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PSICOLOGIA DELLA PERSONALITÀ

Ciascun essere umano è:

1. Simile a tutti gli altri esseri umani;


2. Simile a qualche altro individuo e di erente dagli altri;
3. Di erente da tutti gli altri. (Murray)

Queste osservazione nel corso del tempo hanno fatto sì che gli uomini
costruissero "teorie ingenue della personalità", ossia rappresentazioni e credenze
che ciascun individuo ha costruito in relazione alla personalità.
Gli studiosi della personalità, invece, ricorrono a osservazioni obiettive e
sistematiche di gruppi ampi e diversi cati di persone e integrano tali osservazioni
con misurazioni e ettuate attraverso metodi di ricerca speci ci
Il termine deriva dalla parola latina "persona"; nei teatri dell'antica Roma gli attori
non usavano il trucco ma indossavano alternativamente un ristretto numero di
maschere, chiamate appunto "persona", che chiarivano al pubblico quali
atteggiamenti e comportamenti dovessero
aspettarsi dall'attore.

La PERSONALITÀ è quel complesso insieme dei sistemi psicologici che


contribuiscono all'unicità e continuità della condotta e dell'esperienza individuale
sia come viene espresso sia come viene percepito dall'individuo e dagli altri.
(Caprara, Cervone, 2000)

La PERSONALITÀ è un'organizzazione dinamica, dentro l'individuo, di sistemi


psico sici che determinano i pattern di comportamento, di pensiero e di emozioni
tipici di ciascun individuo. (Carver, Scheier, 2012)

Dal punto di vista dell'individuo la personalità è l'insieme delle qualità e delle


inclinazioni durevoli nel tempo, che danno il senso della propria identità e unicità.
Da questo punto di vista la personalità rimanda alla coerenza, rilevabile nel tempo
o nelle varie situazioni, e alla continuità, rilevabile nel tempo, che caratterizza ogni
persona.
Altro aspetto è l'idea che nell'individuo ci sia una forza causale che spiega le
modalità di azione e comportamento nel proprio ambito di vita.
Lo studio della psicologia della personalità è un ambito estremamente ampio e
multidisciplinare che ha integrato negli anni apporti provenienti da diversi settori
della psicologia come la psicologia sociale, la psicologia dinamica, la psicologia
clinica e la psicometria.
La psicologia della personalità studia i meccanismi di base dell'identità stabile di
un individuo, considerando emozioni, motivazioni, cognizioni, valori e relazioni
sociali integrando in modo coerente e pro cuo contributi di discipline diverse.
Sono 3 i livelli di indagine della psicologia della personalità

1.il primo livello riguarda i così detti universali umani:


questi sono gli ingredienti comuni della natura umana, tutti quegli aspetti che sono
tipici della specie umana e de niscono ciò per cui ognuno è uguale a tutti gli altri;
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2. Il secondo livello riguarda le di erenze tra individui, ossia le caratteristiche
psicologiche che accomunano tra loro alcuni individui, rendendoli diversi da altri, e
le di erenze tra gruppi di individui, ovvero quelle caratteristiche che rendono simili
persone che appartengono ad un gruppo e contemporaneamente le di erenziano
dai membri di altri gruppi;

3. Il terzo livello si occupa dell'unicità di ciascun essere umano, ossia delle


dimensioni e delle caratteristiche psicologiche che sono proprie di ciascun
individuo e che con gurano una struttura di personalità del tutto singolare: studia
quindi ciò per cui una persona è di erente da tutte le altre.

Nello studio della psicologia della personalità si riscontrano due diversi paradigmi:
APPROCCIO NOMOTETICO: mette l'accento sulle dimensioni della personalità
che possono essere quanti cate e misurate e quindi confronta le dimensioni della
personalità che possono essere quanti cate e misurate. Tale approccio assume
che le di erenze individuali possono essere descritte, spiegate e predette in
termini di prede niti criteri e dimensioni. Sono classi cabili in questo tipo di
paradigma la maggior parte delle teorie dei tratti e le teorie dell'apprendimento.

APPROCCI IDEOGRAFICI : tali approcci partono dall'assunto che ogni individuo


è unico e che non sia possibile usare gli stessi concetti o termini per de nire e
descrivere persone di erenti; enfatizzano quindi l'unicità della persona e della sua
esperienza di vita. Rientrano in tale approccio le teorie fenomenologiche e
psicoanalitiche così come le teorie sociocognitive.

La personalità si struttura in relazione a una serie di elementi che concorrano a


determinare il modo di essere di ciascuno individuo. Questi sono:
A) FATTORI GENETICI , che in relazione ai fattori ambientali, concorrono a
determinare le caratteristiche della personalità;
B) FATTORI DISPOSIZIONALI, o tratti: questi fanno riferimento a quegli elementi
costitutivi della personalità che rimangono costanti nel corso della vita,
assicurando coerenza e continuità alla condotta sia in senso evolutivo-
longitudinale che cross-situazionale.
C) FATTORI SOCIOCULTURALI, la cultura connota in modo profondo alcune
modalità di comportamento individuale, normando le varie tipologie di
comportamenti accettabili in ambito sociale.
D) FATTORI DELL’ APPRENDIMENTO , ogni individuo nel corso della vita è
esposto a condizionamenti e a modellamento propri del contesto di vita: per
tale motivo gli studiosi di ambito comportamentista ritengono che le persone
siano il frutto di ricompense e punizioni. I teorici della prospettiva cognitiva-
sociale, invece, sottolineano l'in uenza dei processi di apprendimento,
ridimensionando il ruolo dei rinforzi.
E) FATTORI ESISTENZIALI le teorie che si rifanno a tali fattori, ossia quelle di
stampo umanistico-esistenziale e di tipo fenomenologico, evidenziano come la
personalità di ciascuno sia contraddistinta dal modo in cui valuta, interpreta e
risponde alle diverse situazioni di vita, soprattutto quelle in cui sono importanti
scelte etiche e valoriali.
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F) MECCANISMI INCONSCI, le teorie che si rifanno a questi fattori sottolineano
l'importanza di esplorare le cause sottostanti al comportamento; tali
meccanismi sono studiati dalle teorie psicoanalitiche o teorie del profondo.
G) PROCESSI COGNITIVI le teorie che studiano le modalità con le quali le
persone percepiscono, trattengono, trasformano e traducano in azione le
informazioni dell'ambiente, mettono in evidenza come tali modalità di
categorizzazione della realtà in uenzano la strutturazione della personalità
individuale.

IL MODELLO DEI QUATTRO QUADRANTI (Dogana, 2002)


Tale modello è una mappa orientativa che cerca di posizionare le varie teorie dello
studio della personalità in relazione a polarità presenti nei vari studi della
personalità.
Tali polarità sono:
Autonomia versus determinismo:
siamo semplici "esecutori" di nalità e di decisioni scaturite altrove, oppure
possediamo capacità di autodeterminazione?
Biologia versus cultura:
siamo condizionati prevalentemente dal substrato somatico (patrimonio genetico,
costituzione, assetto neurologico e ormonale)

Capitolo 2 teoria psicanalitica


Molti autori e teorie nell'arco della storia occidentale hanno mostrato interesse per
le dimensioni estranee al controllo razionale della mente.
Solo Freud (1856/1939) sistematizza e formalizza una serie di modelli esplicativi
della mente e della personalità umana che vedono tali costrutti indipendenti da
processi volitivi coscienti.
Arriva ad a ermare che libero arbitrio, razionalità e senso di sé non sono che mere
illusioni dell'uomo dato che tutti siamo il prodotto di forze psichiche inconsce e in
parte incontrollabili.
Sempre Freud è colui che introduce il termine psicoanalisi nel suo scritto
L'ereditarietà e l'eziologia della nevrosi

La psicoanalisi propone una concezione unitaria e complessa della personalità.


Freud può essere de nito come un "archeologo della mente"
Adotta il metodo storico-clinico: il suo oggetto di indagine è di fatto l'esperienza
narrata e ricostruita dal soggetto con lo scopo di individuare i principi del suo
funzionamento psichico.
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Freud si occupa di clinica, della teorizzazione di una teoria della personalità umana
e teorizza una teoria di psicologia
dello sviluppo.
La teorla psicoanalitica della personalità elaborata da Freud è metaforica; Freud
utilizza molteplici metafore per splegare la costruzione e il funzionamento
(dinamico) della personalità.
La teoria della personalità proposta da Freud è molto complessa, anche se alla
base vi è un numero piccolo di principi.

La PERSONALITÀ, per Freud, è un insieme di processi che sono sempre in


movimento; non consiste in un unico processo ma in molti processi alcuni dei quali
a volte lavorano contro gli altri, in concorrenza o in lotta per il controllo della
persona. Le forze che emergono possono però essere incanalate, modi cate e
trasformate.

Le DIFESE, per Freud, dipendono dal fatto che le forze all'interno della
personalità possono essere in contrasto tra loro.
L'assetto difensivo della personalità, teso al fatto che il soggetto non sia
sopraffatto dai con itti interni, è una con gurazione originale e speci ca per
ciascun individuo; è quindi lo stile con cui ciascuno di noi entra attivamente e
costruttivamente in relazione con il mondo e le sue s de.
Un ulteriore tema di Freud è che l'esperienza umana è caratterizzata anche
da brama e aggressività, sesso e morte.

MODELLO TOPOGRAFICO DELLA MENTE


Per topogra a della mente Freud intende la con gurazione della mente che,
nella sua teorizzazione, è formata da tre distinte regioni.
In questa prospettiva la mente può essere metaforicamente rappresentata da
un icerberg.
Il funzionamento della personalità si basa sulle relazioni tra queste tre regioni:
queste tre parti della mente sono il teatro nel quale hanno luogo le dinamiche
della personalità.

• La prima regione della mente corrisponde al CONSCIO: questa è la parte


della mente che consiste in ciò di cui siamo consapevoli al momento attuale.
E quindi la zona della psiche nella quale si esplica l'attività consapevole
dell'individuo. E quindi il luogo del percepito.

• La seconda parte della mente è il PRECONSCIO: questo rappresenta la


memoria ordinaria e i suoi contenuti possono essere facilmente portati alla
consapevolezza. Vi sono quindi i contenuti psichici che non sono al momento
consapevoli ma che possono diventarlo facilmente. Il preconscio è il luogo di
ciò che è accessibile alla coscienza, uno schermo tra inconscio e la
coscienza.
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• La terza regione della mente è l'INCOSCIO: questa rappresenta una parte
della psiche che non è direttamente accessibile alla consapevolezza.
L'inconscio è concepito come il deposito dei fenomeni psichici che non sono
divenuti consci o che sono ritornati inconsci a causa di rimozioni. In
particolare è formato dalla strati cazione dei contenuti psichici risalenti
all'infanzia della persona.
I contenuti dell'inconscio hanno il carattere di rappresentazioni pulsionali: ad
essere rimosse, cioè non sono mai le pulsioni stesse ma le loro
rappresentazioni ideative come le immagini e le parole, rappresentazioni che
sono spesso connesse a dolore, con itto o ansia.
Nonostante siano riposti nell'inconscio tali contenuti non sono andati persi ma
anzi in uenzano i comportamenti e
l'esperienza conscia.

MODELLO STRUTTURALE DELLA MENTE PERSONALITÀ

Freud nel 1922 teorizza un modello strutturale della personalità: di fatto


ritiene che la personalità funzioni grazie a tre diverse istanze che
interagiscono tra loro per creare la complessità del comportamento.

• L'ES è la componente originaria della personalità ed è presente n dalla


nascita. Riguarda tutti gli aspetti ereditari, istintivi e primitivi. Le sue funzioni
sono situate completamente nell'inconscio. E strettamente legato ai processi
biologici fondamentali che sono alla base della vita. Tutta l'energia psichica
proviene dall'Es, che di fatto è il motore della personalità.
L'ES segue il principio di piacere,
L'ES soddisfa i bisogni attraverso il processo primario: ovvero formulando
un'immagine mentale inconscia di un oggetto o evento che dovrebbe
soddisfare il bisogno.
L'esperienza di avere tale immagine è chiamata appagamento del desiderio.
Il processo primario è quindi una modalità di funzionamento mentale tesa alla
grati cazione immediata del desiderio ed è regolata dal principio di piacere.

• La riduzione della tensione attraverso il processo primario ha un


inconveniente: non sempre e non del tutto corrisponde alle esigenze della
realtà.
Come risultato si sviluppa un secondo insieme di funzioni, chiamato IO o
EGO. L'lo si sviluppa a partire dall'Es e sfrutta parte dell'energia dell'Es per il
proprio funzionamento.
L'Io cerca di fare in modo che le pulsioni dell'Es siano effettivamente
espresse, ma tenendo in considerazione anche il mondo esterno. A causa di
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questa preoccupazione per il mondo esterno, la maggior parte del
funzionamento dell'lo è nel conscio e nel preconscio, anche se in parte è
connesso anche all'inconscio.
L'lo segue il principio della realtà: cioè prende in considerazione le istanze
della realtà esterna insieme con i bisogni e gli istinti interni. Di fatto "conduce
trattative" con l'Es e il mondo negoziando le reciproche istanze e esigenze.
Un obiettivo dell'lo è ritardare lo scarico della tensione dell'Es no a quando
non viene trovato un appropriato
oggetto o contesto.
L'lo usa il processo secondario: associa le immagini inconsce di un oggetto
che riduce la tensione ad un oggetto reale. Fino a quando un oggetto
adeguato non viene trovato, l'lo mantiene la tensione sotto controllo.
Il processo secondario si riferisce alla capacità di dilazionare il
soddisfacimento del desiderio no a quando le circostanze ambientali siano
favorevoli. Tale processo è regolato dal principio di realtà.

• SUPER IO: rappresenta l’incarnazione dei valori genitoriali e sociali. Per


ottenere l’amore dei genitori, il bambino arriva a fare ciò che i suoi genitori
gli propongono e che pensano sia giusto. Per evitare il dolore, la punizione
e il ri uto il bambino evita ciò che i suoi genitori pensano sia sbagliato
( introiezione).

MOTIVAZIONE: LE SPINTE DELLA PERSONALITÀ

Per trattare il costrutto della motivazione Freud ha preso in prestito costrutti


provenienti dalle scienze biologiche e siche.
Pensa alle persone come sistemi complessi di energie nei quali l'energia
utilizzata nel lavoro psicologico è generata e rilasciata attraverso meccanismi
biologici. Questi processi biologici, che operano attraverso l'Es, sono stati
chiamati pulsioni. Una pulsione ha due elementi connessi: un bisogno
biologico e una rappresentazione psicologica.
Gli stati pulsionali sono continui e permangono no a quando un'azione
consente lo scarico, il rilascio della tensione ad essi associata.

PULSIONE DI VITA

Per Freud le pulsioni sono spinte che orientano l'individuo verso uno scopo.
Sostiene (1933) che tutte le pulsioni
formano due classi.
La pulsione di vita o sessuale, detta anche Eros, è un insieme di pulsioni che
riguardano la sopravvivenza dell'individuo, la riproduzione e il piacere.
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L'energia degli istinti di vita è conosciuta come libido.

PULSIONE DI MORTE

La pulsione di morte, detta anche Thanatos, è per Freud il desiderio


inconscio che tutti gli individui hanno di ritornare all'inesistenza.
L'espressione di tale pulsione è solitamente bloccato dalla pulsione di vita,
quindi i suoi effetti non sono sempre visibili.

CATARSI

Per Freud L’AGGRESSIVITÀ deriva dal con itto contro la pulsione di morte;
se Eros blocca l'espressione della pulsione di morte, la tensione rimane e
l'energia non è scaricata.
Di conseguenza questa energia può essere usata in azioni aggressive o
distruttive contro gli altri.
Le azioni aggressive esprimono gli impulsi auto-distruttivi che vengono però
rivolti all'esterno.
Se la pulsione non viene scaricata, la pressione rimane e cresce.
L'incremento di energia può diventare così grande che non può più essere
trattenuto. Il termine catarsi è usato per riferirsi al rilascio della tensione
emotiva in una determinata esperienza.

ANGOSCIA E MECCANISMI DI DIFESA

Freud non considera L’ANGOSCIA come una pulsione di per sé, ma come
un segnale di allarme per l'lo che qualcosa di negativo sta per accadere; ha
quindi anche un valore positivo. Nonostante ciò le persone cercano di evitare
o fuggire dall'angoscia.

Freud angoscia:
ANGOSCIA REALE : si manifesta a partire da un pericolo reale nel mondo. E
quindi una manifestazione che si ha come reazione ad un pericolo o danno
atteso dall’esterno
ANGOSCIA NEVROTICA : è la paura inconscia che gli impulsi dell'Es
vadano fuori controllo e facciano fare qualcosa per cui il soggetto verrà
punito. E quindi la reazione al timore delle punizioni che potrebbero seguire
all'espressione delle richieste dell'ES. Non è quindi la paura delle pulsioni
dell'Es ma la paura delle punizioni connesse al loro manifestarsi. Il pericolo
reale risiede quindi nelle pulsioni dell'Es.
L'angoscia nevrotica è quindi più dif cile da affrontare rispetto all'angoscia
reale
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ANGOSCIA MORALE : è la paura che le persone provano quando hanno
violato o stanno per violare il loro codice morale. La sua fonte risiede nella
coscienza della persona. È quindi il tipo di angoscia che insorge quando la
soddisfazione di una pulsione viene proibita dalla propria coscienza morale.
Se l'lo svolge correttamente il suo lavoro la persona non proverà angoscia
morale. Nella vita normale è possibile sperimentare tanti gradienti di questo
tipo di angoscia. Quando l'angoscia sale, l'lo risponde in due modi. A)
Aumenta gli sforzi di reazione orientata al problema; prova ad affrontare in
modo consapevole la fonte della minaccia. Questo processo funziona
abbastanza bene per l'angoscia reale.B)L'Io innesca dei meccanismi di
difesa, ossia strategie che sviluppa per evitare gli altri tipi di angoscia. Le
difese sono una sorta di frontiera teorica e concettuale poste al con ne tra
mondo interno e mondo esterno relazionale.
Si tratta di meccanismi psichici che mediano tra desideri, bisogni affetti e
impulsi dell'individuo da un lato e proibizioni interne e realtà esterna dall'altra.
Quando funzionano bene le difese tengono lontana l'angoscia.
| meccanismi di difesa condividono due caratteristiche:
•possono operare inconsciamente
•sono in azione in tutte le persone.

REPRESSIONE E RIMOZIONE
Il meccanismo di difesa basilare è la repressione: nella repressione una certa
quota di energia disponibile per l'lo viene usata per mantenere fuori dalla
coscienza gli impulsi inaccettabili.
La repressione può essere fatta consapevolmente ma può essere anche un
processo inconscio.
Quando la repressione è un processo inconscio prende il nome di rimozione.
La repressione può essere usata per impedire che diventino consapevoli non
solo gli impulsi dell'Es ma anche le informazioni che sono dolorose o
sconvolgenti.

NEGAZIONE
Quando le persone sono sopraffatte da una realtà minacciosa, si può attivare
un'altra difesa, la negazione, ossia il ri uto di credere che un evento abbia
avuto luogo o che esista una determinata situazione.
La repressione e la negazione salvano le persone dall'angoscia; nel lungo
periodo però creano problemi poiché assorbono energia che potrebbe essere
usata in altri modi.
Se l'energia verrà usata per queste difese l'lo ne avrà poca da investire in
altre attività.
Quindi quando le risorse sono carenti, il comportamento diviene meno
essibile e accomodante.
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PROIEZIONE
Nella proiezione l'individuo riduce l'angoscia proiettando le sue stesse qualità
inaccettabili su qualcun altro; la proiezione costituisce un modo per
nascondere la conoscenza di un aspetto spiacevole di sé mentre il soggetto,
in forma molto distorta, continua a manifestare
quella qualità.
scopo:
- Aiuta a realizzare alcuni desideri in una forma o in un'altra, rilasciando un
po' dell'energia richiesta per reprimerli
- Il desiderio emerge in modo tale che l'lo e il Super lo non lo riconoscono
come appartenente a sé: la minaccia viene in tale modo evitata.

RAZIONALIZZAZIONE E INTELLETTUALIZZAZIONE
LA REALIZZAZIONE riduce l'angoscia attraverso la ricerca di una
spiegazione razionale o di una giusti cazione per un comportamento che è
stato adottato per motivi considerati dalla persona come inaccettabili.
La razionalizzazione è molto comune nelle reazioni al successo e al
fallimento. È stato, infatti, più volte dimostrato che le persone tendono a
prendersi il merito per le buone prestazioni e la colpa per le cattive
prestazioni sulla base di forze al di fuori del loro controllo.
• L'INTELLETTUALIZZAZIONE è la tendenza a pensare alle minacce in
modo freddo analitico e emotivamente
distaccato, Pensare gli eventi in questo modo porta le persone a dissociare i
pensieri dai loro sentimenti: separa e isola l'evento minaccioso dall'emozione
che normalmente lo accompagnerebbe.

SPOSTAMENTO E SUBLIMAZIONE
Lo spostamento e la sublimazione sono considerati da Freud due
meccanismi di difesa meno nevrotici e maggiormente adattivi rispetto agli
altri.
LO SPOSTAMENTO consiste nel dislocare un impulso da un
bersaglio, ritenuto minaccioso, ad un altro considerato meno minaccioso. In
questo modo si riduce l'angoscia.
LA SUBLIMAZIONE consente agli impulsi di essere espressi attraverso la
loro trasformazione in una forma accettabile.
In questo caso la minaccia non è qualcosa connessa all'oggetto ma qualcosa
di relativo all'impulso. L'angoscia diminuisce quando l'impulso trasformato
viene espresso al posto di quello iniziale.
Freud riteneva che la sublimazione fosse più di ogni altra forma di difesa
propria delle persone mature. La sublimazione infatti previene i problemi
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prima che si veri chino, piuttosto che funzionare dopo che l'angoscia si è
attivata.
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