanti ad un aveva allestito una spedizione
vasto pubblico che aveva in mare di ben cento uomini
seguito con più o meno armati che però tornarono a
serio coinvolgimento le mani vuote; nel 1885, Taxil
sue stravaganti, quanto af- mirò dritto al suo bersaglio
fascinanti rivelazioni, di- preferito: la Chiesa e in parti-
chiarò di averlo fatto per colare al papa Leone XIII.
puro divertimento.3 Il vero
mestiere di Taxil era infatti quello del mi- Prima dell’antimassoneria, infatti, Taxil
stificatore. Come egli stesso affermò, sem- si era occupato per un decennio circa di
pre nella stessa occasione, utilizzando una propaganda anticlericale praticata attra-
similitudine in un certo senso sibillina: “Si verso la sua attività giornalistica, la parte-
diventa cuochi, ma si nasce rosticcieri. La per- cipazione alla Lega anticlericale come uno
fezione della scienza di arrostire non s’im- dei fondatori e le numerose opere anticle-
para: avviene lo stesso io credo per l’arte di ricali. Tra quest’ultime, Le Fils du Jésuite
prendere in giro la gente: raggiratori si (1879) gli valse la scomunica. Taxil si impe-
nasce!”.4 gnò in tutto questo fino a quando la pub-
Dalla falsa notizia che aveva fatto circo- blicazione dell’enciclica Humanum Genus di
lare a Marsiglia su un gruppo di pescecani Leone XIII nel 1884 lo ispirò alla nuova e
che stavano devastando la rada nel 1873, al- più grande mistificazione della sua car-
l’inizio della sua propaganda massonica nel riera.
1885,5 Taxil aveva infatti avuto modo di af- Nessuna condanna nei confronti della

3 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-9, pag. 130.


4 Ibidem, pp. 124-125.
5 Ivi.
6 «Ammazziamoli con le risate». Ripoll, 1997:56.
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La mistificazione di Léo Taxil, N. Casano

Ritratti di Sophia Walder e di suo padre

Massoneria fino a questo momento era città malvagia”, cioè il “regno di Satana”,8 il
stata più severa.7 Dalle parole scritte del giornalista marsigliese capì che “sparlare
papa sulla Società Massonica, la quale, a suo dei massoni era dunque il miglior mezzo di
dire, ispirava e aiutava i “partigiani della preparare le vie alla colossale mariuoleria

7 Nefontaine, Schreiber, 2000:195. In breve la Massoneria moderna cominciò ad essere con-


dannata tramite encicliche a partire dal 1738 (In eminenti, papa Clemente XII), cioè appena ventu-
n’anni dopo la sua nascita. Su questo argomento vedi: Les enseignements originaux des papes sur la
franc-maçonnerie et les autres sectes, factions séditieuses, sociétés secrètes, assemblées, réunions, agréga-
tions, conventicules para-maçonniques, de 1717 à nos jours, Pierre Téqui éditeur, Paris.
8 Momigliano, 1959. Leone XIII (1878-1903), XVI «Humanum Genus» 1884, pp. 383-384.
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di cui io in antecedenza assaporavo tutta la Le prime pubblicazione antimassoni-


gioia”.9 Ecco quindi la motivazione del suo che, tra cui Les Mystères de la Franc-maçon-
passaggio all’antimassonismo. nerie dévoilés, si basavano sulla
Molti pensarono che la sua rielaborazione in chiave fan-
fosse voglia di vendetta nei tastica di fonti massoniche
confronti della Massoneria che Taxil aveva consultato.
che lo aveva cacciato solo Aggiungendo quel giusto
qualche mese dopo la sua ini- pizzico di satanismo, Taxil
ziazione,10 ma non fu affatto aveva raggiunto con le sue
così.11 opere un successo tale da ri-
Per fare apparire credibile cevere la diretta attenzione
la sua conversione, doveva del papa Leone XIII che gli
procedere gradualmente e diede udienza a Roma nel
soprattutto conquistarsi la fi- 1886. Qualche anno dopo,
ducia dei clericali. Il primo Taxil pubblicò una versione
passo fu quello di scrivere aggiornata di queste opere
una lettera in cui rinnegava dove l’alta Massoneria luci-
tutti i suoi scritti anticlericali feriana, da lui chiamata
e che gli valse l’espulsione dalla “palladismo”, vide ufficial-
Lega anticlericale.12 Poi passò un periodo in mente la sua nascita nella ritualità masso-
convento,13 e solo dopo si diede alla stesura nica.14 Arrivato a quel punto, Taxil poteva
di opere sulla Massoneria ispirandosi ai avviare il motore della sua macchina infer-
suggerimenti che aveva trovato in Huma- nale nelle opere successive, dando al palla-
num Genus. Lui che, differentemente dalla dismo una vita vera e propria. Egli convinse
gran parte dei propagandisti antimassonici un suo vecchio amico di collegio, Charles
suoi predecessori o contemporanei, era Hacks, che era stato medico della Marina,
stato massone – seppure per breve tempo – ad aiutarlo nella sua impresa. Costui aveva
aveva molto da dire sul regno di Satana pa- viaggiato molto nella sua vita e, descri-
ventato e condannato da Leone XIII. vendo le sue avventure, fornì quel cano-

9 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-9, pag. 129.


10 Taxil fu iniziato nella loggia parigina Le Temple des Amis de l’Honneur Français all’obbedienza
del Grande Oriente di Francia nel febbraio 1881, ma poi espulso in ottobre dello stesso anno per la
sua insopportabile irruenza. Saunier, 2008: 849; Rivista Massonica, 1977, N. 7, Biografie massoniche,
pag. 443 e Introduzione a Taxil, 1993: 9.
11 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-9, pag. 130.
12 Ivi, pp. 126-128.
13 Ivi, pp. 128-129 e James, pag. 252.
14 Rivista della Massoneria Italiana, pp. 130-132.
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vaccio necessario a quindi popolare il


Taxil per confezio- mondo fantastico
nare quell’opera- del palladismo e
testimonanza di trovò in Diana
ben undici anni di Vaughan la per-
viaggi scanditi sona giusta per
dalle cerimonie interpretare il
palladiste prati- ruolo della donna
cate in tutto il luciferiana, Gran
mondo da tanti po- Maestra del pal-
poli diversi. Questi ladismo, protago-
viaggi sono stati ri- nista sia del libro
portati con una ri- del Dr. Bataille,
cerca maniacale che di altre
del dettaglio nel opere. Diana Vau-
famigerato Le dia- ghan era in realtà
ble au XIX siècle. una copista datti-
L’autore e protago- lografa, rappre-
nista di quest’av- sentante di una
ventura prese il fabbrica di mac-
nome di Dr. Bataille, chine da scrivere
pseudonimo con il negli Stati Uniti
quale Hanks fu co- che aveva lavo-
nosciuto dal rato per Taxil e
grande pubblico, che accettò sin da
ma che in realtà fu subito con entu-
Albert Pike, Sovrano Gran Pontefice della Massoneria siasmo questo in-
un personaggio
Universale e i dieci membri del Serenissimo Gran Col-
immaginario carico. “[...]
legio dei Massoni Emeriti. Charleston, 1 marzo 1891
frutto dell’espe- questa triplice
rienza e della fanta- collaborazione ha
sia di entrambe gli ideatori della storia. permesso [...] di pubblicare delle opere che
Taxil era infatti convinto che “il pubblicare possono rivaleggiare con le Mille e una
dei rituali non offre lo stesso interesse, che notte”16 e Taxil poteva finalmente affermare
il raccontare delle avventure come testi- che “tutto il mio Palladismo era stato soli-
monio, in ispecie se queste avventure sono damente costruito, quanto alla parte mas-
stupefacenti”,15 ed aveva ragione. Doveva sonica propriamente detta, dal momento

15 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-9, pag. 133.


16 Ib., pag. 136.
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che dei massoni, dei 33, non hanno creduto narrativi permisero a Taxil di acquisire una
l’edificio un vano miraggio e hanno do- posizione di rilievo senza però uscire dai
mandato di entrarvi”.17 Il suc- ranghi di una seppur poco lo-
cesso delle opere di Taxil sta devole, ma fortunata tradi-
proprio in questa materia- zione letteraria. In effetti, la
lizzazione del mondo del- struttura e lo scopo delle sue
l’alta Massoneria popolato opere erano fondamental-
da presunti protagonisti re- mente gli stessi che si erano
almente esistiti tra cui non affermati nella già allora se-
mancò di comparire Satana colare letteratura antimasso-
in persona. nica ed esoterica che in
In questo modo, “alla quello stesso periodo era
fine del XIX secolo, il dia- elargita al grande pubblico
volo che, già da lungo dalla rivista antimassonica La
tempo, si sospettava fosse il Franc-maçonnerie demasquée.21
burattino occulto, final- Per quanto riguarda la
mente venne allo sco- struttura, ad esempio, “le
perto.”18 La vera novità di maître imposteur” utilizzò gli
Taxil fu infatti quella di avere dato vita, at- standard antimassonici riuniti dal gesuita
traverso il palladismo, al mondo satanico Nicolas Dechamps in Les Sociétés secrètes et
sulla terra. Ecco quindi che Satana compare la société ou philosophie de l’histoire contempo-
ora sotto forma di un giovane uomo, di- raine (1874-1876),22 opera di riferimento
stinto e con un non so che di malinconico dell’antimassoneria. Inoltre, il palladismo
nello sguardo davanti a quei pochi fratelli di Taxil risiedeva nelle arrières loges, tema
che avevano raggiunto i più alti gradi del ripreso qualche anno prima nell’opera di
palladismo;19 ora nella sua forma più pitto- Monsignor Ségur, Les Francs-Maçons, ce qu’il
resca all’appuntamento del venerdì col Ge- sont – ce qu’ils font – ce qu’ils veulent,23 ma che
nerale Pike nella sala a pianta triangolare, era un’eredità lasciata niente meno che
chiamata Sanctum Regnum, della sede del dall’abate Barruel.24 Le immagini che co-
Supremo Direttorio Dogmatico di Charle- stellano i libri rivelazioni di Taxil, invece,
ston.20 Questi “reali” ed originali elementi sono le stesse che Eliphas Levi – il più fa-

17 Ib., pag.137.
18 Pruneti, 2002: 85.
19 Docteur Bataille, 1892-1895: 18.
20 Ib., pag. 319.
21 Jarrige, 1999: 42.
22 Ivi.
23 Su questo argomento vedi: Poulat, Laurant, 2006.
24 Goldschlager, Lemaire, 2005: 28.
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La mistificazione di Léo Taxil, N. Casano

moso esoterista del- originale, fornen-


l’Ottocento – usò nel done una versione
suo Dogme et Rituel de attualizzata e più
la Haute Magie (prima accessibile al vasto
edizione, Parigi, 1855- pubblico. L’opera
56), portando in er- che rese famoso
rore chi ha Barruel s’intitolava
considerato Taxil l’in- Mémoires pour ser-
ventore di Bafometto, vir d’histoire au Jaco-
che in realtà Levi binisme e uscì in
aveva già presentato cinque grandi vo-
nel suo libro in lumi tra il 1797 e il
quanto idolo dei tem- 1798. In queste pa-
plari.25 gine l’abate for-
Anche lo scopo niva una sintesi
delle opere di Taxil coerente della teo-
era lo stesso dei suoi ria diffusa in quel
predecessori e con- periodo da diversi
temporanei, ovvero la autori27 che spie-
rivelazione della teo- gava come la rivo-
ria del complotto luzione francese
massonico. Il valore fosse stata in realtà
aggiunto apportato a il frutto della con-
questa teoria da Taxil ebbe un tale impatto giura occulta delle sette anticattoliche, cioè
sul pubblico che la storia gli ha assegnato le logge massoniche del XVIII secolo. “Lo
sin da subito il titolo di diretto discepolo scopo della massoneria sarebbe stato
dell’abate Barruel, cioè di colui che ha dato quello di abolire l’antico ordine cattolico e
i natali al fenomeno del best-seller antimas- monarchico e di stabilire sulle sue rovine
sonico.26 In effetti, Taxil con la sua mistifi- un nuovo ordine, figlio delle idee del XVIII
cazione rigettava la Massoneria negli secolo, e questo piano satanico sarebbe
originali antri di quel suo presunto peccato stato eseguito attraverso la Rivoluzione”.28

25 “Rievocò da certe oscure leggende francesi il nome di un idolo, Bafometto, che dicevasi es-
sere stato adorato dai Templari (Bafometto sarebbe una trascrizione corrotta, attraverso la lingua
spagnola, dell’arabo Mahomed) [...]” articolo intitolato “L’inventore di Bafometto” in Rivista Mas-
sonica, 1907, N. 8, pp. 180-181.
26 Nefontaine, Schreiber, 2000: 181-182.
27 L’abate Henri Jabineau avrebbe elaborato la teoria del complotto nel 1790 che poi sarebbe
stata sviluppata da François Lefranc ed altri prima di arrivare a Barruel. Jarrige, 1999: 25-28.
28 Mellor, 1978: 202.
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Il nuovo ordine a cui invece l’antipapa Al- sona era ben altro, come abbiamo già af-
bert Pike ordiva dal Supremo Direttorio di fermato in apertura. Taxil utilizzò la Mas-
Charleston, cioè dal Vaticano soneria per prendersi
della Massoneria universale, gioco del suo più
centro del satanismo uni- grande nemico: la
versale,29 sarebbe stato Chiesa ed il papa. Come
quello di preparare attra- ci ricorda Elisabeth Ri-
verso il palladismo, diffuso poll, Taxil all’inizio
in tutto il mondo, il regno della sua “carriera”,
dell’Anticristo,30 cioè il figlio con la sua propaganda
dell’ultima discendente anticlericale, se la prese
donna di una delle protago- direttamente con l’isti-
niste luciferiane delle opere tuizione ecclesiastica
di Taxil: Sofia Walder.31 ed il clero – in partico-
L’antimassoneria di lare i gesuiti – per
Taxil, come quella di Barruel, “esorcizzare degli incubi
non era quindi nient’altro che l’ennesimo d’adolescente, per regolare dei conti”.33
tentativo ben riuscito di fortificare le fon- Esaurita questa vena narrativa e consta-
damenta della fatiscente fortezza della tando che il suo pubblico non recepiva più
Chiesa eretta contro la Massoneria per una con lo stesso entusiasmo i suoi scritti, in-
guerra ormai da più di un secolo ben ali- ventò la “più bella mistificazione del se-
mentata da questa cattiva propaganda. La colo” pour relancer la machine,34 grazie
popolarità di questi autori fu infatti il all’ispirazione trovata nella nuova enciclica
frutto di una vera e propria avventura edi- del papa. Arrivati a questo punto, è evi-
toriale che fece la fortuna di molti editori.32 dente che non possiamo considerare il
Ma se rivelare le losche trame della Taxil “anticlericale” separatamente dal
Massoneria era lo scopo della letteratura Taxil “massonico” e, in generale, appog-
antimassonica e quindi dell’opera di Taxil, giamo appieno l’affermazione di Alec Mel-
quello del giornalista marsigliese in per- lor secondo il quale “[...] parlare

29 Docteur Bataille, 1892-1895: 315-319.


30 Ibidem, pag. 345.
31 “Io sarò madre a trentatrè anni di una figlia che, lei stessa, a trentatrè anni metterà al
mondo un’altra figlia. Vi sarà così una successione di figlie, mie discendenti, che saranno madri
a trentatrè anni. Questo è già scritto, in maniera irrevocabile, nel libro del destino, e l’ultima di
queste figlie della mia discendenza sarà la madre dell’Anticristo [...]”, Ibidem, pag. 382 (traduzione
nostra).
32 Nefontaine, Schreiber, 2000: 196 e 207.
33 Ripoll, 1997: 58.
34 Ib., pag. 60.
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La mistificazione di Léo Taxil, N. Casano

Satana o Lucifero nelle sue forme di apparizioni abitudinarie


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dell’anticlericalismo francese senza parlare partecipato ad una riunione segreta di


della massoneria sarebbe un nonsenso”.35 massoni, tutti appartenenti all’alta Masso-
Se ci vogliamo addentrare nella produ- neria, a Milano nel 1870, mentre si stava
zione letteraria di Taxil per combattendo la guerra franco-
trovare una dimostrazione prussiana. A questa riunione
a questa tesi della conti- – dove il diavolo non mancò
nuità tra anticlericalismo di fare la sua apparizione –
ed antimassonismo, appor- erano presenti altri quattor-
tiamo ancora l’esempio del dici massoni tutti riuniti allo
Diable au XIX siècle. Qui il scopo di discutere della
Dottor Bataille racconta le guerra in corso e di come da
storie di personaggi più o essa ne sarebbe potuta na-
meno famosi, descritti tutti scere una buona occasione
come dei massoni o co- per colpire il papa. Dopo
munque degli adepti del sa- qualche mese, le truppe ita-
tanismo, che furono liane sarebbero entrate a
politicamente i più grandi Roma attraverso la breccia di
avversari di Pio IX, il papa Porta Pia. Ma d’altronde lo
dell’unità d’Italia e della stesso primo re d’Italia, Vit-
condanna del socialismo e torio Emanuele II, “re della Ri-
della Massoneria. Questi personaggi furono voluzione, l’usurpatore del patrimonio di
i protagonisti indiscussi della battaglia an- san Pietro”, degno discendente dell’anti-
ticlericale dell’epoca. Si parla infatti di car- papa Felice V, era stato scelto dall’alta Mas-
bonari (storia dell’assassino carbonaro che soneria.40 E che dire della nascita del
aveva sconvolto la gioventù di Carbuccia e palladismo stesso? Sempre secondo la nar-
storia di Matraccia)36 e di socialisti radicali razione del Dottor Bataille, dalla preesi-
(Clovis Hugues e Bovio).37 Gian Battista Pei- stenza dell’occultismo massonico, fu
sina, il napoletano appartenente al rito di fondato il palladismo niente meno che il 20
Memphis che aveva iniziato il Dr. Bataille, settembre 1870: “L’Alta Massoneria si è
era un garibaldino.38 Il medico di Giuseppe dunque definitivamente costituita con un
Garibaldi, il dottor Timoteo Riboli,39 aveva capo dogmatico, un supremo grande diret-

35 Mellor, 1978: 201 (traduzione nostra).


36 Docteur Bataille, 1892-1895: 21-24.
37 Ibidem, pag. 51 e 53.
38 Ibidem, pp. 142-143.
39 Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei Supremi Consigli riunificati. Vedi
Mola, 2006: 181 e 202.
40 Docteur Bataille, 1892-1895: 439 (traduzione nostra).
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La mistificazione di Léo Taxil, N. Casano

torio, un pontefice tra parte però,


luciferiano, il giorno non possiamo
stesso che l’usurpa- trascurare che la
tore piemontese maggior parte di
conquistava Roma e questi perso-
proclamava l’aboli- naggi anticleri-
zione del potere cali fosse ancora
temporale del in vita e che
papa.”41 E per non quindi poteva
lasciare il quadro in- replicare diretta-
completo non pos- mente alle ca-
siamo trascurare il lunnie di Taxil.
fatto che il succes- Senza poter pas-
sore del Generale sare in rassegna
Pike sarebbe stato le reazioni di
Adriano Lemmi,42 tutti i diretti in-
Gran Maestro del teressati, è dove-
giovane Grande roso soffermarsi
Oriente d’Italia, che almeno sulla ri-
avrebbe fatto di sposta dell’isti-
Roma la nuova sede tuzione, diretta
dell’alta Massone- interlocutrice di
ria. Satana su questa
Come risulta evi- terra secondo
dente da questi Taxil: la Masso-
esempi, Taxil aveva dato un volto satanico neria.
ai più acerrimi nemici della Chiesa e del A prescindere dalla calunnia, l’intera
Papa. Il sovrano pontefice e molti prelati Massoneria italiana dimostrò sin dal 1885
dimostrarono una certa soddisfazione nel poca stima nei confronti di Taxil e di con-
leggere tali rivelazioni e quasi non seppero seguenza si adoperò per non dare nem-
contenersi dalla felicità quando Diana Vau- meno troppo seguito alle sue rivelazioni. In
ghan finse di convertirsi e divenne intima quell’anno, infatti, nel suo organo ufficiale,
confidente di importanti prelati.43 Dall’al- la Rivista della Massoneria Italiana, riportava

41 Ibidem, pag. 345 (traduzione nostra).


42 Adriano Lemmi fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1885 al 1896 e Supremo
Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato fino alla morte (1906), Rivista Masso-
nica, 1973, N.3, Biografie massoniche, pag. 180.
43 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-10, pp. 137-139.
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la traduzione della notizia della conver- ad apertura dell’articolo, e si continua: “nel


sione del giornalista marsigliese apparsa campo clericale ne sono esterrefatti capi e
sul Bulletin Maçonnique de Paris, gregari: Léo Taxil, dopo 12
n° 65. In questo testo si af- anni di attacchi, di calun-
fermava che “noi ignoriamo nie, di vituperi, di inven-
il prezzo che Roma vi ha zioni infami, grottesche,
messo; ma qualunque esso ridicole, oscene, contro la
sia, essa ha sprecato il suo Massoneria, ha dichiarato
denaro, poiché ha comprato pubblicamente, che i suoi
un libero pensatore a dop- libri, gli articoli, i discorsi,
pia faccia”.44 Una volta or- le conferenze, il satani-
dita la mistificazione, la smo, il palladismo, Miss
stessa rivista non mancò di Vaughan, le lettere di Al-
dire la sua commentando berto Pike, la elezione di
proprio i Misteri della Masso- Adriano Lemmi a Sommo
neria rivelati sempre con lo Pontefice della Massone-
stesso sdegnante distacco: ria luciferiana e tutto ciò
“Questo Taxil è lo stesso, che è uscito dalla sua vul-
che, già apostata e spregiudi- canica fantasia di riti laidi
cato, scrisse La Vita di Gesù, il- e diabolici non costituiva
lustrata con figure oscene [...]. Questa che una colossale mistificazione per trarre
penna, stillante ancora del fango che pro- in inganno l’ingenuo gregge clericalesco e
dusse quella immoralità, si adopera oggi a per ridere della sua supina imbecillità.»46
smascherare i Massoni!”.45 Fu solo in occa- Taxil era quasi riuscito nel suo intento.
sione della confessione nel 1897 che la ri- Si era burlato della Chiesa e aveva tenuto il
vista in questione dedicò più di venti mondo col fiato sospeso per tutto quel
pagine a Taxil. Anche se il testo della con- tempo, fino a che non fu costretto ad uscire
fessione, tratto e tradotto dal giornale fran- allo scoperto, onde evitare un deludente
cese Le Frondeur, occupa la maggior parte smascheramento. Seguendo sempre le sue
dell’articolo, le pagine introduttive hanno parole, Taxil fu costretto a svuotare il sacco
un loro peso in quanto rappresentano il proprio per la pericolosità dei dubbi che
vero sfogo di un’istituzione che aveva su- erano stati sollevati sull’esistenza di Diana
bito non pochi attacchi per ben dodici anni Vaughan durante il congresso antimasso-
continui. “La bomba è scoppiata”, si legge nico che si tenne dal 26 al 30 settembre

44 Ibidem, 1885, N. 1-16, pag. 230.


45 Ibidem, 1889, N. 14-15, pag. 227.
46 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-10, pag. 118.
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La mistificazione di Léo Taxil, N. Casano

1896 a Trento per iniziativa dell’Unione an- inatteso della mia gioiosa mistificazione le
timassonica.47 Durante queste cinque gior- ha provocato, si assicura, una grande collera
nate di intensi studi sulla (...)
Massoneria, venne discusso In quanto, sapere che si è
stati mistificati per dodici
anche “il caso Taxil” sulla
anni da un libero pensatore
scia della pubblicazione – scettico è una cosa alquanto
avvenuta nell’agosto del sgradevole quando si è il
1896 – di un’inchiesta di un rappresentante dello Spirito
gesuita tedesco, padre Her- Santo, quando si è diretta-
mann Grüber, che dimo- mente e in maniera perpe-
strava che le pretese tua inspirati dal divino
rivelazione della signorina piccione. Ma sapere che
Vaughan non era altro che questa ridicola posizione è
una colossale impostura.48 nota al mondo intero, su-
scita il colmo del disap-
Anche se aveva previsto
punto. Oh mio papa, che
un’uscita di scena più cla- guaio per il dogma della vo-
morosa, Taxil godette della stra infallibilità!
sua vittoria non mancando Un fumista di Marsiglia
di farne partecipe il suo di- si è guadagnato la sua vene-
retto interlocutore. Qualche rabile testa. Orrore! .... Ed
mese dopo la sua confessione, egli inviò al egli aveva preso le sue misure affinché la
papa un esemplare della sua Bible amusante, sua messinscena terminasse scoppiando
scritta nel 1882, con in annesso una lettera come una bomba, con un fracasso che sa-
che vale la pena riportare. rebbe risuonato nella stampa dei due emi-
sferi; maledizione!49
Santo Padre,
si dice che lei non sia contento, dopo il Ma la bomba in effetti non era esplosa e
19 aprile di questo anno, il ventesimo del la Chiesa aveva fatto giusto in tempo a cor-
suo glorioso pontificato. Il denudamento rere ai ripari. Naturalmente il clero rimase

47 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-10, pag. 140. L’Unione antimassonica fu fondata
a Roma il 20 settembre 1893. Nel luglio 1895 l’Unione, dopo che il 20 settembre – data della presa
di Roma e ricorrenza per la Massoneria italiana – era stato dichiarato giorno di festa nazionale,
propose di passare ad una fase più acuta della lotta alla Massoneria attaverso l’organizzazione di
un congresso antimassonico internazionale. A questo evento sarebbe stato dato un carattere emi-
nentemente cattolico allo scopo di fare conoscere tutto il male causato dalla Massoneria alla Chiesa
e alla società. Jarrige, 1999: 210-213.
48 Jarrige, 1999: 225.
49 Berchmans, 1973: 72-73.
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un po’ amareggiato e non mancò di trovare utilizzando gli pseudonimi di Prosper


subito un capro espiatorio nella Massone- Manin e Madame Jeanne Savarin. Nello
ria stessa: “Ed oggi cantano su specifico, due anni prima
tutti i toni che il Taxil è un di morire, con quest’ul-
arnese massonico, che le timo pseudonimo, egli
sue invenzioni furono pen- assunse le vesti femmi-
sate, elaborate nei concilia- nili per redigere un libro
boli della Massoneria per di ricette intitolato La
dare un fiero colpo al cat- bonne cuisine dans la fa-
tolicismo! Imbroglioni e mille (1905).51 Forse in
furfanti!”.50 questo modo, il vecchio
fumista di Marsiglia spe-
Dopo quel giorno alla rava di apparire più cre-
Società Geografica di Pa- dibile agli occhi di chi,
rigi, la buona stella di Ga- pur riconoscendolo, ne
briel Antoine Pagès volse avrebbe apprezzato al-
inevitabilmente al tra- meno l’altro suo vero ta-
monto. Non perdendo il lento innato rimastogli
vizio del travestimento let- da coltivare: quello del
terario, continuò a scrivere rosticciere.

50 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-10, pag. 119.


51 James, pag. 252.
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Outsider Art e disagio psichico


di Sergio Perini
Medico psicoterapeuta

The Author underlines the relationship between the Outsider Art and the artistic
expressions of people without real vocational training, but with unconfortable feel
and mental problems. After the birth of psychoanalysis, all the different forms of
artistic expressions became a subject of deeper psychological research. The Author
deals, in particular, with the artistic production of A. Goldani, regarded as a master
of Outsider Art, who painted more than 2500 works, describing his output by means
of a psychodynamic method.

L
a Outsider Art o arte irregolare è opere di Art Brut o Outsider Art esprimono
una espressione dell’arte da parte stati mentali estremi, idee non convenzio-
di persone senza cultura acca- nali, o mondi di fantasia elaborati.
demica specifica che, grazie ai loro bisogni Un tema complesso ma ricco di rifles-
affettivo-emotivi profondi, hanno la im- sioni culturali a cavaliere tra l’Arte e la
pellente necessità di esprimere i loro vis- Psichiatria ad indirizzo psico-dinamico.
suti in forma diretta senza mediazione Per cogliere il significato profondo di
alcuna. questo approccio è necessario ripercorrere
Outsider Art è termine coniato nel 1972 sinteticamente un percorso culturale che
dal critico d’arte inglese Roger Cardinal parte dal tardo Positivismo dell’’800 allor-
come sinonimo del francese Art Brut, defi- quando nascono nuove discipline quali:
nito da Jean Dubuffet. Il termine inglese è Paletnologia con Boucher di Perthes; Etno-
applicato spesso più largamente, per inclu- logia e Antropologia con la scoperta dei
dere gli autodidatti o i creatori di Arte naïve Graffiti di Altamira; Economia politica clas-
che non si sono mai istituzionalizzati. Ge- sica con la teoria economica di Karl Marx;
neralmente hanno poco o nessun contatto Psicologia sperimentale di Gustav Theodor
con le istituzioni del mondo tradizionale Fechner; Psicoanalisi di Sigmund Freud;
dell’arte; in molti casi, il loro lavoro viene Psicopatologia dell’espressione grafico-pit-
scoperto soltanto dopo la loro morte. Molte torica con le significative pubblicazioni di
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Fig. 1: Cm 22x16 – tecnica mista Fig. 2: Cm 22x16 - tecnica mista

Lombroso (Genio e follia), di Prinzhorn (Arte mentali. Oggi, questo tipo di espressione
dei folli) e di Foucault (Storia della follia). artistica, libera dai condizionamenti acca-
Anche il mondo dell’Arte subisce cambia- demici e dal mercato, è definita Outsider Art
menti epocali con le Avanguardie del Post- o Arte irregolare.
Impressionismo del primo ‘900: di Il Surrealismo, a seguito delle
particolare significato la corrente artistica conoscenze della Psicanalisi, esprime in
dell’“Art Brut”, nata e sviluppatasi negli chiave simbolica i moti dell’Inconscio.
anni ‘30, il cui maggior riferimento cultu- Pittori come Van Gogh, Munch, Kirch-
rale rimane Jean Dubuffet che, grazie alla ner, Schiele hanno esperienze dirette o in-
sua collezione d’arte, fonda il Museo d’Art dirette della malattia mentale ed ognuno
Brut di Losanna (CH) presso il castello di di loro esprime nella propria Arte il disagio
Beaulieu. All’interno del dibattito culturale esistenziale ed i propri fantasmi interiori.
di quegli anni nasce un interesse partico- Nella seconda metà del ‘900 grazie a Ce-
lare per tutte le espressioni artistiche non sare Zavattini, Marino Mazzacurati, Vit-
accademiche, nella logica della salva- torino Andreoli, Bianca Tosatti e Giorgio
guardia della capacità espressiva senza Bedoni emergono dal contesto psichiatrico
condizionamenti di sorta. Da qui l’interesse italiano nomi di Artisti quali: Antonio Li-
per l’arte africana, l’arte orientale, i gabue, Carlo Zinelli, Tarcisio Merati, Pietro
prodotti pittorici dell’infanzia e dei malati Ghizzardi, Agostino Goldani.
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Outsider Art e disagio psichico, S. Perini

Fig. 3: Cm 8x18 - tecnica mista Fig. 4: Cm 14x20 - tecnica mista

In ambito psichiatrico nascono vari ap- gnani, Cazzullo,Volmat sia un approccio


procci metodologici rispetto alla produ- puramente artistico con E. Kris e S. Arieti.
zione artistica dei pazienti. Max Simon, Vittorino Andreoli nella psicopatologia
Morselli, Prinzhorn, Fay, Vinchon, Ey, Cesar dell’espressione grafico-pittorica intuisce
propongono come paradigma di lettura la valenza di una prima fuga dalla Psichia-
una classificazione rigida con propri codici tria classica che porterà successivamente
semiologici per approfondire la relazione agli ateliers di Arte-terapia presso varie
triangolare: Paziente-Codice-Medico. strutture psichiatriche (S. Salvi a Firenze,
Solo negli anni ‘50-‘60 del secolo scorso Reparto Psichiatrico Guardia 2° del Policli-
psichiatri come Bobon, Maccagnani, An- nico di Milano, Ospedale Psichiatrico di
dreoli passano da un approccio metodolo- Reggio Emilia, Ospedale Psichiatrico Giudi-
gico sincronico o strutturale a un metodo ziario di Castiglione delle Stiviere-MN,
diacronico o longitudinale dove gli aspetti ecc.). Questa nuova sensibilità verso le mo-
grafico-pittorici divengono l’espressione dalità comunicative di ogni persona, so-
della storia clinica o psico-dinamica del pa- prattutto in ambito psichiatrico, è un
ziente e, dunque, oggetto della psicanalisi o ulteriore elemento che permette il matu-
della psichiatria ad indirizzo psicoanalitico. rare della legge 180 del 1978 voluta forte-
In quel periodo si hanno inoltre sia un ap- mente da Basaglia.
proccio psico-farmacologico con Macca- Come scrive Ernst Kris la creazione ar-
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Fig. 5: Cm 17x23 - tecnica mista Fig. 6: Cm 15,5x23 - tecnica mista

tistica è un mezzo espressivo uguale o su- operatore-ricevente.


periore alla parola. Si sviluppa con sempre Lo stesso Bobon afferma che l’uso del
maggiore pregnanza il concetto che il Di- disegno diviene una espressione del pa-
segno sia un equivalente della comunica- ziente che vuole comunicare.
zione non verbale e, pertanto, allarga le A sua volta, il critico Dino Formaggio af-
potenzialità di conoscenza del paziente. Ne ferma come l’osservatore deve compren-
consegue che la Psichiatria più moderna dere per intuizione partecipe.
valorizza sempre più anche questa moda- Gianni Scalia ci mette in guardia sul ri-
lità di comunicazione non verbale. schio della Psichiatrizzazione dell’Estetico
Anche nell’esperienza dell’ atelier di o, al contrario, della Estetizzazione dello
Pittura nel Day Hospital Cl. Psichiatrica Psichiatrico. Lo stesso Scalia propone di
Guardia 2° del Policlinico di Milano emerge congedare il concetto di “arte psicopatolo-
con forza che la funzione espressiva comu- gica” sia in senso Estetico sia in senso Psi-
nicativa dell’attività figurativa permette chiatrico verso un approccio antropo-
una dimensione catartica ed una libera- analitico, considerando coloro che produ-
zione dei “fantasmi interni” rivelando una cono le opere come portatori di esperienze
intelaiatura relazionale diversa nel pa- “altre” nel modo di essere e nel linguaggio.
ziente psicotico. Achille Bonito Oliva commenta l’attività
La triade comunicativa diventa: Pa- del Centro Attività Espressivo La Tinaia di
ziente emittente > elaborato artistico > S. Salvi di Firenze, affermando che in que-
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Outsider Art e disagio psichico, S. Perini

Fig. 7: Cm 22x22 - tecnica mista Fig. 8: Cm 10x9 - tecnica mista

sto atelier si utilizzano tecniche al servizio B. Lehale individua tre metodi di ap-
di un bisogno espressivo che non conosce proccio: 1) Genetico di tipo biografico; 2)
alcuna perizia eccetto l’involontaria ten- Strutturale, in cui si valuta il fantasma sot-
sione verso l’immagine, spesso allucinata togiacente a una o più opere; 3) Psico-bio-
per una condizione interna. Inoltre ricorda grafico con l’interazione tra l’uomo e la sua
come tutti gli stili dell’arte contemporanea opera, nella quale si prendono in conside-
partono da una necessità intrinseca di razione le motivazioni inconsce, le circo-
espressione senza mediazioni culturali od stanze biografiche collocate nel contesto
accademiche. culturale e sociale del paziente e si inter-
Voltolini del S. Lazzaro di Reggio Emilia pretano le opere come le associazioni li-
scrive come le opere grafiche siano un bere della cura analitica.
mezzo comunicativo del Paziente con se S. Freud nel libro Un ricordo d’infanzia di
stesso, un mezzo per la liberazione della Leonardo da Vinci afferma che alla base della
propria energia, un mezzo per la integra- genesi dell’attività artistica del pittore ci
zione ed il rinforzo dell’IO. sono i primi anni di vita e la sublimazione
della libido, energia che trova il suo soddi-
Per quanto concerne l’approccio alla sfacimento da uno scopo sessuale ad uno
lettura delle espressioni grafico-pittoriche non sessuale.
è opportuno ricordare quanto scritto da al- L.S. Vygotskij afferma che i desideri
cuni Autori: proibiti e censurati dal super-Ego (Co-
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Fig. 9: Cm 19x11 - tecnica mista Fig. 10: Cm 33x23 - tecnica mista

scienza) raggiungono, grazie all’arte, la Altri Autori sottolineano l’importanza


loro soddisfazione nel piacere della forma del codice simbolico che spesso sottende la
artistica, ripudiando così il pan-sessuali- produzione artistica:
smo e il primato dato all’infanzia e riba- per Groddeck si tratta di un codice indi-
dendo l’importanza dell’ Ego (Conscio) viduale che riunifica le forze di dispersione
come fattore attivo. presenti nell’individuo; per Jung, invece sa-
M. Klein afferma come l’opera d’arte sia rebbe elemento della lingua universale del-
un tentativo di restauro dell’oggetto fanta- l’inconscio collettivo caratterizzato dagli
smatico di amore-odio distrutto. archetipi; per Arnheim qualsiasi elemento
Chassenet-Smirgel scrive come attra- rappresenta qualcosa che ne travalica l’esi-
verso l’arte si giunga ad una “riparazione” stenza particolare, mentre per Gombrich è
del soggetto stesso. l’IO che impara a trasmutare e canalizzare
De M’Uzan afferma come durante l’atto gli impulsi dell’ID per cristallizzarsi nelle
creatore dell’opera pittorica il paziente ri- opere d’arte.
trovi l’integrità dell’Io dopo la frattura. Un altro aspetto riguarda la relazione
E. Kris sottolinea come la funzione inte- tra colui che produce e colui che usufrui-
gratrice dell’IO comprenda la possibilità di sce del prodotto grafico-pittorico:
una regressione auto-controllata nell’In- per Green l’opera è un oggetto trans-
conscio. narcisistico, fenomeno di identificazione
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Outsider Art e disagio psichico, S. Perini

tra chi crea e il pubblico; per Dino Formag-


gio artista e pubblico mostrano il proprio
inconscio nello specchio dell’arte.

Silvana Crescini, conduttrice dell’atelier


dell’OPG di Castiglione delle Stiviere, ha de-
scritto l’importante lavoro svolto con nu-
merosi pazienti là ricoverati che, tre
mattine alla settimana, possono dedicarsi
liberamente all’espressione grafico-pitto-
rica proiettando nelle loro produzioni le
proprie angosce e i loro fantasmi, oggetto
poi di valutazioni clinico-diagnostiche da
parte dei medici psichiatri.

Autorizzato dalla vedova del Pittore, ri-


porto alcune immagini pittoriche di Ago-
stino Goldani, paziente ricoverato presso
l’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Bre-
scia e lì deceduto il 30/9/1977 all’età di 62 Fig. 11: Cm 30x42 - tecnica mista
anni con diagnosi di “ipocondria psico-
tica”. Seguono alcune brevi descrizioni in
Goldani ha dipinto dagli anni ‘50 al 1977 chiave psico-dinamica di alcune opere.
circa 2500 opere pittoriche utilizzando car-
toncini di piccole-medie dimensioni ritro- L’opera n° 1 esprime la frattura della fi-
vate in due cassapanche nel suo atelier di gura umana intesa come un puzzle che sem-
lavoro. Opere mai vendute e prodotte per bra indicare comunque, una via salvifica
se stesso lavorando ogni giorno in solitu- tramite un’area sulla fronte come un “terzo
dine, mentre la moglie si spostava a Brescia occhio” che indica l’invito ad approfondire
per mantenere l’economia della famiglia. le sue problematiche affettivo-emotive
Il caso è stato scoperto dopo la sua rapportandosi con il cervello, sede della
morte ed è stato studiato secondo l’ap- mente e delle emozioni.
proccio psico-biografico, approfondendo
con la vedova e i familiari le motivazioni in- La figura n° 2 è un apparente paesaggio
consce, le circostanze biografiche e consi- dove è dipinta una casa, sede dell’intimità
derando le opere come le associazioni delle proprie emozioni, divisa in due parti
libere della cura analitica. da un albero morto quasi a simboleggiare
la morte psichica che taglia la sua intimità
in due. Ma anche qui è possibile rilevare un
richiamo di aiuto nella strada sterrata che
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esce dall’opera e che sembra indicare una Alter Ego come un gioco di specchio psico-
via alternativa di comunicazione. dinamico.

La figura n°3 rappresenta un angoscioso Nella figura n° 9 è evidente la dispera-


urlo silente a seguito di una pugnalata zione esistenziale dell’Artista che definisce
nello sterno: da notare, come ulteriore di- la sua espressione pittorica come “Arte di-
sagio psichico, il cognome diviso in due: sperata”, quasi come una necessità intrin-
Gol-Dani. seca di esprimere il proprio disagio per
cercare di mantenere un proprio precario
Nella fig. n° 4 si apprezza uno sfondo equilibrio.
paesaggistico di grande interesse pittorico
e delle figure in primo piano che espri- Nella figura n° 10 l’autore proietta il suo
mono solitudine e incomunicabilità. disagio rispetto alla propria identità di
ruolo sessuale.
Il quadro n° 5 pone in rilievo la “prepo-
tenza” di un grande vaso di fiori rispetto ad La fig. n° 11 esprime una sorta di ango-
un piccolo vaso che viene compresso ed an- scia di castrazione mostrando una bocca
nichilito impedendo al piccolo alberello di aperta con chiari riferimenti anatomici al
crescere serenamente. Notare la firma del genitale femminile e, pertanto, al mito
pittore all’interno del piccolo vaso ad indi- della “vagina dentata”.
care la sua difficoltà a crescere e ad espri-
mersi. Da questa breve carrellata sulla produ-
zione artistica di Goldani si può intuire la
Nella figura n° 6 è evidente un Cristo grande potenzialità comunicativa di tante
sofferente con lacrime di sangue, chiara persone che mandano segnali di ricerca di
proiezione delle sofferenze dell’Autore. contatto spesso inascoltati e sta a ciascuno
di noi, al di là del ruolo profano, cogliere
Nella figura n° 7 dipinta su un tondo questa necessità specificamente umana.
cartonato di una torta, si notano varie fi- Sarebbe auspicabile una maggiore dis-
gure sicuramente allegoriche, alcune leg- cussione sul tema sull’Outsider Art perché
gibili, altre simboliche, tra cui un uccello porterebbe ad un dibattito culturale es-
centrale che guarda verso l’esterno e sem- tremamente interessante, focalizzando
bra controllare la situazione, una figura così il concetto stesso di Arte e dei suoi
femminile che osserva l’uccello, un’altra fi- canoni e ponendo in discussione il Mercato
gura in una fotografia incorniciata ed al- stesso dell’Arte. Tale indirizzo coinvol-
cuni frutti con un fico in primo piano. gerebbe inoltre un settore della Medicina,
quale la Psichiatria, in un dibattito cultu-
Nella figura n° 8 è notevole la testa az- rale sulla gestione dei pazienti e delle loro
zurra dipinta a spatola che osserva il suo modalità comunicative e terapeutiche.
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Segnalazioni editoriali

MICHELE MARZULLI
Il segreto dei Tarocchi massonici
Introduzione di Claudio Bonvecchio
Con poesie di Morris L. Ghezzi
Con le 78 carte dei Tarocchi
Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2010, pp. 152 + Tarocchi,
€ 30,00

La simbologia dei Tarocchi è ben più complessa di quanto


possa immaginare chi li utilizza come semplici carte da gioco.
Le carte principali (la papessa, l’appeso, ecc.), da sempre uti-
lizzati per la divinazione dai cartomanti, da soli o combinati agli altri segni, riman-
dano direttamente ed esplicitamente ad astrologia, alchimia e alle scienze
tradizionali. Gli apparati concettuali delle discipline tradizionali leggono ogni ele-
mento della vita come collegato ad un’unica dimensione cosmica. Anche i Tarocchi,
in questa prospettiva, possono dire qualcosa sull’intima essenza della persona, sulla
dimensione iniziatica dell’individuo e sul senso complessivo del suo essere-nel-
mondo.
La riflessione sul rapporto uomo-mondo proprio della tradizione massonica può es-
sere reinterpretata anche attraverso una rilettura dei simboli dei Tarocchi, impresa
che è stata praticata in questo volume sia attraverso la composizione di un mazzo di
78 Tarocchi completo di Arcani maggiori e minori, sia attraverso una spiegazioone
dettagliata dei contenuti simbolici.

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

A CURA DI PAOLO SCARPI


La rivelazione segreta di Ermete Trismegisto. Vol I.
Fondazione Lorenzo Valla e Arnoldo Mondadori Editore,
Torino, 2009, pp. 543

Un essere immenso appare a un uomo tutto teso verso l’essenza


delle cose e gli domanda cosa voglia “udire e vedere e poi ap-
prendere e conoscere grazie alla contemplazione”. È Poiman-
dres, il Nous del dominio assoluto. Il suo interlocutore gli
risponde: “Voglio essere istruito intorno agli esseri, compren-
derne la natura e conoscere dio”. Tutto allora gli si svela, tutto
si trasforma in una luce serena e gioiosa della quale egli si in-
namora. Così inizia il primo Trattato, il Poimandres, del Corpus Hermeticum: una delle
raccolte di testi più fortunate e influenti che la tarda antichità ci abbia lasciato. La sua
storia è essa stessa un’avventura. Già attribuita al “tre volte grande” (“trismegisto”,
appunto) Ermes - il dio della scrittura, dell’astrologia e dell’alchimia che risulta dal-
l’associazione, presente sin da Erodoto, della divinità greca con l’egizio Thoth - essa
è ritenuta antica quanto se non più di Mosè, e interpretata come prefigurazione del
Cristianesimo. In realtà, la redazione dei testi sembra risalire ai secoli fra il I e il IV
della nostra èra, mentre una parte, l’Asclepius - un trattato di magia che riporta le
pratiche dei sacerdoti egizi - circola già nel Medioevo occidentale nella traduzione la-
tina ritenuta di Apuleio. Ma nel 1460 l’originale greco giunge nelle mani di Cosimo de’
Medici, che ordina subito a Marsilio Ficino di dimenticare Platone e dedicarsi al Cor-
pus. Ficino completa l’opera nell’aprile del 1463 e riceve come compenso una villa a
Careggi. Nel Seicento, la paternità e vetustà dell’opera sono infine demolite, a colpi
di filologia, da Isaac Casaubon. Per secoli, però, la sua influenza è fondamentale: da
pico della Mirandola a Hieronymus Bosch, da Peter Bruegel a John Milton, da Gior-
dano Bruno a Isaac Newton, e più tardi ancora sino a William Blake, artisti e intellet-
tuali coltivano l’ermetismo. Ermete trova il suo posto persino sul pavimento del
Duomo di Siena. Ed è certo difficile resistere al fascino della sua rivelazione segreta,
nella quale teologia e cosmologia si mescolano allo studio dell’uomo e alla dottrina
dell’anima, dove demonologia e astrologia si fondono. Dove si parla del Principio e
della Fine, e si prospetta una via di Salvezza.
La Fondazione Valla pubblica La rivelazione segreta di Ermete Trismegisto in due volumi,
il primo dei quali contiene, oltre ai Trattati tradizionali, anche le Definizioni armene
e gli Estratti di Stobeo.

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

ZYGMUNT BAUMAN
Modernità e globalizzazione
Intervista di Giuliano Battiston
Edizioni dell’asino, I libri de Lo Straniero, Piccola biblioteca
morale, 2009, Roma, pp. 152, € 12,00

Tra i più noti e influenti intellettuali del nostro tempo, in que-


sta intervista Zygmunt Bauman ripercorre alcune tappe fon-
damentali del suo itinerario teorico, fornendo delle
indicazioni preziose per comprendere le trasformazioni che
hanno investito le tradizionali coordinate politico-culturali
della società in cui viviamo. Bauman ci sollecita a interrogarci sulle nuove forme di
sovranità politica, sui pericoli del “comunitarismo”, sul rapporto tra individuo e so-
cietà, sulle diverse manifestazioni della globalizzazione, sul passaggio dallo Stato so-
ciale allo Stato penale, sull’importanza del laboratorio politico europeo e sul senso
stesso della modernità.

A CURA DI ROBERTO GIUSTI E GIOVANNI GRECO


Pitigliano “La Piccola Gerusalemme” terra della libertà e dell’acco-
glienza
Atti del convegno “3 giorni a Pitigliano”, 22-24 maggio 2009,
San Giovanni in Persiceto, 2010, pp. 101

Il benvenuto, Roberto Giusti


Usi e costumi degli Ebrei di Pitigliano, Stefano Arieti
Le comunità ebraiche nei feudi di confine e la loro confluenza in
quella di Pitigliano, Angelo Biondi
“Giacobini” di Pitigliano nel 1799, Davide Mano
Salvare o rubare le anime?, Anna Maria Isastia
Gli Ebrei di Pitigliano, città rifugio, città dell’ospitalità, Giovanni Greco
La mostra “Il nodo d’amore”

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

IL PENSIERO MAZZINIANO
Democrazia in azione
Anno LXV - numero 1 - Gennaio-Aprile 2010

Editoriali e commenti
Torniamo allo spirito della Costituzione Repubblicana, M. Di Napoli
XXV Aprile, R. Brunetti
I Mille e noi, R. Balzani
La prima emergenza: ricostruire l’unità morale degli Italiani, P. Ca-
ruso

Primo Risorgimento
La Repubblica Romana: Stato sovrano, dotato di personalità giuridica internazionale, L. Orsini
La stella al merito garibaldino, Anvrg
Hofer, Mazzini e il Tirolo, R. Pancaldi
Mazzinianesimo e positivismo in Achille Sacchi “Il medico che si batte” (1827-1890), G. Reggiani

150° dell’Unità d’Italia


Dieci ritratti per Giuseppe Pecchio, C. Colombo
La Storia è scesa in piazza, S. Samorì
Risorgimento conteso - intervista a Massimo Baioni, S. Mattarelli

Secondo Risorgimento
Il valore del 65° anniversario della Liberazione, M. Artali

Terzo Risorgimento
Cristiani, socialisti e unità europea, M. Barnabè
Liberiamo Jafar Panahi, La Redazione
L’altro Risorgimento, F. Missiroli

Studi Repubblicani
La Repubblica Romana in pericolo, S. Samorì
Dall’imperativo categorico all’utilitarismo: la morale di Kant e di Mill, L. Naccarati

Società e Cultura
Chi era il profeta Al Mansùr che fu leader islamico della Cecenia?, F. Manicardi

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

Nathan il sindaco che sfidò il clerical-conservatorismo, L. Bagatin


Motivi risorgimentali nella poetica di Biagio Marin, S. Pozzani

Racconti mazziniani
Un’altra idea della letteratura di fine XX secolo, G. Matteini

Libri, Cultura e Società


La voce del Mezzogiorno, La Redazione
Fra gli scaffali, A. Sfienti
Recensioni, D. Mirri e A. Pendola
L’opzione - Lettere di Luigi Bertelli e dei suoi corrispondenti, M. Ostenc
Riletture - Un editoriale della rivista Nord-Sud, F. Compagna

LEO TAXIL
I misteri della Massoneria
Edizioni Excelsior, 2010, Milano, pp. 429, € 18,50

Quello che ora vi dico, non lo potete comprendere in questo momento,


ma lo comprenderete più tardi
Leo Taxil

Dopo essersi convertito solennemente al clericalismo, l’ex-


massone Leo Taxil svela i misteri e i rituali della Massoneria e
sostenuto da Prelati, Monsignori, Vescovi e Cardinali sarà per dodici anni animatore
della lega Anti-massonica di cui Papa Leone XIII benedirà il Congresso di Trento
(1896). La sua burla antimassonica si tramuta però in un terribile scacco per i Cleri-
cali. Una fonte non tanto sulla Massoneria, ma, piuttosto, sulla credulità e l’ignoranza
di coloro che si lasciarono ingannare.

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

GIUSEPPE ROSSI
Una storia ravennate. Il Circolo Ravennate e dei Forestieri, 1860-2010.
Prefazione di Massimo Stanghellini Perilli. Postfazione di An-
tonio Patuelli.
Longo Editore, Ravenna, 2010, pp. 113, € 15,00

Il Circolo Ravennate e dei Forestieri mantiene viva la più alta


tradizione associativa cittadina, promovendo attività cultu-
rali e ricreative negli esclusivi locali della propria prestigiosa
sede, il Quattrocentesco Palazzo Rasponi, collocato nella Zona
Dantesca tra Via Corrado Ricci e Via Guido da Polenta.
Si perpetua, ancora oggi, l’attività di un antico sodalizio - Il
Circolo Ravennate, sorto nel 1860 - avendone recuperato i
principi fondanti con la moderna cultura positiva dello star bene insieme.
Il Presidente Rossi ha ben ricostruito qui la bella storia del Circolo, così richiamando
nei nostri Soci l’orgoglio dell’appartenenza, in altri Ravennati e Forestieri l’ambizione
di farne parte, nella nostra Città la consapevolezza di avere sempre avuto all’interno
del proprio centro un’Associazione assai significativa per la vita sociale ravennate,
tra il XIX e il XXI secolo.
Dalla Introduzione del Consiglio Direttivo del Circolo Ravennate e dei Forestieri

FRANCESCO LOVATELLI
Viva il conte Checco, Re d’Italia. La famiglia e la vita di un grande ra-
vennate
Longo Editore, Ravenna, 2010, pp. 287, € 18,00

Il titolo di questo libro riprende l’acclamazione popolare che


accompagnava il passaggio dell’ultimo esponente della fami-
glia nato e tragicamente morto a Ravenna il 29 novembre 1856
per mano assassina, quel giovane e coraggioso Francesco Lova-
telli che è stato tra i principali protagonisti del Risorgimento
in Romagna, apprezzato per le sue qualità intellettuali e morali
e per la sua autorevolezza, riconosciutagli anche da Mazzini.
La biografia, ancora mai scritta, di questa vittima emblematica delle contraddizioni
della sua epoca costituisce la parte fondamentale di questo lavoro, inserita nella ri-
costruzione scrupolosa della storia della famiglia Colombi, poi divenuta Lovatelli, fa-
miglia che è stata per oltre tre secoli strettamente intrecciata con la storia di Ravenna,
da quando all’inizio del XVI secolo essi vi si trasferirono, o secondo molti vi ritorna-

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

rono, da Venezia. Basti pensare che ai due figli del capostipite Zanetto, nati a Vene-
zia, si deve la riapertura del canale navigabile utilizzato per il trasporto del sale di
Chioggia e di altre derrate da Ravenna al Po, grande opera in cui erano stati preceduti
solo dall’imperatore Augusto. Esponenti della famiglia furono costantemente pre-
senti nel governo cittadino: dopo oltre due secoli il primogenito Ippolito fu insignito
dal Papa della carica di Castellano della Rocca Brancaleone, per i grandi meriti di eru-
dito illuminato e di abile politico, di mecenate e collezionista d’arte, infine di bene-
fattore della città grazie a molte opere da lui promosse.
L’intento di riproporre e meglio far conoscere la figura di Francesco Lovatelli vale
anche per la sua famiglia, che ha abbandonato Ravenna dopo la sua morte per non più
tornare, ma che comunque ha avuto nel più recente passato esponenti che si sono di-
stinti nel servire con onore quello stato unitario e libero dallo straniero che egli aveva
tanto agognato.

MASSIMO BAIONI
Rituali in provincia. Commemorazioni e feste civili a Ravenna (1861-
1975).
Longo Editore, Ravenna, 2010, pp. 374, € 25,00

Festa dello Statuto e 20 settembre; 9 febbraio e 10 marzo;


Primo maggio e 15 maggio; 24 maggio, 4 novembre, 28 otto-
bre; e ancora, 25 aprile e 2 giugno. Sono giornate-simbolo, al-
cune ormai pressoché dimenticate, altre al centro ancora di un
dibattito controverso, che in questo libro sono studiate nella
varietà di significati e di implicazioni che hanno avuto in oltre
un secolo di storia ravennate. Attraverso una folta documentazione, la ricerca esplora
il ricchissimo e vivace universo di feste e commemorazioni civili, che hanno segnato
le culture politiche cittadine e il loro rapporto con gli eventi fondativi della memoria
pubblica nazionale e locale.
Nel lungo periodo della storia unitaria, quello compreso tra la proclamazione del
regno d’Italia e i primi decenni della democrazia repubblicana, anche a Ravenna la
legittimazione e la “messa in scena” della politica sono state sottoposte a forti cam-
biamenti. L’evoluzione del sistema politico nazionale e dei suoi riferimenti simbolici,
la pressione di grandi eventi esterni (le guerre), le dinamiche sociali e culturali con-
nesse alla modernità, lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione: tutto ciò ha ri-
chiesto un continuo adeguamento della tipologia e dei linguaggi dei rituali alle
numerose trasformazioni in corso. Tra le manifestazioni del mito risorgimentale di
fine Ottocento, le parate imperiali di epoca fascista e le celebrazioni della Resistenza

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SEGNALAZIONI EDITORIALI

negli anni dell’Italia repubblicana gli scarti sono evidenti. Al tempo stesso il libro evi-
denzia i robusti elementi di continuità, verifica sul campo la persistenza e l’adatta-
mento di modelli collaudati in tema di interpretazione della storia e di sua
rappresentazione nello spazio pubblico. Si tratta dunque di un osservatorio che, evi-
denziando alcune componenti basilari dell’alfabeto politico locale, permette di co-
gliere anche le radici storiche del marcato protagonismo associativo, vero tratto
qualificante dell’identità cittadina e del suo territorio.

Il lettore di provincia. Testi, ricerche, critica.


Rivista semestrale, anno XL, fascicolo 132/133
A. Longo Editore Ravenna, gennaio/dicembre 2009

Garibaldi: mito e storia

Riflessi romantici nell’arte della guerra di Giuseppe Garibaldi, Sal-


vatore Capodieci
L’uomo che fece l’impresa. Appunti su mito e storia di Giuseppe Ga-
ribaldi, Marino Biondi
Garibaldi poeta (?), Pantaleo Palmieri
Il coinvolgimento delle masse nell’ideale unitario nazionale attra-
verso l’uso della scrittura. Scrittori professionisti e scriventi comuni in area salentina, Franca
Tondo

Un brivido, nell’Ade (troppo - troppo poco - amate), Francesca Favaro


Temi e figure ricorrenti, Franco Fido
“Tutto mi interessa di lui”. Alfredo Grilli-Vittoria Abeti (1955-1959), Gianandrea Zanone
Riletture shakespeariane post-traumatiche, Valentina Adami
La cultura soffocata, la civiltà soffocante in 1984 di George Orwell e Brazil di Terry Gilliam,
Laura Apostoli
Eugenio Montale nella storia della letteratura italiana, John Butcher
Introduzione alle prime tre raccolte di poesie di Angelo Mundula, Renzo Cau
Bertolucci o della cara, amata poesia, Walter Della Monica

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Recensioni
LUISELLA BATTAGLIA
Bioetica senza dogmi
Rubbettino, Soveria Mannelli 2009, pp. 357, € 20,00

di Alma Massaro

Un’opinione che non è lecito esaminare - osserva Luisella Battaglia - sarà destinata a di-
venire un dogma morto anziché una verità viva.

Alla luce di tale assunto l’Autrice prende in esame istanze tra loro tradizional-
mente lontane e contrapposte – liberalismo e aristotelismo, eguaglianza e differenza,
libertà e conflitto, universalismo e particolarismo, etica dei diritti ed etica della cura
– in vista di una loro dinamica composizione, alla luce della cifra dell’ambiguità. In tal
modo, l’indagine qui presentata assume le sembianze della ricerca socratica, di una
continua messa in discussione dei traguardi momentaneamente raggiunti. In ciò è
racchiuso il significato di Bioetica senza dogmi, nel rifiuto, cioè, di inseguire una “verità
definitiva”, incontrovertibile, e nella ferma volontà di suggerire uno strumento di in-
dagine valido in tutte le situazioni critiche con cui la bioetica contemporanea è co-
stretta a misurarsi. Un libro, insomma, del tutto insoddisfacente per chi è alla ricerca
di “ricette infallibili” di comportamento, adatto, invece, a coloro i quali, fermi nella
certezza che “pensare significa sempre esaminare e domandare, ossia scuotere gli
idoli”, ambiscono a trovare strumenti di indagine liberi da ogni condizionamento po-
litico-religioso. È così che il rifiuto della ricerca di una “verità assoluta” in campo
etico, tanto affascinante quanto pericolosa, lascia spazio all’utilizzo di una ragion pra-
tica che, rifiutando ogni forma di intellettualismo, si presenta come ragione aperta,

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RECENSIONI

come “dialogo senza fine”. Uno strumento che ci permette di giudicare criticamente
le nostre abitudini e tradizioni e di mantenere solo quelle che, tra esse, rispondono
alle richieste di coerenza e giustificazione; adatto, inoltre, a sanare i conflitti che na-
scono tra le possibilità sorte dai progressi tecnologici e le fissità dell’apparato etico-
legislativo. Come afferma l’Autrice:

mai come oggi c’è bisogno dell’aristotelica fronesis, ovvero di quell’arte della ragion
pratica consapevole che i principi ultimi di un sistema morale, pur se enunciati con la
massima precisione, non sono in grado di offrire risposte prive di equivoci a tutti i pro-
blemi che si pongono gli uomini nell’infinità varietà delle situazioni concrete.

Quelle situazioni, cioè, che si originano dalle nuove scoperte scientifiche: “la sfida
all’ordine naturale”, osserva Battaglia, “allarga il campo della nostra libertà e, con-
seguentemente, quello della nostra responsabilità”; e aggiunge che “l’uomo ha ac-
quisito nuovi poteri, ma conosce, nel contempo, una nuova precarietà”, ovvero la
continua messa in discussione dei propri assunti morali. Alla presa di coscienza della
dinamicità dei nostri apparati etici e normativi si accompagna, così, la necessità di for-
mulare in modo laico il nostro pensiero etico e bioetico. A tale esigenza il testo in
questione fa fronte presentando una rilettura dell’insegnamento aristotelico – pre-
stando particolare attenzione ai concetti di telos e eudaimonia – in chiave liberale e in-
tegrando il liberalismo con i concetti di cura, diritti e capacità. Le ricadute di una
simile prospettiva per il pensiero bioetico contemporaneo sono forti e si presentano
su diversi piani: a livello metodologico, si ha la valorizzazione dell’argomentazione e
del pluralismo, ma anche della immaginazione narrativa e dell’empatia; a livello nor-
mativo, l’individuazione di principi guida, quali l’autonomia, il danno, la benevolenza,
ma pure la fioritura, l’interdipendenza e l’asimmetricità; infine, a livello filosofico-
antropologico, una visione ispirata sia a un’etica della responsabilità, attiva e ragio-
nevole, sia a un approccio delle capacità. Inoltre, tale approccio fa ricorso ad una
ragione che va oltre i limiti di razza, di genere e di specie, come dimostra l’applica-
zione, in senso interspecifico, dell’approccio delle capacità.
A una prima enunciazione, infatti, di vita buona, come quella vita realizzata in tutte
le capacità che un essere umano – inteso come individuo adulto di sesso maschile –
ritiene importante realizzare, seguono due rivisitazioni di tale definizione: dapprima,
si sostituisce all’ideale androgino di essere umano un soggetto neutrale nella molte-
plicità di genere, razza e abilità; successivamente, si attua un ampliamento in senso
interspecifico di tale definizione – le capacità, adesso, sono relative a ciascun essere
animato, nessuno escluso. L’approccio delle capacità, pertanto, riconoscendo il prin-
cipio normativo “nel rispetto e nella realizzazione di un insieme di capacità fonda-

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RECENSIONI

mentali”, presenta una concezione del bene “imperniata sulle capacità, considerate
come oggetti meritevoli di apprezzamento”. Il concetto di vita buona diviene il pa-
rametro con cui misurare il benessere umano e animale e la felicità è intesa come rea-
lizzazione delle capacità proprie di ciascun individuo.
Al liberalismo perfezionista di J. S. Mill – che ci fornisce i principi dell’autonomia
individuale e della beneficenza uniti alla considerazione della differenza come fonte
di ricchezza per la società e della cura come “dimensione fondamentale dell’esistenza
umana” – l’Autrice collega, dapprima, la considerazione simmeliana del conflitto
come “scuola dell’io”, come simbolo della ricchezza dell’esistenza umana; successi-
vamente, la riscoperta, avvenuta in ambito femminista, del valore della differenza,
letto alla luce della cifra della somiglianza, al fine di evitare i rischi tanto dell’omolo-
gazione quanto della frammentazione a favore di un “universalismo sensibile alle dif-
ferenze”. Apporti particolarmente proficui per il discorso bioetico: dal filosofo tedesco
deriva, infatti, una considerazione positiva del confronto tra opposte posizioni, che
vede nell’argomentazione derivante dal dialogo lo strumento per arrivare alla me-
diazione necessaria, seppur temporanea, tra le istanze delle opposte fazioni. Dal pen-
siero femminista deriva, invece, l’attenzione verso ogni forma di ingiustizia – lotta
contro ogni forma di discriminazione, razziale, sessuale e di specie contro il rischio
di un’antropologia egualitaria – e la considerazione dell’importanza dell’etica della
cura – intesa non come valore prettamente femminile ma “come dimensione fonda-
mentale dell’esperienza umana, colta nella sua relazione indispensabile con i diritti”,
in vista di un’integrazione di diritti e cura.
Dalla prospettiva di genere la bioetica eredita, inoltre, il tema della vulnerabilità
come condizione esistenziale che accomuna il vivente nel suo insieme: al mito del-
l’eterna autonomia si preferisce l’idea di un io in relazione, interdipendente. La presa
di coscienza della vulnerabilità della vita umana, anziché destabilizzare e creare in-
sicurezze, è vista in chiave costruttiva come momento per affermare il dovere di so-
stenere coloro che hanno più difficoltà a realizzare le proprie capacità.
L’idea di cittadinanza come contratto tra eguali è, così, svelata in tutta la sua in-
sufficienza: occorre pensare tale paradigma allargando la prospettiva attraverso il va-
lore della cura.
È, inoltre, doveroso, ai fini di delineare i contorni di quest’opera, menzionare, oltre
alla ricchezza dei temi trattati e alla peculiarità della prospettiva adottata, il fermo
equilibrio che l’Autrice riesce a stabilire tra le istanze della ricerca teorica e le reali
esigenze della vita vissuta. Facendo proprio l’argomento habermasiano per cui “non
possiamo fare nessuna considerazione normativa senza prima aver assunto la pro-
spettiva della persona interessata”, l’intera trattazione si svolge a partire dalla con-
siderazione del profondo senso di rispetto dovuto a chi, nella vita reale, certe scelte

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RECENSIONI

è costretto a farle. Da ciò ne scaturisce una trattazione esemplare, una visione ricca
e complessa accompagnata dalla continua volontà di rimettere in discussione i nostri
sistemi di valore contro ogni forma di interpretazione totalizzante e di “atavismo
etico”.
Da tutto ciò ne deriva un libro che non vuole concludere un discorso trovando un
“bene assoluto” ma, piuttosto, perseguire e incentivare la ricerca del “meglio possi-
bile”, attraverso sia la consapevolezza dell’intrinseca dinamicità che possiede tale
obiettivo per coloro ai quali è dato di vivere la propria esistenza sulla Terra, sia del-
l’assunzione del dubbio come mezzo di comprensione:

Convivere con l’incertezza”, ricorda l’Autrice, “potrebbe rivelarsi un efficace anti-


doto contro il fanatismo e l’intolleranza e diventare una forma adulta di educazione.

Un punto di vista compatibile anche con le istanze cristiane della nostra società,
le quali, proprio in forza del profondo sentimento di rispetto della vita intesa come
dono, sentono forte l’esigenza di indagare la conciliabilità degli sviluppi della scienza
con i principi della propria fede, senza dimenticare il fatto che sacralità non significa
affatto rifiuto del progresso.

IRÈNE MAINGUY
Le iniziazioni e l’iniziazione massonica
Edizioni Mediterranee, Roma, 2001

di Bernardino Fioravanti
Bibliotecario del Grande Oriente d’Italia

Il volume di Irène Mainguy Le iniziazioni e l’iniziazione massonica,


pubblicato nel 2001 e ampliato con l’edizione del 2008 è stato
in breve tempo tradotto per il pubblico italiano, offrendo a co-
loro che non conoscevano i suoi scritti un’opportunità di ap-
profondimento e a tutti gli altri un’occasione per rileggere i
suoi lavori dedicati al simbolismo e alla ritualità massonica.

Con questa opera Irène Mainguy intraprende un viaggio sul concetto di iniziazione
nella storia e nelle diverse latitudini, soffermandosi sulla specificità dell’iniziazione
massonica. Nel volume La nascita mistica. Riti e simboli d’iniziazione, lo storico delle re-
ligioni Mircea Eliade nel sottolineare come il mondo moderno sia lontano dalle ini-

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ziazioni di tipo tradizionale, malgrado la presenza di numerose organizzazioni che


ad essa si rifanno, rileva che in questo panorama la Massoneria si presenta con una
“certa coerenza ideologica e ha già una storia e gode di prestigio sociale e politico”.
La metodologia della sintesi documentale utilizzata dall’Autrice rappresenta, a mio
avviso, un punto di forza di questo lavoro che getta luce sullo stato dell’arte delle ri-
cerche fino ad ora uscite su questo tema. Questa tecnica, volta a “riunire ciò che è
sparso”, raccoglie le centinaia di studi pubblicati sull’argomento e analizza le diverse
tesi, anche divergenti tra loro, offrendo una sintesi ragionata ed esaustiva di tutti i
punti di vista presi in considerazione per affrontare il complesso e vasto concetto
dell’iniziazione, al cui interno si inserisce l’iniziazione massonica. Il lettore seguendo
il filo rosso delineato dalla Mainguy riuscirà ad orientarsi sul significato dell’inizia-
zione, approfondendo grazie ai preziosi e costanti rinvii bibliografici tutti gli aspetti
che più lo hanno sollecitato e interessato.
L’autrice, non di meno, si interroga sul valore che nel ventunesimo secolo assume il
concetto di iniziazione per l’essere umano, rendendo sempre più attuale un tema se-
colare che si tramanda da generazioni e che tenta di fornire delle risposte alle do-
mande esistenziali di tutti coloro che aspirano a perfezionarsi. La chiave proposta è
quella di apprendere come armonizzare le apparenti opposizioni, facendo del mito
dell’iniziazione massonica una realtà che può dare senso all’esistenza dell’uomo con-
temporaneo che deve confrontarsi con i continui mutamenti del suo tempo.
Di grande suggestione il racconto iniziatico finale su Le tre candele di San Giovanni che
con il pregnante contributo dell’emblematica e dell’iconografia di testi massonici e di
altre tradizioni aiuteranno il lettore ad operare una preziosa sintesi, grazie anche al
potere unificante del Simbolo.

ELIO OCCHIPINTI
I Filosofi del Fuoco
Per una epistemologia debole dell’alchimia
Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2010

di Alessandro Orlandi

I filosofi del fuoco di Elio Occhipinti è un libro che spicca tra i numerosi testi sull’alchi-
mia (o di alchimia) per la sua originalità. Le risposte agli interrogativi che l’Autore si
pone vengono infatti ricercate lungo un affascinante percorso attraverso il pensiero
filosofico e scientifico, dall’antica Grecia ai giorni nostri, con particolare attenzione

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ai recenti sviluppi della fisica e della neurofisiologia. L’alchimia, intesa come para-
digma cognitivo è, secondo Occhipinti, una terza via oltre gli schemi logico-razionali
del pensiero filosofico e scientifico da una parte e l’approccio mistico-religioso alla re-
altà dall’altra. La peculiarità di questa terza via consiste nella forte interrelazione tra
l’alchimista e la materia su cui egli opera: essa non può venire trasformata se non ac-
cade una trasformazione interiore nell’alchimista stesso.
Se nella storia del pensiero umano occidentale l’emergere della coscienza è legato
alla dualità, le categorie ermetiche utilizzate dagli alchimisti sono al contempo corpi
fisici e rappresentazioni mentali, materia e spirito, Io e Anima Mundi. Citando i fisici
David Bohm e John Von Neumann, i principi di indeterminazione di Heisenberg e il
paradosso del gatto di Schroediger, Occhipinti ci ricorda che “ogni particella materiale
è dotata di una rudimentale qualità mentale”, che “l’universo è il risultato oggettivo
di atti soggettivi (di osservazione)“ e che “una medesima totalità si specializza a volte
in oggetti, a volte in pensieri”. La fisica moderna, insomma, suggerisce una fortissima
interazione tra mente, materia e conoscenza del mondo, relazione che gli alchimisti
danno per scontata da almeno duemila anni. La loro concezione del mondo è organi-
cistica e pone come punto basilare del percorso di ricerca individuale la scoperta e
l’identificazione dei legami tra macrocosmo e microcosmo.
Il libro dà inoltre spazio alla “questione” del linguaggio oscuro e contraddittorio dei
testi alchemici, che invece di essere un ostacolo rappresenta per l’Autore un mezzo
propedeutico non tanto necessario alla scoperta di una “ricetta” operativa quanto un
sistema per rompere gli abituali schemi logico-razionali e permettere all’alchimista-
lettore di aprirsi a nuove e diverse modalità conoscitive. Un ruolo decisivo in questa
impresa viene giocato dall’immaginazione attiva, sulla quale tanto ha scritto Henry
Corbin parlando dell’alchimia araba. L’immaginazione attiva, viene ipotizzata come
lo strumento attraverso il quale gli alchimisti si pensavano capaci di intervenire sulla
realtà: questa sarebbe la chiave per comprendere come essi potessero credere di cor-
porificare lo spirito e spiritualizzare la materia. L’ultima parte del libro è positiva-
mente centrata sul ruolo che l’alchimia può ricoprire per l’uomo di oggi. Il suo sapere,
che è anche e soprattutto un saper vivere, può avere ancora un grande valore per
l’educazione dell’uomo aiutandolo a superare la contrapposizione tra soggetto e og-
getto, reintegrandoli a un livello più alto: “Squarciare il velo delle apparenze e co-
gliere, fosse anche per pochi attimi, quel vibrante e vigoroso caos da cui emergono allo
stesso tempo ordine e disordine.”

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CESARE SUGHI
L’allievo perenne. I miei anni con Luciano Anceschi.
Pendagron, San Giovanni in Persiceto (BO), 2005, pp. 211, €
15,00

di Guglielmo Adilardi

Nella premessa l’Autore indica chiaramente i confini, le fina-


lità del saggio e la sua struttura di “libro di avventura”. Noi lo
definiremo piuttosto un’autobiografia romanzata ma molto
documentata: e, ancora rimane difficile incasellarlo, questo
è già un primo merito dello scrittore. Semplicemente diremo
che è la storia non soltanto della vita universitaria e giovanile dell’Autore, accanto al
suo professore di Estetica, esame complementare alla metà degli anni Sessanta della
Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Bologna, ma anche storia della cultura
bolognese e nazionale in quel torno di tempo. E questo è senz’altro il secondo valore
ed interesse del testo.
Anceschi, dalla sua cattedra di Estetica, fu un caposcuola del Gruppo 63, movimento
nato appunto nel 1963 a Palermo e composto da giovani intellettuali ed artisti della
neoavanguardia italiana - per differenziarsi dalle avanguardie storiche del Novecento
- fortemente critici nei confronti delle opere letterarie ed artistiche ancora legate a
modelli tipici e tradizionali dei decenni precedenti.
Del gruppo facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi animati dal desiderio di
sperimentare nuove forme di espressione, rompendo con gli schemi tradizionali.
Richiamandosi alle avanguardie degli inizi del secolo, il Gruppo 63 si rifaceva alle idee
del marxismo - ma pochi di essi furono intellettuali “organici”- e alla teoria dello
strutturalismo. Senza darsi delle regole definite - il gruppo non ebbe mai un suo ma-
nifesto -, diede origine a opere di assoluta libertà contenutistica, senza una precisa
trama: ne è un esempio Alberto Arbasino. Gli stilemi del gruppo furono talvolta im-
prontati all’impegno sociale militante, come gli scritti di Elio Pagliarani, ma che in
ogni caso contestavano e respingevano i moduli tipici del romanzo neorealista e della
poesia tradizionale, perseguendo sempre una ricerca sperimentale di forme lingui-
stiche e contenuti.
Ignorato dal grosso pubblico, il gruppo suscitò interesse negli ambienti critico-lette-
rari anche per le polemiche che destò criticando fortemente autori all’epoca già “con-
sacrati” dalla fama quali Carlo Cassola e Vasco Pratolini, ironicamente definiti “Liale”,
con riferimento a Liala, autrice di romanzi rosa.
Il Gruppo 63 ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel panorama piut-

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tosto chiuso della letteratura italiana, ma il suo aristocratico distacco dal sentire co-
mune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento élitario,
accusato di cerebralismo. Anche se Sughi, nelle pagine del saggio romanzato, indica a
più riprese come Anceschi e i suoi accoliti cercassero fuori dalle accademie, dalle aule
universitarie poeti, letterati, artisti confacenti al sentire del movimento.
Alcuni autori del Gruppo 63 furono il già citato Arbasino, Nanni Balestrini - che fu co-
redattore con Sughi del “verri” feltrinelliano, la rivista di Anceschi -, Achille Bonito
Oliva, Alfredo Giuliani, Giorgio Celli, Furio Colombo, Corrado Costa, Roberto Di Marco,
Umberto Eco, Enrico Filippini, Alberto Gozzi, Angelo Guglielmi, Giorgio Manganelli,
Elio Pagliarani, Antonio Porta, Lamberto Pignotti, Edoardo Sanguinetti, Adriano Spa-
tola, Sebastiano Vassalli, Michele Perriera, Germano Lombardi …
Di tanti illustri personaggi - lamenta nel libro Sughi - nessuno divenne l’erede ufficiale
di Anceschi: molti estimatori, molti alunni e nessun continuatore visibile, incarnato.
Neppure qualcuno che si accingesse a rifare la storia del Maestro e di quella stagione
sessantottesca di rinnovamento culturale e sociale. Per questo motivo l’autore si è
sentito, ad oltre quarant’anni di distanza della nascita del Gruppo 63, di raggrumarne
i ricordi affinché non rimanessero sulla battigia come aridi relitti del tempo perduto.
Quasi un dovere morale nei confronti di un Maestro anche di vita, di cui Sughi si ri-
conosce nel romanzo l’allievo perenne, e che Anceschi avrebbe destinato quale suo suc-
cessore nella cattedra di Estetica se i marosi dell’esistenza non avessero portato
l’autore per altri lidi. Uno di questi fu una cattedra liceale “[…] in una scuola di adora-
bili somari” (p. 80) a Bologna, nella quale insegnò magistralmente anche al sottoscritto
italiano e latino, alla fine di quegli anni Sessanta.

MORRIS L. GHEZZI
La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto.
Edizioni Mimesis, Milano-Udine, 2009, pp. 406

di Claudio Bonvecchio

Questa cospicua opera (anche, graficamente, accattivante) di Morris L. Ghezzi è uscita


nella collana Law without Law della casa editrice Mimesis e vuole essere – ed è – un
originale “impasto” tra storia e teoria: o se si preferisce tra il “diacronico” e il “sin-
cronico”. Dove la storia è rappresentata dai volti e dagli uomini – da Norberto Bobbio,
a Renato Treves, a Elías Díaz, a Gregorio Peces-Barba Martinez, a Vincenzo Tomeo, a
Mario A. Cattaneo, a Vincenzo Ferrari, ad Alberto Febbrajo, a Eugen Ehrlich, a Theo-
dor Geiger, a Georges Gurvitch e a molti altri ancora – che hanno, in qualche modo,

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segnato il sorgere e il progressivo affermarsi della Sociologia del Diritto: dai primordi
di fine Ottocento, alla piena accettazione novecentesca, sino ai tempi presenti. E dove
la teoria è rappresentata dai grandi temi della Sociologia del Diritto: dalla tolleranza
alla democrazia, dalla Grundnorm alla cultura giuridica, alla metodologia giuridica,
alla devianza e così via. Ma il catalogo è pressoché inesauribile per una Scuola – vo-
luta da Treves – le cui proporzioni sono mondiali. E il termine “mondiale” non è una
mera concessione retorica alla dilagante globalizzazione, ma la precisa puntualizza-
zione di una indiscutibile realtà: di uomini, di idee e di prassi.
Si può, dunque, dire che La scienza del dubbio è un bilancio: di ampio respiro e di no-
tevole profondità. Lo è, per molti aspetti, in quanto sottolinea, analizzandone i pas-
saggi salienti, la straordinaria importanza della Sociologia del Diritto. Dottrina
sociologica (ed anche giuridica) che si è imposta – progressivamente – come un “vo-
lano” del progresso e della democrazia contro una concezione statica del diritto. Con-
cezione dietro cui si nascondevano interessi di gruppo, di casta o dell’Istituzione
statuale che, molte volte, di questi gruppi e di queste caste si è fatta braccio armato.
Certo, la Sociologia del Diritto – e Ghezzi lo sottolinea, a chiare lettere – si può in-
scrivere nella tradizione positivistico-giuridica. Ma questo non significa pensarla - o
ancor peggio liquidarla – come una astratta e fredda variante interpretativa del di-
ritto. Al contrario – e proprio gli autori citati, unitamente alle tematiche affrontate
lo provano – la Sociologia del Diritto brilla (e il termine è particolarmente pertinente)
per una profonda, radicale e indiscutibile “passione civile”. Passione civile che ha
dato luogo non solo a riflessioni fondamentali nella teoria, ma pure a importanti ini-
ziative “operative” e a uno “stile”, oggi insostituibile, nell’affrontare le problematiche
del Diritto. Sorta per illuminare, con l’esperienza sociologica, le costruzioni giuridi-
che – che fossero Carte Costituzionali, leggi penali o civili, l’azione dei magistrati o
altro – la Sociologia del Diritto si è sempre spesa per una equity of law senza di cui il
Diritto è mera sopraffazione: al più condita con la cultura, con la retorica e, talora, con
la violenza. Ma si spende anche per diffondere quel vero e proprio culto per la libertà,
la democrazia e la tolleranza di cui la ragione è lo strumento principe per governare
e per educare. Basta pensare all’insegnamento di Treves e al suo “relativismo intelli-
gente” – presente anche nell’insegnamento di Mario A. Cattaneo e di Vincenzo Fer-
rari – in cui la convinzione illuministica della perfettibilità dell’essere umano si fonde
con il rispetto per le altrui convinzioni e per la centralità della cultura. Posizione que-
sta che sarà determinante anche in Vincenzo Tomeo che ne erediterà – pur nella di-
versità degli interessi – il rigore e la profondità, che applicherà al campo della
devianza. Campo questo in cui la scientificità della Sociologia deve essere unita alla
apertura mentale ispirata alla tolleranza – come voleva Tomeo – se si vuole evitare che
il Diritto si risolva in una forma moderna di legge del taglione. Entrambi – scientifi-
cità e apertura mentale – sono, poi, l’essenza stessa della Sociologia applicata alla cri-
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minologia su cui si sono soffermati in Italia – ma avendo ben presente la tradizione


foucoltiana – tra i molti Alessandro Baratta, Pio Marconi, Adolfo Ceretti. In essi, il
consolidamento di un corretto e sociale sapere della criminologia passa per un rigore
metodologico, un intelligente pragmatismo e una vivace attenzione per le trasfor-
mazioni sociali, di cui la Sociologia del Diritto è attenta osservatrice.
Va da sé che una simile impostazione concettuale richiede una approfondita disa-
nima sia del pensiero sociologico che di quello giuridico. Per ciò che attiene al pen-
siero sociologico, Ghezzi rileva la centralità della critica della sociologia giuridica
contro la metafisica e il dogmatismo – compreso il marxismo e il liberalismo – in nome
dell’opposizione ad ogni ideologia. E qui, se obbligato è il riferimento a Geiger, al-
trettanto dicasi per tutta quanta la Scuola di Treves, che di questa critica – come d’al-
tronde nell’ambito filosofico-politico è avvenuto con Bobbio – ha fatto il suo punto
d’onore, misurandosi con la storia e il sapere sociologico. Grazie a questa istanza il-
luministico-critica – che ricorda per molti aspetti la Scuola di Francoforte – la Socio-
logia del Diritto ha potuto svolgere una potente azione formativa nella costruzione di
una “democrazia senza ombre” e di una coscienza statuale aperta: i riferimenti a Diaz
e a Peces-Barba Martinez sono particolarmente significativi in proposito. Ma altret-
tanto dicasi per la disanima del pensiero giuridico che – come sottolinea Ghezzi –
corre il rischio, se non filtrato sociologicamente, di diventare un “inno di lode” a giu-
dizi di valore estranei a qualsiasi attualità, ma, spesso, debitori ad una statualità im-
positiva o ad una società oppressiva.
Proprio per questo, la Sociologia del Diritto appare – a ragione, nell’opera di Ghezzi
– come una pietra miliare del Diritto, ma soprattutto dello sforzo di tenuta, che il Di-
ritto, unitamente alle democrazie, deve fare per contrastare quel nichilismo che non
è nihilismo – ossia prudente astensione (quasi wittgensteiniana) da “pericolosi” giu-
dizi di valore, come voleva Geiger – ma moltiplica dell’indifferenza e di un “lasciar
fare”, che troppo spesso fa pendere la bilancia (anche della giustizia) più sull’avere che
non sull’essere. Per questo, nell’epoca della consolidata “morte di Dio” non deve mo-
rire la giustizia e tanto meno il Diritto, che ne è la matrice primigenia. Se così fosse
ne morirebbe l’intera società, riportandola ad un passato di barbarie – magari mi-
metizzata in forme più accattivanti e consumiste – di cui nessuno vuole più la ripeti-
zione. Ma per questo, il Diritto deve abbandonare ogni fallacia teologica e metafisica
– più o meno nascosta – e porsi come lo strumento pragmatico di una società libera,
leggera, umana, aperta e tollerante: senza padroni, dogmi, valori prepotenti e pre-
senze soffocanti.
Sempre per questo motivo Morris Ghezzi ha voluto chiamare la Sociologia del Diritto
Scienza del Dubbio e mai titolo è stato più azzeccato, perché proprio sul dubbio si regge
il Diritto e la sua possibilità di incidere sugli uomini disposti ad accoglierlo per quello
che realmente è. E non per altro.
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