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HIRAM
• SEGNALAZIONI EDITORIALI 95
• RECENSIONI 103
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HIRAM 3/2010
Direttore: Gustavo Raffi
Direttore Scientifico: Antonio Panaino
Condirettori: Antonio Panaino, Vinicio Serino
Vicedirettore: Francesco Licchiello
Direttore Responsabile: Giovanni Lani
Comitato Direttivo: Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bonvecchio,
Gianfranco De Santis
Comitato Scientifico
Presidente: Enzio Volli (Univ. Trieste)
Giuseppe Abramo (Saggista); Corrado Balacco Gabrieli (Univ. Roma “La Sapienza”); Pietro Battaglini (Univ. Napoli); Pietro F. Bayeli (Univ.
Siena); Eugenio Boccardo (Univ. Pop. Torino); Eugenio Bonvicini (Saggista); Enrico Bruschini (Accademia Romana); Giuseppe Cacopardi
(Saggista); Giovanni Carli Ballola (Univ. Lecce); Orazio Catarsini (Univ. Messina); Paolo Chiozzi (Univ. Firenze); Augusto Comba (Saggista);
Franco Cuomo (Giornalista); Massimo Curini (Univ. Perugia); Eugenio D’Amico (LUISS Roma); Domenico Devoti (Univ. Torino); Ernesto
D’Ippolito (Giurista); Santi Fedele (Univ. Messina); Bernardino Fioravanti (Bibliotecario G.O.I.); Paolo Gastaldi (Univ. Pavia); Santo
Giammanco (Univ. Palermo); Vittorio Gnocchini (Archivio G.O.I.); Giovanni Greco (Univ. Bologna); Giovanni Guanti (Conservatorio Musicale
Alessandria); Felice Israel (Univ. Genova); Panaiotis Kantzas (Psicoanalista); Giuseppe Lombardo (Univ. Messina); Paolo Lucarelli (Saggista);
Pietro Mander (Univ. Napoli “L’Orientale”); Alessandro Meluzzi (Univ. Siena); Claudio Modiano (Univ. Firenze); Giovanni Morandi
(Giornalista); Massimo Morigi (Univ. Bologna); Gianfranco Morrone (Univ. Bologna); Moreno Neri (Saggista); Maurizio Nicosia (Accademia
Belle Arti Urbino); Marco Novarino (Univ. Torino); Mario Olivieri (Univ. per Stranieri Perugia); Massimo Papi (Univ. Firenze); Carlo Paredi
(Saggista); † Bent Parodi (Giornalista); Claudio Pietroletti (Medico dello Sport); Italo Piva (Univ. Siena); Gianni Puglisi (IULM); Mauro
Reginato (Univ. Torino); Giancarlo Rinaldi (Univ. Napoli “L’Orientale”); Carmelo Romeo (Univ. Messina); Claudio Saporetti (Univ. Pisa);
Alfredo Scanzani (Giornalista); Michele Schiavone (Univ. Genova); Giancarlo Seri (Saggista); Nicola Sgrò (Musicologo); Giuseppe Spinetti
(Psichiatra); Gianni Tibaldi (Univ. Padova f.r.); Vittorio Vanni (Saggista)
Corrispondenti Esteri
John Hamil (Inghilterra); August C.’T. Hart (Olanda); Claudio Ionescu (Romania); Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca); Rudolph Pohl
(Austria); Orazio Shaub (Svizzera); Wilem Van Der Heen (Olanda); Tamas’s Vida (Ungheria); Friedrich von Botticher (Germania)
Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Bartolini, Giovanni Cecconi, † Guido D’Andrea, Gonario Guaitini
Comitato dei Garanti: Giuseppe Capruzzi, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Tenti
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EDITORIALE
Nell’approssimarsi del
Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia
di Gustavo Raffi
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
(Palazzo Giustiniani)
e
di Antonio Panaino
Università di Bologna
Direttore scientifico di Hiram
In the year 2011 Italy will mark the 150th anniversary of its re-unification. Presently,
a very hostile propaganda tries to attack the historical meaning of this event in the
framework of a generalized criticism regarding the supposed overwhelming secret
role of Freemasonry played behind the main processes endorsed by the
contemporaneous élites, which determined the final succes of the Italian unification
during the Risorgimento. Some of these arguments seem to reproduce many of the
absurdities written by Léo Taxil about the Masonic program in Italy. The final target
of these accusations is unclear, but in any case such a propaganda endangers the very
authority of the fundamental institutions of the society and of the State, which can
be also seriously discredited by it. The Grand Orient of Italy, thus, emphasizes its
public role as supporter of the State and the Constitution and offers its ethical and
moral authority in support of a deeper knowledge of the positive conquests gained in
the Risorgimento and the following democratic improvements, which made of this
country one of the first founders of the European Community.
T
ra pochi mesi entreremo nel 2011 i conti non soltanto con l’evento focale, ma
e, quindi, nel cuore di uno degli soprattutto con il senso che esso assume
anniversari che ciclicamente il dinanzi alla storia presente. In altri ter-
calendario storico del nostro paese im- mini, diremo che la storia passata non è af-
pone. Gli anniversari, al di là dell’aspetto fatto monolitica, anche se a differenza di
meramente celebrativo, spesso puramente quella futura, essa risulta già avvenuta, in
formale e di facciata, hanno però un ri- quanto ogni epoca rilegge e ripensa a
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quanto già accaduto a seconda dello scena- stati del nostro continente che si conten-
rio che la realtà contingente impone. Ov- dono il monopolio di tale eredità. Di fatto,
vero, se il futuro non è ancora anche l’antico diviene mo-
scritto, il passato può riscriversi derno o contemporaneo,
in molti modi. In diversi casi, perché la lettura del passato
tale ovvietà è dettata da conti- si presta ad un utilizzo per
nue e crescenti conoscenze, fini altri.
come di norma accade per le Tale problema è ben pre-
età più remote, che grazie alle sente nella metodologia
nuove scoperte archeologiche, storiografica più sorvegliata
epigrafiche, linguistiche et ce- e severa, che rifiuta di suo-
tera, ci appaiono in modo diffe- nare il piffero per qualsiasi
rente, perché mutato è il rivoluzione, nella coscienza
novero e la ricchezza delle che le strumentalizzazioni
fonti, ma anche perché più ade- della storia sono, pur-
guata risulta la metodologia con troppo, uno degli strumenti
cui tali scenari passati possono essere nuo- ideologico-politici più efficaci. Infatti, la
vamente vagliati con maggior senso critico. gente normale, il grande pubblico dei
A volte le nuove scoperte sconvolgono media, non legge le fonti, non vaglia i dati,
letteralmente i nostri schemi e ci costrin- non entra criticamente nel merito degli ar-
gono a raffinare le nostre opinioni, in qual- gomenti con una conoscenza diretta degli
che caso anche ad abbandonare teoremi strumenti primari e secondari su cui le ar-
divenuti obsoleti o non più fondati su dati gomentazioni possono essere acquisite, ma
ineccepibili. Ma questo è il mestiere dello si lascia affascinare da schemi semplici, da
storico ed anche il suo compito civile. In- slogan e affermazioni ad effetto, un po’
fatti, sempre incombente è il rischio di con- come accade nella pubblicità, che per suo
fondere, anche in relazione alle vicende scopo deve convincere senza provare ef-
apparentemente più innocenti, la rifles- fettivamente quanto propone di acqui-
sione critica e, almeno tendenzialmente stare. Per questa ragione, di rado un
imparziale, con l’ideologismo o con impo- “mattone” storiografico, con testi e docu-
stazioni aprioristiche, ossia fondate su tesi menti in tre o quattro lingue, tecnicismi
a priori, già scritte in precedenza a dispetto professionali o quant’altro proprio del ba-
delle fonti e dei dati. Ciò può avvenire sia gaglio degli storici professionisti, può as-
per il passato vicino sia per quello remoto. surgere a best seller, ed è una norma non
Basti pensare, per epoche lontane, a quanta scritta ma pur sempre vera che un libro
difficoltà comporti oggi trattare del pro- semplice, chiaro, ma talora banale e im-
blema storico dell’identità etno-linguistica preciso spesso scacci dal mercato un altro
e storico-politica dell’antica Macedonia, ben fatto. Non che l’alta divulgazione non
alla luce delle spinose controversie tra due sia possibile, ma quando i problemi sono
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è del tutto fantastico, così come ridicola ap- anche il Risorgimento, in realtà non sem-
pare l’asserzione secondo la quale il mondo pre illuminista, se mai romantico, e talora
della Cristianità sarebbe ri- poco rivoluzionario, al-
masto estraneo a questo meno a parere di una
processo e che le masse parte più severa della
popolari ne siano state critica storica, sarebbe
altrettanto escluse. stato, per una certa vol-
Siamo così passati da gare pubblicistica, il
una fase, che ha distinto parto solitario della
la seconda metà del ‘900, Massoneria. Tale asser-
in cui almeno una certa zione è stata demolita
diffusa storiografia mar- sia in un caso sia nell’al-
xista guardava in modo tro. I Massoni, in Fran-
critico al Risorgimento, cia, si sono schierati tanto
evidenziandone il successo borghese e la con i Rivoluzionari quanto con il Re, men-
sconfitta del quarto stato (che si trova sin- tre, nel nostro Risorgimento, una rete mas-
tetizzata nel titolo dei volumi di Renzo del sonica italiana, coesa ed efficiente, non
Carria, intitolati appunto Proletari senza ri- poteva affatto esistere, dato il fraziona-
voluzione. Storia delle classi subalterne italiane mento territoriale del paese, e l’impossibi-
dal 1860 al 1950, 2 voll., Milano, Edizioni lità di creare un’obbedienza unitaria, anche
Oriente, 1970, I ed. 1966), ad una storiogra- se un certo humus lasciato dalla precedente
fia che esalta il passato pre-unitario, il po- tradizione napoleonica e libero-muratoria
tere temporale della Chiesa, all’insegna di poté giocare sì una sua parte, senza per
una riscoperta di valori illiberali, già messi questo generare una regìa, tenuto conto
in campo nella pubblicistica volta a demo- che anche in questo caso i Massoni avevano
lire sia il secolo dei Lumi sia la Rivoluzione idee molto diverse e contrastanti e si divi-
Francese. Non che non fosse necessaria una devano tra repubblicani e mazziniani, so-
serena disamina di eccessi, limiti ed errori, cialisti utopisti o ferventi monarchici,
ma da lì ad esaltare l’Ancien Régime ne nonché tra fautori di uno stato centrali-
passa. Nessuno intende celebrare la ghi- stico oppure di una federazione, esatta-
gliottina ed il Terrore con i suoi processi mente come accadeva tra molti cattolici
sommari, ed è più che lecito sollevare una (oppure non c’erano cattolici nel Piemonte
riflessione puntuale, capace di prendere Sabaudo?), liberali ed anche conservatori
anche contropelo la storia, intorno a tante (che però sostenevano il processo unita-
vicende commendevoli (sebbene non giu- rio). Se colpe, o forse meglio meriti, deve
dicabili moralisticamente e fuori contesto), assumere la Libera Muratoria in Italia, vi è
ma l’esaltazione acritica del “prima” a certamente l’aver contribuito al processo
quale fine mira? Come nel caso della Rivo- unitario attraverso migliaia di singoli, tra i
luzione Francese e dell’Illuminismo, così quali però si trovano le più alte figure del
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nostro Risorgimento, Garibaldi in testa, le l’Unità d’Italia in realtà non risponde alla
quali operavano non secondo una direttiva necessità di un paese maturo che vuole se-
libero-muratoria eteroguidata da parte di riamente interrogarsi su cosa non abbia
una mai esistita cupola inter- funzionato; per esempio, sul per-
nazionale, ma per libera ché dopo 150 anni ci sia ancora
scelta, secondo lo spirito dei una questione meridionale (o
tempi ed il loro sentire. D’al- comunque la si voglia chiamare),
tro canto, altri Massoni, ad mentre la Germania, uscita de-
esempio austriaci o filo-au- vastata in termini economici ma
striaci agivano secondo fini ancor più etico-morali, dalla Se-
opposti, come era logico conda Guerra Mondiale, abbia di
aspettarsi. Certo è che i Li- fatto affrontato in modo strut-
beri Muratori italiani, sparsi turale una riunificazione costo-
tra Obbedienze diverse o in sissima, e non solo per il suo
logge territoriali, hanno dato bilancio. Oppure sul perché in
un contributo fondamentale, molte parti di quest’Italia tanto
anche se – ribadiamolo – non esclusivo, e bella e, a volte perduta (ma da non disper-
non possiamo che essere fieri di ciò. Le po- dere), i cittadini non siano stati educati a
lemiche attuali sono, quindi, una manife- sentirsi tali, ma vivano secondo un “fai da
stazione di livore antistorico, indegna di un te” basato sul favoritismo, sull’accettazione
paese moderno. A nessuno, infatti, ver- dell’abuso, della prevaricazione, dell’ille-
rebbe in mente di accusare, in patria, la cito, del predominio, dell’illegalità.
Gran Loggia d’Inghilterra per aver di fatto Farsi delle domande, essere critici è ne-
sostenuto la causa dell’Impero Britannico. cessario, ma per andare dove? Per spaccare
Sarebbe considerato semplicemente un il paese in tanti piccoli regni, che oggi non
traditore. In questo senso, anche le altre sarebbero più governati dagli Asburgo-Lo-
Obbedienze estere che talora non com- rena o dai Borbone e dal Papa, ma da caste
prendono per quale motivo il Grande tali da far rimpiangere una nobiltà, che al-
Oriente d’Italia sia impegnato in battaglie meno allora (oggi possiamo dubitarne)
civili e di difesa propositiva della memoria aveva il coraggio di rischiare la vita sul
storica, devono considerare il fatto che campo di battaglia, come fecero i rampolli
questa nostra penisola è ancora immatura della migliore aristocrazia italiana inqua-
e che, in alcune sue componenti, non sem- drati nel Savoia Cavalleria per fermare i Te-
bra aver affatto digerito né la modernità né deschi dopo la rotta di Caporetto? I più
addirittura la stessa unità nazionale, nel provocatori potrebbero anche domandarsi
masochistico compiacimento di tornare ad perché nelle nostre feste più importanti,
essere una mera appendice geografica. capita, talora proprio durante le parate mi-
L’impianto con cui il Risorgimento litari, di sentir suonare la Marcia di Ra-
viene messo sul banco d’accusa e con esso detzky, pezzo bellissimo, ma per noi pur
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sempre la marcia della sconfitta, visto che “Romani” e “Greci”, unito a quello più ac-
Johan Baptist Strauß la compose per cele- cecato (ma con una buona mira) contro
brare la vittoria di Cu- tutti gli altri diversi, per lin-
stoza? Verrebbe mai in gua, colore della pelle e pro-
mente ai Francesi di suo- venienza. La riflessione
nare Preussen Gloria, per- critica ha un senso ed uno
ché la musica è bella? Si scopo costruttivo, la distru-
tratta, quest’ultimo in zione ha altri fini. In questo
particolare di un para- scenario, il ruolo storico
dosso estremo, che in- della Massoneria, che in Ita-
dica come si sia, da lia per le ben note sue vi-
tempo invero, persa la cende è quella del Grande
bussola, o peggio che essa Oriente d’Italia, diviene an-
si sia smagnetizzata indicando il nord cora una volta fondamentale. Attraverso
ovunque capiti. Meglio sapere di non sa- un antimassonismo becero si cerca di de-
pere, che credere alle favole. molire l’Unità dell’Italia e noi siamo diret-
Non è compito della Massoneria affron- tamente chiamati in causa per tutelare non
tare temi politici, e quindi tutti gli argo- solo la Libera Muratoria, ma la stessa unità
menti relativi all’opportunità o meno di un nazionale. In questo senso quanto sta ac-
federalismo amministrativo nel nostro cadendo riguarda in modo stringente la no-
paese esulano dal nostro compito e su di stra istituzione, che deve a nostro avviso
essi il Grande Oriente d’Italia non potrà farsi carico di un’importante funzione di
avere una posizione sua. Detto e ribadito carattere educativo e informativo, senza ti-
ciò, i continui attacchi all’Unità d’Italia, al mori o nascondimenti.
Tricolore, all’Inno nazionale, ai padri della Il Grande Oriente d’Italia si propone
Patria, per arrivare sino alla nazionale di come un’istituzione, ovvero come un cir-
calcio (che non ha giocato bene, è vero, ma cuito autorevole, il cui scopo è quello di
le invettive di natura ideologica e non spor- agire, a dispetto di coloro che vorrebbero
tiva erano partite ben prima del fischio vederci operare come una cosca segreta su
d’inizio) sono una musica che risuona da cui gettare alla bisogna ogni colpa (basti
troppo tempo e che si unisce alla stessa Ra- pensare alla famigerata P3, su cui la stampa
detzkymarsch. Più si suona allo sfascio ed al- si è baloccata svolgendo una funzione de-
l’insegna della confusione, meglio sarà, così magogica e non realmente informativa,
temiamo pensano i diversi soloni dell’anti- visto che tale consorteria non aveva nulla a
risorgimento, che però hanno altri fini. In- che spartire con qualsivoglia réseau libero-
fatti, una volta demolito senza appello il muratorio) in modo da fungere da ben ri-
Risorgimento e l’Unità Nazionale, cosa re- conoscibile agenzia etica, volta a
sterebbe? L’odio intra-nazionale, “polen- consolidare i valori costituzionali ed i prin-
toni” contro “terroni”, “Celti” contro cipi fondanti della nostra società civile e
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democratica. Sparare ad alzo zero sul- zionale e la difesa dello Stato e della Costi-
l’Unità d’Italia, insinuare continuamente il tuzione. Siccome restiamo diversi e non ab-
dubbio, a partire dalla ma- biamo una linea ma solo
nualistica scolastica, che dei princìpi da seguire,
tutto sommato sarebbe discutiamo di tutto ciò,
stato meglio se questa ovviamente fuori dal
unità non si fosse mai tempio e dalle sedute ri-
fatta, che le legislazioni tuali, con la libertà ed il
pre-unitarie e le diverse senso critico che ci è
costituzioni fossero mi- proprio ma, come istitu-
gliori, e via di seguito, non zione italiana, nella sua
è solo follia, ma sembra ri- autorevolezza, ci strin-
spondere ad un disegno di giamo al Presidente della
eversione, che delegittimando lo Stato alla Repubblica, unica figura dinanzi alla quale
radice, in un paese dove le Istituzioni è il tricolore a piegarsi in segno d’omaggio.
hanno già diversi problemi, mira a rinfor- Altro che potere occulto!
zare altri poteri, veramente forti, ed a ne- Nei prossimi mesi e soprattutto nel
gare tutte le conquiste conseguite dal prossimo anno daremo vita ad una serie ar-
libero pensiero, dalla moderna laicità (che ticolata di eventi che avranno lo scopo di
non significa negazione delle religioni) e aiutare a capire meglio, senza strilli o in-
dalle società aperte, libere e democratiche. vettive, il nostro passato e le sue implica-
Non si tratta allora di celebrare sempli- zioni sul futuro prossimo, in una palestra
cemente gli eroi del passato, le battaglie, i civile ed etico-morale all’insegna del dia-
grandi passaggi legislativi e costituzionali, logo e della riflessione. A spaccare quanto
ma di vagliarne la complessità, in modo da costruito con molta sofferenza e non pochi
saldare un paese in una nuova unità, che errori ci vuole poco, a progettare un futuro
sappia guardare all’Europa e che sappia più giusto e solidale costerà molta più fa-
stare al suo interno con sempre maggior tica. Il nostro scopo è quindi chiaro.
adeguatezza e capacità, non frantumata Chi sperava che la Libera Muratoria in-
nuovamente tra persone che non sanno più gaggiasse una battaglia scomposta all’inse-
perché stiano insieme. I Massoni hanno gna dell’anticlericalismo o dell’esaltazione
idee diverse, ma nel Grande Oriente d’Ita- troverà una comunione di spiriti liberi, che
lia, anche se molti lo ignorano, i nuovi so- guardano al futuro senza dimenticarsi del
dali, al momento della loro iniziazione, passato, non per suonare le trombe della
promettono solennemente di rispettare la celebrazione fine a se stessa, ma per co-
Carta Costituzionale e di adempiere con struire, alla luce del sole una più salda
onore alle loro funzioni nella vita civile. unità europea all’insegna della chiarezza e
Quindi sebbene diversi, tutti noi non pos- dell’unità nazionale.
siamo negoziare il principio dell’unità na- Rivendicare il contributo massonico
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dato alla costruzione del nostro paese, roghi e mostri, un bellum omnium contra
prima durante e dopo il Risorgimento, non omnes, figlio della barbarie, che ci allonta-
significa per noi assumerne la paternità, nerà dall’Europa e dal mondo civile, a cui
come alcuni intendono pro- noi invece apparteniamo.
porre in modo cialtrone- Noi vogliamo festeg-
sco, anche perché si giare insieme con le altre
farebbe torto alle tante componenti dialoganti
componenti che versarono della nostra società il
il loro sangue per un sì processo unitario, non
alto fine, ma semplice- per esaltare il nazionali-
mente farsi carico, per la smo e un patriottismo
parte che ci compete, di bellicista e retorico che
una responsabilità storica ha portato troppi lutti al
e di una testimonianza ci- paese, ma per ripercor-
vile, fatta di martiri e di figure straordina- rere tutti i passaggi nodali della nostra de-
rie, che caddero non certamente per mocrazia, le grandi conquiste civili,
favorire consorterie occulte, nuove dise- dall’obbligo scolastico al suffragio univer-
guaglianze o il ritorno a rinnovate teocra- sale, dalle libertà costituzionali all’ingresso
zie confessionali di qualsivoglia matrice. nella comune casa europea, in cui deside-
Se per questi meriti dobbiamo sentirci riamo restare a testa alta. Un’Italia, la no-
in colpa, ebbene, allora ci presenteremo al stra, che è anche quella delle sue
tribunale della storia, certamente non tradizionali minoranze linguistiche, fran-
senza peccato, curiosi però di vedere quali cesi, tedesche, slovene e croate, albanesi e
meriti potranno elencare i fabbricatori di grecaniche o addirittura catalane. Se un
discordia, i difensori del particolarismo e Bafometto si aggira per l’Italia, non lo si
dell’egoismo. Vedremo finalmente se cerchi nelle logge, perché lì non avrebbe
siamo veramente colpevoli per aver fatto platea adatta. Altri gli rendono omaggio.
condividere a tutti gli Italiani ed al mondo Facciamo solo in modo che la sua voce non
la lezione di Giordano Bruno oppure se sia sia la sola e che non trovi più ascolto di
bene che si debba abbandonare il nostro quanto meriti. Le più importanti istituzioni
paese alle fiamme di tutti i ben pensanti del nostro paese lo chiedono. Noi stessi,
che lo arsero vivo ed ai loro epigoni che an- come Istituzione, dobbiamo essere pronti
cora si beano di tale crimine. Perché ab- a svolgere il nostro compito civile e non
battuta l’unità nazionale all’insegna possiamo esimerci dall’essere l’autorità
dell’esaltazione del prima, vediamo solo etico-morale che il momento richiede.
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The Sefer Yezirath, most probably, is one of the ancient if not the most ancient
Cabalistic texts we have today. Nevertheless, we must note and underline that its
content amazes us with its modernity, and the nearly scientific tenor of the exposition
of the subjects. More than any other text, it shows the universality of the Cabalistic
wisdom, and is capable of proposing an important message, also to the conscience of
those who follow other spiritual traditions. The “Book of Education”, after all, offers
the quintessence of the system of correspondences attested in the Cabala, a system
which allows us to arrange and unify the different pieces of that wide and complex
mosaic representing human and natural reality. The book, as we know it, claims to be
a monologue of patriarch Abraham, where, through the contemplation of all that
surrounds him, he comes up to the conclusion of the unity of God. Presenting such a
dense compendium of cosmogony and cosmology, the Author tries to match his ideas
with the Talmudic disciplines, in particular those concerning the doctrine of Creation
and Merkavà. The Sefer Yezirath, in fact, presents itself as a compendium of forms of
correspondences, aiming to disclose the parallelism of the space-temporal phenomena
in the human and physic nature, thus revealing their roots in a world of pure “divine”
conscience. So, the Sefer Yetzirah simplifies the unorganized complexity of reality,
“rearranging” it in an harmonic and symmetric simple system.
Sefer Yetzirah is the first text that introduces the idea of sefirà, that is one of the
most known, but also one of the most important concepts of Cabala.
The first great Cabalists saw the sefiroth as the stages of the process of emanation,
through which God brought the manifestation of the different plans of existence, from
the more subtle and superior to the rough and material ones.
The fundamental framework of the universe as a whole is based on 32 basic unities,
the famous “Thirty-two paths of Wisdom”. They are the fundamental elements
through which reality is formed, in its physic and spiritual expressions.
Finally, the act of creation is presented as a consequence of God’s speech – over the void
and the shapeless –, which becomes the reality of the cosmic order by means of a
series of “creative” words.
The ideology of language, that is the acceptance of the word as a medium of creation,
can become a sufficient reason to study this very ancient text, particularly for those
who, with the instructive and irreplaceable guide of a rituality, are engaged in a
search for the “lost words”, to which a constituting value in the knowledge of sacrum
can be attributed.
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S
ull’origine e la patria spirituale del ci immettiamo in questo campo di ricerca,
Sefer Yetzirah sono purtroppo non sarà facile
state espresse le uscirne, perché - nono-
più diverse opinioni senza stante l’abbondante e au-
che sia stato possibile torevole letteratura in
giungere a conclusioni de- proposito - non è sem-
finitive. plice decidere se l’Autore
Infatti, quanto alla da- del Sefer Yetzirah ha cer-
tazione essa oscilla dal II cato di mettere d’ac-
all’VIII secolo, e quanto cordo la dottrina
alla paternità la si attri- gnostica degli eoni, con
buisce perfino al patriarca quella della scuola pita-
Abramo. Tuttavia, nono- gorica o neoplatonica,
stante le incertezze sulla anche perché tutte le in-
sua età, tenuto conto che terpretazioni sono possi-
il Talmud ne fa menzione, bili e una parentela, sia
possiamo, quanto meno, pure non proprio strut-
collocarlo intorno a 1800 turale, è rintracciabile in
anni fa. correnti speculative paral-
I quesiti che questo libro ha sollevato lele o in armonia con l’esoterismo ebraico.
possono essere riassunti, con Alfonso M. Di
Nola (1985: 48) nei seguenti termini: Tuttavia vale la pena di precisare che le
basi pre-storiche della Cabalà, poggiano su
Del resto molto discusso è il problema quelle discipline mistiche-occulte a cui si
delle influenze presenti nel libro. Lo si può riferisce lo stesso Talmud quando parla dei
ritenere frutto del sincretismo gnostico e ri- Sitrè Torah, i “Misteri della Legge”, i quali
sultato di molteplici infiltrazioni culturali assumono il doppio aspetto di Mà’aseh
d’ambito ellenistico-ermetico ovvero lo si Merkavah – “Opera del Carro o del Trono”
deve considerare tipica espressione di una - e Mà’aseh Bereshith – “Opera della Crea-
tradizione ebraica gelosamente preservata
zione”.
da ogni contaminazione estranea, almeno
nei suoi schemi ideologici essenziali, anche
se l’ideologia, nell’atto di essere consegnata La prima - il cui più noto esponente è
allo scritto, ha subito l’adattamento a talune considerato Rabbi ben Zakkai - è una disci-
forme terminologiche e concettuali proprie plina diretta a esperienze estatiche e di pe-
della gnosi? netrazione del numinoso, e si rifà al
racconto della visione descritta nel primo
Pur apprezzando molto l’impostazione capitolo di Ezechiele; la seconda - il cui più
del Di Nola, verso il quale ci sentiamo debi- noto esponente è considerato Rabbi Aqivà
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- invece è una cosmologia mistica, che si nella quale vengono fondamentalmente ri-
rifà all’opera della creazione descritta nel confermati i principi dell’esistenza di un Dio
primo capitolo del Genesi. creatore, della sua assoluta unità e della di-
L’Opera della Creazione, retta derivazione del cosmo
dallo stesso Dio, che lo ha for-
trasformatasi nel corso del
mato per un atto di volontaria
tempo in una via operativa creazione ex nihilo.
al pari dell’Opera del Carro,
corrisponde a quell’inclina- Inoltre, premesso che il
zione razionale e specula- Sefer Yetzirah è quasi certa-
tiva diretta alla ricerca mente uno dei più antichi se
dell’archè, del principio tem- non il più antico testo caba-
porale ed essenziale del listico di cui siamo oggi in
cosmo. possesso, è il caso di notare
Ma’aseh Berescith sorge e sottolineare come il conte-
dunque come esegesi del nuto stupisce per la moder-
primo capitolo del Genesi, nità e il gusto quasi
ma molto presto si tra- scientifico con cui gli argo-
sforma in una dottrina in- menti sono esposti.
terpretativa dei testi sacri e Più di qualunque altro testo, esso mo-
nella ricerca di tutti i Sitrè Torah (i “Misteri stra l’universalità della sapienza cabalistica
della Legge”). che, da una parte stimola a percorrere vie
di ricerca che rifiutano l’idolatria, intesa qui
L’Autore del Sefer Yetzirah ha chiara- come l’accontentarsi di frammenti di verità
mente cercato di mettere d’accordo le di- e di assolutizzarli nell’illusione che essi
scipline talmudiche relative alla dottrina siano il tutto o che siano più importanti di
della Creazione e della Merkavah anche se altri frammenti, e dall’altra ha la capacità
il libro si colloca nell’ambito dell’indagine di porsi come messaggio rilevante anche
cosmogonica e cosmologica piuttosto che alla coscienza di coloro che seguono altre
della via estatica che, sostenuta da pratiche tradizioni spirituali.
ascetiche ed evidentemente psichiche, Il “Libro della Formazione” offre, in de-
consentiva l’unione con la sfera del divino. finitiva, la quintessenza del sistema di cor-
Inoltre prendiamo ancora da A. Di Nola rispondenze della Cabalà che ci permette
(1985: 62) la seguente idea-guida del- di riordinare e di unificare i vari pezzi di
l’opera: quel mosaico vasto e complesso che è la re-
altà umana e naturale.
Una valutazione generale del Sefer Yetzi-
Il progresso scientifico e tecnologico,
rah, prima che ci si disperda nei particolari
descrittivi dei molteplici suoi temi, ci fa ri-
pur con tutti i suoi vantaggi importanti ed
conoscere in esso una trascrizione ermetica irrinunciabili, ha spesso esasperato la com-
della cosmogonia monoteistica mosaica, plessità separativa del modo con cui perce-
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esiste in virtù delle dieci parole pronun- me-ruah), “il soffio del soffio”, cioè l’ele-
ciate da Dio sul caos e dei ventidue segni a mento primordiale dell’aria, dalle quale Dio
mezzo dei quali Dio ha ha creato le 22 lettere fon-
“scritto” e “detto” il damentali.
mondo. 3) Dall’aria primor-
Le prime dieci ma- diale nasce l’acqua
nifestazioni creatrici (maym me-ruah), dalla
sono designate - come quale Dio ha creato il
si è detto - con la pa- caos cosmico (Tohu e
rola sefiroth, plurale di Bohu, fango e liquido in-
sefirà che nel Talmud è sieme).
usata con il valore di 4) Dall’acqua primor-
calcolo, numerazione. diale nasce infine il
Dall’etimologia della fuoco (Esh mi-maym),
parola si è pervenuti dal quale Dio ha creato il
ad un’interpretazione Trono della Gloria e gli
della stessa nel senso ordini degli angeli (pro-
che questi primi dieci prio in questo passo del
simboli del Sefer Yetzi- Sefer Yetzirah vi è la con-
rah costituirebbero la nessione fra i due sistemi
serie fondamentale della numerazione: la mistici del Trono e del Bereshith, nel senso
decina. D’altra parte con l’introduzione di che l’Autore dopo aver spiegato la crea-
un nuovo termine (sefirà) per i dieci nu- zione fisica, passa all’origine dei mondi su-
meri primordiali al posto dell’abituale “mi- periori, in cui si realizza l’estasi).
spar”, l’Autore sembra indicare che non si 5-10) Le ultime sei sefiroth sono definite
tratta semplicemente di numeri ordinari, in tutt’altro modo: esse rappresentano le
ma di numeri in quanto principi dell’uni- sei direzioni dello spazio, senza che venga
verso o gradi della creazione. detto se esse sono emanate da elementi
Ciascuna sefirà è disposta in una deter- primordiali anteriori, anzi chiaramente le
minata categoria della creazione: dimensioni spaziali derivano, ciascuna in-
dipendentemente, dal nome di Dio, (Yod
1) La prima è lo spirito del Dio vivente He Vav He), da cui tolto la He finale ab-
(ruah Elohim chaijm), che, nel Berescith biamo la radice creatrice dell’altezza (Yod
aleggia sulle acque e si fa parola di crea- He Vav), della profondità (Yod Vav He), del-
zione. Come tale è eterna e increata (“il l’oriente (He Yod Vav), dell’occidente (He
loro principio non ha principio e la loro Vav He), del meridione (Vav Yod He) e del
fine non ha fine”). settentrione (Vav He Yod ).
2) Da ruah viene fuori, per così dire, per Per l’insieme delle sefiroth è enunciato
condensazione, “l’aria dello spirito” (ruah che il loro inizio e la loro fine sono legate
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l’uno all’altra e che questa decade primor- diventano parole manifestatrici del pen-
diale forma dunque un’unità, il che è in siero. Per simboleggiare poi la potenza crea-
perfetta sintonia con il ca- trice nella materia, nulla di meglio che gli
rattere monoteistico e organi genitali.
creazionistico della co-
smogenesi ebraica. Il rapporto unitario fra
Al riguardo vale la dio e realtà cosmiche è
pena di citare l’analo- anche espresso nella quali-
gia, riportata nel testo, ficazione belimah che segue
dell’unità divina con sempre la parola sefiroth.
l’unità organica e fun- Le sefiroth, dunque, sono
zionale delle dieci dita belimah (da belì “senza” e ma
della mano e “il patto “cosa”) per significare che
dell’Unico collocato al esse sono - come dice il Ca-
centro: e come le parole stelli – “i primi e soli ele-
della lingua, così la cir- menti di tutto il creato, dai
concisione della pelle”. quali poi tutto si forma e si
Per David Castelli3 svolge senza altra so-
questo sarebbe il primo stanza”. Quindi il termine
cenno del concetto poi può essere letto sia come
ampiamente svolto dalla Cabalà di compa- “prime nel tempo, senza pre-
rare il corpo umano da un lato con Dio e cedenti, prime come elementi creati” ov-
dall’altro con il mondo, anche se con il Sefer vero “infinite”; ma può anche significare
Yetzirah: “senza precedenti materiali di origine”,
proprio come in Giobbe (26,7), ove si dice
non siamo ancora giunti a una rappre- che Dio tiene sospesa la terra sopra belimah,
sentazione così piena dell’umano nel divino cioè sopra nessuna cosa.
e di questo in quello; non siamo giunti an- Non è da escludere anche l’interpreta-
cora a fare un Dio-Uomo né un Uomo-Dio. zione dello Scholem, secondo il quale il
L’idea per altro che la lingua e il membro vi- contenuto del testo suggerisce piuttosto il
rile rappresentano l’unità in mezzo alla de- senso di “chiuso”, di “chiuso in sé”.
cina, come Dio è uno fra le dieci Sefiroth, si
può, secondo me, spiegare come un simbolo
Il Sefer Yetzirah è il primo testo che in-
della doppia potenza creatrice, dell’ideale e
del materiale.
troduce il concetto di “sefirà” che è uno dei
Per simboleggiare nell’uomo questa po- più noti, ma anche uno dei più importanti
tenza creatrice nulla di meglio che la lingua, della Cabalà.
per mezzo della quale si esprimono le idee e I primi grandi cabalisti videro le sefi-
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una semplice convenzione umana sul come questi aspetti. Quindi non è superfluo fa-
rappresentare un elemento fonetico, è in miliarizzarsi con le lettere dell’Alfabeto
realtà uno degli agenti es- ebraico e con le loro ca-
senziali del processo crea- ratteristiche. Le loro
tivo. Nel pronunciare ogni proprietà gradatamente
lettera il “fiato” divino ha verranno alla luce, in-
dato origine ad una por- tanto, secondo la visione
zione della realtà. Tramite cabalista, il guardarle ha
la combinazione e la per- già un effetto positivo
muta delle varie lettere, la sulla coscienza, che ne
sapienza divina ha dato esi- viene stimolata a livello
stenza alla molteplicità sopra-conscio.
delle forme viventi ed ina- Le ventidue lettere,
nimate. come già abbiamo ac-
Quando Adamo “chiamò cennato, sono le radici
i nomi” di ogni essere pre- da cui derivano i se-
sente nel giardino dell’Eden guenti settori generali
(Genesi 3), in realtà egli della creazione:
stava riconoscendo e leg-
gendo la formula o permuta- Nella dimensione chia-
zione presente alla radice di ciascuno di mata “mondo” OLAM: i tre elementi attivi
essi. Ciò gli era possibile grazie alla “vista” (fuoco, aria, acqua), i sette corpi visibili del
spirituale di cui era ancora dotato. sistema solare, i dodici segni zodiacali.
In definitiva, ricapitolando, ogni lettera
dell’Alfabeto è un archetipo che possiede Nella dimensione chiamata “anno”
una triplice forza: SHANA’: le tre stagioni dell’anno (calda,
la sua forma o aspetto grafico; il suo fredda, temperata), i sette giorni della set-
suono o il significato del suo nome; il suo timana, i dodici mesi soli-lunari del calen-
valore numerico. dario ebraico (Nisan, Yaar, Sivan, Tamuz,
Queste tre forze agiscono sulla triade Av, Ellul, Tishirei, Heshvan, Chislev, Tevet,
più importante dell’apparato conoscitivo Shvat, Adar).
umano: vista, udito, intelletto.
Nella dimensione chiamata “anima”
Il testo del Sefer Yetzirah è estremamente (unione della realtà fisica, psichica e spiri-
conciso e concentra in poche parole tantis- tuale dell’essere umano) NEFESH: le tre di-
sime informazioni. Esso fa quasi pensare al- visioni principali del corpo (testa, torace,
l’indice di un libro più che al libro stesso. ventre), le sette aperture del viso, i dodici
Pertanto un suo studio “effettivo” non organi del corpo (due mani, due piedi, due
può non approfondire accuratamente tutti reni, stomaco superiore, stomaco inferiore,
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milza, fegato, intestino tenue, bile) e i do- le prime sia le seconde sono tutte presenti
dici “sensi” (vista, udito, odorato, favella, e sono rappresentate tutte insieme nell’Al-
gusto, coito, azione, mo- bero della Vita.
vimento, ira, riso, me- Inoltre nello stesso
ditazione, sonno). libro, come abbiamo
visto, si parla anche di
come le 22 lettere siano
Il numero 32 divise a loro volta in tre
L’intelaiatura prin- gruppi: tre madri, sette
cipale dell’insieme ap- doppie e dodici semplici.
pena descritto appare In tutto quindi ab-
dunque costituita da 32 biamo quattro gruppi: le
unità fondamentali, i sefiroth, le tre lettere
famosi “Trentadue sen- madri, le sette doppie e
tieri della Sapienza”. le dodici semplici.
Essi sono gli elementi Osservando la strut-
essenziali di cui è com- tura dell’Albero della
posta la realtà, sia nelle Vita è estremamente in-
sue espressioni fisiche teressante notare che a
sia in quelle spirituali. parte le 10 sefiroth soli-
L’entità numerica 32 tamente raffigurate gra-
non è casuale, ma possiede ficamente con un piccolo
diverse precise origini bibliche. cerchio, i 22 canali sono raffigurati con tre
gruppi di linee ed esattamente tre orizzon-
La storia della creazione così com’è de- tali (che sono le tre lettere madri), sette
scritta nel primo capitolo del Bereshit (Ge- verticali (le sette lettere doppie), e 12 obli-
nesi), contiene esattamente 32 volte il que (le dodici lettere semplici).
nome “Elohim” il primo dei vari nomi con Ciò premesso, nel testo biblico ritro-
cui Dio è chiamato nella Torà. La Cabalà viamo in queste 32 apparizioni del nome di
spiega che il nome “Elohim” descrive la po- Dio una analoga suddivisione in quattro.
tenza divina preposta alla creazione e al Dieci volte c’è la frase “vaiomer Elo-
mantenimento delle leggi naturali su cui him”, “e Dio disse”, e queste sono le sefi-
poggia la realtà. roth. In realtà quando contiamo le
È interessante notare che, nel “Libro espressioni “Dio disse” ci accorgiamo che
della Formazione”, come abbiamo innanzi sono nove, la prima, o il primo “e Dio disse”
accennato, questi 32 sentieri, queste 32 è sottintesa, corrisponde infatti alla sefirà
volte con cui il nome Elohim, il nome della della Corona che si distingue dalle altre ed
creazione, agisce e si rivela, sono divise in è quella bocca, che emette la prima parola
due gruppi: dieci sefiroth e 22 lettere e sia “bereshit”. Kheter è assolutamente inco-
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noscibile, quindi non si rivela, rimane na- combinazione tra verticale ed orizzontale,
scosta. diversa di volta in volta.
Poi c’è scritto tre volte Il numero 32 spesso rappre-
“vaias Elohim”, “e Dio fece”, senta anche la Torà nella sua
e questi sono i tre canali interezza, dato che le lettere
orizzontali, in quanto l’atto con cui essa incomincia è la
del fare è legato ad un con- Beth, il cui valore numerico
cetto di orizzontalità. è 2, e quella con cui essa fi-
Dei tre verbi che indi- nisce è la Lamed, il cui va-
cano l’atto creativo, lore numerico è 30. La
“creare” è fare un qualcosa somma della prima e dell’ul-
dal niente, “formare” è dare tima lettera della Torà di-
una forma a ciò che è stato venta così il simbolo di tutto
creato, ma è privo di qual- il suo contenuto.
siasi forma ed infine per Quanto alla lettera
“fare” occorre avere una so- lamed, è il caso di ricordare
stanza che ha già una forma, che questa lettera indica
quindi significa combinare l’ascesi da un livello all’altro.
insieme sostanze, elementi e Per capire questo discorso
cose che hanno già forma. Si opera per- possiamo esemplificativamente riferirci ai
tanto su un piano di “materia”. gradi di un segno zodiacale che sono 30
Questa è una conquista nel piano crea- come il valore della lamed e come i giorni
tivo perché Dio vuole creare il mondo, di un mese. Ogni mese c’è un passaggio, c’è
vuole dargli una consistenza tutta sua, la un rinnovamento; secondo la lingua
dimora nel basso che Dio ricerca, un luogo ebraica la parola kodesh (“mese”) è uguale
oltre il quale non c’è niente di più basso che a kadash (“nuovo”), cioè rinnovamento. La
è appunto la materia. Ecco l’importanza del lamed è chiamata anche “la torre che vola
fare, ecco perché è collegato con le tre let- per aria”, è cioè una specie di razzo spa-
tere madri che sono le lettere più impor- ziale che porta la consapevolezza da un li-
tanti. vello a quello successivo.
Poi ci sono sette espressioni “Vaiar Elo- Quindi la Torah, che dobbiamo inten-
him” e “Dio vide” e questi sono i sette ca- dere come un certo tipo di conoscenza, in-
nali verticali. comincia da due e poi ci accompagna fino a
Infine abbiamo 12 espressioni assortite: un certo livello e ci dà la spinta per andare
lo “spirito di Dio aleggiava”, “e Dio creò oltre e per superare ogni comprensione
Adamo”, “Dio li benedisse”, “Dio li pose” precedente. Ecco perché nella liturgia
insomma una serie di verbi assortiti e que- ebraica si legge in continuazione. Ogni
sti sono i canali diagonali che rappresen- anno, nella Sinagoga, si finisce e si rico-
tano appunto un’azione complessa, una mincia.
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Ogni volta dovrebbe portare su un altro zirah suggerisce che lo studio dei “Trenta-
piano, senza mai togliere l’uomo dal due. due Sentieri della Sapienza” è la via per
spiegare la misteriosa va-
Trentadue è il valore rietà del mondo, e per ri-
numerico della parola conoscere in esso il filo
“lev”, “cuore” (Lamed + unificante della Sapienza
Beth). Oltre ad affermare superiore.
che la Torà è il cuore Inoltre rispetto alla li-
stesso della creazione ciò mitatezza del pensiero
suggerisce che i “Trenta- scientifico e alla sua inca-
due Sentieri” sono il pacità di uscire dal
“cuore” della realtà, cioè campo del “sensibile” del
la sua parte più intima, “corporale”, il “Libro
l’essenza del nucleo cen- della Formazione” offre
trale, nella quale è conte- una chiave di corrispon-
nuta la chiave per denze che permette ben
comprendere tutto il più della descrizione del
resto. Ciò giustifica la pre- piano fisico della crea-
tesa del “Libro della For- zione, chiamato nel testo
mazione” di voler ridurre “Olam” (“mondo”). In-
l’indiscutibile complessità fatti esso ci porta a realiz-
della realtà sensibile ad appena trentadue zare come il mondo fisico non è altro che
elementi fondamentali. Questa “riduzione” l’ultima espressione di un sistema ben più
dunque è valida solo a proposito del ricco ed articolato, che include i fenomeni
“cuore”, dell’entità centrale del creato e la- del tempo e della storia - chiamati col ter-
scia intatta l’infinita varietà delle manife- mine “Shana’” (“anno”) - come pure i fe-
stazioni delle forme di vita e di nomeni psichici, emotivi, intellettuali e
intelligenza. spirituali dell’essere umano - chiamati con
D’altra parte, la metodologia di esem- il termine “Nefesh” (“anima”). Infine il
plificare la realtà oggettiva in un numero il testo li ricollega con le loro radici più ele-
più ridotto possibile di elementi-primi è vate, all’interno dello stesso pensiero di
basilare nella stessa osservazione scienti- Dio, le Dieci Sefiroth, e le Ventidue lettere
fica. Così, ad esempio, nella chimica tutta dell’Alfabeto ebraico, il linguaggio essen-
la varietà della materia viene ridotta ad ap- ziale con cui si esprime la mente divina.
pena un centinaio di elementi, attraverso
la cui combinazione e permutazione si ar- Un altro modo di capire le qualità “ma-
riva poi alla complessità delle strutture tematiche” del numero trentadue è quello
molecolari e cellulari. Anticipando di due- di considerarlo come la quinta potenza del
mila anni questa metodologia, il Sefer Yet- numero 2.
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tre, la prima ora del giorno successivo a (l’Anno) e l’Uomo, la prima di queste serie
quello di Saturno era quella del Sole, la (alef - spazio - universo) avrebbe come
quarta dopo la ripetizione punto di fondamento, stabile
dei cicli di sette. Fu questo ed immutabile, il Dragone,
il ragionamento in base al così come la seconda (mem
quale si costituì l’ordine - tempo - anno) lo zodiaco e
dei giorni della settimana. la terza (shin - uomo) il
cuore.
3 - Il più incerto dei Ma questa tesi, come fa
punti che presentano costatare lo stesso Autore,
qualche complessità in- pur essendo la più proba-
terpretativa, è sicura- bile non è assolutamente
mente quello del VI certa, in quanto il “Dra-
capitolo relativo al “dra- gone” potrebbe corrispon-
gone”. dere allo zodiaco (le dodici
Il primo problema è lettere semplici), e la sfera
addirittura relativo alla ai sette pianeti (le sette let-
parola “telì” che secondo tere doppie).
i commentatori ebrei non Di conseguenza - con-
sarebbe interpretabile con clude Gadiel Toaff6, rifacen-
assoluta precisione, ma che comunque dosi ad Aqivà ben Joseph - il Dragone
trova tutti d’accordo nel farla corrispon- starebbe nell’Universo come il re sul trono
dere, come dice il Savini4 all’incirca a poiché tutto ciò che è circondato dal Dra-
“drago” e sta per indicare qualcosa che si gone (zodiaco) è governato dai segni dello
trova nel cielo e quindi con il paragone “Il zodiaco come un paese è governato dal suo
Dragone sta nel mondo come il re sul re. La sfera starebbe nell’anno come il re
trono” si vuole suggerire l’idea di un soste- nella sua provincia, poiché il regno del-
gno, di un fondamento stabile ed immuta- l’anno avrebbe 52 provincie, le 52 setti-
bile, di un punto fermo. mane. Il Cuore starebbe nell’uomo come il
Molto discussa è anche l’origine del re nella guerra, poiché l’intelligenza umana
“dragone”, che farebbe pensare a collega- è sempre in guerra contro l’ignoranza e la
menti mesopotamici, e/o caldaici e neoba- superstizione.
bilonesi. Per concludere, è molto probabile che la
Per A.M. Di Nola5, premesso che con le chiave di lettura di questo punto del Sefer
Tre Madri oltre agli elementi sono stati Yetzirah vada ricercata nella tradizione alla
creati lo spazio, (Universo), il tempo quale l’Autore si ricollegava, quasi certa-
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mente fiorita nell’ambito della tarda cul- “Nel Sefer Yetzirah l’atto di creazione è
tura mesopotamica, e quindi7 ci trove- analogamente rappresentato come un par-
remmo di fronte ad una lare di Dio, sopra il vuoto e
giudaicizzazione del mito l’informe, che in forza
del dragone primordiale che delle serie di parole
“vinto nel dramma di ori- creatrici pronunciate,
gine, viene a formare il diviene realtà di co-
cielo”. Il Dragone in defini- smos-ordine. La Parola
tiva, quindi, il segno cosmo- di Dio scende sull’abisso
logico che rappresenta la carica di una potenza
stabilità che l’universo ha trasformante, e, nel mo-
raggiunto dopo il dramma di mento in cui lo tocca,
confusione primordiale. “Ha suscita il discriminato
perciò una doppia funzione, dallo indiscriminato,
quella negativa di disordine costituendosi, per ciò
elementare e di male co- stesso, in radicale onto-
smico e quella positiva di so- logico, in seme essen-
stegno dell’ordine spaziale ziale dei singoli ordini
celeste, come fissità dell’ar- di realtà”8.
monia ricavata dal caos.” Nel Sefer Yetzirah
oltre alla Parola, voce di
Riflessioni e pensieri Dio che ordina il caos e
crea il cosmo, troviamo anche l’attribu-
L’assunzione della parola a mezzo di creazione zione di un valore alle lettere dell’alfabeto
che non sono solo “dette”, ma “scritte”,
In principio era il Verbo “incise”, “scolpite” e che “divengono i semi
e il Verbo era presso Dio di nuove realtà concrete nella loro doppia
e il Verbo era Dio manifestazione di segni grafici e di fo-
nemi”9.
Nel Genesi la creazione è una succes- Al riguardo vale la pena di ricordare
sione di parole pronunciate da Dio. quanto già l’Autore ha avuto modo di illu-
Nel primo capitolo, relativo alla cosmo- strare ponendo nelle varie combinazioni di
genesi e all’origine dell’uomo la potenza un gruppo fonetico fondamentale, rappre-
creatrice appare nell’espressione “Dio sentato dal nome YHVH, il “radicale gene-
disse” che ricorre più volte. tico” dello spazio.
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L’ideologia del linguaggio cioè l’assun- trascendente, e ciò in quanto le lettere che
zione della parola a mezzo di creazione può le compongono contengono in sé qualcosa
diventare una ragione suffi- che è come un seme po-
ciente dello studio di questo tenziale e/o metafisico.
antichissimo testo, e ciò in
modo particolare da parte di Ciò premesso viene
chi, sotto la guida formativa da riflettere che l’Uomo
ed insostituibile di una ri- si distingue da tutti gli
tualità è impegnato nella ri- altri esseri che lo circon-
cerca di “parole perdute”, dano perché ha l’uso
alle quali si può riconoscere della Parola ma - come
valore costitutivo nella co- direbbe Qohelet - anche
noscenza del sacro. questo è vanità perché
A parte altre considera- proprio di ciò che lo co-
zioni non dobbiamo dimen- stituisce Uomo conosce
ticare che ai riti, alla tanto poco quanto nulla
rappresentazione dei miti, e questo molto probabil-
alla ripetitività dei cerimo- mente perché la radice
niali, si attribuisce un potere del linguaggio non ap-
trasformante in virtù del- partiene al mondo del
l’energia che è nelle parole e sapere saputo, trasmissi-
che vengono lette e recitate allo scopo di bile e dimostrabile.
staccare l’uditorio, riverente ed attento, dal Qual è veramente l’origine della Parola?
tempo presente e per ricreare condizioni Secondo il Genesi (cap XI) dopo che per
astoriche, incondizionate, liberatrici che circa due millenni si è parlato nel mondo
fanno trascendere lo stato profano per rag- un’unica lingua insegnata da Dio, per pu-
giungere livelli superiori di conoscenza. nire la protervia dell’uomo manifestata
Concepire gli elementi fonetici utilizzati nella costruzione della torre di Babele, Dio
per la composizione delle parole come stesso provocò la confusione delle lingue.
segni carichi di valore simbolico e di por- In verità gli studiosi che hanno cercato
tata metafisica, non dovrebbe essere diffi- di penetrare questo mistero, con le loro
cile in una Istituzione o in una Scuola che è tesi, non sono andati più in là delle pure
disseminata, di parole “sacre” e di “passo”, congetture.
che, non a caso, mutano al mutare dei gradi Infatti l’origine del linguaggio ora è
cioè al mutare di condizioni iniziatiche stata individuata in una convenzione do-
particolari. vuta ad uomini sapienti e potenti che asse-
C’è quindi da pensare che tali parole, ac- gnarono a questo o quel vocabolo un
quisite certe condizioni, perdono il loro va- determinato significato, ora nella natura
lore letterale e si caricano di un significato stessa dell’uomo che ha formato il linguag-
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gio sotto la spinta dei suoi bisogni (Vico). migliore dei casi, le parole non hanno altro
Oppure, approdando alle concezione dei fi- valore che non sia convenzionale e che per-
losofi moderni, il linguaggio tanto è sempre diverso.
diventa l’espressione o l’in- Eppure, nonostante
tuizione del sentimento e Hobbes, correndo il ri-
della soggettività (Croce), o schio di essere accusati
il pensiero, la logicità, l’uni- quanto meno di essere
versalità (Gentile). dei sognatori, non ci è
Certamente non è nelle facile abbandonare
nostre capacità trovare la l’idea che ci stavamo
soluzione, tuttavia, sia pure formando circa una no-
solo come ipotesi di lavoro e bile origine della parola,
di meditazione, ci viene da e sulla possibilità del-
riflettere che forse do- l’esistenza di una realtà,
vremmo accettare i suggeri- dietro di essa.
menti del Sefer Yetzirah, e Anzi uno scrittore,
quindi dovremmo pensare Fabre d’Olivet, forse,
all’alfabeto come ad una come noi, sognatore, ci
teofania, o alle lettere come dà una mano affer-
ad archetipi creatori o come mando:
all’idea la cui realtà è
espressa dalla parola, o come [...] Le parole che com-
a segni carichi di valore simbolico. pongono le lingue in generale, e quella
A questo punto le lettere, assunte nella ebraica in particolare, lungi dall’essere but-
loro portata metafisica e viste come gli tate là a caso e formate dall’esplosione di un
capriccio arbitrario, come si è voluto pre-
equivalenti degli elementi che formano il
tendere, sono al contrario prodotte da una
cosmo, forse ci aiuteranno a realizzare motivazione profonda: [...] non esiste una
qualche punto di contatto con la realtà di- sola (parola) che non possa ricondurre a
versa che presiede alla loro formazione. degli elementi fissi e dotati di natura im-
mutabile quanto al principio, malgrado che
L’ebraico lingua sacra variabile all’infinito quanto alle forme.
Qualunque erudito moderno che ap- L. Cl. de St. Martin - il Filosofo Incognito
pena abbia sentito parlare di Hobbes, po- - forse voleva dire la stessa cosa quando
trebbe facilmente confutare le scriveva:
considerazioni innanzi esposte facendoci
osservare che le parole non possono avere In qualunque maniera si consideri l’ori-
un’energia in sé in quanto alla loro istitu- gine del genere umano, il germe radicale del
zione ha presieduto l’arbitrio e quindi, nel pensiero non può essergli stato trasmesso
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo
se non attraverso un segno, e questo segno L’Autore del Sefer Yetzirah al segno al-
suppone un’idea-madre. fabetico “mem” fa corrispondere l’acqua e,
ci sembra, che sia antica, e
Fabre d’Olivet nella direi connaturata al-
sua Grammatica de la lin- l’uomo - perfino in mo-
gua ebraica restituita ag- menti inconsci o non
giunge: controllati dalla co-
scienza quali il sogno -
Cerchiamo di sco- la rappresentazione
prire come il segno, ma- della nascita usando il
nifestandosi al di fuori
simbolo dell’acqua: ca-
produsse un nome; e
come il nome caratteriz-
dere nell’acqua o uscire
zato da un tipo figurato dall’acqua.
produsse un segno. As- Tutti i mammiferi
sumiamo come esempio provengono da animali
il segno M – (mem acquatici, tutti - non
ebraico) che, enuncian- escluso l’uomo - hanno
dosi con i suoi elementi passato nell’acqua la
primordiali il suono e prima parte della loro
l’organo della voce, diviene la sillaba aM o vita: nascendo essi escono dall’acqua. Nei
Ma, e si applica ad una delle facoltà della racconti popolari tedeschi la tradizionale
donna che la distingue eminentemente,
cicogna che porta i bambini, li prende da
vale a dire a quello di Madre. Se qualcuno in
vena di scetticismo mi chiede perché io ri-
uno stagno, da un pozzo. Nei miti è assai
conduco l’idea di Madre in questa sillaba aM frequente, in luogo della nascita dell’eroe,
o Ma e perché sono sicuro che vi si applichi narrare il suo salvataggio dall’acqua: si
effettivamente, gli risponderò che la sola pensi ad esempio a Mosè, salvato dalle
prova che posso fornirgli nella sfera mate- acque, a Romolo e Remo, salvati dal Tevere,
riale in cui si muove è questa: in tutte le lin- ecc.
gue del mondo, da quella dei Cinesi fino a
quella dei Caraibi, la sillaba aM o Ma si ri- Con le considerazioni che precedono,
conduce all’idea di Madre, come aB o Ba o certamente, non pretendiamo di aver dato
Pa a quella di Padre. Se questo scettico du-
definitivamente la dimostrazione di una
bita della mia asserzione, mi provi che è
falsa; se non ne dubita mi dica come è pos-
determinata origine della Parola e quindi
sibile che tanti popoli diversi, gettati a così della creatività che è in essa e pertanto
grandi distanze, sconosciuti gli uni agli altri, della sua sacertà, né che questo discorso sia
si sono accordati nel dare questo significato riferibile alla lingua ebraica più che ad
a questa sillaba, o se invece questa sillaba altre; tuttavia - per quanto ci riguarda -
non è l’espressione innata del segno della qualche dubbio sulle affermazioni di Hob-
maternità. bes ora ha una consistenza maggiore.
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Pertanto, sia pure solo per tentare di In questo alfabeto si possono trovare le
trovare ancora qualche elemento - che, origini dell’alfabeto greco (che inizial-
come al solito, non chiude il problema, ma mente si scriveva anche in senso sini-
ci aiuta a tenerlo aperto - vale la pena di strorso) e quindi - per quanto riguarda la
considerare che l’alfa- lingua italiana - dal greco ri-
beto, nel senso esatto trovare, via via le origini
del termine, si ispira dell’alfabeto etrusco e di
al principio cosid- quello latino.
detto dell’acrofonia
cioè ad un segno ideo- L’ampia disgressione,
grafico viene attri- seppure utile e necessaria a
buito un valore fissare qualche punto, come
fonetico corrispon- si è detto, non ha la pretesa
dente alla sua conso- di dimostrare né la sacertà,
nante iniziale. né la priorità della lingua
Per esempio la let- ebraica, la quale infatti non
tera B nasce dal segno è né la prima né l’ultima
indicante la pianta di delle lingue, né la sola lin-
una tenda (beth), la let- gua madre.
tera G dal profilo di un cammello (gamel), Per giungere ad una conclusione asso-
la lettera D dal disegno di una porta (da- lutamente inattaccabile forse dovremmo
leth). cercare di penetrare tutti i possibili idiomi
Non a caso abbiamo scelto questi della terra, estrapolarne i punti di contatto
esempi della lingua ebraica perché l’alfa- e stabilire dove sta la priorità, il che non ci
beto (come riferisce il Dizionario Enciclo- sembra né facile né possibile.
pedico Treccani alla voce relativa) è stato
inventato in Siria o in Palestina nei primi Tuttavia, almeno come ipotesi di lavoro,
secoli del secondo millennio a.C. per scri- ci sembra più che accettabile la tesi di
vere i dialetti semitici del paese. Fabre d’Olivet secondo il quale, per elevarsi
Ma, in realtà, l’alfabeto che sviluppò il alle radici del linguaggio non si può pre-
citato principio dell’acrofonia fu quello fe- scindere da almeno tre antichi idiomi: il Ci-
nicio - non dimentichiamo sempre di area nese, il Sanscrito e l’Ebraico, i quali hanno
semitica - che cominciò la sua diffusione acquisito diritto alla venerazione per es-
sin dal terzo millennio a.C. Esso, a diffe- sere rispettivamente la lingua di libri di
renza delle centinaia di segni dell’alfabeto principi universali denominati King dai Ci-
cuneiforme e geroglifico, comprendeva nesi, di libri della scienza divina chiamati
solo 22 lettere, il che spiega il rapido suc- Veda o Beda dagli Indù, e infine del Sefer di
cesso fra gli Ebrei, gli Aramei e gli altri po- Mosè.
poli semitici. In questi autentici monumenti del-
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Introduzione allo studio del Sefer Yetzirah, G. Abramo
l’umanità la Parola ha lasciato oltre alla sua perto da un triplice velo, ha attraversato
impronta ineffabile, tesori di conoscenza e indenne il torrente dei secoli, sfidando lo
di sapienza. sguardo dei profani, e unicamente com-
Probabilmente, oltre preso nel corso dei tempi,
agli idiomi indicati ve ne da quelli che non pote-
sono anche altri, ma per vano divulgarne i se-
quanto ci è dato sapere, greti”.
nessuna lingua possiede
una letteratura sacra più Ancora una volta
originale ed estesa di quanto premesso non
quelli suddetti. può, né deve essere suffi-
Ciò premesso, la lin- ciente per trarre conclu-
gua cinese, pur essendo la sione, ma vogliamo solo
più antica, è vissuta iso- che resti aperto il pro-
lata sin dalla nascita e per blema della possibilità di
noi occidentali in gene- riscontro nei segni e
rale e dell’area culturale nelle parole che compon-
mediterranea in partico- gono il linguaggio, di ele-
lare, vive tuttora in una dimensione tem- menti fissi e dotati di natura immutabile.
porale e spaziale assolutamente diversa e Per illustrare la natura di questi ele-
non facilmente penetrabile. menti non troviamo niente di meglio che
La lingua sanscrita, stimata, dai suoi pensare al “simbolo”, il quale, com’è noto,
cultori, come la più perfetta, superiore al nella comune accezione, è qualcosa di con-
latino ed al greco in regolarità e ricchezza, creto che evoca ciò che è astratto, e che
è ormai morta nel suo uso corrente, fatta esotericamente può raffigurarsi come un
eccezione per la casta sacerdotale brahma- oggetto presente sulla terra e che con
nica. mezzi terreni possiamo entro certi limiti
Quanto alla lingua ebraica, come ab- avvicinare e capire, ma le cui scaturigini
biamo innanzi visto, il suo alfabeto è quello stanno altrove, sicché per raggiungerle oc-
più vicino alle origini del nostro quindi, per corre operare quei movimenti interiori di
noi, è - quanto meno - più congeniale en- “salita” richiamati dai rituali.
trare nello spirito delle idee trasmesse in Tuttavia, per meglio chiarire l’idea che
una più volte millenaria successione di- stiamo cercando di esporre riferiamoci ad
retta od indiretta, ed inoltre e soprattutto un esempio che, peraltro, ha valore assolu-
è assolutamente costitutivo per il nostro tamente scientifico e che è tratto dalla psi-
pensiero il Libro che la racchiude, che “co- canalisi10.
10 Weiss 1931.
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Dunque secondo gli esperti di questa di- dire di una donna inaccessibile che è “una
sciplina da migliaia e migliaia di sogni ana- fortezza inespugnabile”, o di una donna
lizzati, sogni di persone d’ogni ceto, molto corteggiata che è “una fortezza as-
d’ambo i sessi, d’ogni età, di tutti i popoli, sediata”; senza dire degli appellativi che
di tutti i tempi, risulta che le immagini di vengono attribuiti alla Madonna nelle lita-
case, di palazzi, di edifici in genere sono nie: Turris eburnea, domus aurea, turris davi-
equivalenti a persone e specialmente a dica ecc.
donne. Lo scambio fra le rappresentazioni della
A prescindere dai sogni anche nel lin- donna e la casa appare evidente proprio
guaggio corrente ci si imbatte spesso in lo- nella lingua ebraica, nella quale la parola
cuzioni che avvicinano o paragonano una beth che è poi la seconda lettera dell’alfa-
donna ad un edificio. Così ad esempio si usa beto, significa casa.
Il Sefer Yetzirah, alla shin, attribuisce il sto punto non sappiamo se sia solo un caso
Fuoco e spesso si parla di questo elemento a volere che in ebraico il fuoco si dica esh,
come energia creativa che, a livello fisico è l’uomo ish e la donna ishà.
posseduto dall’uomo e dalla donna. A que-
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Bibliografia essenziale
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This paper discusses the theories concerning the Babylonian origin of the concept
and of the sign for Zero and their transmission to ancient Greece. Regarding Indian
culture, the article offers a discussion of two theories: the first concerns the
independent, i.e. Hindu, introduction of the Zero concept and sign; the second argues
for a direct transmission from the Greek world via the astronomical tables. While it
is not clear who was the first to invent the concept and the sign for the zero, this
article explains that the Indians introduced the zero in the “class” of numbers
extending the aritmetical rules in order to take into account the new cipher.
A
noi moderni che impieghiamo i Anche la lingua italiana però se ne è ap-
numeri quotidianamente non ap- propriata nelle espressioni tecniche e nelle
pare ormai così importante il frasi idiomatiche: “mettere a zero uno stru-
ruolo dello zero all’interno del nostro si- mento” (negli apparecchi di misurazione),
stema numerico. Il segno circolare ha una “il grado zero” (in linguistica il grado apo-
molteplicità di funzioni; rappresenta: fonico in cui la vocale scompare), “sparare
- il numero soggetto alle operazioni e a zero” (in balistica), “tagliare i capelli a
alle regole matematiche; zero”, “radere a zero”, “zero spaccato” (il
- l’assenza di una registrazione nella segno tagliato per evitare che possa essere
cella di una tabella; trasformato in 6).
- il punto di partenza per il conteggio o Il termine e la sua forma sono tanto en-
per la graduazione di uno strumento o per trati nel lessico che quasi mai ci ricordiamo
la divisione di una scala in una parte nega- del lungo viaggio che questo concetto ha
tiva e in una positiva; compiuto dall’antico Oriente fino alla cul-
- la mancanza di una cifra all’inizio, al- tura occidentale. La stessa etimologia ri-
l’interno o alla fine di un numero. corda il tragitto finale compiuto: gli Indiani
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indicavano lo zero con śūnya (“vuoto”), che di rappresentare i numeri superiori. Come
fu tradotto dagli Arabi con sifr, che a sua nel sistema moderno, i cunei assumevano
volta fu reso in latino valori differenti a se-
da Fibonacci con ze- conda della posizione
phirum. Nei secoli occupata: mantene-
successivi la parola vano il proprio valore
latina divenne cifra se scritti in prima po-
o zeron da cui il ter- sizione, lo moltiplica-
mine moderno ha Figura 1 - Numeri babilonesi vano per la prima
origine. potenza di 60 nella se-
Ancora prima della civiltà indiana, tut- conda e così via. Gli stessi concetti erano
tavia, i Babilonesi crearono un segno da im- poi applicati nella scrittura delle frazioni,
piegare per segnalare l’assenza di una cifra dove però l’esponente della base era nega-
in una sequenza numerica all’interno dei tivo2.
testi matematici e astronomici. Lo zero ap- Il sistema era perciò posizionale e ses-
parve quindi nel loro sistema numerico po- sagesimale, ma all’interno di ogni ordine di
sizionale e sessagesimale1, denominato da grandezza seguiva un principio additivo e
Thureau-Dangin (1932) “savant” per l’am- decimale. Tale aspetto portava ad un’ambi-
bito in cui era usato, che era stato svilup- guità di lettura: ad esempio, due cunei oriz-
pato verso il XIX secolo a.C. In tale sistema zontali e un gruppo di cinque verticali
un cuneo verticale rappresentava l’unità potevano essere letti come 25 oppure 10,15
mentre quello orizzontale la decina. Se- o anche 20,5. Consci di tale problema3, gli
guendo un principio additivo e decimale scribi babilonesi per indicare la mancanza
era possibile scrivere i numeri fino al 59, di un valore ed il passaggio da un ordine ad
mentre la valenza posizionale permetteva un altro incominciarono ad impiegare uno
1 La base 60 traeva origine dal più antico sistema sumero, che in una sua fase avanzata aveva
impiegato lo stesso cuneo verticale per rappresentare l’unità e la sessantina. Il segno per lo zero
mancava in quanto era indispensabile solo nei sistemi numerici posizionali, mentre non era ne-
cessario in quelli che non seguivano tale principio, come, oltre al sumero, quello egizio.
2 Per la trascrizione dei numeri cuneiformi si usa separare le cifre sessagesimali con il segno
“,” mentre il segno “;” divide la parte intera dalla parte frazionaria: ad esempio, 1,24;30 indica
1x601+24x600+30/60 = 84,5.
3 Simili problemi di lettura erano stati avvertiti anche negli altri sistemi numerici mesopo-
tamici: ad esempio in una tavoletta, datata al 31° anno di regno di Ammi-ditana di Babilonia (1683-
1647 a.C.), i cunei verticali delle sessantine e quelli delle unità sono separati dal termine accadico
šuši, parola indicante il 60 (Ifrah 1994, I: 316).
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spazio vuoto, oppure due cunei obliqui, già Nella zona di taglio è presente l’eleva-
usati in ambito letterario4. mento al quadrato di 2,27, il cui risultato è
Il primo metodo non risol- indicato in 6,9. Dato che il va-
veva però completamente il lore doveva essere in nota-
problema: rimaneva il caso zione sessagesimale 6,0,9, è
dell’assenza di due ordini di chiaro che l’autore non co-
grandezza successivi (da nosceva ancora l’uso del
rappresentare con due spazi Figura 2 - segno di separazione.
vuoti consecutivi) e la difficoltà Lo zero babilonese Una possibile spiegazione
di lettura di un solo numero, da cui non era della tarda introduzione dei due cunei può
possibile conoscere l’ordine di grandezza5. essere ricercata nel fatto che in base 60, a
La soluzione a simili problemi di lettura differenza del nostro sistema, i numeri che
fu trovata nel periodo seleucide (III sec. necessitavano dello zero per essere tra-
a.C.) con l’introduzione dello “zero”, rap- scritti erano pochi. Ad esempio, nel caso
presentato da una variante grafica del pre- sessagesimale lo zero serviva solo per scri-
cedente segno di separazione. vere il 60, mentre in quello decimale era
necessario per scrivere le sei decine. Am-
A noi moderni può apparire strano il pliando l’intervallo, si nota che solo 59 nu-
lungo periodo intercorso tra lo sviluppo del meri prima del 3.600 richiedevano il segno
sistema posizionale e l’introduzione di tale nel sistema babilonese, ovvero tutte le po-
segno. Eppure Ifrah (1994, I: 357-359) ha di- tenze del 60 (1,0 e 2,0 e 3,0 e così via), men-
mostrato grazie a due antichi testi mate- tre in quello moderno già nella scrittura di
matici che nel 1700 e nel 1200 a.C. gli scribi vari numeri del primo centinaio è indi-
non si preoccupavano della questione: spensabile (101, 110, 102, 120, ad esempio).
- il primo esempio è tratto dalla tavo- Il ritrovamento delle tavolette matema-
letta VAT8528, relativa all’interesse di un tiche ed astronomiche del periodo seleu-
capitale; cide ha permesso di capire come i
- il secondo dalla tavoletta AO17624, matematici e gli astronomi impiegassero il
proveniente da Uruk. segno. Gli studi (Neugebauer 1945, 1955;
Il testo di quest’ultima espone il pro- Ifrah 1994, I: 363) hanno dimostrato che i
blema della suddivisione di un trapezio. Babilonesi usavano lo zero nella scrittura
4 Scrive Labat (1976: 24-25, 175), riguardo alla frase nella scrittura cuneiforme, che i due
cunei nei commentari separavano la parola dalla spiegazione o indicavano la fine di un’idea o di una
trattazione. Per esempi concernenti l’uso dello spazio vuoto o del cuneo obliquo nelle tavolette, vedi
Ifrah 1994, I: 353-355.
5 A questi problemi va aggiunto il caso degli scribi “sbadati o poco coscienziosi” che omet-
tevano lo spazio vuoto (Ifrah 1994, I: 358).
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dei numeri come noi moderni: in posizione espresse seguendo il sistema sessagesimale,
mediale, finale ed iniziale. ma i numeri che le componevano furono
In quest’ultimo caso lo rappresentati con le lettere
zero appariva nelle tavo- greche, secondo la nota-
lette in cui gli scribi dove- zione ionica.
vano rappresentare solo le
frazioni sessagesimali ed
era perciò necessario indi- Nelle tavole di questi
care l’assenza di una parte testi l’assenza di una parte
intera. frazionaria nelle sequenze
I testi astronomici ba- numeriche era indicata
bilonesi furono il canale con il segno che, secondo
tramite cui la notazione Gupta (1995: 51), fu il risul-
sessagesimale e lo tato dell’abbelli-
zero raggiun- mento di un
sero il mondo el- piccolo cerchio.
lenico. I Greci Per alcuni stu-
possedevano un diosi il segno
sistema nume- altro non sa-
rico composto rebbe che una
dalle 27 lettere omicron, iniziale
dell’alfabeto con della parola
cui scrivevano i οὐδέν, ovvero
numeri fino al “nulla”. Poiché la
9996: le prime 9 stessa lettera
lettere servivano rappresentava
per indicare le altrettante unità, le succes- anche il numero 70 nel sistema ionico, la
sive 9 le decine e le restanti le centinaia. In linea posta sopra sarebbe servita ad elimi-
questa notazione, ad esempio, il numero 11 nare gli inevitabili problemi di lettura dei
era scritto ια. due possibili valori e sarebbe scomparsa nel
Nonostante il sistema fosse decimale, la periodo bizantino.
base 60 fu introdotta per scrivere le fra- Neugebauer (1969: 13-14) non concorda
zioni nei testi astronomici: esse furono con tale spiegazione: i papiri astronomici
6 Per la descrizione del sistema numerico greco, le sue origini e le principali operazioni,
Buscherini 2009.
7 I Greci non lavoravano con le moderne funzioni trigonometriche, ma utilizzavano la corda
(εὐθεῖα), definita come il segmento sotteso dall’angolo al centro di una circonferenza.
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del periodo tolemaico non supportano que- prova di tale trasmissione sarebbe conte-
sta spiegazione, ma suggeriscono l’inven- nuta nei versi IV, 6-15 dell’opera traman-
zione di un nuovo data con il titolo di
segno come indica- Pañcasiddhāntikā (I 5
tore di un posto trattati astronomici)8 di
vuoto. L’argomento Varāhamihira (505
è stato approfon- d.C.), che espongono la
dito dall’opera di tavola dei seni: per gli
Jones (1999) sui pa- angoli che vanno da 0°
piri astronomici di a 90° sono dati i corri-
Ossirinco del pe- spondenti valori del
riodo tolemaico, in seno (jyā) con le fra-
cui lo studioso zioni espresse in base
scrive che gli astro- sessagesimale. La man-
nomi usavano due canza della parte fra-
metodi per evitare di ripetere più volte i zionaria è indicata con śūnya.
termini tecnici:
- il troncamento della parola;
- l’uso di un segno. Nel testo il termine non indica solo l’as-
Il secondo sistema era impiegato pro- senza di un valore, ma è considerato un nu-
prio nel caso della rappresentazione di un mero, come dimostra il suo ripetuto uso
posto vuoto in una frazione sessagesimale nelle operazioni di addizione e sottrazione.
o davanti a questa nel caso dell’assenza Visto che le parti in cui lo zero interviene
della parte intera. Il segno era comune- in un’operazione trattano argomenti pro-
mente il cerchio con sopra la linea oriz- venienti dal precedente Pauliśasiddhānta (Il
zontale, ma esistevano alcune varianti trattato di Pauliśa), è molto probabile che il
grafiche, che andavano da semplici sposta- concetto di zero come numero fosse già
menti della linea, che poteva essere scritta stato introdotto al tempo in cui era avve-
sopra o sotto il cerchio, a nuove forme in nuta la stesura di tale opera, ossia nel 400
cui alla fine si erano collegati in un solo d.C. (Datta 1926; Datta e Singh 1962: 78-79).
tratto la linea ed il tondo. Lo stesso periodo è stato individuato da
Secondo Pingree (2003: 138-139) fu que- Pingree (2003), che rintraccia lo zero nel
sta l’origine dello zero indiano, visto che le Paitāmasiddhānta (Il trattato del dio Brahman)
tavole astronomiche sanscrite furono del Viṣṇudharmottapurāṇa, rappresentato
molto probabilmente il risultato della tra- dalle parole śūnya, kha (“il cielo vuoto”),
duzione delle corrispettive greche. La pūrṇa (“luna piena”) e puṣkara (“il loto”),
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periodo preciso in cui anche per lo zero fu- gupta facciano il loro ingresso nell’arit-
rono fissate delle regole matematiche: nel metica razionale i numeri 0 e ∞”.
628 Brahmagupta presentò nei versi 18.30- Più cauti sono stati Boyer (1943) e più
35 del XII capitolo del Brāhmasphuṭa- recentemente Plofker (2009: 191-196) nel
siddhānta (Il trattato corretto di Brahman) commentare il passo: il primo ha sottoli-
l’aritmetica dello zero. neato la poca chiarezza dovuta ad una suc-
Nei secoli successivi le operazioni che cessiva affermazione dello scrittore
interessavano lo zero furono prese in indiano che a/0 x 0 = a; la seconda, consi-
considerazione anche da altri matematici derando l’opera in cui è presente tale re-
indiani (Mahāvīra, metà del IX sec., gola, si domanda se la divisione abbia come
Śrīpati, metà dell’XI sec.) fino ad arrivare risultato l’infinito nell’algebra e una sorta
a Bhāskara (XII sec. d.C.) che nel suo trat- di stato indeterminato nell’aritmetica op-
tato Bījagaṇita (Algebra) introdusse l’infi- pure se il concetto di infinito sia collegato
nito14 come risultato di una divisione per ad una fase più avanzata dell’insegna-
zero. mento.
Loria (1982: 174-176) a proposito del- Se quindi non ci sono certezze riguardo
l’algebra indiana, in cui lo zero “funzio- a chi spetti l’onore di aver sviluppato per
nando come denominatore di una primo il concetto e il segno zero, le testi-
frazione, dava luogo ad un’entità di nuovo monianze permettono di affermare che fu-
genere, dotata della curiosa proprietà di rono gli Indiani ad introdurre lo zero nella
non mutare per l’aggiunta o la diminu- “classe” dei numeri (sanscrito sankhyā)15,
zione di un numero qualsivoglia”, scrive ampliando anche le regole aritmetiche per
che “è lecito asserire che con Brahma- prendere in considerazione la nuova cifra.
Bibliografia
14 Il termine impiegato è khahara, che gode della proprietà di rimanere invariato se gli si
somma o gli si sottrae un numero finito.
15 Nonostante lo zero sia presente nelle opere del periodo greco, non raggiunge però il pieno
status di numero: scrive infatti Euclide negli Elementi (VII, 1-2) che “l’unità è ciò secondo cui ciascuno
degli enti è detto uno e numero è una molteplicità composta di uno” (Acerbi 2007: 1091).
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By comparing some focal points developed by Pascal and Decartes the Author focuses
on the meaning of relativism and its relation with the Law of nature in the framework
of contemporary cultural debate.
L
’uomo ha sempre cercato, da Una seconda risposta era la dottrina
quando ha conquistato l’uso della della metempsicosi per la quale, come in-
ragione, di spiegarsi il perché della segnava Pitagora nel mondo occidentale
propria vita e della propria esistenza e, per greco antico, un’anima era condannata a
conseguenza, di spiegarsi il perché della un’eterna successione di esistenze animali
morte. Per risolvere l’angoscia ha pensato e vegetali ma poteva sottrarsi a questo
di individuare una sfera metafisica, l’aldilà, ciclo, come nell’Orfismo: la possibilità e il
un luogo privilegiato dove, in spirito e/o modo di questa fuga dal ciclo delle rinascite
corpo, poter ritrovare dopo la morte i pro- erano il fulcro della visione pitagorica del
pri cari, gli affetti più veri, vivendo e con- mondo: l’anima era una “scintilla del fuoco
dividendo una condizione di piena divino” staccata da un livello divino di im-
saggezza e tranquillità, un luogo creato e mortalità, come un frammento tenuto pri-
regolamentato da Dio, posto all’esterno del gioniero in una lunga catena di corpi
mondo, un luogo metafisico. avviati alla morte. L’uomo sapiente era
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quello che si liberava dalla ruota delle rein- pendente dal luogo, dal momento storico,
carnazioni terrene; era l’uomo che rag- dall’interferenza di altri elementi dell’am-
giungeva il livello biente, animali, piante,
sublime divenendo luogo geografico:
“l’uomo filosofo” per chi la pensa così
amante della sa- la natura umana è
pienza, che perse- fluttuante, non certa
guiva il sapere e il perché quando si
bene con tutte le pensa di trovare un
sue forze: questa era principio o una re-
la via per riguada- gola questi possono
gnare la vera vita di- cambiare, il princi-
vina dell’anima. pio vacilla e non ci si
La ragione però può più ancorare ad
prescinde da questi esso, cambiano le re-
mondi basati su atti gole del gioco e tutto
di fede e da sempre un è incerto nell’infinita-
intimo dibattito si svolge fra questi due mente grande così come nell’infinitamente
“momenti dell’intelletto”, fra la fede e la piccolo.
ragione: l’una escluderebbe l’altra per cui Per Cartesio, convinto dell’esistenza
il pensiero dell’uomo fluttua fra questi due della natura umana come categoria, questo
sentimenti e non si concede né sicurezza modo di ragionare incerto sulla natura è
né stabilità, come dice Pascal, ma subisce frutto di ignoranza, superstizione, e della
continue oscillazioni. prevalenza dei costumi sulla ragione. Questi
A questa visione si oppone la conside- costumi, per gli illuminati, sono fattori di ce-
razione di Cartesio per il quale, dopo un at- cità che impediscono l’individuazione della
tento studio, dopo un viaggio fra i costumi, vera natura umana, mentre per i relativisti
si può scoprire la vera natura umana, lo sono fattori di incertezza: so di non sapere
strato di roccia sotto la sabbia, il luogo della nulla nel mare fluttuante ed incerto: nulla si
sicurezza e della stabilità ove non esistono ferma per noi e, questo stato, che ci è natu-
cambiamenti. rale, è quello più contrario alle nostre in-
clinazioni (Pascal).
Per Pascal la natura umana è un primo Secondo la prospettiva di Cartesio gli il-
costume così come il costume è una se- luminati vantano la loro verità e la loro su-
conda natura. Vale a dire che il costume è periorità al cospetto dell’ignoranza dei non
la nostra natura: natura e costume non illuminati, la quale va eliminata e non man-
sono l’una lo strato di roccia che ricopre tenuta.
l’altro e lo protegge: essi si intrecciano e si Secondo la prospettiva di Pascal l’incer-
contaminano reciprocamente in modo di- tezza e il brancolamento sono condizione
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fluidità del reale del mare magnum, mentre Questa analisi di Montaigne mette a
compie un salto verso la trascendenza e fuoco il problema educativo umano che do-
verso una stabilità rite- vrebbe essere di-
nuta più totale e defi- spensato come
nitiva. insegnamento a
Già Montaigne tutti: esso do-
nella seconda metà vrebbe vertere
del ‘500 scriveva: sulla condizione
umana, conoscere
Le leggi della co- l’umano collocan-
scienza, che noi di- dolo nell’universo,
ciamo nascere dalla non toglierlo da
natura, nascono esso portandolo
dalla consuetudine
nel metafisico: la
(costume); ciascuno
infatti venerando
conoscenza del-
intimamente le opi- l’uomo deve cioè
nioni e gli usi appro- contestualizzare
vati e accolti intorno l’uomo: il chi
a lui, non può disfarsene siamo? è inseparabile
senza rimorso né conformavisi senza soddi- da dove siamo? da dove veniamo? e da dove an-
sfazione [...] Ma il principale effetto della diamo?
sua potenza è che la consuetudine [o il co- Le conoscenze del XX secolo hanno
stume, la cultura] ci afferra e ci stringe in chiarito per vari aspetti la posizione del-
modo che a malapena possiamo riaverci
l’uomo nell’universo ma non in modo uni-
dalla sua stretta e rientrare in noi stessi per
discorrere e ragionare dei suoi comandi. voco, né esiste una capacità intellettuale
In verità, poiché li succhiamo col latte ipertestuale che faccia concepire il nostro
fin dalla nascita e il volto del mondo si pre- doppio radicamento nel cosmo fisico e
senta siffatto al nostro primo sguardo, sem- nella sfera vivente da cui ci sentiamo par-
bra che noi siamo nati a condizione di zialmente sradicati col nostro spirito come
seguire quel cammino. fossimo osservatori “esterni” della natura.
E le idee comuni che vediamo aver cre- Tuttavia i sistemi delle nostre idee (teo-
dito intorno a noi e che ci sono infuse nel- rie, dottrine filosofiche, ideologie) sono
l’anima dal seme dei nostri padri, sembra soggetti all’errore e proteggono gli errori e
siano quelle naturali e generali. Per cui ac-
le illusioni in essi inscritti: è nella logica or-
cade che quello che è fuori dai cardini della
consuetudine (costume o cultura nuovi o
ganizzatrice di ogni sistema di idee resi-
particolari), lo si giudica fuori dai cardini stere all’informazione che non gli conviene
della ragione: Dio sa quanto irragionevol- e che non può integrare: le teorie resistono
mente perlopiù. all’aggressione delle teorie nemiche o delle
Montaigne, Essais argomentazioni avverse, finanche le teorie
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uno o più soli prima del nostro; le nostre tri una delle vocazioni essenziali dell’edu-
molecole si sono formate e addensate, nei cazione sarà lo studio della complessità
primi tempi convulsivi della umana: l’educazione
Terra, in macromolecole as- dovrebbe mostrare e
sociate all’interno di vortici, illustrare il destino a
di correnti del mondo chi- molte facce del-
mico, uno dei quali, quello l’umano: il destino
organico-biologico, tra i più della specie umana,
ricchi nella sua diversità il destino indivi-
molecolare, si è metamor- duale, il destino so-
fizzato in un’organizzazione ciale, il destino
di tipo nuovo rispetto all’or- storico, tutti i destini
ganizzazione strettamente mescolati e insepa-
chimica del cosmo: una rabili. L’educazione
auto-organizzazione vi- cioè dovrebbe così
vente, che è divenuta co- sfociare nella cono-
sciente, capace di scenza e presa di co-
auto-osservazione, umana- scienza della
mente direi, anche capace di condizione umana
ironia e di arte: abbiamo la presunzione nostra ma anche della condizione comune
che essa raggiunga l’apice del suo sviluppo a tutti gli umani e della ricchissima e ne-
con la comparsa dell’uomo. cessaria diversità degli individui, dei popoli
Questa ominizzazione si sta compiendo e delle culture e puntare a riconoscere così
da qualche milione di anni: si tratta di il nostro radicamento come cittadini della
un’avventura discontinua con comparsa e Terra.
scomparsa di nuove specie (habilis, erectus,
ergaster, neanderthal, sapiens), con l’acquisi- Dovrebbe essere un sapere comune il
zione dei linguaggi, lo sviluppo delle cul- fatto che la cultura è costituita dall’insieme
ture, dei saperi, delle credenze e dei miti dei saperi, delle abilità, delle regole, delle
intesi come frutto dell’attività cerebrale, norme, dei divieti, delle strategie, delle cre-
divenuti capitali trasmissibili di genera- denze, delle idee, dei valori e dei miti che
zione in generazione: tutto questo ci ha di- tutti si trasmettono di generazione in ge-
sorientati e ci ha fatto dimenticare l’unità nerazione: così la cultura si riproduce in
cosmica assoluta della nostra condizione, ogni individuo, controlla l’esistenza della
il cui mistero giace in fondo alla natura società e ne mantiene la complessità psi-
umana, privilegiando il senso della singo- cologica e sociale. Ogni società umana ar-
larità del fenomeno “uomo”. caica o moderna vive e sopravvive perché
Nella nostra epoca caratterizzata da fa- ha la propria cultura singolare. L’insieme di
cilità di scambi d’informazione e di incon- tutte queste è la vera cultura dell’uomo: la
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cultura cioè permette la vita dell’uomo, dei Questa era planetaria della comunica-
suoi vari gruppi “etnici”. zione fra gli uomini è simile e conseguente
Tecniche meccaniche alla diaspora planetaria che
(ruota, aratro, giogo, nelle ere passate ha spo-
bussola, stampa, elet- stato da un continente al-
tricità, radio, automo- l’altro, prima masse intere
bile, telefono, di ominidi e poi masse di
riproduzione e tra- uomini sapientes con inva-
smissione delle imma- sione di tutto il pianeta: gli
gini anche in tempo uomini hanno mantenuto
reale ecc.) si diffon- sempre gli stessi caratteri
dono facilmente e in genetici, quelli che per-
modo totale da un po- mettono di generare, di
polo all’altro, supe- scambiare e di assimilare
rando confini che lingue, culture e destini e
sembrerebbero insor- di rinnovare la creazione
montabili, passando da del bello e del buono, del-
una cultura all’altra, l’arte.
perché sono utili e con-
venienti, meravigliosi frutti del pensiero Tutto questo è accaduto e accade anche
umano come “arte sublime” estrema del- ora in modo sempre imprevedibile proprio
l’intelletto: la “techne”dell’antica Grecia. come quando, dopo la scoperta delle Ame-
Così pure credenze religiose o ideologie riche, da piccole nazioni come Spagna, Por-
laiche, sociali e politiche, correnti artisti- togallo, Olanda, Inghilterra, Francia, Stati
che figurative e musicali migrano e si uni- Italiani partì l’avventura della occidenta-
versalizzano in modo talora inatteso, lizzazione del globo, ponendo le loro cul-
imprevedibile e sorprendente da una cul- ture innanzi a quelle di civiltà più estese e
tura ad un’altra, che già possiede un suo ca- numericamente enormemente più grandi
pitale specifico di credenze, di miti, di idee, come la cinese, indiana, amerinda.
di valori su cui basa il legame della singola Questa dominazione porta alla scom-
comunità ai suoi antenati, alle sue tradi- parsa di civiltà intere e distruzioni in Ame-
zioni, ai suoi morti. Sicchè si produce rica e Africa, con violenze e schiavitù, con
un’integrazione di saperi e di tecniche, di la scoperta delle “razze” e con l’esporta-
idee e di costumi, di alimenti e soprattutto zione di malattie come morbillo, influenza,
anche di individui provenienti da lontano: herpes, tubercolosi (che fanno stragi in
ciò è sempre un arricchimento se una cul- America) e con l’importazione della sifilide
tura dominante tecnico-civilizzatrice non in tutta l’Eurasia. Si esportano in America
ha effetti lesivi su culture meno potenti e ovini, bovini, cavalli, cereali, vite, ulivo,
più ingenue. piante tropicali, caffè e canna da zucchero
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e si importano mais, patata, fagioli, pomo- sta nella “tolleranza” come rispetto del di-
doro, manioca, patata dolce, cacao e ta- ritto di proferire un discorso che ci sembra
bacco: si verifica un cambio ignobile anche se non lo
epocale dei gusti alimen- condividiamo, per nu-
tari in tutto il mondo e trirci del buono che sta
degli apparati economici nelle opinioni diverse,
sottostanti. Oltre all’agri- convinti che può esserci
coltura, l’economia pro- verità in un’idea antago-
duce un cambio epocale nista alla nostra.
anche per la diffusione del- Questa epopea co-
l’industria e delle relative smica dell’organizzazione
tecniche a tutti i livelli di umana, soggetta conti-
produzione creando im- nuamente alle forze in-
mensi progressi in tutti i certe talora insondabili di
campi di attività del ge- disorganizzazione e di di-
nere umano. spersione (quell’ancorag-
Tutto ciò porta ad un ri- gio che vien meno) è
conoscimento della co- anche l’epopea di un le-
scienza della complessità game-alleanza che finora
umana: ci aiutano l’arte, la letteratura a ha impedito al cosmo di disperdersi o di
non ridurre un essere umano alla sua parte svanire appena nato: in seno a questo
più piccola né catalogarlo in base al suo cosmo, forse all’apice di uno sviluppo pro-
passato: bisogna aver fede nel cambia- digioso di un particolare ramo dell’autor-
mento e nella conversione dell’uomo al ganizzazione vivente, sempre palpitante
“meglio” confidando nella sua capacità di per una grande intrinseca intelligenza, noi
discernimento e di “scelta” sfruttando la continuiamo a modo nostro la nostra av-
logica, il λόγος, il verbum. ventura, noi viventi, fuscelli della diaspora
La risposta ai piccoli conflitti interiori cosmica, briciole dell’esistenza solare, mi-
che sommandosi creano conflitti enormi, nuta germogliazione dell’esistenza terrena.
The best form of Freemasonry is that one which is mostly concerned with the quest
for inner enlightment, discharging any external and superficial tinsel. The search for
light is not only a formal expression, but represents the real objective to be reached
by a true Master Mason.
P
artendo dal principio della crea- laborazione con l’anima (compasso incro-
zione e dell’attività del Grande ciato con la squadra: celeste camera di
Architetto (compasso che si apre: compagno).
celeste camera di Maestro), dal primo ma- In questa ultima condizione l’universo,
nifestarsi cioè della Luce cosmica, si arriva che precedentemente aveva una forma spi-
ad una fase in cui il Sole Spirituale si avvia rituale in armonia con la celeste camera di
a tramontare per lasciare il maglietto sim- Maestro (mondo dello spirito), comincia ad
bolico nelle mani della Luna. Attraverso assumere forme più grossolane, fantoma-
tale declino l’universo passa, secondo gli tiche, astrali, compatibili con la celeste ca-
esoterici insegnamenti, da una condizione mera di Compagno (mondo dell’anima) e
prevalentemente spirituale (compasso so- con quanto questa camera è in grado di for-
vrapposto alla squadra) ad un’altra in cui nire: sono le forme animiche attraverso le
invece lo spirito entra in reciprocità e col- quali si manifesta il Compagno d’Arte,
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l’anima umana vera e propria. Tali forme Sono da ritenere davvero eccezionali gli
animiche rappresentano le pre-forme di individui i quali riescono a percepire, della
tutto ciò che appare sulla Terra nello spazio Massoneria, l’occulto aspetto che la rende
fisico, secondo le condi- in tutto degna della cele-
zioni materiali, grezze e ste camera di Maestro,
infedeli che sono proprie dove troneggia lo spirito
alla Camera di Apprendi- che permea e vivifica il
sta, appunto il mondo nostro universo. Quegli
terreno. Questo mondo, individui, in breve gli ini-
pur governato dalle illu- ziati, hanno sviluppato
sorie e mortali leggi fisi- concretamente la rara ca-
che, è via via rimodellato pacità di captare, pur vi-
proprio dai “Fratelli” ini- vendo corporalmente sul
ziati di ogni tempo, se- nostro pianeta, i messaggi
condo invece le eterne e gli insegnamenti prove-
leggi dell’armonia: a tale nienti dal mondo spiri-
scopo i “Muratori” si ser- tuale, quindi proprio da
vono di “utensili” sempre quelle entità divine, “so-
meno materiali, sempre lari”, le quali, collabo-
più impalpabili. Questa rando con il Grande
ascesa peraltro coincide Architetto, sin dal princi-
con l’evoluzione interiore, pio presero parte alla co-
il reale percorso iniziatico del Compagno struzione dell’universo, e che chiamiamo
d’Arte, quindi dell’anima che tenta di libe- Maestri Liberi Muratori.
rarsi del corpo (Apprendista) al fine di Siccome lo spirito è invisibile, dobbiamo
prendere coscientemente il posto nel “suo” pur dire che i pensieri che spiccano per no-
mondo animico (celeste camera di Compa- biltà e purezza, altamente massonici, ben
gno), da essa stessa attraversato e speri- oltre la materialità profana, possono ac-
mentato nel lontano passato, ma cendersi e manifestarsi soltanto negli indi-
incoscientemente. vidui eccezionalmente dotati della
Quale realtà umana rappresenta invece “visione” spirituale. Osservo che, nel cielo,
il Compagno d’Arte, quando lavora nella la più pura ed elevata Massoneria secondo
Camera di Apprendista? Rappresenta l’in- lo spirito (Libera Muratoria) è alla sola por-
dividuo creativo, immaginativo, intuitivo, tata di quelle eccelse entità che rispetto al-
“lunare” nell’attesa di vedere il Sole spiri- l’Essere Supremo formano come una
tuale: è la persona fisica in grado di vivere corona: esse corrispondono al Risp.mo
sempre più coscientemente, già nei sogni, Maestro delle Cerimonie, al Venerabilis-
quanto gli riserverà il futuro sia in questa simo, al Risp.mo Oratore, al Risp.mo Segre-
vita che nell’oltretomba. tario, i quali hanno infatti maggiore affinità
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La migliore Massoneria è quella dell’Amore, spiegata dalla Sapienza, V. Tartaglia
e più stretto rapporto con il libro, imma- resta pertanto misteriosa la vera esistenza
gine simbolica dello Spirito Assoluto (“te- degli illuminati iniziati, condotta secondo
stimone”). Invece sulla princìpi dettati dall’anima e dallo
Terra, nelle condizioni spirito. È infatti vero che gli
materiali, quelle eccelse iniziati vivono tra noi, si la-
entità spirituali subiscono sciano addirittura sfiorare e
una metamorfosi involu- sono operativi nel modo mi-
tiva e diventano persone, gliore; è tuttavia anche vero
esseri viventi in carne ed che un velo di riservatezza e di
ossa: costoro sono invero prudenza li nasconde e pro-
gli iniziati del più alto li- tegge. Sicché le preziosissime,
vello. A queste luci spiri- oltremodo significative tracce
tuali dobbiamo la del loro passaggio sulla terra
rivelazione della Scienza restano invisibili, sono come
Muratoria, dei misteri inesistenti per i comuni mor-
della vita e della morte. tali il cui unico sguardo, mate-
Sicché all’intuizione illu- riale, non va oltre le apparenze
minata si manifestano i 4 più immediate e illusorie.
Coronati celesti, in alto, e, a Se quindi un Maestro Libero
loro immagine, i 4 Coronati terrestri. Que- Muratore fosse la degna incarnazione della
sti ultimi, i suscitatori dei pensieri elevati e Luce “intorno a noi” (la quale irraggia la
dei nobili sentimenti che sollecitano ed ele- luce primaria del Venerabile ed è propria
vano l’eletto Fratello, infondono nella sua dei Maestri), potendo quindi vivere sul no-
anima, ben sveglia e pronta, tanto spirito stro pianeta secondo lo Spirito del Grado e
di sacrificio e non meno umiltà. le esoteriche conoscenze teosofiche, in-
Dunque gli ideali di tolleranza, fratel- dubbiamente la sua interiore luminosità
lanza e amore sono preclusi alle anime sarebbe insopportabile non soltanto per i
grezze ancora sonnecchianti negli indivi- profani ma persino per i Fratelli del rango
dui irrigiditi dal materialismo, smarriti tra inferiore. A loro modo bendati, questi ul-
le illusioni di questa Terra: esattamente co- timi non percepirebbero quindi la vera na-
storo, già sovrabbondanti sul nostro pia- tura e non coglierebbero gli essenziali e
neta, fanno purtroppo massa persino nel velati insegnamenti di quell’illuminato
Tempio nostro, per di più mostrandosi tut- Maestro: e per costui, devo dire, tale sorte
t’altro che taciturni e remissivi! Tali indivi- neppure sarebbe la peggiore! Sappiamo di-
dui, Fratelli o profani bendati di fronte al fatti quanto i “bendati” siano inclini a de-
Sole immateriale, sono incapaci quindi di ridere e avversare tutto ciò che non
afferrare il linguaggio spirituale e di acco- riescono a vedere!
gliere le elevanti rivelazioni secondo la Ma dove si nascondono, ormai, i reali e
Luce ed il Fuoco. Per quegli esseri accecati non finti Maestri conformi e fedeli al
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Grado, capaci di vivere, praticare e spie- sulla Terra la migliore Massoneria possi-
gare, quando necessario, la Massoneria es- bile, quella dell’amore, la più fedele al
senziale, eterna e vera? Non è mondo ideale del libro? La sola
poco diffuso il sano convin- via è quella spirituale, dolo-
cimento che, malgrado i ri- rosa, la quale, prescindendo
conoscimenti, appariscenti da ogni intermediazione di-
quanto effimeri, e malgrado luente e alterante, mette di-
gli avanzamenti esteriori e rettamente in contatto il
sterili che elevano gerarchi- conoscitore e il conoscibile.
camente, la maggior parte La conoscenza più elevata a
dei Fratelli, iniziando pro- cui ogni degno iniziando
prio dai Maestri, è a tal sempre più aspira avan-
punto disorientata da igno- zando sul cammino, non è
rare persino da dove comin- invero la luce inizialmente
ciare l’ascendente cammino richiesta bensì il fuoco:
verso la Scienza Muratoria! amore suscitatore di vita,
Pochissimi sanno che la onnipotenza misteriosa, in
base del volo è in noi stessi, alto come in basso.
nell’entità spirituale-animica: Se non ami già istintiva-
rari sono infatti i Fratelli, i quali percepi- mente qualcosa, come potrai conoscerla?
scono e ammettono un’entità invisibile Come e dove, troverai la forza che ti spin-
nell’uomo corporeo. gerà verso l’ignoto? Il vero eletto avverte
Sicché la spirituale Massoneria, senz’al- inizialmente una sacra scintilla d’Amore, in
tro la migliore e la più vera, quella che al- maniera più o meno nebulosa, incosciente:
meno ritualmente e simbolicamente si ma questo gli basta! Se non avesse tale ca-
offre al Maestro Libero Muratore, è desti- pacità di amare e inseguire ciò che ignora,
nata a rimanere invisibile, astratta, inesi- e che i comuni mortali temono, secondo
stente! Come non bastasse, nel nostro quali altre argomentazioni potrebbe un
mondo duale (scacchiera) gli opposti si Fratello ragionevolmente considerarsi
scambiano continuamente il posto e le fun- “eletto”?
zioni, sicché tutto risulta mescolato e con- Se sei un eletto autentico, vedrai e rea-
fuso: è dunque quasi impossibile trovare lizzerai ciò che già senti di amare: il tuo sin-
l’amore e la sapienza totalmente ed ine- cero amore non ti tradirà! Se vuoi dunque
quivocabilmente da una parte, l’odio e disfarti via via della benda, dovrai sempre
l’ignoranza dall’altra. più amare: prima l’amore, in ogni caso, poi
Ne consegue che, quaggiù, il bene e la tutto il resto… Cosa ti è dato peraltro of-
verità rischiano in ogni momento di restare frire, Fratello Muratore, che sia più pre-
intrappolati nelle reti del male e dell’illu- zioso ed elevante dell’amore? Accontèntati
sione. Per quale via si manifesta dunque piuttosto di offrire anche una sola scintilla
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La migliore Massoneria è quella dell’Amore, spiegata dalla Sapienza, V. Tartaglia
di questo sacro fuoco, e sarai in pace con te E non è tutto. Infatti le parole degli illu-
stesso, insensibile al disprezzo, indifferente minati, per quanto ispirate e veritiere, tra-
al pessimo giudizio di coloro discono la divina sapienza che
che non ti capiscono. le ispira: tale tradimento è
Soltanto eccezional- dovuto al fatto che l’umano
mente lo spirito (sole) della parlare è fatalmente accom-
Massoneria si rivela diretta- pagnato, anzi rivestito e quasi
mente, mostrando così il soffocato dalla materia e dal-
suo bel volto immateriale, li- l’illusorietà. Dal momento
bero da ogni macchia di te- però che ci riuniamo, lavo-
nebrosità. Per via indiretta riamo ed evolviamo per aiu-
invece, la nostra Istituzione tare l’umanità nel suo
è purtroppo passibile d’es- progresso interiore, siano al-
sere tradita, costretta a rive- meno scelti i migliori Mas-
larsi tramite la limitatezza soni affinché la Scienza
dei Fratelli, oppure attra- Muratoria, spiegata secondo
verso una Tradizione invero la luce e l’intuizione supe-
sempre più nebulosa, intie- riore, possa in qualche misura
pidita, silenziosa e ormai lontana, sto per rischiarare e confortare le anime di coloro
dire morta … uccisa dalla nostra incapacità che si sentono traditi dalla cultura ufficiale
d’intenderla … riassorbita nella sua eterna e dai messaggi, sempre più incerti, lanciati
fonte. Dunque la Massoneria, come fosse dai ministri delle varie confessioni reli-
destinata a mostrare il volto peggiore, fini- giose. Occorre insomma sostenere e inco-
sce col nascondere quasi sempre il mi- raggiare in più modi coloro i quali,
gliore, su cui è riflessa fedelmente l’essenza particolarmente versati nel simbolismo,
del fuoco e della luce! E se del resto la mi- sono in grado di spiegare per quanto possi-
gliore Massoneria fosse spiegata dai suoi bile, entro i limiti del consentito, i misteri
più illuminati Fratelli (e gli altri se ne stes- della luce e del fuoco.
sero finalmente nell’ombra, inattivi, per il Sennonché tutto questo non succede
bene stesso dell’Istituzione: cosa che non poiché diversi Fratelli, anche di rango ele-
accade!), neppure attraverso questa via vato, sono, devo fraternamente osservare,
essa potrebbe mostrarsi quale essenzial- ancora accecati dalla nera benda! Ne deriva
mente è, secondo le virtù del suo centro in- che ogni cosa si muove quasi sempre se-
visibile, inalterabile, infinito, attraverso le condo una gerarchia fittizia, meccanica,
cui pulsazioni vive e batte il cuore stesso purtroppo afflitta dall’arbitrio e neppure
dell’universo nostro. Non è infatti nelle risparmiata dalla devastante influenza che
possibilità di chi è immerso nel mondo ma- l’esteriorità, nelle sue molteplici espres-
teriale, squarciare il velo e scrutare nel- sioni, esercita sugli individui incapaci di al-
l’immateriale! lungare la visione oltre il velo.
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Quando dunque il migliore resta nasco- Se invece della migliore Massoneria po-
sto, non tende forse a manifestarsi il peg- tesse, in tutta la sua difformità, mostrarsi
giore? quella storica dei vanitosi, ar-
Se il 5, quell’essenza che rivisti, materialisti e “ben-
riluce divinamente nel Fra- dati”, emergerebbe allora
tello illuminato, non pre- non altro che una pietra
vale prendendo il comando, grezza: è la Massoneria che
ecco che il 3, la sua contro- esprime i più bassi istinti
parte grezza e bestiale, om- umani! Dal momento infatti
brosa, prende invece il che nella maggioranza dei
sopravvento, si concretizza, Fratelli il Pentalfa è capo-
si mostra, scalpita e si attiva volto, come pensare che
nella frenesia dell’inco- l’Istituzione possa nell’in-
scienza (perpendicolare)! sieme mostrare il contrario,
Dal punto di vista iniziatico, essendo essa simile ad un
l’oscuramento del 5 nel 3 unico organismo?! Il dive-
equivale ad una catastrofe nire (l’evoluzione o l’involu-
all’interno dell’anima zione) del Pentalfa riguarda
umana, poiché sancisce la non soltanto il singolo ini-
sconfitta della luce. Secondo il simbolismo ziando, ma coinvolge anche la “catena” dei
muratorio si tratta del capovolgimento del Fratelli: non è così?
Pentalfa, il quale, non slanciando più Occorre tuttavia anche osservare che
quindi la punta illuminata verso l’alto, a te- quanto appena detto circa la Massoneria
stimonianza della supremazia dello spirito storica, quale cioè si mostra all’esterno e
nell’anima del Fratello, invece dirige quella infedelmente, è riferibile a qualsiasi altra
punta, ormai oscurata, verso il basso realtà terrena che, legata all’uomo, ne
mondo delle tenebre e della materialità! segua la triste degenerazione, il declino
Questo mondo, corrispondente al Setten- spirituale: religioni comprese.
trione del Tempio, sotto molti aspetti è as-
similabile all’Ade: in tale infernale Se la peggiore Massoneria è quella che
condizione lo spirito infatti si oscura, appare esteriormente voltando le spalle al
anche se temporaneamente e non per fuoco e alla luce, quale è invece la migliore?
l’eternità. È la Massoneria illuminata che non consi-
È dunque necessario che venga bruciata ste però nel suo esterno ma nell’interno,
benevolmente nell’anima ogni traccia di nell’eterna essenza occulta e da scoprire:
corporeità, affinché lo Spirito risorga dalle essa si rivela pertanto unicamente agli
tenebre e il simbolico Pentalfa riprenda a eletti capaci di ravvisare nell’esistenza
brillare per poter, grazie all’affinità, vol- giornaliera, nel divenire delle cose, persino
gere la sua punta verso la luce ed il fuoco. nel vivere e pensare degli uomini peggiori,
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La migliore Massoneria è quella dell’Amore, spiegata dalla Sapienza, V. Tartaglia
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The present article offers an historical overview of the complex and contradictory
development of the political associations and movements from the beginning of the
Risorgimento’s process till present days. The Author deals, in particular, with the
ethical and cultural role of the Masonic crafts in contemporary society.
L
’evoluzione della democrazia mo- Qui, l’ideologia chiave è il classicismo
derna è stata lenta e complessa, e dell’Imperium romano, un simbolismo ce-
i suoi referenti ideologici e cultu- sareo che perdurerà fino alla Rivoluzione
rali rappresentano un sistema simbolico Francese ed oltre.
ancora, in gran parte, da chiarire. Una ideologia del potere come “terzo”
La nascita dei “parlements” francesi a tra membri della società civile in conflitto
partire dal ‘600, eredi dei tradizionali “fori” naturale tra loro, che appunto è il sostegno
di giustizia territoriali, è parallela all’inca- dei “parlements”, vere e proprie corti di
sermamento dell’aristocrazia di Francia al- appello nate dalla rielaborazione e dalla ri-
l’interno della corte del Re Sole. scoperta del diritto romano e dalla sua
Una sostituzione, controllata dal potere commistione con quello consuetudinario.
centrale della burocrazia monarchica, di Il Re è il Terzo nel Diritto ma anche la
classi dirigenti, con la “noblesse de robe” Corte Finale, dopo la giustizia bassa e alta
borghese che rimpiazza il ceto nobiliare amministrata dai signori feudali locali.
che fa, letteralmente, “ombra” al Sole mo- Si delinea la creazione, come mito uni-
narchico e mira ad un frazionamento dello tario, e come radice storica (e antropolo-
Stato. gica) dei popoli: gli inglesi Tudor si
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riallacciano al mito di Re Artù, ipotizzando ropa”. Tutte idee che verranno rielaborate
una continuità del loro casato con il Mo- dalla lenta costruzione delle procedure e
narca della Cornovaglia, i re francesi ela- delle mitologie del movimento democra-
borano il gallicanesimo religioso, tico repubblicano e nazionale.
l’autonomia parziale E un simbolismo at-
da Roma, in Inghil- tiva per contiguità l’altro:
terra si diffonde l’an- il Partito Socialista Ita-
glicanesimo, gli liano viene fondato a Ge-
spagnoli creano il nova nel 1892, nella sala
mito della “hispani- dei Carabinieri, parte
dad”. pubblica di una loggia
Ogni nazione ha il massonica a carattere
suo repertorio mitico, positivista, legata al re-
che giustifica l’unifi- pubblicanesimo francese
cazione territoriale e e ai sansimoniani.
linguistica e crea, Mazzini pensa alla sua
oltre che le leggi, le “religione dei popoli” in
abitudini e i simboli rapporto al cattolicesimo
delle masse e delle liberale ed eterodosso,
classi dirigenti. apertamente “figlio”
Tutti miti che della Rivoluzione del
hanno a che fare con 1789, di Montalembert e
il “sacre”, e che diver- Lamennais.
ranno l’ossatura del laicismo nazionale e Montalembert è il cattolico che parte
democratico che caratterizzerà il XIX se- per Varsavia in difesa della Polonia che in-
colo e le avventure della Massoneria come sorge contro i russi nel 1831.
network delle classi dirigenti postfeudali. E l’inno polacco parla ancora dei pa-
Per i Re francesi, vi è la cerimonia del trioti locali volontari delle guerre napoleo-
“sacre”, appunto, l’incoronazione; e la tra- niche che tornano in Patria per la guerra
dizione dell’imposizione delle mani sui ma- del 1795: marcia, marcia Dabrowsky, dalla
lati, studiata da Marc Bloch nel suo terra italiana alla Polonia sotto il tuo comando
straordinario I Re Taumaturghi. ci uniremo al popolo!
Per la Spagna, l’hispanidad rappresenta Quindi le mitologie e le soluzioni politi-
la missione globalizzante e cattolica del che circolano e comunicano tra loro in
regno, dopo la scoperta dell’America, av- tutta Europa, dalla Rivoluzione Francese
venuta proprio negli anni della riunifica- fino ad oggi e, possiamo immaginare,
zione del Regno di Siviglia e di Aragona. anche in futuro.
Per l’Inghilterra, il controllo dei mari e Già, ma come interpretare la Rivolu-
l’identità insulare contro la “Vecchia Eu- zione Francese? De Maistre, apologeta della
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Non è del tutto vero che la Massoneria La democrazia della tradizione masso-
sia all’origine di queste trasformazioni; nica diviene così, progressivamente, da si-
essa si caratterizza come ele- stema di comunicazione e
mento di collegamento selezione delle classi diri-
delle classi dirigenti in ter- genti in un meccanismo di
mini di “dispotismo illumi- sistematico controllo dal
nato, come in Austria e in basso delle azioni dei go-
Germania, e anche la Fran- verni.
cia ha una forte Massoneria Un meccanismo inevita-
nazionalista che non vede di bile che era stato previsto da
buon occhio la canaille isti- Mazzini, dalla Prima Inter-
gata dai piccoli avventurieri nazionale, da tutte le forze
rivoluzionari, e mira ad una progressiste che nascono
riforma europea con l’aiuto poco dopo il “Miracolo” del
e il sostegno delle case re- 1789 e il suo viaggio in Eu-
gnanti più “illuminate”. È il ropa con Napoleone.
caso di Goethe. È questa l’ipotesi soste-
E difatti, nell’Ottocento, nuta da Arno Mayer, che ri-
le massonerie “anglosassoni” tiene il tradizionale “Ancien
avranno una impronta liberale e conserva- Régime” sostanzialmente stabile, malgrado
trice, collegata al simbolismo biblico e alla le Rivoluzioni repubblicane e nazionali,
credenza teista nel Grande Architetto del- fino alla Prima Guerra Mondiale.
l’Universo. Per Voltaire il modello è la Gran La democrazia popolare, in tutto il Ri-
Bretagna, non la rivoluzione popolare teo- sorgimento italiano, ha scarsi sostenitori,
rizzata dai russoviani. anche i mazziniani, quando parlano di
Mentre la Massoneria di estrazione na- “parlamento libero”, fanno riferimento alle
poleonica e francese genera una serie di caratteristiche e alle origini dei loro mem-
obbedienze con miti non cristiani e non bi- bri, non alla base elettorale che li portava
blici (Memphis-Misraim, il rito egiziano alle camere.
con Cagliostro, le mitologie femminili delle Il 27 Gennaio 1861, prima elezione del
logge miste con la Grande Madre Mediter- Regno d’Italia, gli iscritti alle liste elettorali
ranea e Iside, l’adorazione della donna con sono 418.695, su un totale della popola-
il positivismo di Comte, i sansimoniani che zione del nuovo regno di 25.750.000. Di
vanno alla ricerca di Fatima in Nordafrica). questo 1,8% degli aventi diritto al voto at-
Da culto solare che connette in sé il mo- tivo, vanno materialmente a votare poco
narca, il Redentore, il Libro sacro ebraico, più della metà: il 57,2% dell’1,8% della po-
la Massoneria eterodossa di estrazione polazione totale.
francese si trasforma in Rito Lunare, fem- La percentuale cambia significativa-
minile, precristiano e prebiblico. mente alle politiche del 1886, quando gli
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aventi diritto al voto sono l’8,2% della po- sono forzosamente a basso livello intellet-
polazione, e di questi vanno a votare il tuale, abituate ad un lavoro ripetitivo, mas-
53,6%. sificate anche durante il
Così il Parlamento tempo libero.
viene determinato dal Il film “Metropolis” di
4,8% del totale della po- Fritz Lang disegna que-
polazione di 29 milioni di sto universo: la tecnica e
cittadini italiani. la scienza inducono il
L’ipotesi di Arno capitalismo a divenire
Mayer è suggestiva, con monopolistico, le masse
la Prima Guerra Mon- sono ormai controllate
diale, a contatto diretto dalla psicologia applicata
con i due grandi “esperi- alla organizzazione del
menti” (o “miracoli” in lavoro, la guerra “sola
termini alla De Maistre?) igiene del mondo” come
dell’America e della Rus- la definiscono i Futuristi,
sia Sovietica, che nasce pro- elimina le masse in sopran-
prio durante la fine del conflitto, l’Europa numero e crea le condizioni dell’espan-
che ha assorbito la Rivoluzione del 1789 e sione futura dei monopoli nazionali.
l’impresa napoleonica si trova a nuotare Qui, la democrazia moderna non c’en-
nel mondo nuovo, dove i vecchi equilibri tra proprio. Infatti, da Gustave Le Bon, in-
infracontinentali non servono e non val- ventore della “psicologia delle folle” (libro
gono più. che Mussolini terrà sul suo comodino) a
È questo il momento, detto tra paren- Vilfredo Pareto, con la sua “Teoria delle éli-
tesi, in cui si materializza la questione me- tes”, a Gaetano Mosca creatore del mito
diorientale e la nascita effettiva del della “classe politica” allo stesso Benedetto
Movimento Sionista, l’opportunità per Croce che ironizza sulle “alcinesche sedu-
l’Europa di proiettare sé stessa in Medio zioni” della democrazia di massa, fino ai
Oriente, e di fare i conti con il proprio an- sindacalisti di Sorel, la Guerra Mondiale
tisemitismo, che ha accompagnato molta chiude, apparentemente, il ciclo delle rivo-
ideologia sia rivoluzionaria che controri- luzioni democratiche, distruggendo con-
voluzionaria. temporaneamente lo stesso Ancien Régime
L’americanismo, la produzione in serie che le contrastava.
inventata da Henry Ford I, il “fordismo” Il proletariato viene nazionalizzato, fa-
analizzato da Antonio Gramsci costitui- cendolo così uscire dal quadro delle “alci-
scono lo scenario nuovo di una dimensione nesche seduzioni”, il capitalismo
di massa senza democrazia possibile, né ri- monopolistico, che tutti vedono come di-
stretta né a suffragio universale. rezione unica dello sviluppo economico,
Le masse pensate dal sistema taylorista genera stati che nazionalizzano le loro
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masse taylorizzate senza bisogno alcuno E non sembra quindi strano, come in-
dei “ludi cartacei” elettorali. vece apparve agli intellettuali meno infor-
Di fronte alla crisi derivante dalla aper- mati, il Patto Ribbentrop-Molotov tra
tura del mercato-mondo e Germania nazista e
alla concorrenza dell’Ame- Unione Sovietica stali-
rica e, forse, dell’Unione So- niana.
vietica, i Paesi europei si I nazisti volevano
chiudono a riccio. tenersi fermo il fronte
Fascismo, nazismo, orientale, per colpire il
“terze vie”, lo stesso fran- “capitalismo ebraico e
chismo spagnolo sono ri- massonico” ad Occi-
conducibili alla formula di dente. I sovietici erano
Stalin “il socialismo in un ben contenti di far di-
Paese solo”. Se si chiudono struggere il capitalismo
le porte alla concorrenza dai nazisti, per poi su-
globale e quindi si irreggi- bentrare con le loro reti
mentano, fuori dalla demo- “coperte” in attesa
crazia e dagli ideali della “crisi finale” del
illuministici e massonici, le sistema economico.
masse, sarà possibile se- Era la fine della de-
condo questo disegno man- mocrazia, era la fine del
tenere un mercato interno abbastanza modello universalistico dei “diritti del-
grande per i nuovi monopoli nazionali, e i l’uomo e del cittadino” che aveva caratte-
sovrapprofitti potranno essere distribuiti rizzato il nazionalismo democratico dal
alle masse evitando una volta per tutte la 1789 al 1848, e che era continuato nel mo-
lotta di classe. dello liberale-progressista che aveva carat-
Lotta alla Massoneria e lotta all’Ebrai- terizzato il giolittismo in Italia, i gabinetti
smo sono due facce della stessa medaglia: di Von Bismarck in Germania, la Terza Re-
entrambi sono internazionalizzazioni delle pubblica francese.
classi dirigenti, e interrompono il circuito, Ovvero: una capacità di assorbimento
apparentemente ottimale, tra monopolio selettivo delle nuove élites emergenti al-
economico e partito unico. l’interno di una classe politica che operava
Il “socialismo in un Paese solo”. Se si nel mercato-mondo.
leggono oggi le accuse che Stalin diffuse Un sistema piccolo ma efficiente, che
contro Trotzky, e che Curzio Malaparte rac- permette la quasi integrazione dei sociali-
conta nel suo Tecnica di un colpo di Stato, sti nel sistema giolittiano in Italia, i governi
sembra di leggere i discorsi di Hitler e Mus- radicalsocialisti a Parigi, il socialismo
solini contro l’internazionalismo ebraico e “prussiano” di Ferdinand de Lassalle a Ber-
il “serpente verde”, la Massoneria. lino.
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Quando questo equilibrio si rompe, dal Ma anche l’asse portante della futura
caso Dreyfus in Francia o con il governo Resistenza si origina in ambito massonico,
Stresemann dopo la crisi economica tede- “Giustizia e Libertà”.
sca postbellica, allora rinasce il patto scel- Il manager che organizza e inventa l’IRI,
lerato tra vecchie classi dirigenti Alberto Beneduce, è un uomo legato al vec-
dell’ancien régime, chio presidente del
monopoli pubblico- consiglio Nitti, è 33
privati, e ideologi pro- della Massoneria di
letari del “socialismo Piazza del Gesù
in un paese solo”. (quella più a “destra”,
È un tenuissimo secondo la misure
equilibrio quello che profane) è socialista
mantiene in vita il riformista ed aperta-
collegamento tra mente estraneo al re-
ideologie liberali, ceto gime. Suo genero sarà
medio, classe diri- Enrico Cuccia, che
gente, imprese. molto opererà per gli
È probabile che Alleati in Portogallo e
questo equilibrio sia in Francia.
labile, sia pure per mo- In quegli anni Be-
tivi diversi, anche oggi. nedetto Croce, antifascista tollerato dal re-
Ma la Massoneria è inevitabilmente ubi- gime, polemizza con la Massoneria
qua. La scissione in Italia tra Ordine e Rito definendola ormai morta, elemento del-
Scozzese, con il vertice (ovvero il Rito) che l’associazionismo piccolo borghese e pro-
si separa creando l’Obbedienza di Piazza vinciale ormai estranea dai veri giochi e
del Gesù, si inserisce nella scissione tra dallo “spirito dei tempi”.
classi dirigenti che si va creando alla fine Quasi una ripetizione della vecchia bat-
del decennio giolittiano. tuta di Federico II di Prussia, “un Grande
Raul Palermi, Gran Maestro di Piazza Niente”. Croce ha davanti a sé l’immagine
del Gesù dalla scissione, si dice abbia fatto della Massoneria meridionale, dove si sono
firmare il “Manuale dell’apprendista” a integrate nelle Logge ceti parassitari ari-
Mussolini, incontrandolo nel “singolo” che stocratici con ceto medio anch’esso so-
da Milano portava il futuro duce a Roma, stanzialmente improduttivo, una sorta di
durante la “Marcia” che lo incorona presi- associazione che vede, nel mito unificante
dente del Consiglio. del “fratello” Garibaldi l’inno di Don Fabri-
I gerarchi che organizzano, nelle sale zio Corbera di Salina con il suo campiere
dell’Hotel Brufani di Perugia la Marcia su arricchitosi nelle distrazioni del possi-
Roma sono in gran parte massoni, e non dente, Don Calogero Sedara, tanto per ri-
solo di Piazza del Gesù. correre a due delle figure principali
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disegnate da Tomasi di Lampedusa nel suo genti nazionali, non riesce ad amalgamarsi
Gattopardo. pienamente alternando gruppi di potere e
In tutte e due i casi, si ceti politici che si stabiliz-
tratta di “cambiare tutto zano temporaneamente
perchè niente cambi”. solo rispetto alla corona
Una bilateralità della di Savoia.
Massoneria italiana che Forse è Cavour, che
promana dal Risorgi- muore troppo presto,
mento: una fase storica in forse è l’integrazione dif-
cui si inseriscono ceti ficile di una economia
medi locali (in Liguria, To- agricola da latifondo del
scana, Veneto, Lombar- Sud che si scontra con la
dia) che sono già integrati struttura meno vertica-
in una esperienza masso- lizzata del Centro (la
nica multiforme, da mezzadria) e del Nord pa-
quella giuseppista au- dano (la meccanizzazione
stroungarica agli influssi su grandi appezzamenti e
napoleonici in Liguria, da la manodopera salariata);
dove opera Filippo Buo- forse sarà il peso relativo
narroti, l’erede pisano di delle imprese industriali,
Michelangelo, che orga- che nascono con il nuovo
nizza, su ordine di Napoleone, ordini mas- grande mercato nazionale e il sostegno
sonici segreti e mai visti prima e sette dello Stato in Lombardia, Liguria e Pie-
rivoluzionarie. monte, ma insomma l’Unità nazionale ag-
E tradizioni massoniche fortissime si grega aree che, di lì a poco, avranno
manifestano anche nel Regno delle Due Si- geopolitiche diverse, agganci al mercato-
cilie, dove il piccolo ceto medio e l’aristo- mondo differenziati, tradizioni di contatti
crazia meno parassitaria subiscono gli europei e massonici variegate e spesso non
influssi dell’Oriente britannico, esempio facilmente compatibili tra di loro.
classico di integrazione tra ceti emergenti Il fascismo, beninteso, userà la Masso-
e vecchie élites e tra diverse tradizioni geo- neria, in quanto, per mutuare l’espressione
grafiche, caratteristiche che pongono di Antonio Gramsci, è “il partito della bor-
l’Oriente inglese fuori dal “fuoco della ghesia”; ma la borghesia in Italia è struttu-
mente” che caratterizza la diffusione set- ralmente debole, il proletariato è di origini
taria (e spesso massonicamente irregolare) agricole e marginali e premoderne, e porta
che promana dalla Francia e dalla Baviera con sé tutti i pregiudizi antimassonici del
degli “illuminati” di Weishaupt. Trono e, soprattutto, dell’Altare.
Si potrebbe pensare ad una Massoneria In quanto il fascismo è una rivolta di
italiana che, proprio come le classi diri- ceti medi e di piccola borghesia urbaniz-
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zata, gli “studenti” famosi che hanno fatto mentre la Massoneria e il Risorgimento
la Grande Guerra e sono stati derisi e umi- sono state, fin dall’inizio, esperienze e ri-
liati dal socialismo del voluzioni dall’alto che
“non aderire né sabo- hanno modernizzato ed
tare” turatiano, la Mas- europeizzato, a tappe for-
soneria entra nel zate e quindi incompiuta-
fascismo “movimento”, mente la vecchia Italia.
per usare la dicotomia Ma l’Italia unita non
di Renzo De Felice, ma può essere nazionalista:
quando il fascismo di- perché essa deve la sua
viene da “movimento” stessa unità nazionale ad
“regime” e chiude la un equilibrio geopolitico
partita con la Chiesa tra le potenze europee e
cattolica (arricchendola globali che, esso solo,
con le riparazioni per la permette spazi di mano-
Breccia di Porta Pia e i vra alla nazione italiana.
successivi spogli di pro- È la Francia che è inte-
prietà) con il Concor- ressata ad un contraltare
dato del 1929, allora mediterraneo per la Gran
l’anticlericalismo mas- Bretagna e per insulariz-
sonico e l’esoterismo zare la potenza centroeu-
“pitagorico” che tanta ropea tedesca e renderla,
parte aveva nelle Logge per usare la terminologia di
italiane e nelle due Obbedienze maggiori Haushofer, “potere terrestre”; è la stessa
allora il rapporto con la Massoneria si Gran Bretagna che è interessata a determi-
chiude. Il fascismo ha il suo modernismo in nare una limitazione del potere marittimo
casa: è il futurismo, certo venato anch’esso francese nel Mediterraneo e a favorire una
da influssi esoterici di origine massonica Italia unita e amichevole con Londra per
ma comunque in rotta con le Obbedienze controllare, dalla Penisola, il Mediterraneo
italiane su un punto essenziale: il suo fer- e la sua direzione geopolitica verso Est,
reo nazionalismo. verso l’Asia Minore e l’India.
Il fascismo è insieme antirisorgimento È infine la Russia che, oltre la sua area
e “compimento del Risorgimento”, è maz- di influenza slava che arriva ai nostri con-
ziniano e antimazziniano, è strapaese e fini, desidera una Italia unita per compri-
stracittà, è tradizionalismo premoderno e mere la Germania e limitarne la sua
futuristico. espansione verso Est, oltre a garantire con
È il suo rifiuto pragmatico di sintetiz- una Italia amica l’accesso ai “mari caldi”
zare tutti i suoi opposti e le sue latenti con- che è l’ossessione strategica russa da Pie-
traddizioni che lo mantiene al potere, tro I a Vladimir Vladimirovic Putin.
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Questi equilibri geopolitici, tutti incen- terizzata da un forte dualismo, che l’impe-
trati sul Mediterraneo, innervano il pro- tuoso sviluppo economico accentua: una
cesso unitario e caratterizzano anche vasta base industriale che opera, per la
l’evoluzione della Mas- prima volta nella sto-
soneria italiana e le sue ria d’Italia, nel mer-
relazioni con le succes- cato europeo e
sive élites politiche, da mondiale, senza lo
Cavour fino ai giorni Stato come compra-
nostri. tore finale, e una se-
L’accettazione da quenza di sacche di
parte del ministro arretratezza regionale
degli Esteri sovietico che non vengono in-
Vishinsky, a Capri, di globate nella rappre-
un accordo stabile con sentanza politica e
l’Italia badogliana e risultano inviate ai
con il governo del flussi migratori verso
Regno del Sud, nell’in- l’Estero.
contro segreto che il Dal 1946 al 1971
dirigente sovietico emigrano oltre 5 mi-
ebbe con il Segretario lioni di italiani, la po-
del Ministero degli Affari esteri Prunas, è polazione dell’Austria e quasi l’intera
comprensibile in questo contesto, mentre popolazione della Svizzera, per compren-
per il potente segretario Prunas coprire le dere le dimensioni del fenomeno.
spalle ad Est (e ammorbidire il PCI) al de- Quando l’emigrazione si chiude, nel
bole governo di Salerno è un modo per 1971, la fase di tensione sociale è già ini-
creare uno spazio di manovra per l’Italia ziata e i segnali che danno per chiuso il
postfascista che, altrimenti, sarebbe total- “Miracolo economico” italiano sono già
mente dipendente dai voleri degli angloa- ben visibili a tutti.
mericani. Per la Massoneria (o meglio, per le mas-
Proprio da questo punto di vista, si sonerie) italiane nel secondo dopoguerra la
comprende la diffusione della Massoneria linea è quella di un fortissimo atlantismo,
in tutte le formazioni politiche del secondo di un altrettanto esplicito anticomunismo,
dopoguerra, laddove la DC e il suo blocco pur venato di spunti progressisti che da-
sociale portano, per la prima volta nella tano dal mazzinianesimo e dal riformismo
storia d’Italia, le masse contadine alla rap- socialista che hanno fatto parte del DNA
presentanza organica nel governo del politico delle Obbedienze italiane unitarie,
paese, unite alla piccola borghesia urbana e il che rende da un lato necessaria la pre-
a settori non trascurabili di classe operaia. senza della Massoneria nel quadro politico
L’Italia del secondo dopoguerra è carat- e sociale italiano, ma contemporanea-
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L’arco reale delle Repubbliche, G.E. Valori
quello in cui, come narrava Kipling, “ci ri- presenza “profana” in Italia con il processo
troviamo in Loggia, poi tutti torniamo unitario, la Massoneria, dovrà fare i conti
nelle nostre case a pregare il con l’emergere di forze anti-
nostro Dio”. È ancora molto nazionali, spesso con tratti
di più. fortemente antimoderni,
Ma il “socialismo in un antimassonici, neotradizio-
paese solo” che ha caratte- nalisti e antinazionali, di
rizzato il “secolo breve” non nuove identità locali, pre-
era e non poteva essere nazionali e a forte tasso
massonico. identitario.
Oggi la vera sfida cultu- E ancora, in un contesto
rale, per la Massoneria ita- in cui anche nel quadro eu-
liana, dovrà essere duplice: ropeo e NATO le potenze
da un lato il ridisegno del nostre alleate avranno mag-
ruolo dell’Italia nel sistema giori spazi di manovra auto-
geopolitico occidentale, con noma, si dovrà pensare ad
una Europa che rimane po- una Massoneria italiana che
tenza economica ma non si ha un progetto geopolitico
evolve, come avevano sperato culturale, rituale capace di
e pensato Andreatta, Guido Carli, Ugo La sintetizzare i tanti influssi francesi, tede-
Malfa, Enrico Cuccia e oggi Carlo Azeglio schi e nordamericani e britannici; per non
Ciampi, in un modello politico e strategico parlare della nuova massoneria russa le-
forte. gata al Cremlino di Putin, erede del “co-
D’altro canto, gli USA, altro riferimento munismo magico” dei rosacroce russi del
culturale e politico delle Obbedienze ita- Settecento e della San Pietroburgo miste-
liane, pensano, per usare la formula elabo- riosa di Andrei Belyi, come dei simbolismi
rata da Richard Haas, presidente del celati nel “Maestro e Margherita” di Bul-
Council on Foreign Relations, “alla fine gakov.
della monopolarità americana”, in un con- E si tratterà, infine, di declinare il mes-
testo dove le situazioni strategiche non saggio nazionale e unitario, caratteristico
sono più determinate dalla Superpotenza dell’identità massonica italiana, in questo
USA. nuovo campo di forze globali.
E, d’altro canto, la Massoneria italiana Il locale che diviene politico e identita-
deve confrontarsi con un problema antico rio oltre che amministrativo, e il Nuovo Or-
e sempre nuovo: il federalismo e il ridise- dine Mondiale delle potenze autonome che
gno anche culturale e identitario, dei po- si profila all’orizzonte.
teri regionali in Italia. Sarà questo il mondo, massonico e pro-
La forza che ha caratterizzato la propria fano, del nostro futuro.
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Léo Taxil was the instigator of the biggest ever misrepresentation of facts concerning
Freemasonry. Discovering the reason why he did that is the aim of this study. Actually
Taxil himself gave an explanation for his twelve years long stories presenting real
freemasons, diabolical women and, last but not least, Satan in person. As a
consequence it should not be necessary to go deep into obscure areas of research. But
what one can deduce from his work is never so clear and understandable, given the
fact that Taxil’s “faith” was a misrepresentation of reality.
C
reare di sana pianta la diavoleria con- gliese Antoine Gabriel Jogand Pagès, alias
temporanea queste sono le parole Léo Taxil,2 per spiegare il motivo che lo
utilizzate dal giornalista marsi- spinse a svelare i presunti misteri della
1 Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con il Servizio Biblioteca del Grande
Oriente d’Italia diretto dal Dottor Bernardino Fioravanti.
2 Marie-Joseph-Antoine-Gabriel Jogand Pagès nacque a Marsiglia il 21 marzo 1854 da una fa-
miglia cattolica. Durante gli anni passati in collegio, si appassionò di letture di liberi pensatori e ri-
voluzionari, trascurando gli studi religiosi. A sedici anni si arruolò nel 3° reggimento degli Zuavi,
mentendo sulla sua età, e al ritorno cominciò a lavorare come giornalista per l’Egalité, fino a fon-
dare un suo giornale satirico La Marotte (1870-1872) dove assunse lo pseudonimo di Léo Taxil per
non infastidire la sua famiglia. Nel suo libro Les Confessions d’un ex-libre-penseur (pp.137-138), pub-
blicato nel 1887, spiega l’etimologia del suo pseudonimo: Léo si riferirebbe al nome del nonno ma-
terno, che si chiamava Leonidas; Taxil all’indiano Taxile, alleato di Alessandro il Grande. Per
ulteriori notizie sulla vita di Taxil vedi: James; Jarrige, 1999: 40; Ripoll, 1997: 55-65; Saunier, 2008:
848-850.
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Massoneria fino a questo momento era città malvagia”, cioè il “regno di Satana”,8 il
stata più severa.7 Dalle parole scritte del giornalista marsigliese capì che “sparlare
papa sulla Società Massonica, la quale, a suo dei massoni era dunque il miglior mezzo di
dire, ispirava e aiutava i “partigiani della preparare le vie alla colossale mariuoleria
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che dei massoni, dei 33, non hanno creduto narrativi permisero a Taxil di acquisire una
l’edificio un vano miraggio e hanno do- posizione di rilievo senza però uscire dai
mandato di entrarvi”.17 Il suc- ranghi di una seppur poco lo-
cesso delle opere di Taxil sta devole, ma fortunata tradi-
proprio in questa materia- zione letteraria. In effetti, la
lizzazione del mondo del- struttura e lo scopo delle sue
l’alta Massoneria popolato opere erano fondamental-
da presunti protagonisti re- mente gli stessi che si erano
almente esistiti tra cui non affermati nella già allora se-
mancò di comparire Satana colare letteratura antimasso-
in persona. nica ed esoterica che in
In questo modo, “alla quello stesso periodo era
fine del XIX secolo, il dia- elargita al grande pubblico
volo che, già da lungo dalla rivista antimassonica La
tempo, si sospettava fosse il Franc-maçonnerie demasquée.21
burattino occulto, final- Per quanto riguarda la
mente venne allo sco- struttura, ad esempio, “le
perto.”18 La vera novità di maître imposteur” utilizzò gli
Taxil fu infatti quella di avere dato vita, at- standard antimassonici riuniti dal gesuita
traverso il palladismo, al mondo satanico Nicolas Dechamps in Les Sociétés secrètes et
sulla terra. Ecco quindi che Satana compare la société ou philosophie de l’histoire contempo-
ora sotto forma di un giovane uomo, di- raine (1874-1876),22 opera di riferimento
stinto e con un non so che di malinconico dell’antimassoneria. Inoltre, il palladismo
nello sguardo davanti a quei pochi fratelli di Taxil risiedeva nelle arrières loges, tema
che avevano raggiunto i più alti gradi del ripreso qualche anno prima nell’opera di
palladismo;19 ora nella sua forma più pitto- Monsignor Ségur, Les Francs-Maçons, ce qu’il
resca all’appuntamento del venerdì col Ge- sont – ce qu’ils font – ce qu’ils veulent,23 ma che
nerale Pike nella sala a pianta triangolare, era un’eredità lasciata niente meno che
chiamata Sanctum Regnum, della sede del dall’abate Barruel.24 Le immagini che co-
Supremo Direttorio Dogmatico di Charle- stellano i libri rivelazioni di Taxil, invece,
ston.20 Questi “reali” ed originali elementi sono le stesse che Eliphas Levi – il più fa-
17 Ib., pag.137.
18 Pruneti, 2002: 85.
19 Docteur Bataille, 1892-1895: 18.
20 Ib., pag. 319.
21 Jarrige, 1999: 42.
22 Ivi.
23 Su questo argomento vedi: Poulat, Laurant, 2006.
24 Goldschlager, Lemaire, 2005: 28.
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25 “Rievocò da certe oscure leggende francesi il nome di un idolo, Bafometto, che dicevasi es-
sere stato adorato dai Templari (Bafometto sarebbe una trascrizione corrotta, attraverso la lingua
spagnola, dell’arabo Mahomed) [...]” articolo intitolato “L’inventore di Bafometto” in Rivista Mas-
sonica, 1907, N. 8, pp. 180-181.
26 Nefontaine, Schreiber, 2000: 181-182.
27 L’abate Henri Jabineau avrebbe elaborato la teoria del complotto nel 1790 che poi sarebbe
stata sviluppata da François Lefranc ed altri prima di arrivare a Barruel. Jarrige, 1999: 25-28.
28 Mellor, 1978: 202.
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Il nuovo ordine a cui invece l’antipapa Al- sona era ben altro, come abbiamo già af-
bert Pike ordiva dal Supremo Direttorio di fermato in apertura. Taxil utilizzò la Mas-
Charleston, cioè dal Vaticano soneria per prendersi
della Massoneria universale, gioco del suo più
centro del satanismo uni- grande nemico: la
versale,29 sarebbe stato Chiesa ed il papa. Come
quello di preparare attra- ci ricorda Elisabeth Ri-
verso il palladismo, diffuso poll, Taxil all’inizio
in tutto il mondo, il regno della sua “carriera”,
dell’Anticristo,30 cioè il figlio con la sua propaganda
dell’ultima discendente anticlericale, se la prese
donna di una delle protago- direttamente con l’isti-
niste luciferiane delle opere tuizione ecclesiastica
di Taxil: Sofia Walder.31 ed il clero – in partico-
L’antimassoneria di lare i gesuiti – per
Taxil, come quella di Barruel, “esorcizzare degli incubi
non era quindi nient’altro che l’ennesimo d’adolescente, per regolare dei conti”.33
tentativo ben riuscito di fortificare le fon- Esaurita questa vena narrativa e consta-
damenta della fatiscente fortezza della tando che il suo pubblico non recepiva più
Chiesa eretta contro la Massoneria per una con lo stesso entusiasmo i suoi scritti, in-
guerra ormai da più di un secolo ben ali- ventò la “più bella mistificazione del se-
mentata da questa cattiva propaganda. La colo” pour relancer la machine,34 grazie
popolarità di questi autori fu infatti il all’ispirazione trovata nella nuova enciclica
frutto di una vera e propria avventura edi- del papa. Arrivati a questo punto, è evi-
toriale che fece la fortuna di molti editori.32 dente che non possiamo considerare il
Ma se rivelare le losche trame della Taxil “anticlericale” separatamente dal
Massoneria era lo scopo della letteratura Taxil “massonico” e, in generale, appog-
antimassonica e quindi dell’opera di Taxil, giamo appieno l’affermazione di Alec Mel-
quello del giornalista marsigliese in per- lor secondo il quale “[...] parlare
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1896 a Trento per iniziativa dell’Unione an- inatteso della mia gioiosa mistificazione le
timassonica.47 Durante queste cinque gior- ha provocato, si assicura, una grande collera
nate di intensi studi sulla (...)
Massoneria, venne discusso In quanto, sapere che si è
stati mistificati per dodici
anche “il caso Taxil” sulla
anni da un libero pensatore
scia della pubblicazione – scettico è una cosa alquanto
avvenuta nell’agosto del sgradevole quando si è il
1896 – di un’inchiesta di un rappresentante dello Spirito
gesuita tedesco, padre Her- Santo, quando si è diretta-
mann Grüber, che dimo- mente e in maniera perpe-
strava che le pretese tua inspirati dal divino
rivelazione della signorina piccione. Ma sapere che
Vaughan non era altro che questa ridicola posizione è
una colossale impostura.48 nota al mondo intero, su-
scita il colmo del disap-
Anche se aveva previsto
punto. Oh mio papa, che
un’uscita di scena più cla- guaio per il dogma della vo-
morosa, Taxil godette della stra infallibilità!
sua vittoria non mancando Un fumista di Marsiglia
di farne partecipe il suo di- si è guadagnato la sua vene-
retto interlocutore. Qualche rabile testa. Orrore! .... Ed
mese dopo la sua confessione, egli inviò al egli aveva preso le sue misure affinché la
papa un esemplare della sua Bible amusante, sua messinscena terminasse scoppiando
scritta nel 1882, con in annesso una lettera come una bomba, con un fracasso che sa-
che vale la pena riportare. rebbe risuonato nella stampa dei due emi-
sferi; maledizione!49
Santo Padre,
si dice che lei non sia contento, dopo il Ma la bomba in effetti non era esplosa e
19 aprile di questo anno, il ventesimo del la Chiesa aveva fatto giusto in tempo a cor-
suo glorioso pontificato. Il denudamento rere ai ripari. Naturalmente il clero rimase
47 Rivista della Massoneria Italiana, 1897, N. 8-10, pag. 140. L’Unione antimassonica fu fondata
a Roma il 20 settembre 1893. Nel luglio 1895 l’Unione, dopo che il 20 settembre – data della presa
di Roma e ricorrenza per la Massoneria italiana – era stato dichiarato giorno di festa nazionale,
propose di passare ad una fase più acuta della lotta alla Massoneria attaverso l’organizzazione di
un congresso antimassonico internazionale. A questo evento sarebbe stato dato un carattere emi-
nentemente cattolico allo scopo di fare conoscere tutto il male causato dalla Massoneria alla Chiesa
e alla società. Jarrige, 1999: 210-213.
48 Jarrige, 1999: 225.
49 Berchmans, 1973: 72-73.
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The Author underlines the relationship between the Outsider Art and the artistic
expressions of people without real vocational training, but with unconfortable feel
and mental problems. After the birth of psychoanalysis, all the different forms of
artistic expressions became a subject of deeper psychological research. The Author
deals, in particular, with the artistic production of A. Goldani, regarded as a master
of Outsider Art, who painted more than 2500 works, describing his output by means
of a psychodynamic method.
L
a Outsider Art o arte irregolare è opere di Art Brut o Outsider Art esprimono
una espressione dell’arte da parte stati mentali estremi, idee non convenzio-
di persone senza cultura acca- nali, o mondi di fantasia elaborati.
demica specifica che, grazie ai loro bisogni Un tema complesso ma ricco di rifles-
affettivo-emotivi profondi, hanno la im- sioni culturali a cavaliere tra l’Arte e la
pellente necessità di esprimere i loro vis- Psichiatria ad indirizzo psico-dinamico.
suti in forma diretta senza mediazione Per cogliere il significato profondo di
alcuna. questo approccio è necessario ripercorrere
Outsider Art è termine coniato nel 1972 sinteticamente un percorso culturale che
dal critico d’arte inglese Roger Cardinal parte dal tardo Positivismo dell’’800 allor-
come sinonimo del francese Art Brut, defi- quando nascono nuove discipline quali:
nito da Jean Dubuffet. Il termine inglese è Paletnologia con Boucher di Perthes; Etno-
applicato spesso più largamente, per inclu- logia e Antropologia con la scoperta dei
dere gli autodidatti o i creatori di Arte naïve Graffiti di Altamira; Economia politica clas-
che non si sono mai istituzionalizzati. Ge- sica con la teoria economica di Karl Marx;
neralmente hanno poco o nessun contatto Psicologia sperimentale di Gustav Theodor
con le istituzioni del mondo tradizionale Fechner; Psicoanalisi di Sigmund Freud;
dell’arte; in molti casi, il loro lavoro viene Psicopatologia dell’espressione grafico-pit-
scoperto soltanto dopo la loro morte. Molte torica con le significative pubblicazioni di
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Lombroso (Genio e follia), di Prinzhorn (Arte mentali. Oggi, questo tipo di espressione
dei folli) e di Foucault (Storia della follia). artistica, libera dai condizionamenti acca-
Anche il mondo dell’Arte subisce cambia- demici e dal mercato, è definita Outsider Art
menti epocali con le Avanguardie del Post- o Arte irregolare.
Impressionismo del primo ‘900: di Il Surrealismo, a seguito delle
particolare significato la corrente artistica conoscenze della Psicanalisi, esprime in
dell’“Art Brut”, nata e sviluppatasi negli chiave simbolica i moti dell’Inconscio.
anni ‘30, il cui maggior riferimento cultu- Pittori come Van Gogh, Munch, Kirch-
rale rimane Jean Dubuffet che, grazie alla ner, Schiele hanno esperienze dirette o in-
sua collezione d’arte, fonda il Museo d’Art dirette della malattia mentale ed ognuno
Brut di Losanna (CH) presso il castello di di loro esprime nella propria Arte il disagio
Beaulieu. All’interno del dibattito culturale esistenziale ed i propri fantasmi interiori.
di quegli anni nasce un interesse partico- Nella seconda metà del ‘900 grazie a Ce-
lare per tutte le espressioni artistiche non sare Zavattini, Marino Mazzacurati, Vit-
accademiche, nella logica della salva- torino Andreoli, Bianca Tosatti e Giorgio
guardia della capacità espressiva senza Bedoni emergono dal contesto psichiatrico
condizionamenti di sorta. Da qui l’interesse italiano nomi di Artisti quali: Antonio Li-
per l’arte africana, l’arte orientale, i gabue, Carlo Zinelli, Tarcisio Merati, Pietro
prodotti pittorici dell’infanzia e dei malati Ghizzardi, Agostino Goldani.
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Outsider Art e disagio psichico, S. Perini
sto atelier si utilizzano tecniche al servizio B. Lehale individua tre metodi di ap-
di un bisogno espressivo che non conosce proccio: 1) Genetico di tipo biografico; 2)
alcuna perizia eccetto l’involontaria ten- Strutturale, in cui si valuta il fantasma sot-
sione verso l’immagine, spesso allucinata togiacente a una o più opere; 3) Psico-bio-
per una condizione interna. Inoltre ricorda grafico con l’interazione tra l’uomo e la sua
come tutti gli stili dell’arte contemporanea opera, nella quale si prendono in conside-
partono da una necessità intrinseca di razione le motivazioni inconsce, le circo-
espressione senza mediazioni culturali od stanze biografiche collocate nel contesto
accademiche. culturale e sociale del paziente e si inter-
Voltolini del S. Lazzaro di Reggio Emilia pretano le opere come le associazioni li-
scrive come le opere grafiche siano un bere della cura analitica.
mezzo comunicativo del Paziente con se S. Freud nel libro Un ricordo d’infanzia di
stesso, un mezzo per la liberazione della Leonardo da Vinci afferma che alla base della
propria energia, un mezzo per la integra- genesi dell’attività artistica del pittore ci
zione ed il rinforzo dell’IO. sono i primi anni di vita e la sublimazione
della libido, energia che trova il suo soddi-
Per quanto concerne l’approccio alla sfacimento da uno scopo sessuale ad uno
lettura delle espressioni grafico-pittoriche non sessuale.
è opportuno ricordare quanto scritto da al- L.S. Vygotskij afferma che i desideri
cuni Autori: proibiti e censurati dal super-Ego (Co-
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esce dall’opera e che sembra indicare una Alter Ego come un gioco di specchio psico-
via alternativa di comunicazione. dinamico.
Segnalazioni editoriali
MICHELE MARZULLI
Il segreto dei Tarocchi massonici
Introduzione di Claudio Bonvecchio
Con poesie di Morris L. Ghezzi
Con le 78 carte dei Tarocchi
Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2010, pp. 152 + Tarocchi,
€ 30,00
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
ZYGMUNT BAUMAN
Modernità e globalizzazione
Intervista di Giuliano Battiston
Edizioni dell’asino, I libri de Lo Straniero, Piccola biblioteca
morale, 2009, Roma, pp. 152, € 12,00
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
IL PENSIERO MAZZINIANO
Democrazia in azione
Anno LXV - numero 1 - Gennaio-Aprile 2010
Editoriali e commenti
Torniamo allo spirito della Costituzione Repubblicana, M. Di Napoli
XXV Aprile, R. Brunetti
I Mille e noi, R. Balzani
La prima emergenza: ricostruire l’unità morale degli Italiani, P. Ca-
ruso
Primo Risorgimento
La Repubblica Romana: Stato sovrano, dotato di personalità giuridica internazionale, L. Orsini
La stella al merito garibaldino, Anvrg
Hofer, Mazzini e il Tirolo, R. Pancaldi
Mazzinianesimo e positivismo in Achille Sacchi “Il medico che si batte” (1827-1890), G. Reggiani
Secondo Risorgimento
Il valore del 65° anniversario della Liberazione, M. Artali
Terzo Risorgimento
Cristiani, socialisti e unità europea, M. Barnabè
Liberiamo Jafar Panahi, La Redazione
L’altro Risorgimento, F. Missiroli
Studi Repubblicani
La Repubblica Romana in pericolo, S. Samorì
Dall’imperativo categorico all’utilitarismo: la morale di Kant e di Mill, L. Naccarati
Società e Cultura
Chi era il profeta Al Mansùr che fu leader islamico della Cecenia?, F. Manicardi
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
Racconti mazziniani
Un’altra idea della letteratura di fine XX secolo, G. Matteini
LEO TAXIL
I misteri della Massoneria
Edizioni Excelsior, 2010, Milano, pp. 429, € 18,50
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
GIUSEPPE ROSSI
Una storia ravennate. Il Circolo Ravennate e dei Forestieri, 1860-2010.
Prefazione di Massimo Stanghellini Perilli. Postfazione di An-
tonio Patuelli.
Longo Editore, Ravenna, 2010, pp. 113, € 15,00
FRANCESCO LOVATELLI
Viva il conte Checco, Re d’Italia. La famiglia e la vita di un grande ra-
vennate
Longo Editore, Ravenna, 2010, pp. 287, € 18,00
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
rono, da Venezia. Basti pensare che ai due figli del capostipite Zanetto, nati a Vene-
zia, si deve la riapertura del canale navigabile utilizzato per il trasporto del sale di
Chioggia e di altre derrate da Ravenna al Po, grande opera in cui erano stati preceduti
solo dall’imperatore Augusto. Esponenti della famiglia furono costantemente pre-
senti nel governo cittadino: dopo oltre due secoli il primogenito Ippolito fu insignito
dal Papa della carica di Castellano della Rocca Brancaleone, per i grandi meriti di eru-
dito illuminato e di abile politico, di mecenate e collezionista d’arte, infine di bene-
fattore della città grazie a molte opere da lui promosse.
L’intento di riproporre e meglio far conoscere la figura di Francesco Lovatelli vale
anche per la sua famiglia, che ha abbandonato Ravenna dopo la sua morte per non più
tornare, ma che comunque ha avuto nel più recente passato esponenti che si sono di-
stinti nel servire con onore quello stato unitario e libero dallo straniero che egli aveva
tanto agognato.
MASSIMO BAIONI
Rituali in provincia. Commemorazioni e feste civili a Ravenna (1861-
1975).
Longo Editore, Ravenna, 2010, pp. 374, € 25,00
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
negli anni dell’Italia repubblicana gli scarti sono evidenti. Al tempo stesso il libro evi-
denzia i robusti elementi di continuità, verifica sul campo la persistenza e l’adatta-
mento di modelli collaudati in tema di interpretazione della storia e di sua
rappresentazione nello spazio pubblico. Si tratta dunque di un osservatorio che, evi-
denziando alcune componenti basilari dell’alfabeto politico locale, permette di co-
gliere anche le radici storiche del marcato protagonismo associativo, vero tratto
qualificante dell’identità cittadina e del suo territorio.
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Recensioni
LUISELLA BATTAGLIA
Bioetica senza dogmi
Rubbettino, Soveria Mannelli 2009, pp. 357, € 20,00
di Alma Massaro
Un’opinione che non è lecito esaminare - osserva Luisella Battaglia - sarà destinata a di-
venire un dogma morto anziché una verità viva.
Alla luce di tale assunto l’Autrice prende in esame istanze tra loro tradizional-
mente lontane e contrapposte – liberalismo e aristotelismo, eguaglianza e differenza,
libertà e conflitto, universalismo e particolarismo, etica dei diritti ed etica della cura
– in vista di una loro dinamica composizione, alla luce della cifra dell’ambiguità. In tal
modo, l’indagine qui presentata assume le sembianze della ricerca socratica, di una
continua messa in discussione dei traguardi momentaneamente raggiunti. In ciò è
racchiuso il significato di Bioetica senza dogmi, nel rifiuto, cioè, di inseguire una “verità
definitiva”, incontrovertibile, e nella ferma volontà di suggerire uno strumento di in-
dagine valido in tutte le situazioni critiche con cui la bioetica contemporanea è co-
stretta a misurarsi. Un libro, insomma, del tutto insoddisfacente per chi è alla ricerca
di “ricette infallibili” di comportamento, adatto, invece, a coloro i quali, fermi nella
certezza che “pensare significa sempre esaminare e domandare, ossia scuotere gli
idoli”, ambiscono a trovare strumenti di indagine liberi da ogni condizionamento po-
litico-religioso. È così che il rifiuto della ricerca di una “verità assoluta” in campo
etico, tanto affascinante quanto pericolosa, lascia spazio all’utilizzo di una ragion pra-
tica che, rifiutando ogni forma di intellettualismo, si presenta come ragione aperta,
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RECENSIONI
come “dialogo senza fine”. Uno strumento che ci permette di giudicare criticamente
le nostre abitudini e tradizioni e di mantenere solo quelle che, tra esse, rispondono
alle richieste di coerenza e giustificazione; adatto, inoltre, a sanare i conflitti che na-
scono tra le possibilità sorte dai progressi tecnologici e le fissità dell’apparato etico-
legislativo. Come afferma l’Autrice:
mai come oggi c’è bisogno dell’aristotelica fronesis, ovvero di quell’arte della ragion
pratica consapevole che i principi ultimi di un sistema morale, pur se enunciati con la
massima precisione, non sono in grado di offrire risposte prive di equivoci a tutti i pro-
blemi che si pongono gli uomini nell’infinità varietà delle situazioni concrete.
Quelle situazioni, cioè, che si originano dalle nuove scoperte scientifiche: “la sfida
all’ordine naturale”, osserva Battaglia, “allarga il campo della nostra libertà e, con-
seguentemente, quello della nostra responsabilità”; e aggiunge che “l’uomo ha ac-
quisito nuovi poteri, ma conosce, nel contempo, una nuova precarietà”, ovvero la
continua messa in discussione dei propri assunti morali. Alla presa di coscienza della
dinamicità dei nostri apparati etici e normativi si accompagna, così, la necessità di for-
mulare in modo laico il nostro pensiero etico e bioetico. A tale esigenza il testo in
questione fa fronte presentando una rilettura dell’insegnamento aristotelico – pre-
stando particolare attenzione ai concetti di telos e eudaimonia – in chiave liberale e in-
tegrando il liberalismo con i concetti di cura, diritti e capacità. Le ricadute di una
simile prospettiva per il pensiero bioetico contemporaneo sono forti e si presentano
su diversi piani: a livello metodologico, si ha la valorizzazione dell’argomentazione e
del pluralismo, ma anche della immaginazione narrativa e dell’empatia; a livello nor-
mativo, l’individuazione di principi guida, quali l’autonomia, il danno, la benevolenza,
ma pure la fioritura, l’interdipendenza e l’asimmetricità; infine, a livello filosofico-
antropologico, una visione ispirata sia a un’etica della responsabilità, attiva e ragio-
nevole, sia a un approccio delle capacità. Inoltre, tale approccio fa ricorso ad una
ragione che va oltre i limiti di razza, di genere e di specie, come dimostra l’applica-
zione, in senso interspecifico, dell’approccio delle capacità.
A una prima enunciazione, infatti, di vita buona, come quella vita realizzata in tutte
le capacità che un essere umano – inteso come individuo adulto di sesso maschile –
ritiene importante realizzare, seguono due rivisitazioni di tale definizione: dapprima,
si sostituisce all’ideale androgino di essere umano un soggetto neutrale nella molte-
plicità di genere, razza e abilità; successivamente, si attua un ampliamento in senso
interspecifico di tale definizione – le capacità, adesso, sono relative a ciascun essere
animato, nessuno escluso. L’approccio delle capacità, pertanto, riconoscendo il prin-
cipio normativo “nel rispetto e nella realizzazione di un insieme di capacità fonda-
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mentali”, presenta una concezione del bene “imperniata sulle capacità, considerate
come oggetti meritevoli di apprezzamento”. Il concetto di vita buona diviene il pa-
rametro con cui misurare il benessere umano e animale e la felicità è intesa come rea-
lizzazione delle capacità proprie di ciascun individuo.
Al liberalismo perfezionista di J. S. Mill – che ci fornisce i principi dell’autonomia
individuale e della beneficenza uniti alla considerazione della differenza come fonte
di ricchezza per la società e della cura come “dimensione fondamentale dell’esistenza
umana” – l’Autrice collega, dapprima, la considerazione simmeliana del conflitto
come “scuola dell’io”, come simbolo della ricchezza dell’esistenza umana; successi-
vamente, la riscoperta, avvenuta in ambito femminista, del valore della differenza,
letto alla luce della cifra della somiglianza, al fine di evitare i rischi tanto dell’omolo-
gazione quanto della frammentazione a favore di un “universalismo sensibile alle dif-
ferenze”. Apporti particolarmente proficui per il discorso bioetico: dal filosofo tedesco
deriva, infatti, una considerazione positiva del confronto tra opposte posizioni, che
vede nell’argomentazione derivante dal dialogo lo strumento per arrivare alla me-
diazione necessaria, seppur temporanea, tra le istanze delle opposte fazioni. Dal pen-
siero femminista deriva, invece, l’attenzione verso ogni forma di ingiustizia – lotta
contro ogni forma di discriminazione, razziale, sessuale e di specie contro il rischio
di un’antropologia egualitaria – e la considerazione dell’importanza dell’etica della
cura – intesa non come valore prettamente femminile ma “come dimensione fonda-
mentale dell’esperienza umana, colta nella sua relazione indispensabile con i diritti”,
in vista di un’integrazione di diritti e cura.
Dalla prospettiva di genere la bioetica eredita, inoltre, il tema della vulnerabilità
come condizione esistenziale che accomuna il vivente nel suo insieme: al mito del-
l’eterna autonomia si preferisce l’idea di un io in relazione, interdipendente. La presa
di coscienza della vulnerabilità della vita umana, anziché destabilizzare e creare in-
sicurezze, è vista in chiave costruttiva come momento per affermare il dovere di so-
stenere coloro che hanno più difficoltà a realizzare le proprie capacità.
L’idea di cittadinanza come contratto tra eguali è, così, svelata in tutta la sua in-
sufficienza: occorre pensare tale paradigma allargando la prospettiva attraverso il va-
lore della cura.
È, inoltre, doveroso, ai fini di delineare i contorni di quest’opera, menzionare, oltre
alla ricchezza dei temi trattati e alla peculiarità della prospettiva adottata, il fermo
equilibrio che l’Autrice riesce a stabilire tra le istanze della ricerca teorica e le reali
esigenze della vita vissuta. Facendo proprio l’argomento habermasiano per cui “non
possiamo fare nessuna considerazione normativa senza prima aver assunto la pro-
spettiva della persona interessata”, l’intera trattazione si svolge a partire dalla con-
siderazione del profondo senso di rispetto dovuto a chi, nella vita reale, certe scelte
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è costretto a farle. Da ciò ne scaturisce una trattazione esemplare, una visione ricca
e complessa accompagnata dalla continua volontà di rimettere in discussione i nostri
sistemi di valore contro ogni forma di interpretazione totalizzante e di “atavismo
etico”.
Da tutto ciò ne deriva un libro che non vuole concludere un discorso trovando un
“bene assoluto” ma, piuttosto, perseguire e incentivare la ricerca del “meglio possi-
bile”, attraverso sia la consapevolezza dell’intrinseca dinamicità che possiede tale
obiettivo per coloro ai quali è dato di vivere la propria esistenza sulla Terra, sia del-
l’assunzione del dubbio come mezzo di comprensione:
Un punto di vista compatibile anche con le istanze cristiane della nostra società,
le quali, proprio in forza del profondo sentimento di rispetto della vita intesa come
dono, sentono forte l’esigenza di indagare la conciliabilità degli sviluppi della scienza
con i principi della propria fede, senza dimenticare il fatto che sacralità non significa
affatto rifiuto del progresso.
IRÈNE MAINGUY
Le iniziazioni e l’iniziazione massonica
Edizioni Mediterranee, Roma, 2001
di Bernardino Fioravanti
Bibliotecario del Grande Oriente d’Italia
Con questa opera Irène Mainguy intraprende un viaggio sul concetto di iniziazione
nella storia e nelle diverse latitudini, soffermandosi sulla specificità dell’iniziazione
massonica. Nel volume La nascita mistica. Riti e simboli d’iniziazione, lo storico delle re-
ligioni Mircea Eliade nel sottolineare come il mondo moderno sia lontano dalle ini-
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ELIO OCCHIPINTI
I Filosofi del Fuoco
Per una epistemologia debole dell’alchimia
Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2010
di Alessandro Orlandi
I filosofi del fuoco di Elio Occhipinti è un libro che spicca tra i numerosi testi sull’alchi-
mia (o di alchimia) per la sua originalità. Le risposte agli interrogativi che l’Autore si
pone vengono infatti ricercate lungo un affascinante percorso attraverso il pensiero
filosofico e scientifico, dall’antica Grecia ai giorni nostri, con particolare attenzione
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ai recenti sviluppi della fisica e della neurofisiologia. L’alchimia, intesa come para-
digma cognitivo è, secondo Occhipinti, una terza via oltre gli schemi logico-razionali
del pensiero filosofico e scientifico da una parte e l’approccio mistico-religioso alla re-
altà dall’altra. La peculiarità di questa terza via consiste nella forte interrelazione tra
l’alchimista e la materia su cui egli opera: essa non può venire trasformata se non ac-
cade una trasformazione interiore nell’alchimista stesso.
Se nella storia del pensiero umano occidentale l’emergere della coscienza è legato
alla dualità, le categorie ermetiche utilizzate dagli alchimisti sono al contempo corpi
fisici e rappresentazioni mentali, materia e spirito, Io e Anima Mundi. Citando i fisici
David Bohm e John Von Neumann, i principi di indeterminazione di Heisenberg e il
paradosso del gatto di Schroediger, Occhipinti ci ricorda che “ogni particella materiale
è dotata di una rudimentale qualità mentale”, che “l’universo è il risultato oggettivo
di atti soggettivi (di osservazione)“ e che “una medesima totalità si specializza a volte
in oggetti, a volte in pensieri”. La fisica moderna, insomma, suggerisce una fortissima
interazione tra mente, materia e conoscenza del mondo, relazione che gli alchimisti
danno per scontata da almeno duemila anni. La loro concezione del mondo è organi-
cistica e pone come punto basilare del percorso di ricerca individuale la scoperta e
l’identificazione dei legami tra macrocosmo e microcosmo.
Il libro dà inoltre spazio alla “questione” del linguaggio oscuro e contraddittorio dei
testi alchemici, che invece di essere un ostacolo rappresenta per l’Autore un mezzo
propedeutico non tanto necessario alla scoperta di una “ricetta” operativa quanto un
sistema per rompere gli abituali schemi logico-razionali e permettere all’alchimista-
lettore di aprirsi a nuove e diverse modalità conoscitive. Un ruolo decisivo in questa
impresa viene giocato dall’immaginazione attiva, sulla quale tanto ha scritto Henry
Corbin parlando dell’alchimia araba. L’immaginazione attiva, viene ipotizzata come
lo strumento attraverso il quale gli alchimisti si pensavano capaci di intervenire sulla
realtà: questa sarebbe la chiave per comprendere come essi potessero credere di cor-
porificare lo spirito e spiritualizzare la materia. L’ultima parte del libro è positiva-
mente centrata sul ruolo che l’alchimia può ricoprire per l’uomo di oggi. Il suo sapere,
che è anche e soprattutto un saper vivere, può avere ancora un grande valore per
l’educazione dell’uomo aiutandolo a superare la contrapposizione tra soggetto e og-
getto, reintegrandoli a un livello più alto: “Squarciare il velo delle apparenze e co-
gliere, fosse anche per pochi attimi, quel vibrante e vigoroso caos da cui emergono allo
stesso tempo ordine e disordine.”
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CESARE SUGHI
L’allievo perenne. I miei anni con Luciano Anceschi.
Pendagron, San Giovanni in Persiceto (BO), 2005, pp. 211, €
15,00
di Guglielmo Adilardi
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tosto chiuso della letteratura italiana, ma il suo aristocratico distacco dal sentire co-
mune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento élitario,
accusato di cerebralismo. Anche se Sughi, nelle pagine del saggio romanzato, indica a
più riprese come Anceschi e i suoi accoliti cercassero fuori dalle accademie, dalle aule
universitarie poeti, letterati, artisti confacenti al sentire del movimento.
Alcuni autori del Gruppo 63 furono il già citato Arbasino, Nanni Balestrini - che fu co-
redattore con Sughi del “verri” feltrinelliano, la rivista di Anceschi -, Achille Bonito
Oliva, Alfredo Giuliani, Giorgio Celli, Furio Colombo, Corrado Costa, Roberto Di Marco,
Umberto Eco, Enrico Filippini, Alberto Gozzi, Angelo Guglielmi, Giorgio Manganelli,
Elio Pagliarani, Antonio Porta, Lamberto Pignotti, Edoardo Sanguinetti, Adriano Spa-
tola, Sebastiano Vassalli, Michele Perriera, Germano Lombardi …
Di tanti illustri personaggi - lamenta nel libro Sughi - nessuno divenne l’erede ufficiale
di Anceschi: molti estimatori, molti alunni e nessun continuatore visibile, incarnato.
Neppure qualcuno che si accingesse a rifare la storia del Maestro e di quella stagione
sessantottesca di rinnovamento culturale e sociale. Per questo motivo l’autore si è
sentito, ad oltre quarant’anni di distanza della nascita del Gruppo 63, di raggrumarne
i ricordi affinché non rimanessero sulla battigia come aridi relitti del tempo perduto.
Quasi un dovere morale nei confronti di un Maestro anche di vita, di cui Sughi si ri-
conosce nel romanzo l’allievo perenne, e che Anceschi avrebbe destinato quale suo suc-
cessore nella cattedra di Estetica se i marosi dell’esistenza non avessero portato
l’autore per altri lidi. Uno di questi fu una cattedra liceale “[…] in una scuola di adora-
bili somari” (p. 80) a Bologna, nella quale insegnò magistralmente anche al sottoscritto
italiano e latino, alla fine di quegli anni Sessanta.
MORRIS L. GHEZZI
La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto.
Edizioni Mimesis, Milano-Udine, 2009, pp. 406
di Claudio Bonvecchio
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segnato il sorgere e il progressivo affermarsi della Sociologia del Diritto: dai primordi
di fine Ottocento, alla piena accettazione novecentesca, sino ai tempi presenti. E dove
la teoria è rappresentata dai grandi temi della Sociologia del Diritto: dalla tolleranza
alla democrazia, dalla Grundnorm alla cultura giuridica, alla metodologia giuridica,
alla devianza e così via. Ma il catalogo è pressoché inesauribile per una Scuola – vo-
luta da Treves – le cui proporzioni sono mondiali. E il termine “mondiale” non è una
mera concessione retorica alla dilagante globalizzazione, ma la precisa puntualizza-
zione di una indiscutibile realtà: di uomini, di idee e di prassi.
Si può, dunque, dire che La scienza del dubbio è un bilancio: di ampio respiro e di no-
tevole profondità. Lo è, per molti aspetti, in quanto sottolinea, analizzandone i pas-
saggi salienti, la straordinaria importanza della Sociologia del Diritto. Dottrina
sociologica (ed anche giuridica) che si è imposta – progressivamente – come un “vo-
lano” del progresso e della democrazia contro una concezione statica del diritto. Con-
cezione dietro cui si nascondevano interessi di gruppo, di casta o dell’Istituzione
statuale che, molte volte, di questi gruppi e di queste caste si è fatta braccio armato.
Certo, la Sociologia del Diritto – e Ghezzi lo sottolinea, a chiare lettere – si può in-
scrivere nella tradizione positivistico-giuridica. Ma questo non significa pensarla - o
ancor peggio liquidarla – come una astratta e fredda variante interpretativa del di-
ritto. Al contrario – e proprio gli autori citati, unitamente alle tematiche affrontate
lo provano – la Sociologia del Diritto brilla (e il termine è particolarmente pertinente)
per una profonda, radicale e indiscutibile “passione civile”. Passione civile che ha
dato luogo non solo a riflessioni fondamentali nella teoria, ma pure a importanti ini-
ziative “operative” e a uno “stile”, oggi insostituibile, nell’affrontare le problematiche
del Diritto. Sorta per illuminare, con l’esperienza sociologica, le costruzioni giuridi-
che – che fossero Carte Costituzionali, leggi penali o civili, l’azione dei magistrati o
altro – la Sociologia del Diritto si è sempre spesa per una equity of law senza di cui il
Diritto è mera sopraffazione: al più condita con la cultura, con la retorica e, talora, con
la violenza. Ma si spende anche per diffondere quel vero e proprio culto per la libertà,
la democrazia e la tolleranza di cui la ragione è lo strumento principe per governare
e per educare. Basta pensare all’insegnamento di Treves e al suo “relativismo intelli-
gente” – presente anche nell’insegnamento di Mario A. Cattaneo e di Vincenzo Fer-
rari – in cui la convinzione illuministica della perfettibilità dell’essere umano si fonde
con il rispetto per le altrui convinzioni e per la centralità della cultura. Posizione que-
sta che sarà determinante anche in Vincenzo Tomeo che ne erediterà – pur nella di-
versità degli interessi – il rigore e la profondità, che applicherà al campo della
devianza. Campo questo in cui la scientificità della Sociologia deve essere unita alla
apertura mentale ispirata alla tolleranza – come voleva Tomeo – se si vuole evitare che
il Diritto si risolva in una forma moderna di legge del taglione. Entrambi – scientifi-
cità e apertura mentale – sono, poi, l’essenza stessa della Sociologia applicata alla cri-
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